L'ora panda n.1

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magazine about illustration, comics, photos, writings.

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La “cattedra” e lo “scanno”, elementi tipici degli arredi ecclesiastici non hanno niente a che vedere con la sedia propriamente detta, che compare in Europa agli inizi del 1400. Le prime sedie a stecche o a forbice sono nate probabilmente dalla fusione della “Sella curulis” Romana con la sedia da campo di origine Araba. Un compromesso fra due tipi di civiltà, all’insegna dall’autorità di un capo. Sono costruite con una serie di listelli a forbice montate su perni; la spalliera è formata da una tavoletta orizzontale dal contorno sagomato, dove vanno ad infilarsi le stecche. In toscana, questi esemplari, che si conservano con alcune varianti per tutto il 1500, sono chiamati con termine popolare a “iccasse” cioè a “X”. Nelle stanza di Gerolamo Savonarola nel convento fiorentino di San Marco si può ancora ammirare la sedia nella quale era solito sedere il battagliero frate: si tratta, appunto, del l’originale “Savonarola” che discende dal la “sel la Curulis”, di cu iripete la tipica struttura a “X”. La Savonarola ha un certo numero di stecche di legno, da 8 a 12, incurvate a serpentina e incrociate a forbice che s’ innestano in basso in un piede a corrente e in alto in 2 braccioli diritti. Il dorsale è formato da una tavoletta sagomata infissa all’estremità dei braccioli e decorata da semplici intagli.Tipologie: Cantilever / Sedia a dondolo / Thonet / Se-dia Wassily / Tripolina / Faldistorio / Sedia a sdraio / Sedia Diamond / Sedie per ufficioLa sedia assume un’importanza fondamentale negli am-bienti lavorativi. La salute e la tutela dell’utilizzatore è uno dei punti fondamentali nello studio dei materiali, delle for-me e del design delle sedute per ufficio. L’Italia è uno dei maggiori produttori di sedute per ufficio, anche se negli ultimi anni il settore ha subito un forte rallentamento.“Produrre sedie” non va confuso con assemblare sedie, ovvero gestire la combinazione dei singoli componenti, ma va intesa come una vera e propria attività di ricerca e sviluppo. Infatti si sostanzia nella combinazione ottima-le tra esigenze estetiche, di design e di materiali, con il rispetto delle norme sull’ergonomia e sulla corretta postura. L’altezza del sedile, i meccanismi di rotazio-ne, oscillazione, movimento dello schienale (contatto permanente) e movimento simultaneo sedile-schienale (synchro), le ruote autofrenanti, il supporto lombare, i braccioli, sono solo alcuni aspetti studiati fin dalla fase creativa e progettuale.Impagliatura delle sedieLa più classica è sicuramente quella detta a spicchi fatta con il carice (in toscana detto anche sarello), in passato i contadini usavano anche altri materiali, dipende da ciò che avevano a disposizione, a volte anche con le foglie di mais. A scacchi, generalmente viene usata della cordicella in materiale naturale, proveniente dalla Cina. Paglia di Vienna, usata per le famose sedie Thonet. Di questo tipo vi sono due impagliature: quella tradiziona-le dove vi sono numerosi fori sul bordo della seduta e la paglia di Vienna dovrà essere passata filo-filo fino a completare la trama e quello in cui si applica l’intreccio già preparato sul bordo della seduta dove si trova già una scannellatura dove inserire l’intreccio che poi dovrà essere rifinito con un filo di midollino.

La sedia è un elemento di arredo utilizzato, per l’appun-to, per sedersi. È costituita, nella tipologia classica, da un piano orizzontale (la “seduta”), delle gambe di soste-nimento (in numero di quattro) e da uno schienale di ap-poggio. Così come la seduta o lo schienale possono as-sumere forme diverse (ma pur sempre legate, in genere, a condizionamenti di carattere ergonomico), le gambe possono essere anche in numero di tre, o, in contesti particolari, in numero di uno (ad esempio nelle sedie di un bar). Per motivi ergonomici la seduta è convenzionalmente sollevata rispetto al pavimento di 45 cm (nel caso delle sedie da bar invece di 75 cm). Col termine al plurale di “sedute”ci si può riferire anche al complesso di posti a sedere che caratterizza no un progetto architettonico, con riferimento alla loro posizione nel contesto e alla loro ti-pologia.I materiali con cui può essere realizzata una sedia sono svariati, in quanto costituisce di per sè uno dei campi più indagati all’interno del mondo del design. La maniera più classica di realizzare una sedia è quella di far uso del legno (nella storia i primi esempi sono costituiti di questo materiale), ma diffusissimi sono anche i prodotti in materiale plastico. Negli ultimi anni si sta facendo ri-corso anche all’alluminio o all’acciaio alleggerito, capaci di diminuirne notevolmente il peso.Storia: una tavola di legno lunga e stretta che si appoggia su due assi verticali: ecco l’antenata della sedia, la panca. Anche se la sua origine si perde nella notte dei tempi, noi la conosciamo bene perché ancora oggi si costruisce la panca (o banco), sia pure non di così rozza e primitiva struttura. La panca originariamente si diffonde in tutta l’Europa e l’Asia, prima della sedia: accoglieva più persone, costringeva però a sedere in posizione eretta e scomoda. Nel rinascimento toscano la “Panca a dossale” poggia su piedi a mensola scanalati ed ha la spalliera a giorno costruita da una serie di eleganti colonnine ioniche oppure da balaustri torniti. Negli esemplari fran-cesi prende il nome di “Banc” ed è un mobile rustico assai massiccio che si collocava di fronte al camino da dove non veniva mai spostato nemmeno per i pasti: ad esso si avvicinava il tavolo da pranzo. La sedia destinata ad ospitare una sola persona è usata all’inizio soltanto per i sacerdoti e i principi: era, infatti, una prerogativa aristocratica differenziarsi dalla massa e sedere a par-te, come su un trono. Uno dei primi sedili per una sola persona, ha il nome suggestivo di “Faldistorio” e la si può trovare in uso già nel 1100. Derivato dalla “Sella di Plicatilis” longobarda e romana è eseguito i nferro e poggia su due coppie di supporti mobili incrociati, uniti nell’estremità superiore da una o più strisce in pelle che sorreggono l’imbottitura. I Faldistori in legno intagliato e scolpito, molto rari, presentano una leggera inflessio-ne a forma di “S” dalla doppia forbice (Molto famoso è quello conservato ancora oggi nel convento di Nonn-berg presso Salisburgo, è decorato con applicazioni in avorio scolpito).

INSERTO INFORMATIVO DI AVVERTENZAhttp://it.wikipedia.org/wiki/Sedia

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_Emanuela Marchetti

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hyper real is this sinking feeling that images of void an lust and masses of non-entities press on you as work violently deprives of peace and strange is way these things move, slowly and uneven, as a tender an almost sweet breeze wispers from outside and comfor-ts me as a compass of youth and infancy broken only by unwise words from a strange and obscure mist and prometheus delivers a steady and unsuspecting flow of desire and knowledge as someone moves in unsuspecting way towards me as giving speech to indif-ferent song of math. “abbandon yourself to this flow...” she wrote in impending doom – my territory is as ritual as language: confi-ning colours and grace to each of the spheres of the heavens. and this harmony is my gift from me to you: cherish and defend this architecture of love, girl. faith will come only twice or less in a lifetime and it will teach everything you need to know. time is on each doorstep and it will want it’s death toll, as numbers of irre-deemable strength, as a tsunami of that irresistible land of memory where little things gather around me as ambassadors of another age when alternative meaning of these things - a different belon-ging, an easy gathering of hope - where, in the confinement of post-humanity, there is no direction but the one inwards: take good care of your self and of the things you love and cherish. don’t for-get to chase the electrons in you and make sure that everything comes to place. communication-information is really no transmis-sion – there is nothing said but the deafening volume of muzak: an overture of trouble and grief as fair and settle and shameless is this son of the day and he bares with us in a shady frame of end-less wait and working from side to side from sidereal expectations leading charge on ageing defeat; the music is soothing, this sound awakes a deep secret in me and a fury of aspiring thoughts attend a frosty morning confession: a sublime a pompous moment, a clo-sing of hands and arms, while this new word “ascent” makes life of old memories and a blast makes new shreds of limbs as “your smile and the sound of your voice” numbs me.

L’Angolo Dannatamente Serio _Patricia B. aka Thomas bugno

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_Cecilia Matteoli

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_Cecilia Matteoli

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_Martina Magno

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_Thomas Bugno

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_Martina Magno

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Per esempio.

Mi ricordi di Giobbe e di re Mida. Avevi una calligrafia e un modo inconsulto, entrambi con un marchio speciale, spigolosi e personalissimi e totalmente incomprensibili.Abbiamo superato almeno 8 stagioni di furti in un solo mese. Ci regalano l’ora legale, adesso, e ci dicono che luglio è un mese a rischio, ci dicono che il treno ha un ritardo di 20 minuti, Vi auguriamo buona permanenza nell’alta velocità. Dici che hai capito che alla gente piace parlare di sé e io non ho domande da farti, ma questo non vuol dire che non sia disposta ad ascoltare il flusso continuo della tua esclusiva disperazione vestita di nuovo. O valentino. Che hai smesso di fumare, di bere, ma non del tutto, e anche di perseguitarmi per limitarti elegantemente a con-traddirmi, con un accento diverso, che da solo si basta.E dopo settimane che tutto si annuncia ma non arriva mai, ho smesso di chiedermi se per anni ti fossi mancata deliberatamente. Passiamo sempre metà del tempo a fare gesti automatici e l’altra metà ad aspettare di arrivare, col beneplacito dell’indicativo presente, che lascio volentieri a te, visto che è l’unico che apprezzi. Mi tengo i portacandele che non uso, le lattine vuote e i fogli di calendario da girare ogni due mesi, all’occorrenza, se c’è di mezzo aprile. Mentre tu vai al mare, noi andiamo a monte. Prima o poi ci arriviamo, un sasso alla volta, dietro sipari inadatti. Si allagano le librerie, che almeno paghi essere tesi per-ché risuoneremo. Scrivi di un sacco di mobili sotto una pioggia battente, baratterei le tue visioni per i miei giochi di parole, ogni tanto. Beati gli informatici, perché di essi è il regno dei campi. Beati gli epurati, perché erediteranno nocche forti per bussare a portoni blindati. Beati i serafici e i loro lacci emostatici, Beati i miti e le loro gastriti. Beati noi, che passeggiamo nei 30 cm liberi dei nostri tuguri di lusso, facciamo i solchi, ci seminiamo, ci raccogliamo e poi ci dilapidiamo, e vivremo tutti felici e con-tenti, passeremo l’inferno a contare i fiocchetti di neve, finendo l’acqua, vedendoci passare accanto Tarquinia, facendo a pugni coi finestrini, sorseggiando spritz alla fiera dell’inutile. è finita l’era in cui anche l’operaio voleva il figlio dottore, ora il dottore vuole il figlio artista, e basta indossare l’abito per sentirsi legittimati. Non è vero che solo i posti sono desolati. Me lo ricordo che faccia avevamo noi prima di andare a Genova, stanca. Poi mi dici Perché non ti piace viaggiare, vorrei vedere. Non è vero che Sono le condizioni peggiori a fare le cose straordinarie, le condizioni peggiori fanno le cose sgradevoli. e faticose. e siamo morti di disincanto, alla fine. Sempre in mezzo agli amici degli amici, che rimangono amici loro, e so solo che non vedo più le tue istantanee miracolose da settimane. Per esempio.

_Mariaelena Tundo

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_Martina Magno

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_Cecilia Matteoli

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_Martina Magno

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Disegni_Francesca Avena / Cit._Castaneda

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Disegni_Francesca Avena / Cit._Osho

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_Cecilia Matteoli

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_Thomas Bugno

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Disegni_Francesca Avena / Testo_Martina Magno

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_Disegni Francesca Avena _ Testi Martina Magno

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_Emanuela Marchetti

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_Emanuela Marchetti

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_Toni Maloni

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_Emanuela Marchetti

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_Cecilia Matteoli

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_Aria

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Disegni_Francesca Avena / Cit._Castaneda

Disegni_Francesca Avena / Cit._Jodorowsky

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Disegni_Francesca Avena / Cit._Hofmann

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_Francesca Avena

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_Antonietta Geirola

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_Giovanni Matteo

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Equivoca platea,etimologicamente sottoporrò le mie carni a questo supplizio con-sacrato al venturo equinozio della pessima stagione, la quale in-vestita dal doloroso sole nero, farà di questi uomini tutti scoiattoli dalle code mozzate. Mi sforzo per trattenere le risa, ma a volte immagino civiltà superiori compiere gesta monumentali sintomo di un umanità traboccante di vita che tradotta in termini di organi avvizziti a noi risulta come disumana e crudelmente rossa. In ve-ste di qualcosa sconosciuta ai più un oscuro preambolo avanza in maniera equivoca, come possessore di carapace rigato e di un ancheggiare traballante generatore di voltastomaco. Ora senza sformarmi rinforzo la qui presente platea che in un altro ambi-to mi sarei messa a succhiare i lembi di un lenzuolo fino a farmi rinsecchire le labbra, non ora però che gestire rapporti con una platea distratta equivale a incollare tra loro le code mozzate nel tentativo mutilo della creazione di uno scialle poco decoroso.Risorse da farmi star male. Per grazia di qualcuno che mi indiriz-za pressandomi con la mano sopra la testa, così da incrementare la forza gravitazionale nel mio del novanta per cento, risorse mi getta in uno stadio parastatistico, in un bidimensionale impiastro di sangue, su tela. Quando dico e ripeto che sono stanca, sia questa la parola più terribile del mondo, nessuno comprende la mia parola. Voi fate pure pessimo viso per custodire il gioco, sai a me che me ne viene. Allora invoco in lungimirante disposizione l’avvento del cordoglio: c’ho le doglie e le extradiastole a tocchi di carta, mi trovo in un interessante stato di convalescenza, du-rante il travaglio compio il movimento della diaspora a ritroso, sono un fagiano con la dentatura da pitbull, uno spettacolo, un vero spettacolo. Egregia marginale parvenza d’uomini dagli sfi-lacciati destini infausti, ho il gemito del pappagallo morente ad attanagliarmi i capelli, così misteriosamente mi ritrovo cosparsa di schiuma brumosa, non ho tempo per voi, non vi temo, non tengo nulla da conto, se non lo scalpore che suscita, e gli scrosci magniloquenti, e il plauso del mio drammatico esordio incespi-cante epilogo mentre adoro il silente fruscio dei miei piedi nudi nell’aria del pavimento; l’unica vera letteratura di cui abbisogno è tendenzialmente in forma apologetica.

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Per una serie di motivi che ignoro mi preme narrare storie sen-za capo ne coda, simili ai suddetti roditori senza capo, ne coda, cioè creature mutile delle estremità, per viventi o cadaveriche che siano, siano esse pur sempre creature, malrovesci, depositi, in-telaiature di rame indistricabili, dopotutto, e sinceramente tut-to mi ha frantumato i coglioni, come dici tu ‘adopri come uno scrosciante flusso di coscienza, cioè una narrazione secondo un susseguirsi di sensazioni, l’intera storia viene descritta tramite stati d’animo, si procede attraverso un fiume di immagini, cioè la storia non esiste’, come minchia ti pare, amico, che io ne sap-pia, trascorro l’interezza dei miei giorni nell’ossessivo intento di ripudiare la mia coscienza, che ne conosco solo il nome a tratti, cioè proprio la parola, e il flusso mi appartiene quanto le vibrisse a un alligatore, altrimenti risulterei una creatura sopraffina a tratti, a tratti indigestibile; la conclusione si palesa nella seguente for-mula, che, adopro in fin dei conti parole a caso, senza neanche farci i conti, disgustandomi dello strazio che provoca alle letteri-ne della tastiera la pressione delle mie dita, e oltre a questo non penso, cioè io non penso proprio, che l’organo preposto a questa funzione ricco di voragini nere, come scientificamente conferma-to da risonanza magnetica, questa funzione non l’ha mai svolta, ebbene nessuno ne è venuto mai a capo (mi sto quasi diverten-do). Ma tutto fila liscio come l’olio, salvo insormontabili intoppi, ogni maldida cosa lega, a livello intercostale proprio, l’interezza scorre subterranea, che voi la intoniate o meno dalle vostre gole placcate, io prima di avvertirla veramente devo leggere il tutto almeno quattro volte. E quattro a volte ritornano. -Ho pur affron-tato con voi l’interezza dei miei segreti, ma ho vergognosamente mentito sul mio passato-. E dall’unta frittura, priva di contenu-to, dannoso involucro nauseabondo di scorie croccanti, nessuno coniugherebbe queste parole, a meno che io non mi prodigassi nell’inoculare il verbo, nella disgustosa polpettina dorata. Perchè io, incarno l’opposto di Mitridate, eppure agisco alla stessa ma-niera; come immenso sapere acquisito dal cavernoso responso oracolare, in veste falsamente allopatica, cito la meritevole frase: - Fatela finita, tenetevi i bei ricordi, e vaffanculo -.

_Cecilia Matteoli

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_Cecilia Matteoli

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_Antonietta Geirola

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23 €