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L’Unione Operaia Escursionisti Italiani nella Provincia di Verbania e a Intra

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L’Unione Operaia

Escursionisti Italiani

nella Provincia di

Verbania e a Intra

Questa ricerca sulle sezioni della UOEI in provincia di Verbania ha lo scopo di

riportare alla memoria l’attività di un’Associazione, il cui ricordo si è dileguato

a seguito della sua soppressione durante il periodo fascista e per la prevalente

operatività del C.A.I. nei suoi confronti, prima e dopo l’avvento del regime.

L’UOEI nacque il 29 giugno 1911 sul monte Tesoro (m, 1432), catena

dell’Albenza, nelle prealpi lombarde, a cura della Società Mutua Cappellai di

Monza.

Il motto era: Per il monte, contro l’alcool. Vedremo nel proseguimento del

nostro racconto la motivazione.

La classe operaia di quegli anni non si poteva dire prospera.

L’escursionismo era una prerogativa dei più ricchi e facoltosi. Gli operai non

disponevano di mezzi, in qualche modo anche culturali, per potervi

partecipare.

L’iscrizione al CAI era di 12 lire. A Monza il colonnello degli alpini Ettore Boschi,

insieme ad un gruppo di amici, mise a punto un programma di escursionismo

popolare che teneva conto delle limitate possibilità economiche dei lavoratori:

fissò una quota di 0,25 lire annue, ben inferiore a quella della stessa S.A.M.

(Società Alpinistica Monzese) che era di 6 lire.

Ettore Boschi si avvalse della collaborazione di un politico illustre, sensibile al

fascino della montagna, Leonida Bissolati, che in quegli anni era direttore del

quotidiano socialista L’Avanti. Ne dà notizia una pubblicazione della UOEI

nell’80° di fondazione (1911-1991) indicando anche nel famoso alpinista Guido

Rej, nipote di Quintino Sella, il fondatore del CAI, una personalità che ebbe a

fornire un valido aiuto trascinando, sia pure non generalmente, anche il

sostegno e l’appoggio dello stesso CAI.

Nel 1913 si costituì a Casale Corte Cerro la sezione della UOEI, attualmente

l’unica ancora attiva nella nostra provincia.

L’UOEI trovò un ostacolo insormontabile al suo più ampio sviluppo, nel regime

fascista, il quale temeva (e ne aveva ben motivo) che in luoghi frequentati

collettivamente e assiduamente da lavoratori si potesse anche costituire una

forte opposizione al regime.

L’Associazione riuniva, infatti, operai, artigiani, impiegati, commercianti, ma

anche professionisti e industriali attenti allo sviluppo economico e sociale, di

qualunque età.

L’Associazione era, naturalmente, apartitica poiché accoglieva iscritti di

qualunque idea. Il regime non poteva, però, accettare l’esistenza di una

organizzazione autonoma e impose l’adesione alla O.N.D. (Opera Nazionale

Dopolavoro).

Le sezioni avevano raggiunto, infatti, il numero di 130 e le crescenti adesioni

avevano cominciato a preoccupare le autorità politiche.

Un ordinanza ministeriale impose il cambiamento del nome e, nel 1926, le

sezioni vennero invitate ad apporre sul proprio gagliardetto sezionale il

distintivo fascista del Dopolavoro.

Iniziò la diaspora. La maggior parte delle sezioni, viste inutili le proteste,

decisero l’autoscioglimento. Altre, come vedremo, tra le quali quella di Udine,

accettarono di cambiare nome.

Il C.A.I. che durante il regime fascista aveva resistito meglio all’assimilazione,

pur accettando la modifica del nome in Confederazione Alpinistica Italiana, era

tuttavia stato fortemente pervaso dall’ideologia del regime, anche per la

diversa estrazione sociale dei suoi componenti.

Vedi, al riguardo agli anni 1920 – 1945, la storia riassunta del CAI, pubblicata

nel 2013 nella sua rivista ufficiale, Montagne 360, in occasione del 150°

anniversario della fondazione.

Finita la guerra si presentò per l’UOEI l’opportunità della ricostituzione. Un

altro fattore, del tutto significativamente opposto, incominciò, tuttavia, a

manifestarsi anche per quegli appassionati della montagna di estrazione

popolare, che avevano dato vita ad una associazione diversa e concorrente con

il CAI.

Nella UOEI, all’inizio del novecento, si erano riuniti quegli appassionati della

montagna dei ceti economicamente e socialmente più deboli che non

ritenevano di iscriversi al CAI per ragioni di censo. L’organizzazione del Club

Alpino era, infatti, diretta e animata da quegli stessi borghesi che tenevano

saldamente in pugno le redini economiche e sociali dei loro territori.

Superata nel secondo dopoguerra, almeno formalmente, questa distinzione

classista, molti tra gli stessi dirigenti dell’UOEI, valutarono opportuno confluire

nel CAI, ritornato ad essere Club Alpino Italiano, dopo la parentesi fascista.

E’ il caso della sezione di Villadossola della UOEI che era stata fondata, nel

1922, da una straordinaria figura di medico condotto: il Dr. Giovanni

Rondolini. L’alpe San Giacomo era la meta preferita delle sue uscite che

avvenivano con le stesse finalità dell’Associazione, di strappare persone

all’abuso dell’alcool. Il rifugio dell’alpe San Giacomo, che oggi porta il nome di

quel medico condotto di Villadossola, era originariamente di proprietà della

famiglia Rondolini. Venne ceduto gratuitamente dai figli del medico al CAI di

Villadossola nel 1994 (“Guida di Villadossola” - Edizioni del CAI - 1996, pag.

84).

L’Unione Operaia Escursionisti Italiani di Villadossola era un’associazione che

si contrapponeva al CAI, ancora troppo elitario, raccogliendo i propri adepti fra

la fascia operaia che nella Villadossola del secolo scorso era molto numerosa.

Alla sua guida, come abbiamo già detto, una figura eccezionale di medico di

altri tempi, che, nel suo tempo libero, teneva improvvisate lezioni di alpinismo

nelle osterie, al fine di convincere gli uomini a frequentare la montagna

abbandonando il vizio dell’alcool.

Nel 1945, a Villadossola, venne fondata la locale sezione del CAI, dove

confluirono tutti i soci della UOEI (Paolo Crosa Lenz-Giulio Frangioni:

“Antrona/Bognanco”, Grossi Editore-Domodossola, 1994-pag. 98).

Permane ancora, qua e là, qualche pregiudizio nei rapporti tra le due

associazioni alpinistiche. Indimenticabile il capogruppo dellaUOEI di Udine,

Laura Schiavi, nell’incontro del 31 maggio 2007, all’isola Pescatori, che, alla

nostra domanda, forse per l’abbondante “alborellata”, si lasciò sfuggire: «I se

sente sorestan» (si sentono al di sopra). Naturalmente non era così per i

commensali dei due sodalizi che a pranzo rinsaldavano una proficua amicizia.

I soci della UOEI di Villadossola, riunitisi nell’immediato dopoguerra, decisero

comunque la confluenza nella locale sezione del CAI. Il rifugio che la Società

Edison aveva conferito a suo tempo alla UOEI, venne dai soci ceduto alla

riunificata sezione alpinistica e rimase per anni, fino alla costruzione di quello

attuale, ben più ampio e moderno, il rifugio del CAI di Villa.

L’Unione Operaia Escursionisti Italiani

di Casale Corte Cerro

L’unica sezione locale della UOEI che si ricostituì fu quella di Casale Corte

Cerro. I soci, riunitisi in assemblea nel 1946, decisero, infatti, di riprendere

l’attività. Nel corso degli anni aprirono uno splendido rifugio all’alpe Rovei (mt.

760), intitolandolo al loro fondatore, il medico condotto del paese, Dr. Nino

Dosi.

Giova notare come i patrocinatori della sezione dell’UOEI erano, quasi sempre,

i medici condotti del paese, allo scopo di sottrarre all’abuso dell’alcool e alle

malattie conseguenti, quegli operai che passavano abitualmente le domeniche

e i festivi da un’osteria all’altra, con conseguenti, abbondanti libagioni.

Il motto era: Per il monte e contro l’alcool.

Allo scopo riportiamo l’impegno che un iscritto alla UOEI doveva mantenere

per essere del tutto degno di far parte dell’Associazione.

Chi non è capace di dare esempio

di moderazione nell’uso delle bevande

alcooliche e di astinenza nell’uso dei liquori;

chi non è capace di astenersi

dei giuochi d’azzardo;

chi non sente tutto il rispetto

e l’aiuto fraterno che si deve alle

persone che prendono parte alle nostre gite;

chi non ha rispetto per il pascolo,

per i fiori, pei boschi, per le foreste,

per gli uccelli, per tutto ciò che

rende bella ed attraente la montagna;

dico, chi tutto ciò non sente,

non può essere un Uoeino né

può stare con essi.

L’UOEI di Casale Corte Cerro fu fondata sulla cima del monte Cerano il 6 luglio

1913 per volontà del dr. Nino Dosi, medico condotto del comune. Il gruppo era

composto da 15 amici di Casale e Montebuglio tra i quali Geremia Germagnoli

che fu il primo presidente della sezione.

La prima guerra mondiale ne fermò l’attività che riprese nel 1923 e continuò

fino al 1926 quando il regime fascista ne provocò lo scioglimento.

La sezione fu ricostituita nel 1946 con ben 350 soci.

Nel 1966 iniziò la costruzione del Rifugio intitolato al Dr. Nino Dosi alla piana di

Rovei, sopra Casale, oggi raggiungibile in auto lungo la strada che porta all’alpe

Quaggione.

Un piccolo contributo verbanese al miglioramento del rifugio è stata la

progettazione e la realizzazione dell’impianto idrico ad opera dell’Ing. Antonio

Spadacini di Suna.

Attualmente i soci sono circa 120 e hanno festeggiato il 100° anniversario con

una serie di manifestazioni dal 12 giugno al 13 luglio 2013.

Dopo la ricostituzione post bellica la sezione di Casale Corte Cerro ha

organizzato i Congressi Nazionali del 28 giugno 1953 e 26 aprile 1975, mentre

il 30 settembre 1990 ha organizzato l’Assemblea Generale di tutte le sezioni.

Il Gruppo Escursionisti Val Grande, che, in nome degli stessi valori che animano

l’UOEI, organizza annualmente i Sentieri Operai, ritiene di dover iniziare un

rapporto di gemellaggio (17 novembre 2013) ed una attività comune, almeno

annuale, con la sezione di Casale Corte Cerro.

La sezione UOEI di Casale Corte Cerro ha celebrato il centenario di attività

(1913-2013) costruendo sulla cima del Monte Cerano (mt. 1702) un cippo a

ricordo.

La sezione UOEI

di Casale Corte Cerro

nel centenario di fondazione

6/7/1913 – 6/7/2013

Nell’ambito delle manifestazioni del centenario, l’Associazione Gruppo Escursionisti

Val Grande, anche per celebrare sempre più significativamente la tradizione dei

sentieri operai, che annualmente ripropone ai soci lungo le percorrenze che dai

paesi di montagna conducevano alle fabbriche di Verbania, ha organizzato con la

UOEI di Casale Corte Cerro, il giorno 17 novembre 2013, il sentiero operaio di

quell’anno, alle falde del Monte Cerano riunendosi poi a pranzo nel rifugio dell’alpe

Rovei, ove hanno salutato i partecipanti il dr. Vitaliano Moroni, presidente onorario

dell’Associazione e nipote del dr. Nino Dosi e il Presidente G.E.V.G. di Cossogno e

San Bernardino Verbano, Rachele Bottini.

Il rifugio Nino Dosi alla piana di Rovei (mt. 760)

L’Unione Operaia Escursionisti Italiani di Intra

In quegli stessi giorni abbiamo cercato di approfondire le nostre ricerche sulla UOEI

di Intra, di cui eravamo certi della fondazione ante il fascismo, ma che non venne

ricostituita nel dopoguerra, né sappiamo se ci siano state iniziative per farlo.

Abbiamo così rintracciato la presenza della sezione di Intra nell’elenco delle sezioni

UOEI che hanno partecipato al secondo congresso nazionale (dal 1° luglio 1913 al 30

giugno 1914), tenutosi in più occasioni e in diverse località.

Si legge, infatti, nell’elenco delle sezioni attive in quegli anni (in tutto 49) che al 39°

posto in ordine di anzianità la UOEI di Intra aveva sede presso l’Unione Sportiva

Intrese.

Ci dà conferma di questo una fotografia dell’archivio Azzoni di Pallanza, che

riproduce la sede dell’USI in corso Garibaldi a Intra (vedi pagine seguenti).

Nell’edificio di destra si legge chiaramente:

UNIONE SPORTIVA INTRESE

Quello che è adesso il corso Garibaldi, con palazzi e negozi, aveva allora un aspetto

dimesso e provinciale: pavimentato a ciottoli, poche case interrotte da muretti che

delimitavano gli orti laterali (dal libro di Azzoni).

Attività di ricerca e contatti con sezioni dell’UOEI svolte direttamente da Verbania

Documenti (Vb/doc), ma anche attraverso il Gruppo Escursionisti Val Grande e il

CAI Verbano Intra.

1. Cima del Resegone, nell’ambito di un’escursione del CAI di Intra (1993).

Il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a

una sega….

(Alessandro Manzoni, I Promessi sposi, cap. 1°)

porta, sulla cima, la lapide che riproduciamo

La Società Alpina Operaia Antonio Stoppani è ancora attiva a Milano, nel nome

dell’abate Antonio Stoppani (Lecco 1824-Milano 1891). Sacerdote, geologo e

letterato è l’autore del “Bel Paese”, pubblicato nel 1875, una celebrata descrizione

del paesaggio italiano.

2. La Sezione UOEI di Lecco ha istituito il premio di narrativa dedicato a Carlo Mauri,

il famoso alpinista lecchese scomparso nel 1989, unitamente al gruppo alpinistico

Gamma della stessa città (da “Lo Scarpone” n. 5 del maggio 1997).

3. Al rifugio Brentei (Dolomiti di Brenta) nell’ambito di una escursione del CAI di

Intra (1990) abbiamo letto nella cappella che sorge accanto al rifugio, sulle lapidi,

nomi di appartenenti ad associazioni alpinistiche operaie milanesi.

4. Un masso dell’UOEI di Brescia, una delle sezioni ancor oggi più attive, è stato

posato sul monte Peso, che sorge sopra Collebeato, all’inizio della Val Trompia.

Il masso Ugolini

5. Al Rifugio Margaroli, al Vannino, un gagliardetto dell’UOEI di Bergamo,

testimonia l’avvenuta escursione nell’anno 2001.

6. E’ nota l’esistenza della SOSAT (Società Operaia della Società Alpinistica Trentina)

di Trento risalente ancora all’Impero asburgico.

7. Intensi sono stati i rapporti tra il CAI Verbano Intra e l’UOEI di Udine, che sono

culminati con la presenza di tre giorni a Udine, nel 2006 per un’escursione nella

piana del Montasio e al Pal Piccolo, museo all’aperto di parte austriaca della

prima guerra mondiale; e la restituzione della visita a Verbania, l’anno

successivo, con un intenso programma di escursioni, dal Sempione al Pian

Cavallone; oltre, naturalmente, una gita in battello nel golfo Borromeo.

I rapporti del CAI Verbano Intra con l’UOEI di Udine

La sezione UOEI di Udine venne fondata nel 1921. La sede venne inaugurata il 22

ottobre, iniziando un’intensa programmazione alpinistica. A seguito “delle

pressioni esercitate da parte di forze e volontà estranee all’UOEI,” perché la

sezione entrasse a far parte dell’OND (Opera Nazionale Dopolavoro) la

denominazione del sodalizio cambiò in Società Escursionistica Friulana.

Nel dicembre del 1929, durante una tumultuosa assemblea, molti soci

lasciarono la sezione, non condividendo la nuova situazione, a seguito dei

rapporti di dipendenza dall’OND. Nel 1936, per mancanza di soci, lentamente la

sezione si sciolse.

Il 6 giugno 1945 segnò la ricostituzione della sezione.

Dal luglio 1955 la sezione pubblica mensilmente un proprio giornale “Stelutis

alpinis” che il CAI di Intra e VB/doc ricevono regolarmente.

Udine è stata sede di 5 congressi nazionali dell’UOEI (1950, 1958, 1967, 1971 e

1998). La sezione è proprietaria di un intero palazzo ove hanno sede molte

associazioni del volontariato udinese.

L’UOEI in Italia oggi

Al compimento del 100° anno di attività alla UOEI aderiscono 14 sezioni e 6500 soci.

La sezione di Lecco ha festeggiato l’anniversario con la pubblicazione del volume

“Cento anni di orizzonti”, presentato al Palamonti di Bergamo.

Il Gruppo ANA di Cavenno ha acceso un grande falò sul monte Tesoro, in valle

Imagna, sulla cui cima l’UOEI era stata fondata e ove si sono concluse le celebrazioni,

che hanno goduto del patrocinio del Presidente della Repubblica.

L’UOEI ha sempre propagandato l’idea che l’Associazione potesse essere un modo

per impiegare il tempo libero dei lavoratori, migliorare la loro formazione morale,

culturale e civica e allontanarli (almeno per gli eccessi passati) dalle osterie.

Nel 1926 con le leggi fasciste che stabilivano che tutte le associazioni dovessero

raccogliersi sotto la bandiera dell’Opera Nazionale Dopolavoro, la UOEI, nella sua

maggioranza, decise di optare per l’autoscioglimento.

Nel 1945, da Firenze, partì l’appello per la rinascita. Molte sezioni, tuttavia, non si

ricostituirono (tra le quali Intra), altre decisero l’adesione al CAI (tra le quali

Villadossola).

La nuova UOEI prosegue il suo cammino, in un’Italia e in una visione dell’andare in

montagna profondamente cambiata, per continuare a sentirsi in sintonia con gli

scopi individuati dai soci fondatori, per completare l’attuazione dei loro ideali e

conseguire una soddisfacente realizzazione sociale degli iscritti.

Anche per questi scopi è nostra intenzione proseguire l’approfondimento della

storia della UOEI di Intra.

L’Unione Ticinese Operai Escursionisti

La storia dell’UOEI italiana si accompagna con quella di un’organizzazione gemella

che, in Svizzera, non ha naturalmente subito la interruzione della propria attività a

causa del fascismo. L’UTOE ha sviluppato una lunga e costante attività, fino a

raggiungere, anche nel campo della gestione dei rifugi che sono aperti nel Canton

Ticino, una notevole attività.

Il Gruppo Escursionisti Val Grande si propone, perciò, e sollecita la collaborazione

dell’UOEI di Casale, di verificare la possibilità di stabilire dei rapporti con

l’organizzazione ticinese, onde ampliare il campo di attività delle nostre associazioni

ad una condivisa realtà escursionistica

transfrontaliera.

Verbania documenti (Vb/doc), 31 agosto 2014.

In occasione dell’incontro di BUE’ tra il Gruppo Escursionisti Val Grande e l’UOEI di

Casale Corte Cerro.

A questa manifestazione era presente il Vescovo della Diocesi di Novara, Mons.

Franco Giulio Brambilla, che ha manifestato il suo apprezzamento per l’attività delle

due associazioni alpinistiche.