LUNEDÌ 2 DICEMBRE 2013 R2CULTURA CULTURA la Repubblica “CENSURATE IL LIBRO…1389087407... ·...

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MILANO È «la vera storia di Piero Manzoni», che svela anche i ca- pitoli più scabrosi “sbianchettati” dai famigliari, so- stiene Dario Biagi, autore del libro Il ribelle gentile, fre- sco di Stampa Alternativa, biografia non autorizzata del più eccentrico protagonista dell’arte italiana del secondo Novecento. L’erede di Duchamp. L’antenato di Cattelan. L’inventore degli Achrome, i quadri senza colore, e delle sca- tolette di Merda d’artista. Opere sconcertanti, che allora qua- si nessuno capiva, e magari neanche oggi, però intanto han- no conquistato quotazioni milionarie. È una ricostruzione «falsa», basata su «fonti totalmente inattendibili», offende la memoria di Piero e diffama noi, re- ARMANDO BESIO plicano gli eredi. Che chiedo- no al Tribunale civile di Mila- no (tramite l’avvocato Ales- sandro Castellano) di blocca- re la vendita delle copie già in circolazione e di vietare l’e- ventuale ristampa. L’udien- za è fissata mercoledì. Il gior- no prima, Biagi presenterà il suo lavoro alla libreria mila- nese Centofiori. Il caso scuote Milano nel cinquantenario della morte dell’artista (bucato dal Co- mune, che ha fatto slittare al 2014 la mostra annunciata per ottobre a Palazzo Reale). È il 6 febbraio del 1963. Nello studio di via Fiori Chiari, quartiere di Brera, teatro del- la bohème meneghina, Pie- ro, neanche trentenne, viene stroncato da un «attacco car- diaco». Così la versione uffi- ciale. «Devastante cirrosi epatica», secondo Biagi. Manzoni era un alcolizzato in rotta con la famiglia che lo aveva lasciato solo perché si vergognava di lui («si con- sumò un ripudio morale e psicologico»). Dopo la mor- te, passarono anni prima che si prendessero cura dei suoi lavori. Ci vollero la curiosità di un giovane critico, Germa- no Celant, e il coraggio e il po- tere di una direttrice di mu- seo, Palma Bucarelli della Gnam, per convincerli che erano importanti. E promet- tenti dal punto di vista com- merciale. Però, quando tre mesi dopo la morte di Piero il nuovo inquilino di Fiori Chiari, un baritono della Sca- la, aveva avvertito di avere trovato alcune opere, la fami- glia aveva risposto che non le interessavano. Menzogne, ribattono i Manzoni. Piero fu vittima di una malformazione cardiaca congenita, ereditata dal pa- dre, lui pure morto giovane. La famiglia non si vergogna- va affatto di lui, e mai lo ab- bandonò, invece lo sostenne sempre, tant’è che la mam- ma gli pagava l’affitto dello studio. E fu sempre attenta al destino delle opere. Quanto al baritono Giuseppe Zec- chillo (nel frattempo manca- to) la sua testimonianza non è credibile. Aveva il dente av- velenato coi Manzoni perché si erano rifiutati di certificare come autentiche 39 opere ri- trovate, diceva lui, nello stu- dio di Piero, ma giudicate fal- se al termine di un lungo con- tenzioso giudiziario. Intorno ai falsi Manzoni, Biagi non indaga. Ma l’argo- mento, scivoloso, sta sullo sfondo della contesa. Il Cata- logo generale curato da Ce- lant comprende 1229 opere, molte per un artista morto così giovane. Poi ci sono «i numerosi falsi in circolazio- ne», come avverte l’Archivio e Fondazione Piero Manzo- ni, che «tutela operatori e col- lezionisti» dal rischio di in- cauti acquisti. Quello delle «opere abbandonate» è «un mito che ha avuto origine in ambienti non estranei alla diffusione dei falsi» dicono i Manzoni. Accreditare queste voci è pericoloso. Turba il mercato, oltre alla filologia. Un’autentica Merda d’artista oggi può valere più di 100mi- la euro, un Achrome milioni. Biagi difende il suo lavoro, «un’inchiesta giornalistica seria che punta a restituire un Manzoni più vero rispetto al santino dipinto dalla fami- glia, che peraltro si è rifiutata di aiutarmi nella ricerca». Certo, perché «era privo di competenze specifiche», ri- conosciute invece allo stori- co dell’arte Flaminio Gual- doni, autore dell’altra bio- grafia uscita quest’anno (Pie- ro Manzoni. Vita d’artista, Johan & Levi). Marcello Bara- ghini, l’editore sotto accusa, dice che il libro di Biagi «è un atto di amore e di verità» e fa buon viso a cattiva denuncia augurandosi un effetto pro- mozionale. Il fotografo Uliano Lucas, uno dei migliori amici di Manzoni, riflette: «Intorno alla vita e alla morte di Piero sono fiorite troppe leggende metropolitane. La famiglia? Non lo capiva, ma lo ha sem- pre amato. I falsi? A me non dispiace che ci siano. E sono sicuro che anche Piero ne sa- rebbe contento». Per l’autore Biagi è la “vera storia” La famiglia dell’artista: falso, ritirate l’opera Il Tribunale deciderà su una controversa biografia di Manzoni “CENSURATE IL LIBRO” È LA GUERRA DI PIERO IL LIBRO Il ribelle gentile di Dario Biagi (Stampa alternativa pagg. 152 euro 15) Sopra, Piero Manzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA

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LUNEDÌ 2 DICEMBRE 2013

la RepubblicaCULTURA

MILANO

È«la vera storia di Piero Manzoni», che svela anche i ca-pitoli più scabrosi “sbianchettati” dai famigliari, so-stiene Dario Biagi, autore del libro Il ribelle gentile, fre-sco di Stampa Alternativa, biografia non autorizzata

del più eccentrico protagonista dell’arte italiana del secondoNovecento. L’erede di Duchamp. L’antenato di Cattelan.L’inventore degli Achrome, i quadri senza colore, e delle sca-tolette di Merda d’artista. Opere sconcertanti, che allora qua-si nessuno capiva, e magari neanche oggi, però intanto han-no conquistato quotazioni milionarie.

È una ricostruzione «falsa», basata su «fonti totalmenteinattendibili», offende la memoria di Piero e diffama noi, re-

ARMANDO BESIO

plicano gli eredi. Che chiedo-no al Tribunale civile di Mila-no (tramite l’avvocato Ales-sandro Castellano) di blocca-re la vendita delle copie già incircolazione e di vietare l’e-ventuale ristampa. L’udien-za è fissata mercoledì. Il gior-no prima, Biagi presenterà ilsuo lavoro alla libreria mila-nese Centofiori.

Il caso scuote Milano nelcinquantenario della mortedell’artista (bucato dal Co-mune, che ha fatto slittare al2014 la mostra annunciataper ottobre a Palazzo Reale).È il 6 febbraio del 1963. Nellostudio di via Fiori Chiari,quartiere di Brera, teatro del-la bohème meneghina, Pie-ro, neanche trentenne, vienestroncato da un «attacco car-diaco». Così la versione uffi-ciale. «Devastante cirrosiepatica», secondo Biagi.Manzoni era un alcolizzatoin rotta con la famiglia che lo

aveva lasciato solo perché sivergognava di lui («si con-sumò un ripudio morale epsicologico»). Dopo la mor-te, passarono anni prima chesi prendessero cura dei suoilavori. Ci vollero la curiositàdi un giovane critico, Germa-no Celant, e il coraggio e il po-tere di una direttrice di mu-seo, Palma Bucarelli dellaGnam, per convincerli cheerano importanti. E promet-tenti dal punto di vista com-merciale. Però, quando tremesi dopo la morte di Piero ilnuovo inquilino di FioriChiari, un baritono della Sca-la, aveva avvertito di averetrovato alcune opere, la fami-glia aveva risposto che non leinteressavano.

Menzogne, ribattono iManzoni. Piero fu vittima diuna malformazione cardiacacongenita, ereditata dal pa-dre, lui pure morto giovane.La famiglia non si vergogna-va affatto di lui, e mai lo ab-bandonò, invece lo sostennesempre, tant’è che la mam-ma gli pagava l’affitto dellostudio. E fu sempre attenta aldestino delle opere. Quantoal baritono Giuseppe Zec-chillo (nel frattempo manca-to) la sua testimonianza nonè credibile. Aveva il dente av-velenato coi Manzoni perchési erano rifiutati di certificarecome autentiche 39 opere ri-trovate, diceva lui, nello stu-dio di Piero, ma giudicate fal-se al termine di un lungo con-

tenzioso giudiziario.Intorno ai falsi Manzoni,

Biagi non indaga. Ma l’argo-mento, scivoloso, sta sullosfondo della contesa. Il Cata-logo generale curato da Ce-lant comprende 1229 opere,molte per un artista mortocosì giovane. Poi ci sono «inumerosi falsi in circolazio-ne», come avverte l’Archivioe Fondazione Piero Manzo-ni, che «tutela operatori e col-lezionisti» dal rischio di in-cauti acquisti. Quello delle«opere abbandonate» è «unmito che ha avuto origine inambienti non estranei alladiffusione dei falsi» dicono iManzoni. Accreditare questevoci è pericoloso. Turba ilmercato, oltre alla filologia.Un’autentica Merda d’artistaoggi può valere più di 100mi-la euro, un Achrome milioni.

Biagi difende il suo lavoro,«un’inchiesta giornalisticaseria che punta a restituire unManzoni più vero rispetto alsantino dipinto dalla fami-glia, che peraltro si è rifiutatadi aiutarmi nella ricerca».Certo, perché «era privo dicompetenze specifiche», ri-conosciute invece allo stori-co dell’arte Flaminio Gual-doni, autore dell’altra bio-grafia uscita quest’anno (Pie-ro Manzoni. Vita d’artista,Johan & Levi). Marcello Bara-ghini, l’editore sotto accusa,dice che il libro di Biagi «è unatto di amore e di verità» e fabuon viso a cattiva denunciaaugurandosi un effetto pro-mozionale.

Il fotografo Uliano Lucas,uno dei migliori amici diManzoni, riflette: «Intornoalla vita e alla morte di Pierosono fiorite troppe leggendemetropolitane. La famiglia?Non lo capiva, ma lo ha sem-pre amato. I falsi? A me nondispiace che ci siano. E sonosicuro che anche Piero ne sa-rebbe contento».

Per l’autore Biagiè la “vera storia”La famigliadell’artista: falso,ritirate l’opera

Il Tribunale deciderà su una controversa biografia di Manzoni

“CENSURATE IL LIBRO”È LA GUERRA DI PIERO

IL LIBRO

Il ribelle gentiledi Dario Biagi(Stampaalternativapagg. 152euro 15)Sopra, PieroManzoni

(segue dalla prima pagina)

Ecerto la bellezza pura, puramente estetica, di moltemappe, basterebbe a motivare il tutto. Come che sia,guardare mappe, carte geografiche o mappamondiè un gesto incantevole, e quindi risulta tremenda-mente sciocco perdersi questo libro che si intitola La

storia del mondo in dodici mappe (da poco pubblicato in Italiada Feltrinelli). L’ha scritto un accademico inglese (Jerry Brot-ton) con un’erudizione spettacolare e con quella prosa splen-didamente piana che riesce ai divulgatori anglosassoni. In ef-fetti, solo standosene lì a godersi da vicino carte geografiche emappamondi, quel che ottiene è risalire il corso del mondo:dalla mappe in pietra dei Babilonesi (700 avanti Cristo), a Goo-gle Earth (sarebbe il geniale sistema con cui cercate sul com-puter dove cavolo è l’outlet che vende le borse Fendi a una mi-seria).

Se pensate che ricostruire la storia del mondo a partire dallecarte geografiche sia arrogante e snob e in definitiva inutile al-meno quanto cercare di spie-gare la vostra vita attraverso lescarpe che avete comprato,state formulando un pensie-ro idiota, ma anche lo stessopensiero che, prendendo il li-bro in mano, avevo pensatoio. Poi Brotton mi ha spiegatobene.

La cosa che è utile ricordareè che le carte geografiche so-no impossibili. Sarò più chia-

ro: è matematicamente im-possibile proiettare il globo suuna superficie piana. Lo puoifare, è ovvio, ma quello che ot-tieni non è la realtà: è una del-le rappresentazioni possibilidella realtà. Prendete la cartadel mondo appesa a scuola,quella che ogni giorno vostrofiglio di sette anni si stampa inmente: come mai l’Europa èal centro? Perché il Nord è so-pra e il Sud è sotto? E soprat-tutto: gliel’avete detto al figlioche le proporzioni sono sbal-late, e l’Africa è molto piùgrande di così? Di fatto, laproiezione grafica del globo acui siamo abituati è una delle

tante possibili, e sicuramentenon la più precisa.

Capite che se le cose stannoin questo modo, la cartografiaè una fantastica procedura incui la precisione scientificaconvive con la fantasia piùgiuliva. È un’arte che oscillatra l’algoritmo e il quadro. Inquell’oscillazione, per secoli,ha raccolto le ossessioni del

mondo. Prima ancora di en-trare nei dettagli, già solo l’o-rientamento delle mapperacconta molte cose. Adessosiamo abituati a queste cartecon il Nord in alto, ma, perlungo tempo, i cartografi cri-stiani mettevano in alto l’Est:avevano ereditato il culto delsole dalle religioni pagane ene avevano dedotto che il Pa-

UNA CERTA

DEL MONDOMAPPA

Dai Babilonesia Google EarthJerry Brottonracconta la nostrastoria attraversole carte geografiche

ALESSANDRO BARICCO

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COME L’UOMO HA DISEGNATOUN SOGNO CHIAMATO TERRA

radiso terrestre era nella dire-zione dell’aurora: quindi Estin alto (la stessa parola orien-tamento è figlia di quel mododi vedere le cose: nel caso vifoste mai chiesti perché nondiciamo settentrionamen-to...). Ma molte mappe fatteda cartografi musulmani so-no girate con il Sud in alto: era,per molti di loro, la direzionedella Mecca. Le antiche map-pe cinesi sembrano moder-nissime perché hanno in ef-fetti il Nord in alto, ma era uncaso: in realtà il Nord era la di-rezione verso cui guardavanoi sudditi quando rivolgevanolo sguardo all’Imperatore.Quanto all’Ovest, ho una cosada comunicare: non c’è unasola mappa, nella storia dellemappe, che sia orientata conl’Ovest in alto: pensate il ter-rore che abbiamo del tra-monto, di qualsiasi tramonto.

Nella sconfinata messe dimappe che abbiamo eredita-to da secoli di esattezza e fan-tasia, Brotton ha scelto dodiciesempi totemici, e alla fine,

spiegandone la genesi, si è ri-trovato in effetti a raccontarese non proprio tutta la storiadel mondo, certo una sua par-te considerevole. Una volta èla Sicilia dei Normanni un’al-tra la Francia della Rivoluzio-ne, un’altra ancora l’Europadegli anni Settanta. Tra le ri-ghe di mappe disegnate inmodo sublime e stampatecon tecniche sofisticatissime,passano immani scontri dipotere tra gli imperi, si anni-dano affascinanti sfide filoso-fiche, scivolano micidiali per-secuzioni religiose, diventavisibile la follia del coloniali-smo. Di volta in volta, questi

Non c’è un solocaso orientatocon l’Ovest in alto:è il nostro terroredel tramonto

È impossibileproiettare il globosu un piano. Se lofai ciò che ottieninon è la realtà

IL LIBRO

La storia del mondoin dodici mappedi Jerry Brotton(Feltrinelli, trad. di Virginio B. Salapagg. 526, euro 39)

OLANDA

La carta di Joan Blaeu (1648)che celebra l’indipendenzadella Repubblica olandese