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    LUIGI EINAUDI

    Gian Giacomo Rousseau,

    le teorie della volont generale e del partito guida

    e il compito degli universitari

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    In Prediche inutili, Einaudi, Torino, 1957, pp. 195-201

    Parole pronunciate ad occasione della consegna del diploma dilaurea honoris causa nella universit di Basilea il 22 maggio 1956

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    amento del dertonino

    Venerd, 24 giugno 2016

    Sono triste triste triste per lesito del referendum inglese.

    La malabestia del nazionalismo, della sovranit nazionale, gil pronta a balzar fuori dalla sua fetida gabbia per azzannarealtri paesi, spero non il nostro.

    Per lEuropa, meraviglioso e pacifico ideale, quandero giovane,ho sgobbato assai, a 90 anni posso soltanto piangere.

    I 17.410.742 inglesi che hanno votate per il leavesono soltantoil, 3,4 per cento degli abitanti dellUnione europea, una piccola

    minoranza ha deciso sul futuro di oltre mezzo miliardo dieuropei: ecco gli effetti della democrazia referendaria. Eppureci sono in giro persone che continuano a chiamarla democraziadiretta.

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    Per fortuna la lungiveggenza dei nostri costituenti nonammettendo il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di

    amnistia e dindulto, di autorizzazione a ratificare trattatiinternazionali (Costituzione art. 75) per ora ci protegge daquesto pericolo.

    Non ricordo cosa pensassi allora, quando avevo 20 anni, ora

    inclinerei a dare ragione allottimo liberale onorevole Bozzi

    chenel suo intervento alla Assemblea Costituente osserv che in unsistema di democrazia parlamentare il Parlamento, eletto asuffragio universale e diretto, il vero e unico rappresentantedella volont popolare.

    Mi piace, sempre pi spesso, tornare a Einaudi. Sulla c. d.democrazia diretta mi di conforto leggere: Gian GiacomoRousseau, le teorie della volont generale e del partito guida e il

    compito degli universitari (1956).(In Prediche inutili, Einaudi, Torino, 1974, pp.196-202).

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    solum certum nihil esse certi

    (da Plinio, sentenza iscrittada Michele di Montaigne nella sua biblioteca).

    Adempiendo oggi al gradito dovere di ringraziarvi perlinsigne onore della laurea honoris causa che la facoltstorico-filosofica mi ha voluto rendere in codesta anticacelebre universit, in questa citt di Basilea, la quale sivanta di aver noverato tra i suoi figli un grandissimostorico e veggente politico, Jacopo Burckardt che or un

    secolo prevedeva, contemporaneamente ad Alessio diTocqueville, il fatale avvento di quel totalitarismotirannico, che noi siamo stati poi chiamati acontemplare ed a soffrire, vorrei oggi aggiungere alcune

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    parole per dirvi, dopo dieci anni trascorsi, fuoridellinsegnamento, in pubblici uffici, quanto io continuiad essere convinto che luniversit chiamata, in tutti ipaesi liberi, anche e forse massimamente nei rapporticon i politici ed i pubblicisti, ad un compito suo proprio,altissimo compito, quello della perenne, continua nonmai chiusa ricerca della verit in s stessa consideratasenza riguardo alle sue eventuali conseguenze. Troppospesso i politici sono persuasi non solo di dover ricercarela verit, ed persuasione giusta e feconda, ma di

    conoscere gi quella verit, una verit, e di nonpoterne tollerare la negazione. E questo pericolomortale.

    Non conosco una formulazione pi spietata del pericoloa cui va incontro la civilt di quella che un grandesvizzero, Gian Giacomo Rousseau, riassunse nelcontrapposto fra le volont particolari del singolo

    cittadino e la volont generale del corpo collettivo.Ogni individuo pu invero, come uomo, avere una volontparticolare diversa dalla volont generale che egli ha comecittadino. Il suo interesse particolare pu consigliargli cosa

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    tutta diversa dallinteresse comune; pu fargli considerareci che deve alla causa comune come un tributo gratuito,

    la perdita del quale sar meno dannosa agli altri di quantonon sia il sacrificio per lui (Del contratto sociale, libro I, cap.7).

    La volont generale non si identifica dunque con lavolont di tutti.

    La volont generale sempre diritta e mira sempreallutilit pubblica; non segue tuttavia che le deliberazioni

    del popolo abbiano sempre la medesima dirittura. Si vuolesempre il proprio bene, ma non sempre lo si vede; non sicorrompe mai il popolo, ma spesso lo si inganna ed allorasolamente esso sembra volere il male(II, 3).

    La volont generale forse la somma algebrica dellevolont particolari o singole? S, se deliberano i singoliuomini; no, se i loro raggruppamenti.

    In qual modo persuadere il cittadino ad ignorare, nelmomento in cui delibera, gli interessi particolari suoi, isuggerimenti dei gruppi, i quali brigano per indurlo avotare in un modo piuttosto che in un altro?

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    In qual modo una moltitudine cieca, la quale spesso non saci che voglia perch raramente conosce quel che bene

    per essa, potrebbe attuare da s una impresa cos grande ecos difficile come un sistema di legislazione? Il popolovuole sempre il bene; ma non sempre, lasciato a s, lo vede.La volont generale sempre diritta; ma il giudizio, ilquale la guida, non sempre illuminato. Importa farle

    vedere le cose quali sono, talvolta quali debbono essereviste; indicare la buona strada che essa cerca, garantirlacontro la seduzione delle volont particolari, accostare aisuoi occhi luoghi e tempi, mettere in bilancia i vantaggipresenti ed evidenti ed i danni dei mali lontani e nascosti.I singoli vedono il bene che essi respingono; il pubblicovuole il bene che esso non vede. Tutti hanno parimentibisogno di guide. Fa duopo obbligare gli uni a rendere leloro volont conformi alla loro ragione, bisogna insegnare

    allaltro a conoscere ci che esso vuole (II, 6).La necessit di una guida tanto pi evidente, in quantoessa deve convincerlo che egli si era ingannatoscambiando per sua volont quella che non era

    veramente la sua ragionata opinione.

    Quando si propone una legge nellassemblea del popolo,non si domanda ad essi sostanzialmente se essi approvano

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    o respingono la proposta; ma se essa o non conforme allavolont generale, che anche la loro. Ognuno, votando,

    dice in proposito il suo parere e dal calcolo dei voti risultadichiarata la volont generale. Se perci prevale il parerecontrario al mio, ci prova soltanto che io mi ero ingannatoe che quella che io credevo essere la volont generale, nonera tale. Se il mio parere particolare avesse trionfato, avrei

    fatto cosa diversa da quel che volevo, e perci in tal casonon sarei stato libero (IV, 2).

    Gli uomini non scoprono tuttavia da s,

    spontaneamente, quel che la loro volont comune. Puaccadere nelle piccole aggregazioni politiche, comequelle che esistevano nei cantoni svizzeri quandoRousseau viveva e in alcuni casi esistono ancora; dovegli elettori eleggono in assemblee pubblichedirettamente i magistrati e votano le leggi.

    Quando, presso il pi felice popolo del mondo, si vedonogruppi di contadini regolare gli affari dello stato assisi

    sotto la quercia, pochissime leggi bastano. Quando diventanecessario promulgarne una nuova, la necessit vedutada tutti. Il primo che la propone dice solo quel che tutti gisentono e non occorre brigare n parlare con eloquenza a

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    pr di una legge, di cui tutti sono gi persuasi, e attendonosolo di sapere se gli altri sono dello stesso parere (VI, I).

    La democrazia diretta tuttavia una eccezione propriadei piccoli stati, nei quali il popolo facilmente si adunaed ogni cittadino conosce tutti gli altri; dove i costumi

    sono semplici e vha grande uguaglianza nei ceti e nellefortune, dove in sostanza impera la virt.

    Nel pi degli stati siffatte condizioni non esistono; e nonvha sistema di governo pi soggetto alle guerre civili edalle agitazioni intestine di quello democratico, nel qualecio il potere non spetti n alluno n ai molti ma a tuttoil popolo. Il governo democratico esiste solo l dove ognigiorno della sua vita il cittadino, armato di forza e dicostanza, ripete a se stesso: Malo periculosam libertatemquam quietum servitium.

    Un governo cos perfetto non adatto agli uomini. Solo un

    popolo di dei potrebbe governarsi democraticamente (III,4).

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    La volont generale non coincide dunque con ladeliberazione presa a maggioranza dai cittadini e dailoro rappresentanti. Occorre che:

    la deliberazione sia presa dai singoli, i qualivotino gli uni indipendentemente dagli altri,

    senza subire le influenze dei gruppi, dellefazioni, dei partiti i quali siano o possano farsipaladini di interessi particolari;

    ma poich il cittadino vuole il bene, ma non lo

    conosce, egli deve essere istruito e guidato dachi conosce il bene comune; il cittadino, cos istruito, deve inchinarsi al

    risultato del voto, anche se egli rimasto in

    minoranza; ma egli non ha il diritto di continuare a

    propugnare quella che egli ritiene la verit enon ha diritto, ove riesca a persuadere altri, di

    volgere la minoranza in maggioranza emodificare la legge; no; il risultato della deliberazione gli fa sapere

    soltanto che egli era nellerrore e non

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    conosceva la verit. I votanti non hanno, colvoto di una maggioranza, affermata unavolont generale. Essa preesisteva, ed essilhanno soltanto riconosciuta. Essa si imponecolla evidenza dellassioma;

    luomo veramente libero solo se si sottomette

    a quella volont generale che egli non havoluto ma ha semplicemente riconosciutoperch illuminato da coloro che sanno.

    Questo il messaggio del cittadino di Ginevra. Non il votodei cittadini, ma il riconoscimento degli dei afferma lavolont generale.

    Rousseau forse non prevedeva che la sua dottrinasarebbe stata feconda di effetti tanto gravi. A decine glidei sono comparsi ed hanno assunto lufficio di guide dipopoli. Da Robespierre a Babeuf da Buonarroti a Saint-Simon, da Fourier a Marx, da Mussolini a Hitler, daLenin a Stalin, si sono succedute le guide ad insegnare aipopoli inconsapevoli quale era la verit, quale era lavolont generale, che essi ignoravano; ma che una volta

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    insegnata e riconosciuta, i popoli non potevano rifiutarsidi attuare.

    I popoli hanno imparato che la libert non consistevanel discutere dapprima e nellinchinarsi poi dellaminoranza al volere della maggioranza salvo il diritto di

    continuare a discutere e di ridurre la maggioranza aminoranza. Nel sistema degli dei e delle guide, che hannoscoperto la vera verit, gli uomini si sentono liberi soloquando la guida inviata dalloracolo divino ha indicato

    la via della verit ed ha condannato lerrore. Lerrore, ladeviazione, lopposizione al principio dichiarato nelletavole fondamentali delluomo-guida, del partito-guida illecito, un delitto contro la volont generale e deve

    essere eliminato.Non ha importanza la formula, con la quale loracoloconduce gli uomini alla scoperta della verit. PerRousseau e Robespierre essa prende il nome di virt,per Saint-Simon di religione della scienza, per Hitler didominio del sangue e della razza, per Marx e Lenin didittatura del proletariato. Le formule mutano e passano.

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    La dottrina di una verit la quale, scoperta, deve esserericonosciuta ed ubbidita, rimane.

    Fa duopo affermare che noi, che facciamo parte in unamaniera o in unaltra, insegnanti o scolari, del corpouniversitario, abbiamo il dovere di combattere lidea che

    un uomo, un partito, un gruppo, un collegio, abbianoricevuto da un oracolo, da se stesso, da una dottrina lamissione di essere guida ai popoli? Fa duopo affermareche chiunque dica o scriva le terribili parole Io so

    Noi sappiamo Questa la verit dichiara, cosparlando, di essere fuori del mondo della scienza, di nonappartenere alla mistica corporazione degli universitaridocenti e discenti? Noi sappiamo una cosa sola: di non

    sapere; la nostra divisa una sola: noi non conosciamo,ma cerchiamo la verit, noi non siamo mai sicuri dipossederla e torneremo ogni giorno a ricercarla, sempreinsoddisfatti e sempre curiosi.

    Colui il quale dice io so, sa le verit note, quelle le qualifanno parte del patrimonio accumulato da generazionidi pensatori, di indagatori, di studiosi del passato. Noidobbiamo bens conservare religiosamente quel

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    patrimonio; ma non immaginare mai che esso sia sacro einvariabile. Le verit accettate e insegnate conservanovalore solo se esse sono continuamente rivedute,corrette, perfezionate; se esse sono costituite da principiatti a spiegare un numero maggiore di fatti, a spiegarliin maniera pi semplice. Fisici e chimici hanno veduto,

    nel giro di una generazione, mutata profondamente lamateria medesima delle loro ricerche. Non vi campodello scibile umano nel quale non si siano verificatemutazioni notabili nei metodi di studio e nei risultati

    delle indagini compiute. Quale profonda mutazionecontempliamo nel campo medesimo delle scienzeeconomiche! Noi studiamo ancora i grandi economistidei secoli scorsi; perch nulla di quel che stato scritto

    fu detto invano; e Cantillon e Galiani, Turgot ed AdamoSmith, Ricardo e Malthus, Gossen e List, Gian BattistaSay e Cournot, Roscher e Menger, Walras e Pareto,Bohm-Bawerk e Ferrara, Marshall e Keynes sono

    sempre vivi per noi. Ma, essendo stato costretto dallevicende della vita a star per un decennio lontano dalcontatto diretto dei nuovi libri e delle grandi rivistescientifiche, mi avvedo, al solo sfogliare queste ultime

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    che non solo mutato il metodo del discutere, ma mutata la materia medesima del discutere. Solo il tempodir quel che nel nuovo degno di sopravvivere;separer il loglio dal frumento. Frattanto, certo che si discusso, che nessuna verit accolta sfuggita allacritica e ad una attenta revisione. Solo cos la scienza

    progredisce, rispettando le conquiste del passato, masottoponendole a continua critica spietata.

    Noi non ci dobbiamo stancare mai di inculcare fuori di

    noi, tra i politici massimamente, la lezione di umilt dicui diamo quotidianamente esempio. giusto che ipolitici seguano a distanza le mutazioni accolte nelcampo scientifico. Il governo dei popoli non pu essere

    oggetto di sperimentazioni continue e mutevoli. giustoche i politici si ispirino alle idee che nel campo economicoe sociale dominarono una generazione addietro. Le ideenuove potrebbero essere erronee; potrebbero non reggere

    a lungo ai morsi della negazione. Il male politico e socialenasce quando gli uomini dazione sono persuasi di averescoperta una verit, di possederla e di avere il dovere diattuarla. Gran parte delle idee, alle quali si ispira la

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    opera degli dei-guide, ad attuare. Lautocritica rivolta adichiarare lerrore delle proprie deviazioni nellambitodella verit dichiarata dalluomo-guida, dal collegio-guida, dal partito-guida; la critica chiusa entro confinistabiliti dalluomo e dagli uomini che da s si sonodefiniti sapienti, non critica, abietta sottomissione

    alla guida-tiranno. Luniversit dei docenti e dei discentirespinge questo tipo di critica. Il suo verbo sempre esoltanto: la verit si conquista riconoscendo che ogniverit antica, che ogni principio accettato pu essere

    lerrore. La verit vive solo perch essa pu esserenegata. Essendo liberi di negarla ad ogni istante, noiaffermiamo, ogni volta, limpero della verit.