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La comunicazione non verbale

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La comunicazione non verbale

La comunicazione è un’attività complessa che fa riferimento a

una molteplicità diversificata e contemporanea di differenti

sistemi di significazione e di segnalazione

Entro l’ambito della comunicazione non verbale (CNV), è

compreso un insieme di fenomeni e di processi comunicativi,

quali: le qualità prosodiche e paralinguistiche della voce, la

mimica facciale, i gesti, lo sguardo, la prossemica e l’aptica, la

cronemica, per giungere fino alla postura, all’abbigliamento e al

trucco.

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La comunicazione non verbale:

dove la natura incontra la cultura

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La comunicazione non verbale: dove la natura incontra la

cultura

Origine della CNV

Secondo la psicologia ingenua

• È più spontanea e “naturale” della comunicazione verbale, meno

soggetta a forme di controllo volontario

• Rappresenta una sorta di “linguaggio del corpo” e, in quanto tale,

universale, esito dell’evoluzione filogenetica e regolato da precisi

processi e meccanismi nervosi

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La concezione innatista

Riferimento alla prospettiva di Darwin: le espressioni facciali sono il

risultato dell’evoluzione della specie umana e, di conseguenza,

hanno un carattere di universalità

Prospettiva ripresa dalla teoria differenziale delle emozioni (Izard): le

emozioni, attraverso l’esecuzione di programmi nervosi innati,

producono la configurazione di determinate espressioni facciali e di

movimenti corporei

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La teoria neuroculturale

Esiste un “programma nervoso” specifico per ogni emozione che

assicura l’invariabilità e l’universalità delle espressioni facciali

associate a ciascuna emozione (Ekman)

• Regole di esibizione (display rules): “interferenze” e modificazioni

indotte dai processi cognitivi; sono culturalmente apprese; agiscono

attraverso quattro modalità

Intensificazione

Attenuazione

Inibizione

Mascheramento

In ogni caso prevale la forza del

“programma nervoso”, garantendo

una manifestazione e un

riconoscimento automatico e

universale delle emozioni

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La concezione innatista (continua)

La prospettiva innatista è una prospettiva biologica che

enfatizza la rilevanza determinante del corredo

genetico e dei processi legati all’ereditarietà per

spiegare i diversi sistemi di CNV, in particolare delle

espressioni facciali

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La prospettiva culturalista

“ciò che è mostrato dal volto è scritto dalla cultura”

• La CNV è appresa nel corso dell’infanzia al pari della lingua

• Presenta variazioni sistematiche da cultura a cultura, dal sistema

dei gesti alle espressioni facciali

• L’enfasi è posta sui processi di differenziazione, che conducono

a forme non verbali uniche ed esclusive

• Limite: relativismo culturale

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La prospettiva dell’interdipendenza fra natura e cultura

Le strutture nervose e i processi neurofisiologici condivisi in modo

universale a livello di specie umana sono organizzati in configurazioni

differenti secondo le culture di appartenenza

La CNV prende avvio e si fonda su circuiti nervosi precisi e specifici,

deputati all’attivazione, alla regolazione e al controllo dei movimenti

sottesi alle diverse forme di CNV. Intervengono:

• Il sistema piramidale (area motoria e area premotoria)

• Il sistema extrapiramidale (situato nel corpo striato e nel tronco

encefalico)

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La prospettiva dell’interdipendenza fra natura e cultura

(continua)

Si integrano processi elementari automatici con processi

volontari e consapevoli

La variabilità della consapevolezza e del grado di controllo

procede lungo un continuum neurofisiologico, da manifestazioni

involontarie a manifestazioni pienamente consapevoli ed

esplicite

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La prospettiva dell’interdipendenza fra natura e cultura

(continua)

• La flessibilità e plasticità della CNV pongono le condizioni per le

possibilità di apprendimento di diverse modalità comunicative

non verbali

• Vengono attivati importanti processi di condivisione

convenzionale all’interno di ogni comunità di partecipanti; le

predisposizioni genetiche sono declinate, di volta in volta,

secondo linee e procedure distinte e differenziate che

conducono a modelli diversi e, talvolta, assai distanti fra loro sul

piano dei sistemi non verbali di interazione

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Il sistema cinesico

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Il sistema cinesico

Comprende i movimenti del corpo, del volto e degli occhi

I nostri movimenti implicano la produzione

e la trasmissione di significati

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La mimica facciale

Movimenti del volto: sistema semiotico privilegiato; manifestazione di

determinati stati mentali del soggetto, esperienze emotive,

atteggiamenti interpersonali

1. Ipotesi globale delle espressioni facciali

Le configurazioni espressive del volto per manifestare i diversi stati

emotivi sono Gestalt unitarie e chiuse, universalmente condivise,

sostanzialmente fisse, di natura discreta, specifiche per ogni

emozione e controllate da definiti e distinti programmi neuromotori

innati

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Ipotesi globale delle espressioni facciali (continua)

Ekman, due livelli di analisi

Livello molecolare

Movimenti minimi e distinti dei

numerosi muscoli che

consentono l’elevata mobilità ed

espressività del volto; regola

l’azione del programma nervoso

motorio

Livello molare

Configurazione finale risultante;

si manifesta nell’assumere una

determinata espressione

facciale come corrispondente a

una data esperienza emotiva;

regole di esibizione e

modificazione dell’espressione

emotiva

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Facial Action Coding System

(FACS, Ekman e Friesen):

Sistema di osservazione e di classificazione di tutti i movimenti

facciali visibili in riferimento alle loro componenti anatomo-

fisiologiche corrispondenti

Continuum indifferenziato dei movimenti facciali: 44 unità di azione

(AU) analisi di oltre 7000 movimenti ed espressioni

facciali in tutte le loro combinazioni

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Ipotesi globale + teoria neuroculturale

Corrispondenza isomorfa fra le espressioni facciali delle emozioni e i

programmi neuromotori corrispondenti

Limiti:

• Non sono in grado di precisare i programmi neuromotori

• Le componenti molecolare e molare costituiscono due

componenti distinte, non confondibili tra loro

• La teoria neuroculturale è una teoria bifattoriale (fattore genetico

+ fattore culturale), di natura meccanicistica e additiva, che si

limita a “combinare” e ad accostare semplicemente insieme questi

due fattori

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2. Ipotesi dinamica delle espressioni facciali

Processo sequenziale e cumulativo presente in ogni espressione

facciale; risultato della progressiva accumulazione e integrazione

dinamica degli esiti delle singole fasi della valutazione della

situazione interattiva ed emotiva

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Ipotesi dinamica delle espressioni facciali (continua)

Espressioni facciali = configurazioni motorie momentanee, dotate di

una elevata flessibilità e variabilità, in grado di adattarsi attivamente

e in continuazione alle condizioni contingenti della situazione

Tali configurazioni assumono un valore modale, essendo ricorsive e

presentando una certa uniformità in riferimento alle interazioni

comunicative

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3. Il valore emotivo vs. comunicativo delle espressioni

facciali

A. Prospettiva emotiva (Ekman e Izard)

Le espressioni facciali hanno prevalentemente un valore emotivo, in

quanto sono l’emergenza immediata, spontanea e involontaria delle

emozioni provate e sono governate dai programmi neuromotori

specifici e definiti

Isomorfismo fra emozione ed espressione facciale

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Semantica delle espressioni facciali

(Wierzbicka)

• Le espressioni facciali manifestano un significato oggettivo e

invariante, indipendente dal contesto e universalmente

intelligibile

• Tale significato è di natura iconica, generato dalla

combinazione componenziale di otto unità motorie minime,

su base autoriferita

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Prospettiva emotiva + ipotesi dell’universalità

Ricerca a sostegno della prospettiva emotiva:

• Friesen: ripresi di nascosto, soggetti americani e giapponesi

hanno prodotto espressioni facciali simili in risposta ai medesimi

stimoli

Ricerca a sostegno dell’ipotesi dell’universalità:

• Ekman e Friesen: soggetti appartenenti a culture diverse hanno

presentato valori simili e concordanti nella capacità di

riconoscere le emozioni attraverso le corrispondenti espressioni

facciali volontarie (o mimate)

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Prospettiva emotiva + ipotesi dell’universalità (continua)

Limiti di queste ricerche:

• Il materiale usato come stimolo accentua i movimenti facciali in

modo stereotipato

• Si è fatto ricorso a un disegno sperimentale within-subject che

favorisce l’addestramento e l’apprendimento

• I soggetti dovevano scegliere la loro risposta entro un elenco

limitato di etichette emotive; una “scelta forzata” che aumenta di

molto la percentuale delle risposte corrette rispetto alla tecnica

della “scelta libera”

• È probabile che i soggetti preletterati siano stati influenzati dai

feedback forniti dai mediatori culturali

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Ipotesi dell’universalità minima

(Russel e Fernández-Dols)

Esiste un certo grado di somiglianza fra le culture

nell’interpretazione delle espressioni facciali, senza tuttavia

prevedere un sistema innato di segnalazione degli stati

psicologici, anche se si riconosce la probabilità che in certe

condizioni si possano compiere inferenze accurate

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B.La prospettiva comunicativa

Le espressioni facciali hanno un valore eminentemente comunicativo,

poiché manifestano agli altri le intenzioni del soggetto in base al

contesto

• Valore sociale intrinseco delle espressioni facciali: consentono di

comunicare agli altri in maniera flessibile i propri obiettivi e interessi

• Socialità implicita: le persone producono espressioni sociali anche

quando sono da sole, in quanto si è sempre in presenza di un

uditorio implicito

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La prospettiva comunicativa (continua)

• Dissociabilità fra interno (esperienza soggettiva) ed esterno (manifestazione): grado di separazione fra le espressioni facciali e gli stati psicologici interni non tutto ciò che appare sul volto indica necessariamente un’esperienza emotiva interna, e viceversa; ciò genera importanti gradi di libertà nella comunicazione

• Scompare la distinzione fra espressione “autentica” (suscitata in modo automatico dal programma nervoso corrispondente) ed espressione “falsa” (generata dall’intervento delle regole di esibizione per motivi culturali) le espressioni facciali hanno un valore sociale, sono “messaggi” inviati agli altri e, in quanto tali, svolgono una funzione comunicativa

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La prospettiva comunicativa (continua)

Nella prospettiva comunicativa:

Importanza fondamentale del contesto

Le espressioni fuori contesto, considerate in modo isolato, sono

assai difficili da interpretare e si prestano a numerosi equivoci

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Il sorriso

Ekman: diciannove configurazioni diverse di sorriso, fra cui

• Sorriso spontaneo (o sorriso di Duchenne): riguarda il volto intero;

gli angoli della bocca sono sollevati verso l’alto, si mostrano i denti e

si contraggono i muscoli orbicolari degli occhi

• Sorriso simulato (o sorriso non-Duchenne): si attivano soltanto i

muscoli zigomatici della parte inferiore del volto

• Sorriso miserabile: si prolunga l’espressione della zona inferiore del

volto; accettazione di una condizione di necessità spiacevole

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Il sorriso (continua)

Secondo numerosi studiosi (Darwin; Ekman): sorriso = espressione

universale di un’esperienza più o meno intensa di gioia

Secondo ricerche più recenti (Fernández-Dols): il sorriso non ha un

legame né necessario né sufficiente con le emozioni, bensì è

strettamente connesso con l’interazione sociale

• Sorriso = promotore dell’affinità relazionale (impiegato al fine di

stabilire e mantenere una relazione amichevole con gli altri)

• Sorriso = regolatore dei rapporti sociali (la sua frequenza e intensità

sono governate dal potere sociale e dal genere)

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Rapporto fra comunicazione

verbale e comunicazione non

verbale

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Rapporto fra comunicazione verbale e comunicazione non

verbale

L’atto comunicativo è prodotto dal comunicatore e interpretato dal

destinatario sulla base di una molteplicità di sistemi di significazione

e di segnalazione

Sistemi non verbali di significazione e segnalazione, cui un

parlante deve fare riferimento assieme al codice linguistico

Ciascuno produce una specifica porzione di significato che partecipa

alla configurazione finale del significato medesimo

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DUE POSIZIONI ANTITETICHE

1. L’ipotesi della contrapposizione dicotomica fra linguistico

ed extra-linguistico

Impostazione inizialmente meccanicistica e additiva: comunicazione =

somma di componenti verbali e non verbali, autonome e non

connesse fra loro. Due prospettive

• Contributo essenziale delle componenti non verbali nella

comunicazione

• CNV = funzione di “ancella” rispetto al linguaggio (il verbale incide

poco sul piano del significato)

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L’ipotesi della contrapposizione dicotomica fra linguistico

ed extra-linguistico (continua)

Differenze tra verbale e non verbale analizzate secondo tre assi:

A. Funzione denotativa vs. funzione evocativa

Verbale = denotazione

Funzione semantica: il

linguaggio designa e veicola i

contenuti (il “che cosa” viene

detto); informazione semantica

Non verbale = connotazione

Funzione espressiva: modalità

con cui le informazioni e i

contenuti sono veicolati (il

“come” viene detto);

informazione affettiva

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Funzione denotativa vs. funzione evocativa (continua)

• Ipotesi attualmente poco sostenibile e giustificabile:

significato = convergenza di una molteplicità di componenti

(verbali e non verbali)

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L’ipotesi della contrapposizione dicotomica fra linguistico

ed extra-linguistico (continua)

B. Arbitrario vs. motivato

Segno linguistico = arbitrario

Combinazione di un significante

e di un significato; rapporto di

semplice contiguità

CNV = motivato

Gli elementi della CNV

trattengono degli aspetti della

realtà che intendono evocare;

rapporto di similitudine fra

l’unità non verbale e quanto

viene espresso

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Arbitrario vs. motivato (continua)

• Ipotesi messa in dubbio dallo studio sull’iconismo

fonosimbolico: i suoni di una lingua, oltre al carattere di

arbitrarietà, hanno anche una funzione evocativa

(onomatopee, sinestesie)

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L’ipotesi della contrapposizione dicotomica fra linguistico

ed extra-linguistico (continua)

C. Digitale vs. analogico

Codice linguistico = digitale

I fonemi sono tratti diacritici

distintivi e oppositivi

CNV = analogico

Gli aspetti non verbali

presentano variazioni continue

e graduate in modo

proporzionale a ciò che

intendono esprimere

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Digitale vs. analogico (continua)

• Non si tengono in debito conto i processi e le variazioni

culturali e convenzionali sottese alla produzione e alla

regolazione della CNV; anche i sistemi non verbali

presentano aspetti di arbitrarietà e sono influenzati dagli

standard culturali

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2. L’autonomia dei sistemi non verbali e la loro

interdipendenza semantica

Concezione integrata fra gli aspetti verbali e quelli non verbali nella

definizione del significato di un atto comunicativo

• Processo di sintonia semantica: governa e sintetizza in modo

coerente e armonico le molteplici componenti che determinano la

configurazione finale del significato

• Parimenti, ogni sistema è dotato di una relativa autonomia, in

quanto concorre in modo specifico e distinto a generare il profilo

finale del significato

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L’autonomia dei sistemi non verbali e la loro

interdipendenza semantica (continua)

Sintonia semantica

Interdipendenza semantica

Garantisce per default l’unitarietà e la coerenza del significato;

conduce alla definizione del significato modale

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L’autonomia dei sistemi non verbali e la loro

interdipendenza semantica (continua)

• Grazie a tale interdipendenza l’individuo ha modo di

procedere all’attribuzione di pesi diversi alle singole

componenti dell’atto comunicativo

• Si pongono le condizioni per la focalizzazione di un

determinato percorso comunicativo e per la definizione del

fuoco comunicativo

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L’autonomia dei sistemi non verbali e la loro

interdipendenza semantica (continua)

Sintonia semantica + interdipendenza semantica

Calibrazione situazionale

Messaggio che idealmente copre le opportunità a sua disposizione,

giungendo alla produzione del “messaggio giusto al momento giusto”

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L’autonomia dei sistemi non verbali e la loro

interdipendenza semantica (continua)

Sintonia semantica + interdipendenza semantica +

focalizzazione comunicativa + calibrazione situazionale

Efficacia comunicativa

Indice di sintesi del valore comunicativo di un messaggio; capacità di

individuare un percorso comunicativo che massimizzi le opportunità e

che minimizzi i rischi contenuti all’interno di un’interazione

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La comunicazione non verbale

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L’autonomia dei sistemi non verbali e la loro

interdipendenza semantica (continua)

Sintonia semantica + interdipendenza semantica +

focalizzazione comunicativa + calibrazione situazionale

Oscillazione del significato fra stabilità e instabilità; non vi è mai un

significato completamente stabile o uno completamente instabile, ma

un significato stabile che presenta aree di instabilità