L'OblòSulCortile_2010aAprile

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Oblò sul Cortile Liceo classico g. carducci anno IV numero 1I APRILE '10 RIECCOCI! Chiunque è un uomo libero non può starsene a dormire. (Aristofane) ari studenti, dopo una lunga riflessione, dopo numerosi dubbi, cancellature, incertezze, ho deciso di eliminare la forma di articolo che la mia cronaca e i miei giudizi stavano assumendo per sostituirla con una lettera diretta a tutti voi. Un articolo di commento e riflessioni sulla manifestazione sarebbe probabilmente stato, nella sua formalità, troppo distante dallo studente e dunque, nella sua forma di semplice osservatore e giudice di un evento e dei suoi aspetti, o totalmente condivisibile o del tutto contestabile. Ho scelto così di rivolgermi a tutti, in modo da poter aprire un dialogo, invece di escluderlo formalizzando una critica netta e irrevocabile. C Continua nella prossima pagina Carissimi Carducciani, che ci leggiate nel mezzo di chiassose assemblee di classe, o prima di andare a dormire al posto di Cappuccetto Rosso, o seduti sulla poltrona del salotto, fumando un sigaro mentre vostra moglie lavora ai ferri, ben ritrovati! Innanzitutto avrete notato che l’ultimo numero (uscito a inizio gennaio) era cosparso di auguri di buon natale ovunque. Sappiate che non abbiamo disturbi della percezione del tempo, che non è stata una geniale strategia di marketing, bensì dovevamo uscire proprio il giorno in cui, a causa di una nevicata che ricorderete, la scuola è rimasta chiusa. Il blog (oblocarducci.blogspot.com ), dopo un periodo di fioritura, è entrato in letargo. Sarebbe bello che contribuissimo tutti quanti a farlo risvegliare: può diventare un ulteriore punto di aggregazione e di scambio per noi studenti (e non è nemmeno così difficile da usare). Inviateci quindi pensieri, osservazioni, notizie, proposte e non esiteremo a pubblicarle. Se invece volete pubblicare articoli, vignette o qualsiasi cosa sul prossimo numero, potete rivolgervi direttamente a noi o scriverci a [email protected] o venire alle redazioni (giovedì alla sesta ora in Aula Studenti al terzo piano). Siamo inoltre orgogliosi di comunicarvi che il nostro gruppo su Facebook è il più numeroso tra quelli dei giornali studenteschi milanesi. Detto ciò, in questo numero troverete due articoli su fatti di attualità -lo sciopero nazionale degli immigrati (svoltosi il marzo) e la manifestazione nazionale contro le mafie, tenutasi nella nostra amata città il 20 marzo-, un articolo sulle ragioni del sit-in del 25 febbraio, uno speciale sulla Cogestione, un’intervista sul “pianeta carcere”, informazioni sulle attività che la scuola offre e molto altro. Godetevi questo numero e a presto! Dario Elio Pierri Sommario Rieccoci...........................................1 Chiunque è un uomo libero non può starsene a dormire. (Aristofane)..........2 Quest' anno il giallo andrà di moda......3 16 marzo, ore 16.00: ragazzi, lo capite che siamo nella m***a?......................4 Cogestione.......................................5 Il “PIANETA CARCERE": L’aiuto che interrompe la spirale di violenza, unica salvezza per la città contemporanea....6 The Lion King....................................8 Tutti quanti voglion fare Jazz, Alleluiah...........................................9 Ehi tu! Sì hai capito bene proprio tu! ....9 Gite, ma non solo............................10 Parole crociate a sillabe...................12

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Liceo classico g. carducci Sommario pubblicarle. Se invece volete pubblicare articoli, vignette o qualsiasi cosa sul prossimo numero, potete rivolgervi direttamente a noi o scriverci a [email protected] o venire alle redazioni (giovedì alla sesta ora in Aula Studenti al terzo piano). Godetevi questo numero e a presto! Continua nella prossima pagina Dario Elio Pierri anno IV APRILE '10 2 continua dalla prima

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Oblò sul CortileLiceo classico g. carducci

anno IV numero 1I APRILE '10

RIECCOCI!

Chiunque è un uomo libero non può starsene a dormire. (Aristofane)

ari studenti, dopo una lunga riflessione, dopo numerosi dubbi, cancellature, incertezze, ho deciso di

eliminare la forma di articolo che la mia cronaca e i miei giudizi stavano assumendo per sostituirla con una lettera diretta a tutti voi. Un articolo di commento e riflessioni sulla manifestazione sarebbe probabilmente stato, nella sua formalità, troppo distante dallo studente e dunque, nella sua forma di semplice osservatore e giudice di un evento e dei suoi aspetti, o totalmente condivisibile o del tutto contestabile. Ho scelto così di rivolgermi a tutti, in modo da poter aprire un dialogo, invece di escluderlo formalizzando una critica netta e irrevocabile.

C

Continua nella prossima pagina

Carissimi Carducciani, che ci leggiate nel mezzo di chiassose assemblee di classe, o prima di andare a dormire al posto di Cappuccetto Rosso, o seduti sulla poltrona del salotto, fumando un sigaro mentre vostra moglie lavora ai ferri, ben ritrovati!

Innanzitutto avrete notato che l’ultimo numero (uscito a inizio gennaio) era cosparso di auguri di buon natale ovunque. Sappiate che non abbiamo disturbi della percezione del tempo, che non è stata una geniale strategia di marketing, bensì dovevamo uscire proprio il giorno in cui, a causa di una nevicata che ricorderete, la scuola è rimasta chiusa.

Il blog (oblocarducci.blogspot.com), dopo un periodo di fioritura, è entrato in letargo. Sarebbe bello che contribuissimo tutti quanti a farlo risvegliare: può diventare un ulteriore punto di aggregazione e di scambio per noi studenti (e non è nemmeno così difficile da usare). Inviateci quindi pensieri, osservazioni, notizie, proposte e non esiteremo a

pubblicarle. Se invece volete pubblicare articoli, vignette o qualsiasi cosa sul prossimo numero, potete rivolgervi direttamente a noi o scriverci a [email protected] o venire alle redazioni (giovedì alla sesta ora in Aula Studenti al terzo piano).

Siamo inoltre orgogliosi di comunicarvi che il nostro gruppo su Facebook è il più numeroso tra quelli dei giornali studenteschi milanesi.Detto ciò, in questo numero troverete due articoli su fatti di attualità -lo sciopero nazionale degli immigrati (svoltosi il 1° marzo) e la manifestazione nazionale contro le mafie, tenutasi nella nostra amata città il 20 marzo-, un articolo sulle ragioni del sit-in del 25 febbraio, uno speciale sulla Cogestione, un’intervista sul “pianeta carcere”, informazioni sulle attività che la scuola offre e molto altro.

Godetevi questo numero e a presto!

Dario Elio Pierri

Sommario

Rieccoci...........................................1Chiunque è un uomo libero non può starsene a dormire. (Aristofane)..........2Quest' anno il giallo andrà di moda......316 marzo, ore 16.00: ragazzi, lo capite che siamo nella m***a?......................4Cogestione.......................................5Il “PIANETA CARCERE": L’aiuto che interrompe la spirale di violenza, unica salvezza per la città contemporanea....6The Lion King....................................8Tutti quanti voglion fare Jazz, Alleluiah...........................................9Ehi tu! Sì hai capito bene proprio tu!....9Gite, ma non solo............................10Parole crociate a sillabe...................12

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APRILE '10

continua dalla prima

Chiunque è un uomo libero non può starsene a dormire. (Aristofane)

l 20 marzo si è tenuta a Milano una manifestazione nazio­nale contro le mafie, a cui hanno partecipato numerosissi­

me scuole italiane. La nostra scuola purtroppo non è riusci­ta a parteciparvi ufficialmente a causa delle proposte troppo vaghe di alcuni studenti alla presidenza. Anche se la scuola non ha aderito in modo formale, ha comunque espresso il proprio consenso nei confronti della manifestazione e la ha appoggiata anche autorizzando un “progetto” che invitava gli studenti a parteciparvi. Il mio stupore è dunque dovuto alla mini­ma e quasi inconsistente parteci­pazione da parte di questi ultimi. Gli studenti del Carducci erano presenti in una percentuale molto ridotta (neanche il 10%) alla Gior­nata Nazionale contro tutte le ma­fie. Questo evento era stato pubbli­cizzato tramite televisioni, internet, manifesti nelle città e nella nostra stessa scuola. Lo stesso Ministero della Pubblica Istruzione ha divul­gato una circolare alle scuole di tutta Italia, invitandole e incorag­giandole a partecipare, ritraendo la manifestazione nella sua forma di evento nazionale, pubblico e ap­poggiato dallo Stato (proprio per­ché contestante quell’ente che è chiamato per antonomasia anti-Stato). Il Carducci era rappresenta­to quel 20 marzo da massimo un’ottantina di studenti manifestan­ti, mentre gli altri sono rimasti a scuola, costretti dalla loro o dalla altrui volontà. Insomma, volenti o nolenti circa settecento ragazzi si­mili per gusti, età, conoscenze agli altri ottanta hanno com­piuto una scelta ben diversa da questi ultimi, decidendo in quel giorno di non partecipare alla manifestazione. L’appel­lo, dunque, che vorrei rivolgere a voi riguarda la richiesta di una maggiore attenzione per quello che accade intorno a noi, di un interesse più alto nei confronti della società e dei suoi molteplici aspetti, di un impegno più convinto e più consapevole per i bisogni del nostro Paese, di una maggio­re partecipazione alla vita pubblica. Non voglio giudicare o biasimare alcuno di voi, né le vostre decisioni, ma voglio solamente cercare di farvi ragionare sull’importanza della partecipazione (non solo alla manifestazione del 20 marzo) da parte di giovani come noi, che hanno la responsabilità di farsi carico del destino del proprio Paese e della stabilità del suo andamento. Si possono comprendere le varie e di­verse motivazioni che hanno spinto alcuni studenti a non prendere parte all’evento: ognuno ha i propri dogmi e le proprie credenze, si è di diverse fazioni, si pensa in modi di­stinti, si formulano ragionamenti disparati, si giunge a con­clusioni discordi. Questa è anche la dimostrazione che sap­piamo riflettere e sappiamo esprimere giudizi e critiche, ab­

I biamo le facoltà per dissentire, per ribadire, per distinguerci dai nostri simili, abbiamo la capacità di valutare cosa sia mi­gliore per la nostra personalità, per la nostra esperienza e per la nostra fede: questo è il segnale della nostra saggez­za. È proprio per la nostra saggezza dunque che vi invito a non rifiutare a prescindere le mie opinioni e le mie richieste. Se riuscissimo infatti tutti a confrontarci, ad ascoltarci, avremmo già fatto insieme un passo avanti verso la parteci­

pazione. L’espressione è basilare per il miglioramento di una società, la quale può evolversi grazie alle cri­tiche e alle suggestioni dei suoi citta­dini. L’agire è il passo successivo al­l’esprimersi e può essere un agire in piccolo, in grande, nel proprio e nel comune. La partecipazione resta alla base di un agire nell’interesse pub­blico, di se stessi e di tutti. Parteci­pare, come diceva Gaber, rende li­beri, perché “la libertà non è star so­pra un albero, non è neanche avere un’opinione, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazio­ne”: la partecipazione è un gesto che soddisfa i propri bisogni di espressione, perché non basta ave­re un’opinione, bisogna farla sentire, gridarla, comunicarla a tutti affinché possa essere ascoltata e quindi uti­le, affinché possa contribuire al cam­biamento. Partecipare alla manife­stazione contro le mafie è stato un momento importante per me come penso lo sia stato per gli altri parteci­panti, la manifestazione ha espresso il proprio dissenso nei confronti degli

organi che distruggono la solidità e la sicurezza dello Stato Italiano, ha difeso l’interesse di tutti. Allora vi domando per­ché non partecipare, perché non dare il proprio piccolo con­tributo, perché lasciare che il proprio destino rimanga nelle mani di qualcun altro quando si potrebbe esserne i primi ar­tefici, perché non prendersi le proprie responsabilità, per­ché evitare il confronto, perché renderci superflui alla nostra stessa vita e al nostro futuro? Prendiamo finalmente in mano le nostre carte e giochiamole, per una volta, rischian­do, faticando, ma sapendo che giocare è servito a renderci più presenti, più attivi e più utili al nostro scopo, vivere, vi­vere da protagonisti; perché osservare il gioco può essere divertente, ma scommettere e farne parte è sicuramente più soddisfacente. Vi invito a pensare alle mie parole, ai miei suggerimenti, starà a voi decidere, io mi auguro solo di es­sere ascoltata e che la vostra scelta sia per voi quella più giusta.

Chiara Compagnoni

2 anno IV

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Oblò sul cortile

QUEST' ANNO IL GIALLO ANDRA' DI MODA

NUMERO 1I 3

fogliando molte riviste ho notato con grande sorpresa che il giallo è uno dei colori che ultimamente vanno di

moda. Giallo? Proprio così. Il giallo è un colore eccentrico, anticonformista, caldo, che ispira ottimismo e novità. A me piace e a quanto pare non sono l'unica, dato che è stato il colore simbolo del primo sciopero nazionale degli immigrati, svoltosi il primo marzo. L' idea, partita dalla Francia e diffu­sasi anche in Spagna e Grecia, ha avuto un ottimo riscontro in Italia, dove i partecipanti sono stati 300.000 tra stranieri e italiani. Quest' iniziativa, originatasi spontaneamente e par­ticolarmente decisa nel mantenere la sua indipendenza da partiti e sindacati, è nata come conseguenza dell' intollera­bile clima di razzismo che pervade l' Italia. Il razzismo è or­mai una realtà di fatto, fomentata dalla politica, la quale non esita a istigarlo, e causata dalla società civile che appa­re poco interessata e reatti­va. Io credo (ma soprattutto spero) che le teorie prive di qualunque base scientifica circa la superiorità di razza siano ormai superate, perciò ritengo come principale cau­sa del razzismo la scarsa e superficiale informazione che genera paura verso qualcosa che appunto non si conosce.

S

L' interrogativo che lo sciope­ro poneva era: "Cosa acca­drebbe all' Italia se stesse un giorno senza immigrati?". Secondo Pietro Soldini, re­sponsabile immigrazione del­la Cgil, senza immigrati ci sa­rebbe un black-out. Il primo settore ad arrestarsi sarebbe quello delle costruzioni, poi toccherebbe all'industria tessile, metalmeccanica, alimenta­re; l'agricoltura entrerebbe in crisi e i mercati ortofrutticoli resterebbero vuoti. E ancora: nelle grandi città dovrebbero chiudere molti ristoranti, alberghi e pizzerie; tra le famiglie si scatenerebbe il panico per la scomparsa di badanti, colf e babysitter. Infine, ne risentirebbe la sanità: quella privata, dove lavorano quasi centomila infermieri stranieri, e quella pubblica, che si avvale del loro lavoro tramite cooperative e piccole società di servizi, ad esempio quelle di pulizie. E provate a immaginare( qui è necessario un momento di concentrazione) cosa succederebbe se non scendessero più in campo Pato, Ronaldinho, Felipe Melo e tanti altri cal­ciatori stranieri (322 su un totale di 933)!Ormai quando si parla di immigrazione la gente si esprime per luoghi comuni: " Non lavorano, non pagano le tasse e usufruiscono gratuitamente di servizi, rubano il lavoro agli italiani, vengono qui per delinquere... ". Ciò denota una cer­ta ignoranza e poca propensione a riflettere. Come fanno gli immigrati a produrre il 9,7 % del Pil nazionale (pari a 122 miliardi di euro) senza lavorare? Non saranno mica stregoni che con strani riti africani sfornano soldi girandosi i pollici?! Gli immigrati rappresentano dunque una risorsa più che un peso; infatti, secondo Caritas migrantes, quando gli immi­

grati erano ancora 4 milioni, pagavano tasse per 5,8 miliardi di euro e usufruivano di servizi pubblici pari a 700 milioni, pagandosi così tutto da soli.Bisogna inoltre dire che gli immigrati non sono sciacalli che rubano il lavoro agli italiani. La Banca d'Italia a questo pro­posito afferma che "Non c' è sovrapposizione tra le mansio­ni di italiani e immigrati", i quali svolgono lavori che non sa­rebbero svolti da italiani e addirittura aprono migliori oppor­tunità per le donne italiane, che hanno un tasso di occupa­zione bassissima rispetto alla media europea; infatti, svol­gendo mansioni di assistenza domestica e familiare, per­mettono al gentil sesso di lavorare. Per quanto rigurada la criminalità, la popolazione carceraria è composta in maniera preponderante da stranieri, tuttavia

bisogna considerare i reati da loro commessi, per capi­re la loro effettiva pericolosi­tà sociale. Infatti, moltissimi stranieri finiscono in carcere per motivi legati alla loro condizione di clandestinità (trasgessione in materia di immigrazione, false dichia­razioni sull'identità, resisten­za a pubblico uffciale) o alle loro precarie condizioni eco­nomiche (rapine, borseggi). Non si parla dunque di as­sociazione mafiosa, corru­zione ed evasione fiscale. E' ovvio che con ciò non voglio assolutamente giustificare i malfattori. E' interessante notare poi che gli atti di libi­dine, tra cui rientrano i reati

sessuali (che, chissà perchè, secondo i giornali avvengono solo in determinati periodi e sono commessi solo da immi­grati di determinate nazionalità) sono il 9%. Totalmente sbagliata è poi l' uguaglianza "clandestini = criminali", che molti hanno diligentemente imparato dai politici e dai media; infatti 4 irregolari su 5 lavorano in nero proprio perchè, non avendo il permesso di soggiorno, non possono essere as­sunti regolarmente e quasi sempre sono sfruttati. A Rosar­no gli immigrati impiegati nella raccolta degli agrumi perce­pivano 15 euro al giorno e, considerando che le ore lavora­tive erano 14, la loro paga oraria si aggirava intorno a 1 euro. Significativo è che alla manifestazione avvenuta dopo i fatti di Rosarno la partecipazione non sia stata affatto ele­vata. Questa è la dimostrazione che la cittadinanza, oltre ad aver quasi perso lo spirito civile, essersi lasciata influenzare da semplicistiche frasi fatte, spesso utilizzate a fini propa­gandistici, sembra aver perso quel senso di genuina solida­rietà per persone che, al di là di ogni diversità, sono esseri umani. Ma la gente sembra soprattutto esser ignara del fatto che il giallo quest' anno andrà di moda!

Xhestina Myftaraj

A Milano il corteo, partito da piazza Duomo, è stato aperto da un grande striscione giallo che recava la scritta "MIGRARE NON È REATO"

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APRILE '1016 MARZO, ORE 16.00

RAGAZZI, LO CAPITE CHE SIAMO NELLA M***A?Resoconto sulla Cogestione del 17/18 Marzo 2010

4 anno IV

[…] - Ele dove sono i fogli delle iscrizioni? – Ce li ha Susan­na. – Ma va, io non ce li ho mica! – Dov’è Defra? Ci ha dato buca l’esperto di aviazione, diamine. – Cosa? – E abbiamo 120 persone che vagheranno per la scuola, perché manca anche l’esperta di musical! – Ma dov’è Defra quando serve? – Ommioddio, andrà tutto a rotoli! Me lo sento, falli­remo miseramente e tutti ci odieranno! - DOV’E’ DEFRAA? – Non lo so! Mancano anche le tabelle e i fogli da appende­re, a che ora arriva Stefano? – Non ce la faremo mai! – Della serie “Viva l’ottimismo”! - DEFRAAAA! – Eccomi, scu­sa, sono andato a dormire alle 4 e mezza per fare i fogli delle iscrizioni, ciccina. – Ma sei fuori? – Sì, ma non li ho fatti tutti, cosa credi? – … (Senza parole)

robabilmente molti di voi avranno sentito dialoghi di questo genere urlati per i corridoi, avranno visto me ro­

tolare per le scale insieme ad infinite pile di fogli, avranno visto Defra assalito dalle quartine che volevano cambiare iscrizione, avranno visto Susanna vagare disperata o Stefa­no correre alla ricerca degli altri tre; non vi saranno sfuggite nemmeno le nostre infinite mail dal gruppo “Cogestiamo il Carducci!” su facebook, le nostre occhiaie, le nostre scena­te di stress con il primo che passava, le maledizioni lanciate dai professori a cui per l’infinitesima volta abbiamo chiesto l’ora per passare con i comunicati, no, non credo vi siano sfuggite, mi sembra troppo difficile. Con queste declamazio­ni tragiche vorrei farvi riflettere su quanto la cogestione sia un devasto totale per noi cogestanti (!? E vorrei anche co­noscere l’inventore di questo neologismo), per i professori che ci hanno dato retta nelle nostre assurdità burocratiche, per voi martiri che avete avuto il coraggio di dire “Se volete vi diamo una mano!” e per tutti quelli che, anche con soste­gni più materiali, ci hanno aiutati in un modo o nell’altro. Detto questo, vorrei lanciare una domanda: è proprio ne­cessario che quattro poveri ciucci si ammazzino di lavoro ogni anno? Lascio a voi la risposta e la calorosa richiesta di sensibilizzazione ai problemi scolastici; in più, spero questi dati vi facciano riflettere: 800 (Sì, avete letto bene) sono gli studenti della nostra scuola, 4 sono le persone che più o meno seriamente hanno preso sulle spalle questo enorme progetto. Se quest’anno vi sono piaciuti questi due giorni di scuola alternativa, che aspettate? L’anno prossimo propo­nete nuove assemblee, partecipate, aiutate noi miseri, noi tapini nella sfibrante ma immensamente appagante orga­nizzazione del progetto cogestione, suddividendoci il lavoro più equamente.

P

Lo scopo della cogestione è l’aprire agli studenti finestre su nuovi mondi, stimolando la loro curiosità, voglia di imparare, i loro interessi e le loro passioni affinchè possano tornare loro utili in un domani non poi così lontano. Farò un esem­pio. Sono un banale Gianni carducciano medio, non pratico attività extra-scolastiche al di là dello studio ma ho sempre avuto una passione per il disegno e per i fumetti e, magari, seguendo il gruppo di fumetto alla cogestione, potrei scopri­re un mio talento nascosto e decidere di iscrivermi ad un serio corso di fumetto, e ancora, con un po’ di fortuna, po­trei diventare un famoso fumettista dopo il diploma. Quando dicono che nulla è impossibile… Quindi, per favore, non sottovalutate la cogestione! NON è, come i più reputano, un banale “due giorni di vacanza”, ma un’occasione irripetibile di mettersi in gioco. Oltre tutto quest’anno abbiamo avuto

ospiti eccezionali quali Michele Serra, oppure Ettore Zilli, sopravvissuto di Dachau, e ancora gruppi davvero eccezio­nali tenuti da studenti o professori interni, che si sono rive­lati davvero il lato migliore della cogestione. La mia speranza è, per l’anno prossimo, di trovare altri pre­ziosi collaboratori e di scoprire nuove risorse nel nostro li­ceo: se avete delle passioni che credete possano interessa­re ad altri, non esitate a proporre un gruppo, o, magari, pro­vate a passare dall’altro lato della cattedra conducendolo voi stessi. Spero, con questa mia logorroica introduzione, di avervi snebbiato anche un altro punto: organizzare una co­gestione non è semplice. Avrei voluto quindi che le critiche che si sono sollevate fra alcuni di voi fossero state costrutti­ve e avessero tenuto in considerazione questo punto. [Ci tengo a dire: la cosa che mi ha fatto più imbestialire è stata la frase simile a “Ma quest’anno non c’erano gruppi belli”. Evidentemente non c’era niente che vi potesse piacere per­ché, nonostante le nostre suppliche, non avete avuto voglia di proporre qualcosa che vi potesse interessare, sempre che abbiate degli interessi. Morale? Se volete una cogestio­ne di vostro gradimento dovete personalizzarla secondo i vostri gusti, e quindi collaborare invece che lamentarvi.] Va bene, va bene, ho finito di filosofeggiare inutilmente; po­trei riempire invece queste righe con qualche considerazio­ne personale. Commento l’apostrofe “Ma che voglia c’hai?” che mi è stata spesso rivolta: diciamo che l’anno scorso ho fatto “tirocinio” aiutando parzialmente gli ex-cogestanti, e quest’anno, non si sa come e non si sa perché, mi ci sono ritrovata dentro fino al collo. Il problema è che quando me ne sono resa conto era ormai troppo tardi per mollare tutto… Sono diventata brava ad usare “Excel” a furia di fare tutte quelle dannate tabelle fino alle due di notte, ho impa­rato a gestire situazioni drastiche e di panico, ho scoperto che montare proiettori, computer, collegare cavi, ciabatte e altre diavolerie non è esclusivamente un lavoro per uomini e alla fine mi sono affezionata al progetto, ai nomi di tutti gli esperti che ormai mi sembrava di conoscere uno ad uno, mi sono affezionata alle persone (i famosi “pochi ma buoni”) che mi sostenevano, e confesso che un po’ tutto quel sano stress e quel casino mentale mi mancano, mi manca già la cogestione in sé, quella che ormai sentivo come una cosa che era nata anche un po’ da me… Credo sia stato questo a farmi trovare la voglia di portare fino in fondo la vostra co­gestione (E come vorrei trovare la stessa voglia per lo stu­dio…). Adesso mi sento un po’ più utile al nostro liceo, mi sento un po’ più felice, mi sento davvero una studentessa. Ok, non era un tema “III elementare – Che cosa ti è piaciuta della Cogestione”, era solo una breve riflessione mossa dalla mia nostalgia…Stop alle fantasticherie sdolcinose appiccicose. Accettiamo consigli, critiche, insulti, complimenti e quant’altro possa sembrarvi utile al miglioramento della vostra cogestione: i più simpatici saranno pubblicati in bacheca nei successivi numeri dell’ Oblò. Un altro appunto: se gli esperti si sono di­menticati di venire, sono arrivati tardi o impreparati non è stata colpa nostra! Abbiamo fatto il possibile e ci scusiamo ancora per il disagio.Concludo felicemente, sperando abbiate gradito sia la co­gestione sia l’articolo…Ciao dalla vostra Signorina Cogestione!

Magenta

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Oblò sul cortile

NUMERO 1I 5

La cogestione mi è sembrato un progetto interessante e ben organizzato; la possibilità di dare a studenti e insegnanti uno spazio e un momento per trattare argomenti da loro amati ma che non rientrano nel programma scolastico o che non sono così pienamente approfonditi credo sia da non considerare inutile e superflua.

Susanna Fiori

A me la cogestione è piaciuta proprio tanto!! molto di più di quella dell'anno scorso!io cmq riproporrei assolutamente il gruppo sul fumetto!!! troppo simpatica la ragazza che lo teneva! anche quello della Romussi sul Satyricon era strainteressante, però nn siamo riusciti a vedere il film perchè c'erano problemi con il computer!cmq compliments a te, Defra e tutti gli altri che vi siete sbattuti!

Ottimi tutti i gruppi che ho seguito ossia moda, professione regista e fiori che rinascono... mi è piaciuto anche partecipare attivamente al gruppo musical e teatro (tenuto da Michela Blasi e dal gruppo avanzato di teatro di cui faccio parte)... e spero che sia piaciuto agli altri!

Edoardo Arisi IH

Fantastica, anche se il Servizio d'Ordine ha collaborato un po' poco...

E’ stato tutto perfetto, non posso che ringraziare te e tutti coloro che si sono sbattuti chissà quanto per realizzarla :) Complimenti! P.S. E poi è piaciuta davvero a tutti!

Giada Prando IIH

E' stata anche quest'anno davvero interessante, e anche se ci sono stati imprevisti ho apprezzato il gruppo di Pink Floyd, Woodstock, Fotografia e quello sul Coraggio Politico della prof. Mascellani, devo dire che erano davvero curati molto bene e tenuti con passione, complimenti agli esperti e agli organizzatori!

La mia critica è rivolta al Sevizio D'Ordine e agli studenti che hanno preso la Cogestione come una bigiata: capisco anch'io che è uno stacco dalle lezioni tradizionali, ma non per questo la si deve prendere poco seriamente! E approfittarsi del fatto che si fa parte del Servizio d'Ordine per rimanere al bar o giocare a calcio è veramente una presa in giro nei confronti degli organizzatori. In compenso bravissimi, complimenti ancora!

Ciao!! volentieri dico la mia...=) ecco ci sono 2 cose che ovviamente non sono dipese da voi che vi siete fatti un mazzo tanto,ma gli esperti sono arrivati in ritardo e alcuni gruppi sono stati rimossi il giorno precedente! cmq è stata molto significativa per me questa cogestione!=) – Eleonora Papagni VE

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APRILE '10

IL “ PIANETA CARCERE “L’aiuto che interrompe la spirale di violenza, unica salvezza per la città contemporanea

Intervista ad Andrea Dall’Asta

l problema delle carceri e delle condizioni dei suoi detenuti continua a essere grave e attuale; ho pensato, quindi, di intervistare il p. Andrea Dall’Asta S.I., direttore della Galleria D’Arte del Centro Culturale S. Fedele, un gesuita che

assieme ai suoi confratelli organizza corsi di fotografie per i carcerati.ICome mai ha deciso di aiutare in questo modo i carcerati?L’iniziativa è nata perché nella Fondazione San Fedele c’è un gruppo di volontariato, la “Sesta Opera San Fedele”, che si occupa specificamente dell’assistenza ai carcerati, a San Vittore, Bollate, Opera, e offre un servizio ad ampio raggio. La Sesta Opera cerca di risolvere diversi problemi, a partire dal portare del vestiario, o altri beni di prima necessità. Diversi anni fa, nel portare avanti quest’opera di assistenza, ci chiedemmo: che cosa si può fare oltre a questo tipo di assistenza psicologica e materiale, che possa aiutare i carcerati anche nella crescita culturale ed esistenziale? Abbiamo pensato a un laboratorio di fotografia digitale che consentisse ai detenuti di apprendere i rudimenti della tecnica e, attraverso questa, di esprimersi, di raccontare la loro vita, di comunicare con il mondo esterno. L’iniziativa è divenuta per noi e per loro una possibilità per mettere in comunicazione le due città: quella “normale”, e quella “del carcere” che troppo spesso viene relegata al margine e raramente ha la possibilità di far conoscere i suoi problemi e le sue difficoltà.

In che carceri ha prestato la sua opera?Il primo è stato quello di Bollate; il secondo, dopo due anni, quello di San Vittore. In entrambi abbiamo trovato un’accoglienza molto buona: mi riferisco in particolare agli ultimi incontri tenuti a Milano, durante i quali siamo stati appoggiati nel dar vita e a completare i progetti da fotografi professionisti e altri esperti. C’è stata grande collaborazione anche da parte di alcuni agenti e ispettori che, sebbene in un primo momento ci avessero guardato con un certo sospetto, poi si sono dimostrati disponibili e hanno instaurato un rapporto di collaborazione e di amicizia.

Come si scelgono i detenuti che partecipano ai corsi?L’area pedagogica del carcere sceglie i detenuti che avranno la possibilità di aderire al corso, in ragione della volontà e dell’interesse che dimostrano. A seguito di queste “selezioni” veniamo presentati ai partecipanti e, assieme a questi, diamo inizio all’attività.

Quali sono le condizioni in cui trovate i carcerati?Nei reparti che ho visitato posso dire che sono costretti a vivere in spazi molto ristretti: a San Vittore ogni cella infatti contiene in media dai cinque ai sei detenuti, il che vuol dire che non è possibile per loro stare tutti assieme in piedi. Queste condizioni rendono la convivenza molto difficile.

Anche nelle carceri più nuove?No, per esempio a Bollate le condizioni sono migliori, ma a San Vittore sono drammatiche. Il problema del sovraffollamento in molte carceri è grave e rende difficili i rapporti tra i detenuti. Quando si è costretti a vivere in spazi così limitati si diventa più nervosi: i rapporti troppo ravvicinati non facilitano la comunicazione, al contrario la impediscono. Ricordo alcune lezioni che si svolgevano in un trambusto terribile, con improvvise esplosioni di rabbia. Nonostante l’aiuto e la buona volontà delle persone che lavorano nelle carceri (abbiamo incontrato persone molto in gamba, come la stessa direttrice di San Vittore: sensibile, molto attenta) il limite che pone la struttura, le circostanze in cui questa obbliga i detenuti a stare, spinge a porsi questo interrogativo: fino a che punto un carcere invece di essere una struttura riabilitativa diventa esclusivamente punitiva? Una struttura che, invece di accompagnare in un percorso di presa di consapevolezza, di comprensione del senso della vita, invece di dare una risposta al perché della violenza che la maggior parte di queste persone ha subito prima di riversarla sugli altri, invece di essere un luogo di comprensione e riabilitazione, si trasforma in una sorta di parcheggio in cui si è contenuti in una fredda cella e non si è aiutati a riprendere in mano la vita.

Questi corsi invece danno un minimo di aiuto... Sono gocce d’acqua, piccole gocce d’acqua, iniziative tenui; d’altro canto, però, grandi poiché alle persone con cui entria­mo in contatto diamo l’idea che i rapporti umani possono vivere di gratuità. Dimostriamo che la società non necessaria­mente deve soggiacere alle logiche della violenza o del mero economicismo. Diventiamo dunque “amici” che, dentro il carcere, sviluppano un processo, attraverso il progetto fotografico, mediante il quale si può semplicemente condividere un ’ esperienza. Recentemente abbiamo iniziato a mettere in opera anche drammatizzazioni a partire da soggetti biblici, che poi modifichiamo con il Photoshop ed esponiamo nella Galleria. Così c’è anche un poco di educazione teatrale: ciò vuol dire che attraverso la messa in scena di storie che hanno alto valore simbolico per la vita dell’uomo – per esempio la storia di Caino e Abele è la rappresentazione di un’invidia che non si riesce a superare e culmina nell’assassinio - cer­chiamo di dare delle chiavi di lettura per comprendere alcune emozioni che intridono la loro vita . Realizzando queste scene, i detenuti si immedesimano nei personaggi, ne immaginano le sensazione, ne indovinano i pensieri e in tal modo aprono una via per capire se stessi. Per realizzare queste drammatizzazioni leggiamo il brano biblico, lo commentiamo, lo

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Oblò sul cortile

rappresentiamo e chiediamo loro che cosa hanno vissuto e quale parte della loro vita viene messa in causa; è un punto di inizio per parlare della vita e dei drammi che la attraversano.

Ha potuto seguire alcune delle persone conosciute in carcere e che da questo sono uscite?Sì, alcuni di loro, una volta liberi, sono venuti a trovarci. Ma di solito li affidiamo alla “Sesta Opera S. Fedele” che ha gli strumenti per seguirli: sociologi, psicologi.

Le condizioni delle carceri possano essere migliorate?Sì, tuttavia c’è bisogno di tanti fattori, perché i problemi sono tanti: gli agenti si lamentano di essere troppo pochi, le carceri sono sovraffollate, le strutture pedagogiche insufficienti... È chiaro che il “Pianeta Carcere” deve essere cambiato completamente e non è certo con l’indulto che si risolve il problema. La maggioranza dei detenuti è costituita da immigrati: se non si dà una scolarizzazione alle persone che entrano in Italia alla ricerca di lavoro, se non si guarda il fenomeno dell’immigrazione come un’occasione per conoscere i loro e comunicare i nostri valori culturali, inevitabilmente si arriva a situazioni che portano conflitti e tensione, come è accaduto in Francia, con gli incendi delle banlieu, o come sta accadendo ora in alcune periferie italiane, con espressioni di grande violenza. Il problema non è semplicemente il carcere, ma il modo con cui la società si occupa e si preoccupa di alcuni problemi.

Mi sembra importante quel che dicevi prima: che non portate nelle carceri un messaggio di carattere economico. Questo è un problema che non riguarda solo i carcerati, ma tutta la società …È importante diffondere la logica della gratuità; quando entriamo nel carcere non chiediamo ai detenuti assolutamente niente, non vogliamo sapere di ognuno che crimine ha commesso… perché vogliamo avere lo sguardo assolutamente libero: abbiamo davanti delle persone e non vogliamo che queste siano etichettate.

I detenuti potrebbero svolgere lavori socialmente utili?Nel carcere di Bollate ci sono progetti di lavoro. È uno dei punti di forza della D.ssa Castellano, la Direttrice di questo carcere: la sua intuizione che credo vincente, è di dare ai detenuti degli strumenti professionali in modo che, una volta usciti dal carcere, possano continuare un lavoro. Mettere in piedi questa iniziativa, tuttavia richiede una struttura molto grande, organizzata e spese notevoli.

Noi studenti potremmo fare qualcosa?Credo di sì, potreste fare qualcosa di molto importante : nel momento in cui vedete nella vostra scuola una persona che si trova a disagio, sappiate che un individuo che vive forti difficoltà può essere vittima di atteggiamenti di forte violenza, aiutarlo può diventare un grande messaggio non solo per lui ma per la sociale in generale. Aiutare queste persone vuol dire prevenire la violenza, interrompere la catena di odi e vendette. Ed è anche una ragione di crescita per chi assume questa responsabilità poiché l’aiuto non è mai in senso univoco: nel momento stesso in cui aiuto a comprendere il senso della tua vita, tu stai aiutando me a comprendere la mia vita.

Beatrice Servadio (IV G)

Io sto con EmergencySONO LIBERI

l 10 aprile scorso tre operatori italiani di Emergency sono stati arrestati a Lashkar Gah da polizia e servizi segreti afgani, prelevati dal Centro

Chirurgico della Ong italiana nato nel 2003. Matteo Dell’Aira, Marco Ga­ratti e Matteo Pagani erano stati accusati di complotto contro il governa­tore Gulab Mangal, a causa di un presunto ritrovamento di munizioni e cinture esplosive all’interno dell’ospedale. Le accuse sono state negate il giorno seguente, dopo la diffidenza di Emergency nei confronti di que­ste e le preoccupazioni del Ministro Frattini per la loro possibile veridici­tà. Nell’attesa, dopo la chiusura e l’evacuazione dei pazienti più gravi dall’ospedale, Emergency ha voluto sottolineare la propria non arrendevolezza nei confronti della guerra e dei suoi orrori, di cui il Centro di Lashkar Gah era ormai uno degli unici testimoni occidentali in Afganistan; Gino Strada ha affermato “Non staremo zitti”. Sabato 17 aprile si è infine tenuta a Roma la manifestazione organizzata da Emergency a favore del­la liberazione dei tre Italiani, in cui si è ribadito l’appoggio dei cittadini alla ong. Gli Italiani hanno potuto sostenere Emer­gency anche firmando un appello su internet, direttamente sul sito dell’organizzazione di Gino Strada, sottoscrivendo la scritta “Io sto con Emergency”. Finalmente, domenica 18 aprile è giunta la notizia della liberazione dei tre operatori. Que­sta era però accompagnata dalla dichiarazione di una condizione di rilascio secondo cui l’ospedale di Lashkar Gah avreb­be dovuto chiudere. Per ora (lunedì 19) pare che la dichiarazione non fosse vera, domani potranno confermare i nostri connazionali, che torneranno in Italia con un volo civile.

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Chiara Compagnoni

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The Lion King

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nessuno di voi è mai capitato di voler rivivere attimi della vostra infanzia? Noi ci abbiamo provato. Ci siamo

rese conto che la Disney è uno dei fondamentali pilastri su cui essa poggia. Siamo ripartite così alla riscoperta del Classico dei Classici: “Il Re Leone I-II”.

APer quanto si possa pensare che i cartoni animati siano per eccellenza l’intrattenimento dei più piccoli, dietro i capolavo­ri della Disney c’è un lavoro che li rende affascinanti e coin­volgenti.L’ossatura della storia infatti non è casuale, ma basata su una struttura tipica delle avventure epiche: “l’Enfances”, una sorta di sottogenere dell’epica per omogeneità di strut­tura profonda.

Il giovane eroe, costretto a vivere lontano dalla propria famiglia, dimostra la sua reale natura aristocratica compiendo valorose im­prese. L’eroe ritrova i suoi, riassume la posizione che gli compete

e vendica l’ingiustizia di cui fu giovane vittima.Da “ di Costanzo Di Girolamo, La Letteratura Romanza Medievale”

Nel nostro caso l’eroe è il giovane Simba, futuro re leo­ne. Egli dopo una fuga causata dal trauma della morte del padre ritornerà dalla sua famiglia riconquistando il legittimo potere.Rivedendolo tuttavia ci siamo stupite della diversità tra il nostro ricordo e ciò che abbiamo visto; da bambine ci avevano colpito le avventure più che fantastiche di Ti­mon e Pumba e le musiche stupende ed emozionanti. E non di meno le scenografie mozzafiato dei paesaggi africa­ni, con le loro imponenti cascate inondate dal sole e le va­ste praterie sovrastate da cieli sconfinati e abitate dai più possenti animali della terra e dalla regalità dei leoni.Oggi invece, abbiamo percepito per la prima volta i mes­saggi che arricchiscono questo cartone animato. Nel primo film è chiaramente evidenziata l’esagerata smania di potere che caratterizza il personaggio antagonista, il fratello del re Mufasa, che pur di impadronirsi del suo regno lo ucciderà

senza pietà. In questo episodio possiamo ritrovare quelle vicende che caratterizzano da sempre la storia dell’uomo. Oltre a questa, sono molteplici le scene che si possono ri­condurre al mondo d’oggi. Ciò che per esempio nel secon­do film fa scontrare i due branchi sono le APPARENTI di­versità tra i leoni. Anche le discriminazioni che nascono dal­le “differenze” tra gli uomini determinano nell’odierna socie­tà contrasti delicati e difficili. Nel film, però, tutta la vicenda viene risolta dal grande amore sorto tra due leoni di gruppi opposti; non è dunque impossibile superare le diversità.All’inizio del primo film inoltre, viene reso esplicito un con­cetto che introduce quelle domande sulla vita e sulla morte, che da sempre l’uomo si pone, la cui risposta è contenuta nel cerchio della vita descritto in una canzone.“E un bel giorno ti accorgi che esisti,Che sei parte del mondo anche tu

Non per tua volontà. E ti chiedi chissàSiamo qui per volere di chi?Poi un raggio di sole ti abbracciaI tuoi occhi si tingon di bluE ti basta così, ogni dubbio va viaE i perché non esistono più.E' una giostra che va questa vita cheGira insieme a noi e non si ferma maiE ogni vita lo sa che rinasceràIn un fiore che fine non ha.”

Ogni essere è un elemento fondamentale perché con la sua morte andrà ad alimentare la vita di altri esseri viventi. In questo modo si crea un equilibrio grazie al quale tutte le vite sono collegate tra loro. Il branco di leoni, che crede che il ricordo dei loro antenati vegli su di loro, è paragonabile alle prime antiche comunità umane alla ricerca della religio­sità.Quindi... ... niente pregiudizi sui capolavori Disney!

Martina Brandi e Chiara Conselvan

ce...

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Oblò sul cortile

Tutti quanti voglion fare Jazz, Alleluiah

EHI TU! Sì HAI CAPITO BENE, PROPRIO TU!o, no, non ti guardare attorno.. è te che cerco! _____________________________________________________ Frequenti il Carducci, vero? ma sei veramente sicuro di farne parte?!N

Forse non sai che nella nostra scuola, oltre al cineforum degli studenti organizzato dal Collettivo, c' è una rassegna cine­matografica chiamata "Storie di italiani per bene". L' iniziativa, partita dal professor Farina con la collaborazione del pro­fessor Viola, ha come obiettivo quello di sviluppare in noi giovani studenti il senso civico e l'interesse per fatti che hanno marcato la storia italiana. Ne sono un esempio l'assassinio di Giorgio Ambrosoli e quello di Guido Rossa, avvenuti negli anni Settanta ad opera della mafia e delle Brigate Rosse. Nei prossimi mesi ci sarà un ultimo incontro il cui giorno è anco­ra da definire, tuttavia appena sarà stabilito, troverai i fogli informativi appesi per la scuola.In questo periodo si sta anche cercando di organizzare un fantastico progetto, nato su iniziativa del professor Viola, da at­tuare l' anno prossimo. Si tratta di una serie di incontri sui poeti e gli autori che hanno lasciato un traccia indelebile nel ' 900, affrontati non solo da un punto di vista letterario.La rassegna dovrebbe iniziare a ottobre e terminare ad aprile ( in modo da evitare i critici mesi di aprile e maggio) e la fre­quenza sarà di un incontro ogni 2 settimane (quindi poco impegnativo).Prima però di far partire il tutto è necessario sapere quanti sono interessati a partecipare, in modo tale da non scomoda­re inutilmente nessuno. Prossimamente sarà consegnato in ogni classe un foglio in cui iscriversi, da consegnare a me ( Xhestina Myftaraj di II A) o a Francesca Palmisano di II I.Ti consiglio vivamente di partecipare poichè credo che sia un'ottima occasione, oltre che per accrescere la propria cultu­ra, anche per vivere di più la scuola, che non dev' essere fatta solo di banchi e lezioni frontali e poi sono sicura che un bel pomeriggio si ricorda meglio di un bel voto!

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ra gennaio e marzo una decina di fortunati studenti del Carducci ha deciso di partecipare al Seminario di Storia

ed Estetica del Jazz, organizzato dalla professoressa Gus­mini su quattro martedì, per un totale di sei ore di storia, musica e dibattito su questioni esistenziali. La relatrice che ha condiviso con noi le sue due passioni, jazz e filosofia, è Simona Severini, ex-carducciana, allieva della Scuola Civi­ca di Jazz di Milano e laureanda in filosofia all’Università Statale, sta preparando una tesi su Kant. Forse qualcuno la ricorderà per averla sentita cantare, accompagnata dal pa­dre alla chitarra, nel gruppo Woodstock della nostra coge­stione di questo mese come anche dell’anno scorso. Il 26 febbraio, prima lezione, Simona parte dalla storia, rico­struendo le origini della musica jazz nei canti di lavoro dei fi­gli di schiavi africani in America, nei canti Spiritual, nel Go­spel, nel Ragtime e nel Blues, per poi esaminarne ritmo e schemi fondamentali. Fin da questa prima lezione si è capi­to subito che la nostra esperta sapeva il fatto suo. Ci fa no­tare con grande intelligenza le differenze tra la cultura afri­cana e indiana, matrici della musica jazz, culture legate alla trasmissione orale, alla memoria e così alla corporeità, e la cultura europea, che vive di trasmissione scritta e quindi di astrazione, più mentale e meno sensuale. La settimana dopo percorriamo le tappe successive dell’evoluzione del Jazz: i pianisti solisti di New Orleans, l’Era dello Swing dopo la crisi del ’29, il Bebop degli anni quaranta, con la dimen­sione dell’improvvisazione che si fa più importante. Parla dell’assolo jazzistico. Da questo periodo in poi il Jazz diven­ta musica work in progress e perde funzione sociale, è fine a se stessa e al divertimento di chi la suona. Iniziamo così a scontrarci con delle questioni problematiche per l’arte in ge­nerale, che si pongono anche parlando di Jazz: qual è il fine dell’arte? Che arte può esserci nell’era in cui tutto è replica­bile all’infinito? Il Jazz poi è irripetibile per definizione: ogni assolo è un unicum, che non si può trascrivere sulla carta. Di queste questioni dell’arte parliamo a fondo nel corso del terzo incontro, in particolare del problema della libertà del­

T l’arte: vediamo come lo affrontano Kant nella Critica del Giu­dizio e i filosofi estetici del Romanticismo. Se il bello non è universale, ma dipende da gusti soggettivi, come si può de­finire cosa è arte e cosa no? O forse si definisce “arte” un’opera per il suo significato, a prescindere dalle sensazio­ni estetiche che comunica?Dopo esserci scervellati è ora di ascoltare un po’ musica; Simona il 2 marzo porta con sé un amico pianista, lui suona, lei canta, noi ascoltiamo un concerto privato solo per noi. Ripercorriamo un po’ in musica quanto detto, aggiungendo altre cose. Attaccano con il famosissimo Summertime di Gershwin. Suonano Have You Met Miss Jones prima a tem­po di Ballad, poi in Uptempo, così introduciamo le indicazio­ni di ritmo del Jazz. Suonano temi noti che in principio nac­quero come pezzi di Jazz e arrangiamenti Jazz di temi nati in contesti diversi.Alla fine arriva il momento di salutarci. Simona ci consiglia alcuni locali di Milano dove possiamo ascoltare musica jazz; ci ha anche preparato tre CD di compilation come antologia del Seminario.Per me senza dubbio un’esperienza irripetibile; speriamo sia diversamente per il Carducci e che il progetto venga ri­proposto per l’anno prossimo.Chiudo con un’impressione personale.Giovedì 18 marzo, secondo turno di Cogestione, gruppo Jazz: Valentina, Stefano e Strafile suonano Naima di John Coltrane. Ascoltando ripenso alle parole di Simona Severini, alla recente lezione in classe su Nietzsche. Il Jazz non è forse una forma di musica che unisce dionisiaco e astrazio­ne? E’ donna, madre terra raccontata da una mente ma­schile, elaborata in modo cerebrale, ma che conserva tutto il suo potere di far bollire il sangue; trasformazione in mate­matica, in razionalità, di istinti primordiali inafferrabili. E’ una suggestione, forse personale, ma affascinante.

Ottavia Amato

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gite, ma non solo

iovedì 25 febbraio gli studenti hanno manifestato il proprio disappunto per la situazione di disagio in cui versa la scuola con un sit in davanti all’istituto. Sono stati spinti dalla crescente esautorazione del consiglio d’istituto da parte

delle preside e dagli attriti all’interno di quest’organo che causano il malfunzionamento e l’inefficienza della scuola.GCome ogni anno,per legge,nel dicembre 2009 avrebbe dovuto essere approvato il POF per l’anno 2010,elaborato dal col­legio docenti: l’offerta formativa è stata presentata alla preside con delle modifiche apportate dai docenti,ma al momento dell’approvazione la dirigente non ha preso atto dei cambiamenti proposti,ripresentando anzi il POF dell’anno preceden­te. I docenti,le cui decisioni sono state ignorate dalla preside,si sono rifiutati di approvare il documento e l’anno si è con­cluso senza la convocazione di un ulteriore consiglio d’istituto per tempo. La scuola a tutt’oggi si trova priva di un POF, pertanto il consiglio d’istituto si trova in un’empasse per cui non può approvare né POF né bilancio,con la conseguente compromissione delle attività extracurricolari,tra cui le gite scolastiche.

Da otto anni la richiesta di preventivi dei viaggi d’istruzione viene presentata solamente a tre agenzie: “Girobus”, “In­terstudio” e “Odos”. Poiché si era riscontrato che queste tre in auge avessero standard inadeguati, come alberghi asso­lutamente insoddisfacenti o uscite stabilite e poi non rispet­tate, il 12 novembre 2008 era stato approvato dal Consiglio di Istituto l’ampliamento della rosa di agenzie contattabili dalla scuola e di conseguenza l’aggiunta della “Teatro e Viaggi” alle altre tre; nonostante ciò,però, ogni volta che al Dirigente Scolastico veniva richiesto di presentare un pre­ventivo per le uscite didattiche della “Teatro e Viaggi” la ri­sposta era un rifiuto. Per questo motivo, non essendo di­sposti a subire direttive arbitrarie, alcuni professori hanno deciso di sospendere la programmazione delle uscite di­dattiche. La Dirigente Scolastica si è giustificata leggendo un documento in cui si affermava che spetta alla preside

l’attività negoziale e che a lei spetta occuparsi della gara d’appalto,con l’ausilio di un gruppo tecnico; sebbene da parte dei professori fosse sorta l’obiezione che in realtà questo “gruppo tecnico” fosse un gruppo di segretari con una funzione puramente testimoniale, la DS aveva concluso rivendicando la competenza in materia e che sarebbe spettato a lei sce­gliere le agenzie secondo la qualità dei servizi, il costo e il rapporto qualità/prezzo. Ma il problema delle agenzie era rima­sto: il loro numero, per come era stato approvato, avrebbe dovuto essere esteso a cinque, ma il DS sottolineava il fatto che l’aver proposto solamente tre agenzie fosse frutto di particolari ricerche, grazie alle quali erano stati riscontrati inci­denti e contrattempi, e di una personale conoscenza dei proprietari delle altre tre. Perciò al momento dell’approva­zione del POF,che era risultato essere quello dell’anno pre­cedente,l’ampliamento della rosa delle agenzie non era sta­to preso in considerazione. Pertanto il POF non è stato ap­provato considerando anche tale mancanza.A Marzo 2010, dopo aver già ottenuto una proroga rispetto al termine legale per tale approvazione,è stato riconvocato un Consiglio d’Istituto per l’approvazione dell’offerta forma­tiva. Durante la seduta però alcuni professori, i rappresen­tanti degli studenti e la rappresentante dei genitori, conside­rando irrispettoso il comportamento della preside nei loro confronti, hanno lasciato l’aula, invalidando la seduta. Il POF così non è stato approvato e non vi è un regolamento viaggi aggiornato,oltre alla mancanza del bilancio annuale.Una situazione simile è quella degli stage all’estero: nono­stante già da molti anni la prof. Piergallini si occupasse del­l’organizzazione di questi viaggi, quest’anno il DS se ne è assunta il compito. I professori si sono sentiti soppiantati nel loro ruolo di organizzatori, divenendo semplici accompagna­tori. Inoltre la DS, non essendo solita occuparsi di questo tipo di viaggi, ha presentato preventivi per i viaggi con costi mol­to elevati e che prevedono itinerari non specifici; per questo rimane il dubbio se tutti i genitori, che numerosi avevano par­tecipato alla riunione di presentazione degli stage,rimanendo soddisfatti dalle esperienze degli anni precedenti, davanti ai preventivi di quest’anno siano decisi a portare avanti il progetto.

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Oblò sul cortile

Il sit in si è svolto nel corso della mattinata nel cortile esterno della scuola;prima gli studenti hanno discusso della situazio­ne dell’istituto e dei disagi riscontrati a livello di classe. Alcune classi,per esempio,si sono ritrovate con un organico in­completo o smistate nonostante le promesse della dirigente. Alcuni docenti hanno poi preso parte all’iniziativa: ci sono state letture di poesie e l’intervento della rappresentante dei genitori,la signora Pellarin,per ulteriori chiarimenti. Nel frat­tempo i ragazzi si sono occupati di una raccolta firme di sottoscrizione alla lettera di risposta dei professori alla circolare 105,in cui la preside,spinta probabilmente dall’uscita di un articolo a riguardo sul “Corriere Della Sera”,ribadiva la traspa­renza nei rapporti della presidenza con gli altri organi della scuola.E visto che nessuna classe è potuta andare in gita, si è pensato di invitare tutti a portare foto e cartine di città mete di gite scolastiche; gli studenti armati di tempere e pennelli hanno poi dato sfogo alla propria creatività.Il sit in si è concluso con la promessa di continuare a esigere più trasparenza e correttezza nella scuola.

Gaia De Luca I HAlessandra Wolter II H

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PAROLE CROCIATE A SILLABE

Orizzontali

1-Così è il moto per Einstein 4-Secondo Dante da lì sarebbero venuti i primi abitanti di Firenze 6-Che riguardano il nuoto 9-Recipienti per fiori 10-Con un bicchiere di vino è la felicità! 11-Totò ne fu il principe 12-Impervi, scoscesi 13-Ne è un esempio l’albero di Pitagora 14-Oggetti che risalgono ad un’epoca o ad un avvenimento storico 15-Fa parte dei finimenti del cavallo 16-Divertente gag 17-Scrisse l’Ars Amatoria 18-Boa che segnala una secca 19-Tocca farlo con i duri d’orecchio 21-L’elemento musicale o cantato nella poesia 22-Cerca di battere il record nei 100 metri 24-Cumuli di fascine per roghi 25-Così va la barca se non la si governa 26-Sotto i bompressi delle navi 27-Tipico formaggio greco 28-Assiduamente impegnato in un’attività 29-Ci si gioca con delle tesserine numerate 30-I Paria non ne hanno una d’appartenenza 31-La parte soffice del francesino 32-E’ in voga la “Bad” di Lady GaGa 33-Nei Malavoglia di Verga ama Alfio Mosca 34-Dopo mezzanotte accendono le lampàre 35-Fungo che causa infezioni delle mucose 36-Raffica di mitragliatore.

Verticali

2-Così sono i capi nell’armadio 3-Tubercolosi in breve 4-A ottobre il contadino vi ammassa le balle essiccate 5-Egli è, tu sei, io... 6-Le lettere storpiate dal raffreddore 7-Nanny all’italiana 8-Sdraiato supino 10-Quella americana è dolce e rosata 11-Medicamento per alleviare un male 12-Alcuni sono segnati in rosso, altri in blu 13-Le esposte son le più gravi 14-Così è detto un museo o altro luogo pubblico dedicato alla cittadinanza 15-Malignamente aggressivi, dalla critica sferzante 16-Picchiare con scopo educativo 17-Il Carlo della trasmissione radiofonica La Caccia 18-E’ rinomato per la sua dolcezza quello mantovano 20-Può esser d’oro o di cacao 21-Ci sono istituzioni per premiarlo 22-Lo è il cianuro 23-Lo fu Aldo Moro 25-La appone l’autore sulle copie che regala 26-Pietra di origine vulcanica usata per levigare la pelle 27-Il Massa della F1 28-Possono essere causati dall’alcool o dalla febbre 29-Quesito o richiesta 30-Lo è Sofia Loren in un film con Mastroianni e Gassman 31-Non poco, assai 32-L’isola del Colosso 33-La “rete” nel Rugby

la redazione dell'oblò sul cortile:

Impaginatore:Andrea Salvo Lo Negro II BVignettista:Silena Bertoncelli IV EReferente A.Gi.Sco.:Dario Elio Pierri II BHANNO COLLABORATO:Gaia De Luca I HAlessandra Wolter II H

Redattori:Ottavia Amato III GSilena Bertoncelli IV CMartina Brandi IV EChiara Compagnoni I GChiara Conselvan IV EXhestina Myftaraj II AAntonella Montanaro II BDario Elio Pierri II BLorenzo Rossi III DEleonora Sacco(Magenta) V FMattia Serranò II BBeatrice Servadio IV G

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