LOra di Giurisprudenza anno 3 n. 4

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Numero 4 Anno III Gennaio 2013 yieldroma3.blogspot.com

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Periodico della Facoltà di Giurisprudenza di Roma Tre

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Numero 4 Anno IIIGennaio 2013 yieldroma3.blogspot.com

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2EDITORIALE

Il PD ci è o ci fa?DI GIUSEPPE ROBERTO FALLA

Nella confusione più totale, ho una sola

certezza: l’unica responsabilità del

disastro del Partito Democratico è da

attribuire al Partito Democratico.

Berlusconi dal suo canto non ha vinto proprio

niente, mi spiego; è vero, ha realizzato una

super rimonta è questo non è certo da mettere

in discussione, tuttavia mi sono posto (e vi

pongo) una domanda. In un paese:

Che si posiziona nella famosa “classifica del

disonore” (quella della corruzione percepita)

al sessantanovesimo posto (alla pari con una

disastrata repubblica centrafricana, il Ghana);

Dove registriamo i seguenti dati di evasione

fiscale: 78,2 mld l’economia criminale (mafia

e malavita), 38 mld le big company (le grandi

aziende), 34,3 mld l’economia sommersa

(extracomunitari e doppio lavoro), 22,4 mld

le società di capitali (spa e srl), 8,2 mld gli

autonomi e piccole imprese (idraulico e

parrucchiera)

Dove l’abusivismo edilizio degli ultimi dieci

anni equivale a circa il 5% del costruito al Nord,

il 10% al Centro e il 30% al Sud.

Insomma, in un paese dove lo scenario è

quello descritto sopra, un mattacchione, uno

a caso, che offre politiche di condoni fiscali

ed edilizi,(mirabolanti)restituzioni dell’IMU e

che, una per tutte, ha già depenalizzato reati

come il falso in bilancio; quanti voti avrebbe

dovuto/potuto prendere? La risposta che mi

sono dato è: tutto sommato c’è andata bene, e

che ci piaccia o no tanti voti “liberali e moderati”

sono andati a finire al M5S, sgonfiando il PDL e

magari evitandoci pure Gianni Letta Presidente

della Repubblica.

Ma allora la colpa del risultato elettorale di chi

è? Del M5S? Non penso proprio.

Il vero problema è che il PD è stato attore del

suicidio della sinistra italiana, il PD che voleva

fare la sinistra senza dire cose di sinistra, voleva

il voto “perchè altrimenti vince Berlusconi”,

“perchè vogliamo smacchiare il giaguaro”,

“perchè Grillo urla troppo”, “perchè Ingroia

vuole fare vincere gli altri”, “perchè adesso

tocca a noi”. E SEL che avrebbe dovuto virare

il timone della coalizione a sinistra è stata zitta

quando il PD nella sua ambigua inconsistenza

strizzava l’occhio al centro: 3 %.

Sembrano essere svaniti gli effetti del

bipolarismo più bieco, il PD si è trovato di fronte

ad una verità: il governo non spetta di diritto

solo perchè ci si chiama Partito Democratico,

Direttore responsabile:

Giuseppe Roberto Falla

Contatti

348.2448250

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facebook.com/ora.giornale

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3va conquistato nel campo facendo la politica

che oggettivamente il PD non ha saputo fare

(probabilmente bastava quella di B. col meno

davanti).

Ironia della sorte, a Bersani è toccata la legge

del contrappasso: anche se tecnicamente ha

superato il colloquio non lo assumono e se

anche lo dovessero assumere gli faranno un

co.co.pro. come Presidente del Consiglio, a

tempo determinato e senza contributi.

E che dire dei Grillini, tanto gentili e tanto

onesti paiono, poi però salta fuori il Senatore

che per raggiungere Palazzo Madama dice di

volersi affidare a Google maps o quello che

non sa manco quanti sono i parlamentari, e

allora dopo un po’ ti chiedi se non fosse vero

che spesso il fascino di certe persone sta tutto

nel non conoscerle. Serve riorganizzarsi e

serve farlo subito.

DI LUDOVICO TUONI

Ci sarebbero molte parole da spendere

per queste elezioni politiche. Berlusconi

che trasforma una perdita di elettorato

pari al 15.8% rispetto alle elezioni politiche del

2008 in un fantomatico “miracoloso trionfo”.

Si potrebbe parlare della straordinaria campagna

elettorale di Bersani (deve ancora cominciarla eh,

ben inteso!), della encomiabile coerenza intel-

lettuale della Lega che prima dice di schifare il

Pdl, rinunciando a qualunque intesa perché c’era

Berlusconi, e poi, fingendo di credere che ormai

il cavaliere si era dato alla pesca di merluzzi ad

Antigua mentre a sedere sul trono c’era Alfano, ci

si è alleata comunque e ci rimane ancora oggi che

Alfano è tornato a ordinare le penne per il partito

mentre Berlusconi comanda.

La vera sorpresa però è il Movimento 5 stelle.

Ha rappresentato una scelta per molti incoscien-

te, volta principalmente al voler urlare al mondo

The worst is yet to come

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4politico che la corruzione e l’inciucio non poteva-

no più infestare il più alto dei palazzi delle nostre

Istituzioni Repubblicane, il Parlamento. Questo

urlo spesso ha però ignorato i contenuti.

Ma chi invece ha guardato i contenuti ha notato

molti aspetti interessanti. Per esempio sull’ener-

gia, lo sviluppo tecnologico, la posizione NO Tav e

contro gli sprechi della politica, il reddito minimo

garantito, ma al contempo anche aspetti preoccu-

panti.

Parlare di referendum popolare per uscire dall’UE

non significa semplicemente far esprimere un

giudizio al popolo, significa annientare la credi-

bilità della posizione Italiana nei confronti delle

istituzioni dell’Unione. Significa che “contrattare”

sul fiscal compact… te lo sogni!

O ancora , parlare di togliere i sindacati significa

sputare sulla Costituzione e sui tanti morti che

hanno combattuto nella storia per dare diritti ai

lavoratori. I sindacati, così come i partiti, dovreb-

bero essere regolamentati come vuole il testo

costituzionale. Non distrutti.

Insomma… Il PD un programma non ce l’aveva, il

PDL non ce l’ha mai avuto in 20 anni, Monti lo ave-

va già applicato inutilmente prima di fingere di

disconoscerlo… Quello di 5 stelle (o di Grillo?) ha

dei pro e dei contro ma se non altro ha qualcosa.

Un aspetto focale tanto quanto ambiguo del

movimento è però nella sua struttura interna. La

democrazia che viene tanto sbandierata nel con-

tenuto programmatico è del tutto assente all’in-

terno del movimento.

Grillo è solo un portavoce ma si propone per an-

dare lui a fare le consultazioni per l’elezione del

Presidente della Repubblica? Impone come unico

mezzo di comunicazione fra cittadini e movimen-

to unicamente il suo sito catalogando come “fec-

cia” da Studio Aperto al Fatto Quotidiano senza

alcuna distinzione?

Leader o portavoce? Forse esistono definizioni di

“portavoce” che sfuggono sia a me che alla Zanni-

chelli.

Silurare Favia perché decide di esporsi ai suoi

elettori pubblicamente attraverso un media che

non è il sito di Beppe Grillo sfiora la follia. Grillo a

caldo disse: “Chi mette in dubbio la nostra onestà,

fuori dalle palle.”. Se trasparenza e democrazia

vuole portarle in Parlamento, trasparenza e de-

mocrazia deve iniziare a creare all’interno del suo

Movimento.

Ciò di cui abbiamo bisogno, soprattutto, è di one-

stà e competenza.

La prima confido ne abbiano da vendere i grillini,

la seconda potranno impararla con l’esperienza e

col tempo, magari.

A noi allora non resta che sederci ed aspettare che

il tempo passi.

Aspettare che il paese anneghi sempre più nell’il-

legalità, nella mafia, nella corruzione, nell’abusivi-

smo, nell’ignoranza, nella povertà… E aspettare di

vedere se queste elezioni cambieranno davvero

qualcosa o se a cambiare sarà stata solo l’età ana-

grafica dell’inefficiente Onorevole che siede nel

nostro Parlamento.

Oggi come ieri.

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5Rimettersi in forma dopo la sezioneDI MARIA CHIARA POLLICINO

Qualche utile, pratico consiglio per rientrare ‘’nei propri panni’’ dopo le

fami feroci e la fossilizzazione alla scrivania.

Diciamocelo, mens sana in corpore sano, il problema sta nella seconda

parte della ‘’sententia’’. Siamo stati seduti per ore e ore nella biblioteca di facoltà,

la luce da ospedale puntata negli occhi e gli arti inferiori pressoché atrofizzati.

Alzarsi ( e solo per pranzare) rappresentava un’impresa d’Ercole. Finite le atrocità

che tutti gli esami portano con sé abbiamo dormito per due giorni, e finalmente

alzatici dal coma quasi irreversibile, siamo in piedi, siamo in piedi e di più, stiamo

addirittura camminando, ci sentiamo al settimo cielo, vogliamo uscire, rivivere,

sentire gli uccellini cinguettare; apriamo con trasporto l’armadio, prendiamo i no-

stri jeans preferiti e … qui inizia un monologo … ‘’ La lavatrice, quella maledetta

lavatrice! … sì, ho sbagliato lavaggio, ma guarda quanto son piccoli, non si chiu-

dono’’ (e così via per almeno 10 minuti). Giusto per toglierci il dubbio, però, così

tanto per, prendiamo la bilancia, pochi secondi e panico, follia pura.Quest’articolo

è per chi, come me, ha vissuto quest’incubo. Punto primo, elenchiamo tutte le cose

da evitare per rientrare nei maledetti jeans, tra cui comprarne altri o cercare di

entrarci a forza, non sarebbe il caso, piuttosto incominciamo a seguire delle rego-

le per la sopravvivenza nella nostra taglia. Piccoli e pratici suggerimenti per una

dieta equilibrata e per una maggiore attività fisica:

1 No alcol ( un bicchiere di vino contiene 90 calorie), No bevande gassate (

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6una coca cola contiene otto cucchiaini di zucchero per lattina).

2 Evitare cibi poco sazianti, che, guarda caso solo quelli più calorici ( cara-

melle, pop corn, patatine e così via).

3 Mangia prima di ogni pasto la frutta o la verdura, sembra strano iniziare

dalla frutta, ma moltissimi dietologi consigliano quest’ordine per dare

un senso di sazietà iniziale e limitare perciò di consumare altri alimenti

molto più calorici.

4 Sostituisci il pane bianco con il pane integrale, ricco di fibre e decisa-

mente con meno calorie.

5 Fai attenzione ai condimenti! Spesso, si fa il grande errore di mangiare

l’insalata super - condita, preferire all’olio il succo di limone.

6 Pesa gli alimenti, specialmente la pasta, non è opportuno eliminare i

carboidrati drasticamente, questo è l’errore delle diete ‘’flash’’, quelle

diete che portano un individuo a dimagrire in poco tempo per poi, qua-

si certamente riprendere il tutto più gli interessi dopo qualche tempo.

Basta limitare, una porzione consigliabile sarebbe 70-80 grammi per le

donne, 90-100 grammi per gli uomini.

7 Fai sport in ogni modo, mi spiego meglio, scale invece di ascensore, lun-

ghe passeggiate, e qualche esercizio fisico ( addominali, dorsali etc) ogni

giorno, anche pochi, ma ogni giorno.

8 Insieme al movimento, fai yoga! Secondo uno studio pubblicato sul

Journal of the American Dietetic Association, le donne che fanno regolar-

mente yoga tendono a ingrassare meno e a mangiare in modo più equili-

brato, senza eccessi.

9 Dormi bene e per almeno otto ore a notte. È una questione di ormoni: la

leptina, che regola il metabolismo e comunica al cervello quanta energia

è disponibile nel corpo, e la grelina, che stimola l’appetito. Chi dorme

meno di cinque ore per notte ha un calo della leptina e un incremento

della grelina. Se dormi poco fai fatica a sentirti sazio e aumenta il tuo

appetito.

L’Ultimo consiglio, proveniente da fonte autorevole, è dello psicologo

Brian Wansink della Cornell University di New York, il quale sostiene che

utilizzando piatti piccoli si mangi di meno sentendosi pieni e soddisfat-

ti, parrebbe che il cervello percependo un piatto colmo ( anche se di

dimensioni ridotte) trasmetta messaggi di sazietà.

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7Senso di appartenenzaDI DONATO BOCHICCHIO

P iù che un ar t icolo vorre i fare

qualche riflessione sulla situa-

z ione del nostro paese. Dopo

tangentopol i ha governato i l centro-

destra ed anche il centro-sinistra, ma

n o n vo g l i o s c a r i c a r e c o l p e s u n e s -

s u n o. I n fa t t i s e og g i c i t rov i a m o i n

q u e s t a s i t u a z i o n e l a re s p o n s a b i l i t à

n o n è s o l a m e n t e d i c h i c i h a gove r -

n a t o , t r o p p o f a c i l e p u n t a r e i l d i t o

contro di loro: abbiamo una pubblica

a m m i n i s t r a z i o n e c h e è u n a v o r a -

gine, la sanità lo stesso, la pubblica

i s t r u z i o n e d a r i fo r m a re , u n a l e g g e

e l e t t o ra l e ve rgog n o s a , d e l l e ve re e

propr ie caste che impediscono al l ’ I -

tal ia di diventare un paese moderno,

i l s i s t e m a a t t u a l e d e l l a g i u s t i z i a

c h e a l l o n t a n a g l i i n ve s t i m e n t i d a l

nostro paese, ecc…Tutte le volte che

s i è c e r c a t o i n q u e s t i a n n i d i m e t -

t e re m a n o a q u e s t e p ro b l e m a t i c h e

og n u n o , ( s i n d a c a t i , p a r t i t i , a ss o c i a -

z i o n i , c i t t a d i n i ) i n v e c e d i s e d e r s i

i n t o r n o a d u n t a v o l o e r a g i o n a r e

con onestà nel l ’ interesse del nostro

p a e s e n o n h a g u a rd a t o a l d i l à d e l

proprio naso. Se poi vogl iamo conti-

nuare a farci prendere in giro da chi

c i d ice che le pr ior i tà sono la dimi -

nuzione del numero dei parlamentari ,

i l re d d i t o m i n i m o d i c i t t a d i n a n za o

la restituzione dell ’ ICI , non usciremo

d a q u e s t a s i t u a z i o n e . I l v e r o p r o -

blema è i l “senso di appartenenza” ,

f in quando noi tut t i non in iz ieremo

a d a m a r e q u e s t o p a e s e e s e n t i r c i

parte integrante dello stesso, ovvero

a sent i r lo come la nostra casa vedo

m o l t o re m o t a l a p o ss i b i l i t à d i q u a l-

che miglioramento.

“La Bussola: 3 cose su Roma3”

Nuovo servizio WiFiRoma Tre ha recentemente istituito un nuovo servizio WiFi che permetterà di usufruire del servizio agli stu-denti di Roma Tre anche in altre strutture aderenti alla medesima convenzione. Per maggiori info http://www.uniroma3.it/news2.php?news=3059&p=1a cura di Marta Cerrito

Page 8: LOra di Giurisprudenza anno 3 n. 4

8Lotta Comunista: Amore a prima vista(Miseria, carestia, disoccupazione e bombe atomiche. Questa volta l’abbiamo fatta grossa e abbiamo chiesto loro la soluzione per le terribili piaghe dell’uomo)DI DOMIANO ZOTAJ

A quanti di voi sarà capitato di imbattersi

in quei signori pieni di volantini e

con le tasche piene di giornali che vi

invitano alle loro “conferenze” e vi assillano

per il numero di cellulare? Probabilmente i più

scaltri tra voi avranno solo un lontano ricordo

dei vari “amici di Marx” intravisti e dribblati

per andare alla lezione di diritto pubblico

mentre gli altri, quelli che hanno lasciato il loro

numero, hanno sicuramente molto più da dire.

Incuriosito decido di andare fino in fondo e

dopo interminabili chiamate dai miei amichetti,

decisi che era arrivato il momento e partecipai al

convegno “sull’Imperialismo dell’Europa”. Tutti

a parlare della grande Cina e delle guerre USA,

ma nessuno che getta fango sugli europei. Che

ipocriti! Mi vennero a prendere all’uscita della

metro Piramide insieme ad un’altra ragazza

spaventata e infreddolita di lettere. I marxisti si

presentano vestiti in giacca e cravatta, bloccati

esteticamente alla rivoluzione bolscevica, al

contrario di come me li ero dipinti, in eskimo e

pieni di fumo da condividere. Peccato. Una volta

arrivati al “covo”, un capannone nascosto per

Trastevere, inizia il bello. Appena accolti, tanti

piccoli Lenin in divisa ci mostrano la loro casa

spartana e chiedono subito un contributo per il

loro giornale. Molto bene. Rifiuto gentilmente

e vengo fulminato. Non mi era successa una

cosa simile da quando rifiutai di donare soldi

davanti a delle suore della mia parrocchia. Forse

sono solo un borghese. Volevo dire peccatore.

Gli altri “compagni” cercano il dialogo, non

nascondendo la loro poca fiducia per l’essere

umano “noi stiamo fuori dal Parlamento

perché è fonte di corruzione a prescindere!” e

un altro aggiunge “Io non ho nessun problema

nel partecipare al partito, ho un ragazza e un

lavoro e trovo sempre del tempo per la causa!”.

La sala delle conferenze ovviamente contiene

reliquie risalenti al 1917, foto di Engels e di

qualche operaio morto ingiustamente. Infine

un cartellone pacchiano con la scritta rossa

gigante “LOTTA COMUNISTA”. A quanto pare la

grafica è una sovrastruttura del capitalismo. Una

volta preso posto la sala sorprendentemente si

riempie e sale sulla cattedra un adepto di grado

superiore. Quello specializzato nei discorsi. In

ogni caso si parte con la conferenza e sui morti

provocati dalle guerre imperialiste europee,

Kossovo e Jugoslavia, Libia e via dicendo. Morti

elencati con impassibilità mentre il “professore”

ci spiegava che i marxisti le vittime se le

segnano tutte, una per una. Il tutto arricchito

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9con aneddoti tratti dalle “Tesi di aprile”

mischiati alla vita quotidiana: “Noi stampiamo

il nostro giornale alla copisteria, basta pagare!

Vedete come il capitalista si sta strozzando

con le sue stesse mani!”. Intorno a me stormi

di ragazzi a prendere appunti e fare domande,

a cui il relatore risponde amichevolmente

scandendo le frasi con un caloroso “compagno”.

Non resistetti e cercai di essere serio: “quindi

per sconfiggere il capitalismo dobbiamo

riappropriarci dei mezzi di produzione?”. La

salma di Lenin mi guardò con preoccupazione:

“questo è un periodo assolutamente contro-

rivoluzionario, è da sciocchi credere di occupare

tutto, noi ci limitiamo a marciare con gli operai

e ad aspettare il momento giusto per la

Rivoluzione”. Ok. “Abbiamo circa 30 anni per

fermare la guerra mondiale” conclude con un

sorriso beffardo. Perfetto. Finito il congresso

un ragazza si avvicina a me e chiede un

parere “sicuramente tutto molto istruttivo” e

lei “ah, allora sei comunista!”. Neanche il tempo

di riprendermi dal colpo che mi elenca il menù

“raccogliamo fondi zona per zona per adesso

sono 15 euro a persona!”, la guardo ancora

basito e lei ci riprova “almeno aiutaci in modo

attivo, noi non siamo un centro per dibattiti

ma agiamo, vieni a raccogliere le firme anche

tu!”. Cambio discorso e taglio corto “mi basta il

giornale, grazie”. Torno a casa il prima possibile

e apro il giornale leggendo interessanti atti

notarili di Marx e l’andamento dell’industria

dell’acciaio negli ultimi 20 anni. Squilla il

cellulare “Ehi ciao, ti andrebbe di partecipare

all’internazionale con compagni e compagne di

tutto il mondo a Genova?”

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Malina Suliman: l’artista che ha portato la street art a KandaharDI AMBRA BERLOCO

Prima della presa del potere da parte dei

Talebani nel 1996 le donne afghane go-

devano di una relativa libertà; a loro era

concesso lavorare, studiare, scegliere se indos-

sare il burqa. Le leggi talebane hanno gettato

l’Afghanistan nell’oscurantismo: le donne sono

state totalmente private dei loro diritti ed esclu-

se dalla vita economica, politica e sociale del pa-

ese; qualsiasi forma d’arte è stata bandita perché

considerata anti-islamica; per gli atti contrari alla

legge islamica è prevista la pena di morte.

Nel 2001 con la caduta del regime l’Afghanistan

ha intrapreso un lento risveglio culturale e so-

ciale, ma la strada per il riconoscimento dei diritti

delle donne è ancora lunga. Non a caso persiste il

fenomeno del self immolation, una forma di pro-

testa contro la cultura maschilista, che porta circa

2.000 donne ogni anno a darsi fuoco.

In questo quadro di oppressione spicca il corag-

gio e la forza di Malina Suliman, una giovane ar-

tista di 23 anni. Il suo nickname è MaloAA e crea

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11opere d’arte concettuale, sculture e graffiti nella

Kandahar meridionale,uno dei posti più perico-

losi in Afghanistan per la minaccia talebana. La

ragazza fin da piccola esprime se stessa attra-

verso l’arte e in Pakistan si laurea all’Art Council

di Karachi. A Kabul entra a far parte dell’associa-

zione locale d’arte contemporanea Berang; al ri-

entro nella sua città natale Kandahar è costretta

ad abbandonare la sua attività a causa dei divieti

imposti dai talebani. Malina non si scoraggia e

armata di bombolette spray, pennelli e colori nel

buio della notte crea le sue composizioni, i cui

temi principali sono i disagi e le sofferenze che

affliggono la sua generazione e le donne del suo

paese.

Il graffito dello scheletro nel burqa blu, realiz-

zato da Malina a Kandahar, ha riscosso successo

in tutto il mondo. L’opera è una metafora della

condizione di disuguaglianza e repressione delle

donne in Afghanistan. Il significato provocatorio

della sua creazione ha scatenato la disapprova-

zione dei talebani e la ragazza è stata oggetto di

numerose minacce e abusi da parte degli stessi

spettatori.

“Già prima che un bambino nasca, i suoi genitori

stanno pensando che, se maschio, potrà soste-

nerli, se femmina, potrà essere data in sposa a un

ricco pretendente. Non si fermano mai a pensare

a quali saranno i reali desideri del bambino” rac-

conta Malina. A questa difficile condizione dei

giovani si ispira il dipinto “La vita di oggi” che

raffigura un feto nel grembo materno pendente

dal ramo di un albero, e tirato da tutte le parti.

Questa è la principale creazione della sua mostra,

una delle prime esibizioni artistiche degli ultimi

trent’anni a Kandahar. L’artista ha ricevuto nume-

rosi riconoscimenti tra cui l’invito a presentare

il suo lavoro nella casa del Presidente Karzai a

Kabul.

Oggi l’artista fa parte della Fine Art Association

di Kandahar di cui lei è l’unica donna e spera di

ottenere dei finanziamenti per avviare seminari

e corsi di formazione nel paese. Con l’arte Malina

vuole fornire un mezzo di espressione alle voci

inascoltate della sua generazione e smuovere la

coscienza del popolo Afghano. Per questo lo stile

dei suoi lavori pittorici si presenta grezzo, stilizza-

to e carico di drammaticità. Come nel suo graffito

“Guerra e caos” in cui descrive le conseguenze

di un attentato suicida. Nell’immagine sono raf-

figurate pareti macchiate di sangue che fanno

da sfondo a numerosi corpi carbonizzati. “Molte

persone non avevano mai visto una installazione

d’arte e sono rimasti turbati e offesi, altri invece

ne sono stati feriti, perché avevano già provato

sulla loro pelle un’esperienza simile” commenta

l’artista.

E’ in questa storia che sembra concretizzarsi la

frase di Gaber “libertà è partecipazione”.

Malina lotta perché venga riconosciuto alle don-

ne il diritto di partecipare alla vita del paese in

piena parità con gli uomini, e rivendica il diritto

della sua generazione di autodefinirsi.

Alla domanda se lei stessa ha paura cita la sua

scultura della donna impiccata e sorride. “Questo

è quello che succede alle donne quando chiedo-

no i loro diritti in questo paese” afferma Malina,

nonostante questo lei continua il suo lavoro.

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Öcalan-Erdoğan: aria di trattative di paceChi è Abdullah Öcalan?DI GIULIA ROMANO

Mesi fa, davanti alla nostra facoltà, sono

stata fermata da dei ragazzi che mi han-

no chiesto di firmare una petizione per

la liberazione di Abdullah Öcalan, sono stata colpita

da questo personaggio da alcuni considerato eroe da

altri terrorista, da quest’uomo che ha oltrepassato i li-

miti della legalità restando all’interno dei netti confini

della sua etica, mi ha colpito così tanto la sua vicenda

che mostra quanto, alle volte, sia sottile la distanza

fra attaccare e difendersi, che ho deciso di scriverne

un articolo. Non rivelerò se ho firmato o no e questo

non vuole essere né un articolo pro-Ocalan né contro,

solo un “affinché tutti sappiano” e che ognuno poi

usi la propria testa e sostenga le proprie idee. I Curdi

costituiscono uno dei più grandi gruppi etnici privi

di unità nazionale e si stima che costituiscano il 18

% della popolazione turca. La Turchia ha dichiarato

guerra agli oppositori politici fra cui assumono un

ruolo centrale per l’appunto i curdi che lottano per il

riconoscimento della sovranità nazionale. In Turchia

le opposizioni politiche sono perseguibili penalmen-

te, si rischia il carcere a vita e, nonostante la Turchia

abbia approvato le due Convenzioni dell’Onu e del

Consiglio d’Europa contro la tortura, Amnesty Inter-

national sostiene che la tortura sia, seppur entro certi

limiti, ancora adesso utilizzata come strumento coer-

citivo nei confronti delle suddette opposizioni. Alla

pena di morte poi commutata in ergastolo è stato

condannato A. Öcalan ,leader del PKK il Partito dei La-

voratori del Kurdistan, oramai un partito politico clan-

destino e armato. Il PKK scelse la strada del conflitto

armato in uno scenario politico di finto governo de-

mocratico le cui redini erano nelle mani dell’esercito

turco che continuava a vietare l’uso della lingua curda

e la diffusione della cultura curda. Nella disperazione

l’uomo prende sempre le decisioni peggiori e fu così

che nel 1984, quando non si sperava più in un ricono-

scimento dei diritti curdi, il PKK si armò contro l’eser-

cito turco e i civili. Solo dopo anni di guerriglie e rap-

presaglie il PKK decise di deporre le armi per tentare

di raggiungere una pace con il governo turco in cam-

bio dell’autonomia curda ma a quel punto fu il gover-

no a rifiutare la strada democratica e intensificare la

repressione estendendola ai turchi simpatizzanti del

PKK. Questa vicenda così apparentemente distante

ci riguardò direttamente nel 1999 quando Ocalan

raggiunse Roma per chiedere aiuto al governo ita-

liano, “..sono venuto a bussare alla porta dell’Europa

- scrive così Ocalan - unendo d’ ora in poi le nostre for-

ze, riusciremo ad aprire questa porta e a metter fine

alle sofferenze dei popoli oppressi e deprivati dei

loro diritti e culture. Sono certo che sapremo svolge-

re il compito che ci spetta” . Nonostante egli avesse

dichiarato di essere disposto a rinunciare all’uso delle

armi le richieste di aiuto di Ocalan non hanno trova-

to alcuna risposta nel governo d’Alema che dopo

65 giorni, sotto le pressioni del centro-destra e in

seguito al mandato di cattura della Germania rinun-

ciò alla tutela di Ocalan invitandolo a lasciare l’Italia.

Quando questo avvenne, quando, in concreto, ad

Page 13: LOra di Giurisprudenza anno 3 n. 4

13Ocalan venne rifiutato l’asilo politico egli era ancora

condannato alla pena di morte, abolita in Turchia solo

tre anni dopo. Probabilmente la scelta politicamente

più sicura, certamente non una scelta etica o spinta

da un senso di umanità e solidarietà a cui Ocalan si

appellava. La situazione si è aggravata quando, due

mesi dopo la cattura di Ocalan ormai detenuto in un

carcere turco, un tribunale italiano gli riconobbe l’asilo

politico. Il nostro paese è indiscutibilmente in debito

con un uomo che, colpevole dei suoi crimini, dal feb-

braio 1999 è rinchiuso nell’isola-carcere di massima

sicurezza Imrali. Sottoposto al massimo isolamento,

Ocalan continua a lanciare appelli al PKK esortan-

dolo ad abbandonare la via del conflitto armato per

intraprendere la via democratica e dopo trent’anni di

spargimento di sangue, circa 35.000 morti e tentativi

conciliativi falliti un lume di speranza sembra nascere

da una proposta di pace partita appunto da Ocalan

il quale, in una lettera, ha proposto al premier turco

Erdoğan un accordo basato su concessioni reciproche:

il Pkk promette di deporre le armi il 21 Marzo 2013,

il ritiro entro agosto dei quattro mila ribelli curdi dal

territorio turco e in cambio Ankara deve garantire di

non attaccare i guerriglieri in partenza, la liberazione

di prigionieri politici ma soprattutto il riconoscimento

dell’identità curda nella nuova Costituzione turca e la

creazione di una speciale commissione parlamentare

che si occupi della questione curda. Questa trattativa

sembra essere, per il momento, l’unica via di uscita

da un clima sanguinolento che è arrivato fino a Pari-

gi dove, questo Gennaio, sono state uccise tre donne

esponenti del movimento di liberazione del PKK. La

questione curda va molto oltre le colpe di Ocalan ma

la mia speranza è che l’Italia torni ad essere un sim-

bolo di legalità e conceda asilo anche a chi va contro

paesi “alleati”, nel rispetto della nostra Costituzione.

Non ci resta che aspettare e sperare per alleviare , al-

meno in piccola parte, quel senso di colpa che moltis-

simi italiani in cuor loro sentono, la colpa del silenzio

e dell’inerzia.

Page 14: LOra di Giurisprudenza anno 3 n. 4

14

Fashion philosophy

Talking about fashionDI GIULIA SULIS

Parlare di moda sembra semplice, ma

riflettendoci, non lo è affatto! La

moda è fatta di colori, profumi, tessuti

ed emozioni. E riuscire a trasmettere tutto

questo attraverso qualche riga di battitura,

è un compito non indifferente. Io cercherò

di trasmettervi in piccole dosi mensili, la

mia filosofia di moda a partire da oggi. Che

voi amiate il vintage, il black and white, il

casual, piuttosto che lo street style, l’unica

cosa che renderà davvero unico il vostro

stile, siete voi. Personalità, carattere e cre-

atività sono le tre regole base che dovete

tenere a mente al mattino, quando aprite

l’armadio. E non importa se mentre lo farete

avrete già il guinzaglio del cane alla mano,

lo spazzolino ancora tra i denti o gli appunti

di diritto in mezzo al libro di biologia che la

vostra migliore amica ha dimenticato a casa

vostra, ciò che conta è la passione con cui

compierete quel gesto che, seppur abitudi-

nario, parlerà di voi per il resto della vostra

giornata.

Lo stile di un individuo infatti, acquista uni-

cità attraverso la personalità che il soggetto

stesso, trasferisce sull’abbinamento dei capi

che indossa. Non esistono stili unici, ma per-

sone che attraverso la loro unica essenza,

danno vita ad un modo di vestire che rasenta

lo spirito primario dell’esclusivo. Indossate

quindi la vostra personalità ogni mattina e

sarete più alla moda di una Chanel n° 5, per-

ché sarete voi stessi e niente fa più tendenza

di questo.

Good fashion everybody!

Page 15: LOra di Giurisprudenza anno 3 n. 4

15

La politica degli intellettuali:tra politica culturale e politica della culturaDI MARTA CERRITO

N ell’att ività pol it ica , scr iveva

G r a m s c i n e l 1 9 1 7 , h a u n

ruolo fondamentale la fanta-

sia che “ha per elemento gl i uomini ,

la società degl i uomini , i dolor i , g l i

a f f e t t i , l a n e c e s s i t à d i v i t a d e g l i

u o m i n i ” . L a f a n t a s i a d a s o l a p e r ò

n o n è s u f f i c i e n t e m a d e v e e s s e r e

n e ce ss a r i a m e n t e a f f i a n c a t a d a u n a

forza morale se non si vuole sfociare

nel di lettantismo che per Gramsci s i

i d e n t i f i c av a p i e n a m e n t e n e l l a m a n -

c a n z a d i p r o f o n d i t à s p i r i t u a l e , d i

sent imento e di s impatia (nel senso

etimologico del termine!) umana.

D e l r u o l o d e l p o l i t i c o ( q u e s t i o n e

a t t u a l e , t r o p p o a t t u a l e ) o m e g l i o

a n c o r a , d e l r u o l o d e l l ’ i n t e l l e t -

t u a l e n e l l a p o l i t i c a , t ra t t a i l n u ovo

l a vo r o d i A n d r e a L i p p i - s c i e n z i a t o

p o l i t i c o , s o c i o l o g o e r i c e r c a t o r e

p r e s s o l ’ U n i v e r s i t à d e g l i s t u d i d i

Firenze- dal t itolo “ La polit ica degli

i n t e l l e t t u a l i ” . I l s a g g i o s i p ro p o n e

d i a n a l i z z a r e t r a s v e r s a l m e n t e l a

q u e s t i o n e p a r t e n d o d a l f a t t o c h e

l ’ i n f l u e n z a d e l l ’ i n t e l l e t t u a l e s u l

potere polit ico sia stata a lungo data

p e r s c o n t a t a - a f f e r m a v a n e l 1 9 5 5

W. M i l l s , “q u a l u n q u e c o s a s i a l ’ i n -

t e l l e t t u a l e , e g l i è c o m u n q u e c o l u i

c h e p o n e a l l a p o l i t i c a l e d o m a n d e

importanti”- e relativamente in poco

t e m p o l a q u e s t i o n e s i è c a p ovo l t a

e d è l a s o c i e t à og g i a g u a rd a re co n

d i f f i d e n z a l ’ i n t e l l e t t u a l e , e ( u n p o’

troppo spesso ) la cultura stessa.

C h i è l ’ i n t e l l e t t u a l e? N . B o b b i o n e l

1993 affermava che “non vi è niente

di più intellettuale che scrivere degli

intel lettual i dacchè per essere intel-

lettuale i l solo requisito è quel lo di

a g i r e i n m o d o i n t e l l e t t u a l e ” d e f i -

n i z i o n e v o l u t a m e n t e t a u t o l o g i c a

e q u a n t o m a i p a r a d o ss a l e , o cco r re

p e rc i ò p e rco r re re u n a s t ra d a e m p i -

r i c a e n o n c o n c e t t u a l e p e r ve d e r e

q u a l i s i a n o s t a t e l e f i g u r e d i m a g -

gior r i l ievo nel panorama pol i t ico e

cercare di capire quale possa essere

o g g i , n e l l ’ e r a d e l l ’ a - p a r t i t i s m o e

della demagogia fagocitante, i l ruolo

del l ’ intel lettuale. Lippi individua al

r iguardo quattro diversi t ipi di intel-

l e t t u a l i c h e ra p p re s e n t a n o q u a t t ro

diverse forme di partecipazione che

si sono alternate ed evolute nel corso

Page 16: LOra di Giurisprudenza anno 3 n. 4

16del Novecento. Innanzitutto vi è l ’ in-

te l let tuale puro rappresentato da J .

B e n d a c h e i n q u a n t o c u s t o d e d e l l a

verità e della giustizia si astrae da un

mondo pol i t ico (quel lo del Nazismo

soprattutto) che intende asservire la

c u l t u ra a g l i i n t e re ss i p o l i t i c i . E cco

poi profilarsi l ’ intellettuale organico,

incarnato da A. Gramsci che concepi-

sce la propr ia capaci tà d i inf luenza

c o m e s t r u m e n t o d i c r i t i c a m o r a l e

v e r s o l a p o l i t i c a p e r c a m b i a r l a e

r e n d e r l a g i u s t a . L ’ i n t e l l e t t u a l e

o r g a n i co è m i l i t a n t e , a t t o re r i vo l u -

z i o n a r i o ( q u a s i ) s e m p re d i s i n i s t ra .

Per Gramsci l ’ i n te l le t tuale non può

c h e e s s e r e u n r i v o l u z i o n a r i o , u n

p a r t i g i a n o. N . C h o m s k y h a p o i i n d i-

v i d u a t o l ’ i n t e l l e t t u a l e m a n d a r i n o ,

c o m e c o l u i c h e s v i l i s c e l a c u l t u r a

d i ve n e n d o a c r i t i c o e p o n e n d o s i a l

servizio del potere costituito. Infine

a b b i a m o l ’ i n t e l l e t t u a l e e s p e r t o ,

t e o r i z z a t o d a M . Fo u c a u l t , i l q u a l e

essendo special izzato in un determi-

n a t o s e t t o re g a ra n t i s ce d i s t a cc a re

i l p o t e r e d a l l a v e r i t à , r i c e r c a n d o

sempre e comunque una verità scien-

tif ica locale.

N . B o b b i o a f fe r m a v a c h e “ i l p r i m o

compito degli intellettuali dovrebbe

e s s e r e q u e l l o d i i m p e d i r e c h e i l

monopolio della forza divenga anche

i l m o n o p o l i o d e l l a v e r i t à ” , i l p r o -

b l e m a s i co n ce n t r a i n t o r n o a d u n a

d o m a n d a : q u a l e p o l i t i c a p o s s o n o

u t i l i z z a r e g l i i n t e l l e t t u a l i n e l l ’ a t -

t u a l e o r d i n a m e n t o e s o p r a t t u t t o ,

quale politica può util izzarli in modo

efficace?

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Page 17: LOra di Giurisprudenza anno 3 n. 4

17Kubrick, 14 anni dopo: l’eredità di un maestroDI LORENZO TARDELLA

Ho visto Arancia Meccanica, per la prima

volta, a dieci anni. Ricordo di non aver

compreso a fondo il messaggio del film,

la sua critica sociale, politica e morale. Ricordo

però di aver sentito una stretta allo stomaco, una

sensazione fisica forte, e di aver subito, istantane-

amente, compreso che c’era qualcosa di grande in

quelle immagini, qualcosa in grado di cambiare la

storia.

E quella sensazione (e non uso questo termine

a caso. Le emozioni le provocano molti film, ma

tutt’altra cosa è arrivare dentro e scuoterti mate-

rialmente) l’ho provata ogni volta che ho visto un

film di Stanley Kubrick.

Oggi, a quattordici anni dalla sua morte, è difficile

per me dire quanto i suoi film mi abbiano cam-

biato la vita. Quanto del mio modo di pensare,

riflettere, agire e vedere derivi dalle sue lezioni,

da quel modo unico e finora irripetibile di usare

lo strumento del cinema, che conosceva alla per-

fezione e che proprio per questo ha stravolto con

ogni opera. Amava rendere suo qualsiasi genere,

ed è affascinante notare come ogni suo film abbia

da una parte rivoluzionato il filone a cui voleva

appartenere, e dall’altra reso ogni storia da lui

narrata priva di una qualsiasi collocazione.

Come è possibile, guardando Shining, definirlo

“solo” un film dell’orrore?

O come invece si può, guardando Barry Lyndon,

catalogarlo nel genere storico?

Non è possibile. Sono film che sfuggono a qualsi-

asi schema. Sono senza confini.

Kubrick ci ha lasciato, nell’arco di quasi cin-

quant’anni di carriera, tredici film, a riprova di

quanto lunga e complessa fosse la loro gesta-

zione, di quanto amasse rendere ogni storia che

voleva raccontare una parte di sé, metabolizzarla,

conoscerla in maniera assoluta. La sua è forse la

piu’ grande eredità lasciata al mondo della settima

arte: da quel primo “Fear and Desire” fino all’ul-

timo sconvolgente, illuminante, magistrale “Eyes

Wide Shut”, la sua lezione è destinata a durare

fintanto che il cinema avrà un futuro.

Finchè ci saranno registi, attori, sceneggiatori e

fotografi a rendere unico questo mondo, l’eredità

di Stanley Kubrick sarà lì, in alto, a ricordarci dove

l’umano ingegno può riuscire ad arrivare.

In un discorso di ringraziamento, lui stesso disse

che la morale del mito di Icaro non è quella gene-

ralmente accettata, ossia di non cercare di volare

troppo in alto, bensì di lasciar stare cera e piume, e

di fare un miglior lavoro con le ali.

Posso dire con convinzione che, in piu’ di un

secolo di storia del cinema, Kubrick è stato il

regista che piu’ è riuscito ad avvicinarsi al sole.

S.O.S armadietti!!! a chi non è mai capitato di dimenticare la password o peggio ancora lasciare la tessera sanitaria nell’armadietto? Soluzione (lecita) non esiste...se capita si aspettano le 19.30!

a cura di Marta Cerrito

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HABEMUS PAPAMMA IL GOVERNO

ANCORA NON SI VEDE

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19

Il Sudoku (Difficoltà: Molto difficile*)

* scusate ma il grafico è frustrato e in qualche modo doveva

sfogarsi con qualcuno

Istruzioni:Riempire la griglia in modo che ogni riga, ogni colonna e ogni riquadro contengano una sola volta i numeri dall’1 al 9.

Roma Tre in bici

avete presente le biciclette che trovate appena si entra nel retto-rato? Quanti di voi sanno cosa si deve fare per poterle utilizzare ora che sta arrivando la prima-vera? È facile: con una cauzione di 10 € si ottiene una chiavetta da utilizzare in tutte le facoltà dell’Ateneo... per info rivolgetevi all’Ufficio del Mobility Manager – via Ostiense 159 piano primo stanza 1.14, tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 13.00, meglio se su appuntamento telefonico al numero 06 57332087 o e-mail [email protected]

a cura di Marta Cerrito

I l 1 4 m a r zo , d u r a n t e l a r i u n i o n e

della Commissione paritetica per la

didattica del Consiglio di Facoltà di

Giurisprudenza, il consigliere Marco Salfi

(Ricomincio Dagli Studenti) ha proposto

che il corso esistente nella nostra facoltà

di redazione di atti e pareri, sia trasfor-

mato in una materia opzionale per la

laurea magistrale, e che possa diventare

obbligatorio per la laurea triennale in

Scienze dei servizi giuridici.

L’obiettivo è quello di formare giuristi

con una sempre più solida preparazione

pratica, affinché possano adeguatamente

inserirsi nel mercato del lavoro.

RDS propone di trasformare il corso di Redazione di atti e pareri in una materia opzionale

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