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© 1973 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino

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Uno schizzo di storia della geografia in Italia*

I.

I piu noti panorami della cultura geografica moderna editi negli anni '60 1 muovono dalla ipotesi - in sé alquan­to discutibile - che la geografia moderga si può fare ini­ziare da quando inizia un suo insegnamento iu o meno regolare nella Università, o a quan o iniziano ad agire Società di geografia.

Se si è di questo parere, per una regione d'Italia alme­no - cioè il Veneto - dovremmo iniziare il discorso dal r68o, quando fu fondata a Venezia, per iniziativa di Vin­cenzo Coronelli, l'accademia Cosmografìca degli Argo­nauti - che aveva una funzione simile alle odierne società di geografia-, o dal 1746 quando il riformatore illumi­nista Gian Rinaldo Carli apri un insegnamento chiamato ufficialmente di «scienza nautica e di geografia» nell'uni­versità di Padova 2• Ha poco significato notare che di H a qualche anno - nel '50 - il Carli lasciava l'insegnamen­to, e quindi il ruolo della geografia veniva a tacere nella scuola patavina: in effetti di geografia nelle scuole o nei giornali di cultura o in associazioni scientifiche non si par-

* Lezioni tenute nel maggio 1970 presso l'università di Besançon. 1 T. w. FREEMAN, A htmdred years o/ Geography, Duckworth, London

1961; R. E. DICKINSON, The Makers o/ modern Geography, Routledge and Kegan, New York 1969; A. MEYN!ER, Histoire de la pensée géographiq11e e11 France, PUF, Paris 1969.

2 Per ìl Coronelli si veda: E. ARMAO, Vi11ce11zo Coro11elli, O!schki, Fi­renze 1944, e il volume miscellaneo Il padre V !11ce11:r.o Coro11elli dei frati minori co11ve11t11ali: z650-1718, in «Miscellanea francescana», voi. ;,i, Ro­ma 19,I; per il Carli rimando a R. ALMAGIÀ, Padova e l'ateneo padova110 nella storia della scienza geografica, in «Rivista geografica italiana», x912, pp. 465-510 (in particolare 488-90) .

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lerà in modo corrente che dopo il primo quarto del seco­lo seguente.

Ma a mio parere è diverso il discorso da fare, o meglio il punto da cui muovere. L~a - come ogni ramo della scienza - prima che su istituzioni (scuole, società, periodici, ecc.) è costruita su Eroblemi, e piu precisamen­te su di una capacità o idoneità a partecipare - coi suoi metodi di ricerca e armi di lavoro - alla soluzione di deter­minati probkmi. Quindi per cogliere le origini d~lla geo­grafia moderna biso na esa · · - al di làdi

~ \ ogm oro ripartizione enominazionale - i problemi a cui ~ la eo rafia moderna si è dvolta icolare efficien­

.za emergono, sono coltivati, stimolano su diverse irezio­ni iniziative coordinate d1 studio. . Questo fenomeno m Italia s1 può riconoscere bene fino· dagli inizi del secolo xvm. Ho dianzi, e non a caso, no­minato un 1llumm1sta: e I'ìlluminismo fu non solo anali­si etico-giuridica di istituzioni economico-sociali, o razio­nalità nello studio di problemi dello spirito. Fu anche, e negli stati italiani fu invero peculiarmente', ricerca sopra j tenori di vita di determinate popolazioni, esame di rela­zioni fra la situazione ec nomica e la condizione ambien-

~ tale di singo e regioni, a volte pure indagini i specifici insiemi naturali (clima, idrografia, suoli, vegetazioni) in funzione degli insediamenti umani.

In queste direziom 1 problemi che chiamano in arengo la geografia sono individuabili con maggior frequenza fra i seguenti:

a) natura fisica di un paes~er quanto ha relazione con le risorse a·gricole o ·industriali che l'uomo ne può ricavare: mi limito a ricordare (solo a fine ottenta­ilvo) gli studi di Arduino senior sui monti veneti e toscani, di Pini sui monti lombardi e toscani, di Val­lisneri sui monti veneti ed emiliani, di Soldani nei bacini intermontani toscani e di Fortis nei rilievi pu· gliesi e bruzi, infine di Spallanzani lungo la catena peninsulare e i monti della Sicilia orientale;

' F. VENTURI, Settece11to Riformatore: da Muratori a Beccaria, Einau· di, Torino 1969.

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b) studio delle acque correnti e <lisci lina dei ret' idrografic;i qum 1 om caz1one i pa u i e regola­Zl.one di fiumi per migliorare le condizioni d'insedia­mento umano, l'efficienza dei porti fluviali e laguna­ri, la navigazione interna, ecc. - opere di infrastrut· tura che si riflettono poi in un riassetto e aumento della produzione agricola -. E qui i nomi sono an­che piu numerosi: mi limito a citare Guglielmini, per la sistemazione del corso terminale del Reno e dei fiumi emiliani, Frisi per i medesimi fiumi e spe­cialmente per i canali di navigazione lombardi, Lec­chi per i fiumi e canali veneti, emiliani e lombardi, Poleni e Zendrini per la laguna veneziana, Perelli per l'organizzazione idraulica e agricola della pianu­ra pisana, Ximenes per quella della Maremma. Però è inevitabile che da qui la memoria vada a temi al­quanto vicini, e cioè ai primi studi intorno alle con­dizioni lacustri e marine, che evocano la notevole operosità di Marsili;

e) la co;hertura forestale nei rapporti economici e idrau· lici c e dà ongme - per i fenomeni di erosione con· seguenti al diboscamento - a vivaci dissertazioni e a utili raccolte di materiale informativo, in modo particolare nelle regioni alpine orientali pertim:nti allo stato veneziano (qui ricordo il Griselini e l' Ar­duino junior) e in Toscana (ove i migliori scritti si devono al Targioni Tozzetti) ';

d) le relazioni fra incrementi della popolazione, posti di lavoro e ca aè:ità alimentari di un paese, che sono oggetto i consi erazioni acute da parte di Beccaria, Genovesi, Ortes (quest'ultimo è ora considerato un anticipatore di Malthus);

e) la costruzione di strade, che specialmente nelle Alpi lombarde e nella dorsale tosco-emiliana costringe naturalisti, matematici e edili (a volte congiunti

' Esaurienti informazioni per i punti a) e e) in F. nooouco, L'esplora­zio11e naturalistica dell'Appe1111i110, Le Monnier, Firenze 1962, e in B. VECCHIO, Il problema del bosco 11egli scrittori del 700 e dell'età napoleo-11ica, di prossima pJ.lbb!icazione presso Eìnaudi.

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in una sola persona : ad esempio Ximenes) a speri­mentare le loro teorie con la realizzazione di opere che devono vincere una dura topografia montana;

f) la redazione dei catasti, che da metà del secolo in poi aduna materiale mirabile per la figurazione in topografie di diverse regioni: fra cui prime le zone governate dagli Asburgo.

Se per i due ultimi punti a cui s'è ora accennato i risul­tati dei lavori svolti sono rimasti custoditi a lungo negli archivi dei governi e solo di recente furono posti in mi­glior luce, per i primi invece il numero degli scritti in cir­colazione - e delle disputazioni che le loro tesi avevano alimentato - è stfil2..!!goglioso fino dal secolo xvm e ha formato la base degli studi d1 eo ia eobotani­éa, 1 ro og1a, emogra a, costruzioni ferroviarie e politi­ca economica nel secolo seguente.

2.

Con la conquista napoleonica la cultura italiana acco­glie, dopo una sua lunga maturazione nei paesi di centro­europa, una esperienza a cui l'Italia aveva partecipato so­lo in origine (con le relazioni degli ambasciatori veneti) ma che poi, per le sue fatiscenti condizioni politiche, vi era venuta meno: cioè l'es erienza della statistica come descrizione com arata delle con izioni economico-sociali e dei modi 'orgamzzaz10ne eg i stati, c TI legata pre­cis~mente con la costltUzione degli stati modernt.

La statisti ca si va ad affiancare cosi in I tali a ai filoni dianzi indicati, e per ora non si pone - come piu avanti capiterà - con la funzione di riassumere i loro risultati, mediante amalgamazioni o tabulazioni alquanto superfi­ciali. In età napoleonica la sua funzione in Italia è di age­volare la vitalna--arnrninistrat1va ed economica dei due stati deI""NOrd e de! Sud, realizzando informazioni ar uni­fÒrme portata su ciascun dipartimento e individuando le lQro sttJJtturs: e_g]:lacità. Da cto le inchieste di Melch10Tre

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Gioja 5 per le regioni del Nord, e di De Samuele Cagnazzi per le regioni del Mezzogiorno, i cui risultati furono rac­colti in «statistiche» dei dipartimenti dei relativi due re­gni (edite solo in minima parte in età napoleonica, alcune dopo e in maggior numero negli ultimi anni) . Grazie a loro si sono avute monografie di una notevole organicità e vaste come panoramica, su un discreto numero di parti d'Italia: monografie che non si limitano a rendiconti ari­dLdi situazioni, ma - per merito delia personalità cultu­rale dei due autori o coordinatori - mirano a un esame dei raooorti uomo-ambiente e dei raooòrti

. ne,_s infine aa-una considerazione sopra i rnodi d'interve­nire, con le istituzioni in atto, per rendere piu razionali questi rapporti'. E la lezione di simili «statistiche» fu cosi utile o convincente, da stimolare una tradizione che rimase poi viva per almeno un secolo.

Si può dire anzi che nel periodo piu incisivo del risor­gimento nazionale, e cio~l 1830 e il 1870, il termine di geografia - a cui si affiancò o alternò di frequente il tér­mine di còi:o rafia - fu usato quasi esclusivamente in ope­re di cultori i statistica: opere che sono, per chi voglia conoscere l'Italia di quegli anni, una raccolta di informa­zioni - a volte preziosa per minuziosità e precisione, e anche utile per svelare, nei giudizi, le idee correnti - su elementi fisici, topografici economici demo rafici · tJci vedi a orogra a fisica, storica, statistica d'Italia in una ventina quasi di volumi, edita fra il '35 e il '45 da Zuccagni-Orlandini, e poi i dizionari corografici di Casalis

5 Si veda G. JAJA, Il criterio ed il metodo geografico di Melchiorre Gioia, in «Scritti di geografin e di storia della geografia concernenti l'Ita­lia, in onore di Giuseppe dalla Vedova», Ricci, Firenze 1908, pp. 37x-400.

6 A tale punto ci si può chiedere se, a parte la parola geografia, aveva circolazione in Italia in quella età la parola geografo. Certo in Italia non -si è avuto finora, come ad esempio in Francia (cfr. R. TATON, Enseigne­me11t et dilf11sio11 des sciences en Fra11ce a11 xvm• siècle, Hermann, Paris 1964) uno studio di molto respiro intorno alle condizioni e agli impulsi delle scienze nel secolo xvnr. Ma per quanto ne so, devo dire che fino a età napoleonica la definizione di «geografo» non figura mai a sé. Quando la professione è indicata per tale (esempio Ximenes, presso la corte fio­rentina di Leopoldo I) è congiunta con quella di matematico; e quindi la «geografia» è intesa in genere come la professione che esercitano coloro che rilevano o costruiscono le carte topografiche.

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per il reame piemontese, di Repetti per la Toscana, di Palmieri per lo stato del papa, ecc., e il pili comprensivo DiZionario corografico-universale d'Italia diviso per stati che fu edito a Milano per c.ura di vari autori fra il '50 e il '56). E la funzionalità di questo tipo di lavori si è conti­nuata con migliorata metodologia e a volte pure una piu soddisfacérii:e indagine per la situazione economica e le condizioni sociali, dopo la unificazione nazionale: quando cioè alcuni fra i primi prefetti di formazione politica ri­sorgimentale decisero di promuovere, fra il '61 e il '75, la redazione di trattazioni integrali delle unità amministra­tive che essi erano stati mandati a dirigere (ad esempio lo Scelsi per la Valtellina, il Polesine emiliano, le Marche settentrionali, la Capitanata; il Pani Rossi per la Basili­cata).

STORIA DELLA GEOGRAFIA IN ITALIA 9 una temperatura particolare, a metà del secolo: e però per breve periodo. In realtà i cultori di tali problemi, che sono di cosf disparata tematica - ad esempio geomorfo­logi come il Pilla, idrologi come il Lombardini, geobota­nici come il Parlatore, demografi come il Messedaglia, storici delle esplorazioni e corologi come il Marmocchi e il Graberg - operano in gruppi che si vengono distin­guendo e diversific!!Ddo fra loro, perché il progredire ra­pido delle scienze favoriva in quel periodo una aperta ar­tk.olazjone disciplinare: e quindi i termini geografici dei loro problemi rkevono un valore in quanto inquadrabili in particolari aree di studio.

Una notevole occasione di incontri, fra questi uomini di s_cienza .- che in largo numero avevano conservato la èapacità illuminista a cogliere gli stretti legami fra..s.cien:...­za e modo d'organizzarsi deTia so_çk.J.à: cioè le sue d1rez10-Ma via via che gli anni scorrevano, le «statistiche» fi­

nivano per contrarsi e isterilirsi in opere di mera compi­lazione cioè di corri 1 l...1ll.a.IUJ. c­col ti da scienze diverse, o i prima e so o quantitativa ap­prossimazione intorno a vari problemi che la onerosa si­tuazione del giovane stato e l'irrimandabile bisogno di conoscere in modo meno generico la sua realtà, avevano fino dal '61 fortemente indicato: già verso 1'80 non era­no pili (o lo erano di rado) il risultato di un'mdaglne Òngmale":"E in quegli anni s'erano impiantate imprese di mao ior dimensione che fornivano analisi molto pili va­ste dei roblemi n · ·: cioè e «mc 1este » par amen- i ~ari s~~ra agricoltura, l'industria, la sanità, fe rerrovre; ,. 1 porti .

~!i'e sono 1 « co~m:desli scienziati~ che si adunano nei maggiori centn pof1t1c1 e_ çµ.lturJ!Ji (di fre­quente le due cose coincidevano) di diversi stati d'Italia fra il r 8 3 9 e il l 84 7. Ma va rilevato che in tali congressi, ad eccezione di quello del 1844 a Milano (per ragioni che

, dirò) non figurò mai una .s.ezione geografica autonoma (neanche in quello veneziano del 1847 a cui partecipò pu­re il Ri tter). I temi che ora si chiamano geografici, o che formano ad esempio lo screziato e incoesivo contenuto delle odierne adunanze dei geografi, sono esaminati nelle sezioni piu diverse, e non sono sentiti come avulsi da es-5; geomorfologia, mineralogia, idrologia, botanica, agri­coltura, archeologia, comunicazioni carrozzabili e ferro­viarie. L'unica volta che nei congressi degli scienziati fun­zionò una sezione autonoma di geografia fu - come si è accennato - Milano nel '44 er iniziativa di un uomo c~ui moduli categona 1 et repertori oggi in uso, si de-

E per tali ragioni che nel periodo risorgimentale gli I studi ge~rafìçj_pb! 0;1:igi-nitli-e-sed - anche se nel loro in- 1

1.

terno il nome dì geograha non si fa - si svol ono lun o le . v 'e lla eredità illuministica, che restano er o pm au­~ome - a meno mo verso 1 40 - °::!'a~,,......,._,..,...~ ............... fet!sperienze della statistica napoleonica,. o vi si intersè­cano solo in qualche occasione, e solo vi si umscon·o, ad j , I

7 G. CANDl!Lono, Storia dell'Italia moderna, voi. VI: I871-1896, lo svi­luppo del capitalismo e del movimento operaio, Feltrinelli, Milano 1970, pp. 68-83 e 187-216 (e bibliografia relativa).

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finisce male, poiché si inserf e agi con globalità nei com­plessi problemi e negli eventi tormentati aeìlasoctet~ ~gana risorgimentale: c10e Carlo Cattam;o. E la cosa ha un particolare significato. Con Cattaneo si ha fra il '35 e il : ·1 · orzo er fare della eo rafia italiana - o per meglio dire: di ·un piano scienti co c e potremmo identificare con la geografia - una disciplina «attiva»:

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cioè in grado di capire come la realtà, sia naturale che so­çiale, trascorre in continuità in°'to"fme nuove e s1 modifì­f, e df esaminare il modo cori cui l'energia, l'inventiva ... a capacità di or anizzarsi de li uomini sa, per le vie ili

/V 1verse · ioni c e am 1ente one LJ ~ostruendo anzi da @66e - ora favorite e ora ommate -

una propria civiltà • In tesa in tale modo però la. scienza (e quindi anche la

geografia) non è strutturabile, per CaTianeo, a mo' di trat­tazione sistematica o istituzionale, ma consiste solo in problemi: e l'unica ragione del lavoro culturale sono i probleiiiì' che investono di volta io volta diverse ar.:@~

, scienza. Ma quando una di queste aree vuole elevarsi a · 2st1tuz1one, diventa una astrazione. In sostanza ogni area denominata della scienza ha valore solo se riesce a incra=­gareproncuamente - e quindi aiutare a risolvere - dei problemi singoli o integrati fra 1010: poiché la scienza. per Cattaneo, è utilità sociale. Invece essa non ha valore

n o eziona ~ roblemi in tronchi, con diver­~ designazioni, e va sostituen o a una v1s1one genetica o funzionale - cioè storica - della realtà, una panoramica invece orizzontale.

Gli scritti di Cattaneo intorno a problemi agronomici, viabili e demografici lombardi in particolare, sopra la struttura e l'evoluzione dell'urbanesimo in Italia e i rap­porti fra questo e il regionalismo (di cui egli fu il pili acu­to sostenitore negli anni della equivoca unificazione basa­ta sul centralismo) sono quelli ove meglio si colgono i suoi orientamenti.

Nella cerchia culturale creata e tenuta· viva per molti anni da Cattaneo (sono da ricordare i periodici «Annali universali di statistica» fondati nel r 824 dal giurista ed economista Giandomenico Romagnosi ove egli scrisse frequentemente dal '30 in avanti; e il «Politecnico» da lui fondato e guidato negli anni fra '39 e '44 e fra '60 e '63) maturò una scuola di uomini di avanguardia per la

1 Concordo con l'analisi contenuta nel recente articolo di u. ruccro,

Carlo Cattaneo, storico ed ideologo della borghesia e dello sviluppo capi­talistico, in «Studi storici», 1970, pp. 698-742.

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vita italiana nel primo periodo di unità nazionale: di avanguardia per la loro milizia nelle correnti politiche de­mocratico-radicali o vagamente socialiste, e perché si di­stinsero per una valutazione o ispirazione fortemente po­litica del loro lavoro scientifico. Mi limito a citare Ago­stino Bertani da cui doveva muovere nel r87r l'iniziativa parlamentare della grande inchiesta nazionale sopra le condizioni delle classi agricole e la. situazione della agri­coltura sul piano istituzionale, economico, della tecnolo­gia.

Tale orientamento però non poté avere fortuna negli \ ambiti della cultura - e quindi pure negli studi geografici ' / - poiché dopo l'unità nazionale, cioè fra il '60 e il '701 le ~ scienze furono incastellate in una legislazione che lasciò poco spazio agli svolgimenti razionali e agli impulsi di avanguardia.

3.

La legislazione che negli ultimi mesi del i 8 5 9 - · cio6 in piena fase di parto della unificazione nazionale - stabi­H la struttura della scuola italiana, e la cui sostanza rima­se in vigore fino al primo quarto di questo secolo e (ad onta della diversa sistemazione costituzionale dopo il I 948) può considerarsi la trama di base della scuola di ogni ordine anche ai nostri giorni, fu dovuta ad una ela­borazione ministeriale (che non fu presa m esame, e quin­di neanche sanztonafa, dal parlamento) del conte lombar­do Casat1 uomo di posizioni politiche molto moderate, . educato in ambiente c e av am1 con a cu tura

""""""""s"'"ca:::..:. La sua legislazione' lo rivela chiaramente per quanto riguarda l'università, la cui istituzione si basò su di un sistema m-;'lto gerarchizzato, ispirato alle formule prussiane. Però fra le discipline ufficiali insegnate nella università il Casati aveva incluso anche la geografia, asse­gnandola alla facoltà umanistica~ L'origine di tale solu-

9 G. TALAMO, La set1ola dalla legge Casati alla inchiesta del 1864, Giuf­fré, Milano 1960, pp. 16-22.

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l. ' l. I2 UNA GEOGRAFIA PER LA STORIA STORIA DELLA GEOGRAFIA IN ITALIA 13

zione è manifesta: fino dal 1820 presso l'università di sep~r dalla Vedoya che qualche anno prima del '60 aveva Berlino la geografia veniva impartita in modo stabile dal ~tuiato a Vienna (non è il caso di insistere sui legami cul-Ritter (che era mancato qualche mese prima). turali 'cTei paesi veneti e di Val d'Adige coi paesi pertinen-

Ma questo riconoscimento del Casati per la geografia ti agli Asburgo) ove la geografia era insegnata nella scia era largito a mbiente culturale che (divenuti esile della cultura tedesca: nel '68 dalla Vedova inizia ad in-manipolo i tradizionali « statls 1c1 »: van ra i piu noti, co- segnare geografia alla università di Padova e nel '75 si tra-me ad esempio il Balbi erano morti da qualche anno, o sferisce a .quella di Roma. A Padova egli indicò a suben-come il De Luca erano molto anziani) n veva eo rafi trargli il friulano Giovanni Marinelli che nel '93 (venuto de · · eo r fi ne un· e • a mancare il trentino Malfatti) si trasferiva alla universi-si à · t' tedeschi e le imprimevano una imposta- tàdiFirenze;edopochequestimod(19oo)ilfiglioOlin-. :me a disciplina escrittiva di regioni - considerate ~to fu chiamato al suo posto. ..,....... \=

come ind1v1duahta - con elaborazioni varianti fra lo sta- Si formò cosi, con vincoli di solidarietà e di discepola-t1shco- uantitativo e lo storico-te o rafico. E di conse- to molto forti, una scuo che ortò in Italia, e in certo guenza 'incarico i insegnare a geogra a vien dato ad modo im ose le tesi istituzio · lla e afi ted alcuni anziani statistici, che si limitano ad un'opera di su- a Pesche a atz~, con a sua evoluzionista - e non piu perficiale corografismo ed evitano di misurarsi coi proble- teologica, come era stato m ongme m R1tter - interpre-mi piu brucianti del giovane stato che potevano riguarda- tazione del nostro globo come organismo (ma già in tale-re la lo~o s~ialità- ad esempio l'esame della realtà eco- direzione aveva sostenuto l'unità dette forze del cosmo il ~omica d.el e i verse re ioni, una piu corretta e ampliata Malfatti nel '68) e della superfice della Terra come bio-10formaz10ne s · · · mbient ·, ecc. -; sfera con i suoi pnnc1p1 metodici d1 d1str1buz1 ne d1 o.è conferito a vari cultori di storia (in questo è da vedere comparazione, 1 mter-re azione ra 1 enomeni: principi d1 certo una eco della scuola di Ritter ). Quindi nei casi dìe consentlvano a questi geografi d1 includere nella loro migliori si orienta alla erudizione storiça: cioè alla storia visione della scienza alcuni termini degli orientamenti delle esplorazioni o delle scuole che foroiy n rtolani storico-eruditi a cui s'è accennatç: e cioè i tipi d'indag1-.!:. carte - cose che potevano soddisfare pure l'incipiente ,.. to o rafica, archivistica, etnolo ica la cui metodolo-nazt?nalismo dei ceti dirigenti - o alla minuta topografia · e · s1 voro i catalo azione o e-stonca e qualche volta a problemi i etno a a. un scrizione uasi naturali · orientamen o e avra notevo e fortuna per almeno cin- - Certo 'or ine di idee di questi geografi aveva una mo-quanta anni dopo 'l'unità, e i suoi nomi piu salienti sono tivazione e un favore nella impostazione della cultura, quelli di Malfatti (un epigono, a metà del secolo, della che in quegli anni si configurava in Italia - come in buo-scuola di Ritter, che aveva operato dopo il '57 nella cer- na parte d'Europa - secondo i canoni del positivismo chia di Cattaneo) e poi Amat di Sanfilippo, Uzielli. Hu- sperimentale. Ma qui non è da dimenticare che il posT-gues, ecc.: da qui s'animò poi un filone abbondantissimo, i'iv1smo Fia avuto in Italia una funzione particolare.come e a questo legano le loro radici alcuni dei geografi piu noti sistema scientifico della nuova borghesia industrtale e a metà del nostro secolo: ad esem io l'Alma ià. latifondia ·a giunta alla gestione dello s.tato dopo l'uni-

Però ta e e dente vena di geogra a umanistiça fu · cazione: un sistema che serviva a sostenere merav1gho-' verso la fine del secolo sormontata da un orientamento di .sll.versa ispirazione, e meglio inquadrabile con gli spiriti di quel periodo: ·cioè con il positivismo. Questo orienta­mento fa la sua chiara apparizione con il patavino Giu-

10 Una schematica panoramica della geografia italiana nei primi cin­quant'anni dopo l'unità, e utili repertori bibl. di istituzioni, periodici, au· tori, in R. ALMAGIÀ, La Geografia, Istituto per la propaganda della cultura italiana, Roma 1919.

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samente non solo le forme di produzione di quella classe, ma anche la stabilità e forza dei suoi poteri Conquistata la direzione dello stato in opposizione con l'autorità re­ligiosa, ma anche compressando o tagliando gli appoggi rivoluzionari delle masse popolari, la nuova borghesia non poteva ricercare la sua fondazione ideologica in una teoria religiosa (come era stato il romanticismo) e anche meno in una rivoluzionaria (come era da qualche anno il socialismo). E un materialismo privo di punte eversive le era molto piu confacente 11

I riflessi di tale impostazione emergono pure nei lavo-~ ri dei geqgrafi: l 'orientamento deUa scuola nata col dall,!l

Vedova e portato a maturazione dal Marmelli Junior fu nonsolo alquanto decisamente fedele ai determinismi am­bientali e ai gradualismi evolutivi, ma anche sostenitore assiduo della autorttà della SCtenza gestita dagli universi-

IÌ tari, e della sua funzionalità mdi endente da a rtt nchta-1 mio istanze o im i m o e sociale. Però cosi incline

alle iniziative politiche condizionate da partecipazioni in­dusttiali o commerciali, per cui la scienza poteva eserdtare .:.. contro l'opposiz10ne di sinistra - ruoli giustificativi, da schierarsi con entusiasmo in favore'"' prima delle aspira-

i zioni coloniali africane e poi delle rivendicazioni nazio-1 naliste sopra le regioni-alpine orientali e istriano-dalmate: l ~ E incapace .Q_i conseguenza - per il suo esclusivismo in tali ~UY" direzioni - di cogliere la dinamica storica sia nelle strut­

ture della società, sia nelle vicende della cultura. · Congiuntamente agli ambiti universitari la geograna

aveva, fino dagli ultimi trent'anni del secolo scorso, un'a­rea di azione nelle società scientifiche nate in quel perio-

1 do. Nel 1867 era stata creata a hrenze - ove da qualche :'"anno si erano trasferiti da Torino la corte, il parlamento i e i ministeri - la Società geografica italiana che qualche

anno dopo, cioè nel '72, una volta conquistata _Roma se­gui nella nuova dislocazione i supremi istituti governa.u.­vf'11: E nel 1879 veniva fondata a Mtlano la Società d'.e-·- -

11 Rimando a I!. SERENI, Il capitalismo nelle campagne (I860·1900),

Einaudi, Torino 1968, pp. 106-7. 11

Sui primi trent'anni di vita di questa istituzione si veda M. CARAZZI,

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STORIA DELLA GEOGRAFIA IN ITALIA IJ

splorazione commerciale in Africa (poi chiamata Società dr-esplorazione geografica e commerciale) ad iniziativa di vari indust'nah e mercanti milanesi che cercava cino del Nilo e lun o le coste africane orient · - ora age­vo mente raggiunte me iante il Canale di Suez - una zo­na di vendita er le roduzioni dei lanifici e delle metal­lurgie om ar e e m specia mo o una sorgente di mate­i:tah di base per la nascente industria chimica u .

' La prima - che dava corpo ad un'istanza piu volte co­municata ed esaminata nei convegni scientifici risorgi­mentali, in particolare dopo il '44 (in quest'anno lo sta­tistico Ranuzzi formava a Bologna un Ufficio di corri­spondenza geografica) e che in realtà fu animata agli inizi ~ri uomini (come il Negri e il Correnti, entrambi mi­

lanesi) che ;quei convegni avè~no partecipato - si pose come fine, istituendosi, di riempire i vuoti numerosi e gravi che la cultura italiana aveva intorno a11a geografia in gene~ piu qJ ognL çQ~a_!!lle .con_dizfoni._~ç9.npmico­ambientali nazionali, cosi mutevoli da regione a. regione. Ma poi verso il '7 5, cioè quando la dirigeva il Correnti -che in gioventu aveva frequentato la cerchia del Cattaneo, e però era venuto distinguendosene nel '48 14 per con­fluire a poco a poco, intorno al '5 5, tra le file dei modera· ti, ed ora, con la prolusione del '73 alla università di Ro­ma" enunciava la teoria della predestinazione geografica italiana per la redenzione del continente africano - la So­cietà, pure non rinunziando ai suoi P.r.oclamati fini sCleii'fl­fici cl'ìe fornivano una Euona copertura, volse la maggior dos

1

e di energie e cure .al problema coloniale: non solo con la promozione di viaggi d'esplorazione o l'edizione di rela-

I.A Società Geografica Italia11a e l'esplorazione coloniale ili Africa (I867-I900), Nuova Italia, Firenze 1972.

" A, Kl!MÉNY, La Società d'Esplorazio11e Commerciale i11 Africa e la politica colo11iale ( I879·I914), Nuova Italia, Firenze 1973.

14 Va rilevato che il Cattaneo non aderf alla costituzione della Società geografica - che pure aveva in anni decorsi caldeggiato, e ora aiutato agli inizi coi consigli - a motivo, con ogni probabilità, della sua disistima per i destreggiamenti politici del Correnti, la cui azione di ministro della istruzione (metà '66 - primavera '67) era stata decisiva a promuove­re la nascita della Società.

" Vedi il Discorso prommziato dal co111me11dator Cesare Corre11ti, in «Bollettino della Società geografica italiana», voi. IX, 1873, pp. 34-6,.

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16 UNA GEOGRAFIA PER LA STORIA

zioni di viaggi, ma ponendosi, con i suoi uomini, ai servi· zi delle scelte governative (subodorabili fino dal 170) per una penetrazione d'avanguardia in Africa orie_ntale.

In realtà piu scoperti erano, in tale direzione, i fini del-la Società riiilanese; e probabilmente per questi motivi

·quest'ultima croifa a fine secolo con la crisi ('93-'95) del­la conquista coloniale in Africa orientale. Invece la cri­si indebolisce solo per alcuni anni (e con la direzione.-dal­la Vedova, fa tornare per un poco ad ambiti di indagine er uditi '; ristretti alla geografia nazionale) la Società .di Ro,Pla "; che rimane però nella sfera delle iniziative go·

V"ernadve eri i lia fino da li anni fra il '6 e il '10 la sua funzione di pe ma, o meglio di prima sondi; per rdisegni -i nuove còn uiste dilatazioni coloniali italiane (in Afri­ca non so o orientale m'a anche settentrionale; e· poi nella penisola anatolica e nella pianura mesopotamica). Lega· mi e funzioni che si esprimono bene negli uomini chiama­ti alia-ditezione~dLe.s.§aJina...ai..texminLdel.-p~tLodo...fasGir. sta: uomini che non sono geografi ma ex ministQ o parla­mentari che aspirano a diventare mirifStri, diplomatic;i, generali, ammiragli, eèc. 'E in tali condizioni la str me -tazione della Società ai ni et mrn1steri romani si am-QHa. - - ---Per indicare solo un caso, la Socilli nei primi cinquan­t'anni del secolo (e in realtà anche dopo) non ha avuto quasi la minima considerazione per quel pesante e irrisol­to nodo della situazione nazionale che è il problema del Mezzogio_!Do - un problema che ha cosi numerose impli­èazRfuf'Per i geografi - e ha riguardato solo i suoi effetti migratori, con una sequenza di inchieste tenute nei paesi sud-americani fra il '90 e il 1907: inchieste che paiono avere il preciso fine di sostenere la tesi governativa, e del­le classi moderate, sul fenomeno della migrazione verso l'America: cioè l'esodo utile e indispensabile come valva-

16 Come voce di autorevole protagonista va ricordata la relazione di G. DALLA VEDOVA, La Società Geografica Italiana e l'opera sua nel secolo xix, edita prima in riassunto in «Atti» del Congresso internazionale di scienze storiche, Roma i903, voi. X, pp. 203-62, e poi integralmente nel volume di suoi Sç~i!# Geografici scelti, coordinati ecc. a cura di 1111 comitato di geogr.afi,.De .i\gostioi, Novara 1914, pp. 267-332. ,.

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STORIA DELLA GEOGRAFIA IN ITALIA 17

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17 L'unica reazione a questa miopia, cosi come agli atteggiamenti fi­loimperialisti della Società Geografica, fu la rivista «La cultura geogra­fica » fondata nel '99 dai due giovani (con orientamenti politici socialisti) Cesare Battisti e Renato Biasutti; ma di essa uscirono solo IO numer\. In quello che fu l'ultimo i due responsabili si dichiarano « Bntiafricanisti convinti, nel senso che ci sembra doveroso l'abbandono dell'Eritrea, che per noi rappresenta solo una minaccia costante di nuove spese infeconde» (clr. l'articolo redazionale Giardi11i sperime11tali 11ell'Erijr~ 9-10, p. 94). ~11011-'1/8'

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18 UNA GEOGRAFIA PER LA STORIA

elementari miravano ad associare (a dimostrazione del lo­ro coesistere) 1 fenomeni fisici ed umani agenti alla su er­fice del globo, e a in ua rar 1 m pre 1gurate c assi - u

· "debole, e la eco dei loro 1scors1 rimase scarsa . E nean-"'che la fortuna della disciplina si poté giovare di quella fa­ma che nei paesi vicini le avevano dato i viaggi d'esplora­zione, poiché ad essi la partecipazione italiana di veri e propri geografi fu molto -esigua e iniziò solo agli inizi del secolo, con i viaggi che Giotto Dainelli e Olinto Marinelli eseguirono insieme fra il '5 e il '6 in Eritrea e fra il 'r 3 e il '14 nel Karakorum e nel Sinkiang.

tn Fino a metà del nostro secolo buona parte_della proqu­one nazionale su temi eo rafici è co · ·ti èlle ue oc1eta rnhzi-ricoraate ~(cioè su lorg_ rivisfé-o

edizioni laterafi) e dei periodici congressi (ne venivano editi con regolarità gli atti) a cui dopo il '30 s'integrò l'o-perosità di un comitato coordinante i lavori geografici interiormente alla maggior istituzione nazionale per la ri· cerca scientifica: il CNR. Ma furono ambiti al~uanto chiu­si, o che almeno rimasero conosciuti solo ad a ezionau ed

Tniziati: le opere originali dei geografi italiani non iunse­ro a crearsi un merca o cu tura e i iscreto signi cato, una notoneta con cui lare appiglio su coloro che si te­nevano informati delle evoluzioni della scienza, e non vi fu neanche un editore italiano che mostrasse per gli scrit­ti dei geografi nazionali (per quelli d'oltralpe vi fu qual­che eccezione)" una disposizione cosi favorevole come si

11 In una prolusione tenuta verso la fine del 1915 neil'università di Fi· renze, O. Marinelli (La Geografia i11 Italia, in «Rivista geografica italia­na», 1916, pp. 1-43) dichiarava che «la posizione che [nelle scuole di ogni grado) occupa una disciplina, è decisiva per la importanza che questa vie­ne ad avere nel paese e per il suo stesso sviluppo. Orbene è indubitato che sotto tale riguardo la geografia è in Italia in posizione poco felice e che sia pure lentamente, andò peggiorando negli ultimi decenni» (ibid., p. 16).

19 Ad esempio già nel 1870 s'era avuta una versione italiana di G. P. MARSH, Man and Nat11re (1864). Poi fu il periodo di maggior influenza dei tedeschi: fra il '91 e il '96 fu portata in italiano la prima ed. di Volkcr­k1111de, nel 1904 si ebbe la traduzione di Die Erde 1111d dar Lebe11 e nel '14 si iniziò quella di Anthropogeographie (che si arrestò però al primo volume) di F . RATZEL; nel l9II si esegu( la traduzione della nona ed. di Lchrbuch der Geographie di H. WAGNER. Infine la No11velle Géographie

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STORIA DELLA GEOGRAFIA IN ITALIA 19

aveva in quegli anni per le opere di storia civile e d'arte, di teoria economica o di scienze naturali, e per i rendicon­ti d'imprese d'esplorazione. A guardare meglio anzi sva­pora totalmente negli scritti di quei geografi - ad eccezio­ne di un caso - o viene compressa da autoritari enunciati dei piu forti insegnanti universitari, la vivace polemica d'oltralpe intorno alla natura disciplinare, una o plurima, della geografia: scienza di sintesi o coacervo di informa­zioni desunte da scienze autonome? capacità o no di con­giungere e amalgamare fra loro, con i suoi servizi, pro­blemi naturalistici e storici? scienza che esercita i suoi culti in un fortilizio poco accessibile o scienza aperta ai problemi della società?

E dit·e che le provocazioni per discutere di tali cose in Italia furono con probabilità piu numerose che fuori. A chiare domande sui contenuti formativi della geografia im­partita nelle scuole, rivolte agli inizi del secolo da alcune inchieste 20 , non si ebbe una razionale risposta da parte dei

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U11iverselle di E. RECLUS usd in ed. it. di 16 volumi frn il 1884 e il 1900. Inutile dire che furono abbastanza numerose le traduzioni di rendiconti di esploratori inglesi e tedeschi in Africa, specialmente centro-orientale: ad esempio Livingstone, Barth, Munzinger, Stanley, Baker, Grant, Speke, Schweinfurth, Rohlfs.

20 Si vedano: A. GALLETTr e G. SALVEMINI, La riforma della srnola me-dia: 11otizie, osrcrvazio11i, proposte, Sandron, Palermo 1908, a pp. 341-42; i due volumi di Atti della Commirsio11e Reale per l'ordi11ame11to degli siti· di secondari i11 Italia, a cura del ministero della pubblica istruzione, Roma 1909, e in particolare il voi. I: Relazioni, pp. 319-21 e 388-91 (la geografia deve costituirsi come disciplina formativa e non rimanere, come ora, rac­colta di informazioni, cioè« ingombro enciclopedico di cognizioni ·disordi­nate» con tendenza a «invadere e sopraffare»; essa va separata «nelle due parti che hanno contenuto di carattere piu opposto» e perciò gli insegnan­ti di storia devono impartire la geografia politico-economica e gli inse­gnanti di scienze naturali la geografia fisica); nel volume di Atti della Commissione Reale per il riordi11ame11to degli studi superiori [- 1111iversi· tari], a cura del ministero della pubblica istruzione, Roma 1914, la rela­zione finale, ove sono significativi i totali silenzi - sicuramente deliberati - intorno alla geografia, quando si discute sia delle facoltà umanistiche e sia di quelle naturalistiche, e ove si deridono (p. 1'3) coloro che non rie­scono a fare distinzione - ed i geografi erano di questi - fra spirito scien­tifico e metodo scientifico («l'oggetto di studio detterà il metodo ecc.»). Egualmente su posizioni antiquate si manifestano i geografi di fronte ai problemi della struttura degli studi universitari: ad esempio in occasione di un noto congresso della Associazione nazionale frn i professori univer­sitari, tenuta a Roma nel '12 (cfr. Atti del Congresso Universitario, Roma II·IJ aprile i912, Pavia 1912, p. 40) il geografo G. Ricchieri - fra i piu autorevoli in quegli anni, e l'unico che vi partecipò - fu uno dei piu stre-

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UNA GEOGRAFIA PER LA STORIA STORIA DELLA GEOGRAFIA IN ITALIA 21

geografi. E se di recente è stata evocata l'influenza di Berg­son sui geografi francesi ", in Italia invece lo storicismo crociano, che pure era nella miglior condizione- per la sua impostazione ideologica - di incentivare un autoesame fra i geografi (o un dialogo di questi con gli storici) e che in realtà fu stimolatore di quesiti in tale direzione 21, non ebbe palesemente fra i geografi la minima eco. Va anzi precisato che la sola ventata di insubordinazione ai rigidi criteri di metodologia stabiliti da quei maestri che soste· n~vano la capacità di smtesi fra domini diversi dello scibi­le, e qumdi la enorme ampiezza, della geografia cioè la

{50sizione di Alberto Magnaghi 21 - lu scontata a caro prez­zo, sul piano dei gradi universitari, da chi la aveva origina­ta. E va aggiunto che le rare posizioni contrassegnate da eterodossia, in relazione agli atteggiamenti piu comuni e quasi concordi manifestati dai geografi per gli eventi degli anni dominati da fervori nazionalisti e colonialisti (si ve­dano gli scritti di Arcangelo'Ghisleri nel 1912 in opposi­zione alle conquiste tripolino-cirenaiche, e le tesi formula­te da Carlo Maranelli, congiuntamente allo storico Sal­vemini, nel 1918, per una soluzione del problema adria­tico che lasciasse per intero agli slavi le regioni litorali croate, dalmate e montenegrine) furono circondate da muri di gelo ostile.

nui e rigidi sostenitori (ibid., pp. lJ e 18) di una soluzione già funzionale al capitalismo industriale, che voleva «la separazione fra i due scopi del· l'istruzione superiore: quello scientifico e quello della preparazione pro· fessionale », e quindi fra la laurea scientifico - riservata ad una esigua e decantata élite - e il diploma professionale, per i piu. Tesi - in quegli an­ni osteggiata invero da pochissimi ordinari universitari (ibid., p. 16) -che fino ad oggi hn avuto l'accoglimento piu vivo degli schieramenti poli­tici conservatori.

" Ml!YNIER, Histoire de la pensée géographique cit., pp. 40-41. 22

Mi limito a indicare solo qualche spunto da scritti (che cito da l'ultima ed.) sia storici e sia teorici del CROCE, Storia del Regno di Napoli (Laterza, Bari I92J), considerazioni finali: il paragrafo 4 per intero (am­biente naturale e storia nel Mezzogiorno); Ulti111i saggi (Laterza, Bari 193') pp. 43-JS («ufficio meramente pratico e strumentale, o economico» d~lle cosiddette scienze della terra); La Storia come pensiero e come azio­ne (Laterza, Bari r938) pp, 19-24 (la conoscenza storica come totalità della conoscenza); Il carallere della filosofia 111oderna (Laterza, Bari 1941) pp, 1-22 (teoria economica delle scienze della natura).

ll Conserva numerosi clementi di riflessione, utili anche oggi, In sua opera Geographi Italici Maiores, Edizioni della Voce, Firenze 1916.

Una conseguenza della situazione di cui s'è dato un ra· pido schizzo è che fino agli anni del primo dopoguerra non si riescono a cogliere neanche, nella ricerca di calow-che si rodamano « eo rafi » " linee · · rt ievo: ce i ogn!Sosa un po', e in genere gran frammen­-fiitlefà e dispersione 1'. In contrapposizione o evas10ne agli mv1tl - anzi ai canoni teorici - che esigevano una sin: tesi, predomina un orientamento setarativo e di min · - -analisi: il carsismo, il glacialismo, iènomem di eros' Iocalé, ecc. iventano una orma i mevita i e viatico er il geogra o giovane. c'è in speda mo o un formico o· sò faticare - mTellettualmente quasi zero, ma di qualche risultato pet la redazione di descrizioni o topografie -sopra le manifestazioni dis · · · · e dei suoi 'tioi 'insediamento, delle colture rurali le.piovosità e delle tem erature ecc. E cosf in mano di un Ùomo versati e e con a ote i una lucida intuizione per le relazioni ambientali, questi materiali potevano - ma­gistralmente scelti e connessi - dare frutti di ·elevato va· !ore didascalico, come fu l'Atlante dei tipi geografici edi­to nel 1922 da Olinto Marinelli. Però va anche chiarito Che un numero esiguo di novità per ciò che riguarda iter· mini e le funzioni interpretative degli studi geografici vien recepito in Italia nel primo quarto del secolo: dopo gli incontri con l'americano William Davis, che visitò la penisola su diversi itinerari nel 1908 e nel l9II, e che invitò il Marinelli a partecipare, con una delegazione ita· liana, al viaggio transcontinentale del '12 negli Stati Uni· ti, la teoria di Davis sopra i ritmi ciclici di erosione ebbe in Italia l'accoglienza incondizionata dei geografi (i geo­morfologi furono invece piu cauti). Ma nel medesimo gi· ro d'anni la nuova tematica geoumanistica di Vidal de la

" Perciò le considerazioni seguenti non coinvolgono i cultori specifici di bene individuabili scienze della terra, come la geomorfologia - ove l'autore piu noto in questo periodo fu Gaetano Rovereto - o la climatolo­gia - per cui va ricordato almeno Francesco Vercelli.

" Una panoramica - però solamente repertoristica e priva di ogni con· siderazione sul piano della storia culturale - della produzione geografica in Italia dagli inizi del secolo agli anni piu vicini, è stata data nel volume Un sessantennio di ricerca geografica italiana, a cura della Società geografi­ca italiana, Roma 1964 .

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22 UNA GEOGRAFIA PER LA STORIA STORIA DELLA GEOGRAFIA IN ITALIA 23

Blache ha un riverbero molto flebile e· al uanto deforma­' o m tata, e non ce - se non per e eccezioni a cut trae

ovunque un limite l'assolutismo di ogni regola - nessun

~ effettivo orientamento verso la indagine regionale, cos.l

~come veniva svolta con acume e utilità dai francesi". Per meglio dire c'è solo qualche riecheggiamento dei proble­mi che aveva studiato in Francia il Gallois, e cioè le per-sonalità delle minuscole re ioni e il sighificato dei loro nomi: un tema co tivato speda mente a magi e m

·genere dai geografi che avevano conservato qualche ere­dità delle correnti germogliate con la prima generazione postrisorgimentale. (Però non si può dire in che misura il tema è stato sentito come un elemento delle dispute -in corso per cinquant'anni dopo l'unificazione e rianima­tesi agli inizi del secolo - intorno alla convenienza di una articolazione regionale nella gestione dello stato: sicu­ramente il tema dei nomi re ional' come indicatori di una individualità o e i nte o efficiente o in formazione, non fu le ato dai eo rafi uest tc e -c e erano sostenute solo dal radicale antigovernativo Ghisleri -, e fino a vent'anni fa i geografi non lasciarono capire di avere qualcosa da dire sul regionalismo e 1 suo1 èontenuh politici}.

va, che fino verso il '30 riguarderà s centro-settentrionali del paese, non ta che appesantire una disparità, constatabile già fino dai raduni scientifici aer Risorgimento, e via via aumentata dopo la unifica­zione: cioè la disparità per numero e portata degli stn- \\ ?~eografìci relativi .alle ?iverse r~gion~ d'Italia. Cosi le aree centro-settentnonal~..22.!!.0, m misura comparata, preferite di molto a quelle meridionali o insulari, e il Sud è una zona lasciata ai mar i · solo dai - ove·- M · nanu ma anc e ai geogra 1: in sostanza, se si toglie la Vl produzione pld ohgrnale di Carlo Maranelli - che non per niente era schierato su posizioni socialiste - e il vo­lume che Roberto Almagià ha riservaféaI!e regioni me­ridionali nella sua poderosa indagine su li sfaceli erosi-

. vi penmsu an, ermim geogra c1 e problema el Mez-zogiorno verranno esaminati con la doyuta amp1ez~- ·-

_ .o dopo I umma guerr~ e tra i primi da ricercatori non Ttaltam ma d'oltralpe ( . Dickinson e F. Vochting).

Ìn ogni caso una migliore continuità degli orienta­menti umanistici postunttari, si è avuta nel lavori ai st6ffi.i'de11a geo ra a e r naturale relazione, di_storia delle es !orazioni: irezioni ov_e~sl-. stmsero- no"' a­g 1 rn1z1 e seco o l'Alma ià e il Ma na ht, le cui opere piu stgnt cative verranno n~Qerio o ra e due guerre.

Invece fa produzione dei geografi è piena di lavori di ogni misura su Alpi, pianura padana, sezione settentrio­nale e mediana della catena peninsulare, Toscana: ma in genere sono lavori su fenomeni particolari o zone minu-_ scole. Solo per la intera pianura del Po si ha nel 1914 una membria di geografia regionale sui tipi.d'insediamen­to rurale, del Lorenzi, che richiama per impostazione le francesi del medesimo periodo: ma è cosa non volumi­nosa, o per meglio dl!e un disegno perspicace di situazio­ni e di problemi, che - per quanto prestamente d1vulga­tos1 con favore - non ha avuto modo di animare una tra­dizione se non dopo un certo corso di anni. In tale circo-

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---C'è però una trama nuova che m quegli anni !ailria ap­·:-Dparizione in toni un po' smorzati, ma rivela già in termi­

/~~~·, ni sicuri la sua misura: doè la storia de~li insediamenti ~ 'r . e in particolare delle configurazioni e elle evoluziom · "- ,~ uiliàne. E non meraviglia che uno dei primi casi studiati · """" :.'4 ftmrcta1 1909, a opera del Gribaudi senior, sia stato To-~ .... ~ rino, èhe grazie alle industrie aveva superato da unàquii1-~· ·ffic!na d'anni l'inflessione economica conseguente alla 1

perdita nel 1864 dei suoi ruoli politici . Ma la trama nuo-

stanza però può aver agito pure la soluzione o l'arresto di molti studi, che fu conseguenza della prima conflagra­zione mondiale.

La guerra '15-'18 in ogni modo ha avuto per i geografi italiani un valore particolare: meno per rari casi, che già ho nominato, era la borghesia la classe da cui uscivano e a cui rimasero con vigore ideologicamente legati i ~eo­grafi. Da qui l'aperto, intransigente nazionalismo de1 lo­

26 Ml!YNIER, Histoirc de la penrée géographiq11e cit., pp. 97-II5.

i roatteggiamenti, intensificatosi agli inizi del nostro se­. éolo, quando s•incontra con un capitalismo orientato già

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24 UNA GEOGRAFIA PER LA STORIA STORIA DELLA GEOGRAFIA IN ITALIA

a soluzioni d'impero. Un nazionalismo esasperato poi da n;ich~ ~e g'·. , ' · mmvi sta

~specifici motivi: e cioè la antiquata e infondata presun­zione dei geografi tesa a fare coincidere le regioni natu­rali con le unità . clitiche ch~Ti aveva portati a sostene'ft · ve· con m1 o avevano e 1 _e---·

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ovunque sul crinale a~,ino (~ quindT ing1obare per inte­to;-ad--ottente, la Val 'Adige e l'altopiano istriano)"; e

---prn ie ortglm d1 un buon numero di geografi (in ciò non è inverosimile una influenza o richiamo df.i primi mae­stri ufficiali, oriundi anche essi da là) che erano venete o friulane o trentine, cioè da zone - le prime - di frizione per molti secoli con popolazioni di civiltà diversa o zone - l'ultima - culturalmente italiane ma politicamente au­striache, e quindi imbevute di rivendicazioni e irre-denti­smi; e infine la congiuntura che negli studi geografici tenevano osizioni di discreto risaltq '-- ad esempio nella Società geogra ca romana e ne o svolgimento dei con- .- _ --.--., . gressi - vari militari di grado elevato. Per.Q_ò il naziona- linguistici - secondo una tesi riso~g1mentale che 1 ~1~ s~r~ lismo dei geografi ' enò fra il 'r 5 e il 'r 8e s1 I masj5ff"'"" geografi del secolo scorso accoglievano - m;a coi !~miv negli anni ségùèntr,"inTelazi'òne alfè"èo'ntése e al e pofè:'"' oro-idrografici e anzi piu in là, per la convenienza d1 sta-·~ - - · bilire in cima o "sul roveséjo dei baluardi montani, sicuri

· · · . . . . . e non pacifici avamposti militari. Fu cosi che i geografi. " a 1dent1ficaz1one d1 un, la «re 10ne naturale» Italiana è --:-- , , . . · . . . • cosa a quanto frequente negli autori statistici e seco o scorso, dianzi no· ttaltam, rinunciarono ad attenersi ad una md1caz1one del minati: cfr. ad esempio A. zuccAGNI ORLANDINr, Corografia fisica, storica e maggior geografo trentino (il Battisti, mandato a morte statistica de/l'Italia e delle rne isole, Tipografia all'Insegna di Clio, Fi· 1 6 d t "lit r striaca) che aveva con-renze 1836-45, in 16 volumi di testo e :s di atlante: voi. I, pp. 3.121; A. ne I9I a una cor e fil a e au . . . D~Lsr, Dell'!ta!ia ~dei s~o! nat11rali ~onfin!, i.n.« Gazz.etta di ~ilano»,, lu; siderato italiane solo le parti di Val d'Adige a mer1~1one glto 1811 (ned1to 1~ Scr1111 geogra/ict, stat.1st1c1 e van, raccolti e ordinati di S !orno ia e si unirono ai militari per esigere la delmea-dal figlio, voi. V, Tipografia Fontana, Tarmo 1842, pp. 87-101); c. B!AN· a . ' • • • 1 Al · cm, Geografia politica dell'Italia, Società editrice fiorentina, Firenze 1843, zione dei confini sul cnnale fra le Al 1 Venoste e e in modo particolare pp. 8-21; ~- F. ~ARMo.ccHI, P_ro_dromo delfa storfa 11a- Pusteresi e nella zona piu orientale a el displuvio turale ge11erale e compa,.ata d Italia, Società ed1tnce fiorentina, F1renze • . ' • . . , ) " 1844, specialmente pp. u-47 e 76-112; 1ri., Descrizione de/l'Italia, Polì· m van puntl (Tarv1s10, Postumia . grafia Italiana, Firenze 1847, pp. 5-15 e 515-18; ID., Geografia d'Italia, [ed. personale], Italia [- Bastia di Corsica] 1850, pp. 1·71 (per sostenere l'unità nazionale si formulano qui tesi che verranno poi ricolte ed esaspe­rate, in chiave razzista, negli anni del fascismo: cosi a p . 268 l'autore scri­ve «l'uomo adunque abitatore della moderna Italia, considerato dal pun­to di vista della storia naturale e della geografia, deve riguardarsi come il risulta mento di un miscuglio di sangui ... Ma la forza assimilatrice del no­stro paese eliminò sempre le difierenzc che furono fra tante diverse nazio­ni, e ricondusse allo stampo unico della forma e della indole italiana i piu diversi temperamenti"). Infine c. CORRF.NT!, Fisionomia delle regioni itali­che, in «Il Nipote del Vesta-Verde », 18;s2, pp. 42-61, e Ancora delle no· sire regioni, in « Il Nipote del Vesta-Verde », 1855, pp. 144-63 (riedito in Scritti scelti, i11 parte inediti o rari, a cma di T. Massarani, voi. II, Forza-ni, Roma 1892, pp. 372-89 e 444-;s7).

11 Si vedano i due volumi Il Trentino: saggio di geografia fisica ed an­tropogeografia, Zippel, Trento 1898, e Il Tre11tino: illus/razio11e statistica eco110111ica, Ravà, Milano 1915. (Poi riediti in Scritti geografici di Cesare Battisti, a cura della moglie, Le Monnier, Firenze 1923, il primo a pp. 1-286 e il secondo a pp, 613-770).

29 Cfr. nel volume Italia, a cura di ASSUNTO MORI, Vallardi, Milano 1936, le considerazioni a pp. 10-15.

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26 UNA GEOGRAFIA PER LA STORIA STORIA DELLA GEOGRAFIA IN ITALIA 27

4.

Da questi atteggiamenti e posizioni è agevole capire che la geografia italiana era nelle condizioni migliori per aderire al fascismo con un rilevante numero di suoi cul­

-~fori. E simbolica di questo orientamento la sequenza di 'discorsi sul problema coloniale e il fascismo come riani­

matore di una azione coloniale, tenuti da alcuni geografi, fra cui Olinto Marinelli e Giotto Dainelli, e da vari aJJ.toré"Wli esponentl$Lella ~Òcieta' geograficà r<?.mJna., in occasione ai una «giornata coloniale» nella primavera del '26 ": cioè quando non era piu dubitabile la instaura­zione-del dispotismo, e la opposizione parlamentare ve­niva chiusa nei carceri o bandita negli esili.

Ad eccezione del socialriformista Maranelli non vi fu­rono geografi universitari colpiti dal fascismo: si può di­re anzi che i geografi sian stati in genere - pure con di­versa tonalità - ligi alle iniziative del fascismo. E piu d'uno ne fu fanatico fautore e sostenitore fino a dopo la rovina. Le prime ma rare opposizioni al sistema totalita­rio in realtà si manifestarono solo in occasione della le­gislazione razzista (che estromise dai ruoli universitari l 'Almagià) o quando iniziò l'ultima guerra, cioè verso il '40.

Nel periodo fra le due guerre quindi la operosità dei geografi italiani aveva, in relazione con la situazione na­zionale, solo due alternative, che però non si elidevano e qualche volta anzi finivano per intreéciarsi. Una direzi0;

~ne ~i basava su uei temi di indole fisica o ecolo ica col­tiva ti m parte - come si è accennato - no a~i inizi el secolo, e la cui natura rimaneva anodina per il ispotismo governativo: ad esempio le indagini, relative agli ambienti nazionali, sopra le oscillazioni del clima e le condizioni dei ghiacciai, i terrazzi fluviali o litorali, le condizioni del· le coste, i fenomeni carsici, i modi della distribuzione in altitudine della vegetazione, ecc.: indagini impostate, per

30 «Bollettino della Società geografica italiana», fase. 6 per intero, 1926, pp. 335·510.

ogni tema, su schemi prefigurati e uniformi, e svolte molto adagio e mai portate a termine per l'intero spazio nazionale.

Potevano un po' incontrarsi o convergere con certe li­nee politiche del fascismo gli studi sopra l'insediamento umano: e fu veramente cosi per i lavori che miravano a desrnvere le bonificazioni idraulico-rurali nelle regioni depresse e pi& orientali della pianura del Po o nella pia­nura pontina, e gli spostamenti di popolazione e i nuovi stanziamenti a cui esse avevano dato origine nella pia­nura pontina e in alcune zone della Sardegna. Ma l'og­getto di quegli studi si limitò d'abitudine agli elementi superficiali e formali, e cioè ai rendiconti delle operazio­ni eseguite e a un riconoscimento di «tipi» paesistici, de­finiti per peculiarità visibili o d1 facile percezione. E per quanto ha relazione con i fenomeni urbani l'analisi delle strutture degli insediamenti non sfiorò neanche (se non sul piano funzionale, per la sola Bologna: qui vedi i non trascurabili scritti del Toschi degli .anni '31 e '32) i pro­blemi delle città di maggior rilievo per la vita nazionale - che erano almeno una decina - e si guardò bene da vol­gere il suo esame ai riflessi della legislazione antiurbanJ­stica del fascismo enunciata nel '31 e ribadita nel '39. Ma si restrinse a centri urbani di misura e vitalismo me­diocre, e si esaurf in descrizioni (che di rado palesano una penetrazione storica) di ingrandimenti topografici, di dislocazioni funzionali, di rilevazioni o episodi demogra­fici ed economici. · Invece piu originale e matura, almeno in alcune dire­zioni, si fece l'operosità dei geografi in tema d'insedia­mento rurale: e questo (fuorché in circostanze occasio­nali) non per influenza del mitico ruralismo da cui la na­zione rimase affetta in quegli an01, ma per la ampiezza di visuale e la dinamica problematica del romotore iu assi uo di ta i temi, c10e i enato iasuttl c e ·• '24 e i 2 impianto una rete i inc ·es te e investi a­zioru, su i un piano etno-culturale, intorno a a abi­tazWne rurale e nel '38 iniziò, con piu chiara considera­ziohe dei rapporti economici a cui la casa va congiunta, redizione di una sistematica indagine per le diverse re-

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28 UNA GEOGRAFIA PER LA STORIA STORIA DELLA GEOGRAFIA IN ITALIA 29

gioni italiane. Per questo motivo i lavori che concernono la dimora rurale sono stati portati avanti con maggior organicità e figurano come l'unica impresa di quegli an-ni che è ora ultimata 11

• •

Piu facile eco del trionfalismo nazionale che dominò il periodo fra fe aite' guerre potevano d1ventare - e in vari casi furono in modo aperto - le già solidamente impostate correnti di studi sopra i viaggi di e~lorazione, le con; quiste colon iali, ecc . ·r:a 1orò contmuaz10ne fu molto col· t1vata ln quegli anni, e per ciò che riguarda l'Africa l'i· spirazione di un '.'lazionalismo conquistatore vi è - in mi· sura a volte esaltata e a volte piu discreta - quasi ovun· que segnalabile; ma su temi non legati con le impre· se africane degli ultimi secoli e in particolare sui mer· canti che a fine Medioevo e in e oca rinascimentale se iu·

ono e vie e e regioni africane nor -occidentali e dei paesi sud-orientali asiatici, sugli esploratori del secolo XVI

in America (in special modo Colombo e Vespucci), sui religiosi in Cina e altopiano tibetano fra XVI e xvm secolo, e infine sui portolani medioevali e l'industria per 1 razione delle carte fra il xv e il xvm secolo, la es erienza erudita, m pm una occas1one ectsamente ne, e una congrua dose di intuizione storica di alcuni cultori - e fra questi in primo luogo l'Almagià (sono da ricordare per lo meno i suoi Monumenta Italiae Cartographica del 1929 e Monumenta Cartographica Vaticana, editi fra il '44 e il '5 5 ) a cui si deve il migliore, e piu lato per orizzonte, im­pulso ai temi dianzi accennati - furono armi adeguate ad. evitare , in molti casi, la strumentazione governativa e _9Uindi lo scadimento, e a conseguire m tale d1rez1one di studi risultati di notevole valore. È cos'i che intorno ad: .{\lmagià e a Biasutti si formano fra il 1

2 5 e il '40 le due piu: significative scuole di geografi di quella generazio~.

Ma a questi tipi di problemi e di lavori si intersecano poi, nel medes'imo periodo, inClagini e iniziative a cura dL vari .enti geografici - istituti universitari, le società e i comitati scientifici già ricordati - .che..ad.eriscono M oM

I 11 Cfr. L. GAMBI, Renaio Biarnlli e la ricerca sopra le dimore rurali in '.

Italia, in La casa rurale in Italia, Olschki, Firenze 1970 , pp. 3-14. '

aE,.~Q~tn termini deliberati agli orientamexi_ti_e_alfìaj. p2!itici del fasc)~o:-N.fi11mitoaqùalche riferimento: gli scritti destinati a dare la dimostrazione degli italianismi di zone poco o niente italiane, incorporate o rivendicate nel '18 (come le valli minori del Tirolo meridionale, l'al­topiano istriano, la regione dalmatica); le spedizioni di geografi incaricati di descrivere - in modo funzionale ai

isegni governativi - paesi e popolazioni coloniali poco dopo le loro sanguinose conquiste: oasi di Fezzan e di Cufra fra 132 e '35, Amara e Scioa nel 137; il consenti­mento e i sostegni dati con ogni forma al meschino rura­lismo che si esprimeva nella battaglia del grano, nelle coatte colonizzazioni interne, nella autarcia economica, e fra il '30 e il 136 gli studi (utili unicamente per la loro documentazione) sopra lo spopolamento montano dei ri­lievi alpini e peninsulari: un fenomeno che il fascismo si ostinava a osteggiare o non aiutare. E poi fino dal '3 r, e di piu in piu negli anni seguenti, l'adesione di un buon numero di geografi alla teoria che enunziava lo spazio vi­tale, da qualche anno nportata a incredibili onorr da1 re­deSchi nazionalsocialisti e che - sanzionata dal fascismo per giustificare i suoi disegni di conquista - nella universi- . tà italiana fu sostenuta con calore in corsi im arti ti ·e­il_e e a Bari 32, e nella cultura nazionale e e una voce uf­ficialmente riconosciut11 nella rivista «Geopolitica» che iniziò nel 139 con un augurale saluto del nazistaHaus­hofer. E indi dal 138 e con nervosa intensificazione negli anni di guerra - la Società geografica romana, come è na­turale, fu anche ora alla avanguardia in tali iniziative -l'alluvione degli scritti di quasi la totalità di coloro che si definivano geografi, sui paesi rivendicati (come le isole di Corsica e Malta) e poi sui paesi invasi dagli eserciti italo-tedeschi nella penisola balcanica e fra il mare Jonio e il mare Egeo, e in modo particolare su quelli incorpo-

li Si vedano i volumi di G. ROLETTO e E. MASSI, Lineamenti di geogra­fia politica: i confini, Istituto di geografia dell'università di Trieste, 1931, e di u. TOSCHI, Appunti di geografia politica, Macr! , Bari, 1' ed. 19371 2' ed. 1940 e 3' ed. 1943; e alcuni articoli del ROLETTO e del MASSI (Precisazioni rnlla geografia politica, in «Geopolitica», 1942, pp. 34-3,, e Sulla definizione di geopolitica, ivi, p, 247).

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30 UNA GEOGRAFIA PER LA STORIA

rati allo stato di Roma (Dalmazia e Slovenia). E infine nel medesimo giro di anni, la partecipazione di piu d'un geografo agli orientamenti politici ra~zist.i u. L:u~~ca ope­ra che redime i geografi su questa direzione ~ l 1mpresa editoriale Le razze e i popoli della terra coordmata e per buona metà seri tta dal Biasu tti fra il '3 5 e il '40 ( usd al termine di questo anno), che esponeva una. siste~atica antropologica ed etnologica originale ed esaur1e.nte, IO to­tale opposizione - specialmente per quanto nguar~a· la situazione nazionale - con i criteri razzisti del fascismo (che però erano equivocamente adulati in una sgradevole

STORIA DELLA GEOGRAFIA IN ITALIA 31

vani s'erano recati nel dopoguerra) il cui esame fu svolto da autori che conoscevano di persona le regioni relative, è da notare con stupore la circostanza che molti paesi e gli ·extraeuropei per intero (ad eccezione dei domini colo­niali nazionali in Africa) furono descritti, in ambo le ope­re, da geografi che non li avevano mai visitati. A para­gone dei francesi e dei tedeschi erano quindi forti e pa­lesi i ritardi scientifici.

prefazione di copertura). . . : Il profilo che ho ora disegnato della ~eo_grafia .1;i It~­

lia fra le due guerre può avere la sua proiezio~e ~m log~­ca e in certa misura il suQ simbolo nei volumi di descn­;done integrale di pae.fil, cioè nelle co.sidd~tte geog;afi~

Questa è l'eredità che la geografia della prima metà gel secolo trasmise, dopo il violento iato della guer.ra, alla seconda metà del secolo-. . E della geografia degli anni do­po il 1946 che giudizi dare?

5.

~rnniversali» che furono edite in ue h. nm . .1

Per la Francia si è usata la definizione «les temps des omonime up re ' . 'era stata già fra il 1883 e 1 . craquements» ". Ma per l'Italia questa definizione è im-1902, con il titolo La terra, l'edizi?ne ?i una ge~grafia propria. Si frantuma una cosa dotata di una sua unità universale di divulgazione, in 8 tomi, guidata da. C?1?v~n- e che - superata dagli eventi - va ridimensionata o emar­ni Marinelli, che si voleva affiancare ~Ila grand7 101z1at1va ginata. di quegli anni del Reclus,, i:ia che nm~se a di.stanza .dal · In Italia, malgrado l'opera e l'impulso di alcune perso­lavoro francese per organicità ed ampiezza. ~ m parttco- ' nalità, e i periodici- congressi e la continuità editoriale lare per intelligenza sociale: era una descrizione. onesta, delle società di geografia e un numero discreto di inse­ma priva di vita . Poi negli anni. fra i~ 193 1 e il 194°1 · gnanti di geografia nelle università, questa organicità non allineandosi sopra la Géographte U niverselle francese, la si vedeva: cioè la creografia non aveva conseguito un iniziata nelx927, e sui volumi ~egionali del ~edesco Hand- · ~ non si era co~trulta una funzione nella cultura· buch der Geographischen Wiss~ns~h~ft, mtrapr~so .nel . nazionale. E la muaz10ne d1 certo non è migliorata dopo il 1928, due fra le maggior.i case ~d1tonah del N_ord imptan· .ANel dopoguerra si è venuta continu'ando si - e anzi tarano due geografie umversali, una - coord10ata da !'J- su direzioni nuove - la operosità di qualcuno fra i rari magià - di 8 volumi, e una - a cui è man~at~ una .due- · cervelli a cui ho accennato. L,' Almagià, pure insieme a zione univoca (il suo titolo è Terra e nazioni) - di una cose tradizionali - non giovevoli a chiarire la natura del-

"'-\ venti~~ d~. volu~i. ~e u~d però .una s~quenza di mer~ : la geo~rafia -: ha contin.uato le sue investi azi?ni d'~n : ~ escnz1001 com ia ure 10formate IO modo de ~ le stanca, utilmente sviluppan o e a 1 uon degli ab1-

...coroso: e se si toglie una metà .e. nostro c~mt10ente (~e- · tuali temi cari al nazionalismo: ad esempio con gli scrit­gnalo i paesi danubiani e sarmat1c1, ove van geografi gto· ti intorno alle esplorazioni medioevali americane degli

scandinavi. E Biasutti maturò nel dopoguerra la sua ope-. 1. . . d' n· I ·a delle ra .. e umane Bia· ra piu notevole: Il paesaggio terrestre, con una prima edi-'' S1 vedano g 1 scntta 1 o. GRIDAUDI, 10 ogr 4• . ,

mino, Torino x94x, e Terra e Razza in Italia: La St~mpa, Torino x942, e di ALBERTO MORI, Biologia delle razze, Argaha, Urbino 1943.

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11 MEYNIER, Histoire de la pf.nsée géographiq11e cit., p . II7.

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32 UNA GEOGRAFIA PER LA STORIA STORIA DELLA GEOGRAFIA IN ITALIA 33

zione nel~ e una seconda migliorata nel~ un'opera che inseriva!a geografia italiana nel vivo di una proble­matica metodolo ica allacciantesi a Humboldt e Ri r, e coltivat a i inizi del se m mo o articolare fra i tedeschi. Con essa iasutti poneva in realtà le asi per una ~cologia umana e scioglieva con precisione gli equi· voci di un'informe idea di «tegione geografica» - che egli fini per indicare come «un'astrazione» - distinguen- . do fra i termini di una visuale ecologkà (da cui la sua analisi si svolgeva) e .di una considerazione storica (che qui veniva solo casualmente sfiorata). E in tale direzione poi fra i geografi della generazione seguente il Sestini ha studiato i cosi numerosi e vari termini formali della pae­sistica i talianà.

Ma l 'Almagià e il Biasutti erano uomini già anziani e sono mancati il primo nel '62 e il secondo nel '65: e la generazione che veniva dopo a loro non ha dato persona-, lità di pari rilievo. Qualche iniziativa per ammodernare l'impostazione degli studi di geografia e fare la disciplina piu partecipe delle correnti culturali che sono fiol"ite con· grande vigore dopo il '46, non la si può negare: ad esem-: pio la fiorentina «Rivista geografica» può allinearsi ora decisamente a fianco di rinomati periodici d'oltralee. C'è! stato un orientamento di vari giovani verso il Mezzogior·: no (fra il dopoguerra e il '60 Iurono studiate una decrna· di minuscole regioni del Mezzogiorno continentale e in·! sulare, specialmente in Abruzzo, Calabria, Sardegna) e: uno sforzo per impegnarsi, con metodolo ia iu a erta e ~

_una analisi meno super eia e e a rea tà economica, in! temIChè investono i modi d'organizzarsi C!ella societa: co·i me la ~ografìa i;urale (ad esempio per quale.be area pada-l na, toscana o campana) e la eo rafia industnale (ad esem-1 pio per i poli"lombardi): ma si tratta i cose non nume-l rose e a volte neanche soddisfacenti per penetrazione,f che non pare sian giunte finora a. stimolare o convogliare· direzioni significative di ricerca. C'è stata pure una rinco·,. rante inclinazione dei geografi piu giovani a uscire per i loro studi dagli ambiti nazionali e a svolgere viaggi - in, molti casi però un po' rapidi - in paesi piu o meno !onta· ni (in modo particolare l'Asia sud-occidentale e le regio-··

ni montagnose latino-americane; e poi, come è naturale, i paesi intorno al Mediterraneo e diverse plaghe d'Euro­pa, specialmente occidentale): ma i lavori che per ora ne sono derivati - tranne qualcuno: cito ad esempio quel­li del Pecora - non paiono contenere risultati di saliente originalità. La proauzione di coloro che si definiscono geografi - e che sono aumentati di un po' riguardo agli anni di anteguerra: il conto però non è agevole, e riferito a chi lavora in qualche modo in università e partecipa abi­tualmente ai periodici congressi di geografia, va intorno a 250 persone - si è leggermente rialzata in quantità, ma è come dianzi frantumata per un incalcolabile numero di ruscelli tematici - i consueti da piu di cinquant'anni - e si manifesta in lavori molte volte convenzionali per taglio ed epidermici per indagine, ove i discorsi si limitano a banali, scialbe, torpide descrizioni e si documentano con acritico uso di fonti: lavori che paiono restare conosciu­ti solo ad un novero alquanto chiuso di cultori, ma in ogni modo dischiudono frequentemente le porte dei gra­di universitari.

L'unica area di studi lasciata ora incolta riguarda i viaggi d'esplorazione: e si può capire. Questo tema era lègato fortemente al' colonialismo, formava il monile pa­rascientifko di u.na ambizione nazionalistica a conquista­re un impero oltremare, ed è stato investito da una crisi dòpO i!_srollo degli istitutl_PQfujQ.che.fra il '70-e.il. ~40 l'avevan~f loro fini. (E forse la medesima moti­vazione può chiarire la crisi che negli ultimi. venticinque anni ha colpito la Società geografica i:_omana). Ma i pro­blemi nazionali odierni in realtà a aiono oco o niente ~tltt ai geografi. Solo per dare un'i ea mi limito a no­tare che 1 pm angoscianti problemi am.bientali dei nostri anni, come le inondazioni fluviali, le frane montane, l'ac­casciamento del delta del Po e i paurosi sconcerti delle lagune venete, le alterazioni degli ecosistemi, ecc. non sono stati dai geografi presi in esame né con adeguati stu­di né con scambi di 1aee (ii può solo fare una eccezione per qualche analisi regionale di deturpamento paesistico, iniziata negli ultimi anni in Toscana). E a motivo di tale deficienza cosa indicare? Questo, con ogni probabilità:

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34 UNA GEOGRAFIA PER LA STORIA STORIA DELLA GEOGRAFIA IN ITALIA 35

che quei problemi richiedono una visuale non generica e I~ descrittiva come ~uella di un gran numero di geofafi. Ma Vl recano in sé imp icazioni economico-politiche c e i geo­

grafi non osano indagare. Però in quest'ultimo caso, che la loro parola manchi o

sia rara conta niente: storici, urbanisti, economisti, de­mografi sono venuti sostituendoli ora m forte misura e con efficienza su vari temi che i geogrifi avevano dagli inizi del secolo fre uentato coi ercizi descrittivi.

'è un tema fra i piu seri e complessi della società mo­derna - sopra cui negli ultimi venticinque anni notevole è stata l'analisi e incoraggiante la convevsione di forze da ambiti disciplinari diversi - che riguarda i grandi insiemi urbani: cioè le strutture economico-sociali che formano

\l 'l'élffio basi, ne articolano le funzioni, ne creano i contra­~tl topografici, ne vivificano le osmosi o gli scontri....in.tew .nL ne regolano le relazioni regionali, muovono verso di loro le migrazioni \.midirezionalt o pendolari di popolazio· ne - cioè di mano d'opera-. Ma nel ventaglio dei lavori che in questa direzione recano, per l'Italia, i risultati d'una buona indagine o un'elaborazione d'idee originali e fertili, se ne può indicare, come opera dei geografi, un numero scarso: cioè gli scritti del Sestini intorno alle conurbazioni (del 1958), del Compagna sui divari fra le gerarchie urbane settentrionali e meridionali (del r 967) e del Mainardi su l'armatura urbana settentnonale (fra il '68 e· i 70 .

verso il '61 il problema fu ripigliato, con una certa am­piezza, ad iniziativa di qualche giovane.

In quest'ultimo medesimo periodo si è avuta infine la edizione di una ponderosa raccolta di volumi destinati a lumeggiare - secondo un piano disegnato da Almagià - la geografia delle regioni d'Italia: era una buona occasione perun insenmento del lav~ro dei geografi nei problemi nazionali e per verificare, con l'esame di aree circostanzia­te o di comunità umane che gli eventi storici erano venu­ti organizzando in diverso modo, se o m qual misura le idee'enùnztate da1 geografi intorno al fenomeno «regio­ne» potevano mostrarsi utili per una razionale soluzione della articolazione regionale in Italia, stàbiltta nella nuÒ­va costituzione del '48, e però fino al '70 non portata a compiersi. Ma è stata una occasione perduta. La sequen­za di I 8 volumi è ora completata, e la si può giudicare come impresa di mediocrissimo piano scientifico - o al­meno con aspra discontinuità di valori - da cui non si rica­vano (se non di rado) lumi per la individuazione dei siste­mi urbani regionali, secondo le loro armature, gravitazioni e . ..eol.ar.tta, e per il chiarimento delle reg10ru funzionali i11-termmi economico-politici n. La panoramìca regionale vi è svolta m base a schemi precostituiti ed uguali (che pre­scindono da disparità ed opposizioni radicali fra i vari ele­menti della realtà nazionale) e usualmente - con la sola ec­cezione di qualche volume sùl Mezzogiorno: ad esempio per la Sicilia e l'Abruzzo - si limita a insipidi racconti, su­perficiali informazioni, monotoni repertori che evadono a ogni problema che riguardi la struttura della società: cioè la base di qualunque discorso intorno alla regione.

E del resto, pure le illustrazioni globali di geografia dello stato italiano, che in opere di maggior mole inizia­rono a circolare dopo il '50, non si elevano dal piano çli una facile descrizione di oggetti paesistici, di forme e ri­partizioni Ìnsediattve, di tabu1az10ni statistiche, che si ~r­ma avanti la soglia dei problemi basilari: sono m sostanza

~ C'è un tema che ha animato a qualunque piano, la vita; nazionale negli ultimi venticinque anni: cioè la istity; zione delle regioni. Ma a onta del richiamo ostinato allt regione come idea, e ai suoi tipi, che si fa negli studi d~ geografi, in vari paesi, da per lo meno gli inizi del secolo.: la partecipazione dei geografi alle gagliarde dispute intorj no alla struttura e alla configurazione delle regioni in Ita" lia è stata minima, negli anni decisivi del problema: è d~ ricordare una chiara relazione a tale riguardo del Sestini/ per la radunanza nazionale dei geografi nel '4 7, poco prf/ ma che la Costituente iniziasse a discutere del problemi

35 Meno in qualche_ caso, gli autori non si chiedono se le aree chiamate

- ma lo scambio di pareri che fra i geografi ne segui fJ blLJ un ftrt~ no~e regiod~ale da molti secoli sono effettivamente riconosci-. . . . . . j • ne a sttuaz1one o terna, per una loro organicità o conser J

delusivo - . E dopo alquanti anm di muta inerzia, sol~ nome solo per inerzia. vano que

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36 UNA GEOGRAFIA PER LA STORIA STORIA DELLA GEOGRAFIA IN ITALIA 37

opere o probamente divulgative (ad esempio l'Italia di Roberto Almagià, edita nel '59) o lontane - è il caso degli scritti geoeconomici - da modi scientifici e ispirate a un mistificato ottimismo.

Né si può dire che l'operosità dei geografi sia ora di meno marcata individuazione in quanto si svolge - ri­nunziando a una sua personalità e alle definizioni disci­plinari correnti - in seno a quegli amalgami di cultori di diversa. provenienza, che con un lavoro in comune si sfor­zano di esaminare e chiarire in modo globale, e orientare a soluzione, i pro !emi della organizzazione dello s azio in aree dotate o dota i 1 i aruco are unziona ità: cosa divenuta a astanza assidua in vari paesi o tralpe. In queste direzioni invece l'iniziativa dei geografi italiani pare molto debole e non ha superato, o meglio chiarificato, la disparità d'idee fra chi vede per loro (ad esempio il Se­stini) solo compiti informativi o di cooperazione su speci­fici temi, e chi (ad esempio il Toschi) assegna loro una fu­mosa e miticamente esaltata funzione di coordinatore verticale. Invero la loro partecipazione negli anni fra il '56 e il '68 agli allestimenti di una minuta carta econo­mico-rurale (in 26 fogli, molto efficaci unicamente sul piano figurativo) che distingue i vari tipi di coltivazione per l'intero spazio nazionale, si limita a una revisionatura delle dislocazioni categoriali disegnate dai servizi catastali, e a descrizioni regionali di queste: descrizioni imbastite su paradigmi (solq da qualche autore abilmente elusi) che: sf e no sfiorano le st.rutture aziendali ma evitano i rapporti .

, di · e e l'analisi degli utili economici, i le amico · i mercati e le rivalità con es os1va e 1s otica dilatazio­ne e enomeno u . Ed egua mente esigua è stata 'a-· cz10ne el geografi nei comitati per i piani ministeriali di' coordinazione urbanistica ed economica delle ripartizioni amministrative, nati nel '52, e nei comitati per la pianifi-· cazione regionale, formati nel '64: in quel minimo num~-1 rodi casi ove un geografo c'era - per designazione di qual-' che ente economico - la sua inclinazione è stata per lo piuJ di secondare le iniziative che mirano a svuotare di valori:

areale, e di maggior efficienza neocapitalistica: un modo craglre che s'uniforma a quello de1 partiti moderati, che sono stati i piu strenui osteggiatoti di una istituzione re­gionale intesa come via per ampliare la partecipazione po­polare alla gestione statale . Cosf come cent'anni fa, anèhe ora qumdi i grandi nodi delle disparità economico-so · · che ovunque nel Nord e nel Men 10ne - e non so o fra le due parti della penisola - anchilosano e angosciano la vita nazionale, non risvegliano ne1 geografi l'istanza a inter­venti po i ici se · na panoramica 1 conseguenza opaca, quella della

geografia odierna in Italia"·: una situazione di disorien­tamento e incongruenza, di inabilità a individuare · solu­zioni nuove per la sua operosità, di incapacità a esamina­re e discutere le ragioni del suo esistere e la natura dei suoi contenuti. Sperare che l'università sia in grado di ri­mediare a tale stato di cose è pura illusione: il sistema odierno degli studi univer~itari è in sfacelo, ma da nume­rosi anni già l'insegnamento della geografia viveva sparu­to per la scarsa incisività culturale di maggior parte di co­loro che lo esercitano. (È bastata una disposizione che, dagli inizi del '70, dà facoltà ai giovani di costruirsi in modo autonomo e 'personale i piani di studio universita­ri, per vedere - in molte università - disertata la geogra­fia da gran numero.di essi). E solo una forma di studi che elimini la inveterata distinzione fra ·scienze e società, può - la cosa almeno è probabile - ridare una base razionale e una animazione al lavoro di quanti ora (domani non si sa) si definiscono in vari modi geografi.

36 Rimando al recente articolo di G. BARBIERI, L'orga11izzazione della ricerca geografica in Italia e il Comitato dei Geografi Italia11i, in «Rivista geografica italiana », 1971, pp. 81-87.

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