L’OSSIGENOTERAPIA Tipologia Maschere · Insufficienza respiratoria Definizione Ridotta efficacia...

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L’OSSIGENOTERAPIA Tipologia Maschere

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L’OSSIGENOTERAPIA

• L'ossigeno è l'unico ed il più importante elemento richiesto dagli esseri umani per vivere.

• Il suo ruolo vitale nella medicina moderna ne ha comportato l'uso come farmaco, e pertanto esso viene somministrato come tale.

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Respirazione

• Processo con il quale i gas respiratori,

• l’ossigeno (O2) e l’anidride carbonica (CO2),

• vengono trasportati da e nei polmoni

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Respirazione: 4 Fasi Distinte

• Ventilazione • Movimento della miscela respiratoria • dentro e fuori dai polmoni

• 2. Scambio dei gas • a livello polmonare • Diffusione dei gas tra alveoli • e capillari polmonari (nei due sensi)

• 3. Trasporto dei gas • nel torrente circolatorio

• 4. Scambio dei gas • a livello dei tessuti

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Alveoli polmonari

• Gli scambi respiratori avvengono tra gli alveoli ed il sangue dei capillari polmonari

• Necessitano di un perfetto accoppiamento tra la ventilazione e la perfusione ematica

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La respirazione

L’ossigeno • L’ossigeno penetra attraverso l’apparato

respiratorio nel plasma:

• in gran parte si lega all’emoglobina (Hb) (97%)

• in parte trascurabile (3%) è disciolto nel plasma.

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L’ossigeno

• Il grado di ossigenazione del sangue arterioso può essere espresso da due parametri diversi e non corrispondenti tra loro:

• La saturazione in ossigeno dell’emoglobina (SPO2): che rispecchia quanta Hb in percentuale ha legato l’ossigeno e si calcola con il saturimetro

• Pressione parziale di O2 nel sangue arterioso (PaO2): che rispecchia la quota di O2 fisicamente disciolta, si può ricavare attraverso un esame emogasanalitico.

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L’ossigeno

• Pressione parziale di un gas rispecchia la % che quel gas occupa in una data miscela e viene espressa in millimetri di mercurio (mmHg), quindi la Pressione parziale di O2 nel sangue arterioso (PaO2) possiamo considerarla come la quantità di ossigeno presente nel sangue.

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L’anidride carbonica (CO2)

• L’anidride carbonica (CO2) è prodotta dai tessuti, trasportata negli alveoli polmonari ed espulsa con l’espirazione

• Il plasma ne trasporta la quantità più rilevante, sotto diverse forme: fisicamente disciolta, come bicarbonato, legata alle proteine plasmatiche.

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Insufficienza respiratoria Definizione

Ridotta efficacia del sistema respiratorio nel garantire gli scambi gassosi

tra aria ambiente e circolazione sanguigna, per alterazioni:

dello spostamento dei gas dentro e fuori i

polmoni

negli scambi gassosi intrapolmonari

Conseguenza: non vengono raggiunti normali livelli di PaO2 e PaCO2

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Insufficienza respiratoria: cause

• Le cause di IR sono classificate come: – Intrapolmonari – da patologia del parenchima polmonare

• ipossia (PaO2<60 mmHg) •

– Extrapolmonari – da efficienza della pompa ventilatoria – (patologia del SNC, dei muscoli respiratori, o della parete toracica)

• ipossia (PaO2<60 mmHg) • + • ipercapnia (PaCO2>45mmHg)

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Ipossiemia Definizione

• Bassa pressione parziale di ossigeno (PaO2) nel sangue

• ma non vi è accordo sul valore soglia.

• Ma sulla base delle caratteristiche dell’Hb e della sua curva di dissociazione si prende come valore di ipossia di riferimento PaO2 inferiori a 60 mmHg e SpO2 inferiori al 90%, questi valori teoricamente una quantità sufficiente di Ossigeno in periferia.

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L’Emoglobina

• L'emoglobina è una proteina contenuta nei globuli rossi, ed essendo l’O2 poco solubile, è deputata al trasporto di ossigeno nel torrente ematico, legando 4 molecole di O2.

• L'Hb così permette un trasporto di ossigeno da 30 a 100 volte in più di quanto non faccia il sangue con l’O2 disciolto.

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SANGUE pO2 pCO2

Arterioso 97 - 100 mmHg 35 - 45 mmHg

Venoso 60 - 85 mmHg ~ 45 mmHg

Spo2 98-100 %

La PaO2 e la SpO2 variano con l'età: aumentano dall'infanzia sino all'età adulta, mentre diminuiscono progressivamente

con l'invecchiamento

La SpO2 si può considerare normale fino a:

92-98% per i pazienti di età > 70 anni

94-98% per i pazienti di età < 70 anni

VALORI NORMALI

Gas inspiratori

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Curva di dissociazione dell’Hb

• Dimostra la percentuale di saturazione in O2 dell’Hb in funzione della quantità di ossigeno

• disciolto nel sangue (PaO2).

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Curva di dissociazione dell’Hb

• La relazione non è lineare ma l’andamento della curva ha un andamento sigmoide in quanto il legame di ogni molecola di O2 aumenta l’affinità per il legame delle molecole successive di O2 alla singola molecola di Hb

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Curva di dissociazione dell’Hb • Questo sta a significare che misurando con la

pulsossimetria la saturazione in ossigeno dell'emoglobina è possibile stimare indirettamente la quantità di ossigeno presente nel sangue.

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Curva di dissociazione dell’Hb

• La curva evidenzia come la quantità di O2 trasportata dalla Hb aumenta rapidamente fino ad una PaO2 di 60 mmHg ma a PaO2 più elevate essa diventi più piatta

• Al ridursi della PaO2 la SpO2 è mantenuta entro valori accettabili fino a valori di PaO2 di 60 mmHg. Un ulteriore riduzione della PaO2 al di sotto di tale valore comporterà una precipitosa caduta della SpO2 e quindi una quantità insufficiente di O2 in periferia.

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Curva di dissociazione dell’Hb

• E’ per questo che la riduzione della pressione parziale

• di O2 (PaO2) nel sangue arterioso al di sotto di 60 mmHg può portare ad una riduzione dell'ossigenazione dei vari organi ed apparati dell'organismo.

• 97% saturazione = 97 PaO2 (normale)

• 90% saturazione = 60 PaO2 (pericolo)

• 80% saturazione = 45 PaO2 (grave ipossiemia)

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Curva di dissociazione dell’Hb

• Una volta che l’emoglobina è stata completamente saturata oltre il 100% ulteriori aumenti di FiO2 incrementano la quantità di O2 disciolta nel sangue e quindi la PaO2 può superare di gran lunga i 100 mmHg.

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Ipercapnia

• La PaCO2 normale è tra 34-45 mmHg e valori oltre i 45 mmHg sono patologici, stato di Ipercapnia, seppur in persone che trattengono a lungo il respiro si può arrivare a 50 mmHg.

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Fattori determinanti la PaO2(pressione parziale di O2 nel sangue arterioso):

Ventilazione

Perfusione dei gas tra alveoli e capillari polmonari (nei due sensi)

Diffusione dei gas a livello alveolare

FiO2:concentrazione di O2 nell’aria inspirata

Insufficienza respiratoria

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Fattori determinanti la PaO2(pressione parziale di O2 nel sangue arterioso):

Ventilazione

Perfusione dei gas tra alveoli e capillari polmonari (nei due sensi)

Diffusione dei gas a livello alveolare FiO2:concentrazione di O2 nell’aria inspirata

Insufficienza respiratoria

Ossigenoterapia

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MIGLIORARE L’OSSIGENAZIONE

Ossigenoterapia

• L'obiettivo dell'ossigenoterapia è l'aumento della Pressione parziale di O2 a livello alveolare ed arterioso aumentando la pressione parziale inspiratoria di O2 (FiO2), con conseguente aumento della saturazione dell'emoglobina (SpO2) e del contenuto di O2 nel sangue (PaO2)

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Ossigenoterapia

• L’ossigenoterapia viene impiegata da oltre mezzo secolo in pazienti con insufficienza respiratoria.

• I primi pazienti enfisematosi furono trattati con ossigeno da Barachnel 1944.

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Ossigenoterapia

• L’ossigenoterapia è un metodo di trattamento sintomatico di tutte le situazioni che comportano una riduzione dei livelli di ossigeno (PaO2) nel sangue.

• Nell’aria ambiente l’ossigeno è presente in una percentuale del 21% che in determinate circostanze non è sufficiente a venire incontro alle richieste fisiologiche o patologiche del paziente.

• E’ per questo motivo che diviene imperativo aumentare in questi casi la percentuale dell’O2 inspirato.

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• Fornire una miscela gassosa di O2 in misura tale da correggere l’ipossiemia senza deprimere il centro della respirazione

• Migliorare l’ossigenazione dei tessuti

• Ridurre lo sforzo respiratorio nei pazienti dispnoici

• Ridurre lo sforzo cardiaco nei cardiopatici

Ossigenoterapia Obiettivi

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Attenzione!

• La ventilazione polmonare normalmente è stimolata dall’instaurarsi dell’ipossia o dell’ipercapnia, quindi un’alta CO2 causa una stimolazione dell’attività respiratoria e quindi la sua eliminazione.

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Attenzione!

• Spesso però i pazienti con insufficienza respiratoria cronica si sono ormai adattati all’aumento della CO2 e lo stimolo alla ventilazione sarà dato non tanto dall’ipercapnia quanto dall’ipossia.

• La correzione dell’ipossia con l’ossigeno si potrà associare quindi ad una ridotta ventilazione o depressione momentanea della ventilazione con incremento dell’ipercapnia ed eventuale carbonarcosi

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Target da raggiungere

• Molti esperti considerano la saturazione al 90% e la PaO2 a 60mmHg un giusto valore per permettere la sopravvivenza dei tessuti ma molti pazienti vivono con saturazioni di ossigeno molto più basse.

• Molti pazienti con BPCO, malattia neuromuscolare, fibrosi polmonare hanno saturazioni molto più basse anche in fasi di stabilità di malattia.

• In condizioni particolari, dove vi è maggior richiesta di ossigeno come nella sepsi, nel trauma ecc, questi valori bassi di saturazione possono non bastare.

• Durante la notte tutti gli individui hanno momenti con saturazione pari al 90%

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Target

• Quindi l’obiettivo deve essere rapportato al paziente e alle sue condizioni cliniche.

• Negli individui sani i valori di pressione arteriosa di ossigeno variano con l’età seguendo questa tabella:

Target da raggiungere

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REGOLA GENERALE

• Usare la più bassa concentrazione o flusso possibile per ottenere un livello di ossigeno nel sangue accettabile per quel tipo di paziente.

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Il flusso inspiratorio di 02 (FiO2)

• Il flusso inspiratorio di 02 (FiO2) è un termine usato per indicare una particolare percentuale di 02 presente.

• Per es: l'aria che respiriamo è composta da: • 20.93% di 02, • 78.08% di azoto e altre varietà di gas; • pertanto l'02 è soltanto una porzione dell'intera

atmosfera e la sua percentuale nel contesto globale è del 21 %, FiO2=21%

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FLUSSO INSPIRATORIO (FiO2) OTTIMALE DI O2

• E’ quello che:

• • Induce innalzamento della PaO2 tra 65-80 mmHg e quindi determina aumento dei valori di saturazione

• al di sopra di 90%

• • Non induce pericolosi incrementi della

• PaCO2 ( < 10 mmHg dopo almeno due ore di

• somministrazione)

• • Annulla le desaturazioni notturne e/o sotto sforzo

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Ossigenoterapia

• CONTROINDICAZIONI

• 1. Presenza di apnee ostruttive nel sonno

• 2. Grave acidosi respiratoria

• 3. Tabagismo

• EFFETTI INDESIDERATI

• 1. Possibilità di incrementi pericolosi della PaCO2 nei pazienti ipercapnici

• 2. Tossicità ad elevata FiO2

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Principali complicanze da elevate concentrazioni di O2

• Riduzione della ventilazione in categorie di pz • Alterazioni della clearance muco-ciliare e lesioni a

carico dei pneumocitidi 2°tipo • Danno del tensioattivo con: necrosi

endoteliale,aumento della permeabilità capillare, edema polmonare e atelettasie con evoluzione verso la fibrosi

• Riduzione dell’eritropoiesi • Produzione in eccesso di radicali liberi da parte di

cellule esposte all'iperossia • Danno oculare

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SISTEMI DI SOMMINISTRAZIONE DI O2

• •Cannule nasali

• •Maschera facciale semplice

• •Maschera con reservoir

• •Maschera con reservoir senza”rebreathing”

• •Maschera Venturi (ventimask) www.slidetube.it

DISPOSITIVI DI EROGAZIONE DI O2

• L’impiego di tali dispositivi prevede la presenza di attività respiratoria spontanea del paziente.

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SISTEMI DI SOMMINISTRAZIONE DI O2

• Sistemi a basso flusso

• Sistemi ad alto flusso

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Sistema di erogazione a basso flusso

• Un sistema a basso flusso è quello in cui il flusso è inadeguato alle richieste inspiratorie del paziente, per cui una porzione del gas inspirato è composta di aria ambiente: la risultante FIO2 è un bilanciamento fra i gas ottenuti tra queste due sorgenti.

• Un sistema di questo tipo è efficace soltanto per: •

1) paziente con vie aeree superiori intatte; 2) modello di respirazione stabile; 3) frequenza respiratorie stabile.

• Fanno parte di questo sistema:

• a) cannula nasale; b) maschera facciale semplice

• c) maschera con reservoir

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I sistemi ad alto flusso, invece, riescono a soddisfare

completamente le esigenze del paziente.

Il flusso erogato supera di circa 4 volte quello

richiesto.

In questi casi quindi la FiO2 è garantita al valore

prefissato.

Sistema di erogazione ad alto flusso

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DISPOSITIVI DI EROGAZIONE DI O2

• Ogni L/min di O2 aggiunge il 3-4 % alla concentrazione frazionale di ossigeno (FiO2), che nell’aria ambiente è circa il 21%; quindi, in genere, un flusso di 1 L/min garantisce una FiO2 al 24%, 2 L/min al 28%, eccetera

• •La FiO2 effettiva del paziente dipende però, oltre che dalla sua patologia, anche dalla frequenza e dal tipo di respiro.

• Una maggior frequenza del respiro diluisce maggiormente l’O2 inspirato con l’aria ambiente.

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DISPOSITIVI DI EROGAZIONE DI O2

Non è dimostrato che la respirazione con la bocca, anziché col naso, riduca la quantità di ossigeno inalato, perché tra rino ed orofaringe si crea una riserva di ossigeno che viene inalato indipendentemente dalla via di respirazione

• Sistema semplice, economico e ben tollerato di arricchimento di O2 della miscela inspiratoria

• Gli occhiali nasali sono costituiti da due forchette applicate alle narici, si estendono fino alle orecchie e sono fermati al mento dal paziente.

Cannule nasali (occhialini nasali)

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• Il flusso massimo è di circa 6 l/min.

• Se si utilizzano flussi superiori ai 4 l/min è necessario umidificare l’aria per evitare l’essiccamento della mucosa nasale.

• Questa metodica ha il vantaggio di essere ben tollerata dal paziente;

Cannule nasali (occhialini nasali)

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• Consentono di somministrare concentrazioni di ossigeno a basso e medio dosaggio a seconda del flusso

• Seguono la formula che ogni L/m in più di O2 aggiunge il 3-4 % alla concentrazione frazionale di ossigeno (FiO2), che nell’aria ambiente è circa il 20.8%; quindi, in genere, un flusso di 1 L/min garantisce una FiO2 al 24%, 2 L/min al 28% eccetera (Tab.1)

• Situazioni che limitano la pervietà del naso o l’aumento della frequenza respiratoria rendono inutile tale dispositivo.

Cannule nasali (occhialini nasali)

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Cannule nasali (occhialini nasali)

• La FiO2 effettiva del soggetto dipende però, oltre che dalla sua patologia, anche dalla frequenza e dal tipo di respiro

• Una maggiore frequenza del respiro diluisce maggiormente l'O2 inspirato con l'aria ambiente.

• • La verifica della Ossigenoterapia va effettuata con

il monitoraggio della SpO2 (pulsossimetria).

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VANTAGGI: • Maggior comfort

• Preferiti dai pazienti

• Assenza di sensazione claustrofobica

• Possono essere utilizzati mentre il paziente si alimenta

• Il paziente può parlare ed espettorare

• Minore resistenza inspiratoria rispetto alle maschere

• Nessun rischio di inspirare CO2 espirata

• Evitare l’umidificazione

Cannule nasali (occhialini nasali)

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SVANTAGGI E LIMITI:

• Possono causare irritazione e secchezza nasale

• Inefficace in caso di severa congestione nasale

• Mal posizionamento durante il sonno

• Non può essere usato in caso di respirazione prevalentemente orale.

Cannule nasali (occhialini nasali)

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Maschera facciale semplice

• E’ la comune maschera per ossigeno in plastica trasparente.

• La maschera semplice crea una riserva attraverso cui l'02 è introdotto e l'aria ambiente è mescolata per mezzo di aperture laterali dalle quali proviene l'atmosfera inspirata.

• I vantaggi sono costituiti dal fatto che con essa possono essere erogate più elevate concentrazioni di ossigeno, mentre per un corretto funzionamento si impone una perfetta aderenza al viso del paziente.

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Maschera facciale semplice

• È in grado di somministrare una FiO2dal 35 al 55% tenendo un flusso tra i 6 e i 10 L/min.

• Anche per la maschera facciale il raggiungimento della FiO2 desiderata dipende dalla frequenza e dal tipo di Respirazione

• Le maschere sono dotate di aperture laterali per evitare il rebreathing e per garantire l’influsso di aria ambiente. Con questo metodo è sempre necessario umidificare l’aria inspirata;

• Sotto i 5 litri ci possono essere fenomeni di rebreathing e aumento della CO2 inspirata. Per questi motivi non è adatta nel sospetto BPCO o nei pazienti a rischio ipercapnico.

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Maschera facciale semplice

• I limiti della maschera sono costituiti da: attutisce la voce ed è di ostacolo nell'alimentazione, scarso adattamento, si dimostra ingombrante durante il sonno.

• Inoltre è mal tollerata dai pazienti che preferiscono la cannula nasale.

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IL SISTEMA VENTURI

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Maschera di Venturi (Ventimask)

• E’ il sistema più efficiente e

sicuro per la somministrazione di O2 a percentuali controllate.

• La caratteristica di questa maschera è costituita da una restrizione nel punto in cui l'aria ambiente si mescola con l'ossigeno, erogando così una miscela secondo le necessità richieste dal paziente.

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• Questa maschera sfrutta per erogare concentrazioni di O2 costanti l’effetto Venturi: l’O2 sotto pressione passa attraverso uno stretto orifizio che determina un aumento della velocità delle particelle e una riduzione della pressione determinando una pressione subatmosferica che risucchia l’aria ambiente dentro il sistema.

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IL SISTEMA VENTURI

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Maschera di Venturi (Ventimask)

• Pertanto il 100% dell'aria inspirata in un sistema simile, è sufficiente a compensare tutta la domanda inspiratoria del paziente dal momento che il flusso inspiratorio di ossigeno rimarrà costante.

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Maschera di Venturi (Ventimask)

• Variando la misura dell’orifizio ed il flusso si varia la FiO2

• Il flusso deve essere quello indicato dal dispositivo, può essere impostata a 24%, 28%, 35%, 40% (il kit è fornito con ugelli di diversi colori ognuno dei quali corrisponde ad un certo flusso e ad una certa FiO2);

• I diversi colori non sono universali (differenti a seconda della ditta)

• • Il flusso deve essere quello indicato dal dispositivo

•Tabella 3

•Flusso (L/min)

•FIO2%

•4 •24

•4 •28

•6 •31

•8 •35

•8 •40

•8 •50

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Maschera di Venturi (Ventimask)

• VANTAGGI • • consentono miscele aria/O2 in percentuali fisse e riproducibili • Lavaggio

CO2 • • Facile da applicare • Sono indicate nei pazienti con respirazione orale e quando sono necessari

flussi più elevati.

• SVANTAGGI • Non adatto per periodi prolungati di ossigenoterapia • Ossigenoterapia alterata per l’alimentazione e/o per l’aspirazione • Rischio di inalazione se vomito • Sensazione di claustrofobia • Interferisce con l’alimentazione • Sensazione di claustrofobia • Eventuale allergia al policloruro di vinile

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OCCHIALI NASALI

MASCHERA DI

VENTURI

alimentazione

comunicazione

Determinabilità di FiO2

Alti flussi

vantaggi

vantaggi

svantaggi

svantaggi

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OSSIGENOTERAPIA

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Maschera con reservoir

Somministra concentrazioni di ossigeno comprese tra 60 e 90% se

utilizzate con flussi compresi tra 10-15 litri/minuto

La concentrazione di ossigeno erogata non è precisa e dipende dal flusso di ossigeno e dal drive ventilatorio del

paziente

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Maschera con reservoir NON-REBREATHER

• Il reservoir è separato dalla maschera da una valvola a una via che impedisce il rebreathing

• Altre valvole ricoprono i fori laterali impedendo l’entrata di aria durante l’inspirazione.

• Ad un minimo flusso di 15 L/min, se il reservoir è ben riempito e l’aderenza è buona questa maschera può assicurare il 75% di FiO2

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Pallone autoespansibile o Ambu

• Il pallone auto espansibile in silicone autoclavabile con valvola non-rebreathing (una valvola in pratica che non permette la rirespirazione dell’aria espirata dal paziente) permette di sostenere o sostituire la ventilazione spontanea per un periodo di tempo praticamente illimitato.

• Può essere utilizzato in qualsiasi situazione ambientale; il suo funzionamento non richiede fonti di gas, può essere utilizzato per la ventilazione assistita sia con maschera facciale che con il tubo tracheale;

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PALLONE AMBU

• Se usato senza ossigeno supplementare: concentrazione di ossigeno 21%

• La concentrazione può essere aumentata a circa il 45% fissando una fonte di ossigeno a 5-6L/min direttamente al pallone nel punto adiacente la presa d’aria

• Se si collega un reservoir e si aumenta il flusso di ossigeno a circa 10 L/min si ottiene una concentrazione di ossigeno inspirato di circa 85%

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Pallone non autoespansibile

(va e vieni)

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Pallone non autoespansibile (va e vieni)

• Ha la caratteristica di richiedere una fonte di ossigeno per

poter funzionare. Il suo utilizzo sul territorio è prevalentemente per la ventilazione artificiale del paziente intubato in quanto dispone di una valvola per il controllo della pressione che evita il barotrauma delle vie aeree del paziente.

• Attenzione: per la sua assoluta dipendenza da una fonte di ossigeno, ogni qualvolta ci troviamo a dover trasferire un paziente (ad esempio in ascensore) che necessita di ventilazione artificiale, portare sempre anche il pallone autoespansibile nell’eventualità dell’esaurimento della bombola.

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Maschere facciali

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MASCHERE FACCIALI

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Posizionamento maschere facciali

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Posizionamento maschere facciali

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FLUSSIMETRO

• I flussimetri sono degli strumenti che permettono

l'esatta quantificazione del flusso di 02 da erogare al paziente.

• Si tratta di un cilindro con una pallina flottante che segnala il numero di litri di O2 erogati.

• Il gas, proveniente dall'impianto centrale o dal riduttore di una bombola, viene dosato mediante una vite che modifica la sezione di passaggio dei gas. Un nottolino posto nel cono graduato permette la lettura diretta del flusso che si dirige quindi al sistema di umidificazione ed al paziente.

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Umidificazione dell'ossigeno • Durante la somministrazione di ossigeno bisogna porre attenzione

all’adeguata umidificazione della miscela gassosa inalata.

• L’umidificazione non è necessaria per la somministrazione di bassi flussi di ossigeno o per la somministrazione di alti flussi per brevi

periodi.

• Non è richiesta nell’emergenza extraospedaliera.

• In base ai risultati di studi clinici, è consigliabile utilizzare ossigeno umidificato per i pazienti che richiedono alti flussi di ossigeno per periodi di tempo superiori alle 24 ore o che lamentano secchezza

delle vie aeree superiori.

• L’umidificazione può anche portare beneficio ai pazienti con secrezioni vischiose e difficili da espettorare.

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Umidificazione dell'ossigeno

• Un’umidificazione scarsa, può provocare: • Distruzione delle ciglia e, quindi, danni alla muscosa • delle vie aeree, • Formazione di muco denso e secco, difficilmente espettorabile o

aspirabile.

• Un’umidificazione eccessiva, può provocare: • Ustioni della mucosa, se la temperatura dell’umidificatore è troppo

elevata, • Alterazioni della mucosa delle vie aeree simili a quelle che si hanno

con una bassa umidificazione, • Aumento della temperatura corporea. • Per prevenire ciò, si possono utilizzare e attentamente monitorare

gli umidificatori

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Umidificazione dell'ossigeno

• Inoltre l’acqua contenuta nell’umidificatore diventa una possibile fonte di inquinamento batterico.

• E’ buona regola sostituire l’acqua ogni 15 giorni e il gorgogliatore va lavato e asciugato con cura, oppure sterilizzarlo con la stessa frequenza.

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Riserva di Ossigeno di una bombola

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Riserva di Ossigeno di una bombola

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Il saturimetro

Il sensore è composto da un fotoemettitore (diodo) che emette

luce a due diverse lunghezze d'onda: una corrispondente al rosso ed una nello spettro dell'infrarosso, e da un fotorilevatore allineato dalla parte opposta che misura per via spettrofotometrica la quantità di luce che riesce ad attraversare i tessuti

Conoscendo la quantità di luce iniziale e quella finale, l’apparecchiatura è in grado di calcolare la saturazione dell’ossigeno nel paziente (indicata con l'abbreviazione SpO2).

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Il saturimetro

• La SpO2 risulta accurata anche in caso di anemia

• Lettura alterata o impossibile: • • vasocostrizione periferica • • stato di shock • • smalto per unghie • • interferenze luminose • • movimenti dell’arto o del mezzo • • Blu di metilene (↓ fino a 65% se iniettato EV)

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Il saturimetro

• Valutare la perfusione

• Non utilizzare l’arto su cui è posizionata la NBP

• Controllare onda pulsatile

• Impostare allarmi

• Controllare la corrispondenza di FC, onda

• pressione cruenta e dell’onda pulsatile SpO2

• Spostare il sensore del saturimetro ogni 2 ore • (per evitare ustioni da calore)

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Il saturimetro

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Emogasanalisi

• E’ un prelievo di sangue arterioso attraverso il quale si analizzano alcuni parametri utili nello studio della respirazione e dell’equilibrio acido-base.

• I parametri esaminati possono essere indice di alterazioni respiratorie o metaboliche

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Errori preanalitici potenziali

• Errori preanalitici potenziali • Influenza delle bolle d’aria nei campioni sui valori dei

gas ematici • Campioni sedimentati • Influenza dell’emolisi sui valori di calcio ione e potassio • Effetto della conservazione sui valori dei gas ematici,

PH, metaboliti e potassio • Effetto dei coaguli nei campioni sulle prestazioni

dell’EGA • Campioni arteriosi miscelati con sangue venoso - Valori

arteriosi non reali

Emogasanalisi

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Influenza delle bolle d’aria nei campioni sui valori dei gas ematici

• Influenzano in modo notevole i valori della

PaO2

• già dopo 30 sec quindi mantenere i campioni in condizioni anaerobiche e privi di bolle, eventualmente eliminarle

• Influenza tanto maggiore quanto maggiore è il tempo di giacenza della bolla nella siringa.

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Influenza delle bolle d’aria nei campioni sui valori dei gas ematici

• ESEMPIO

• I campioni A e B (entrambi di 1 ml) sono stati prelevati dallo stesso paziente in successione immediata

• Il campione A privo di bolle d’aria è stato analizzato subito dopo il prelievo

• 100 mL (ca.3 bolle) sono stati addizionati al campione B

• conservato al freddo (0-4°C) per 30 min.

• Risultati refertati:

• • pO2 nel campione A= 71.0 mmHg

• • pO2 nel campione B= 88.3 mmHg

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Campioni arteriosi miscelati con sangue venoso

• • Se durante un prelievo con siringa vengono miscelati sangue arterioso e venoso i valori dei parametri misurati (pO2 e sO2) non corrispondono ai valori arteriosi.

• Occorre ripetere il prelievo.

• VENOSO: • pO2=40 mmHg • pCo2=45 mmHg • sO2=70%

• ARTERIOSO: • pO2=100 mmHg • pCo2= 40 mmHg • sO2= 98%

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COME RIDURRE L’OSSIGENOTERAPIA

• Deve essere ridotta gradualmente. La dose più bassa è la Venturi 24% e la cannula

nasale a 1 L /minuto.

• Se il paziente mantiene in due osservazioni successive il target di saturazione con tali flussi può interrompere l’ossigenoterapia. Si deve monitorare la saturazione nei successivi 5 minuti e verificare che rimanga nel target. Poi dopo un’ora.

• Se la saturazione è quella desiderata l’ossigenoterapia è terminata ma misurazioni periodiche della saturazione devono essere rilevate in relazione alla patologia del paziente.

• Se lo svezzamento non funziona ripartire dal flusso di ossigeno più basso e ripetere lo svezzamento più tardi. Se il flusso più basso non basta a raggiungere la giusta saturazione occorre riconsiderare il paziente e le cause del fallito svezzamento. I pazienti dispnoici durante uno sforzo necessitano di ossigenoterapia solo durante lo sforzo.

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L’ossigenoterapia nelle situazioni di emergenza

• Nella maggior parte delle situazioni di emergenza sanitaria i

pazienti sono a rischio di ipossiemia.

• L’ossigenoterapia con maschera con reservoire a 10-15 litri/minuto è raccomandata nella gestione iniziale di questi pazienti.

• In seguito alla stabilizzazione iniziale il dosaggio di ossigeno può essere regolato per mantenere una saturazione di ossigeno compresa tra 94 e 98%

• La maschera di Venturi è utile se necessitano bassi flussi di ossigeno a FIO2 controllata o nei pazienti a rischio di ipercapnia ( 2 L 24% o 4 L 28%) con target di 88-92% di SpO2

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L’ossigenoterapia nelle situazioni di emergenza

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L’ossigenoterapia nelle situazioni di emergenza

• I pazienti critici ipossici necessitano di

ossigeno supplementare ad alto flusso con reservoir anche se ipercapnici. Indispensabile una rapida esecuzione di EGA. A questo punto i pazienti ipercapnici saranno indirizzati verso la NIV o l’intubazione orotracheale

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OSSIGENOTERAPIA

INDICI DI EFFICACIA TERAPEUTICA

Colorito del paziente

Lucidità

Frequenza cardiaca

Sforzo respiratorio

EGA

Ossimetria

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Conclusioni

• E’importante ricordare che vi è relazione diretta tra durata quotidiana del trattamento e risultato clinico e che migliaia di pazienti usano ossigeno ventiquattro ore al giorno da più di dieci anni

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CONCLUSIONI

• Nelle forme ipossiemiche gravi è provato che l’Ossigeno a lungo termine aumenta la sopravvivenza .

• Nelle forme ipossiemiche lievi non si è raggiunta la certezza che l’OLT aumenti la durata della vita...

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