3.3 Un continente di emigranti - ialweb.it · Solo nell'Ottocento, quando la diminuzione dei tassi...

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3. GLI EUROPEI E LE CITTÀ 3.3 Un continente di emigranti 1/ popola mento dell'Europa è awenuto, in diverse epoche, grazie all'afflusso di popoli nomadi. Ma anche le popolazioni europee hanno da sempre generato ingenti movimenti migratori interni e verso i continenti extraeuropei. Lo stesso meccanismo socio-economico muove oggi verso l'Europa grandi masse di persone provenienti da altri continenti. EMIGRAZIONI DAL XVI SECOLO ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE Madre e figli italiani giunti nei primi decenni del xx secolo "'~;(' Stati Uniti. Si tratta probabilmel'';~ di un viaggio di ricongiungimenro al capofamiglia emigrato in precedenza. Il planisfero tematico mostra i flussi migratori che sono awenuti in varie epoche storiche tra i diversi continenti. _o; Illustra i flussi che hanno coir:- volto i popoli europei oppure i lorl: discendenti. r Molti dei flussi indicati come mi· gratori sono consistiti in vere e pro prie campagne di colonizzazionE quali, per esempio? Itinerari di colonizzazione Americana XVIII-XIX sec. •••. Russa XIX-XX sec. Russi migratori •••. Sec. XVI-XVll Spagnoli, Portoghesi •••. Sec. XIX Lavoratori indiani •••. Sec. XVII-XVIIITratta degli schiavi •••. Sec. XIX-XX Emigraz. volontarie Quando gli europei erano emigranti Sin dall'antichità, i popoli europei hanno viaggia- to da una parte all'altra del continente e nelle al- tre terre affacciate sul Mediterraneo, alla ricerca di nuovi spazi per vivere e lavorare. Nel Rinascimento artigiani e commercianti di tut- ta Europa si recavano in Francia, un Paese che al- lora offriva buone occasioni di lavoro per chi ave- va abilità e competenze professionali e artistiche. Per secoli, i contadini delle aree più emarginate e gli abitanti delle valli montane si sono spostati verso zone più fertili e accessibili. Solo nell'Ottocento, quando la diminuzione dei tassi di mortalità provocò nei Paesi europei una notevole crescita demografica, iniziò un' emigra- zione permanente su larga scala. Migliaia e migliaia di europei, senza terra e senza lavoro, si spostarono in Australia, in America e in Sudafrica, con una maggiore concentrazione nel- le zone a clima temperato, simile a quello presen- te nella madrepatria. I progressi tecnologici nel campo dei trasporti favorirono queste emigrazio- ni, velocizzando notevolmente i viaggi attraverso gli oceani. Crisi economiche, carestie (come quella della pa- tata in Irlanda negli anni 1845-48), persecuzioni politiche, determinarono le diverse fasi acute del . fenomeno, corrispondenti a particolari momenti della storia europea. Il flusso migratorio più ingente si ebbe dall'ini- zio del XXsecolo fino alla Prima guerra mondia- le, quantificabile in circa un milione di partenze all'anno: questi emigranti provenivano soprattut- to dall'Europa meridionale e centro-orientale e attraversavano l'oceano su transatlantici, spesso con l'intera famiglia. Il periodo tra le due guerre mondiali registrò in- vece un calo delle emigrazioni, sia per le politiche antimigratorie di alcuni governi europei, sia per il freno agli ingressi deciso dal governo degli Stati Uniti d'America.

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3. GLI EUROPEI E LE CITTÀ

3.3 Un continente di emigranti

1/popola mento dell'Europa è awenuto, in diverse epoche, grazie all'afflusso di popoli

nomadi. Ma anche le popolazioni europee hanno da sempre generato ingenti movimenti

migratori interni e verso i continenti extraeuropei. Lo stesso meccanismo socio-economico

muove oggi verso l'Europa grandi masse di persone provenienti da altri continenti.

EMIGRAZIONI DAL XVI SECOLO ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Madre efigli italiani giunti

nei primi decenni del xx secolo "'~;('

Stati Uniti. Si tratta probabilmel'';~

di un viaggio di ricongiungimenro

al capofamiglia emigratoin precedenza.

Il planisfero tematico mostrai flussi migratori che sono awenutiin varie epoche storiche trai diversi continenti._o; Illustra i flussi che hanno coir:­

volto i popoli europei oppure i lorl:discendenti.r Molti dei flussi indicati come mi·

gratori sono consistiti in vere e proprie campagne di colonizzazionEquali, per esempio?

Itinerari di colonizzazione

Americana XVIII-XIX sec.

•••. Russa XIX-XX sec.

Russi migratori

•••. Sec. XVI-XVll Spagnoli, Portoghesi •••. Sec. XIX Lavoratori indiani

•••. Sec. XVII-XVIIITratta degli schiavi •••. Sec. XIX-XX Emigraz. volontarie

Quando gli europei erano emigrantiSin dall'antichità, i popoli europei hanno viaggia­to da una parte all'altra del continente e nelle al­tre terre affacciate sul Mediterraneo, alla ricerca di

nuovi spazi per vivere e lavorare.Nel Rinascimento artigiani e commercianti di tut­

ta Europa si recavano in Francia, un Paese che al­lora offriva buone occasioni di lavoro per chi ave­va abilità e competenze professionali e artistiche.Per secoli, i contadini delle aree più emarginate e

gli abitanti delle valli montane si sono spostativerso zone più fertili e accessibili.Solo nell'Ottocento, quando la diminuzione dei

tassi di mortalità provocò nei Paesi europei unanotevole crescita demografica, iniziò un' emigra­zione permanente su larga scala.

Migliaia e migliaia di europei, senza terra e senzalavoro, si spostarono in Australia, in America e in

Sudafrica, con una maggiore concentrazione nel­le zone a clima temperato, simile a quello presen­te nella madrepatria. I progressi tecnologici nel

campo dei trasporti favorirono queste emigrazio­ni, velocizzando notevolmente i viaggi attraversogli oceani.Crisi economiche, carestie (come quella della pa­

tata in Irlanda negli anni 1845-48), persecuzionipolitiche, determinarono le diverse fasi acute del .fenomeno, corrispondenti a particolari momentidella storia europea.Il flusso migratorio più ingente si ebbe dall'ini­zio del XXsecolo fino alla Prima guerra mondia­

le, quantificabile in circa un milione di partenzeall'anno: questi emigranti provenivano soprattut­to dall'Europa meridionale e centro-orientale e

attraversavano l'oceano su transatlantici, spessocon l'intera famiglia.

Il periodo tra le due guerre mondiali registrò in­

vece un calo delle emigrazioni, sia per le politicheantimigratorie di alcuni governi europei, sia per ilfreno agli ingressi deciso dal governo degli StatiUniti d'America.

PARTE PRIMA EUROPA FISICA E POLITICA

- Verso Americhe, Australia, Nuova Zelanda,Africa.

~ Punte massime annuali-

cennio, però, una crisi economica provocò neiPaesi del centro e del nord Europa l'impossibilità

di assorbire nuova manodopera; vennero alloraadottate misure di freno all'immigrazione, limita­ta per lo più ai casi di ricongiungimento famiglia­

re. D'altra parte, alcuni Paesi di partenza, soprat­tutto nord africani, diedero il via a politiche di

reinserimento per chi tornava a vivere nei luoghi

d'origine, avvantaggiandosi anche del fatto chemolto spesso si trattava di manodopera che all' e­

stero aveva raggiunto un buon livello di qualifica­zione professionale.Dagli anni Novanta, dopo la caduta dei regimi co-lmunisti che ostacolavano l'emigrazione, sonoinoltre iniziati notevoli flussi dall'est all'ovest delcontinente.

Emigranti

1211000

920000

.1900Oò

1481000

1612000

143000

'2676000

142000

'154000

1015000

1056'000

Paesi

Scandinavia

Russia

Polonia

Irlanda

Gran Bretagh<i

Paesi Bassi

Germania

Svizzera

Francia

Italia

Eyrqpasudqoelltale

Emigranti

·255000

705000

. 1185000

4060000

2695000

3965000

4.912000

7220662

8460582

Anni

1846-55

1856-65.

1866-75

1876-85

1886-95

1896-1905,

Le due tabelle mostrano la

consistenza, nel corso degli anni,dei flussi di emigrazione europei

all'esterno del continente e negliStati Uniti.

t Motiva l'uno e l'altro andamento,tenendo conto delle vicende storiche

che hanno coinvolto il nostro conti­nente.

Quale Paese europeo ha regi­

strato il maggior numero di emigra­ti verso gli USA?

I mutamenti dei secondodopoguerraNel secondo dopoguerra diventarono sempre piùimportanti i flussi uùgratori interni al continente.

Negli anni della ricostruzione prima e della ripre­

sa economica poi, gli Stati più industrializzati ri­

chiamarono lavoratori provenienti dalle regioni piùpovere Gtalia, Spagna, Portogallo, Grecia, Turchia);cominciarono ad arrivare anche cittadini extraeu­

ropei delle ex colonie diventate indipendenti.Un movimento inverso si ebbe nei prinù anni Set­

tanta, quando iniziò la fase di ritorno nei luoghid'origine degli emigrati, grazie al miglioramentodelle condizioni economiche in molti Paesi euro­

pei. Un numero considerevole di lavoratori afri­

cani, asiatici e latino-americani prese allora il po­

sto de~a manodopera europea; il reclutamento neiPaesi del sud del mondo diventò addirittura un

mercato organizzato. Nella seconda metà del de-

!mmigrazione e politiche UiE

Nel territgrio dell'Unione Europea arrivano ognianno· oltre 500mila immigrati, molti dei qualiclandestini. I govenù hanno più volte regolarizza­to la loro posizione con le sanatorie, cioè con al­cuni decreti che concedono permessi di soggior­

no a chi è immigrato da un certo periodo di tem­po e ha un' occupazione.Nel 1997 il Trattato di Anlsterdam aveva fornito

le prime indicazioni per tentare di coordinare leiniziative dei vari Paesi per l'immigrazione e nel

1999 il Consiglio europeo aveva dettato un pro­

gramma legislativo per trasferire all'UE, in un ar­co di cinque anni, gran parte delle attuali com­

petenze degli Stati membri in materia di asilo,immigrazione, gestione dei flussi migratori, poli­tiche sociali per gli stranieri legalmente residentie respingimento degli illegali.

I fattori che favoriscono·le migrazioniI fattori che favoriscono le migrazioni sono interni al

Paese d'origine (fattori di spinta) oppureesterni, presenti

n~si di destinazione (fattori di attrazione).lJ;j genere, i fattori di spinta influenzano maggiormente

jgli abitanti più poveri, indotti a fuggire dal proprio Pae­se, da condizioni di indigenza estrema, causate da guer­re e carestie; spesso, i migranti si spostano dal proprio

Paese a un altro confinante, in condizioni economiche

non molto migliori.I fattori di attrazione sono invece efficaci sui meno pove­

ri che possono, per esempio, sopportare la spesa di un lun­go viaggio. Il muove la speranza di trovare un lavoro che

permetta di migliorare le proprie condizioni di vita, oppu­re di acquisire un piccolo capitale o una professionalità.

-----_ •..._---------"""""""""----"""""". -_..._-~1/ traffico di manodopera

Popolazione Stranieri%straf'.

58462

1388,22,4

455162,336,9

4210475207,62,0

4.142744895,72,2

384136

19554,65,2

La tabella illustra la presenzadi stranieri nell'Europa dei 15

e la percentualesì.ll totaledella popolazione.jiijj Quale Pilese ha il maggior nu­mero di stranieri?

Quale Paese ha la maggiore per.centualedistranieri sul totale della

popolazione?Fai una classifica dei Paesi ord;­

nandoli in base alla percentuale é'stranieri, dalla più alta alla più bassa.In quale posizione si trova l'Italia?Paesi che la precedono in questa clas­sifica sono economicamente più fo,­ti o più deboli?

Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migran:€3

Paese

Italia

Lussemburgo

Totale;4,0151,44044

Popolazione Stranieri % stranoPaese

Irlanda

(Dati in migliaia, 2003)

Germania

Un'immigrata di origine turca con la jigliain un

quartiere di Berlino.

Ma, anche se apparentemente tutti i Paesi hannoobbiettivi comuni e un atteggiamento simile ri­

spetto ai flussi di manodopera straniera, i singoli

governi continuano a comportarsi in modo diver­

so e a mantenere una propria competenza per lenormative sugli ingressi.

Per esempio, il Regno Unito adotta una politica dirigidi controlli alle frontiere accompagnata daun'assenza quasi totale di controlli interni, dato

che in questo Paese si può circolare senza docu­menti di identificazione. Questo atteggiamento siscontra con quello di altri Paesi che hanno fron­

tiere più permeabili, e quindi un accesso più fa­cile, ma precisi e frequenti controlli sui permessi

di soggiorno.Tutti gli Stati europei, comunque, concordano sulfatto che per invertire la tendenza dell'aumento

dei flussi migratori occorre evitare la fuga, causa­ta dalla disoccupazione e dal sottosviluppo, dai

Paesi più poveri, aiutandoli nella strada dello svi­luppo economico.Anche su questo argomento, tuttavia, non c'è pie­no accordo tra i membri dell'Unione Europea; in­

fatti, i legami storici e i rapporti di scambio com­merciale che ogni Stato intrattiene con particola­ri aree del mondo (soprattutto con le rispettive

ex colonie) fanno sì che gli interessi siano diffe­renti e quindi anche i finanziamenti vadano dipreferenza a Paesi diversi.Del resto, anche in presenza di un reale sviluppoeconomico, la mobilità verso l'estero potrebbe

continuare ugualmente e anzi intensificarsi,comeforma di avanzamento sociale e professionale.Le prospettive di un'inversione di tendenza non

sono quindi molto realistiche, visto anche il diva­rio sempre più accentuato tra l'incremento de­mografico del Nord e qUèllo del Sud del mondo.

3. GLI EUROPEI E LE CITTÀ