LO VEDIAMO E SPIEGHIAMO COME E PERCHÉ QUALCHE …Come è stato già det-to,dieci sono gli ettari...

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Luglio/Settembre 2014 28 Non si scopre nulla di nuovo dicendo: – Alla fine dell'anno 2007 si registravano, nel- l'area IGP del Lazio, ben 800 ettari di terreno forse più che meno, destinati alla varietà acti- nidicola HORT 16/A *Zespri Gold. – Nell'anno 2008 esplodeva in forma estre- mamente violenta la Batteriosi, battezzata subito come “cancro del Kiwi” ed ormai stra- nota a tutti, anche a quelli non addetti al set- tore, quale Pseudomonas Siringae pv. Acti- nidiae. L'impatto del terribile batterio sugli impianti frutticoli delle varietà di Kiwi a polpa gialla, ed in misura molto minore anche su quelli a pasta verde, (Hayward, particolarmente im- portante) è stato inimmaginabilmente spieta- to e devastante. Risultato vano ogni tentativo di arginare l'avanzata del temibilissimo pato- geno, gli actinidicoltori sono stati costretti ad abbattere le piante infette in maniera gradua- le ma progressivamente accentuata sino alla estirpazione totale, con conseguente brucia- COSA RESTA IN CAMPO DELLA FAVOLOSA HORT 16/A *ZESPRI GOLD DOPO LA BUFERA “BATTERIOSI” CHE ANCORA INFURIA? Alvaro Morganti Roberto Altobello LO VEDIAMO E SPIEGHIAMO COME E PERCHÉ QUALCHE MIGLIAIA DI ESEMPLARI SOPRAVVIVE E FRUTTIFICA BENE TUTTORA Borgo Carso (LT), ottobre 2014 - Actinidieto Hort 16A: Alvaro Morganti e Roberto Altobello con il figlio Luca,

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Non si scopre nulla di nuovo dicendo:– Alla fine dell'anno 2007 si registravano, nel-l'area IGP del Lazio, ben 800 ettari di terrenoforse più che meno, destinati alla varietà acti-nidicola HORT 16/A *Zespri Gold.– Nell'anno 2008 esplodeva in forma estre-mamente violenta la Batteriosi, battezzatasubito come “cancro del Kiwi” ed ormai stra-nota a tutti, anche a quelli non addetti al set-tore, quale Pseudomonas Siringae pv. Acti-nidiae.

L'impatto del terribile batterio sugli impiantifrutticoli delle varietà di Kiwi a polpa gialla, edin misura molto minore anche su quelli apasta verde, (Hayward, particolarmente im-portante) è stato inimmaginabilmente spieta-to e devastante. Risultato vano ogni tentativodi arginare l'avanzata del temibilissimo pato-geno, gli actinidicoltori sono stati costretti adabbattere le piante infette in maniera gradua-le ma progressivamente accentuata sino allaestirpazione totale, con conseguente brucia-

COSA RESTA IN CAMPODELLA FAVOLOSAHORT 16/A *ZESPRI GOLDDOPO LA BUFERA “BATTERIOSI”CHE ANCORA INFURIA?

Alvaro Morganti Roberto Altobello

LO VEDIAMO E SPIEGHIAMO COME E PERCHÉ QUALCHE MIGLIAIADI ESEMPLARI SOPRAVVIVE E FRUTTIFICA BENE TUTTORA

Borgo Carso (LT), ottobre 2014 - Actinidieto Hort 16A: Alvaro Morganti e Roberto Altobello con il figlio Luca,

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tura del materiale divelto. Alcuni, confidando sui portinnesti della varietàHayward, hanno potuto eseguire la conversio-ne degli impianti in questa cultivar verde, me-diante operazioni di ripresa pollonica.– Al di là delle opportune e giuste raccoman-dazioni di carattere tecnico-colturale rivolte aikiwicoltori interessati e tendenti ad orientarlisulle razionali pratiche e cure d'ordine agro-nomico atte ad esaltare l'autodifesa in sensobio-immunitario delle piante (razionalità nutri-zionale, arieggiamento e grado di luminositàadeguati, somministrazione di sostanza orga-nica appropriata, fabbisogno idrico ben dosa-to, etc. etc.) è il caso di accennare che comesempre accade quando si scatena ogni sortadi fito-parassitismo eto-entomologico, critto-gamico ed altre avversità, tante figure si inte-ressano immediatamente ai problemi, im-provvisandosi taumaturghi ed ognuno dettale sue miracolose.ricette di prevenzione e dicura. La confusione regna allora sovrana ed èpura bagarre. Nel frattempo, però, così come si dice aNapoli, “'A cera s'e strueie e ò muort’ nuncammina”che tradotto in lingua vuol dire: Iltempo passa e non si vede come si possa ria-nimare ciò che non c'è più. E più che forza curativa prevale la spinta com-mercial-speculativa.

Non v'è alcuna necessità di precisazioni inproposito, perché tutti sappiamo benissimo aquali estremi appigli si aggrappano i dispera-ti coltivatori, che nella fiducia di salvare i loroimpianti di varia natura agraria, accolgonoogni suggerimento e si accollano ogni impe-gno economico restando alla fine sistematica-mente delusi, pur davvero consci che non c'èintervento curativo che tenga.La sola speranza sta in qualche trattamento opratica colturale preventiva di tipo tradizionale.– Uno spiraglio con barlumi di ottimistica pro-spettiva sembra aprirsi ora per merito deglieccellenti Biologi dell'Università di Tor Vergatadi Roma, i quali stanno percorrendo vie diricerca incentrate su Virus batteriofagi, (VediKiwi-Informa n. 4-6 2014).L'attività di Laboratorio va avanti bene e pro-mette già risultati molto incoraggianti. Il tempo a venire, che auspichiamo sia piutto-sto breve, ci dirà se le prove di campo li con-fermeranno o, meglio ancora, li perfezione-ranno.E veniamo ora ai resti di quella che fu unagloriosa Divisione di Unità frutticole a “pastagialla”: l'Hort 16/A. In compagnia del Dr. Cacioppo, che si è im-pegnato nelle riprese fotografiche di corredo,ne abbiamo visionato alcuni reparti ancoraefficienti. Complessivamente quasi 10 ettari.

agrotecnico nell’Azienda di Roberto Altobello. Nuovo actinidieto G3 nell’Azienda Altobello.

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Tre sono dislocati a Borgo Carso (LT)lungo Via Campomaggiore.Appartengono in quote distinte ai F.lli Ro-berto e Renzo Altobello. Atri cinque ettari sopravvissuti sono ubicati inLoc. Bella Farnia di Borgo San Donato edappartengono al sig. Mauro Giuliano. Lo stato vegetativo è davvero sorprendente.La fruttificazione è molto avanzata. Prossimaalla raccolta e di rilevante livello quanti-quali-tativo appaiono i tipici frutti della superbavarietà. L'artefice primo di questa felice e pur redditi-zia sopravvivenza è stato unicamente RobertoAltobello, il quale, adottando un protocollo disua personale concezione, è riuscito, sia pureattraverso non indifferenti modificazioni edintegrazioni, a mettere a punto una rete diautodifesa biofisiologica delle piante che viavia gli ha dato la soddisfazione di mantenerein vita produttiva la varietà prediletta, almenofinora. Salvo qualche amichevole, richiestaeccezione, non ha voluto diffondere la sualinea di indirizzo antibatterico ad altri fintanto

non fosse sicuro dell'efficacia del suo metodoed anche perché, avendo in piedi un'attivitàcommerciale di tutto rispetto, non volevadare l'impressione di concentrarsi più su quelversante piuttosto che su quello prettamentetecnico.Giova a questo punto sottolinere, per chi nonlo conosce (non sono tanti per la verità) cheRoberto è un Perito Agrario di grande forma-zione ed esperienza. Con tale titolo di studioe con la segnalata referenza pratica, ha svol-to per diversi anni il ruolo di InsegnanteTecnico Pratico presso L'Istituto Professionaledi Stato per l'Agricoltu-ra di Latina a BorgoPiave. Non voleva sa-perne di venire alloscoperto temendo difinire poi nel frullatoredelle opinioni critichecontrastanti e delle po-lemiche inevitabili sus-seguenti.Ha infine ceduto alle

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asfissianti pressioni per quanto amichevoli eda fior d'affetto, della nostra Rivista, per illustra-re il “Perché” del suo attaccamento a quellaCultivar ed il “Come” abbia camminato perraggiungere l'obiettivo prefissatosi. Leggiamolo:Ringrazio l'amico Alvaro Morganti per le paro-le eccessivamente lodevoli espresse nei mieiconfronti. La stima e l'affetto che ci lega dalungo tempo lo ha spinto ad esagerare unpo'. Dopo gli inviti rivoltimi da lui e dagliamici della Rivista Kiwi-informa di renderenote le mie esperienze nella conduzione del-

l'impianto actinidicolo -Var. Hort 16/A -soprav-vissuto alla devastanteepidemia batterica daPSA pv Actinidiae, cheha interessato la coltu-ra di Kiwi provinciale,regionale e nazionale,non posso non riferire:Come è stato già det-to,dieci sono gli ettari

della varietà di Kiwi a polpa gialla Hort16/Ache hanno resistito alla micidiale batteriosi.Circa due terzi devono questa sopravvivenzaall'adozione di una condotta colturale stretta-mente simile. E' opportuno precisare che gliimpianti interessati sono disetanei e si trovanoin ambiti pedologici differenti, distanti tra lorocirca 25 chilometri. Uno appartiene all'azien-da del sig. Mauro Giuliano. Copre la superfi-cie di Ha 5 di terreno prevalentemente sab-bioso a Ph 6,9, ed è stato realizzato nell'anno2002. Un altro, di ha 1,5 è di mio fratelloRenzo che lo ha messo in atto nell'anno 2005Viene, quindi il mio, di 1 ha, impiantato nel-l'anno 2007. Questi ultimi due insistono suterreno a granulometria profondamente ar-gillosa, in località Borgo Carso, a Ph 6,2 e 7,5rispettivamente.I risultati attuali delle tre coltivazioni sonoancora soddisfacenti, benché le situazioniubicative siano completamente diverse edanche se il protocollo di conduzione a livel-lo colturale e fito curativo è stato adottato intempi differenti. Mentre chi scrive ne ha adot-

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Borgo Carso (LT),ottobre 2014 -Actinidieto Gold 3:Azienda RobertoAltobello

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tato il cronogramma, mettendone in praticale linee fin dalla costituzione dell'impianto,l'azienda Mauro Giuliano e quella di mio fra-tello Renzo lo hanno avviato entrambi ad ini-zio emergenza Batteriosi. Analizzando il “Sistema di conduzione” - cosìvoglio definire la base protocollare del proce-dimento colturale – mi sembra opportunoaffermare di aver sempre ritenuto, ancorprima dei nefasti accadimenti batteriologici,che per ottenere buoni risultati produttivi dauna coltura erbacea od arborea, nel casospecifico frutticola di una particolare e delica-tissima varietà di Actinidia, quale l'Hort16/A,occorre saper combinare bene tutti i fattoriproduttivi in maniera razionale, fermo restan-do che le condizioni climatiche non siano diassoluto ostacolo al raggiungimento dell'esitoprestabilito.E tanto per tratteggiare il quadro di comesono stati gestiti gli impianti oggetto di ana-lisi e che definisco “sopravvissuti” va conside-rata innanzitutto la Fertilizzazione: è statacondotta in maniera equilibrata, ripartendo laconcimazione di base in una frazione autun-nale (dopo la raccolta) ed in una quota sussi-diaria primaverile (alla ripresa vegetativa).La successiva integrazione nutrizionale è stataparticata in fertirrigazione sulla base dei risul-tati delle diagnostiche fogliari eseguite perio-dicamente (almeno due) nelle fasi bio-fisiolo-giche più importanti (pre-fioritura e post-alle-gagione).In questo contesto l'elemento più marcato,emerso in tutti gli impianti analizzati, hariguardato l'attenzione agli apporti idrici. Purnon disponendo di tensiometri, i quantitatividi acqua erogati differivano ogni giorno, maiaffidati alla “centralina pre-impostata”, mavalutandone la portata secondo le condizioniclimatiche del momento, senza superare maila soglia di saturazione, pur differendo lecapacità di campo dei terreni.Nella conduzione di un impianto di Kiwi guaia non curare questo aspetto: esagerare conl'apporto di acqua si compromette l'apparatoradicale in quanto non potendo circolarel'aria le radici soffrono irreparabilmente.

Si deve sottolineare questa specifica circostan-za perché negli impianti sopravvissuti lebuone condizioni di vita dell'apparato radica-le delle piante hanno consentito la praticadella “Micorrizazione“ attraverso la fertirriga-zione, utilizzando un prodotto dotato di unaalta carica di “Glomus“, più funghi e batteridella rizosfera. La simbiosi così generata hareso senz'altro più efficiente l'apparato radica-le con migliori capacità di utilizzazione dell'ac-qua e delle disponibilità nutrizionali. Si sa bene che una ottimale attività dell'appa-rato radicale consente alla pianta maggioreresistenza alla varie avversità sia di natura cli-matica, sia d'ordine biofisiologico e fitopatolo-gico. Quando è stata eseguita la Micorrizazione?In tre tempi: il primo intervento è stato fattoin pre-fioritura; il secondo in post-allegagio-ne; il terzo in pre-raccolta o subito dopo, inau-tunno.Anche la profilassi a carico dell' apparato epi-geo od aereo per contrastare l'ingresso delmalefico batterio PSA è stata seguita con spe-ciale attenzione.Perciò, a partire dallo stadio di post-raccolta èstato immediato l'intervento con prodottirameici (chelato di rame od ossido di rame) abasso dosaggio.Con identico criterio si è preseguito disinfet-tando le ferite aperte dalla caduta gradualedelle foglie, con applicazione dei medesimiformulati rameici. Seguendo le indicazione dei batteriologi eprevedendo prossima una brinata, si è sem-pre provveduto, tempestivamente, prima osubito dopo l'evento, a trattamenti con i soli-ti prodotti rameici a dosaggio contenuto.E' il caso di precisare che negli ultimi anni,durante la fase di riposo vegetativo, si è pre-ferito ricorrere all'ossido di rame per la suacapacità di permanenza prolungata (fino a30 giorni) nel legno, nonostante frequentipiogge. Inoltre, tenendo presente che l'Hort 16/A haun'anticipazione di ripresa vegetativa di circaun mese rispetto alla varietà verde Hayward,nella necessità di ricorrere all'antibrina per

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sopperire agli abbassamenti termici notturni,come talora è avvenuto, si è provveduto,immediatamente dopo l'applicazione suddet-ta, alla opportuna disinfezione con un pas-saggio rameico. Durante la potatura invernale si è meticolosa-mente proceduto a disinfettare le forbici etutte le altre attrezzature impiegate, ricorren-do al fuoco o sanitizzanti appropriati.A fine giornata sui tagli ordinari è stato effet-tuato un passaggio veloce con l'atomizzato-re, irrorandoli con formulati rameici, sempre abasso dosaggio; i tagli medio/grandi sonostati ricoperti, invece e sempre prima delle

piogge, con del mastice idoneo. Tenendo conto della sensibilità varietale alrame, sono state utilizzate dosi basse, sia infase di riposo che negli stadi successivi di svi-luppo vegetativo,impiegando in quest'ultimecondizioni vegetali un composto rameico che-lato (agente chelante MEPA) con modesto con-tenuto in rame, per proteggere la vegetazio-ne in formazione, con frequenze applicativelegate all'andamento piovoso, intervenendoimmediatamente dopo ogni precipitazione.Tutto questo fino alla fase della pre-fioritura.Da qui in poi, fino alla raccolta dei frutti, si èpassati all'utilizzazione di funghi e batteri

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antagonisti, distribuendo per via fogliare, sem-pre il formulato a base di Glomus, nonché isuddetti funghi e batteri della rizosfera, quali:Bacillus subtilis, Pseudomonas spp., Strepto-myces spp., Tricoderma harzianum TH01, Tri-coderma viride TV 03, Ulocladium oudeman-sii con aggiunta di Lieviti Pichia pastoris PP59.Gli interventi applicativi sono stati eseguiti ogni12/15 giorni nella stagione primaverile, ogni20/30 giorni nel periodo estivo, ravvicinandopoi i trattamenti in prossimità della raccolta.Negli ultimi anni il protocollo è stato integra-to con un induttore di resistenza: l'Aciben-zolar- 5-methil (Bion) distribuito per viafogliare nel rispetto delle disposizioni ministe-riali relativamente alle epoche applicative. Giova segnalare che il protocollo illustrato perla Hort 16/A è stato seguito anche per gliimpianti della Hayward in produzione, riscon-trando un evidente beneficio. A questo punto non resta che esprimere lapiù grande fiducia per le ricerche in corso incampo globale (interessanti al riguardo lenotizie provenienti dalla Nuova Zelanda)

vòlte a salvaguardare la meravigliosa colturafrutticola che è l'Actinidia, alla quale si conti-nuerà a guardare con molta attenzione sulpiano agro-economico, nella speranza che leesperienze positive emerse dalla brutta vicen-da “Batteriosi” sfocino quanto prima in unmare calmo e sicuro. Ancora più importante si rende l'esperienzadescritta pensando alla ripresa di fiducia daparte degli actinidicoltori con l'avvento dellanuova varietà, la Gold G3, che pur manife-stando al primo impatto una certa resistenzaavrà bisogno delle cure illustrate per dare aicoltivatori le soddisfazioni che meritano, inattesa comunque di migliori notizie dai variCentri di ricerca. Intanto non si abbassi la guardia perché ilnemico Pseudomonas Siringae è sempre in agguato, ma io sono convinto che non cifaremo trovare più impreparati come nelrecente passato:

Dr. Agr. Alvaro Morganti Perito Agr. Roberto Altobello

Borgo Carso (LT), ottobre 2014: Roberto Altobello nel suo Actinidieto Hort 16A.

Le foto di questo articolo sono di Ottavio Cacioppo.