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f BONN Incontri con .=..============ ---------- - SOMMARIO I LUOGHI Luigi Pirandello 1850 1860 Sommario Carta tematica / I luoghi Scheda / Gli autori: Luigi Pirandello Un romanzo: Il fu Mattia Pascal Scheda / Le opere: Il fu M attia Pascal Il fu M attia Pascal , cap. VII. Cambw treno G .d alla lettura - Il lavoro sul testo Il ;:1.attia Pascal, cap. XVIII . Il fu M attia Pascal 4 5 6 7 11 12 21 23 Nel 1891 si laurea all'Università di Bonn con una tesi sugli aspetti foneti ci della parlata della sua città natale. Negli anni Trenta , quando i suoi drammi vengono rappresentati in tutta Europa e in varie parti del mondo, si reca spesso all'estero per seguirne la messa in scena . Nel 1934 riceve a Stoccolma il pre mio Nobel per la letteratura . 1870 1880 1890 1900 1910 1920 1930 Guida alla lettura - Il lavoro sul testo 34 Novelle pe r un anno 36 Scheda / Le opere: N ovelle p er un anno 36 Il treno ha fischiato 38 Guida alla lettura - Il lavoro sul testo 43 Certi obblighi 45 Guida alla lettura - Il lavoro sul testo 51 La signora Frola e il signor Ponza, suo genero 52 Guida alla lettura - Il lavoro sul testo 58 Il teatro . 59 Scheda / Generi e forme: Commedia, dramma o tragedia , . 64 Scheda / Le opere: Così e se vi pare 65 Così è se vi pare , dall'atto I 66 Guida alla lettura - Il lavoro sul testo 77 Così è se vi par e , dagli atti II e lll 81 Guida alla lettura - Il lavoro sul testo ' 88 Scheda / Le opere: Sei personaggi m cerca d autore 90 Sei personaggi in cerca d ' autore, dalla parte I 91

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BONN

Incontri con .=..============ ----------- SOMMARIO I LUOGHI

Luigi Pirandello

1850

1860

SommarioCarta tematica / I luoghiScheda / Gli autori: Luigi Pirandello

Un romanzo: Il fu Mattia PascalScheda / Le opere: Il fu M attia PascalIl fu M attia Pascal , cap. VII. Cambw trenoG .d alla lettura - Il lavoro sul testoIl ;:1.attia Pascal, cap. XVIII . Il fu M attia Pascal

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• Nel 1891 si laurea all'Università di Bonn con una tesi sugli aspetti foneti ci della parlata della sua città natale.• Negli anni Trenta , quando i suoi drammi vengono rappresentati in tutta Europa e in varie parti del mondo, si reca spesso all'estero per seguirne la messa in scena .• Nel 1934 riceve a Stoccolma il pre mio Nobel per la letteratura .

1870

1880

1890

1900

1910

1920

1930

Guida alla lettura - Il lavoro sul testo 34

Novelle pe r un anno 36

Scheda / Le opere: N ovelle p er un anno 36

Il treno ha fischiato 38Guida alla lettura - Il lavoro sul testo 43

Certi obblighi 45Guida alla lettura - Il lavoro sul testo 51La signora Frola e il signor Ponza, suo genero 52Guida alla lettura - Il lavoro sul testo 58

Il teatro .59

Scheda / Generi e forme: Commedia, drammao tragedia , .

64Scheda / Le opere: Così e se vi pare 65Così è se vi pare , dall'atto I 66

Guida alla lettura - Il lavoro sul testo 77Così è se vi par e , dagli atti II e lll 81

Guida alla lettura - Il lavoro sul testo '88Scheda / Le opere: Sei personaggi m cerca d autore 90Sei personaggi in cerca d 'autore, dalla parte I 91

• Nel 1887 si trasferisce a Roma, dove prosegue gli studi universitari .• Dopo la laurea conseguita a Bonn, nel 1892 si stabilisce definitivamen te a Roma. Frequenta gli ambienti letterari della capitale e collabora a importanti riviste.• Negli anni venti è docente presso il Magistero.• Dal 1925 al 1928 è direttore del Teatr o di Arte, fondato dal figlio Stefano e da altri giovani intellettua li.• Nella capitale scrive i suoi drammipiù famosi.• Muore nel 1937 a Cinecittà, men-tre segue la lavorazione di un film tratto da Il fu Mattia Pascal.

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Guida alla lettura - Il lavoro sul testoS ei p ersonaggi in c rca d' autore, dalla parte II Guida alla lettura - Il lavoro sul testoSei personaggi in cerca d' autore, dalla parte IIIGuida alla lettura - Il lavoro sul testo

\ Scheda J Le opere: Enrico IVEnrico IV, dagli atti II e lllGuida alla lettura - Il lavoro sul testo

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• Nasce ad Agrigento nel 1867 dauna famiglia con tradizioni antiborbo niche e garibaldine .• Frequenta il liceo a Palermo e si iscrive quindi all'Università. ·

La vita di Pirandello, dopo l'infanzia e la prima giovinezza trascorse in Sicilia e gli studi universitari completati in Germania, si svolge prevalentemente a Roma, dove egli esercita la sua attività di docente e di drammaturgo .Dalla terra d'origine trae spunto per alcuni drammi dialettali, per i temi e le figure di novelle di ambiente contadino, alcune delle quali diverranno anche fortunati atti unici. Ma la produzione teatr ale maggiore di Pirandello, ispirata alla vita della media borghesia urbana, e poi l'ampio successo internaziona le dei suoi drammi, confermano la sua natura di intellettuale europeo, la capacità di individuare temi e scelte stilisticheche superano i confini della tradizione letteraria nazionale e si pongono in sintonia con le principali istanze culturali del suo tempo.

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Incontri con ...

Gli aut ori LUIGI PIRANDELLO

tric e Tr ev e s di Milano .

l rulnw -;;;-:-:--=-:- :;========= // fu Mattia

Pascal

UN ROMANZO: IL FU MATTIA PASCALINl.A CRISI DEI VALORI E LA COSCIENZA DELLO SCARTO FRA ESSERE E APPARIRE

UN ROMANZO CHE SEGNA UNA ROTTURA CON LA TRADIZIONE OTTOCENTESCADELLA RAPPRESENTAZIONE OGGETTIVA DELLA REALTÀ

Nac que nel 1867 pr es soAgrigento nella villa materna detta il Caos, in cui la famiglia si era rifugiata per sfuggire a un'epidemia di c olera. La madre Caterina Ricci-Gramitto proveniva da una famiglia che aveva partecipato alle lotte antiborboniche e per l'unità d'Italia. Il padre Stefano, in gioventù garibaldino, dirigeva una miniera di zolfo. Luiginell'infanzia venne educato in casa da un precettore. Fu un precoce insaziabile lettore e adodici anni. scrisse una tragedia in cinque attiche rappresentò con le sorelle e gli amici. A Palermo frequentò il liceo classico poi si iscris- se alle facoltà di legge e di lettere, dove co nobbe alcuni dei futuri dirigenti dei Fasci sicilia- ni, il movimento popolare protagonista di una lotta in difesa dei diritti dei contadini .Nel 1887 si trasferì a Roma, dove seguì coninteresse le lezioni del filologo Ernesto Mona ci. In seguito a contrasti con un insegnante continuò gli studi a Bonn dove si laureò nel 1891 con una tesi in tedesco su "Suoni e svi luppi di suono della parlata di Girgenti". Nel 1892 si ristabilì a Roma, frequentò gli am bienti letterari della capitale e diventò assiduo di Ugo Ojetti e Luigi Capuana . Collaborò con le riviste "Marzocco", su cui condusse una dura polemica antidannunziana, e "La NuovaAntologia ".Nel 1894 sposò Maria Antonietta Portulano,figlia di un socio del padre, da cui avrà tre figli. Poco dopo il matrimonio una crisi delle aziende familiari di zolfo rovinò il suo patri monio e quello della moglie. Antonietta, già sofferente , ne fu così sconvolta che pro gressivamente cadde in una grave forma di psicosi paranoica, al punto che nel 1919 sarà necessario internarla in una casa di cura. Le difficoltà economiche indussero Pirandello ad intensificare le sue attività let terarie: oltre all'insegnamento presso il Magistero romano, pubblicò novelle su alcu ne riviste e nel 1904 su "La Nuova Anto logia" apparve a puntate Il fu Mattia Pascal.

Il successo del romanzo lo. aiutò a diventare

Il drammaturgo c atanese Nino Martoglio lo incorag giò affinché si occupas se più assiduamente della produzione teatrale ed egli nel 1910 affidò allo stesso Martoglio la messa in scena di alcuni atti unici. Negli anni seguenti, altre importanti compagnie portarono nei tea tri italiani ed europei le sue opere: quella di Marco Pragae Irma Gramatica, quella di Angelo Musco, il grande atto-

re siciliano che dal 1916 interpretò i drammi dialettali, 'quella di Ruggero Ruggeri. I teatri di Roma, Milano, Londra, Parigi decretarono il successo dei Sei personaggi in cerca d'autore e dell'Enrico IV e Pirandello iniziò a viaggiare in tutto il mondo per seguire le rappresentazionidelle sue opere.Nel 1924 chiese pubblicamente la tesseradel partito fascista; si allontanerà poi dal fa scismo verso la fine degli anni venti, deluso dall'involuzione demagogica e autoritaria del regime. Nel 1925 divenne il direttore del Teatro di Arte di Roma, ideato dal figlio Ste fano, e scritturò come prima attrice la gio vanissima Marta Abba, che diverrà la più im portante interprete pirandelliana e resterà sentimentalmente legata allo scrittore . Il so dalizio con Marta Abba coincise con l'ultima fase della produzione teatrale di Pirandello, qÙella che maggiormente risente di intenti didascalici ed epici.Nel 1926 ritornò al romanzo, pubblicando,dopo un lavoro di quasi quindici anni, Uno, nessuno, centomila. Negli anni trenta si in tensificarono le rappresentazioni dei drammi pirandelliani in tutto il mondo, dal Sudame rica al Giappone, e la sua fama internaziona le viene saricita e rilaneiata dal Premio Nobel del 1934. Anche il cinema utilizzò soggettipirandelliani: nel 1920 Mario Camerini girò Ma non è una cosa seria e nel 1930 Greta Garbo interpretò un film tratto da Come tu mi vuoi. Morì nel 1937, per una polmonitecontratta a Cinecittà mentre assisteva alla la vorazione della seconda edizione cinematografica de Il Fu Mattia Pascal.

La coscienzadella crisi post-risorgimentaleA."'or igine .d lla visione del mondo di Pirandello v1 e la tragica consapevolezza della cni profonda della civiltà risorgimen tale, cosi .come emerge dal romanzo I vec chi e / giovani che, pubblicato nel 1913 rappresenta un bilancio dell'esperienza per'. sanale fino a quel punto maturata dall'auto re e. propone una riflessione sugli eventi st?ric1 del suo tempo e una meditazione p1u generale sulla condizione umana. A quel tempo Pirandello ha già scritto alcuni romanzi' ma .non è anc ora iniziata la sua grande stagione di autore per ìl teatro .Nel. romanzo, ambientato in Sicilia , ad Agrigento e a Roma negli anni 1893-94, al tempo dei moti popolari dei fasci siciliani e d1 un grave scandalo che coinvolse la Banca Rmana, Pirandello ritrae, in contra sto con . 1 ott1m1smo ufficiale, "la bancarotta de.I patriottismo" e del mito dell'Unità d'Ita lia. 1 grandi ideali di giustizia, di libertà di nscatto delle zone più arretrate del rr{eri d1one, e in particolare della Sicilia, che ave vano alimentato la vecchia generazione dei patrioti, naufragano negli scandali, nella corruz.1one. e nel malgoverno; ma anche i nuovi ideali del socialismo emergente , che danno vita a1 moti dei fasci in Sicilia, falli scono a.. causa della superficialità dei diri genti e della scorza di secolare stupidità, arm,ta d1 diffidenza e d'astuzie animale sche delle masse contadine (da I vecchi e 1 giovani).Dei vecchi garibaldini, alcuni, fedeli ai pro pri valori, v.engono emarginati, altri, divenu ti polit1cant1, affaristi, profittatori, deludono le aspettative eroiche del Risorgimento e sono responsabili della degenerazione, della c:orruz1one e dei compromessi della soc1eta post-uitaria, preoccupati solo dei propri interessi .personali e incuranti dei bi sogni. della azione; intanto la generazione dei g1ov.an1 e costretta a reprimere qualsia si slancio di rinnovamento e di progresso,

oppre.ssa dalle convenzioni, dai pregiudizi, dalle ipocrisie d1 una società ormai cristal lizzata.Da qui nascono lo sconforto e il senso amaro d1 sc onfitta che impedisc ono a P.1rand.ello di ritrovare motivi di speranza sia a livello storico, poiché la nuova società industriale e borghese ha imprigionato e soffocato c:on le sue regole ipocrite e i sua.i ritmi alienanti qualsiasi tentativo e aspi razione al cambiamento, sia a livello esi stenziale, poiché la provvisorietà e l'incon sistenza d1. ogni ideale e di ogni fede e il contrsto insanabile fra illusione e realtà sono Iessenza stessa del vivere.01 fronte a questa amara constatazione Don Cosma Laurentano, uno dei protagoni sti del romanzo, esclama:

"Una sola cosa è triste, cari miei: aver capito .11 gioco! Dico il gioco di questo demoniacc10 beffardo che ciascuno di noi ha denrn e che si spassa a rap presentarci d1 fuori, come realtà, ciò che poco dopo egli stesso ci scopre come .una nostra illusione, deridendoci· per. gli affanni che per essa ci siamo dati..'. E dunque non vi lagnate! Affan natevi e tormentatevi, senza pensare che tutto questo non c onclude. Se non conclude, è segno che non deve concludere, e che è vano dunque cer care una conclusione" .

La vita è un flusso di formee di eventi dominati dal casoo.alla consapevolezza dell'assurdità della v1t. scaturisce la partic olare posizione dell 1ntellettuale Pirandello, isolato nel pano rama d.ella cultura italiana , estraneo alle correnti .letterarie del tempo, in polemica sia. con I .miti consolatori di Pascoli o la re torica .altisonante di D'Annunzio, sia con il os1t1v1smo. Egli tuttavia trova punti di rife rimento nella disincantata riflessione sulla cond1z1one umana, che si sta affermando

uno degli autori più importanti della casa edi- 7

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Incontri con ...

orientamenti psichici, apparisca comeAnche il linguaggio, per Pirandello, si deve

il fu Mattia Pascal

Ridotto al ruolo di uomo-massa, assuefatto

soprattutto nell'area mitteleuropea. e chetrova in Italia un altro interprete in ItaloSvevo. .Al positivismo Pirandello rimprovera. d1 averelaborato una filosofia, una sp1egaz1one del mondo e della realtà, fondata sulla f1duc1a nella scienza e nel metodo scientifico , e d! attribuirle la capacità di compre.ndere 1 meccanismi delle vicende, dei sent1ment1 e delle passioni, considerati come effetti

d1 cause che da sola la ragione sarebbe in grado di indagare e spiegare. . . Al contrario egli ritiene che l'esistenza sia dominata dal caso e sia, quindi, inspiegab1:le· è inutile allora l'affanno di chi tenta d1 p;ospettare una filosofia, una verità, un mo dello di vita; infatti tutto è relativo e

"la vita è un flusso continuo che noi cerchiamo di arrestare , di fissare in forme stabili e determinate, dentro e fuori di noi... Le forme, in cui cerchia mo di arrestare, di fissare in noi que sto flusso continuo, sono i concetti, sono gli ideali a cui vorremmo serbar ci coerenti... In certi momenti tempe stosi investite dal flusso, tutte quelle nost;e forme fittizie crollano misera mente; e anche quello che non scorre sotto gli argini e oltre i limiti, ma che si scopre in noi d'istinto e che .noi ab: biamo con cura incanalato nei nostri affetti nei doveri che ci siamo imposti, nelle bitudini che ci siamo tracciate, in certi momenti di piena straripa e

sconvolge tutto" (da L'umorismo).

L'umorismo come scarto fra l'essere e l'apparireL'umorismo è il titolo di un saggio di poetica, importante per capire il pe.nsiero e l'opera di Pirandello, scritto quasi contemporaneamente alla stesura de 11 fu Mattia Pascal e pubblicato successivamente nel1908.Nel saggio, Pirandello afferma che l'animaindividuale è molteplice, poiché

"passione e ragione, istinto e volontà, tendenze e idealità, costituiscono 1n certo modo altrettanti sistemi distinti e mobili, che fanno sì che l'individuo, vi vendo ora l'uno ora l'altro di essi, ora qualche compromesso fra due o più

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se veramente in lui fossero più anime diverse e perfino opposte, più e oppo ste personalità".

La società, invece, impone a ogni uomo una parte, una forma, e l'individu stesso crede di avere un'unica personahta, d1 essere al centro della realtà. . La riflessione sulla contrapdizione tra 11 voler sembrare e l'essere, trova espressio

. ne nell'umorismo, che, a differenza del co: mico, è la capacità di "capire il giorn" , d1 vedere il mondo sdoppiato ; di cogliere 11 reale e nello stesso tempo di rivelarne ilcontrario.Pirandello esemplifica que?ta concezionenell'immagine della vecchia signora .

"Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orri bile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili . Mi metto a ridere. Avverto che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima vista e superficialmente, arrestarmi a questa impressione comica. 11 comico è appunto un avvertimento del contra rio. Ma se ora interviene in me la ri flessione, e mi suggerisce che quellavecchia signora non prova forse nes sun piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente s'inganna che, parata così, .nasconden do così le rughe e le canizie, riesca a trattenere a sé l'amore del marito 'molto più giovane di lei, ecco eh.e io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavoran do in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto_.-più addentro; da quel primo avverti mento del contrario mi ha fatto passa.re a questo sentim.ento del contrario: Ed è tutta qui la differenza tra 11 comi co e l'umoristico ."

Nel saggio Pirandello teorizza quindi l'esi genza di una produzione letteraria, che sia espressione di una "vita nuda", che sappia svelare quanto di comico e al contempo d1 tragico vi sia nell'esperienza umana.

adattare a questa nuova arte, infatti "l'umo- · rismo ha bisogno del più vivace libero spontaneo e immediato movimento 'della lin'. gua", deve essere "un linguaggio di cose e non di parole" estraneo sia alla lingua lette raria sia all'illusione realistica del dialetto poiché '

"l'arte non consiste, né può consistere nell'imitare, tal quale, la natura, nel ri produrre la realtà materiale dei suoni dei gesti, come farebbe un fonograf; o un cinematografo ; ma ha una verità una realtà superiore a tutte quest particolarità volgari , ovvie , comuni, a tutti questi segni esteriori".

È un'affermazione in evidente polemica con · le correnti letterarie, come il Naturalismo francese di Zola o il Verismo italiano diVerga che avevano teorizzato l'esigenza positivistica di un'arte oggettiva, riproduzio ne "fotografica" della realtà . In questo se.n.s o •. pur non condividendone tutti gli es1t1, Pirandello si allinea con la critica che anche il Decadentismo europeo rivolgeva al positivismo di fine Ottocento .

Verso la dissoluzionedel romanzo tradizionale: i temi e lo stileIl fu Mattia Pascal viene pubblicato nel 1904 ed è la prima opera in cui Pirandello si libera della dimensione regionalistica che aveva caratterizzato la sua produzione pre cedente e si apre alle tematiche più com plesse che segneranno tutta la sua espe rienza letteraria, in particolare nelle novelle e poi soprattutto nella produzione dramma turgica.

11 romanzo è la lunga confessione di Mattia Pascal, protagonista di una storia parados sale e affascinante, che dopo una vincita al gioco si finge morto per sfuggire alle an gustie della sua vita

familiare , ma quando tenta di reinserirsi nella sua vera identità scopre che tutti ormai lo considerano effet tivamente

defunto e si sono ricostruiti un'esistenza che lo esclude. A vicenda con clusa, il protagonista , in prima persona, racconta il suo tentativo di ribellarsi alla

maschera che gli è stata imposta dalle con venzioni sociali, il suo desiderio di

libertà di amore autentico, di giustizia e di onore'.

a gusti, desideri, comportamenti e pensieri imposti dalla civiltà industriale, incapace di comunicare con i suoi simili, il bibliotecario Mattia Pascal sfrutta un caso fortuito la falsa notizia della sua morte, pubblicata 'dai giornali, per assumere una nuova parte e cercare così di evadere verso nuovi oriz zonti, di recuperare la propria iniziativa in dividuale perduta. Egli scopre però che

"fuori dalla legge e fuori di quelle par ticolarità, liete o tristi che siano, per cui noi siamo così...non è possibile vi vere".

Cosicché Mattia Pascal, divenuto Adriano Meis, precipita in un caos ancora più incol mabile. Si illude allora di poter riprendere la sua vecchia maschera, ma invano; infat ti, come afferma il critico A . Leone De Castris

"egli. non può tornare sui suoi passi, ri vestire ad uno ad uno i panni dimessi della vecchia mascherata, cercare di ricompor re i frammenti di quella sua antica forma, provvisoria e falsa, ma alla fine l'unica possibile, l'unica nella quale la vita possa tuttavia consistere e misurarsi".

Mattia Pascal rappre senta dunque una nuova tipologia di personaggio , presente anche dei romanzi di Svevo, quella dell'inet to, ovvero dell'eroe negativo, incapace di agire di fronte al vuoto della propria esi stenza , chiuso nell'angoscia della sua soli tudine, costretto a vivere, pur nella consa pevolezza della sua completa impotenzasconfitto, paralizzato, ridotto a un'ombra' un nulla. 'La struttura dell'opera è per alcuni versi in novativa rispetto al romanzo tradizionale . Il racconto si apre con ben due premesse che ne costituiscono i primi due capitoli; nella prima Mattia Pascal si presenta, defi nendo subito il suo un caso strano ; nella seconda ha modo di espor.re la sua conce zione pessimistica dell'uomo , un

"vermuccio, un atomo infinitesimale un niente nell'universo, capace di az'. zuffarsi però per un pezzettino di terra o di dolersi per certe cose che...do vrebbero parerci miserie incalcolabili".

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// fu Mattia Pascal

Incontri con ...

Le vicende che seguono s?no narrate nel rispetto dell'ordine cronologico, ma speslo nei momenti in cui Mattia si abbandona a e

mento in cui nascono, toc_c a il triste privile gio di sentirsi vivere, di_ rende_rs1_ conto delle grandi cont ddiz_ioni su .cui s1 tonda no la vita di ogni md1v1duo e I rapporti so

LUIGI PIRANDELLOIL FU MATTIA PASCAL

O STRUTTURA

riflessioni e alle memorie, passato .e _pre

ciali. . - · ro di Il romanzo appare prima sulla rivista "La Nuova Antologia ", poi in volume nel 1904.

sente si confondono, poiché egli li riv1v. nella sua coscienza e legge il presente, fil trandolo attraverso il passato..La presenza del dialogo, il periodare seccoe conciso, le frasi spesso prive del verbo, anticipano lo stile teatrale della rnp_prs: tazione scenica. Questo lmguagg10, ms1econ il taglio ironico, spes_s paradossa e Ile

Giunge così a maturazrone I1 pens1e Pirandello, che, come a,bbiamo visto, sta alla base del saggio L µmonsmo, non _ a caso dedicato "Alla memoria del fu MattiaPascal bibliotecario" . . . L'opera si chiude con u.na postilla, scritta da Pirandello molti anni dopo, nel 1_921,per d

·fendere il suo romanzo dalle critiche

Scritto in prima persona dal protagonista-narratore, è suddiviso in 18 capitoli, ciascuno contrassegnato da un numero romano e dal titolo; i primi due capitoli svolgono la funzione di doppia "Premessa".

O TRAMAL'opera è strutturata in tre parti: nei capitoli dal lii al VII viene rappresentato il periodo della giovinezza di Mattia, vissuta dal protagonista in modo scioperato, fino al mah monio con Romilda, la donna che egli ha compromesso. Il matrimonio è un vero e pro prio fallimento anche a causa della convivenza con la suocera, la vedova Pescatore,grottesco delle situazioni e sintomo e a 1

di i.

ianza.a1 ·

es_emp1

che non nasconde il suo disprezzo per il genero. Ma anche il lavoro che Mattia è co

nverosimigl Citando cunilucidità dell'analisi e nello stesso tempodella pietà dello scrittore. . i Nella narrazione sono mtrodott1 anche ap s azi e occasioni di espos1Z1one te_orica, cme nel capitolo Xlii, dove viene sviluppa ta la teoria, vagamente leopardiana, s_econdo cui, a differenza degli altri esseri (per

. dell'albero che vive e non s1 rende esempio . . f . dal mo conto di vivere), agli uomini, m -

tratti dalla cronaca dI.. tempo, lo .scrittore dimostra di quali reali 1nveros1m1glianze sia

invece capace la vita_ stessa. An?he questa capacità della vita d1 superare Iarte, della

ealtà di essere più paradossale della fmione diverrà uno dei grandi tem della pro

duzione di Pirandello, che trovera compiutaespressione nelle opere teatrali.

stretto ad accettare, quello di bibliotecario in una vecchia chiesa sconsacrata adibita abiblioteca, non è meno frustrante, cosicché Mattia decide di fuggire.Durante la fuga, a Montecarlo, vince inaspettatamente al gioco e sul treno di ritorno a Miragno, il suo paese, dove pensa di riprendersi una rivincita sui familiari e i creditori grazie alla somma che ha in tasca, viene a sapere del ritrovamento di un cadavere, che tutti hanno identificato come il suo. Mattia Pascal, approfittando del fatto che tutti lo credono morto, decide allora di rifarsi un'altra vita.Nei capitoli dall'Vlll al XVI viene descritto questo tentativo del protagonista. Innanzitutto cambia nome e diventa Adriano Meis, va a vivere a Roma, ospite della pensione del si gnor Paleari e si innamora della figlia Adriana. A questo punto però si rende conto che non può sposare la ragazza, non può denunciare un furto che ha subito, non può sfi dare a duello un rivale che lo ha offeso, poiché Adriano Meis non esiste, è soltanto un'invenzione della fantasia , ma la sua identità non è riconosciuta dalla società. Mette in scena allora il suicidio di Adriano Meis e, ripresa la vecchia identità, ritorna al paese. Negli ultimi due capitoli si svolge il terzo tempo del romanzo. Mattia Pascal, ritornato al paese, scopre di essere ormai un estraneo per tutti: la moglie, sposata con il suo amico Pomino, è madre di una bambina; gli amici non lo riconoscono. Mattia awerte l'impossibilità di reinserirsi in quel mondo; egli è morto dawero e si riduce a condurre la propria esistenza con una vecchia zia, chiudendosi a scrivere le sue memorie nella vecchia biblioteca in compagnia di Don Eligio.o TEMIIl romanzo affronta alcuni dei temi centrali nel pensiero e nella produzione letteraria di Pirandello:• il desiderio di fuga dagli spazi angusti della realtà quotidiana• il caso, quale motore degli eventi umani• la maschera che ciascuno deve portare e le contraddizioni fra questa identità

ester na, apparente e quella interiore• l'insanabile opposizione fra le tensioni individuali e il senso comune, la morale

cor rente• il conflitto fra realtà e apparenza• l'impossibilità di sfuggire al proprio destino di doppiezza, fino all'annullamento di sé.

Foto di scena dalla versione cinematografica del 1937 de I! fu Mattia Pascal. 11

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a ta ena,

M

Incontri con ... Luigi Pirandello la argiva. E io rimarrò bibliotecario, solo soletto, a Santa Maria Libera le."

Il fu Mattia Pascal

romanzoIl fu Mattia Pascal, cap. V II, Cambio treno

1904

. . . M attia Pascal f ugge da M iragno, il pae sino /igur dove scia la I cap itoli VII, VIII, IX cost1tu1scono la parte centrale deroma;:s tare altrettanto bisbetica ed insopportabile e, spinto dall 1mpulsmoglie Romilda, acida e permalo sa e la s ocera,Ila v o M corto dove inaspett atamente, vince al gioco una somma strep1- di gioca re i pochi soldi che ha in tasca, s1 reca a cosmo I on e ' ' .tosa. . . . I che lo ri orta a casa, leggendo. il giornale, viene a conoscen- Riportiamo , del cap itolo VII , la pa r e in cui il p rotagl onh1sta, su. treno ·uto nel adavere di un annegato nella g ora del mulino della za del ... pro prio suicidio: la moglie e la suocera o anno neonosoStia, il suo podere . . . . . lt tutte della p rigione dei legami fa miliari e sociali e di rifa rsi una nuovaÈ questa / 'occasione per M atti d1 liberarsi, una va a p er '

identità e quindi una nuova esistenza.

Pensavo: . . . , l' . mpagna a fare il mugnajo . Si sta meglio vicini "Riscatterò la S ua e m1 nttrero a, m .ca 'alla terra; e - sotto - fors'anche meglio. l . Ne ha finanche quello del bec-

Così pensavo, e il treno intanto correva . Non potevo chiudere gli occhi, ché ubitom'appariva con terribile precisione il cadavere di quel giovinetto , là, nel viale, picco-( lo e composto sotto i grandi alberi immobili nella fresca mattina. Dovevo perciò con-

25 solarmi così, con un altro incubo, non tanto angu inoso, almeno materia lmente: quel lo di mia suocera e di mia moglie. E godevo nel rappresentarmi la scena dell'arrivo, dopo quei tredici giorni di scomparsa misteriosa.Ero certo (mi pareva di vederle!) che avrebbero affettato entrambe, al mio entrare, la più sdegnosa indifferenza. Appena un'occh iata, come per dire:

30 «To', qua di nuovo? Non t'eri rotto l'osso del collo?» Zitte loro, zitto io.Ma poco dopo, senza dubbio, la vedova Pescatore avrebbe cominciato a sputar bile, rifacendosi da ll'i mpiego che f rse avevo perd u to.•M'ero infatti portata via la chiave della biblioteca: alla notizia della mia sparizione,

35 avevano dovuto certo scassinare la porta, per ordine della questura: e, non trovando mi là entro, morto, né, avendosi d'altra parte tracce o notizie di me, quelli del Municipio avevano forse aspettato, tre, quattro, cinque giorni, una settimana, il mio ritorno; poi avevano dato a qualche altro sfaccendato il mio posto.Dunque, che stavo a far lì, seduto? M'ero buttato di nuovo, da me, in mezzo a una stra-

Ogni . . .e do, ha qualche sua conso azione. cine e.

lo polveroh

e vol

40 da? Ci stessi! Due povere donne non potevano aver l'obbligo di mantenere un fanmestiere, m ion d ll con c a

5 chino. Il mugnajo può consolarsi col frastuono e e ma .nullone, un pezzaccio da galera che scappava via così, chi sa per quali altre prodezze,Per aria e lo veste di farina. · e nemmeno un sacco, là' nel molino. Ma appena ecc., ecc.Son sicuro che, per ora, non s1 romp

·

lo riavrò io: . d l l I s· nor Mattia, s'è rotta la bronzina! Signor Mattia,«Signor Mattia, la nottola e pa o. tg

10 i denti del lubecchio!» . d ll a e Malagna amministrava.

Io, zitto.Man mano, la bile di Marianna Dondi cresceva, per quel mio silenzio dispettoso, cre-

45 sceva, ribolliva, scoppiava: - e io, ancora lì, zitto!A un certo punto, avrei cavato dalla tasca in petto il portafogli e mi sarei messo a con

Come quando ' l buon'anima e a mamm ' , i· frutti della capagna; e se . , tare sul tavolino i miei biglietti da mille: là, là, là e là...c era a . b m1 porroE mentr'io attend , a1

mol. il fattore mi ru era

olenda. E di qua il mugnaio e d" l' Spalancamento d'occhi e di bocca di Marianna Dondi e anche di mia moglie .

ero mo, . . b , la m l ainvece a badare a questa, il mugnaio mt ru era d Poi:il fattore faranno 1

, l 1 · nel mezzo a go ere.e to d 11 da cassapanca d . di mia suocera uno et 50 «Dove li hai rubati?» .15 Sarebbe forse meg1. h

e cavassi a a veneran

la vedova custodisce con l .e

« ...settantasette, settantotto, settantanove, ottanta, ottantuno; cinqecento, seicento,io c . P atote che a caniora

vecchi abiti di Francesco Antonio esc . .' M . a Dondi e mandassi lei a fare ile col pepe come sante reliquie, e ne vestissi anannmugnajo e a star sopra al fattore. b . mogli·e Forse a qualche albero ca-

·settecento; dieci, venti, venticinque; ottantunmila settecento venticinque lire, e quaranta centesimi in tasca .»Quietamente avrei raccolto i biglietti, li avrei rimessi nel portafogli, e mi sarei alzato.

1-!aria di campagna fbb

e cert mente ene a mia .

; speriamo che non h.55 «Non mi volete più in casa? Ebbene, tante grazie! Me ne vado, e salute a voi.»

are 11 . utoliranno secc l20 dranno le foglie, vedendola; gli ucce etti _'.'l.ffiffi

:)poca fortuna in quel genere di lavoro.

Ridevo, così pensando.I miei compagni di viaggio mi osservavano e sorridevano anch'essi, sotto sotto. Allora, per assumere un contegno più .serio, mi mettevo a pensare a' miei creditori, fra

2 Stia: il podere paterno che un astuto amministratore ha lentamente sottratto alla fami

-13 molenda: qÙantità di grano che deve esseremacinata. .

glia Pascal, divenendone il propnetano. d5 spolvero: polvere di farina che si d1sper e

nell'aria durante la macinazione del grano. .

15 veneranda: degna di rispetto e venerazione,qui usato in senso ironico. . .

l 7 reliquie : resti di corpi di santi, o cose ad essi

21 la sorgiva: la sorgente.22 ché subito: poiché immediatamente; come

questo il nuovo incubo del protagonista è al trettanto sgradito, ma meno sanguinoso.

9-10 nottola...lubecchio: nottola del palo, bronzina e denti del lubecchio sono parti meccani che che garantiscono il funzionamento della macina e che Mattia Pascal immagma debba no subito guastarsi, qualora egli ridiventasse

appartenute, divenute oggetto di culto.. Dondi: è la suocera di Mattia Pascal,

17 artanna l' b' ·la stessa cui egli immagina di sottrarre g 1 a ltl

del defunto marito per vestirla da .uomo e mandarla a governare i possedimenti.

chiudeva gli occhi gli appariva la vista del giovane suicidatosi al casinò di Montecarlo.

25 non tanto sanguinoso: il cadavere del giovane aveva il volto coperto di sangue, a causa del proiett ile che gli aveva trapassato ilcranio: per

28 avrebbero affettato: avrebbero ostentato, datoa vedere.

33 rifacendosi••.perduto: prendendo spunto per litigare dall'impiego che forse era stato tolto al genero.

. . del mulin o a co n fe rm a della s ua propnetano •13

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d

' ins · 1

ranno?"

ff

sce una persona noiosa e profittatrice, comele mosche che infastid iscono i cani.

90 dell ordme. gmsta, a cui è difficile reagire .efficace.

15

Incontri con ... Guarda l'rologio: erano le otto e un quarto. Fra un' .

Il fu Mattia Pascal

cui avrei dovuto dividere quei biglietti di banca. Nasconderli, non potevo. E poi, a che60 m'avrebbero servito, nascosti?

Godermeli, certo quei cani non me li avrebbero lasciati godere. Per rifarsi lì, col mo-lino della Stia e coi frutti del podere, dovendo pagare anche l'amministrazione, che si mangiava poi tutto a due palmenti (a du palmenti era anche il molino), chi sa quant'anni ancora avrebbero dovuto aspettare. Ora, forse, con un'offerta in contanti, me li sarei

65 levati d'addosso a buon patto. E facevo il conto:"Tanto a quella mosca canina del Recchioni; tanto, a Filippo Brfsigo, e mi piacerebbeche gli servissero per pagarsi il funerale: non caverebbe più sangue ai poverelli; tanto a Cichin Lunaro, il torinese; tanto, alla vedova Lippani... Chi altro c'è? lh! hai voglia! IlDella Piana, Bossi e Margottini ... Ecco tutta la mia vincita!"

70 Avevo vinto per loro a Montecarlo, in fin dei conti! Che rabbia per que' due giorni diperdita! Sarei stato ricco di nuovo... ricco!Mettevo ora certi sospironi, che facevano voltare più dei sorrisi di prima i miei com-pagni di viaggio. Ma io non trovavo requie. Era imminente la sera: l'aria pareva di ce-nere; e l'uggia del viaggio era insopportabile.75 Alla prima stazione italiana comprai un giornale con la speranza che mi facesse ad-

Avevo il giornale ancora in mano 1 1 . oretta, dunque, sarei arrivato.dono migliore di quelli del Lama o voh.ta1 .per cercare in seconda pagina qualche

. 1 occ 1 m1 andarono su un

95 Suicidio

così, in grassetto.Pensai. subito che potesse essere quello d i Montec ' .aresta1 sorpreso al primo rigo, stam d' . ad ' e m affrettai a leggere. Ma miM zragno" . pato 1 mmuttss1mo carattere: "Ci telegrafano da

100 "Mia,no? Chi si sarà suicidato nel mio paese?"Lzaetsasip:utJreerfza,zsioanbeat.o. .2"8. , è stato rinvenuto nella gora d'un muli.no un cmlavere in istato d' avan-

A un ratto la vista mi s'annebbiò, sembrandomi di .del m10 podere: e, siccome stentavo a le e scrgere. nel ngo seguente il nome

105 nuscola, m'alzai in piedi per essere p·, gg. re, cloln un occh10 solo, quella stampa mi-" .r . ' 1u v1c1no a urne... put e1zione . Il molino è sito in un podere detto del , . .nostra cztta. Accorsa sopra luo()'o l' a t . , . d' . . S tia , a czrca due chilometri dalla

t> u onta giu zzzarza con altto gora per le constata,,.;oni d' l ra gente ,

·1 _ J _ vere fu estrat-

dormentare. Lo spiegai, e al lume del lampadina elettrico, mi misi a leggere. Ebbi così dalla"'' 1 egge e

. o Più ta d 1· f z· c=la consolazione di sapere che il castello di Valencay, me so all'incanto per la seconda o nostro . . ."

l delpiantonat · r esso u riconosciuto per quel-

volta, era stato aggiudicato al signor conte De Castellane per la somma di due milionie trecentomila franchi. La tenuta attorno al castello era di duemila ottocento ettari: la

80 più vasta di Francia."Press'a poco come la S tia..."Lessi che l'imperatore di Germania aveva ricevuto a Potsdam, a mezzodì, l'ambasciata

110 nIlocutuotrtei.mi balzò in gola e guardai ' ptrttato, L. m1.e1. compagni di viaggio che dormiva-

n"Aosctcroorsbaiblsiooptercaarliuoo.g.o.". .. estratto dalla gora ..· e piantonato ..· fu riconosciuto per quello del

"lo?"marocchina, e che al ricevimento aveva assistito il segretario di Stato, barone deRichtofen. La missione, presentata poi all'imperatrice, era stata trattenuta a colazione,

85 e chi sa come aveva divorato !Anche lo Zar e la Zarina di Russia avevano ricevuto a Peterhof una speciale missione

115

"Accorsa sopra luogo ... più ta d . llparso da parecchi giorni . Caus: l·s cr .dq do. del tro bibl'.otecario M attia Pascal , scom-"l ? S . z zo. zssestz 1znanziarz "R ..... comparso ... riconosciuto ... M attia Pascal " ..11 essi con piglio feroce e col cuore in tumult · on . ,

tibetana, che aveva presentato alle LL.MM . i doni del Lama. nghe. Nel primo impeto tutte le . .mie energie vitali so ptu quante volte quelle poche

"I doni del Lama?" domandai a me stesso, chiudendo gli occhi, cogitabondo. "Che sa- 120 testare: come se quella notizia, cos,i t. rn.tante nella s

o· rsero 'vb1'0l enI temente per pro-

90 Papaveri: perché, mi addormentai. Ma papaveri di carsa v irtù: mi destai, infatti, pre- sto, a un urto del treno che si fermava a un'altra stazione.

anc e per me esser vera M ua z mpas L L e aconicità potesse h . 1 . . a, se non per me, era pur ve 1. 1 . 'questi a tn avevano fin da ier · d 11 . ra per g t a tn; e la certezza che. 1 e a mia morte era s .sopra azione, permanente schiacciante G d . . u me come una msopportabile· ' ..· uar ai di nuov · · ·g10 e, quasi anch'essi lì sotto gli· o h. . . . o 1 miei compagni di viag-. ' ' cc t m1e1 nposa · ll

125 taz1one di scuoterli da quei loro s d' ) . ssero m que a certezza, ebbi la ten-

63 a due palmenti•••molino): gioco di parole tra il 73 requie: pace, riposo. l'uggia: la noia.

Pier gn' dar 1oro che non era vero.

corno 1 e penosi attegg·iament1·, scuoterli, svegliarli,

significato figurato di mangiar e a due palmen·7477

ti, che vuol dire divorare in modo ingordo equindi sperperare, e il significato letterale di palmento, che indica la macina del mulino.

64 avrebbero...aspettare: i creditori avrebbero do· vuto aspettare a lungo per rifarsi dei debiti uti·

messo all'incanto: messo in vendita all'astapubblica . .LL.MM.: formula abbreviata che sta per LoroMaestà .del Lama: del Dalai Lama, la massima auto-rità del buddismo tibetano.

Possibile?"

97 q.uello di Montecarlo: Mattia Pascal aveva as- sistito, a Montecarlo, al suicidio di un giova

110 spiritato: sconvolto in preda i;e sgomento. , a orte stupore

lizzando soltanto gli interessi delle proprietà, il mulino e il podere, amministrate in modo 90disonesto e senza scrupoli.

66 mosca canina: modo di dire con cui si defini-

cogitabondo: pensieroso, meditabondo. Papaveri: si allude ironicamente alle facoltàsoporifere dei papaveri.di scarsa virtù: dallo scarso potere, non molto

101

108

ne giocatore.go.ra d'un mulino: canale artificiale usato per al.imentare il moto delle pale del mu lm' o.PUltonato: protetto e guardato a vista da forze

120

123

impass. ibi.le laconicità.· brevita' che denota unacerta md1fferenza per il fatto che s1· racconta e che perciò irrita Mattia Pascal. sopraffazione : imposizione opprimente e in

14

8

8

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:

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strinsi: . . da

71

o

Incontri con ... li fu Mattia Pascal

165 Prima di rallegrarmi così, dovevo bene accertarmi, aver notizie precise e particolareg E

. ancora una vo

lta la notizia balord itoja . ·1 treno s'arrestasse avrei vol h

e giate. Ma come procurarme le?rilessi ., ll mosse

. vo

luto

he 1 ' uto eN on p tevo ptu tare a e .

Avrei e d torna duro ord e greve, m

. fa- Mi cercai nelle tasche il giornale. Lo avevo lasciato in treno. Mi voltai a guardare il

. . . . l suo andar monotono, a au ' .1

130 corresse a prec1p1z10. que l' A ·va e chiudevo le mani contmuamen- binario deserto, che si snodava lucido per un tratto nella notte silenziosa, e mi sentiiceva ere cere

d ' pu n

to in punto orgasmo. .

pn avo il giornale· lo rimettevo in sesto come smarrito, nel vuoto, in quella misera stazionuccia di passaggio. Un dubbio più

L lte affondandomi le unghie nelle pa me; sp1egzz l 'l

' . . h . , sapevo a memona, paro a per paro a.per rilegger la notma e e gta bb' . . to7 In is tato di avanzata putre- "Riconosciuto! Ma è possibile che m'a iano nconoscm ....

135 fazione .. . Puàh!". d d lla gora frdicio gonfio, orribile,

170 forte mi assalì, allora: che io avessi sognato ? Ma no:"Ci telegrafano da M iragno. ]eri , sabato 28 ..."Ecco: potevo ripetere a memoria, parola per parola, il telegramma. Non c'era dubbio!

Mi vidi per un momento, lì nell'acqua ver astra . e ' sul'

e con le

.Tuttavia, sì, era troppo poco; non poteva bastarmi .

. . . .galleggiante ... Nel raccapriccio istmtivo, mcrocta1

le braccia petto mam175 Guardai la stazione; lessi il nome: ALENGA.

mi palpai, miCh' , tata 7 mt som1g

.cer

to...

Avrà forse avuto la barba anche Avrei trovato in quel paese altri giornali ? Mi avvenne che era domenica. A Miragno ,"lo, no; io, no... L sara s .... E m'han riconosciuto! ... Scomparso pa-

140 lui, come la mia... la mia stessa corporatura. .. . e chi si è affrettato così a rico-. . . Eh ·, 1 M io vorrei sapere, vorret saper

recch1 gwrm. . . gta. a . . l' I tanto simile a me? vestito come me .. p 'b'l he quel disgraziato a 1osse - 'h nascermi. osst t e e . M . D d' la vedova Pescatore: oh. m a

dunque, quella mattina, era uscito Il Foglietto , l'unico giornale che vi si stampasse. Atutti i costi dovevo procurarmene una copia. Lì avrei trovato tutte le notizie partico lareggiate che m'abbisognavano . Ma come sperare di trovare ad Alenga Il Foglietto ?

180 Ebbene: avrei telegrafato sotto un falso nome alla redazione del giornale. Conoscevotal quale? Ma , stat 1 i' forse' le1b. ananna

le on i, vero, figuriamoci! «

E' 1 . I ildirettore, Mi;;;"Calzi, Lodoletta come tutti lo chiamavano a Miragno, da quando, giosara e . I N sarà parso U1.

pescato subito, m'ha nconoscmto sul itho . on figliuolo mio!» E si sarà messa a pian-

vinetto, aveva pubblicato con questo titolo gentile il suo primo e ultimo volume di, 1 I . I h povero Mattia . a ' povero h

145 E ui. m10 genero . a ' . . h' t al cadavere di quel poveretto, e e versi.I ' h

gere 1ors e;· sar

à pure mg1nocc tata accan oati· di· qua· non ti conosco».

,, Per Lodoletta però non sarebbe stato un avvenimento quella richiesta di copie del suo

anc .s1 l 1 .o e gn.darle: «Ma le' v .

non ha potuto tirar e n ca et ' tò a un'altra stazione. Aprii lo sportello e mi pre- Fremevo. Finalmente tl trenods. rres l h osa subito: un telegramma d'urgenza per cipitai giù, con l'idea confusa t are qua e e e '

150 smentire quella notizia. . l , . vesse scosso dal cervello quella stu-. . d l e m1 sa vo· come se mt a

Il salto che sp1c.ca1 a. ':'gon l o .ma sìl la mia liberazione la libertà una vita nuova!pida fissazione, mtrav1d1 m un ba en ... . . ., dovuto darle a nessuno! Ero morto,

185 giornale da Alenga? Certo la notizia più "interessante" di quella settimana, e perciòil pezzo più forte di quel numero, doveva essere il mio suicidio. E non mi sarei dunque esposto al rischio che la richiesta insolita facesse nascere in lui qualche sospetto?"Ma che!" pensai poi. "A Lodoletta non può venire in mente ch'io non mi sia affogato davvero. Cercherà la ragione della richiesta in qualche altro pez zo forte del suo numero

190 d'oggi. Da tempo combatte strenuamente contro ilMunicipio per la conduttura dell'acqua

Avevo con me ottantaduemila lire' e non avrei pm glie non avevo più suocera: nes- e per l'impianto del gas. Crederà piuttosto che sia per questa sua 'campagna'".. . ,

ero morto: non avevo più debiti, non aveo 1 mo '155 suno! libero! libero! libero! Che cercvo d1 pm . . mento stranissimo là sulla banchi-

Entrai nella stazione.Per fortuna, ilvetturino dell'unico legnetto, quello de la posta, stava ancora lì a chiac

Pensando , davevo esser rimasto m un atteggia tello del vagone ' Mi vidi attorno chierare con gl'impiegati ferroviarii: il paesello era a circa tre quarti d'ora di carrozza

cosi,na di que11a · A 0 lasciato aperto l

spor o infine mi·

e mi spinse, 195 dalla stazione, e la via era tutta in salita.staztone. vev h .

parecchia gente, che mi gridava non so e e cosa, un ' 'gridandomi più forte:

scosseMontai su quel decrepito cale sino sgangherato, senza fanali; e via nel bujo.Avevo da pensare a tante cose; pure, di tratto in tratto, la violenta impressione rice

160 «ll treno n·parte.I» . I l' ' dai io a mia volta. «Cambio trenoI.»

vuta alla lettura di quella notizia che mi riguardava così da vicino mi si ridestava

«Ma 1o l. l 1 . . artire

' caro signore .» g t gn

a'

fosse già stata smentita; sein quella nera, ignota olitud i ne, e mi sentivo, allora, per un attimo, nel vuoto, come

asct, o as1np . . ·1dubbio se uell notiziaMi aveva ora assalito un ubb10. t M' .!fossero saltati fuori i parenti del verogià si fosse riconoscmto 1errore'. ragno,morto a correggere la falsa identificaz10ne:-

200 poc'anzi alla vista del binario deserto; mi sentivo paurosamente sciolto dalla vita, uperstite d i me tesso, sperduto, in attesa di vivere oltre la morte, senza intravedere ancora in qual modo.

128129

130-31

16

sbalorditoja: sbalorditiva, stupefacente .Non potevo•.•mosse: non potevo più star fermo. Stare alle mosse si dice dei cavalli, m tens10- ne prima della partenza della corsa.andar monotono•..orgasmo: il moto regolare

e monotono del treno contrasta con l'agita zione e la tensione emotiva del passeggero (or-

17

gasmo ), per cui diventa quasi pesante e fati coso (greve) da sopportare.

134 istato: stato.

176 Mi sovvenne: mi ricordai. 199 in quella .•.solitudine: solo al buio in un luogo186 il pezzo più forte: l'articolo più sensaziona sconosciuto.

le. 201 superstite di me stesso: sopravvissuto alla mia

137148

raccapricéio: orrore. Fremevo: tremavo di rabbia

. .e di ind1gnaz10-

193196

legnetto: piccola carrozza.decrepito calessino: ilcalesse è vettura legge

morte. Si prefigura la situazione assurda in cui Mattia Pascal si viene a trovare e che egli penne per quel riconoscimento aff

ressato.

rettato e inte- ra a due ruote trainata da cavalli. ln questocaso è vecchio e malandato.

serà di sfruttare per sottrarsi alla monotonia della vita passata.

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Incontri con ...Domandai, per distrarmi, al vetturino, se ci fosse ad Alenga un'agenzia giornalistica:

«Come dice? Nossignore!»205 «Non si vendono giornali ad Alenga?»

«Ah! sissignore. Li vende il farmacista, Grottanelli.»«C'è un albergo?»«C'è la locanda del Palmentino .»Era smontato da cassetta per alleggerire un po' la vecchia rozza che soffiava con le frogea terra. Lo d i cemevo appena . A un certo punto accese la pipa e lo vidi, allora, come

li fu Mattia Pascal

240 E il gioro apprss, dopo una notte insonne, sconvolta da un tempe toso mareggia· ment d1 pens1e 1, l nella Locanda del Palmentino, ricevetti quindici copie del

Foglietto. Nei due giornali d1 Genova che, appena rimasto solo, m'ero affrettato a leggere, non avevo trovato alcun cenno. Mi tremavano le mani nello spiegare Il

Foglietto . In prima agma, nulla. Cercai nelle due interne, e subito mi saltò a gli occhi un segno di lutto

245 m capo alla terza pagina e, sotto, a grosse lettere, il mio nome. Così:

MATTIA PASCAL210

215

a sbalzi, e pensai: "Se egli sapesse chi porta ...". Ma ritorsi subito a me stesso la domanda:"Chi porta? Non lo so più nemmeno io. Chi sono io ora? .Bisogna che ci pensi. Unnome, almeno, un nome, bisogna che me lo dia subito, per firmare il telegramma e per non trovarmi poi imbarazzato se, alla locanda, me lo domand;mo. Basterà che pensi

'I C . h' ?"soltanto al nome, per adesso. Vediamo un po . ome m1 c iamo. .

Non si avevano notizie di lui da alquanti giorni : giorni di tremenda costernazione e d' inenar rabile angosci per la desolata famiglia; costernazione e angoscia condivise dalla miglior parte della nostra cittadinanza , che lo amava e lo stimava per la bontà dell' animo , per la giovialità

250 dl carattere e per quella natural modestia , che gli aveva p ermesso , insieme con le altre doti , di sopportare senza avvilimento e con rassegnazione gli avversi fati , onde dalla spensierata agiate zza si era in questi ultimi tempi ridotto in umile stato.

220

Non avrei mai supposto che dovesse costarmi tanto stento e destarmi tant manta lscelta di un nome e di un cognome. Ilcognome specialmente! Accozzavo s1llbe, cos, senza pensare: venivano fuori certi cognomi, come: Strozzani , Prb:tta , M artoni , Bartusi , che m'irritavano peggio i nervi. Non vi trovavo alcuna propneta, alcun se:iso. Come se, in fondo, i cognomi dovessero averne... Eh, via! uno qualunque ... Martont, per esem pio, perché no? Carlo Martoni... Uh, ecco fatto! Ma, poco dopo, davo una pallata :"Sì! Carlo Martello...". E la smania ricominciava.Giunsi al paese, senza averne fissato alcuno. Fortunatamente, là, dal farmacista, ch'era ancheufficiale telegrafico e postale, droghiere, cartolajo, giornalajo, bestia e non so che ltro, non

Q.undo , dopo il primo giorno dell' inesplicabile senza , la famiglia impressio!11lta si recò allaBiblioteca. Bocamazza , dove egli , zelantissimo del suo ufficio , si tratteneva quasi tutto il gior-

255 no ad arricchire con dotte letture la sua vivace intelligenza , trovò chiusa la porta; subito , in n.anzi a questa porta chiusa, sorse nero e trepidante il sospetto , sospetto tosto fugato dalla lu singa che durò parecchi dì, man mano però raffievolendosi , eh' egli si fosse allontanato dal paese per qualche sua segreta ragione .M a ahimè! La verità doveva purtroppo esser quella!

260 perdi rc.ente .della madre adoratissima e , a un tempo , dell' unica figlioletta , dopo la per dita degli aviti bem, aveva profondamente sconvolto l' animo del povero amico nostro. Tanto

225 ce ne fu bisogno. Comprai una copia dei pochi giornali che gli arrivavo: 101:1ah d1Genova: Il Caffaro e Il Secolo XIX; gli domandai poi se potev avre H Foghett.o d1 iragno. Aveva una faccia da civetta, questo Grottanelh, con un paJ O d occhi tondi tondi, come di vetro, su cui abbassava, di tratto in tratto, quasi con pena, certe pàlpebre cartilagi-

e, ci:ca.tre .mesi i:tro , già una prima volta , di notte tempo , egli aveva tentato di por fine a suoi miseri giorni , là, nella gora appunto di quel molino , che gli ricordava i passati splen dori della sua casa ed il suo tempo felice .

230 no e.«Il Foglietto? Non lo conosco.»«È un giornaluccio di provincia, settimanale», gli spiegai. «Vorrei averlo. Ilnumero

d'oggi, s'intende.»« Il Foglietto? Non lo conosco» badava a ripetere. .«E va bene! Non importa che lei non lo conosca: io le pago le spese per un vaglia tele-

265 . . .Nessun maggior doloreChe ricordarsi del tempo felice

Nella miseria .. .

Con le lacrime agli occhi e singhiozzando cel narrava , innanzi al grondante e disfatto cada vere , un vecchio mugnajo , fedele e devoto alla famiglia degli antichi padroni . Era

calata la235 grafico alla redazione. Ne vorrei avere dieci, venti copie, domani o al più preto. Si può?»

Non rispondeva: con gli occhi fissi, senza sguardo, ripeteva ancora: «I l Foglietto? ... Non lo conosco». Finalmente i risolse a fare il-vaglia telegrafico .sotto la mia dettatura, in-

dicando per il recapito la sua farmacia.

270 notte , lubre ; u lcera ross era stata deposta lì per terra , presso al cadavere vigilato da due Reali Carabimen e il vecchio Filippo Brina ( lo segnaliamo all' ammirazione dei buoni) p rlava e lagrimava con noi . Egli era riuscito in quella triste notte a impedire che l' infelice nd cesse ad effetto il violento proposito; ma non si trovò più là Filippo Brina pronto ad im pedirlo , questa seconda volta. E M attia Pascal giacque , forse tutta una notte e metà del gior-

e con le narici (froge) rasentava il terreno.210 Lo...appena: distinguevo a malapena la sua sa-

goma nel buio.217 destarmi...smania: crearmi tanto affanno.218 Accozzavo: mettevo insieme a caso.

225 bestia: ironicamente aggiunto all'elenco dei compiti del farmacista che in paese faceva ditutto.

229-30 cartilaginose: dure e spesse.238 si risolse: si decise.

240-41 tempestoso mareggiamento: burrascoso agi tarsi.

251 avversi fati: disavventure finanziarie e luttifamiliari.

256-57 tosto•..lusinga: ben presto dissipato, messo in fuga dall'illusione.

261 aviti beni: possedimenti ereditati dalla famiglia, dagli avi.

268 cel: ce lo.272 in quella.••notte: in quella notte infelice di tre

mesi prima.273 riducesse ad effetto: portasse a compimento .

223 Carlo Martello: l'assonanza tra Carlo Martoni209-10 la vecchia•..terra: la vecchia cavalla malan

data che soffiava col capo chino per la faticae il personaggio storico Carlo Martello gli facambiare idea sulla scelta del nome.

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222 una spallata: un'a l zata di spa ll e. 1918

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Incontri con ...

275 no appresso , nella gora di quel molino.Non tentiamo nemmeno di descrivere la straziante scena che seguì sul luogo , quando l' altroieri , in sul far della sera , la vedova sconsolata si trovò innanzi alla miseranda spoglia irrico

li fu Mattia Pascal

morte, a tutta quella "inenarrabile angoscia", a quel "cordoglio straziante" del funebre pezzo forte dt Lodoletta? Bastava, perbacco, aprir pian piano un occhio a quel povero

oto, accorgersi che non ero io; e anche ammesso che gli occhi fossero rimasti in

noscibile del diletto compagno , che era andato a raggiungere la fig lioletta sua.

fol o a a gora,l via! una moglie, che veramente non voglia, non può scambiare così

Tutto il paese ha preso parte al cordoglio di lei e ha voluto dimostrarlo accompagnando all' estre-

280 ma dimora il cadavere , a cui rivolse brevi e commosse parole d' addio il nostro assessore comunale cav. Pomino.Noi inviamo alla povera famiglia immersa in tanto lutto , al fratello Roberto lontano da M iragno ,le nostre più sentite condoglianze , e col cuore lacerato diciamo per l' ultima volta al nostro buon M attia: - Vale , diletto amico , vale!

285 M. C.

Anche senza queste due iniziali avrei riconosciuto Lodoletta come autore della necro logia.Ma debbo innanzi tutto confessare che la vista del mio nome stampato lì, sotto quellastriscia nera, per quanto me l'aspettassi, non solo non mi rallegrò affatto, ma mi acce-

290 lerò talmente i battiti del cuore, che, dopo alcune righe, dovetti interrompere la let tura. La "tremenda costernazione e l'inenarrabile angoscia" della mia famiglia non mi fecero ridere, né l'amore e la stima dei miei concittadini per le mie belle virtù, né il mio zelo per l'ufficio. Il ricordo di quella mia tristissima notte alla Stfa, dopo la morte della mamma e della mia piccina, ch'era stato come una prova, forse la più forte, del

295 mio suicidio, mi sorprese dapprima, quale una impreveduta e sin istra partecipazione del ca o; poi mi cagionò rimorso e avvilimento.

315 act mente un a tro uomo per il proprio marito.St erano affrettate a riconoscermi in quel morto 7 La vedova Pescato h Malag re sperava ora c e

. _ na, _commosso e orse non esente di rimorso per quel mio barbaro suicidio ve-se m aJto della povera vedova? Ebbene: contente loro, contentissimo io ' '

. orto 7.. a ?gto? Una croce, e non se ne parli più!" .320 Mt levat, sttrat le braccia e trassi un lunghissimo respiro di sollievo.

317 Malagna: amministratore disonesto delle pro- prietà di Mattia Pascal.

ALLA LITTU RA

Il apitol può essere suddiviso in due parti: la prima si svolge sul treno la secondalo strutturo;rn'.cco o paese dove Mattra Pascal si ritrova una volta sceso frettolo amente dal

Ne'.'a prima par_te si assiste alla progressiva trasformazione del ersona · rzr_ 1mente_ Mattra Pascal, ripensado alla vincita al gioco, si abbandon a una

1 rr 1es_sr onr he hanno come tema rl recupero dei propri beni, i contrasti familiari ·aportr con r _credrtorr, 11 lavoro di bibliotecario. Il flusso dei pensieri si arresta qun 0 1 protagonrsa viene P_er caso a conoscenza del proprio suicidio: indi nato I

Eh, no! non mi ero ucciso, io, per la morte della mamma e della figlietta mia, per quan prrma reazione e quella dr smentire la falsa notizia. Subito do o tuttav·1

g . ' a sua

to forse, quella notte, ne avessi avuto l'idea! Me n'ero fuggito, è vero, disperatamente;ma, ecco, ritornavo ora da una casa di giuoco, dove la Fortuna nel modo più strano m i

300 aveva arriso e continuava ad arridermi; e un altro, invece, s'era ucciso per me, un altro, un forestiere certo, cui io rubavo il compianto dei parenti lontani e degli amici, e condannavo - oh suprema irri ione! - a subir quello che non gli apparteneva, falso com

he/attdr fronte finalmente lapossibilità di rifarsi una vita, df ssere 1i e "ee : d1 ru are a proprio vantaggio la morte dello sconosciuto e l'errore della moglie e

e1 _a suocera che lo hann_o identificato come Mattia Pascal.Il giorno dopo, leggendo il necrologio sul giornale locale del suo paese ha la d f · t1va conferma che tutti ormai lo credono morto e quindi ribadisce la su decisio J-

pianto, e finanche l'elogio funebre dell' incipriato cavalier Pomino! il personagg io 11 .pe_rsonagg1.0 d1 M. att1.a

· presentato nel suo cammino verso la "liberazione" 11 via _

Questa fu la prima impressione alla lettura di quella mia necrologia sul Foglietto.305 Ma poi pensai che quel pover'uomo era morto non certo per causa mia, e che io, fa

cendomi vivo, non avrei potuto far rivivere anche lui; pensai che, approfittand mi della sua morte, io non solo non frodavo affa tto i suoi parent i, ma anzi venivo a render loro un bene: per essi, infatti, il morto ero io, non lui, ed essi potevano crederlo scomparso e sperare ancora, sperare di vederlo un giorno o l'altro ricomparire.

310 Restavano mia moglie e mia suocera. Dovevo-proprio credere alla loro pena per la mia

e i temi

g10 in treno, infatti, non e altro che la metafora dell'esistenza di Mattia eh s gacco.mpagnata dal sorriso i_ pocrita e meravigliato degli altr i passeggei. ignao

irerr profondi e dei sent1ment1 dell'uomo, incuriositi solo dalle sue reazioni este-

Maia è accompagnato. a .tratti da un senso di disperazione e a tratti dalla ferma vo l ta dr sc1oghers1 dar f1tt1_z1 rapporti co_n la moglie, che ha scambiato facilmente un a_ ro uomo,_ il morto, per 11 proprio manto; con gli amici, i conoscenti e i compaesa ni, eh· redono _per lui un necrologio, rrcco di parole altisonanti e di false espres

s1ont1t '·1cor ogho'. con la suocera dal carattere bilioso e collerico, cui probabilmente

276 seguì: accadde.278 era andato•..sua: nell'aldilà, in Paradiso.

299-300 mi aveva arriso: mi era stata favorevole.302 irrisione: beffa.

lo spazio, il tempo e i temi

spe a r rrconosc1mento uff1c1ale del cadavere.

Il viaggio di Mattia si svolge di sera, in "un'aria che pareva di cenere" e il passegge ro scende dal treno n_ella notte silenziosa in una stazioncina deserta, un luo 0 ricor-

284 Vale: addio.295-96 una impreveduta ...caso: il fatto di essere stato

realmente disperato serve, in modo imprevi

sto e infausto, a provare la verità del

suicidio.

GUIDA

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20 303 incipriato: convenzionale, ricercato.306 approfittandomi: cogliendo l'occasione.307 non frodavo...parenti: non toglievo nulla con

l'inganno ai suoi parenti.

rente nella narrativa dr Pirandello, awolta in una nera e ignota solitudine. g1 onte allo spazio S?,onf1nato_. sim_bolicamente rappresentato dal buio notturno

diatu v;ve/no dr e1 momenti dr _s1lenz10 interiore, in cui l'anima nostra si spogli e e 1nz1on1 a 1tual1. ..e nor vediamo noi stessi nella vita e, in se stessa, la vita,

21

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Incontri con . .. '

quasi in una nudità arida e inquietante ...Lucidissimamente allora la. compagine della

li f u Mattia Pascal

romanzo Luigi Pirandelloesistenza quotidiana, quasi sospesa nel vuoto d1 quel nostro s1lenz10 mterime, c1 ap pare priva di senso, priva di scopo ...11 vuoto interno si allarga, varca 1 lim1t1 del no

1904 Il fu Mattia Pasca l, cap. XVI II, Il fu Mattia Pascalstro corpo, diventa un vuoto interno a .noi,.un. vuoto stano, come un arresto .del tempo e della vita, come se il nostro s1lenz10 interiore s1 sprofondasse negli ab1ss1del mistero" (da "L'umorismo"). .Questo vuoto assoluto che Mattia avverte, porta diretta.mente alla follia o alla mortee allora è giocoforza per il personaggio, andare alla ricerca d1 un altro se stesso, darsi al più presto un'altra identità, a cominciare da un altro nome.

Nel capitolo sono utilizzati linguaggi diversi: quello di Mttia che raccont.a, riflette su

Ben presto Mattia Pascal, divenuto Adriano Meis, si rende conto di essere di nuovo prigioniero, chiuso nella gabbia di una assurda finzione. Annientato, ridotto a/l'assoluta impotenza, rimane sbalordito e vuoto di fronte alla sconfitta:"Ancora vivo per la morte e morto per la vita.Che vita infatti può essere più la mia?"Decide allora di inscenare il suicidio di Adriano Meis, di rivestire i panni di Mattia Pascal e di ritornare al paese, ma anche questo tentativo di riprendere una fo rma nella vita e nella società si rivela vano.

le strutturelinguistiche

di sé; quello ufficiale dei giornali e infine quello retorico del necrologio. .Mattia s1esprime in modo breve, conciso, usa prevalentemente propos1z1oni coordmate, .tal:

volta ellittiche del verbo ed un lessico semplice, concreto, senza trnppe infles1on1dialettali. A volte la presenza dell'ironia sembra creare un momento d1 pausa, d1 og- gettivo distacco, prima dell'evento significativo . . . . .Diversi e più formali sono gli altri due linguaggi. Quello del .qu.otidl.ano. naz1on,?le aP,pare nel complesso arido e denso degli stereot1p1 g1ornahst1c1. t1p1c1 della nera . Mentre il necrologio presenta un lessico ricercato, una struttura sintattica complessa, dotte citazioni che sembrano sottolineare ironicamente la natura d1 puro eserc1z10 re torico, nel qule il personaggio legge soltanto la prova dell'ipocrisia del mondo.

SUL TESTO Nella prima parte del capitolo è possibile ricava.re una .sere.di elemen i che sorreggeranno la scel

I ta del protagonista di non tornare a casa: quali sono 1 p1u 1mportant1.Che cosa pensa Mattia Pascal della moglie e della suocera? Elenca alcuni asp i significativi del

2 loro carattere secondo il punto di vista di Mattia. Come possono essere g1ud1cat1 1 rapporti del pro-tagonista con le due donne?Le motivazioni fornite dalla notizia giornalistica e dal necrologio sul presunto suicidio di Matti

3 Pascal sono le stesse che lo spingono ad accettare quella morte apparente? oppure le sue moti-vazioni sono altre? Spiega con esempi opportuni.Le poche persone che Mattia incontra (i passeggeri. sul .treno, il farmacista .di Alenga) sembrano

4 rappresentare in modo simbolico l'indifferenza degli altri per gli straordinari eventi che 11 perso naggio sente di vivere. Spiega questo aspetto del capitolo.Alcune brevi espressioni che forniscono indicazioni di tipo spazio-temporale sul . uogo ,,in cui si ri

5 trova il protagonista una volta sceso dal treno sono caratt.erizzate dalla parai vuoto . Rcercalesul testo e spiegane il significato, anche in relazione con 11 brano tratto da L umorismo riportato

Tra l'ansia e la rabbia (non sapevo che mi agitasse di più, ma eran forse una cosa sola: ansiosa rabbia, rabbiosa ansia) non mi curai più se altri mi riconoscesse prima di scen dere o appena sceso a Miragno.M'ero cacciato in un vagone di prima classe, per unica precauzione. Era sera; e del

5 resto, l'esperimento fatto u Berto mi rassicurava : radicata com'era in tutti la certezza della mia tri ta morte, ormai di due anni lontana, nessuno avrebbe più potuto pensa re ch'io fossi Mattia Pascal.Mi provai a sporgere il capo dal finestrino, sperando che la vista dei noti luoghi mi de stasse qualche al tra emozione meno violenta; ma non valse che a farmi a crescer l'ansia

10 e la rabbia. Sotto la luna, intravidi da lontano i l clivia della Stfa.«Assassine! fischiai tra i denti. «Là... Ma ora...»Quante cose, sbalordito dall'inattesa notizia, mi ero dimenticato di domandare a Roberto! Il podere, il molino erano stati davvero venduti? o eran tuttora, per comune accordo dei creditori, sotto un'amministrazione provvisoria? E Ma lagna era morto? E zia Scolastica?

1s Non mi pareva che fossero passati soltanto due anni e mesi; un'eternità mi pareva, e che - come erano accaduti a me casi straordinari - dovessero parimenti esserne accaduti a Miragno. Eppure niente, forse, vi era accaduto, oltre quel matrimonio di Romilda con Pomino, nor malissimo in sé, e che solo adesso, per la mia ricomparsa, sarebbe diventato straordinario. Dove mi sarei diretto, appena sceso a Miragno? Dove s'era composto il nido la nuova

20 coppia ?Troppo u m i le per Pomino, ricco e figlio unico, la casa in cui io, poveretto, avevo abi tato. E poi Pomino, tenero di cuore, ci si sarebbe trovato certo a disagio, lì, con l'ine vitabile ricordo di me. Forse s'era accasato col padre, nel Palazzo. Figurarsi la vedova Pe catare, che arie da matrona, adesso! e quel povero cavalier Pomino, Gerolamo I,

:\ nella guida.L'uso insistito del monologo interiore, immette il lettore direttamente nei pensieri del personaggio.Che impressione generale ne emerge? Prova a tratteggiare sintetìcamente le caratteristiche

es- senziali di Mattia Pascal.

22

4 per unica precauzione: per avere minori pro babilità di essere riconosciuto.

5 l'esperimento ...Berto: quando si era presentato al fratello Roberto, questi, credendolo morto, aveva stentato a riconoscerlo.

6 trista ·morte: morte violenta per suicidio.9 qualche...emozione: una certa dolcezza di af

fetti ritrovati.10 il clivio...Stia: la collina del podere paterno.14 Malagna : amministratore poco scrupoloso dei

beni della famiglia.16 parimenti: allo stesso modo.l 7 Romilda : colei che era stata sua moglie.

19-20 Dove.••coppia: In quale casa avranno scelto di abitare mia moglie col suo nuovo marito.

21 umile: modesta .23-24 la vedova Pescatore: la madre della moglie.

24 matrona: gran signora.24 cavalier Pomino: il padre del nuovo marito di

Romilda.

23

IL LAVORO

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Incontri con ... «Chi è?»

li fu Mattia Pascal

25 delicato, gentile, mansueto, tra le grinfie della megera! Che scene! Né il padre certo,né il figlio avevano avuto il coraggio di levarsela dai piedi. Ed ora, ecco - ah che rab-bia! - li avrei liberati io...Sì, là, a casa Pomino, dovevo indirizzarmi: che se anche non ce li avessi trovati, avreipotuto sapere dalla portina ja dove andare a scovare.

30 Oh paesello mio addormentato, che scompiglio dimani, alla notizia della mia resurre-zione!C'era la luna, quella sera, e però tutti i lampioncini erano spenti, al solito, per le viequasi deserte, essendo l'ora della cena pei pi ù.Avevo quasi perduto, per la estrema eccitazione nervosa, la sensibilità delle gambe: an-

35 davo, come se non toccassi terra coi piedi. Non saprei ridire in che animo fossi: ho sol tanto l'impressione come d'una enorme, om erica risata che, nell'orga mo violento, mi - sconvolgeva tutte le viscere, senza poter scoppiare: se fosse scoppiata, avrebbe fatto bal-zar fuori, come denti, i selci della via, e vacillar le case.Giunsi in un attimo a casa Pomino; ma in quella specie di bacheca che è nell'andro-

40 ne non trovai la vecchia portinaja; fremendo, attendevo da qualche minuto, quando su un battente del portone scorsi una fascia di lutto stinta e polverosa, inchiodata lì, evidentemente, da parecchi mesi. Chi era morto? La vedova Pescatore? Il cavalier Pomino? Uno dei due, certamente. Forse il cavaliere ... In questo caso, i miei due co lombi, li avrei trovati su, senz'altro, insediati nel Palazzo. Non potei aspettar più oltre:

45 mi lanciai a balzi su per la scala. Alla seconda bra nca, ecco la p'artinaja.«Il cavalier Pomino?» .Dallo stupore con cui quella vecchia tartaruga mi guardò, compresi che proprio il po-vero cavaliere doveva esser morto.«Il figlio! Il figlio!» mi corressi subito, riprendendo a salire.

50 Non so che cosa borbottasse tra sé la vecchia per le scale. A pie' dell'ultima branca do vetti fermari; non tiravo più il fiato! Guardai la porta; pensai: "Forse cenano ancora, tutti e tre a tavola ... senz'alcun sospetto. Fra pochi istanti, appena avrò bussato a quel la porta, la loro vita sarà convolta ... Ecco, è in mia mano ancora la sorte che pendeloro sul capo".

55 Salii gli ultimi scalini. Col cordoncino del ampanello in mano, mentre il cuore mibalzava in gola, tesi l'orecchio. Nessun rumore. E in quel silenzio ascoltai il tin-tin lentodel campanello, tirato appena, pian piano .Tutto il sangue m'affluì alla testa, e gli orecchi presero a ronzarmi, come se quel lievetintinno che s'era spento nel silenzio, m'avesse invece squillato dentro furiosamente e

60 intronato.

Non potei, lì per lì, rispondere: mi strinsi le pugna al petto come per imped· h ·1cuore 1 balzasse fuori. Poi, con voce cupa, quasi sillabando' dissi: tr c €\---1

65 «Mattia Pascal». '«Chi?!» strillò la voce di dentro.«Matia Pascal» ' ripetei, incavernando ancor più la voce.Sentll scappare la vecchia strega, certo atterrita, e subito immaginai che cosa in q

l mometo acadeva di là. Sarebbe venuto l'uomo, adesso: Pomino il cor . I ue

70 Ma pnma b1s?gnò ch'io risonassi, come dianzi, pian piano. ' agg1oso.Appe·na P, ommo, spalancata di furia la porta, mi vide - erto - col petto m. fuon. - m. - nanz1 a se - retrocesse esterrefatto. M'avanzai gridando·«Mattia Pascal! Dall'altro mondo.» ·odmino calde ahedbere per terra, con un gran tonfo, sulle natiche, le braccia puntate

75 m tetro, g 1 occ 1 s arratt:«Mattia! Tu?!»La .vedova Psctore, accorse col lu me in mano, cacciò uno strillo acutissimo da ar- tonendt:. lo nchms1 la porta con una pedata, e d'un balzo le tolsi il lume che g,ià lepca- deva 1 mano. '

80 «Zi.tta;;> le grida sul.uso. «Mi prendete per un fanta i ma davvero?»«Vivo ..» fece lei, allibita, con le mani tra i capelli.«Vivo! vivo •' vivo •' » segUL' ta1· 1· 0, con g1·01·a .1e eroce. « Mi riconosceste morto è vero affo- gato 1a.7» ' '«E di dove vieni?» mi chiese con terrore.

85 « Dal· ?moli·no, sbtrega!» le urlai. «Tieni qua il lume' guardami· bene.1 Sono io? mi rico- nosct. o .t1 sem ro ancora quel disgraziato che s'affogò alla Stia?»«Non en tu?»«pCrepa, .m,egera! lo sono qua, vivo! Su, alzati tu ' bel tomo '· Dov'e' ROml'lda ?»

er;ant...» gemette Pomino, levandosi in fretta. «La piccina ... ho paura ...·il latte...»

90 o a er.ra1 per un braccio, restando io, ora a mia volta:«Che piccina?»«Mia... mia figlia ...» balbettò Pomino«Ah che assassinio!» gridò la Pescatora.N n tei rispondere ancora sotto l'impressione di questa nuova notizia

95 « ua igha?..». mormorai. «Una figlia per giunta?... E questa ora...» .«Mamma, da Romilda, per carità...» scongiurò Pomino.

Poco dopo, riconobbi con un sussulto, di là dalla porta, la voce della vedova Pescatore:

foglio esposto in bacheca.

63 le pugna: le mani a pugno.67 incavernando: rendendo ancora più bassa e

profonda la voce.70 dianzi: poco prima.

85 al molino: Dal mulino, cioè dal luogo dove e stato trovato il cadavere che i parenti hanno riconosciuto come suo.

88 bel tomo: bel tipo. Espressione sprezzante, ma32 però: perciò.33 pei più: per quasi tutti gli abitanti del paese.36 omerica: grandiosa, fragorosa.36 orgasmo: eccitazione.38 selci: blocchetti di pietra usati per pavimen-

tare le strade.39 bacheca: la figura della portinaia dietro al fi

nestrino della portineria è paragonato ad un

24

45 branca: rampa delle scale.50 A pié: ai piedi.53 la lorci...sconvolta: Mattia Pascal, creduto

morto da due anni, prevede lo sconvolgimen to della nuova famiglia alla sua ricomparsa.

60 intronato: frastornato come da un fortissimo squillo.

71 erto: diritto.73 Dall'altro mondo: in questa frase c'è tutto il

gusto di sorprendere e spaventare.77 col lume in mano: la luce fioca della cande

la rende la scena più impressionante.80 fantasima: fantasma.

non malevola.90 restando ...volta: rimanendo io colpito e sor

preso a mia volta.95 per giunta: in più. La moglie non solo si è ri

sposata, ma ha anche una figlia.96 da Romilda: vai da Romilda.

25

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in . h

. 11 . . agi.re· e a 1ora... e .

S

.

Incontri con .... . 1 busto slacciato la poppante al seno, tutta in disordine,

Il fu Mattia P ascal135 «Andate là, voi! Qua c'è vostro genero: se avete da strillare, strillate con lui. lo non

Ma troppo tardi. .Romil·d, co 1 d' letto :n fretta e furia, si fece innanzi, m'intra- come se - alle gnda - s1 iosse evata l

vide: . d' P . della madre che la trascinarono via, la-100 «Mattia!» e cadde tra le braccia .1 mbinraocec1·0 a me accrso con loro.

. d 11 piglio la piccina in ' . h ·scian o, ne o scom ' 11 ·1e bimbetta in braccio, e e vag1-

vi conosco!Mi chinai verso Romilda, che piangeva disperatamente, e le porsi la figliuola.«Su, tieni... Piangi? Che piangi ? Piangi perché son vivo? Mi volevi morto? Guardami... su, guardami in faccia! Vivo o morto ?»

Restai al b · l'ne1 la d'ingresso , con que a graci sentivo ancora negli h'

·1140 Ella si provò, tra le lagrime, ad alzar gli occhi su me, e con voce rotta dai singhiozzi,

UJO, a, a sa lto orecc l l

balbettò:

va con 1a voc.

a agra di latte

. Costernato, sconvo

ra'madre di questa bimba non .mia, «Ma... come... tu? che... che hai fatto?»

grido de11a donna h' ra stata mia e e e ora, ecco, ee

,allora! E

no, io, ora, no,

e '1, t lei dunque,. I t la mia ah non aveva ama a, '105 non mia. men re ' ' d , d' 1 o S'era rimaritata? E io ora... - ma se- «lo, che ho fatto?» sogghignai. «Lo domandi a me, che ho fatto ? Tu hai ripreso mari

Perdio! non davevo aver pietà i questa

' ne

1l or .

he fare? per.

quietarla,d . . ag1a1

to... quello sciocco là!... tu hai messo al mondo una figliuola, e hai il coraggio di do-145 mandare a me che ho fatto?»

guitava a vagire .

que .a piccina, a ': . ' . una ma

no sulle spallucce e a dondolarla «E ora?» gemette Pomino, coprendosi il volto con le mani.. batterle pian pianino

sul petto e cominc1a1 a . d E poco a poco la bimba si tacque. passegg1. an do. I.;odio mi sbollì' l'impeto ce erte. a

110 Pomino chiamò nel bujo con sgomento:«Mattia!... La piccina!. ..»«Sta zitto! l'ho qua,» gli risposi.«E che fai?» b . f eia a me Ora lasciamela stare!« Me la mangi.0... Che faccio!... I.;avete uttata in ac ···

115 S'è quietata. Dov'è Romilda?» na cagna che veda in mano al pa-Accostandomisi, tutto tremante e ospeso, come udrone la sua cucciola:«Romilda? Perché?» mi domandò.«Perché voglio parlarle!» gli risposi ruvidamente.

120 «È svenuta, sai?»«Svenuta? La faremo rinvenire » .Pomino mi si parò davanti, supplichevole: . . I Dove sei stato?... Ah Dio...«Per carità... senti... ho paura ... come mai' tu... vivo ....

. N potresti parlare con me?» 11enti... on . l 1ì on rappresenti più nu a»·

125 «No! » gli gridai. «Con lei devo par are. u, qua, n«Come! io?»«Il tuo matrimonio s'annulla» .

«Ma tu, tu... dove sei stato? Se ti sei finto morto e te ne sei scappato...» prese a stril lar la Pescatore, facendosi avanti con le braccia levate.Glien'afferrai uno, glielo storsi e le urlai:

150 «Zitta, vi ripeto! Statevene zitta, voi, perché, se vi sento fiatare, perdo la pietà che m'ispira codesto imbecille di vostro genero e quella creaturina là, e faccio valer la legge. Sapete che dice la legge? Ch'io ora devo riprendermi Romilda ...»«Mia figlia? tu? Tu sei pazzo! » i nveì, imperterrita colei.Ma Pomino, sotto la mia minaccia, le si accostò subito a scongiurarla di tacere, di cal-

155 marsi, per amor di Dio.La megera allora lasciò me, e prese a inveire contro di lui, melens , sciocco, buono a nulla e che non sapeva far altro che piangere e disperarsi come una femminuccia ...Scoppiai a ridere, fino ad averne male ai fianchi.«Finitela! » gridai, quando potei frenarmi. «Gliela lascio! La lascio a lui volentieri! Mi

160 credete sul serio così pazzo da ridiventar vostro genero? Ah, povero Pomino! Povero amico mio, scusami, sai? se t'ho detto imbecille ; ma hai sentito? te l'ha detto anche lei, tua suocera, e ti posso giurare che, anche prima, me l'aveva detto Romilda, nostra mo glie... sì, proprio lei, che le parevi imbecille, stupido, insipido... e non so che altro. È vero, Romilda ? dì la verità... Su, su, smetti di piangere, cara: ras ettati: guarda, puoi far

165 male alla tua piccina, così... Io ora sono vivo - vedi? - e voglio stare allegro ... Allegro!come diceva un certo ubriaco amico mio... Allegro, Pomino! Ti pare che voglia lasciare

«Come... ehe d. ·7 E la piccina? » . S ·1 In due anni marito e mogl'

e una1 ici. · m

. 1 « vergognati. ' ie, una figliuola senza mamma? Ohibò! Ho già un figliuolo senza babbo... Vedi, Romilda ?«La piccina ... a · piccina ....»

ast1ca . d ll ... Su conducimi! Di dove i pren-

130 figliuola! Zitta, carina, zitta! Andiamo a a mamma ,

de?» d l 1 b' mba in braccio la vedova Pescatore fece Appena entrai nella camera a etto con a l ,

per saltarmi addosso, come una J na. La respinsi con una furiosa bracciata:

Abbiamo fatto pari e patta : io ho un figlio, che è figl io d i Malagna, e tu ormai hai unafiglia. Se Dio vuole, li mariteremo insieme, un giorno. Ormai quel figliuolo là non ti

170 deve fare più dispetto ... Parliamo di c se allegre... Ditemi come tu e tua madre avete fatto a riconoscermi morto, là, alla S tia...»

103

106

26

vocina...latte: voce di neonato, la cui bocca ha il sapore lievemente acido del latte.E io ora: si affaccia alla mente di Mattia Pascal il pensiero di vendicarsi sulla bambina, pe.n siero che verrà scacciato dal pianto della piccola.

109114

116129

130-31

l'impeto cedette: l'impulso della rabbia svanì. Me la mangio:Mattia Pascal risponde con iro nia sentendo la paura nella voce di Pomino. sospeso: ansioso. .masticai: dissi fra i denti, borbottai.Di dove si prende?: Da che parte si va?

153 inveì, imperterrita: continuò ad urlare per nulla intimorita dalle sue minacce.

156 melenso: molle, senza carattere.163 insipido: insignificante. Mattia Pascal abban

dona·la rabbia per un atteggiamento di suffi cienza e di amara allegria.

164 rassettati: mettiti in ordine, calmati.168 io ho...Malagna: i figli illegittimi allora non po-

tevano essere riconosciuti dai padri naturali. Quindi il figlio di Mattia Pascal, avuto dalla moglie di Malagna, risulta figlio di quest'ulti mo; e così se Mattia Pascal si facesse ufficial mente riconoscere vivo, marito quindi di Romil da, la bambina di Pomino risulterebbe figlia sua.

170 cose allegre: amara ironia sul riconoscimento del suo cadavere.

27

me l'a

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1

I

«E

182

185

Adagiar ...nella cuna: sistemare la neonatanella culla.scontraffatto ...cadaverico: alterato in viso e

194196 S'inquieta!: si arrabbia!

28

Incontri con .. .

«Ma anch'io! Esclamò Pomino» , esasperato. «Ma tutto il paese! Non esse sole!»«Bravi! bravi! Tanto dunque mi somigliava?»

li fu Mattia P asco/210 «E tu lascia lo annullare!» gli dissi. «Si ann li , .

miei diritti e non mi farò neppure . u ra pfrfo forma, se mar: non farò valere i. nconoscer vivo u icialm t .«La tua stessa statura... la tua barba ... vestito come te, di nero... e poi, scomparso da strmgono. Mi basta che tutti· . . dano e . . en e, se'propno non mi co-

mi nve m1 nsappi · d r175 tanti giorni...» questa morte, che è morte vera creder I ' G ' ' I d' ano vivo I iatto, per uscir da. ' e o. ra o ve r· Romilda h d

«E già, me n'ero scappato, hai sentito? Come se non m'avessero fatto scappar loro... nrr tua moglie ... il resto non m'· 1ì h . ·1mporta. u a1 contratto p ' qua, a potuto ive- bbl' ·1Costei, costei... Eppure stavo per ritornare, sai? Ma sì! carico d'oro! Quando... che è, 2 15 nio; è noto a tutti che lei è' da un anno tuacuri più del valor legale del s . ' .

.moglre' e utale . tcamente 1 matrimo-, Ch'

vuoi che si

che non è, morto, affogato, putrefatto ... e riconosciuto, per giunta! Grazie a Dio, mi . uo pnmo .Acq

nmarra. R 1 ' Id

moglre: ora da un anno è tua d matnmonro7 ua passata.. . orni a fu miasono cialato, due anni; mentre voi qua: fidanzamento, nozze, luQ.a di miele, feste, gioje,d'' ' ' ma re una

tua.bambina D

180 la figliuola ... chi muore giace, eh? e chi vive si dà pace...»«E ora? come si fa ora?» ripeté Pomino, gemendo, tra le spine. «Questo dico io!» Romilda s'alzò per adagiar la bi mba nella cuna.«Andiamo, andiamo di là» diss'io. «La piccina s'è riaddormentata. Discuteremo di là» .Ci recammo nella sala da pranzo, dove, sulla tavola ancora apparecchiata, erano i resti

185 della cena. Tutto tremante, stralunato, scontraffa tto nel pallore cadaveri co, battendo di continuo le palpebre su gli occhietti diventati scialbi, forati in mezzo da due punti

par Ierà più. Dico bene, doppia suocera?» . opo un mese non se neLa Pescatore, cupa, aggrondata, approvò col ca o M P .

220 domandò: P · a ommo, nel crescente orgasmo,

«E tu rimarrai qua, a Miragno?«Sì,.e verrò qualche sera a prendermi in casa tua un . , .dr vmo alla vostra salute.» a tazza dr caffe o a bere un bICchier

«Questo no!» scattò la Pescatore, balzando in piedi.

neri, acuti d i spasimo, Pomino si grattava la fronte e diceva, quasi vaneggiando:«Vivo... vivo... Come si fa? come si fa?»«Non mi seccare!» gli gridai. «Adesso vedremo, ti dico».

190 Romilda, indossata la veste da camera, cenne a raggiungerci . lo rimasi a guardarla allaluce, ammirato: era ridivenuta bella come un tempo, anzi più formosa.

225I«Ma 'se scherza!. ..» osservò Romilda ' con gJ · occh'1 bassi. o m ero messo a ridere come dianzi. .

«Vedi, Romilda ?» le dissi. «Hanno paura che ri d.pur carina! No no· non torme r· P . pren ramo a fare all'amore ... Sarebbe. ' . n ramo ommo... Vuol d. h I . .m casa, mi metterò a passeggiare giù per la st d rrel e e se u1 non m1 vuole più

«Fammiti vedere ...» le dissi. «Permetti, Pomino? Non c'è niertte di male: sono marito anch'io, anzi prima e più di te. Non ti vergognare, via, Romilda! Guarda, guarda come i torce Mino! Ma che ti posso fare se non son morto davvero?»

195 «Così non è possibile! » sbuffò Pomino livido.

230 farò tante serenate.» ra a,. sotto e tue fmestre. Va bene? E ti

P min?, pallrb'dol , vi brante , passeggiava per la stanza, brontolando·« on e poss1 Ie... non è possibile ...» .A un certo punto s'arrestò e disse:

«S'inqu ieta !» feci, ammiccando, a Romilda . «No, via, calmati, Mino... Ti ho detto che

235 «Sta dfi f' atto che lei:.. c.on te, qua,

.vivo, non sarà più mia moglie ...»

te la lascio, e mantengo la parola. Solo, aspetta... con permesso!» Mi accostai a Romilda e le scoccai un bel bacione su la guancia.«Mattia!» gridò Pomino, fremente.

200 Scoppiai a ridere di nuovo.«Geloso? di me? va' là! Ho il diritto della precedenza. Del resto, su, Romilda, cancel-la, cancella... Guarda, venendo, supponevo (scusami, sai, Romilda), supponevo, caro Mino, che t'avrei fatto un gran piacere, a liberartene, e ti confesso che questo pensie; ro m'affliggeva moltissimo, perché volevo vendicarmi , e vorrei ancora, non credere, to-

205 gliendoti adesso Romilda, adesso che vedo che le vuoi bene e che lei... mi pare un sogno, mi pare quella di tanti anni fa... ricordi, eh,_Romilda?... Non piangere! ti rimetti a piangere? Ah, bei tempi... sì, non tornano più! ... Via, via, voi ora avete una figliuola, e dunque non se ne parla più! Vi lascio -in pace, che diamine!»«Ma il matrimonio s'annulla?» gridò Pomino. '

R· a conto che ro sia morto!» gli risposi tranquillamente rprese a passeggiare: ·

«Questo conto non posso più farlo!»«E tu non lo fare. Ma via, credi davvero» s . . h , . .non vuole? deve dirlo lei Su d" R ·1odggmhn 1:«e e vorro darti fastrdio, se Romilda

... ' I' orni a e Ie p1, b 11 . l . 7240 «Ma io dico di fronte alla legge! di fronte ali le ' u _e ,o, ro o ur.»

Romilda lo guardava' angust1' at

a e sospesa.gge. «gndo eglr, arrestandosi di nuovo.

«In. questo caso,» gli feci osservare, «mi sembra eh . , d. . . .m1 ro, che vedrò d'ora innanzi la mia bella u nda e pru , Itutt, scusa, dovrei nsentir te.» q o m meta convivere maritalmente con

245 «Ma nche lei» , rimbeccò Pomino, non essendo più mia moglie«Oh, r_nsomma» , sbuffai, «volevo vendicarmi e non m · d. ....:> . . lascio m pace e non ti contenti 7 S R 'ld l . I ven !CO, ti lascio la moglre, ti pongo un bel viaggetto di noze u Co a, zati!' aLnd1amocene via, noi due! 1ìpro-

... I . rvertrremo. ascia questo pedante seccatore.

178-9 mi sono...anni: mi sono concesso il lusso di dissipare questi due anni. 186-

87suo ritorno alla vita non cambiano nulla

181 tra le spine: sulle spine, preoccupato.

tia Pascal e il riconoscimento ufficiale del 243

quel che conta sono le situazioni createsi d; fatto.vibrante: tremante, inquieto.la mia...metà: la mia bella moglie di un tempo.

29

pallido come un morto.forati•..spasimo: degli occhi si vedono solo più le pupille nére sbarrate alla ricerca tormento sa di una soluzione.

210 E•.•annullare: Non preoccuparti di un even tuale annullamento. Pirandello dimostra di non dre nessuna importanza alle regole forsi torce: si agita per la gelosia. mali: l annullamento del matrimonio di Mat 231

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ta d1 Mala . ?

ll

cosi

d l

ot ritirarla. ss1 oggio:

. a si. » m1 nspose egli, premuroso

Incontri con ...

Pretende ch'io vada a buttarmi davvero nella gora del mulino, alla St{a.»

li fu Mattia P ascal

' ?razie! Ma infine, via ... fu poco, è vero?» ri resi «C d . . .s mgannarono così facilmente non bb . p : o estl begli occhi, che pur. ' e ero a sciuparsi molto d '

250 «Non pretendo questo!» proruppe Pomino al colmo dell'esasperazione . «Ma vattene 290 «Rtmanemmo assai m· a le» dt'sse, a mo' d1' scusa, Romilda «E

' l ceerto. »

almeno! Vattene via, poiché ti piacque di farti creder morto! Vattene subito, lontano,senza farti vedere da nessuno . Perché io qua... con te... vivo...»Mi alzai; gli battei una mano sulla spalla per calmarlo e gli risposi, prima di tutto, ch'ero già stato a Oneglia, da mio fratello, e che perciò tutti, là, a quest'ora, mi sapevano vivo,

255 e che domani, inevitabilmente, la notizia sarebbe arrivata a ·Miragno; poi:« Morto di nuovo? Lontano da Miragno? Tu scherzi, mio caro!» esclamai. «Va' la: fa' ilmarito in pace, senza soggezione ... Il tuo matrimonio, comunqu'e sia, s'è celebrato. Tutti

« Bravo Pomino!» esclamai. «Ma quella canagl' . . se non iosse stato per lui...»«N iente,» rispose dura . l P gna, niente.». , P . ' ' ascmtta, a escatore. «Tutto fece lui· »E addtto ommo. ...« ioè... cioè...» corresse questi, « il povero babbo S . h' . . .

295 pnma accordare una pensioncina dat l . ... ai c era al Municipio? Bene, fece. , a a sciagura e poi

«P01 accondiscese alle nozze?» ... ...»approveranno, considerando che c'è di mezzo una creaturina. Ti prometto e giuro che «Felicissimo! E ci·volle qua, tutti con sé... Mah ' Da due

....»E pres l · mest

non verrò mai a importunarti, neanche per una miserrima tazza di caffè, neanche per . .e a narrarmi a malattia e la morte del p

adre· l'amore

. . per

.e per lampotma, il compianto che la s ' di lui Romilda

260 godere del dolce, esilarante spettacolo del vostro amore, della vostra concordia, della vostra felicità edificata su la mia morte ... Ingrati! Scommetto che nessuno , neanche tu, visc rato amico, nessuno di voi è andato ad appendere una corona, a lasciare un fioresu la tomba mia, là nel camposanto ... Di', è vero? Rispondi!»

ua morte aveva raccolto . t ·1300 a ora notizie della zia Scolastica tant . d l l' m utto l paese. lo domandai h . . d ' o amica e cava ier Pomino L d P

c e lncor ava ancora del batuffolo d i a ta a . . . . a ve ova escatore,chia, si agitò sulla sedia Pomin . . p hppt astratole m faccia dalla terribile vec-

. . o m1 nspose c e non la ved . , d d .che era viva; poi, a sua volta ' mi domand' he avevo fatto evano ptu a ue anni, mao c io d ' D«Ti va di scherzare!...» fece Pomino, scrollandosi. tanto che potevo senza far nom' , d' l h ' , . ' ov ero stato. issi quel

265 «Scherzare? Ma nient'aff atto! Là c'è davvero il cadavere di un uomo, e non si scherza! '

305 maffatto spassato in quei d l ne l uog l ne di pers d

'. one, per

che non

eroue anm. E , conversand ··

imostrareCi sei stato?»«No... non... non ne ho avuto il coraggio ...» borbottò Pomino. e giorno in cui doveva pubbl' .cc ' o ms1eme, aspettammo l'alba

icamente auermarsi la m · ·Eravamo stanchi della veglia e. . P

delle e . . . ta resurrezione.1ortl emozioni provate E h«Ma di prendermi la moglie, sì, birbaccione! » ltti. . er riscaldarci un po' ' R 'lda vo11e preparare con 1. ravam.o·1anc e infreddo-

«E tu a me?» diss'egli allora, pronto. «Tu a me non l'avevi t lta, prima, da vivo?» germi la tazza, mi guardòorni

con sulle 1 bb l' e sue mam .cc,l caue. Nel por-

270 «lo?» esclamai. E dàlli! Ma se non ti volle lei! Lo vuoi dunque ripetuto che le sem '310 «1ìu, a1 solito senza

,a

? ra un teve' mesto sor · -· 1 e disse·

' zucchero, e vero . nso, quasi ontano, ·bravi proprio uno sciocco? Diglielo tu, Romilda, per favore: vedi, m'accusa di tradimento... Ora, che c'entra! è tuo marito, e non se ne parla più; ma io non ci ho colpa... Su, su. Ci andrò io domani da quel povero morto, abbandonato là, senza un fiore, senza

Che lesse in quell'attimo ne li h' . . 7In quella livida luce dell'alb!, s ii tst ·eib sòo: bito lo sguardo. . .e guardai Pomino odiosamente . Ma ·1 ca.ucce, mi. f g da un nodo d1 pianto inatteso,

t umava sotto il . b . duna lacrima... Di', c'è almento una lapide su la fossa?» suo aroma e cominciai a sorbirl 1 D . naso, me nan orni del275 «Sì» s'affrettò a rispondermi Pomino. «A spese del Municipio ... il povero babbo...»

315. 1 .

do entamente. omandat qui d' p . ·1

a casa sua la valigia h n a permessol asciare f' t ommo t

«Mi lesse l'elogio funebre, lo so! Se quel pover'uomo sentiva... Che c'è scritto sulla la-

pide?»«Non so... La dettò Lodoletta .»«Figuriamoci! » sospirai. «Basta. Lasciamo anche questo discorso. Raccontami, raccon-

280 tami piuttosto come vi siete sposati così presto ... Ah, come poco mi piangesti, vedo

p .

mandato qualcuno a' mo a tanto c e non ave .

trovato un a11

avrei«Ma sì' m · ·la portare ...» · i non te ne curare: penserò io a farte-

«Oh,» dissi, « tanto è vuota ' sa1·1.... A proposi.to Romi.lda · ·320 cosa di mio... abiti, biancheria?» ' . avresti ancora, per caso, qual-

vella mia ... Forse niente, eh? di' su, possibile ch'io non debba sentir la tua voce? Guarda: «NCho,· nulla...» mi rispose ' dolente ' aprendo 1e mam.

«Cap1.ra1. d 1 d.

è già notte avanzata ... appena spunterà il giorno, io andrò via, e sarà come se non ciavessimo mai conosciuto ... Approfittiamoci di queste poche ore. Su, dimmi...»

« i poteva immaginarselo?,, esclam, P . · ·.. opo a 1sgrazia...» M . . h · o ommo.

Romilda si strinse nelle spalle, guardò Pomino, sorrise nervosamente: poi, riabbassan- a gmrere1 c 'egli, l'avaro Pomino aveva al ll« ' co o un

.antico fazzoletto di seta.

Basta. Addio'

eh ' Buona tort ' »

d. " salutando mio l' h' e

· una. tss 10285 do gli occhi e guardandosi le mani: 325 che non volle guardarmi· Ma 1 mano1 '

tremò n ' con g l occ l iermi su Romilda '«Che posso dire? Certo che piansi ...»«E non te lo meritavi!» brontolò la Pescatore.

ddio!»A

a e ' e1 n·cambt·armi il saluto. «Addio!

256 Morto di nuovo?: Di nuovo nei panni di un essere inesistente. Mattia Pascal non vuole

269 a me...tolta: Pomino era da sempre stato in· namoratb di Romilda .

278 Lodoletta: soprannome dell'amico che scrisse

289 s'ingannarono: si sbagliarono nel riconoscere

il cadavere.301-02

comune di assegnare.si ricordava ..•vecchia: la Pescatore ricordava

262 264 30 perdere un'altra volta la sua identità. sviscerato: profondamente affezionato.

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scrollandosi: riacquistando padronanza di sé. l'articolo in memoria di Mattia Pascal sul gior nale locale, di cui era direttore.

290294-95

male: in cattive condizioni

finanziarie. fece•.•accordare: propose e ottenne ·subito dal

ancora un episodio che ben descrive l'inimi cma tra lei e la zia di Mattia Pascal.

31

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I 37

b ' o e e

ts ' l d'to o in casa La . e ha volu-

d l

I

Incontri con ... Sceso giù in istrada, mi trovai ancora una volta sperduto, pur qui, nel mio stesso pae Rinunzio a trascrivere il suo nuovo pezzo fo rte della d .

Il fu Mattia Pascal

sello nativo: solo, senza casa, senza mèta.«E ora?» domandai a me stesso. «Dove vado?»

grosse lettere il titolo: MATTIA PASCAL È VIVO' omemca seguente che recava aTra i pochi che non vollero farsi vedere oltre .ai . . . .pure - mi dissero - aveva due an . ' . mte1 cred1ton, fu Batta Balagna, che

330 Mi avviai, guardando la gente che passava . Ma che! Nessuno mi riconosceva? Eppure370

. .d .

.

. credo. Tanta pena m avanti mostrato una g

ran pena per.1 . barbaro

su1c1 io C1 a11ora, sapendomi. span.t I mio . .ero ormai tal quale: tutti, vedendomi, avrebbero almeno potuto pensare: « Ma guarda quel forestiero là, come somiglia al povero Mattia Pascal! Se aves e l'occhio un po' tor Ito, si direbbe proprio lui». Ma che! Nessuno mi riconosceva, perché nessuno pensava più a me. Non destavo neppure curiosità, la minima sorpresa... E io che 'm'ero immaginato uno

335 scoppio, uno scompiglio, appena mi fossi mostrato per le vie! Nel d isinganno profondo, pro 1

vai un avvilimento, un dispetto, un'amarezza che non saprei ridire; e il dispetto e l'avvili-mento mi trattenevano dallo stuzzicar l'attenzione di coloro che io, dal canto mio, ricono

re adesso, sapendomi ritornato alla v. t y, d ·1 h _o per sempre, quanto d1sp1ace- E Oliva ? L'ho incontrata per via q 11ha. d e o t . pere e d1 quella e di questo.. d , ua e e omenica ali' . d 11mo i cinque anni per mani flor1·d b 11 , .uscita e a messa, col suo bam-

o come lei· - · f 1. 1 Ell .dato con occhi affettuosi e ridenti h 'h d . mio ig io. a mt ha guar-

375 Basta. Io ora vivo in pace insieme' e e lm n etto in un baleno tante cose.... . ' con a mta vecchia · S l · h .

. ffnr ncetto sua· mta b ' lacca avventur ziah co·asttca, e mtstima di lei. Dormo nello stesso letto m. cm. mon, la poa m a na

zato .un tratto nella

scevo bene: sfido! dopo due anni... Ah, che vuol dir morire! Nessuno, nessuno si ricorda-va più di me, come se non fossi mai esistito...

340 Due volte percorsi da un capo all'altro il paese, senza che nessuno mi fermasse. Al colmodell'irritazione, pensai di ritornar da Pomino, per dichiarargli che i patti non mi conve

parte del giorno qua, in biblioteca ' L·n compagrn.a d.1 donveErat· m· ammh a ,mia, e passo gnmtano a dare assetto e ordine ai ve h. l'b . l . tg10, e e e ancora ben lon- H . cc I I n po veros1

380 o. mess ctrca sei mesi a scrivere questa mia strana . . . . .scntto qm egli serberà il segreto l' stona, aiutato da lut. Di quanto è

nivano e vendicarmi sopra lui dell'affronto che mi pareva tutto il paese mi facesse non A bb. discusso a lungo , come se avesse saputo sotto ·1 . ·11 della confessione.·ns· . . . . L stg1 o'' 1amo

1 teme su 1 casi mtet e 1· 0 1. h d

riconoscendomi più. Ma né Romilda con le buone mi avrebbe seguito, né io ·per il mo saper vedere che frutto se ne possa cavare.' spesso g 1 o ichiarato di non

mento avrei saputo dove condurla. Dovevo almeno prima cercarmi una casa. Pensai d'an-345 dare al Municipio, all'ufficio dello stato civile, per farmi subito cancellare dal registro dei

morti; ma, via facendo, mutai pensiero e mi ridu i invece a questa biblioteca di Santa

«Intanto, questo» , egli mi dice: «che fuori della le . . .385 o tnstt che sieno per cui noi si . . gge e uon d1 quelle parttcolarità, liete

. . , amo not, caro signor Pascal , . b.lMa io gli faccio osservare che no a . , non e poss1 Ie vivere. »

Maria Liberale, dove trovai al m io posto il reverendo amico don Eligio Pellegrinotto, il .p . Mia moglie è

n sono auatto nentrat 0 , 11 l Il

articolaritàmoglie d L. pomm. o, e i. o non sapnre. ne a .egdge' , néh'n' elle mie

quale non mi riconobbe neanche lui, lì per lì. Don Eligio veramente sostiene che mi riconobbe subito e che soltanto aspettò ch'io pronunziassi il mio nome per buttarmi le

350 braccia al collo, parendogli impossibile che fossi io, e non potendo abbracciar subito uno che gli pareva Mattia Pascal. Sarà pure così! Le prime feste me le ebbi da lui, calorosis sime; poi egli volle per forza ricondurmi seco in paese per cancellarmi dall'animo la cat tiva impressione che la dimenticanza dei miei concittadini mi aveva fatto.Ma io ora, per ripicca, non voglio descrivere quel che seguì alla farmacia del Brìsigo

355 prima, poi al Caffè dell' Unione, quando don Eligio, ancor tutto esultante, mi presentò

Nel centro di Miragno, su la eiossa d . quel pover . het p,ropno ire e io mi sia. cora la lapide dettata da Lodoletta: o ignoto e e s uccise alla Stfa, c'è an-

390 Colpito da avversi f atiM attia Pascal bibliotecario

cuor generoso anima apertaqui volontario

redivivo. Si sparse in un baleno la notizia, e tutti accorsero a vedermi e a tempestarmidi domande. Volevano sapere da me chi fosse allora colui che s'era annegato alla Stfa, come se non mi avessero riconosciuto loro: tutti, a uno a uno. E dunque ero io, pro prio io: donde tornavo? dall'altro mondo! che avevo fatto? il morto! Presi il partito di

360 non rimuovermi da queste due risposte, e lasciar tutti stizziti nell'orgasmo della curiosità, che durò parecchi e parecchi giorni. Né più fortunato degli altri fu l'amico Lodoletta

395 riposala pietà dei concittadini

questa lapide pose

Io vi ho portato la corona di fiori promessa e o ni tant .polto là. Qualche curioso mi segu d ·1 g o mt reco a vedermi morto e se- 11

che venne a «intervistarmi» per il FoglietUJ . Invano, per commuovermi, per tirarmi as .cl e - considerando la . e a .ontano· poi, al ritorno, s' con meorr1 e, d' , . . accompagna

parlare mi portò una copia del suo giornale di due anni avanti, con la mia necrologia. Gli dissi che la sapevo a memoria, perché all'Inferno il Foglietto era molto diffuso.

365 «Eh, altro! Grazie caro! Anche della lapide...-Andrò a vedèrla, sai?»

400

M . . mta con mone - m1 domanda· ,« . a vm, msomma, si può sapere chi siete?»

. hstnngo ne.Ile spalle, socchiudo gli occhi e gli rispondo:

, caro amico mto... Io sono il fu Mattia Pascal.»

332-33 Se avesse...storto: Mattia Pascal nelle sua as senza dal paese si era fatto curato il suo difet

352354

ricondurmi seco: riaccompagnarmi.per ripicc : la ripicca è il non voler ammet tere di esser stato poi festeggiato ( quel che seguì,

366372

Pez:zo forte: articolo di prima pagina .Ohva: la madre del figlio di Mattia Pascal, mo

384 particolarità: particolari situazioni personali che ti danno un'identità.

335346347

32

to all'occhio.disinganno: delusione di non essere notato.mi ridussi: mi recai. .al mio posto: al posto di bibliotecario.

359362

quel che accadde). Presi il partito: decisi.Foglietto: nome del giornale locale.

6--.E6

glie di Malagna .ricetto: ospitalità.bislacca: stravagante, straordinaria.

390394

avversi fati: sfortune materiali e moralivolm·itario: forma eufemistica per indicre un sutc1da.

33

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I gmeveantdo della

i

Incontri con ...

ALLA LETTURA

Il fu Mattia Pascal

IL LAVOR O SUL TESTO Anche questo capitolo si apre con la descrizione di un viaggio in treno, un viaggio di

Prova a descrivere con parole tue l'atte i confrontarla con l'immagine di lei che e ra

. .moglie nei confronti del protagonista e a

ritorno, grazie al quale Mattia crede di poter rientrare nella sua vecchia parte e di a1 pens1en d1 Matti p 1 .

lo strutturo avere in mano "la sorte che pende sul capo" dei familiari e degli amici.

Individua gli aggettivi che l'aut2 . ore usa per descriv p ··

a asca nel pnmo capitolo.

Mattia scopre però l'inutilità dei suoi sforzi, gradatamente, attraverso varie tappe, che costituiscono le sequenze fondamentali del capitolo:A. l'incontro con la moglie, la suocera e l'ex amico PominoB. la passeggiata in paese e l'impatto con i concittadini 'C. il lavoro in bibliotecaD. la visita al cimitero

rattere? quali aspetti del personaggio evidenziano re omino: quali aspetti sottolineano del suo ca-

Nella crisi di ogni certezza, nella vanità di o . ,cons.ervare .per Mattia una certa autenticità eg: sforzo ?ella v?lonta, un solo sentimento sembraPom;no .e d1 sua moglie: descrivi questo aspett;u lda I atteggiamento nei confronti della figlia di con a vicenda che ha vissuto. personaggio e prova a metterlo in relazione

Assistiamo nel capitolo alla progressiva disgregazione della identità del personaggio, Annota i vari stati d'animo che caratterizzan .raie on cui egli stesso si definisce· ad ese li:,r

. ' .agonista nell

ultimafase della vicenda e le pa

il personaggioe itemiche Mattia vive in modi diversi, ora con odio e violenza, ora con angoscia e disperazione, immerso in situazioni ora paradossali, ora drammatiche, spesso descritte con

sper uto...solo, senza casa, senza 'mèta". Quali on cesio giù in.strda•. mi trovai ancora una volt;Prova a commentare con parai t o g I aspetti p1u evidenti della sua sconfitta?

ironia e cinismo, tali da creare quel gusto del grottesco, del goffo e del deforme, checaratterizza anche la prima produzione teatrale di Pirandello.A fargli da controcanto è soprattutto l'amico Pomino, pavido, timoroso per la sortedella figlia e spaventato all'idea di perdere la moglie, ma soprattutto schiacciato dall'anormalità della situazione . Egli rappresenta l'incapacità di accettare il lato assur do dell'esistenza, la soluzione paradossale che gli propone Mattia: lasciarlo in pace,ma venire qualche volta a far visita, a prendere un caffè.

La disgregazione del personaggio si consuma in ambienti tipicamente piccolo bor

_S vicend.a: "non è più cittadino, n! P r e a r vazione de.I critic Elio Gioanola sull'epilogo dellaserc1 e un essere stato, come dice la splendida non rosls'.ee PIU nemmeno un nome, il suo es-

rase ina e. lo sono il fu Mattia Pascal".

lo spazio e

l'ambiente

ghesi: la casa di Pomino, il paese, la farmacia, il caffè dell'Unione, la biblioteca, il ci mitero. Sono luoghi "neutri", estranei, alienanti, simbolo della silitudine, della incomu

nicabilità cui è condannato l'uomo di Pirandello. L'evento anomalo ha infranto gli equilibri, le convenzioni sociali e in nessun luogo, tranne forse il cimitero, è possibile riscoprire la propria vera identità. Anche i concittadini di Mattia Pascal restano anoni mi, ancorati allo stupore e ad una curiosità morbosa che non sa cogliere gli elemen-

ti tragici della vicenda.

La conclusione è lucidamente drammatica, l'unica possibile per un uomo ormai privoi temie isimboli

di identità. Una delle possibili letture dell'epilogo della vicenda può scaturire dall'in terpretazione psicanalitica di alcuni elementi fortemente simbolici: "a chi vive fuori

della vita restano due possibilità: la regressione verso il prima della vita e la progressione verso il di là della vita. Infatti Mattia opera esattamente queste due scelte forzate: ritirandosi presso la zia Scolastica e andando a dormire nel letto che era stato di sua madre, opera un ritorno al grembo materno; recandosi di quando in quando a visitare la propria tomba, si identifica con se stesso morto. È la soluzione "umoristica" della tragedia della divisione e dell'assenza alla vita" (Elio Gioanola).

Il capitolo finale, attraverso il di<llogo serrato che si svolge fra i due uomini e le due donne, rivela la propensione di Pirandello per il linguaggio scenico, per il confronto:) il

linguaggiofra i punti di vista, fra le visioni diverse e inconciliabili della stessa realtà che saran

no una costante della sua produzione teatrale. In particolare alcuni ampi interventi delprotagonista sfruttano tutte le potenzialità del linguaggio di descrivere i paradossi della realtà, la doppiezza delle situazioni oggettive: "... non farò valere i miei diritti e non mi farò neppur riconoscer vivo ufficialmente, se proprio non mi costringono. Mi basta che tutti mi rivedano e mi risappiano vivo dì fatto, per uscir da questa morte,che è morte vera, credetelo!"

3534

3

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Incontri con . . .

NOV ELLE PER U N ANNO PERSONAGGI O MASCHERE? TRAME O SCENEGGIATURE?

LE NOVELLE COME FORMA INTERMEDIA FRA NARRATIVA E TEATROIl messaggio che ne deriva è sconsolato:

LUIGI PIRANDELLOLe opere NovmE PER uN ANNo

Novelle per un anno

Personaggi e ambientiL'ampia produzione novellistica di Piran-dello, iniziata fin dal 1894, venne raccolta nell'opera Novelle per un anno, pubblicata in 15 volumi dal 1922 al 1937; essa ruota essenzialmente intorno a due ambienti, quello siciliano-campestre e quello cittadino-borghese.Ne emergono situazioni assurde e parados-

sali nella loro apparente quotidianità e personaggi di ogni tipo: gli emarginati, i conta

dini e gli artigiani, il piccolo avvocato di pro vincia, il giudice, il medico, il

vetturino, il lampionaio, uomini di tutte le professioni, ir retiti dal gioco crudele e

ingannevole della vita, prigione delle apparenze. Il tema domi nante è quello

della "maschera", del ruolo che l'uomo è costretto a vivere perché glie lo impongono

le convenzioni sociali , il giudi zio degli altri, le inconfessabili vicende della propria esistenza; e poco importa se quel l'identità

apparente mal si "accorda" con il vero volto, l'immagine che ciascuno ha di sé:

ma portare una "maschera", viverequell'identità apparente diviene spesso una consuetudine, l'unica esistenza possibile.

"Ciascuno si racconcia la maschera come può, la maschera esteriore. Perché dentro poi c'è l'altra, che spes so non s'accorda con quella di fuori . E niente è vero! Vero il mare, sì, vera la montagna; vero il sasso; vero un fiio d'erba; ma l'uomo? Sempre maschera to, senza volerlo, senza saperlo, di quella tal cosa ch'egli in buona fede sifigura d'essere: bello, buono, grazioso, generoso, infelice, ecc.ecc. E questo fa tanto ridere a pensarci. Sì, perché un cane, poniamo, quando gli sia pas sata la prima febbre della vita, che fa? mangia, dorme... Ma l'uomo? Anche da vecchio, sempre con la febbre: delira e non se n'avvede; non può fare a meno d'atteggiarsi, anche davanti a se stes so, in qualche modo, e si figura tante cose che ha bisogno di credere vere e di prendere sul serio". (da L'umorismo)

attraverso la varietà dei personaggi e la molteplicità delle vicen.de, l'uomo scopre, stupito e sconvolto, la ' incomunicabil ità dei suoi pensieri, la solitudine dei suoi senti menti, l'indifferenza ostile degli altri, la fal sità delle manifestazioni di solidarietà e la vuota retorica dei rapporti sociali; non gli resta allora che morire o impazzire o ac cettare supinamente e lasciarsi vivere.Nelle novelle Pirandello conferma i temi e la visione della vita presenti nei suoi ro manzi e soprattutto nella sua produzione teatrale, di cui spesso le novelle sono una sorta di preparazione sia sul piano delle vi cende che su quello delle teèniche espres-sive.

Lo stileQuanto all'aspetto verbale e all'impiantonarrativo, le novelle presentano importanti caratteristiche innov.ative. Anzitutto si nota spesso l'assenza di intreccio organico , di una storia, in cui gli eventi si sviluppino da una fase iniziale ad uno scioglimento fi-nale.Pirandello privilegia la rivisitazione delle vi-cende attraverso la tecnica del flash-back o la sovrapposizione di punti di vista diversi e lo fa attraverso la rappresentazione di qua dri, scene, situazioni immediate, l'annota zione diretta dei gesti e delle parole dei per sonaggi, riportate qua si sempre in forma dialogica, il breve tratteggio degliambienti.Tutti questi elementi stilistici, che sono

- profondamente innovativi rispetto alla tradi zione novellistica,• si tradurranno poi nelle forme del suo teatro .D'altra parte le innovazioni stilistiche delPirandello narratore sono fortemente legate alla sua tensione verso la scrittura dram maturgica, come, del resto, spesso le sue tragedie sono debitrici nei confronti di que sto continuo esercizio su casi, situazioni, discorsi che tratteggiano una visione paradossale della realtà.

D. iseg. no d'1 M· VeIlam. Marchi per il s1pano di un balletto, tratto dalla no vella La Giara.

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CO

.

b m· ..

Incontri con ...

Luigi Pirandellonovella

Il treno ha fischiato1911

. . . . risve /iato da uno stato di incoscienza, /'impiegato Beluca ?iventa consa· lmprowisamente colpito dal fischio d1 un treno com - b ffa e si ribella decidendo di concedersi ogni tanto un mo· pevole della pro pria esistenza, simile a quella d1 un ro ot 1 una_ es ' 'mento di evasione, un viaggio per il mon?o, almeno con a a;as;?·ssurdità della condizione umana, costretta nella prigione delle La vicenda, di per sé paradossale, mette m /uc ancora_ na vo a afo rme ed obbligata ai ritmi fr ustranti della routine quot1dmna .

. . . . cerebrale, avevano dett i medici; e lo ripetevan?Fa rneticava . Pnnc1p10 di febbre d dall'ospizio, ov'erano stati a vt·

tuttl. 1. mpagn1· d'ufficio '

che ritornavano a ue, a tre,

Novelle per un anno

memoria che non fosse di pa rtite aperte, d i parti te semplici o doppie o d i storno, e d i de falchi e prelevamenti e imp stazioni; note, libri-ma tri, pa rtitari, stracciafogli e via di cendo. Casellario ambu lante; o piuttosto, vecchio somaro, che tirava zitto zitto, sempre d'un passo, sempre per la stessa strada a carretta, con tanto di paraocchi.

35 Orbene, cento volte questo vecchio somaro era stato frustato, fustigato senza pietà, così per ridere, per il gusto di vedere se si riusciva a farlo imbizzi re un po', a fargli al meno drizzare un po' le orecchie abbattute, se non a dar segno che volesse levar un piede per sparare qualche calcio. Niente! S'era prese le frustate ingiuste e le crudeli punture in santa pace, sempre, senza neppur fiatare, come se gli toccassero, o meglio,

40 come se non le sentisse più, avvezzo com'era da anni e anni alle continue solenni ba stonature della sorte.

Inconcepibile, dunque, veramente, quella ribellione in lui, se non come effetto d'una improvvisa alienazione menta le.

Tanto più che, la sera avanti, proprio gli toccava la riprensione; proprio aveva il di-45 ritto di fargliela, il capo-ufficio. Già s'era presentato, la mattina, con un'aria insolita,

sitarlo. un gusto . lpart1co are a darne l'annunzio coi termini scientifici, ap· nuova; e ·cosa veramente enorme, paragonabile, che so? al crollo di una montagna ·Pareva prov.assero . l he colle a ritardatario che incontravano per via:

5 presi or ora dai med1c1, a qua e g•Frenesia, frenesia.. Encefalite.. Infiammazione della membrana.

. Febbre cerebrale. . e d , contenti anche per quel dove- erano m ton o cos.1 ' ll10 E volevan sem rare a tttt, ma l . . d el triste ospizio al gajo azzurro de a

re compiuto; nella pienezza della sa ute, usciti a qumattinata invernale.

• Morrà? Impazzirà?. Mah!

15 • Morire, pare di no...• Ma che dice? che dice? .. Sempre la medesima cosa. Farnetica ...

• Povero Belluca! . h date le s ecialissime condizioni in cui quell'in· E a nessuno passava per il capo e e, p he essere naturalissimo; e che tutto

d ' . il suo caso poteva anc h20 felice viveva a tant annt, . d l' . sintomo della frenesia, poteva anc e

. , he Belluca diceva e che pareva a tutti e mo, . .c10 e . , l' di quel suo naturalissimo caso.essere la spiegazione pm semp tee l t' s'era fieramente ribellato al suo capo·

Veramente, il fatto che Belluca, . a serda.avan t, poco non gli s'era scagliato ad-

era venuto con più di mezz'ora di ritardo .Pareva che il viso, tutt'a un tratto, gli si fosse allargato. Pareva che i paraocchi gli

fossero tutt'a un tratto caduti; e gli si fosse scoperto, spalancato d'improvviso all'in-50 torno lo spettacolo della vita. Pareva che gli orecchi tutt'a un tratto gli si fossero stu

rati e percepissero per la prima volta voci, suoni non avvertiti mai.Così ilare, d'una ilarità vaga e piena di stordimento, s'era presentato all'ufficio . E,

tutto il giorno, non aveva combinato niente.La sera, il capo-ufficio, entrando nella stanza di lui, esaminati i registri, le carte:

55 ·E come mai? Che hai combinato tutt'oggi?Belluca lo aveva guardato sorridente, quasi con un'aria d'impudenza , aprendo le

mani.• Che significa? ·aveva allora esclamato il capo-ufficio, accostandoglisi e prenden

dolo per una spalla e scrollandolo . • Ohé, Belluca!60 ·Niente, ·aveva risposto Belluca, sempre con quel sorriso tra d'impudenza e d'im-

becillità su le labbra. • Il treno, signor Cavaliere.·Il treno? Che treno?·Ha fischiato.·Ma che diavolo dici?

65 • Stanotte, signor Cavaliere. Ha fischiato. L'ho sentito fischiare ...ufficio, e ehe . ll'aspra ripren tone t questo, perp01, a ll . . che si trattasse d'una vera e .propna ·Il treno?

25 dosso, dava un serio argomento a a supposmone

alienazione mentale. •. . , metodico e paziente di Belluca non .si Perché uomo più mansueto e sottomesso, pm

sarebbe potuto immaginare . . . '7 U dei suoi cmpagni d'ufficio. Circoscritto,. . , h" l'aveva defm1to cosi. no . ' l Circoscntto ... si, e t . . . d ll ·damansione di computista, senz a tra

30 povero Belluca, entro i limiti angusttss1m1 . a sua an .

·Sissignore . E se sapesse dove sono arrivato! In Siberia... oppure oppure... nelle fo.reste del Congo... Si fa in un attimo, signor Cavaliere!

Gli altri impiegati, alle grida del capo-ufficio imbestialito, erano entrati nella stan-70 za e, sentendo parlare così Belluca, giù risate da pazzi.

1 Farneticava: delirava, diceva parola senza senso.

24 aspra riprensione: severo rimprovero.

29 Circoscritto: limitato . .30 mansione di computista: compito di contabile.

31-32 partite aperte•.•stracciafogli: termini che indicano varie operazioni di contabilità aziendale.

33 Casellario ambulante: uomo ridotto a ordi natore di tutti i tipi di pratiche contabili .

36 imbizzire: imbizzarrire, montare il collera.43 alienazione mentale: pazzia.56 con un'aria•.•impudenza: con espressione sfac

ciata senza pudore.

3938

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a

pm et matti.

rasi . s1

1 compu · · l t do

m

non ·

e

ospmo .

en t cm

late.

Incontri con ... d el. . sera doveva essere di malumore - rtto a. qu

Allora il capo-ufficio - che quella l enato la mansueta vittima d1 tantile risate, era montato su tutte le fune e aveva ma msuoi scherzi crudeli. e e quasi con terrore di tutti, s'eraSe non che, questa volta,

la vittima'

con stupor b ia del treno che aveva

f" h.

Novelle per un anno

do astraz ione dal mostro a cui essa appartiene, potrà stimarla per sé stessa mostruosa.110 Bisognerà riattaccarla al mostro; e allora non sembrerà più tale; ma quale dev' essere ,

ap partenendo a quel mostro."Una coda naturalissima ."

. .d do sempre que11

stram er

isc iato,. ,

75 ribellata, aveva inveito, 1 an h' 1. veva sentito fischiare il treno, non poteva pm, e che, perdio, ora non pm, ora e eg l ad Non avevo veduto mai un uomo vivere come Belluca .non voleva . , esser trattato a quel mo

o.i·nato all'ospizio

d . . Ero suo vicino dicasa, e non io soltanto, ma tutti gli altri inquilini della casa si do-

Lo avevano a viva riorza preso, imbracato e trasc ·mirava il fischio. Oh, un f · h. 115 mandavano con me come mai quell'uomo potesse resistere in quelle condizioni di vita .

rlare . que

l treno.

N e t . isc io Aveva con sé tre cieche, la moglie, la suocera e la sorella della suocera: queste due,

Seguitava ancora, qua, a padt

to E subito dopo, .soggmngeva.. l me lontano nella notte; accora . '

80 assai amentoso, co . .' d ve? er dove? . . .- Si parte, si parte ... S1gnon, per o . p . , . . Quegli occhi, di solito cupi,vecchissime , per cata ra tta; l'altra , la moglie senza cataratta, cieca fissa; palpebre murate .

Tutt'e tre volevano esser servite. Strillavano dalla mattina alla sera perché nessunoE guardava tutti con ace

h. he n

on erano pm t suoi.quelli d'un bambino o

d'un le serviva. Le due figliuole vedove, raccolte in casa dopo la morte dei mariti, l'una con

l e l .d. . i comesenza lustro,

., ora gli ridevain· o u.et tss1m '

labbra Cose inaud" .

120 quattro, l'altra con tre figliuoli, non avevano mai né tempo né voglia da badare ad esse;aggrottati d lle tte; espress10- se mai, porgevano qualche ajuto alla madre soltanto.

uomo felice; e f.

senza ostrutto g t uscivanoe h a ., stupivano in quanto non.

potev

aCon lo scarso provento del suo impieguccio di computista poteva Belluca dar da

· · bi lacche e e tanto pm ' · · , he85 ni poetiche, t mmagmose, ' l d. ·a finissero in bocca a lui, c10e a uno e

in alcun modo spiegare come, d'e ; ac:erir e registri e cataloghi, rimanendo coe finora non s'era mai occupato . a t d. tisteria. Ora parlava di azzurre fronti d1

mangiare a tutte quelle bocche? Si procurava altro lavoro per la sera, in casa: carte da ricopiare. E ricopiava tra gli strilli indiavolati di quelle cinque donne e di quei sette

125 ragazzi finché essi, tutt'e dodici, non trovavan posto nei tre soli letti della casa.cieco e sordo a11a vi·ta.· macchmetta 1 d. . .d. cetacei che volummos1, su on Letti ampii, matrimoniali, ma tre.

l al cielo· par ava t viso t , montagne nevose, evate '. la Cose ripeto inaudite.90 dei mari, con la coda facevan la virga . 1 't. . de,ll'improvvisa alienazione mentale Zuffe furibonde, inseguimenti , mobili rovesciati, stoviglie rotte, pianti, urli, tonfi,

Chi venne ar · 1 · ieme con a no ma h meraviglia ma neppur una 1. perché qualcuno dei ragazz i, al bujo, scappava e andava a cacciarsi fra le tre vecchie

ri1enrme e ms rimase però sconcertato, non no tando

.me' non e e ' ieve cieche, che dormivano in un letto a parte, e che ogni sera litigavano anch'esse tra loro,

130 perché nessuna della tre voleva stare in mezzo e si ribellava quando veniva la sua volta.sorpresa. . . .

Difatti io accolsi in silenzio la notma. . ·1 po con gli angoli della bocca95 E il mio silenzio era pieno di dal.ore. Tentennai l ca '

contratti in giù, amaramente, e d1ss1: S . rt· che non è impazzito. Qualche cosa

Alla fine, si faceva silenzio, e Belluca seguitava a ricopiare fino a tarda notte, fin ché la penna non gli cadeva di mano e gli occhi non gli si chiudevano da sé.

Andava allora a buttarsi, spesso vestito, su un divanaccio sgangherato, e subito sprofondav a in un sonno di piombo, da cui ogni mattina si levava a stento, più inton-

- Belluca, .signon, , ·mpazzttoe l . .

tate s1cuN ,

se la può spiegare, pereh '

nessuno 135 tito che mai.

deve esserg1. accad . ma naturalissima . e:ssuno lo so son sicuro h

e . . h ròt uta, f· I he e m1 sp1eg e, 0 ha vissuto mora. o e sa bene come quest uom l' , veduto e

too tutto naturalissimamente , appena avroavrò

'parlato con

.lui.

· · riEbbene , signori, a Belluca, in queste condizioni, era accaduto un fatto naturalissim o. Quando andai a trovarlo all'ospizio, me lo raccontò lui stesso, per filo e per segno. Era,

Cammin facendo verso 1, . . ove il poverino era stato ricoverato, segmtat a -flettere per conto mio: 11 f" ha vissuto cioè una vita "impossibile",

sì, ancora esaltato un po', ma naturalissimamente, per ciò che gli era accaduto. Rideva deimedici e degli infermieri e di tutti i suoi colleghi, che lo credevano impazzito.

140 - Magari! - diceva. - Magari!"A un uomo ehe · ome Be uca inora 1 e '

inciampo .

eve-. l'.

viva e più comune, un qua unqu lievissimo.

impr Signori, Belluca s'era dimenticato da tanti e tanti anni - ma proprio dimentica to -la cosa più ovvia, ·d te mci . durre effetti straordinan,

d' . nes- che il mondo esisteva.

105 duro, che so io, d'un ciottolo per via, possono p: che la vita di quell'uomo è "impos-suno si può dar spiegazione, se ·nn .pensfàa :r accarla a qelle condizioni di vita im sibile". Bisogna condurre la sp1e<=>az1on.e ' h' Chi veda soltanto una coda facen possibili, ed essa apparirà allora semplice e '::.. tara.

Assorto nel continuo tormento di quella sua sciagurata esistenza, assorto tutto il giorno nei conti del suo ufficio, senza mai un momento di respiro, come una bestia

145 bendata, aggiogata alla stanga d'una nària o d'un molino, sissignori, s'era dimenticato da anni e anni - ma proprio dimenticato - che il mondo esisteva.

78 imbracato: legato.92 non che meraviglia: non solo nessuna mera-

viglia. ' . 117 per cataratta: malattia degli occhi che appanna

145 molino: macina del mulino. Per azionare i mecca

80 accorato: afflitto, addolorato.83 aggrottati: severi, seri. 104-05108-09

inciampo impreveduto: ostacolo imprev1sto.facendo···mostro· non tenendo conto del mo-

e toglie la vista.145 nòria: catena di secchi per tirar su acqua dai nismi che servivano ad attingere acqua o a maci

85 1. mmag1'nose ' bislacch e: fantasiose,

strampa-

·stra intero. pozzi. nare venivano usati asini legati ad una stanga e

bendati perché non si accorgessero digirare in tondo.

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ta

routin:

154161

164164-65

anelante: ansante, desideroso.E.•.vita: e quel mondo vivo non si era ferma to, continuava ad esistere.ispida: sgradevole.egli.•.spirito: tutta la vita del mondo improv-

'va l'animo.

178 ricomposto: calmato.178 ebro: ubriaco.

42

Incontri con .. . Due sere avanti, buttandosi a dormire stremato su quel divanaccio, forse per l'ec

cessiva stanchezza, insolitamente, non gli era riuscito d'addormentarsi subito. E, d'improvviso, nel silenzio profondo della notte, aveva sentito, da lontano, fischiare un treno.

150 Gli era parso che gli orecchi, dopo tant'anni, chi sa come, d'improvviso gli si fosse-ro sturati.

la struttura e il punto di vista

Novelle per un anno

GUIDA ALLA LEITU RA Nella prima parte del racconto viene present t I " . " .med1c1 e attraverso il punto di vista dei colle ·a ad _malattia d1 Belluca con terminiNella seconda parte il punto di vista cambi .g I e e1 conosce_nti. .come un personaggio della vicenda e a. il narratore interviene in prima persona

Il fischio di quel treno gli aveva squarciato e portato via d'un tratto la miseria di tutte quelle sue orribili angustie, e quasi da un sepolcro scoperchiato s'era ritrovato a spazia re anelante nel vuoto arioso del mondo che gli si spalancava enorme tutt'intorno.

155 S'era tenuto istintivamente alle coperte che ogni sera si buttava addosso, ed era corso

gaz1one dell'accaduto. ' con uno stile log1co-esplicativo offre la spiNella parte finale il narratore, assume il . . .finalmente accorto dell'esistenza del mo/unto d1 1sta d1 Belluca, il quale, essendosilavoro, si abbandona all'immaginazione edol, al d1 la della prigione della famiglia e del

a sogno.

col pensiero dietro a quel treno che s'allontanava nella notte.. C'era, ah! c'era fuori di quella casa orrenda, fuori di tutti i suoi tormenti, c'era ilmondo, tanto, tanto mondo lontano, a cui quel treno s'avviava... Firenze, Bologna, Torino, Venezia ... tante città in cui egli da giovine era stato e che ancora, certo, in

160 quella notte sfavillavano di luci sulla terra. Sì, sapeva la vita che vi si viveva! La vitache un tempo vi aveva vissuto anche lui! E segu itava, quella vita; aveva sempre segui

il personaggio e l'ambiente

Belluca, il protagonista, è un impie ato eh . . .straz1orn e_ oppress_ioni: sul lavoro : in fam g :scrr vita grigia di quotidiane fru- es. stenza imo_ss1b1le ed avvilente. Come lo h e I e .1 t1p1co travet prigioniero di una to ' vive c1oe in uno spazio angusto delim· a ef11to un. s_uo collega è "circoscritaperto assume infatti un particolare rilievo n :fat. L opp_os1z1one spaziale chiuso vs sonagg10 e nel suo desiderio di fuga el a ricostruzione della psicologia del per ii cambiamento che si produce . I '. verso . uogh1 lontani e diversi.tato, mentr'egli qua, come una bestia bendata, girava la stanga del molino. Non ci s

ono. . che

. sia in U1 non viene compreso d · lo . tutti

convinti egli improwisam t . . a chi circonda:aveva pensato più! Il mondo s'era chiuso per lui, nel tormento della sua casa, nell'arida, ispida angustia della sua computisteria ... Ma ora, ecco, egli rientrava, come per trava-

165 s violento, nello pirito. r..:attimo, che scoccava per lui, qua, in questa sua prigione,scorreva come un brivido elettrico per tutto il mondo, e lui con l'immaginazione d'im provviso risvegliata poteva, ecco, poteva seguirlo per città note e ignote, lande, mon tagne, foreste, mari... Questo stesso brivido, questo stesso palpito del tempo. C'erano, mentr'egli qua viveva questa vita "impossibile", tanti e tanti milioni d'uomini sparsi su

170 tutta la terra, che vivevano diversamente. Ora, nel medesimo atto eh'egli qua soffriva, c'erano le montagne solitarie nevose che levavano al cielo notturno le azzurre fronti ... Sì, sì, le vedeva, le vedeva così... c'erano gli oceani... le foreste ...

E, dunque, lui - ora che ilmondo gli era rientrato nello spirito - poteva in qualche

scoperto la possibilità di liberarsi alme e 1 pazz1to, ment_re egli ha semplicemente diana. ' ne sogno, dal grigiore dell'esistenza quoti-

La novella affronta così il tema del con rgli altri credono di noi e ciò che verametsto fra appare.nza e realtà, fra quello chet1vo del.la alienazione, della solitudine d Il 1amo o. crediamo d1 essere, unito al mo le reagire ai ritmi frustranti della au marnzzaz1one dell'uof!lo cui è possibiz10 per evadere almeno con l'immaginazi! . I iana solo ritagliandosi un piccolo spa-

· I L LAVOR O SUL TESTOmodo consolarsi! Sì, levandosi ogni tanto dal suo tormento, per prendere con l'imma- I zIliornaeccdoengtoli

epvreesnetin. ta diversescelte h.ngu1.st1.che e narrative, in rapporto alle varie fasi di ricostru-

175 ginazione una boccata d'aria nel mondo. Gli bastava!Naturalmente, il primo giorno, aveva ecceduto. S'era ubriacato. Tutto il mondo,

dentro d'un tratto: un cataclisma. A poco a poco si sarebbe ricomposto. Era ancora ebrodella troppa troppa aria, lo sentiva.

180 Sarebbe andato, appena ricomposto del tutto, a chiedere scusa al capo-ufficio, eavrebbe ripreso come prima la sua computisteria. Soltanto il capo-ufficio ormai non doveva pretender troppo da lui come per il passato: doveva concedergli che di tanto in tanto, tra una partita e l'altra da registrare, egli facesse una capatina, sì, in Siberia...oppure oppure ... nelle foreste del Congo:

185 - Si fa in un attimo, signor Cavaliere mio: ora che il .treno ha fischiato...

lndividua nel testo queste sequenze:• la descrizione dei rapporti di lavoro e .:la descrizio_ne della vita in famiglia il racconto del fatto eccezionale

la ricostruzione di ciò che è effettiva• le ipotesi del narratore sull'accaduto mente accaduto nella mente di BellucaProva ora a verificare come, nelle varie se . .indR1v1duando aspetti del testo che giustifichi elzu'as1 altle rino queste diverse tecniche narrative• acconto sce a. ,

• prevalentemente in terza persona• Us; prevalentemente in prima persona

:del discorso diretto (battute di dialogo)• del sommano (eventi esp

osf . t . . dal narratore)

del discorso indiretto libe ; sin eticamente

visamente affluiva dentro di lui e gli riempi·• Puto d.i vista: . ro ricostruzione diretta dei pensieri di un personaggio)

dei med1c1 e dei colleghi• del narratore• di Belluca.

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Incontri con.. . . . Novelle per un anno

. . . Ile hi di Belluca? Perché definiscono cer_t1 att;gg1a2 Quali sono i sintomi della pawa sco_no e ocoeghi e quello del narratore, che definisce

Iaccamenti "pazzia"? ..confronta_ il .un e ic1:aagiustifica questa opposta valutazione?duto una cosa naturalissima · . · · s · inoltre quali

. . . . b.I di Belluca, sul lavoro e in famiglia. p_1ega .3 Descrivi in modo s1ntet1co la vita 1mposs1 11 e ·tuazione socio-econom1ca, I suoi sogni. ..

sono le sue caratteristiche ps1colog1che, a sua s1 . . . "b t bendata" .. un "somaro" ed egli stesso s1 d.efin1sce una es ia

Belluca viene paragonato ad t d Ila similitudine e spiegane il s1gnif1cato .Rintraccia nel testo tutti gli elemen i e i ra orti di Belluca con' i superiori? Rileggi la con-

5 Dopo l'evento eccezionale, come camb1eral n indig zioni ricavate dalla prima parte della novellf. elusione del racconto e confrontala co r un miglioramento nella vita del protagonista? Formu aPossiamo affermare. cdhecl'oe aaa oon u lla dei tuoi compagni. . una tua 1potes1 e qUJn 1

novello Luigi Pirandello

191S Certi obblighi

In un ambiente cittadino vive la suo vicenda di emarginato il lampionaio Quaquèo, costretto a lavorare la notte, mentre la moglie lo tradisce. Egli lo sa bene ed invano cerca di difendersi dagli insulti e dallo scherno di chi, quotidianamente, gli rinfa ccia la sua condizione di marito tradito.Quaquèo nelle notti di solitudine, sospeso sulla scala fra cielo e terra, ha elaborato una sua filosofia di vita che racconta ai pipi strelli e ai gatti randagi. Prigioniero delle convenzioni sociali, egli è- infine costretto a reagire, seppure controvoglia, ma anche la sua reazione dovrà ironicamente confrontarsi con gli "obblighi" della convivenza sociale .

Quando la civ i ltà, ancora in ritardo, condanna un uomo a porta re una lunga ca la in collo da un lampione all'a l tro e a alire e a scendere questa scala a ogni lampione tre volte al giorno, la mattina p r spengerlo, il d p pranzo per rigovernarlo, la era per accenderlo; quest'uomo, per forza, quantunque duro di mente e dedito al vino, deve contrarre la cattiva abitudine di ragionar con se stesso, assorgendo anche a considera zioni alte per lo meno quanto quella sua scala.

Quaquèo, lampionajo, è caduto una sera, ubriaco, da quell'altezza. S'è rotta la testa, spezzata una gamba. Vivo per miracolo, dopo due mesi d'ospedale, con una cianca più corta dell'altra, una concia cicatrice su la fronte, s'è rimesso a girare, zazzeru to, bar-

10 buto e in camiciotto turchino, di nuovo con la scala in collo, da un lampione all'altro. Arrivato ogni volta su la scala all'altezza da cui è caduto, non può fare a meno di con siderare che - è inutile - certi obblighi si hanno. Non si vorrebbero avere, ma si hanno. Un marito può benissimo in cuor suo non curarsi affatto dei torti della propria moglie. Ebbene, nossignori, ha l'obbligo di curarsene. Se non se ne cura, tutti gli altri uomini

15 e finanche i ragazzi glielo rinfacciano e gli dànno la baja ...- Il becco , Quaquèo! Quando li mettono, Quaquèo, questi becchi?- Muso di cane! - grida Quaquèo dall'alto del lampione. - Ora me lo dici? Ora che

debbo illuminare la città?Bella scusa, l'illuminazione della città, per sottrarsi all'obbligo di badare ai torti della

20 moglie. Ma li vede egli forse? Con questi !umetti a petrolio, vede egli forse quando quelli scassinano le porte o si accolte llano per quei sudici vicoli deserti?

- Ladri svergognati e assassini !Pur non di meno Quaquèo è andato al municipio; s'è presentato all'assessore cava

lier Bissi, a cui deve il posto e qualche gra tificazione di tanto in tanto per lo zelo con

1-4 Quando.•.per accenderlo: la descri'zione si ri ferisce ai tempi in cui la luce elettrica, già sco perta, non era ancora applicata all'illumina zione delle città. Le strade erano illuminate da lampade a petrolio che venivano accese alla sera, spente alla mattina e ripulite e riempite nel pri.mo pomeriggio.

8 cianca: gamba .

44

9 sconcia: brutta a vedersi.9 zazzeruto: con una zazzera di capelli incolti.

15 gli dànno la baja: lo prendono in giro.16 becco: allusione al tradimento della moglie.22 Ladri.•.assassini: l'insulto è lanciato gratuita-

mente a quelli che lo provocano e sono forse autori di crimini invisibili e impuniti.

24 gratificazione: mancia o supplemento della paga.

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:

.

Incontri con ...

ALLA LETTURA IL TEATRO

li teatro

narratore introduce il lettore direttamente nel cuore .della vicenda e attravrso il LE "MASCHERE NUDE": PERSONAGGI E SITUAZIONIlo strutturo 11

commento su eventi non ancora narrati ("c'è da ammattire sul erio...a non po er sa-

CHE RIVELANO L'IMPOSSIBILITÀ DI ACCEDERE A UN'UNICA VERITÀ

e le scelte

narrative

ere chi tra i due sia il pazzo") crea un clima di suspense e d1 attesa. . 7.

Eo stesso commento viene ripetuto nella parte centrale ("A .eh.i credere dei due. Chi

E CHE SEGNANO UNO DEI MOMENTI PIÙ ALTI DEL TEATRO EUROPEO DEL NOVECENTO

è il pazzo? ") e nella conclusione del racconto ("...quale sia il pano dei. due, dodv· ·1 fant a e dove la realtà"), in modo da creare una sorta d1 udd1v1s1one e t in parti 0 sequenze . La storia, tuttavia, risulta estremamente ridotta; prevalgo

no le descrizioni, le scene, in cui 1.e parole della gente so?,o riportate prevalentemen-te attraverso il discorso indiretto libero.

1 personaggi principali sono due: il signor Ponza e la signora Frola. La lor caratte i

stica fondamentale è la finzione a fin di bene: l'uno crede - o finge d1 ere . ere - e e

Dalla narrativa al teatro:oltre il naturalismoLa stagione della produzione teatrale, so prattutto delle opere più importanti è, al meno in parte, successiva a quella di Piran dello narratore; inizia infatti nel 1916, anno in cui vengono rappresentate le commediePensaci, Giacomino! e Lio/à, e si estende

ghese con l'intento di denunciarne le ipocrisie e la corruzione . Autori come gli svedesi Henrik lbsen (1828-1906) e August Strind berg (1842-1912) avevano proposto perso naggi e situazioni di intensa drammaticità, che concentravano l'interesse dello spetta tore sui conflitti interiore, sui risvolti psicologici del personaggio, sull'impossibilià di

i personaggi l'altra sia pazza e viceversa ed entrambi, per non deludere l'atro, fanno d1 tutto per

fino agli anni trenta .

approdare a consolanti certezze. In Italia, il

confermarlo nelle sue convinzioni . Dal che si deduce che ogni persona, ,ogrn valore ,

ni ideale ha comunque sempre un duplice aspetto e che non e_s1ste un unica'. asso

0lu a verità. Un terzo personaggio è presente solo nelle . parole dei primi due: s1

trattadella moglie del signor Ponza, la cui identità risulta ambigua fino alla fine del

racconto.

È difficile poter dire perché Pirandello, al di là di un interesse anche precoce, sia "pas sato" dalla narrativa al teatro e come sia avvenuto questo passaggio. Non si tratta

superamento del teatro naturalistico avvie ne per opera di Pirandello, ma la sua im portanza supera i confini nazionali: sia per il contenuto dei suoi drammi che per le so

gli spaziL'ambiente è quello piccolo borghese, di una cittadina di provincia nei cu_i salotti si in trecciano i pettegolezzi , le curiosità e i diversi punt! d1 vista della gnte. S1rtr.a ·ra una volta , di spazi angusti, concretamente o ps1colog1camente'. a1 qua 1 e o .

comunque di una frattura; vi sono infatti e lementi di forte continuità, in Pirandello, fra il narratore e il drammaturgo.Comune è anzitutto il superamento delle

luzioni tecniche adottate, egli diviene uno dei protagonisti dell'evoluzione del teatro europeo del Novecento.

e l'ambiente evadere, talvolta con la fantasia, altre volte con la finzione, in casi estremi con la follia.

In questa novella, non a caso scelta poi pe_r costitu.ire_ 'il soggetto di uno dei suoi drammi teatrali, Pirandello propone alcuni dei temi p1u ricorrenti nel compless e_ll

istanze culturali legate al positivismo e al naturalismo di fine Ottocento. È infatti cer tamente vero che Pirandello nelle novelle enei romanzi ne ha disgregato tutti i miti e

Dalla narrativa al teatro: il laboratorio di scritturaTuttavia vi è anche un rapporto più direttoe personale fra le novelle di Pirandello e le

i temi sua produzione: anzitutto il tema della follia , effettiva o .apparen'.e , reale o s1mu a a, 1

ne ha messo in crisi le certezze: la fede

sue opere teatrali, che ad alcune di quelle

tdella "maschera" che per scelta o costrizione ciascuno e rnstretto a_ portarepee ostenere il conflitto irrisolvibile fra la propria identità e l'immaine esteriore; inf1-

·11 tema della molteplicità dei soggetti e qu1nd1 della stessa realta. . . neoltre l'autore configura in questa novella uno degli esiti più_ coerenti on la ropna

· d Ila v·ita e dell'arte· il finale aperto ' la soluzione inaccess1b1le·re"qu1n·d1, d1

nel fatto obiettivo, il nesso di causalità, l'oggettività del reale e quindi l'univoca in terpretaz ione di esso, le leggi di natura, l'unità della persona ... Al loro posto le suetrame eleggono a motori degli eventi il

novelle si ispirano e da cui prendono spun to. Gran parte del teatro di Pirandello trova infatti le sue radici, la sua preparazione inun'opera narrativa, novella o romanzo; non si tratta però della semplice trasposizione

concezione e · . · " f tt.·fatto , la proiezione sul lettore della possibilità di scegliere la propria veri a sui a 1,una delle tante possibili, ovviamente .

SUL TESTOIndividua il commento del narratore nella parte iiziale del racconto .Quali temi vengono subito pre

Isentati?

Quali sono le caratteristiche fisic_ he dei due personadggi principali? qul i; f i P o ef '. identifichino? Qual è il punto d1 vista della gente_ sw ue personaggi.co sull'opinione degli abitanti di Valdana?Che cosa pensano l'uno dell'altro_ i due prsonaggi principali e.qual: diversa immagine forniscono

3 della moglie del signor Ponza? Sintetizza in breve le due pos1z1oni.\

Ritrova nel testo le parole: . 1AMORE GELOSIA EGOISMO ,CARITA SACRIFICIO . . . _, .

Prova quindi a dire quali diverse immagini vengano fornite di questi ·sent1ment1 dai due

personaggi principali e dalla gente del paese.

Caso , l'imprevedibilità, la relatività delle azioni dell'uomo, l'inafferrabilità della perso na.Ed è altrettanto vero che egli ha così di strutto qualsiasi possibilità di formulare un giudizio univoco sulla vita e sulla realtà, giungendo perfino a togliere all'uomo, come al protagoni sta dei Quaderni di Serafino Gubbio operatore (romanzo del 1925), la possibilità di esprimere l'elemen to unificatore, il principio che spiega i vari momenti della vita. La vita diventa allora uno scorrere ininterrotto di scene, solo da vedere: diventa teatro, quindi.Alllo stesso modo, il suo teatro si inserisce nella ricerca drammaturgica europea che rompe con il teatro naturalista di fine Otto cento, che si proponeva di mettere in scena situazioni e aspetti della società bor-

IL LAVORO

2

j_

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di fatti e personaggi in altra forma narrati va, come era avvenuto nel Naturalismo e in Verga, ma di un approdo naturale.Se infatti il teatro attinge personaggi e si tuazioni dalle novelle, quella pirandelliana è spesso una narrativa drammatizzata, con un impianto teatrale che le viene dal ritmo intenso e incalzante dei dialoghi , dall'uso di una lingua vicina al parlato quotidiano, dalle descrizioni puntuali e minute, che icastica mente delineano non solo gli ambienti, ma anche le atmosfere psicologiche, e soprat tutto dal concepire la vita

come "enorme pupazzata", in cui gli uomini (pupi) recitano ciascuno (consapevole o

meno) una parte, indossando una maschera.Proprio in virtù della forte coerenza di que sta concezione della vita, situazioni , temi, schemi narrativi, personaggi si ripetono,

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Appunti per le "conversazioni col pubblico" che Pirandello teneva negli intervalli delle recite.

61

Incontri con ...

quasi si rincorrono in tutte le opere, dalla narrativa al teatro, combinandosi in modo diverso, componendosi e scomponendosi , con solo lievi diversità nelle trattazioni; così che il lettore e lo spettatore hanno il senso della continuità, della familiarità con quel mondo e quelle creature, divorate dall'ansia di vivere e insieme disperate di non potersi abbandonare alla vita , lucide e stravoite , sempre sofferenti.La ripetitività quasi ossessiva di temi e per sonaggi non deriva dal noioso utilizzo di re pertorio di materiali letterari, ma dalla vita, da una visione dinamica del reale, in cui niente, se non la morte, è definitivo , ma tutto è in divenire , ha possibilità di svilup po.Quello di Pirandello è stato dunque un ap prodo naturale al teatro, si è detto, e la di mostrazione è che il processo di scambio e di "plagio di se stesso", "il flusso di temi e motivi" avviene sempre in quest'unica di rezione, dalla pagina narrativa alla scena .

Le "Maschere nude""Maschere nude" è il titolo della raccolta delle opere teatrali, un titolo pregnante che sintetizza in due parole un mondo di pen sieri e di riflessioni. C'è il tema della "ma schera" in cui la vita sociale ha ingannevol mente rinchiuso ogni uomo, della quale è molto diffic ile, forse impossibile liberarsi, nonostante una lotta disperata. È la parte che ciascuno è costretto a recitare dalla società, è la maschera con cui ognuno si presenta all'esterno, ma essendo nuda non lo nasconde, lo rende essere riconoscibile, ma sempre deformato agli occhi degli altri. Pirandello nei suoi drammi toglie quella ma schera per vedere sotto di essa un'umanità nuda, indifesa e dolorante.Egii rappresenta un mondo di vinti, di uo mini che a differenza di quelli verghiani, più che "essere" "si sentono" sconfitti , perché imprigionati in forme in cui non si ricono scono e che non sentono proprie. La di struzione dell'unità e della continuità so stanziale della persona, il suo continuo mu tare esterno e interno portano all'impossib i lità di giungere alla verità, che appare di versa a ciascuno, e alla coscienza dell'im possibilità di comunicare con gli altri; quin di a una insuperabile solitudine . Ma come può questa persona varia, molteplice e inaf-

60

ferrabile diventare personaggio , quando per la logica teatrale il personaggio è un tipo fisso, "uno"?La persona dissolta nella vita rinasce come personaggio nella letteratura , dove cerca di vivere una sua vita autentica, vita scandita dal tempo del racconto o della rappresen tazione. Finita la rappresentazione , finisce il tempo della vita dei personaggi, tempo in cui si intrecc iano passato e. presente, ma manca il futuro. Essi, nati fuori del teatro, torneranno a vivere quando torneranno sul palcoscenico . I personaggi sono dunque creati dalla fantasia dell'autore che collabo ra con la natura nella creazione; afferma un suo personaggio:

"... noi siamo esseri vivi, più vivi di quelli che respirano e vestono panni; forse meno reali, ma più veri! Si nasce alla vita in tanti modi, caro signore; e lei sa bene che la natura si serve dello strumento della fantasia umana per proseguire la sua opera di creazione. E chi nasce mercé quest'attività crea trice che ha sede nello spirito dell'uo mo è ordinato da natur'a a una vita di gran lunga superiore a quella di chi nasce personaggio , chi ha la ventura di nascere personaggio vivo.può infi schiarsi anche della morte. Non muore più! Morrà l'uomo , lo scrittore, stru mento natura le della creazione; la creatura non muore più!". (da La tra gedia di un personagg io, in Novell e per un anno).

La parola come azionee la funzione dei dialoghiSulla scena i personaggi non agiscono, come avveniva nel teatro precedente a Piràndello , ma riflettono lucidamente sulle azioni che hanno già compiuto, prendono coscienza di esse e ne ricercano incessan temente- le ragioni con disperato orrore. È la parola, che si esprime in dialoghi incal zanti e serrati, l'elemento fondamentale, come dice lo stesso Pirandello nell'articolo L'Azione parlata del 1899:

"Si tro.11i la parola che sia l'azione stes sa parlata, la parola viva che muove, l'espressione immediata, connaturata con l'azione".

Il teatro

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I nconlri con .. . 11 teotro

Fondamentale in tutto il teatro di Pirandelloè dunque la parola; è attraverso la parola che esseri provenienti da un luogo metafisi- co divengono "personaggi"; è la parola che si fa azione. E la parola diventa dialogo,

è (se vi pare)", "Ma non è una cosa seria","Come prima, meglio di prima", "Tutto per bene", "Sei personaggi in cerca d'autore" , "L'uomo dal fiore in bocca", "Ciascuno a suo modo", "Come tu mi vuoi", ecc ....

ben altro spessore e vivacità. Non porta piùnel titolo i nomi dei protagonisti, ma una di quelle frasi dal significato inquietante e un po' misterioso, che diverrà chiara solo quan- do tutta la vicenda, o meglio la riflessione, si

dramma nel suo farsi progressivo. Se, come abbiamo detto all'inizio, la vita è tea- tro, è un'enorme "pupazzata", dare una rappresentazione è fare "teatro nel teatro". Ecco perché nei Sei personaggi

dialogo fittissimo, continuo, con cui ciascu- sarà dipanata. L'intreccio è esile: un genero,no vuol uscire dalla sua solitudine, comuni- La prima fase: che fa vivere la suocera in un'altra casa e "Troveranno gli spettatori, entrando

care con gli altri, trovare un punto di in- Cosi è (se vi pare) non le permette di vedere la figlia se non di nella sala del teatro, alzato il sipario"

contro, di comprensione ... Ma il tentativo Così è (se vi pare), rappre sentata nel lontano, è oggetto di pettegolezzi continui in (il sipario è la quarta parete) "e il pal-

è destinato a fallire, la parola non raggiun- 1917, è la commedia più significativa della una cittadina di provincia. Gli abitanti più au- coscenico com'è di giorno, senza quin-ge l'altro, non riesce a rompere l'isolamen- cosiddetta prima fase della ,produzione di torevoli sottopongono genero e suocera a te nè scena ...".to individuale. La parola serve allora so- prattutto a parlare a se stessi, a convin- cersi prima che a convincere; anche la pa- rola è quindi segno della solitudine. E lo stile con cui i personaggi si esprimono è qualcosa di inusuale per il teatro, è uno stile rotto, sintatticamente faticoso, ad at- tacchi e stacchi violenti, ricco di ripetizioni e allusioni, è lo stile di chi parla a se stes- so, di chi pur volendolo non riesce e non può comunicare. Anche in questo Pirandello diviene protagonista di una delle grandi tra- sformazioni della letteratura del primo Novecento: il tentativo di accedere al lin- guaggio dell'inconscio, alle formulazioni in- certe ma rivelatrici dell'analisi di sé.Nell'opera teatrale si awerte anche la pre- senza dell'autore, che ancora una volta non condivide un principio naturalista , quello dell'impersonalità, che imponeva all'autore di assumere una distanza oggettiva rispet- to ai fatti, di osservarli e descriverli quasi

Pirandello, cui appartengono anche, tra le altre, Il piacere de/l'onestà (1917), Il berret- to a sonagli (1917) e Il Giuoco delle parti (1918). In precedenza Pirandello aveva composto una serie di opere che, oltre ad essere ambientate nella sua terra, la Sicilia, hanno la loro prima stesura in dialetto, de- stinate ad essere recitate a Catania dalla compagnia diretta da un drammaturgo ca- tanese Nino Martoglio e poi dalla compa- gnia di Angelo Musco, grande attore comi- co siciliano.Nel teatro di Pirandello la maturazione del sistema di idee che abbiamo prima delinea- to si svolge infatti gradualmente. Nella fase iniziale del suo rapporto con .il teatro sono ancora presenti elementi naturalistici, come lo stretto rapporto con la sua terra o l'am- bientazione borghese, progressivamente decomposta dalla sua irrequietezza spiri- tuale che gli fa scoprire i limiti di quella vi- sione della realtà.Anche quella di Pirandello è commedia

una sorta di crudele inchiesta giudiziaria perarrivare a conoscere la verità, dal momento che essi si accusano reciprocamente di fol- lia, dando una diversa identità alla moglie-fi- glia. Ma è impossibile conoscere la verità

perché ci sono tante verità quanti sono i pro- tagonisti: ognuno ha la sua verità. La natura illusoria della verità è la tesi che

Pirandello sviluppa nell'opera , tesi sostenuta da un per- sonaggio, Laudisi, che

è la voce dell'autore. La commedia è la prima importante opera con cui lo

scrittore siciliano sconvolge le strutture del teatro tradizionale . Accanto in- fatti ad

elementi della vecchia commedia borghese - l'ambiente fisico, gli oggetti, i pettegoli abitanti con le loro certezze e la

loro fiducia nella verità , cioè i vecchi carat- teri -, c'è il nuovo: ci sono "i

personaggi" pirandelliani sottoposti alla violenza degli altri, vittime che per sé

chiedono solo pietà e pietà sentono l'uno verso l'.altro; c'è il crollo delle certezze;

c'è la mancanza di una conclusione. E proprio questa mancan- za non solo

c oinvolge emotivamente gli spettatori,

L'argomento dell'opera, per il procedimento di composizione e scomposizione di situa- zioni, temi, personaggi tra narrativa e tea- tro, ha i suoi precedenti nelle novelle Personaggi, La tragedia di un personaggio , Colloqui coi personaggi . Su un palcosceni- co, durante le prove di una commedia di Pirandello , irrompono "sei personaggi", por- tati dalla fantasia a Pirandello perché realiz- za s se un dramma, ma da lui rifiutati. Chiedono al Capocomico di diventare il loro autore e di sc river e la loro storia. Il Capocomico accetta, ma scoppia il conflit- to tra Attori e Personaggi perché essi sen- tono che la recitazione degli Attori è inca- pa c e di r ipr o dur re il lo ro dr amm a . Ottengono di essere essi stessi Personaggi Protagonisti, ma fallisce anche questo ten- tativo perché ciascuno di loro si rinchiude nella sua interpretazione dei fatti e non è in grado perciò di comunicare con gli altri.Lo stesso autore, nella "Prefazione" al dramma così sintetizza l'intimo rapporto fra

con il "sentimento del contrario" e sottopo- drammatiche, in particolare il solito triango- propria soluzione che sarà diversa per eia- ne tutto al suo lucidissimo e doloroso ra- lo marito-moglie-amante e quindi il tema scuno di loro. In questo coinvolgimento at-

"Senza volerlo, senza saperlo, nella

ziocinare; altre volte funziona da regista; dell'adulterio. Ma il modo con cui Pirandello tivo degli spettatori consiste l'abbattimento ressa dell'animo esagitato,ciascuno

altre da coro nel commentare le vicende . affronta queste tematiçhe è per il pubblico della "quarta" parete; quella parete invisibi- d'essi, per difendersi dalle accuse

Anche le didascalie e i titoli costituiscono sconvolgente. Le situazioni usuali per gli le che fino ad allora aveva separato in tea- dell'altro,esprime come sua viva pas-

uno spazio in cui l'autore si affaccia. Sono spettatori sono infatti deformate, dissacra- tro il palcoscenic o dalla platea, cioè il sione e suo tormento quelli che per

didascalie spesso ampie e articolate, in cui te, aggredite. I personaggi non sono più mondo rappresentato da quello della rap- tanti anni sono stati i travagli del mio Pirandello dà indicazioni prescrittive per la caratteri, non hanno unità psicologica, ma presentazione. Siamo già sulla strada del spirito: l'inganno della comprensione

scena con un'attenzione minuziosa perché sottostanno alla scomposizione critico-umo- "teatro nel teatro", innovazione tecnica che reciproca, fondato irrimediabilmente tutto, dagli oggetti agli spazi, dalla posizio- ristica, rilrelando sotto la maschera la scon- dà il colpo decisivo alla concezione del tea- sulla vuota astrazione delle parole; la ne dei personaggi alla loro gestualità, con- fitta, la solitudine, l'incapacità di comunica- tro come rappresentazione di una realtà molteplice personalità d'ognuno secon-

ì corre a creare non solo un ambiente, ma re. C'è una lotta incessante tra le masche- esistente e al principio della verosimiglian- do tutte le possibilità d'essere che si anche un'ambientazione psicologica. re che la soG.ietà impone e la sofferenza za, propri del teatro tradizionale. trovano in ciascuno di noi; e infine il Perfino i titoli presentano formulazioni incon- della vita che c'è dietro di esse. tragico conflitto immanente tra la vita suete nella storia del teatro, contengono in Anche in Così è (se vi pare) l'ambiente bor- Il ''teatro nel teatro": che di continuo si muove e cambia e sé già qualcosa che predispone lo spettato- ghese e la famiglia sono al ·centro della Sei personaggi in cerca d'autore la forma che la fissa, immutabile".re a farsi delle domande, ad attendersi l'inu- scena. Ispirata alla novella La signora Fra/a e Con i Sei personaggi in cerca d'autore del Il dramma, che è il più celebre di Piran- suale, lo strano: "Pensaci, Giacomino!", "Così il signor Ponza, suo genero, la commedia ha 1921, Pirandello porta sul palcoscenico un dello, assomma quindi in sè tutti i temi es-

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GENERI E FORME_W_MM_E_Ol__D__MM_A_O_i_ _GE_DlA_?0 AL CONFINE DEI GENERI TRADIZIONALINei Sei personaggi in cerca d'autore, l'opera più innovativa di tutta la produzione pirandel liana, le caratteristiche dei generi teatrali tra dizionali si fondono e si confondono in una continua ambiguità della materia e dei toni, in una inconsueta alternanza dei ruoli dell'autore, degli attori e dei personaggi; cosicchè in un clima di costante dissoc iazione della visione della realtà risulta limitativo parlare solo di tragedia o solo di commedia . Pirandello stes so nella "Prefazione" scritta nel 1925 per la quarta edizione dice:"lo ho voluto rappresentare sei personag gi che cercano un autore. Il dramma non riesce a rappresentarsi perchè manca l'autore che essi cercano, e si rappresen ta invece la commedia di questo vano tentativo , con tutto quello che esso ha di

tragico per il fatto che questi personaggi sono rifiutati".Due sono dunque le azioni fondamentali del dramma (la parola deriva da un termine greco che significa "azione"): da un lato la vi cenda dei sei personaggi che dovrebbe es sere rappresentata dalla compagnia degli at tori, mà che risulta impossibile da rappresen tare ; dall'altro la rappresentazione di questa impossibilità di tradurre quei fatti in forma ar tistica tradizionale . Si configura così duplice anche la dimensione del dramma, esistenzia le e teatrale : esistenziale , in quanto il proble ma della rappresentatività delle vicende dei sei personaggi si traduce in realtà in una tra gedia dell'incomunicabilità ltema costante dello scrittorél; teatrale, perchè le discussio ni tra il capocomico, la sua compagnia e i personaggi ,circa il modo di interpretare e re citare diventano un'analisi corrosiva sui modi e sulle possibilità stesse della realizzazione artistica.

Incontri con ... 11 teolro

senziali dello scrittore: la natura illusoria della verità, il conflitto tra vita e forma, realtà e maschera, la molteplicità della per sona, la solitudine e l'incomunicabilità, cui si aggiunge il rapporto tra arte e vita, fin zione e realtà.Se nei Sei Personaggi si assiste al conflitto tra i Personaggi e la Compagnia teatrale, il processo di "scomposizione critica e razio nale delle strutture drammatiche" (Ferroni) viene proseguito con la rappresentazione del conflitto tra Spettatori, Autore e Attori in Ciascuno a suo modo del 1923 e con quello tra Attori divenuti Personaggi e il loro Regista in Questa sera si recita a sog getto del 1929.

(\vQ La tragedia tra storia..--- e follia: Enrico IV

L'incomunicabilità e la solitudine ritornano nell'Enrico IV, del 1922, una delle poche opere che ha come titolo il nome del pro tagonista. Il titolo però non deve trarre in inganno, non si tratta di una tragedia stori ca, ma di una tragedia della follia o, come dice Giovanni Macchia, di una "farsa tragi ca". Un ricco borghese, che durante una mascherata ha scelto il travestimento di Enrico IV, divenuto pazzo in seguito a una caduta da cavallo, riacquista la salute dopo

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otto anni, ma continua a fingersi pazzo per la disperazione di trovarsi già vecchio , escluso dalla vita, perché da pazzo non ha vissuto la sua ma ha recitato la vita di Enrico IV. Meglio continuare a fingersi pazzo rifugiandosi nella storia, in una realtà e in- una esistenza fissate per sempre dove i fatti e le vicende non cambiano più, non possono più cambiare, per "... non vedere più nulla ... di tutto ciò che dopo quel gior no di carnevale awenne ..:', le cose, come si mutarono; gli amici, come mi tradirono; il posto preso da altri ... nel cuore della donna che tu amavi ...". E per non essere rinchiuso nella "forma" che altri impongono "... farmi mostrare a dito da tutti, di nasco sto, come Enrico IV".Nel suo lucido delirio si è illuso di fermare il tempo in un momento della sua vita proiettato nella storia (il travestimento da Enrico IV), di estraniarsi così dal mondo e dalla società. Ma il tempo non si può ricu perare e fermare nemmeno nella fantasia , continua a scorrere, sia quello interno che quello esterno che fa ingrigire i capelli.Pirandello raggiunge in quest'opera il culmi ne della disgregazione dell'individuo, ripro ponendo in forme diverse e con più intensa drammaticità un tema che era già alla base de Il Fu Mattia Pascal. Enrico IV non poten-

do vivere nel presente, non riesce a proiet tarsi nel futuro ed è incapace di ricordare il suo passato. È il personaggio più disperato e più tragico di tutto il teatro dello scritto re siciliano.

L'ultima produzioneCon Enrico IV Pirandello abbandona l'am biente piccolo borghese per volgersi verso il mondo della grande borghesia, che è protagonista della seconda fase del suo teatro. Ma sono cambiati solo gli ambienti; i temi, la vanità del reale, la contraddizione tra realtà e maschera, tra individuo e mon do esterno, la solitudine e l'angoscia dei personaggi sono gli stessi, appesantiti forse da un ragionare eccessivo, quasi fine a se stesso. In quel filosofare, in quel pi randellismo c'è la disperazione di ogni es sere che tragicamente non trova più nulla che l'aiuti a fermare il suo continuo e inarrestabile divenire e gli dia una consistenza personale .Sono di questo periodo opere come Vesti re gli ignudi (1922), La vita che ti diedi (1923), Ciascuno a suo modo (1924) . Spiccano tra le opere di questa fase l'ele-

Foto di scena dell'Enrico N .

ganza e la misura di L'uomo dal fiore in bocca (1923), uno straziante dialogo sul tema della morte.Quando dopo un intervallo di due anni, du rante il quale pubblica il romanzo Uno, nes sun o, centomila, torna al teatro , è un Pirandello diverso, è, e sente di esserlo, un uomo di successo, che scrive per un'attri ce, Marta Abba , e che vuol realizzare un nuovo teatro, con nuovi temi. Trovarsi, Come tu mi vuoi, La nuova colonia, i Giganti della montagna, scritte agli inizi degli anni trenta, sono opere con personaggi tratti dalla vita reale ma caricati di significazioni simboliche, immagini della coscienza uma na. È il teatro dei Miti, mito della natura, mito sociale , mito religioso, mito dell'arte, con cui lo scrittore, adeguandosi all'ideolo gia dominante , vuole trasmettere valori uni versali e ricostruire certezze.Ma queste ultime opere denunciano, accan to a un sicuro possesso della tecnica tea trale, favorito dalla frequentazione del pal coscenico nelle vesti non solo di autore ma anche di impresario e regista, l'affievolirsi della capacità creativa e l'acuirsi dI pessi mismo.

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LUIGI PIRANDELLO 1917Le opereCosì È (sE v1 PARE) commedia

0 STRUTIURA DELL'OPERAParabola in tre atti. Prima rappresentazione: 18 giugno 1917, al Teatro Olimpia di Milano dalla Compagnia di Virgilio Talli.0 PERSONAGGI LAMBERTO LAUDISI La SIGNORA FROLAIl SIGNOR PONZA, suo genero La SIGNORA PONZAIl Consigliere AGAZ.ZILa SIGNORA AMALIA, sua moglie e sorella di Lamberto LaudisiDINA, /oro figliaLa SIGNORA SIRELLII/ SIGNOR SIRELLII/ SIGNOR PREFETIOIl Commissario CENTURILa SIGNORA CINILa SIGNORA NENNIUn cameriere di casa Agazzi Altri signori e signore

In un capoluogo di provincia. Oggi.O VICENDAIn una città di provincia si trasferisce il signor Ponza con la moglie e la suocera. la suo cera abita sola in un appartamento vicino a quello del Consigliere Agazzi e vede la fi glia dal cortile quando quella si affaccia alla finestra e le manda dei bigliettini in un pa niere. Il signor Ponza, da parte sua, va tutti i giorni a tener compagnia alla suocera.Questi comportamenti suscitano la curiosità della gente, della famiglia Agazzi e dei suoi conoscenti e malevoli commenti nei confronti del signor Ponza. Costretti ad una spie gazione, la signora Frola e il signor Ponza danno versioni contraddittorie. La signoraFrola sostiene che il genero nutre un amore profondissimo ma possessivo per la mo glie al punto da impedirle anche la frequentazione della madre; il signor Ponza afferma che la suocera è impazzita per la morte della figlia e continua a crederla viva ed egli, con la nuova moglie, l'asseconda perchè il prendere coscienza della verità non le crei un disperato dolore. Ma la signora Frola, in un momento successivo, rivela la follia del genero che crede di aver sposato una seconda donna dopo la morte della prima, men tre in realtà ha voluto risposare la prima moglie, che non è mai morta, al suo ritorno a casa dopo un ricovero in clinica. Le spiegazioni accendono ancora di più il desiderio di conoscere la verità, che può essere svelata solo ,costringendo il signor Ponza ad ac compagnare la moglie nel salotto del Consigliere Agazzi.O TEMIil conflitto fra realtà e apparenzala molteplicità del realela maschera che ciascuno porta nel mondo e le. contraddizioni fra questa identità esterna, apparente e quella interiorel'insanabile opposizione fra le tensioni individuali e la morale' correntela folliai rapporti familiari all'interno della società borghesele convenzioni sociali.

Incontri con ... Il teatro

dramma Luigi Pirandello

1917 Così è (se vi pare) , dall'atto I

È il primo dramma con cui Pirandello disgrega le fo rme e i modi del teatro naturalistica . Al centro del/'opero sono ancoro la fami glia e /'ambiente borghese, ma percorsi da un'inquietudine e da una defo rmazione del tutta nuove, che si accompagnano olla dis soluzione del personaggio e a/l'impassibilità di giungere alla verità. La famiglia esiste, è composta di marito, moglie e suocero, ma in essa si è operato, accanto alla separazione fisica, uno strano mutamento dei rapporti: marito e moglie vivono in una casa, la suocero in un'altro e quest'ultima ha rapporti solo col genero che quotidianamente le tiene compagnia. Questo comportamento in curiosisce e suscita pettegolezzi a cui darà "risposta" so/tanta /'apparizione finale della moglie.

Nelle scene iniziali, nel salotto del consigliere Agazzi, la padrona di casa Amalia parla con la figlia Dina e il fratello Lamberto Laudisi degli strani rapporti tra il signor Ponza e la signora Fra/a sua suocero, che abita sul loro stesso pianerottolo. Giungono ospi ti in cerca di notizie, ma Laudisi definisce inutile la loro curiosità e insinua il dubbio che la realtà sia inconoscibile .Nelle scene seguenti la signora Flora va a visitare gli Agazzi e risponde alle loro sempre p iù pressanti e indiscrete domande; è quin di la volta del signor Ponza, la cui versione si discosta molto da quella della suocero. Ritorna infine la signora Fra/a che modifica il suo precedente discorso e racconta una verità totalmente diversa da quella del genero.

ATTO I, SCENA QUARTA CAMERIERE , DETTI, poi la SIGNORA FROLA

CAMERIERE ( presentandosi sulla soglia dell' uscio e annunziando ). Permesso? La signora Frola.

S!RELLI. Oh! Eccola qua.AGAZZI. Vedremo adesso se non sarà possibile, caro Lamberto! SIGNORA SIRELLI. Benissimo! Ah, sono proprio contenta!AMALIA ( alzandosi ). La facciamo passare?AGAZZI. No, ti prego, siedi. Aspetta che entri. Seduti, seduti. Bisogna star seduti.

Al cameriere :

Fa' passare.

Il cameriere , via. Entrerà poco dopo la signora Frola e tutti si alzeranno. La signora Frola è una vecchina linda , modesta , affabilissima , con una grande tristezza negli occhi , ma attenuata da un costante dolce sorriso sulle labbra . La signora

Amalia si farà avanti e le porgerà la mano.

AMALIA . Favorisca, signora.

Tenendola per mano , farà le presentazioni:

La signora Sirelli, mia buona amica. - La signora Cini. -Mio marito.- Il Signor Sirelli. La mia figliuola Dina. - Mio fratello Lamberto Laudisi.- S'accomodi, signora.

DETTI: indica i personaggi già presenti nelle sce- ne precedenti; qui sono gli ospiti di casa Agazzi.

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Incontri con ...

SIGNORA FROLA. Sono dolente e chiedo scusa d'aver mancato fino ad oggi al mio dovere.- Lei, signora, con tanta degnazione mi ha onorata d'una visita, quando tocca

Poi , come per tentare una via di scampo:

Il teotro

va a me di venire per la prima.AMALIA. Tra vicine, signora, non si bada a chi tocchi prima. Tanto più che lei, stando

qui, sola, forestiera, chi sa, poteva aver bisogno ...SIGNORA FROLA. Grazie... troppo buona ... SIGNORA SIRELLI. La signora è sola in paese?SIGNORA FROLA. No, ho una figlia maritata: venuta anche lei, che è poco, qui. SIRELLI. Il genero della signora è il segretario della Prefettura: il signor Ponza, è vero?SIGNORA FROLA. Appunto, sì. E il signor Consigliere vorrà scusarmi, spero, e scusare

anche mio genero.AGAZZI. Per dire la verità, signora, io m i sono avuto un po' a male -SIGNORA FROLA (interrompendolo). - ha ragione, ha ragione! Ma lei deve scusarlo!

Siamo rimasti, creda, così scombussolati dalla nostra disgrazia.AMALIA. Ah, già! loro ebbero quel gran disastro! SIGNORA SIRELLI. Perdettero parenti?SIGNORA FROLA. Oh, tutti... - Tutti, signora mia. Del nostro paesello non c'è quasi più

traccia: è rimasto lì tra le campagne, come un mucchio di rovine; abbandonate.SIRELLI. Già! s'è saputo!SIGNORA FROLA. lo non avevo più che una sorella, con una figliuola anche lei, ma nu

bile. Per il mio povero genero la sciagura fu assai grave. La madre, due fratelli, una sorella, e poi un cognato, cognate, due nipotini .

SIRELLI. Un'ecatombe!SIGNORA FROLA. E sono sciagure per tutta la vita! Si resta come storditi! AMALIA. Oh certo!SIGNORA SIRELLI . Da un momento all'altro! C'è da impazzire!SIGNORA FROLA. Non si pensa più a nulla. Si manca senza volerlo, signor Consigliere. AGAZZI. Oh basta, prego, signora.AMALIA. Anche in considerazione di questa sciagura, io e la mia figliuola eravamo ve

nute per le prime.SIGNORA SIRELLI (friggendo ). Già! sapendo così sola la signora! - Benché mi

perdoni, signora, se oso domandarle come va, che avendo qua la figliuola, dopo una sciagu ra come questa, che...

peritosa , dopo aver filato così bene :

mi sembra... dovrebbe far nascere nei superstiti il bisogno di star tutti uniti

SIGNORA FROLA ( seguitando lei , per toglierla d' imbgrazzo ). - io me ne stia così sola, è vero? SIRELLI. Già, ecco, pare strano, per essere sinceri.SIGNORA FROLA ( dolente ). Eh, lo capisco.

Ma... sa, son di parere che, quando un figliuolo o una figliuola sposano, si debbanolasciare a se stessi, a farsi la loro vita, ecco.

LAUDISI. Benissimo! Giustissimo! Che dev'essere per forza un'altra, nelle nuove rela zioni con la moglie o col marito.

SIGNORA SIRELLI . Ma non fino al punto, scusi Laudisi, da escludere dalla propria vita quella della madre!

LAUDISI. Chi ha detto escludere? Si parla adesso - se ho inteso bene - d'una madre che comprende che la figliuola non può e non deve rimanere legata a lei come prima , avendo ora un'altra vita per sé.

SIGNORA FROLA (con viva riconoscenza ). Ecco, è proprio così, signore! Grazie! Ho vo luto proprio dir questo!

SIGNORA CINI. Ma la sua figliuola, m'immagino, verrà, verrà qui spesso a tenerle com pagnia.

SIGNORA FROLA ( tra le spine ) . Già ... sì ... ci vediamo, certo...SIRELLI ( subito ). Non esce mai di casa, però, la sua figliuola! Almeno, nessuno l'ha

mai veduta!SIGNORA CINI. Avrà forse da badare ai figliuoli!SIGNORA FROLA ( subito ). No, nessun figliuolo, ancora. E forse, ormai, non ne avrà più .

È sposata già da sette anni. Ha da fare, in casa, certo. - Ma non è per questo.

Sorriderà, dolente; e soggiungerà per tentare un'altra via di scampo:

Noi sa - noi donne - siamo abituate, nei piccoli paesi, a star sempre in casa.AGAZZI. Anche quando ci sia ia mamma da andare a vedere ? la mamma che non sta

più con noi?AMALIA. Ma la signora andrà lei a vedere la figiuola!SIGNORA FROLA ( subito ). Ah, certo! Come no? Una o due volte al giorno ci vado!SIRELLI. E sale, una, due volte al giorno, tutte quelle scale, fino all'ultimo piano di quel

casone?SIGNORA FROLA ( smorendo , tentando ancora di volgere in riso il supplizio di

quest'interro gatorio ). Eh, no; non salgo, veramente. Ha ragione, signore; sarebbero troppe per me. Non salgo. La mia figliuola s'affaccia dalla parte del cortile e ... e ci vediamo, ci parliamo.

SIGNORA SIRELLI. Così soltanto? Oh! Non la vede mai da vicino?DINA ( cingendo col braccio il collo della madre). Io, figlia, non pretenderei che mia

madre salisse per me novanta, cento scalini; ma non potrei contentarmi di vederla, di par larle da lontano, senza abbracciarla, senza sentirmela vicina.

SIGNORA FROLA ( vivamente turbata , imbarazzata). Ha ragione! Eh sì, ecco, bisogna che io dica. - Non vorrei che loro pensassero della mia figliuola quello che non è; che abbia per me poco affetto, poca considerazione. E anche di me che sono la mamma ... Novanta, cento scalini non possono essere impedimento a una madre, sia pur vecchia e stanca, quando poi abbia lassù il premio di potersi stringere al cuore la pro pria figliuola.

io mi•.•male: mi sono u n poco offeso; ilConsigliere, dato il suo ruolo, avrebbe gradi to una visita di cortesia.

peritosa,. ..così bene: trattenuta dal riserbo,dopo aver cercato di ingraziarsi la Signora Frola. smorendo: impallidendo .

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Incontri con . ..

SIGNORA SIRELLI ( trionfante ). Ah, ecco! Lo dicevamo noi, signora! Ci dev'essere una ragione!

AMALIA (con intenzione ). C'è, vedi, Lamberto? c'è una ragione!SIRELLI ( pronto ). Suo genero, eh?SIGNORA FROLA. Oh, ma per carità, non pensino male di lui! È un così bravo giovine!

Lor signori non possono immaginare quanto sia buono! Che affetto tenero e deli cato, pieno di premure, abbia per me! E non dico l'amore e le cure che ha per la mia figliuola. Ah, credano, che non avrei potuto desiderare per lei un marito migliore!

SIGNORA SIRELLI. Ma ... allora?SIGNORA CINI. Non sarà lui, allora, la ragione!AGAZZI. Ma certo! Non mi sembra almeno possibile ch'egli proibisca alla moglie di an

dare a trovar la madre, o alla madre di salire in casa per stare un po' insieme con la figliuola!

SIGNORA FROLA . Proibire, no! lo non ho detto che sia lui a proibircelo! Siamo noi, si-gnor Consigliere, io e mia figlia: ce ne asteniamo noi, spontaneamente, creda, per un riguardo a lui.

AGAZZI. E come, scusi, di che potrebbe offendersi lui? Non vedo!SIGNORA FROLA. Non offendersi, signor Consigliere. - È un sentimento... - un senti

mento, signore mie, difficile forse a intendere. Quando si sia inteso, però, non più difficile - credano - a compatire; quantunque importi senza dubbio un sacrifizio non lieve, tanto a me, quanto alla mia figliuola.

AGAZZI. Riconoscerà che almeno è strano, tutto questo che lei ci dice, signora.SIRELLI. Già, e tale da suscitare e legittimare la curiosità. AGAZZI. Anche, diciamo, qualche sospetto.SIGNORA FROLA. Contro di lui? No, per carità, non dica! Che sospetto, signor Consigliere?AGAZZI. Nessuno! Non si turbi. Dico che si potrebbe sospettare.SIGNORA FROLA. No, no! E di che? Se il nostro accordo è perfetto! Siamo

contente, contentissime, tanto io, quanto la mia figliuola.SIGNORA SIRELLI. Ma è gelosia forse?SIGNORA FROLA. Per la madre? Gelosia? Non credo che si possa chiamare così.

Benché, non saprei veramente. - Ecco: egli vuole il cuore della moglie tutto per sé, fino al punto che anche l'amore che la mia figliuola deve avere per la sua mamma (e l'am mette, come no? altro!) Ma vuole che mi arrivi attraverso lui, per mezzo di lui, ecco!

AGAZZI. Oh! Ma scusi! Mi sembra una crudeltà bella e buona, codesta!SIGNORA FROLA . No, no, non crudeltà! non dica crudeltà, signor Consigliere! È

un'altra cosa, creda! Non riesco a esprimermi... - Natura, ecco. Ma no... Forse, oh Dio mio,

:\ sarà magari una specie di malattia, se vogliono E come una pienezza di amore - chiu sa - ecco, sì, esclusiva; nella quale la moglie deve vivere, senza mai uscirne, e nellaquale nessun altro deve entrare. ·

DINA. Neppure la madre?SIRELLI. Un bell'egoismo, direi!SIGNORA FROLA. Forse. Ma un egoismo che si dà tutto, come un mondo, alla propria

donna! Egoismo, in fondo, sarebbe forse il mio, se volessi forzare questo mondo chiu so d'amore, quando so che la mia figliuola ci vive felice; così adorata! - Questo, a

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Il teatro

una madre, signore mie, deve bastare , non è vero? - Del resto, se io la vedo la mia figliuola e le parlo...

Con graziosa mossa confidenziale:

Ilpanierino che vado a tirare là nel cortile, porta su e giù, sempre, due paroline di lettera, con le notizie della giornata. - Mi basta questo. - E ormai, già mi sono abi tuata; rassegnata, là, se vogliono! Non ne soffro più.

AMALIA. Eh, dopo tutto, se son contente loro!SIGNORA FROLA ( alzandosi ). Oh, sì! gliel'ho detto. Perché è tanto buono -

credano! Come non potrebbe essere di più! - Abbiamo ognuno le nostre debolezze, e bisogna che ce le compatiamo a vicenda.

Saluterà la signora Amalia .Signora.

Saluterà le signore Sirelli e Cini, poi Dina; poi volgendosi al Consigliere Agazzi:

Mi avrà scusato ...AGAZZI. Oh, signora, che dice! Le siamo gratissimi della visita .SIGNORA FROLA ( saluterà col capo Sirelli e Laudisi , poi volgendosi alla signora Amalia ).

No, prego ... stia, stia, signora ... non s'incomodi ...AMALIA. Ma no, è mio dovere, signora.

La signora Frola escirà accompagnata dalla signora Amalia , che rientrerà poco dopo.

SIRELLI . Ma che! ma che! Vi siete contentati della spiegazione?AGAZZI. Ma che spiegazione? Qua ci deve esser sotto chi sa che mistero! SIGNORA SIRELLI. E chi sa quanto deve soffrire quel povero cuore di madre! DINA. Ma anche la figliuola, Dio mio!

Pausa.

SIGNORA CINI ( dall' angolo della stanza , dove si sarà rincantucciata per nascondere il pian to , con stridula esplosione ). Le lagrime le tremavano nella voce!

AMALIA. Già! quando ha detto che altro che cento scalini salirebbe, pur di stringersi al cuore la figliuola!

LAUDISI. lo per me ho notato sopratutto uno studio, dico di più, un impegno di guar dare da ogni sospetto il genero!

SIGNORA SIRELLI. Ma che! Dio mio, se non sapeva come scusarlo! SIRELLI. Ma che scusare! la violenza? la barbarie?

SCENA QUINTA CAMERIERE, DETTI, poi il SIGNOR PONZA.

CAMERIERE ( presentandosi sulla soglia ) . Signor Commendatore, c'è il signor Ponza che chiede d'esser ricevuto.

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Incontri con ...

SIGNORA SIRELLI. Oh! lui!

Sorpresa generale e movimento di curiosità ansiosa , anzi quasi sbigottimento.

AGAZZI. Ricevuto da me?CAMERIERE. Sissignore. Ha detto così.SIGNORA S!RELLL Per carità, lo riceva qua, Commendatore! - Ho quasi paura; ma una

grande curiosità di vederlo da vicino, questo mostro!AMALIA. Ma che vorrà?AGAZZI. Sentiremo. Sedete, sedete. Bisogna star seduti.

Al cameriere:

Fallo passare.

Il cameriere s' inchinerà e andrà via. Entrerà poco dopo il signor Ponza. Tozzo, bruno , dall' aspetto quasi truce , tutto vestito di nero , capelli neri , fitti , fronte bassa, grossi baffi neri . S tringerà continuamente le pugna e parlerà con sforzo , anzi con violenza a sten to contenuta. Di tratto in tratto si asciugherà il sudore con un fazzoletto listato di nero.

Gli occhi , parlando , gli resteranno costantemente duri , fitti , tetri.

AGAZZI. Venga, venga avanti, signor Ponza!

Presentandolo:

Il nuovo segretario signor Ponza: la mia signora - la signora Sirelli - la signora Cini- la mia figliuola - il signor Sirelli - Laudisi mio cognato. - S'accomodi.

PONZA. Grazie. Un momento solo e tolgo l'incomodo. AGAZZI. Vuol parlare a parte con me? ,PONZA. No, posso ... posso anche davanti a tutti. Anzi ... E ... è una dichiarazione do-

verosa, da parte mia.AGAZZI. Dice per la visita della sua signora suocera? Può fame a meno; perchè - . PONZA. - non per questo, signor Commendatore. Tengo anzi a far sapere. che la s1gn

ra Frola, mia suocera, sarebbe venuta senza dubbio prima che la sua signora e la si gnorina avessero la bontà di degnarla d'una loro visita, se io non avessi fatto di tutto per impedirglielo, non potendo permettere eh ella faccia visite o ne riceva.

AGAZZI (con fiero risentimento ). Ma perché, scusi?PONZA ( alterandosi sempre più, nonostante gli sforzi per contenersi). Mia suocera avrà par

lato a loro signori della sua figliuola; avrà detto che io le proibisco di vederla, di sa-lire in casa mia?

AMALIA. Ma no! La signora è stata piena di riguardo e di bontà per lei!DINA. Non ha detto di lei altro che bene!AGAZZI. E che s'astiene lei, di salire in casa della figliuola, per un riguardo a un suo

sentimento, che noi francamente le diciamo di non comprendere.SIGNORA SIRELLI. Anzi, se dovessimo dire proprio ciò che ne pensiamo ... AGAZZI. Ma sì, ci è parsa una crudeltà, ecco! una vera crudeltà!

Il teatro

PONZA. Sono qua appunto per chiarir questo, signor Commendatore. La cond izione di questa donna è pietosissima. Ma non meno pietosa è la mia, anche per il fatto che mi obbliga a scusarmi, a dar loro conto e ragione d'una sventura, che soltanto, ... soltanto una violenza come questa poteva costringermi a svelare.

Si fermerà un momento a guardare tutti , poi dirà lento e staccato:

La signora Frola è pazza.TUTTI (con un sussulto ). Pazza? PONZA. Da quattro anni.SIGNORA SIRELLI (con un grido). Oh Dio, ma non pare affatto! AGAZZI (stordito). Come, pazza?PONZA. Non pare, ma è pazza. E la sua pazzia consiste appunto nel credere che io non

voglia farle vedere la figliuola.

Con orgasmo d' atroce e quasi feroce commozione:

Quale figliuola, in nome di Dio, se è morta da quattro anni la sua figliuola?TUTTI ( trasecolati ), Morta? - Oh!... - Come? - Morta? PONZA. Da quattro anni. È impazzita proprio per questo. SIRELLI. Ma dunque, quella che lei ha con sé? -PONZA. - L'ho sposata da due anni: è la mia seconda moglie. AMALIA. E la signora crede che sia ancora la sua figliuola?PONZA. È stata la sua fortuna, se così può dirsi. Mi vide passare per via con questa mia

seconda moglie, dalla finestra della stanza dove la tenevano custodita; credette di rivedere in lei, viva, la sua figliuola; e si mise a ridere, a tremar tutta; si sollevò d'un tratto dalla tetra disperazione in cui era caduta, per ritrovarsi in quest'altra follia, dapprima esultante, beata, poi a mano a mano più calma, ma angustiata così, in una rassegnazione a cui s'è piegata da sé; e tuttavia contenta, come han potuto vedere. S'ostina a credere che non è vero che sua figlia.sia morta, ma che io voglia tener mela tutta per me, senza fargliela più vedere. È come guarita. Tanto che, a sentirla parlare, non sembra più pazza affatto.

AMALIA. Affatto! Affatto!SIGNORA SIRELLI. Eh sì, dice proprio che è contenta così.PONZA. Lo dice a tutti. E ha per me veramente affetto e gratitudine. Perché io cerco

d'assecondarla quanto più posso, anche a costo di gravi sacrifizii. Mi tocca tener due case. Obbligo mia moglie, che per fortuna si presta caritatevolmente, a raffermarla di continuo in quella illusione: che sia sua figlia. S'affaccia alla finestra, le parla, le scrive. Ma, carità, ecco, dovere, fino a un certo punto, signori! Non posso costrin gere mia moglie a convivere con lei. E intanto e come in carcere, quella disgrazia ta, chiusa a chiave, per paura che ella non le entri in casa. Sì, è tranquilla, e poi così mite d 'indole; ma, capiranno, si sentirebbe raccapricciare da capo a piedi, mia moglie, alle carezze che ella le farebbe.

AMALIA ( scattando , con orrore e pietà insieme) . Ah, certo, povera signora, immaginiamoci!

le pugna: i pugni.

72

orgasmo: agitazione. raffermarla: confermarla .

d'indole: di carattere.

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Incontri con ...

SIGNORA SIRELLI ( al marito e alla signora Cini). Ah, vuole dunque lei - sentite? - star chiusa a chiave!

SCENA SESTACAMERIERE, DETII, poi la SIGNORA FROLA.

li teatro

PONZA ( per troncare ). Signor Commendatore, intenderà che io non potevo lasciar fare,se non forzato, questa visita.

AGAZZI. Ah, intendo, intendo, ora; sì, sì, e mi spiego tutto.PONZA. Chi ha una sventura come questa deve starsene appartato. Costretto a far ve

nire qua mia suocera, era mio obbligo fare davanti a loro questa dichiarazion : dico, per rispetto al posto che occupo; perché a carico d'un pubblico ufficiale non s1 creda in paese una tale enormità: che per gelosia o per altro io impedisca a una poveramadre di veder la figliuola.

Si alzerà.

Signor Commendatore!S' inchinerà; poi , davanti a Laudisi e Sirelli , chinando il

capo:

CAMERIERE (picchiando all' uscio e presentandosi sulla soglia , turbato). Permesso? C'è dinuovo la signora Frola.

AMALIA (con sgomento ). Oh Dio, e adesso? Se non possiamo più levarcela d'addosso? SIGNORA SIRELLI. Eh, capisco: a saperla pazza!SIGNORA CrNI. Dio, Dio! Chi sa che altro verrà a dire adesso? Come vorrei sentirla! SIRELLI. Ne avrei anch'io curiosità. Non ne sono mica persuaso, io, che sia pazza.DINA. Ma sì, mamma! Non c'è da aver paura: è così tranquilla!AGAZZI. Bisognerà riceverla, certo. Sentiamo che cosa vuole. Nel caso, si provvederà.

Ma seduti, seduti. Bisogna star seduti.

Al cameriere:Fa' passare.

Signori.E andrà via per l'uscio comune.

Il cameriere si ritirerà.

AMALIA. Ajutatemi, per carità! Io non so più come parlarle adesso!

AMALIA ( sbalordita ). Uh... è pazza, dunque! SIGNORA SIRELLI. Povera signora! Pazza.DINA. Ecco perché! Si crede la madre, e quella non è la sua figliuola!

Si nasconde la faccia con le mani per orrore .

Oh Dio! .SIGNORA CrNI. Ma chi l'avrebbe mai supposto! AGAZZI. Eppure ... eh! dal modo come parlava - LAUDISI. - Tu avevi già capito?AGAZZI. No ... ma, certo che ... non sapeva lei stessa come dire!SIGNORA SIRELLI. Sfido, poverina: non ragiona!SIRELLI. Però, scusate: è strano, per una pazza! Non ragionava, certo. Ma quel cercare

di spiegarsi perché il genero non voglia farle vedere la figliuola; e scusarlo, e adat-, tarsi alle scuse trovate da lei stessa...

AGAZZI. Oh bella! Appunto questa è la prova che è pazza! In questo cercar le scuse perilgenero, senza poi riusire a trovarne una ammissibile.

AMALIA. Eh sì! diceva; si disdiceva. · . AGAZZI (a Sirelli ). E ti pare che, se non fosse pazza, potrebbe accettare queste condi

zioni di non veder la figliuola se non da una finestra, con la scusa che adduce, d1quel morboso amore del marito che vuol la moglie tutta per sé? .

SIRELLI. Già! E da pazza le accetta? E vi si rassegna? Mi sembra strano, m1 sembra strano.

A Laudisi:

Tu che ne dici? LAUDISI. lo? Niente!

l'uscio comune: la porta che dà all'esterno.

Rientrerà la signora Frola. La signora Amalia si alzerà e le verrà impaurita incontro;

gli altri la guarderanno sgomenti .SIGNORA FROLA. Permesso?AMALIA. Venga, venga avanti, signora. Sono qua ancora le mie amiche, come vede - SIGNORA FROLA (con mestissima affabilità , sorridendo). - che mi guardano ... e anche lei,

mia buona signora, come una povera pazza, è vero?AMALIA. No, signora, che dice?SIGNORA FROLA (con profondo rammarico ). Ah, meglio lo sgarbo, signora, di lasciarla

die tro la porta, come feci la prima volta! Non avrei mai supposto che lei dovesse ritor nare e costringermi a questa visita, di cui purtroppo avevo previsto le conseguenze!

AMALIA. Ma no, creda: noi siamo liete di rivederla.SIRELLI. La signora s'affligge ... non sappiamo di che; lasciamola dire. SIGNORA FROLA. Non è uscito di qua or ora mio genero?AGAZZI. Ah, sì! Ma è venuto ... è venuto, signora, per parlare con me di ... di certe

cose d'ufficio, ecco.SIGNORA FROLA (ferita , costernata ). Eh! codesta pietosa bugia che ella mi dice per tran-

quillarmi ...AGAZZI. No, no, signora, stia sicura; le dico la verità.SIGNORA FROLA (c.s.). Era calmo, almeno? Ha parlato calmo? AGAZZI. Ma sì, calmo, calmissimo, è vero?

Tutti anm-!-iscono, confermano.

SIGNORA FROLA. Oh Dio, signori, loro credono di rassicurare me, mentre vorrei io, al contrario, rassicurar loro sul conto di lui!

SIGNORA SIRELLI. E su che cosa, signora? Se le ripetiamo che - AGAZZI - ha parlato con me di cose d'ufficio ...SIGNORA FROLA. Ma io vedo come mi guardano! Abbiano pazienza. Non è per me! Dal

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complessione: costituzione fisica.soverchio: eccessivo, esagerato.

basiti: impietriti.

77

Incontri con ...

modo come mi guardano, m'accorgo ch'egli è venuto qua a dar prova di ciò che io per tutto l'oro del mondo non avrei mai rivelato! Mi sono tutti testimoni che poc'anzi io qua, alle loro domande che - credano - sono state per me molto crudeli, non ho sapu to come rispondere; e ho dato loro, di questo nostro modo di vivere, una spiegazione

SIGNORA FROLA (con orrore ). Oh no! Dio liberi! AGAZZI (irritatissimo, gridando ). Ma allora il pazzo è lui! SIGNORA FROLA ( supplichevole ). No, no ... guardi ...SIRELLI ( trionfante ). Ma sì, perdio, dev'essere lui!

li teatro

che non può soddisfare nessuno, lo riconosco! Ma potevo dirne loro la vera ragione? O potevo dir loro, come va dicendo lui, che la mia figliuola è morta da quattro anni e che io sono una povera pazza che la crede ancora viva e che lui non me la vuol far vedere?

AGAZZI (stordito dal profondo accento di sincerità con cui la signora Frola avrà parlato ). Ah

... ma come? La sua figliuola?SIGNORA FROLA ( subito , con ansia). Vedono che è vero? Perché vogliono nasconder-

melo? Ha detto loro così ...S!RELLI (esitando, ma studiandola ). Sì ... difatti ... ha detto ...SIGNORA FROLA. Ma se lo so! E so purtroppo che turbamendo gli cagiona il vedersi

co stretto a dir questo di me! È una disgrazia, signor Consigliere, che con tanti stenti, at traverso tanti dolori, s'è potuta superare; ma così, a patto di vivere come viviamo. Capisco, sì, che deve dar nell'occhio alla gente, provocare scandalo, sospetti. Ma d'altra parte, se lui è un ottimo impiegato, zelante, scrupoloso. Lei lo avrà già sperimentato, certo.

AGAZZI. No, per dir la verità, ancora non ne ho avuto occasione.SIGNORA FROLA. Per carità non giudichi dall'apparenza! È ottimo; lo hanno dichiara

to tutti i suoi superiori. E perché si deve allora tormentarlo con questa indagine della sua vita familiare, della sua disgrazia, ripeto, già superata e che, a rivelarla, potreb-be comprometterlo nella carriera?

AGAZZI. Ma no, signora, non s'affligga così! Nessuno vuol tormentarlo.SIGNORA FROLA. Dio mio, come vuole che non mi affligga nel vederlo costretto a dare

a tutti una spiegazione assurda, via! e anche orribile! Possono loro credere sul serio che la mia figliuola sia morta? che io sia pazza? che questa che ha con sé sia una se conda moglie? - Ma è un bisogno, credano, un bisogno per lui dire così! Gli s'è po tuto ridar la calma, la fiducia, solo a questo patto. Avverte lui stesso però l'enormità di quello che dice e, costretto a dire, si eccita, si sconvolge: lo avranno veduto!

AGAZZI. Sì, difatti, era ... era un po' eccitato. SIGNORA SIRELLI. O Dio, ma come? ma allora, è lui? S!RELLI. Ma sì, che dev'esser lui!

Trionfante:

SIGNORA FROLA. No, guardino! guardino! Non è, non è pazzo! Mi lascino dire! - Lo hannoveduto: è così forte di complessione; violento ... Sposandolo, fu preso da una vera fre nesia d'amore. Rischiò di distruggere, quasi, la mia figliuola, ch'era delicatina. Per con siglio dei medici e di tutti i parenti, anche dei suoi (che ora, poverini, non sono più!) gli si dovette sottrarre la moglie di nascosto, per chiuderla in una casa di salute. E al lora lui, già un po' alterato, naturalmente, a causa di quel suo ... s verch io amore, non trovandosela più in casa...- ah, signore mie, cadde in una disperazione furiosa; credet te davvero che la moglie fosse morta; non volle sentir più niente; si volle vestir di nero; fece tante pazzie; e non ci fu verso di smuoverlo più da quest'idea. Tanto che, quando (dopo appena un anno) la mia figliuola già rimessa, rifiorita, gli fu ripresentata, disse di no, che non era più lei: no, no; la guardava - non era più lei. Ah, signore mie, che strazio! Le si accostava, pareva che la riconoscesse, e poi di nuovo no, no ... E per far gliela riprendere, con l'ajuto degli amici, si dovette simulare un secondo matrimonio.

SIGNORA SIRELLI. Ah, dice dunque per questo che...SIGNORA FROLA. Sì, ma non ci crede più, certo, da un pezzo, neanche lui! Ha bisogno

di darlo a intendere agli altri; non può farne a meno! Per star sicuro, capiscono? Perché forse, di tanto in tanto, gli balena ancora la paura che la mogliettina gli possa essere di nuovo sottratta.

A bassa voce , sorridendo confidenzialmente:

Se la tiene chiusa a chiave per questo - tutta per sé. Ma l'adora! Sono sicura. E la mia figliuola è contenta.

Si alzerà:

Me ne scappo, perché non vorrei che tornasse subito da me, se è così eccitato.

Sospirerà dolcemente , scotendo le mani giunte:

Ci vuol pazienza! Quella poverina deve figurare di non esser lei, ma un'altra; e io... eh! io, d'esser pazza, signore mie! Ma come si fa? Purché stia tranquillo lui! Non s'incomodino, prego, so la via. Riverisco, signori, riverisco.

Signori, io l'ho detto! AGAZZI. Ma via! Possibile?

Viva agitazione in tutti gli altri .

Salutando e inchinandosi si ritirerà in fretta , per l'uscio comune . Resteranno tutti in piedi , sbalorditi , come basiti , a guardarsi negli occhi . Silenzio.

SIGNORA FROLA ( subito , giungendo le mani ). No, per carità, signori! Che credono? È soloquesto tasto che non gli dev'esser toccato! Ma cusino, lascerei la mia figliuola sola con lui, se veramente fosse pazzo? No! E poi la prova lei può averla all'ufficio, signor Consigliere, dove adempie a tutti i suoi doveri come meglio non si potrebbe.

AGAZZI. Ah, ma bisogna che lei ci spieghi, signora, e chiaramente, come stanno le cose!

Possibile che suo genero sia venuto qua a inventarci tutta una storia?SIGNORA FROLA. Sissignore, sì, ecco, spiegherò loro tutto! Ma bisogna compatirlo, si-

gnor Consigliere!AGAZZI. Ma come? Non è vero niente che la sua figliuola è morta?

76

LAUDISI (facendosi in mezzo a loro). Vi guardate tutti negli occhi? Eh! La verità?

Scoppierà a ridere forte:

Ah! Ah! Ah! Ah!

TELA

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Incontri con ... Il teatro

G U IDA ALLA LITTU RA IL LAVORO SUL TESTO

l'inchiestaIn questo primo atto si svolge, o meglio, è narrata quasi tutta la vicenda: la strana famiglia, gli strani rapporti all'interno di essa, la maligna curiosità degli Agazzi e di

_I Basandoti sulle didascalie e sulle battute, delinea brevemente la figura della signora Amalia Agazzi.

_2 Do.po la presentazione dei due personaggi principali qual è la tua personale impressione? C'è uno coloro che frequentano il loro salotto, che sottopongono suocera e genero a

unavera e propria inchiesta per accertare la verità, al di là di ogni delicatezza e rispet to, anzi con la crudele presunzione di aver diritto di sapere, diritto incarnato dall'au torità del Consigliere Agazzi. La signora Frola e il signor Ponza anche se con grande pena, e la pena è dimostrata dall'aria dolente dell'una e dalla rabbia a fatica conte nuta dell'altro , si lasciano martirizzare e torturare e danno la propria versione , mani festando l'uno verso l'altro un affetto e una pietà profonda.

Il Consigliere Agazzi è l'autorità , il massimo rappresentante della burocrazia, della

dei due che t1 sembra più credibile? Se sì, sostieni le tue motivazioni con riferimenti al testo.

3 Due famiglie a confronto: la famiglia Agazzi e la famiglia del signor Ponza. Prendendo spunto dal testo .delinea brevemente le caratteristiche delle due famiglie sia sotto l'aspetto dei rapporti tra isingoli membri, sia sotto quello del tipo di vita condotto, facendo emergere punti di contatto e di differenza.

_4 La si?nora Frola dand.o la sua versi?ne sulla follia del genero dice: "... E per fargliela riprendere, con I aiuto degli am1c1, s1 dovette simulare un secondo matrimonio. ... Sì, ma non ci crede più,

l'inquisitore regista

i protagon isti

i temi

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fede nelle certezze e nei documenti, dei valori di quel mondo che Pirandello ha messo in crisi. E nel contempo, nel suo salotto, tra i suoi ospiti, è il regista dell'in chiesta che si sta svolgendo: è lui che conduce l'interrogatorio, è lui che regola le en trate e le uscite della signora Frola e del signor Ponza e trasforma i suoi ospiti in spettatori ripetendo: "Seduti, seduti. Bisogna star seduti" (scena quarta); "Sedete, se dete. Bisogna star seduti" (scena quinta); "Ma seduti, seduti. Bisogna star seduti"(scena sesta).

"La signora Frola è una vecchina linda, modesta, affabilissima, con una grande tri stezza negli occhi, ma attenuata da un costante dolce sorriso sulle labbra". È la di dascalia con cui Pirandello tratteggia non solo l'aspetto fisico ma anche e soprattut to le doti morali del personaggio: la modestia, l'affabilità, la tristezza, la costanza, la dolcezza. E queste doti improntano tutte le parole della signora Frola, sia quelle ri volte agli importuni e petulanti che pretendono di sapere e di giudicare, sia quelle con cui parla del genero, verso il quale nutre una pietà e un affetto tanto materno da accettare e sopportare un rapporto a distanza con la figlia. Per lei l'unica cosa checonta è la loro felicità."Tozzo, bruno, dall'aspetto quasi truce, tutto vestito di nero, capelli neri, fitti, fronte bassa, grossi baffi neri. Stringerà costantemente le pugna e parlerà con sforzo, anzi con violenza a stento contenuta ... Gli occhi ... gli resteranno duri, fissi, tetri" . È la di dascalia che presenta il signor Ponza; anche in questo caso non è solo una descri zione fisica, ma anche morale. C'è in questo personaggio qualcosa di sgradevole e di inquietante, che non è suggerito tanto dall'accenno alla violenza a stento contenu ta, ma dal dato fisico in cui predomina il nero (vestito, capelli, baffi) che trova una singolare rispondenza nella durezza, fissità e tetraggine dello sguardo.Ma la descrizione dei due personaggi può suscitare una duplice contrastante impres sione. Da un lato la signora Frola può sembrare una vecchina un po' svanita e persa, e dall'altro una donna che attraverso il dolore e le vicissitudini della vita ha raggiunto una dolente serenità. Il signor Ponza d'altra parte può apparire l'uomo indurito dalle disgrazie e dai problemi quotidiani cui far froate e contemporaneamente un uomo lon tano dall'equilibrio e dalla piena padronanza di sé.

Queste scene iniziali pongono con estrema evidenza alcuni dei temi centrali del dram ma: la maschera, il ruolo che i personaggi sono costretti a vivere, sotto cui si cela no una inconoscibile identità e soprattutto la molteplicità del reale, l'impossibilità di conoscere la "verità", per quanti sforzi facciano coloro che vorrebbero una risposta sicura, una spiegazione soddisfacente di fronte alle contraddizioni della vita e delle persone. La risata di Laudisi, su cui cala il sipario del primo atto è l'unica vera rive lazione, rispetto a quell'ansia di "verità".

certo, da un pezzo, neanche lui!" Cosa vuol dire secondo te?

5 Gli ospiti. del salotto Agazz.i possono essere visti come un coro spesso muto. Commenta questa affermazione, facendo nfenmento al testo per esporre le tue motivazioni .

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Incontri con ...

dramma

1917

Luigi PirandelloCosì è (se vi pare), dagli atti Il e 1 1 1

SIGNORA CrNI. La signora Frola ? LAUDISI. Sissignora .

Daccapo , prima con un gesto espressivo della mano, poi con la voce:

li teatro

Nel corso del secondo atto Laudisi pone in crisi la certezza che un atta burocratico, un dato di fatto, possa aff ermare o negare la realtà, perché la realtà non esiste al di fuori, ma all'interno dell'animo della signora Frola e del signor Ponza e cerca di dimostra re la sua idea fa cendosi anche beffardamente gioco degli altri. Continuano intanto la tortura e il martirio dei due protagonisti, la cui esasperazione e il cui dolore raggiungono /'apice, accompagnandosi sempre però al/'aff etto e alla pietà reciproci.

ATIO II, SCENA QUARTADETTO (LAUDISI), la SIGNORA CrNI, la SIGNORA NENNI.

SIGNORA CrNI. Permesso? LAUDISI. Avanti, avanti, signora.

·SIGNORA CINI. M'hanno detto che la signora non c'è. lo avevo portato con me la miaamica signora Nenni ,

la presenterà : è una vecchia più goffa e smorfiosa di lei , piena anch'essa di cupida curiosità , ma guardinga , sgomenta :

che aveva tanto desiderio di conoscere la signora - LAUDISI ( subito ) - .frola? -SIGNORA CINI. - no, no: sua sorella!LAUDISI. Oh, verrà, sarà qui tra poco. Anche la signora Frola. S'accomodino, prego.

Le inviterà a sedere sul divanetto : poi introducendosi graziosamente a sedere tra loro due :

Permettono? Ci si può mettere seduti bene tutti e tre. C'è anche di là la signora Sirelli.

SIGNORA CrNI. Già, ce l'ha detto il cameriere.LAUDISI. Tutto concertato, sa? Ah, sarà una scena 'di quelle, ma di quelle! Tra poco,

alle undici. Qua.SIGNORA CrNI ( stordita ). Concertato, scusi, che cosa?LAUDISI ( misterioso , prima col gesto , infrontando gl' indici delle mani; poi , con la voce ).

L'in contro.

Gesto d 'ammirazione , poi:

Un'idea grande!SIGNORA CrNI. Che ... che incontro? LAUDISI. Dei due. Prima, lui entrerà qua. SIGNORA CrNI. Il signor Ponza?LAUDISI. Sì; e lei sarà condotta là.

Indicherà ìl salotto.

80

Ma poi, tutti e due qua, uno di fronte all'altro; e nojaltri , attorno, a vedere e senti re. Un'idea grande !

SIGNORA CrNI. Per venire a sapere? -LAUDISI. - La verità! Ma già s'è saputa! Ora non resta più che di smascherarla. SIGNORA CINI (con sorpresa e vivissima ansia). Ah! s'è saputo? E chi è? Chi è dei due?

chi è?LAUDISI. Vediamo un po'. Indovini. Lei chi dice? SIGNORA CrN!. ( gongolante , esitante ). Ma ... io... ecco... LAUDISI. Lei o lui? Vediamo ... Indovini ... Coraggio!SIGNORA CrNI. lo... io lui dico! LAUDISI ( la guarda un p o' . Poi) : È lui.SIGNORA CrNI ( gongolante ) . Sì? Ah! Ecco! ecco! Ma sì! Doveva, doveva esser lui! SIGNORA NENNI ( gongolant e). Lui! - Eh, tutte lo dicevamo, noi donne!SIGNORA CINI. E come, come s'è venuto a sapere? Son venute fuori prove, è vero? atti.SIGNORA NENNI. Per mezzo della questura, eh? Lo dicevamo! Non era possibile che

non si venisse a scoprire per mezzo dell'autorità prefettizia!LAUDISI (farà segno con le mani d' accostarsi di più a lui ; poi dirò loro piano , con tono di mi-

stero , quasi pesando le sillabe ): L'atto del secondo matrimonio. SIGNORA CrNI (come ricevendo un pugn o sul naso). Del secondo? SIGNORA NENNI ( scompigliata ). Come, come? Del secondo matrimonio?SIGNORA CrNI ( rinvenendo , contrariata ). Ma allora ... allora avrebbe ragione lui? LAUDISI. Eh! i dati di fatto, signore mie! L'atto del secondo matrimonio - a quanto pa-

re - parla chiaro.SIGNORA NENNI ( quasi piangendo ) . Ma allora la pazza è lei! LAUDISI. E già! Parrebbe lei.SIGNORA CrNI. Ma come? Prima ha detto lui e ora dice lei?LAUDISI. Sì. Ma perché l'atto, signora mia, questo atto del secondo matrimonio , può

essere benissimo come ha assicurato la signora Frola - un atto simulato, mi spiego? - fatto per finta, con l'ajuto degli amici, per secondare la sua fissazione, che la moglie non fosse più quella, ma un'altra .

SIGNORA CINJ. Ah, ma aliora un atto ... così, senza valore ?LAUDISI. Cioè, cioè ... Con quel valore, signore mie, con quel valore che ognuno gli

vuol dare! Non ci sono, scusino, anche le letterine che la signora Frola dice di ri cevere ogni giorno dalla figliuola per mezzo del panierino, là nel cortile? Ci sono queste lettere, è vero?

SIGNORA CrNI. Sì; ebbene?LAUDISI. Ebbene: documenti, signora! Documenti, anche queste letterine! Ma secon

do il valore che lei vuol dar loro! Viene il signor Ponza e dice che sono finte, fatte per secondare la fissazione della signora Frola.

SIGNORA CINI. Ma allora, oh Dio, di certo non si sa niente!

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Incontri con ...

LAUDISI. Come niente! come niente! Non esageriamo! Scusi, i giorni della settimana, quanti sono?

IL PREFETTO. Eh via! Non esageriamo adesso!AGAZZI ( a Ponza) . Vessazione, scusi, - intende, da parte mia?

Il teatro

SIGNORA CrNI. Eh, sette.LAUDISI. Lunedì, martedì, mercoledì ...SIGNORA CINI. ( invitata a seguitare ), - giovedì, venerdì, sabato... LAUDISI - e domenica!

Rivolgendosi all' altra:E i mesi dell'anno?

SIGNORA NENNI. Dodici!LAUDISI. Gennajo, febbrajo, marzo ...SIGNORA CrNI. Abbiamo capito! Lei vuole burlarsi di noi!

Laudisi continua a sollevare dubbi e a dimostrare /'inconsistenza dei "dati di fatto". La testimonianza trovata a fa tica che la signora Fra/a è stata in una casa di salute viene subito smontata dal/'osservazione che la "signora Fra/a" non sia la suoce· ra ma la moglie di Ponza. Anche /'intervento del Pre f etto, cioè della massima autorità non vale a risolvere /'enigma; si im· pone perciò al signor Ponza di far venire in casa Agazzi la moglie. Ma neppure /'arrivo della donna, che giunge simbolica· mente vestita a lutto, col volto nascosto da un fitto velo nero, svelerà completamente il mistero della sua stessa identità.

ATTO III, SCENA QUINTA DETTI, CENTURI, il SIGNOR PONZA.

CENTURI. Permesso? - Ecco il signor Ponza. IL PREFETTO. Grazie, Centuri.

Il signor Ponza si presenterà su la soglia.

Venga, venga avanti, caro Ponza.

Il signor Ponza s' inchinerà .

AGAZZI. S'accomodi, prego.

Il signor Ponza tornerà a inchinarsi e sederà .

IL PREFETTO. Lei conosce i signori ... - Sirelli ...

Il signor Ponza si alzerà e-s' inchinerà.

AGAZZI. Sì, l'ho già presentato . Mio cognato Laudisi.

Il signor Ponza s' inchinerà .

IL PREFETTO. L'ho fatto chiamare, caro Ponza, per -dirle che qua, coi miei amici ...

S' interromperà , notando che il signor Ponza fin dalle sue prime parole avrà dato a vedere un gran turbamento e una viva agitazione .

Ha da dire qualche cosa?PONZA. Sì. Che intendo, signor Prefetto, di domandare oggi stesso il mio trasferimento. IL PREFETTO. Ma perché? Scusi, poc'anzi, lei parlava con me, così remissivo ...PONZA. Ma io sono fatto segno qua, signor Prefetto, a una vessazione inaudita!

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PONZA. Di tutti! E perciò me ne vado! Me ne vado, signor Prefetto, perché non possotollerare questa inquisizione accanita, feroce sulla mia vita privata, che finirà di com promettere, guasterà irreparabilmente un'opera di carità che mi costa tanta pena e tanti sacrifizii! - lo venero più che una madre quella povera vecchia, e mi sono ve duto costretto, qua, jeri, a investirla con la più crudele violenza. Ora l'ho trovata di là, in tale stato d'avvillimento e d'agitazione -.

AGAZZI ( interrompendolo , calmo). È strano! Perché la signora, con noi, ha parlato sempre calmissima. Tutta l'agitazione, al contrario, l'abbiamo finora notata in lei, signor Ponza; e anche adesso!

PONZA. Perché loro non sanno quello che mi stanno facendo soffrire!IL PREFETTO .. Via, via, si calmi, caro Ponza! Che cos'è? Ci sono qua io! E lei sa con

quale fiducia e quanto compatimento io abbia ascoltato, le sue ragioni. Non è così?PONZA . Mi perdoni. Lei, sì. E gliene sono grato, signor Prefetto.IL PREFETTO . Dunque! Guardi: lei venera come una madre la sua povera suocera?

Orbene, pensi che qua questi miei amici mostrano tanta curiosità di sapere, appunto perché vogliono bene alla signora anche loro.

PONZA . Ma la uccidono, signor Prefetto! E l'ho già fatto notare più d'una volta .IL PREFETTO. Abbia pazienza. Vedrà che finiranno, appena sarà chiarito tutto. Ora stes

so, guardi! Non ci vuol niente. - Lei ha il mezzo più semplice e più sicuro di levare ogni dubbio a questi signori. Non a me, perché io non ne ho.

PONZA . Ma se non vogliono credermi in nessun modo!AGAZZI. Questo non è vero. - Quando lei venne qua, dopo la prima visita di sua suo

cera, a dichiararci ch'era pazza, noi tutti - con meraviglia, ma le abbiamo creduto.

Al Prefetto :

Ma subito dopo, capisci? tornò la signora - IL PREFETTO. - Sì, sì, lo so, me l'hai detto,

Seguiterà volgendosi al Ponza:

... a dare quelle ragioni, che lei stesso cerca di tener vive in sua suocera. Bisogna che abbia pazienza, se un dubbio angoscioso nasce nell'animo di chi ascolta, dopo di lei, la povera signora. Di fronte a ciò che dice sua suocera, questi signori, ecco, non cre dono di poter più con sicurezza prestar fede a ciò che dice lei, caro Ponza. Dunque, è chiaro. Lei e sua suocera - via! tiratevi in disparte per un momento! - Lei è sicuro di dire la verità, come ne sono sicuro io; non può aver nulla in contrario, certo, che sia ripetuta qua, ora, dall'unica persona che possa affermarla, oltre voi due.

PONZA. E chi?IL PREFETTO. Ma la sua signora! PONZA . Mia moglie?

Con forza , con sdegno.

Ah, no! Mai, signor Prefetto! IL PREFETTO. E perché no, scusi?

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Incontri con ...

PONZA. Portare mia moglie qua a dare soddisfazione a chi non vuol credermi? IL PREFETTO ( pronto ). A me! Scusi. - Può aver difficoltà?PONZA. Ma signor Prefetto... no! mia moglie, no! Lasciamo stare mia moglie! Si può

ben credere a me!IL PREFETTO. Eh no, guardi, comincia a parere anche a me, allora, che lei voglia far di

tutto per non essere creduto!AGAZZI. Tanto più che ha cercato anche d'impedire in tutti i modi - anche a costo d'un

doppio sgarbo a mia moglie e alla mia figliuola - che la suocera venisse qua a parlare. PONZA (prorompendo , esasperato ). Ma che vogliono loro da me? In nome di Dio! Non

basta quella disgraziata? vogliono qua anche mia moglie? Signor Prefetto, io non posso sopportare questa violenza! Mia moglie non esce di casa mia! lo non la porto

ai piedi di nessuno! Mi basta che mi creda lei! E del resto vado a far subito l'istan za per andar via di qua!

Si alzerà .

IL PREFETTO ( battendo un pugno sulla scrivania ). Aspetti! Prima di tutto io non tollero, signor Ponza, che lei assuma codesto tono davanti a un suo superiore e a me, che le ho parlato finora con tanta cortesia e tanta deferenza. In secondo luogo le ripeto che dà ormai da pensare anche a me codesta sua ostinazione nel rifiutare una prova che le domando io e non altri, nel suo stesso interesse, e in cui non vedo nulla di male! - Possiamo bene, io e il mio collega, ricevere una signora ... - o anche, se lei vuole, venire a casa sua ...

PONZA. Lei dunque mi obbliga?IL PREFETTO . Le ripeto che glielo domando per il suo bene. Potrei anche pretenderlo

come suo superiore!PONZA . Sta bene. Sta bene. Quand'è così, porterò qua mia moglie, pur di finirla! Ma

chi mi garantisce che quella poveretta non la veda?IL PREFETTO. Ah già ... perché sta qui accanto ·'·AGAZZI ( subito ) . Potremmo andar noi in casa della signora.PONZA. Ma no! lo lo dico per loro. Che non mi si faccia un'altra sorpresa che

avrebbe conseguenze spaventevoli!AGAZZI. Stia pur tranquillo, quanto a noi!IL PREFETTO. O se no, ecco, a suo comodo, potrebbe condurre la signora in Prefettura. PONZA. No, no - subito, qua ... subito ... Starò io, di là, a guardia di lei. Vado subito,

signor Prefetto; e sarà finita, sarà finita!

Uscirà sulle furie per l' uscio in fondo.

SCENA OTTAVADETTI, la SIGNORA FROLA, TUTTI GLI ALTRI.

La signora Frola s' introdurrà tremante , piangente , supplicante , con un fazzoletto

in mano , in mezzo alla ressa degli altri , tutti esagitati .

SIGNORA FROLA. Signori miei, per pietà! per pietà! Lo dica lei a tutti, signor Consi gliere!

84

Il teatro

AGAZZI (facendosi avanti , irritatissimo ). lo le dico, signora, di ritirarsi subito! Perché lei, per ora, non può stare qua!

SIGNORA FROLA ( smarrita ). Perché? Perché?

Alla signora Amalia:

Mi rivolgo a lei, mia buona signora ...AMALIA. Ma guardi ... guardi, c'è il Prefetto ...SIGNORA FROLA. Oh! lei, signor Prefetto! Per pietà! Volevo venire da lei!IL PREFETTO . No, abbia pazienza, signora! Per ora io non posso darle ascolto. Bisogna

che lei se ne vada! se ne vada via subito di qua!SIGNORA FROLA. Sì, me n'andrò! Me n'andrò oggi stesso! Me ne partirò, signor Prefetto!

per sempre me ne partirò!AGAZZI. Ma no, signora! Abbia la bontà di ritirarsi per un momento nel suo quartie-

rino qua accanto! Mi faccia questa grazia! Poi parlerà col signor Prefetto!SIGNORA FROLA. Ma perché! Che cos'è? Che cos'è?AGAZZI (perdendo la pazienza ). Sta per tornare qua suo genero: ecco! ha capito?SIGNORA FROLA. Ah! Sì? E allora, sì ... sì, mi ritiro ... mi ritiro subito! Volevo dir

loro questo soltanto: che per pietà, la finiscano! Loro credono di farmi bene e mi fanno tanto male! lo sarò costretta ad andarmene, se loro seguiteranno a far così; a par tirmene oggi stesso, perché lui sia lasciato in pace! - Ma che vogliono, che voglio no ora qua da lui? Che deve venire a fare qua lui? - Oh, signor Prefetto!

IL PREFETTO. Niente, signora, stia tranquilla! stia tranquilla, e se ne vada, per piacere! AMALIA. Via, signora, sì! sia buona!SIGNORA FROLA. Ah Dio, signora mia, loro mi priveranno dell'unico bene, dell'unico

conforto che mi restava: vederla almeno da lontano la mia figliuola!

Si metterà a piangere .

IL PREFETTO . Ma chi glielo dice? Lei non ha bisogno di partirsene! La invitiamo a riti rarsi ora per un momento. Stia tranquilla!

SIGNORA FROLA. Ma io sono in pensiero per lui! per lui, signor Prefetto! sono venuta qua a pregare tutti per lui; non per me!

IL PREFETTO. Sì, va bene! E lei può star tranquilla anche per lui, gliel'assicuro io. Vedrà che ora si accomoderà ogni cosa.

SIGNORA FROLA. E come? Li vedo qua tutti accaniti addosso a lui!IL PREFETTO. No, signora! Non è vero! Ci sono qua io per lui! Stia tranquilla! SIGNORA FROLA. Ah! Grazie! Vuol dire che lei ha compreso ...IL PREFETTO. Sì, sì, signora, io ho compreso.SIGNORA FROLA. L'ho ripetuto tante volte a tutti questi signori: è una disgrazia già su

perata, su cui non bisogna più ritornare.IL PREFETTO. Sì, va bene, signora ... Se le. dico che io ho compreso!SIGNORA FROLA. Siamo contente di vivere così; la mia figliuola è contenta. Dunque ...

- Ci pensi lei, ci pensi lei ... perché, se no, non mi resta altro che andarmene, proprio! e non vederla più, neanche così da lontano ... Lo lascino in pace, per carità!

A questo punto , tra la ressa si farà un movimento; tutti faranno cenni;

alcuni guarderanno verso l' uscio; qualche voce repressa si farà sentire .

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GUIDA

li teatro

IL PREFETIO. Ah, no, per sé, lei signora: sarà l'una o l'altra!SIGNORA PONZA. Nossignori. Per me, io sono colei che mi si crede.

Guarderà attraverso il velo, tutti , per un istante ; e si ritirerà. Silenzio.LAUDISI. Ed ecco, o signori, come parla la verità!

Volgerà attorno uno sguardo di sfida derisoria.Siete contenti?

Scoppierà a ridere.Ah! ah! ah! ah!

TELA

la conclusione

ALLA LITTU RALa commedia si conclude con un'affermazione che dimostra che la verità è incono scibile ed esiste solo all'interno dell'animo delle persone, anche se deve essere ce lata, stravolta. Questa conclusione (ben diversa da quella tradizionale) non risolve alcun dubbio e non cambia nulla rispetto alla situazione di partenza, anzi offre la pos sibilità a ciascuno di dare una propria risposta: "lo sono colei che mi si crede". Sono così accumunati gli spettatori della platea agli ospiti del salotto Agazzi, divenuto a suo modo un luogo teatrale, sotto la regia del padrone di casa. È il primo segno che Pirandello si sta awiando all'innovazione tecnica del "teatro nel teatro".

i titolie i temi

Alla duplicazione del teatro corrisponde la duplicazione del titolo . La parte affermati va "COSI È" sintetizza le certezze, la fede in ciò che si vede, nei documenti, nelle au torità ed è incarnata dal padrone di casa e dai suoi crudeli, pettegoli e curiosi ospi ti. Quella ipotetica "(SE VI PARE)" rappresenta tutto ciò che può turbare la sicura e

Incontri con ...

Voci. Oh Dio ... Eccola, eccola!SIGNORA FROLA ( notando lo sgomento , lo scompiglio, gemerà per plessa, tremante ):

Che cos'è? Che cos'è?

SCENA NONA0ETII, la SIGNORA PONZA, poi il SIGNOR PONZA

Tutti ti scosteranno da una parte e dall' altra per dar passo alla signora Ponza che si farà avanti rigida , in gramaglie , col volto nascosto da un fitto velo nero ,

impenetrabile .

SIGNORA FROLA ( cacciando un grido straziante , di frenetica gioja ). Ah! Lina ... Lina ...

Lina ...

E si preci piterà e s' avvinghierà alla donna velata , con l'arsura d' una madre che da anni e anni non abbraccia più la sua figliuola. M a contemporaneamente ,

dall'interno , si udranno le grida del signor Ponza che subito dopo si preci piterà sulla scena .

PONZA. Giulia! ... Giulia! ... Giulia!...

La signora Ponza , alle grida di lui , s' irrigidirà tra le braccia della signora Frola che la cingono. Il signor Ponza , sopravvenendo , s' accorgerà subito della suocera

così perdutamente abbracciata alla moglie e inveirà furente:

Ah! L'avevo detto io! Si sono approfittati così, vigliaccamente, della mia buona fede?SIGNORA PONZA ( volgendo il capo velato , quasi con austera solennità ). Non temete!

Non temete! Andate via.PONZA ( piano , amorevolmente , alla signora Frola ). Andiamo, sì, andiamo ...SIGNORA FROLA ( che si sarà staccata da sé , tutta tremante , umile , dall' abbraccio ,

farà eco subito , premurosa , a lui). Sì, sì... andiamo, caro, andiamo...

E tutti e due abbracciati , carezzandosi a vicenda , tra due diversi pianti , si ritireranno bisbigliandosi tra loro parole affettuose . Silenzio. Dopo aver seguito con gli occhi fino all' ultimo i due , tutti si rivolgeranno , ora, sbigottiti e commossi , alla signora velata.

SIGNORA PONZA ( dopo averli guardati attraverso il velo , dirà con solennità cupa) : Che altro possono volere da me, dopo questo, lor signori? Qui c'è una sventura, come vedo no, che deve restar ·nascosta, perché solo così può valere il rimedio che la pietà leha prestato.

IL PREFETIO (commosso). Ma noi vogliamo rispettare la pietà, signora. Vorremmo peròche lei ci dicesse - •

SIGNORA PONZA (con un parlare lento e spiccato ) - che cosa? la verità? è solo questa: cheio sono, sì, la figlia della signora Frola -

TUTII (con un sospiro di soddisfazione ) . - ah!SIGNORA PONZA ( subito c.s.) - e la seconda moglie del signor Ponza -TUTII ( stupiti e delusi , sommessamente ) . - oh! E come? SIGNORA PONZA ( subito c.s.) - sì; e per me nessuna! nessuna!

l'arsura : l'ansia di una madre da tempo asse- tata d'affetto.

il personaggio autore

tranquilla certezza: il dolore, la pazzia, l'insicurezza, l'irraggiungibilità del vero ed è in carnata dalla "famiglia" e da Laudisi, il personaggio dietro cui appare netto il profilo di Pirandello. Il dramma è, come dice l'autore , una "parabola" del pensiero che crea e distrugge la verità, che non lascia lo spettatore sereno, ma vuole insinuare in lui il dubbio e incrinare le sicure certezze, inducendolo a riflettere più che ad aderire sen timentalmente .

Nella figura di Laudisi è possibile. vedere l'incarnazione del narratore della novella La signora Fro/a e il signor Ponza, suo genero, dove la vicenda dei tre personaggi ve niva narrata quasi esclusivamente attraverso il discorso indiretto, a parte alcuni mo nologhi della signora Frola. Anche nella versione teatrale Laudisi si caratterizza come l'espressione dell'ideologia e della filosofia pirandelliana. Egli si pone infatti al di fuori o al di sopra dell'ambiente di cui fa parte, ponendone in discussione principi e rego le e corrodendone ogni certezza e simbolicamente conclude ogni atto rivolgendosi al coro degli ospiti-spettatori con una sonora risata dissacratoria.

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I nconlri con ...

Tutta la commedia si svolge tra lo studio e il salotto della casa del Consigliere

li teatro

LUIGI PIRANDELLO 1921 fMlo spazio Agazzi, dove all'inizio sono presenti solo la padrona di casa, la figlia e il fratello.

Manello svolgersi delle scene la casa continua a riempirsi di conoscenti e am1c1 dei co noscenti, tutti portati dalla curiosità e dalla voglia di sapere, fino a diventare un am

Le opere _SEI

P_fR_SO_NA_GG_l_IN_CE_RCA o'A_U_TO_RE

0 STRUTTURA DELL'OPERA

d_ram_m_a

biente soffocante e ossessivo, che, oltre che moralmente, violenta e mortifica anchefisicamente i due "imputati" e non consente loro possibilità di uscita e di scampo. Accanto ai membri di casa Agazzi, gli altri costituiscono un coro più o meno muto, ma con la sua presenza sempre incombente, minaccioso e privo di pietà. "Stanza della tortura" è la definizione più appropriata che la critica abbia dato al luogo sce

nico.Il signor Ponza, la suocera e la moglie sembrano provenire dal nulla, certo hanno un

L'opera non è divisa in atti o scene, ma l'autore previde due interruzioni della rappre sentazione, indicandone le circostanze. Scritta nel 1921, fu rappresentata per la prima volta nello stesso anno al Teatro Valle di Roma, suscitando forti critiche tanto che Pirandello fu fatto oggetto di fischi e di lancio di monetine. Ma dalla seconda rappre sentazione, avvenuta a Milano, l'opera ebbe successo in tutto il mondo.0 PERSONAGGI DELLA COMMEDIA DA FAREIL PADRE

il tempo

dalla novella al teatro

passato, ma quale? Manca qualsiasi documentazione che lo renda reale, vero; a fornirne qualche contraddittoria immagine c'è solo la parola dei personaggi, una parola però che presenta due versioni profondamente diverse . Se non è ricostruibile .il pas sato, non si intrawede nemmeno un possibile futuro per questa strana famiglia, per la quale, come per tutti i personaggi pirandelliani, esiste solo l'oggi, da vivere con do-lore e pena. . . .Anche la commedia come i suoi protagonisti, vive in un momento non definibile,privo di precise conotazioni temporali, forse perché una "parabola" ha valore in ogni tempo .

La novella La signora Frola e il signor Ponza, suo genero espone la stessa vicen.da che l'autore ha poi trasferito sula scena. Le differenze, rispetto al senso complessivo della vicenda sono minime: la più significativa è l'assenza , dalla novella, dell'interven to finale dell signora Ponza, che nell'opera teatrale conclude invece la storia in una scena di forte impatto drammatico. Importante è invece notare come nel passaggio dalla novella al teatro si sia andata soprattutto definendo la coreografia umana e ideologica che assiste al dramma dei tre personaggi : il coro borghese che, appena evocato da poche frasi del testo narrativo , si anima e si caratterizza nella rappresentazione teatrale.

IL LAVORO SUL TESTO

LA MADRELA FIGLIASTRA IL FIGLIOIL GIOVINETIOLA BAMBINA ( questi ultimi due non parlano)

. ( Poi, evocata) MADAMA PACE0 GLI ATTORI DELLA COMPAGNIAIL DIRETIORE-CAPOCOMICO LA PRIMA ATIRICEIL PRIMO ATIORELA SECONDA DONNA L'ATIRICE GIOVANE L'ATIORE GIOVANEALTRI ATIORI E ATIRICI IL DIRETIORE DI SCENA IL SUGGERITOREIL TROVAROBE IL MACCHINISTAIL SEGRETARIO DEL CAPOCOMICO L'USCERE DEL TEATROAPPARATORI E SERVI DI SCENADi giorno, su un palcoscenico di teatro di prosa.N.B. La commedia non ha atti, né scene. La rappresentazione sarà interrotta una prima volta, senza che il sipario s'abbassi, allorché il Direttore-Capocomico e il capo dei per sonaggi si ritireranno per concertar lo scenario e gli Attori sgombreranno il palcosceni co; una seconda volta, allorché per isbaglio il Macchinista butterà giù il sipario.0 VICENDA

Confronta la novella La signora Frola e il signor Ponza, suo genero e la commedia e metti in lucele principali differenze riguardo all'intreccio, ai personaggi e all'ambientazione.

2 Le didascalie in genere sono indicazioni di ordine pratico e contengono i suggerimenti dell'autore al regista sull'ambientazione scenica e sulla recitazione degli attori. Ritieni che le didascal.ie diPirandello rispettino questi principi? In caso negativo o nel caso ritenessi incompleta. la def1niz1one, spiega la funzione essenziale delle didascalie di quest'opa e lo scopo che s1 prefiggono.

3 Qual è la tesi di fondo che sta alla base della commedia? Prova a esporla con parole tue.

Il teatro di Pirandello è caratterizzato dalla parola che si fa azione. Chiarisci, facendo riferimento a questa commedia, il rapporto tra azione scenica (ciò che accade) e narrazione dei personaggi (ciò che viene detto).

5 Quale idea complessiva ti sei fatto della vicenda? Formula una tua ipotesi e quindi confrontala con quella dei tuoi compagni.

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Mentre una compagnia di attori sta provando, si presentano sul palcoscenico sei perso naggi che vorrebbero che il capocomico sostituisse l'autore che li ha rifiutati e facesse recitare agli attori il loro dramma : il Padre scoperta la relazione della moglie (la Madre) con il segretario, l'ha allontanata da casa tenendo con sé il Figlio. Dalla nuova famiglia son nati la Figliastra, il Giovinetto e la Bambina. Parecchi anni dopo il Padre incontra la Figliastra che si prostituisce in casa di Madama Pace; soltanto l'arrivo della Madre (ri masta sola dopo la morte del segretario) impedisce l'incesto. Si riforma la primitiva fa miglia, ma rancori ed odi continuano a dividere i componenti. Gli attori non sono in grado di recitare con fedeltà quelle tragiche vicende, così che sono i personaggi stessi a farlo fino all'epilogo finale: la morte della Bambina e il suicidio del Giovinetto.o TEMI• la crisi familiare, l'adulterio , l'incesto• l'incomunicabilità fra le persone• la morale comune e i drammi privati• la relatività dei punti di vista• il conflitto fra realtà e finzione.

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