LUCE 3 Avvento - donboscoparrocchia.pcn.net · il Signore protegge i forestieri. Egli sostiene...
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LUCE 3 Settimana di Avvento
Aprite alla luce! A casa vostra farà cantare i colori e anche gli oggetti vibreranno
sotto le sue dita invisibili. Aprite al Vangelo! Trasformerà il vostro lavoro e i
vostri giorni e, lentamente, come un chiarore riflesso su uno specchio, attraverso
voi rifletterà il Volto di Colui che è venuto per la salvezza de mondo. Aprite a
Cristo! La sua luce non giudica. Ma allontanerà i coni d'ombra che, in voi, si
sono incrostati a domicilio. E come soli finora assopiti essa sveglierà la vostra
fedeltà e la vostra giustizia. E anche voi, col cuore scavato dai vostri desideri,
sarete interamente sorgente vibrante di chiarore.
Chiara una luce dal cielo
si diffonde nella notte:
fuggono i sogni e le angosce,
splende la luce di Cristo.
Si desti il cuore dal sonno
non più turbato dal male;
un astro nuovo rifulge,
fra le tenebre del mondo.
Ecco l'Agnello di Dio
prezzo del nostro riscatto;
con fede viva imploriamo
il suo perdono e la pace.
Quando alla fine dei tempi
Cristo verrà nella gloria,
dal suo tremendo giudizio
ci liberi la sua grazia. ( Lodi di Avvento )
Marana tha, vieni Signore Gesù!
La liberazione è vicina
3 Domenica di Avvento Anno A
La venuta di Gesù a Natale ci invita alla speranza.
Possiamo guardare fiduciosi davanti a noi: il
Signore viene incontro a chi lo attende con fede,
perseverando nella pazienza, e lo salva. Possiamo perciò vivere nella gioia.
“sei tu che devi venire o dobbiamo attendere un altro?”
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
PRIMA LETTURA ISAIA 35, 1-6. 8.10
Isaia ci esorta a bandire ogni tristezza, anche se la vita presenta difficoltà e prove, perché il
Signore verrà certamente in nostro soccorso.
Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto. Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa. Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto.
SALMO RESPONSORIALE SALMO 145
Dio prende le difese degli oppressi. E' il difensore dei poveri, delle vedove, degli orfani,
degli stranieri, di chi vive senza difese.
Rit Vieni, Signore, a salvarci.
Il Signore rimane fedele per sempre rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri. Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
SECONDA LETTURA GIACOMO 5, 7-10
Siamo invitati a vivere con pazienza nell’attesa del Signore, che ci dona un domani
migliore. E l'attesa deve essere operosa , ricca di opere di carità.
Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore.
VANGELO MATTEO 11, 2-11
Ai discepoli mandati da Giovanni, Gesù fa constatare che il mondo annunziato da Isaia si
sta realizzando, nonostante le apparenze contrarie: è un Regno di amore aperto agli oppressi
della terra.
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».
MEDITAZIONE ( = meditare con attenzione e ascoltare con amore)
VIENE LUI IN PERSONA
Cristo è il termine finale del cammino che Dio ha percorso per venire a noi. Non c’è più da
aspettare nessuno. E’ la salvezza definitiva. E' l'ultima visita tuttora in atto, che il Signore fa
al suo popolo. E illumina tutte le precedenti. Di qui viene la gioia che colora ogni
celebrazione: l'intuizione che è proprio Dio in persona, che viene a salvarci. Quando Isaia lo
annunziava ( 1 lettura ), la profezia rimaneva oscura. Ma noi che abbiamo visto Dio “squarciare i cieli e discendere” e porre in mezzo a noi la sua tenda, misuriamo tutta la
bellezza dell’annuncio. Non è dal di fuori e da lontano che Egli ci salva. Non cala giù
dall'alto una fune, nell'abisso della nostra miseria. Discende lui stesso, ci viene a cercare
dove siamo. Per questo la salvezza è così meravigliosa. Ci voleva il genio poetico di Isaia per
dipingere la trasformazione radicale che la presenza del Messia avrebbe operato nel mondo:
la sofferenza è mutata in gioia, il deserto in giardino, l’esilio in patria, la cecità si apre alla luce, la sordità alla parola. Tutto il peso della nostra miseria si annulla. E' facile
trasportare in chiave spirituale tutte queste immagini. Esse cantano allora la trasformazione
che si opera in una esistenza, quando si apre a Dio e lo accoglie. ( Mariano Magrassi )
ATTESA COSTANTE E PAZIENTE
Gesù venuto definitivamente, continua a intervenire nella vita della Chiesa e nella vita di
ciascuno. E' alla porta e bussa: ognuno è invitato personalmente ad accoglierlo. Rispondere a
questo invito è il solo modo di prepararci all'ultimo incontro, quando apparirà una seconda
volta a quelli che lo attendono, per recare la salvezza definitiva. Per questa attesa Giacomo ci
presenta l'agricoltore come modello di costanza e di pazienza (Marano Magrassi).
Noi forse vorremmo impazientemente che l’ingiustizia e il male del mondo fossero spazzati
via d’un lampo. Giacomo ci insegna lo stile divino della pazienza. La pazienza è l’altra faccia della fede, è la capacità di conformarci allo stile e all'atteggiamento di Dio, che non
rimanda indefinitamente. "Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina”. Pazienza è avere un animo grande, capacità di guardare
lontano e di attendere senza nervosismi, di sopportare le difficoltà del presente, senza perdere
di vista " la vicina venuta del Signore". ( A. Bonora )
DIO SORGENTE DI GIOIA In un mondo ricco di possibilità, ma nello sesso tempo in balia alle contraddizioni e
giudicato assurdo da alcuni, i cristiani devono comunicare la gioia di cui vivono: una gioia
straordinariamente realista e che esprime la certezza, fondata sulla vittoria di Cristo, che,
nonostante le difficoltà e le apparenti contraddizioni, l’avvenire dell’umanità si sta
edificando. ( Messale ldc)
LA GIOIA PIU’ PROFONDA
Le gioie spontanee dell'uomo sono quelle recate dalla sicurezza della vita quotidiana,
percepite come altrettante benedizioni di Dio: le gioie della vendemmia e della mietitura, la
gioia del lavoro ben fatto o della meritata distensione, la gioia di un pasto fraterno, la gioia di
una famiglia unita, la gioia dell'amore, di una nascita, le gioie rumorose delle feste, come
pure le gioie intime del cuore. Ma esiste una gioia ancora più profonda: quella di coloro
che si fanno poveri davanti a Dio e attendono tutto da lui e dalla fedeltà alla sua legge.
Nulla può allora diminuire questa gioia, nemmeno la prova. La gioia di Dio è forza. La gioia
della Chiesa nella sua condizione terrestre è la gioia del tempo di costruzione. La
celebrazione eucaristica è il momento privilegiato in cui la comunità attinge alla sorgente della vera gioia; ed è in questa prospettiva che i fedeli domandano di poter giungere “ a
celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della salvezza”. ( Messalino LDC )
PREGHIERA (pregare la parola )
Sostieni, o Padre, con la forza del tuo amore il nostro cammino incontro a lui che viene e fa
che, perseverando nella pazienza maturiamo in noi il frutto della fede e accogliamo con
rendimento di grazie il vangelo della gioia. ( Colletta 3 Avvento A )
Signore, tu sei la nostra speranza e la nostra gioia, però qualche volta metti a prova la nostra pazienza. Donaci la grazia di non perderci mai di coraggio, ma di essere, anche per
i nostri fratelli, fonte di serenità e di forza, per far provare quanto è dolce vivere in unione
con Cristo. (Charles Berthés )
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE ( assunzione di impegni concreti)
Seguire l’invito di Paolo: “ Rallegratevi nel Signore. Ve lo ripeto, rallegratevi; il Signore è vicino”. ( Fil 4, 4-5 )
3 Domenica di Avvento Anno A
Vangelo
Matteo 11, 2Matteo 11, 2Matteo 11, 2Matteo 11, 2----11111111 Gesù risponde a Giovanni 2 In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito
parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: 3 «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4 Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che
udite e vedete: 5 I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri
è annunciato il Vangelo. 6 E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». 7 Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: 8 «Che cosa siete andati a vedere nel
deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli
che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9 Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10 Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te
io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. 11 In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è
più grande di lui». ( Bibbia Cei : versione 2008)
Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del
Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: «Sei tu colui che deve venire o
dobbiamo attenderne un altro?». Gesù rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò
che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i
lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l`udito, i morti risuscitano, ai poveri è
predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me». Mentre
questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa
siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque
siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano
morbide vesti stanno nei palazzi dei re! E allora, che cosa siete andati a vedere?
Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto:
Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a
te. In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il
Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”
( Bibbia Cei : versione 1974)
LETTURA ( = leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
La nostra pericope contiene la risposta di Gesù agli inviati di Giovanni, la sua
testimonianza in favore del Battista e la precisazione del suo ruolo nella storia della
salvezza.
GIOVANNI CHE ERA IN CARCERE (2 ) L’imprigionamento di Giovanni è stato riferito da Matteo 4, 12 all’inizio
dell’attività di Gesù.
DELLE OPERE ( 2 ) L’azione di Gesù non risponde esattamente al messaggio dell’imminente
giudizio di Dio su Israele, che Giovanni aveva predicato, e che era il messaggio di un
giudizio di salvezza per quanti si fossero convertiti o di condanna per gli ostinati al male.
Gesù, non attua subito il “battesimo di fuoco”, non pone subito “la scure” alla radice
degli alberi (3, 10 ), né ha in mano il ventilabro per mondare la sua aia (3,11), promette
invece la salvezza addirittura ai pubblicani, ai peccatori e ai pagani, mentre giudica
severamente i devoti esemplari di Israele.
COLUI CHE DEVE VENIRE (3 ) Giovanni non fa distinzione tra la prima venuta di Gesù nella povertà e la seconda nella gloria, il Maestro gli appare come una persona misteriosa e una crisi di
fede lo travaglia nello squallore della sua prigione; per questo manda a Gesù
un’ambasceria per aver chiarezza. ANDATE A RIFERIRE (4 ) Gesù non pronunzia né un sì, né un no chiaro, richiama piuttosto l’attenzione sulla sua opera. Anche col Battista, come per il popolo fa parlare i fatti. E cita
liberamente Isaia che, in diversi passi (26, 19;19, 18; 35, 5-6 ), esalta i frutti della
salvezza messianica: ciechi che vedono, storpi che camminano, lebbrosi mondati, morti
che risuscitano.
AI POVERI E’ PREDICATA (5 ) L’evangelizzazione dei poveri, secondo Isaia 61, 1 è uno dei segni del regno
messianico. Questo segno è messo per ultimo, cioè in rilievo, come altrove è posta al
centro da Matteo la sollecitudine verso i poveri. (5,3-6; 9, 9-13 ; 11, 25-30 )
NON SI SCANDALIZZA (5 ) L’azione dimessa di Gesù poteva costituire per chi si attendeva un messianismo di
altro genere, un ostacolo a credere che egli era il Messia atteso.
PARLARE DI GIOVANNI (7 ) La scena cambia. Ora Gesù parla di Giovanni e lo presenta come un profeta, che ha condotto una vita dura di asceta, che non si è orientato secondo il parere della
gente.
PIU’ DI UN PROFETA (9 ) Giovanni è qualcosa di più che un profeta; egli non annunzia solo la
salvezza, in qualche modo il suo ufficio entra come parte integrante della salvezza
messianica.
ECCO IO MANDO (10 ) Gesù presenta Giovanni come l’araldo, il precursore del Messia, ed esprime
questa concezione con Ml 3, 1, combinato con Es 23, 20. Dei due passi il primo riferisce
la promessa di Javhè di mandare il suo messaggero a preparare la sua (davanti a te )
venuta, il secondo contiene un’altra promessa di Javhé di mandare un suo angelo ( il
mio messaggero), che accompagni Israele nel suo cammino nel deserto.
MEDITAZIONE ( = meditare con attenzione e ascoltare con amore)
I DISCEPOLI DI GIOVANNI
I discepoli del precursore avevano un certo risentimento nei confronti di Gesù, e che
avevano sempre manifestato gelosia nei suoi confronti. …..Finché Giovanni era con loro, li esortava e li ammoniva spesso, ma con scarso successo. Quando infine Giovanni si
rende conto, in prigione, che la sua morte è vicina, allora compie un supremo sforzo per
convincere i suoi discepoli ad abbandonare ogni invidia verso Gesù e a riconoscere in
lui il Salvatore. ……Non gli resta altro che attendere ch`essi personalmente costatino i miracoli che Gesù va compiendo e tornino a riferirglieli…….Cristo, che capisce subito il vero motivo per cui Giovanni gli ha mandato questa ambasciata, non risponde
direttamente alla domanda dei due: - Si, sono io, - benchè‚ sarebbe stato logico che facesse
così. Egli sa che una simile diretta dichiarazione li avrebbe feriti nella stima che avevano
per Giovanni, e preferisce perciò lasciare che i due discepoli riconoscano chi egli è
dagli stessi miracoli che compie sotto i loro occhi. Il Vangelo narra infatti che, dopo
l`arrivo dei discepoli di Giovanni, Gesù guarì molti malati. Quale altra conseguenza
avrebbero potuto trarre i messi di Giovanni da questa sua indiretta risposta alla loro
domanda? Il Salvatore si comporta così perché sa benissimo che la testimonianza delle opere è ben più attendibile e meno sospetta di quella delle parole. Insomma, Gesù
Cristo, essendo Dio, e ben conoscendo i motivi per cui Giovanni gli aveva invitato i suoi
discepoli, guarisce ciechi, zoppi, e altri infermi, non per dimostrare a Giovanni la sua reale
natura - perchè‚ avrebbe dovuto manifestarlo a Giovanni che già credeva e gli obbediva? -
ma soltanto per ammaestrare i seguaci del precursore che ancora nutrivano dubbi. Per questo, avendo sanato rnolti infermi, disse loro: "Andate e riferite a Giovanni ciò che
udite e vedete; i ciechi recuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati,
i sordi odono, i morti risorgono, ai poveri si annunzia la buona novella. E beato è colui
che non troverà in me occasione di scandalo" (Mt 11,4-6). Con queste parole mostra
chiaramente di conoscere i loro segreti pensieri. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 36, 1-2)
ELOGIO DEL PRECURSORE
Ascoltiamo quello che [Gesù] dice di Giovanni, dopo che i discepoli di questo si sono
allontanati: … "Ma chi siete andati a vedere nel deserto? Un profeta? Sì, vi dico; e
più che un profeta" (Mt 11,9). E` infatti compito del profeta predire le cose future, non
indicarle. Giovanni è più che un profeta, perché indicò, mostrandolo, colui del quale
nel suo ufficio di precursore aveva profetato. Ma poichè‚ [Giovanni] non è una canna agitata dal vento, poiché non è vestito di morbide vesti, poiché‚ il nome di profeta non
basta a dire il suo merito, ascoltiamo dunque in che modo possa essere degnamente
chiamato. Continua [il Vangelo]: "Egli è colui del quale sta scritto: Ecco io ti mando
innanzi il mio angelo, perché prepari la tua via dinanzi a te" (Ml 3,1). Ciò che in greco
viene espresso col termine angelo, tradotto, significa messaggero. Giustamente, dunque,
viene chiamato angelo colui che è mandato ad annunziare il sommo Giudice: affinchè‚
dimostri nel nome la dignità dell`azione che compie. Il nome è certamente alto, ma la vita
non gli è inferiore. (Gregorio Magno, Hom. 6, 2-5)
GIOVANNI E’ LA VOCE, CRISTO LA PAROLA Giovanni è la voce. Del Signore invece si dice: «In principio era il Verbo» (Gv 1, 1).
Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio. Se alla voce
togli la parola, che cosa resta? Dove non c'è senso intelligibile, ciò che rimane è
semplicemente un vago suono. La voce senza parola colpisce bensì l'udito, ma non
edifica il cuore. ….. La parola recata a te dal suono è ormai nel tuo cuore, senza
peraltro essersi allontanata dal mio. Non ti pare, dunque, che il suono stesso che è stato
latore della parola ti dica: «Egli deve crescere e io invece diminuire»? (Gv 3, 30). Il suono
della voce si è fatto sentire a servizio dell'intelligenza, e poi se n'è andato quasi dicendo:
«Questa mia gioia si è compiuta» (Gv 3, 29). Teniamo ben salda la parola, non perdiamo
la parola concepita nel cuore. Vuoi constatare come la voce passa e la divinità del Verbo resta? Dov'è ora il battesimo di Giovanni? Lo impartì e poi se ne andò. Ma il battesimo di
Gesù continua ad essere amministrato. Tutti crediamo in Cristo, speriamo la salvezza in
Cristo: questo volle significare la voce. E siccome è difficile distinguere la parola dalla
voce, lo stesso Giovanni fu ritenuto il Cristo. La voce fu creduta la Parola; ma la voce si
riconobbe tale per non recare danno alla Parola. «Non sono io, disse, il Cristo, né Elia, né
il profeta». Gli fu risposto: Ma tu allora chi sei? Io sono, disse, la voce di colui che grida
nel deserto: Preparate la via del Signore (cfr. Gv 1, 20-23). Voce di chi grida nel deserto, voce di chi rompe il silenzio.«Preparate la strada» significa: Io risuono al fine di introdurre
Lui nel cuore, ma Lui non si degna di venire dove voglio introdurlo, se non gli preparate
la via. Che significa: Preparate la via, se non: chiedete come si deve? Che significa:
Preparate la via, se non: siate umili di cuore? Prendete esempio dal Battista che, scambiato
per il Cristo, dice di non essere colui che gli altri credono sia. Si guarda bene dallo
sfruttare l'errore degli altri ai fini di una sua affermazione personale. Eppure se avesse
detto di essere il Cristo, sarebbe stato facilmente creduto, poiché lo si credeva tale prima
ancora che parlasse. Non lo disse, riconoscendo semplicemente quello che era. Precisò le
debite differenze. Si mantenne nell'umiltà. Vide giusto dove trovare la salvezza.
Comprese di non essere che una lucerna e temette di venire spenta dal vento della
superbia. ( Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo - Disc. 293, 3; Pl 1328-1329)
RIMANDO ALLA PAROLA E AI SEGNI
Quando, come per Giovanni il Battista (vangelo), viene un momento di scoraggiamento,
di oscurità e di sospetto («Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo attenderne un altro?»),
il rimando alla parola di Dio e ai segni che accompagnano la sua presenza efficace basta
a restituire fiducia. Il processo di liberazione dell’uomo dalle sue schiavitù e dai
condizionamenti interni ed esterni, rischia di essere fatto perdendo di vista la speranza
ultima, tanto sono urgenti i compiti di rivoluzionare le strutture disumanizzanti, di
coscientizzare gli uomini e di restituirli alla dignità e all’autonomia di persone. D’altra
parte troppo spesso l’ignavia e l’egoismo dei cristiani oscura e mortifica l’annuncio della
liberazione di Gesù, i cui segni sono, oggi, l’impegno verso i poveri, gli emarginati, le
minoranze; la difesa dei diritti della coscienza, il condividere realmente la sorte di chi non ha speranza... Non c’è evangelizzazione che non porti ad una liberazione. Il gioioso
annuncio del Cristo liberatore diventa credibile se i suoi messaggeri sanno pagare di
persona ed essere testimoni della gioia. ( Messalino Ldc )
DIO SORGENTE DI GIOIA Dio vuole la felicità degli uomini, la loro riuscita. I cristiani devono sapere che la Buona
Novella della salvezza è un messaggio di gioia e di liberazione. In un mondo ricco di
possibilità, ma nello stesso tempo in balìa delle contraddizioni e giudicato assurdo da
certuni, i cristiani devono comunicare la gioia di cui vivono: una gioia straordinariamente
realista e che esprime la certezza, fondata sulla vittoria di Cristo, che nonostante le
difficoltà e le apparenti contraddizioni, l’avvenire dell’umanità si sta edificando. Tale è
l’impegno del cristiano che la liturgia esprime con un augurio programmatico: «Dio vi
renda saldi nella fede, gioiosi nella speranza, operosi nella carità» (benedizione solenne).
(Messalino ldc)
MESSIA MISERICORDIOSO
Giovanni Battista, imprigionato da Erode, è visitato dai suoi discepoli, che gli esprimono le
loro perplessità di fronte al ministero intrapreso da Gesù: si attendevano un Messia severo,
e invece Gesù è pieno di bontà e di misericordia. Ai discepoli mandati da Giovanni, Il
Signore risponde mostrando in qual modo si realizza la profezia di Isaia, riguardante
l’opera del Messia. E dopo la loro partenza tesse il più ampio elogio del Battista, Talvolta
siamo anche noi tentati di dubitare di Cristo e del suo Vangelo e aspettiamo la salvezza da
altri messianismi. Ma il solo salvatore di ogni uomo è Gesù. (Charles Berthes ). “Siamo
cristiani non perché amiamo Dio, ma perché crediamo che Dio ci ama”. ( Paul Xardel )
DIO VICINO IN GESU’
Dio è l’ineffabile, l’irraggiungibile, l’invisibile, il tutt’altro. Le vie del cuore,
dell’intelligenza, del bisogno evocano la nostalgia di una Presenza che continua a rimanere
nascosta se essa non decide di uscire dal suo invalicabile abisso di silenzio. … Sono le
opere compiute da Dio attraverso uomini particolari e testimoni a svelarlo nella bellezza
che libera, orienta e perdona. Il luogo del farsi vicino del Lontano è Gesù: il suo volto è il
riflesso di quello dell’invisibile Dio, nel suo agire e nel suo parlare è il Padre che opera e
parla… Un Dio che è buona notizia per i poveri, cammino allo storpio, guarigione al
lebbroso, udito al sordo, vita al muto. Nell’operare di Gesù Dio si rivela come il Dio dei
malati, dei peccatori, dei senza prestigio. Dire che Dio è amore è possibile perché è stato
dato di vederlo e di riconoscerlo in un essere di carne, Gesù, che lo ha reso manifesto con la
sua parola, il suo fare, il suo morire. Dio ancora oggi continua a chiedere mani, cuore,
fantasia per poter essere presenza di salvezza. Chi si rende disponibile sa che il suo posto è
ai margini, tra gli emarginati, pagando con allegria eventuali amare conseguenze.
(Giancarlo Bruni )
TESTIMONIANZA QUOTIDIANA Cristo adempie il suo ufficio profetico non solo per mezzo della gerarchia.. ma anche per
mezzo dei laici, che perciò costituisce suoi testimoni e li provvede del senso della fede e
della grazia della parola perché la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana,
familiare e sociale ( Lumen Gentium ). Siamo noi capaci di credere in Gesù, di affidarci a
lui e di stare con lui come comunità cristiana, dando origine ad una comunità dove sono
possibili oggi i miracoli della fede e dell’amore che dà forza, fa vivere, ridona slancio e
coraggio, risana e rinvigorisce? (Antonio Bonora )
VIENE LUI IN PERSONA Cristo è il termine finale del cammino che Dio ha percorso per venire a noi. Non c’è più
da aspettare nessuno. E’ la salvezza definitiva. E’ l’ultima visita tuttora in atto, che il
Signore fa al suo popolo. E illumina tutte le precedenti. Di qui viene la gioia che colora
oggi la celebrazione: l’intuizione che è proprio Dio in persona, che viene a salvarci.
Quando Isaia lo annunziava ( 1° lettura ) la profezia rimaneva oscura. Ma noi che abbiamo
visto Dio “squarciare i cieli e discendere” e porre in mezzo a noi la sua tenda, misuriamo
tutta la bellezza dell’annuncio. Non è dal di fuori e da lontano che Egli ci salva. Non cala
giù dall’alto una fune, nell’abisso della nostra miseria. Discende lui stesso, ci viene a
cercare dove siamo. Per questo la salvezza è così meravigliosa. Ci voleva il genio poetico di Isaia per dipingere la trasformazione radicale che la presenza del Messia avrebbe
operato nel mondo : la sofferenza è mutata in gioia, il deserto in giardino, l’esilio in patria,
la cecità si apre alla luce, la sordità alla parola. Tutto il peso della nostra miseria si annulla.
E’ facile trasportare in chiave spirituale tutte queste immagini. Esse cantano allora la
trasformazione che si opera in una esistenza, quando si apre a Dio e lo accoglie. ( M.
Magrassi ) CRISTO RESTAURA L’UMANITA’ E’ Dio che venendo restaura ciò che nella famiglia umana era andato in rovina e si era
perduto. Ma molti non accettano questa verità. Per il deista Dio c’è, ma non si occupa
degli uomini e del mondo, comunque vada. Per il razionalista noi nulla possiamo sapere
di un Dio premuroso entrato nella storia umana per soccorrerci, chiusi come siamo nella
sfera invalicabile dell’esperienza soggettiva e personale. Per l’ateo Dio non esiste affatto
per cui all’uomo tocca fare tutto da sé, anzi solo l’uomo può salvare l’uomo. Per il credente invece, tutta la storia è il grande meraviglioso racconto degli interventi continui
di Dio. Dio intervenne a restaurare l’umanità intera con l’invio del suo Figlio unigenito e
interviene ancora e sempre specialmente mediante la Chiesa. (V.Raffa )
ATTESA COSTANTE E PAZIENTE Gesù venuto definitivamente, continua a intervenire nella vita della Chiesa e nella vita di
ciascuno. E’ alla porta e bussa : ognuno è invitato personalmente ad accoglierlo.
Rispondere a questo invito è il solo modo di preparaci all’ultimo incontro, quando apparirà
una seconda volta a quelli che lo attendono, per recare la salvezza definitiva. Per questa
attesa Giacomo, nella seconda lettura, ci presenta l’agricoltore come modello di costanza
e di pazienza. ( M. Magrassi )
FIATO LUNGO Noi forse vorremmo impazientemente che l’ ingiustizia e il male del mondo fossero spazzati via d’un lampo. Giacomo, nella seconda lettura, ci insegna lo stile divino della
pazienza. La pazienza è l’altra faccia della fede, è la capacità ci conformarci allo stile e
all’atteggiamento di Dio, che non rimanda indefinitamente:” “Siate pazienti anche voi,
rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina” . Pazienza è avere un
animo grande, capacità di guardare lontano e di attendere senza nervosismi, di
sopportare le difficoltà del presente, senza perdere di vista “ la vicina venuta del Signore”.
L’impazienza è propria di coloro che hanno sempre di che lamentarsi gli uni degli
altri, come se il presente dovesse essere già perfetto e assoluto come sarà soltanto alla fine.
Con questi brontoloni sempre insoddisfatti e pedanti si ingrigisce e si appesantisce la vita
della comunità cristiana, che diventa priva di gioia e di slancio. ( A. Bonora )
IL VANGELO DELLA GIOIA “Rallegratevi nel Signore. Ve lo ripeto : rallegratevi, il Signore è vicino” (Fil 4, 4, 5 ).
Oggi l’invito alla gioia è perentorio e non meno chiare sono le indicazioni che ci
vengono offerte affinché si possa accogliere fruttuosamente il “ Vangelo della gioia” .
Potremmo individuare tre atteggiamenti : umiltà, fedeltà, utopia e dire che la gioia del
Natale viene accordata agli umili, agli uomini fedeli e ai sognatori.
UMILTA’ Certi messaggi del cielo si insinuano persino nella radice delle parole. “ Umiltà” ha la stessa radice di “terra” e “letizia” ha il significato di “forza fecondante”. E la letizia
rende fertili e rigogliosi gli umili. C’è una turba di indigenti che affollano i testi biblici
odierni, e che sono soccorsi da Dio e gioiscono per liberazioni raggiunte. C’è una
connessione tra i “poveri” e il “lieto annuncio” che viene ad essi portato. E c’è Maria,
protagonista silenziosa di questi giorni che dà la spiegazione della sua “esultanza”
proprio nell’umiltà : “ Dio è mio salvatore : sono piena di gioia. Ha guardato a me alla sua
povera serva”. (Lc 1, 47-48 )
FEDELTA’ La gioia cristiana deriva da due fontane. La prima è la certezza che Dio è fedele e non
viene meno alle promesse. La seconda è la fedeltà che noi dobbiamo conservare nei
confronti del Signore, fino a quando egli tornerà. Non sarebbe male riflettere se alle
radici di tante nostre tristezze non ci siano forse dei processi patologici di infedeltà,
nonostante le mille professioni di fede, e se, di fronte a Dio di parola, non dovremmo
rivedere seriamente le nostre strutture comportamentali, connotate dal tradimento cronico
e dalla slealtà sistematica. UTOPIA “Fuggiamo tristezza e pianto”. E’ l’ultima battuta del brano di Isaia, di una pagina intrisa
di sogni : steppe che fioriscono come narcisi, deserti che risuonano di canzoni, zoppi che
saltano come cervi, muti che esplodono in urla di gioia. Non sono intemperanze dovute a
un particolare genere letterario, ma primi segnali di un mondo diverso, più vero, che
facciamo fatica ad affrettare, perché, immersi nel presente della nostra esistenza, finiamo
per vedere solo le realtà del momento, mentre siamo invitati a guardare oltre e ad
operare perché il domani si avveri presto. ( Da : A. Bello)
LA GIOIA PIU’ PROFANDA Le gioie spontanee dell’uomo sono quelle recate dalla sicurezza della vita quotidiana,
percepite come altrettante benedizioni di Dio : le gioie della vendemmia e della mietitura,
la gioia del lavoro ben fatto o della meritata distensione, la gioia di un pasto fraterno, la
gioia di una famiglia unita, la gioia dell’amore, di una nascita, le gioie rumorose delle
feste, come pure le gioie intime del cuore. Ma esiste una gioia ancora più profonda : quella di coloro che si fanno poveri davanti a Dio, e attendono tutto da lui e dalla fedeltà
alla sua legge. Nulla può allora diminuire questa gioia, nemmeno la prova. La gioia di Dio
è forza. La gioia della Chiesa nella sua condizione terrestre è la gioia del tempo di
costruzione. La celebrazione eucaristica è il momento privilegiato in cui la comunità
attinge alla sorgente della vera gioia ; ed è in questa prospettiva che i fedeli domandano di
poter giungere “ a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della salvezza“ .
(Messalino LDC )
PREGHIERA (=pregare la parola)
• Quante volte, nel contesto dei nostri giorni noi attendiamo un “altro” da quello
che tu sei, Tu che sei così altro da come ti immaginiamo. Donaci un cuore ricolmo di
amore che sappia in ogni più piccolo segno riconoscerti, dacci un cuore di amico, che
gioisce al suono della tua voce. ( Carmelitana scalza )
• E’ veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l’inno di
benedizione e di lode, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore. Egli fu
annunziato da tutti i profeti, la Vergine Maria lo attese e lo portò nel grembo, con
ineffabile amore. Giovanni proclamò la sua venuta e lo indicò presente nel mondo . ( da un prefazio dell’Avvento )
• Il Signore è fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, …dà il pane agli
affamati,… libera i prigionieri, …ridona la vista ai ciechi,… rialza chi è caduto,… ama i
giusti,… protegge lo straniero… sostiene l’orfano e la vedova. ( Dal Salmo 145 )
• Gesù tu sei sempre sotto processo, sempre inquisito: “ Sei tu?”. E ancora
continueranno a chiedere senza fine: “Sei tu, il Signore”. E tu a dire: “ Venite e vedete,
andate e riferite”. Cristo sei tu il Verbo di Dio, che continua a farsi carne, sono le opere a
rivelarti; ma per noi la più difficile delle beatitudini è questa: che è beato solo colui che non si scandalizza di te: aiutaci a credere, Signore. ( D. Maria Turoldo )
• Sostieni, o Padre, con la forza del tuo amore, il nostro cammino incontro a colui
che viene, e fa’ che, perseverando nella pazienza, maturiamo in noi il frutto della fede e
accogliamo con rendimento di grazie il vangelo della gioia. ( Colletta 3 Avvento A )
• Come Giovanni, nel momento del dubbio, vogliamo consultarci con te, ascoltare
te, sentire la tua risposta, farci guidare dal tuo Spirito, Gesù Verità.
• Quando la sofferenza ci tormenta, quando vorremmo un Dio che interviene
subito secondo i nostri desideri, donaci la certezza, Signore, che tu sei con noi e guidi con
amore la nostra vita.
• Donaci Signore, la fedeltà alla tua parola e l’impegno , perché dove siamo noi,
per quanto sta in noi nel nostro mondo, i ciechi vedano, i sordi odano e ai poveri sia
annunziata la buona novella.
• Signore, tu sei la nostra speranza e la nostra gioia, però qualche volta metti a
prova la nostra pazienza. Donaci la grazia di non perderci mai di coraggio, ma di
essere, anche per i nostri fratelli, fonte di serenità e di forza, per far provare quanto è dolce
vivere in unione con Cristo. (Charles Berthés )
• Nella lotta quotidiana, Signore misericordioso, donaci la forza per continuare la
nostra battaglia contro il male, perché tutto sia trasfigurato in bene.
• Donaci, o Padre la volontà di cercarti sempre e la gioia di trovarti e ascoltarti.
Così la tua parola trasformerà la nostra vita e ci renderà capaci di realizzare ciò che è bene tra i nostri cari e nel mondo. (Enzo Bianco )
CONTEMPLAZIONE (=silenziosa accoglienza della Parola di
Dio)
AZIONE (=assunzione di impegni concreti)
Mettere a disposizione dei fratelli cuore, fantasia, mani, voce, perché il Signore, attraverso di noi, continui ad essere presenza di salvezza.
La voce del deserto 3 Domenica di Avvento
Anno B
Cristo Signore, annunziato da
Giovanni, è venuto a salvare l’umanità. Egli è la luce che
illumina e dona gioia e pace a
tutti coloro che sono disposti ad
accogliere la sua salvezza.
“In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
PRIMA LETTURA ISAIA 61, 1-2 . 10-11 Il Messia riserverà la sua tenerezza a chi sarà in difficoltà, porterà la buona notizia
ai poveri, la liberazione agli oppressi, il perdono ai peccatori e, a chiunque lo
accoglierà, la gioia della salvezza.
Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore. Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli. Poiché come la terra produce i suoi germogli e come un giardino fa germogliare i suoi semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutte le genti.
SALMO RESPONSORIALE LUCA 1, 46-50 . 53-54 Chi imita Maria , ringrazia con esultanza il Signore per le grandi cose che Egli fa per
gli umili. Rit. La mia anima esulta nel mio Dio.
"L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia.
SECONDA LETTURA 1 TS 5, 16-24 Siamo invitati ad essere pronti per la venuta del Cristo, vivendo in modo
irreprensibile, nella letizia propria di chi accetta in pieno il Signore. Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male. Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo!
VANGELO GIOVANNI 1, 6-8 . 19-28
Giovanni annunzia con l’umiltà del vero profeta e con la gioia dell'amico sincero che
Cristo è il Messia Salvatore.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
MEDITAZIONE ( = meditare con attenzione e ascoltare con amore)
ATTENDERE IL VERO GESU’
Giovanni fa un annunzio rivoluzionario, perché mette in discussione tutte le
istituzioni umane, che pretendono di risolvere i problemi dell’uomo, relativizza
drasticamente le possibilità di stabilire la giustizia nel mondo, denunzia la fallacia di
ogni promessa umana di felicità. Egli annunzia come vero salvatore uno
“sconosciuto”, non catalogabile tra le figure note, imprevedibile ed inimmaginabile.
E’ uno sconosciuto che fa paura e inquieta. Se fosse un uomo come gli altri uomini si
potrebbe tentare di farlo rientrare nei ranghi, ma se non è come gli altri, ogni
possibilità di influire su di lui svanisce. I Giudei si aspettavano un Messia che li
liberasse e li salvasse, ma allo stesso tempo desideravano e attendevano che si
comportasse alla maniera umana, recando soluzioni umane. E’ la tentazione che può
cogliere anche noi se desideriamo la venuta di Dio, ma vogliamo che Dio faccia
valere i nostri progetti e i nostri desideri. Ma Giovanni fa capire che il Messia non
sarà un uomo come tutti gli altri, non porterà soluzioni offerte dagli uomini. Il Messia
sarà umano-divino, capace di dare lo Spirito, e identico alla stessa luce divina. Sono
passati molti secoli da allora, ma anche oggi testimoniare nel mondo la presenza di
una Luce non umana, cioè di soluzioni che vengono da Dio e alla maniera divina,
suona come provocatorio e insulso! Eppure, per noi cristiani la strada è aperta: come il
Battista dobbiamo denunziare i falsi messianismi che nascono dalle pretese umane e
dalla cecità degli uomini che non vogliono aprire gli occhi alla luce. ( A. Bonora )
UN ANNUNZIO DI GIOIA Questa domenica è chiamata “gaudete” = “rallegratevi” dall’invito che ci viene
rivolto dall’antifona iniziale della Messa: “ Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo
ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino” ( Fil 4, 4-5 ). Ma il tema della gioia appare
ripetutamente nelle letture e nelle orazioni di questa domenica. La gioia è una
caratteristica fondamentale del cristianesimo. A ragione uno scrittore inglese ha
detto : “ la gioia è il gigantesco segreto del cristiano”. Essa invece non abita nella
nostra società, che ha dovuto constatare che il benessere non ha portato la gioia.
Anzi benessere e gioia sembrano inversamente proporzionali: col progredire del benessere regredisce la gioia, e aumenta l’angoscia. E’ altra la sorgente della
gioia. E’ Cristo stesso. La sua venuta arreca gioia . Chi lo avverte e lo accoglie attinge ad una sorgente inesauribile, come Maria che ne esulta nel Magnificat. E la
venuta non è nel passato o nell’avvenire : è “qui, ora”, nell’arco della nostra
esistenza. Essa è sempre attuale. Il cristiano che la esperimenta è un uomo felice. Chi invece non la esperimenta, deve sentirsi interpellato dal rimprovero del Battista:
“C’è in mezzo a voi uno che non conoscete”. ( M. Magrassi )
LA SALVEZZA CRISTIANA
Gesù è colui che ha portato all’uomo la salvezza. Salvezza è anzitutto “annunzio”
della ”buona novella”, cioè del grande messaggio evangelico. La salvezza che Cristo
ha donato è guarigione dalle piaghe interiori, perdono dei peccati, rimozione del
rimorso, del dubbio, dell’errore, delle angosce e di ogni altro male che tormenta lo
spirito dell’uomo. La salvezza è liberazione dalla schiavitù. Cristo ha solennemente
proclamato l’uguaglianza fondamentale degli uomini e la loro fraternità. La salvezza
portata da lui è dunque anche un bene sociale, da meritare con la cooperazione di tutti.
Però nell’ambito interiore schiavitù è anche la lussuria, la gelosia, l’avarizia e tutti gli
altri vizi. La salvezza è una scarcerazione di tutti coloro che sono tenuti prigionieri da questi tirannici padroni dell’anima . Ma schiavitù sono anche il dubbio, il timore, la
sfiducia, il sospetto, lo scrupolo irragionevole. Chi è forte nella speranza e nell’amore
si libera anche da questi tiranni. La salvezza è gioia. La salvezza è poi ricchezza e fecondità spirituale. Produce giustizia, cioè santità e lode di Dio. La salvezza è la
sublimazione dell’uomo, restituito ad una dignità altissima. La salvezza è anche luce per lo spirito. Il Battista si disse venuto per portare testimonianza alla luce. La
salvezza è soprattutto la presenza di Dio che sta in mezzo a noi : “in mezzo a voi
sta uno che voi non conoscete” . ( Vincenzo Raffa )
PREGHIERA (pregare la parola )
O Dio, Padre degli umili e dei poveri, che chiami tutti gli uomini a condividere la pace
e la gioia del tuo regno, mostraci la tua benevolenza e donaci un cuore puro e generoso,
per preparare la via al Salvatore che viene. ( Colletta 3 Avvento B )
Nel bene ricevuto e donato tu vieni a ridarci la pace, a portare la lieta novella, tu l’Unto, il Messia, il Dio fatto carne, fatto uomo, fratello e compagno di viaggio. Vieni
a fare di noi un popolo orante di poveri, amanti del vero e del bene che in nulla
ripongono fiducia se non nell’attesa di te, ricchezza divina. ( Suore Clarisse )
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE ( assunzione di impegni concreti) Cerchiamo di essere in tutta la nostra vita operatori e testimoni di gioia.
3 Domenica di Avvento
Anno B
Vangelo
Giovanni 1, 6Giovanni 1, 6Giovanni 1, 6Giovanni 1, 6----8.198.198.198.19----28282828 Venuta di Giovanni 6 Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché
tutti credessero per mezzo di lui. 8 Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Testimonianza di Giovanni 19 Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu chi sei?». 20 Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo».
21 Allora gli chiesero: «Chi sei dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22 Gli dissero allora: «Chi
sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23 Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come
disse il profeta Isaia». 24 Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25 Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu
battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26 Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta 27 uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono
degno di slegare il laccio del sandalo». 28 Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
( Bibbia Cei : versione 2008 )
Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne
come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per
mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. E
questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da
Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: “Chi sei tu?”. Egli confessò e non
negò, e confessò: “Io non sono il Cristo”. Allora gli chiesero: “Che cosa dunque?
Sei Elia?”. Rispose: “Non lo sono”. “Sei tu il profeta?”. Rispose: “No”. Gli dissero
dunque: “Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno
mandato. Che cosa dici di te stesso?” Rispose: “Io sono voce di uno che grida nel
deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia”. Essi erano stati
mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero: “Perché dunque battezzi
se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?”. Giovanni rispose loro: “Io battezzo
con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di
me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo”. Questo avvenne
in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. ( Bibbia Cei : versione 1974 )
LETTURA ( = leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
La pericope evangelica della terza domenica di Avvento compone insieme due diversi testi del vangelo di Giovanni. L’uno (6-8 ) tratto dal prologo di esso (1-18 ),
l’altro (19-28 ) dalla struttura narrativa della tradizione presinottica, la quale iniziava così
la narrazione evangelica. Benché artificioso, l’abbinamento di questi due testi, orienta
significativamente verso il messaggio: il Battista è colui che, rinviando a Gesù,
annunzia Gesù.
VENNE UN UOMO ( 6 ) Dall’eternità di Dio si passa alla temporalità. Entra in campo uno che annunzia la
luce. E’ un “uomo”, un “inviato” da Dio e ha un nome che ne proclama la misericordia:
Giovanni, Dio fa grazia. La figura di Giovanni, che si suppone conosciuta, viene
concentrata nella sua missione di ultimo profeta “mandato da Dio”.
VENNE COME TESTIMONE (7 )
Lo scopo della missione di Giovanni sta nella testimonianza che egli deve dare alla
luce, perché tutti credano in Cristo. Il testimone è colui che attesta nella storia agli
uomini una realtà, che, pur immersa nella storia umana, la sorpassa. Solo chi ha ricevuto il
dono dello Spirito Santo, come il Battista (1, 32-34 ) ha occhi per vedere in Gesù la luce e
renderle testimonianza.
CREDESSERO PER MEZZO DI LUI (7 ) Lo scopo della testimonianza è la fede, credere che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio
(1-34 ). La fede è la risposta globale e vitale alla rivelazione del e nel Figlio di Dio. Non
solo quindi il Battista non è un antagonista di Gesù, anzi la sua unica missione è quella di
portare tutti alla fede di Cristo. EGLI NON ERA LA LUCE (8 ) L’autore del prologo fa qui una puntualizzazione: Giovanni non è la luce, ma solo una lampada (5, 35 ). Il motivo di tale precisazione, per noi evidente, sta nel fatto
che ai tempi della stesura del Vangelo c’era, in ambienti vicini alla Chiesa, chi riteneva
Giovanni molto più di un testimone, quasi il Messia stesso.
QUESTA E’ (19 ) Come già i tre sinottici, anche il quarto evangelista apre la narrazione della vita pubblica di Gesù parlando del suo precursore, ma, mentre per i primi tre evangelisti il
Battista ha il compito di preparare il popolo ad accogliere il Messia, per l’autore del
quarto Vangelo Giovanni è un semplice testimonio. Viene così ricordata la sua
testimonianza del periodo posteriore al battesimo di Gesù, simbolicamente divisa in tre
giorni, ( 19-28 ; 29-35; 35-42), che non hanno però valore cronologico.
LA TESTIMONIANZA (19 ) Nel primo giorno il Battista ha un confronto con gli inviati dei capi d’Israele. La
sua azione ha determinato nel popolo un movimento religioso di tale portata che l’autorità
giudaica non può restare indifferente. La commissione inviata ha l’incarico di interrogarlo
sulla legittimità del suo impegno di predicatore e di battezzatore, per mettere in chiaro se
il movimento da lui creato ha carattere messianico.
GIUDEI…SACERDOTI E LEVITI ( 19 ) Giovanni usa spesso il termine “Giudei” con particolare riferimento ai capi, farisei
o sacerdoti. La delegazione inviata a Giovanni è composta di sacerdoti e di leviti che
vivevano in contatto con l’aristocrazia sacerdotale, che vedeva con sospetto i movimenti religiosi.
CHI SEI TU? ( 19 ) Il Battista capisce bene che vogliono sapere se è il Messia e risponde che non è il
Cristo con tre asserzioni negative sempre più forti. Lo dice prima solennemente
(“confessò, non negò e confesso” ), poi nega di essere Elia redivivo, che secondo una
concezione popolare che si basava su Malachia 3, 23 ( “Ecco, io invierò il profeta Elia,
prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore “ ) doveva precedere il Messia.
(Gesù dirà invece che il Battista è l’Elia atteso : Mt 11, 14 ), ma non c’è contraddizione tra
Gesù e il Battista, perché Gesù asserisce che nell’azione del Giovanni si compie davvero la
profezia di Malachia 3, 23. Infine Giovanni asserisce di non essere il profeta che
Mosè preannunzia in Deuteronomio 18, 15-18, ( “ Un profeta pari a me, Javhé tuo Dio
farà sorgere in mezzo al tuo popolo”), e che alcuni immaginavano come un personaggio
escatologico distinto dal Messia, forse Mosè stesso redivivo.
IO SONO VOCE ( 23 ) In risposta all’ulteriore domanda degli inviati, Giovanni si presenta come l’araldo
che grida nel deserto, predetto da Isaia 40, 3, cui è affidato il compito, ormai imminente,
di preparare il Regno di Dio. MANDATI DA PARTE DEI FARISEI (24 ) L’autore vuole sottolineare il fatto che erano stati i farisei, che nel Sinedrio avevano
grande autorità, ed erano contrari a tutti i movimenti religiosi che non collimassero con
le loro idee, gli ispiratori della missione.
PERCHE’ DUNQUE BATTEZZI ( 25 ) Nell’ultimo secolo avanti Cristo in ambiente giudaico il battesimo era praticato,
come atto simbolico di purificazione, nella setta di Qumran e nel momento del passaggio
dei pagani al giudaismo, in aggiunta alla circoncisione. Come lo praticava Giovanni
poteva esser visto come gesto messianico, ma se Giovanni negava recisamente di essere il
Messia perché battezzava?
IO BATTEZZO ( 26 ) Giovanni non dà riposta ma descrive il carattere del suo battesimo. Egli battezza solo
con acqua e ciò comporta una differenza essenziale col battesimo che sarà amministrato
dal Messia. Per questo battesimo non ha bisogno di autorizzazioni, gli basta la sua qualità
di araldo.
UNO CHE VOI NON CONOSCETE (26 ) Il Messia è già presente. Gli inviati non lo conoscono, ma Giovanni sì . E il
Battista descrive il suo rapporto col Messia già giunto che è cronologicamente un suo
successore, ma è infinitamente più grande, al punto che Giovanni non si reputa
nemmeno degno di sciogliere, come uno schiavo, i lacci dei calzari.
QUESTO AVVENNE (28 ) Questa Betania non è quella di Lazzaro (Gv 11, 1-8 ), ma un’altra, al di là del
Giordano, la cui localizzazione rimane archeologicamente ancora incerta.
MEDITAZIONE ( = meditare con attenzione e ascoltare con amore)
VENNE UN UOMO
“Venne un uomo mandato da Dio e il nome era Giovanni”. Così inizia il brano evangelico
di questa domenica. Si tratta di un uomo straordinario, addirittura mandato da Dio, ma
egli non può fare quello che fa Dio. Egli non è la luce, ma soltanto una lampada, perché
Gesù stesso è la luce. Giovanni è soltanto un testimone della luce, cioè della rivelazione
divina che è Gesù Cristo. Egli non è il Messia, né un messia rivestito del ruolo e della
dignità che il popolo attribuiva al venturo nuovo Elia, né un messia nei panni di un profeta.
Giovanni è soltanto una “voce” che grida nel deserto. Egli pratica un battesimo di acqua,
invita alla conversione e alla giustizia, ma non può dare la conversione e la giustizia, così
come non può far venire la luce né donare i beni messianici. ( Antonio Bonora )
PER RENDER TESTIMONIANZA
Giovanni “per rendere testimonianza … Doveva rendere testimonianza alla luce”. In
greco il verbo è martyrein (testimoniare), dal quale deriva il nostro “martire”. La
testimonianza si manifesta soprattutto con la parola: non per niente il Battista si
definisce “voce di uno che grida”. Diversamente da quanto avviene nelle nostre culture,
nell’antico Vicino Oriente la parola era sacra ed efficace. E’ per questo che il Decalogo
mette tra i suoi comandamenti il “non pronunziare falsa testimonianza”, soprattutto nei
processi. E’ per questo che, in caso di lapidazione, i testimoni dovevano essere i primi
esecutori della sentenza di cui avevano piena responsabilità attraverso le parole della loro
testimonianza. E’ per questo che nei Salmi e nei Profeti si protesta ripetutamente contro la falsa testimonianza, causa di vita e di morte. (Gianfranco Ravasi )
ANNUNZIO RIVOLUZIONARIO
Con la sua predicazione, Giovanni fa un annunzio rivoluzionario perché mette in
discussione tutte le istituzioni umane che pretendono di risolvere tutti i problemi
dell’uomo. E infatti le autorità giudaiche lo interrogano e lo accusano nello stesso tempo:
“Allora perché battezzi?” Giovanni è pericoloso perché contesta i poteri dell’uomo,
relativizza drasticamente le sue possibilità di stabilire la giustizia del mondo, denunzia la fallacia di ogni promessa umana di felicità e di benessere. (Antonio Bonora )
COMPORTAMENTO DI GIOVANNI
Al centro di questa pagina del Vangelo sta Giovanni, l’umile che totalmente scompare
dietro colui che annunzia, come i “miseri” dell’AT. , come Maria “l’umile serva del
Signore”. E persino il nome di Battista ci rimanda a questa umiltà, giacché “beit aniah” è
da mettere in relazione con la radice “nh” che evoca l’umiltà, l’afflizione l’essere curvato.
Gli umili sono quel “resto” attestante la venuta del Signore che inaugurano il tempo
messianico, quelli che già possono rallegrarsi di Cristo nonostante la povertà di cui egli
stesso si è rivestito. ( Arrigo Chieregatti )
Può essere utile guardare al comportamento di Giovanni che, pur esercitando in pieno la
sua missione profetica di precursore e di preparatore, ci tiene a far capire che non è lui la
persona importante, ma è Cristo. Il mondo attende da noi la presentazione di Cristo:
“Mostraci il Padre” ( Gv 14, 8 ) ci chiede continuamente la gente. Lo chiede anche quando
sta zitta, in chiesa. Lo chiede, però, non solo al sacerdote, ma a tutti i cristiani, perché tutti
abbiamo il dovere di far conoscere e far amare il Messia che viene. ( C. Francesco
Ruppi )
La comunità cristiana come il Battista, è essenzialmente testimone: è chiamata a rappresentare, con la sua parola e la sua testimonianza, l’immagine corretta di Dio e di
riflesso, l’immagine corretta dell’uomo. La carità non solo qualcosa di Dio, una sua qualità,
lo stile della sua azione; è l’identità stessa di Dio. Non è sufficiente definire il Signore
come sapienza, potenza, santità. Per arrivare al cuore del Dio della rivelazione, è necessario
affermare che Dio è carità. La comunità cristiana deve dichiararlo con l’insegnamento ma anche con la propria vita. ( Giuseppe Pasini )
INCONTRO CON CRISTO Cristo è in mezzo a noi. Avvertirlo è sorgente inesauribile di gioia, gioia prorompente.
Ma bisognerà ravvivare la capacità di riconoscere il Cristo, “qui e ora”. E’ troppo forte
in noi la tendenza di situare la sua venuta unicamente nel passato o nel futuro. Essa invece è sempre attuale. Il cristiano che la esperimenta è un uomo felice. Chi invece non avverte
questa presenza, deve sentirsi interpellato dal rimprovero del Battista: “C’è in mezzo a voi
uno che voi non conoscete”. (Mariano Magrassi )
Colui che verrà è uno sconosciuto, non è catalogabile tra le figure note, è imprevedibile e inimmaginabile. Questo sconosciuto fa paura ed inquieta: se fosse un uomo come gli
altri uomini si potrebbe tentare di farlo rientrare nei ranghi, ma se non è come gli altri
uomini, ogni possibilità di influire su di lui svanisce. I Giudei si aspettavano un Messia che li liberasse e li salvasse, ma nello stesso tempo desideravano e attendevano che il
messia si comportasse alla maniera umana, recando soluzioni umane. E’ la tentazione
che coglie anche noi, che desideriamo la venuta di Dio, ma vorremmo che Dio facesse valere i nostri progetti e i nostri desideri . ( Antonio Bonora )
Il brano evangelico parla di testimonianza. Ma per essere testimoni credibili non basta aver sentito dire, bisogna aver visto. Non basta sapere tutto su Gesù Cristo perché
abbiamo letto o studiato il vangelo o il catechismo, bisogna avere incontrato
personalmente Gesù Cristo. Pochi discepoli lo hanno incontrato fisicamente e sono
diventati testimoni; ogni cristiano, ognuno di noi è chiamato ad incontrarlo
spiritualmente, in modo misterioso ma reale: solo così può essere suo testimonio.
(Giovanni Nervo )
GIOVANNI LA VOCE, CRISTO IL VERBO
Giovanni è la voce, ma il Signore "da principio era il Verbo" (Gv 1,1). Giovanni una voce
per un tempo, Cristo il Verbo fin dal principio, eterno. Porta via l`idea, che vale piú una
parola? Se non si capisce niente, la parola diventa inutile strepito. La parola senza un`idea batte l`aria, non alimenta il cuore. E anche mentre alimentiamo il cuore, guardiamo
l`ordine delle cose. Se penso a ciò che devo dire, c`è già l`idea nel mio cuore; ma se voglio
parlare con te, mi metto a pensare se sia anche nel tuo cuore, ciò che è già nel mio. Mentre
cerco come possa giungere a te e fissarsi nel tuo cuore l`idea ch`è già nel mio, formo la
parola e, formata la parola, parlo a te: il suono della parola porta a te l`intelligenza
dell`idea; è il suono che passa da me a te, l`idea invece, che ti è stata portata dalla parola, è
già nel tuo cuore e non se n`è andata dal mio. Il suono, dunque, porta l`idea in te, non ti par
che ti dica: "Bisogna che lui cresca e che io venga diminuito?"(Gv3,30) Il suono della
parola fece il suo ufficio e scomparve, come se dicesse: "Questa mia gioia è completa"
(Gv 3,29). Afferriamo l`idea, assimiliamo l`idea per non perderla piú. Vuoi vedere la parola che passa e la divinità permanente del Verbo? Dov`è ora il Battesimo di
Giovanni? Fece il suo ufficio e passò. Il Battesimo di Cristo ora è in voga. Crediamo
tutti in Cristo, speriamo d`essere salvi in lui: questo disse la parola. Ma poiché è difficile
distinguere tra parola e idea, lo stesso Giovanni fu creduto Cristo. La parola fu ritenuta
idea, ma la parola si dichiarò parola, per non ledere l`idea. "Non sono", disse,
"Cristo, né Elia, né profeta". Gli fu risposto: "Chi sei, dunque, tu? Io sono", disse, "voce di
colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore" (Gv 1,20-23). "Voce di uno che
grida nel deserto": voce di uno che rompe il silenzio. "Preparate la via del Signore": come
se volesse dire: Io vado rimbombando per introdurlo nei cuori, ma non troverò un cuore
nel quale egli si degni di entrare, se non preparate la via. Che vuol dire: "Preparate la via",
se non supplicate convenientemente? che cosa, se non pensate umilmente? Prendete da lui
esempio d`umiltà. Viene ritenuto il Cristo, dichiara di non essere ciò che è ritenuto, né si
avvantaggia per il suo prestigio dell`errore altrui. Se dicesse: Io sono il Cristo, quanto
facilmente sarebbe creduto, se, prima ancora che lo dicesse, già lo era ritenuto! Non lo disse. Si ridimensionò, si distinse, si umiliò. Capí dove era la sua salvezza: capí ch`egli era una lucerna ed ebbe paura di essere spento dal vento della superbia... Gli occhi deboli
hanno paura della luce del giorno, ma possono sopportare quella di una lucerna. Perciò la luce del giorno mandò innanzi la lucerna. Ma mandò la lucerna nel cuore dei fedeli, per
confondere i cuori degli infedeli. "Ho preparato", dice, "la lucerna al mio Cristo":
Giovanni araldo del Salvatore, precursore del giudice che deve venire, l`amico dello sposo. (Agostino, Sermo, 293, 3 s.)
PREPARATE LA VIA
"Preparate la via del Signore" (Is 40,3; Mc 1,3). La via del Signore che ci si ordina di
preparare, o fratelli, camminando la si prepara, preparandola, si cammina. E quand`anche
aveste molto progredito in essa, vi resta sempre nondimeno da prepararla perché, dal
punto in cui siete arrivati possiate avanzare, protesi verso ciò che sta oltre. Cosí, risultando
in ogni singolo stadio preparata la via per il suo avvento, il Signore vi verrà incontro sempre nuovo, in qualche modo, e piú grande di prima. E` quindi con ragione che il giusto
elevava questa preghiera: "Indicami, o Signore, la via dei tuoi precetti e la seguirò sino alla
fine" (Sal 118,33). E forse è stata definita "vita eterna" perché, pur avendo la Provvidenza
previsto per ciascuno una via e fissato ad essa un termine, nondimeno non si dà alcun
termine alla natura della bontà verso cui si tende. Per cui, il saggio e solerte viaggiatore,
quando sarà giunto alla meta, non farà che ricominciare, poiché dimenticando ciò che si
lascia alle spalle (cf. Fil 3,13), dirà a se stesso ogni giorno: "Comincio adesso" (Sal 76,11).
Si lancia come un gigante che nulla teme per percorrere la via dei comandamenti di Dio; da
autentico Idutun (cf. 1Cr 16,42), egli supera facilmente nell`ardore della sua corsa i pigri
che si fermano per via. E pur se arrivato all`ultima ora del giorno, egli ha attinto la
perfezione in poco tempo, percorrendo peraltro un lungo cammino (cf. Sap 4,13); fattosi
svelto, da ultimo che era, fu tra i primi ad essere coronato. (Guerric d`Igny, Sermo V, de
Adventu, 1)
L’AMICO DELLO SPOSO
Spesso avete sentito dire, e ne siete quindi perfettamente a conoscenza, che Giovanni
Battista quanto piú eccelleva tra i nati di donna, e quanto piú era umile di fronte al Signore,
tanto piú meritò d`essere l`amico dello Sposo. Fu pieno di zelo per lo Sposo, non per sé;
non cercò la gloria sua ma quella del suo giudice, che egli precedeva come un araldo.
Cosí, mentre gli antichi profeti avevano avuto il privilegio di preannunciare gli avvenimenti
futuri riguardanti il Cristo, a Giovanni toccò il privilegio di indicarlo direttamente.
Infatti, come Cristo era sconosciuto a quelli che non avevano creduto ai profeti prima
ch`egli venisse, così era sconosciuto a quelli in mezzo ai quali, venuto, era presente. Perché
la prima volta egli è venuto in umiltà, e nascostamente; e tanto piú nascosto quanto piú
umile. Ma i popoli, disprezzando nella loro superbia l`umiltà di Dio, crocifissero il loro
Salvatore e ne fecero, cosí, il loro giudice. (Agostino, C. . in Ioan., 4, 1)
LA VOCE
La voce è quella di Giovanni, la parola però che passa per quella voce è Nostro Signore. La voce li ha destati, la voce ha gridato e li ha radunati, e il Verbo ha distribuito loro i suoi
doni. (Efrem, Diatessaron, 3, 15)
PREGHIERA (=pregare la parola)
• O Dio, Padre degli umili e dei poveri, che chiami tutti gli uomini a condividere la pace e la
gioia del tuo regno, mostraci la tua benevolenza e donaci un cuore puro e generoso, per
preparare la via al Signore che viene. ( Colletta 3 Avvento B )
• Signore, nostro Padre, rendici capaci di accogliere il messaggio di amore e di gioia portato dal
tuo Figlio, e di credere che con lui e per lui il mondo può cambiare, la giustizia può germogliare
sulla terra, la libertà e la pace rifiorire Fa che noi, ripieni di questa gioia, ne siamo testimoni e
messaggeri. ( Charles Berthes )
• Sapessimo anche noi rispondere cosa siamo, quale il compito di ciascuno, quale la sua
missione! E non confonderci con te, non comprometterti con le nostre presunzioni; essere e dirci appena voce, solo voce che grida nei deserti, e ritenerci tutti, tutti indegni di sciogliere persino i
legacci dei tuoi calzari, così tutti crederemmo a te e non a noi, Signore. ( D. Maria Turoldo )
• Coloro che hanno ricevuto il dono della fede, rimangano fedeli alla tua parola, Signore, e si
lascino portare sempre più dentro il mistero della conoscenza di te per essere vincitori sul male
con la pazienza e la carità.
• La vita che tu affidi, ad ogni tuo figlio sia grido di gioia nella tristezza del mondo, e dica la
tua bontà di Padre premuroso verso ogni creatura.
• La nostra indifferenza, Signore, si lasci turbare dal grido dei poveri e degli oppressi per
ricominciare nella nostra vita quotidiana un cammino di giustizia e di operosità nel bene.
• Si fa breve l’attesa. Sappiamo che tu sei vicino: viene la luce, la luce del mondo. Il buio si
squarcia e anche nel cuore si accende la fiamma. Chi sei tu che vieni, annunziato dal grande
profeta?
• Abbiamo udito la “voce” annunziare il tuo regno tra noi; ci ha immersi nell’acqua, lavati
dai nostri peccati. E ora cerchiamo il tuo volto, la luce che illumina il mondo, la gioia predetta da
sempre.
• Giovanni si mette da parte e ti annunzia “Signore”, colui che è il più degno, colui che è
potente di Spirito Santo. Crediamo! E la fede ci apre alla gioia.
• Vieni e prepara tu la via dell’incontro finché sia pronta la strada, appianata, terra umile
semplice e povera dove solo la gioia può andare spedita e scorgere il volto che non conosciamo e
correre incontro all’Amore.
• Ecco giunge la misericordia per l’indigenza della mia povertà, per le piaghe del mio cuore
spezzato, per le catene della mia schiavitù, per le sbarre della mia prigionia. Fa uscire noi tutti, che
il male tiene racchiusi, facci uscire incontro alla luce che viene: per noi è l’annunzio e per tutti i
fratelli che gemono al freddo e all’ombra di morte.
• O luce radiosa, insegna al superbo a deporre i pensieri di male, le armi dell’odio, il rancore, il
sospetto. Aiutaci ad aiutare chi soffre, chi invoca con animo oppresso: libertà!, chi vede il passare
del tempo con angoscia e paura.
• Nel bene ricevuto e donato tu vieni a ridarci la pace, a portare la lieta novella, tu l’Unto, il
Messia, il Dio fatto carne, fatto uomo, fratello e compagno di viaggio. Vieni, a fare di noi un popolo orante di poveri, amanti del vero e del bene che in nulla ripongono fiducia se non
nell’attesa di te, ricchezza divina. ( preghiere di Suore Clarisse )
• L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore, perché ha
guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi
cose ha fatto in me l’onnipotente e santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a
mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele suo servo, ricordandosi della sua misericordia . ( Lc 1,
46-50 . 53-54 )
CONTEMPLAZIONE (=silenziosa accoglienza della Parola di Dio)
AZIONE (=assunzione di impegni concreti)
Cerchiamo di essere in tutta la nostra vita operatori e testimoni di gioia.
Il Signore è vicino 3 Domenica di Avvento
Anno C
L’avvento si muove nel clima della letizia, perché è tempo di lieta attesa. Oggi la liturgia sottolinea questo aspetto di gioia. Il “lieto annunzio”, la “buona notizia” che dà tono alla festa è che il Signore è vicino. Viene in mezzo a noi il Dio della gioia, viene a salvarci.
“Vi battezzerà
con Spirito Santo e fuoco”
LETTURA (leggere con intelligenza e comprendere con sapienza)
PRIMA LETTURA SOFONIA 3, 14-18 Sofonia invita Gerusalemme alla gioia, perché Dio, che è misericordioso, perdona il peccato, revoca la condanna, si prende a cuore l'esistenza del suo popolo.
Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d'Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te. ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia».
SALMO RESPONSORIALE ISAIA 12, 2-6 Il Dio della salvezza è davvero con noi. E' nostra forza, nostro canto, fa per noi cose grandi..
Rit. Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele.
Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza.
Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza. Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere, fate ricordare che il suo nome è sublime.
Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra. Canta ed esulta, tu che abiti in Sion, perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele. SECONDA LETTURA FILIPPESI 4, 4-7 Paolo, che si trova in prigione, invita i fedeli alla gioia, che sempre possono avere nonostante le prove e le afflizioni del tempo presente. Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. VANGELO LUCA 3, 10-18 Alla gente, che si affolla attorno a lui, Giovanni Battista insegna come convenga prepararsi alla venuta del Signore: è necessario un vero cambiamento di vita. In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo. MEDITAZIONE ( = meditare con attenzione e ascoltare con amore)
ATTESA In tempi vicini alla venuta di Gesù, il Battista suscita un movimento di rinascita religiosa e crea un clima di attesa. Anche i primi capitoli del Vangelo di Luca sono caratterizzati dall’attesa: Simeone "aspettava il conforto d'Israele" ( 2, 25 ), Anna “aspettava la redenzione d’Israele” ( 2, 38 ). E il 2° prefazio di Avvento dice che la Vergine visse l’attesa con lo stesso "ineffabile amore" con il quale "portò in grembo" Gesù. L’avvento è tempo di attesa, ma anche tutta la vita cristiana è attesa del compiersi dell'evento per eccellenza, della rivelazione di "colui che è, che era e che viene" ( Ap 1, 8 ). Per questo l'attesa mantiene in tensione la corda dell'impegno cristiano. Senza attesa la vita cristiana è inerte. L'attesa suscita quella proiezione verso il futuro che dà senso e traguardo al presente. L’attesa non si mantiene però in tensione senza un obiettivo riscontro del traguardo verso il quale è protesa. Di fatto il Battista presenta subito al popolo l'orientamento dell'"attesa". ( Mario Masini )
LA GIOIA, SEGRETO DEL CRISTIANO Nel cuore dell’avvento la Liturgia ritrova il coraggio di parlare di gioia. Chesterton ha scritto che essa " è il gigantesco segreto del cristiano” . La gioia è uno degli aneliti più profondi dell’uomo. Molti oggi si illudono di placarlo con il palliativo superficiale del piacere, e finiscono per trovare l’angoscia. Il piacere si ferma ai sensi, la gioia è uno slancio puro e irresistibile di tutto l'essere, davanti a qualcuno la cui presenza dà un senso nuovo alla vita stessa. La gioia vera ha sempre in una persona la sua radice. Nella fede essa giunge al suo apice, perché il credente “gioisce nel Signore”. Dove Egli si rende presente la gioia fiorisce come d’incanto. L'esperienza dice che il segreto peraccedere a questa gioia non è quello di puntare affannosamente alla sua ricerca. Non si va al Signore per far provvista di gioia, ma per incontrarlo e amarlo. Allora essa viene incontro come una sorpresa, perché essa è il privilegio di Dio e un frutto dello Spirito, oltreché una nota caratteristica del Regno. Non c’è che da vivere le realtà della fede: la preghiera, l'amore
generoso nel donare, l'apertura al dono della grazia. Sono altrettante fonti da cui la gioia scaturisce inesauribile. “In un’anima in grazia c’è sempre primavera”, diceva il Curato d’Ars. Questa gioia non comporta l’evasione dai concreti problemi umani. Deve fare i conti con il dolore. Osa guardare tutto in faccia, persino la morte, perché sa che Cristo l'ha vinta. La sofferenza per il credente acquista un significato nuovo, perché diventa il modo per partecipare alla Redenzione. L'usignolo sa cantare anche in un cespuglio di rovi. E' questa la testimonianza più urgente da recare al mondo. La gioia è contagiosa: disarma, trascina. E' quello che spesso manca ad un cristianesimo di "routine". Diceva Nietzsche che i cristiani dovrebbero avere un po' più "l'aria di gente salvata e cantare canti migliori". Un personaggio di Paul Claudel l'ha detto in forma positiva: " Mio Dio, tu mi hai concesso che tutti quelli che mi guardano abbiano desiderio di cantare, come se io segnassi loro sottovoce il tempo". ( Magrassi) CHE COSA DOBBIAMO FARE? “Che cosa dobbiamo fare?”, chiedono a Giovanni le folle, i pubblicani, i soldati. Qui si comincia a ragionare sul serio. Perché se uno non arriva a porsi questa domanda non si può parlare di conversione. Il problema non è qui: "cosa dobbiamo dire?": non si tratta di formulare una dottrina. Qui si incide direttamente nel comportamento, nella prassi. E bisogna forse prima ancora essere convinti che c’è qualcosa da fare. Non è un caso che a interrogare Giovanni siano le folle e soprattutto i pubblicani e i peccatori, categorie tradizionalmente emarginate e considerate in un certo senso irrecuperabili al discorso religioso. Tra quelli che pongono l'interrogativo non ci sono né sacerdoti né leviti, né farisei né sadducei, e la loro è un'assenza significativa: forse non si ponevano il problema, e anche se se lo fossero posto è da pensare che non sarebbero andati da un tipo come Giovanni a chiedere risposta. Il programma di conversione offerto da Giovanni è diversificato, ma convergente in una sola direzione. Alle folle chiede di rifiutare l'ingordigia, l'istinto di accumulo e di possesso, per aprirsi alla solidarietà con chi soffre. Anche se a Natale c'è chi avendo due tuniche ne compra una terza, solo perché arrivano un po' più di soldi in casa. Ai pubblicani, gli agenti che riscuotono le tasse, chiede di rispettare le regole della giustizia. Anche se, quando si tratta di denaro, è facile dire "fan tutti così", e capita che gli stessi regali di Natale siano un modo per compensare operazioni e favori che con la giustizia non hanno assolutamente nulla a che fare. Ai soldati chiede di non approfittare della loro forza, e il discorso potrebbe essere applicato benissimo a chi oggi ha in mano i mezzi della produzione dei beni e non è disposto a rinunziare a niente, e chiede sacrifici, ma agli altri. In sintesi quello che si richiede è un atteggiamento di apertura all’altro, una voglia di solidarietà che ristabilisca l'uguaglianza tra chi ha e chi non ha, un rifiuto dell'avidità e della violenza. La direzione verso cui muove il programma di Giovanni è la carità, ancora una volta. Solo a questo prezzo le folle, i pubblicani, i soldati, potranno ritrovarsi in un tessuto di fraternità e diventare “il popolo”, una comunità di persone legate a Dio e tra di loro. ( Domenico Pezzini ) PERSONE DI GIOIA L’uomo per sua natura è una creatura che lavora e pensa, canta, prega, racconta, celebra, ma la nostra era ha perso le serenità e ha deteriorato il gusto delle festività . Il cristiano autentico , che ama come Cristo e vive in pace con Dio e con i fratelli è una persona di gioia e la irradia nel mondo.
PREGHIERA (pregare la parola ) O Dio, fonte della vita e della gioia, rinnovaci con la potenza del tuo Spirito, perché corriamo sulla via dei tuoi comandamenti e portiamo a tutti gli uomini il lieto annunzio del Salvatore, Gesù Cristo tuo Figlio. ( Colletta 3 Avvento C ) Signore, noi vogliamo che la gioia portata dal Figlio tuo sulla terra risplenda in ciascuno di noi, e per mezzo nostro nel mondo intero. Aiutaci a superare gli ostacoli che ci impediscono di accogliere il messaggio evangelico e di cooperare alla costruzione di un mondo migliore. ( C. Berthes )
CONTEMPLAZIONE (silenziosa accoglienza della parola di Dio)
AZIONE ( assunzione di impegni concreti)
Apriamoci al Signore, aderiamo a lui, affidiamoci alla sua misericordia:
esperimenteremo la sua gioia.
3 Domenica di Avvento Anno C
Vangelo
Luca 3, 10Luca 3, 10Luca 3, 10Luca 3, 10----18181818
Predicazione di Giovanni il Battista 10 In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo:
«Che cosa dobbiamo fare?». 11 Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». 12 Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli
chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13 Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14 Lo
interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». 15 Poiché il popolo era
in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non
sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17 Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per
raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». 18 Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
( Bibbia Cei : versione 2008 )
In quel tempo le folle interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?».
Rispondeva: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare,
faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero:
«Maestro, che dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di
quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi che
dobbiamo fare?». Rispose: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno,
contentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti si
domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo,
Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più
forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali:
costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per
ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà
con fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la
buona novella.
( Bibbia Cei : versione 1974 )
LETTURA ( = leggere con intelligenza e comprendere con sapienza) Luca presenta Giovanni e la sua attività nei primi 20 versetti del capitolo 3. Nei
versetti 3-6 la presentazione è generale e sintetica ( II domenica Avvento C ) e in 7-14 è
fatta con due saggi della sua predicazione; nel primo ( 7-9 ) il Battista invita la folla a
fare opere coerenti con la conversione, nel secondo risponde a chi lo interroga (10-14 ).
Poi annunzia Gesù.
LE FOLLE INTERROGAVANO (10 ) Varie persone interrogano Giovanni. Un primo gruppo è costituito dalle “ folle”
Esse, che di per sé vuole il bene e la giustizia, domandano che cosa devono fare, e
Giovanni risponde chiedendo non cose peregrine, ma comportamenti buoni e onesti,
dice che in ogni condizione di vita si può accogliere il regno, se il comportamento è
secondo la volontà di Dio. PUBBLICANI (12 ) Il secondo gruppo è costituito dai pubblicani, che erano esattori delle imposte.
Giovanni a loro non chiede di lasciare il mestiere, ma proibisce di arricchirsi in maniera
illecita e li invita ad esercitare il mestiere con giustizia.
ALCUNI SOLDATI (14 ) Alla terza categoria, costituita da soldati, che rivolgono la stessa domanda,
Giovanni chiede di non fare violenza, non taglieggiare la popolazione inerme e di
accontentasi della paga.
IL POPOLO….SE NON FOSSE IL CRISTO ( 15 ) Da momento che il popolo sospetta che lui sia il Messia, Giovanni chiarisce la sua posizione nei confronti di Gesù e le differenze tra il suo battesimo e quello del
Cristo.
PIU’ FORTE ( 16 ) Dichiara che Gesù è più forte, più “potente” ( la potenza è un attributo divino:
vedi il salmo 24: “E’ il Signore, forte e potente in battaglia.).
CON ACQUA…IN SPIRITO SANTO E FUOCO (16 ) Quanto al Battesimo asserisce che il suo è “con acqua”, mentre quello di
Gesù è “in Spirito Santo e fuoco”. Lo “Spirito Santo” dona la salvezza definitiva, il
“fuoco” è segno del giudizio e quindi della condanna senza riscatto per i malvagi.
Il Battesimo di Giovanni era un rito di immersione che poteva ispirarsi alle
abluzioni del giudaismo ufficiale o al bagno dei proseliti, o a quello dei circoli di Qumran e era solo prefigurazione del Battesimo di Gesù.
IN MANO IL VENTILABRO (17 ) Parlando di Gesù, Giovanni sottolinea la sua azione giudicatrice con l’immagine del contadino che, al momento del raccolto, batte sull’aia le spighe per separare la paglia
dal grano.
FRUMENTO…PULA ( 17 ) Proseguendo nella stessa immagine indica la sorte del grano-giusti e della pula-
malvagi. Il granaio è la gioia eterna, il fuoco la condanna eterna.
BUONA NOVELLA (18 )
Luca conclude il racconto su Giovanni presentandolo come un
evangelizzatore, un predicatore cristiano.
MEDITAZIONE ( = meditare con attenzione e ascoltare con amore)
IL BATTISTA PREDICA LA PENITENZA Poiché però Giovanni ci richiama a grandi opere con le parole: "Fate frutti degni di
penitenza" (Mt 3,8), e ancora: "Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha
del cibo faccia altrettanto" (Lc 3,11), si può ormai capire che cosa voglia dire la Verità,
quando dice: "Dai giorni del Battista a oggi il regno dei cieli è esposto alla violenza, e i
violenti lo conquistano" (Mt 11,12). E queste parole di divina sapienza devono essere
studiate. Come può subir violenza il regno dei cieli? Chi può farla questa violenza? E se
il regno dei cieli può essere esposto alla violenza, perché lo è solo dal tempo del Battista e non da prima? Ma poiché la Legge dice: Chi ha fatto questo o quello, morrà, il lettore
capisce che la Legge può colpire chiunque con la sua severità, ma non risuscita nessuno
attraverso la penitenza. Poiché però Giovanni Battista, precorrendo la grazia del
Redentore, predica la penitenza, perché il peccatore, morto per la colpa, riviva
attraverso la conversione, si capisce perché il regno dei cieli sia esposto alla violenza
solo a partire da Giovanni Battista. Che cosa è poi il regno dei cieli se non la dimora dei giusti? Solo i giusti hanno diritto al premio eterno; sono i miti, gli umili, i casti, i
misericordiosi che entrano nella gioia celeste. Sicché quando un superbo, un dissoluto,
un iracondo, un empio o crudele fa penitenza e riceve la vita eterna, è come se un
peccatore entrasse in casa altrui. Dal tempo del Battista il regno dei cieli è esposto alla
violenza e i violenti lo conquistano, perché colui che chiamò i peccatori a penitenza,
che altro fece se non insegnare a forzare il regno dei cieli? (Gregorio Magno, Hom., 20,
11)
OPERE DI MISERICORDIA Rispose loro: "Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha del cibo faccia
altrettanto" (Lc 3,11). Per il fatto che la tunica ci è piú necessaria del mantello
dobbiamo dire che per produrre un frutto degno di penitenza non basta dividere con i
poveri soltanto cose esterne e non necessarie, ma anche quelle cose che son molto necessarie, come il cibo, che ci serve a vivere, e la tunica che ci riveste. Poiché infatti,
nella Legge sta scritto: "Amerai il tuo prossimo come te stesso" (Lv 19,18), si capisce che
non ama abbastanza il suo prossimo colui che, nel bisogno, non divide con lui anche le
cose necessarie. Quanto alla divisione delle tuniche, si parla di due, perché, se ne hai una
sola e la dividi in due, finisci per restar nudo tu e colui che riceve l`altra metà. Bisogna
sottolineare tuttavia quanto grande sia il valore delle opere di misericordia, se
queste sono le prime comandate per produrre frutti degni di penitenza. E la Verità stessa
dice: "Fate elemosina, e tutto è puro per voi" (Lc 11,41). E ancora: "Date e vi sarà dato"
(Lc 6,38). Perciò è stato scritto: "L`acqua spegne il fuoco ardente e l`elemosina resiste ai
peccati" (Sir 3,29). E di nuovo: "Nascondi l`elemosina nel seno del povero e questa
intercederà per te" (Sir 29,15)... (Gregorio Magno, Hom., 20, 11 )
NON ABUSARE Quei soldati gli avevano chiesto che cosa dovessero fare ed egli rispose: "Non fate
vessazioni ad alcuno, non fate false denunce ed accontentatevi della vostra paga" (Lc
3,14). Egli dunque non proibí loro di fare il soldato sotto le armi, dal momento che
raccomandò loro di accontentarsi della loro paga. Quando perciò indossi le armi per
combattere, pensa anzitutto che la tua stessa vigoria fisica è un dono di Dio; cosí
facendo non ti passerà neppure per la mente di abusare d`un dono di Dio contro di lui. La parola data, infatti, si deve mantenere anche verso il nemico contro il quale si fa
guerra; quanto piú dev`essere mantenuta verso l`amico per il quale si combatte! La pace deve essere nella volontà e la guerra solo una necessità, affinché Dio ci liberi dalla
necessità e ci conservi nella pace! Infatti non si cerca la pace per provocare la guerra, ma si fa la guerra per ottenere la pace! Anche facendo la guerra sii dunque ispirato dalla pace in modo che, vincendo, tu possa condurre al bene della pace coloro che tu
sconfiggi. "Beati i pacificatori" -dice il Signore - "perché saranno chiamati figli di Dio"
(Mt 5,9). Ora, se la pace umana è tanto dolce a causa della salvezza temporale dei mortali,
quanto piú dolce è la pace divina, a causa dell`eterna salvezza degli angeli! Sia
pertanto la necessità e non la volontà il motivo per togliere di mezzo il nemico che
combatte. Allo stesso modo che si usa la violenza con chi si ribella e resiste, cosí deve usarsi misericordia con chi è ormai vinto o prigioniero, soprattutto se non c`è da
temere, nei suoi riguardi, che turbi la pace. (Agostino, Epist., 189, 4.6)
IL VENTILABRO Orbene, "colui che battezza nello Spirito Santo e nel fuoco" -dice la Scrittura - "ha in
mano il ventilabro e purificherà la sua aia; raccoglierà il grano nel suo granaio e brucerà
la paglia nel fuoco inestinguibile" (Lc 3,17). Vorrei scoprire qual è il motivo per cui il
nostro Signore tiene «il ventilabro» in mano, e da quale vento la paglia leggera è
spostata di qua e di là, mentre il grano piú pesante cade sempre nello stesso punto, dato
che, senza il vento, non si può separare il grano dalla paglia. Il vento, io credo siano le tentazioni, le quali, nella massa confusa dei credenti, mostrano che alcuni sono
paglia e altri buon grano. Infatti, quando la tua anima si è lasciata dominare da qualche
tentazione, non è che la tentazione l`abbia mutata in paglia; ma è perché tu eri paglia, cioè uomo leggero e incredulo, che la tentazione ha rivelato la tua natura nascosta. Al
contrario, quando tu affronti coraggiosamente la tentazione, non è la tentazione che ti
rende fedele e paziente, ma essa mostra alla luce del giorno le virtù della pazienza e della
fortezza che erano in te, ma che erano nascoste. "Credi infatti" - dice i] Signore - "che io
avevo nel parlarti uno scopo diverso da quello di manifestare la tua giustizia?" (Gb 40,3,
secondo i LXX). E altrove aggiunge: "Ti ho afflitto e ti ho colpito con la privazione ma per
manifestare il contenuto del tuo cuore" (Dt 8,3-5). Nello stesso senso la tempesta non permette che una costruzione elevata sulla sabbia resista, mentre lascia in piedi
quella che è stata costruita sulla "pietra" (Mt 7,24-25). La tempesta, una volta scatenata,
non potrà rovesciare un edificio costruito sulla pietra, mentre rivelerà la debolezza
delle fondamenta della casa che vacilla sulla sabbia. (Origene, In Luc., 26, 3-5)
LA PERDITE DEI BENI TERRENI Volentieri, dunque, accettiamo la perdita dei beni terreni, per assicurarci i celesti; cada
pure tutto il mondo, perché io progredisca in questa accettazione! Che se uno non è deciso
a sopportare con animo tranquillo una qualche diminuzione dei suoi beni per furto, rapina
o per indolenza, non so poi se riuscirà facilmente e generosamente a farci un taglio a titolo
di elemosina. Come mai, infatti, uno che non sopporta un taglio, quando gli vien fatto da
un altro, riuscirà a infiggere lui stesso il coltello nel suo corpo? La tolleranza delle
perdite è un esercizio per imparare a donare e a far gli altri partecipi del proprio: non ha difficoltà a donare, colui che non ha paura di perdere. Altrimenti come farebbe, chi
ha due tuniche, a darne una a un altro, se questo stesso non è capace di dare il mantello a uno che gli avesse portato via la tunica? Come potremmo farci degli amici col
mammona, se neanche riusciamo a tollerare la perdita di questo mammona? Perderemmo
con esso anche la nostra anima. E che cosa troviamo, dove perdiamo tutto? Ma è
proprio dei pagani perdere la pazienza in ogni danno di cose temporali, perché essi
antepongono il danaro forse anche alla vita... Noi però, conservando la diversità dei
valori, non diamo la vita per il danaro, ma il danaro per la vita, dandolo
generosamente o sopportandone la perdita pazientemente. (Tertulliano, De patientia,
7, 8-11.13)
LA RISPOSTA DI GIOVANNI La risposta di Giovanni è di grande semplicità e spinge verso il concreto, il quotidiano. L'invito si fa didattico, concretizza la conversione, la esemplifica, la introduce nel quotidiano e l'applica alle situazioni particolari delle diverse categorie di
persone. La speranza cristiana non vive di realtà estranee alla storia, disincarnate e
parallele rispetto all'esistere concreto; da qui la fatica della speranza cristiana, perché la
parola di Dio non fornisce ricette prefabbricate che eliminano ogni sforzo e ogni
sofferenza. Fatica e sofferenza rimangono, eppure il «che fare» del cristiano non deve essere ansioso ed apprensivo, ma deve e può essere vissuto nella fiducia e nella pace,
come diceva Paolo, perché il cristiano ha il senso del provvisorio e dell'affidarsi a Dio. Il «che fare» diviene allora sereno e fecondo nel dialogo con Dio, nella preghiera.
Perciò il servizio di speranza che i cristiani sapranno dare al mondo non si misura in base
all'efficacia delle loro organizzazioni o al cumulo di lavoro che ciascuno è capace di
erogare, ma in base a uno stile di vita nuovo, fatto di serietà serena, a una prassi che
all'impegno coniuga la gioia, a una tensione morale, uno stile che diffonde pace. Di qui
l'invito a liberarsi dalla tristezza (che s. Francesco definisce il «male babilonese»,
perché genera altro male) e a mettersi nella condizione di lasciare che il battesimo nello
Spirito anto bruci e distrugga il male. ( Franco Mosconi )
AL CENTRO GESU’ Se il Signore ci mandasse di nuovo Giovanni per prepararci quest'anno al Natale, che cosa
ci direbbe? Forse le stesse cose, anche oggi attualissime, per la nostra conversione.
Primo, la fraternità: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da
mangiare faccia altrettanto». Quante cose ci sono nella vita nostra e della nostra famiglia
che per noi sono in più, sono superflue e per altri sono necessario? Proviamo a fare un
inventario e a fianco di ciascuna cosa scriviamo: "necessaria", oppure "superflua".
Secondo, la giustizia: non solo quella che devono fare gli altri, i politici, gli industriali, i
magistrati, ma anche quella che dobbiamo praticare tutti noi nel nostro lavoro
quotidiano, nei nostri rapporti con gli altri in famiglia e fuori, in quel pezzetto di mondo e
di storia che dipende da noi fare andar bene o male. Terzo: al centro è Gesù Cristo. La
Chiesa con la sua struttura, i suoi riti, le tradizioni, le feste e i sacramenti deve farci
incontrare personalmente con Gesù Cristo che è presente nella sua Chiesa («Io sarò con
voi fino alla fine del mondo» (Mt 28,20) e la anima e la guida con il suo Spirito.
LA CARITA In sintesi quello che ci chiede è un atteggiamento di apertura all'altro, una voglia di
solidarietà che ristabilisca l'uguaglianza tra chi ha e chi non ha, un rifiuto dell'avidità e della
violenza. La direzione unica verso cui muove il programma di Giovanni è la carità, ancora
una volta. Solo a questo prezzo le folle, i pubblicani, i soldati, potranno ritrovarsi in un
tessuto di fraternità e diventare «il popolo» (3,15), cioè una comunità di persone legate a
Dio e tra di loro. Questo è il punto verso cui dobbiamo camminare se vogliamo essere in
grado di sostenere il battesimo nello Spirito Santo e, purificati dal fuoco del giudizio,
venire raccolti nei granai del Signore. Su questa strada Giovanni il Battista sarà sempre un
buon compagno: continuerà a dirci da quali storture dobbiamo liberarci se vogliamo che la
Parola, Gesù, occupi tutto lo spazio che le compete. ( Domenico Pezzini )
INTERROGATIVI
La nostra fede nel Cristo, la nostra fiducia in lui è tanto profonda da mantenerci in una
perfetta serenità di spirito, qualunque cosa succeda Diffondiamo intorno a noi la pace e la
gioia? Coloro che vengono a contatto con noi, ne traggono un reale conforto nelle loro
inquietudini e nelle loro miserie? Diamo prova di lealtà, di rettitudine, di energia nel
correggerci dei nostri difetti e rendere il nostro amore a Dio e ai fratelli più sincero e più
efficace? (G Berthes) «Le folle interrogavano Giovanni: Che cosa dobbiamo fare?» (Lc
3,10). E noi, oggi, che cosa dobbiamo fare? Per Luca l'interrogativo è di perenne attualità:
nella prospettiva globale della sua opera è infatti chiaro che l'imminenza del giudizio non è
una caratteristica della fine, ma di ogni momento della nostra storia. Che cosa dobbiamo
fare per accogliere il Cristo che viene e sfuggire al giudizio incombente?
PREGHIERA (=pregare la parola)
• O Dio, fonte della vita e della gioia. Rinnovaci con la potenza del tuo Spirito, perché
corriamo sulla via dei tuoi comandamenti, e portiamo a tutti gli uomini il lieto annunzio del
Salvatore, Gesù Cristo tuo Figlio. ( Colletta 3 Avvento C )
• Signore, noi vogliamo che la gioia portata dal Figlio tuo sulla terra risplenda in ciascuno
di noi, e per mezzo nostro nel mondo intero. Aiutaci a superare gli ostacoli che ci impediscono
di accogliere il messaggio evangelico e di cooperare alla costruzione di un mondo migliore. ( C.
Berthes )
• Cristo, sorgente della gioia che riempi di nuova luce la nostra esistenza, fa' che non
affidiamo alle realtà che passano la nostra vita, ma sappiamo essere illuminati solo della tua
presenza trasfigurante.
• Cristo, Emmanuele della nostra storia, che ci inondi della tua potenza, aiutaci a contemplarti
operante nella nostra vita e ad accoglierti come l'unico valore attorno cui costruire ogni nostro istante.
• Cristo, che sei il Signore a noi sempre vicino, liberaci dalle angustie e anima la nostra supplica perché la nostra quotidiana invocazione sia espressione della tua Pasqua che ci fa passare
dalla tenebre dell'io alla luce del Padre.
• Cristo, che ci hai comunicato la pace di Dio che sorpassa ogni intelligenza, immettici nella tua oblazione e diffondi in noi il tuo Spirito perché sappiamo superare ogni particolarismo e
divisione, e riusciamo a vivere la tua fraternità che non conosce confini.
• Cristo, Signore dei nostri cuori e dei nostri pensieri, che ci orienti al Padre attraverso la tua
persona, non permettere che distogliamo lo sguardo del cuore dal tuo volto, e fa' che ci
lasciamo attrarre nel tuo ineffabile amore per vivere in una fattiva e trasfigurante relazione con il
Padre.
• Cristo, nostra salvezza, forza e canto, che ci fai partecipi dell'esultanza messianica, rendi la nostra vita segno dei tempi nuovi per essere un'espressione viva della speranza che il tuo Spirito
ci offre ogni giorno.
• Cristo, che ci battezzi nello Spirito Santo, fa' che diveniamo partecipi dell'abbondanza dei doni che prepari a coloro che a te si affidano.
• O Padre, nella predicazione del Battista ci inviti ad accogliere l'invito alla conversione per
godere dello Spirito dei tempi messianici. Infondi nel nostro cuore la tua luce che ci permette di
cogliere in noi la presenza redentrice del tuo Figlio. Inondaci di quella pace che ci fa
superare le divisioni, che in lui sono state vinte e superate. Rallegra il nostro cuore con la venuta
del tuo Cristo, perché possiamo cantare la speranza e aiutare ogni fratello a sentirsi rinnovato nel
tuo amore. ( Preghiere di A Donghi )
• Ecco, Dio è la mia salvezza; io confiderò, non temerò mai, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza. Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza.
Lodate il Signore, invocate il suo nome, manifestate tra i popoli le sue meraviglie, proclamate che il suo nome è sublime. Cantate inni al Signore, perché ha fatto opere grandi, ciò sia noto in
tutta la terra. Gridate giulivi ed esultate, abitanti di Sion. ( Isaia 12, 2-6 )
• Ma ormai sappiamo tutti cosa c'è da fare, Signore, solo che non abbiamo la forza; e perfino
nel nome tuo, invece di dividere il pane con l'affamato, abbiamo allargato i nostri granai;
abbiamo spogliato poveri, abbiamo accumulato profitti: è anche per questo che tu sei sempre meno
creduto: che più non sia così, o Signore! ( David Maria Turoldo )
• Signore, quando gli «altri» ci chiedono ragione della nostra fede, noi ci preoccupiamo spesso
di cosa dobbiamo dire: rammentaci che forse chi ci interroga vorrebbe vedere che cosa la fede ci spinge a fare.
• Signore, noi sappiamo escogitare molte tecniche raffinate per sfuggire al confronto severo con
le esigenze della tua parola: libera il nostro cuore della paura di essere generosi.
• Signore, abbiamo imparato che la strada sulla quale è probabile che ti incontriamo è anzitutto
quella della solidarietà: donaci la forza di crescere lungo questa direzione, così da diventare
veramente il tuo popolo. (Preghiere di Domenico Pezzini )
• Io so bene, o Vergine piena di grazia, che a Nazaret tu sei vissuta poveramente, senza
chiedere nulla di più. Nè estasi, nè miracoli, né altri fatti straordinari abbellirono la tua vita, o Regina degli eletti. Il numero degli umili, dei «piccoli», è assai grande sulla terra: essi
possono alzare gli occhi verso di te senza alcun timore. Tu sei la madre incomparabile che cammina con loro per la strada comune, per guidarli al cielo. O Madre diletta, in questo duro
esilio io voglio vivere sempre con te e seguirti ogni giorno. Mi tuffo rapita nella tua
contemplazione e scopro gli abissi di amore del tuo cuore. Tutti i miei timori svaniscono sotto il
tuo sguardo materno che mi insegna a piangere e a gioire. (Santa Teresa del Bambino Gesù)
CONTEMPLAZIONE (=silenziosa accoglienza della Parola di Dio)
AZIONE (=assunzione di impegni concreti)
Apriamoci al Signore, aderiamo a lui, affidiamoci alla sua misericordia; esperimenteremo la sua gioia