L'OblòSulCortile_2010dNovembre

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Anno V — Numero I NOME SOCIETÀ Il Giornalino scolastico del Liceo Classico Carducci, Milano Solo per L’Oblò sul Cort i l e . Al Carducci. Per premiare i vincitori e i menzionati del concorso fotografico. Per premiare i vincitori e i menzionati del concorso fotografico. Per premiare i vincitori e i menzionati del concorso fotografico. Per premiare i vincitori e i menzionati del concorso fotografico. Per riunir e gli studenti. Per riunir e gli studenti. Per riunir e gli studenti. Per riunir e gli studenti. Per migliorare l’Oblò. Per migliorare l’Oblò. Per migliorare l’Oblò. Per migliorare l’Oblò. Vi aspettiamo! Il 3 Dicembre. Il 3 Dicembre. Il 3 Dicembre. Il 3 Dicembre. Subway Jes us, Situazioni Kafki ane, Red Room, Subway Jes us, Situazioni Kafki ane, Red Room, Subway Jes us, Situazioni Kafki ane, Red Room, Subway Jes us, Situazioni Kafki ane, Red Room, Macho Nacho’s Band and Revo Fever! Macho Nacho’s Band and Revo Fever! Macho Nacho’s Band and Revo Fever! Macho Nacho’s Band and Revo Fever! H. 19.00. C arducciani vari ed eventuali, siamo lieti di presentarvi la vecchia, noiosa, monotona, scarsa edizione dell’- Oblò sul Cortile. La filosofia corrente all’interno della reda- zione, solitamente, impone canoni di autostima abbondan- temente elevati, in modo da non gettare nello sconforto noi stessi prima ancora dei lettori, che appaiono ormai tediati dalle pubblicazioni trimestrali e scar- ne di un giornale che faticosa- mente tenta ancora di risollevar- si: è però giunto il momento di ammettere l’evidenza del nostro inevitabile collasso. Ebbene cari lettori la redazione ha analizza- to, quanto possibile, questo fenomeno di depressione acce- lerata uniforme che ha colpito lei e i suoi frutti da circa un anno a questa parte. Dopo lunghe psicanalisi di gruppo, si è giunti a ritenere, con nostra grande meraviglia, che il problema non siamo solo noi, non sono tanto i nostri articoli quanto la scarsa partecipazione da parte degli studenti: un giornale non potrà mai soddisfare 800 persone se ha una componente assidua di 6/7 elementi, non sarà capace di garantirvi un servizio fre- quente e soddisfacente. In redazione sono presenti ragazzi volenterosi, ricchi di idee, dina- mici e ingegnosi che ogni giove- dì si sforzano di trovare un nuovo e migliore aspetto al giornalino scolastico, spesso ci riescono, quasi sempre indivi- duano modelli innovativi di un Oblò sul Cortile più interessan- te e anche più adatto allo stu- dente annoiato della 3 a ora, ma mai finora sono pervenuti ad applicare effettivamente le loro genialità teoriche. Con questo numero i prodi giornalisti in arme cominciano a riscattare il loro status depressivo e scon- fortato con contenuti che si ritengono più vicini agli studen- ti, la recensione di un concorso fotografico indetto per voi, le interviste ai candidati alla rap- presentanza in Consiglio d’Istituto, un’impagina- zione firmata Eleonora Sacco (l’anno scorso si è rivelata vincente), una campagna acquisti consi- stente. Abbiamo dunque decretato che sono i numeri a mancare al giornale per diventare veramente produttivo e allettante: per questo chiediamo a tutti di inte- ressarsi maggiormente alla vita scolastica e a quella del suo giornale, parteci- pando alle redazioni, dando una mano formale o anche semplicemente scrivendo, ogni tanto, qualche riga sui vostri interessi, sugli accaduti per voi rilevanti, sul Presidente Lincoln come sul cane del vostro vicino: servono voci alla nostra scuola, provenienti da ogni parte, da ogni schieramento, da ogni studente, e l’Oblò sul Cortile è sempre pronto a fornirvi il mez- zo tramite cui diffonderle. Chiara Compagnoni IIG L’Editoriale L’ATTESISSIMO CONCERTO. N OVEMBRE 2010 A NNO V - N UMERO I Povero Cristo 2 Al telefono c’è Papi 3 Concorso Fotografico 4-5 Stage in Irlanda 6 Il Design Sostenibile Un bicchiere di latte caldo 7 Manifestazione 8/10/2010 Giochi 8 Cinema e dintorni Vignetta 9 Un avetranense qualunque 10 Marina Nemat “Prigioniera a Therean” 12 Intervista ai candidati 11 SOMMARIO I want you for O.s.C. Army

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//' Il 3 Dicembre. Il 3 Dicembre. Il 3 Dicembre. Il 3 Dicembre. I want you for O.s.C. Army ! Povero Cristo 2 Stage in Irlanda 6 Manifestazione 8/10/2010 Giochi Per migliorare l’Oblò.Per migliorare l’Oblò.Per migliorare l’Oblò.Per migliorare l’Oblò. Concorso Fotografico 4-5 Al telefono c’è Papi 3 Cinema e dintorni Vignetta Intervista ai candidati 11 SOMMARIO Un avetranense qualunque 10 Il Design Sostenibile Un bicchiere di latte caldo Marina Nemat “Prigioniera a Therean”

Transcript of L'OblòSulCortile_2010dNovembre

Anno V — Numero I

NOME SOCIETÀ

Il Giornalino scolastico del Liceo Classico Carducci, Milano

Solo per L’Oblò sul Cortile.

Al Car duc c i .

Per premiare i vincitori e i menzionati del concors

o fotografico.

Per premiare i vincitori e i menzionati del concors

o fotografico.

Per premiare i vincitori e i menzionati del concors

o fotografico.

Per premiare i vincitori e i menzionati del concors

o fotografico.

Per riunire gli studenti.

Per riunire gli studenti.

Per riunire gli studenti. Per riunire gli studenti.

Per migliorare l’Oblò.Per migliorare l’Oblò.Per migliorare l’Oblò.Per migliorare l’Oblò.

Vi aspettiam

o!

Il 3 Dicembre.Il 3 Dicembre.Il 3 Dicembre.Il 3 Dicembre. Subway Jesus, Situazioni Kafkiane, Red Room,

Subway Jesus, Situazioni Kafkiane, Red Room,

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Macho Nacho’s Band and Revo Fever!Macho Nacho’s Band and Revo Fever!Macho Nacho’s Band and Revo Fever!Macho Nacho’s Band and Revo Fever!

H. 19.00.

C arducciani vari ed

eventuali, siamo lieti

di presentarvi la vecchia, noiosa,

monotona, scarsa edizione dell’-

Oblò sul Cortile. La filosofia

corrente all’interno della reda-

zione, solitamente, impone

canoni di autostima abbondan-

temente elevati, in modo da non

gettare nello sconforto noi stessi

prima ancora dei lettori, che

appaiono ormai tediati dalle

pubblicazioni trimestrali e scar-

ne di un giornale che faticosa-

mente tenta ancora di risollevar-

si: è però giunto il momento di

ammettere l’evidenza del nostro

inevitabile collasso. Ebbene cari

lettori la redazione ha analizza-

to, quanto possibile, questo

fenomeno di depressione acce-

lerata uniforme che ha colpito

lei e i suoi frutti da circa un anno

a questa parte. Dopo lunghe

psicanalisi di gruppo, si è giunti a

ritenere, con nostra grande

meraviglia, che il problema non

siamo solo noi, non sono tanto i

nostri articoli quanto la scarsa

partecipazione da parte degli

studenti: un giornale non potrà

mai soddisfare 800 persone se

ha una componente assidua di

6/7 elementi, non sarà capace

di garantirvi un servizio fre-

quente e soddisfacente. In

redazione sono presenti ragazzi

volenterosi, ricchi di idee, dina-

mici e ingegnosi che ogni giove-

dì si sforzano di trovare un

nuovo e migliore aspetto al

giornalino scolastico, spesso ci

riescono, quasi sempre indivi-

duano modelli innovativi di un

Oblò sul Cortile più interessan-

te e anche più adatto allo stu-

dente annoiato della 3a ora, ma

mai finora sono pervenuti ad

applicare effettivamente le loro

genialità teoriche. Con questo

numero i prodi giornalisti in

arme cominciano a riscattare il

loro status depressivo e scon-

fortato con contenuti che si

ritengono più vicini agli studen-

ti, la recensione di un concorso

fotografico indetto per voi, le

interviste ai candidati alla rap-

presentanza in Consiglio

d’Istituto, un’impagina-

zione firmata Eleonora

Sacco (l’anno scorso si è

rivelata vincente), una

campagna acquisti consi-

stente. Abbiamo dunque

decretato che sono i

numeri a mancare al

giornale per diventare

veramente produttivo e

allettante: per questo

chiediamo a tutti di inte-

ressarsi maggiormente

alla vita scolastica e a

quella del suo giornale, parteci-

pando alle redazioni, dando

una mano formale o anche

semplicemente scrivendo, ogni

tanto, qualche riga sui vostri

interessi, sugli accaduti per voi

rilevanti, sul Presidente Lincoln

come sul cane del vostro vicino:

servono voci alla nostra scuola,

provenienti da ogni parte, da

ogni schieramento, da ogni

studente, e l’Oblò sul Cortile è

sempre pronto a fornirvi il mez-

zo tramite cui diffonderle.

Chiara Compagnoni IIG

L’Editoriale

L’ATTESISSIMO CONCERTO.

N O V E M B R E 2 0 1 0

A N N O V - N U M E R O I

Povero Cristo 2

Al telefono c’è Papi 3

Concorso Fotografico 4-5

Stage in Irlanda 6

Il Design Sostenibile Un bicchiere di latte caldo

7

Manifestazione 8/10/2010 Giochi

8

Cinema e dintorni Vignetta

9

Un avetranense qualunque 10

Marina Nemat “Prigioniera a Therean” 12

Intervista ai candidati 11

SOMMARIO

I want you for O.s.C. Army

Povero Cristo

Attualità

M olti credono che la Banca Vaticana sia una leggenda; dopo tutto la Città del Vati-

cano – luogo di palazzi, musei e cat-tedrali – che cosa se ne fa di una ban-ca? Ma essa esiste, nel centro della Città, in una torre chiusa agli estra-nei.

«E Gesù entrò nel Tempio di Dio, e scacciò tutti coloro che compravano e vendevano nel tempio, rovesciò i ta-voli dei cambiavalute e le sedie di coloro che vendevano le colom-be» [Matteo 21:12, versione di Re Giacomo ]

Ma mentre i cambiavalute stavano semplicemente fornendo un servizio, in modo che le tasse del tempio po-tessero essere pagate, la Banca Vati-cana è stata ed è tuttora coinvolta in evasione fiscale, imbrogli finanziari e riciclaggio di oro nazista.

Il Papa, come unico azionista della Banca Vaticana, è uno degli uomini più ricchi al mondo.

La Banca Vaticana ha la particolarità di essere una delle istituzioni finan-ziarie più riservate al mondo, poiché non si sa molto di essa se non quelle poche informazioni che il Vaticano rilascia.

Basandosi sulle interviste ai membri del Vaticano, il famoso cardinal Ree-se dedica un intero capitolo di «Inside the Vatican», romanzo da lui redatto, alle finanze pontificie. Egli era sicuro riguardo alla proprietà della Banca Vaticana: «lo IOR (Istituto Opere Religiose, società che gestisce tutti i business del Papa) è in un certo senso la Banca del Papa, che è il solo e unico azionista. Lo possiede, lo con-trolla»: e infatti la Banca Vaticana non è responsabile né verso la Banca Centrale del Vaticano né verso il Mi-nistero dell’Economia; funziona in modo indipendente con tre consigli d’amministrazione: uno costituito da cardinali di alto livello, un altro costi-tuito da banchieri internazionali e per

ultimo un consiglio che si occupa degli affari giornalieri.

Detto questo, è da ormai più di due settimane che si sente parlare di una certa inchiesta su alcuni conti correnti di una società della banca del Vaticano (il Credito Artigiano), accusato di riciclaggio dal pubblico ministero romano Covatta: secondo l'accusa suddetta banca avrebbe trasferito denaro dai suoi conti cor-renti per un totale di 140 milioni di euro, senza specificarne la prove-nienza né la destinazione: in questo modo, è impossibile sapere se quei soldi siano frutto di operazioni ille-cite (potrebbero benissimo essere soldi della mafia, che nei conti cor-renti delle banche Italiane sarebbe-ro subito stati scoperti, come so-stiene il PM) oppure se si tratta di fondi regolari.

Per chiarire questi aspetti, il giudice ha disposto il sequestro di 23 dei 140 milioni di euro: la risposta del portavoce vaticano non si è fatta attendere: "sui conti dello IOR " dice "c'è e ci sarà sempre massima trasparenza: attendiamo gli sviluppi delle indagini".

Tutto è partito da una segnalazione della Banca d'Italia che, insospettita dai movimenti bancari di alcuni conti correnti della banca del Vati-cano, ha segnalato l'anomalia alla Guardia di Finanza, che ha riscon-trato l'illecito: partita la denuncia, si è scoperto il giro di affari "oscuri".

Naturalmente, lo stato della Chiesa si dice estraneo a tutte le vicende, anche se non è la prima volta che nel Pontificio Stato si scatenano bufere mediatiche del gene-re:questi episodi ricordano molto quel che accadde negli anni ’70 – ’80, quando l’allora presidente del-lo IOR, il cardinale Paul Marcinkus, venne indagato per lo scandalo del crac del Banco Ambrosiano, e fu costretto a dimettersi: ciliegina sulla torta, si scoprirono anche dei

contatti strettissimi con la loggia massonica P2 nel 1981 (stesso anno del crac).

Da allora, il fisco ha sempre avuto un “occhio di riguardo” per lo IOR, e da un anno e mezzo a questa parte, so-no stati scoperti decine di casi analo-ghi, per un danno di centinaia di mi-lioni di euro, irregolarmente prelevati in contanti da pochi conti correnti: questi soldi sono stati appunto ritirati da un sacerdote che li ha consegnati ad ignoti.

In risposta, tutti i vertici della Banca Vaticana hanno sostenuto che quei soldi fossero stati consegnati alla madre dello stesso sacerdote: ma è stata sufficiente una verifica della Guardia di Finanza a smentire la vo-ce, e ad alimentare i sospetti. Il prela-to cui si fa riferimento sopra è Don Biasini, soprannominato “Don Banco-mat”, lo stesso sacerdote che fu coin-volto nell’inchiesta degli appalti sulla ricostruzione de L’Aquila, quella della cosiddetta “cricca”: esattamente co-me in quel caso, egli avrebbe passa-to soldi a imprenditori mafiosi riti-randoli in contanti al posto loro, pro-teggendoli in tal modo da eventuali azioni penali. Ciò dimostrerebbe che il modus operandi della banca vatica-na viola da tempo le norme antirici-claggio europee. Nello specifico que-ste "spiacevoli situazioni",come le ha definite il portavoce della banca, ri-guardano soprattutto ex-dipendenti vaticani, prelati e civili inclusi nel te-stamento di qualche prelato; tutte persone che godendo in passato del-l'amicizia di un qualsivoglia cardinale, sono riusciti ad aprire un conto nella banca meno conosciuta di tutto il territorio laziale (non italiano, poiché il Vaticano è uno stato straniero). Si tratta quindi di ben più che semplici sospetti, visto che questo a dir poco oscuro modo di operare potrebbe essere addirittura una prassi dello IOR. A carico dell'Istituto, infatti, ci sarebbero decine di movimenti ban-cari dove (prosegue a fianco)

NOVEMBRE 2010 PAGINA 2

- al contrario di quanto previsto

dalla legge - non viene indicato né

il beneficiario dei prelievi (colui che

riceve i soldi), né le causali delle

operazioni (il motivo del versamen-

to dei soldi e la loro provenienza).

Non solo. Secondo quanto accerta-

to dagli inquirenti emergerebbe

che molti dei titolari dei conti aper-

ti presso lo IOR siano dei prestano-

me (persone che appaiono al posto

di investitori che non vogliono ap-

parire pubblicamente) di clienti

tanto ricchi quanto sconosciuti. E

in molti casi, questi prestanome

sono addirittura dei prelati. È il

caso di don Biasini, il cosiddetto

“Don Bancomat”, colui che sposta-

va grandi cifre dai conti della banca

per l'imprenditore della "cricca"

coinvolta nell'inchiesta Grandi Ap-

palti (ricostruzione de L'Aquila dopo

il terremoto), Diego Anemone. La

Chiesa afferma che questi movimen-

ti bancari sono stati sempre e solo a

favore dello IOR, non quindi per fa-

vorire terzi sconosciuti. Ma se così

fosse, perché occultare i dati gene-

rali del versamento, commettendo

un reato? Perché omettere dei no-

mi, come mai nascondere le motiva-

zioni (in gergo bancario "causali")

del versamento di così tanti soldi

(ricordo: 140 milioni di euro, di cui

23 sequestrati dalla procura)? Viene

da pensare che chiunque fosse il

beneficiario dei soldi sequestrati

non sia “pienamente in regola” (se

non avesse avuto nulla da nascon-

dere si sarebbe fatto riconoscere,

come prevede l’articolo 1 del decre-

to amministrativo 231 del 2007), o

quantomeno non volesse avere a

che fare con i controlli della Guardia

di Finanza.

“La mia casa sarà chiamata casa di

preghiera / ma voi ne fate una spe-

lonca di ladri”

[Matteo 21:13, Nuovo Testamento]

Leonardo Rovere VE

Attualità

L 'Utilizzatore Finale ha colpito ancora. Il solito piatto: scandalo a sfondo sessuale con contorno di minorenne. Il nostro premier

in miniatura, infatti, è incappato in una storia di prostituzione ed abusi d'ufficio per via di una giovine cubista di origini marocchine. La quale, su modico com-penso di settemila euro (ipsa dixit), avrebbe presenziato per una sera nella villa di Hardcore, ivin introdotta dal fido Fede, assieme ad un'amica, per sollazzo - sembrerebbe senza alcun tipo di rapporto - di un imprecisato ometto sulla settantina. Arrestata per furto senza documenti e tradotta in questura, Ruby è stata rilasciata in seguito ad un intervento dall'alto: una telefonata di Palazzo Chigi, cioè di Ber-lusconi, che l'avrebbe spacciata per la nipote di Mubarak.

All'uscita della questura c'era ad atten-derla Nicole Minetti, igienista dentale del premier candidata a sorpresa nel consiglio regionale lombardo. Una faccenda cupa e maleodorante. Ma l'aspetto più scabroso della vicenda come al solito sono i commenti del-la disinformatija di regime.

Questi campioni della libera stampa e del libero pensiero, infatti, vomitano da giorni fiumi di blablabla insignifican-ti su quanto sia storicamente ricorren-te il binomio potere-gnocca e giustifi-cano il loro Capo adducendo motiva-

zioni inoppugnabili come "la gnocca fa bene" (l'ottimo Giordano, la voce bianca del padrone).

La macchina dell'informazione berlu-sconiana ha fatto partire le sue rotati-ve e in pochi giorni ecco confezionato un depistaggio prêt-à-porter; la Pra-vda ha intonato il bunga bunga; i professionisti della manipolazione si prodigano per evidenziare e mettere in risalto solo l'aspetto a luci rosse della vicenda, cogliendo l'occasione per esaltare l'"orgoglio etero" del latrin lover. Passa in secondo piano dunque il lato della medaglia che più dovrebbe interessare l'opinione pub-blica: il fatto che un presidente del Consiglio si sia permesso di telefona-re e di fare pressioni in questura per risolvere una faccenda personale violando le normali procedure, facen-do strami delle istituzioni dello Stato liberale, le irride e le calpesta, quasi che siano ad uso e consumo del pri-vato corruttore di turno.

E' un comportamento inaccettabile di chi ogni giorno, con la sua condotta irresponsabile, sia in ambito pubblico sia nel privato, mina alle sue basi le fondamenta dello Stato di Diritto. Papi non ha perso l'occasione, ancora una volta, per manifestare la sua allergia al rispetto della legge. La sua determinante ingerenza atta ad arre-care vantaggio ad una persona a lui

cara, nell'ambito di una operazione di ordinaria amministrazione della giusti-zia che esulava completamente dalle sue funzioni, costituisce infatti un clamoroso caso di abuso di potere. Roba da manette. Se non fosse che nel luglio del 1997, con Prodi al gover-no (centro-sinistra), un'insensata leg-gina varata con i voti di maggioranza e opposizione ha di fatto depenalizzato questo reato. L'ennesimo soccorso dei presunti avversari.

Così, nel paese della corruzione dila-gante, è possibile che un premier abu-si del prestigio della sua carica pe rrisolvere una faccenda personale, semplicemente alzando la cornetta del telefono, potendosi permettere anche il lusso di restare impunito.

E' questo l'aspetto su cui dovrebbero martellare un'informazione libera e un'opposizione seria. Non sulle "singolari abitudini del premier", per quanto possano essere discutibili, non sui suoi gusti sessuali, e nemmeno sulla sua concezione del corpo femmi-nile. Questi sono affari suoi e di chi lo vota. Di pubblico interesse è, invece, la privatizzazione della democrazia, l'uso personale delle istituzioni. Ma poi, certo, parlare di gnocca è più divertente.

Claudio Fatti IIIF

Al telefono c’è Papi

ANNO V — NUMERO I PAGINA 3

Un lepricauno a Dublino, foto di Laura Vitale IIE

L’addio festeggiato con eroici tuffi nel Mar d’Irlanda, foto di Benedetta Perrone IIC

«Mush-a ring dum-a dim dum-a da, wack for my daddy-o, there's whiskey in the jaaar! ♫ »

EC: Oh, Èire! Prati verdi, pecorelle, nu-vole di panna, qualche Sponton che spunta dall’ombra… (Big up per l’allitte-razione!)

ES: Il fantasma di Oscar Wilde, i lepri-cauni con pentole d’oro (Ci abbiamo provato: niente da fare, carogne infa-manti, si nascondono, luridi schifosi…)

Sacco, un minimo di contegno! Parliamo piuttosto di questo mirabolante, magni-fico, strabiliante viaggio studio!

Infatti, ciancio alle bande, da dove ini-ziamo? “Era quel lontano 9 Settembre 2010, ore 9 e qualcosa, aeroporto di Linate, 3 super professori, 45 baldi giovi-netti attrezzati come le giovani marmot-te: pentolini, cravattine scout, cappelli-ni, calzettoni…”

Stop! Senza di me questo articolo si perderebbe in sproloqui... Dunque, tutto ha inizio davvero un 9 Settembre, però la Sacco non aveva né cravattini né calzettoni. Ma parliamo delle giornate che abbiamo trascorso nei verdi prati Irlandesi suonando whistle e armoni-ca...

Alloggiati nelle calorose famiglie, cerca-vamo di sopravvivere nella terra dei folletti mangiando trifogli insieme alle pecore. Dopo scuola vagavamo per Bray e Dublino: abbiamo visitato il Guinness Store House, Dublinia, la National Gal-lery, e di Domenica abbiamo passeggia-to sulle scogliere che colavano a picco nel mare, visitato il Kilkenny Castle, il monastero e cimitero di Glendalough, con le immancabili canzoni urlate in pullman (Discografia Beatles, De Andrè, Queen, e Bruce Springsteen solo per la Susi). Per non parlare delle visite alla

piscina (Lolla, così non potrai dimentica-re) e le uscite serali! Attenti a ciò che fate, posso ricattarvi con le foto che ho scattato alle Irish Dancing! Insomma, sono state due magnifiche settimane! Se escludiamo le stonate collettive in pullman (sì, l’unica intonata era la Sac-co) e le sassate da parte degli alcolisti celti è andato tutto benissimo.

Non dimenticherò mai le interminabili attese per l’autobus (Io e la Ele abitava-mo davvero lontano insieme all’Anna DE PONTI [Grazie cara per averci dato buca nell’arti-colo, ora siamo in balia di noi stesse – Ti vogliamo bene!]), le possibilità sono solo due: o noi non erava-mo abbastanza intelligen-ti da capire orario e uogo della fermata o erano gli autobus irlandesi ad esse-re tarocchi… Non è conce-pibile un’attesa media di un’ora e mezza! Comun-que non possiamo non ricordare la nostra fanta-stica, gentilissima fami-glia Mansfield, un covo di adorabili bambini! Ci hanno fatto sentire a casa, cucinandoci lasagne e pasta, waffles, pancakes e brioches, tazzone bollenti di Irish Coffee e tè…

E Billy, il nostro pestifero fratellino! Per non dire Jade, Darragh (per capire il nome abbiamo dovuto rubargli il qua-derno dei compiti) e Connor! In una pretty Irish house, ci siamo calate nel ruolo di Irlandesi provette!

A me sono anche venuti i capelli rossi e le lentiggini…

Eh certo, con tutti quei pancakes alle carote che mangiavi! Comunque, scher-zi a parte, consigliamo davvero quest’e-

““““Ehi, oggi non ha ancora piov…” “ZITTAAA!”Ehi, oggi non ha ancora piov…” “ZITTAAA!”Ehi, oggi non ha ancora piov…” “ZITTAAA!”Ehi, oggi non ha ancora piov…” “ZITTAAA!” sperienza! Basta che rimangano due (anzi, tre, portiamo anche l’Anna) posti liberi per permettere anche a noi di tornare, magari sempre con la nostra scuola ed i professori!

La diversa mentalità, l’essere in uno stato straniero molto differente dall’Ita-lia, con usi e tradizioni a volte assurde costringe ad adattarsi e comportarsi di conseguenza, soprattutto in ambito culinario… (Se non siete amanti delle verdure e della carne di dubbia prove-

nienza, rimanete in Ita-lia!) Credo di essere di-ventata immune a qual-siasi tipo di sostanza tossica o radioattiva, dopo tutte le dosi di formaggio arancione e tortini papposi allo schi-fo, patate intere, sandwi-ches non edibili nemme-no in teoria... And prawn chips (Non traducetelo per la vostra incolumità)!

Però le canzoni erano belle! E non puoi dire

che non ti siano piaciute, visto come le canti a squarciagola in lungo ed in lar-go… Anche se, confesso, non sei la sola a non farsele uscire di testa. (The white sheep soundtrack award ce lo siamo meritate mica per niente, del resto!) E come dimenticare l’immancabile bagno nel gelido mare Irlandese? Usciti dall’ac-qua, la temperatura esterna di 11 gradi sembrava quasi calda! Anche se al but-tarsi non erano tutti d’accordo, alla fine non si è tirato indietro nessuno (Sacco promotrice dell’idea, ovvio)!

Che nostalgia! Voglio tornare nella mia Èire! Vorrei sapervi descrivere a parole lo scenario mozzafiato che ci si srotola-va davanti agli occhi mentre uscivamo da scuola… Il mare blu, la spiaggia sas-sosa, il cielo azzurro spruzzato di nuvole di cotone…

Secondo me la Sacco ha una visione distorta di quello che abbiamo visto, ma va beh…

Ma va’! Con questo speriamo di avervi convinto a fare un salutino ai lepricauni; ma vi avverto, prima che ci andiate: non dite mai “Non ha ancora piovuto, oggi!”

Elena Cotroneo IE

Eleonora Sacco IF

NOVEMBRE 2010 PAGINA 4

Cellular Morph: la tecnologia applicata a una scala così ridotta come le nano particelle consente ai materiali e alle componenti del cellulare di essere fles-sibili, elastici, trasparenti e soprattutto resistenti.

Filtro naturale Bel Air: oggetto la cui struttura valorizza la pianta, attrice principale della purificazione dell'aria, raccogliendola in un contenitore di alluminio sagomato e chiuso da un coperchio in Pyrex, con un'apertura per lo sfiato dell'aria e una per incanalare l'aria all'interno del sistema, attra-verso l'uso di un ventilatore.

Mobile in cartone Easy Edge: fatti con un materiale leggero e resistente, ottenuto tramite un processo di laminazione fustel-latura, che vede so-vrapposti fogli di car-tone ondulato. Il risul-tato è un prodotto molto simile al legno, un materiale portante e già rifinito.

Beatrice Servadio VG

L e esigenze ambientali sono diventate prerequisiti del design contemporaneo e i progetti futuri scatu-riranno sempre più dallo studio delle richieste fun-zionali, semantiche e ambientali. La tematica am-

bientale, infatti, è diventata cagione di sviluppo economico e di innovazione scientifica e tecnologica. Voglio quindi mostrare in questa pagina alcuni dei progetti di design, che ha un ruolo sempre maggiore nello sviluppo sostenibile.

Bicicletta pieghevole Brompton:

bici pieghevole che una volta richiusa occupa un ingombro leggermente superiore al diame-tro delle ruote.

Frigorifero Ecofrigo: una piccola serra in vetro viene istallata accanto al frigorifero, del quale sfrutta il calore prodotto dal motore per recuperare la tem-peratura ideale alla formazione del microclima interno.

Lavatrice Biologic: utilizza le piante come protagoniste di un lavaggio lento per filtrare l'acqua di scarico del tradizio-nale lavaggio. La luce , l'anidride carbonica, le sostanze nutrienti e la germinazione delle piante sono parte di un ciclo naturale che garantisce la rigenerazione del sistema, mantenendo al minimo i sottoprodotti dannosi.

IL DESIGN SOSTENIBILE

ANNO V — NUMERO I PAGINA 5

I n un freddo pomeriggio di Otto-bre mi reco nel quartiere cinese dove ho un appuntamento con i ragazzi della Comunità di Sant’E-

gidio. Dal 1992 in questa zona è sorta una scuola della pace che accoglie tutti i bambini: cinesi, italiani e di altre nazionalità. Purtroppo quest’anno è avvenuto uno “sfratto” e non esiste più una stanza dove poterli accogliere, ma non per questo i carissimi bambini vengono da noi abbandonati. Quel pomeriggio abbiamo deciso di andarli a trovare, portarli un po’ fuori con noi, parlare e fare merenda insieme. Ci incamminiamo, dunque, verso le loro case e i negozi dei genitori. Eccoci in via Giusti 20: dopo tre piani di scale a piedi arriviamo sul lungo corridoio di una casa di ringhiera, lo percorriamo tutto e bussiamo all’ultima porta; sentiamo la dolce voce di Simone, un bambino che frequenta la quarta ele-mentare, che ci accoglie in casa, dove ci sono due fratellini più piccoli, uno affetto da una forma di autismo. Si-mone sta preparando loro della pasta per fare merenda. Gli domandiamo se

può lasciarli a casa da soli e venire con noi, ma ovviamente ci risponde di no, perché Simone, a soli 9 anni, ha la responsabilità di curare i suoi fratelli. Dopo aver parlato un po’ con loro, lo salutiamo e, proseguendo la strada, arriviamo al negozio di biancheria intima alla fine di via Niccolini: ad accoglierci è il piccolo Matteo, sorri-dente, con il suo papà; dopo aver chiesto anche a lui di venire a far me-renda con noi ci risponde un “si” di un entusiasmo indescrivibile. Lo portiamo in un bar, e gli domandiamo: “Cosa vuoi che ti offriamo per merenda?” “Un bicchiere di latte caldo”; stupiti gli domandiamo se non desidera altro, ma risponde di no! Mentre Matteo sorseggia il latte caldo parliamo del suo approccio con la scuola, ed emer-gono tante paure verso il futuro, che lui vede difficile e insuperabile. Abbia-mo cercato di fargli capire che le cose che si fanno a scuola hanno difficoltà crescenti in base all’età e alle scelte, ma sono difficoltà che tutti affronta-no, e che non c’è bisogno di preoccu-parsi. Mi auguro che si sia tranquilliz-

UN BICCHIERE DI LATTE CALDOUN BICCHIERE DI LATTE CALDOUN BICCHIERE DI LATTE CALDOUN BICCHIERE DI LATTE CALDO

zato almeno un po’! Ho voluto raccon-tare in modo semplice questo pome-riggio che ho vissuto per chiedervi di riflettere con me, se vi può interessa-re, su realtà in gran parte diverse da quella che viviamo noi. Un bicchiere di latte caldo, la scelta di Matteo, di fronte a tutte le merende possibili: quanti di noi l’avrebbero fatta? Perché ha scelto proprio il latte caldo? E’ indescrivibile il suo immenso sorriso colmo di gioia di quando gli abbiamo dato la possibilità di non passare un intero pomeriggio, seduto su una seggiolina, nel negozio del papà impe-gnato a lavorare. Il loro affezionarsi in pochissimo tempo, il gridarti da un marciapiede all’altro di quelle vie: “Ti prego torni la prossima volta?”, il liti-gare per chi si debba sedere vicino a te per tre fermate di metropolitana vi assicuro che fanno capire il loro enor-me bisogno d’affetto e l’immenso piacere che provano nel riceverlo, e fanno si che tu non possa mai pensare di abbandonarli!

Alessandra Ceraudo VG

Primo Classificato: Dario Pizzul IH

“Riponi tutte le tue preoccupazioni nelle mani di tua madre, poi scagliale lontano da te, negli abissi”

1° Premio per la semplicità e l'efficacia con cui è espresso il rap-

porto madre-figlio; la composizione dell'immagine crea un'atmo-

sfera di raccoglimento e l'atemporalità del soggetto e il colore dei

riflessi del mare ricordano dipinti ottocenteschi e impressionistici.

Secondo Classificato: Carlo Simone ID

“Dicono che non ci sia più bisogno di bellezza, soltanto perché siamo diventati incapaci di cercarla nei posti giusti. Un'idea potrebbe essere

quella di svegliarsi due ore prima e guardare verso est.”

2° Premio per la composizione elegante e il piacevole contrasto della luce. Le linee sinuose delle foglie degli alberi ricordano una stampa giapponese.

Terzo Classificato ex aequo: Francesca Motta IIF

"Me la sono trovata davanti per caso questa bambina, in una giornata in cui il vento gelido delle Ande trascinava storie e musica e ne faceva turbini d'aria che si insinuavano sotto le giac-che e i maglioni d'alpaca fino ad arrivare alla pelle, al sangue, all'anima. Forse era quella luce sgargiante che faceva sembrare tutto straordinario, eppure avrei giurato di averle visto negli

occhi tutta la tristezza e la bellezza sfrontata del suo paese. 30 luglio, Canyon del Colca, Perù "

3° Premio ex aequo per aver colto al momento giusto l'espressione della bambina in

un'immagine realistica e non oleografica.

Terzo Classificato ex aequo: Chiara Lecchi IA

“Bahnhof Postdamer Platz (Berlino)”

3° Premio ex aequo per la capacità di cogliere

la trasformazione della città tra presente e

storia recente, con un taglio dal basso che

valorizza l'immagine.

NOVEMBRE 2010 PAGINA 6

Può una fotografia, in questo mondo inflazionato di immagini, trasmettere un messaggio, regalare ancora un'emozione?

Noi all'Oblò sul Cortile crediamo di sì e alcuni mesi fa abbiamo deciso di indire un concorso fotografico.

Per tre settimane è rimasto attivo un indirizzo e-mail e giorno per giorno sono arrivate le foto, poche all'inizio, moltissime tra le 19 e la mezzanotte del giorno della scadenza. Intanto, i giurati – la prof.ssa di Storia dell'Arte Ricciarda Ricciardelli, l'ex studente del Carducci Andrea Tosini e chi scrive – si consumavano nell'an-sia dell'attesa, appesantiti dal gravoso onere dell'impresa che si apprestavano a compiere: scegliere la migliore fotografia del

miglior fotografo del miglior liceo di prestigio tra i licei prestigiosi milanesi (…no, non sto parlando del Berchet!).

Giorno e notte eroi ignoti, i cui nomi sono nascosti tra le firme del nostro giornalino, hanno lavorato instancabilmente per rendere anonime le 128 fotografie, inviate dai 71 partecipanti: un'opera immensa, cui va' il plauso di tutti e la riconoscenza della scuola.

Giunti a questo punto della narrazione non possiamo esimerci dallo scrivere di un fatto molto spiacevole: l'album di facebook delle foto del concorso, accessibile inizialmente solo a un numero ristretto di redattori, è rimasto visibile a tutti per pochi istanti. Istanti in cui compagni di classe, amici e parenti degli autori delle

L’attesissimo Concorso L’attesissimo Concorso L’attesissimo Concorso L’attesissimo Concorso

Fotografico dell’Oblò!Fotografico dell’Oblò!Fotografico dell’Oblò!Fotografico dell’Oblò!

Menzione Speciale: Luca Gironi IC

“New York, Brooklyn Bridge - Walking towards Manhattan”

Menzione per il punto di vista originale e un colore che ricorda i viraggi seppia delle prime fotografie.

Menzione Speciale: Valeria Cappellin IC

“L’uomo e l’infinito”

Menzione per l'atmosfera romantica che ricorda il dipinto “Viandante sul mare di nebbia” di Caspar David Friedrich.

Menzione Speciale: Federico Pratesi IA

“Una mamma ghepardo mentre scruta il paesaggio circostan-te, per scongiurare eventuali pericoli per i suoi cuccioli, si mi-metizza perfettamente con l'ambiente circostante ("Hai mai

visto un ghepardo nascondersi dietro un filo d'erba?")”.

Menzione per aver ben ritratto la maestosità del ghepardo

nella sua immobilità.

Menzione Speciale: Giulia Cammarata IIID

"Ai bambini basta poco per occupare il tempo. E forse è proprio questo il segreto della loro spensieratezza e il dare importanza ai particolari

conferisce loro un privilegio che, una volta cresciuti, purtroppo perdono: il loro sguardo sul mondo è così ingenuamente attento alle novità che

ogni giorno viene vissuto in continua scoperta e il sentimento di meravi-glia che li anima rende il mondo, ai loro occhi, un posto meraviglioso".

Menzione per la capacità di raccontare il tema dell'infanzia con pochi dettagli.

ANNO V — NUMERO I PAGINA 7

foto si sono precipitati a mettere decine di “Mi Piace” ai lavori dei propri beniamini! Questo incidente, che stava per pregiudicare la validità del concorso, solleva un interrogativo ancora più inquie-tante: che cosa accidenti fanno i Carducciani su Facebook tutto il pomerggio, anziché studiare? Attendiamo una circolare chiarifica-trice della Presidenza in merito: è uno scandalo che gli studenti del miglior liceo di prestigio tra i licei prestigiosi milanesi possiedano un account di questo mostro ruba-tempo.

La giuria d'eccellenza non si è, però, lasciata turbare e ha portato a termine il suo compito, che si è rivelato sin da subito difficile: mol-te sono state, infatti, le foto d'effetto, quelle studiate, quelle im-pegnate e, soprattutto, quelle belle. Difficilissimo, poi, stilare una

classifica: la differenza tra primi, secondi, terzi posti e menzioni speciali è molto ridotta. Impossibile, come sempre quando si parla di arte, essere oggettivi. Come si nota dalle motivazioni che accompagnano le foto, si è cercato di valutare se l'autore ha ten-tato di trasmettere un messaggio, l'abilità tecnica e compositiva e l'effetto dell'immagine su chi la osserva.

Ai vincitori e ai menzionati del prestigioso concorso dell'Oblò sul Cortile vanno i più vivi complimenti di chi scrive.

Tutti i Carducciani sono invitati alla premiazione, che si terrà al grande concerto del Carducci. La data dell'evento, a causa di im-pedimenti burocratici è ancora (ahinoi) da definire.

Mattia Serranò IIIB

8 Ottobre. Ore 7:45. Aprono i cancelli del Carducci e con essi si apre una lunga giornata fatta di proteste, slogan e cor-tei per tutta Milano. Un gruppo di stu-denti, armato di volantini, si piazza da-vanti all’entrata dell’edificio per infor-mare i colleghi che ne sono all’oscuro circa le cause della manifestazione che quel giorno si sarebbe tenuta in molte piazze d’Italia per il “No Gelmini Day”; l’iniziativa riesce a coinvolgere solo una cinquantina di studenti, un numero, tuttavia, inaspettatamente alto per gli standard del Carducci. Dal liceo parte lo spezzone carducciano che, invadendo i marciapiedi di C.so Buenos Aires, va a ricongiungersi in P.ta Venezia con gli studenti delle altre scuole della zona; da lì la fiumana di liceali si riversa in piazza Cairoli, dove ad attenderla vi è una folla formata da altri studenti, insegnanti, genitori, precari, ecc… Circa in 20.000, infatti, sono scesi in piazza per protesta-re contro la riforma e i tagli all’istruzio-ne, messi in atto dal governo con una serie di leggi e di decreti in vigore dall’-anno scolastico 2010/11 (v. Art. 64 della L. 133 e D.L. 137).

Alle 9:30 inizia la manifestazione vera e propria. Striscioni colorati, slogan, gen-te che si affaccia dalle finestre e applau-de l’iniziativa in segno di approvazione: Milano è in fermento, così come il resto d’Italia. Dopo aver raggiunto Missori, attorno alle 10:30, il corteo si divide in due: la prima parte, guidata dal centro sociale “Cantiere”, si dirige verso il provveditorato di via Ripamonti al grido di “Make School, Not War”, alludendo al progetto “Allenati per la vita” firmato dai ministri Gelmini e La Russa, che prevede l’inserimento di corsi militari facoltativi (ma validi come crediti extra) all’interno delle scuole; il resto dei ma-nifestanti, invece, prosegue fino all’Uni-versità Statale. E’ bene sapere, infatti, che la riforma Gelmini riguardante le

università è stata stilata proprio dal rettore della Statale, fatto che, unito alla forte necessità di coesione fra gli studenti medi e universitari, ha contri-buito nella scelta dell’università come meta simbolica del corteo. Anche que-sta volta non sono mancati i momenti di tensione: mentre un’ulteriore ramifica-zione del corteo iniziale ha seguito un itinerario relativamente tranquillo che li ha condotti in L.go Treves, la polizia ha dovuto effettuare una carica di allegge-rimento per stroncare sul nascere un altro gruppo di protestan-ti. Concludendo, la giornata dell’8 Otto-bre ha dato la possibilità a migliaia di

studenti di poter esprimere il proprio dissenso, ma è già successo che la loro voce venisse spesso ignorata. Un grosso problema emerso durante la giornata dell’8 è sicuramente la mancanza di collaborazione tra gli studenti manife-stanti, problema riscontrato soprattutto dopo aver rilevato l’impossibilità di tene-re un’assemblea comune in Statale. Essi, tuttavia, non rimarranno passivi ad assi-stere la distruzione della scuola e dun-que del loro futuro.

Dario Zaramella IA

Martina Brandi VE, Isadora Seconi VA

RESOCONTO DI UNA GIORNATA ALL’INSEGNA DEL MALCONTENTORESOCONTO DI UNA GIORNATA ALL’INSEGNA DEL MALCONTENTORESOCONTO DI UNA GIORNATA ALL’INSEGNA DEL MALCONTENTORESOCONTO DI UNA GIORNATA ALL’INSEGNA DEL MALCONTENTO

Giochi → Ok, ok, non lasciatevi spa-

ventare: credo sia fattibile!

Buon sudoku, e mi racco-mando: non si fa durante le

lezioni, ovviamente...

NOVEMBRE 2010 PAGINA 8

• Lo spazio Oberdan ,che come voi ben saprete collabora con la Fondazione Cinete-ca Italiana,propone costantemente visioni di film anche di nicchia, rimasterizza-ti,seguendo sempre le più svariate temati-che (ricordiamo che proietta circa 400 film all'anno)

• All'interno della sede del CSC stanno co-struendo un museo del cinema, che dovreb-be fare concorrenza a quello di Torino

• Al museo del cinema “Gianni Comencini” sono esposte delle meravigliose, nonchè antiquate, apparecchiature del cinema (cinematografi, strumenti ottici &co)

Dulcis in fundo, date un’occhiata qui:

http://www.snc.it/

http://www.cinetecamilano.it

http://www.quartieridellarte.org

http://www.spaziocinema.info/lerassegne/rapollo/rive10-1

Laura Vitale IIE

T emo che non tutti sappiano dell'interessantissima occasio-ne che pochi Carducciani di prima e seconda liceo abbiano potuto cogliere l'anno scorso.

La nostra amata scuola è stata infatti selezionata, insieme ad altri due licei, dal Centro Sperimentale di Cinemato-grafia per avviare un progetto di “cineteatro”.

Dato che appartengo alla schiera dei pochi eletti che ne fanno parte,vi do una dritta : se amate il cinema fionda-tevi ai provini non appena passerà il comunicato!

Al corso, che è multilatere, potrete:

• Studiare tutte le discipline coinvolte nel mondo della cinematografia, come recitazione, regia, sceneggiatura e montaggio;

• Assaporare a pieni polmoni l'ambien-te dei cineasti milanesi, dato che la

sede del CSC vi accoglierà a braccia aperte.

Nota per tutti i maturandi interessati a questo mondo: i veri e propri corsi del CSC sono decisamente selettivi e ai bandi annuali prendono dalle 6 alle 8 persone l'anno, scelta che viene appu-rata dopo ben 2 test d ingresso: uno di cultura generale e l'altro di cultura cinematografica- grazie a cui vengono selezionate dalle 12 alle 16 persone che, dopo un mese di corsi propedeuti-ci, vengono dimezzati.

Insomma, rigorosa selezione, ma com-pensata dall'alta qualità della formazio-ne; tra i nostri insegnanti compaiono infatti nomi come Gian Maria Cervo, commediografo italiano fondatore di un importante festival di drammaturgia internazionale - Quartieri D'arte Festi-val - e Roberto Antonelli,che ha colla-borato con grandi nomi del campo, come Zeffirelli e Tognazzi.

Cinema e dintorniCinema e dintorniCinema e dintorniCinema e dintorni

ANNO V — NUMERO I PAGINA 9

NOVEMBRE 2010 PAGINA 10

A ldo è un comune 30enne di Avetrana. Lavora alla palestra aperta recentemente in via Roma, passa le sue serate al

bar “F. Carrozzo” e per ballare va alla discotca di Torre Lapillo. Ogni tanto si compiace di sentir nominare il proprio paese al tg regionale: ultimamente era successo per dei colpi di fucile esplosi contro un’abitazione e per il sequestro di alcune coltivazioni illegali di canna-bis. Niente di onorevole, ma comunque fatti suficienti per dare al paese un po’ di fama. Il 27 agosto scopre, sempre al tg regionale, che una quindicenne del suo paese è scomparsa. Dapprima, come al solito, si compiace che Avetrana sia agli onori della cronaca, poi scopre di aver già visto quella ragazzina in giro, anche perché pare che non abiti lontana da dove lui lavora. Nei tre giorni successivi, la notizia è sulla bocca di tutti, soprattut-to nella palestra, frequentata da alcuni compagni di scuola della giovane. La sera del 30 agosto Aldo, tornando a casa dal lavoro, vede delle facce sconosciute girare per il paese, ma non sospetta nulla di ciò che sta per accadere. Una volta a casa, accende la televisione su un canale nazionale e: “QUINDICENNE SCOMPARSA AD AVETRANA” come pri-mo servizio del TG1. Certamente la cosa lo turba, però chi avrebbe mai pensato, di sentir parlare, un giorno, del proprio paese in tutt’Italia? Così Aldo, incuriosito ed eccitato dalla novità, esce e s’incam-mina verso la ormai celebre casa di via Verdi. La strada è transennata e, nono-

stante ciò, impraticabile a causa della folla e delle troupes di giornalisti. Allora torna a casa. La sera seguente il paese è ancora al centro dell’attenzione dei me-dia. Stavolta Aldo, con un pugno di amici, riesce a intrufolarsi tra la gente col fermo proposito di farsi riprendere da una tele-camera durante una diretta. Sua moglie e suo figlio, a casa, intanto, scandagliano tutte le reti su cui intravedono un tg, pronti a far partire la registrazione non appena si parli del paese (e magari si intraveda Aldo in diretta). L’impresa ha successo ed egli, da ora in poi, po-trà vantarsi di aver avuto i suoi due minu-ti di celebrità. Però Aldo, essendo un umano, è un essere simpatetico e, al di là del momento di celebrità, ha a cuore il destino della ragazzina. Quindi, i giorni seguenti, partecipa alle fiaccolate, aiuta ad affiggere cartelloni, dà una mano come può, mettendo il suo entusiasmo a disposizione della giusta causa del ritro-vamento. Man mano che passano i giorni ci si abitua alla straordinarietà: il viavai, le fiaccolate, le ricerche fanno parte della quotidianità del paese e della normalità, come è normale vedere Avetrana al tele-giornale. Col passare del tempo alcuni giornalisti iniziano ad andarsene, fino a che rimane solo il programma “Chi l’ha visto?” ad occuparsi del caso.

La situazione si riaccende quando viene trovato il cellulare della quindicenne: i notiziari ricominciano a fare congetture sulla vicenda. Fino al 5 ottobre, però, nulla di così rilevante.

E’ il 6 ottobre, quando la scomparsa di-venta un omicidio, che si apre il gran-de circo mediatico. Arriva una seconda ondata di giornalisti, ben più agguerriti dei primi e il paese viene posto sotto assedio. Uscire di casa equivale alla certezza di incontrare, da un cronista di un giornale locale, all’inviato di spicco di Canale 5. Tutti gli alberghi del circondario sono pieni.

La televisione diventa inguardabile: a ogni ora ci sono almeno due canali che si occu-pano della vicenda: Mattino 5, Uno Matti-na, Pomeriggio sul 2, La Vita in Diretta, Matrix, Porta a porta, Bontà Sua, Quarto Grado, L’Arena… Ovunque interminabili dibattiti sul Mostro di Avetrana, colpevoli-sti e innocentisti, interviste a fratelli, zii, cugini, amici, conoscenti. Un paese del Salento diventa il covo del male. Sul sito dell’Ansa si contano ormai più di 200 lanci d’agenzia, e su quello del Corriere della Sera più di 100 articoli a riguardo. Arriva-no curiosi da ogni luogo per poter vedere la casa dell’assassino, la tomba della vittima. Il figlio di Aldo non riesce nemmeno più a dormire da quando ha sentito che ad Avetrana c’è un mostro. Il 21 ottobre, dopo 15 giorni invivibili, appa-re una frase scritta sui muri, per scuotere l’opinione pubblica: “Qui non è Hollywo-od”. L’artefice è Aldo, che non sopporta più lo stato d’assedio. Certamente non libererà Avetrana, ma qualcuno da quel momento si farà qualche domanda sulla morbosità del proprio interesse.

Dario Elio Pierri IIIB

Un Avetranese qualunqueUn Avetranese qualunqueUn Avetranese qualunqueUn Avetranese qualunque

Intervista ai candidati

E bbene, ci siamo quasi! Le elezioni, uno degli eventi più atte-si e coinvolgenti dell' anno sono alle porte! Sieti pronti a votare? Scommetto che molti di voi sono molto indecisi a riguardo, perciò quale miglior mezzo di un' invervista a

Gabriele Laffranchi (lista màlista) e Gaia De Luca (lista nea boulè) per chiarirvi le idee o, perchè no, farvi dubitare di quelle che già avete? Nello stendere le risposte, oltre a cercare di attenermi "letteralmente" alle risposte date dai candidati, ho dovuto necessa-riamente tagliare delle parti. Tuttavia alcune questioni possono essere uno spunto per le assemblee che si terranno tra poco. Ciò che personalmente mi ha colpita è, non solo il fatto che quest' anno non ci sia una terza lista (secondo me qualcuno si è perso in una delle numerose gite che volevano fare in Italia durante i week- end), ma anche che entrambe le liste, pur avendo l' obiettivo di rappresentare tutti gli studenti e di conseguenza le loro esigenze, nel formulare le proposte non abbiano reso partecipe tutta quanta la componente studentesca parlando con molti di essi, facendo sondaggi o, magari, un' intervista! 1. Perchè hai deciso di candidarti? GABRIELE: Vedendo la situazione in cui si trova la scuola mi son sen-tito chiamato in causa e mi candido per fare in modo che il consiglio

d' istituto possa avere a cuore il benessere degli studenti. GAIA: Data la difficile situazione in cui si trova la scuola, penso che sia giusto che anche noi studenti, che formiamo la componente più numerosa all' interno della scuola, prendiamo una posizione a riguardo. Io mi metto in gioco per cercare di creare una comunica-zione tra la scuola, intesa come l' amministrazione, e gli studenti. 2. Qual è stato il tuo personale contributo dato finora all' interno

della scuola? hai organizzato/partecipato attivamente alla realiz-

zazione di un qualche progetto? GABR. Personalmente, a parte ovviamente partecipare alle lezioni in classe, ho sempre appoggiato con grande entusiasmo la coge-stione e ho anche tenuti gruppi sulla musica classica, di cui sono molto appassionato.Tuttavia non penso che, siccome a scuola non ci insegnano musica, si debba fare una cosa alternativa, ma credo che si debba capire come una passione possa aiutarci nelle cose che dobbiamo studiare. Il mio desiderio di conoscere la musica, deve essere lo stesso che mi muove nello studio. GAIA: L' anno corso ho preso parte all' organizzazione del sit- in (che però coinvolgeva solo una parte degli studenti) e ho organiz-zato il concerto di fine anno, un' occasione bellissima per ritrovar-ci. E' stata davvero una gran serata!

ANNO V — NUMERO I PAGINA 11

Quest’anno invece ho tenuto una delle plenarie riguardanti la gestio-ne della scuola e, anche se è stato molto faticoso prepararsi, è stato molto utile e interessante per scoprire quali sono i meccanismi che regolano la scuola. 3. Puoi collocare la tua lista all' interno di un determinato orienta-

mento? pensi che l' ideologia e la politica influenzino le tue azioni? GABR. Io colloco la mia lista in un ambiente umano e in un' amicizia. Non penso che nell' ambito scolastico le idee politiche possano in-fluenzare (dato che siamo tutti studenti alla pari). Far parte del con-siglio d' istituto deve essere un' occasione per concentrare il lavoro dei rappresentanti e quello del consiglio d'istituto su quello che è lo scopo fondamentale della scuola: la formazione dello studen-te. Anche se si hanno delle idee, non bisogna cadere nell' ideologia ma aprirsi alla realtà e, se la realtà è che c' è una situazione difficile a scuola, si può anche avere un' idea a priori, ma di fronte a questo bisogna cercare un terreno su cui costruire qualcosa. GAIA: Sicuramente i candidati della mia lista hanno tutti una tenden-za politica, ma quello che ci accomuna è un' idea comune che va al di là della politica; un' idea di partecipazione e di dialogo tra di noi, i professori e la preside. Chiaramente c'è la politica, ma nel momneto in cui in CdI ci saranno da prendere delle decisioni, il criterio con cui interverremo sarà il benessere dello studente. 4. Pensi che la lista di cui facevi parte /a cui eri legata l' anno scorso

abbia poi realmente attuato le sue proposte? GABR: Noi abbiamo fatto diverse proposte tra cui la rassegna stam-pa, che non è stata attuata per motivi burocratici e l' aiuto allo stu-dio. Di quest' ultimo abbiamo presentato una bozza ma poi il proget-to si è bloccata, sia perchè il consiglio d' istituto si è bloccato, sia perchè il nostro lavoro di lista si è concentrato su quello che è scop-piato in seguito. GAIA: In parte. Alcune proposte sono precipitate nell' oblio come credo sia naturale (non per questo lo giustifico), alcune (come ad esempio l' orchesta) sono state realizzate con suc-cesso e altre sono state attuate, ma non hanno avuto buon esito a causa della scarsa partecipazione degli studenti (ad esempio il cine-forum e la bacheca stampa). Quello infatti che quest' anno ci augu-riamo è di riuscire ad essere così travaolgenti da coinvolgere il mag-gior numero possibile di studenti! 5. Cosa significa il nome della tua lista e perchè lo avete scelto? GABR: Malista significa "soprattutto, di più" e abbiamo scelto questo nome perchè l'idea è quella di dare di più e di fare in modo che an-che nel CdI si vada oltre a certe formalità e dibattitti fini a se stessi. GAIA: Il nome della nostra lista è nea boulè, nuova perchè vogliamo in un certo senso "cambiare volto", svecchiarci e boulè (l'assemblea dei greci che coinvolgeva tutti i cittadini) perchè la nostra idea è quella di un'assemblea democratica e aperta, in cui tutti gli studenti si sentano accettati e possano portare le loro opinioni ed esigenze. 6. Come sono nate le vostre proposte? Avete reso partecipe tutta la

scuola nel formularne? GABR: Le proposte sono nate per mettere in luce la posizione dello studente di fronte a quello che ci offre la scuola. Nel formularle sia-mo sicuramente partiti da un' esperienza personale e io mi sono anche confrontato con i miei compagni, tuttavia quest' anno non lo abbiamo fatto pubblicamente con tutti gli altri studenti. GAIA: Le nostre proposte sono nate per creare un ambiente di dialo-go e di coinvolgimento e sono state formulate nel collettivo; infatti, prima abbiamo scelto le proposte e poi, chi sentiva di rispecchiarsi nelle iniziative e voleva mettersi in gioco, si è candidato; non abbia-mo quindi coinvolto tutti gli studenti. Siamo stati però attenti nel vedere quali fossero le reazione degli studenti alle nostre proposte. 7. Qual è il principale obiettivo delle vostre iniziative? GABR: E' fare in modo che la scuola possa essere l'ambiente migliore per lo studente, che possa così stare alla proposta educativa e didat-tica che essa offre. Ciò non significa che noi non proponiamo, ma che anche nostre eventuali proposte debbano essere finalizzate a vivere meglio l'esperienza scolastica. Secondo me infatti, non bisogna per-dere di vista il fatto che la scuola è fatta per studiare e imparare. GAIA: Il principale obiettivo è quello di far sentire protagonisti tutti gli studenti, andare incontro alle loro esigenze e aprire un dialogo per far davvero vivere la scuola. Spesso infatti, vedo ragazzi che appena suona la campanella scappano via e vivono quindi tutta la

loro vita proiettati verso l' esterno. Quello che invece noi vogliamo è far diventare la scuola un luogo in cui portare le proprie passioni e in cui creare un legame con altri studenti, con cui durante le ore scolastiche non si avrebbe occasione di parlare. 8. Qualche piccola anticipazione? GABR La proposta su cui mi concentrerei di più è quella di disporre di alcune aule della scuola per studiare, magari con la supervisione di alcuni professori. Non è più dunque un progetto di aiuto allo studio, cosa che abbiamo visto esser molto complicata. Anche se è passata una circolare che non permette di rimanere a scuola e non abbiamo ancora parlato con la preside di questo, noi crediamo che la scuola debba favorire lo studio e l' incontro fra gli studenti. GAIA: La mia lista ha l'intenzione di fare delle assemblee, chiamate Stati generali, che venivano convocati in Francia quando si vedeva che nello Stato c' era un problema. Siccome è palese che ovunque (nella scuola e nel mondo) ci sono dei problemi, noi vogliamo discu-terne e vedere come ci toccano. L'obiettivo infatti, è quello di por-tare vicino a noi quello che ci sembra lontano e riuscire a capire cosa possiamo fare a riguardo. 9. Pensi che la tua lista rappresenti le esigenze e gli interessi di

tutta quanta la componente studentesca? GABR Sì, non mi sento di escludere nessuno perchè è il livello uma-no che si cerca. Noi vogliamo andar incontro alla condivisione di una realtà: quella scolastica, che include tutti gli studenti. GAIA: Dal punto di vista delle nostre idee politiche, che inevitabil-mete influenzano in parte quello che facciamo, non credo di rappre-sentare tutta la componente scolastica. Per quanto riguarda invece i progetti che noi abbiamo, credo che essi coinvolgano tutti, poichè dialogare è un' esigenza che tutti hanno. 10. qual è il punto di forza della tua lista? GABR L' amicizia che ci lega! GAIA: Il fatto di essere tutte persone nuove, che hanno fatto una lunga "gavetta" nel Collettivo e che hanno una gran voglia di fare. Inoltre, mentre prima nel Collettivo, essendoci personalità molto forti, c' era più una struttura gerarchica, noi ora vogliamo creare un rapporto più "democratico", condiviso. Ci siamo infatti divisi in "gruppi di lavoro" in modo tale che nei progetti ognuno faccia la propria parte. 11. cosa differenzia la tua lista dall' altra? GABR Personalmente credo ci differenzi il fatto che più volte in CdI siano state portate avanti da parte loro delle lotte ideologiche, cioè basate su un' idea. E' giusto avere un' idea, però bisogna essere realisti e concentrarsi sullo studente. GAIA:Sinceramente non ho ancora visto i loro punti (ci tengono molto a tenere riserbo su quelle che sono le loro proposte). Quello che spero è di essere tutti accomunati dall' intenzione di aprirci, visto che siamo tutti studenti e abbiamo lo stesso interesse: vivere bene la scuola. 12. credi che la popolarità sia importante tanto quanto la serietà e

l'affidabilità per vincere? GABR Credo che la popolarità sia senz'altro utile per ottenere voti, personalmente però non sono disposto ad acquisirla facendo mosse "basse". Non mi sento quindi ricattato dal voto e dalla popolarità. GAIA: Penso che la popolarità sia una componente, ma quando una persona è seria, questa passa in secondo piano.mLa caratteristica indispensabile è per me la serietà e la capacità di comunicazione; è importante infatti far passare la nostra passione nel fare le cose. 13. dì quello che più ti preme esprimere in poche righe. GABR Posto che siamo tutti in questa scuola, il nostro dovere da studenti e rappresentanti degli studenti è studiare e far in modo che anche il CdI possa lavorare serenamente per aiutare il lavoro che viene fatto a scuola. L' altra cosa che mi interessa è un incontro; spero infatti di trarre da quest' occasione una crescita personale e di incontrare altre persone, anche con idee diverse dalle mie, ma che sentano il mio stesso bisogno. GAIA: Abbiamo la possibilità di scegliere e di crearci un bagaglio culturale che ci permetta di fare una buona scelta. La cosa più im-portante è questa: interessiamoci della vita, del mondo e sceglia-mo, ricchi di uno studio che non è solo quello sui banchi di scuola!

Xhestina Myftaraj IIIA

Impaginatrice:

Eleonora Sacco IF

Vignettista:

Silena Bertoncelli VC

Collaboratori esterni:

Elena Cotroneo IE

Claudio Fatti IIIF

Laura Vitale Lollo IIE

Redattori:

Martina Brandi VE

Alessandra Ceraudo VG

Chiara Compagnoni IIG

Chiara Conselvan VE

Xhestina Myftaraj IIIA

Dario Elio Pierri IIIB

Leonardo Rovere VE

Eleonora Sacco IF

Mattia Serranò IIIB

Beatrice Servadio VG

Dario Zaramella IA

La Redazione

NOVEMBRE 2010 PAGINA 12

Carducci Concert di Giugno, foto di Gaia De Luca IIH

Una storia di violenza, sconfitta e rinascita: Marina NematUna storia di violenza, sconfitta e rinascita: Marina NematUna storia di violenza, sconfitta e rinascita: Marina NematUna storia di violenza, sconfitta e rinascita: Marina Nemat

M arina Nemat è l’autri-

ce di un’autobiografia

che racconta al mon-

do quanto la violenza

e il dolore non possano avere fine. A

breve arriverà anche nella nostra scuola

per una conferenza e dunque mi sem-

bra corretto conoscere qualche detta-

glio in più della sua storia attraverso la

recensione del toccante libro

“Prigioniera di Teheran ”. Oltre ad esse-

re un’autobiografia, il racconto è anche

un’importante testimonianza civile che,

pur non avendo grandi pretese lettera-

rie, è ben resa dal punto di vista narrati-

vo grazie ad una prosa ricca di dialoghi

che la rendono coinvolgente ed incisiva.

Marina, una ragazza di sedici anni che

vive a Teheran, si accorge di un cambia-

mento nella vita della città quando, da

un giorno all’altro, non può più uscire

con la testa scoperta altrimenti rischia

di essere malmenata: infatti, quando al

governo dello scià comincia ad opporsi

il partito nazionalista di Khomeini, la

vita quotidiana diventa un incubo fatto

di rivolte in cui anche i meno coinvolti

perdono la vita. Rinchiusa a Evin, la

prigione di Teheran, come oppositrice

politica, viene torturata e scampa alla

morte solo grazie ad Ali, il suo tortura-

tore, che la obbliga, però, a sposarlo.

Vivendo con lui, tuttavia, sebbene cono-

sca il suo terribile lavoro, scopre la sua

umanità, inaspettata in un torturatore.

Ma proprio quando Marina sta comin-

ciando a conoscere meglio Ali, egli viene

ucciso dai suoi stessi colleghi. Ora Mari-

na, resa finalmente libera anche grazie

all’aiuto della famiglia di Ali, parte per il

Canada dove finalmente per lei inizia

una nuova vita.

“Era un giorno d'estate perfetto senza

una nuvola in cielo, ma avrei voluto che

la neve ricoprisse ogni cosa; avrei voluto

sentire il suo abbraccio freddo e sincero

sulla pelle calda, sentirmi le dita gelate,

indolenzite, intorpidite. Avrei voluto che

tutto quel verde e quel rosso scomparis-

se sotto il peso dell’inverno e delle sue

tonalità di bianco, così da poter sognare

e dire a me stessa che con l’arrivo della

primavera tutto sarebbe cambiato.”

In queste poche frasi espresse dopo il

matrimonio impostole con il suo tortura-

tore Ali, si ritrova un sentimento contra-

stante: sia di sconfitta, nel momento in

cui Marina sa che ciò che sta vivendo

non può essere modificato, sia di spe-

ranza, nel momento in cui si accorge di

desiderare fortemente che la sua vita

cambi nonostante sappia che questo sia

impossibile. Questo tema rende il rac-

conto particolarmente umano come

quando, finalmente libera, ripensa a

quando Ali l’ha minacciata di uccidere i

suoi cari se non avesse accettato di spo-

sarlo; in quel momento Marina afferma:

“E se fosse stata soltanto una minaccia

priva di fondamento? Forse avrei potuto

dirgli di no senza mettere in pericolo

nessuno. Che cosa sarebbe accaduto se

lo avessi fatto? Adesso che ero distesa

nel mio letto, al sicuro, essere coraggio-

sa era diventato molto più facile.”

Un altro tema importante affrontato nel

racconto è quello della violenza di Ali

nei suoi confronti, una violenza che egli

manifesta, nonostante ribadisca ogni

giorno il suo amore per lei: per Marina,

infatti, è inconcepibile che nella vita

possano convivere l’amore più incondi-

zionato e la violenza. Nell’episodio in

cui Marina, dopo aver scoperto che Ali a

Evin è arrivato anche ad uccidere, mani-

festa nei suoi confronti tutto il proprio

odio e sceglie di esprimere questo sen-

timento a parole, considerando, questa,

la forma più efficace per ferirlo. Lui,

dopo l’aggressione verbale di Marina,

usa la violenza come forma di rivalsa,

cercando, a sua volta, di farle del male.

Il libro ha un lieto fine, rappresentato

dalla nuova vita che Marina ha potuto

costruirsi in Canada. Per lungo tempo

non è riuscita a raccontare la sua storia,

ma ora, consapevole dell’esistenza di

altri casi simili al suo rimasti nell’ombra

perché mai resi noti, ha voluto far senti-

re la sua voce: una voce di speranza che

possa far conoscere al maggior numero

possibile di persone la sofferenza di

altre ragazze tuttora vittime della sua

stessa vicenda.

Chiara Conselvan VE