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Sped. in a. p. - art. 2 comma 20/c legge 662/96 - filiale di Milano - Anno LXXXVI - N. 9 N. 9 – 2007 OTTOBRE MENSILE DELL’A.N.A. Loano, 1° raggruppamento: un raduno da ricordare Loano, Loano, 1° raggruppamento: 1° raggruppamento: un raduno un raduno da ricordare da ricordare

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2007

AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE NUMERO 229

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Fotolito e stampa: Amilcare Pizzi s.p.a.Via Amilcare Pizzi, 1420092 Cinisello Balsamo (MI)

Progetto grafico e impaginazione: Camillo Sassi

Chiuso in tipografia il 28 settembre 2007Di questo numero sono state tirate 384.724 copie

3 Editoriale

4-5 Lettere al direttore

6 Consiglio DirettivoNazionale

7 Calendario

8-11 Loano: raduno 1° rgpt. e consegna “Premio alpinodell’anno”

12-14 Premio Fedeltà allaMontagna

15 Ortigara, i lavori di ripristinodelle trincee

16-17 Pellegrinaggio sul Pasubio

19 Sul Col di Lana nel ricordodi tutti i Caduti

20-21 90 anni fa la battaglia di Caporetto

22-27 Nostri alpini in armi: - il rientro del 3° rgt.dall’Afghanistan

- cambio di comando allaJulia e alla Taurinense

28 La strada del Pederù

29 Al sacrario del Grünten

30-31 Cori e fanfare

32 - Notizie in breve

- Sfogliando i giornali

33 Biblioteca

34 Zona franca

35-39 Rubriche

40-47 Dalle nostre sezioni

sommario

IN COPERTINATre giorni di rievocazioni e di festa a Loano per i 75 anni della Sezione di Savona celebraticon il raduno del 1° Raggruppamento. Ha coronato il tutto la consegna del “Premio Alpinodell’anno”. La manifestazione è stata davvero particolare, con il Labaro – scortato per la cir-costanza dal vice presidente nazionale vicario Ivano Gentili – giunto dal mare su una moto-vedetta della Guardia costiera, migliaia di cittadini ad attenderlo sul molo e una spettaco-lare sfilata che sembrava quella d’una adunata nazionale. (Foto di Giuliano Fighera – Biella)

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Costalovara, ore otto del mattinodi una giornata qualsiasi d'ago-sto. Sul piazzale antistante la

bella costruzione del Soggiorno Alpi-no due bambinetti, tra i quaranta lì invacanza da qualche settimana, arrivatiai piedi dei pennoni che dominanol’ampio tappeto erboso con uno scat-to da centometristi, attendono le no-te dell’inno nazionale per l’alzabandie-ra, il cielo d'un azzurro smagliante dàuna sottolineatura particolare ai sim-boli dell’Italia e dell’Europa. Sull’alti-piano del Renon sventolano ormai so-lo grandi striscioni bianco-rossi a mar-care l'identità del Sud Tirolo.L'inno di Mameli cantato con slanciodai veci alpini presenti e dai ragazzi, increscendo, e un sì! finale da stadio, siperde nei boschi di larici, lasciando neipensieri un tormentato quesito: qualeItalia chiamò? Quella dei fratelli Ban-diera, delle Repubbliche di Roma o diVenezia, di Cesare Battisti? Sicuramen-te no. È ben vero che sono passati due-cento anni dal primo tricolore dellaRepubblica Cisalpina, quasi centocin-quanta dall'Unità d'Italia, oltre sessan-ta dall'avvento della Repubblica e nelnostro Stivale, nel frattempo, è suc-cesso di tutto. Cambiamenti epocalinel campo dell'economia, della ge-stione dello Stato, nel modo di conce-pire i rapporti con l'autorità costituitae le relazioni internazionali. Abbiamosicuramente ripulito la nostra cultura

da ambizioni avventuristiche e belli-cose, ci siamo però subito impantana-ti sul terreno della contrapposizioneideologica, per finire nell'egoismoconsumistico e nell’indifferenza.Sessant'anni di pace, progresso econo-mico, grandi conquiste nella qualitàdella vita hanno fatto dimenticare ilfaticoso processo di crescita di un Pae-se che ha saputo risollevarsi dal mo-mento più buio della sua Storia, l'8settembre 1943, e ha trovato le ener-gie, la determinazione, la concordiaper darsi una Costituzione di alto pro-filo civile e democratico, collocandositra i primi paesi del mondo. Ora, purtroppo, dobbiamo riconosce-re che alcuni principi fondamentalidettati dai Costituenti sono minati dauna decadenza morale che indeboli-sce l’autorità dello Stato, già di per sèfragile, e investe settori chiave dellavita del Paese. L’economia, con colos-sali truffe ai danni soprattutto di cit-tadini onesti. La malavita, sempre pre-sente in alcune regioni, condizional’amministrazione pubblica, provocaincendi, gestisce o impedisce lo smal-timento dei rifiuti, manovra gigante-sche quantità di denaro, costringe ma-gistrati e scrittori a vivere in luoghi se-greti. Ma una volta non erano solo imalfattori a doversi nascondere? La politica, per sua vocazione inter-prete e garante dei diritti dei cittadini,s'è incancrenita in una spirale perversa

di delegittimazione degli avversari e diricerca del consenso ad ogni costo,con un uso scandaloso delle risorsepubbliche, o ancora peggio, con lasudditanza ferrea alle lobby di partito.Perfino in Parlamento.Nessuno ritiene che tutto questo ac-cada solo per responsabilità degli al-tri. I parlamentari li abbiamo votatinoi. Anche se non scelti. Il diffuso si-stema truffaldino che si allarga senzaritegno, più che provocare sdegno, in-contra spesso simpatia e viene ancheostentato come segno di successo. Ep-pure l'Italia vera è un'altra: lavora, pro-duce, inventa, compete, rispetta leleggi, paga le tasse e dedica parte delsuo tempo al volontariato. Non menodi altri paesi evoluti nel mondo. C'è qualcosa che non quadra e dobbia-mo, in nome della nostra indipenden-za dalla politica, cominciare a porredomande ed esigere risposte. Diverseda quelle date a giornali e televisioni.Il presidente Ciampi ha tentato di re-cuperare dignità al tricolore, all'innonazionale, nel nome dell’unità e dellacontinuità di una tradizione radicatanella parte migliore della nostra sto-ria. Un’iniezione di sano, orgogliosopatriottismo. Ma si ha la sensazione diuna risposta di facciata. Si continua alitigare e a dividersi su tutto. Se l'Italia è ancora desta, ha appeso aun salice l’elmo di Scipio.

Vittorio Brunello

Fratelli d’Italia

E D I T O R I A L E

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L E T T E R E A L D I R E T T O R E

IL LOGO DELL’ANA

Mi stavo recando a Firenze da SestoFiorentino quando si affiancò una

macchina il cui conducente mi chiesedove si trovava l’Osmannoro. Gli dissi diseguirmi e arrivato a destinazione ringra-ziandomi l’autista disse che non avevadubbi di essere stato in buone mani: ave-va visto sulla mia auto l’adesivo dell’A-NA. Per reclutare giovani specialmente alCentro Sud, bisogna farvi qualche aduna-ta nazionale in più.

Luigi Bellini - Sesto Fiorentino (FI)

Il cappello alpino e il logo dell’A.N.A.ispirano fiducia. Dobbiamo essere con-sapevoli della responsabilità che ci assu-miamo quando esibiamo questi simboli.

SULL’ORTIGARA, 90 ANNI DOPO

Da tempo cresceva il desiderio di co-noscere meglio l’Ortigara e ciò che

rappresenta per noi alpini. Così, domenica 17 giugno, siamo partitidi buon’ora. È difficile descrivere ciò cheprovavamo man mano che si saliva versola cima. Sono passati 90 anni da quel tra-gico giugno del 1917, ma quegli eroici ra-gazzi hanno creato uno spirito alpinoche non ha età. L’adunata di Asiago ha

aiutato tanti alpini a sentirsi più forti, piùcoerenti con la loro storia e soprattuttopiù fieri.

Gian Carlo Megazini e Gabriele Apparenza

Ameno (NO)

I sentimenti espressi nella lettera e l’o-maggio, novant’anni dopo, ai ragazzi che,con disperato valore, hanno dimostratocosa sanno fare gli alpini, vi fanno onoree ci confortano nella speranza di vederecontinuare a vivere una tradizione natasu quel monte sacro.

BRAVI!, AL GRUPPO DI PASPARDO

Ogni anno il gruppo ANA di Paspardoorganizza una camminata di due

giorni da un rifugio all’altro. Quest’anno,domenica 12 agosto, erano schierati inpiazza oltre settanta vessilli sezionali, (dicui tre di sezioni all’estero), seguiti da200 gagliardetti. Numeri non paragona-bili ad altre manifestazioni sul Pasubio,Ortigara, Adamello, Col di Nava. Unplauso agli organizzatori ma le sezioninon stanno dimenticando dove è statascritta la nostra storia?

Beniamino ZambardiSezione di Varese

IL SERVIZIO CIVILEE QUELLO MILITARE

Obiezione di coscienza e diritto dientrare in possesso del porto d’ar-

mi. Credo che il servizio civile sia una co-sa seria se affrontata nel giusto modo.Vorrei vedere molti che si credono deglieroi, solo per il fatto di essere alpini, adentrare in un ricovero e pulire una perso-na anziana non autosufficiente. Gli eroiveri sono gli alpini che hanno affrontatole guerre mondiali, le missioni interna-zionali e la difesa del nostro bellissimoterritorio. Sfido un vero alpino, diciamodai 60 anni in su, a dire che il servizio ci-vile sia cosa inutile.

Luca

Sull’obiezione di coscienza e il serviziocivile ognuno è libero di dire e di pensa-re quello che gli pare. Confonderli no.Confermo, senza cambiare una virgola,quanto scritto su “L’Alpino” di giugnopag. 7. Il servizio di leva? Uno zaino pe-sante portato con dignità e perfino conorgoglio, senza la pretesa di essere eroi,ma cittadini consapevoli che l’obbligodel servizio militare sta scritto nella Co-stituzione. E molti di noi over 60 l’abbia-mo fatto, in un’area geografica che aitempi della guerra fredda distava pochecentinaia di chilometri dai carri armaticon la stella rossa, e in Alto Adige, dovesembrava che ci fosse qualche tralicciodi troppo.

IL SIGNIFICATO DI ALPINITÀ

Sono un alpino iscritto all’ANA da qua-rant’anni e quando sento parlare di

“alpinità” rimango perplesso. C’è un alpi-no dalle mie parti, molto conosciuto,che sa comportarsi bene, sempre pre-sente a tutte le manifestazioni, orgoglio-so di aver fatto parte di un reparto di éli-te e si considera portabandiera dei valo-ri dell’alpinità. Si sa invece per certo cheè falso, invidioso, disonesto e inaffidabi-le. Mi nascono molti dubbi sul significatodi alpinità.

Mario Carlo Romagnoli

Non confondiamo il significato del ter-mine felicemente coniato da VitalianoPeduzzi con i comportamenti di qualchealpino poco raccomandabile. Ogni fami-glia ha la sua pecora nera e noi non fac-ciamo eccezione.

LO SQUILLO DI TROMBA

Suono la tromba fin dal 1999, serviziomilitare prestato nella fanfara della

C arissimo Direttore, non è la prima vol-ta che mi trovo in piena sintonia con

quanto lei sostiene parlando di Alpini, diciò che rappresentano e dei valori che neispirano il comportamento e l’editoriale “ilsenso dello stato” , scritto dopo aver assi-stito al saluto del 5° Alpini in partenza perl’Afghanistan, esprime in modo netto, sen-za peli sulla lingua, una realtà che, se faonore ai nostri Soldati e ai loro Comandan-ti, sottolinea la distanza che separa i servi-tori dello Stato da chi dello Stato ha la responsabilità. Ma oltre a questo, desi-dero esprimere la mia soddisfazione perché oggi gli Alpini, quelli in congedo equelli in armi, parlano lo stesso linguaggio, sono vicini, si apprezzano come e piùche nel passato e, poiché nei miei tre anni di comando delle Truppe Alpine misono adoperato perché ciò avvenisse non posso che compiacermene. Chiudo,caro Brunello, ringraziando lei e l’Alpino, per come ci siete vicini e ci sostenetee di nuovo vi assicuro che il nostro spirito alpino, i valori che hanno ispirato ilnostro Servizio sono gli stessi che vengono trasmessi ai giovani Alpini e che so-no la forza dei nostri Reggimenti, come dimostrano le operazioni a cui parteci-pano. Con rinnovata stima ed amicizia,

Gen. di C.A. Bruno IobComandante delle Forze Terrestri

Grazie, Comandante.

Quel senso dello Stato

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L E T T E R E A L D I R E T T O R Ebrigata Julia. Nelle cerimonie organizzatedai locali gruppi ANA ci sono difficoltàin riferimento all’uso degli squilli ditromba. Chi dice che prima c’è lo squilloe poi l’ordine e chi viceversa. Sarebbeopportuno che venisse decisa una lineacomune, con regole semplici e precise.

Stefano Casasola

Le regole ci sono, ma forse non sono sta-te abbastanza diffuse attraverso la stam-pa e le trovi nella libretta “CerimonialeANA” approvato dal CDN. Riassumo: ilcerimoniere dà gli ordini e la trombaesegue. In chiesa basta un cenno.

IL CAPPELLO ALPINO

Sono abbonato alla vostra rivista e leg-go molte cose che fanno onore al vo-

stro operato, al vostro spirito di Corpo.Ogni mese però trovo costantemente ci-tato il vostro cappello. Forse è un po’troppo menzionato, pur sapendo che èper gli alpini un simbolo.

Josè Nannini - Btg. San Marco

È vero. Gran parte del “mito” degli alpinisi alimenta attorno al cappello. Difficilepensare ad un ridimensionamento. Cheoltretutto nessuno vuole.

ALPINO NEL CUORE

Non ho mai portato il cappello alpinoanche se sono nato e ho vissuto

sempre in montagna: è la mia secondamadre. Mi ha insegnato tante cose: lacalma, la pazienza di sopportare i suoiumori, ora tempestosi e tormentosi perpoi aprirsi alle sue aurore che indoranotutto e ai suoi tramonti infuocati. Nel1942, alla visita di leva mi spedirono inMarina e mi trovai seduto su un seggioli-no alla culatta di una mitragliera. L’8 set-tembre 1943 fui fatto prigioniero e tornaialla fine del 1945 minato nel fisico e nel-lo spirito. Scusate. È uno sfogo di un vec-chio alpino mancato e di un marinaionon convinto.

Lettera firmata

Grazie. Per noi sei solo alpino.

A PROPOSITO DEGLI AMICIDEGLI ALPINI

Degli amici degli alpini si discute datroppo tempo senza dare risposte

concrete in proposito. Molti di noi,iscritti da tanti anni all’ANA, spesso sia-mo considerati associati di seconda ca-tegoria, senza possibilità di poter parte-

cipare con “i veri alpini” alle varie mani-festazioni, anche se abbiamo assolto gliobblighi di leva. Leggo su L’Alpino che sono a disposizio-ne cravatte e berretti con stemma dell’A-NA; perché, come primo passo, non siautorizza di partecipare alle varie mani-festazioni (adunata, raduni...) con il ber-retto di nuova istituzione accanto agli al-pini?

Giuseppe Volontè Gruppo di Locate Varesino (CO)

La tua lettera ha il pregio della chiarezza.Tu chiedi che agli amici degli alpini sianoriconosciuti alcuni spazi finora riservatiesclusivamente a chi ha prestato servizionelle Truppe alpine e aggiungi “comeprimo passo”. Questo mette in allarme lagran parte di chi intende l’ANA come as-sociazione d’Arma, con uno statuto nonfacilmente modificabile senza toccare iprincipi fondanti della tradizione alpina,e vede gli “Amici” come una forza impor-tante, da accogliere nel significato au-tentico dell’amicizia. Del problema, dinon facile soluzione, se ne discuterà nelprossimo incontro dei presidenti di se-zione con il CDN, che avrà luogo a Mila-no questo mese.

… E LO SPOSO DELLE ALPINE?

Durante la visita della caserma Vian -ora sede del 2° Alpini, per nulla mu-

tata nel tempo, se non nella mancanzadegli stemmi delle compagnie del Mor-begno, la mia, Tirano ed Edolo - chiac-chierando con alpini donne (“alpine”, nonmi piace), si è lamentata una piccola masignificativa discriminazione. Nell’attualepreghiera dell’Alpino, dove si chiede laprotezione dei propri cari non viene ci-tato lo sposo ma solo la sposa. Anche lenostre donne alpino hanno un marito daraccomandare a Dio e a sua Madre.

Fausto Tollari - Frassinoro (MO)

Pregare è sempre più difficile, per que-sto forse molti non lo fanno più. Recita-re la Preghiera dell’Alpino è diventatoun rischio. Ci sono due partiti schierati,gli uni con le armi, gli altri con il rendiciforti, che ci porteranno dritti allo sci-sma. Non bastasse, a rendere ancora piùtribolata la nostra preghiera, ci sono orai mariti discriminati. Prima o poi comin-ceranno gli alpinisti a contestarci le nu-de rocce e i perenni ghiacciai, le primepoco frequentate e i secondi in via diestinzione, poi ci saranno le balze chenon c’è più bisogno di difendere perchéfacciamo parte di alleanze planetarie evia dicendo. Fermiamoci e respiriamo.La preghiera è un moto dello spirito di

cui le parole, anche se rese obsolete daltempo, fanno da filo conduttore di unbisogno autentico della misericordia edell’aiuto dell’Onnipotente e della Ver-gine.

IL CAPPELLO ALPINO IN CHIESA

Sono un sacerdote missionario e, conmolto orgoglio, alpino. Vorrei dire la

mia sul problema di tenere il cappello al-pino durante la Santa Messa. Quando hol’opportunità di celebrare con gli alpini -mi accade ogni tre anni quando torno inItalia per le ferie - celebro con il nostrocappello in testa. Penso non sia un sacri-legio, né un’eresia. Certo, alcuni abusanousando malamente il nostro simbolo inmanifestazioni politiche. Tutte le volteche posso farò sfoggio del cappello an-che per ringraziare e ricordare tanti cap-pellani alpini caduti per la grandezza del-la nostra Italia.

Giuseppe RodaAlpino, sacerdote e missionario

Parà - Brasil

Grazie padre per questa lettera e buonlavoro in terra di missione. Mi consentadi dire che forse avremmo bisogno dellasua opera qui in Italia.

COME SALVAREIL NOSTRO PAESE?

Il nostro Paese è ostaggio della sua tea-tralità, della sua mancanza di carattere,

della sua indisciplina. Difetti che Massi-mo D’Azeglio seppe ben descrivere nelsuo libro I miei ricordi. Per salvare l’Italiaci vorrebbe un esercito di Cavour, Giolit-ti, Martinat, De Gasperi, Einaudi, Prezzo-lini, Montanelli.Per dirla con schiettezza alpina... abbia-mo calato le brache su pressione degliambienti economici, turistici, commer-ciali, interessati solo ai propri tornacontidi bottegai.

Enrico Ricciardialpino della Julia - Montavano (CB)

Difficile darti torto, caro Enrico. La scuo-la che ha formato tante personalità emi-nenti sembra aver chiuso i battenti. Ma“voglio” essere comunque un po’ più ot-timista di te e pensare che se ci sonotanti teatranti che monopolizzano i me-dia e si spartiscono il potere, c’è ancheuna foresta silenziosa che cresce e pianpiano comincia a rendersi conto che lacommedia sta per finire. Speriamo solodi essere noi italiani a gestire il cambia-mento e non eventi esterni imprevisti oimprevedibili.

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C O N S I G L I O D I R E T T I V O N A Z I O N A L E

15 settembre 2007L a riunione si è svolta presso la sala

consigliare del comune di Loano (Sa-vona) a Palazzo Doria.

1. INTERVENTI DEL PRESIDENTE...

Impegni assolti. Luglio, 11, Milano, incon-tro con l’editore Pizzi, presenti Casini eBrunello. - 14 -15, Schignano, raduno del-la sezione di Como. - 20-21, Marostica,visita al campo di lavoro sull’Ortigara. -28-29, Pellegrinaggio sull’Adamello conRossi, Botter, Nebiolo, Lavizzari, Baiesi. -Agosto: 4–5, Col di Lana, sezione di Bel-luno, inaugurazione della cappella votivaristrutturata e consegna delle chiavi daparte del sindaco. Presenti Gentili, Berti-no, Cason, Nebiolo, Cadore, Baiesi. - 23,Cividale, Teatro Ristori, tavola rotondasulle Truppe da montagna. Settembre:1–2, Ponte Caffaro, sezione di Salò, adu-nata sezionale. - 8-9, Pasturo, sezione diLecco, consegna del premio Fedeltà allaMontagna con la Commissione al com-pleto. - 12, Milano, incontro con i promo-tori della linea editoriale DNA Alpinoche hanno consegnato all’A.N.A. il rica-vato dei diritti d’autore derivati dallavendita del libro da destinare a favoredella ristrutturazione del Contrin. - 14,Pinerolo, con il Labaro, per rientro del 3°Alpini dall’Afghanistan, con Antonelli eNebiolo. - 14, Savona, raduno del 1° Rag-gruppamento organizzato dalla sezionea Loano.

2. ...E DEI VICEPRESIDENTI

Gentili: luglio, 7, Vittorio Veneto, incon-tro con i giovani. – 8, Moriago della Bat-taglia, sezione di Valdobbiadene, radu-no sezionale e 60° fondazione delGruppo. – 8, Colleumberto, visita lavorimanutenzione Bosco delle Penne Moz-ze. – 21, Contrin, sopralluogo lavori. –22, Paterno di Ponzano Veneto, sezionedi Treviso, 50° fondazione del gruppo. –Breda di Piave (TV), organizzazione ma-nifestazioni sfondamento austriaco lo-calità Mulino Sega. – Agosto, 12, Con-trin, verifica dei lavori di ristrutturazio-ne. Si constata la conformità al pro-gramma. – 24 agosto-2 settembre: con-gresso sezioni Nord America, con il de-legato del CDN per le sezioni all’esteroCapannolo.

Rossi: luglio, 21, Nuvolera, sezione di Bre-scia, incontro con i giovani. – 22, Irma(BS), gara sezionale di marcia Caduti Alpi-ni Bresciani. – Agosto, 8, Costalovara, vi-sita del cantiere. – 19, Tonale Vermiglio,sezione di Trento, 30° Festa dell’Amicizia.– 26, Pisogne, sezione di Vallecamonica,80° del gruppo. – 31 Venzone (UD), cam-bio del comandante della Julia. Settem-bre: 5, Costalovara, incontro con l’ing.Concer. – 12, Milano, riunione per discu-tere il progetto Regione Lombardia-Eser-cito per la diffusione della cultura alpinatra i giovani delle scuole superiori. Valditara: 5 agosto, Piancavallo, gara dicorsa. – 2 settembre, manifestazioneBernadia.

3. 81a ADUNATA NAZIONALE DI BASSANODEL GRAPPA

Il generale Vecchio riferisce che la sezionelavora con risultati confortanti e che è sta-ta fatta una ricognizione su Cima Grappaper la cerimonia del venerdì precedente.Favero sottolinea l’importanza di quelmonte nei mesi cruciali dopo Caporetto ela necessità di dare un giusto risalto al 90°di Vittorio Veneto. Spiller ricorda che laServizi A.N.A. Srl gestisce le operazioni fi-nanziarie dell’adunata; aggiorna sugli in-tendimenti della Barilla per il futuro e sul-le prospettive di contratti vantaggiosi consponsor importanti.

4. PARTECIPAZIONE DELL’A.N.A. ALLA MANIFESTAZIONE “ALPI 365 EXPO” TORINO

Valditara aggiorna il Consiglio sull’allesti-mento di un stand all’Expo di Torino che ciconsente di prendere contatto con ilmondo della comunicazione e di confron-tarci con altre associazioni che da tempoutilizzano questo evento per farsi cono-scere al grande pubblico. Premio fedeltàalla montagna, iniziative scolastiche per ladiffusione della cultura alpina e protezio-ne civile sono i tre temi presentati e svi-luppati.

5. PROGETTO GRECIA-ALBANIA

Gentili illustra il progetto che sta maturan-do per l’identificazione e la tabellazionedell’itinerario percorso dagli Alpini nel

corso degli eventi bellici in quei paesi nelcorso della seconda guerra mondiale.

6. COMMISSIONI

Favero (Contrin). I lavori procedono co-me da programma. Solo le opere per lapresa d’acqua sono un po’ in ritardo permotivi burocratici. Evidenzia l’opportu-nità di effettuare interventi di consolida-mento, di modesta entità, non previstinel capitolato. Chiofalo (Grandi opere).La ristrutturazione del terzo piano dellaSede nazionale procede con qualche ral-lentamento, mentre per Ripabottoni ne-cessitano volontari. Capannolo intervie-ne per segnalare la disponibilità di alpiniabruzzesi. Cason (Sport) riferisce i risultati del cam-pionato di tiro alla carabina di Parma.Una specialità con pochi alpini, precisa,mentre a Caprino, il 23 settembre ci saràuna gara di corsa in montagna individua-le e una di regolarità a Pettenasco (sezio-ne Omegna) il 14 ottobre. Bernardi (Co-stalovara) Tutto procede bene, prestocominceranno i lavori per gli impianti,sul tetto è già stato fatto un primo inter-vento. Rocci IFMS – 13/14 luglio Giorna-ta IFMS a Poklijuke (Slovenia). Il presi-dente della sezione di Torino con unatrentina di alpini di Torino e Bergamo hapreso parte alla cerimonia. L’8 e il 9 settembre al Sacrario delGruenten a Sonthofen (Germania). Pre-senti oltre 70 alpini provenienti da Lom-bardia, Germania e Piemonte. Con il pre-sidente della sezione tedesca sono statedeposte due corone: una al cimitero mi-litare di Sonthofen (1.600 caduti) ed unain vetta al Sacrario (quota 1.756). Gorza (Protezione Civile) informa cheuna trentina di squadre sono state impe-gnate nello spegnimento di incendi que-st’estate e che in Valtellina il 6 e 7 set-tembre c’è stata una grande esercitazio-ne di protezione civile. Una frazionesprovvista di acqua a causa di una frana èstata rifornita con un acquedotto di cir-ca un chilometro. Col. Lunardon (Truppealpine) riferisce che reparti della Julia so-no rientrati da impegnative escursioniautunnali in montagna, che l’impegno inAfghanistan continua e che 25 soldati diquel paese sono in forza ai nostri repartiper un periodo di addestramento.

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C A L E N D A R I O

novembre 2007GORIZIA - 51a edizione della fiaccola alpina dal Sacrario di Timaucon arrivo al Sacrario di Oslavia.TRIESTE – Fiaccola alpina della Fraternità dal cimitero degli Eroi diAquileja alla foiba di Basovizza.

TORINO – Ricordo dei Caduti di tutte le guerre al Parco delle Ri-membranze.VALLECAMONICA – Giornata delle Forze Armate al Passo del To-nale.

3 NOVEMBRE

1 NOVEMBREGORIZIA - 51a edizione della Fiaccola alpina della fraternità dal Sa-crario di Oslavia con arrivo al Sacrario di Redipuglia.VAL SUSA – S. Messa all’Abbazia di Novalesa.

COMO – S. Messa sezionale in Duomo.LECCO – Festa della P.C. e consegna premio Raffaele Ripamonti.BOLOGNESE ROMAGNOLA – 85° di fondazione della sezione.

PALMANOVA – Pellegrinaggio sezionale.19 NOVEMBRE

11 NOVEMBRE

4 NOVEMBRE

Sabato 24 novembre la Giornata del Banco Alimentare

Sabato 24 novembre sarà la Giornata delBanco alimentare, la raccolta di generidi prima necessità nei supermercati e

nei centri della grande distribuzione allaquale concorrono centinaia di nostri gruppi.L’anno scorso sono state raccolte 8.422tonnellate di alimenti donati da 5 milioni dicittadini in 6.800 esercizi della distribuzione;

centomila sono stati i volontari impegnati,fra i quali, migliaia, i nostri alpini.Dal 24 al 28 novembre, inoltre, per celebrarela decima edizione della “Giornataalimentare” ci sarà un presidio in alcunefamose piazze d’Italia, fra le quali piazza San Babila a Milano, piazza del Popolo a Roma e piazza Politeama a Palermo. ●

Dal libro “DNA Alpino” 34mila europer la ristrutturazione del “Contrin”

Aldo Maero, responsabile delprogetto del libro DNA Alpino, haconsegnato al presidente nazionale

Corrado Perona la somma di 15 mila euro,frutto della vendita del volume. Inprecedenza all’ANA erano stati donatialtri 19 mila euro, quale contributo allaristrutturazione del rifugio Contrin, in altaval di Fassa. DNA Alpino è un libro di racconti cheintegra In punta di Vibram ed è compostoda memorie di ex AUC e sottufficiali dellaScuola Militare Alpina di Aosta a partiredagli allievi di Aosta ’41. Si tratta dipersonaggi come Rigoni Stern, NelsonCenci, Carlo Vicentini e tanti altri chesono passati attraverso l’esperienza dellaseconda guerra mondiale. Anche ilricavato delle future vendite delle copie (ne restano ancorapoche, circa un migliaio, costo a copia 18 euro) in possessodel Comitato promotore sarà devoluto all’ANA per il Contrin.Di qui l’appello a sezioni e gruppi ad organizzare seratepromozionali. Per ulteriori informazioni e ordinazioni eccol’indirizzo di posta elettronica al quale fare riferimento:[email protected]

Al centro della foto scattata nella saladel Consiglio Direttivo Nazionale,il presidente Corrado Perona e AldoMaero. Nel gruppo, Nelson Cenci, LuigiMenegotto, Bruno Pizzul, il generaleLuigi Morena, il gen. Di Dato e ilpresidente dell’UNIRR Pietro Fabris. ●

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Loano,un raduno da ricordareLoano,un raduno da ricordare

La tre-giorni organizzata dallasezione di Savona per il suo 75° difondazione con il raduno del 1°

raggruppamento è iniziataufficialmente alle 17,30 di venerdì 14settembre, in piazza Mameli, con unabreve ma significativa cerimoniadavanti al monumento ai Caduti checompie gli ottant’anni. Gonfaloni dellacittà, decorata di Medaglia d’Oro, della

storiche importanti, legate a papi comeSisto IV, Giulio II, Pio VII e a Napoleone.Ma come avviene nella miglioretradizione di quelle terre il profilo dellacittà corre sul filo di una signorilemodestia.Brevi indirizzi di saluto del sindaco diSavona Federico Berruti, di altreautorità civiche e del nostro presidentenazionale Perona. Poi benedizione del

Provincia, di associazioni d’arma, vessillie gagliardetti, hanno reso gli onori alLabaro, per la prima volta nella cittàligure. Breve sfilata da piazza Sisto IV,con in testa il presidente CorradoPerona, il col. Lunardon per le TruppeAlpine e il consiglio direttivo quasi alcompleto. Grandi applausi da parte diuna folla che gremiva ogni spazio delcuore cittadino, ricco di testimonianze

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Il Labaro lungo le strade di Loano scortato dal vicepresidente nazionale vicario Ivano Gentili, dal gen. Federico Bonatocomandante della brigata Taurinense e dai membri del CDN.

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nuovo vessillo sezionale da parte dimons. Andrea Giusto e alle ore 18, lacampana del monumento suona, comeogni giorno dal 1927, annodell’inaugurazione, per ventun volte,tante sono le lettere dell’alfabeto, aricordare idealmente i nomi dei Caduti.Ogni giorno, chiunque si trovi in piazza onei dintorni, al richiamo di queirintocchi, si ferma e guarda verso lamole imponente di bronzo, ricavata dallafusione di cannoni, che da un latoraffigura dei giovani che sopportano ilfardello della guerra, dall’altro una sposache tiene amorevolmente un bimbo,protetta alle spalle da una donnaanziana, che, affranta, stende le bracciain segno di protezione. Nel corso dellabreve cerimonia è stata consegnataall’alpino Sassetti, reduce di Russia, laCroce di guerra.Il giorno seguente, sabato 15, seduta delCDN nella sala consigliare del comune diLoano, all’interno del maestoso palazzoDoria. Saluto del sindaco AngeloVaccarezza, che ci tiene a sottolinearecome nella sua città il 4 novembre non è una festa “mobile”,cioè spostata in funzione delladomenica, ma “nobile” e quindicelebrata, con la partecipazione dellescolaresche, sempre nel giorno dellavittoria. Nel primo pomeriggio il Labaro, scortatodal vice presidente vicario Ivano Gentilie dal Consiglio direttivo nazionale,s’imbarca a Finale Ligure su unamotovedetta della Guardia Costiera,scortata da una della polizia, percorre lospettacolare lungo costa fino a Loano,dove in una cornice di alta suggestioneentra in porto, accolto da parecchiemigliaia di persone plaudenti, perraggiungere, fanfara in testa, piazza Italianei pressi del palazzo municipale.A seguire, la messa celebrata da mons.Mario Oliveri, vescovo di Albenga eImperia, la consegna del riconoscimento“Alpino dell’anno” a Rino Berlendis, incongedo, geniere della Brigata Orobica,sezione di Bergamo, per attivitàumanitarie in Africa, a Enzo Formisano,di Napoli, c.le VFP1, 6° rgt. Brunico peraver collaborato in modo determinantecon la polizia per il recupero diun’ingente quantità di materialeesplosivo, del diploma di merito allamemoria a Domenico Cartisano econferimento della cittadinanza onorariada parte del sindaco di Loano allaBrigata Taurinense.

La sera, nel salone del Patronato Pio X,cena preparata dal gruppo di OrcoFeglino, con piatti, neanche a dire, abase di pesce. Da quelle parti bisognariconoscere che l’alpinità si arricchiscedi menù inediti, relegando le salsicce aruoli decisamente secondari. È ilmomento della convivialità, dellebattute tra amici, dei ricordi. Al nostrotavolo c’è anche Nelson Cenci, con ilsuo sorriso dolce, accattivante e lamodestia delle persone intelligenti.Proprio a Loano era stato curatoall’ospedale Vittorio Emmanuele II, diritorno dall’odissea del Don,sessantaquattro anni fa. Per una volta si lascia scappare unaconfessione. Invitato a far parte dellascorta al Labaro durante il percorso in

mare, dice: “Guardando la costaondulata che mi stava davanti agliocchi non riuscivo che a vedere pendiiricoperti di neve. Il paesaggiocontinuava a cambiare ma restavasempre avvolto dal biancoredell’inverno”. Tace per un bel po’. Poi,senza fare riferimento alla sua vicendadi ferito salvato dal suo attendente edagli alpini, riprende: “Parecchi annidopo la fine della guerra don Gnocchivenne a trovarmi e riandando con lamemoria a quella steppa avvolta dallatormenta e dagli attacchi dei Russi midisse: “Anch’io sai, sfinito, sfiduciato, misono seduto un giorno su un cumulo dineve, deciso a restare lì. Un alpino miprese per un braccio in modo brusco,quasi mi strattonò e fui costretto ad

Il momento degli onori ai Caduti del mare, mentre il presidente della sezione di Savona Gian Mario Gervasoni getta fuori bordo un cuscino di fiori.

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Da destra: il presidente nazionale vicario Ivano Gentili, il gen. Federico Bonato, il prefetto Nicoletta Frediani, il sindaco di Loano Angelo Vaccarezza,l’on. Enrico Nan e il gen. B. Corrado Meano, comandanteRFC Regione Liguria.

Il coro “Monte Cauriol” durante la sua esibizione nella sala del Cinema Loanese.

Provincia, Regione, associazioni d’arma,un trenino con tanti combattenti ereduci, anche provenienti dall’Abruzzo,sono lì a rendere onore al Labaro e aglialpini, in una cornice che più marinaranon potrebbe essere, ma che lasciatrasparire un’irresistibile simpatia per lepenne nere. La spiaggia, ancoraabbastanza affollata, durante la sfilatadiventa deserta e tutta la città sembradarsi appuntamento lungo il percorsoper un applauso ininterrotto. Davanti alle tribune, per due ore emezza, sfilano vessilli e gagliardetti,tanti cappelli alpini bene inquadrati eordinati, anche se si deve riconoscereche il miglior colpo d’occhio lo dannogli alpini valdesi. Marciano impeccabili,come reclute il giorno del giuramento.Bravi!Un raduno superlativo con la gente dimare a dimostrazione, se ce ne fossebisogno, che la forza dell’A.N.A. nonconosce ostacoli, ovunque ci sia uncappello alpino. Organizzazioneaccurata, essenzialità alpina nellecerimonie, regia sicura da parte del col.Italo Balbo, lavoro attento fin neiminimi dettagli: lo stile del presidenteGian Mario Gervasoni, del consiglierenazionale Luigi Bertino, degli alpini delgruppo di Loano, della sezione diSavona e della sua Protezione civile.Con le immagini di uno scenario di rarabellezza si lascia Loano con lasoddisfazione di avere partecipato adun incontro partecipato, caloroso, dalsignificato autenticamente alpino. (v.b.)Foto di Giuliano Fighera - Biella.

alzarmi. Altri vennero in mio aiuto e cosìmi salvai”.In serata la sala del Cinema Loanese sigremisce di pubblico per ascoltare coroe fanfara della sezione, mentre venerdì siè esibito il coro “Monte Cauriol” con unricco repertorio di canzoni care allegenti di montagna. In entrambe le seratetutto esaurito e grande successo.La domenica mattina, giornata di sole etemperatura settembrina,ammassamento sul magnifico LungomareMarconi. La sezione di “quota zero” èpronta ad accogliere gli alpini del 1°Raggruppamento, delle sezioni all’esterodi Francia e anche del Brasile. Mentre lafanfara della Taurinense scalda i fiati,arrivano il suo comandante, generaleFederico Bonato, parecchi ufficiali,sottufficiali e giovani in armi. Più di ventigonfaloni con i rispettivi sindaci,

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“Alpino dell’anno 2006”

La consegna del premio “Alpinodell’anno” è sempre unavvenimento particolare,

perché particolari sono le motivazioniche inducono la Sezione di Savona aiscrivere nell’Albo d’Oro due alpini, uno in congedo e uno alle armi, che nell’arco dell’anno precedente si sono distinti fra tutti coloro che hanno onorato il Corpo degli Alpinicon azioni particolarmente meritevoli.L’edizione di quest’anno è stata la32esima, a conferma della lungatradizione iniziata con FrancescoSiccardi, indimenticato presidente della Sezione.Il premio è andato a Rino Berlendis,classe 1937, iscritto al gruppo di Zogno,sezione di Bergamo e al caporale VFP1Enzo Formisano, classe 1985, effettivo al 6° reggimento Alpini di Brunico.La giuria del premio ha deciso diassegnare anche un diploma di merito,alla memoria, all’alpino DomenicoCartisano, che era iscritto al gruppo di Bordighera, andato avanti nel febbraio scorso. Cartisano, nel settembre dell’anno scorso, salvò un’anziana donna rimasta bloccata nella sua casa travolta dalle acque di un torrente straripato.Queste le motivazioni dei premi:

■ Premio alpino dell’anno in congedoconferito all’alpino Rino Berlendis,classe 1937.Servizio militare di leva svolto nellaCompagnia Genio Pionieri della BrigataOrobica a Merano.

Iscritto al gruppo di Zogno – sezione diBergamo.“Completando nel 2006 l’attività continuatavolontariamente per 25 anni con lacollaborazione degli alpini del gruppo diZogno e con l’aiuto della Comunità Europeae del Ministero degli Esteri, recandosi inAfrica in 62 periodi a spese proprie, edutilizzando la vendita di 2.200 preziosipresepi da lui scolpiti in legno, realizzavanel tempo a Rilima, nel Ruanda, nel centrodell’Africa, un complesso di opere costituitoda: una scuola professionale per falegnami esaldatori, un dispensario sanitario ed unCentro Sanitario dotato di una strutturaospedaliera ortopedica efficiente emoderna, con due sale operatorie e palestraper la cura chirurgica e la riabilitazione,dove alcuni medici europei volontarioperano i numerosi bimbi colpiti damalattie o da traumi o da eventi bellici. NelCentro lavorano numerosi volontari e 30dipendenti.Nel corso dell’anno 2006 è stata eseguita laristrutturazione di una notevole parte degliedifici; sono stati messi in opera due grossiserbatoi per l’acqua piovana ed è statobonificato un terreno di 15.000 metriquadrati che sarà utilizzato per coltivarerisorse alimentari ad uso dei ricoverati.L’opera dell’Alpino Rino Berlendis continuaa svilupparsi donando aiuto e pace all’Africaafflitta da guerre e da sofferenze”.

* * *

■ Premio alpino dell’anno in armiconferito al caporale VFP1Enzo Formisano, nato a Napoli, il 28 giugno 1985, effettivo al 6° Reggimento alpini di Brunico.“Graduato in possesso di un elevato sensodel dovere e di responsabilità, il caporaleVFP1 Enzo Formisano, il giorno 30 dicembre2006, collaborava attivamente con gli

agenti di polizia giudiziaria del proprioluogo di residenza, consentendo agli stessidi recuperare un ingente quantitativo dipericoloso materiale esplosivo custoditosenza alcuna cautela all’interno di uncomplesso residenziale densamente abitatoe nei pressi di spazi dedicati ai bambini, inlocalità nota per l’alta incidenzadelinquenziale. Chiaro esempio di forteattaccamento alle istituzioni e di sensocivico, in linea con lo spirito e le tradizionidel Corpo e delle Truppe alpine”.

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■ Diploma di merito alla memoriaconferito a Domenico Cartisano nato aVallebona ( Imperia) l’11 settembre 1946e deceduto il 7 febbraio 2007 – iscrittoal gruppo di Bordighera, sezione diImperia.“L’alpino Domenico Cartisano ha svolto ilservizio militare presso il 4° rgt. alpinibrigata Taurinense; congedato, rimanevaintimamente legato alla nostra specialitàcome collaboratore, efficace e generoso delgruppo di Bordighera.La sua innata generosità emerge in unacircostanza drammatica che lo vedeprotagonista: il 14 settembre 2006, inseguito ad un violento nubifragio cheprovocava lo straripamento di due torrenticon rilevanti danni e incombente pericolosu persone, l’alpino Cartisano, richiamato dagrida di aiuto da una abitazione inondata,non esitava a gettarsi in acqua e attraversouno stretto passaggio difficoltosoraggiungeva e traeva in salvo un’anzianadonna immobilizzata dallo spavento.Bella figura di alpino che rimarrà comeesempio per il mirabile altruismo e per ilpronto e sereno coraggio meritevole di ungiusto riconoscimento. - Vallecrosia, 14settembre 2006”. ●Foto di Giuliano Fighera - Biella.

Il sindaco di Loano consegna al generaleFederico Bonato la pergamena dellacittadinanza onoraria conferita dal Consigliocomunale alla brigata alpina Taurinense.

Da sinistra: il sindaco di Loano Angelo Vaccarezza, il presidente della sezione Savona Gian MarioGervasoni, il vice presidente nazionale vicario Ivano Gentili, il caporale VFP1 Enzo Formisano, ilfiglio di Domenico Cartisano che ha ritirato il diploma di merito conferito alla memoria del padre,il sindaco di Zogno Angelo Capelli e l’alpino Rino Berlendis.

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Chi attraversa i nostri monti e nepercorre i sentieri s’imbattespesso in persone che

provengono da luoghi diversi, anchelontani, ma che sono tuttaviaaccomunate da quello splendidosentimento che è l’amore per lamontagna. Un sentiero idealel’Associazione Nazionale Alpini hacominciato a tracciarlo 27 anni faistituendo il “Premio fedeltà allamontagna”, da assegnare a quanti con illoro lavoro concorrono a mantenernevive le tradizioni, a salvaguardarnel’ambiente e a rilanciarne l’economia.Questo sentiero quest’anno hacondotto gli alpini a Pasturo, un borgodella Valsassina che sorge sulle pendiciorientali della Grigna settentrionale, perfesteggiare Felice Invernizzi, alpino dellabrigata Orobica, classe 1957, cui è statoassegnato il premio. “Sono quattro generazioni che la nostra

A Felice Invernizziil Premio Fedeltà alla Montagna

famiglia vive sulle pendici del Grignone,ma oggi siamo rimasti solo noi”, diceInvernizzi con un velo di rassegnazionesul volto. Nell’azienda agricola inlocalità Cornisella è impegnata tutta lafamiglia: Felice con i fratelli Giacomo eAntonio, la sorella Maria Rosa, i genitoriVirgilio e Natalina Orlandi e la moglieMarta Rota. Hanno circa 80 vacche di razza brunaalpina, 50 delle quali nella stalla astabulazione fissa per la produzione dilatte, utilizzato per confezionare larobiola e il quartirolo, un tipo ditaleggio commercializzato nel lecchesecon il nome di Quartirolo di Cornisella. “La sveglia è alle 5.30 compresi sabato edomenica – ci racconta la sorella MariaRosa – Diamo il fieno agli animali everso le 7.30 si munge”. Con lamungitrice automatica si raccolgonocirca 800 litri di latte al giorno chevengono lavorati nelle caldaie di ramein modo da trattenere il latte appenamunto a temperatura ottimale. Qui si fa

quasi tutto come una volta. Spiega: “Siprende la caldaia si stende il patì (unatela per filtrare il siero, n.d.r.) e quandola cagliata è tagliata resta il siero sulfondo. Il segreto di un buon formaggioè il fieno ed è solo quello che vieneutilizzato come mangime per le vacche,perché il sapore del formaggio cambiain funzione di cosa mangiano glianimali”. Sono circa 100 i chili diformaggio che sono portati ogni giornoin valle, al negozio a Pasturo, gestito dalfratello Antonio. L’azienda è proprietaria di 5 ettari dipascolo ma ne cura altri 40. È unpascolo scomodo che essendo in unazona montana può essere lavorato solocon la forza delle braccia e non, comespesso accade in pianura, grazieall’utilizzo delle macchine. Un lavorofaticoso che segue scrupolosamente iritmi della natura: oltre al fieno datagliare e da ricoverare ci sono i boschida tenere puliti e d’inverno la neve daspalare, perché capita che nevichi da

La manifestazione si è svolta a Pasturo sabato 8 e domenica 9 settembre – Celebrati l’85°della costituzione della sezione di Lecco, il 75° del gruppo di Pasturo e il 50° dalla consacrazionedella chiesetta degli alpini di Cornisella

di Matteo Martin

L’azienda agricola di Felice Invernizzisulle pendici del Grignone, a Pasturo.

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novembre fino a metà marzo. Settembre è invece il mese dellatransumanza delle manze dall’altamontagna. Ogni anno, a cadenzaregolare, si parte con gli animali dalMonte Bondino e si portano allaCornisella, passando per la chiesettadegli Alpini, dove sabato mattinacentinaia di penne nere si sonoradunate per celebrarne il 50°anniversario dalla consacrazione e perpartecipare alla S. Messa in onore deiCaduti, concelebrata da don LeoneSpinello e don Ferdinando Mazzoleni. “La chiesetta di Cornisella è stata laprima ad essere eretta tra tutti imanufatti disseminati nel corso deglianni sulle nostre montagne”, ricorda ilpresidente della sezione di Lecco LucaRipamonti, durante la presentazione delpremiato e del film-documentario,realizzato dalla Sezione per la regia diPaola Nessi e intitolato “Anima, siicome la montagna”, lo splendido passodella poesia di Antonia Pozzi (Esempi),che anni fa gli alpini hanno volutorendere memorabile apponendo unatarga proprio sulla chiesetta dellaCornisella. Intervenendo dal palco del teatrodell’oratorio di Pasturo il presidente

LA FATTORIA DI FELICE INVERNIZZI è adagiatasui prati verdi della Valsassina: alle spalle la Grigna,dinnanzi agli occhi tutta la valle con i suoi paesini.Felice e la sua famiglia vivono e lavorano lassù confatica e sacrificio: ogni cosa segue l’armonia dellestagioni, la giornata inizia col sorgere del sole e ha fine quando cala il buio.Felice e i suoi fratelli mungono le mucche, aiutano i vitellini a nascere e suipendii che circondano la fattoria falciano i prati e lavorano il fieno con gliattrezzi di un tempo condotti solo dalla forza delle braccia, poiché quassù itrattori non arrivano e tutto è fatica. Gli occhi di Felice però sorridono:raccontano di un uomo cresciuto in montagna, innamorato della sua valle e deitramonti che sa regalare, del sole caldo, della neve che cade a novembre e finoa marzo non se ne va. Il fratello ci mostra la stalla, pulita e ordinata, poi lasala dove la sorella Maria Rosa fa il formaggio: tutti insieme, come le famigliedi una volta, si prendono cura delle loro montagne con grandi sacrifici, masoprattutto con amore.Al momento della consegna del premio, Felice che non aveva mai parlato primain pubblico, si avvicina il microfono alla bocca e dice solo così: “Grazie, grazie del buon cuore”.Il presidente Perona lo abbraccia e durante tutta la cerimonia, se lo tienevicino e parla rivolgendosi soprattutto a lui, a lui che tiene in ordine i suoiprati e i suoi boschi e che non si arrende, ma continua la sua opera, sapendobene di essere uno degli ultimi rimasti a vivere e a lavorare in montagna. Prima di lasciare questa bella e dolce valle di Lombardia, penso a cometalvolta il nostro nome racconti qualcosa di noi… e così è anche per FeliceInvernizzi: lui Alpino allevatore montanaro, è felice per davvero.

Mariolina Cattaneo

Una vita per la montagna

Il Labaro, scorato dal presidente Perona, dal gen. Petti e dal C.D.N., apre la sfilata.

Il vessillo della sezione di Lecco, con il presidente Ripamonti e Invernizzi.

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nazionale Corrado Perona ha elogiatol’impegno di Invernizzi e della suafamiglia: «Felice è un uomo di pocheparole, ma queste sono menoimportanti quando sono i fatti atestimoniare ciò che uno fa. Stamattina,quando ci siamo visti all’alpe mi hadetto: “Qui siamo solo noi, 365 giorniall’anno”. È una frase che suona comeun ammonimento: quando c’è undisastro in montagna diamo spesso lacolpa alle calamità naturali,scordandoci che quando non c’è piùgente che vive e lavora in montagna,questa ci frana addosso».Domenica, in una Pasturo pavesata afesta, è avvenuta la consegna ufficialedel premio che si è svoltacontestualmente alla celebrazioni per il75° anniversario del gruppo e all’85° difondazione della sezione di Lecco. Il Labaro dell’ANA, scortato dalpresidente Perona, da numerosiconsiglieri nazionali e dal comandantedel Centro Addestramento alpino diAosta, il generale Bruno Petti, ha apertola sfilata per le vie del paese, al suonodella fanfara della sezione di Lecco.Monsignor Roberto Busti, designatovescovo di Mantova, ha celebrato la S.Messa nella piazza del paese davanti aun migliaio di penne nere e a numeroseautorità civili: l’on. Carlo Giovanardi, ilpresidente della provincia VirginioBrivio, il presidente della comunitàmontana Carlo Molteni, il sindaco diPasturo Giuseppe Fusi e altri sindaci

della zona. Tutt’attorno i vessilli dellesezioni e decine di gagliardetti deigruppi. Sul palco, il capogruppo di PasturoFranco Camesaschi ha ricevuto dalcapogruppo di Spiazzo-Rendena, RenzoBonafini, il trofeo, che di anno in annova al gruppo che ospita il premio: untronco d’albero che affonda le radicinella terra. “Questo trofeo simboleggial’attaccamento alle tradizioni e sicelebra con il passaggio di mano in

mano, di famiglia infamiglia”, ha ricordatoil presidente dellacommissione ANA delPremio fedeltà e vicepresidente nazionaleMarco Valditara. E, atestimoniare questolegame, non hannovoluto mancare allagiornata tutti iprecedenti premiati, frai quali c’era il vecioGiuseppe Maccagno,uno dei pochi reducidella campagna diGrecia scampato alnaufragio della naveGalilea.Ha quindi preso laparola il presidentePerona che aprendo ilsuo intervento ha resoomaggio a Sandro

Merlini, indimenticato presidente dellasezione di Lecco, figlio dell’expresidente nazionale Ugo Merlini. Ha poi voluto rimarcare che il Premiofedeltà è qualcosa di più di unapremiazione per un merito personale:“Premiando oggi Felice Invernizzi noi inrealtà rendiamo omaggio a tutti coloroche, spesso nel silenzio, non sidimenticano della montagna e nonpermettono che essa degradi e siimpoverisca. Ricordo che nel 2001,

anno internazionale dellamontagna - ha continuato Perona -sono state spese tante parole perla montagna ma alla fine non si èmai addivenuti ad unaprogrammazione seria perrilanciarla”. E ha concluso: “Forseperché non si è ancora del tuttocapito che è soprattutto lanegligenza dell’uomo a causarle ilmaggior danno.”. Il presidentePerona ha quindi consegnato lapergamena con la motivazione delpremio e l’assegno a FeliceInvernizzi che, tradito da una forteemozione, ha detto: “Grazie, graziedel buon cuore!”. Parole semplici. Parole che sonoriecheggiate nella valle e chehanno raggiunto alpeggi emaggenghi e fors’anche lachiesetta della Cornisella persussurrare che la montagnaun’anima ce l’ha ancora. ●Fotoservizio di Mariolina Cattaneo

La chiesetta della Cornisella

Il presidente Perona consegna il Premio a Felice Invernizzi.

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Ortigara: entusiastica adesione ai lavoriper ripristinare appostamenti e trincee

che mai si erano visti prima, familiarizzareimmediatamente e mettersi adisposizione reciprocamente senzanessuna alterigia. È stato entusiasmantevedere padri lavorare con i figli, mariticon le mogli, morosi con le morose,amici con sconosciuti e tutti con unentusiasmo ed una consapevolezzadell’importanza del lavoro che si stavasvolgendo, per quanto umile. E poi c’èstata una lieta sorpresa: l’arrivo delpresidente nazionale Corrado Perona –accompagnato da Corrado Barbera –rimasto un fine settimana a lavorare con ivolontari. “È stato entusiasmante”, hadetto il presidente, che da venerdì adomenica ha picconato e scavato etagliato rami come tutti, dormendo allabaita Cecchin e condividendo le serate dicanti come si conviene agli alpini.

*La consapevolezza di fare qualcosa perquelli che sono andati avanti, per noi chetramite questo lavoro stavamo creando oricreando gli antichi legami della naja masoprattutto con la speranza che questosforzo possa servire a tramandare ancora,per tanto o per poco non importa, lastoria di quegli uomini che un tempoportavano un buffo cappello con lapenna. Un alpino, una sera, tornandoverso le tende, dopo una giornata a“picco e pala” disse brontolando unacosa che meglio di tutto riassume ilclima che si vive in Ortigara: “Queste exe fameje!”.

Roberto GeneroPresidente della Sezione ANA

di Marostica

Alpini al lavoro di bonifica; sullo sfondo la Madonnina del Lozze.

Alla fine di giugno sono iniziati ilavori di ripristino degliapprestamenti bellici della zona di

monte Lozze, in Ortigara, incollaborazione con la SpettabileReggenza dei Sette Comuni e con ladirezione dei curatori dell’Ecomuseodella Grande Guerra delle Prealpivicentine. Siamo giunti oramai al decimoturno, ossia ad oltre due terzi dell’attivitàprevista. Ancora una volta gli alpini sonoriusciti a stupirmi ed a farmi sentireorgoglioso di appartenere alla nostragrande Associazione. Infatti, la rispostaall’appello fatto a maggio, pubblicato sulnostro mensile, tenendo conto che leoperazioni si sarebbero svolte a circa2.000 metri di quota in condizionilogisticamente difficili soprattutto acausa della mancanza d’acqua, è stata adir poco impressionante, tanto è veroche abbiamo riempito tutti i turni, trannequello di ferragosto, sospeso per daremodo alla “logistica” di riorganizzarsi.In questi primi dieci turni abbiamoospitato circa 160 alpini provenienti da 14Sezioni, alcuni anche da molto distante,come quell’alpino “d’acqua salata” che èarrivato dall’Isola d’Elba. Durante i lavorisono state ripulite alcune centinaia dimetri di trincee solo con “pala, picco eonto de gomio”, sono stati riportati allaluce degli apprestamenti e appostamenti“perduti”, anche se erano sulle mappeoriginali scovate dallo storico dellaSezione di Marostica, Paolo Volpato.Ma la soddisfazione non è stata per igrandi risultati ottenuti quanto quella divedere alpini provenienti da tutta Italia,

Il recupero di un bunker.

Piccone, pala e …pazienza.

Rimossi mucchi, terra e pietre, ecco emergere una trincea dimenticata.

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Il Pasubio è, con l’Ortigara e ilGrappa, uno dei luoghi sacri dellanostra memoria e forse quello che,

meglio di altri, mostra ancora evidentile ferite – meglio sarebbe dire ledisgregazioni – della montagnaattraversata dalla guerra. Alla fine della strada militare che portaall’altipiano c’è una stele di ferro e unascritta: “Di qui non si passa”. E infatti gli austriaci non passarono,fermati nel giugno del 1916 durante laloro spedizione punitiva(Strafexpedition) disposta dal generaleConrad von Hötzendorf contro l’Italiache aveva abbandonato la TripliceAlleanza per schierarsi con Francia,Inghilterra e Russia.

Il pellegrinaggio della Sezione di Vicenza sul luoghi dove s’infranse la furia della Strafexpedition

Sul Pasubio, ricordandole battaglie più cruente

Il Pasubio mostra ancora, evidenti, i segni della guerra, nelle rocce disgregate dalle bombe, nei numerosi residuati bellici, nella generale desolazione del territorio. Su tutto veglia una croce, composta con schegge e spezzoni di granate.

Il vescovo di Vicenza mons. Cesare Nosiglia, che ha officiato la S. Messa, tra il presidente della sezione Giuseppe Galvanin e il col. Giuseppe Di Giovanni, comandante del 2° reggimento artiglieria da montagna.

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Sono trascorsi novant’anni da quellache viene considerata una delle piùsanguinose battaglie della guerra – dal15 maggio al 24 luglio 1916 morironoquasi 148.000 italiani e 83.000 austriaci– ma è difficile dimenticare questatragedia della Grande Guerra. È impossibile dimenticare soprattuttoper gli alpini, che ogni anno salgono inpellegrinaggio sul Pasubio, percorrendola “strada delle 52 gallerie”, una sorta diVia Crucis che parla di sacrifici immanie di tante vite spezzate. Domenica 2 settembre c’erano unmigliaio di alpini, dieci vessilli – quellodella sezione di Vicenza era scortatodal presidente Giuseppe Galvanin conil col. Giuseppe Di Giovanni,comandante del 2° reggimentoartiglieria da montagna – un centinaiodi gagliardetti, i sindaci con i Gonfalonidi Schio, Terragnolo, Vallarsa,Trambileno, Posina e Valli del Pasubio,nonché rappresentantidell’Associazione Kaiserjaeger diInnsbruck. Al Dente Italiano e a quello austriacosono state deposte corone, portate daun alpino in armi e da un alpino incongedo. Infine è stata celebrata una S. Messa,officiata dal vescovo di Vicenza mons.Cesare Nosiglia (ci piace ricordare cheè figlio di alpino).Un’ultima annotazione:l’amministrazione comunale di Vallarsae quella di Valli del Pasubio hannoavviato un incontro con gli assessoricompetenti della Provincia autonoma

di Trento e della Provincia di Vicenza per la sistemazione della strada cheporta alla zona sacra del Pasubio, al fine di agevolare l’accesso di tutticoloro che desiderano raggiungerel’altipiano. (a.p.)

Sopra: l’omaggio ai circa duecento soldatiitaliani sepolti dal crollo della montagna per lo scoppio di una mina austriaca, il 13 marzo del 1918. Esplose anche la mina che stavanopredisponendo gli italiani, rimasti sotto le macerie.

A sinistra: l’omaggio ai Caduti austro-ungarici.

La chiesetta sul Pasubio,durante la celebrazionedella S. Messa a suffragiodi tutti i Caduti celebratadal vescovo di Vicenzamons. Cesare Nosiglia.

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Al Bernadia, per ricordareil sacrificio della JuliaNegli Anni Cinquanta per volontà

degli alpini di Tarcento venneeretto nella parte sommitale

del monte Bernadia un monumento-faro, a ricordo dei Caduti delladivisione Julia e di tutti i Caduti inguerra. Il monumento, costituito dadue ali d’aquila stilizzate alte 20 metri,ha sulla sommità un faro tricolore chesi vede a grande distanza.

Ogni anno, a settembre, gli alpini dellasezione di Udine organizzano unpellegrinaggio al Bernadia, divenuto,con l’attiguo forte della grande guerra,un luogo di visitazione e di memorie.È quanto è avvenuto anche domenica 2settembre, con grande concorso dialpini. C’erano il vice presidentenazionale Marco Valditara, arappresentare il presidente Perona, ilpresidente della sezione RinaldoParavan, il generale Paolo Serra, alla suaprima uscita dall’assunzione del

comando della Julia con un picchettoarmato che ha prestato servizio d’onoree la fanfara della brigata. Fra le autoritàcivili, il presidente del Consiglioregionale Alessandro Tesini, ilpresidente della Provincia MarzioStrassoldo, il sindaco di TarcentoRoberto Pinosa. Infine, ma è più giustodire soprattutto, c’erano alcuni reducidi Grecia e di Russia, uno dei quali hadeposto una corona al monumento.Il cappellano della Julia, don GiuseppeGanciu ha celebrato una S. Messa,accompagnata dai canti del coro“Monte Bernadia”.Particolarmente apprezzato è stato ildiscorso del generale Serra, dopol’assunzione del comando della Julia.Serra ha sottolineato l’alto valoresimbolico della celebrazione, haevidenziato il forte legame che uniscealpini in armi e in congedo e avutoparole di elogio per la nostraAssociazione così preziosa negliinterventi durante le calamità, cosìgenerosa nella solidarietà. ●

L’Alzabandiera nel piazzale che unisce il monumento-faro al forte della Grande Guerra.

Un momento della S. Messa celebrata dal cappellano della Julia ai piedi del monumento-faro.

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Sul Col di Lana, nel ricordo di tutti i Caduti

Una panoramica del Col di Lanadurante la commemorazione dei Caduti.

199-2007

Dai costoni di Salesei, dell’Agai,del Castello e del Monte Sieftanta gente ha raggiunto il Col

di Lana. Tanti con il cappello alpino etanti ancora senza, uniti dallo stessodesiderio di rendere omaggio a coloroche novant’anni fa, combatterono emorirono su quella montagna.Per commemorare il loro sacrificio ognianno, la prima domenica di agosto, glialpini organizzano un pellegrinaggiodella memoria. È un pellegrinaggio voluto dai reduci di Livinallongo, quasi tutti ormai andatiavanti, ma la tradizione vienecontinuata dal gruppo alpini di Col diLana, curatore – in collaborazione con la Sezione di Belluno - anche dellacappella votiva e della cima. Gli stessi nomi dei monti evocanoimprese che hanno segnato la storiadegli Alpini: il Lagazuoi, le Tofane, ilSasso di Stria, il Castelletto, laMarmolada e il Padon, sui quali cadderotanti eroici alpini, fanti e bersaglieri.

* * *La cerimonia svolta il 5 agosto è statasolennizzata dalla presenza del Labaro,scortato dal presidente nazionaleCorrado Perona con il vice presidentevicario Ivano Gentili, i consiglierinazionali Luigi Bertino, Arrigo Cadore,Antonio Cason, Alfredo Nebiolo e ilrevisore dei Conti lldo Baiesi, i vessillidelle sezioni di Conegliano, Salò, Feltre,Luino, Alto Adige e Belluno e 37

gagliardetti. Ormai tradizionale lapresenza degli Standschützen e delpresidente dell’Altkaiserjägerbund diInnsbruck. Prestava servizio d’onore unpicchetto armato del 7° reggimentoAlpini. Coadiuvato dal parroco diArabba don Luigi Del Favero, ilcappellano capo del Comando Truppealpine don Gianpaolo Manenti haconcelebrato la S. Messa alla qualehanno partecipato circa 800 alpini. Ilrito è stato accompagnato dal coroFodom, lo stesso che allietò Papa KarolWojtyla durante la sua escursione inMarmolada. Il sindaco alpino di Pievedi Livinallongo Gianni Pezzei, con ilgonfalone del Comune e il Consigliocomunale al completo e il presidentedella Provincia Sergio Reolon, hannopoi guidato l’ascensione lungo ilsentiero Castani. Il presidente dellaSezione di Belluno Arrigo Cadore hafatto gli onori di casa evidenziando laperfetta macchina organizzativa delgruppo Col di Lana guidato con zelodal capogruppo Valerio Nagler. Il presidente Perona, ha quindiaffermato che “le montagne sonocerniere che uniscono e suggerisconoferme e robuste strette di mano. Ilnostro Labaro, emblema del sacrificiodi tanti alpini, vuole rendere onore alriconosciuto sacrificio di tutti queisoldati ligi al sacro dovere dellachiamata della propria Patria”.È stata quindi benedetta la nuova

Il sindaco di Livinallongo Gianni Pezzeiconsegna a Perona la chiave della Cappella del Col di Lana.

L’onore ai Caduti. Accanto al Labaro il presidente Perona, il vice presidente vicario Gentili e i consiglieri Cason, Bertino, Cadore e Nebiolo.

cappella, alla cui realizzazione hannocontribuito il Comune di Livinallongo,la Comunità Montana Agordina e laRegione Veneto. La cappella, ricostruitanel 1935, a 20 anni dalla distruzione delcapoluogo dovuta ad eventi di guerra,recava danni irreversibili occultati daun po’ di tempo grazie alla solerte curadel gruppo alpini. Il sindaco Pezzei,riconoscente per l’opera dei nostrivolontari, ha donato a Perona la chiavedella ricostruita cappella comeperenne gratitudine per l’aiuto dato. ●Foto progetto Col di Lana

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Caporetto, la nottepiù lunga della grande guerra

Caporetto, Karfreit sotto 1'imperoaustriaco, oggi Kobarid slovena, a 9km dal nostro confine: 1.500 gli

abitanti. Da tempo sono scomparsi gliitaliani, salvo i 7.014 dell’Ossario,inaugurato nel 1938 da Mussolini. Loricorda in "Addio alle armi" lo scrittoreamericano Ernest Hemingway, volontarionell'esercito italiano, conducente diautoambulanze della Croce Rossa: "Unvillaggio bianco con un campanile acipolla e la piazza con una bella fontana". Per i nostri giovani è soltanto un oscurofatto d'armi della guerra combattuta daibisnonni. Sette sono attualmente gliultracentenari sopravvissuti al conflitto,due dei quali combattenti sull'Isonzo: ilpiacentino Lazzaro Ponticelli del 3°Alpini, anni 110, e il bersagliere DelfinoBorroni, anni 109: "Pioveva e c'era nebbia:all'ordine di baionetta in cannaandammo all’assalto facendo un granbaccano". Pioggia gelida e nevischio lasera del 23 ottobre 1917 e una calmaingannevole: per fanti, artiglieri, alpini ebersaglieri si preparava la "notte piùlunga". Le vedette, mantelle fradice, manie piedi di ghiaccio, non attendevano cheil cambio. Erano le 2 quando ildiciottenne caporale Sgobero del btg."Ceva" ruppe il silenzio: "Laggiù razzi rossi,razzi rossi! ". Poi fu il finimondo. Dal Pandi Zucchero di Tolmino si dilatò il coroinfernale di oltre duemila pezzi diartiglieria, intercalato da segnali ditromba dal significato sinistro: allarme

gas, indossare le maschere. Troppo tardi:le nubi giallo-verdastre di fosgene eiprite si diffusero e stagnarono, mentrereparti interi passavano dal sonno allamorte. Alle livide luci dell'alba l'alta valledell'Isonzo apparve come un immensocimitero punteggiato dalle lampadevotive degli incendi. Alle 6, nonostacolati dalle nostre artiglierie,irruppero gli assaltatori, mentre il lorotiro si spostava in profondità. Cominciò così la 12ª battaglia dell'Isonzotra la XIV Armata di Von Below (7divisioni tedesche e 4 austriache) e la IIArmata italiana del gen. Capello (3 Corpid'Armata): comandante supremo ilgenerale Luigi Cadorna (figlio di RaffaeleCadorna, il generale che nel 1870 eraentrato in Roma papale attraverso PortaPia). Prima ad affacciarsi sul versanteisontino, l'avanguardia del battaglione damontagna Württenberg, comandata dal1° tenente Erwin Rommel, suddivisa inagili plotoni armati alla leggera, all’albatrafilava già veloce lungo i ripidi pendii,piombando inattesa fra i difensoriscompaginati, incurante dei collegamentie delle coperture. Alle 16 Rommel era aCaporetto. Conquisterà il monte Matajurdopo 50 ore di marcia perdendo due soliuomini e arriverà al Tagliamento,attraverserà a nuoto il Piavecompletamente vestito e in cordata,arrestando il suo raid a Longarone(venticinque anni dopo, diventato "Lavolpe del deserto" ad El Alamein, rivivràquei momenti col ten. col. Paolo CacciaDominioni, già subalterno del Genio

alpino sull'Isonzo). La nostra resistenzaandò man mano affievolendosi neireparti piu arretrati. Sul Rombon il"Saluzzo", il "Dronero", il "San Dalmazzo",dopo accanita resistenza, dovetteroripiegare sotto una tempesta di neve. IIpresidio alpino del Monte Nero futrascurato dalla linea principaledell'attacco; il 25 ottobre resistevanoancora sul monte Stol l’“Argentera”, il"Belluno", il “Monviso”, il “Mondovì” e isuperstiti del “Ceva”: riusciranno araggiungere il Tagliamento. Dellaresistenza degli alpini fu testimone loscrittore Riccardo Bacchelli, futuroautore del "Mulino del Po": subalterno dibatteria, dovette improvvisarsimotociclista per trasmettere gli ordini diripiegamento a vari reparti: quando lamoto lo tradì, proseguì a piedi fino alPiave. Grande fu la sorpresa degliattaccanti di fronte alla debole reazionedella nostra artiglieria, solo in partedovuta all' interruzione dei collegamenti.Gli ordini di Cadorna a Capello eranogiunti tempestivi e precisi: “Violentissimacontropreparazione sulla zona diprobabile irruzione delle fanterie, daschiacciare sulle linee di partenza";furono però "interpretati" dal suocomandante d’Armata (di cui non eranotanto segrete le aspirazioni al ComandoSupremo), il quale mantenne glischieramenti in atteggiamento difensivo,vale a dire arretrati: gli ordini di Cadorna,rimbalzando per i vari comandisottoposti persero di efficacia e non cifu accordo sul momento esatto

Il 24 ottobre 1917, due ore dopo la mezzanotte, iniziava la devastanteoffensiva austro-ungarica contro le linee italiane

di Umberto Pelazza

Fanteria italiana in ritirata.

Militari e civili in ritirata.

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dell’intervento.Il comandante dell’artiglieria del XVIICorpo d'Armata di Badoglio, colonnello(guarda caso) Cannoniere, rimase invanoin attesa di ordini: i cannoni, schieratimale, spararono peggio. Si salvò dallaCommissione d'inchiesta il generaleBadoglio, grazie alla protezione dell'on.Orlando, presidente del Consiglio, e allasparizione di tredici pagine dellarelazione ufficiale sul suo operato. Acarico di Cadorna fu ascritta invece unacolpevole diffidenza nei riguardi delServizio Informazioni: anche perchè lerivelazioni dei disertori (numerose edegne di fiducia) contrastavano conpreconcetti ormai acquisiti. Interi reparticaddero in mano nemica senza sparareun colpo.Nel bollettino del 28 ottobre Cadornastigmatizzò il comportamento di reparti"vilmente ritiratisi senza combattere",frase ingiusta e infelice che ribadì ungiorno tutto ansante dopo la salita alposto di comando di Badoglio: "I mieiordini, i miei ordini! Mio padre ha presoRoma e tocca a me perderla!”Il 3 novembre venne sostituito daArmando Diaz, che fu udito mormorare:

"È il mondo che mi cade in testa!". Alconvegno di Peschiera del giorno prima,presente re Vittorio Emanuele III, fudecisa la resistenza sul Piave, il Friuli eraperduto e s’iniziava l’esodo di mezzomilione di profughi. Gli alpini del "ValCismon" e del "Feltre", in ritirata,oltrepassarono i loro paesi che stavanoper essere abbandonati al nemicosalutando i loro familiari con le lacrimeagli occhi. La disfatta non era stata totale, grazie alcomportamento reattivo delleretroguardie che non si lasciaronotravolgere. Raggiunta tra il 7 e l'11novembre la linea di resistenza Grappa-Piave, già il 13 si combatteva perrespingere i primi attacchi, anche conscontri all'arma bianca, coltelli da cucinacompresi. Pochi i pezzi trascinati confatica su per carrarecce. Gli attacchi sisarebbero ripetuti per due settimane. Si avvertivano però le avvisaglie di uncambiamento nel morale delle truppe,chiamate ora a difendere le loro terre ele loro famiglie, mentre stavanomigliorando le condizioni di vita. Dallagalletta e scatoletta si passò al ranciocaldo, cominciarono i turni di riposo in

retrovia. Si incorporarono i "ragazzi del'99"e gli ufficiali riprendevano un piùefficace controllo delle truppe. Gli stessiaustriaci dovettero riconoscere "lastupefacente capacità di ripresa delletruppe italiane". La loro ultima offensiva,nota come la "battaglia del solstizio", fucondotta sulla falsariga di Caporetto,salvo il finale, quando il nostro fuoco dicontropreparazione prese in contropiedel'avversario investendo comandi,schieramenti di truppe e di artiglierie,nodi di comunicazione.Il 24 ottobre 1918 fu lanciata la grandeoffensiva italiana del Grappa e del Piavee due giorni dopo veniva raggiuntaVittorio Veneto. Il 3 novembre a Trento eTrieste si concludeva l'ultima guerra delRisorgimento.Il giorno dopo, durante le trattativedell'armistizio di Villa Giusti, fupresentato ai plenipotenziari austriaci unufficiale italiano, cognato di CesareBattisti. “È un nome che conosciamo",rispose uno di loro. L' avevano impiccatodue anni prima. ●

Le foto sono tratte dal libro di GiancarloBendini “Per non dimenticare la 1a guerramondiale”, Giancarlo Bendini Editore.

Un ponte sul Livenza (novembre 1917).

Gruppi di profughi.

Artiglieria con autoblinda in ritirata.

Salmerie italiane in ritirata lungo l’arginedel Tagliamento.

Unità impiegate nella costruzione delleprime trincee lungo il Piave (ott. nov. 1917).

L’isola di Fagarè, chiamata anche l’Isola dei Morti,disseminata di cadaveri austriaci (ottobre 1917).

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Dopo aver trascorso oltre sedicimesi al vertice di una dellegrandi unità di punta

dell’Esercito, il generale di brigataFausto Macor ha ceduto il comandodella Taurinense al generale di brigataFederico Bonato. Erano presenti il comandante delleTruppe alpine gen. di C.A. ArmandoNovelli, il nostro presidente nazionaleCorrado Perona che scortava il Labarocon i consiglieri nazionali Bionaz, Rocci,Bertino e Sosello e le massime autorità,anche civili del Piemonte. Imponente loschieramento di vessilli e di gagliardettialla caserma “Montegrappa” di Torino,dove si è svolta la cerimonia

Il gen. Bonato nuovo comandante della Taurinenseimpulso alla propria vocazione di unitàda montagna, svolgendo un intensoprogramma di addestramento sci-alpinistico, culminato nelleescursioni invernali ed estive che hannovisto i 7 reggimenti della brigata inazione sulle montagne piemontesirispettivamente dell’alta Valle Susa,della Val d’Ossola e nell’AppenninoAbruzzese, con oltre tremila alpinicomplessivamente schierati.Notevole anche lo sforzo, nello stessoperiodo, per l’approntamento delleunità della “Taurinense” destinateall’impiego nei teatri operativi. Sono ben 3 i reparti che sono statiinteressati: il 2° reggimento Alpini diCuneo è stato impegnato nel 2006 aKabul nell’ambito della missione ISAF(International Security and AssistanceForce), il 3° Alpini di Pinerolo èattualmente in Afghanistan nellamedesima operazione, il 9° Alpini distanza a L’Aquila è da poche settimaneschierato in Kosovo in seno alcontingente KFOR.Il gen. Macor è ora impegnato inAfghanistan al comando del RegionalCommand West. A lui e alGen. Bonato gli auguri della nostraAssociazione. ●

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ALPINI IN ARMI

Il comandante delle Truppe alpine gen. di C.A. Armando Novelli passa in rassegna un reparto diformazione della Taurinense alla cerimonia del cambio di comando della Brigata. Sono con lui ilgen. Bonato (al centro) e Macor.

Il passaggio di consegnefra il gen. Macor e il gen. Bonato.

Cambio di comandante al XXX btg. GenioGuastatori della Taurinense

Lo scorso 21 agosto nella caserma Cavour di Torino, sededel 32° reggimento Genio Guastatori della “Taurinense”,con una sobria cerimonia militare alla presenza del

comandante di reggimento, col. Giuseppe Fabio Carbonara, ilten. col. Michele Corrado ha ceduto il gagliardetto delglorioso XXX battaglione al ten. col Luigi Giai. Dopo tre anni di duro lavoro “con la penna” e ben duemissioni fuori area (Kosovo ed Afghanistan: la seconda,nell’ambito di ITALFOR 15, si è appena felicemente conclusa) il

ten. col. Corrado lascia le Truppe alpine per dedicarsi allaformazione dei futuri ufficiali quale insegnante titolare pressola Scuola di Applicazione.Il ten. col. Giai, valsusino, già effettivo al reggimento qualecapo ufficio OAI, inizia la sua avventura ereditando davvero“un treno in corsa”.Una delle compagnie del XXX Guastatori, infatti, sarà moltopresto nuovamente dispiegata in Afghanistan. Ad entrambil’augurio più sincero delle penne nere dell’ANA. ●

Nelle foto: il cambio di comando alla caserma Cavour e la consegna dello stendardo dal col. Corrado (di spalle) al col. Giai.

dell’avvicendamento.Sotto la guida del generale Macor, la brigata alpina Taurinense ha dato

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ALPINI IN ARMI

“Il cambio del comandante dellabrigata alpina Julia non è mai unbanale avvicendamento di

generali: sono tradizioni e valori chepassano dall’uno all’altro, sono uomini indivisa o in congedo che rinnovano il loroessere alpini e la loro alpinità”. Con queste inconsuete ma significativeparole il generale di C.A. ArmandoNovelli, comandante delle Truppe alpine,si è rivolto agli alpini in armi e in congedoche presenziavano al passaggio diconsegne dal generale Claudio Mora algenerale Paolo Serra, nuovo comandantedella brigata. E, inconsueta nel suosvolgimento, è stata anche la cerimoniache si è conclusa con una varianteimprevista: il generale Novelli ha volutoche gli onori finali che spettavano a luifossero invece resi al generale Mora. Un segno di stima per l’operato alcomandante uscente, che dal 1° settembreavrebbe assunto l’incarico di capo diStato Maggiore del Comando Truppealpine. Il cambio è avvenuto alla casermaManlio Feruglio, a Venzone, alla presenzadella Bandiera di guerra del 3° reggimentoartiglieria da montagna di stanza aTolmezzo e del nostro Labaro scortatodal vice presidente nazionale AlessandroRossi. Numerose le autorità civili, fra le

Il gen. Paolo Serranuovo comandante della Julia

Ha dato il cambio al gen. Claudio Mora, divenuto capo di Stato Maggiore del Comando Truppe alpine

quali il prefetto di UdineLorenzo Cernetig, isindaci con i relativiGonfaloni delle cittàfriulane che ospitanoreparti della “Julia”(Cividale, Gemona,Povoletto, Tolmezzo,Venzone e Udine), i generali Luigi Federici,già comandante del 4° Corpo d’Armata ecomandante generale dei Carabinieri, e ilgenerale Gianfranco Ottogalli, già Capo diStato Maggiore dell’Esercito, gli onorevoliManuela Di Centa e Renzo Tondo, ilsenatore Giovanni Collino, e il presidentedel Consiglio Regionale Alessandro Tesini.

“Vivo questo momento con forteemozione – ha esordito il gen. Mora nelcongedarsi dalla brigata – Sono stati dueanni che ci hanno visto impegnati inoperazioni di pace dal Kosovoall’Afghanistan, in cui si sono avvicendatitutti i reggimenti che compongono laBrigata, nella partecipazione adimportanti progetti multinazionali quale

la costituzione el’approntamentodell’European Union BattleGroup, tuttora pronto amuovere per qualsiasiemergenza”.Nonostante gli impegniinternazionali gli alpinidella brigata non hannotrascurato le esercitazioniin montagna, con unaintensa attività sciistica neimesi invernali e alpinisticad’estate, con donne euomini della Juliaimpegnati in escursioni di grande difficoltàtecnica. Mora ha infine ringraziatola nostra Associazione, per la costante vicinanza

alla brigata. “Cammineremo insieme einsieme affronteremo i compiti e leresponsabilità che il futuro ci vorràriservare – ha esordito il generale Serra,sintetizzando le caratteristiche del suo nuovo comando – e sarà per meun privilegio essere sempre alla vostratesta”. ●

Il gen. di C.A. Armando Novellipassa in rassegna la brigata.

Lo seguono il gen. ClaudioMora e il gen. Serra(a destra nella foto)

La Bandiera di guerra del 3° reggimento artiglieria da montagna portata dall’alfiere,il tenente (una alpina)più giovane del reggimento, come da tradizione.

Il nostro Labaro, scortato dal vice presidente nazionale Alessandro Rossi con i consiglieri nazionali Antonio Cason e Franco Munarini, da Arrigo Cadore presidente della sezione di Belluno e dal direttore de L’Alpino Vittorio Brunello. C’erano anche dieci vessilli e tanti gagliardetti di gruppo.

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Nella suggestiva cornice di PiazzaVittorio Veneto, Pinerolo hadato il suo affettuoso

bentornato al 3° reggimento Alpinirientrato dall’Afghanistan. L’interacittadinanza del pinerolese ha volutostringere in un abbraccio simbolico isuoi alpini - uomini e donne – che percinque mesi hanno dato protezione eassistenza alla popolazione che, graziea loro, incomincia ad avere fiducia nelfuturo. Ad accogliere gli alpini c’erano ilsindaco Paolo Covato, il comandantedelle Truppe alpine gen. di C.A.Armando Novelli, il nostro presidentenazionale Corrado Perona che scortavail Labaro con un gruppo di consiglierinazionali. Il sindaco ha elogiato glialpini e il comandante del 3°, col.Giovanni Manione, per i risultati

La solenne cerimonia del rientro del 3° Reggimento dall’Afghanistan

L’abbraccio di Pinerolo L’abbraccio di Pinerolo

eccezionali della missione in terraafgana ed ha evidenziato la portatamorale di un intervento effettuato aoltre 5000 chilometri di distanza perportare sollievo a popolazioni che per

oltre trent’anni hanno vissuto l’incubodella guerra. Risultati evidenziati dal generaleNovelli. “L’obiettivo primario – hadetto – era quello di dare sicurezza,offrendo garanzie per la ricostruzionedel Paese”. Sia il gen. Novelli che ilpresidente Perona, hanno ricordato imomenti della partenza del reggimentoper l’Afghanistan, l’apprensione per unamissione delicata quanto difficile,conclusa nel migliore dei modi.Bastino pochi numeri, che sono una

Il generale Novelli e il colonnello Manionerendono gli onori al Labaro.

Una panoramica di piazza Vittorio Veneto al passaggio dei gonfaloni, davanti al reggimento schierato.

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ALPINI IN ARMI

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ai suoi alpiniai suoi alpini

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sintesi sia in termini strettamentemilitari (non bisogna mai dimenticare,infatti, che si tratta di interventi dipace, necessariamente armati) sia intermini umanitari.Il col. Manione ha detto che nei cinquemesi in Afghanistan gli alpini del 3°hanno effettuato 18 operazioni instretta collaborazione con le forzedella Repubblica afgana rivolte allasicurezza, hanno percorsocomplessivamente 410 mila chilometricompiendo 2600 servizi di pattuglia.Sotto il profilo degli aiuti, hannoavviato lavori di bonifica di due milionidi metri quadrati di acquitrini, costruitoun canale lungo tre chilometri,distribuito 250 tonnellate di generialimentari, 5 mila scatole di medicinali,migliaia di kit scolastici e di scarpe. E

poiché l’acqua è un elementofondamentale, hanno costruito 80pozzi artesiani, che consentono nonsolo qualche coltivazione masoprattutto un salto di qualità di vita.Nella valle del Musahi stanno sorgendodue cliniche mediche, sono stateristrutturate tre scuole e in altre tresono stati avviati i lavori.Ma non basta: gli alpini hanno portatoanche aiuti economici grazie allaraccolta effettuata fra la gente diPinerolo e le varie istituzioni, alla qualeha contribuito anche la nostraAssociazione. Fra l’altro, servirannoanche per finanziare la costruzione diuna clinica che sarà intitolata alcapitano Manuel Fiorito e almaresciallo capo Luca Polsinelli, cadutiin un attentato il 5 maggio del 2006. ●(Fotoservizio di Vito Aloisio)

La Bandiera di Guerra del 3° Alpini.A destra il colonnello Giovanni Manione, comandante del reggimento.

Il presidente nazionale Perona e, a destra, il sindaco di Pinerolo Paolo Covato.

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ALPINI IN ARMI

Il 28 agosto ha avuto luogo presso la caserma“Francescatto” di Cividale del Friuli (UD), la cerimonia delcambio di comandante di reggimento tra il col. Massimo

Panizzi, ed il col. Luca Covelli. Durante il periodo di comandodel col. Panizzi, durato quasi due anni, l’8° alpini ha dato vitaal primo reggimento multinazionale del Gruppo dacombattimento europeo su base della brigata alpina Julia,secondo un nuovo concetto operativo finalizzato a dotareanche l’Unione Europea di Forze armate impiegabili in tempibrevissimi in una vasta gamma di operazioni. Un progetto cheha visto l’8° operare congiuntamente alle Forze Armateslovene ed ungheresi. Le unità dell’ 8° reggimento, inoltre,sono state impiegate con successo nelle operazioni in Kosovoe Afghanistan; in diverse occasioni il reggimento hasupportato con le proprie compagnie altri reparti impegnatiin missioni all’estero, dando sempre prova di elevataprofessionalità e affidabilità.Numerose sono state le attività organizzate in sinergia con la

popolazione che da sempre apprezza e stima gli alpini dell’8°;particolarmente importante è stato il gemellaggio con laFondazione “Don Carlo Gnocchi” che supporta iniziative dibeneficenza a favore dei bambini malati e disabili. Lacerimonia del cambio è iniziata alle 10 con l’afflusso degliospiti, delle rappresentanze dei gruppi ANA locali, delleAssociazioni combattentistiche d’arma. All’interno dellacaserma erano schierati tutti i reparti del reggimento, fattaeccezione per la 6ª compagnia che attualmente è impiegatain missione in Afghanistan. Presenti l’allora comandante dellabrigata alpina Julia, gen. Claudio Mora, quindici vessilli edecine di gagliardetti con una folta rappresentanza dellanostra Associazione, i gonfaloni delle città che hannoconferito la cittadinanza onoraria all’8°: Cividale del Friuli,Arzignano, Pellegrino Parmense, Cittadella, Paluzza e Tarvisioe i gonfaloni dei Comuni di Gemona del Friuli e di Venzone,città che hanno un particolare attaccamento all’8° e alBattaglione “Tolmezzo”. ●

Cambio al vertice dell’8o reggimento alpini

Il col. Panizzi (a destra) consegna la Bandiera di guerra dell’8° Reggimento al col. Luca Covelli.

Il reggimento schierato nel piazzale della caserma Francescatto.

AGGUATO A UNA PATTUGLIA DIALPINI DEL 5° REGGIMENTOIN AFGHANISTAN. In uno scontroa fuoco il caporalmaggiore AntonioNughes, 23 anni di Sassari, è stato ferito alla coscia destra. Le sue condizioni non destanopreoccupazioni: è stato trasportatoall’ospedale militare francese, a Kabul.L’agguato è avvenuto nella valle di Musahy, a una quindicina dichilometri da Kabul, al passaggio di una pattuglia controla quale sono stati esplosi colpi di armi automatiche. Gli alpini hanno risposto al fuoco, mettendo in fuga gli aggressori. La valle del Musahy viene considerata fortemente a rischio per il contingente di pace, reparti italiani

compresi che hanno comunquel’appoggio della popolazione e delleautorità locali.L’attacco è avvenuto a 24 ore didistanza da un attentato a Farah(un ordigno interrato è esploso alla pressione del passaggio d’unmezzo blindato di una pattugliadell’Esercito) che ha provocato tre feriti lievi. Il generale FaustoMacor, gia comandante dellaTaurinense e ora a capo della

missione ISAF, ha rilevato che nei primi sei mesi diquest’anno sono avvenuti 66 attentati in Afghanistan, dei quali 41 attentati suicidi, contro i 47 in tutto il 2006. Lo stato di allerta del nostro contingente è elevato,mentre continua l’assistenza e la fornitura di aiuti alla popolazione. ●

Afghanistan: ferito un alpino del 5° Rgt.

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Passaggio di consegne alla caserma"Rossi" de L'Aquila, sede del 9°reggimento Alpini della

Taurinense: il 29 agosto – presenti ilgenerale Federico Bonato, comandantedella brigata ed il comandante delComando RFC Abruzzo, generaleLeonardo Prizzi – il col. MichelePellegrino ha ceduto il comando al col.Andrea Mulciri, quest'ultimo non nuovodel reparto, dato che ne avevacomandato il battaglione alpini"L'Aquila" tra il 2001 ed il 2002,partecipando anche alla missione"Enduring Freedom", nel 2003, in qualitàdi capo ufficio operazioni. Fra le autorità civili, il sindaco MassimoCialente. Il reggimento ha una lunga storiagloriosa, iniziata nel 1921 con ibattaglioni “Vicenza”, “Bassano”, “Feltre”e “Cividale”; nel 1935 fu inquadrato nelladivisione “Julia” e nello stesso annovenne costituito a Gorizia il battaglionealpini “L’Aquila”. Testimone di questastoria è la Bandiera di Guerra, decoratadi 2 Croci di Cavaliere dell’Ordine

Il col. Mulciri al comando del 9° Reggimento

Il cambio di comando fra il col. MichelePellegrino (a sinistra) e il col. Andrea Mulciri.

Militare d’Italia, 2 Medaglie d’Oro alvalor militare, 4 Medaglie d’Argento alvalor militare e 2 Medaglie di Bronzo alvalore dell’Esercito.Il suo motto, “D’aquila penne, ugne diLeonessa”, che racchiude il nome dellecittà abruzzesi bacino di reclutamentodel battaglione, esce dalla fantasia diGabriele D’Annunzio. ●

Il generale Fabrizio Castagnetti è ilnuovo capo di Stato Maggioredell’Esercito in sostituzione del

generale Filiberto Cecchi che halasciato l’incarico per raggiunti limiti dietà. Il gen. di Corpo d'Armata FabrizioCastagnetti, nato a Lugagnano Vald'Arda (PC) nel 1945, ha comandato ilNATO Rapid Deployable Corps - Italycon sede in Solbiate Olona, haricoperto l'incarico di Sottocapo diStato Maggiore della Difesa e dalla datadel 12 luglio 2005 ha assunto l'incaricodi Comandante del ComandoOperativo di Vertice Interforze.La cerimonia del cambio di comando èavvenuta alla presenza del ministrodella Difesa Arturo Parisi e del capo distato Maggiore della Difesa ammiraglioGiampaolo Di Paola. ●

Il gen. Fabrizio Castagnetticapo di SME

Il gen. Cecchi (a destra) consegna la Bandiera al gen. Castagnetti, nuovo capo di Stato Maggioredell’Esercito.

Assegnata a Torinoper il 2008

la giornata IFMS

Si è concluso sabato 22 settembre, aZakopane (Polonia), il XXII Congressodella IFMS, la Federazione

Internazionale dei Soldati da Montagna che lanostra Associazione ha concorso a costituirenel 1985. La delegazione ANA era guidata dalconsigliere nazionale Franco Munarini.Il tema dibattuto nei lavori congressualiriguardava le iniziative che le Associazionifederate hanno in cantiere per un maggiorecoinvolgimento dei giovani; l'ANA haillustrato, avvalendosi di soluzioni grafiche acomputer, "quel che bolle in pentola" nellanostra realtà: dal "Progetto Giovani" almodello di collaborazione sociale e culturaletra l'Associazione e la Regione del Veneto,alla manifestazione torinese ALPI 365, aLingotto Fiere.Registriamo con piacere che l'assemblea dellaIFMS ha assegnato unanimemente larealizzazione della XXIII “Giornata IFMS” allaSezione ANA di Torino: l'appuntamento, chevedrà coinvolte, insieme agli alpini italiani,corpose rappresentanze delle altre settenazioni aderenti, è fissato per i giorni dal 5all'8 giugno 2008. ●

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Quella strada del Pederùcostruita 40 anni fa

Opera della compagnia genieri alpini della Tridentina che sono tornati in val Tamores per porre un tabellone commemorativo

seguito anche altre realizzazioni inconcorso con la Provincia autonoma diBolzano.Il pannello inserito in una struttura dilegno eseguita dall’artigiano della Val diFassa Franco Favè, anche lui ex-genieredella Tridentina, riproduce una foto deltratto più impegnativo ricavato, conimmense difficoltà, sul conoidechiamato Col della Macchina, ormainon più soggetto a scarico di materialeghiaioso dolomitico. Sotto i distintividella compagnia Genio PionieriTridentina e della brigata, vi è unadescrizione delle caratteristichedell'opera nelle tre lingue ufficiali dellaprovincia di Bolzano (italiano, tedesco eladino).La cerimonia si è svolta alla presenza diuna nutrita schiera di ex pionieri chesono giunti, anche con le famiglie, dapiù parti d'Italia. Numerosa larappresentanza veronese che ha semprecostituito un punto di forza nei ranghidella Pionieri.La S.Messa, officiata da mons. GiuseppeChizzali, ha avuto momenti di forte edautentica commozione: si sono vistimolti occhi lucidi che invano si è

Con una semplice e raccoltacerimonia, secondo lo stile deigenieri alpini, fedeli alla

principale caratteristica dell'Arma delGenio "tenace, infaticabile e modesta...",nell'ampia e spettacolare piana delrifugio Pederù nella valle di Tamores, aiconfini del Parco Naturale Fanes -Sennes Braies, ad ovest di San Vigilio diMarebbe, in provincia di Bolzano, èstato posto un tabellonecommemorativo della costruzione dellastrada, avvenuta dal 1966 al 1969. Essa,con un tracciato a tornanti, si sviluppaper 2.800 metri dal rifugio Pederü alrifugio Fodera Vedia e, superando undislivello di 432 metri, s’innesta nellavecchia rotabile che collega il rifugioFodera con il rifugio Sennes. In tale località nello stesso periodo fuportata a compimento un’altraimportante opera dei Pionieri: lacostruzione di una striscia d'atterraggioper aerei leggeri lunga 400 metri e largacirca 40, considerata la più altad'Europa, trovandosi a quota 2122.Tutti questi lavori rientravano in unpiano di collegamento ed ampliamentodella viabilità montana cui fecero

Il tabellone che, in tre lingue (italiano, tedesco e ladino), ricostruisce lastoria dei lavori eseguiti dai genieri alpini nel periodo 1966-69.

I genieri alpini della Tridentina che quarant’anni fa costruirono la stradain val Tamores. Alla cerimonia ha partecipato anche il vice presidentenazionale Alessandro Rossi (terzo a destra, in piedi).

cercato di nascondere.Prima di procedere allo scoprimentodel tabellone, è stata benedetta lacopia del gagliardetto, amorevolmenterealizzata dal gen. alp. Angelo Rizzatosul modello attualmente conservato alMuseo degli Alpini di Trento, e che eraposta nell'ufficio del comandante dicompagnia. Successivamente esso fu ornato dellaMedaglia di Bronzo al Valor Civileottenuta dal Reparto per l'intervento afavore delle popolazioni colpite dalledevastanti alluvioni in Val Badia, nelnovembre 1966. Alla cerimonia era presente il vicepresidente nazionale Alessandro Rossi,che ha esortato gli alpini a teneresempre vivo lo spirito che ha prodottoquesta iniziativa. La benedizione e lo scoprimento deltabellone hanno concluso la giornata,con la reciproca promessa di incontrarciancora.I fondi raccolti fra i pionieri e gliorganizzatori sono stati consegnati allesede nazionale per essere devolutiall’iniziativa “Mozambico”.

Renato Pagan

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Il consigliere nazionale Adriano Rocci,in rappresentanza del presidentenazionale dell'ANA Corrado Perona e

del segretario generale dell'IFMS, JaimeColl Benejam, l'8 ed il 9 settembre hareso omaggio ai Caduti delle Truppe damontagna tedesche ed alle vittime diguerra salendo al sacrario del Grünten,in Allgäu, (Baviera sudoccidentale), inoccasione del 59° di fondazione delmonumento. Accanto a lui erano ilpresidente della sezione ANA Germania,Giovanni Sambucco, il vicepresidenteGiovanni Camesasca e quasi tutti icapigruppo della sezione. Per partetedesca, erano presenti, tra gli altri,l'amico gen. Gerd R. Mayer, segretariodell'IFMS per la Germania, ed il gen.Pfeffer, comandante laGebirgsjägerbrigade 23.Al cimitero militare di Sonthofen,immerso nel bosco – che oggi raccogliele spoglie di quasi 1.600 Caduti militari edi numerose vittime civili della secondaguerra mondiale (i piccoli paesidell'Allgäu, nelle ultime settimanedell'aprile 1945, furono teatro di violentibombardamenti aerei e di furiosicombattimenti, casa per casa, contro i"tabor" marocchini inquadrati nelle forzefrancesi del gen. De Gaulle cheavanzavano da Nordovest) e poi alSacrario in vetta al Grünten (1.756 m.)che custodisce la memoria degli oltre3.000 uomini del 3° reggimento Jäger, ilpadre di tutti reggimenti da montagnatedeschi sacrificatisi su tutti i fronti delprimo conflitto mondiale, dall'Italia allaGalizia, la nostra delegazione hadeposto due corone dell'AssociazioneNazionale Alpini con il nastro tricolore.Al solenne rito religioso di suffragio,celebrato in vetta dall'ottantasettenne"parroco del Grünten" monsignorHermann Voelck (pluridecoratocombattente del fronte russo, venneordinato sacerdote dopo la guerra),erano presenti oltre settanta penne nereprovenienti dalla Germania, dallaLombardia e dal Piemonte.Il coro ANA Nikolajewka di Desio, chegià sabato sera aveva offerto unapplaudito concerto a Sonthofen, haaccompagnato col canto la liturgia,

Oltre settanta alpini in Baviera,al Sacrario del Grünten

con una rappresentanza in uniforme econ bandiera, Rocci ha rammentato chevolgere un reverente pensiero a quanti,in uniforme o semplici cittadini, hannosacrificato la vita per la propria genteed il proprio Paese, deve indurre in tuttipensieri positivi di comprensione e dipace.Esattamente secondo lo spiritodell'ANA e della FederazioneInternazionale dei Soldati da Montagna,di cui gli alpini italiani sonocomponente rilevantissima."Mai più odio, violenza e guerra inEuropa! Sicurezza, giustizia e pace intutto il mondo!" ha concluso Rocci,mentre una tromba della Musikapelle diSonthofen intonava il "Silenzio" e ipresenti si levano in piedi per salutare,una volta ancora, tutti i Caduti e tuttele vittime del più feroce e sanguinosoconflitto che la storia ricordi. ●

Il Monumentoad ogivain vetta al.Monte Grünten.

Al rintocco d’unacampana, la deposizionedella corona dell’A.NA.al “Kriegsgräberstatte”,“Il cimitero nel bosco”.

alternandosi con i fiati dellalocale Musikkapelle.Dopo la cerimonia, nel grandesalone del centro incontricittadino, Adriano Rocci harivolto un breve indirizzo disaluto ai moltissimi convenutied, in particolare, alborgomastro della cittadinabavarese, ad Hans Singer,organizzatore dell'evento epresidente del locale gruppodei Gebirgsjäger in congedo, edal comandante dell'8°Battaglione Logistico daMontagna(Gebirgslogistikbataillon 8) distanza nella vicina cittadina diFüssen, ten.col. KarstenKiesewetter. Come avviene ainostri reparti alpini, anchequesta unità da montagnatedesca è sempre più spessoimpegnata "fuori area" ed averela presenza del suocomandante è stata per tuttiuna piacevole sorpresa.Dopo aver ricordato i legamiche, nell'arco degli anni, si sonorafforzati tra l'ANA ed ilbattaglione che ormai è ospitecostante e gradito alle nostreAdunate nazionali, dove sfila

Monte Grünten, da sinistra:Giovanni Redivo capogruppo di Augsburg, Roberto Tesser alfiere del gruppo di Desio, Francesco Bongiovanni alfiere della sezione Germania, Giovanni Sambucco presidente della sezione ANA Germania, Adriano Rocci delegato A.N.A., Fabio de Pellegrini capogruppo di Stoccarda, Mario Fadini di Stoccarda con il gagliardetto di Aalen.

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Il coro della sezione A.N.A. “Medagliad’Oro Guido Corsi” di Trieste èdiretto dal maestro Paolo Rossi.

Fondato nella primavera del 2000 da ungruppetto di alpini triestini, è oracostituito da trenta coristi, suddivisi inquattro sezioni. Dopo un certo periododi preparazione e di amalgama dellevoci, e dopo aver fatto un po’ diesperienza cantando qualche Messa, ilcoro ha avuto il suo battesimo ufficiale

il 19 maggio 2000 con un concertonell’Auditorium del Museo Revoltella.Successivamente gli Alpini si sono esibitiin varie occasioni, come ad esempiopresso alcune case di riposo della cittàdi Trieste o nell’animazione liturgica dinumerose cerimonie religiose chericordano eventi importanti per lasezione o per il Corpo degli Alpini. Traqueste attività che si possono definireconsolidate ed ordinarie spiccano, al

contrario, eventi di importanzadecisamente maggiore per la rilevanzadel contesto e del teatro in cui hannoluogo. È necessario inoltre citare nel2002 le esibizioni che rientravano neiprogrammi di festeggiamento dedicatiall’80° Anniversario di fondazione dellasezione di Trieste: questi sono culminatinel concerto “Note al buio” nella GrottaGigante del 14 aprile e in una due-giornicanora per la “Rassegna dei Cori Alpini”

“Mi considero un ragazzofortunato perchè hoavuto l’onore di portare il

cappello alpino e soprattutto di aversuonato nella fanfara della Brigata alpinaTaurinense. Con le ghette candide e ladrop ben stirata, con gli scarponi lucidi elo strumento luccicante, la prima voltache sull'attenti ho sentito eseguire ilsilenzio d'ordinanza per gli onori aiCaduti ho sentito un brivido corrermilungo la schiena e ancora oggi mi vieneun nodo alla gola quando eseguo lenote del Signore delle Cimeaccompagnando la recita della nostraPreghiera. Ricordo con emozionequando verso la fine del servizio militareero stato goliardicamente nominatoall'interno della fanfara “capo sezionecanavese", custode solenne del motto"Vecchi mese dopo mese".Pochi giorni prima avevamo suonato difronte alla porta carraia della CasermaMontegrappa di Torino per salutare ilMaestro, maresciallo maggiore SergioBonessio che, dopo essere stato 23 annialla guida della gloriosa fanfara militare,aveva "appeso la bacchetta al chiodo". Congedato a fine 1999, ho sentito forteil dovere di partecipare alla costituzionedella fanfara sezionale che nel 2000,raggruppando molti giovani e menogiovani congedati della Taurinense, hainiziato a muovere i suoi primi passi

musicali con 1'adunata nazionale diBrescia. Con la cadenza costante etenace che ci hanno insegnato i nostriveci, la fanfara ha marciato suonandonelle piazze più belle della penisola -indimenticabile l’esibizione in Piazza deiSignori a Vicenza - raggiungendotraguardi importanti. Il primo e forse ilpiù costruttivo è stato trovare il maestrogiusto al momento giusto: chi megliodel maresciallo Sergio Bonessio avrebbeinfatti potuto guidare conprofessionalità e coinvolgimento lafanfara sezionale? Con il nuovo maestro la formazione hacambiato volto, sfilando a tutte leadunate nazionali ed eseguendoconcerti. Il presidente RobertoCossavella, insieme ad Adriano Roffino,amministratori ed animatori dellafanfara sezionale di Ivrea, avranno1'onore di veder realizzato quello chefino a pochi anni fa era solo un sognonel cassetto: una sede per la fanfara. Imusici hanno ormai portato a termine laristrutturazione di una accogliente salaprove, dove potersi ritrovare ognigiovedì sera per perfezionare ilrepertorio e trascorrere anche qualcheora in allegria. Ogni due mesi le paginedel locale "Scarpone Canavesano"ospitano una rubrica dedicata allafanfara illustrando tutti i suoi impegni.Oltre allo spazio sul giornale, i musici si

scambiano anche impressioni ecommenti via posta elettronicaall’indirizzo [email protected] e ogni tantonavigano curiosi su internet cliccandosul sito www.ivrea.ana.it per vedere se illoro presentatore ufficiale, GiuseppeFranzoso ha caricato qualche bellafotografia. Per le lunghe trasferte nelnord-est italiano la fanfara ha la fortunadi aver stretto amicizia con il gruppoA.N.A. di Arcugnano (Vicenza).Ad ogni esibizione il nuovo vessilloricamato a mano apre la strada almazziere che impartisce ai cinquetamburi imperiali ed alla fanfara gliordini ricevuti dal maestro, eseguendolicon precisione come ai tempi delservizio militare. Su una sessantina dimusici, l’unico tocco femminile èrappresentato dalla madrina FrancaMinarini, che applaude con entusiasmo iconcerti e le sfilate della fanfara.

Giacomo Spiller

CORI E FANFARE

FANFARA SEZIONALE DI IVREA

Sulle note dell’entusiasmo

CORO GUIDO CORSI DI TRIESTE

Alpini in pace e in guerrae un po’ di folclore

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del Friuli Venezia Giulia alla SalaTripcovich. Successivamente, nelcontesto dell’Adunata nazionale aTrieste il coro si è esibito al cospetto dinumerose autorità per l’inaugurazionedella mostra storica nella StazioneMarittima. Il novembre dello stessoanno registra il concerto al TeatroPoliteama Rossetti nella “continuazione”delle manifestazioni legate all’Adunata,in una riuscitissima serata denominata“Ricordando l’Adunata”. Nel 2005, indicembre, si è inoltre tenuta un’ulterioreesibizione al Rossetti in seno allasuccessione di eventi connessi con lefestività natalizie sotto ladenominazione “Trieste, il Natale e gli

Alpini”. La serata ha visto lapartecipazione di altri cori alpini.Da quel momento il coro hapraticamente ... decollato, ed i suoiconcerti ed interventi musicali non sicontano più, anche nei più prestigiositeatri triestini (come il Teatro Verdi ed ilRossetti) e spesso per scopi caritatevolie di beneficenza. Per citarne alcuni:Giornata Mondiale del Ricordodell’Esodo, al Teatro Verdi davanti aimassimi rappresentanti del Governo edelle Associazioni degli Esuli Istriani,Fiumani e Dalmati; a Gorizia nell’ambitodell’iniziativa “La Storia in testa”; al Parcodi Villa Prinz per la Festa dellaRepubblica; alla Banca Nazionale del

Lavoro (appuntamento pressoché fissoogni anno) e per Telethon.Ad Asiago nel 2006 ha partecipato perla prima volta ufficialmente adun’Adunata degli Alpini, cantando la seradel 13 maggio nel Teatro Lux.Nonostante l’ampia capienza dei teatritriestini, i concerti del coro ANA diTrieste hanno sempre fatto registrare il“tutto esaurito”.Il repertorio è quello tipico dei coridell’ANA: canti di alpini e di montagnain pace ed in guerra, a cui si aggiunge unpo’ di folclore triestino. Gliarrangiamenti sono quelli usuali, ma conun pizzico di estrosa interpretazionepersonale del maestro.

A Magrè la 7a Rassegna coraleCentinaia di persone erano presenti nella grande sala del

teatro Comunale di Magrè (Bolzano), per assistere alla7ª Rassegna corale organizzata dal locale gruppo alpini.

Ospiti d’onore della serata, l’assessore al patrimonio eall’edilizia abitativa della Provincia Autonoma di Bolzano, LuigiCigolla, il presidente sezionale Ferdinando Scafariello, ivicesindaci Armin Kobier di Magrè, Alfredo Volcan di Cortina,e Giorgio Nones di Egna, gradito ospite anche Werner

Pardatscher, presidente della Cassa Rurale di Salorno.Sul palco si sono alternati il coro Castel Bassa Atesina diSalorno, diretto da Jessica Nardon e il coro Dell’AmiciziaAlpina, del gruppo di Tezze sul Brenta della sezione diBassano, diretto dal maestro Valentino Suelotto. Una decina icanti eseguiti da ciascun coro, tutti imperniati sulla tradizionealpina e sulla montagna.

CORO DELL’AMICIZIA ALPINA

Il Coro nasce nel 2001 per opera di alcuni amici del gruppo A.N.A. di Tezzesul Brenta ed è composto da 22 elementi. Dopo alcune uscite locali, il coroha avuto l’occasione di essere apprezzato anche fuori regione. Mentre tanti

cori si danno un nome che richiama le cime dei monti o assumono ledenominazioni più strane, quella del coro degli alpini di Tezze sul Brenta è piùpreciso e coinvolgente: “Coro dell’Amicizia Alpina”. Sa di bivacco, di rifugio, dicappella, odora di preghiera e quantunque il coro sia stato fondato solo dacinque anni, si affaccia al paesaggio corale sempre ricco di fermenti nuovi, conl’umile e generosa coscienza di migliorare. È questa l’espressione di unafilosofia popolare che riuscirà sempre a tenere unite le genti del mondo in unsolo anelito di amicizia e di pace.

CORO CASTEL BASSA ATESINA

ILa costituzione del coro risale al lontano 1938. Fino al 1980 si chiamava“Coro del Castel di Salorno” poi, essendo venuti ad aggiungersi alcomplesso nuovi cantori, anche alpini, provenienti dai paesi limitrofi, si

pensò di chiamarlo “coro Castel Bassa Atesina”, mantenendo sempre la sede inSalorno. Si è prodigato e prestato in scambi culturali con complessi esteri,facendo diverse trasferte, riscontrando ovunque pareri favorevoli.Il coro è attualmente composto da 35 elementi provenienti da diversi paesidella Bassa Atesina e dalla piana Rotaliana e partecipa spesso alle serate alpinecon un repertorio alpino e della montagna. Dal 1973 al 1982 il coro era direttodal maestro Arnaldo Toniolli, poi la direzione passò nelle mani del maestroBruno Pichler fino all’anno 2002, anno in cui nel coro entrò a far parte la primafigura femminile, la professoressa Jessica Nardon, che è tuttora la direttrice del complesso la quale con molto entusiasmo ebravura, continua l’impronta di espressione, di spirito e quel calore trascinante proprio del coro lasciato dai suoi predecessori.

Il coro Castel bassa Atesina, di Salorno (Bolzano).

Il coro del gruppo ANAdi Tezze di Brenta(Trento).

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SOLIDARIETÀ ALPINAIl direttore generale dell’Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo, dr. Guido Raineri, hascritto una toccante lettera di ringraziamento a Giancarlo Marino direttore del coro “AlteCime” della sezione di Brescia. Il coro diretto da Marino, nei giorni dell’adunata di Cuneo,si è esibito nei locali dell’ospedale, portando gioia a tutti i degenti, specialmente a quelli delreparto dialisi, costretti all’immobilità.

ALPINI GOLFISTIIl 30° campionato nazionale dei golfisti alpini che si è tenuto aMenaggio Cadenabbia ha visto le squadre del gruppo di Robas-somero, sezione di Torino, aggiudicarsi il 1° e 2° posto. Alber-to Fumagalli, alpino ultraottantenne, ha avuto un premio qua-le giocatore più anziano.

L’OBICE DA 105/14L’obice da 105/14, oggetto di un articolo pubblicato su L’Alpino dinovembre 2006, ha risvegliato ricordi in tanti alpini. Ecco Beniamino Battistella, artigliere del Conegliano (è il secon-do da sinistra), che nel 1953 era capo pezzo del primo pezzo, ri-tratto con gli altri serventi. Battistella è da molto tempo residen-te in Canada.

ALPINO “CAVALIERE DELLA CHIESA”Giuseppe Leoncini, detto “Stampa”, classe 1920, reduce di Russia, èstato insignito dal vescovo di Acqui Terme del titolo di “Cavaliere del-l’Ordine della Chiesa e del Pontefice” per l’attività prestata a sostegnodella Chiesa del Comune di Acqui. È iscritto al gruppo di Campo Ligure.

DUE GAGLIARDETTI IN CIMA AL ROSADue alpini della sezione di Feltre, Patric Canal (a sinistra) delgruppo di Arina e Mauro Rech del gruppo di Seren del Grappa han-no portato i gagliardetti dei loro gruppi a punta Gnifetti, in cima alMonte Rosa (m. 4.554).

LA CROCE DEL GRUPPO DI CIVENNAIl gruppo di Civenna, sezione di Como, nel 1963 ha collocato su un’alturache sovrasta il paese la “Croce delle Missioni”. Quest’anno gli alpini delgruppo, guidati dal capogruppo Donato Vasapolli, hanno messo in sicurez-za e ripulito il sentiero che conduce alla Croce. Qui il 1° luglio è stata ce-lebrata una Messa da don Crippa, alla presenza degli alpini e delle lorofamiglie.

INCONTRO AL GRUPPO DI TORTONASi sono incontrati nella sede del gruppo di Tortona, sezione di Alessan-dria, il caporal maggiore Lorenzo Semino, socio del gruppo e medagliadi Bronzo alle Universiadi per la specialità “snow board cross”, e il pre-sidente sezionale Bruno Pavese (al centro). Nella foto sono attorniati daalcuni soci dei gruppi di Tortona e Stazzano.

ATTIVITÀ DEL CENTRO ADDESTRAMENTO ALPINONella palestra di alpinismo del Castello Cantore di Aosta, sede del Centro AddestramentoAlpino, è stata presentata in anteprima mondiale una nuova tavola spinale in fibre di car-bonio che verrà utilizzata per il soccorso alpino. Leggerissima e radio-trasparente, permet-te di effettuare analisi radiografiche senza spostare il ferito. L’evento ha avuto luogo nel-l’ambito del corso per comandanti di squadra soccorso.

IN VISITA AL PONTE DI PERATIAlcuni “Amici degli alpini” iscritti alla sezione di Bergamo, durante unviaggio in Grecia e Albania in compagnia di amici e figli, hanno riper-corso i luoghi dell’odissea dei nostri alpini. Alla partenza dall’Italia ilgruppo di Almenno San Bartolomeo ha affidato loro una targa che, nelcorso di una breve cerimonia, è stata deposta accanto a una stele inprossimità del Ponte di Perati.

NEGLI ALPINI? NO, TU NO…Da un’interpellanza presentata dal senatore Gio-vanni Collino al ministro della Difesa risulta chedei 2140 volontari del 1° blocco nessuno sia statodestinato alle Truppe alpine, nonostante il bandodi concorso (articoli 7 e 15) privilegi l’arruola-mento nelle Penne Nere. Le numerose domandesono state disattese. E dire che gli alpini, senzanulla togliere agli altri militari, sono i più apprez-zati - oltre che in Patria - nelle missioni all’estero.

(da La baita – sez. Cremona)

ADDESTRAMENTO FORMALE?…quando partecipo a feste di gruppo devo notaretanta buona volontà ma anche tanta confusionenelle cerimonie, dagli onori ai Caduti all’alzaban-diera, dagli interventi delle autorità all’ordine del-la sfilata… E allora lasciatemelo dire: penso cheun po’ di addestramento formale, specie per chiha responsabilità a tutti i livelli, non sarebbe poifuori luogo. (da Ciao Pais – sez. Torino)

COME ANDARE IN MONTAGNAAlpini…a Salò, giornale dell’omonima sezione,pubblica una serie di consigli per chi va in monta-gna, tratti da “Montagna in sicurezza”, un Manua-le edito dalla Regione Veneto. E, accanto ai consi-gli, ecco la proposta per un’escursione, con laspiegazione dell’itinerario, le caratteristiche delterritorio, la flora e la fauna. È un’idea che sugge-riamo anche ai nostri giornali alpini.

SEPP INNERKOFLERSepp Innerkofler, chi era costui? Alla scoperta diquegli uomini che vissero l’esperienza della Gran-de Guerra in montagna, con la semplicità degli spi-riti veri e onesti, animati da valori che oggi sem-brano dimenticati, eccoci al cospetto di un grande,Joseph (Sepp) Innerkofler e della sua “Pattugliavolante”. Gloria non solo per le genti tirolesi maanche limpido patriota e grande scalatore.

(da L’alpino imolesesez. Bolognese Romagnola)

CENT’ANNI DI RADUNI22 settembre 1907 – 23 giugno 2007: la data del pri-mo raduno degli alpini congedati e dei reduci a Do-modossola e quella dell’ultimo, nel centenario. Gli al-pini ossolani hanno festeggiato la ricorrenza con glialpini della brigata Taurinense, che stavano svolgen-do i campi estivi. Anniversario festeggiato secondo leregole: scoprimento di una targa, sfilata, onori ai Ca-duti. (da La vetta – sez. Domodossola)

UNA CASA ALLOGGIO IN ROMANIAA Pietrosani (in Romania) gli alpini della sezionedi Belluno stanno costruendo una casa alloggio.Gruppi di volontari si alternano nei lavori, condot-ti ultimamente dagli alpini del gruppo di Castion eda quelli del gruppo di Ponte nelle Alpi. A Pietro-sani, a cavallo fra Otto e Novecento molti bellune-si andarono a lavorare nelle miniere di carbone. (da In marcia – Sez. Belluno)

Sfogliandoi nostri giornali

IN BREVE

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LIBRI SEGNALATI ARISTIDE ROSSI

NELLA TERRA DEI GIRASOLISENZA GLORIA E SENZA IGNOMINIAIl diario di guerra dell’autore 1941 -1945Pag. 94 – senza indicazione di prezzoPer ricevere il libro rivolgersi all’autore.Aristide Rossi – via Bolognini 10 – 38100 TrentoTel. 0461/913383 ore pasti

PER RICORDARESTORIA DEL GRUPPO ALPINI DI TARZO - SEZIONE DI VITTORIO VENETOUn libro che risponde all’esigenza di documentare e tramandare il valore dei figli di Tar-zo in pace e in guerra. Un passato e un presente fatti di dedizione alla Patria e di aiutoal prossimo.Pag. 383 – Per informazioni rivolgersi alla sezione di Vittorio Veneto - tel. 0438/500099

FREIHERR VON LEMPRUCH E FREIHERR VON OMPTEDA

ORTLESLA GUERRA TRAI GHIACCI E LE STELLEA cura di Paolo Pozzato e Paolo VolpatoUn fronte unico nel suo genere per le quote a cui si svolsero i combattimenti - Difficoltàe sofferenze dei soldati.Pag. 305 - euro 21Edito da Itinera Progetti – via Milano 45 – 36061 Bassano del GrappaTel. 0424/503467 – [email protected]

VITTORINO TAROLLI

EROI DELLA GRANDE GUERRASTORIE DI DECORATI CON MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITAREPag. 180 – euro 18,50Nordpress Edizioni Srl – Chiari BSTel. 030/7000917 – 030/7002124www.nordpress.com – [email protected]

ARRIGO CURIEL

AFFIORANO RICORDIL’AUTORE, PARACADUTISTA ALPINO, CI PROPONE I SUOI RICORDI E RACCONTI DI GUERRA. Pag. 201 – euro 14Per l’acquisto rivolgersi alla sezione ANA di Trieste, tel. 040/368020

MULI E ALPINIANTOLOGIA STORICA 1872 – 1991Una bella antologia di racconti brevi sui muli e sugli sconciPag. 183 – euro 12,50Nordpress Edizioni Srl – Chiari (BS)Tel. 030/7000917 – 030/7002124www.nordpress.com – [email protected]

VITTORINO TAROLLI

EROI DELLA GRANDE GUERRASTORIE DI DECORARTI CON MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITAREPag. 180 – euro 18,50Nordpress Edizioni Srl – Chiari (BS)Tel. 030/7000917 – 030/7002124www.nordpress.com – [email protected]

I libri recensiti in questa rubrica si possono reperirepresso la Libreria Militare (via Morigi 15,

angolo via Vigna, Milano; tel. 02-89010725) punto vendita gestito da due alpini.

LA CAMPAGNA DI RUSSIA

“I l 30 dicembre 1942 fummo attaccati da nu-merosi carri armati; grandi come montagne,

mentre noi ci dovevamo difendere con il fucile…”…“Trovai una gallina ed entrai in un’isba a chiede-re alla donna che la abitava se me la poteva cuo-cere. Aveva una bimba piccola e mi diede dell’ac-qua calda con la quale mi lavai i piedi. Le lasciai lagallina e ripartii, mentre lei non sapeva come rin-graziarmi…”… “C’era una valletta adibita a posto dimedicazione: il carro armato era entrato e avevaschiacciato tutti i feriti e i congelati, stirati comefogli sottili…”. Racconti di reduci, episodi di guerra, un mosaico terribile nel quale nonmancano tessere di grande umanità. I reduci della campagna di Russia, dei quali Ma-nuel Grotto, tenente degli Alpini, ha raccolto le memorie, parlano quasi con distac-co, con quella serenità conquistata nel tempo. Sono tanti spezzoni di vita e di mor-te, ferite mai rimarginate. È un libro prezioso, perché recupera un patrimonio di memoria che altrimenti an-drebbe perduto, un libro di cui sarebbe bene leggere qualche brano nelle scuole perrecuperare valori dimenticati.

MANUEL GROTTO

LA CAMPAGNA DI RUSSIA NEI RACCONTI DEI REDUCIEdito dalla Sezione di Vicenzacon il patrocinio della Provincia di Vicenza e della Regione VenetoEuro 18 (più spese di spedizione per chi lo desidera contrassegno)Per l’acquisto rivolgersi alla sezione ANA di Vicenza tel. 0444/926988

NEMICI SULL’ORTIGARA

S i tratta di uno dei volumi più interessanti scrittisulle battaglie dell’Ortigara. Nonostante l’abbon-

dante letteratura apparsa sull’argomento questo li-bro, scritto a tre mani, affronta in modo originale,completo ed esauriente il dramma degli Alpini e deiloro avversari. Non un filo di retorica, un minimo ce-dimento all’emozione che pur pervade chiunque siavvicini ad uno dei fatti d’arme più celebrati del valo-re militare del nostro Esercito.Pozzato, da storico, ripercorre i luoghi e i momentideterminanti dello scontro tra due concezioni dellaguerra: gli austriaci, forti di una tradizione in cui il ter-reno costituisce elemento determinante di dottrina militare, trincerati in modo formi-dabile sui contrafforti che si snodano da quota 2105 allo Zebio, gli italiani convinti di an-nientare l’avversario con attacchi frontali, in virtù di un discutibile senso dell’eroismo. Volpato, ricercatore instancabile, riscopre una documentazione inedita che completacon abbondanza di dati e soprattutto di mappe accurate, di entrambe le parti, una co-noscenza dei fatti finora affidati principalmente alla memorialistica. Dal Molin, collezio-nista, sorretto da una profonda conoscenza della storia della Prima Guerra mondiale, haraccolto foto, cimeli, testi rari che aprono un panorama inedito sulla quotidianità e sul-la drammaticità dei combattimenti, grazie anche ad un eccezionale lavoro di restauro diimmagini, sfocate dal tempo e riportate ad una nitidezza incredibile.

P. POZZATO, P. VOLPATO, R. DAL MOLIN

NEMICI SULL’ORTIGARALA VERITÀ SULLA BATTAGLIA A NOVANT’ANNI DALLA SUA CONCLUSIONEPag. 317 – euro 22Itinera Progetti – Bassano tel. 0424/503467www.itineraprogetti.com

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B I B L I O T E C A

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Z O N A F R A N C AUNO, TRECENTOMILA

Ogni tanto mi capita di dire, con le persone più varie, che sonoun Alpino. Appena pronunciata la parola Alpino, mi accorgo

che sul loro viso appare un sorriso. Un sorriso che è sempre di sim-patia e di grande stupore. “Dicono che sarete in trecentomila”. Ioripenso allora a tutte le adunate vissute e rivedo quei fiumi di pen-ne nere avanzare per la stessa strada di tante Città. Ci penso spes-so poiché quella visione mi dà una grande forza proprio nei mo-menti nei quali mi sento stanco e troppo piccolo per affrontare legrandi battaglie quotidiane.E mi chiedo quale sia il magnifico mistero che unisce trecentomi-la, e più, persone, provenienti da ogni parte d’Italia ed anche dal-l’estero, con vite diversissime tra loro, in quelle sfilate favolose.Trecentomila persone, insieme, con gioia viva, con gli sguardiavanti, con commozione forte, con quella forza misteriosa dentro!Quasi certamente non esiste un altro caso al mondo nel quale sitrovano ogni anno tanti che comunicano a tutti un bellissimo so-gno. Ho pensato tantissime volte a quel sogno che mi aiuta a vi-vere senza paura nell’affrontare le forze del male e che mi riempieil cuore di gioia. E ho capito che, forse più che un sogno è unarealtà, grande come un bellissimo sogno. È la realtà formata datante vite vissute operosamente, con coraggio quotidiano nelcompiere il proprio dovere nel ricordo grato di tutti gli Alpini an-dati avanti, magari nel compiere più del proprio dovere, per esem-pio nelle numerosissime sezioni e gruppi che questo fanno, nel si-lenzio discreto del fare senza voler apparire. E queste vite, quel so-gno, se li portano appiccicati sul viso di ciascuno, nello sguardosereno, nel passo unico nell’avanzare vicini e compatti, senza alcu-na incertezza, con il rumore di un unico scarpone: trecentomila Al-pini nel giorno della grande festa. Poi si torna a casa. Ma nessunoresta solo. Si torna a casa con quel sogno, con lo sguardo sereno,continuando a sentire la presenza dei compagni vicini e compattinel suono di un unico scarpone. A molti potrà sembrare strano: sitorna a casa in trecentomila, ma non ciascuno a casa sua: trecen-tomila a casa di ciascuno. Grazie Alpini di tutta Italia.

Ludovico Dotti

UNA STRADA CONDIVISA

Al convegno della stampa alpina a Viareggio il presidente Pero-na ci ha detto chiaro e tondo che nell’ANA non c’è spazio per

i rassegnati cronici, i mugugnanti senza proteste alternative, i “ba-stian contrari” per partito preso e peggio ancora, per i disfattistiaccaniti che, troppo spesso, dipingono scenari a tinte fosche supresente e futuro associativo. Noi siamo tra coloro che coltivanouna visione in positivo del futuro, senza nasconderci le reali diffi-coltà che ci vedono impegnati ogni giorno nella gestione dell’As-sociazione, delle sezioni e dei gruppi. Perché ci crediamo? Perchécontinuiamo ad avere occhio attento al passato (leggi: tradizione)e un occhio altrettanto attento al presente e al futuro, ma non sia-mo strabici. Ci vediamo perfettamente e siamo andati a Cuneoproponendo slogan che recitavano così: “Abbiamo un grande pas-sato, avremo un grande futuro”, “Non può temere il futuro chi ri-spetta il suo passato”, “Nel solco della tradizione volontà di rinno-vamento”, “L’ultima sfida degli alpini: rinnovarsi nella tradizione”.Agli scettici e ai poco convinti diciamo: “La moda passa, la storiano: così gli alpini continuano”, anche se loro sembrano non esser-sene accorti e alzano le spalle in segno di disinteresse. Sincera-mente non sappiamo quale spazio potrà esserci per costoro nel-l’ANA dei prossimi anni. Spazio, invece, ci sarà sempre per chi cre-de nei valori fondanti nella nostra Associazione, per chi ha idee e

coltiva un progetto, anche se entra in conflitto con altri, perchéogni sodalizio può e deve prosperare nella contrapposizione dia-lettica quando gli attori del dibattito sono sinceri, leali e intellet-tualmente onesti. Se non lo sono, il loro apporto sarà senza dub-bio nocivo. Ricordiamoci però che quando si è presa una decisio-ne, all’unanimità o a maggioranza non importa, ci vogliono unita-rietà d’intenti e più solida volontà di proseguire sulla strada con-divisa. Da lì in poi chi rema contro si assume la responsabilità diagire a sfavore degli interessi associativi e ne dovrà rispondere, so-prattutto moralmente, di fronte a tutti i soci.

Dino Bridda - Belluno

ALLE AQUILE DEL 6° ALPINI

“Alle aquile del 6° Alpini!: sono le prime parole di uno scrittosu una grande targa scolpita in bronzo che si trova in piazza

Bra, a Verona; l’ho letto per la prima volta una sera in libera uscitadalla caserma Mastin della Scala, nel centro della bella città vene-ta. Dicevano allora che il servizio militare matura l'individuo, maquando ricevetti la cartolina precetto nella quale era scritto chela mia destinazione era artiglieria da montagna, cioè un reparto in-serito in una brigata alpina, c'ero rimasto molto male. Pensavo aimuli, animali per me poco raccomandabili, che mi mettevano pau-ra; giudicando da quelli che vedevo trasportare la legna nei boschivicino a casa mia, mi sembravano animali imponenti, potenti edirascibili con i quali non volevo avere nulla a che fare. Diventai ca-po pezzo di un reparto completamente meccanizzato. Comunquebenché in tempo di pace, ho provato disagio a trovarmi lontanoda casa, dai miei cari dal mio lavoro, dai miei coetanei, dal mioMugello; mi aveva detto mio padre che lo sbalordimento che siprova stando lontano dal proprio ambiente, sottoposto ad ordinisecchi e precisi si può ammorbidire facendo perno sui propri com-pagni, con i quali condividere tutto ciò. Ma quando arriva la primalettera da casa, è difficile resistere all'emozione. A quei tempi, chiper cause fisiche, o per scarsità toracica non veniva accolto nell'e-sercito, dalle mie parti veniva chiamato "scarto di governo". Certoche adesso è lontano il tempo in cui si pensava al Tedesco e al-l’Austriaco come a nemici, e questo è un bene molto grande per-ché l'unica animosità consentita tra europei, dovrebbe essere percause sportive, tecnologiche o scientifiche. I racconti di mio suo-cero, che era un "ragazzo del ’99" testimoniavano l'amore dei gio-vani che sacrificarono la propria vita sulle rive del Piave. “I tede-schi hanno attraversato il Piave”. Ed allora ognuno, forse col cuorein gola dalla paura (che io credo sia una componente del coraggio)si sentiva in dovere di fare scudo ed opporsi a che i nemici non ar-rivassero a Venezia. Non c'era distinzione fra nord e sud, ed il lom-bardo si gettava nella mischia accanto al siciliano, ed i poco piùche scugnizzi napoletani c'erano anche loro sul Montello e sulGrappa. “Che le penne insanguinarono a prova di ferro fuoco e va-langhe per un più libero volo”, dice il seguito dello scritto di piaz-za Bra. Leggendo queste parole pensai allora che c'erano stati pri-ma di me altri giovani con la penna nera che avevano scritto la sto-ria col proprio sangue. Il cappello che avevo in testa era stato te-stimone di un tipo di amore ben più doloroso e profondo, e daquel momento sentii nel mio cuore un sentimento di orgoglio peressere stato scelto per questo Corpo. Più avanti, in occasione diuna adunata nazionale, stringendo la mano ad un “vecio” sul cuicappello c'era il distintivo con le spade incrociate (della campagnadi Russia) mi sono commosso fino alle lacrime. “Se mi stringe lamano uno come lui – dissi tra me – è segno che mi riconosce co-me proprio erede”. E questo per me è stato veramente il massimo.

Valerio Pieri – San Piero a Sieve (FI)

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B E L L E F A M I G L I E

La famiglia PADOVAN al completo: sonoMatteo, 2° rgt. artiglieria terreste, il pa-dre Mauro, cl. ’57, artigliere del gruppo“Lanzo” e il vecio Ivano, cl. ’36, btg. “Fel-tre” della “Julia”.

Ecco 4 fratelli alpini droneresi (provinciadi Cuneo). Sono Clemente BONARDEL-LO, cl. ’35, 21ª compagnia del 4° Alpini,btg. “Saluzzo”, Lorenzo, cl. ’43, 21ª com-pagnia, btg. “Aosta”, Giuseppe, cl. ’36, ar-tigliere da montagna della 5ª batteria,gruppo “Aosta” e Agostino, cl. ’45, arti-gliere radiofonista della 6ª batteria,gruppo “Aosta”.

Dal gruppo di Venaria Reale (sezione diTorino) la bella famiglia CANCIAN ritrat-ta nella caserma Vian in occasione del-l’Adunata a Cuneo. Da sinistra, Enrico, cl.’69, 3° Alpini, btg. “Susa”, Eugenio, cl. ’32,caporale alla compagnia trasmissionidella brigata “Orobica” e Maurizio, cl.’62, caporal maggiore del 4° btg. geniopionieri “Orta”. Tutti e tre hanno fatto ilCAR a Cuneo nella stessa compagnia, la9ª, detta “La Veja”.

La famiglia del generale Felice TUA, Me-daglia d’Oro al V.M. La vedova Ilia (92 an-ni) tiene in mano il cappello del marito.Con lei i nipoti, il gen. di brigata CarloTua, il colonnello Vittor Tua, il sergentemaggiore Massimo Tua e Marcello MEL-GARA, amico di famiglia che, per anni, haportato in sfilata alle adunate il cuscinocon il cappello del generale Medagliad’Oro.

Natale COLOMBO, cl. ’52, 35° Corso ASCalla SMALP di Aosta e sergente nella Tri-dentina, 6° btg. a San Candido, iscritto algruppo di Gessate dal 1987 di cui è capo-gruppo dal 2005. Accanto a lui il figlioGuido, cl. ’77, 179° corso all’Accademia diModena e attualmente capitano della21ª compagnia del 2° Alpini a Cuneo.L’ufficiale, in occasione della scorsa Adu-nata ha comandato la compagnia alla ce-rimonia dell’alzabandiera.

I nonni Giuseppe BERTOCCHI, cl. 1921,50° compagnia del btg. “Edolo”, reducedella battaglia di Nikolajewka e PaoloBORLINI, cl. 1929, 5° Alpini, btg. “Edolo”,con il nipote Maurizio, cl. ’78, btg. “Mor-begno”.

I fratelli Giuseppe, Serino, Antonio eLuigi ALDEGHERI insieme a Pierluigi (fi-glio di Serino) che tiene in braccio il pic-colo Matteo. Sono tutti alpini iscritti agruppi della sezione di Torino.

Tre alpini del gruppo di Musso (sezionedi Colico) all’Adunata di Cuneo. Da sini-stra, Giorgio BARBIERI, cl. ’50, 7° rgt. al-pini, btg. “Belluno”, suo figlio Nereo, cl.’80, alpino del genio guastatori e nonnoPietro, cl. 1923, reduce in Serbia-Monte-negro con il 7° Alpini, btg. “Feltre”.

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C H I S I R I C O N O S C E ? I N C O N T R I A M O C I !

BRG. CADORE, 77ª CPBrigata Cadore, 77ª cp., 7° Alpinia Belluno nel ’65. Contattare Co-stanzo Devalis, al nr. 0175-345093.

MARIO TIRELLI, DOVE SEI?Tolmezzo nel 1962, 8ª cp.mortai della Julia: sono LuigiMarcolin (tel. 0438-782267),Enrico Fresia (che Marcolinha potuto riabbracciarequalche mese fa, dopo 45anni) e al centro Mario Tirel-li. Caro Mario, se ci sei battiun colpo!

CASERMA PIZZOLATO, ANNI 1991/92Artiglieri del 4° gruppo pesante campale Pusteria, caserma Pizzolato aTrento, negli anni ’91/92. Telefonare a Manuel Virgilio, 339-6119464.

BTG. CIVIDALE, NEL 1956Btg. Cividale, cp. comando du-rante il campo invernale sulmonte Due Pizzi a Malborghetto,Tarvisio (Udine) nel 1956. Giovan-ni Maria Basso (tel. 0432-720088)vorrebbe contattare i due com-militoni Dante Battuello e Giu-seppe Bertotti.

OSPEDALE MILITARE DI TORINO, 1960Stefano Podio (a sinistra), alpino della Tauri-nense in servizio alla caserma Montegrappadi Torino nel 1960, cerca il commilitoneVietto (a destra) e il degente di cui non ri-corda il nome. La foto è stata scattata all’o-spedale militare di Torino nel gennaio del‘60, dove alcuni alpini coadiuvavano lostaff medico. Telefonare a Stefano Podio, alnr. 0175-71215.

PARA’ DELLA BRG. OROBICAPrimo plotone paracadutisti, brigata Orobica, 50 anni fa. Contattare Gian Marco Pelizzari, tel. 030-396348; oppure 030-2510245.

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A L P I N O C H I A M A A L P I N O

BASSANO, NEL 1961BAR di Bassano del Grappa nell’estate del 1961: caporali istruttori del1°/’39 alle pendici del monte Grappa. Telefonare a Giuliano Preti, 349-5161301.

FANFARA TAURINENSE, NEL 1951Fanfara della Taurinense, caserma Monte Grappa di Torino, nell’ottobre del ’51.Telefonare a Pierino Bria, 333-2764260.

REPARTO SALMERIE, 2°/’39Reparto Salmerie, 2°/’39 a Tai di Cadore (Belluno). Contattare BrunoBrunello, ai nr. 0424-84558 – 335-5235512.

ARTIGLIERI DEL GR. AGORDOLuigi Reato (a sinistra) cercail commilitone con lui nellafoto. Erano alla casermaPiave di Belluno nel 1978,artiglieri da montagna delgruppo Agordo, brigata Ca-dore. Telefonare a Reato alnr. 0439-89205; oppure alnr. 392-3028677.

REPARTO ESPLORATORI, 3ª CP.Giuseppe Fossati cerca i commilitoni della 3ª cp., 3°/’38, repar-to esploratori. In particolare vorrebbe incontrare l’allora capi-tano Ceresa. Contattarlo al nr. 338-2184890; oppure al nr. 0171-631322.

A MERANO NEL 1963Attilio Barba (tel. 030-601132) cerca i commilitoni che nel ’63erano a Merano, cp. comando Pionieri.

50ª BATTERIA, 40 ANNI DOPOGiuseppe Favero (tel. 0423-948191) e Gianni Camazzola (tel.0424-833846) vorrebbero ritrovarsi a 40 anni dal congedo coni commilitoni della 50ª batteria, 1°-2° e 3°/’67, gruppo Pieve diCadore, caserma Monte Grappa.

CAPORALI DEL BTG. MORBEGNOI caporali maggiori Angelo Bressan tel.0332-747783 e Italo Tondo tel. 0332-669778 cercano i commilitoni caporalidel 2° scaglione 1940, btg. Morbegno,44ª compagnia.

IL CIMITERO DI SUZDALGianfranco Auriletto e Andrea Guglielmodel gruppo di Villarbasse (Torino) duranteun viaggio a Suzdal in Russia hanno visitatoun cimitero di guerra italiano con 2.500 sal-me, di cui 750 alpini. A quanto è stato lororiferito, risulta che un gruppo veneto si oc-cupa della manutenzione di questo cimite-ro. Auriletto (tel. 011-952487) e Guglielmodesidererebbero mettersi in contatto conquesto gruppo.

GLORENZA, NEL 1959Pino Vaianella vorrebbe contatta-re i commilitoni del 22° rgpt. cheerano a Glorenza (Bolzano), nel’59, classe ’36. Telefonargli al nr.0161-56446.

IL NAUFRAGIO DELLA NAVE CRISPI, NEL 1942Angelo Sabaini cerca notizie sul naufragio avvenuto nel1942 (o forse nel 1943) al quale partecipò suo papà, Gero-lamo Sabaini, alpino, classe 1907. Gerolamo fu imbarcatoa Livorno sulla nave Crispi con destinazione Sardegna.Durante la navigazione, in piena notte, la nave fu siluratacon a bordo 1.800 persone tra alpini e civili, delle qualimorirono circa 800. Gerolamo riuscì a salvare tanti com-pagni gridando loro di non gettarsi in mare sul fianco del-la nave controvento, ma dalla fiancata opposta. Ricordaanche di aver salvato tre suoi compaesani che non sape-vano nuotare, gettando loro i giubbotti di salvataggio espiegando loro di tenere sempre la testa alta. Adesso chesuo papà è andato avanti, Angelo Sabaini vorrebbe rico-struire questa storia con l’aiuto di qualche alpino soprav-vissuto a questa tragedia. Contattarlo al nr. 0332-719748.

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I N C O N T R I

Cinque fieri alpini della Julia, reduci del fronte russo si sono ritrovatidopo 64 anni alla sede del gruppo di Conselice-Lavezzola (Ravenna).Sono, da sinistra, Guido Gamberini dell’8° Alpini, btg. Tolmezzo, PietroGolinelli, Angelo Neri, Diotalevio Leonelli e Francesco Drei, tutti del 3°artiglieria da montagna. Alcuni commilitoni del 34° corso

ACS di Aosta ’72, fotografati al-l’Adunata di Cuneo. Il prossimoraduno è programmato per do-menica 4 novembre, a Como. Perinformazioni contattare Roma-nello, al nr. 328-9287701; oppureBrambilla, 334-8732935.Tre artiglieri del 3° che nel ’52

erano alla caserma San Rocco diUdine, gruppo Conegliano, 1ªbatteria, si sono ritrovati a Cone-gliano Veneto. Sono, da sinistra,Luciano Dolegna, Lino Ballancine Nino De Zorzi.

Si sono incontrati dopo 50 anni,a Tolmezzo (Udine) gli alpini del1°/’35 che negli anni dal ’56 al ’58erano nell’11° Alpini da posizione.Sono, Luciano Mazzero, Aldo DeSabata, Renato Pizzuti e OnelioContessi.

A 15 anni dal congedo gli alpini della 114ª cp. La Valanga, btg. Tolmez-zo, 4° e 7°/’91 si sono trovati con i loro sottotenenti a Gorgo al Monti-cano (Treviso). Per il prossimo incontro inviare una mail all’indirizzo: [email protected]

Si sono ritrovati con il loro ex comandante Claudio Mora (ora genera-le, capo di Stato Maggiore del Comando Truppe alpine). Sono gli arti-glieri del 3°, gr. Conegliano, del 5° e 8°/’2000.

Si abbracciano sorridenti LuiginoBasso ex presidente della sezio-ne Conegliano e Bruno Serafin,ex consigliere nazionale. Cin-quantadue anni fa erano a Brac-ciano nel 12° corso AUC.

Si sono ritrovati alla caserma Salsa di Belluno con il capitano dellacompagnia, appena rientrato dall’Afghanistan, i componenti della fan-fara Cadore, 2°/’65. Eccoli mentre posano per la foto ricordo.

Di nuovo insieme dopo 44 anni a Mandello del Lario. Sono gli artiglie-ri del 5° da montagna del gr. Bergamo, 1°/’40, a Silandro. Per futuri in-contri contattare Davide Abeni, al nr. 338-6702002.

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I N C O N T R I

Ecco cinque artiglieri alpini del 19° corso ASC della SAUSA di Foligno, an-no 1961. Ovviamente, non poteva mancare il mulo Gondolo, compagnoinseparabile. Da sinistra Erio Rossi da Velo d’Astico e Aristide Tornielli daGavazzate (VI), Franco Di Giusto da Fiesso d’Artico (VE), Luciano Schia-vetto da Nervesa della Battaglia (TV) ed Ettore Guiotto da Valdagno.

Di nuovo insieme a 43 anni dal congedo. Sono gli autisti e radiofonistiche erano alla caserma Rossi di Merano nel ’64. Per il prossimo incon-tro, programmato a Lonato (Brescia) nel mese di aprile 2008, contatta-re Domenico Clerici, al nr. 031-806195.

Annuale raduno degli allievi sottufficiali di complemento del 6° corso,del ’54, che quest’anno si sono dati appuntamento a Feltre. Presentimonsignor Giulio Perotto (cappellano sezionale), il sindaco AlbertoBrambilla e il presidente della sezione di Feltre Renzo Centa. Assentegiustificato il presidente nazionale Corrado Perona, anche lui allievodel corso, poiché in quei giorni si trovava a Rossosch, in Russia, in visi-ta all’asilo “Sorriso”.

Quinto raduno degli alpini dell’8°, 8ª cp. mortai, classi dal ’32 al ’35, che erano alla caserma Del Din. Tra di loro, nella foto scattata a Tolmezzo, an-che il gen. di C.A. Sergio Colombini, allora tenente.

Foto di gruppo, dopo 50 anni, dei trasmettitori alpini della Taurinense,in servizio nel ’57 alla caserma Monte Grappa di Torino. La signora inprima fila è la vedova del gen. Barella, all’epoca vice comandante del-la compagnia.

Si sono dati appuntamento sul Lago d’Iseo, dopo 45 anni, gli alpini chenegli anni ‘61/62 erano nella cp. Trasmissioni della Tridentina, a Bressa-none, comandata dal cap. Nereo Lorenzutti, presente all’incontro.Contattare Bruno Alberti (tel. 0342-910376) per il prossimo raduno chesi svolgerà a Bormio nel 2008.

Si sono trovati per il 28° raduno gli alpini della SMALP di Aosta che han-no raggiunto punta Chaligne a quota 2.608 metri. Per informazioni sulprossimo raduno contattare Romano Campana, al nr. 348-90691455.

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S E Z I O N I I T A L I ABERGAMO

2a Rassegna delle Fanfare alpine

Nell’incantevole e prestigiosa cornice del teatro Donizetti di Ber-gamo, sabato 2 giugno, Festa della Repubblica, si è svolta la 2°

Rassegna delle Fanfare Alpine della sezione di Bergamo. In un teatrogremito in ogni ordine, alpini ed amici hanno trascorso una piacevo-le serata con una partecipazione che conferma l’attaccamento diBergamo e dei bergamaschi alle proprie tradizioni, ma soprattutto aisuoi alpini. Si sono esibite sei fanfare alpine, le stesse che da semprerappresentano Bergamo alle Adunate nazionali, con l’esecuzione ditre brani a testa scelti dal tradizionale repertorio alpino.Nella serata, presentata da Francesco Brighenti, che da quest’anno èuno degli speaker ufficiali all’Adunata nazionale, si sono esibite:- la fanfara di Scanzorosciate, diretta da Massimo Sala; fondata nel1953, al suo primo esordio nell’adunata nazionale di Roma nel 54; - la fanfara di Sorisole, diretta da Stefano Costajoli, che festeggiaquest’anno il suo 80° di fondazione. Dal 1962, in occasione dell’adu-nata di Bergamo, partecipa a tutte le adunate; - la fanfara di Prezzate, diretta da Simone Perico: fondata nel 1959 hafatto il suo esordio all’adunata di Milano nel 59; - la fanfara di Trescore, diretta da Silvano Brusetti; nata nel 1977 pervolontà di alcuni musicanti provenienti dalla disciolta banda cittadi-na nel 1964, è composta da ben 45 elementi, molti dei quali giovani;- la fanfara di Ramera di Ponteranica, diretta da Antonio Frigeni: fon-data nel 1951 prende il nome dal borgo in cui è nata;- la fanfara di Rogno, diretta da Alfio Pizziali: nata nel 1974, ha parte-cipato all’adunata di Udine nello stesso anno con soli 13 elementi,ma con grandissimo entusiasmo. Da sempre è sotto la direzione diDaniele Del Vecchio. Infine, dopo la presentazione ufficiale al 1° raduno dei congedati del-le fanfare alpine a Brescia, non poteva mancare in terra orobica laspeciale partecipazione della fanfara dei congedati della Brigata Al-pina Orobica, diretta da Antonio Coter. Il concerto è terminato con“Signore delle Cime” a fanfare riunite, dirette da Costajoli, “Trenta-tre” diretto da Coter e, a chiudere, dopo il saluto del presidente Se-zionale Antonio Sarti, “ Inno di Mameli”, diretto da Brusetti e canta-to. in piedi, da tutti. A. Taramelli

(Le foto sono di Rosanna Viapiana)

Il presidente della Sezione Antonio Sarti premia i maestri.

SARDEGNAIn Sardegna la 5a marcia alpina della solidarietà

La sezione Sardegna, in colla-borazione con il Comando

Militare Autonomo locale, ha or-ganizzato anche quest’anno lamarcia alpina della solidarietà,arrivata alla 5ª edizione, che sisvolgerà il 14 ottobre nel comunedi Sinnai. La sezione ed i suoigruppi, con questa ed altre inizia-tive, hanno messo in pratica lasolidarietà alpina, venendo in-contro alle necessità dell’Asso-ciazione bambini down, dell’o-spedale microcitemico, dell’Associazione Italiana sclerosi multipla,dell’Associazione bambini ospedalizzati e, ultima in ordine di tempo,di due missionari domenicani sardi in Guatemala. Questo il pro-gramma: ore 8 ammassamento presso il nuovo anfiteatro di Sinnai;8,45 alzabandiera e inizio della manifestazione; 9 Santa Messa offi-ciata da padre Alberto dei domenicani; 10 partenza della 5ª marciadella solidarietà; 13,30 rancio alpino all’interno dell’anfiteatro di Sin-nai; dalle 15 alle 20 stand espositivo promozionale per l’arruolamen-to nell’Esercito; 16 esibizione della banda della brigata Sassari, delgruppo folk di Sinnai e del coro di Sinnai; 20 ammainabandiera. ●

Buon 60°, presidente Caprioli

Il 2 ottobre scorso il nostro past president Leonardo Caprioli e lamoglie Anna hanno festeggiato il 60° anniversario di matrimonio,

attorniati dai figli e dai nipoti. Alle felicitazioni giunte da tante par-ti vogliamo aggiungere anche quelle di tutta la famiglia alpina. ●

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Nelle foto: un gruppo di ragazzi e di alpini e la consegna del Tricolore a una stu-dentessa al termine del Training-day.

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S E Z I O N I I T A L I ABRESCIA

A Brescia il training-day, con oltre cento studenti delle scuole superiori della città

Una giornata in uniforme, per gioco

Una giornata in uniforme per gioco. Questo il motto del Training-day che si è svolto a Brescia ed ha coinvolto più di cento tra ra-

gazzi e ragazze delle scuole medie superiori della città. L’attività ha loscopo di avvicinare lo studente al mondo militare e del volontariatoattraverso una serie di lezioni teorico-pratiche che spaziano dalla cul-tura militare, alla cartografia, all’uso della bussola, alla sopravvivenzae primo soccorso, alle tecniche operative. Durante la gara conclusivagli studenti hanno affrontato la competizione a squadre di 3, attraver-so una serie di 24 prove, tra le quali spiccano il percorso d’agilità, lamarcia commando, il tiro a segno con carabina cal. 22, pistola ad ariacompressa e il tiro con l’arco.L’iniziativa è stata promossa dal Gruppo Sportivo Militare Bresciano instretta collaborazione con la sezione ANA di Brescia, il distretto mili-tare di Brescia, la Croce Rossa Militare di Bergamo ed il tiro a segnonazionale di Brescia. L’idea nacque tre anni or sono grazie a Roberto Viani, maggiore deglialpini appartenente alla Riserva e socio ANA, che ha coordinato ungruppo di ragazzi di diverse associazioni, d’arma e non. Lo staff, composto da riservisti del Gruppo Sportivo Militare Brescia-no, da alpini provenienti dai gruppi di tutta la sezione e dalle squadredi antincendio boschivo e Protezione civile ANA, ha usufruito dei lo-cali messi a disposizione dal Distretto Militare di Brescia per lo svolgi-mento delle lezioni teoriche, dal Tiro a segno che ha concesso l’uti-

lizzo di tutta la propria area per le attività pratiche e dalla sezioneANA di Brescia che ha concesso la sede per la gestione logistica delTraining Day, il rancio del mezzogiorno e per il rinfresco post premia-zione. Erano presenti anche gli alpini paracadutisti del 4° rgt. di Bolza-no e unità del 10° rgt. Genio Guastatori di Cremona che hanno mo-strato agli studenti materiali ed armi, per far conoscere i mezzi che l’E-sercito ha a disposizione quando si trova ad affrontare particolari si-tuazioni, come attacchi NBC o disinnesco di bombe.Alla manifestazione hanno presenziato il presidente della Provincia diBrescia Alberto Cavalli, l’assessore comunale Dionigi Guindani e il ge-nerale Camillo De Milato, comandante del Reclutamento e Forze diCompletamento interregionale nord. Per gli studenti è stata un’esperienza indimenticabile; al termine delleprove la sezione, per mezzo del sergente Michele Prestini, in servizioal 2° Reggimento Trasmissioni di Bolzano e appena tornato dal Libano,ha consegnato ad ogni ragazzo il Tricolore. ●

LA SPEZIAInaugurata la sede di Tresana

Il presidente nazionale Corrado Perona ha inaugurato la sede delgruppo di Tresana a Terrarossa dopo aver visitato le sedi dei grup-

pi di Santo Stefano di Magra, di Ceparana Follo Albiano (dove ha in-contrato un suo compagno di naia) e di Calice al Cornoviglio ad Al-picella. L’inaugurazione è avvenuta dopo aver deposto una corona almonumento ai Caduti alla presenza del prefetto di Massa Carrara,del presidente della Provincia e dei sindaci di Licciana Nardi e di Tre-sana. Sono seguite la sfilata fino alla nuova sede di Tresana e la cele-brazione della S. Messa. ●

Perona con gli alpini del gruppo di Santo Stefano Magra.

A sinistra: il taglio del nastro da parte del nostro presidente nazionale .A destra: il momento dell’alzabandiera. Da sinistra il prefetto di Massa Carrara,il presidente nazionale, i sindaci di Licciana Nardi e Tresana, il presidente dellaProvincia di Massa Carrara, il sindaco di Casola Lunigiana e l’assessore del comu-ne di Licciana Nardi.

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S E Z I O N I I T A L I ACARNICA

10.000 euro per un villaggio in Camerun

Il gruppo di Paularo con il patrocinio del comune ha indetto una lot-teria di beneficenza il cui ricavato – oltre 10.000 euro – è stato do-

nato ad un medico del Camerun, Emanuel Ndip Nganyuo.Il ricavato verrà utilizzato nel villaggio natale del medico camerunese(che attualmente lavora all’ospedale di Paularo) per la costruzione diuna scuola, di un pozzo e per l’acquisto di un generatore per la pro-duzione di energia elettrica.

CONEGLIANO

A scuola, lezione di “cultura alpina”

Presso la scuola media “Serena” di Treviso, di fronte ad una plateaattenta di circa 160 alunni delle classi terze, si è esibito in una le-

zione/concerto il coro A.N.A “G. Bedeschi” di Gaiarine, sezione di Co-negliano con un repertorio di canzoni popolari alpine.La lezione è stata organizzata dalla prof.ssa Simonetta Mandis, inse-gnante di musica della scuola nonché direttrice del coro, in allinea-mento con un’iniziativa promossa dalla Regione Veneto, che con unarecente delibera (D.G.R.4290/2005), sollecita ed incoraggia la diffu-sione e la valorizzazione della cultura alpina nelle scuole e tra i giova-ni del Veneto.Con l’intervento di alcuni alpini della sezione di Treviso, rappresenta-ta da Marino Marian e della sezione di Conegliano, con il presidenteAntonio Daminato, è stata spiegata ai ragazzi l’importanza della figu-ra dell’alpino nella storia italiana e il ruolo che attualmente svolgel’A.N.A. all’interno della nostra società, mentre il Coro ha interpretatoalcuni brani.Sono intervenuti l’assessore alla cultura della Provincia di Treviso,Marzio Favaro, accompagnato dal consigliere provinciale Mariano Za-va, il sindaco e l’assessore alla cultura del Comune di Gaiarine. Anchela Regione, con una nota dell’assessore regionale alle politiche dell’i-struzione, l’on. Elena Donazzan, si è complimentata per il progetto.

SALO’A Odolo inaugurata la nuova sede

Anche il gruppo alpini di Odolo, guidato dal giovane LodovicoGazzaroli, ha da poco una nuova sede. Trova spazio al primo pia-

no della “Casa delle Associazioni”, voluta del Comune di Odolo nel-l’edificio che fino a pochi anni fa ospitava il Municipio. Oltre agli alpi-ni, la palazzina ospita altre associazioni odolesi, come la locale sezio-ne del CAI, quella dell’AVIS e la polisportiva. Il Comune ha messo a di-sposizione i locali che gli alpini hanno sistemato con il rifacimento deiserramenti, dell’intonaco ed altri lavori di completamento.La cerimonia dell’inaugurazione ha visto la presenza di tutte le asso-ciazioni odolesi, con alla testa gli alpini che hanno organizzato l’even-to nel giorno del loro tesseramento. La giornata si è aperta con la S.Messa nella chiesa parrocchiale, celebrata dal parroco e concelebratadal cappellano della sezione di Salò, don Diego Gabusi, che per l’oc-casione è stato insignito della cittadinanza onoraria per i forti legamiche da anni intrattiene con la comunità odolese. Poi un lungo corteo, accompagnato dalla fanfara alpina di Villanuovasul Clisi con in testa il Gonfalone del Comune, ha percorso le vie delpaese per raggiungere la “Casa delle Associazioni”. Tutte le associazio-ni odolesi erano presenti con i labari e le bandiere, e naturalmente ilvessillo sezionale con una ventina di gagliardetti. Oltre al presidentedi Salò Fabio Pasini, di casa perchè odolese, erano presenti il vice pre-sidente Bendotti, alcuni consiglieri sezionali e il past president dell’A-NA Beppe Parazzini.Al suono dell’Inno di Mameli è stato tagliato il nastro, quindi di segui-to hanno preso la parola il sindaco di Odolo Adriana Vitali e i rappre-sentanti delle varie associazioni, tra cui il capo gruppo, Lodovico Gaz-zaroli, che ha ringraziato l’Amministrazione comunale per la disponi-bilità dei locali per la nuova sede. Cesare Fumana

La nuova sede del Gruppo Alpini di Odolo.

Da sinistra: il capogruppo Lodovico Gazzaroli, il past president Beppe Parazzini,il sindaco Adriana Vitali, il cappellano don Diego Gabusi, il presidente sezionaleFabio Pasini e gli alfieri con vessillo e gagliardetto.

Nella foto il dr. Nganyuo con il capogruppo Ennio Blazan e il sindaco di Paularo,Maurizio Uerli.

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S E Z I O N I I T A L I AMASSA CARRARA

La sezione ha una nuova sede

La Sezione ha una nuo-va sede. É stata inau-

gurata con una cerimoniasolenne, nobilitata dallapresenza del presidentenazionale Corrado Pero-na e dal comandante del-le Truppe alpine gen. diC.A. Armando Novelli,accompagnato dall’alloracomandante dell’8° Alpi-ni col. Massimo Panizzi, ilprefetto Carlo Striccoli eil sindaco di Carrara Giu-lio Conti. La nuova sede,fortemente voluta dalpresidente AlessandroRolla e dai suoi alpini, èstata benedetta dal vica-rio della diocesi, madrina Maria Grazia Orlandi, assessore con dele-ga ai Lavori pubblici e alla Protezione civile di Carrara. Erano presen-ti 13 vessilli sezionali, una cinquantina di gagliardetti e numerosissimigagliardetti di associazioni d’Arma. Conclusa la cerimonia d’inaugu-razione è stata celebrata una S. Messa a suffragio dei Caduti di tutte

le guerre. Infine, nellaSala Amendola, allocu-zioni di Perona e delgen. Novelli. Al sinda-co (alpino) di Caola Lu-nigiana è stata conse-gnata una medagliaquale riconoscimentoper le numerose mis-sioni umanitarie in par-ticolare in Afghanistane l’invio di attrezzaturemediche di laboratorioeffettuato grazie all’in-teressamento del gen.Novelli. ●

Il presidente Perona con il col. Panizzi, il gen. Novelli e il presidente sezionaleRolla.

Il taglio del nastro da parte della madrina at-torniata dal sindaco, dal prefetto, dal gen. No-velli e dal presidente Perona.

Un momento della sfilata.

PISA LUCCA LIVORNOA Pozzi inaugurato un monumentoai Caduti

Gli alpini del gruppo diPozzi hanno voluto la-

sciare testimonianza ai po-steri dell’immane tragediaavvenuta nel lontano 26gennaio 1943 in terra di Rus-sia, rappresentando su unpezzo di marmo delle AlpiApuane una scena simbolo:il gen. Reverberi che dallatorretta di un carro armatoin mezzo ad un triste scena-rio grida ai suoi alpini diso-rientati e stremati: "AvantiTridentina, di là c’è l'Italia".Il monumento, inaugurato il22 gennaio, è stato volutodal capogruppo LorenzoSantocchi che, memoredelle drammatiche parole ascoltate qualche anno fa dal reduce IvoBibolotti, ha incaricato lo scultore alpino Giampiero Viti di realizzarel’opera a perenne ricordo di tutti quelli che non fecero ritorno a casa,e monito per le generazioni future affinché simili tragedie non si ripe-tano più. ●

BASSANO DEL GRAPPAVolontari costruiscono una centrale termica in Argentina

Alcuni alpini delle sezioni di Bassano del Grappa, Feltre e Verona conil gruppo di San Pietro di Rosà hanno raccolto i fondi per sostituire

gli impianti della missione dei padri Scalabriniani a Buenos Aires.Dopo aver spedito il materiale via nave, 9 volontari sono partiti per l’Ar-gentina realizzando, in brevissimo tempo, la centrale termica per la mis-sione, che conta oltre 400 alunni. Durante il soggiorno a Buenos Aires hanno incontrato il presidente se-zionale Fernando Caretti (nella foto con il consigliere di Bassano delGrappa e un alpino di Feltre durante lo scambio dei gagliardetti), gli al-pini di vari gruppi locali e quelli del coro.●

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S E Z I O N I I T A L I A

SALO’Vestone: cittadinanza onoraria a Nelson Cenci

Il Comune di Vestone ha onorato ancora una volta il battaglione al-pini che porta il suo nome, conferendo la cittadinanza onoraria a

Nelson Cenci, sottotenente del Vestone, Medaglia d’Argento al Va-lor Militare, comandante di plotone della 55ª compagnia durante laCampagna di Russia. Nelson Cenci, classe 1919, citato più volte nel li-bro “Il sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern, del quale era il co-mandante, ha pubblicato diversi libri sulla sua esperienza in Russia ealcune raccolte di poesie. L’iniziativa è nata su suggerimento di Pri-mo Zambelli di Levrange di Pertica Bassa, uno degli ultimi alpini val-sabbini tra i compagni di Cenci nella steppa russa ancora in vita.La cerimonia è avvenuta nel Municipio di Vestone, dove il sindacoEmanuele Corli ha avuto parole di stima nei confronti di Cenci, chesi aggiunge agli altri reduci del Vestone insigniti della cittadinanzaonoraria. Nel 1964 fu concessa a Enrico Bracchi, comandante del bat-taglione in Russia, nel 1977 a Mario Rigoni Stern «per aver cantato almondo la leggenda del “Vestone”» e, nel 1993, al ten. medico del“Val Chiese”, Mario Pamato «per la sua grande umanità» durante laCampagna di Russia. Oltre al vessillo della sezione di Salò, scortato

Nella foto: il sindaco di Vestone, Emanuele Corti, consegna l’attestato a NelsonCenci. A destra l’assessore provinciale Alessandro Sala, concittadino di Cenci.

TREVISO

I 75 anni del Gruppo di Pederobba

Il primo luglio 2007 il Gruppo alpini di Pederobba (Treviso), pre-sente il vicepresidente nazionale vicario Ivano Gentili, ha festeg-

giato il 75° della sua fondazione, unitamente all’anniversario del 90°della battaglia di arresto degli austro-ungarici dal Piave al Grappa, unevento della prima guerra mondiale particolarmente importante,che ha segnato per sempre la popolazione locale e il paese di Pede-robba. Le manifestazioni che sono state organizzate dal Gruppohanno coinvolto già a partire da maggio tutta l’area e la popolazio-ne del Comune di Pederobba. La presentazione alla stampa era stataa metà giugno nella sede provinciale di Treviso alla presenza del vi-cepresidente provinciale Floriano Zambon, degli assessori provincia-li Marzio Favero e Michele Noal, del presidente della Sezione di Tre-viso Luigi Casagrande, del sindaco di Pederobba Raffaele Baratto edell’assessore alla cultura di Pederobba Agostino Vendramin. Primosforzo organizzativo, grazie anche all’interessamento del vicepresi-dente nazionale vicario Ivano Gentili, è stato il libro “Storie di uomi-ni e di alpini”, curato da Aldo Torresan, Francesca Suman, BeniaminoBresolin, Emanuele Viviani e dal capogruppo Roberto Michielon: unvolume molto ben fatto, in grado di ripercorrere la storia del Grup-

Vessilli ANA e delle varie associazioni d’Arma con il Gonfalone del Comune di Pe-derobba.

Gli onori alla bandiera all’inizio della cerimonia presso la chiesetta di San Seba-stiano.

Una bella composizione di un alunno delle elementari.

po ANA di Pederobba, dalle origini ai giorni nostri, ma anche la sto-ria locale, con testimonianze di pederobbesi che hanno fatto e vis-suto la storia. C’è stato un ciclo di conferenze sulla Resistenza nel-l’area pedemontana, con storie vissute nei lager nazisti, sulla ritiratadi Russia e sulla battaglia d’arresto dal Piave al Grappa. Ben cinque lemostre: sulla Grande Guerra, Nikolajewka, sugli alpini in armi, sui“Giorni della memoria” e una mostra di poesie e di disegni deglialunni di Pederobba sul tema “Il paese degli alpini”.

dal vice presidente Dino Mafessoli, era presente quello della sezio-ne di Brescia con il vice presidente Daniele Barbieri e l’assessore pro-vinciale Alessandro Sala, concittadino di Cenci in quel di Cologne.Il gruppo alpini di Vestone, guidato da Emiliano Piadena ha, con l’oc-casione, inaugurato il nuovo gagliardetto.

Cesare Fumana

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S E Z I O N I I T A L I AVALSESIANA

Ripulita l’area dell’antica chiesetta

La chiesetta detta “del Cucco”, dedi-cata a Santa Barbara patrona degli

artiglieri, è situata a nord-est di Varallo,a quota 668 metri, arroccata su unosperone roccioso con una splendida vi-sta panoramica sulla vallata sottostan-te. È raggiungibile per un comodo sen-tiero che si stacca dalla carrozzabileper il Sacro Monte e che conduce, pro-seguendo, ai 919 metri del monte TreCroci.Era, probabilmente, la pieve del villag-gio ormai diruto che porta lo stessonome. Incerte sono le vicende stori-che: sicuramente era già edificata nel1688, anno in cui fu realizzata da Gio-vanni Blasio Manauft l’acquaforte “La

Nuova Gerusalemme nel Sacro Monte di Varallo”. L’edificazione è dacollocarsi quindi nella prima metà del XVII secolo, epoca di gran fer-vore per l’edilizia sacra valsesiana.La chiesa del Cucco è l’unica in Valsesia ed una delle poche in dioce-si dedicata a Santa Barbara, la martire di Rieti, patrona dei pompieri,dei fuochisti, degli artificieri e, come detto all’inizio, degli artiglieri. Èfesteggiata il 4 dicembre.Tanti anni di abbandono hanno lasciato il segno sulle antiche struttu-re, i vandali ed i ladri si sono accaniti: è stata rubata anche la campa-na; la vegetazione l’ha ricoperta e l’umidità ha corroso i pregevoli ma-nufatti, fino a che il gruppo di Varallo si è reso promotore del recupe-ro della chiesetta, interessando il gruppo Camosci del CAI ed i Terrie-ri di Verzimo, Gerbidi e Cucco e il nucleo di Protezione civile seziona-le. L’intervento di taglio e rimozione della vegetazione circostante havisto la partecipazione di 15 volontari più 7 tra alpini del gruppo e Ter-rieri. Armati di motoseghe e falcetti, fin dalla prima mattina hanno la-vorato alacremente liberando l’area dagli alberi, anche di alto fusto,che circondavano la chiesetta, con il duplice scopo di arieggiarla ecreare un’area per lo sbarco elitrasportato dei materiali occorrenti alrestauro. Dopo una breve sosta, a mezzogiorno, i lavori sono prose-guiti fino alla sera.Il risultato è stato il taglio di circa 150 quintali di legname, lasciato sulposto a disposizione dei proprietari, più un cumulo di ramaglie chesaranno ridotte a fascine dagli alpini del gruppo di Varallo per essereutilizzate in autunno per le castagnate.

Marco Zignone

VICENZAIl gruppo Villaggio del Sole ha 40 anni

Èstata una cerimonia commovente quella svolta al Villaggio del So-le di Vicenza in occasione del 40° della fondazione del gruppo.

Per l’occasione il gruppo alpini - guidato da Natalino Schievano e inti-tolato al caporale alpino Roberto Sarfatti, M.O.V.M., morto sul ColD’Ecchele (Sasso di Asiago) durante la “battaglia dei Tre Monti” nellaprima guerra mondiale - ha inaugurato un monumento “Ai Caduti ditutte le guerre”. Dopo una sfilata per le vie del quartiere aperta dalla fanfara di Vivaro-Dueville, il parroco don Mariano Piazza ha benedetto il monumentoalla presenza del presidente sezionale Giuseppe Galvanin, dell’asses-sore Zocca, del presidente della circoscrizione 6 Matteo Tosetto, deivessilli di Vicenza e Asiago e di decine di gagliardetti. Al termine della S. Messa accompagnata dal coro “La Baita”, pranzocomunitario presso le Opere Sociali. La sera prima, grande partecipazione alla rassegna corale nella chiesaparrocchiale di San Carlo, dove si sono esibiti il coro “Amici miei” diMontegalda, il coro “El Vajo” di Chiampo e il coro alpino Lumignano.

Nelle foto: un momento della sfilata e il monumento ai Caduti di tutte le guerre.

Nelle foto: I volontari al lavoro per disboscare l’area e l’antica chiesetta “del Cucco”.

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S E Z I O N I I T A L I ACASALE MONFERRATO

La prima manifestazione alpinadel (quasi) gruppo di Cuccaro

Che cos’ha di speciale una manifestazione alpina che si svolge in unpaese (Cuccaro Monferrato), accompagnata dalla fanfara locale e

seguita dalla S. Messa in ricordo di tutti i Caduti? Niente, se non fosse che il paese pur non avendo un gruppo alpino havisto la partecipazione di dieci sindaci e del Gonfalone della Provin-cia (di Alessandria).Tutto questo si è realizzato grazie all’impegno del sindaco di CuccaroMonferrato Pier Giuseppe Brusasco, alpino, e del consigliere zonaleFrancesco Accornero che hanno voluto la manifestazione, nell’attesache anche il paese di Cuccaro diventi sede di un gruppo alpino. La cerimonia si è conclusa con gli interventi del presidente della se-zione Gianni Ravera, del capogruppo di Mirabello Giancarlo Piacenzae dello stesso sindaco. È seguito un concerto della Fanfara Val Susache aveva anche accompagnato tutta la manifestazione. ●

VARESEIntervento sulla Linea Cadorna

La Protezione civile della sezione di Varese ha inserito nel program-ma dell’anno 2007 un intervento sulla Linea Cadorna nei tratti che

collegano il Monte Orsa al Monte Pravello e sul tratto della canno-niera bassa, che spazia su Stabio e sul basso Canton Ticino. Circa 60 volontari si sono ritrovati tra cunicoli e camminamenti: han-no tagliato alcune piante le cui radici intaccavano i muri a secco del-le trincee e ricostruito parte degli stessi muri, fatto pulizia lungo ilpercorso, ripristinato diversi drenaggi che con l’andare degli anni sierano ostruiti. A monte dei camminamenti sono state ricavate delle nicchie nei mu-ri per creare alcune panchine in pietra, con spalliera in legno, un usoben lontano da quello per cui venne costruita la Linea Cadorna: untempo sentiero di guerra, oggi sentiero di pace. Vista l’entità dell’intervento, senza l’aiuto dei numerosi volontari igruppi ANA di Viggiù-Clivio e Saltrio non sarebbero riusciti a realizza-re una simile opera in così poco tempo e con tanta professionalità.

Beniamino

Nella foto: alpini al lavoro lungo un camminamento.

NOVARACameri: inaugurato un belmonumento all’alpino

Il gruppo alpini di Cameri ha inaugurato il monumento all’Al-pino (nella foto), opera di Enzo Rossi da Cìvita.

Il noto artista internazionale, e concittadino per adozione, harealizzato una delle sue più grandi opere in acciaio inossidabi-le, condensando all’interno di un grande anello bifido, simbo-leggiante “Patria e famiglia”, tutti gli elementi caratteristici del-la vita e dell’esperienza degli alpini in pace ed in guerra. Erano presenti il presidente sezionale Antonio Palombo, il sin-daco Maria Luisa Crespi, il capogruppo Giuliano Colombo, leautorità civili e militari locali, i vessilli delle sezioni Valsesiana ePavia nonchè le rappresentanze di numerosi gruppi ANA ed as-sociazioni.Dopo la S. Messa, celebrata dal parroco don Vicario, l’onore del-lo scoprimento dell’opera è stato affidato alla signora MarinellaZappa, già madrina del gruppo nel 1980. ●

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S E Z I O N I E S T E R OLUSSEMBURGO

Gli alpini di Lussemburgo a Dronero

Entusiasmante l’adunata nazionale di Cuneo e splendida, secondola tradizione, l’accoglienza di Dronero, bella cittadina all’imbocco

della Val Maira, agli alpini della sezione del Gran Ducato di Lussem-burgo, guidati dal presidente Eleuterio Turra.Il soggiorno piemontese, si è concluso con una giornata di incontri edi visite culturali, organizzate dal gen. Ludovico Lombardi, di famigliadronerese con vecchie tradizioni militari.Commoventi le parole di commemorazione storica della città e di au-gurio per gli alpini e per i familiari pronunciate nella sala del Consigliocomunale dal sindaco di Dronero, Giovanni Biglione, alla presenza dellocale capogruppo ANA, Roberto Rovera, e di Alberto Bersani Lom-bardi, presidente del locale Centro Studi dedicato a Giovanni Giolitti,famoso statista di origine dronerese.In seguito visita a Revello con tappe al Museo del Parco del Po cu-neese, alla Collegiata e alla Cappella Marchionale e incontro con ilpresidente della sezione di Saluzzo, Giovanni Greco e con gli alpinidel gruppo di Revello.

Ludovico Lombardi

AUSTRALIAA Melbourne in ricordo dei Caduti

Gli alpini della “doppia naia” della sezione di Melbourne in Austra-lia hanno partecipato a una S. Messa nel ricordo degli alpini Ca-

duti nelle missioni in Iraq e in Afghanistan. Erano presenti numeroseautorità civili e militari. Durante la Messa, celebrata nella chiesa diSanta Brigida da padre Vittorio, è stata benedetta una croce inviatadall’Italia per questa occasione. ●

AUSTRALIA Melbourne: monumento all’alpino

Il presidente della sezione australiana di Melbourne Aldo Zanattafotografato con parte del consiglio sezionale davanti al monu-

mento all’alpino. Sono, da sinistra: Mark Traglia, Carlo Buzzi, Guido Fasciani, Jenna Red-man, Angelo Savaris, Giovanni Traglia, Sarah Zanatta, Luke Van Maa-nen, Aldo Zanatta, Marco Conte, Tristan Pozzebon, Angelo Soligo eAdriano Felizzeti. ●

Da sinistra a destra: Alberto Bersani Lombardi, Eleuterio Turra, il sindaco Gio-vanni Biglione, il gen. Ludovico Lombardi.

SVIZZERAGli alpini di Orbassano e Neuchatelin ricordo dei Caduti

Gli alpini del gruppo di Neuchatel, nella Svizzera francese. hannoricevuto la visita di un gruppo di alpini di Orbassano (della sezio-

ne di Torino). Eccoli tutti insieme fotografati davanti al monumentodedicato ai Caduti. ●

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Obiettivo sulla montagnaSembra davvero un dipinto questo scorcio di montagna. I colori dell’autunno ci sono tutti. La montagna non si è certo risparmiata e ancora una voltaci mostra il suo incanto. (La foto, scattata in Val Vigezzo, è di Ezio Ferraris, del gruppo di Toceno, sez. Domodossola)