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CE

www.italiaenergia.eu

Particolare del quadro di Umberto Boccioni - Composizione spiralica,

1913, olio su tela, 92x95 cm. Milano, Civiche raccolte d’arte,

Museo del Novecento

Direttore responsabileSilvano Oldani

Direttore scientificoPaolo Soardo

Comitato tecnicoSara Cappellari, Laura Colombo, Stefania Dalla Torre,

Ruggero Guanella, Paola Iacomussi, Claudio Liberatore,Marco Loro, Eraldo Parma, Anna Pellegrino,

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Corrado Terzi, Laura Vismara

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Gli articoli firmati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano nè l’AIDI, nè la redazione del bimestrale, le quali sono disponibili a riconoscere eventuali diritti d’autore per le immagini pubblicate, non avendone avuto la possibilità in precedenza. I manoscritti, anche se non pubblicati, non si restitui-scono. Tutte le pubblicazioni su Luce avvengono senza eventuali protezioni di brevetti d’invenzione: inoltre i nomi delle merci, coperti da eventuale marchio registrato, vengono utilizzati senza tenerne conto.

Registrata presso il Registro della Stampa del Tribunale di Milano al n. 77 del 25/2/1971. ISSN 1828-0560

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L�illuminazione che desideriamoper le nostre Cittàdi Mario Bonomo

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Scenari Contemporanei

Illuminazioni Futuriste.Avanguardie a confronto: Italia, Germania, Russiadi Jacqueline Ceresoli

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Speciale Convegno AIDI

�Luce per le Chiese. Quale illuminazione nei luoghi di culto� di Silvano Oldani

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Quale illuminazione nei luoghi di culto? La sintesi degli interventi dei relatori nel convegno di Romadi Donatella Forconi

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Progettare con la Luce

La ricerca sperimentale sulla luceapplicata al progetto illuminotecnico:

il progetto di un centro commercialea Macaodi Marco Frascarolo

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A2A illumina a nuovo con Led la chiesa di San Francesco d�Assisi in Bresciadi Mauro Bozzola

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La regina della notteLo spettacolo della Fontana dell�Esedradi Alessandro Grassia

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Il Dongione di Carbonara Scrivia: un luogo storico e prestigioso che diventa spazio per l�arte e la culturadi Lorella Primavera

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Il ruolo simbolico della luce nell�illuminazione della Torre Civica di Lonato del Gardadi Margherita Süss e Francesco Marelli

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Illuminazione della Cattedrale di Bari: analisi della scenografia con la luce artificialedi Arturo Covitti

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Innovazione

Torino introduce il semaforo a Leddi Silvano Ciravegna, Maurizio Percia e Rosalia Sandrone

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Luce sulle Regole

CIE TC 4-21. Linee guida per la riduzione della luminanza del cielodi Paolo Soardo

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News ed Eventi Flash� Les Trophées LumiVille de la conception

lumière� Clay Paki illumina il rock degli AC/DC� Philips Lighting Academy: il programma

dei nuovi corsi 2009 di formazione di illuminotecnica

� Zumtobel e l�arte della luce: dimensioni emozionali ed estetiche

� Scenari dell�innovazione nella 10a edizione di �Designing Designer�

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Focus Aziende � Light Blossom, un lampione magico

ecosostenibile� mini mini la nuova lampada a sospensione

di Luceplan � Voltimum raggiunge quota 100.000

professionisti� Ecolight e l�illuminazione d�emergenza� Avviati i lavori di ampliamento dell�area

produttiva di Reverberi Enetec� Novità nella gamma OPERA: moduli LPS e

LPC per potenze fino a 1000 W

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i è acceso da qualche tempo, su un quotidiano milanese, un garbato dibattito su come vorremmo illu-minata la Città e naturalmente, come sempre, è emerso il desiderio di una luce �migliore�, che renda i nostri spazi pubblici più confortevolmente frequentabili, oltre che più sicuri.Poiché mi occupo da tempo di questo settore, tenterò di dare un assetto più circostanziato a questo vago desiderio di una luce migliore, cercando di definirne le caratteristiche.La luce deve innanzitutto rendere sicure le nostre stra-de, ma soprattutto dare ai cittadini, tanto quando si trovano in casa quanto all�esterno, la sensazione della sicurezza. La luce condiziona poi l�aspetto notturno della Città e costituisce un importante complemento per la vita cittadina, per la frequentazione dei suoi spazi da parte non soltanto dei residenti, ma anche di visitatori da altre Città e di turisti. L�illuminazione deve rispondere pertanto ai seguenti requisiti essenziali:� 1° sia di livello adeguato;� 2° non riguardi soltanto il piano stradale, come è

essenzialmente richiesto nelle strade extraurbane, ma

L’illuminazione che desideriamo per le nostre Città

di Mario Bonomo

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Mario Bonomo – Docente di Progettazione illuminotecnica presso il Politecnico di Milano

sia un�illuminazione d��ambiente�, in modo che chi vi transita, si senta in un ambiente riconoscibile e confortevole;

� 3° la luce sia simile a quella naturale e di tonalità calda, come quella cui siamo abituati fin dagli albo-ri dell�umanità (la luce dei fuochi, delle torce e del-l�incandescenza);

� 4° l�illuminazione sia distribuita in modo intelligen-te, secondo una gerarchia di livelli che privilegi il piano di calpestio, e i piani verticali dell�altezza delle persone, per riconoscerne l�atteggiamento per evidenti motivi di sicurezza; mentre gli edifici posso-no essere soltanto lambiti dalla luce, per il loro rico-noscimento e, in taluni casi, anche apprezzamento, senza che la luce disturbi coloro che vi risiedono;

� 5° sia ottimizzata, cioè offra tutte le prestazioni sopra citate con il massimo contenimento dei costi (soprat-tutto d�energia e di manutenzione);

� 6° sia considerato attentamente l�impatto dell�im-pianto sull�ambiente, di giorno, oltre che di notte.

Per i due primi punti � livello adeguato e illuminazione d�ambiente � occorre ricordare che le Norme esistenti

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assegnano ad ogni strada i parametri illuminotecnici adeguati in relazione alle sue caratteristiche (tipo e volume del traffico, confluenza di utenze diverse, pre-senza di luci pubblicitarie che confondano lo scena rio, ecc.). Occorre poi tener presente che l�ambiente in cui si transita appare ben illuminato non soltanto per la luce che incide sulla carreggiata, ma anche per quella che

incide sui piani verticali (le facciate delle case, i volti delle persone), dato che nel nostro campo visivo, diret-to orizzontalmente, sono appunto i piani verticali che costituiscono una parte rilevante del nostro scenario e determinano ciò che noi percepiamo come �luminosi-tà ambientale�: una piazza, ad esempio, appare meglio illuminata con gli stabili che la circondano luminosi e il pavimento scarsamente illuminato, che nel caso di

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parti invertite (pavimento luminoso e muri quasi bui, figura 1).Per il terzo punto � la resa cromatica e la tonalità di luce � rilevo che i progressi intervenuti negli ultimi anni nella produzione delle lampade ci hanno liberato dalla �schiavitù� della luce giallo-oro delle lampade al sodio (ad alta pressione), mettendoci a disposizione nuove lampade � le lampade ad alogenuri dell�ultima generazione a luce calda e molto �naturale� � che risultano competitive con quelle al sodio per durata, efficienza e mantenimento del flusso luminoso nel tempo. Il problema serio da affrontare è quello di indurre le Aziende preposte al servizio dell�illumina-zione pubblica ad interrompere la loro tradizionale confidenza con le lampade al sodio, a favore delle nuove lampade (ma questo problema non dovrebbe porsi per Milano, dove l�Azienda responsabile è noto-riamente aperta alle innovazioni tecniche). Siamo pas-sati negli ultimi cinquant�anni, dalla luce livida e spettrale delle lampade al mercurio, alla luce gialla delle lampade al sodio in cui tutti i colori, anche quel-li della pelle umana in particolare, virano verso la tonalità giallo-bruna; è arrivato finalmente il momento di ritrovare anche per le strade, in particolare quelle dove si svolge il traffico pedonale, la familiare luce dei nostri interni domestici?

Per la corretta distribuzione della luce (4° punto), occorre che i progetti degli impianti urbani si distacchi-no dalla logica delle vie di traffico prevalentemente automobilistico, con un tipo d�impianto che, per dispo-sizione dei centri luminosi e tipo di apparecchi, conse-gua l�obiettivo di un�illuminazione opportunamente dosata sulle varie superfici. Con l�apparecchio tradizio-nale del tipo a gonnella trasparente installato a sospen-sione, si ottiene, almeno nelle strade di media larghez-za, un�illuminazione delle facciate contigue ad ogni centro luminoso di gran lunga superiore a quella della strada, con un�inversione della corretta gerarchia degli illuminamenti.L�esigenza di ottimizzare gli impianti (5° punto): siamo tutti coscienti dell�importanza di minimizzare i costi (in

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1. L’illuminazione d’ambiente rende più luminoso e confortevole un’area: con l’illuminazione rappresentata nella seconda immagine (b), che privilegia le pareti della piazza rispetto al piano di calpestio, l’area appare meglio illuminata che nel caso (a), dove è illuminato soprattutto il piano di calpestio.

2. Confronto fra un’illuminazione con lampade a vapori di mercurio (a), una con lampade al sodio ad alta pressione (b) e due installazioni con lampade ad alogenuri (c) e (d). Si osserva come la luce bianca, ad alta resa cromatica, (figure 2c e 2d) consentono una visione più nitida dell’ambiente oltre che più confortevole, di quanto consentano le lampade delle prime due immagini. Con la soluzione ad alogenuri, gli illuminamenti necessari possono conseguentemente diminuire, e con essi gli oneri dell’installazione.

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particolare energetici e manutentivi) del servizio illu-minazione pubblica; per quanto riguarda soprattutto i costi energetici, l�esigenza di un loro contenimento allo stretto necessario appare ormai evidente, per l�estrema precarietà della situazione del nostro Paese nel settore energetico, in quanto dipendente dai volu-bili mercati esteri per la quasi totalità ormai del suo consumo d�energia. Quindi è necessario affidare la progettazione degli impianti a professionisti capaci e gestirli secondo le modalità più efficaci (attenuazione della luce nelle ore di minor frequentazione, telecon-trollo delle lampade guaste, ecc.); e non sprecare la luce. È proprio necessario inondare di luce le strade attigue ai nostri più celebrati monumenti, con la luce dispersa dell�impianto che li illumina? Se poi non si vuole rispettare il risicato limite di 1 can-dela al metro quadrato previsto dalla normativa regio-nale lombarda per la luminanza sui monumenti, alme-no il basilare principio del buon uso dell�energia (e delle conseguenti risorse economiche) dovrebbe con-sigliare un dosaggio della luce più attento, evitando poi l�ingente dispersione di luce all�esterno del monu-mento. E lo stesso dicasi per i numerosi altri casi di inutili dispersioni di luce (e d�energia): ad esempio dove sono utilizzati quei vistosi cestelloni che raccolgono la luce emessa dai proiettori sottostanti e la riversano verso il basso (la strada o la piazza), noti come sistemi a dop-pia riflessione, che tanto ingiustificato successo hanno ottenuto specialmente in alcuni aeroporti, e che com-portano una dispersione di luce (e di danaro) di oltre il 70-80%! Mi immagino il disagio avvertito dai bravi tecnici delle Aziende municipali nel dover inserire nella loro rete tali impianti (progettati da professionisti esterni), in cui è del tutto assente ogni attenzione al buon uso dell�energia.L�ultimo punto (il 6°) era l�impatto ambientale. Spesso l�impianto d�illuminazione stradale costituisce una pre-senza non trascurabile nello scenario urbano, in parti-colare quando occorre far uso di sostegni (pali, menso-le, ecc.) per il posizionamento dei centri luminosi.Il disegno del sostegno e quello dell�apparecchio sono quindi importanti, in quanto componenti dell�architet-tura urbana. Sottoporre ad un concorso pubblico ogni

ampliamento o rifacimento dell�impianto sarebbe oltre-modo pesante e dispersivo, oltre che fuorviante, se si considerano i clamorosi insuccessi di qualcuna di que-ste iniziative. Ma almeno si potrebbe sottoporre ad una mini Com missione seria e autorevole (che comprenda però anche qualche esperto tecnico del settore) ogni impianto innovativo e importante per l�ambiente in cui s�inserisce. Osservando le stravaganti forme di alcuni sostegni del-l�impianto d�illuminazione pubblica (non cito le strade interessate per evitare polemiche), si ha l�impressione che il progettista abbia voluto trasmettere ai presenti e tramandare ai posteri un segnale della propria opera, più che limitarsi ad assolvere un importante servizio alla Città.E parlando dell�illuminazione della Città, val la pena di fare almeno un cenno all�illuminazione delle sue Chiese, dei suoi Musei e Pinacoteche. Le Chiese nel nostro Paese sono probabilmente le più mirabili opere trasmesseci dalle generazioni passate e il loro apprezzamento quali opere d�arte esse stesse, oltre che contenitori d�opere d�arte � al di là dalla loro primaria funzione religiosa � è reso in un gran numero di casi precario da un�illuminazione inadeguata. Ma chi dovrebbe occuparsi di favorire la fruizione estetica di queste opere, quando la Proprietà (che è l�Autorità religiosa) non può che destinare le proprie risorse eco-nomiche alle funzioni primarie della sua azione (che non pone certamente in prima fila l�utilizzazione este-tica delle sue sedi), e spesso non è nemmeno in grado di dotare le Chiese di un efficiente impianto d�illumi-nazione adatto per le funzioni religiose. La situazione delle Pinacoteche cittadine, per quanto riguarda l�illuminazione, non è molto più felice di quella delle Chiese, come abbiamo potuto appurare da una recente indagine avviata nell�ambito di una ricerca condotta presso il Politecnico di Milano. Ma il discorso sulle inadeguatezze dell�illuminazione della maggior parte delle Chiese e delle Pinacoteche è troppo importante e impegnativo perché venga trattato a margine dell�illuminazione pubblica della Città, per cui ci accontentiamo per ora di questo cenno, ripro-mettendoci di trattarlo a parte in una prossima occa-sione.

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Scenari

Contemporanei

Jacqueline Ceresoli – Storico e critico d’arte

Illuminazioni Futuriste. Avanguardie a confronto: Italia, Germania, Russia Al Mart raffinatissima mostra che mette a confronto linguaggi, poetiche e tecniche del cubismo e dell’espressionismo con il futurismo del primo novecento, indagandone le contaminazioni, le similitudini e le differenze stilistiche e culturali

di Jacqueline Ceresoli

uest�anno le celebrazioni del Centenario del Manifesto futurista dilagano in tutta Italia e tra gli appuntamenti da non perdere è la mostra �Illuminazioni. Avanguardie a confronto: Italia, Germania, Russia� a cura di Ester Coen al Mart di Rovereto. Si tratta di una raffinatissima collettiva di oltre 150 opere che mette a confronto linguaggi, poetiche e tecniche del cubismo e dell�espressionismo con il futurismo del primo Novecento, indagandone le contaminazioni, le simili-tudini e le differenze stilistiche e culturali. Dopo la mostra presentata al Centre Pompidou di

Parigi, che analizza la centralità e l�espressione del movimento futurista fino al 1912, quella di Roverto è centrata sul periodo immediatamente successivo con un�esposizione di opere provenienti da 71 musei e istituzioni internazionali, arricchita dalla collezione di materiali d�archivio di Gino Severini e di Carlo Carrà, che costituiscono il patrimonio del Mart trentino. Questa mostra dal taglio trasversale, specialistico e analitico prevede altri due appuntamenti: �Astrazioni� a Venezia (5 giugno - 4 ottobre 2009) e �Simultaneità� a Milano (15 ottobre 2009 - 25 gennaio 2010).

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Le tre esposizioni propongono una lettura internazio-nale del movimento futurista, rivoluzionario per tema-tiche, ideologie e linguaggi, messo a confronto con le avanguardie europee dei primi del XX secolo, eviden-ziando che cubismo ed espressionismo rispondono a un clima culturale più dinamico e articolato di quanto non si creda, fatto di scambi e di relazioni tra intellet-tuali e artisti. Oltre alle opere sono esposte lettere, articoli, manifesti, comunicati, cartoline e disegni che mettono a fuoco le contaminazioni culturali e ibrida-zioni sperimentali che in brevissimo tempo avevano

trascinato Parigi, Berlino, Mosca, Roma, Milano, fino a New York nel vortice del cambiamento e di rottura con il passato. La città di Rovereto è indissolubilmente legata al Futurismo grazie al nome di uno dei suoi principali protagonisti, Fortunato Depero (1892-1960), straordi-nario interprete della seconda stagione del futurismo, che ha lasciato in eredità all�amministrazione comuna-le un importante corpus di opere e l�unico casa-museo del futurismo italiano, fondato dallo stesso artista nel 1959 restaurato e quest�anno aperto al pubblico.

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Scenari

Contemporanei

Cent�anni fa Marinetti, Boccioni, Severini, Bonzagni, Romani, Balla e Russolo condividevano l�ansia del rinnovamento, del cambiamento culturale, soprattutto del rifiuto dei linguaggi tradizionali e accademici pas-satisti, con l�impeto e l�irruenza non solo giovanile di chi sogna di cambiare il mondo e tale anelito collettivo del nuovo a ogni costo culmina nella pubblicazione del Manifesto futurista, apparso sul quotidiano �Le Figaro� il 20 febbraio nel 1909, incendiando gli animi di tutti i rivoluzionari al �galoppo� verso il futuro.Straordinari mediatori tra Italia e Francia furono Gino Severini, Carlo Carrà, Soffici e Filipppo Marinetti, instancabile viaggiatore dalla mentalità cosmopolita per vocazione che tesseva trame e relazioni con i pro-tagonisti del suo tempo per promuovere il verbo futu-rista. Parigi nei primi anni del Novecento era conside-

rata la mecca dell�avanguardia, Picasso dal 1907 con �Les Damoiselles d�Avignon� scardina il concetto di bello nella pittura, introduce forme geometriche, pri-mitive, rivoluziona la prospettiva e apre la strada al cubismo; che condivide con Braque fino al 1914.Nel 1910 Kandinskij dipinge in Germania il primo acquerello astratto, a Berlino si pubblica �Der Strum� e si diffonde l�arte �Neue Sezession�, in Russia la poe-sia mira a un sincretismo tra le arti e a Mosca la rivista �Apollon� pubblica un articolo sui futuristi e il Manifesto Tecnico della pittura che in Italia spopola; così grazie a un tam-tam fitto costituito da lettere, articoli, confe-renze, scandali e provocazioni e a colpi di manifesti, il rinnovamento invocato dal Futurismo corre veloce in tutte le capitali d�Europa e il trait-d�union è il Futurismo.A Parigi, nel 1912 ci fu la prima mostra dei futuristi italiani che provocò la scissione dei �nostri� dal cubi-smo francese. Le opere futuriste si distinguono dal cubismo per dinamismo pittorico, linee di forza, vorti-ci e vettori di colori plastici; sono i nuovi codici del-l�epoca della macchina, del progresso, dell�energia, tali tematiche trovano contaminazioni e rielaborazioni sia nella ricerca cubo-futurista russa, sia negli artisti espressionisti riuniti intorno alla rivista �Der Sturm�, che nel 1912 pubblica il Manifesto futurista. Nella mostra trentina le influenze linguistiche e le con-taminazioni tra le avanguardie si evincono per esem-pio dal confronto tra le esperienze spiritualiste di Kandinskij con le teorie degli �stati d�animo� dello stesso Boccioni, o scoprendo la straordinaria serie di dipinti di Severini sulla danza, che, come i dadaisti, introduce materiali diversi nei dipinti. Gli artisti italiani erano esterofili, Soffici ebbe mogli e amanti russe, e leggenda vuole che a Boccioni nacque un figlio illegit-timo da una donna russa. Nel 1914, verso la fine in Europa della parabola del primo Futurismo e alle soglie della Grande Guerra, Marinetti compie un viaggio durato tre settimane a Mosca e Pietroburgo, dove gli artisti russi lo ricevono con distacco, infastiditi di essere considerati come una branca inferiore del movimento futurista italiano. Il vate della modernità è accolto dalle artiste russe e Goncharova, Popova, Ekster e Rozonova che declina-

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no i codici futuristi in maniera dirompente e originalis-sima, come documentano alcune loro opere esposte a Rovereto. Il Mart, da questo leggendario viaggio di Marinetti nella Russia pre-rivoluzionaria, in coincidenza con la mostra, pubblica il primo inedito resoconto dello stori-co dell�arte moscovita Vladimir Lapsin, scomparso di recente. La mostra ci fa viaggiare concettualmente tra la Germania e la Russia, ci porta a Firenze nella sezione dedicata alla rivista �Lacerba�, con opere di Papini e Soffici che avevano animato un dibattito internaziona-le intorno al Futurismo e alla politica italiana. L�esposizione si chiude idealmente a New York, la nuova capitale della modernità del XX secolo, in que-sta sezione fa capolino la bellissima �Danseuse-Hélice-Mer�, del 1915, di Severini, prezioso documento di scambio tra l�artista italiano e il fotografo Stieglitz, entrambi nel circuito della galleria americana �291�, fulcro delle ricerche dell�avanguardia internazionale.Senza ombra di dubbio questa mostra complessa e raffinata ha dimostrato che, vista l�anima internazionale del futurismo e la sua indiscutibile capacità divulgativa e di penetrazione nell�immaginario creativo alla vigilia della prima Grande Guerra, il Cubismo non fu l�unico movimento a dettare le nuove regole dell�arte, ma fu soprattutto il Futurismo a svolgere un ruolo fondamen-tale nella individuazione di codici specifici legati al secolo della velocità, oggi già mitologia del futuro. La mostra di Rovereto e il catalogo, oltre alle opere d�indescrivibile forza ed energia formale e cromatica da vedere, più che da descrivere, raccoglie una scelta di carteggi, articoli ed epistolari molti dei quali inediti, che seguono passo dopo passo il messaggio rivoluzio-nario di Marinetti, Severini, Carrà, Boccioni, Russolo, Balla e dei loro interlocutori italiani e internazionali, aprendoci lo sguardo su una dimensione cosmopolita entusiasmante. Dal neo-tempio �vitruviano� dell�arte contemporanea progettato da Botta, si esce con una visione positiva e con l�obiettivo di salvaguardare l�unità avanguardistica europea che ci caratterizza, qui evidenziata dall�asse Milano, Berlino e Mosca; che condividevano nono-stante i limiti geografici, politici e ideologici, le ricer-

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Illuminazioni. Avanguardie a confronto. Italia, Germania, Russia, Mart di Roverto fino al 7 giugno. Catalogo Electa.

che sperimentali futuriste innovative. Questa mostra, come accade per i migliori film, incomincia ad agire quando usciamo dal Mart, lasciandoci come eredità la consapevolezza che dallo scambio e dal confronto culturale si progetta e si crea il futuro in ogni spazio e tempo.

1. Lyonel Feininger - Denstedt, 1917, olio su tela, 87.3x118.4. Chicago, Terra Foundation for American Art, Daniel J. Terra Collection.

2. Vasilij Kandinskij - Improvvisazione n. 34, 1913, olio su tela, cm 120x139. Kazan, Museo statale di Belle Arti della Repubblica del Tartarstan.

3. Mikhail Larionov - Il gallo (Studio raggista), 1912, olio su tela, cm 68.8x65. Mosca, Pinacoteca Statale Tret’jakov.

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Speciale

Convegno AIDI

A Roma il primo dei convegni AIDI

con il patrocinio di due Uffici

della Segreteria della CEI “Luce per le Chiese. Quale illuminazione nei luoghi di culto” Il direttore di LUCE incontra mons. Giancarlo Santi, vicepresidente della Commissione scientifica, che in una ampia intervista spiega il lavoro svolto dalla stessa commissione e la proposta di linee guida. Un documento che senza la pretesa di essere esaustivo, tocca i punti fondamentali relativi alla progettazione dell’illuminazione artificiale delle chiese

di Silvano Oldani

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o scorso 11 febbraio si è svolto a Roma il Convegno �Luce per le Chiese. Quale illuminazione nei luoghi di culto� organizzato da AIDI con la colla-borazione di due importanti Uffici della Segreteria Generale della CEI. Dopo il convegno di Roma, segui-ranno quello di Milano il 26 marzo, e quello di Venezia il 27 maggio 2009. Il convegno ha visto la presenza di biblisti, teologi, progettisti della luce, docenti ed è stato aperto dai saluti e dalla relazione del Segretario Generale della CEI, S.E. Mons. Mariano Crociata, e da Paolo Soardo, coordinatore del Comitato Nazionale CIE. L�introduzione al convegno è stata compito di don Giuseppe Russo, responsabile del Servizio Nazionale per l�Edilizia di Culto della CEI, coordinatore della prima e seconda sessione della mattina �Nuove Chiese � Esperienze e ricerche�, con le relazioni di padre Silvano Maggiani e mons. Carmelo Pellegrino e quelle di Corrado Terzi e Giorgio della Longa. Nel pomerig-gio, la terza e quarta sessione �Chiese storiche � Esperienze di progetto� è stata introdotta e coordinata

da don Stefano Russo, Direttore Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici della CEI, con le relazioni di Francesco Bianchi e Gianni Forcolini, a cui hanno fatto seguito l�ampio dibattito e le conclusioni di mons. Giancarlo Santi, vicepresidente della Commissione, che ha presentato le proposte delle �linee guida� e risposto alle molte domande dei convegnisti. Ricordiamo per i nostri lettori che la Commissione Scientifica Illuminazione Spazi Liturgici è composta da esperti con esperienze e sensibilità diverse, e ha dedi-cato due anni di lavoro ed alcuni seminari, che hanno visto la partecipazione di storici dell�architettura e della liturgia, all�analisi di numerosi casi di studio di grande importanza e allo scambio di informazioni interdisciplinari. A mons. Santi, responsabile del Museo Diocesano di Milano, nonché vicepresidente della Commissione Scientifica illuminazione Spazi Liturgici, abbiamo chie-sto cortesemente di rispondere ad alcune domande per LUCE.

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1. Mons. Giancarlo Santi e don Stefano Russo

durante il convegno di Roma.

2. Chiesa parrocchiale di Gesù Redentore,

Modena, Mauro Galantino, 2008.

Foto di Giorgio Della Longa.

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Speciale

Convegno AIDI

Mons. Santi, durante il convegno di Roma è stata presen-tata la proposta �Linee guida per la progettazione dell�il-luminazione delle chiese�. Può spiegarci il contenuto e le finalità di tale documento? Si tratta di un documento in 14 punti. Un documento che, senza la pretesa di essere esaustivo, tocca i punti fondamentali relativi alla progettazione dell�illumina-zione artificiale delle chiese; il tema dell�illuminazione naturale viene solo sfiorato, meriterebbe una specifica trattazione� Quello che è stato presentato ai conve-gnisti è un documento in formulazione non definitiva, in corso di elaborazione. Si tratta di una proposta offer-ta all�attenzione dei partecipanti al convegno, dei rap-presentanti delle istituzioni scientifiche e pastorali competenti, ai professionisti del settore perché lo valu-tino nel suo complesso e nei dettagli, lo discutano, facciano osservazioni e diano suggerimenti. Si tratta di un documento che ha intenzioni operative, di orientamento e di stimolo: contiene �linee guida� (non progetti �tipo� o modelli) e il suo unico scopo è di agevolare e migliorare la progettazione dell�illumina-zione artificiale nelle chiese. Questo tipo di progetta-zione, per quanto riguarda le chiese già esistenti avvie-ne talora in forma autonoma, talora in occasione di altri interventi di restauro e di adeguamento e, per quanto riguarda le nuove chiese, avviene nel contesto del progetto architettonico. In tutti tre i casi, tuttavia, in genere, alla complessità del problema si fa fronte in modo ancora non specifico, affrettato e molto appros-simativo, senza fare riferimento al complesso delle competenze interessate e sottovalutando l�investimento finanziario che tale progetto richiede. Del documento si avvertiva la necessità sia per i motivi appena accennati sia per il fatto che l�illuminazione artificiale costituisce un elemento delicato e qualifican-te delle celebrazioni liturgiche le quali, a partire dal Concilio Vaticano II, stanno attraversando una stagione di grande vitalità e di rinnovamento. A suo modo, per-ciò, la nostra �proposta� costituisce un contributo all�attuazione della riforma liturgica conciliare.

Abbiamo visto che è un documento robusto e abbiamo letto che la proposta è frutto del lavoro di una Com-missione di cui lei è vicepresidente. Da chi è composta e come ha lavorato la Commissione?

La �proposta� è stata elaborata da una commissione scientifica istituita appositamente nell�ambito dell�AIDI in collaborazione con gli Uffici Nazionali beni cultura-li ed edilizia di culto della CEI (Conferenza Episcopale Italiana). La Commissione è composta da Lorenzo Fellin che ne è il presidente, dal vicepresidente in rappresen-tanza della CEI, dal segretario generale di AIDI, da Mario Bonomo, Giorgio Della Longa, Marco Dipilato, Gianni Forcolini, Donatella Forconi, Anty Pansera, Paolo Soardo. Ai lavori della Commissione hanno preso parte collaborando attivamente anche due brillanti giovani studiose: Chiara Carucci ed Elena Pedrotti. In vista della preparazione del documento la Commissione ha tenuto conto sia di numerose esperienze progettuali realizzate in Italia sia dei contributi pubblicati nel corso degli anni, alcuni dei quali di particolare interesse. Inoltre la Commissione ha sviluppato la sua riflessione organiz-zando seminari interni ai quali sono stati invitati storici dell�architettura, Maria Antonietta Crippa e storici della liturgia padre Silvano Maggiani e mons. Enrico Mazza. Nel documento sono confluiti anche i risultati della ricerca appositamente promossa all�interno della Facoltà di Design del Politecnico di Milano, a cura di Gianni Forcolini, membro della commissione, su un significati-vo campione di chiese milanesi antiche e moderne.

A chi è rivolto il documento che affronta il tema della luce artificiale delle chiese antiche e di quelle moderne? La proposta si rivolge a molti interlocutori, in particola-re a chi è direttamente coinvolto nella elaborazione del progetto: progettisti, committenti, consulenti, esecuto-ri. Ciascuna figura vi troverà punti che la interessano direttamente e in modo specifico e, nello stesso tempo, si renderà conto della complesso della proposta, dal momento che troverà anche ciò che riguarda le altre figure. Si è ritenuto importante, infatti, sensibilizzare simultaneamente tutte le figure che costituiscono la catena del progetto che parte dall�identificazione del bisogno per arrivare fino alla realizzazione dell�opera. Privilegiarne una sola, per quanto importante come il progettista, avrebbe impedito alle altre figure di ricono-scere l�ambito di competenza di ciascuno e avrebbe favorito confusioni e invasioni di campo che attual-mente sono molto diffuse e che con il nostro documen-to vorremmo evitare.

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E a quale scopo è stato preparato? Gli scopi del documento sono tre: in prima istanza esso intende integrare le due Note pastorali della Com-missione episcopale per la liturgia della Conferenza Episcopale Italiana �La progettazione di nuove chiese� (1993) e �L�adeguamento delle chiese secondo la rifor-ma liturgica� (1996) sul tema dell�illuminazione artifi-ciale delle chiese. In seconda istanza esso vuol richia-mare l�attenzione dei committenti e dei progettisti sulla necessità di una accurata progettazione della illumina-zione artificiale, un punto chiave della progettazione troppo spesso trascurato o affrontato senza la dovuta cura sia che si tratti di progettare una nuova chiesa sia che si progetti l�adeguamento di una chiesa secondo la riforma liturgica. In terza e ultima istanza si è voluto contribuire a promuovere la qualità della progettazione con indicazioni di metodo e di merito.

Con queste premesse dobbiamo allora considerarlo una proposta sulla quale il lavoro della Commissione non può definirsi ancora concluso? La Commissione è del tutto consapevole che il docu-

mento costituisce un contributo necessario ma non sufficiente. Per un sostanziale miglioramento della pro-gettazione in Italia, evidentemente, sono necessari anche contributi, iniziative e impegni di altra natura sul piano formativo, informativo, operativo. Siamo consa-pevoli, infatti, che è il modo tutto italiano di impostare la progettazione che va coraggiosamente modificato. I convegni di Roma, Milano e di Venezia contribuiranno ad approfondire i temi e ancor meglio a precisarne le linee guida.

Mons. Santi, ci può spiegare in modo più ampio come è articolato il documento?Il documento � desidero ripeterlo per evitare attese eccessive, è breve, sintetico, non esaustivo � si articola in 14 punti e comprende: la premessa, due capitoli e alcuni allegati. In premessa si precisano: necessità, urgenza, scopo della proposta, gli autori, i destinatari, la connessione con i documenti della CEI. Il primo capitolo è dedicato al processo della progetta-zione, in particolare si precisano: gli ambiti della pro-gettazione delle chiese antiche, chiese moderne, chiese

3. 4.

3. Chiesa parrocchiale Dives in Misericordia, Roma, Richard Meier, 2003. Foto di Giorgio Della Longa.

4. Chiesa parrocchiale di San Giovanni Apostolo, località Ponte d'Oddi, Perugia, Paolo Zermani, 2006. Foto di Giorgio Della Longa.

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Speciale

Convegno AIDI

contemporanee e nuove chiese, poi i ruoli e le compe-tenze, il committente, progettista dell�opera, sponsor, progettista della luce, progettista dell�impianto, impre-sa esecutrice. Inoltre i caratteri della progettazione; un chiarimento degli obiettivi generali, i vincoli, i referen-ti, le procedure, la documentazione di progetto.Il secondo capitolo, il più corposo, è dedicato ai con-tenuti del progetto. In particolare tratta dei valori este-tici e religiosi in gioco, dell�uso della luce nella storia e nella contemporaneità, luce naturale e luce artificia-le, illuminazione artificiale interna,con particolare attenzione per la luce per la liturgia, illuminazione artificiale esterna e contesto urbano, le componenti dell�impianto illuminotecnica. Al documento sono stati allegati i principali riferimenti normativi canonici e civili, una nota bibliografica, una scheda del proget-to standard. I problemi relativi alla progettazione delle nuove chiese e all�adeguamento liturgico della chiese � contenuti, metodo progettuale, procedure, figure e competenze implicate � sono numerosi. Dato il suo carattere, il documento non li affronta tutti direttamen-te e va letto nel contesto delle due Note pastorali della CEI ricordate in apertura e ad esse rinvia sistematica-mente.

Quali sono i punti più importanti?Tra i 14 punti di cui è composto il documento, due si possono considerare nevralgici. Dal fatto che essi ven-gano rigorosamente rispettati, infatti, dipende la buona riuscita di ogni progetto di illuminazione. Primo: la precisa identificazione � con le relative distinzioni � dei soggetti responsabili della progettazione e della esecuzione del progetto. Secondo: gli scenari liturgici da tenere presenti nel definire il progetto e i parametri illuminotecnici. Questi ultimi, i parametri, sono sembrati necessari ma vanno considerati in una prospettiva molto ampia e in aderenza alle situazioni concrete.

Che cosa la Commissione s�attende dalla pubblicazione delle �linee guida�? Sarà possibile per chi partecipa ai convegni collaborare con osservazioni? Da chi parteciperà ai convegni ci attendiamo attenzio-ne, valutazioni, osservazioni, suggerimenti con la mas-sima libertà.

Anche da parte delle associazioni di settore ci attendia-mo attenzione, valutazioni e osservazioni. Ogni sugge-rimento sarà gradito e potrà essere inviato liberamente alla Commissione anche al fuori dei convegni. La Commissione scientifica valuterà i rilievi, le osserva-zioni, i suggerimenti presentati durante il dibattito dei tre convegni di Roma, Milano e Venezia, o comunque pervenuti, e formulerà in modo definitivo il documen-to entro l�autunno del 2009. Nella sua formulazione finale, il documento verrà pubblicato negli atti cumu-lativi dei tre convegni. Il documento sarà inviato agli Uffici della CEI perché valutino l�opportunità di assumerlo come documento proprio da utilizzare quale strumento di riferimento nell�ambito dell�attività di progettazione specifica delle diocesi italiane.

Quest�anno ricorre il 50 esimo anniversario di AIDI che molto ha contribuito nel nostro Paese alla diffusione della �cultura della luce�. Parlare di �cultura� vuol dire parlare di qualità di vita, sicurezza e condizioni migliori sui luo-ghi di lavoro, nella propria abitazione, nelle nostre città, nei luoghi pubblici, scuole, chiese, ospedali, residenze per anziani� Si può dire, mons. Santi, che il lavoro della Commissione, occasione preziosa di confronto e di dialo-go tra AIDI e CEI, è un percorso solo all�inizio? Certamente, ne sono convinto. L�incontro tra AIDI e CEI si è sviluppato nel tempo all�insegna della fiducia e delle collaborazione e si è subito rivelato assai utile e concreto. La proposta di �linee guida�mi sembra già un ottimo punto di arrivo. Penso anche a un secondo, possibile, punto di arrivo. AIDI e diocesi italiane hanno competenze da scambiare e potrebbero farlo senza difficoltà. In particolare AIDI ha un patrimonio di com-petenza nel campo della formazione e un numero di associati molto dotati nel campo della progettazione della luce. Tutto ciò sarebbe molto utile alle diocesi italiane che spesso si trovano ad affrontare problemi specifici e sono in difficoltà quando si tratta di trovare le compe-tenze all�altezza. La CEI, da parte sua, può mettere a disposizione dell�AIDI e dei suoi associati un notevole patrimonio di conoscenze in relazione ai profili pasto-rali e liturgici e può mettere in campo competenze di alto livello per quanto riguarda la liturgia.

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Speciale

Convegno AIDI

Quale illuminazione nei luoghi di culto? La sintesi degli interventi dei relatori nel convegno di Roma

L’illuminazione artificiale delle chiese antiche e di quelle moderne e contemporanee costituisce un tema affascinante e allo stesso tempo molto impegnativo. Le esigenze liturgiche da una parte e le nuove tecnologie dall’altra pongono ai progettisti grandi sfide, che divengono anche preziose opportunità, purché le si sappia cogliere in tutta la loro ricchezza e valore

di Donatella Forconi

Quale illuminazione nei luoghi di culto?

1.

Donatella Forconi – Commissione Scientifica Illuminazione Spazi Liturgici

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Speciale

Convegno AIDI

Luce e visione. Stimoli e percezioni

Paolo SoardoCoordinatore Comitato Nazionale CIE

Gli stimoli luminosi si misurano oggettivamente solo in quanto costituiscono un metodo di valu-tazione di una loro percezione soggettiva. La visione non può quindi essere dissociata dalla luce, anche se si tratta di un fenomeno non facil-mente valutabile.

La Commission Internationale de l�Eclairage, l�organi-smo di riferimento internazionale sulla luce e l�illumi-

nazione di cui l�AIDI è il referente italiano, ha stabilito le regole di collegamento tra stimoli e percezioni ed ha pubblicato numerosi documenti scientifici e normativi in molti settori dell�illuminotecnica. Anche se oggi non esiste una pubblicazione CIE sul tema specifico dell�il-luminazione liturgica, la CIE insieme ad AIDI contribui-sce alla costruzione delle basi scientifiche e tecnologi-che per preparare una guida in materia.

Le ragioni teologiche La luce nella Bibbia

Mons. Carmelo PellegrinoDocente di scienze bibliche presso la Pontificia Università

Gregoriana di Roma

La relazione presentata nella sezione �Le ragioni teologiche� ha trattato in modo circostanziato i molteplici luoghi in cui appare la simbologia della luce sia nell�Antico Testamento che nel Nuovo Testamento.

È sufficiente uno sguardo sintetico alla Rivelazione biblica per notare che il tema della luce la pervade in ogni sua parte: dalla separazione della luce dalle tene-bre (primo atto creatore di Dio: Gen 1,3) alla luce divina della nuova creazione (Ap 21,5.23).Antico Testamento: la luce come espressione di Dio e della sua salvezza; quindi, metafora di vita, vittoria, guarigione, felicità. La coincidenza tra la luce e la sfera del divino: il volto di Dio è luminoso (Sal 43,2-9); Egli

Dal convegno di Roma, pubblichiamo la sintesi degli interventi dei relatori nelle due Sessioni della mattina, sul tema �Nuove Chiese: Le ragioni teologiche - Esperienze e ricerche� introdotte e coordina-te da don Giuseppe Russo, con le relazioni di Paolo Soardo, padre Silvano Maggiani e mons. Carmelo Pellegrino e di Corrado Terzi e Giorgio della Longa. E le sintesi degli interventi che si sono svolti nella sessione pomeridiana sul tema �Chiese storiche: Esperienze e ricerche�, introdotta e coordinata da don Stefano Russo, con le relazioni di Francesco Bianchi e Gianni Forcolini. Il convegno si è concluso con la presentazione delle linee guida per la progettazione della luce nelle chiese, a cura di mons. Giancarlo Santi, vicepresidente della Commissione. Ricordiamo che è prevista la pubblicazione degli atti dei tre convegni di Roma, Milano e Venezia, compreso il documento finale delle linee guida.

2.

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è vestito di luce (Sal 104,2) ed avvolto di fuoco (Gen 15,17; Es 19,18). D�altro canto, le tenebre hanno il loro luogo proprio, lo sheol, l�ambito umbratile in cui i defunti vengono �recisi� dalla mano del Signore (Sal 88,6-13). La luce sta alla vita e alla salvezza come le tenebre stanno alla morte e alla punizione. �Nascere� è �vedere la luce� (Gb 3,16) ed il cieco, a cui è preclusa la luce di Dio (Tb 3,17), ha una pregu-stazione della condizione dei defunti (Tb 5,11); quan-do l�ammalato viene strappato alla morte, esulta per-ché può nuovamente veder brillare su di sé la luce dei viventi (Gb 33,30). Ma neanche l�oscurità esclude la presenza di Dio! Egli è il Creatore pure delle tenebre (Is 45,7) ed è colui che scruta il buio, vedendo ciò che avviene in esso (Sal 139,11ss; Dan 2,22). Lo sguardo di Dio penetra i misteri e fa emergere la verità dall�occul-tamento attraverso la voce dei profeti. La Parola di Dio è la lampada che illumina il cammino del credente (Sal 119,105). Il Signore si manifesta come luce e salvezza di chi osserva la sua Legge (Sal 27,1); per i peccatori, invece, il �giorno del Signore� sarà un tempo di �tenebre� (Am 5,18). Secondo l�etimologia ebraica, la radice �ôr (luce) è anche all�origine del termine Tôrah, indicante la Legge di Dio. L�attesa messianica del popolo d�Israele volge lo sguar-do verso la venuta di un �sole di giustizia� (Mal 3,1) che libererà i giusti umiliati. �Allora il popolo che cam-minava nelle tenebre vedrà una grande luce� (Is 9,1). In questo scenario composito, si erge la figura del Servo del Signore, di cui si afferma che sarà �luce delle nazioni� (Is 42,6; 49,6). Grazie a lui, i benefici divini simboleggiati dalla luce raggiungeranno non più soltanto i membri del popolo eletto ma ogni uomo della terra. Anche il destino eter-no degli uomini sarà contrassegnato dalla dialettica luce-tenebre: i giusti risplenderanno come il cielo e come gli astri, mentre gli empi rimarranno per sempre nell�orrore dell�oscurità (Dan 12,1-3).Nuovo Testamento: Cristo, Luce del mondo! I cristiani riconosceranno in Gesù la Luce promessa dai profeti. Il prologo del Vangelo di Giovanni, facendoci contem-plare il Verbo pre-esistente alla creazione del mondo,

afferma: �In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini� (Gv 1,4-5); inoltre, preannuncia la figura del Battista, dichiarando che �venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui� e precisa: �Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo� (Gv 1,7-9). Cristo, quindi, è luce e vita: �Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita� (Gv 8,12; cfr. 3,15; 5,26; 6,57; 11,25; 12,46; 14,6) 12,46). Nel Vangelo di Luca, Zaccaria, liberato dal mutismo, profetizza che �verrà a visitarci dall�alto un sole che sorge�, il quale rischiarerà �quelli che stanno nelle tenebre e nell�ombra di morte� (Lc 1,78-79; cfr. Mal 3,20). Di lì a poco, l�infante Gesù verrà salutato dal vecchio Simeone come colui che è �luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele� (Lc 2,32; cfr. Is 42,6; 49,6). Per Matteo, è Cristo la �grande luce� che ora libera il popolo dalle �tenebre� in cui era immerso (Mt 4,16; cf Is 9,1); ciò è evidente nella Trasfigurazione (Mt 17,2 e par.). I cristiani sono la �luce del mondo� (Mt 5,14s). Anche in Marco, Cristo si rivela come Luce con gesti e parole, soprattutto nella guarigione dei ciechi (Mc 8,22-26; cf Gv 9). Come all�origine delle tenebre � di cui la cecità è simbolo � c�è l�incredulità, così la fede è alla base della illuminazione. �Recuperare la vista� diventa sinonimo della salvezza di Cristo per tutto l�uomo.San Paolo: Luce e dintorni. Sulla strada di Damasco (Luce, cecità, vista, battesimo). La �rivelazione� (dono) del �mistero� �nascosto�: Cristo crocifisso-risorto; la �missione� (compito) di �farlo risplendere� agli occhi di tutti e di farlo �conoscere� suscitando la fede che opera nell��amore� (Ef 3; 1Cor 2,6-16). L�esortazione a comportarsi da �figli della luce� (Qumran) e a non partecipare alle �opere infruttuose delle tenebre� (Ef 5,8-14): il combattimento contro i dominatori di �que-sto mondo di tenebra� (Ef 6,12). L�obiettivo: risplendere come �astri nel mondo� (Fil 2,15)!�Dio è luce e in Lui non ci sono tenebre� (1Gv 1,5), ma Egli è nel �mistero� mentre satana sa mascherarsi da �angelo di luce� (2Cor 11,14)!

1. Chiesa parrocchiale di Myyrmäki, Vantaa, Finlandia, Jüha Leiviskä, 1984.

Fonte: dalla Rete.

2. Mons. Mariano Crociata, Segretario Generale della CEI, apre i lavori del convegno. Accanto a lui al tavolo dei relatori, don Giuseppe Russo e il prof. Paolo Soardo.

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Convegno AIDI

Le ragioni teologiche Liturgia e luce

Padre Silvano MaggianiDocente di liturgia e preside della Facoltà Teologica Marianum

di Roma

La luce svolge un ruolo fonda-mentale nel qualificare l�archi-tettura della chiesa al servizio dell�azione liturgica cristiana-mente intesa. Nella costruzione delle nuove chiese e nell�ade-guamento delle esistenti, scopo da raggiungere è la presenza di una luce amica, non nemica, che modelli spazi felici per le celebrazioni.

La fondamentalità della luce quale matrice generativa dello spazio che

si modella in luoghi, previa ad ogni architettura, si qua-lifica nella ricerca di una sua peculiare identità quando i luoghi modellati architettonicamente dalla luce sono per l�opera divino-umana, di natura estetica e poietica, che è l�azione liturgica cristianamente intesa e vissuta da un popolo di battezzati.La problematica complessa e teorica e pratica della relazione luce/architettura permane ma si allarga quan-do, attraverso l�intelligenza della liturgia cristiana, la luce architettonica per la liturgia, non solo risulta esse-re finalizzata (per) alla liturgia, ma è per mezzo di, tramite, la liturgia (temi, principi, simbolizzazioni, �) che assume e manifesta una peculiare identità e ne viene indirizzata la sua presenza e il suo uso: Luce per celebrare, celebrare con-per la luce; la funzionalità che serve l�estetica e la poietica della celebrazione; la sim-bolicità che relazione la stessa luce ai contenuti che, �per mezzo dei riti e delle preghiere�, la liturgia perfo-matizza ed epifanizza.«L�illuminazione dell�altare, seguita dall�illuminazione

3.

4.

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della chiesa, ricorda che Cristo è luce per illuminare le genti (cfr. Lc 2, 32); del suo splendore brilla la Chiesa e per mezzo di essa tutta la famiglia umana» (Pontificale Romano, Dedicazione della chiesa e del-l�altare, n. 42, d). La lettura-interpretazione del verbale e non verbale dell�azione liturgica dà la possibilità di comprendere nell�insieme e nello specifico rituale: la luce in relazio-ne a che cosa si celebra (l�oggetto); la luce in relazione a chi celebra (soggetto); come si sceglie la luce per celebrare (aspetto dell�ars celebrandi).L�approfondimento delle relazioni e dell�uso sollevano alcune questioni: come la luce coinvolga il tempo nello spazio, la luce tra naturale/artificiale tradizionale/ arti-ficiale; le fonti luminose.Nella costruzione delle nuove chiese e nell�adegua-mento dell�esistente, scopo da raggiungere è la presen-za di una luce amica, non nemica, che modelli spazi felici per le celebrazioni; luce che serva il mistero cele-brato e i celebranti i santi misteri.

Nuove chiese - Esperienze e ricerche L’illuminazione dello spazio sacro contemporaneo

Corrado TerziDocente di disegno industriale presso la Facoltà di Architettura

Ludovico Quaroni, Università La Sapienza di Roma

L�intervento pone alcune consi-derazione sulla cultura contem-poranea della luce in relazione allo spazio sacro. In particolare si analizzano tre esemplificazio-ni di realizzazioni che usano in tre modi diversi la luce.

L�argomento di questa relazione è la cultura contemporanea della luce in relazione allo spazio sacro, e pertanto non ci si limiterà qui a prendere in considerazione il ruolo

3. Abbazia di Sant’Antimo, Castelnuovo dell’Abate (SI).

Fonte: www.antimo.it.

4. Padre Silvano Maggiani o.s.m., della Pontificia Facoltà teologica “Marianum” di Roma.

5. Santuario di Notre Dame du Haut, Ronchamp, Francia, Le Corbusier, 1955. Fonte: dalla Rete.

6. Il prof. Corrado Terzi durante il suo intervento.

6.

5.

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Convegno AIDI

della luce esclusivamente nelle chiese contemporanee. Questo per due motivi: anzitutto per la difficoltà, o forse l�impossibilità, di riconoscere una identità archi-tettonica specifica dello spazio sacro nel nostro tempo, almeno per quanto riguarda la morfologia, la tipologia e il programma formale della chiesa cattolica; in secon-do luogo per la intima libertà che il sentimento e l�esperienza del sacro, così come la preghiera, rivendi-cano in relazione ai caratteri stilistici e storici del luogo consacrato. D�altra parte è necessario sottolineare che la definizione di spazio sacro investe una dimensione dell�esperienza più ampia di quella specifica del culto liturgico.La chiesa come luogo di culto viene percepita come spazio collettivo della comunità che assiste e partecipa all�azione del rito religioso. La sua struttura spaziale e temporale è fissata dalla forma liturgica del rito e la illuminazione artificiale, come da sempre avviene per la musica, ha la funzione di accompagnare l�azione dell�officiante e dei fedeli: sottolineandone i momenti salienti e amplificandone sul piano sensoriale la con-notazione simbolica. A differenza del passato, quando l�illuminazione artifi-ciale era affidata alla fiamma di una materia che si consumava, oggi la tecnologia consente all�illumina-zione artificiale elettrica di mutare di intensità e colore con facilità, per disegnare scene luminose e regìe visi-ve diverse adatte al significato degli eventi che si sus-seguono nella sequenza cerimoniale. Su questo argomento ricerche recenti hanno proposto ipotesi illuminotecniche molto precise di illuminazio-ne dinamica in relazione alle diverse celebrazioni della liturgia ordinaria e straordinaria, seguendo le indicazioni del Concilio Vaticano II. Lo spazio liturgico ritrova perciò la sua funzione di spazio �drammatico� il cui significato si dispiega secondo una precisa struttura �narrativa�, lungo il tempo della celebrazione. Ma esiste anche una dimen-sione sacra più generale della chiesa, meno �funziona-le�, che viene vissuta dai fedeli singolarmente o in gruppo, ma comunque al di fuori della struttura liturgi-ca canonica, come preghiera e come momento religio-so della propria esistenza quotidiana. E non si può ignorare infine la sacralità della chiesa come opera

d�arte dedicata a Dio, anche se negli ultimi decenni è andata prevalendo la visita turistica a carattere mu -seale. La riflessione sulla luce nello spazio sacro del nostro tempo deve confrontarsi con i problemi tecnici e con-cettuali che sorgono dalla necessità di dare risposta adeguata all�interno della chiesa ad esigenze e situa-zioni estremamente diverse, fermo restando che lo spazio della chiesa è comunque un luogo dedicato all�esperienza del sacro.Si parla molto e spesso della forza espressiva della luce. E si parla sempre più spesso della magìa della luce. Il riferimento corre inevitabilmente al teatro e alla regìa scenica delle luci nel settore dello spettacolo e dell�al-lestimento commerciale, che delle attuali tecnologie elettroniche e informatiche si giovano in misura essen-ziale. Il dubbio che su questa strada si possa effettiva-mente arrivare ad una concezione moderna dello spa-zio sacro della chiesa, viene espresso da più parti, anche in ambito professionale. La tecnologia e le sue applicazioni, nel settore dell�illu-minotecnica ma è la stessa cosa per la musica, si sono sviluppate al di fuori della cultura religiosa e l�imprima-tur sulle realizzazioni più importanti è a tutt�oggi deci-samente laico, per non dire profano. Di qui il dubbio che questo tipo di mezzo tecnico di per sé sia adatto a produrre essenzialmente �spettacolo�, e che dello spet-tacolo richiami i contenuti, le pulsioni e la ritualità secolare. Si intravede, non a torto, in una siffatta magìa della luce, una magìa estroversa e scopertamente tecni-ca che non distingue fra una cattedrale e una conven-tion di partito, né peraltro una convention politica da un concerto rock.Viene allora da domandarsi se lo spazio religioso, lo spazio sacro del culto e dell�incontro trascendente sia compatibile con la regia degli scenari luminosi e con gli artifici espressivi dell�illuminazione dinamica. La stessa domanda e lo stesso sospetto coinvolgono inevi-tabilmente anche le esperienze non banali di ricerca artistica che si fondano sulle tecnologie della luce e della multimedialità. Una risposta sensata è possibile solo spostando il pro-blema dalla liceità dei mezzi a quella delle applicazio-ni, essendo la questione di fondo quella delle forme

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espressive e dei significati che le nuove tecnologie e i nuovi linguaggi possono immettere nello spazio della chiesa. Se si sceglie di seguire questa direzione del discorso ci si accorge che in realtà non si tratta più di ragionare sull�illuminazione contemporanea all�interno dei luoghi di culto ma sul nuovo modo di concepire l�architettura della chiesa contemporanea. Occorre perciò cercare e individuare i punti di contatto fra il modo di concepire oggi l�architettura sacra e la ricerca architettonica tout court del nostro tempo. Dato il poco tempo a disposizione si possono prendere in esame alcune realizzazioni esemplari che sembrano tracciare il profilo più alto di questa ricerca. Tre in par-ticolare:� la chiesa di Ronchamp e il convento de La Tourette

di Le Corbusier, che caratterizzano gli anni �60;� la Church of the Light di Tadao Ando ad Osaka che

chiude gli anni �80;� la illuminazione interna della chiesa di Santa Maria

Annun ciata alla Chiesa Rossa su progetto di Dan Flavin che chiude il secolo e apre il nuovo millennio.

In sintesi, ognuna delle realizzazioni rappresenta in tre modi completamente diversi il tema centrale del rap-porto fra costruzione e natura che caratterizza gran parte dell�architettura moderna a partire dal Crystal Palace londinese a metà �800. Se nelle chiese di Le Corbusier e di Tadao Ando, elimi-nato l�apparato della decorazione tradizionale è la luce naturale a disegnare le strategie visive e a creare le maggiori suggestioni simboliche, nella installazione di Flavin si compie il fatto decisivo, che porta all�interno dello spazio religioso cristiano la dematerializzazione estrema della struttura architettonica, riconfigurando con la luce artificiale l�interno della chiesa in termini di pura virtualità cromatica e spaziale. Non è un caso che la più compiuta sintesi di luce e spazio architettonico all�interno di uno spazio religioso sia opera di un grande artista, a pochi mesi dalla sua morte, né è sorprendente che il risultato sia stato otte-nuto con tecnologie relativamente semplici.Il senso delle tecnologie illuminotecniche nella costru-zione dello spazio sacro contemporaneo sta nella loro possibilità di ridare all�architettura delle nostre chiese la forma di una preghiera originale.

Nuove chiese - Esperienze e ricerche Nuove chiese e illuminazione artificiale: il caso italiano

Giorgio Della LongaDirige il master progettazione di chiese

della scuola superiore di studi sulla

città e il territorio dell�Università di

Bologna

L�intervento entra nello specifico per valutare quanta e quale parte abbia avuto la progetta-zione della luce all�interno del-l�esperienza dei progetti pilota promossi con i concorsi CEI.

Se l�attenzione verso la luce natura-le non si è mai completamente sopita ed è anzi fortemente presente nell�architettura sacra contemporanea, anche con aggettivazioni pro-priamente emozionali e simboliche, non altrettanto può essere detto per la luce artificiale � la luce elettrica � oggi in larga misura relegata ad un ruolo subalterno, meramente funzionale: far luce quando calano le tene-bre. Certo è che riguardo alle chiese di nuova proget-tazione il campo d�azione non è nemmeno confinato com�è ragionevole che lo sia per le chiese antiche. È facoltà del progettista individuare le configurazione illuminotecniche più congegnali e le sorgenti luminose più opportune per lo spazio progettato, e non solamen-te per assolvere al primario compito di sostituto della luce naturale; può oggi attingere ad un repertorio che pare senza limiti. Niente gli è precluso in partenza, purché il progetto della luce diventi una responsabilità ineludibile.L�intervento illuminotecnico � e degli impianti tecnolo-gici più in generale � può manifestarsi infatti con fun-zioni ed elementi in grado di interagire virtuosamente con l�ambiente cultuale. In primo luogo attraverso la qualità della luce artificiale e della sua gestione ma anche, analogamente, attraverso il governo del suono e del microclima. Una carente progettazione non potrà che tradursi in un carente o mancato dialogo con l�ha-bitat liturgico.

7. L’arch. Giorgio Della Longa illustra la sua relazione.

7.

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Speciale

Convegno AIDI

L�obiettivo che la relazione si prefigge è quello di fare un poca di luce sullo stato dell�arte riguardo all�illumi-nazione artificiale delle chiese contemporanee nel nostro Paese. Ritengo che in larga misura la questione �Luce artificiale� venga ancora ampiamente sottovalu-tata da quella �comunità allargata di progetto� che si occupa della costruzione dello spazio della liturgia.Alcuni anni fa scrivevo, riguardo alle chiese antiche:�Credo si possa senza difficoltà convenire che una sorta di amnesia ha colpito la cultura del progetto che si è occupata di chiese nel secolo appena concluso. Dapprima ci si è impegnati, talora con sconcertante vigore, a restaurare le fabbriche antiche ripristinandone le forme cancellate o sbiadite dal trascorrere del tempo; vieppiù ci si è imposti di conservarne le stratificate testimonianze del passato, talora con inusitato zelo, per farle convivere in quelle macchine del tempo che sono le chiese; recentemente, ha preso avvio una lenta e faticosa sperimentazione per renderle adeguate ai mutamenti richiesti dalla riforma liturgica del Vaticano II. Pare proprio, però, che ci si sia dimenticati di illumi-narle in maniera appropriata, quasi se ne fossero smar-rite le regole dell�arte.�Credo che tale valutazione possa essere confermata anche per le chiese di recente realizzazione: l�appros-simazione impera. Con qualche eccezione.

Esperienze e ricerche su chiese storiche L’illuminazione delle chiese

Francesco BianchiTitolare dei corsi di fisica termica e Illuminotecnica presso la

Facoltà di Architettura, Università di Roma Tre

La relazione presenta due casi di studio: la chie-sa di Trinità dei Monti e la Collegiata di San Lorenzo Martire in Sant�Orsola a Roma. Si pone l�attenzione sul rapporto tra committente e pro-gettista nonché sul rapporto luce e architettura.

Il tema dell�illuminazione delle Chiese è attualmente di grande attualità. Un progetto di illuminazione non è un progetto elettrico ma è a tutti gli effetti un progetto architettonico: il progettista non dà al committente una

stanza vuota che poi arrederà a suo piacimento, così il light designer non dà un�illuminazione neutra che poi l�utente cambierà secondo il suo gusto, ma deve dare forma alle esigenze e ai desideri del committente stes-so, creando delle opportune scene di luce.Nel presentare due esempi di illuminazione (la chiesa di Trinità dei Monti, a Roma e la Collegiata di S.Lorenzo Martire in Sant�Oreste) l�autore desidera porre l�atten-zione sul rapporto committente-progettista e sul com-plesso rapporto luce-architettura. La luce non è più solo un mezzo per vedere la materia, ma diventa mate-ria essa stessa che plasma, reinterpreta e trasforma lo spazio e gli oggetti che investe creando scenari nuovi e suggestivi. Una nuova disciplina che trasforma l�esistente non invasivamente e può cambiare continuamente, tutte le volte che si vuole, permettendo di dare forma e sostan-za alle suggestioni che l�ambiente stesso suscita, tra-smettendole e condividendole con altri. Anche l�iter progettuale illuminotecnico, in analogia con ogni altra iniziativa progettuale, dovrà rispettare una procedura che preveda: a. la conoscenza del contesto architettonico (storia); b. l�identificazione degli obiettivi (valori estetici e reli-

giosi); c. il rapporto tra luce naturale e artificiale; d. la flessibilità dell�impianto, il risparmio energetico,

la facilità di manutenzione.

Esperienze e ricerche Analisi e rilievi in alcune Chiese di Milano

Gianni ForcoliniTitolare dei corsi semestrali �cultura e progetto della luce�

della Facoltà del Design, Politecnico di Milano. È responsabi-

le delle attività di ricerca sull�illuminazione dei beni culturali

condotta dal laboratorio �luce e colore� del Dipartimento

INDACO

Presenta lo stato di avanzamento di una ricerca sull�illuminazione delle chiese nel territorio comunale di Milano. Alcune chiese sono state

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oggetto di analisi e rilievi da parte del Laboratorio Luce e Colore del Politecnico di Milano, allo scopo di testimoniare le condizioni di fatto. Da tale esperienze di studio scaturiscono alcune riflessioni critiche sulle ricorrenze e costanti tipo-logie delle soluzioni illuminotecniche.

Nell�ambito dei lavori svolti dalla Commissione di Studio appositamente costituita dall�Associazione Italiana di Illuminazione per l�elaborazione delle linee guida per l�illuminazione delle chiese, si è inteso affi-dare al Laboratorio Luce e Colore (responsabile prof. arch. Gianni Forcolini) del Politecnico di Milano (Dipartimento INDACO, Facoltà del Design) una ricer-ca sull�illuminazione delle chiese ubicate nel territorio comunale di Milano. Come fase iniziale di questa ricerca � tuttora in corso � si è proceduto all�analisi e ai rilievi fotometrici degli spazi interni di una primo gruppo di sette chiese, anti-che e moderne: basilica di San Lorenzo Maggiore. basilica di Sant�Ambrogio, chiesa di San Fedele, basili-ca dei Santi Apostoli e di San Nazaro, chiesa di San Francesco al Fopponino, chiesa di Santa Maria Annunciata (chiesa rossa) e chiesa della Madonna dei Poveri.Questa prima parte della ricerca è stata svolta con il supporto di uno stage concordato tra il Laboratorio Luce e Colore e Andrea Galli, studente del Corso di Laurea Magistrale in Design degli Interni, Facoltà del Design. Il lavoro si è posto l�obiettivo di indagare lo stato di fatto delle chiese succitate per quanto concerne l�impianto di illuminazione artificiale, le caratteristiche e le prestazio-ni delle sorgenti luminose e degli apparecchi, gli illumi-namenti e le luminanze, i consumi energetici, criteri, pratiche e costi relativi alla manutenzione. Tale lavoro è stato arricchito con indagini su altre chie-se di Milano costruite in epoca post-conciliare, in par-ticolare sedi di parrocchie in quartieri a prevalente destinazione residenziale. In sintesi sono emersi i seguenti elementi di riflessione:� si è riscontrato il frequente ricorso all�illuminazione

di tipo indiretto, ossia basato su fasci luminosi orien-tati verso l�emisfero superiore: volte, cupole, pareti (soluzioni �up-light�);

� altrettanto frequente è la presenza di illuminazione di

tipo diretto, generata da apparecchi muniti di rifletto-ri con fasci diretti verso l�emisfero inferiore (soluzioni �down-light�);

� in entrambi i tipi di illuminazione si rileva, inoltre, la compresenza di soluzioni a luce concentrata realiz-zata con apparecchi a luce concentrata (soluzioni �spot-light�).

Rispetto a queste ricorrenze tipologiche la ricerca pone in evidenza alcuni punti di criticità nel perseguimento della finalità circa la migliore integrazione tra l�illumi-nazione degli spazi interni e il complesso degli eventi liturgici.

8.

8. Gianni Forcolini, della Facoltà di Design del Politecnico di Milano, presenta la ricerca sulle chiese di Milano.

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Progettare

con la Luce

di Marco Frascarolo

l progetto del sistema d�illuminazione per un cen-tro commerciale a Macao (Cina) è stato affrontato sulla base di un processo metodologico rigoroso. Analisi del contesto, dei punti di forza e di debolezza dello spa-zio, delle funzioni, dei meccanismi di percezione e di comunicazione, hanno definito un metodo di lavoro, che ritengo possa costituire un utile riferimento per la progettazione di spazi per la vendita.

Il contestoMacao è una città situata in un piccolo territorio costiero (meno di 30 km²) che si affaccia sul mar Cinese meridionale. Colonia portoghese fino al 20 dicembre 1999, è ora una regione amministrativa spe-ciale della Repubblica Popolare Cinese. La città si svi-luppa intorno a un centro storico, caratterizzato da

I

La ricerca sperimentale sulla luce applicata al progetto illuminotecnico: il progetto di un centro commerciale a Macao

1.

Marco FrascaroloDipartimento di Progetto e Studio dell'Architettura (Dipsa) Università degli Studi Roma Tre

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un�architettura coloniale interrotta da edifici in stile che si ispirano ad architetture europee. Il lotto è situato in una delle strade commerciali più importanti all�interno del centro storico ed è affiancato da edifici assai eterogenei. La mancanza di una piani-ficazione a livello architettonico, di insegne commer-ciali, di arredo urbano, determina un disordine notevo-le a livello percettivo e la conseguente esigenza di proporre un intervento completamente diverso, neutro a livello di forme e materiali rispetto al contesto. La prevalenza dei pieni sui vuoti e la ricchezza di elemen-ti decorativi che caratterizza gli edifici vicini, ha con-dotto alla scelta di una facciata interamente vetrata, sostanzialmente complanare, con un unico cambio di profondità al piano terra in corrispondenza dell�ingres-so. L�unitarietà di questa superficie verrà messa in risalto ulteriormente da un sistema di illuminazione RGB, che modificherà le caratteristiche cromatiche della facciata, o meglio di una parte di essa, in manie-ra omogenea.

Il progetto architettonico: lo spazio e le funzioni Il lotto è estremamente irregolare ed è caratterizzato da una notevole profondità (28 m), e altezza (3,20 ogni piano per un totale di 20 m), mentre la larghezza è di soli 5,50 m. La difficoltà di sfruttare uno spazio così stretto e lungo, collocando le funzioni di vendita, i

percorsi orizzontali, gli elementi di comunicazione verticale ed i servizi, evitando l�effetto �tunnel� ha portato alla definizione di più ipotesi di progetto, fino all�individuazione della soluzione finale.Elemento chiave è risultata la localizzazione del corpo scala, che costituisce un forte elemento di discontinui-tà nello spazio interno.Le soluzioni ipotizzate sono basate su 3 schemi princi-pali, da cui sono derivate alcune varianti:1. ubicazione del corpo scala in facciata;

2. 3.

4.

1. Planimetria di Macao con individuazione del centro storico (archivio arch. Carlota Proença de Almeida).

2. Rua S. Domingos (archivio arch. Carlota Proença de Almeida).

3. Inserimento del centro commerciale tra gli edifici esistenti (archivio arch. Carlota Proença de Almeida).

4. Sezione longitudinale relativa alla soluzione progettuale scelta (archivio arch. Carlota Proença de Almeida).

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2. ubicazione del corpo scala nello spazio centrale; 3. ubicazione del corpo scala nella parte terminale

del volume.La soluzione 2 è caratterizzata da uno svi-luppo assiale della scala, che non doveva interrompere la continuità dello spazio per tutta la profondità, ma che avrebbe ulte-riormente sbilanciato le proporzioni tra larghezza e profondità, aumentato l�effet-to �tunnel�.Le soluzioni 2 e 3 si basavano essenzial-mente sul concetto di lasciare libera la facciata, consentendo alle zone com-merciali di raggiungere la vetrata, men-tre la 1 si basava sul concetto opposto, ovvero la definizione di una zona filtro tra l�esterno e l�interno, autonoma rispetto all�organizzazione degli spazi

commerciali. La scelta finale è andata sulla soluzione con scala in facciata1 proprio per l�importanza di avere uno spazio più facilmente gestibile a livello centrale e non di singolo titolare dei corner di vendita, a cui affi-dare il compito di comunicare in maniera sobria ma forte la presenza del nuovo spazio commerciale. Lo spazio interno, dedicato alla vendita, sarà infatti diviso in corner, assegnati a diversi marchi, che manterranno una parziale autonomia nel layout degli arredi e nel linguaggio di comunicazione del prodotto. La presen-za del corpo scala in facciata farà si che ogni marchio avrà a disposizione uno spazio sostanzialmente equi-valente rispetto alla visibilità ed alla fruizione della luce naturale. L�ultimo piano sarà dedicato alla caffet-teria e quindi sarà anch�esso svincolato dai singoli marchi presenti; la distribuzione prevede l�utilizzo del-l�ascensore ubicato nella parte terminale dello spazio, per la salita, l�attraversamento dello spazio longitudi-nale su un piano qualsiasi e le scale ubicate in prossi-mità della facciata, per la discesa.

Il progetto illuminotecnico Concettualmente, i moduli spaziali autonomi, che sono

stati considerati, per impostare il progetto della luce, sono i seguenti:1. corpo scala;2. zona d�ingresso e scala per la comunicazione con il piano interrato;3. piano tipo (area per la vendita e per la distri-buzione orizzontale) con relative zone terminali;4. servizi igienici;5. caffetteria.

Il rapporto interno/esterno: l’articolazione in 2 fasiIl rapporto interno/esterno, fondamentale per la comunicazione visiva e l�attrattiva verso il poten-ziale cliente, avviene dapprima attraverso la grande vetrata che racchiude il corpo scala, per le sue caratteristiche dimensionali e solo dopo, attraverso la zona d�ingresso, completa di vetri-na espositiva. Il trattamento della grande vetrata, a livello di scelta di materiali e di sistemi di illu-minazione, ha costituito pertanto uno degli elementi chiave del progetto. Il vano scala rap-presenta un volume semitrasparente che crea un

con la Luce

Progettare

5. 6.

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rapporto permeabile a livello visivo tra le persone che passeggiano nella strada e i clienti del centro commer-ciale che scendono dalle scale, come previsto dalle modalità distributive del centro. In pianta si individua-no 2 aree: una più grande occupata dalle rampe, una più piccola occupata dai pianerottoli dei mezzi piani, che arrivano a ridosso della vetrata e conformano delle zone di sosta da cui è visibile la strada antistante l�edifi-cio. Per la parte di vetrata in corrispondenza della prima area, è stato previsto un trattamento superficiale di sab-biatura per formare un supporto adeguato alla luce radente emessa da proiettori situati in corrispondenza del primo (emissione verso l�alto) e dell�ultimo piano (emissione verso il basso). La parte della vetrata in cor-rispondenza dei pianerottoli viene lasciata non trattata, ovvero con trasparenza elevata per permettere una forte permeabilità visiva interno/esterno e non contribuisce all�illuminazione della facciata. La scelta di dividere la facciata virtualmente in 2 sezioni nasce dalla volontà di lasciare 2 piani percettivi a diverse profondità dall�ester-no e di definire dei piccoli �osservatori sul mondo ester-no� per chi si trova all�interno. Il livello di uniformità richiesto sulla vetrata sabbiata (dim. 3,00 m) viene garantito attraverso l�utilizzo di 6 proiettori a ioduri metallici da 1200 W, apertura del fascio 5°, alta resa cromatica (1B) e tonalità calda nell�emissione del bian-co posizionati a gruppi di 3 con interasse di 1,00 m. La distanza tra la fila inferiore e la fila superiore è pari a 14,45 m. La distanza tra la scala e la vetrata, pari a 1.20 m, consente l�alloggiamento dei proiettori il cui fascio stretto verrà ulteriormente controllato, nella direzione divergente dalla vetrata, attraverso delle alette antiabba-gliamento costruite ad hoc. I proiettori sono dotati di un sistema cambia colori RGB, controllato da una centrali-na che prevede diversi scenari, che nella fase iniziale dell�esercizio potranno esser e i seguenti:1. apertura � ciclo lento blu/bianco;2. chiusura � rosso;3. vendita promozionale � ciclo lento blu/bianco/

rosso.L�illuminazione funzionale delle scale sarà garantita attraverso un grande lampadario sospeso nell�area libe-ra tra le rampe, costituito da tubi fluorescenti contenuti in tubi di vetro insieme all�elettronica di comando. Questa soluzione garantirà una buona illuminazione sui piani verticali, a vantaggio della riconoscibilità recipro-

ca da parte delle persone e bilancerà l�effetto della luce colorata proveniente dal sistema di illuminazione di facciata, sui volti delle stesse persone. Nelle zone più lontane dal lampadario, l�illuminazione sarà integrata con tubi fluorescenti annegati nell�intradosso della strut-tura di calcestruzzo delle scale. Risulta evidente che quanto sopra descritto non incide minimamente con l�illuminazione degli spazi di vendita, garantendo la totale autonomia del sistema di comunicazione dal sistema di illuminazione delle aree di vendita, che costi-tuiva uno degli elementi fondativi del progetto.La zona d�ingresso al piano terra costituisce la seconda fase del rapporto con il potenziale cliente che determi-nerà la sua scelta di entrare o meno nello spazio di vendita. La vetrata qui si trova su un piano arretrato rispetto alla vetrata sovrastante al fine di garantire una forte autonomia percettiva tra le due parti. Elemento strategico fondamentale non è la vetrina, per le sue caratteristiche dimensionali assai ridotte, ma soprattutto per la possibile barriera psicologica all�ingresso costitui-ta dalla immediata frammentazione dello spazio per la presenza della scala d�accesso al piano interrato e della conseguente strettoia nel percorso che porta all�interno del piano terra. Elemento fondativo del progetto è pro-prio l�alleggerimento visivo dei 2 possibili percorsi, che devono risultare accattivanti al punto da far sparire qualsiasi sensazione claustrofobica che uno spazio di tali proporzioni potrebbe indurre. L�illuminazione di questi percorsi è stata pensata per renderli delle grosse scatole luminose, che guidano le persone, attraverso variazioni di flusso lente, quasi impercettibili e progres-sive lungo il percorso.

7.

5. Due diversi trattamenti del vetro sul prospetto principale (archivio

arch. Carlota Proença de Almeida).

6. Dettaglio di installazione

dei proiettori per la luce dinamica sulla facciata.

7. Lampadario con tubi fluorescenti sospesi.

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Progettare

con la Luce

Lo spazio per la vendita: i 3 livelli percettiviUna volta percorsa la scatola di luce al piano terra, si entra nel vero e proprio spazio di vendita, che costitui-sce nello stesso tempo il percorso per raggiungere l�ascensore e quindi i piani superiori. Il cliente percepi-sce lo spazio, con questa duplice funzione e traguarda visivamente il fondale. Dal punto di vista del progetto dell�ambiente illuminato è stato fondamentale dividere lo spazio in questi 3 elementi e trattarli in maniera diversa:1. zona d�ingresso (solo percorso);2. zona intermedia (vendita/percorso);3. fondale (traguardo visivo).La zona d�ingresso è rappresentata dalla scatola di luce, di cui è stato già scritto. La zona intermedia si deve misurare con questa duplice natura, di spazio flessibile, che deve adattarsi alle esigenze dei singoli corner di vendita e di spazio vincolato che deve lasciare libere le parti funzionali al raggiungimento dell�elemento di comunicazione verticale. È stato scelto un livello di flessibilità e di distinzione tra le 2 parti medio: lo spazio in pianta è libero, ma un controsoffitto segnala concet-tualmente il percorso più breve per l�ascensore. Il con-trosoffitto è realizzato da lastre orizzontali in PMMA semitrasparente e nasconde parzialmente o meglio, pone in un secondo piano percettivo, il canale per la

diffusione dell�aria. Al di sopra del controsoffitto sono posizionati apparecchi lineari equipaggiati con tubi fluorescenti, per non far perdere l�idea di trasparenza del materiale e la continuità dello spazio architettonico, nonché una percezione, di tipo �sfumato� dell�impian-to di climatizzazione.Sul controsoffitto si innestano le �travi� trasversali che contengono il sistema di illuminazione per la zona intermedia. Si tratta di profilati con sezione a �S� asim-metrica, ovvero con alloggiamento di dimensioni mag-giori per i componenti dedicati all�illuminazione diretta e alloggiamento di dimensioni più ridotte per i compo-nenti dedicati all�illuminazione indiretta. La forma della trave consente una diminuzione dell�altezza rispetto alle più usuali (per i sistemi a luce diretta/indiretta) travi ad H, evitando un ulteriore abbassamento percettivo di

8.

9.

Dettaglio L1

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piani caratterizzati da un�altezza contenuta (rispetto alla profondità). La disposizione trasversale delle travi, oltre a motivi strutturali legati all�entità della luce libera, ha lo scopo di interrompere visivamente lo sviluppo longitudinale dello spazio, ammorbidendo, quello che abbiamo definito �effetto tunnel�.L�illuminazione diffusa è di tipo diretto/indiretto e viene garantita attraverso apparecchi equipaggiati con lampa-de fluorescenti provvisti di ottica a fascio medio (emis-sione verso il basso); provvisti di superficie diffondente (emissione verso l�alto). L�emissione verso l�alto assolve al duplice compito di evitare l�effetto �caverna�, ovvero di soffitto buio e di far percepire più saturi i colori pri-mari previsti per la finitura del soffitto. L�illuminazione diretta prevede la disponibilità di apparecchi a ottiche orientabili e intercambiabili con sorgenti alogene a

bassa tensione, per i puntamenti sugli espositori della merce in vendita e su eventuali zone �display�, ovvero zone espositive riconfigurabili a secondo delle esigenze di vendita. Il fondale deve costituire un�attrattiva che spinga il cliente a proseguire fino all�ascensore e quindi estendere la sua esperienza conoscitiva ai piani supe-riori. Una serie di elementi ad elevata luminanza (light box) posizionati sul fondo, mirano ad ottenere tale effetto, oltre a segnalare la zona servizi. Questi elemen-ti luminosi sono caratterizzati da una doppia emissione e quindi costituiscono parte del sistema d�illuminazio-ne interna dei servizi igienici. I dettagli costruttivi evi-denziano l�interesse prestato alle esigenze di gestione e manutenzione de sistema. Infatti le piastre su cui sono fissati i tubi nudi e gli alimentatori sono sfilabili per garantire una facile accessibilità.

10.

08. Zona intermedia con relativo sistema di illuminazione.

09. Profilati con sezione a “S” per l’alloggiamento degli apparecchi di illuminazione.

10. Dettagli costruttivi di un lightbox.

b

PiantaDettaglio B7

Sezione B-B’Dettaglio B7a

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Progettare

con la Luce

Queste considerazioni riguardano il piano terra come gli altri piani nel momento in cui vi si accede dal vano scale in facciata.

L’assenza di luce naturale: il sistema d’illuminazione artificiale dinamicaAi sistemi d�illuminazione illustrati finora, si aggiunge un sistema integrato ai lucernari, previsti dal progetto architettonico. Il progetto prevede 2 lucernari in coper-tura a cui corrispondono sulla verticale, tagli sui solai sottostanti. L�apporto di luce naturale, come si evince dalle simulazioni, si percepisce in maniera sensibile sull�ultimo piano e perde poi di efficacia molto rapida-mente. Riteniamo che l�importanza di tale contributo non sia tanto legato a parametri quantitativi, nel senso che i livelli di progetto saranno sempre garantiti dall�im-pianto d�illuminazione artificiale, quanto alla natura variabile della luce naturale, sia dal punto di vista quantitativo (flusso luminoso) che qualitativo (tempera-tura di colore).

Per la percezione di questi elementi dinamici non ser-vono livelli elevatissimi, ma neanche lontanamente prevedibili nei piani bassi. Si è pensato pertanto di riprodurre artificialmente l�effetto dinamico proprio della luce naturale, attraverso un sistema di apparecchi per tubi fluorescenti di diverse tonalità (2700-4000 K) connesse a un sistema di gestione centrale e nascoste da opportune velette. Il sistema di gestione lavorerà, a livello quantitativo (flusso totale emesso dai tubi caldi e freddi), in base a segnali provenienti da sensori di illu-minamento installati in copertura nei pressi del lucerna-rio, a livello qualitativo (flusso emesso dai tubi freddi vs. flusso emesso dai tubi caldi), su un ciclo preimpostato sulle 24 ore).

L’apparato sperimentaleLa scelta dei materiali per la realizzazione dei �light box� è stata effettuata, facendo riferimento a una prece-dente ricerca dell�autore sul comportamento dei mate-riali utilizzati per la diffusione della luce. Tale ricerca si è basata sulla misura in laboratorio delle caratteristiche illuminotecniche ed energetiche di diversi materiali plastici, vetri con diversi trattamenti, lamiere microfora-te, che hanno prodotto alcuni articoli, presentati a convegni nazionali e internazionali1, 2.Gli schermi sono stati testati in relazione alle loro pre-stazioni, in termini di:� distribuzione della luminanza sulla superficie;� rendimento energetico nel campo del visibile;� abbattimento di energia nel campo degli ultra-

violetti.Scopo dello studio è l�individuazione di materiali che garantiscano una corretta distribuzione della luminan-za sulla superficie, un�alta efficienza nella trasmissione del flusso luminoso, un forte abbattimento di UV. Nell�articolo pubblicato dall�autore sul numero 2/2007 della rivista Luce è stato applicato il metodo ai materia-li plastici, tra cui il polimetilmetacrilato �pmma colato� repsol 0180, che è stato proposto per l�applicazione progettuale oggetto del presente lavoro. Si riporta di seguito un quadro riassuntivo delle prestazioni di lastre di diversi materiali. La prima colonna rappresenta l�efficienza energetica, espressa attraverso il rapporto tra gli illuminamenti pro-dotti in assenza e in presenza della lastra; l�ultima rap-presenta la capacità di diffusione del flusso, espressa

11.

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attraverso il rapporto tra la luminanza massima e l�illu-minamento prodotto su un oggetto obiettivo.

Conclusioni Il progetto è stato affrontato sulla base di un processo metodologico rigoroso, reso possibile dal coinvolgi-mento del lighting designer sin dalle prime fasi decisio-nali, da parte dell�architetto progettista. Le singole soluzioni progettuali inizialmente presentate al cliente, sono state vagliate e confrontate all�interno del team di progetto. Alcune considerazioni sulla luce, come ele-mento di comunicazione, di comfort psicofisico e di trasformazione dello spazio fisico, sono state determi-nanti per giungere alla soluzione finale. Analisi del contesto, dei punti di forza e di debolezza dello spazio a disposizione, delle funzioni definite e delle relative potenzialità di espansione, dei meccani-smi di percezione, hanno definito un metodo di lavoro complesso, che ritengo possa costituire un utile riferi-mento per la progettazione di spazi per la vendita, anche sostanzialmente diversi dal caso in esame. Le soluzioni progettuali hanno spaziato dall�uso di apparecchi disponibili sul mercato italiano, ma anche cinese, che quindi definirei sinteticamente �globale�, fino alla definizione di molte soluzioni custom, partico-

larmente adatte al mercato cinese, per il basso costo della mano d�opera da una parte e la maggiore difficol-tà di approvvigionamento di sistemi finiti, dall�altra. Soluzioni che però mantengono la loro validità anche sotto il profilo economico, oltre che d�immagine, in quanto �vestito su misura�, anche sul nostro mercato. L�elemento custom, infatti costituisce un lusso nel caso di piccoli numeri, ma diventa competitivo quando i numeri diventano grandi e la realizzazione di sistemi dedicati, come le scatole luminose, consente di rispar-miare sulla finitura dei singoli apparecchi. La soluzione custom generalmente porta a risultati non ottimali sotto il profilo prestazionale, rispetto a componenti prodotti con cicli industriali e relativi controlli di qualità. Nel caso in oggetto l�impiego di risultati di ricerca applicata sui materiali prodotti da una precedente ricerca, hanno permesso di superare tale limite, portando all�ottimiz-zazione dei sistemi sotto il profilo prestazionale e in particolare, energetico.

En=E / E UVn = UV/UV Ln = L max / senza diffusore senza diffusore L max senza diffusore Ln / EnDiffusore (valori medi) (valori medi) α = 0°; d = 150 mm

Nessuno 1,00 1,00 1,00 1,00

Policarbonato alveolare thermoclear – opal (A1) 0,10 0,18 0,027 0,27

Policarbonato ge “Lexan” – exell d st goffrato (A2) 0,04 0,34 0,28 7,00

Policarbonato alveolare thermoclear – solar control (A3) 0.70 0,90 0,15 0,21

Policarbonato ge “Lexan” – exell sg305 (A4) 0,01 0,02 0,96 96,0

Polimetilmetacrilato “pmma colato” repsol -0000r (A5) 0,22 0,19 0,86 3,91

Polimetilmetacrilato “pmma colato” repsol 0360 (A6) 0,43 0,07 0,030 0,07

Polimetilmetacrilato “pmma colato” repsol 0180 (A7) 0,82 0,03 0,21 0,26

Polimetilmetacrilato “pmma colato” repsol 8750 (A8) 0,21 0,09 0,60 2,86

Polimetilmetacrilato “pmma colato” repsol opalino (A9) 0,62 0,26 0,60 0,97

Polimetilmetacrilato “pmma colato” repsol traslucido (A10) 0,04 0,33 0,021 0,52

Polimetilmetacrilato “pmma colato” repsol antiriflesso (A11) 0,74 0,88 0,74 1,00

Polimetilmetacrilato “pmma colato” repsol satinato (A12) 0,22 0,08 0,039 0,18

Tab. 1. – Risultati sperimentali sulle prestazioni illuminotecniche di pannelli diffondenti (materiali plastici)

Bibliografia[1] M. Frascarolo, S. Grignaffini. Comparison between optic and energetic

performances of close diffusers and drilled plates. Convegno int.le CIE “Light & lighting 2002”.

[2] M. Frascarolo. Sistemi per la diffusione della luce attraverso materiali plastici: indici di prestazione relativi al contenimento della luminanza ed all’abbattimento della componente UV. Rivista LUCE 2/2007.

11. Simulazione in falsi colori relativa alla luce naturale.

Località: Macao, Cina

Committente: Wayne Trading, Ltd.

Progetto architettonico: Carlota Proença de Almeida

Progetto illuminotecnico: Marco Frascarolo

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con la Luce

A2A illumina a nuovo con Led la chiesa di San Francesco d’Assisi in BresciaBrillano di nuova luce le ammaglianti cromie del Romanino, e tornano a seguire il corso naturale di splendenti giorni le storiche architetture della chiesa di San Francesco, sfolgorante crocevia di arte, storia e spiritualità, veritiero segno dell’identità cittadina. Intervista a Gianpietro Tonni, responsabile “Illuminazione pubblica” di Asm Elettricità, del gruppo A2A

di Mauro Bozzola

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Progettare

con la Luce

a pala d�altare della Chiesa di San Francesco in Brescia, realizzata nel 1516, attornia la Madonna con il Bambino dei santi Francesco, Antonio da Padova, Bonaventura, Ludovico di Tolosa, Bernardino da Siena e Francesco Sanson. Un affollamento di figure che l�auto-re, Girolamo Romanino, incastona nella magnifica soasa lignea realizzata da Stefano Lamberti nel 1502 grazie al sapiente utilizzo di chiaro-scuri e di tagli di luce mai visti prima, nell�accostamento di colori delica-ti e caldi e nella sottile variazione di luce e penombra che testimoniano la compiuta assimilazione del magi-stero tizianesco. Questioni di luce, dunque, all�interno di una chiesa � costruita fra il 1254 ed il 1265 � suddi-visa in tre navate separate dagli slanci di 12 pilastri che reggono archi a lieve sesto acuto: un suggestivo scrigno d�arte e di storia, sino a poco tempo or sono lumeggiato da un insufficiente e obsoleto impianto di illuminazione che, in un coacervo di fari e lampade ed un groviglio di cavi a vista appollaiati sugli abachi dei capitelli, rendeva difficoltosa la visita, occultando nell�ombra opere straor-dinarie e accecando quanti osassero alzare gli occhi verso la bella copertura lignea a carena trilobata della navata centrale. Nell�autunno del 2007 Asm Brescia, oggi A2A, decide di rendere disponibile il proprio know how alla comunità francescana, guidata dal Padre Guardiano del Convento, Leopoldo Fior, elaborando un piano di intervento � unico del suo genere nel nostro Paese � volto a riportare l�impianto di illuminazione della Chiesa di San Francesco a più moderne fruibilità. Ne parliamo con il coordinatore, Gianpietro Tonni, responsabile del reparto illuminazione pubblica di �Asm Elettricità�, del gruppo A2A.

Quali erano gli obiettivi progettuali iniziali legati al rinno-vo della illuminazione della Chiesa di San Francesco?�L�edificio sacro cittadino ha sempre �sofferto� di un�il-luminazione carente ed inadeguata. Basti pensare come già nell�età malatestiana si sia cercato di portare più luce con l�ampliamento del rosone centrale e come, nel corso della prima metà dell�Ottocento, l�architetto Rodolfo Vantini aprì dei lunettoni sul chiostro trecente-sco proprio per aumentare la luminosità della volta che occultava la carena lignea della copertura. Senza conta-re le ombre formatesi nel corso dei secoli a causa delle incrostazioni dei fumi di migliaia di candele silenziosa-mente saliti e depositatisi sull�intradosso del soffitto

cassettonato. Ancora, l�impianto di illuminazione esi-stente appariva chiaramente superato, risultato di inter-venti prolungatisi negli anni spesso attraverso �rattoppi� e �aggiunte� non appropriate. Occorreva, insomma, ripensare l�intero sistema illuminante, in grado di assicu-rare innanzitutto adeguati valori illuminotecnici e mag-giore sicurezza, unitamente al conseguimento di possi-bili risparmi energetici, senza rinunciare alla piena valorizzazione della struttura architettonica e delle opere qui gelosamente custodite, con la possibilità di una �regolazione� secondo tempi e momenti liturgici.�

Una pluralità di obiettivi, dunque, da raggiungere median-te un progetto articolato e complesso, in grado di inserirsi armoniosamente nelle architetture e nella �storia� stessa della Chiesa di San Francesco.�L�idea che si è cercato di sviluppare consisteva nella possibilità di utilizzare la moderna tecnologia Led (Light Emitting Diode), in grado di conseguire i risultati attesi in piena sintonia con il rispetto di una storia artistica ineguagliabile ed una ancora attuale funzione di luogo della spiritualità cittadina. Una nuova illuminazione ed un�intelligente distribuzione della luce artificiale che sapesse quindi contribuire alla migliore lettura e com-prensione dei valori formali e culturali racchiusi entro queste mura, per gettare luce diffusa, seppure discreta, sulle meraviglie degli altari protorinascimentali ed elle partiture decorative dai toni delicati delle fiancate. Ancora, la volontà di evidenziare le arcate ogivali della chiesa, illuminare l�alto tetto carenato, portare al centro dell�attenzione con adeguati tagli luminosi le opere d�arte racchiuse in San Francesco, dalle pale del Romanino e del Moretto allo straordinario legno del Cristo in Croce.�

Ma la chiesa di San Francesco di Brescia non è solo un museo dell�arte urbana dispiegatasi nei secoli dell�età moderna. È anche frequentato luogo di culto.�Proprio qui risiede una delle novità più interessanti del progetto. Come detto, ci si proponeva di recepire non solo la necessità di rendere visibili, quasi di riscoprire, le opere d�arte custodite nelle cappelle laterali o nell�ab-side. Un�intelligente resa illuminotecnica andava adot-tata proprio per accompagnare celebrazioni liturgiche ed esigenze legate alla funzione primaria del sito. Concentrare, portare, adeguare la luce in tempi separati

L

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Progettare

con la Luce

ed alternati, secondo appunto le esigenze liturgiche del raccoglimento, o della festa, della preghiera o della gioia, ove anche la luce e le cromie potessero proporre sintonia di atmosfere e consonanze luminose, nella navata centrale, nelle cappelle, nel presbiterio. Il tutto attraverso l�utilizzo di una strumentazione semplice, con comandi quasi intuitivi e dunque facilmente utiliz-zabili.�

Un progetto, quindi, in grado di rispondere a diverse sol-lecitazioni, ad iniziare da quella di una piena compatibili-tà � formale, funzionale, armonica � del nuovo impianto con un edificio di straordinaria importanza storico-monu-mentale.�La fase preliminare, una volta definita l�adozione della tecnologia Led, è stata proprio quella legata allo studio delle forme e dei materiali da utilizzare. Un approccio che ha visto collaborare Asm Elettricità, con l�ammini-stratore delegato Aldo Boifava, insieme alla Soprin-tendenza per i Beni Ambientali ed Archi tettonici di

Brescia, Mantova e Cremona, guidata dal dottor Luca Rinaldi, seguendone gli utili consigli in un clima di attenta partecipazione e da cui, ultimato il lavoro, abbiamo ricevuto manifesti elogi per i risultati raggiunti. Uno staff progettuale che ha visto la presenza dell�arch. Valentino Volta, docente di design del �Dipartimento di ingegneria civile, architettura, territorio e ambiente� presso la Facoltà di Ingegneria dell�Università di Brescia ed esperto di storia urbana, che ha proposto una serie di studi legati al �disegno� dei lampadari utilizzabili, e il progettista illuminotecnico Piergiorgio Sala, che tra l�al-tro ha curato l�illuminazione delle �Grandi mostre� di pittura ospitate nel complesso museale di Santa Giulia, negli ultimi anni. La chiesa di San Francesco ha richiesto uno studio attento e minuzioso, capace di coniugare rispetto delle norme a pienezza di risultati. E credo vada rammentata in questa sede anche la tempistica adottata. Nel giro di poche settimane è stato possibile giungere a compimento della prima fase dei lavori, che ha visto l�eliminazione dell�impianto, degli interruttori e dei

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punti luce ad incandescenza esistenti e l�istallazione dei nuovi lampadari, con una prima presentazione pubblica avvenuta durante le feste natalizie del 2007. Nel corso dell�anno 2008 i lavori sono proseguiti con la sostituzio-ne del quadro elettrico di comando con un sistema a tecnologia touch-screen dotato di una molteplicità di scenari preimpostati. Fra i mesi di settembre e novembre 2008, infine, sono state implementate e completate le sorgenti luminose delle navate e del presbiterio. Il 19 dicembre 2008 è stato ufficialmente inaugurato il nuovo impianto con un partecipato concerto dell�Orchestra del Festival pianistico Arturo Benedetti Michelangeli�.

Rispetto della vicenda storica ed artistica ma, si diceva, risposte a diversificate esigenze spirituali e di utilizzo della chiesa.�L�intervento, come detto, ha inteso proporre una varie-tà di possibili utilizzi, nelle ore della giornata, nella diversità dei riti, nella scelta dei luoghi. Innan zitutto sono state utilizzate per la navata centrale, per quelle laterali e per le pale degli altari delle sorgenti a Led con un�ottimale resa cromatica e con la possibilità di regola-re l�intensità e la temperatura del colore della luce. Nella navata centrale sono stati posizionati i lampadari appositamente realizzati con sorgenti a luce Led, anch�essi in grado di variare la quantità di luce e la tem-peratura di colore in relazione a diversi momenti della giornata, dal giallo del mattino al bianco del giorno, all�azzurrognolo serale, nell�opzione di una vera e pro-pria biodinamica di scenario che accompagna la chiesa dal primo raggio di sole al tramonto. Nel presbiterio sono stati montati apparecchi di illuminazione con accensioni separate presso l�altare, l�ambone, il taberna-colo, ecc. secondo le necessità dei diversi momenti delle celebrazioni liturgiche. Per le cappelle laterali, oltre all�illuminazione degli affreschi, sono stati montati apparecchi con sorgenti a Led espressamente dedicati alle singole pale.�

Concludiamo l�incontro con Gianpietro Tonni entrando nella definizione tecnica del progetto, accompagnandoci anche con dati e disegni pubblicati in queste pagine.�L�aspetto più caratteristico del progetto è senza dubbio l�utilizzo delle innovative sorgenti Led, la cui durata è stimata in circa 50.000 ore, mentre le potenze sono estremamente contenute: 6 kW per le cappelle e gli altari, 3 kW per il presbiterio, 5 kW per le navate. Ciò

consente di garantire un consistente risparmio energeti-co: basti pensare che l�impianto precedente si compo-neva di circa 160 punti luce ed assorbiva circa 20 kW, mentre nella versione attuale le lampade installate sono divenute 172, ma i consumi sono stati ridotti a circa 14 kW, con una diminuzione, dunque, della potenza assor-bita del 30% circa. In secondo luogo, la possibilità di un unico pannello di comando touch-screen, (il progetto ha previsto l�adozione di un modello della ditta Zumtobel) che permette una configurazione multipla e un coman-do dettato dal solo leggero tocco di una mano. Per la Chiesa di San Francesco sono stati predisposti 7 diversi scenari (mattino, sera, festa, solenne ingresso, solenne celebrazione, visita, rosone), mentre le funzioni �orario� e �calendario� e una visualizzazione grafica con simbo-li e icone intuitive permettono comode regolazioni: cambi delle scene di luce, comandi orari preregistrati, sequenze dinamiche di luce con diverse tonalità, sono tutte impostazioni che si programmano e si attivano in modo rapido per ottenere un�illuminazione confortevo-le e sempre adeguata alle esigenze. I faretti adottati sono il modello Tempura sempre della ditta Zumtobel,�, dota-ti di una testata luminosa cilindrica suddivisa in sei lenti a forma di nido d�ape, in grado di garantire massima flessibilità ed efficienza. I fari sono stati montati sui lam-padari e rivolti verso il basso, mentre sempre sui lampa-dari altre fonti luminose si rivolgono verso il tetto; sui capitelli dei pilastri, sono invece montate serie di fonti luminose Led rivolte verso l�alto, in grado di evidenziare le belle volte ogivali.�

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0quantità (nr) potenza (kW) quantità (nr) potenza (kW)

LAMPADE INSTALLATEIN PRECEDENZA

LAMPADE INSTALLATEATTUALMENTE

NavatePresbiterioCappelle

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La regina della notteLo spettacolo della Fontana dell’Esedra alla Mostra d’Oltremare

La regina della notteLo spettacolo della Fontana dell’Esedra alla Mostra d’Oltremare

di Alessandro Grassia

1.

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apoli deve vivere� fu lo slogan coniato da Mussolini nel suo discorso del 28 ottobre 1931 alla cittadinanza napoletana. La rinascita sarebbe dovuta avvenire attra-verso cinque settori: l�agricoltura, l�industria, la naviga-zione, �che nel vostro porto, completato e ammoderna-to, deve fare rifiorire i vostri traffici�, l�artigianato e il turismo, �poiché voi potete offrire al mondo panorami incantevoli e città dissepolte, che non hanno uguali sulla faccia della terra�.Sei anni dopo nel 1937, da quell�input e con quello spirito, nacque l�idea di allestire proprio a Napoli, una Mostra permanente che celebrasse i successi politici ed

economici italiani conseguiti nei paesi esteri, le cosid-dette �terre d�oltremare�: nasce l�Ente Autonomo Mostra Triennale delle Terre Italiane d�Oltremare con l�obietti-vo di fondare e amministrare la mostra stessa.Il luogo prescelto per la costruzione fu individuato nel-l�area a carattere prevalentemente agricolo della Conca Flegrea, nella zona ovest di Napoli, tra Bagnoli e Fuorigrotta. Secondo i responsabili del neonato Ente, il luogo avrebbe ben risposto alle richieste turistiche e commerciali data la sua configurazione pianeggiante nonché la sua vicinanza al mare e alle aree archeologi-che di Cuma e di Averno.

“N

2.

1. Uno spettacolo diurno del 1940.

2. Vista del complesso monumentale della Fontana dell’Esedra dalla Torre delle Nazioni: si noti lo studio della sistemazione a verde che integra il complesso con alberi ad alto fusto (pini) e a medio fusto (lecci) con chioma sagomata.

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con la Luce

Fu incaricato di progettare il Piano Urbanistico della Mostra l�arch. ing. Marcello Canino (Napoli 1985-1970) il quale utilizzò un personale linguaggio moder-no che aveva sviluppato attraverso lo studio delle pub-blicazioni di Gustavo Giovannoni sull�architettura barocca; tutto questo accadeva in un periodo durante il quale in Italia e in Europa, l�architettura razionalista si proponeva come il movimento culturale più all�avan-guardia.Il Piano di Canino si sviluppò come una palese opera-zione di propaganda imperialista di regime rappresen-tando, con le sue architetture costruite e con la sistema-zione degli spazi verdi, le caratteristiche delle colonie d�oltremare. In quegli stessi anni il Governo progettava il parco dell�Esposizione Universale di Roma (EUR).Fu proprio il rapporto tra costruito e verde a rappresen-tare l�aspetto più innovativo e d�avanguardia del proget-to di Canino: un colossale impianto ornamentale a integrazione delle architetture in un contesto �provviso-rio� che si distingueva dalle opere d�arte così come erano state fin lì concepite.Il particolare impianto urbanistico era costituito da 36 padiglioni espositivi immersi in aree progettate a verde ricche di essenze importate dalle terre d�origine che riproponevano ognuna le colonie d�oltremare in ogni aspetto (habitat, flora, architetture).Vennero infatti importate dalle terre d�oltremare un milione di piante rare ed esotiche, un progetto grandio-so che vide coinvolti i maggiori architetti dell�epoca: Luigi Piccinato, Venturino Ventura, Carlo Cocchia, Giulio De Luca e Stefania Filo Speziale, nonché impor-tanti artisti quali Emilio Notte, Prampolini, Chiancone e Barillà. Così scriveva l�arch. Cocchia sulla Mostra: �può ben dirsi l�unico parco pubblico sorto a Napoli dopo la dipartita dei Borboni�.La Mostra d�Oltremare viene inaugurata dal suo primo presidente, l�onorevole Vincenzo Tecchio, il 9 maggio del 1940 alla presenza del re Vittorio Emanuele III. La sua breve vita fu di appena un mese a causa dell�inizio della II guerra mondiale: la Mostra fu gravemente colpita dai bombardamenti che danneggiarono e distrussero gran parte delle opere. Rimase abbandona-ta fino agli anni �50 per motivi economici e, soprattut-to, ideologici.

La Fontana dell’EsedraTra i vari episodi architettonici disposti all�interno della Mostra d�Oltremare, di notevole rilievo fu la grandiosa Fontana dell�Esedra.Voluta dal regime fascista per celebrare il colonialismo italiano, fu progettata nel 1938 dall�architetto napoleta-no Carlo Cocchia (1903-1986) insieme a Luigi Piccinato (1899-1983) a cui fu anche affidata la progettazione del verde. La forma fu ispirata ai modelli settecenteschi con particolare riferimento alle fontane della Reggia di Caserta rappresentando l�elemento certamente più sug-gestivo dell�intero parco. La Fontana dell�Esedra è composta da una grande vasca centrale di raggio pari a circa trenta metri circondata da quattro anelli semicircolari concentrici ognuno dei quali è a sua volta formato da diciannove vasche trape-zoidali degradanti per un totale complessivo di settan-tasei fontane; i quattro anelli semicircolari concentrici sono a loro volta disposti a gradoni e costituiscono il prospetto dell�opera. Dall�Esedra parte la grande vasca rettangolare lunga duecentotrenta metri e larga venti, ripartita longitudi-nalmente in dodici vasche disposte secondo dei terraz-zamenti che degradano verso il piazzale della Mostra: i lati della lunga vasca sono accompagnati da ventiquat-tro vasche circolari isolate disposte su un prato. I bordi

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del complesso monumentale sono definiti da ottocento alberi di alto e medio fusto, soprattutto pini e lecci. Le 113 vasche complessive possono contenere una massa d�acqua di 4000 metri cubi (quattro milioni di litri). Sotto l�Esedra si dirama un complesso sistema di ambienti a servizio delle vasche dove erano contenuti tutti i macchinari che servivano al funzionamento della fontana: pompe, condotte idrauliche, valvole, trasfor-matori, quadri elettrici, sistemi di regolazione della luce, cavi di alimentazione, ecc. In origine l�aziona-mento dei meccanismi avveniva manualmente diretta-mente da questi ambienti interrati, a mezzo di persona-le addetto. All�esterno ogni vasca era dotata di tubazioni di bronzo con ugelli di emissione diversi a seconda del tipo di getto che da questi doveva uscire: a cometa, a corona, a calice, ecc. Ogni vasca era altresì dotata di apparec-chi d�illuminazione da immersione realizzati ad hoc. Il corpo illuminante era composto da un grande conteni-tore cilindrico (più o meno delle dimensioni di una pentola da cucina) chiuso superiormente da una flan-gia, costellata di numerosi bulloni di serraggio, al cen-tro della quale era un disco di vetro trasparente; sulla flangia, esternamente ad essa, erano posizionati dei vetri colorati (gialli, rossi, verdi e blu) fissati con appo-site staffette.

3. Nuovo impianto: muro d’acqua e corona secondaria di colorazione blu (in primo piano); fontane degli emicicli con colorazioni e intensità diverse.

4. Nuovo impianto: muro d’acqua, corone circolari e getto centrale (viola); emicicli (blu); cascatelle centrali con fibre ottiche; vasche circolari ai lati della vasca longitudinale.

5. Nuovo impianto: vista d’insieme dell’impianto funzionante durante una fase di registrazione. Getto centrale ad altezza massima (40 metri).

3. 4.

5.

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con la Luce

All�interno era collocata una sorgente a filamento da 500W di potenza alimentata con tensione variabile fino a 260 V.Il funzionamento avveniva in questo modo: un �diretto-re d�orchestra� era posizionato all�esterno su un podio rialzato in prossimità dell�estremità destra della grande Esedra; mentre la musica si diffondeva per mezzo di numerosi altoparlanti appositamente disposti lungo i 9000 metri quadrati della superficie occupata dal com-plesso monumentale, egli agiva su una serie di leve trasmettendo, con queste, dei segnali convenuti diretti al numeroso personale che operava negli ambienti sotto le vasche: il personale a sua volta agiva sugli impianti elettrici, sulle pompe e sulle valvole aumentando e diminuendo l�intensità della luce, variandone il colore, modificando la geometria dei getti d�acqua (alcuni potevano arrivare fino a 40 metri di altezza), il tutto secondo i tempi dettati dal direttore che, in luogo della classica bacchetta di legno, agiva su una sorta di joysti-ck ante litteram. Il pubblico poteva godere dello spetta-

colo, diurno o notturno, dal piazzale della Mostra o passeggiando lungo i viali che costeggiano la lunga vasca longitudinale.L�inaugurazione del 1940 fu spettacolare: venne esegui-ta la sinfonia �Fontane d�Oltremare� appositamente com- posta dal Maestro napoletano Guido Pannain (1891-1977) che, per l�occasione, la diresse personalmente.

La Mostra d’Oltremare oggiDopo i bombardamenti della seconda guerra mondia-le, la Mostra fu ricostruita agli inizi degli anni �50, sostituendo gli edifici distrutti con nuovi manufatti d�impronta più tipicamente razionalista che oggi coe-sistono in una piacevole armonia con quelli dell�im-pianto originario. Dagli anni �60 in poi, una generale incuria del verde e di alcuni edifici, i danni provocati dall�occupazione dei suoli per ospitare nei containers i cittadini che avevano subito danni dal terremoto dell�80, contribuirono al progressivo degrado della Mostra.

6.

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Nel 1998 venne avviato un progetto di tutela, riqualifi-cazione e valorizzazione dell�intero patrimonio am -bientale, architettonico e artistico ed un progetto di sviluppo economico-aziendale. Il 30 novembre del 1999 avvenne la trasformazione dell�Ente in Società per Azioni. La Mostra d�Oltremare S.p.A. nacque definitivamente nel gennaio del 2001 con la presidenza di Raffaele Cercola. La Società si propose il compito di gestire e valorizzare il patrimonio già dell�Ente Autonomo Mostra d�Oltremare, nonché di organizzare attività fieristiche e promuovere manifesta-zioni culturali, turistiche, sportive, anche al fine dello sviluppo economico e della valorizzazione turistica della città di Napoli. Da quel momento La Mostra d�Oltremare ha riorganiz-zato le proprie attività, curando nuove aree di business, operando una diversificazione nell�offerta e valorizzan-do le risorse strutturali e ambientali presenti nel proprio territorio. Sono stati progressivamente restaurati e ri-funzionaliz-

zati, grazie all�opera dell�arch. Marisa Zuccaro, respon-sabile dell�ufficio tecnico della Mostra:� il Padiglione dell�America Latina (1999);� il Teatro Mediterraneo (2000);� l�Arena Flegrea (2001);� l�ingresso monumentale (2002);� i Padiglioni del Complesso Caboto (2003);� il Laghetto dei Bagni di Fasilides (2004);� La Piscina Olimpica e il complesso sportivo Wado

(2005);� la Fontana dell�Esedra (2006).

Il restauro della Fontana dell’EsedraIl progetto del Restauro filologico della Fontana del-l�Esedra ebbe inizio nell�anno 2000 grazie anche a un parziale finanziamento della Regione Campania. Si trattava, in pratica, di restituire all�opera la sua origi-nale funzione attraverso degli interventi tesi principal-mente all�adeguamento degli impianti a leggi e norme a quella data vigenti senza, però stravolgere la logica

6. 7. 8. Start-up dell’impianto: primo giorno di accensione per addetti ai lavori.

Immagini: Archivio Mostra d’Oltremare, Alessandro Grassia e Gino Passarella

7. 8.

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costruttiva e funzionale di Cocchia e Piccinato.L�ufficio tecnico della Mostra d�Oltremare, si occupò dell�intera progettazione facendosi affiancare da alcuni esperti di settori specifici tra i quali il prof. ing. Michele Di Natale per la parte idraulica e chi scrive per la parte illuminotecnica. La fase progettuale fu estremamente stimolante per tutti noi sia perché il confronto non fu solo tecnico ma anche culturale, sia perché nessuno di noi poteva esser-si in precedenza cimentato in un�opera come questa: unica per specificità e dimensioni.Gli interventi previsti erano divisi nei seguenti settori:� restauro delle opere civili;� rifacimento degli impianti idraulici;� rifacimento degli impianti illuminotecnici;� rifacimento degli impianti elettrici;� rifacimento dell�impianto di diffusione sonora.Le opere civili sono state quelle che hanno impegnato minori risorse rispetto a quelle impiantistiche trattando-si prevalentemente del restauro delle strutture di cemen-to armato, della bonifica degli ambienti interrati e del recupero dei fronti decorati delle vasche ad emiciclo. Questi ultimi erano stati posti in opera negli anni Cinquanta con le ceramiche di Vietri, secondo la tecni-ca romana dell�opus incertum, di colore blu e turchese con dei fregi a rilievo, sempre di ceramica, disegnati dallo scultore Giuseppe Macedonio.Le opere idrauliche prevedevano la sostituzione delle vecchie pompe con nuove elettropompe a velocità variabile con convertitori statici di frequenza (inverter); la sostituzione delle vecchie condotte di mandata e di recupero delle acque, molte delle quali realizzate in eternit (con conseguente disagio di rimozione e smalti-mento); l�adeguamento degli spazi adibiti all�idraulica (camere di manovra, vasche di raccolta, ecc.); la sosti-tuzione delle valvole esistenti con valvole motorizzate elettricamente; il restauro e la parziale sostituzione degli ugelli di bronzo per ottenere l�originale conforma-zione geometrica dei getti d�acqua.Il sistema di pompe idrauliche, che muove fino a quat-tro milioni di litri d�acqua, è sicuramente quello che impegna la maggior parte dell�energia elettrica necessa-ria all�azionamento dell�intera fontana: i quasi duemila kilowatt di assorbimento dalle pompe costituiscono

oltre l�80% dell�intera potenza assorbita e sono ripartiti secondo lo schema della seguente tabella.

Zona Elettropompa Quantità Assorbimento

Cascate vasche longitudinali 160 kW 2 320 kW

Vasche laterali 75 kW 2 150 kW

Getto centrale 40 metri 250 kW 1 250 kW

Getti prima corona 45 kW 1 45 kW

Getti seconda corona 90 kW 1 90 kW

Muro d’acqua 315 kW 1 315 kW

76 vasche anelli semicircolari 200 kW 4 800 kW

TOTALE 1970 kW

Si consideri che l�attivazione della fontana comporta un costo di energia elettrica pari a circa cinquecento euro per ogni ora di funzionamento.L�impianto di diffusione sonora è stato realizzato mediante l�installazione di 12 postazioni ciascuna composta da quattro diffusori JBL AE 800W/cad., opportunamente trattati contro gli agenti atmosferici e sistemati su un telaio metallico che ne ha permesso il posizionamento su palo. I sostegni sono stati poi occul-tati tra le essenze arboree che circondano la fontana lasciando libera solo la parte frontale dalla quale ven-gono emessi i suoni. Ciò, ovviamente, comporta un�accurata manutenzione del verde ed una frequente potatura. Il sistema di diffu-sione è completamente digitale e controllato via rete; in ciascuna delle 12 postazioni audio è presente un ampli-ficatore, dotato di moduli di controllo, che pilota i dif-fusori con 55x45 gradi di apertura.L�impianto elettrico di alimentazione ha previsto la costruzione di una nuova cabina di trasformazione negli stessi locali dov�era posizionata la precedente, con due trasformatori MT/BT (9/0,4 kV � 2000 kVA) isolati in resina, da 2000 kVA, segregati in cofani di protezione metallici opportunamente ventilati.Il quadro Quadro Elettrico Generale BT è suddiviso in due settori, di cui il primo alimenta sei sottoquadri:� quadro QEP1 (Pompe Vasche Esedra);� quadro QEP2 (Pompe Vasca Longitudinale);� quadro QEIL1 (Alimentazione DIMMER Vasche

Esedra);

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� quadro QEIL2 (Alimentazione DIMMER Vasca Lon-gitudinale e Laterali);

� quadro QEIL3 (Alimentazione illuminazione giar-dini);

� quadro QSER (Alimentazione Impianto Illuminazione e FM sottoservizi).

Un secondo settore, per il tramite di un sottosistema di sbarre derivate protette da un interruttore generale par-ziale, alimenta con singole linee le utenze della cabina MT/BT:� impianto di illuminazione e FM;� UPS da 3 kVA/400V per i servizi in continuità del

quadro di MT;� estrattore per i ricambi d�aria;� un quadro QE (Alimentazione locale operatore) dove

sono sistemati i monitors dell�impianto TVCC attra-verso il quale si può operare la regia delle scene attraverso il sistema di controllo.

Le condutture elettriche, sono state realizzate con cavi tipo H07BQ-F e FG7OR 0.6/1 kV adatti per posa per-manente in acqua e in tubi protettivi in PVC pesante.Per l�impianto di illuminazione, dato lo spirito filologico dell�intervento, si sono adottati, come nel progetto ori-ginale, apparecchi immersi direttamente nelle vasche d�acqua che potessero permettere la regolazione del-l�intensità luminosa nonché la variazione cromatica. In effetti si sarebbe potuto operare con apparecchi fuori acqua con tecnica a proiezione e possibilità di cambio colore e dimmerazione (magari con lampade a scarica come quelli spesso utilizzati per spettacoli o concerti all�aperto); questo però non sarebbe stato in linea con lo spirito dell�intervento: di certo lo avrebbe reso più economico ma� senz�altro diverso.Il posizionare apparecchi d�illuminazione immersi in acqua ci obbligò all�osservanza dei disposti delle norme in materia: in particolare la norma CEI 64-8/7. Gli appa-recchi dovevano avere un grado di protezione adeguato (IP X8), essere alimentati a bassissima tensione e senza possibilità di effettuare derivazioni di qualsiasi natura all�interno delle vasche. Questo restrinse il campo a poche scelte: lampade a filamento oppure Led.Di certo gli apparecchi con lampade a filamento, ad esempio alogene, avrebbero rappresentato un costo d�installazione inferiore rispetto ai Led (in quell�anno

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con la Luce

era ancora una tecnologia agli albori con costi piutto-sto elevati), tuttavia si analizzò che questa differenza di costo sarebbe stata presto colmata dai frequenti inter-venti di manutenzione necessari per le sorgenti aloge-ne. Infatti i costi di svuotamento e successivo riempi-mento delle vasche risultavano essere consistenti, né si poteva prevedere una ricchezza di cavo tale da per-mettere di portare le apparecchiature �all�asciutto� per il cambio lampada; la bassissima tensione (12 Volt) non consente lunghezze di cavo estreme pena l�inevi-tabile caduta di tensione con conseguente minor flusso emesso dalla sorgente luminosa. Inoltre con le sorgenti a filamento si sarebbero dovuti usare filtri colorati per ottenere gli effetti desiderati il che avrebbe ulteriormente diminuito la quantità di luce in uscita dall�apparecchio. In ultimo la miscelazione dei colori sarebbe stata accet-tabile solo a condizione che gli apparecchi fossero stati particolarmente ravvicinati tra loro: in caso contrario si sarebbero notate, inevitabilmente, delle zone di cattiva miscelazione cromatica in prossimità della base dei getti d�acqua. La conseguenza di questi ragionamenti fu dunque quella di utilizzare apparecchi a immersione contenenti, ciascuno, una matrice Led da 12 micro sorgenti: 4 rosse, 4 verdi, 4 blu. Altro vantaggio fu quello di impegnare 20W di assorbi-mento per ogni apparecchio contro i 50-75-100W assorbiti dalle sorgenti ad alogeni; nello specifico sarebbero state utilizzate delle lampade con riflettore di alluminio incorporato del tipo QR-111.La carpenteria dei corpi illuminanti utilizzati è di bron-zo con ghiera di chiusura di ottone, materiali che assi-curano un elevata durata di vita e resistenza agli agenti aggressivi causati dallo stato di immersione in acqua. I pressa cavi sono stati realizzati con sigillature di resina per evitare l�effetto di risucchio dell�acqua all�interno del corpo illuminante in fase di raffreddamento subito dopo lo spegnimento dell�impianto.Le apparecchiature sono state tutte sistemate in prossi-mità del punto di emissione dei getti, vicino gli ugelli, per sfruttare al massimo la capacità di conduzione dalla luce da parte dell�acqua. Questo in corrispondenza di tutte le vasche dell�Esedra e nelle vasche circolari ai lati del lungo invaso longitudinale.

Nelle 12 vasche degradanti che compongono il lungo invaso longitudinale (230 metri), si dovevano illumina-re le undici cascatelle continue d�acqua che si riversa-no tra le vasche stesse a partire dall�esedra fino al piazzale della Mostra. A causa degli esigui spazi a disposizione per posizionare apparecchiature d�illumi-nazione di consistenti dimensioni, per le cascatelle sono state utilizzate fibre ottiche con terminali fissati direttamente sugli ugelli di emissione dell�acqua e illu-minatori sistemati all�interno di pozzetti interrati in zona asciutta. Il vantaggio delle fibre ottiche è evidente per luce in acqua: i terminali e le code immersi sono poco deperibili e non conducono corrente elettrica; la scatola dell�illuminatore sistemata in zona asciutta può essere allestita (come è stato fatto nel nostro caso) con sorgen-te a scarica che assicura un flusso luminoso sicuramen-te più elevato dei Led e delle lampade a filamento.Complessivamente sono presenti nella fontana circa 800 corpi illuminanti.Il sistema di controllo di tutti gli impianti è un DMX512 al quale fanno capo tutte le apparecchiature:� i dimmer delle elettropompe;� gli switch on off delle elettrovalvole;� i dimmer dei canali RGB degli apparecchi a led;� gli switch on off degli illuminatori di fibre ottiche;� il sistema audio.In pratica dalla cabina di regia è possibile registrare qualsiasi sequenza come avviene in una sala di mon-taggio: da una consolle si possono manovrare i getti d�acqua, la luce e i brani musicali; si provano i tempi (quelli di risposta dei getti sono decisamente diversi da quelli degli apparecchi d�illuminazione), sincronizzan-doli con il brano musicale prescelto e, infine, registran-do tutto in un file per poi masterizzarlo su un cd-rom che può essere archiviato e riproposto numerosissime altre volte. Un�opera grandiosa da affidare a registi e direttori d�orchestra.L�inaugurazione del restauro della Fontana dell�Esedra ha avuto luogo il 21 maggio 2006 con uno spettacolo senza precedenti davanti a un grande pubblico e alle massime autorità della Regione Campania, della Provincia e del Comune di Napoli. Tra i brani rappre-sentati �La Regina della Notte� dal Flauto Magico di W. A. Mozart, interpretato da Maria Callas.

Responsabile della progettazione:

arch. Marisa Zuccaio

Progettazione: Direzione Tecnico

Architettonica Mostra d’Oltremare S.p.A.

Consulenza idraulica: prof. ing. Michele

Di Natale

Consulenza illuminotecnica: arch. Alessandro Grassia

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Progettare

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Il Dongione di Carbonara Scrivia: un luogo storico e prestigioso che diventa spazio per l’arte e la culturaDesign, storia e tecnologia sono il filo conduttore di un intervento organico ed emozionale, dove la luce sottolinea e ribadisce la filosofia del progetto architettonico e di recupero

di Lorella Primavera

l 22 novembre scorso il Comune di Carbonara Scrivia e la Fondazione della Cassa di Risparmio di Tortona hanno ufficialmente presentato i lavori di restauro e di riadattamento realizzati per il Dongione. Punto di riferimento per le manifestazioni artistiche culturali più significative del Tortonese (ad aprile la prima mostra dedicata all�artista internazionale Nicola De Maria), lo spazio avrà lo scopo di valorizzare non solo le ricchezze locali ma rappresenterà una finestra sulle attività culturali nazionali.Il Castello di Carbonara, chiamato più comunemente

Dongione, è una fortificazione senza fondamenta costi-tuita da una grande torre, alta 20 m, posta all�interno di un�area fortificata antecedente al 1400 e composto quindi da un unico ambiente, che si articola su diversi piani e che ha il suo sviluppo maggiore nella dimensio-ne verticale.Il progetto, iniziato nel 2001 e curato dall�architetto Pinuccia Rubini, si è sviluppato in diverse fasi e con diverse tipologie di intervento che hanno previsto un primo lavoro di analisi storiografica e stratigrafica, sfo-ciata in un rilievo dettagliato del manufatto, delle

Lorella Primavera – Responsabile Ufficio Contract di Flos

I

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con la Luce

forme, dei materiali e dei colori utilizzati. In seguito è stata avviata la progettazione relativa al restauro e alla riqualificazione del manufatto stesso per arrivare infine al ripensamento dello spazio circostante il castello, per un più corretto inserimento nel tessuto urbano circo-stante. Il progetto ha come filo conduttore l�attenzione ed il rispetto per passato e presente, evidenze ed omissioni che si palesano e si riscoprono attraverso le massime espressioni dei materiali e dei prodotti della propria epoca. La ricerca storica fa da cappello ad un interven-to che è espressione del presente, del design e del bello nel rispetto della struttura e della storia del castello. In un�ottica di recupero totale di quanto poteva essere conservato e di riscoperta dell�identità storica del castello, l�intervento è stato pensato e condotto con l�obiettivo di ricostruire quanto era in origine attraverso l�utilizzo delle tecnologie più moderne ed avanzate e i

materiali migliori presenti sul mercato, come segno evidente di un chiaro linguaggio del nostro tempo. Risultato evidente di questo intento progettuale sono: la copertura in legno lamellare con travi a vista e tiranti in acciaio per la parte alta della torre, il vespaio areato e i solai in legno lamellare dei piani intermedi che, in aggiunta alla funzione di consolidamento e bonifica della struttura, hanno consentito anche l�inserimento degli impianti elettrico e di riscaldamento a pavimento, evitando quindi qualsiasi intervento invasivo sulle mura perimetrali. Per finire con il soffitto a piano terra, anch�esso in legno lamellare e acciaio, che ricostruisce non solo l�originaria partizione verticale della torre, ma ne riproduce anche le originarie fattezze a volta attra-verso un sistema di archi in legno che richiamano anti-che atmosfere in chiave profondamente moderna oltre che ecosostenibile. Particolare attenzione merita inoltre il corpo ascensore, unico elemento estraneo alla strut-

PROSPETTO EST PROSPETTO NORD

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tura originaria, che proprio per la sua natura profonda-mente moderna si affianca alla torre e la sposa con e attraverso la luce ed il colore. Una vernice speciale consente infatti un�interazione totale del corpo ascen-sore con il contesto storico ambientale. Questa vernice cangiante riproduce i vari colori dei mattoni, mettendo-ne in evidenza le varie sfumature proprio grazie ed attraverso la luce, che esalta i toni o mette in sordina a seconda delle condizione atmosferiche e degli accenti della luce artificiale, unificando quindi i due interventi (quello moderno e quello antico) attraverso la visione del colore. Questa attenzione per il colore, i materiali, gli effetti è ancora più evidente nel progetto illumino-tecnico, pensato dall�architetto Rubini in collaborazio-ne con Jacopo Canazza della Flos, che segna e caratte-rizza ogni spazio per l�utilizzo e la funzione ma anche e soprattutto per la visione dell�architettura, moderna ed antica, che si toccano e convivono in armonia in uno

spazio al contempo romantico e moderno. Il colore, elemento unificatore e strumento di collega-mento tra le epoche, ancora una volta gioca un ruolo fondamentale e si palesa nella luce attraverso l�utilizzo dei Led. Blu: sul corpo scala in ferro, vetro ed acciaio che colle-ga il piano primo con il secondo.Bianco: sui tiranti d�acciaio della copertura e sul profilo della scala come una fascia lattiginosa che contrasta e segna il passaggio di epoca e di ambiente. Ambra: sul vano ascensore dai colori caldi aranciati.Un linguaggio simbolico ed emotivo che abbina tecno-logia contemporanea (quella dei Led per la luce e del ferro, della resina, vetro e acciaio per gli interventi di riqualificazione) e componente scenografico/emozio-nale (nell�accostamento armonioso tra storia, tecnolo-gia e design). Sempre il vano ascensore è protagonista di sperimenta-

PROSPETTO OVEST PROSPETTO SUD

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con la Luce

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zioni tecnologiche ed emozionali ottenute attraverso il calibrato connubio tra materiali e luce. Pareti in acciaio si trasformano in luce grazie all�utilizzo di sorgenti fluo-rescenti poste dietro pannelli in plexiglas color latte, e un soffitto in specchio amplifica ed estende lo spazio diffondendo la luce e dando l�impressione di essere all�interno di uno spazio aperto e leggero.La luce, nelle sale espositive dei diversi piani e nell�area reception del piano terra, è invece una luce d�accento, ottenuta con proiettori che evidenziano dettagli e og -getti, garantendo un�illuminazione che soddisfi le nuove funzionalità del castello, senza stravolgerne l�at-mosfera soffusa e romantica. Anche l�illuminazione d�emergenza è pensata in modo da riservare attenzione all�armonia del bello e al rispetto del luogo e per questo sono stati utilizzati apparecchi led incassati a pavimen-to in prossimità dei passaggi e dei collegamenti vertica-li. L�accostamento tra tecnologia e storia, che caratteriz-za l�intero progetto, è ottenuto attraverso una tecnologia che non si nasconde ma si palesa con eleganza ed emo-zione. Contenuti che hanno trovato facile espressione attraverso apparecchi e soluzioni illuminotecniche dalla forte componente di design, come i Magnum e Junior Hertz disegnati dal giovane designer Konstantin Grcic per Flos o dalle soluzioni custom made pensate e progettate dall�architetto Rubini specificatamente per questo spazio e realizzate dalla divisione Light Contract, sempre di Flos.Il Castello di Carbonara Scrivia rappresenta un pregevo-le esempio di come si possa progettare e costruire un intervento di restauro e recupero aggiungendo valore al manufatto e dando alla storia un esempio di stratigrafia di valore artistico e di design, oltre che chiara e miglio-re espressione di un�epoca.

Progetto di sistemazione complessiva della piazza del Castello

Progetto: Pinuccia Rubini

Collaboratori: Michele Agus Lorenza Ferrario Camilla Merlini Franco Salvetti

Strutture: Sergio Tattoni

Impianti: Massimo Baldascino Davide Santomassimo

Progetto illuminotecnico: Jacopo Canazza

Restauro facciate: Giovanni Bonardi Francesca Regoli

Impresa esecutrice: Cogefra s.p.a.

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Il ruolo simbolico della luce nell’illuminazione della Torre Civica di Lonato del GardaOgni luogo si racconta attraverso la comunicazione espressa dai propri manufatti, dalle superfetazioni degli edifici e degli elementi che compongono la propria identità. Ogni architettura, paesaggio, persone si fondono, si confondono e si confrontano, quello che appare è semplicemente diverso rispetto agli occhi di chi osserva: ciò che è raccontato ha un significato preciso per chi ha progettato e costruito, ma la percezione è mutevole, soprattutto quando il racconto è frammentato, oscuro o nascosto…

Il ruolo simbolico della luce nell’illuminazione della Torre Civica di Lonato del Garda

di Margherita Süss e Francesco Marelli

Margherita Süss e Francesco Marelli – GMS Studio Associato

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ase, strade, campanili, tetti, piazze, monumenti, vicoli, campi... ogni fruitore vede ciò che osserva, ovve-ro la comprensione di un luogo è soggettiva, dipende da dove si posa lo sguardo, in che ordine e con quale �scala� dimensionale. È evidente che ogni città decida come raccontarsi a seguito di scelte più o meno defini-te nel corso della propria storia: può essere un risultato casuale o guidato. Il presupposto è talmente ovvio che si tende a dimenti-care che l�esito possa precludere o parimenti esaltare l�immagine di un comune, con il rischio di modificarne apparenza e riconoscibilità.Il comune di Lonato del Garda offre, con la propria morfologia, molteplici gradi di lettura grazie alle pecu-liari connotazioni del suo permanere all�interno della storia del luogo a cui appartiene, terra di confine e di battaglie, tra il lago e la campagna, passaggio quasi obbligato di eserciti e mercanti.Dal 1555 Lonato ha scelto di annunciarsi attraverso la simbologia verticale rappresentata dalla torre civica, che si attesta come elemento di spicco di un territorio molto vasto che recupera in tal modo la propria centra-lità: con i suoi 55 metri di altezza il manufatto è stato attore e spettatore della storia della comunità, sin da quando i rintocchi delle campane hanno cominciato a governare i tempi della quotidianità dei Lonatesi. Ogni elemento della torre rappresenta l�evoluzione del paese stesso: le stratificazioni e i mutamenti si svolgono paral-lelamente all�avanzare del tempo e della tecnologia.La progettazione illuminotecnica si prefigge pertanto lo scopo di coniugare e tradurre in ambito notturno le dichiarazioni espressive insite nell�elemento stesso, permettendo di mantenere quella riconoscibilità pro-pria del manufatto, L�obiettivo ultimo è la valorizzazione dell�intero centro cittadino, mediante l�installazione di un impianto di illuminazione che, grazie al controllo delle ottiche (intensità, direzione e quantità di flusso luminoso), dei puntamenti ed in relazione alle caratteristiche della torre come elemento cardine, consente anche una migliore fruibilità dello spazio al calare del sole.Vi è la necessità di confrontarsi attraverso la luce, attra-verso contrasti di luminanza in grado di mantenere un corretto rapporto con le aree verso cui l�edificio si affac-

cia: la torre si misura con spettatori posti a distanze molto differenti e si relaziona pertanto con le dimensio-ni del territorio vasto e di quello urbano locale.Vi è un bisogno �intellettuale� ancor prima che tecnico insito nel gesto progettuale: qual è il significato del progetto illuminotecnico? fino a che punto possiamo interpretare e soprattutto �con quali diritti�?Analisi e rispetto del luogo e del manufatto sono l�unica risposta esatta.Rimane da stabilire il �come�.Il progetto è il risultato dalla radiografia del sito, ovvero dell�analisi di tutte le peculiarità dell�area, nella com-prensione delle personalità che si intrecciano nel costruito: la soluzione illuminotecnica individuata mantiene le prerogative e la dignità del manufatto attra-verso la �messa in luce� delle proprie caratteristiche formali e �valenze�. La progettazione illuminotecnica proposta è tesa a dar vita ad uno spazio urbano rinnovato, ad un luogo in cui le relazioni umane trovano una continuità di espressio-ne anche durante le ore serali e notturne: gli intenti estetico-formali si confrontano necessariamente con imprescindibili tematiche pratico-funzionali, nonché di vocazione e valorizzazione dell�immagine del territorio comunale di Lonato, con cui la torre si relaziona anche in ambito ristretto. Data anche la posizione e l�ampia visibilità del manufatto nel territorio circostante, il cen-tro cittadino viene inoltre interpretato anche in chiave scenografica, privilegiando scorci, prospettive, vedute: l�intento è quello di favorire una lettura complessa e non frammentaria dell'ambiente urbano. In altri termini non si propone solo una selezione di fronti importanti � quelle più significative per l'identità urbana e la memoria collettiva � ma si tende a creare un ambiente �altro�, quello notturno, complementare nella sua iden-tità di spazio luminoso, a quello ben noto offerto dalla luce del sole e del cielo.La torre civica, situata in Piazza Matteotti, si inserisce infatti tra due aree urbanizzate site a quote differenti: da un lato il fronte principale in cui è alloggiato l�orologio settecentesco ad opera di Domenico Crespi di Cremona, dall�altro i prospetti che fronteggiano le abitazioni del borgo storico, il cui percorso si trova ad un livello di circa quattro metri superiore.

C

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Privilegiata all�interno dello spazio urbano è sicura-mente la percezione del prospetto sud-ovest, che rap-presenta il fronte principale dell�oggetto di intervento, quella dell�orologio, appunto, ma anche dello stemma comunale situato sopra di esso. Tale prospetto risulta infatti visibile in tutta la sua monumentalità e qualità architettonica da Piazza Martiri della Libertà, su cui si affaccia il Municipio e che si configura come spazio di relazione preponderante del centro cittadino.L�altro fronte che gode di buona visibilità, grazie ai rap-porti dimensionali tra Piazza Matteotti e altezza del monumento non eccessivamente penalizzanti, è quello nord-ovest, mentre gli altri due prospetti sono presso-ché adiacenti al tessuto urbano, quindi percepibili facilmente da aree maggiormente distanti. In particola-re i prospetti sud-ovest e sud-est sono percepibili a distanza nell�attraversamento del territorio circostante dalle direttrici che lo percorrono: la linea ferroviaria Milano-Venezia e l�autostrada A4.La luce diviene strumento di orientamento e di eviden-ziazione, con il preciso scopo di caratterizzare i diversi elementi costitutivi del manufatto (basamento, fronti, caditoie, merlature di coronamento, cella campanaria), attraverso l'impiego di sorgenti con caratteristiche spet-trali - e quindi cromatiche - adatte alla lettura di colori e materiali propri del manufatto. Un obiettivo questo che riconosce all�illuminazione potenzialità didattiche tali da rendere interessante, anche di notte, la lettura del territorio e del suo pregiato contesto.Se il colore è forse lo strumento più immediato per la connotazione di fatti ambientali diversi, esso è apprez-zabile solo di notte: altri parametri percepibili anche di giorno grazie all�impatto visivo che determinano, quali la collocazione e distribuzione dei centri luminosi, le caratteristiche del corpo illuminante e del supporto, rendono il progetto degli apparecchi di illuminazione correttamente ambientato.Per tale motivo sono state scelte sorgenti ad alogenuri metallici con bruciatore ceramico (Temperatura di Colore pari a 3000K), caratterizzate da elevata efficien-za luminosa e Resa Cromatica (Ra > 80), e sistemi a diodi ad elevata emissione luminosa (LED bianchi) a lunga durata (60.000 ore), con Temperatura colore T = 3200-4000 K e Resa Cromatica Ra ≥ 70.

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Dal punto di vista impiantistico, è stata effettuata una importante integrazione del nuovo impianto di illumi-nazione con le condutture preesistenti di proprietà dell�Amministrazione Comunale, in modo da ridurre al minimo l�incidenza delle opere civili (scavi e ripristini di terreno, asfalto o pavimentazioni). Gli apparecchi di illuminazione utilizzati abbinano un corpo illuminante ad alto contenuto tecnologico in termini di qualità dei materiali utilizzati, ad un impiego di ottiche, talvolta corredate da relativi accessori, che consentono un ele-vato controllo del flusso luminoso. La disposizione e distribuzione degli stessi è dettata tanto da criteri esteti-co-formali, quanto da principi di buona illuminazione in termini di livelli di illuminamento, luminanza, rispetto della tecnica e della normativa vigente in termi-ni di dispersione del flusso luminoso verso la volta celeste (Legge Regionale Lombardia n. 17/2000, n. 38/2004 e successive modificazioni e integrazioni).L�analisi storica della stratificazione e della costruzione della Torre civica ha determinato la scelta di tre diffe-renti soluzioni illuminotecniche per due parti distinte del manufatto:

1. Torre civica: parte cinquecentesca (fra le cornici aggettanti del basamento e della parte alta)

Si è optato per una tecnica di illuminazione tradiziona-le a proiezione, mediante proiettori per illuminazione d'accento ad elevato rendimento ottico, caratterizzati da specifica qualità dei materiali costruttivi e della componentistica annessa, nonché dalla flessibilità di orientamento che ha permesso di ottimizzare i punta-menti in fase di installazione.L�ottica utilizzata è di tipo rotosimmetrico concentran-te, con apertura del fascio pari a 10°, alla quale vengo-no aggiunti, in relazione alla distanza del proiettore dalla facciata della torre, differenti filtri sagomatori per una distribuzione estensiva del flusso luminoso. I proiettori sono dotati di vetro piano di chiusura tempra-to ed equipaggiati con lampada ad alogenuri metallici con bruciatore ceramico con potenze di 70 W e 150 W, temperature di colore T = 3000 K (bianco caldo), eleva-to grado di resa cromatica (Ra > 80), attacco G12 e classe II di isolamento elettrico (doppio isolamento).Accessori come visiere ed alette direzionali hanno con-

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sentito una maggiore possibilità di controllo del flusso entro le aree illuminate stabilite (ingombro laterale ed in altezza del target illuminotecnico stabilito).

2. Torre civica: parte ottocentesca (dalla cornice aggettante più alta alla merlatura di coronamento)

L�illuminazione della parte alta della Torre Civica si fonda sull�idea della la percezione del manufatto come elemento centrale del comune, atto a scandire i ritmi della vita quotidiana, attraverso la costruzione di scena-ri notturni visibili da aree più ampie di territorio.La stratificazione propria della storia, delle idee e delle tecniche architettoniche di questa parte della torre non potevano essere negate: di qui la scelta del cambiamen-to anche della tecnica di illuminazione, incline a scelte meno tradizionali, fondate sull� innovazione tecnologi-ca e dunque in linea con la storia della costruzione.Per i quattro fronti caratterizzati dalle bifore, si è scelta la tecnica di illuminazione a radenza, mediante proiet-tori lineari a led bianchi, le cui ridotte dimensioni ne consentono una installazione pressoché remota che corre lungo il secondo cornicione. L�utilizzo di led ad alta emissione, se da un lato consente di avere un basso assorbimento di potenza elettrica (1 W per ogni led, per un totale di circa 40 W per ogni apparecchio di illumi-nazione, comprensivo degli ausiliari di alimentazione in esso integrati), dall�altro determina, anche grazie all�aiuto di lenti per un fascio luminoso concentrante (max 10°), di ottenere buoni rendimenti in termini di illuminamento e luminanza delle superfici interessate. Nel rispetto della storia ed in continuità all�illuminazio-ne tradizionale già descritta delle facciate del manufat-to, si è optato per l�adozione di soli led di colore bian-co, di tonalità calda/neutra ed elevata resa cromatica (T = 3200K e Ra > 70). La flessibilità propria del progetto è dimostrata anche dalla scelta di apparecchi di illumi-nazione tecnicamente predisposti ad essere eventual-mente regolati nella loro intensità, nonché gestiti da sistemi di controllo remoti e programmabili.Il coronamento della Torre Civica viene poi messo in evidenza illuminando per contrasto le merlature, attra-verso l�uso di proiettori installati in copertura (proiezio-ne dall�interno verso l�esterno della torre), dotati di filtro sagomatore estensivo per una corretta distribuzione del

4.

5.

1. Fotografia dell’intervento.

2. Planimetria: dislocazione apparecchi di illuminazione e impianto elettrico.

3. Prospetti: dislocazione apparecchi di illuminazione e impianto elettrico.

4. 5. Render di calcolo illuminotecnico con falsi colori.

6. Fotografia notturna antecedente l’intervento illuminotecnico.

7. 8. Fotografie dell’intervento.

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flusso luminoso a radenza lungo le pareti interne dei merli. Ciò comporta il corretto orientamento degli stes-si proiettori in fase di installazione, che dovrà tenere conto dell�inclinazione del fascio luminoso, del punta-mento dei proiettori in modo tale che si riduca al mini-mo la dispersione del flusso luminoso al di sopra delle merlature. Le sorgenti luminose indicate per tali proiet-tori, in linea con le precedenti scelte progettuali, sono ad alogenuri metallici con bruciatore ceramico (T = 3000 K e Ra > 80).

3. Torre civica: cella campanariaL�illuminazione dei quattro prospetti della Torre Civica si completa con la valorizzazione della cella campana-ria, utilizzando il �colore� della luce come elemento caratterizzante nel rapporto fra pieni e vuoti.Sono stati pertanto utilizzati proiettori equipaggiati con lampade ad alogenuri metallici caratterizzate da una Temperatura di colore pari a 4200 K e da un Indice di Resa Cromatica Ra > 65, dotati dunque di una sorgente luminosa con temperatura correlata di colore più eleva-ta, per ottenere un effetto luminoso che sottolinei, attra-verso un diverso colore della luce (tonalità fredda), l�importanza storica e civica delle campane apposita-mente forgiate per la municipalità.

� Massimo comfort visivo per i fruitori di Piazza Matteotti, luogo in cui si erge la Torre Civica oggetto di intervento.

� Contenimento dell��inquinamento luminoso� grazie ad un preciso studio delle ottiche con l�intento di indirizzare e �sagomare� la luce solo entro i limiti del manufatto, secondo quanto prescritto dalla vigente Legge Regionale Lombardia n. 17 del 27 marzo 2000 �Misure urgenti in tema di risparmio energetico ad uso di illuminazione esterna e di lotta all�inquinamento luminoso�, e successive modifiche ed integrazioni, in merito agli edifici di comprovata valenza storica ed architettonica

� Progettazione coordinata su tutto il territorio, grazie ad accensioni flessibili, gestite e comandate da un'unica postazione fissa.

� Riduzione dell�abbagliamento diretto e controllo dei gradienti di luminanza per ciascuna scena visiva, sia essa micro o macro.

� Controllo del flusso luminoso direttamente inviato verso la volta celeste.

� Coordinazione con le reali condizioni di traffico e viabilistiche e con i progetti di riqualificazione di arredo urbano.

Obiettivi e accorgimenti primari

6. 7. 8.

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con la Luce

Illuminazione della Cattedrale di Bari:analisi della scenografia con la luce artificiale

di Arturo Covitti

Arturo Covitti – Docente del Politecnico di Bari

n questo articolo, illustrando un caso di studio, si vuole analizzare quelle problematiche o correnti di pensiero che sorgono quando fra le rappresentazioni di una architettura con la luce diurna si deve scegliere se e quale scenografia presentare con l�illuminazione arti-ficiale1. Su tale argomento non vi è una codificazione comunemente accettata. Le variabili sono molte e il riferimento visivo notturno richiede necessariamente una codifica della rappresen-tazione dei vari elementi, diversa da quella diurna. Non sempre gli esponenti delle varie componenti cul-turali che devono affrontare il problema hanno una visione concorde, considerando però che il monumen-to illuminato sarà oggetto della fruizione collettiva, prevedere quindi il successo visivo nella fase preventi-va del progetto, richiede attente valutazioni. Un elemento spesso controverso è la scelta della dire-zione della luce artificiale, soprattutto se si tratta di luce

proveniente dal basso. Una conseguenza di tale scelta è la formazione �non naturale� delle ombre che crea spesso pareri discordi. Non trascurabile risulta invece l�impatto visivo dei sostegni e degli apparecchi di illu-minazione nella visione diurna, in particolar modo quando si vuole necessariamente illuminare dall�alto, considerando che per la dimensione di certe architettu-re è difficile trovare ubicazioni e sostegni più alti.Altri elementi che suscitano perplessità sono sia la scel-ta della tonalità di colore della luce e sia la luminanza da applicare. Questi ultimi valori poi sono stati drasti-camente ridotti nelle previsioni di alcune recenti leggi che trattano il così detto �inquinamento luminoso�. Questo lavoro realizzato qualche anno fa dal gruppo Enel-Sole, viene considerato come caso di studio per analizzare le soluzioni illuminotecniche adottate con le valutazioni e le correlazioni giorno-notte, sempre con l�obiettivo di valorizzare gli elementi architettonici,

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ma nella consapevolezza che il sistema di riferimento visivo, di sera, cambia completamente.

Premessa Passando dall�ambiente diurno a quello notturno con illuminazione artificiale non vi è una scelta univoca nel definire quale debba essere il panorama da proget-tare, ma ciò non deve essere comunque la premessa per soluzioni troppo personali non legate al monu-mento. L�ambiente illuminato artificialmente difficil-mente può basarsi sulle stesse scenografie percepite di giorno, occorre esaminare nuove possibili modalità valide e che siano tecnicamente realizzabili. Poiché le soluzioni non sono normalizzate, come per l�illumina-zione stradale, su questo argomento vi sono pareri non completamente concordi. La diversità di pensiero può essere un elemento costruttivo quando è conseguenza dello studio e dell�analisi dei problemi2.Alla base del presente progetto e caso di studio vi è l�analisi delle possibili rappresentazioni di più elemen-ti architettonici con la luce artificiale. Il problema viene suddiviso per ciascuno degli aspetti

caratteristici dei diversi elementi considerati: dalla per-cezione dei volumi a quella della trama superficiale della struttura muraria, dai particolari scultori ai basso-rilievi, dalle finestre polifore alle cornici di arricchi-mento dei portali e dei finestroni.

Considerazioni sul riferimento visivo notturno e diurnoLa percezione visiva diurna degli elementi ci viene imposta, nella sua naturale variabilità, dalle condizioni di soleggiamento, variabili nella giornata e nell�anno in funzione della ubicazione geografica, dalla nuvolosità e dalla diffusione della luce del cielo.Nello scenario notturno abbiamo mezzi molto limitati per ricreare solo una parte dell�illuminazione diurna. È un�utopia cercare di inseguire tutti gli aspetti di tale condizione, mentre è necessario decodificare il lin-guaggio espressivo dell�architettura illuminata, in modo che la scenografia scelta sia il più possibile valida este-ticamente, senza trascurare gli aspetti tecnici, econo-mici ed ergonomici, ma facendo riferimento agli ele-menti sostanziali dell�illuminazione naturale.

1.

2.

1. Cattedrale di Bari, vista notturna delle esafore e della trulla cilindrica.

2. Cattedrale di Bari, vista diurna delle esafore di figura 1 e in alto del bassorilievo delle figure 12 e 13.

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con la Luce

Analisi degli elementi architettonici In riferimento a quanto detto, gli elementi e i particola-ri architettonici del monumento vengono analizzati, confrontando l�immagine che essi assumono quando sono illuminati artificialmente con quella diurna, e sottolineando le diversità dovute al cambiamento del sistema di riferimento visivo e in che modo esse incido-no sulla rappresentazione dei contenuti essenziali degli elementi stessi.

Le finestre poliforeNell�analisi della percezione serale delle esafore della Cattedrale di Bari (figura 1), illuminate dal basso, viene fatto un confronto con l�immagine diurna (figura 2) per valutare se la direzione della luce artificiale, diversa da quella diurna, ha valorizzato i contenuti scultorei rispettando l�opera dell�autore. In genere il confronto con la luce diurna è comunque aleatorio, in quanto quest�ultima è estremamente variabile sia per direzio-ne, intensità e contenuto cromatico. Infatti la visione diurna della figura 2 è solo una delle molteplici rappre-sentazioni con la luce naturale, per cui il vero elemen-to di paragone può essere solo il rispetto delle proprie-tà artistiche dell�oggetto da illuminare. Le figure 1 e 3 mostrano che l�illuminazione localizza-ta e proveniente dal basso evidenzia le componenti scultoree e i dettagli, simulando una intensa luminosità

diffusa (cielo nuvoloso) senza fare vedere da dove pro-viene la luce.

La facciata e i suoi particolari scultoreiL�illuminazione delle facciate avviene, solitamente, con luce proveniente dai lati, raramente da direzioni frontali, ma spesso con direzione verso l�alto, sia per la dimensione delle stesse facciate e sia per la difficile disponibilità nei dintorni di elementi di maggior altez-za su cui poggiare gli apparecchi di illuminazione (esempi nelle figure 4 e 6). Anche nel caso dell�inseri-mento di pali di sostegno, l�altezza di questi ultimi sarà quasi sempre inferiore a quella della facciata. La dire-zione della luce, con le possibili ubicazioni delle sor-genti, non sarà quasi mai simile a quella diurna diretta, ma l�obiettivo viene raggiunto ugualmente se il sistema di ombre è tale che tutti gli elementi di discontinuità geometrica rilevanti sul piano architettonico e sculto-reo, vengono evidenziati (figure 5 e 6).

Il campanileAnalogamente a quanto detto per la facciata, per il campanile qualunque sia il posizionamento degli apparecchi, la direzione della luce dal basso è pratica-mente obbligata. Il campanile della Cattedrale di Bari, soprattutto per la parte più alta, è illuminato con luce radente dal basso con i proiettori posizionati sulla bal-conata e la percezione degli elementi decorativi e scultorei è immediata (figura 6 e figura 7), ma con una �inversione� dei contrasti di luminanza rispetto al rife-rimento diurno (figura 8). Elemento razionale che non viene percepito immediatamente, in quanto sono i contrasti che di per sé colpiscono l�osservatore che non ha davanti a se contemporaneamente l�immagine diur-na per il confronto che invece qui viene fatto.

Le cornici scultoree, i cordoli, le lesene e i bassorilieviNei bassorilievi come nelle cornici scultoree ad esem-pio quelle del finestrone absidale (figura 9), l�obiettivo di evidenziare il maggior numero di dettagli si raggiun-ge con la direzione opportuna della luce. Per ottenere tale risultato è fondamentale individuare l�angolazione ottimale per ogni elemento scultoreo, sia che luce pro-venga da posizioni laterali (di solito prevalenti) sia dal

3.

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basso. In quest�ultimo caso, alcuni particolari come cordoli, lesene e marcapiani presentano un�ombra nella parte superiore. Anche qui, razionalmente, questo è esattamente l�opposto del sistema con la luce diurna, ma la percezione dell�elemento scultorio, nella sue dimensioni e particolari, è immediata. Solo dopo la percezione, potrebbe intervenire nell�osservatore l�ele-mento razionale che rimane pur sempre solo un ricor-do di un sistema di riferimento visivo che manca del tutto: quello diurno.

Considerazioni sulla direzione della luceLa luce artificiale proveniente dall�alto che vorrebbe riproporre le condizioni diurne, molto spesso genera più inconvenienti che benefici. Nel caso di edifici di grande altezza ricorrere a piccoli bracci porta apparec-chi ubicati sulla sommità delle facciata e diretti verso il basso, spesso produce un evidente effetto di abbaglia-mento per coloro che guardano verso l�alto. Infatti, la notevole luminanza delle sorgenti poste praticamente nella stessa linea visiva della facciata anche in apparec-chi asimmetrici, rende difficoltosa l�osservazione delle superficie illuminate, impedendone la percezione sia dei dettagli sia della trama superficiale3. Si crea inoltre un impatto visivo diurno, dovuto alla vista dei sostegni e dei relativi apparecchi insieme alla facciata, salvo ad usare bracci alquanto sporgenti e dotati di sistemi mobili a scomparsa nel periodo diurno. Questi ultimi, quando è possibile installarli, sono di costo più elevato e sarebbero giustificati solo dalla impossibilità di iden-tificare altre ubicazioni per gli apparecchi, fermo restante il risultato estetico notturno4.

4. 5. 6.

7.

3. Cattedrale di Bari, vista notturna delle esafore.

4. Facciata della Cattedrale di Bari.

5. Cattedrale di Bari, particolari scultorei della facciata.

6. Cattedrale di Bari, evidenza dei volumi e delle gerarchie visive.

7. 8. Cattedrale di Bari, parte alta del campanile, si nota l’inversione dei contrasti di luminanza rispetto alla vista diurna di figura 8.

9. Cattedrale di Bari, finestrone absidale con bassorilievi e cornici scultoree di arricchimento.

8.

9.

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con la Luce

Il grado di ombreggiatura ottimaleIl sistema di ombre nelle condizioni diurne è sempre mitigato dalla luce diffusa dal cielo, oppure può essere quasi inesistente in assenza di soleggiamento diretto o con cielo nuvoloso. Nella illuminazione artificiale, le ombre tendono ad essere più marcate e la loro lun-ghezza, funzione dell�angolo di incidenza della luce, può avere una misura ottimale, individuata tra l�obietti-vo di evidenziare i dettagli e gli elementi architettonici senza coprire quelli di minori dimensioni5.L�ottimizzazione del sistema di ombre non è semplice da effettuarsi, in quanto non è una costante, spesso gli oggetti da illuminare e da valorizzare hanno una forma complessa e soprattutto diversa tra loro, come i basso-rilievi (figure 10-11 e 12-13) o una serie di fregi di arricchimento della facciata o le statue, come si vedo-no sulla facciata principale della cattedrale (figura 4 bis). Tutti questi elementi hanno richiesto una angola-zione differente della luce. Per le statue, l�espressività artistica è legata proprio al sistema di ombre, perché evidenzi gli elementi scultorei delle loro superfici. In casi complessi occorre fare ricorso ad algoritmi di cal-colo per l�ottimizzazione della direzione della luce6.Dal confronto tra le immagini delle figure 10 e 11, applicando l�algoritmo di valutazione, è emerso che in quella di figura 10 sono evidenziati più particolari architettonici che nella figura 11, dove le ombre sono più lunghe, ma coprono i dettagli minori.

L’impatto visivo dei sostegni e degli apparecchiL�impatto visivo dei sostegni, pali, mensole, ecc., che vengono introdotti per ubicare gli apparecchi di illumi-nazione, dovrebbe essere il risultato di un�attenta ana-lisi delle possibili scelte di impianto. Non essendo tale impatto direttamente connesso con gli elementi illumi-nati, se viene trascurato, può presentare il �conto� a lavori ultimati con la presenza troppo invasiva degli elementi di impianto. Il ricorso all�illuminazione dal pavimento avrebbe il notevole beneficio di non intro-durre pali di sostegno e quindi evitare il loro impatto visivo, soprattutto diurno, pur introducendo una nuova e particolare percezione dell�oggetto illuminato. Spesso tale soluzione non è adottabile soprattutto con edifici di altezza superore a una decina di metri. La soluzione

di ubicare gli apparecchi sulle proprietà altrui, cioè sugli edifici circostanti, può creare spesso problemi di servitù non sempre superabili. Per la Cattedrale di Bari, buona parte degli edifici vicini erano di proprietà della Curia Arcivescovile e altri di proprietà comunale, men-tre per alcuni altri appartenenti a privati cittadini, si sono dovute superare prima alcune difficoltà. Vi sono altri apparecchi ubicati, invece, sul monumento stesso, ma in posizioni non visibili dal basso. In quest�ultimo caso nasce il problema della �reversibilità�, cioè la possibilità della loro rimozione senza lasciare traccia sul monumento. In realtà tutti gli apparecchi sono di fatto �reversibili� perché si smontano facilmente, quel-lo che può creare il problema può essere il sistema di fissaggio o di sostegno.

Considerazioni sulla tonalità della luceL�obiettivo della rappresentazione notturna di un monu-mento illuminato deve essere anche quello di ricordare la sua identità cromatica, cioè quella colorazione diur-na e che storicamente lo caratterizza7, così come solita-mente lo vediamo di giorno. Anche per quest�ultima af -fermazione c�è da dire che ci riferiamo al giorno soleg-giato e sereno, pur sapendo che abbiamo altre possibili rappresentazioni diurne. Infatti, dalle figure 10-11 e 12-13, si nota come l�immagine diurna della pietra ha una colorazione decisamente differente verso il tramonto, alle ore 19 (in estate), rispetto a quattro ore prima, cioè nella fase più caratterizzante l�identità cromatica. La scelta della tonalità della luce artificiale dovrebbe quindi fare in modo che l�immagine �ricordi� cromati-camente quella diurna, senza peraltro introdurre inter-pretazioni molto personali mediante l�uso di sorgenti colorate che non sono �al servizio� del bene monu-mentale poiché ne alterano l�immagine, quando non introducono proprio una turbativa. Osservando quanto è stato già realizzato per l�illuminazione dei monumen-ti, si nota che la scelta della tonalità non trova consen-si unanimi8. Infatti, assistiamo a soluzioni che vanno dall�uso di lampade a vapori di sodio, quindi con tem-peratura di colore di 2000 K e bassa resa dei colori, fino a luci bianche anche oltre i 5000 K. In realtà in sede di valutazione, ciò che determina il giudizio non sono tanto le considerazioni fotometriche quanto

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l�aspetto complessivo (appearance) in un contesto mul-tidimensionale. La luce artificiale dovrebbe essere scelta ottimizzando le tre dimensioni dell�appearance, proponendo l�identità cromatica del monumento, evi-tando lampade con bassa resa dei colori, ma evitando anche l�aspetto �lunare� (washing out effect) che si avrebbe con temperature di colore �diurno� e infine, gli aspetti troppo emergenti (pop-out)9. Occorre tenere presente che la visione notturna dei colori è anche soggetta alle variazioni di sensibilità del sistema visivo, dove la nota curva di visibilità fotopica, indipendente-mente dalla sua reale validità attuale, non rappresenta più un effettivo riferimento. Per la Cattedrale di Bari sono state impiegate lampade a ioduri metallici con buona resa del colore e temperatura di 3000 K.

Luminanza delle superficiLa scelta del valore della luminanza della facciata in ambiente complesso, non è un problema di immediata o meglio univoca soluzione10 perché non è sufficiente la misura della luminanza per predire quale sarà la chiarezza visiva dell�oggetto illuminato10, anzi sono state riscontrate forti differenze tra la percezione e la previsione fornita da misure fotometriche11. La stimola-zione che subisce il fruitore varia sia nello spazio sia nel tempo perché oscilla tra situazioni transitorie a situazioni stazionarie, considerando che l�osservatore

sposti il suo interesse in vari punti del campo visivo, dove abbiamo spesso l�oggetto illuminato su sfondo scuro, oppure sia in movimento o sia fermo, in un com-promesso tra visione fotopica e visione mesopica. La soddisfazione visiva che va accertata presso i soggetti fruitori12 risulta funzione più della brillanza che della luminanza essendo l�ambiente illuminato non unifor-me. Di solito le parti alte di un monumento sono osser-vate circondate dallo sfondo buio, mentre le parti basse, inserite nel contesto urbano, hanno intorno superfici illuminate. I valori di progetto della luminan-za sulle superfici della Cattedrale, variano da 5 al 12 cd/mq con oscillazioni più o meno marcate in relazio-

10.

11. 12.

13.

10. Cattedrale di Bari, bassorilievo della facciata, alle ore 19 in estate. Ombreggiatura adottata nell’illuminazione artificiale, ottimizzata mediante algoritmo.

11. Cattedrale di Bari, ombreggiatura diurna del bassorilievo di figura 10 alle ore 15, stesso giorno.

12. Cattedrale di Bari, particolare del bassorilievo visibile in figura 2, alle ore 19 in estate.

13. Cattedrale di Bari, del bassorilievo di figura 12 alle ore 15, stesso giorno.

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con la Luce

ne grado di visibilità voluto per le gerarchie visive13. Valori molto più bassi, cioè intorno a 1 cd/mq (secondo la previsione di alcune leggi regionali italiane), non sarebbero significativi in quanto non consentirebbero di percepire bene i dettagli scultorei, per un inefficace sistema di ombre, né i colori delle superfici, ma presen-terebbero il monumento in �penombra�, come dimo-strato da misurazioni effettuate su edifici �illuminati� con circa 1 cd/mq14.

Le gerarchie visiveUn elemento significativo nell�illuminazione artificiale di un bene architettonico e monumentale è quello di poter prevedere delle gerarchie visive, attraverso diffe-renti valori di luminanza e quindi di visibilità degli elementi che compongono l�oggetto. Una tale preroga-tiva non è identificabile nello stesso modo nell�illumi-nazione diurna. L�uso delle gerarchie visive presenta quindi una ulteriore componente interpretativa che, evitando scelte troppo soggettive, consente di dare maggiore risalto ai significati culturali da trasmettere agli osservatori e fruitori13.

Riduzione del flusso luminoso dispersoL�illuminazione artificiale non sempre risulta contenuta entro le superfici degli oggetti illuminati. Una parte del flusso luminoso più o meno limitata viene dispersa verso il cielo producendo quello che viene definito comunemente inquinamento luminoso, ma che co -munque rappresenta una perdita energetica. Tale feno-meno è più difficile da ridurre con le sorgenti luminose disposte a pavimento o vicine al suolo perchè dirette verso l�alto. Ma la scelta opportuna di un solido fotometrico asim-metrico degli apparecchi e la distanza ottimale dalla base dell�edificio, consentono un notevole e accettabi-le contenimento del flusso disperso. Molti altri accorgi-menti tecnici sono disponibili per ridurre tale fenome-no (griglie, schermi lamellari, ecc.), anche per gli apparecchi installati a parete o sugli edifici adiacenti, come è stato fatto per la Cattedrale di Bari. L�effetto è duplice, si evita la dispersione del flusso luminoso verso l�alto e l�abbagliamento verso il basso fuori dal-l�angolo solido utile.

ConclusioniLa valutazione delle differenze visive degli elementi ar -chitettonici tra la visione diurna e quella notturna con illuminazione artificiale, è un argomento complesso che coinvolge un vasto numero di soggetti: dai fruitori agli operatori che hanno spesso valenze culturali diverse. Con questa analisi applicata al caso di studio dell�illumi-nazione esterna della Cattedrale di Bari si è voluto sotto-lineare come le diversità di rappresentazione giorno-notte può dare delle maggiori opportunità di valorizza-zione, basandosi su scenografie necessariamente di verse da quelle diurne, ma che non lasciano dubbi sulla inter-pretazione degli elementi architettonici illuminati.

RingraziamentiPer le apparecchiature del Laboratorio illuminotecnico LEIAR di Bari IT. La realizzazione dell�impianto di illumina-zione esterna è stata a cura del gruppo Enel-Sole.Per la Soprintendenza ai Monumenti di Bari, le opere sono state seguite dall�arch. Emilia Pellegrino.

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di Silvano Ciravegna, Maurizio Percia e Rosalia Sandrone

Torino introduce il semaforo a LedPer la prima volta in Italia è stato progettato, realizzato e installato un semaforo alimentato anche a 42 V

Silvano Ciravegna, Maurizio Percia e Rosalia Sandrone – Iride Servizi

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l giorno d�oggi alcune applicazioni di tipo spe-cialistico sono basate sull�impiego di sorgenti luminose monocromatiche. Per queste applicazioni, le lampade che impiegano la tecnologia Led (Light Emitting Diode), stanno lentamente soppiantando le classiche lampade ad incandescenza. Le ragioni principali sono: migliore efficienza in termini energetici, maggiore affidabilità,sia in termini di durata sia in termini di continuità del ser-vizio, possibilità di alimentazione con sistemi a bassis-sima tensione. La tecnologia Led trova impiego in applicazioni quali pannelli di segnalazione commercia-li o di sicurezza, boe luminose per la navigazione e i semafori sia per uso urbano sia ferroviario.I vantaggi introdotti dalla nuova tecnologia, e in partico-lare quelli relativi al risparmio energetico ed al miglio-ramento della qualità del servizio, hanno spinto Iride Servizi, che dal 1991 gestisce il sistema semaforico della Città di Torino, ad avviare un programma di sosti-tuzione delle tradizionali lanterne basate su lampade ad incandescenza con quelle a Led. Tale intervento è stato interamente finanziato dalla Città di Torino.Il parco impiantistico gestito da Iride è notevole: al 31 dicembre 2008, era costituito da 665 impianti di rego-lazione del traffico, composti da altrettanti regolatori semaforici, 50.387 lampade, 18.937 lanterne e 8.704 sostegni. Per i suddetti impianti la potenza elettrica impegnata risultava di 3.301 kW per un consumo annuo di energia elettrica pari a circa 12,73 GWh. Tale consumo si tradu-ce nell�immissione in atmosfera di circa 7.400 t di CO2 e corrisponde a circa 2.400 tep. Al fine di conseguire benefici sia dal punto di vista del risparmio energetico, sia da quello del miglioramento della qualità del servizio offerto ai cittadini, Iride Servizi ha già sostituito il 20% delle lanterne semaforiche tradi-zionali con altrettante basate su lampade a Led. Il beneficio dal punto di vista del risparmio energetico è evidente: una lampada a Led assorbe il 70% di energia elettrica in meno rispetto una lampada ad incandescen-za e pertanto, se si considera l�intero parco impiantisti-co, qualora tutti gli impianti fossero dotati di lanterne a Led il consumo annuo di energia elettrica sarebbe circa il 30% di quello attuale. La conseguenza immediata sarebbe il risparmio di 1.700 tep e la mancata immissio-ne di 5.200 t di CO2.

Forte di questi risultati, Iride Servizi in collaborazione con la Città di Torino, ha fatto un ulteriore passo avanti nello sfruttamento delle possibilità offerte dalla tecnolo-gia a Led, progettando ed installando per la prima volta in Italia, il semaforo con lanterne alimentate a 42 V che sono già state omologate dal ministero dei Lavori Pubblici secondo il Decreto Legislativo n. 285/1992 e smi, realizzando in questo modo il primo impianto semaforico intrinsecamente sicuro.

Lanterne a Led nei semafori: vantaggiUn Led è un particolare diodo che ha la proprietà di emettere luce quando opportunamente polarizzato (può essere considerato come duale alla cella fotovol-taica). Il primo Led fu realizzato dalla General Electric nel 1968, emetteva luce rossa ed aveva una efficacia luminosa di circa 1 lumen/Watt. Oggigiorno, grazie ai progressi tecnologici conseguiti negli ultimi 30 anni, i Led hanno una efficacia di più di 100 lumen/Watt. Una caratteristica dei Led è di emettere luce solo in una banda ristretta di frequenza; il colore della luce dipende dal materiale impiegato per la loro costruzione. Il van-taggio immediato rispetto le lampade di incandescenza è la mancanza dello spettro infrarosso che come ben noto corrisponde solo all�emissione di calore. Considerando il caso delle applicazioni semaforiche, l�impiego di lampade a Led al posto delle classiche lampade ad incandescenza permette di avere i seguenti vantaggi:� alta efficienza energetica: l�assorbimento di potenza

può essere anche del 70% inferiore;� maggiore luminosità: la sorgente luminosa è percepi-

ta come più brillante e più direzionale;� maggiore durata: le lampade a Led hanno una vita

utile di oltre 10 anni (contro qualche mese di quelle ad incandescenza);

� continuità di servizio: la lampada è formata da un numero elevato di Led pertanto è poco probabile che si abbia il fuori servizio dell�intera lanterna. Inoltre, data la bassa potenza assorbita, è possibile impiegare delle batterie tampone per garantire la continuità anche in assenza di energia elettrica;

� sicurezza: la bassa potenza assorbita consente l�ali-mentazione delle lampade mediante bassissima ten-

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Innovazione

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sione (≤ 50 V AC) permettendo l�adozione di circuiti di tipo PELV.

Descrizione dell’interventoa. Lanterna a Led: l�installazione di lanterne a led sugli

impianti con tecnologia a bassa tensione (230 volt) avviene contestualmente al rinnovo delle strutture ed alla sostituzione del centralino semaforico. L�alimentazione elettrica nominale di queste lampa-de è di 230 volt, con un range di funzionamento che varia tra il + 10% ed il � 15%, con una potenza assor-bita costante di alcuni watt (8-13 w). Il mantenimen-to fisso dell�assorbimento ed il funzionamento in una fascia così estesa consente di comandare in sicurezza lampade a distanze anche oltre i 150 metri, con il contenimento della sezione del cavo secondo le dimensioni standard (1,5 mmq).

b. Lanterna a Led a 42 V: la bassa potenza richiesta per il funzionamento delle lampade a Led consente di ridurre il valore della tensione di alimentazione fino a far rientrare il sistema nella categoria 0 (tensione nominale inferiore a 50 V in corrente alternata). Grazie a questa possibilità è stato progettato, realiz-zato ed installato per la prima volta in Italia, un sema-foro alimentato a 42 V.

La struttura del semaforo non viene stravolta dal cambio di categoria di tensione in quanto restano gli stessi invo-lucri delle lanterne, l�armadio e la struttura di governo. Cambiano invece i circuiti di potenza e le protezioni del centralino.Come sistema di alimentazione è stato adottato un cir-cuito di tipo PELV (Protective Extra Low Voltage) alimen-tato da un trasformatore di sicurezza. L�adozione di un

circuito PELV è legata alla necessaria connessione del palo semaforico ad un impianto di protezione per le scariche atmosferiche. Per garantire la protezione dai contatti indiretti, sul primario del trasformatore di sicu-rezza è stato inserito un interruttore differenziale. Il tra-sformatore di sicurezza è stato progettato �ad hoc� per l�applicazione in modo da soddisfare, oltre alle esigen-ze di carico, le necessità di ingombro in quanto non era pensabile l�utilizzo di un trasformatore toroidale. L�applicazione è attualmente in fase di sviluppo e sono stati installati allo scopo quattro impianti semaforici in diverse zone di Torino. L�affidabilità del nuovo sistema ed in particolare quella del trasformatore (legata a pro-blemi di sovratemperatura una volta installato nel chiu-sino), sarà testata lasciando i semafori in esercizio per almeno un anno. La scelta di tale arco temporale è det-tata dalla necessità di valutare gli impianti in tutte le possibili condizioni di stress ambientale.

ConclusioniAttualmente gli impianti semaforici si inseriscono in un sistema basato sul risparmio energetico, sull�utilizzo di fonti alternative, ove inquinamento e restrizione di risor-se energetiche sono argomenti che influenzano pesante-mente questi anni. La riduzione del consumo energetico che queste nuove lampade consentono nell�immediato è tangibile, ma è opportuno preoccuparsi sin da ora del Loro smaltimento, dell�eventuale riciclo dei componen-ti, dell�ulteriore ricerca che oltre a ridurre i consumi sia orientata all�utilizzo in garanzia di fonti alternative. È di fatto indispensabile ricordare che le lampade semafori-che, oltre ad illuminare, sono elementi che consentono la gestione del traffico in sicurezza.

1. Corso Massimo d’Azeglio. Castello del Valentino, Facoltà di Architettura. Lanterna semaforica pedonale a Led.

2. Corso Umbria angolo via Livorno. Chiesa Stimmate di San Francesco d’Assisi. Lanterne semaforiche a Led.

3. Corso Novara. Lanterne semaforiche a Led con dispositivo acustico per non vedenti a bassissima tensione (42 V).

4. Corso Lecce angolo via Medici. Lanterna semaforica veicolare a Led.

2. 3. 4.

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CIE TC 4-21. Linee guida per la riduzione della luminanza del cielo

di Paolo Soardo

Paolo Soardo – Coordinatore Comitato Nazionale CIE (Commission Internatioane de l’Eclairage)

Luce

sulle Regole

l TC 4-21 della CIE sta ultimando la revisione della pubblicazione 126 �Guidelines for minimizing sky glow�, argomento sempre attuale nel nostro Paese. Questo rapporto tecnico, pubblicato nel 1997, affron-tava il problema della luminanza artificiale del cielo in modo empirico, suddividendo il territorio in quattro zone (naturalmente buie, suburbane, residenziali, urbane/commerciali) in cui contenere il flusso lumino-so emesso verso l�alto dagli apparecchi di illuminazio-ne rispetto a quello globalmente emesso dagli stessi (rispettivamente 0%, 5%, 15%, 25 %). Il TC 4-21 ha operato su basi scientifiche di causa-effet-to preparando i seguenti criteri,, con l�obiettivo di mettere in relazione la luminanza artificiale del cielo con il flusso luminoso emesso e riflesso verso l�alto.

Risparmio energetico. Si tratta di un tema che ha desta-to l�interesse sia del Presidente USA sia delle direttiva europee 32/2005 detta EUP (Energy using products), e

32/2006 (Usi finali dell�energia). In particolare, il documento attuativo in corso di approvazione della prima direttiva invita a non derogare dalle regole del risparmio energetico per motivi ambientali, in quanto proprio la minimizzazione dei consumi garantisce la massima compatibilità con l�ambiente, luminanza del cielo compresa.

Calcolo del flusso luminoso emesso e riflesso verso l�al-to. La bozza della nuova pubblicazione 126 riporta il ben noto metodo di calcolo proposto dalla AFE Francese ed adottata dal CELMA, l�associazione europea dei costruttori di apparecchi di illuminazione. L�unico pro-blema emerso nelle discussioni è il fattore UFR, Upward Flux Ratio, con cui questo metodo classifica gli appa-recchi di illuminazione, spesso non correlato con le prestazioni. Gli autori di questo metodo hanno annun-ciato una modifica al calcolo dello UFR, che sarà pre-sentato alla prossima riunione del gruppo.

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sulle Regole

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Limiti progettuali. In conseguenza dello studio france-se, il TC 4-21 indica i imiti riportati nella tabella 1 a garanzia di minimizzazione dei consumi energetici, dell�inquinamento atmosferico e della luminanza arti-ficiale del cielo.

Parametro Simbolo Limite

Rapporto di emissione superiore rN ≤ 3%

Rapporto di emissione inferiore ULOR ≥ 90%

Fattore di utilizzazione u ≥ 30%Tab. 1. – Limiti progettuali per l’illuminazione esterna

Si noti che il limite del flusso luminoso emesso verso l�alto è conforma a quanto prescritto dalle direttive europee e permette di utilizzare apparecchi con il vetro curvo minimizzando consumi energetici ed inquinamento, in quanto l�esiguo flusso luminoso emesso verso l�ato è ampiamente compensato dalla riduzione delle riflessioni delle superfici illuminate.

Programmazione del territorio. La bozza della nuova CIE 126 contiene il metodo di calcolo presentato da

ricercatori italiani che, partendo da un sito da proteg-gere, permette di valutare l�influenza delle sorgenti di luce circostanti, costituite di solito da città illuminate, sulla luminanza del cielo al di sopra del sito, consen-tendo inoltre di valutare i miglioramenti della magni-tudine limite conseguenti a modifiche impiantistiche. Il metodo permette un�ampia scelta delle caratteristi-che fotometriche degli apparecchi di illuminazione, che possono essere sia nascosti all�interno degli edifi-ci (impianti urbani), sia completamente liberi da ogni ostacolo visivo (impianti rurali), come mostrato in figura 1. Il modello complessivo di emissioni e riflessioni è riportato nella figura 2: entrambe le figure sono tratte dai documenti del TC 4-21, insieme alla figura 3, che conferma il carattere diffondente delle città.In appendice è rip ortato un breve rapporto sull�ultima riunione del TV 4-21. Il testo finale della revisione della pubblicazione CIE 126 sarà disponibile dopo la prossima riunione del TC 4-21 che si svolgerà in con-comitanza copn la Sessione di mezzo termine a Budapest.

2.1.

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3.

1. Una città illuminata può essere assimilata a una serie di sorgenti di luce, con la maggioranza degli apparecchi di illuminazione (urbani) nascosti nelle cavità tra gli edifici ed una minoranza di essi (rurali) non schermati dagli edifico o da altri ostacoli.

2. Modello di emissione e diffusione della luce.

3. A sinistra Milano di notte dalla Madonnina sullo sfondo S. Siro. Solo pochissimi apparecchi di illuminazione sono visibili tra I 15000 circa installati in questo settore della città, dato che sono nascosti nelle cavità urbane (A2A Milano). Sulla destra Firenze con il campanile di Giotto e la cupola di Brunelleschi, di nuovo, quasi tutti i 39000 apparecchi di illuminazione installati sono nascosti nelle cavità urbane, le cui aperture diffondenti verso l’alto sono identificabili in base alle piccole zone luminose disseminate su tutto il territorio urbano (SILFI, Firenze).

Elizabeth, sostenuta dagli altri astrono-mi, si scusa per il ritardo. A suo avviso la nuova versione è peggiore della attuale CIE 126, non protegge l�astro-nomia e non contiene sufficienti infor-mazioni sugli ostacoli creati dall�illu-minazione esterna. Esprime giudizi negativi sulla luce

rebbero come sorgenti di luce diffon-denti ed il modello proposto non sareb-be conforme agli studi di Garstang. Inoltre il modello americano OSP è inutile poiché non permette di cono-scere la ripartizione angolare del flusso luminoso che esce dalla �scatola�in particolare tra 0-20° sopra l�orizzonte,

bianca e sui LED che a suo avviso emettono un flusso luminoso eccessivo nella regione del blu. Inoltre, ritiene che il modello delle cavità urbane non sia adatto alle realtà americane con case basse e strade larghe che non nascondono gli apparecchi. A suo avviso le città non si comporte-

CIE TC 4-21. Linee guida per la riduzione della luminanza del cielo

Bruxelles, 14 gennaio 2009

Presenti. Demirdes, Gillet, Lecocq, Pagano, Soardo. Inoltre, cinque astronomi oltreoceano tra cui Eizabeth Alvarez del Castillo in videoconferenza.

Rapporto preliminare. Gilet ricorda che questa avrebbe dovuto essere l’ultima riunione, ma il giorno precedente l’incontro sono arrivati messaggi da astronomi d’oltreoceano con la richiesta di un rinvio di tre mesi per poter proporre modifiche. Tutti i presenti sono contrari poiché, pur avendo essi sempre ricevuto tutte le bozze della nuova CIE 126, mai avevano presentato proposte od osservazioni negli oltre tre anni di lavoro del TV.

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sulle Regole

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campo che ritiene più dannoso per l�astronomia. Non contesta le riflessio-ni ma ritiene che quelle stradali abbia-no un effetto limitato perché schermate da ostacoli naturali ed edifici. Lamenta inoltre l�incertezza progettuale del 20%, a suo avviso eccessiva. Esprime quindi un giudizio negativo sull�intera bozza del TC 4-21 senza tuttavia avan-zare proposte di modifica.Le risposte dei presenti possono essere riassunte come segue.� La nuova CIE 126 è preparata dagli

esperti illuminotecnici della CIE con la collaborazione della comunità astronomica, ma resta un testo desti-nato agli illuminotecnici per guidarli nella progettazione e nella realizza-zione degli impianti di illuminazio-ne: non sono quindi necessarie detta-gliate informazioni a livello astrono-mico.

� L�Europa è fortemente impegnata nel risparmio energetico nell�illumina-zione esterna ed il Presidente eletto negli USA ha dichiarato un analogo interesse. La CIE, che rispetta tali principi, ha emesso una dichiarazio-ne in merito di cui il TC 4.21 deve tener conto.

� La grande maggioranza delle strade è destinata al traffico veicolare e deve quindi essere progettata in base a criteri di luminanza stradale. Il mas-simo risparmio energetico richiede di realizzare i livelli di luminanza pre-scritti dalle norme di sicurezza con il minimo illuminamento stradale. In questo modo si riduce sia l�energia consumata dall�impianto sia la rifles-sione delle superfici illuminate, com-pensando la lieve emissione verso l�alto dovuta alla sola diffusione della luce nell�attraversamento del vetro curvo, necessario quest�ultimo per ridurre consumi energetici ed illumi-namenti stradali.

� La nuova CIE 126 ammette un rap-porto di emissione superiore, non

lo universale la cui validità risiede nel fatto che, partendo dalla misura della luminanza del cielo sopra un sito, si valuta l�influenza delle varie città così permettendo di verificare l�efficacia dei provvedimenti sugli impianti di illuminazione.

� L�applicazione del modello LDI di -mostra che l�unico provvedimento utile all�astronomia è la riduzione dei livelli di illuminazione, con la luce bianca, i LED ed anche con elementi sussidiari, quali la segnaletica cospi-cua.

� L�incertezza dei progetti ed in conse-guenza delle luminanze stradali cal-colate, dipende da numerosi fattori, alcuni non controllabili dal progetti-sta. Se per esempio i calcoli portano ad una lampada da 200 W, che non esiste, si deve adottare una lampada da 250 W. In questo caso, se non si può aumentare l�interdistanza, per-ché ne soffrirebbe l�uniformità, il progettista non potrà che adottare una luminanza del 12% maggiore del necessario. Il 20% della bozza è quindi poco perché contiene anche il 10% del collaudo.

� Il modello OSP può essere modifica-to per calcolare il flusso luminoso con elevazioni 0-20°. Gillet chiede agli americani di finanziare la modi-fica.

La discussione evidenzia l�interesse degli astronomi per la protezione dei grandi osservatori internazionali (Ca -narie, Hawaii, Cile), siti da studiare caso per caso. Si decide che gli astro-nomi preparino una appendice entro il 15 marzo da sottoporre all�approvazio-ne dei soli membri illuminotecnici del TC 4-21.Tutti gli altri argomenti sono rimandati alla prossima riunione a fine maggio a Budapest in concomitanza della ses-sione di mezzo termine della CIE. Non ci sarà videoconferenza: gli astronomi saranno presenti con uno di loro.

maggiore di 0,03 dappertutto per le strade con traffico motorizzato, ampiamente compensato dalle mino-ri riflessioni, mentre nel testo attuale questo rapporto varia da 0, per osser-vatori internazionali di grande rilie-vo, al 25% nelle zone urbane. Nessun peggioramento quindi per l�astrono-mia.

� La luce bianca consente una migliore percezione degli ostacoli in condi-zioni mesopiche ed in visione perife-rica, permettendo di ridurre fino al 50% i livelli di illuminazione, dei consumi energetici ed anche della luminanza del cielo.

� Almeno intorno agli osservatori i LED dovrebbero emettere luce bianca con temperature di colore di 2800-3000 K con una limitata componente blu.

� In ogni caso gli illuminotecnici non potranno fare a meno di impiegare luce bianca e soprattutto LED, appe-na saranno disponibili con costi accettabili, in quanto garantiscono un ingente risparmio energetico.

� L�ipotesi diffondente delle città è non soltanto conforme al modello di Garstang, come dichiarato dal suo stesso autore, ma è stata verificata mediante misurazioni su cinque città in Italia, validando così sperimental-mente il carattere diffondente della città illuminata.

� Il modello Long distance interference (LDI) può essere impiegato nel caso di apparecchi, perfino la totalità, non schermati da edifici, anche se dalle fotografie esistenti, pure di città americane, sembra che la maggior parte sia all�interno di cavità urbane. Si possono ridurre anche le riflessio-ni, notando tuttavia che la maggior parte della luce è riflessa dagli edifi-ci, di cui occorre illuminare la parte più bassa, in modo da ottenere un sufficiente illuminamento verticale e permettere il riconoscimento delle persone. Si tratta quindi di un model-

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ed Eventi

News

Il salone LumiVille, l’associazione francese ACE (Association des Concepteurs lumière et Eclairagistes) e la città di Lione rinnovano l’appuntamento con il concorso che intende riconoscere il ruolo professionale del lighting designer.Negli ultimi vent’anni, la luce è diventata materia complessa e ha conosciuto una profonda evoluzione delle sue applicazioni, tanto funzionali quanto este-tiche, e dei continui progressi in materia di risparmio ed efficienza energetici. Fra gli attori del settore, i lighting designer si sono imposti grazie alla qualità e alla nuova espressione delle loro realizzazioni, diventando figure indispensa-bili all’interno di ogni progetto illuminotecnico. Il concorso è aperto ai lighting designer indipendenti residenti nel territorio europeo ed extraeuropeo, regolarmente iscritti ad un’associazione professio-nale riconosciuta.Ai partecipanti è richiesto di presentare i progetti di illuminazione realizzati o inaugurati nel corso del 2008 nelle seguenti categorie:

Les Trophées LumiVille de la conception lumièreAl via la V edizione del concorso di idee e progetti in occasione della Fiera Internazionale di Lione

• “Patrimonio edile”: progetti di illuminazione perenne di edifici pubblici o privati, contemporanei o storici, visibili da spazi pubblici;

• “Spazio pubblico”: progetti di illuminazione perenne di spazi pubblici urba-ni, rurali, naturali (piazze, strade, argini, parchi…);

• “Giovane lighting designer”: progetti di illuminazione perenne o tempora-nea, architettonica o festiva (categoria aperta ai candidati under 35).

L’edizione 2009 si presenta con una novità: l’introduzione di un quarto premio “Spazio interno” dedicato a progetti di illuminazione perenne di interni. La selezione dei lavori sarà affidata ad una giuria di esperti (lighting designer, paesaggisti, architetti, esperti e giornalisti del settore) che assegnerà i quattro premi di 3000 euro ciascuno, tenendo in debita considerazione l’aspetto artisti-co ed estetico, le scelte tecniche e le necessità dettate dalle politiche di risparmio energetico. I vincitori saranno proclamati mercoledì 27 maggio 2009 nel corso di una serata organizzata dal salone LumiVille e dall’associazione ACE. (MP)

www.lumiville.com • [email protected]

Gli Alpha Beam 300 Clay Paky si preparano a prendere d’assalto l'Europa con uno dei gruppi rock ‘n’ roll di maggior successo di tutti i tempi. Per oltre 30 anni gli AC/DC hanno fatto il tutto esaurito nei loro tour mondiali, e a oggi non sembrano mostrare alcun segno di cedimento. L’attuale Black Ice World Tour, che ha preso il via a fine ottobre in Nord America, accompagna il loro ultimo album e disco di platino Black Ice; Il tour europeo comincia il 18 febbraio ad Oslo e continua fino alla fine di giugno.Il power rock ‘n’ roll del gruppo deve essere supportato da un palco grandioso e da un impianto di luci-audio di forte impatto. Upstaging, Inc. ha fornito tutte le luci per il tour, che includono 48 Alpha Beam 300 Clay Paky, oltre ad avere messo a disposizione la propria sede operativa di Chicago per montare l’inte-ro impianto luci all’interno e operare la pre-programmazione. La direzione creativa e il disegno luci sono stati affidati a Patrick Woodroffe, con Dave Hill co-progettista e programmatore. Il disegno luci assegna gli Alpha Beam 300 in punti strategici intorno al palco: 12 di fronte, 12 sul retro e altri 24 sull'im-palcatura circolare superiore.Il direttore luci Cosmo Wilson commenta: “Abbiamo iniziato con 24 Alpha Beam 300, ma ci hanno così entusiasmato che li abbiamo raddoppiati e ora ne usiamo 48. Quello che impressiona di più è senza dubbio la luminosità: io sono un grande fan degli ACL, e gli Alpha Beam sono stupendi per lo scopo.

Adoro avere i gobo in un faro ACL, permettono di modulare con fantasia il fascio nello spazio, e di ottenere fasci di luce perfettamente fermi e sottili. La velocità di movimento, di cambio-colore e di cambio-gobo è incredibile, così pure l’effetto strobo”.

[email protected]

Clay Paky illumina il rock degli AC/DC

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ed Eventi

News

In occasione di Euroluce, il Salone internazionale di illuminazione che si svol-gerà a Milano dal 22 al 27 maggio 2009, si terrà il Convegno Internazionale tra le Scuole Universitarie di Design, piattaforma di incontro e di discussione, di progetti, esperienze e ricerca su università e formazione artistica, tra docen-ti e ricercatori, operatori del settore, il mondo dell’industria, invitati a presen-tare le loro esperienze professionali o didattiche. Quest’anno a Euroluce, il 25 aprile 2009, presso la Fiera di Milano-Rho, Centro Congressi Sagittarius, promosso dalla Facoltà di Design del Politecnico di Milano e con la collaborazione della Fondazione Cosmit Eventi, il convegno ritorna alla luce con il titolo “Dove va la luce”? Scenari dell’innovazione nell’il-luminazione”, nel quale “Designing Designers” intende approfondire quattro importanti temi:• i Led nell’illuminazione: progettazione di nuovi prodotti, nuovi impianti di

illuminazione e di nuove esperienze che fanno uso di queste sorgenti;• l’illuminazione per il benessere: progettazione di prodotti di illuminazione

d’interni, impianti, nuove ricerche, i risultati relativi ai modi in cui l’illumina-zione può migliorare la qualità della nostra vita;

• l’illuminazione sostenibile e il risparmio energetico: il modo in cui il lighting design affronta i temi legati alla sostenibilità per quanto riguarda i prodotti, gli impianti e l’integrazione con la luce naturale e il risparmio energetico;

• installazioni per gli spazi pubblici: illuminazione d’arte e progettazione urbana, illuminazione per l’arte, il design e l’architettura, le aree urbane e le aree delimitate, le esperienze culturali in cui la luce è comunicazione o fine o quando diventa esperienza artistica o scenografica.

L’annuale appuntamento internazionale Designing Designers si conferma sempre di più con il progressivo allargamento dell’orizzonte dei temi affronta-ti nelle prime edizioni, un importante forum aperto e un tavolo di confronto al servizio della ricerca e della didattica, e di chi contribuisce all’evoluzione del design, della luce e degli scenari del contemporaneo, in cui design e luce sono senz’altro protagonisti.

www.desdes.polimi.it • [email protected]

Scenari dell’innovazione nella 10a edizione di “Designing Designer”

Dopo il successo riscontrato nel 2008 Philips Lighting Academy, ha dato avvio nel nuovo anno a un'ampia scelta di corsi di Formazione di illuminotecnica relativi ad applicazioni, sistemi di illuminazione, tecnologie, trend e progetta-zione, rivolti ad architetti, progettisti, società d’installazione, aziende della distribuzione di materiale elettrico, grandi enti, organizzazioni ed utenti finali. Obiettivo quello di fornire competenze e conoscenze per progettare, vendere ed utilizzare prodotti a valore aggiunto.

Particolare attenzione nei corsi è dedicata all'innovazione, al risparmio energe-tico e alle normative vigenti in materia. In particolare per i nuovi corsi Philips Lighting Academy presenta quest'anno alcune importanti novità. Per l’appro-fondimento dei corsi di cui anticipiamo i titoli e aree: Progettazione illumino-tecnica, Led Avanzato, UNI 11248-EN13201, Risparmio Energetico, Strade, Scuole, Illuminazione urbana, Alberghi, Efficienza Energetica degli Edifici EN15193.

www.lighting.philips.com/it_it/academy/ • [email protected]

Philips Lighting Academy: il programma dei nuovi corsi 2009 di formazione di illuminotecnica

La dimensione emozionale della luce, non solo nell‘architettura ma anche nell‘estetica, assume un ruolo rilevante: la luce non si limita ad avere un‘utili-tà pratica ma diventa uno strumento emozionale. L‘esperienza della luce è dunque un pezzo di cultura, di arte, di stile di vita, sempre a patto che sappia emanciparsi dalla mera funzionalità e imprimere all‘ambiente una sua propria personalità artistica. Chi ha visitato la EXPO.02 in Svizzera e ha passeggiato di notte in una delle quattro Arteplages, chi ha visto il panorama serale del Kunsthaus di Graz e dell‘isola artificiale Murinsel, chi ha seguito l‘artista Siegrun Appelt nel suo modo di presentare il cambio tra luce naturale e artificiale, chi ha vissuto il mutamento dello spazio urbano attraverso la dinamica della luce, avrà già avuto modo di comprendere come la luce riesca a conferire ai luoghi un‘aura inconfondibile, una magia del tutto particolare. Le installazioni di Carmen Perrin nella Clinica delle donne di Lucerna, le opere di James Turrell nella sta-zione ferroviaria di Zug, le sculture di luce di Keith Sonnier nell‘aeroporto di

Monaco o nel Kunsthaus di Bregenz, l‘installazione di Massimo Bartolini nel museo MAXXI di Roma, sono altri straordinari esempi di come l‘arte della luce possa interagire con strutture architettoniche anche molto diverse, drammatiz-zandole in modo inusuale e arricchendole di un contenuto nuovo, spesso del tutto inaspettato. L‘influenza della luce sugli effetti dell‘ambiente, i suoi con-tenuti legati alla percezione dei sensi, il fatto di intendere la luce come mate-riale fisico e anche come strumento, sono tutti aspetti che assumono un‘im-portanza fondamentale al momento di concepire soluzioni illuminotecniche d‘alto livello. Il gruppo Zumtobel è partner di Manifesta7 e dell'installazione di Philippe Rahm, la cui opera tratta il tema del riscaldamento globale causato dalle crescente emissione di CO2. Questa problematica ha fortemente influen-zato il pensiero Zumtobel, dando così vita al concetto Humanergy Balance – Soluzioni illuminotecniche per l’equilibro tra ambiente, uomo ed energia – che definisce la luce come strumento nel migliore dei modi utile per l’uomo senza però danneggiare l’ambiente.

www.zumtobel.it

Zumtobel e l‘arte della luce: dimensioni emozionali ed estetiche

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Aziende

mini mini la nuova lampada a sospensione di Luceplan

Una forma pura, un semplice tratto per disegnare giochi di luce negli ambienti. Disegnata da Habits Studio mini mini è nata da una ricerca di sintesi formale ed esprime nella sua essenzialità una sofisticata progettazione. La particolare lavorazio-ne del corpo, infatti, consente la massima conti-nuità formale con il cavo di alimentazione che diventa parte integrante del prodotto. Sfruttando la spinta elastica del cavo, l’apparecchio si man-tiene in equilibrio nonostante la sua asimmetria. L’effetto decorativo è sorprendente e allo stesso

tempo non invasivo. La struttura miniaturizzata (solo 2,5 cm di diame-

tro) alloggia un pratico sistema di regolazione che

consente una agevole messa a punto dell’ampiezza del fascio luminoso per creare luci d’accento o effetti più morbidi. La lampada, dispo-nibile in unica dimensione, utilizza una alogena minia-turizzata a bassissima ten-sione con riflettore dicroico incorporato in grado di garantire un’eccellente resa luminosa.

Molte volte nei convegni in cui si parla di illumi-nazione, di città, di ambiente, di risparmio energetico, sentiamo anche dire… e se l’illuminazione esterna fosse più “intelligente”? E se venissero concepite soluzioni che si adattano al ritmo della gior-nata o vengono “innescate” dal-l’attività intorno ad esse? E se l’illu-minazione fornisse effetti di luce su misura per i luoghi e i momenti in cui ne abbiamo bisogno e soste-nessero lo stile di vita degli abitanti delle città, migliorandone benesse-re e qualità della vita? A queste domande Phlips Simplicty Event nello scorso ottobre a organizzato a Mosca il tema Healty People, Healty Living, Healty Planet, in cui ha

presentato alla stampa internazionale gli ultimi risultati della ricerca sia in termini di prodotti sia di scenari di progetto. In questo contesto è stata presentata Light Blossom… Fiori di Luce. È un lampione intelligente il Light Blossom per una illuminazione stradale ad alto contenuto ecologi-co, in grado catturare la sua energia dal sole e dal vento modulando il proprio aspetto durante il giorno. Di notte il suo Led illumina solo dove e quando ce n’è veramente bisogno: se cammi-nando per una strada ci imbattessimo in una fila di questi intelligenti lampione, attraverso i suoi sensori, al nostro avvicinarsi la sua intensità luminosa aumenterebbe, dopo il nostro passag-gio diminuirà lasciando una luce più soffusa di sicurezza e attenta all’ambiente. Di giorno natu-ralmente si espone al sole e aprendo i suoi petali dal bocciolo cattura l’energia, ma non solo, come un girasole rincorre e rincorre il sole per darsi energia e luce per la notte. Anche il vento contribuisce a dare energia a questo lampione intelligente e sensibile perché appena comincia a soffiare muove intuitivamente i suoi petali verso l’alto, in posizione semi-aperta, consentendo loro di “catturarlo” poi, i petali ruotano progres-sivamente trasferendo il movimento a un rotore incorporato che lo converte immediatamente in energia. Un albero o un fiore, peraltro segnala ai passanti le sue diverse funzionalità tramite un segnale luminoso lungo il proprio “tronco”. Il sistema di illuminazione a Led di Light Blossom

consuma metà dell’energia di un lampione tradi-zionale fornendo una prestazione persino migliore. Grazie alla sua cellula fotovoltaica e al suo rotore eolico – perfettamente efficienti e integrati – Light Blossom non richiede energia dalla rete. Può fare così affidamento su se stesso: persino in caso di insufficienza energetica e altre calamità, Light Blossom continuerà a illuminare durante tutta la notte. Ma per le aree urbane può anche immettere energia nella rete quando produce più elettricità di quella di cui necessiti, divenendo così una fonte di luce che genera piuttosto che consumare energia. Insomma siamo già nel futuro!

Voltimum raggiunge quota 100.000 professionistiIl 2009 un anno di importanti novità per la comunità di operatori del settore elettrico

Il presidente di Voltimum.Italia, Aldo Bigatti, ha comunicato il piano 2009 del più importante portale rivolto alla grande comunità del settore elettrico, che ha raggiunto l’obiettivo dei 100.000 utenti registrati. Il portale Voltimum.it è on-line dal 2001, con una comunicazione nuo va e spesso non convenzionale. Le novità 2009 sono l’avvio di un test di una nuova area pensata per il social network profes-sionale, My Voltimum Space, inizialmente rivolta agli studenti del settore, ma comunque aperta a tutti gli utenti che potranno raccontarsi per una più facile interazione, creando nuove opportuni-tà di business, e nel corso dell’anno è previsto il completo roll-out. La tradizionale stagione dei seminari sul territo-rio vedrà una nuova era. Dopo 4 anni di succes-si la formula sarà virtualizzata: inizieranno infatti una serie di incontri on-line in real-time. Sarà utilizzata una piattaforma tecnologica dedicata che consentirà, all’interno di un’aula virtuale, un’interazione immediata tra classe e docente. Attraverso strumenti di comunicazione dedicati si potrà infatti dialogare con il relatore da un lato, e verificare l’effettivo apprendimento della lezione dall’altro. Tra i diversi progetti annunciati del 2009 il potenziamento di due aree già attive e frequentate: la Web Tv – un canale video dedicato alla filiera elettrica, con contenuti tecnici e animazioni multimediali – e lo Spazio Architetti – area dedicata on-line dal 2007 (www.luce.voltimum.it) dove alle informa-zioni tecniche vengono affiancate notizie e arti-coli di design. Mentre i contenuti tecnici si arricchiscono di presentazioni multimediali e di video interattivi, che contribuiscono ad incre-mentare ulteriormente il valore aggiunto che Voltimum ha sempre garantito ai propri utenti e ai propri partner, tra i quali AIDI.dal 2008 fra quelli associativi e culturali. I risultati raggiunti e la forte visibilità su web – senza eguali nel set-tore – sono confermati da osservatori indipen-denti come Alexa.com – web information com-pany, che monitora il traffico internet a livello mondiale.

Light Blossom, un lampione magico ecosostenibile

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Avviati i lavori di ampliamento dell’area produttiva di Reverberi Enetec

Nella sede della Reverberi di Castelnovo né Monti i lavori sono in corso per la razionalizzazione dell’intera area produttiva, con particolare attenzione all’am-biente e al territorio, e possibili nuovi posti di lavoro per il bacino dell’Appen-nino Reggiano, attraverso una nuova linea di produzione con l’ampliamento dell’intero processo di assemblaggio e collaudo dei regolati di flusso gamma Intelux e inverter per impianti fotovoltaici gamma EDI. Una riorganizzazione logistica che terminerà entro l’estate prossima e che consentirà di liberare capacità produttiva nell’attuale stabilimento dove tutte le attività di immagazzinamento materiali, preparazione ed esecuzione imballaggi e stoccaggio degli articoli in partenza troveranno sede in un’area appositamente dedicata. Particolare attenzione sarà prestata all’impatto ambientale: per una migliore integrazione con l’ambiente circostante, al ter-mine dei lavori verrà realizzata una piantumazione di aceri lungo tutto il confine nord dello stabilimen-to. La nuova costruzione verrà inoltre integrata con l’installazione di un impianto fotovoltaico per la generazione di energia elettrica e un impianto solare termico per la produzione di acqua calda.Attraverso gli ampliamenti in corso di realizzazione e alla migliore organizzazione delle aree dedicate alla produzione, Reverberi si pone l’obbiettivo incrementare la capacità produttiva, migliorare la qualità dei prodotti e riduzione i tempi di consegna.

Ecolight e l’illuminazione d’emergenza La nuova normativa sullo smaltimento di pile e accumulatori assegna nuovi obblighi a produttori e distributori

Il Dlgs 188-08 ha introdotto nuove regole per i produttori di pile e accumulatori che sono chia-mati a organizzare e finanziare sistemi di raccolta differenziata di questi prodotti e a occuparsi del loro corretto recupero e smaltimento. Come nel caso dei RAEE (rifiuti elettrici ed elettronici), produttori sono considerati sia coloro che produ-cono direttamente, sia coloro che acquistano all’estero questi prodotti per inserirli nelle loro apparecchiature e immetterli quindi per primi sul mercato italiano. Questo chiama in causa anche i produttori di apparecchi di illuminazione d’emergenza. L’alimentazione di questi apparec-chi avviene infatti, come si sa, attraverso un accumulatore. I distributori sono invece tenuti a mettere a disposizione appositi contenitori in cui poter depositare pile e accumulatori a fine vita e a dare una corretta informazione agli utilizzatori sui danni legati a non corretto smaltimento. Il consorzio Ecolight, grazie all’esperienza accu-mulata nella gestione di tutte le categorie di RAEE, si pone oggi come partner ideale dei pro-duttori e dei distributori nell’adempimento dei nuovi obblighi di legge. Ecolight è in grado di occuparsi dell’intero processo di raccolta e smal-timento e di offrire la consulenza tecnica, ammi-nistrativa e legale necessaria. È il primo Sistema Collettivo ad aver ottenuto le certificazioni di qualità ISO 9001 e ISO 14001 prova delle profes-sionalità e dell’efficienza con cui opera.

Novità nella gamma OPERA: moduli LPS e LPC per potenze fino a 1000 W

Reverberi Enetec amplia la gamma OPERA con due nuovi modelli, che vanno a coprire le applicazioni che richiedono lampade oltre 400 W e fino a 1000 W, come ad esempio nei proiettori e nelle torri faro. I moduli palo LPS ed LPC si inseri-scono all’interno del sistema “punto-punto” per il monito-raggio e il controllo del singolo punto luce. Il modulo moni-toraggio punto luce (LPS) viene installato in prossimità della lam-pada per la telemisura e la telediagnosi del punto luce, e permette la lettura da remoto delle misure (tensione, corrente, costi, potenza, ore di funzionamento, stato lampada, ecc.). La lettura delle misure da parte del centro di controllo consente di individuare velocemente qualsiasi guasto, identificare le lampa-de in esaurimento ed eseguire dettagliate analisi sul funzionamento dei punti luce gestiti. Il modulo monitoraggio e controllo punto luce (LPC), in aggiunta alle funzionalità dell’LPS, permette il telecontrol-lo (l’accensione e lo spegnimento remoto) del singolo punto luce. Come opzione è disponibile una uscita 1÷10 Vdc non isolata che permette di pilotare l’ingresso di un reattore elettronico dimmerabile oppure di comandare un reattore bi-regime; in questo secondo caso il ciclo automatico può anche essere configurarato a 5 livelli di dimmerazione, permettendo così la realizzazione di scenografie.La comunicazione ha luogo tramite onde convogliate tra i moduli LPM (gestore delle onde convogliate, obbligatorio nel quadro) e i moduli palo LPS e LPC: non è richiesto alcun cavo supplementare, e questo facilita l’installazione anche in impianti preesistenti. I moduli sono disponibili nella versione IP66 e in quella IP20, in due range di potenza: da 35 a 400 W e nel nuovo range da 400 a 1000 W, per poter far fronte nel migliore dei modi alle particolari esigenze dei diversi impianti.Mentre il modulo LPS da 1000 W mantiene le medesime dimensioni esterne del modulo LPS da 400 W, il modulo LPC 1000 deve essere equipaggiato con un relè esterno per l’accensione /spegnimento della lampada. Il modulo è pertanto disponibile nella sola versione IP20 e viene alloggiato, unitamente al relè, all’interno di una cassetta.

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