LO SVILUPPO URBANO IN CHIAVE DI GENERE NELLE REGIONI ... · 2007-2013 - Asse II Azioni per il...

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LO SVILUPPO URBANO IN CHIAVE DI GENERE NELLE REGIONI OBIETTIVO CONVERGENZA Studio sul tema dell’integrazione della prospettiva di genere nelle politiche di sviluppo urbano PON GAT Governance e Assistenza Tecnica FESR 2007-2013 Obiettivo Convergenza Asse II - Obiettivo Operativo II.4 S.&T. società cooperativa UNIONE EUROPEA Fondo Europeo di Sviluppo Regionale Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per le Pari Opportunità

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LO SVILUPPO URBANO

IN CHIAVE DI GENERE

NELLE REGIONI OBIETTIVO

CONVERGENZAStudio sul tema dell’integrazione della prospettiva di genere

nelle politiche di sviluppo urbano PON GAT Governance e Assistenza Tecnica FESR 2007-2013 Obiettivo Convergenza

Asse II - Obiettivo Operativo II.4

S.&T. società cooperativa

UNIONE EUROPEA

Fondo Europeo di Sviluppo Regionale

Presidenza del Consiglio dei Ministri

Dipartimento per le Pari Opportunità

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Si ringraziano le Autorità di Gestione e i Referenti

Regionali della Programmazione FESR 2007-2013 delle

Regioni Obiettivo Convergenza che hanno fattivamente

contribuito alla realizzazione di questo Studio.

Si ringraziano inoltre per la collaborazione e la

partecipazione al lavoro le esperte dei Gruppi di Lavoro

POAT delle Regioni Obiettivo Convergenza.

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INDICE GENERALE

Premessa

Percorso ed esiti dello studio Il metodo1.

I contenuti2.

Gli incontri con i referenti regionali3.

I quadri sintetici regionali4.

Vademecum

Le attività di accompagnamento degli Enti Locali1.

I contenuti progettuali2.

2.1 Contenuti progettuali e pari opportunità negli interventi

dei programmi integrati

2.2 Sviluppo urbano integrato, sicurezza urbana e pari opportunità

Il partenariato come strumento di “presidio delle pari opportunità”3.

Base dati documentaria

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PREMESSA

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I

Il Dipartimento Pari Opportunità presso la

Presidenza del Consiglio dei Ministri, nell’ambito

delle attività svolte a supporto dell’inclusione e

applicazione del principio di pari opportunità e

non discriminazione nella programmazione nazio-

nale e regionale dei Fondi Strutturali1 ha elaborato

nel 2009 uno studio approfondito dei Programmi

Operativi FESR 2007-2013 delle quattro Regioni

Obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia

e Sicilia) sui criteri di selezione degli interventi e

azioni nell’ambito della loro attuazione (2009). Il

documento aveva l’obiettivo di contribuire all’in-

dividuazione di un percorso comune e condiviso

per l’attuazione dei Programmi e alla creazione di

uno scambio di idee e di approcci tra le quattro

Regioni e in questo senso, era orientato a definire

una base comparativa indispensabile sulla quale

innestare i percorsi di valutazione dei program-

mi, ai fini della verifica finale del raggiungimento

degli obiettivi di pari opportunità individuati. In

particolare, si intendeva:

verificare l’attenzione rivolta dai program-•mi al principio di pari opportunità e non

discriminazione;

esaminare tecnicamente le modalità con cui •tale principio è stato affrontato;

individuare gli obiettivi prioritari, che saranno •oggetto di valutazione per tutto il periodo di

riferimento;

1) Il Dipartimento Pari Opportunità ha attivamente contributo alla definizione del principio di pari opportunità e non discrimi-nazione all’interno del QSN attraverso la partecipazione ai tavoli tecnici e attraverso la stesura del documento “Le politiche di pari opportunità nella programmazione 2007/2013: contributo del Dipartimento per le pari opportunità al Documento Strate-gico Nazionale” (giugno, 2005). Nel luglio 2006 il Dipartimento ha fornito il documento “Indicazioni operative per la valutazione ex–ante dei PO regionali”, finalizzato a fornire indicazioni opera-tive (sia a livello teorico-metodologico che a livello di strumen-tazione) per integrare la prospettiva di genere nella valutazione ex ante dei Piani Operativi, anche sulla scorta dell’esperienza maturata nella programmazione 2000-2006. Le indicazioni del DPO si ponevano in stretta coerenza con le indicazioni del documento “The new programming period 2007-2013: Metho-dological Working Papers”, elaborato a livello comunitario dalla DG Regio che esplicitava che per tutti i Programmi, il valutatore avrebbe dovuto verificare se i principi di pari opportunità e di gender mainstreaming fossero presi in considerazione, in linea con quanto disposto dall’Art 16 del Regolamento recante dispo-sizioni generali sul FESR, FSE e Fondo di Coesione.

disegnare un quadro comparato delle stra-•tegie e delle modalità operative adottate

dalle Regioni.

Il presente studio si è in qualche misura proposto di

approfondire questi temi con riferimento agli assi

relativi allo sviluppo urbano dei POR FESR 2007-

2013 delle Regioni Obiettivo Convergenza ed alle

rispettive disposizioni attuative.

L’insieme delle attività del DPO sono conflui-

te nelle azioni previste dal Progetto Operativo

di Assistenza Tecnica alle Regioni dell’Obiettivo

Convergenza (POAT) del Dipartimento e che ac-

compagnerà l’attuazione dei quattro Programmi

operativi FESR per tutto il periodo di programma-

zione 2007-2013.

Le attività promosse dal Dipartimento e dalle Task

force regionali e i documenti a queste riferibili

hanno costituito la cornice indispensabile per lo

svolgimento dello studio sia a livello di analisi che

di proposta.

Il lavoro condotto nell’ambito del presente studio

e i suoi risultati sono principalmente indirizzati ad

utenza di “addetti ai lavori” formata dai funzionari

del Dipartimento Pari Opportunità, le Task Force

regionali sulle Pari opportunità, i componenti

delle Autorità di Gestione regionali e dei Nuclei di

Valutazione regionali, i responsabili regionali degli

Assi, Obiettivi specifici, Misure e Linee di inter-

vento relative allo sviluppo urbano e alle Unità di

Assistenza Tecnica impegnate.

In aggiunta a questi si può comunque pensare ad

una categoria di fruitori più ampia formata da tec-

nici ed esperti in sviluppo urbano, pari opportuni-

tà, programmazione concertata e partecipata, ecc.

L’elaborazione della documentazione relativa

all’implementazione del principio di pari oppor-

tunità e non discriminazione nei programmi e pro-

getti di sviluppo urbano integrato ha perseguito in

PREMESSA

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II

particolare tre finalità:

diffondere e scambiare• informazioni sul-

le pratiche di programmazione regionale e

progettazione locale nelle quattro Regioni

Obiettivo Convergenza;

proporre strumenti ed elementi di • supporto e

stimolo all’implementazione del principio di

pari opportunità e non discriminazione attra-

verso la progettualità locale relativa ai pro-

grammi di sviluppo urbano integrato;

definire una • base dati documentaria relativa

alla programmazione e progettazione dello

sviluppo urbano e territoriale nei diversi con-

testi regionali.

Queste finalità sono riprese nella struttura-

zione del presente documento, che si divide

in tre sezioni:

il fascicolo• “Percorso e degli esiti dello

Studio”, che, ripercorrendo i metodi, i conte-

nuti, i risultati dell’azione di ricerca condotta,

presenta una sintesi sulle pratiche di program-

mazione e progettazione locale nelle quattro

Regioni Obiettivo Convergenza;

il • “Vademecum”, che esprime raccomandazio-

ni che possano guidare le Regioni ad applicare

il principio di pari opportunità e non discrimi-

nazione nella loro attività di programmazione

e implementazione delle linee di intervento

relative allo sviluppo urbano e di attuazione

dei programmi integrati di sviluppo urbano di

concerto con gli Enti Locali;

la “• Base Dati Documentaria Ragionata”, che

raccoglie i documenti e gli elaborati di pro-

grammazione e progettazione dello sviluppo

urbano e territoriale reperiti nelle quattro

Regioni Obiettivo Convergenza.

PREMESSA

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PERCORSO ED ESITI DELLO STUDIO

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2

INDICE

Percorso ed esiti dello studio Il metodo1.

I contenuti2.

Gli incontri con i referenti regionali3.

I quadri sintetici regionali4.

Premessa

Percorso ed esiti dello studio

Vademecum

Base dati documentaria

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3

1Il metodoSecondo il Capitolato d’Oneri previsto dall’incarico la

finalità dello studio in oggetto era quella di “analiz-

zare gli ambiti di intervento e le modalità per un’effica-

ce integrazione della prospettiva di genere negli inter-

vento di sviluppo urbano con particolare riferimento

a strumenti e modalità di governance degli interventi

nonché a presentare proposte operative ed esperienze

positive riproducibili nei territori Convergenza.”

Il concreto svolgersi dello studio ha determinato,

per gradi successivi, l’affinamento e precisazione:

dell’oggetto di ricerca, dell’ambito di analisi e rac-

colta delle informazioni, del carattere delle proposte

operative ed esperienze elaborate e descritte dallo

studio.

Gli elementi che hanno determinato il processo di

rielaborazione dei contenuti dello studio sono stati:

le azioni di supporto e collaborazione fornita dal •DPO - con forme ed elaborati molto articolati1 -

alla definizione del Quadro Strategico Nazionale

(QSN) e dei Programmi Operativi Regionali (POR)

delle Regioni Convergenza, su indirizzi strategici,

metodo, procedure attuative2;

l’approccio inclusivo delle autorità di gestio-•ne dei Programmi Operativi regionali (POR) e

delle Task force regionali nello svolgimento

dello studio;

il fatto che ogni POR FESR 2007–2013 •

1) Workshop tematici sulle pari opportunità (2005), Contributi programmatici al DSN–QSN (2005), Contributi di lettura anali-tica dei PO FESR regionali (2009), Indicazioni operative per la valutazione ex–ante dei PO regionali (2006), Vademecum per la programmazione dei FS (2008)

2) Vedi il Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presi-denza del Consiglio dei Ministri, Progetto Operativo di Assisten-za Tecnica alle Regioni dell’Obiettivo Convergenza (POAT). Il progetto nell’ambito del PON Governance ed Assistenza Tecnica 2007-2013 - Asse II Azioni per il rafforzamento delle Pubbliche Amministrazioni - Obiettivo Operativo II.4 Rafforzamento delle strutture operative e delle competenze nella Pubblica Ammi-nistrazione, accompagnerà l’attuazione dei quattro Programmi operativi FESR per tutto il periodo di programmazione 2007-2013.

prevedesse un’asse strategico relativo allo svi-

luppo urbano integrato3 i cui contenuti rispec-

chiano i diversi approcci regionali al tema della

programmazione integrata;

il fatto che le Autorità di Gestione dei POR e/o i •responsabili degli “Obiettivi specifici”, “Attività”,

“Obiettivi operativi”, “Strumenti attuativi” di

detti Assi4 sono attualmente impegnati nella

loro attuazione attraverso strumenti di program-

mazione integrata di sviluppo urbano elaborate

dalle realtà urbane e territoriali beneficiarie

secondo le indicazioni regionali;

la conseguente necessità di un’immediata trasfe-•ribilità dei prodotti dello studio;

la necessità di accompagnare le realtà urbane e •territoriali a una elaborazione dei programmi in-

tegrati di sviluppo urbano coerenti da un punto

di vista tecnico con gli approcci progettuali e con

il complesso degli obiettivi dei POR;

il carattere e la natura degli interventi o delle •operazioni cofinaziate dal FESR nell’ambito dei

programmi integrati;

i tempi limitati dello studio.•

Per quanto riguarda l’oggetto della ricerca la pro-

spettiva di genere è stata allargata al principio di

pari opportunità e non discriminazione in ragione

del carattere e la natura degli interventi o operazio-

ni cofinaziate dal FESR nell’ambito dei programmi

integrati di sviluppo urbano.

L’oggetto di analisi è stato quindi riferito al principio

3) «Asse 6: Sviluppo urbano sostenibile» (PO Regione Sicilia), «Asse 6 - Sviluppo urbano e qualità della vita» (PO Regione Campania), «Asse VII “Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani”» (PO Regione Puglia, ), «Asse VII – Città, Aree Urbane e Sistemi Territoriali» (PO Regione Calabria)

4) Le diverse definizioni dipendono dalle diverse strutture logiche dei PO a sua volta determinate dai diversi approcci e tra-dizioni regionali di programmazione. Ci riferirà ad essi in seguito per brevitàcome “obiettivi specifici”.

PERCORSI ED ESITI DELLO STUDIO

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di pari opportunità e non discriminazione attraver-

so lo sviluppo ed il rafforzamento delle condizioni

che favoriscono la conciliazione tra vita familiare

e lavorativa, l’accesso ai servizi per le categorie

svantaggiate e la partecipazione culturale, sociale

ed economica delle fasce deboli (disabili, immigrati,

minoranze etniche e religiose, ecc.). La ridefinizione

è in parte richiamata nelle premesse del Capitolato

d’Oneri del DPO, coerente con il principio strategico

del QSN relativo alla competitività e attrattività dei

sistemi urbani. Di seguito per brevità la definizione

del principio adottata verrà richiamata come “pari

opportunità e non discriminazione”.

Per quanto riguarda l’impostazione dello studio,

in primo luogo si è scelto di concentrare l’analisi

sullo sviluppo della programmazione FESR in

corso sia da un punto di vista generale - i POR e le

varie disposizioni attuative - per cogliere l’approc-

cio e lo stile di programmazione di ogni contesto

regionale, sia dal punto di vista dell’attuazione

degli obiettivi specifici attraverso gli strumenti

di programmazione di sviluppo urbano integrato.

Questo ambito di analisi sarà definito in seguito

ambito della “programmazione regionale”.

In secondo luogo si è deciso di analizzare i con-

testi di progettazione locale per delineare le

caratteristiche dell’approccio locale - “dal basso”

- ai temi della programmazione urbana integrata.

Questa analisi è stato condotta sui “Piani stra-

tegici” promossi dalle delibere CIPE 20/2004 e

35/2005 di concerto con le Regioni dei territori

Convergenza. Tale analisi è sembrata tanto più

appropriata in primo luogo perché secondo il

Governo centrale e le Regioni i Piani strategici

avrebbero dovuto essere propedeutici all’attua-

zione degli obiettivi di rigenerazione e sviluppo

urbano integrato attraverso i programmi elaborati

dalle città beneficiarie. In secondo luogo perché i

piani strategici permettono di cogliere nel loro au-

tonomo formarsi, le caratteristiche ed i contenuti

della progettualità locale in ogni contesto regiona-

le. Questo ambito di analisi sarà definito in seguito

ambito della “progettazione locale”.

Inoltre, in terzo luogo si stabilito di analizzare -

qualora fossero già disponibili - i primi schemi di

programmi integrati di sviluppo urbano in forma

aggregata e/o singola per identificare i tipici con-

tenuti degli interventi, delle operazioni o azioni

candidate al cofinanziamento FESR.

La ridefinizione dell’ambito di ricerca ha permes-

so l’identificazione delle pratiche trasferibili in

merito all’accompagnamento delle realtà urbane e

territoriali titolate all’elaborazione dei programmi

e beneficiarie dei cofinanziamenti da parte delle

strutture regionali responsabili, ai contenuti tecnici

degli interventi dei programmi integrati confron-

tati con i criteri delle pari opportunità (come sopra

ridefinite), alle caratteristiche della governance dei

programmi a livello locale.

Ciò ha comportato la possibilità del trasferimento

e messa a disposizione delle esperienze regio-

nali di sviluppo urbano integrato alla platea di

addetti ai lavori coinvolti - come già accennato

si tratta soprattutto di amministratori coinvolti

nella definizione e concertazione e negoziazione

dei programmi integrati, dirigenti e tecnici degli

enti regionali e degli altri enti territoriali coinvolti,

assistenze tecniche a livello regionale e locale - in

primo luogo attraverso la stessa organizzazione

e stesura degli elaborati prodotti dallo studio, in

secondo luogo attraverso la messa a disposizione

di una base documentaria ragionata relativa alla

documentazione delle varie esperienze regionali

(e locali) dei programmazione e attuazione dello

sviluppo urbano integrato contenuta tra gli elabo-

rati dello studio.

L’intento ultimo di queste scelte è stato quello di

contribuire e facilitare la creazione di una rete tra

i soggetti, volta alla condivisione di analisi, espe-

rienze e approcci metodologici, alla diffusione e

approfondimenti di buone pratiche prodotte in

ambito “Convergenza” o riferibili a contesti più

ampi (italiano, europeo).

PERCORSI ED ESITI DELLO STUDIO

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2I contenutiLa parte analitica dello studio è stata svolta in pri-

mo luogo attraverso la raccolta - con il contributo

fondamentale delle Task force regionali - e la let-

tura della documentazione di riferimento attraver-

so griglie (“schede”) precedentemente predispo-

ste e concordate con i referenti del DPO, riferite

a metodologie consolidate e largamente diffuse,

almeno a livello teorico, come l’analisi VISPO, allo

schema logico degli obiettivi di servizio, a linee

guida e vademecum appositamente predisposte

dal DPO e dalle Task force regionali.

La lettura è stata finalizzata a comprendere i mec-

canismi e le scelte di programmazione e di attua-

zione regionali così come i caratteri delle proget-

tualità locali ed in particolare ad evidenziare gli

elementi afferenti al tema delle pari opportunità e

non discriminazione come prima definito.

In secondo luogo sono stati condotti degli incontri

con i referenti regionali ivi inclusi, in alcuni casi,

i nuclei di valutazione regionali. Gli incontri sono

serviti a colmare i vuoti di documentazione, a con-

testualizzare e comprendere le scelte di program-

mazione e le scelte operative decise dai referenti

regionali, a definire i casi e le modalità di analisi

delle progettualità locali.

La sintesi dei due percorsi complementari di anali-

si ha portato alla costruzione di quadri sintetici re-

gionali che rappresentano e contribuiscono a com-

prendere le scelte di programmazione e attuative

regionali e quelle riferite alle progettualità locali.

Per quanto riguarda il livello regionale, gli esiti

sono riassumibili come segue.

L’attività del DPO con il POAT FESR è stata molto

efficace nel determinare ed assicurare l’attuazione

del principio orizzontale di pari opportunità e non

discriminazione almeno in termini procedurali e di

contenuti tecnici generali nei POR FESR.

Positiva è stata anche la costituzione dei partena-

riati regionali che hanno accompagnato le con-

sultazioni per la stesura dei PO regionali. In alcuni

casi si prevede la costituzione di una Autorità

per le Politiche di Genere o dell’Uguaglianza per

sopravvedere alle scelte in materia di pari oppor-

tunità e non discriminazione.

Per quanto riguarda gli obiettivi specifici legati

allo sviluppo urbano integrato e gli aspetti proce-

durali e di governance ad essi collegati, il principio

pari opportunità e non discriminazione è stato in-

cluso nei provvedimenti attuativi per la redazione

dei programmi integrati di sviluppo urbano (Linee

guida, Vademecum, ecc.) in termini generali. In

particolare il rispetto dei criteri di pari opportunità

e non discriminazione è indicato tra i contenuti ed

i criteri di valutazione dei progetti senza essere

riferiti, anche a titolo esemplificativo, a contenuti

tecnici specifici.

In generale i contesti di programmazione regionale

forniscono, per quanto riguarda l’integrazione con

le politiche regionali ordinarie inerenti in qualche

misura le pari opportunità e la non discriminazio-

ne, un quadro molto diversificato relativamente

all’attuazione dei programmi integrati. Quasi tutte

le disposizioni attuative regionali fanno esplicito

riferimento alla programmazione dei Piani Sociali

di Zona. In alcuni casi il POR FESR prevede speci-

fiche misure per cofinanziare le infrastrutture a

sostegno delle previsione dei Piani di Zona. In altri

PERCORSI ED ESITI DELLO STUDIO

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si fa esplicito riferimento ai Piani Territoriali di

Coordinamento degli Tempi.

In particolare, anche per evidenti limiti normati-

vi, per quanto attiene alla disciplina degli avvisi

pubblici e di opportunità, nonché per specifiche

valutazioni dei referenti regionali rispetto alle

risorse organizzative, conoscitive e le competenze

tecniche specifiche che i soggetti locali possono

mettere in campo per la progettazione di program-

mi integrati di sviluppo urbano, le Linee guida,

Vademecum ed altri elaborati di supporto alla

progettazione locale:

contengono di norma solo un richiamo generi-•co ai seguenti elementi:

previsione del coinvolgimento, nelle fasi di •

definizione del ciclo di vita del progetto, di

soggetti che ricoprono ruoli significativi nel

campo delle pari opportunità e non discrimi-

nazione e della cultura di genere e di istitu-

zioni/organismi di rappresentanza delle pari

opportunità;

raccomandazione sull’equa partecipazione •

dei generi e delle categorie discriminate

nella scelta degli esperti da coinvolgere nel

ciclo di vita del progetto

indicazione su di una composizione parte-•

nariale rappresentativa in chiave di genere

e di categorie svantaggiate e le fasce deboli

(portatori di interessi di genere nell’ATS ecc.

rilevanti rispetto alla strategia di progetto)

previsione di un sistema interno di monito-•

raggio e valutazione dell’intervento orienta-

to al genere e alla non discriminazione;

gli obiettivi e le finalità dei programmi integra-•ti non sono articolati secondo una logica che

incorpori in maniera esplicita le aree di impat-

to della metodologia VISPO e altre riferibili

alla non discriminazione;

il contributo richiesto ai progetti in termini di •pari opportunità e non discriminazione, perché

generico, non è posto in relazione alle criticità

di genere espresse dal territorio e disarticolato

nelle specifiche azioni dell’intervento;

i criteri di selezione lasciano un largo spazio •alla “libera interpretazione” del principio di

pari opportunità e non discriminazione;

anche per motivi normativi, non sono previsti •criteri preliminari di ammissibilità dei progetti

sensibili al genere o riferibili al tema della non

discriminazione.

Nonostante queste criticità, è importante segna-

lare che tutte le procedure attuative predisposte

dalle Regioni prevedono una fase negoziale con i

soggetti locali.

I programmi integrati presentati alla data della re-

dazione della presente relazione sono progetti di

massima, molti degli interventi, azioni e operazioni

contenute sono formulate come idee progettuali.

In teoria questa attività di negoziazione e concer-

tazione permetterebbe di inserire - anche attraver-

so una appropriata azione di accompagnamento

dei soggetti locali - opportuni elementi concreti di

pari opportunità e non discriminazione in parti-

colare quelli riferiti:

all’inserimento nel ciclo di vita del progetto, •di soggetti che ricoprono ruoli significati-

vi nel campo delle pari opportunità e della

cultura di genere e di istituzioni/organismi di

PERCORSI ED ESITI DELLO STUDIO

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rappresentanza delle pari opportunità e non

discriminazione;

all’equa partecipazione dei generi e delle cate-•gorie discriminate nella scelta degli esperti da

coinvolgere nel ciclo di vita del progetto;

alla composizione partenariale rappresenta-•tiva in chiave di genere nella governance dei

progetti;

alla costruzione di un sistema interno di moni-•toraggio e valutazione dell’intervento gender

oriented;

all’orientamento delle scelte progettuali e •tecniche dei singoli interventi, azioni e opera-

zioni, a livello di Studi di Fattibilità (SdF) e/o di

progettazione preliminare, attraverso un’ana-

lisi comparata degli impatti che esse possono

avere rispetto alle quattro tipologie di impatto

individuate dalla metodologia VISPO e ad altri

impatti riferibili alla non discriminazione;

investire le assistenze tecniche dei soggetti lo-•cali di una attività di sensibilizzazione volta ad

una corretta declinazione delle idee–proget-

tuali contenute nei programmi integrati in ter-

mini di pari opportunità e non discriminazione;

Infine è da rilevare che è stata riscontrata una

domanda di informazioni da parte dei referenti re-

gionali sulle scelte effettuata dai soggetti omolo-

ghi nelle Regioni Obiettivo Convergenza in merito

alle attività di programmazione e attuazione e

sulla loro contestualizzazione che motiva le scelte

medesime nel quadro e nella tradizione program-

matoria propria di ogni regione.

A livello locale i rilievi sono “speculari” rispetto

a quelli regionali limitatamente all’ambito attua-

tivo: le indicazioni sopra riportate non informano

in modo autonomo le scelte progettuali dei sog-

getti locali.

La prospettiva di pari opportunità e non discrimi-

nazione, così come quella di genere, non informa,

almeno esplicitamente, le scelte strategiche e le

scelte progettuali riferite agli interventi, azioni

e operazioni nei piani strategici e nei programmi

integrati di sviluppo urbano, non determina i punti

di vista di analisi del contesto e di diagnosi, non

contribuisce a definire criteri di monitoraggio, non

influenza la governance dei progetti.

Per quanto riguarda i piani strategici posso essere

evidenziate le seguenti criticità:

le tematiche di genere e delle pari opportunità •sono debolmente presenti nell’analisi del con-

testo, nell’ascolto del territorio e nella diagno-

si propedeutica alla definizione delle strategie;

sono mediamente presenti a livello di defini-•zione della visione del piano, dei principi pro-

grammatici e di articolazione della strategia. In

particolare la presenza di tematiche di genere

e di pari opportunità e non discriminazione è

debole a questo livello;

le tematiche di genere e pari opportunità è •mediamente presente a livello del sistema

degli obiettivi e del processo di implementa-

zione (progetti bandiera). Sono presenti azioni

positive rivolte ad una maggior presenza fem-

minile sul mercato del lavoro e di accessibilità

PERCORSI ED ESITI DELLO STUDIO

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ai servizi (Obiettivo di servizio 2) mentre non

viene in genere adottato l’approccio proprio

del mainstreaming di genere;

la presenza di soggetti portatori di interes-•se nell’ambito delle pari opportunità e non

discriminazione e della parità di genere non

è rilevabile in quanto il partenariato non è

formalizzato5. La loro presenza nella fase di

ascolto del territorio è bassa;

la coerenza con le politiche ordinarie relative •al welfare è medio/alta. L’integrazione con

il processo di elaborazione e attuazione del

Piano di Zona appare media. In particolare a li-

vello analitico non viene presa in considerazio-

ne la “Relazione sociale” e dal punto di vista

attuativo il rapporto con le azioni del Piano di

Zona è limitato a particolari tipologie di azioni

e target di intervento.

Per quanto riguarda gli schemi di piani integrati

finora presentati (PISU–PIST in Sicilia e PISU in

Calabria) possono essere sinteticamente indicate:

è molto spesso chiara la coerenza e integra-•zione tra la strategia dei programmi integrati

PISU (PIST nel caso della Sicilia) con i Piani

Strategici di riferimento;

nel caso siciliano il rapporto tra PISU e PIST •emerge come il ruolo svolto dalla/e città di

maggiori dimensioni non sia servente all’area

vasta di riferimento per la progettazione;

la capacità complessiva dei programmi inte-•grati di contribuire all’attuazione del Piani di

Azione regionali degli Obiettivi di Servizio

ed al conseguimento dei target Mezzogiorno

per aree di policy comune risulta spesso

generica e non emergono gli interventi,

5) Ciò è dovuto al fatto che i Piani strategici promossi dal CIPE e dalle regioni non hanno il carattere strettamente volontario che lo connota nelle più diffuse esperienze internazionali. In termini molto schematici i Piani strategici “volontari” si presentano come agende di lavoro di coalizioni di decisori strategici, che orientano le loro scelte di investimento.

azioni e operazioni che impattano in tale

ambito di policy;

la capacità complessiva dei programmi integra-•ti di promuovere il principio di pari opportuni-

tà e non discriminazione attraverso lo svilup-

po ed il rafforzamento delle condizioni che

favoriscono la conciliazione tra vita familiare e

lavorativa, l’accesso ai servizi per le categorie

svantaggiate e la partecipazione culturale, so-

ciale ed economica delle fasce deboli (anziani,

disabili, immigrati, etc.) risulta spesso generica

e non emergono gli interventi che impattano

in tale ambito di policy;

la capacità del programmi integrati di espli-•citare la sinergia dei medesimi con i Piani

di Zona dei distretti sociosanitari di cui alla

Legge 328/2000 risulta spesso generica e non

emergono gli interventi che impattano in tale

ambito di policy.

Valgono in questi casi i rilievi già segnalati rispetto

al ruolo che può svolgere un’azione di accompa-

gnamento da parte dei referenti regionali e delle

loro assistenze tecniche.

PERCORSI ED ESITI DELLO STUDIO

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9

3Gli incontri con i referenti regionaliSono state incontrate le Autorità di Gestione,

in particolare i referenti regionali che hanno in

carico gli obiettivi specifici e operativi il cui rag-

giungimento prevede come strumento attuativo i

programmi integrati di sviluppo urbano, i tecnici

delle assistenze tecniche regionali coinvolti, i

tecnici dei nuclei di valutazione coinvolti nella

valutazione dei programmi.

Gli incontri hanno permesso di definire il quadro

di programmazione e di attuazione anche per

quanto attiene il principio di pari opportunità e

non discriminazione e di raccogliere una base

documentaria completa e articolata relativa ai

documenti di programmazione (POR, indicazioni

attuative di tipo politico per le scelte di pro-

grammazione, linee guida per la redazione degli

strumenti attuative, vademecum e manuali per

l’attuazione, presentazioni e sintesi delle poli-

tiche regionali pertinenti) e, laddove presenti e

accessibili, alle proposte dei programmi integrati

di sviluppo urbano elaborate dalle città, ai piani

strategici delle città.

Tale base documentaria è stata utilizzata solo per

la parte relativa alle indicazioni di approfondimen-

to concordate con le Regioni.

Ognuna delle quattro Regioni Obiettivo

Convergenza ha sviluppato strategie attuative

articolate e integrate, congruenti con la program-

mazione nazionale e comunitaria, ma allo stesso

tempo, coerenti con le peculiarità del percorso

seguito da ciascuna Regione nella progettazione e

attuazione delle proprie politiche di sviluppo.

Sono stati identificati alcuni caratteri che

accomunano i diversi processi di attuazio-

ne delle azioni di sviluppo urbano, come di

seguito sintetizzati.

Un primo elemento comune è il fatto che •gli assi strategici che in ogni POR raggruppano le

azioni relative allo sviluppo urbano e territoriale

si attuano per quanto riguarda le realtà urbane

più significative attraverso programmi integrati di

sviluppo urbano.

Un altro elemento comune è quello di •avere privilegiato un approccio sostanzialmente

negoziale nei confronti delle Città beneficiarie

proponenti dei programmi di sviluppo urbano.

Un terzo elemento rilevante e che tutte le •Regioni, in maggior o minor misura, hanno pro-

mosso la redazione da parte delle realtà urbane

di piani strategici che rappresentano il quadro di

riferimento per l’elaborazione delle proposte di

programmi di sviluppo urbano. A loro volta que-

sti ultimi sono strumenti attuativi di alcune delle

azioni previste dal processo di pianificazione stra-

tegica. La maggior parte delle realtà urbane più si-

gnificative di Calabria, Puglia e Sicilia hanno svolto

un processo di pianificazione strategico, quasi con-

temporaneo all’elaborazione dei PO regionali, che

ha tenuto conto della coerenza con i medesimi. Un

approccio in parte diverso è stato seguito dalle

realtà urbane della Regione Campania dove i piani

strategici sono meno numerosi: in questo caso

tutte le città individuate per l’elaborazione dei

programmi integrati urbani non precedentemente

coinvolte in un processo di pianificazione strate-

gica, sono tenute all’elaborazione di un “Dossier

di orientamento strategico” (DOS) che tende ad

PERCORSI ED ESITI DELLO STUDIO

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10

esplicitare il quadro di riferimento strategico

all’interno del quale sono state operate le scelte

contenute nei programmi integrati.

In ultimo, al momento attuale, pur con •tempistiche leggermente diverse, si apre per tutte

le Regioni la fase di implementazione degli obiet-

tivi specifici dei POR che riguardano lo sviluppo

urbano. La sfida che le Regioni si trovano ora ad

affrontare è quella di accompagnare gli Enti Locali

con strategie e strumenti diversificati regione per

regione, per la parte più propriamente attuativa,

per garantire, non tanto e non solo la qualità degli

interventi dei programmi si sviluppo urbano, quan-

to l’integrazione dei primi e la qualità complessiva

dei secondi.

Tutte le Regioni negli incontri svolti hanno rite-

nuto che l’attività di ricerca promossa dal DPO

nell’ambito del POAT FESR, possa fornire un con-

tributo efficace: utile al processo di attuazione che

ogni Regione ha avviato; adeguato ai vari contesti

procedurali di intervento.

I referenti della Regione Calabria e della Regione

Siciliana hanno esplicitamente formulato una ri-

chiesta in tal senso alla Task Force Pari Opportunità

supportata in questo caso dai contenuti e gli esiti

della presente ricerca. La Regione Campania e la

Regione Puglia hanno adottato un atteggiamento

più riservato ma ampliamente collaborativo.

Per quanto riguarda le esperienze di progettazio-

ne dello sviluppo urbano, tutte le Regioni incon-

trate hanno invitato nell’ambito dello studio ad

approfondire le attività svolte da alcuni contesti

locali nella direzione della definizione delle pro-

prie strategie di sviluppo.

La Regione Siciliana ha indicato l’area vasta

dell’Agro ericino e la città di Gela (Piani Strategici

ex del. CIPE 20/2004 attenti ai temi delle pari

opportunità e non discriminazione) e la città di

Messina (Piano Strategico ex del. CIPE 35/2005,

unico finora concluso dopo l’elaborazione da parte

della Task Force regionale delle linee guida per le

pari opportunità nella pianificazione strategica).

La Regione Calabria ha indicato le realtà urbane

di Cosenza–Rende (Piano strategico ex del CIPE

20/2004 e PISU) e Catanzaro (Piano strategico ex

del CIPE 20/2004 e PISU).

La Regione Campania ha indicato la realtà urbana

di Salerno (PIC URBAN 1, Piano strategico ex del

CIPE 20/2004, PIU–DOS).

La Regione Puglia ha indicato i processi di piani-

ficazione strategica per l’area vasta che fa riferi-

mento a Bari (Piano strategico Ba2015) e quello

per l’area vasta Sud Salento (Piano strategico

Salento 2020). Inoltre ha raccomandato di colle-

gare questi processi oltre che all’implementazione

dell’attuale programmazione ai Piani territoriali

dei Tempi e degli Spazi presentati da alcune zone

socio–assistenziale riferibili a quei processi - in

particolare Bari e Casarano

Per quanto attiene all’elemento specifico della

ricerca possono essere delineati due quadri gene-

rali - a livello regionale e a livello locale - derivati

dalla lettura dei documenti di programmazione

a livello regionale e locale, degli incontri con le

autorità di gestione dei POR, dei referenti per

PERCORSI ED ESITI DELLO STUDIO

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11

l’attuazione degli obiettivi specifici e operativi,

dei componenti dei nuclei di valutazione regionali

coinvolti, dei tecnici di riferimento delle assisten-

ze tecniche.

In generale si può concludere che a livello regio-

nale al di là della differente interpretazione data

in ogni POR, la presenza e lo sviluppo del principio

delle pari opportunità è in genere ampio e coe-

rente dal livello strategico fino al livello attuativo:

nelle linee guida e nei bandi per l’attuazione degli

obiettivi specifici relativi allo sviluppo urbano il

principio è declinato, talvolta anche in forma det-

tagliata per la valutazione dei singoli interventi.

A livello locale l’approccio al tema delle pari

opportunità e non discriminazione è meno rigo-

roso e più frammentario. Ne risulta, quindi, una

integrazione del principio delle pari opportunità

in forma episodica, con una scarsa declinazione

di mainstreaming di genere e con una presenza di

indicazioni perlopiù al livello dei principi di riferi-

mento di tipo programmatorio per l’articolazione

delle azioni dei piani e programmi. Viene reso

conto di aspetto particolare che attiene alla natura

peculiare dei processi di pianificazione strategica

sviluppati a partire delle delibere CIPE 20/2004 e

35/2005 (processo non “volontario” ma sollecitato

dall’ “alto”)

Emerge, allora, come punto importante capire

come affrontare la fase di implementazione,

ovvero come introdurre le pari opportunità e non

discriminazione nella progettazione e nell’attua-

zione degli interventi e le azioni dei programmi di

sviluppo urbano. Da un lato è importante valoriz-

zare il più possibile quanto, per l’attuazione, può

essere orientato da parte della programmazione

regionale, ovvero quanto dalle Regioni è stato fat-

to anche con approcci metodologicamente diffe-

renti e che può risultare efficace nella fase attua-

tiva in ambito locale. Dall’altro risulta importante

identificare buone pratiche locali di progettazione

quale concreta dimostrazione della fattibilità di

una approccio coerente con il principio di pari

opportunità e non discriminazione anche nell’am-

bito dei vincoli posti dall’attuale contesto di

programmazione.

La lettura di come le Regioni hanno differente-

mente operato e la lettura delle diverse situazioni

regionali e locali ha portato alla individuazione di

“raccomandazioni”, definite sulla base di quello

che accade, suggerendo modi di intervento possi-

bili affinché gli investimenti attivati possano avere

una maggiore efficacia.

PERCORSI ED ESITI DELLO STUDIO

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12

4I quadri sintetici regionaliÈ stato analizzato il sistema della programmazione

regionale di cui sono evidenziati i caratteri interni

in rapporto alle caratteristiche di un sistema ester-

no individuato nel sistema della progettazione

locale. I documenti regionale di programmazione

sono stati quindi assunti come oggetto dell’analisi

con riferimento ad un ambiente operativo “ester-

no” costituito dai sistemi locali di progettazione.

Il processo analizzato è il rapporto sviluppo

urbano integrato e principio di pari opportunità

nella programmazione FESR peculiare di ogni

organizzazione

Coerentemente con quanto deciso in rapporto al

criterio di non produrre nell’ambito dello stu-

dio “valutazioni” sulle attività delle Autorità di

Gestione e dei referenti regionali per gli obiettivi

specifiche, è stato applicato lo strumento della

SWOT Analisys declinandola innovativamente

come “Equality SWOT”6 e, a questo scopo, si è de-

ciso di non utilizzare le categorie classiche (Forza,

Debolezza, Minaccia e Opportunità) ma di far rife-

rimento nelle colonne della tabella ad elementi

additivi (colonna a sinistra) o sottrattivi (colonna

a destra) rispetto ad una situazione media sia del

sistema di programmazione (ed attuazione) regio-

nale (organizzazione analizzata) che dei sistemi lo-

cali di progettazione (ambiente o contesto esterno

nel quale opera l’organizzazione analizzata).

6) La lettura della programmazione regionale FESR sullo svi-luppo urbano secondo una logica di “Equality SWOT Analysis” si pone integra e relaziona con l’applicazione della “Gender SWOT Analysis” per la progettazione sul FSE.

I quadri di analisi vanno eletti come quadri inter-

pretativi differenziali rispetto ad una situazione

media dove, rispetto al un problema rappresentato

dal rapporto sviluppo urbano integrato e principio

di pari opportunità nella programmazione FESR,

si collocano le diverse scelte di programmazione

e attuazione operante dei referenti regionali nel

quadro delle diverse politiche regionali autonome

rispetto al FESR.

Queste scelte sono difficilmente collocabili in un

rapporto virtuoso o critico rispetto al problema

analizzato ma semplicemente descritte come il

risultato di un processo estremamente complesso

che ha origine con la cosidetta “Nuova program-

mazione” che con riferimento al Mezzogiorno vie-

ne elaborata e varata a partire dalla fine degli anni

’90 dal Dipartimento di Politiche di Sviluppo.7

Cornice concettuale per l’analisi del

rapporto tra sviluppo urbano e princi-

pio di pari opportunità

7) Vedi: Ministero del Tesoro, Bilancio e Programmazione Econo-mica, “La nuova programmazione e il Mezzogiorno. Orientamenti per l’azione di Governo”, Roma, Donzelli, 1998

Contesto o ambiente esterno

Principio di pariopportunità

PARTECIPAZIONE

PARTENARIATO

LEADERSHIP PUBBLICA

Organizzazione

sistemi di progettazione locale

sistema di programmazione e attuazione regionale

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13

4.1Analisi riferita al sistema di programmazione della Regione Campania

CARATTERI SALIENTI DEI SISTEMI REGIONALI DI PROGRAMMAZIONE

Sub–deleghe ai soggetti beneficiari (le Città) delle com-•petenze dell’Autorità di Gestione per l’attuazione dei programmi PIU

Alta Integrazione dell’attività Task force e nuclei di •valutazione

Procedure di attuazione svolte in tempi sufficienti a •garantire una buona qualità della progettazione dei PIU Europa

Presenza del criterio di pari opportunità tra i criteri di •valutazione delle proposte degli enti beneficiari (PIU Europa DOS)

Alta intensità di integrazione con i Piani sociali di Zona•Alta integrazione con il PO FSE•Presenza di programmi regionali di riqualificazione •urbana integrata

Ampio ricorso alla verifica di sostenibilità finanziaria dei •programmi PIU

Presenza del criterio di pari opportunità tra i criteri di •valutazione delle proposte degli enti beneficiari

Presenza di politiche regionali specifiche come le poli-•tiche di coordinamento dei tempi o per la conciliazione (Città di Napoli)

Autorità per le Politiche di Genere prevista in sede di PO e •non istituita.

Autorità di gestione FESR non coincide con i referenti per •l’attuazione degli obiettivi specifici relativi allo sviluppo urbano integrato

Bassa integrazione con il programma FAS•Le disposizioni attuative non contengono:•

la previsione del coinvolgimento, nelle fasi di definizione del • ciclo di vita del progetto, di soggetti che ricoprono ruoli signi-ficativi nel campo delle pari opportunità e non discriminazione e della cultura di genere e di istituzioni/organismi di rappre-sentanza delle pari opportunità;

la raccomandazione sull’equa partecipazione dei generi e delle • categorie discriminate nella scelta degli esperti da coinvolgere nel ciclo di vita del progetto;

l’indicazione su di una composizione partenariale rappresen-• tativa in chiave di genere e di categorie svantaggiate e le fasce deboli

la previsione di un sistema interno di monitoraggio e valuta-• zione dell’intervento orientato al genere e alla non discrimi-nazione

i criteri di valutazione lasciano un largo spazio alla “libera • interpretazione” del principio di pari opportunità e non discri-minazione

CARATTERI SALIENTI DEI SISTEMI LOCALI DI PROGETTAZIONE

Media capitalizzazione delle esperienze PIC URBAN•Le città sono sub–delegate come Autorità di gestione •per l’attuazione dei programmi PIU

Presenza di Dossier di Orientamento Strategico tra gli •elaborati dei programmi PIU

Assenza di una estesa esperienza di pianificazione strate-•gica pregressa negli ambiti di progetto PIU

Scarse competenze degli enti nell’ambito della progetta-•zione dello sviluppo urbani integrato

Nei programmi integrati (Dosssier di Orientamento •Strategico):

gli obiettivi e le finalità dei programmi integrati non sono • articolati secondo una logica che incorpori in maniera esplicita le aree di impatto della metodologia VISPO e altre riferibili alla non discriminazione

il contributo richiesto ai progetti in termini di pari opportunità • e non discriminazione proprio perché generico non è posto in relazione alle criticità di genere espresse dal territorio e disarticolato nelle specifiche azioni dell’intervento

PERCORSI ED ESITI DELLO STUDIO

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14

4.2Analisi riferita al sistema di programmazione della Regione Calabria

CARATTERI SALIENTI DEI SISTEMI REGIONALI DI PROGRAMMAZIONE

Autorità per le Politiche dell’Uguaglianza prevista dal PO •ed istituita

Media Integrazione dell’attività Task force e nuclei di •valutazione

Alta integrazione con il programma FAS•Presenza del criterio di pari opportunità tra i contenuti •obbligatori delle proposte degli enti beneficiari (PISU)

Procedura di valutazione negoziata e concertata con gli •enti beneficiari

Autorità di gestione FESR non coincide con i referenti per •l’attuazione degli obiettivi specifici relativi allo sviluppo urbano integrato

Media intensità di integrazione con i Piani sociali di Zona•Bassa integrazione con il PO FSE•Assenza di programmi regionali di riqualificazione urbana •integrata

Presenza di politiche regionali specifiche come le politi-•che di coordinamento dei tempi non integrata con i PISU

Procedure di attuazione svolte in tempi brevissimi per •garantire una buona qualità della progettazione dei PISU

Le disposizioni attuative non contengono:•la previsione del coinvolgimento, nelle fasi di definizione • del ciclo di vita del progetto, di soggetti che ricoprono ruoli significativi nel campo delle pari opportunità e non discrimi-nazione e della cultura di genere e di istituzioni/organismi di rappresentanza delle pari opportunità;

la raccomandazione sull’equa partecipazione dei generi e • delle categorie discriminate nella scelta degli esperti da coin-volgere nel ciclo di vita del progetto

l’indicazione su di una composizione partenariale rappre-• sentativa in chiave di genere e di categorie svantaggiate e le fasce deboli (portatori di interessi di genere nell’ATS ecc. rilevanti rispetto alla strategia di progetto)

la previsione di un sistema interno di monitoraggio e valuta-• zione dell’intervento orientato al genere e alla non discrimi-nazione

I criteri di valutazione lasciano un largo spazio alla “libera • interpretazione” del principio di pari opportunità e non discri-minazione

CARATTERI SALIENTI DEI SISTEMI LOCALI DI PROGETTAZIONE

Media capitalizzazione delle esperienze PIC URBAN•Esistono espliciti collegamenti ex–ante tra Pianificazione •strategica e PISU

Assenza di una estesa esperienza di pianificazione strate-•gica pregressa negli ambiti di progetto PISU

Scarse competenze degli enti nell’ambito della progetta-•zione dello sviluppo urbani integrato

Nei programmi integrati PISU:•gli obiettivi e le finalità dei programmi integrati non sono arti-• colati secondo una logica che incorpori in maniera esplicita le aree di impatto della metodologia VISPO e altre riferibili alla non discriminazione

il contributo richiesto ai progetti in termini di pari opportunità • e non discriminazione proprio perché generico non è posto in relazione alle criticità di genere espresse dal territorio e disarticolato nelle specifiche azioni dell’intervento

PERCORSI ED ESITI DELLO STUDIO

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15

4.3Analisi riferita al sistema di programmazione della Regione Puglia

CARATTERI SALIENTI DEI SISTEMI REGIONALI DI PROGRAMMAZIONE

Alta intensità di integrazione con i Piani sociali di Zona•Alta integrazione con il PO FSE•Presenza di politiche regionali specifiche come le poli-•tiche di coordinamento dei tempi o per la conciliazione (Studi di Fattibilità PTTS delle zone sociale)

Presenza di programmi regionali di riqualificazione •urbana integrata (PIRP)

Integrazione della Pianificazione strategica di Area Vasta •con la Pianificazione della mobilità

Procedura di valutazione negoziata e concertata con gli •enti beneficiari

Autorità di gestione FESR non coincide con i referenti per •l’attuazione degli obiettivi specifici relativi allo sviluppo urbano integrato

Bassa integrazione con il programma FAS•Assenza del criterio di pari opportunità tra i criteri di •valutazione o contenuti delle proposte degli enti benefi-ciari (PISU)

Procedure di attuazione non sono state ancora avviate se •non nelle aree vaste della Pianificazione strategica come interventi stralcio del PO FESR

Le disposizioni attuative non contengono:•la previsione del coinvolgimento, nelle fasi di definizione • del ciclo di vita del progetto, di soggetti che ricoprono ruoli significativi nel campo delle pari opportunità e non discrimi-nazione e della cultura di genere e di istituzioni/organismi di rappresentanza delle pari opportunità;

la raccomandazione sull’equa partecipazione dei generi e • delle categorie discriminate nella scelta degli esperti da coin-volgere nel ciclo di vita del progetto;

l’indicazione su di una composizione partenariale rappresen-• tativa in chiave di genere e di categorie svantaggiate e le fasce deboli (portatori di interessi di genere nell’ATS ecc. rilevanti rispetto alla strategia di progetto)

la previsione di un sistema interno di monitoraggio e valuta-• zione dell’intervento orientato al genere e alla non discrimi-nazione

CARATTERI SALIENTI DEI SISTEMI LOCALI DI PROGETTAZIONE

Media capitalizzazione delle esperienze PIC URBAN•Presenza di una estesa esperienza di pianificazione •strategica per aree vaste

Esistono espliciti collegamenti ex–ante tra Pianificazione •strategica di Area Vasta e PISU e interventi stralcio (Piani Integrati Plurifondo) negli ambiti di integrazione territo-riale (Aree vaste)

Medie competenze degli enti nell’ambito della progetta-•zione dello sviluppo urbani integrato

PERCORSI ED ESITI DELLO STUDIO

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4.4Analisi riferita al sistema di programmazione della Regione Siciliana

CARATTERI SALIENTI DEI SISTEMI REGIONALI DI PROGRAMMAZIONE

Autorità di gestione FESR coincide con i referenti per •l’attuazione degli obiettivi specifici relativi allo svilup-po urbano integrato

Alta Integrazione dell’attività Task force e nuclei di •valutazione

Quantità e qualità dei contributi relativi all’integrazione •del principio di pari opportunità nella programmazione, nella progettazione e nella pianificazione strategica

Buona intensità di assistenza tecnica agli enti sociali •beneficiari

Buona quantità di documentazione di supporto•Procedure di attuazione svolte in tempi sufficienti a •garantire una buona qualità della progettazione dei PIST PISU

Presenza del criterio di pari opportunità tra i criteri •di valutazione delle proposte degli enti beneficiari (PIST–PISU)

Procedura di valutazione negoziata e concertata con gli •enti beneficiari

Media intensità di integrazione con i Piani sociali di Zona•Bassa integrazione con il PO FSE•Bassa integrazione con il programma FAS•Assenza di politiche regionali specifiche come le politiche •di coordinamento dei tempi o per la conciliazione

Assenza di programmi regionali di riqualificazione urbana •integrata

Le disposizioni attuative non contengono:•la previsione del coinvolgimento, nelle fasi di definizione • del ciclo di vita del progetto, di soggetti che ricoprono ruoli significativi nel campo delle pari opportunità e non discrimi-nazione e della cultura di genere e di istituzioni/organismi di rappresentanza delle pari opportunità;

la raccomandazione sull’equa partecipazione dei generi e • delle categorie discriminate nella scelta degli esperti da coin-volgere nel ciclo di vita del progetto;

l’indicazione su di una composizione partenariale rappresen-• tativa in chiave di genere e di categorie svantaggiate e le fasce deboli (portatori di interessi di genere nell’ATS ecc. rilevanti rispetto alla strategia di progetto)

la previsione di un sistema interno di monitoraggio e valuta-• zione dell’intervento orientato al genere e alla non discrimi-nazione

I criteri di valutazione lasciano un largo spazio alla “libera • interpretazione” del principio di pari opportunità e non discri-minazione

CARATTERI SALIENTI DEI SISTEMI LOCALI DI PROGETTAZIONE

Presenza di una estesa esperienza di pianificazione stra-•tegica nei 26 ambiti di progetto PIST – PISU

Scarsa capitalizzazione delle esperienze PIC URBAN•Non esistono espliciti collegamenti ex–ante tra •Pianificazione strategica e PIST PISU

Scarse competenze degli enti nell’ambito della progetta-•zione dello sviluppo urbani integrato

Nei programmi integrati PIST–PISU:•gli obiettivi e le finalità dei programmi integrati non • sono articolati secondo una logica che incorpori in maniera esplicita le aree di impatto della metodologia VISPO e altre riferibili alla non discriminazione

il contributo richiesto ai progetti in termini di pari • opportunità e non discriminazione proprio perché generico non è posto in relazione alle criticità di genere espresse dal territorio e disarticolato nelle specifiche azioni dell’intervento

PERCORSI ED ESITI DELLO STUDIO

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VADEMECUMRaccomandazioni e buone pratiche per l’attuazione degli obiettivi di sviluppo urbano con riferimento ai principi di Pari opportunità e non discriminazione

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INDICE

Vademecum

Le attività di accompagnamento degli Enti Locali1.

I contenuti progettuali2.

2.1 Contenuti progettuali e pari opportunità negli interventi

dei programmi integrati

2.2 Sviluppo urbano integrato, sicurezza urbana e pari opportunità

Il partenariato come strumento di “presidio delle pari opportunità”3.

Premessa

Percorso ed esiti dello studio

Vademecum

Base dati documentaria

19

20

20

37

51

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19

Il documento presenta i suggerimenti e le propo-

ste in particolare con riferimento a tre ambiti:

le • attività di accompagnamento;

i • contenuti progettuali a partire delle concrete

tipologie progettuali riscontrabili tra gli in-

terventi e le azioni dei programmi di sviluppo

urbano;

il • partenariato (inteso anche come strumen-

to di “presidio” delle pari opportunità) che

accompagna l’attuazione dei programmi di

sviluppo urbano

Il paragrafo relativo ai contenuti progettuali con-

tiene un approfondimento che propone di utilizza-

re il tema della sicurezza urbana come filo condut-

tore per collegare da un punto di vista tecnico il

principio di pari opportunità e non discriminazione

con lo sviluppo o la riqualificazione urbana inte-

grata, per quanto riguarda gli interventi e le azioni

nello spazio pubblico.

1Le attività di accompagnamento degli Enti Locali

Come già segnalato le procedure attuative predi-

sposte dalle Regioni per la progettazione e valuta-

zione dei programmi integrati di sviluppo urbano

prevedono una fase negoziale con i soggetti

locali. I programmi integrati presentati alla data

della redazione della presente relazione sono

progetti di massima, molti degli interventi, azioni

e operazioni sono formulate come idee proget-

tuali. In teoria questa attività di negoziazione e

concertazione permetterebbe di inserire, anche

attraverso una appropriata azione di accompagna-

mento dei soggetti locali, opportuni elementi di

pari opportunità e non discriminazione in partico-

lare quelli riferiti:

all’inserimento nel ciclo di vita del progetto, •di soggetti che ricoprono ruoli significati-

vi nel campo delle pari opportunità e della

cultura di genere e di istituzioni/organismi di

rappresentanza delle pari opportunità e non

discriminazione;

all’equa partecipazione dei generi e delle ca-•tegorie discriminate nella scelta degli esperti

da coinvolgere nel ciclo di vita del progetto;

alla composizione partenariale rappresenta-•tiva in chiave di genere nella governance del

progetto;

alla costruzione di un sistema interno di moni-•toraggio e valutazione dell’intervento gender

oriented;

all’orientamento delle scelte progettuali e •tecniche dei singoli interventi, azioni e ope-

razioni, a livello di studio di fattibilità e/o

di progettazione preliminare, attraverso un

analisi comparata degli impatti che esse pos-

sono avere rispetto alle tipologie di impatto

individuate dalla metodologia VISPO e ad altri

impatti riferibili alla non discriminazione;

al fatto di investire le assistenze tecniche dei •soggetti locali di una attività di sensibilizza-

zione volta ad una corretta declinazione delle

idee–progettuali contenute nei programmi

integrati in termini di pari opportunità e non

discriminazione.

VADEMECUM

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20

2I contenuti progettuali2.1 Contenuti progettuali e pari opportunità negli interventi dei programmi integrati

In base ad un esame delle indicazioni attuative

per la progettazione e valutazione dei programmi

integrati di sviluppo urbano sono state individuate

una serie di tipologie di interventi, azioni e ope-

razioni ricorrenti nell’elaborazione dei programmi

integrati. A queste tipologie sono state affiancate

indicazioni in base alle quali, in sede di elabo-

razione di studi di fattibilità o di progetti (preli-

minari e/o definitivi), inserire contenuti tecnici

orientati alle pari opportunità di genere e alla non

discriminazione. Nello stesso modo sono fornite

indicazioni che permettono, in sede di gestione

del progetto e/o dell’intervento, di adottare pro-

cedure orientate alle pari opportunità di genere e

non discriminazione.

Le categorie di interventi sono riferite ai

temi prioritari contenuti nell’ALLEGATO II -

CLASSIFICAZIONE DEGLI INTERVENTI DEI FONDI

(1) PER IL PERIODO 2007-2013 - Parte A:

Codificazione per dimensione - TABELLA 1: CODICI

RELATIVI ALLA DIMENSIONE «TEMI PRIORITARI»

del REGOLAMENTO (CE) N. 1828/2006 DELLA

COMMISSIONE (FESR) in modo da facilitare la

generalizzazione delle indicazioni nell’ambito

della classificazione proposta dal regolamento dei

fondi FESR.

Il risultato di questa elaborazione viene riportato

nelle tabelle che seguono. Dal momento che gli

interventi di sviluppo urbano integrato ripropon-

gono cluster di temi progettuali ricorrenti per

le regioni convergenza, le tipologie proposte in

neretto definiscono in modo sintetico tipologie

complesse per contesti urbani e contesti non urba-

ni di interventi attraverso esempi che non hanno

la pretesa di essere esaustivi. Nelle tabelle, le

colonne evidenziano contenuti tecnici e procedure

progettuali e gestionali orientate verso il principio

di pari opportunità e non discriminazione.1

1) Alcuni degli esempi sono tratti dal documento Task Force P.O. Sicilia PON ATAS Mis. I.2 Ob. 1 e APQ, Contributi della Task Force al Programma Operativo regionale del FESR – Indirizzi utili per una programmazione rispondente al principio di pari opportunità e non discriminazione, novembre 2007

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CONTESTI URBANIRiurbanizzazione plurifunzionale ed ecocompatibile degli spazi urbani attraverso la conservazione e valorizzazione del patri-monio storico e culturale

Interventi esemplificativi Qualificazione tutela e conservazione del Patrimonio storico-culturale, favo-•rendone la messa a sistema e l’integrazione con i servizi turistici, anche al fine di aumentare l’attrattività dei territori

Azioni di restauro, recupero e promozione dei siti di maggiore valore storico, ar-•cheologico, monumentale presenti sul territorio regionale (catg. nn. 58, 59, 60)

Interventi di sostegno al recupero e all’adeguamento strutturale e funzionale •dell’eredità storico – culturale, quali biblioteche, musei, archivi, teatri e altre tipologie di beni di interesse culturale e architettonico, anche attraverso l’atti-vazione di partenariati pubblico–privati (catg. nn. 58, 59, 60)

Azioni di restauro, valorizzazione, fruizione e gestione innovativa del patrimo-•nio culturale nell'ambito di sistemi culturali regionali (catg. nn. 58, 59, 60)

Contenuti tecnici orientati alle pari opportunità di genere e non

discriminazione

Procedure progettuali e gestionali orien-tate alle pari opportunità di genere e

non discriminazioneCategorie

Percorsi specifici privi di barriere architetto-1. niche per l’utenza portatrice di specifiche esi-genze (persone diversamente abili - soprattutto con ridotte potenzialità motorie - soggetti ipo/non vedenti, anziani, donne in stato avanzato di gravidanza)

Servizi alle famiglie (es. aree bambini, fasciatoii 2. nei bagni)

Percorsi didattici per bambini 3.

Percorsi didattici per immigrati (didascalie nella 4. lingua madre della comunità di immigrati mag-giormente presente nel territorio)

Presenza, nel partenariato di associazioni fem-1. minili o di gruppi rappresentativi di interessi di genere

Presenza, tra i soggetti attuatori del progetto, di 2. esperti/e nella progettazione e realizzazione di politiche e interventi per le pari opportunità

Previsione di specifiche azioni rivolte all’utenza 3. femminile ed elaborazione di indicatori volti a rilevare, in fase di monitoraggio e valutazione, l’impatto dell’iniziativa sull’utenza femminile

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Figura 1 – Contenuti tecnici interventi, azioni e operazioni

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CONTESTI URBANIPromozione dell’imprenditorialità e l’occupazione attraverso la tu-tela e diffusione della cultura e attraverso la promozione dell’arte contemporanea

Interventi esemplificativi Azioni volte alla produzione, divulgazione e fruizione delle nuove forme artisti-•che legate all’arte contemporanea

Azioni di promozione e realizzazione di reti di centri e laboratori per la produzione •artistica e per la promozione della creatività e della qualità della produzione archi-tettonica e urbanistica (catg. n. 59)

Valorizzazione di contesti architettonici, urbanistici e paesaggistici, connessi alle •attività artistiche contemporanee (catg. n. 58, 59)

Sviluppo di servizi culturali per il territorio e per la produzione artistica e artigia-•nale (documentazione, comunicazione e promozione, ecc.) che opera nel campo dell’arte e dell’architettura contemporanea (catg. n. 60)

Contenuti tecnici orientati alle pari opportunità di genere e non

discriminazione

Procedure progettuali e gestionali orien-tate alle pari opportunità di genere e non

discriminazioneCategorie

Azioni specifiche per l’infanzia e 1. l’adolescenza

Promozione di reti di laboratori di prodotti che recu-1. perano la tradizione femminile

Coinvolgimento delle comunità locali nelle scelte 2. strategiche e che traggano spunto dall’analisi del contesto attento alle differenze di genere ed ai reali bisogni dei soggetti in condizioni di disagio

Forme di divulgazione e coinvolgimento degli immi-3. grati (es. uso della lingua madre della comunità di immigrati maggiormente presente nel territorio)

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CONTESTI URBANI Ristrutturazione sostenibile ed ecocompatibile di edifici per l’insediamento, l’incubazione ed il rafforzamento di funzioni e servizi urbani e metropolitani

Interventi esemplificativi Strutture ed interventi a scala urbana per l’insediamento e lo sviluppo di atti-•vità e servizi , anche a supporto del sistema imprenditoriale

Interventi di riqualificazione integrata, con criteri di qualità architettonica ed •edilizia sostenibile, per l’insediamento, l’incubazione ed il rafforzamento di fun-zioni e servizi urbani e metropolitani, anche tramite riuso di strutture esistenti o forme di comodato del patrimonio immobiliare pubblico in disuso (catg. n. 61)

Interventi di riqualificazione e/o completamento di strutture per l’educazione •pre-scolare, la formazione scolastica o universitaria finalizzati alla offerta di servizi territoriali (sociali, sociosanitari, culturali, sportivi ecc.) e per la concilia-zione tra vita lavorativa e familiare (catg. nn. 61, 75, 77, 79)

Infrastrutturazione informatica ed implementazione di sistemi informativi urba-•ni e territoriali (catg. nn. 61, 75, 77, 79)

Contenuti tecnici orientati alle pari opportunità di genere e non

discriminazione

Procedure progettuali e gestionali orientate alle pari opportunità di gene-

re e non discriminazioneCategorie

Inserimento di aree verdi attrezzate e servizi per 1. l’accoglienza alle famiglie (es. aree bambini)

Riuso e la riqualificazione di strutture esistenti 2. per servizi all’infanzia e/o popolazione in età sco-lare 0-14 localizzate nelle aree urbane periferiche

1. progettazione di interventi privi di barriere architettoniche per l’utenza portatrice di spe-cifiche esigenze (persone diversamente abili soprattutto con ridotte potenzialità motorie soggetti ipo/non vedenti, anziani, donne in stato avanzato di gravidanza)

2. progettazione di interventi che considerino tutti quegli accorgimenti, arredi ed elementi che aumentino la percezione di sicurezza (vedi pa-ragrafo 2.2) negli spazi pubblici anche mediante il ricorso a tecnologie dell’informazione e della comunicazione

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CONTESTI URBANI

Promozione dei trasporti pubblici integrati attraverso mezzi di trasporto pubblici ad alto rendimento energetico, la creazione di sistemi di trasporto integrati di tipo innovativo, la creazione di

itinerari ciclabili e pedestri sicuri e piacevoli, corridoi ambientali

Interventi esemplificativi Riqualificazione ambientale e sociale della mobilità urbana•Potenziamento e rinnovo delle flotte del trasporto pubblico con veicoli a basso •impatto ambientale

Incentivi alla redazione di piani per la mobilità e lo sviluppo del car sharing •Incremento della dotazione di piste ciclabili •Potenziamento dei sistemi di mobilità pedonale per persone con disabilità •sensoriali

Contenuti tecnici orientati alle pari opportunità di ge-nere e non discriminazione

Procedure progettuali e gestionali orientate alle pari opportuni-tà di genere e non

discriminazione

Categorie

realizzazione di sistemi di trasporto pubblico destinati alla utenza 1. scolastica primaria (scuolabus di quartiere), alla utenza disabile e anziana

promozione di sistemi di sicurezza sui mezzi pubblici (segnalatori 2. acustici di pericolo alle fermate, sistemi di video sorveglianza alle fermate e sui mezzi pubblici, obbligo dei conducenti di far salire, a richiesta, donne sole negli orari notturni anche fuori dalle fermate prestabilite

promozione e la sperimentazione di forme di trasporto pubblico-3. privato che rispondano ai bisogni dell’utenza, differenziata per genere, età e condizione socio-economica (car sharing, car pooling, taxi rosa, pedibus, ecc.)

1. progettazione di percorsi sicuri per bambini e famiglie (anche attraverso il migliora-mento delle piste ciclabili).

2. promozione di azioni tese a rendere conciliabili gli orari di inizio e fine delle princi-pali attività che si svolgono nella città (lavoro, studio, ecc.) con le esigenze di citta-dini e cittadine

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CONTESTI URBANI

Promozione dei trasporti pubblici integrati attraverso la riorganizzazione del sistema dei trasporti, compresa l'introduzione di pedaggi per l'accesso a determinate zone, creazione di isole pedonali, sistemi di controllo intelligente del traffico, parcheggi in prossimità di una fermata dei mezzi pubblici («park and ride»)

Interventi esemplificativi Realizzare e potenziare i parcheggi di interscambio modale connessi •alla rete di trasporto pubblico locale

Costruzione di parcheggi di interscambio modale aventi come obiet-•tivo quello di incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici sia su rotaia che su gomma, di ridurre la mobilità interurbana privata ed espletare nei confronti di essa una funzione di “filtro” alla penetrazione nei centri abitati

Contenuti tecnici orientati alle pari oppor-tunità di genere e non discriminazione

Procedure progettuali e gestiona-li orientate alle pari opportunità di genere e non discriminazione

Categorie

Parcheggi progettati con un’attenzione verso:la previsione di aree di manovra ampie e posti 1. riservati per donne in avanzato stato di gravidanza;

la previsione di misure di sicurezza (vedi il para-2. grafo 2.2), quali una buona illuminazione, l’instal-lazione di video camere e segnalatori acustici di pericolo;

la previsione di servizi igienici adeguati alle esi-3. genze delle persone diversamente abili- separati per genere- e delle madri con bambini.

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CONTESTI URBANI Integrazione degli emarginati e offerta di servizi di base econo-micamente accessibili nelle aree di maggiore disagio nelle aree urbane

Interventi esemplificativi Rete dei servizi di prevenzione e delle attività orientate alle situazioni di mag-•giore disagio nelle aree urbane

Centri unificati di informazione e accesso ai servizi (catg. nn. 61, 79)•Adozione di TIC per collegamento e dialogo tra amministrazioni e cittadini (vedi •sopra) (catg. n. 11)

Interventi per l’accoglienza per situazioni di grave disagio (catg. nn. 61, 79)•Reti integrate per prevenzione rischio di marginalità sociale e miglioramento •qualità della vita (catg. nn. 61, 79, 80)

Contenuti tecnici orientati alle pari opportunità di genere e non

discriminazione

Procedure progettuali e gestionali orientate alle pari opportunità di

genere e non discriminazioneCategorie

l’implementazione dell’ accesso alle tecno-1. logie dell'informazione e della comunicazio-ne da parte delle famiglie, soprattutto per particolari fasce sociali e generazionali, al fine di superare forme di digital divide.

interventi che attuino forme di sensibiliz-2. zazione delle forze dell’ordine alla tema-tica della violenza sulle donne e minori, anche attraverso la costituzione di reti con l’associazionismo di settore (mappe partecipate sulla percezione della sicu-rezza, azioni di sicurezza partecipata, ecc.) (vedi paragrafo 2.2)

Promozione di un concetto di sicurezza inte-3. so come safety complementare al concetto di security (vedi pargarafo 2.2)

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CONTESTI URBANI Promozione dell’imprenditorialità e l’occupazione attraverso l’insediamento, l’incubazione ed il rafforzamento di funzioni e servizi urbani e metropolitani

Interventi esemplificativi Poli di sviluppo e servizio a scala urbana:•interventi di riqualificazione urbana integrata per l’insediamento e/o la valoriz-•zazione di centri di servizi (per le imprese, sociali, culturali, sportivi, sociosani-tari, la prima infanzia, ecc.) quali attrattori di rango sovra –locale (catg. nn. 77, 78, 79)

interventi di riqualificazione infrastrutturale e/o completamento delle strutture •della formazione e dell’educazione pre-scolare, per rafforzare l’offerta di servi-zi territoriali (sociali, sociosanitari, culturali, sportivi ecc.) (catg. nn. 75, 77, 79)

Contenuti tecnici orientati alle pari opportunità di genere e non

discriminazione

Procedure progettuali e gestionali orientate alle pari opportunità di

genere e non discriminazioneCategorie

Recupero di aree urbane degradate o in stato 1. di abbandono;

Creazione/riqualificazione di spazi verdi ac-2. cessibili e fruibili da parte di tutti, in sicurezza (vedi paragrafo 2.2), con particolare riferimen-to all’infanzia, agli anziani, alle donne

Riqualificazione infrastrutturale e/o comple-3. tamento delle strutture della formazione e dell’educazione pre-scolare ove prevedano aree verdi e spazi adibiti alle attività sportive e ricreative, laboratori musicali, teatrali ed artistici , sale multimediali

1. Forme di recupero/riqualificazione urbana intesa quale rigenerazione sociale. Ad esem-pio, attraverso gli interventi proposti di valo-rizzazione o insediamento di centri di servizi si potranno sviluppare forme di integrazione di diverse culture presenti nel territorio

2. coinvolgimento delle comunità locali nelle scelte di destinazione ed uso di spazi e immobili pubblici e che traggano spunto dall’analisi del contesto attento alle differen-ze di genere ed ai reali bisogni dei soggetti in condizioni di disagio

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CONTESTI URBANI

Riurbanizzazione plurifunzionale ed ecocompatibile degli spazi urbani attraverso il risanamento di siti urbani degradati, il recupe-ro di spazi pubblici, compreso il verde pubblico, la promozione e sviluppo di reti integrate dei servizi

Interventi esemplificativi Riqualificazione e rigenerazione di aree e quartieri in condizioni di criticità o •sottoutilizzazione

Interventi di valorizzazione del ruolo della comunità locale, anche attraverso la •riqualificazione e il riorientamento nella destinazione e nell’uso degli spazi immo-bili pubblici (catg. nn. 78, 80)

Interventi di promozione e sviluppo di reti integrate dei servizi in coerenza con la •normativa nazionale L. 328/2000 (catg. nn. 79, 80).

Contenuti tecnici orientati alle pari opportunità di genere e non discriminazione

Procedure progettuali e gestionali orien-tate alle pari opportunità di genere e non

discriminazioneCategorie

Creazione/riqualificazione di spazi verdi accessibili 1. e fruibili da parte di tutti, in sicurezza (vedi paragra-fo 2.2), con particolare riferimento all’infanzia, agli anziani, alle donne

1. Coinvolgimento delle comunità locali nella scelte di destinazione ed uso di spazi e immobili pubblici

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CONTESTI NON URBANI

Progetti integrati di riqualificazione delle aree marginali in contesti non urbani anche attraverso lo sviluppo di infrastrutture culturali e la promozione di attività economiche nel settore culturale

Interventi esemplificativi Favorire la valorizzazione culturale e la fruizione delle aree marginali e rurali•Realizzazione di infrastrutture culturali per il miglioramento della qualità della vita •dei residenti e la valorizzazione delle identità locali (catg. n. 59);

Interventi integrati di riqualificazione di contesti architettonici e urbanistici di pregio •storico in aree marginali (catg. nn. 8, 61);

Interventi integrati per la promozione e valorizzazione di un sistema di ospitalità •diffusa nelle aree interne e montane della regione (catg. n. 61);

Interventi di riqualificazione di contesti rurali di pregio storico culturale (catg. n. 61);•Attivazione di piani integrati per la valorizzazione e la gestione di beni culturali im-•mobili, per l'erogazione di servizi e la produzione artistica e culturale anche al fine di produrre effetti positivi e durevoli in termini di sviluppo e di nuova imprenditorialità (catg .n 61).

Contenuti tecnici orientati alle pari opportunità di genere e non

discriminazione

Procedure progettuali e gestionali orien-tate alle pari opportunità di genere e

non discriminazioneCategorie

Percorsi specifici privi di barriere architet-1. toniche per l’utenza portatrice di specifi-che esigenze (persone diversamente abili soprattutto con ridotte potenzialità motorie- soggetti ipo/non vedenti, anziani, donne in stato avanzato di gravidanza)

Servizi alle famiglie2.

Azioni specifiche per l’infanzia e 3. l’adolescenza

1. Recupero di arti e mestieri della tradizione femminile

2. Coinvolgimento delle comunità locali nelle scel-te strategiche e che traggano spunto dall’analisi del contesto attento alle differenze di genere ed ai reali bisogni dei soggetti in condizioni di disagio.

3. Forme di divulgazione e coinvolgimento degli immigrati (es. uso della lingua madre della comunità di immigrati maggiormente presente nel territorio)

4. Premialità per l’imprenditoria femminile e giovanile

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CONTESTI NON URBANI

Promozione dell’imprenditorialità e l’occupazione attraverso il sostegno alle attività economiche, commerciali, cooperative, con-sortili e di servizi per le PMI, creazione di centri di promozione aziendale per la conservazione e valorizzazione del patrimonio ambientale e naturalistico anche attraverso lo sviluppo di infra-strutture per la fruizione ambientale e la promozione di attività economiche nel settore ambientale

Interventi esemplificativi Incentivare lo sviluppo imprenditoriale che opera nel settore della valorizzazio-•ne dei beni ambientali e naturalistici

Azioni di rafforzamento della competitività delle produzioni locali e delle filiere •produttive dei parchi e riserve (catg. n. 6);

Azioni eco-innovative di supporto alle PMI che operano in parchi e riserve e azioni •di marketing territoriale e promozione di marchi d’area

Interventi di valorizzazione ambientale e di incentivazione alle imprese ubicate •nei comuni di montagna in un’ottica di complementarietà con la politica di svilup-po rurale (catg. n. 61).

Adeguamento delle strutture pubbliche esistenti nei parchi e nelle riserve realiz-•zate secondo criteri di edilizia sostenibile

Contenuti tecnici orientati alle pari opportunità di genere e non

discriminazione

Procedure progettuali e gestionali orien-tate alle pari opportunità di genere e

non discriminazioneCategorie

Favorire l’imprenditoria femminile e giovani-1. le , in particolare per la creazione, il con-solidamento e lo sviluppo imprenditoriale ovvero per programmi imprenditoriali con ricadute occupazionali a favore delle donne

Promozione di programmi di investimento 2. per servizi family friendly e per l’attuazione delle politiche di pari opportunità all’interno dell’impresa

1. Sostegno all’imprenditoria anche mediante animazione territoriale ed accompagnamento allo start up di impresa

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CONTESTI NON URBANI

Promozione dell’imprenditorialità e dell’occupazione attraver-so il sostegno alle attività economiche, commerciali, coope-rative, consortili e di servizi per le PMI, creazione di centri di promozione aziendale per la conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e ed enogastronomico in contesti non urbani anche attraverso lo sviluppo e la promozione di attività economiche nel settore culturale ed enogastronimico

Interventi esemplificativi Promozione delle identità culturali e delle risorse paesaggistico-ambientali•Azioni volte ad aumentare l’attrattività territoriale dell’offerta turistica re-•gionale, mediante la realizzazione e/o il cofinanziamento di eventi di grande richiamo turistico, di natura culturale, folkloristica, sportiva, volti all’incre-mento della fruizione di siti/beni paesaggistici, culturali e ambientali (catg n. 57)

Azioni di comunicazione e di promozione dell’immagine turistica della •Regione ed interventi a sostegno della commercializzazione di prodotti turistici territoriali (quali Borse, Fiere, Educational Tour, materiali divulgativi) (catg n. 57)

Azioni a sostegno della creazione e promozione di marchi d’area, di certifica-•zione ambientale, di qualità e di club prodotto con riguardo alla loro diffusio-ne nei mercati a livello nazionale e internazionale (catg. nn. 55, 56, 57)

Contenuti tecnici orientati alle pari opportunità di genere e non

discriminazione

Procedure progettuali e gestionali orientate alle pari opportunità di

genere e non discriminazioneCategorie

Iniziative di attrattività a favore di bambini di 1. età prescolare e scolare per la maggiore cono-scenza e fruizione dei siti/beni paesaggistici culturali ed ambientali

Iniziative attente al tema dell’interculturalità2.

azioni di comunicazione e promozione dell’im-3. magine delle donne imprenditrici (es. fiere rosa)

1. Elaborazione di indicatori volti a rilevare, in fase di monitoraggio e valutazione, l’impatto dell’iniziativa sull’utenza femminile

2. Adozioni di sistemi di certificazione che ten-gano conto dell’attuazione delle politiche di pari opportunità da parte degli imprenditori

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CONTESTI URBANI E NON URBANI

Promozione dell’imprenditorialità e dell’occupazione attraverso il sostegno alle attività economiche, commerciali, cooperative, consor-tili e di servizi per le PMI, creazione di centri di promozione azien-dale con iniziative di diversificazione e destagionalizzazione della competitività dell’offerta turistica

Interventi esemplificativi Iniziative di diversificazione e destagionalizzazione della competitività dell’offer-•ta regionale nei mercati turistici rilevanti

Azioni per l’attivazione, la riqualificazione e l’ampliamento di iniziative sostenibili, •volte alla diversificazione e destagionalizzazione dell’offerta turistica, inerenti in particolare allo sviluppo delle filiere dell’offerta termale, congressuale, sportiva, della pesca-turismo, dell’ittiturismo, del diportismo nautico, e del turismo “non tradizionale”, rispondenti il più possibile ai segmenti di domanda sempre più emer-genti, (catg. nn. 8, 55, 56, 57);

Interventi di realizzazione e/o riqualificazione e/o completamento di strutture •congressuali, di impianti sportivi, ed altre infrastrutture pubbliche funzionali allo sviluppo turistico, da attuarsi con il concorso di risorse private (catg. nn. 57, 61, 78)

Interventi per la creazione di poli di eccellenza a sostegno del coordinamento •dell’offerta turistica diversificata (nautica, crocieristica, sportiva) (catg. nn. 57, 78 );

Attivazione di iniziative di valorizzazione turistica attraverso forme di mobilità•dolce e/o non motorizzata (ferrovie storiche, greenways) (catg. nn. 24, 55, 56, 57)•

Contenuti tecnici orientati alle pari opportunità di genere e non discriminazione

Procedure progettuali e gestionali orientate alle pari opportunità di genere e non

discriminazione

Categorie

Favorire l’imprenditoria femminile e giovanile , in particolare 1. per la creazione, il consolidamento e lo sviluppo imprenditoriale ovvero per programmi imprenditoriali con ricadute occupazionali a favore delle donne

Promozione di programmi di investimento per servizi family 2. friendly e per l’attuazione delle politiche di pari opportunità all’interno dell’impresa

Per gli interventi relativi alla mobilità l’accessibilità dei 3. mezzi per l’utenza portatrice di specifiche esigenze (persone diversamente abili soprattutto con ridotte potenzialità motorie - soggetti ipo/non vedenti, anziani, donne in stato avanzato di gravidanza) per favorire un turismo di tipo sociale

Sostegno all’imprenditoria anche 1. mediante animazione territoriale ed accompagnamento allo start up di impresa

Presenza nei poli di eccellenza 2. per il coordinamento dell’offerta turistica di esperti in politiche di pari opportunità

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CONTESTI URBANI E NON URBANI

Sviluppo delle potenzialità tecnologiche della società dell'informa-zione attraverso la messa a punto di servizi d'interesse pubblico, in particolare nei campi dell'istruzione e della formazione, della sanità, dell'informazione ambientale, nel settore dei beni culturali (centro restauro, accesso, interoperabilità, prevenzione rischi, inno-vazione, contenuti digitali, ecc.), dei servizi di prossimità e attraver-so la promozione dell'accessibilità e dell'uso dei servizi telematici da parte dei cittadini

Interventi esemplificativi Accesso e diffusione di servizi connessi all’uso delle TIC per il superamento dei •fenomeni di digital divide e dei divari territoriali tra aree urbane ed aree interne rurali

Azioni volte a incrementare la diffusione di servizi di e-government avanzati per •cittadini e imprese, incluse quelle mirate ad innalzare la partecipazione del cittadi-no all’azione di governo (e-democracy) (catg. nn. 10, 11, 13)

Azioni volte a incrementare la diffusione di servizi di e-health (teleprenotazione e •telepagamento, telediagnosi, governo clinico remoto attraverso la realizzazione del fascicolo sanitario elettronico) (catg. nn. 11, 13)

Azioni di potenziamento e diffusione di infrastrutture e servizi finalizzati all’e–•inclusion, con particolare attenzione alle famiglie e ai soggetti che versano in stato di disagio, finalizzate a: l'erogazione a domicilio di servizi informativi, l’erogazione di servizi socioassistenziali e sociosanitari in modalità

teleassistenza, la realizzazione di sistemi tecnologici finalizzati ad innalzare il grado •di autonomia nella vita domestica per le persone diversamente abili

azioni di ricerca e di diffusione delle tecnologie della informazione e della comu-•nicazione nel settore dei beni culturali (centro restauro, accesso, interoperabilità, prevenzione rischi, innovazione, contenuti digitali, ecc.) (catg. n. 11).

Contenuti tecnici orientati alle pari opportunità di genere e non discriminazione

Procedure progettuali e ge-stionali orientate alle pari

opportunità di genere e non discriminazione

Categorie

Interventi volti alla riduzione del digital divide di categorie 1. deboli o marginali;

Interventi volti a realizzare integrazione e sinergie con le 2. istituzioni scolastiche;

Interventi volti al raggiungimento di utenti/target nelle 3. aree marginali e periferiche del territorio di riferimento;

Presenza di analisi costi/benefici che 1. internalizzi ed espliciti il principio di pari opportunità

Processi partenariali allargati e coin-2. volgimento dei portatori di interessi di pari opportunità.

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CONTESTI URBANI E NON URBANI

Supporto alle amministrazioni locali per migliorare la qualità della programmazione e progettazione per l’attuazione delle operazioni cofinanziate dal FESR nell’ambito dei programmi integrati

Interventi esemplificativi Supportare le amministrazioni locali per migliorare la qualità della programma-•zione e progettazione per l’attuazione delle operazioni cofinanziate dal FESR nell’ambito dei programmi integrati

Assistenza tecnica, affiancamento, supporto tecnico finalizzato alla progettazio-•ne, con particolare riguardo alla progettazione esecutiva (catg. n. 81)

Analisi e studi di fattibilità, valutazione relativi all’attività di programmazione e •progettazione (catg. nn. 81, 86)

Studi/meccanismi di monitoraggio e valutazione degli effetti delle politiche •pubbliche sulla salute sulla base di linee guida appositamente definite (catg. nn. 81, 86)

Azioni di informazione, educazione e sensibilizzazione dei cittadini•

Contenuti tecnici orientati alle pari opportunità di genere e non discriminazione

Procedure progettuali e ge-stionali orientate alle pari

opportunità di genere e non discriminazione

Categorie

Azioni di sensibilizzazione-informazione specificamente 1. rivolte alle cittadine e che sappiano adottare un linguaggio non discriminatorio e rispettoso delle differenze

Azioni di sensibilizzazione-informazione programmate ed 2. attuate attraverso il coinvolgimento attivo della cittadinan-za femminile e dei soggetti portatori di interessi di genere/di pari opportunità

Monitoraggio e valutazione degli effet-1. ti delle politiche pubbliche sulla salute che tengano esplicitamente conto del diverso impatto sulle cittadine e sui cittadini - differenziati per classi di età - anche nell’impostazione metodo-logica delle linee guida

Presenza nelle equipe di progetta-2. zione, comitati scientifici o steering groups di esperti con competenze in politiche di pari opportunità

Presenza nelle equipe dell’attuazione 3. delle azioni di esperti con competenze in politiche di pari opportunità

Presenza nelle equipe di valutazione, 4. di esperti con competenze in politiche di pari opportunità

8186

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CONTESTI URBANI E NON URBANI

Prevenzione delle infiltrazioni della criminalità nella Pubblica Amministrazione e negli appalti pubblici

Interventi esemplificativi Interventi per favorire la trasparenza dell’azione amministrativa, la partecipazio-•ne dei cittadini e l’informazione volti a prevenire infiltrazioni della criminalità nella Pubblica Amministrazione e negli appalti pubblici (cat.n.81)

Contenuti tecnici orientati alle pari opportunità di genere e non discriminazione

Procedure progettuali e gestionali orientate alle pari opportunità di genere e non

discriminazione

Categorie

Interventi programmati ed attuati attraverso il coinvolgi-1. mento attivo della cittadinanza femminile e dei soggetti portatori di interessi di genere/di pari opportunità

Interventi che prevedano forme di partecipazione della 2. cittadinanza femminile e dei soggetti portatori di interessi di genere/di pari opportunità

81

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Figura 2 – Temi relativi allo sviluppo urbano inte-

grato, la riqualificazione e la rigenerazione urbana2

CODICE TEMI PRIORITARI

6Sostegno alle PMI per la promozione di prodotti e processi produttivi rispettosi dell’ambiente (introdu-zione di sistemi efficaci di gestione dell’ ambiente, adozione e utilizzo di tecnologie per la prevenzione dell’inquinamento, integrazione delle tecnologie pulite nella produzione aziendale)

8 Altri investimenti in imprese

10 Infrastrutture telefoniche (comprese le reti a banda larga)

11Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (accesso, sicurezza, interoperabilità, prevenzione dei rischi, ricerca, innovazione, contenuti digitali, ecc.)

12 Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (RTE-TIC)

13Servizi ed applicazioni per i cittadini (servizi sanitari on line, e-government, e-learning, e-partecipazione, ecc.)

24 Piste ciclabili

26 Trasporti multimodali

47 Qualità dell’aria

52 Promozione di trasporti urbani puliti

54 Altri provvedimenti intesi a preservare l’ambiente e a prevenire i rischi

55 Promozione delle risorse naturali

56 Protezione e valorizzazione del patrimonio naturale

57 Altri aiuti per il miglioramento dei servizi turistici

58 Protezione e conservazione del patrimonio culturale

59 Sviluppo di infrastrutture culturali

60 Altri aiuti per il miglioramento dei servizi culturali

61 Progetti integrati di rinnovamento urbano e rurale

75 Infrastrutture per l’istruzione

77 Infrastrutture per la sanità

78 Infrastrutture edilizie

79 Infrastrutture per l’infanzia

80 Promozione di partenariati, patti e iniziative attraverso il collegamento in rete delle parti interessate

81Meccanismi volti a migliorare l'elaborazione di politiche e programmi efficaci, il controllo e la valutazione a livello nazionale, regionale e locale, e potenziamento delle capacità di attuazione delle politiche e dei programmi

86 Valutazione e studi; informazione e comunicazione

2) ALLEGATO II - CLASSIFICAZIONE DEGLI INTERVENTI DEI FONDI (1) PER IL PERIODO 2007-2013 - Parte A: Codificazione per di-mensione - CODICI RELATIVI ALLA DIMENSIONE «TEMI PRIORITA-RI» del REGOLAMENTO (CE) N. 1828/2006 DELLA COMMISSIONE (FESR)

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2.2 Sviluppo urbano integrato, sicurezza urbana e pari opportunità

Le questioni legate alla partecipazione femminile

e alla presa in carico delle ineguaglianze di genere

e dei soggetti vulnerabili nello sviluppo urbano

costituiscono una condizione essenziale per realiz-

zare “città inclusive”.

Il clima di incertezza e di insicurezza che inve-

ste le città e l’intera società e la crescente paura

della criminalità, sono determinati solo in parte

da dalla situazione oggettiva di aumento di fatti

delittuosi che, pure sono più visibili e percepi-

bili nello spazio pubblico. La crisi dei sistemi di

sicurezza e protezione sociale, il diffondersi di

una disoccupazione strutturale e di un mercato

del lavoro sempre meno garantito, la caduta dei

modelli valoriali, il riemergere e moltiplicarsi di

povertà, vecchie e nuove, e il rischio che ciascuno

di noi, a causa di un licenziamento, una malattia,

o semplicemente l’avanzare della vecchiaia, entri

nella cosiddetta “zona grigia” influiscono in modo

determinate sulla sensazione di sicurezza di ampie

fasce di popolazione. La crescente distanza tra la

povertà o quasi povertà e la ricchezza e gli effetti

della globalizzazione, che con le grandi migrazioni

hanno portato nelle nostre città gli immigrati e i

“diversi” per cultura, abitudini e status, contribu-

iscono a destabilizzare il quadro sociale, creano

ansie e paure profonde che spesso si esprimono

con una richiesta di sicurezza dal “nemico” esterno

e dalla città ostile.

La domanda di sicurezza viene posta in modo forte

alle istituzioni, a partire dalle più vicine, e cioè ai

Comuni e ai sindaci, anche quando le decisioni

e le responsabilità di politiche e di azioni sono

collocate ad altri livelli istituzionali. I cittadini si

aspettano comunque che la loro sicurezza perso-

nale venga garantita dalla loro città e dagli ammi-

nistratori che conoscono più da vicino. Rafforzare

il senso di sicurezza diventa quindi un compito

primario delle istituzioni, a partire dalle ammini-

strazioni locali.

Per un problema così complesso e articolato non

possono esserci risposte semplici e unidireziona-

li.3 La questione della sicurezza coinvolge quindi

l’insieme dei programmi e delle strategie politico-

amministrative delle città e con l’obiettivo di

produrre e rafforzare la comunicazione tra i cittadi-

ni, promuovere la convivenza pacifica tra persone

incerte, impaurite, sempre più spesso diverse per

lingua e costumi, in un contesto storico in cui le

risorse economiche e sociali diminuiscono e le

modalità tradizionali di aggregazione e di riferi-

mento (sindacati, partiti politici e spesso anche le

parrocchie, o più semplicemente l’aggregazione

spontanea negli spazi pubblici) vengono meno.

Le azioni positive che si sono sviluppate in

quest’ultimo decennio nelle nostre città attraverso

il recupero di molte periferie, il risanamento dei

centri storici, l’attivazione di progetti di quartiere

per l’inclusione sociale, la promozione di attività

collettive nei parchi e nelle strade, le decine di

piccoli e grandi interventi, finalizzati a diminui-

re il rischio e ad ampliare le opportunità che la

città offre, sono il frutto di programmi e progetti

3) Per una rassegna delle politiche adottate e per i contributi tecnici mirati di seguito riportati si veda il volume Regione Piemonte – Melting LAB 2008, La città si*cura – L’approccio di genere alla sicurezza urbana: manuale di interventi sulla città per la sicurezza delle donne e delle persone più vulnerabili (a cura di: Marita Peroglio, Luisella Dughera, Giulia Melis), 2009

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complessi nati dall’impegno congiunto dello Stato,

delle Regioni e dei Comuni. L’aspetto e la cura del-

la città, la pianificazione e la gestione degli spazi

per la sicurezza ne fanno parte.

La complessa problematica della sicurezza urbana

può essere una linea argomentativa e progettuale

per introdurre il tema delle pari opportunità e non

discriminazione nei programmi e nelle pratiche di

sviluppo urbano integrato per quanto riguarda gli

interventi e le azioni nello spazio pubblico.

Si tratta di una pratica diffusa in alcuni contesti

urbani italiani soprattutto per quanto attiene

all’approccio partecipato al problema della riqua-

lificazione e della sicurezza urbana. Un approccio

integrato volto a combattere il degrado fisico e

sociale di aree periferiche e centrali contrastando i

problemi di insicurezza alla radice.

Nei Programmi di Recupero Urbano, che hanno in-

teressato negli ultimi decenni le periferie e i centri

storici di molte città in Italia, la riqualificazione dei

quartieri, attuata con risorse pubbliche e private,

si è svolta attraverso un processo di progettazione

partecipata che ha coinvolto in modo importante

gli abitanti e che è stato accompagnato da azioni

di inserimento sociale e opportunità formative

e lavorative.

Lentamente in Europa vanno sviluppandosi ap-

procci più specifici ai problemi della sicurezza

urbana, autonomi rispetto al tema della riqualifi-

cazione con il quale si confrontano a partire da un

punto di vista tecnico pratico e non sociologico.

Alla fine degli anni ‘80, anche in Europa comincia

a farsi sentire il fenomeno della violenza urbana

e del conseguente diffuso senso di insicurezza

nelle città, e si riconosce la validità della strategia

di Prevenzione del Crimine Attraverso il Design

Urbano (CPTED), fino ad allora poco praticato in

Europa, salvo che in Gran Bretagna.

Si dovrà tuttavia arrivare all’inizio del nuovo se-

colo perché l’Unione Europea adotti delle risolu-

zioni concrete per affrontare in modo sistematico

il problema. Nel 1987 nasce il Forum Europeo per

la Sicurezza Urbana con sede a Parigi, presente in

qualità di organo esperto presso le Nazioni Unite

e il Consiglio d’Europa. Si tratta di una organizza-

zione internazionale non governativa di Comuni

e di altre collettività territoriali (città, Province,

Regioni o loro associazioni) impegnate a dialogare,

riflettere e cooperare sulle politiche e pratiche

di sicurezza urbana, con la finalità di stimolare e

orientare le politiche locali, nazionali e comunita-

rie in questo settore.

Nel 1996, si crea in Italia il Forum Italiano per la

Sicurezza Urbana (FISU), sezione nazionale del

Forum europeo, a cui partecipano città, province e

regioni con l’obiettivo di promuovere nuove politi-

che di sicurezza urbana nel nostro Paese. Il Forum

italiano riconosce il ruolo centrale delle città nello

sviluppo di queste nuove politiche e opera per

promuovere una moderna legislazione nazionale

in materia di sicurezza urbana, politiche integrate

di sicurezza e qualificazione della polizia locale.

Nel 2001, l’Unione Europea raccomanda la predi-

sposizione di strategie comuni per la sicurezza del-

le città e il Comitato Europeo di Standardizzazione

avvia un gruppo di lavoro internazionale per

stabilire i criteri di “prevenzione della criminalità

attraverso la pianificazione urbana e la progetta-

zione degli edifici”. Il risultato di questo lavoro è

costituito da un insieme di norme e linee guida

sulla progettazione delle città per la sicurezza. Il

Technical Report TC 14383-2, adottato dal CEN nel

2007, in fase di pubblicazione in Italia, si configura

come un manuale di buone pratiche, non vincolan-

te ma in grado di fornire gli strumenti di analisi,

programmazione e progettazione di interventi

sulla città per la sicurezza urbana. Il Technical

Report analizza le aree esistenti e le nuove edifi-

cazioni in funzione della sicurezza; tratta la paura

della criminalità e il senso di insicurezza; fornisce

linee guida per la diagnosi di sicurezza dei progetti

urbani, sintetizzate in una “carta di principi fonda-

mentali” e in un “modello di processo tipo”.

I lavori preparatori, svolti dal Gruppo di

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approfondimento su Urbanistica e Sicurezza del

Forum Italiano Sicurezza Urbana (FISU), accoglien-

do le raccomandazioni del Consiglio d’Europa e

dell’Unione Europea, hanno esaminato le interre-

lazioni tra l’ambiente fisico e il comportamento

umano nella convinzione che la pianificazione ur-

banistica e l’architettura influiscono sulla condotta

e sulle scelte delle

persone con un impatto sul crimine e sulla paura

del crimine.

Il risultato del lavoro è stata una prima scrittura

della norma sperimentale che combina “contenu-

ti” e “processo”, dove per “contenuti” si intendono

le strategie e le misure per prevenire e ridurre i

problemi di criminalità in un dato ambiente, e il

“processo” individua i procedimenti attraverso

cui scegliere e applicare le strategie. Sono state

prese in esame aree urbane e sub-urbane (quar-

tieri, parchi,…) suddivise nelle diverse destina-

zioni d’uso: quartieri residenziali; insediamenti

commerciali, industriali e terziari; scuole, parchi

e giardini pubblici; luoghi per il tempo libero,

parcheggi, stazioni, fermate d’autobus, ecc. Le aree

sono state considerate come nuove o già esistenti,

con diverse modalità di valutazione e di proposta

di strategie.

Sono stati identificati gli interlocutori indispen-

sabili nei legislatori e amministratori, progetti-

sti e pianificatori, costruttori, forze dell’ordine,

professionisti della sicurezza, gestori dei servizi,

operatori sociali, operatori dell’istruzione, ope-

ratori commerciali, popolazione (individui e

organizzazioni).

È stato infine individuato il metodo di approccio

basato sulla preventiva risposta alle tre domande:

dove:

identificazione dell’area;

cosa:

identificazione del problema di criminalità in

generale;

chi:

identificazione degli interessati.

Entrando nel dettaglio delle singole aree e del-

le destinazioni, il Gruppo di Lavoro del FISU ha

proposto un insieme di buone pratiche finaliz-

zate a diminuire il rischio e a rafforzare la sensa-

zione di sicurezza. A seguire, se ne sintetizzano

alcune, riprese dal sito web del FISU, a titolo

esemplificativo.

La paura del crimine è ridotta quando si raf-•forza o si ricostruisce il senso di appartenenza

e di identificazione con il quartiere e quando

le reti sociali e gli ambienti familiari sono

conservati.

L’utilizzo misto dell’area, con diverse desti-•nazioni d’uso, crea animazione e riduce la

paura del crimine. I locali pubblici e di ritrovo,

spesso fonte di disturbo, per altri versi hanno

una funzione rassicurante rispetto alla paura

del crimine. L’occupazione del piano terreno

degli edifici con attività induce movimento,

presenza di persone e quindi maggiore senso

di sicurezza.

La creazione di ampie aree di sola edilizia •pubblica per fasce di popolazione a basso red-

dito crea segregazione e aumenta il rischio di

crimine e la paura del crimine; la mescolanza

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di gruppi socio-economici crea conoscenza,

condivisione e maggiore senso di fiducia.

L’integrazione degli insediamenti residenziali •nel sistema urbano, senza aree abbandonate o

barriere strutturali induce un senso di vicinan-

za e riduce sia la paura che il rischio di violen-

za sulle strade.

Una buona visibilità sugli spazi pubblici e una •corretta illuminazione riducono la paura del

crimine e il rischio di effrazione, vandalismo,

violenza. I percorsi per i pedoni e le auto

dovrebbero preferibilmente essere affiancati e

gli ingressi agli edifici dovrebbero essere colle-

gati il più direttamente possibile ai percorsi

pedonali.

Nel quartiere, la presenza di traffico, ancorché •limitato, e di una rete di sentieri e piste ci-

clabili, ben individuate e illuminate, serve ad

evitare l’isolamento.

Gli edifici costruiti su scala umana creano un •senso di proprietà dei residenti nei confronti

degli spazi pubblici, e di identificazione con il

quartiere.

Una buona progettazione degli edifici, del pae-•saggio, dell’arredo urbano aumenta il senso di

proprietà e di appartenenza e riduce il rischio

di vandalismo.

Una buona manutenzione, la pulizia regolare, •la rimozione immediata dei rifiuti sono ele-

menti fondamentali per garantire il senso di

appartenenza e coinvolgere i residenti nella

cura del quartiere.

La presenza delle forze dell’ordine, specie del •vigile di quartiere, aumenta il senso di sicurez-

za dei residenti.

La presenza di luoghi di incontro per i giovani •nonché di strutture per i tossicodipendenti

e i senzatetto riduce la presenza incontrolla-

ta di gruppi che causano paura nello spazio

pubblico.

Una cartellonistica accurata con la planimetria •

del quartiere e una buona segnaletica aumenta

il senso di appartenenza e il controllo, e con-

sente di individuare facilmente i percorsi da

seguire e le vie di fuga.

Evitare gli accessi posteriori e installare serra-•menti robusti riduce il rischio di effrazione e

vandalismo.

Riparare rapidamente i danni, sia agli edifici •che all’arredo urbano, riduce gli ulteriori danni

dovuti ad attacchi successivi. La strategia di

manutenzione è più efficace se combinata

con chiare regole per l’utilizzo dello spazio

pubblico.

La sorveglianza riduce il rischio di violenza •e può essere garantita oltre che dalle forze

dell’ordine e dai servizi di sicurezza, anche da

portinai o custodi, coadiuvati da eventuali tele-

camere per monitorare l’ingresso, gli ascensori,

le scale, i garage e i depositi delle biciclette.

I garage accessibili solo per i residenti e le aree •di parcheggio provviste di barriera riducono il

rischio di furti e aggressioni. I piccoli parcheggi

davanti alle case aumentano il senso di pro-

prietà e di controllo.

L’uso di materiali robusti, lavabili e non infiam-•mabili per l’arredo urbano riducono il rischio

di incendio doloso e di vandalismo.

Tutte le indicazioni tendono a promuovere tra pro-

gettisti e amministratori una cultura della sicurez-

za intesa come safety (prevenzione di tipo passivo

e/o attivo4) piuttosto che come security (interven-

to repressivo o risarcitorio5 ex-post).

4) L’approccio attivo alla safety va inteso come la partecipazio-ne degli abitanti alla progettazione di interventi di riqualifica-zione di spazi pubblici e strutture ed alla presa incarico degli spazi pubblici attraverso, per esempio, tecniche come la mappa-tura partecipata della sicurezza urbana anche in collaborazione con la polizia locale.

5) Per esempio attraverso il modello di intervento “broken windows”. La famosa teoria delle “broken windows” si basa sull’assunto che il disordine e il crimine siano strettamente colle-gati in sequenza di tipo causale e usa la metafora della finestra rotta, che se non viene riparata, produrrà altre finestre rotte, il

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41

L’approccio di genere in materia di sicurezza urba-

na pone attraverso l’equivalenza Città sicure per

le donne = Città sicure per tutti, un utile bench-

mark per gli interventi di riqualificazione urbana

che collega la qualità ed efficacia degli interventi

al fatto di creare condizioni di maggiore sicurezza

per le donne e le persone più vulnerabili.

L’ONU si occupa del problema, promuovendo il

programma città più sicure, fondato su cinque

principi di base: (1) situare le azioni delle città

nel quadro della promozione dell’uguaglianza di

genere; (2) coinvolgere gli uomini nella soluzione

dei problemi; (3) fare delle analisi a partire da dati

differenziati in base al sesso, e da indagini esplo-

rative per meglio rappresentare il punto di vista

delle donne; (4) sviluppare partenariati con gli

attori significativi nel campo della violenza, come

le Forze dell’ordine, e indirizzarli all’approccio di

genere; (5) mettere in comune le pratiche, le espe-

rienze e le valutazioni riconoscendo l’importanza

del fenomeno della violenza sulle donne a livello

internazionale.

In Italia la questione della sicurezza delle donne

nella città si sviluppa prevalentemente all’interno

del tema più generale della sicurezza urbana.

L’approccio di genere raccomandato dall’ONU è, a

tutt’oggi, molto poco praticato nei programmi di

prevenzione del crimine e per la sicurezza urbana.

Si rende quindi necessario applicare in modo

sistematico l’analisi del contesto e il rilevamento

del rischio differenziati secondo i sessi e tara-

re di conseguenza le strategie di prevenzione.

Applicare un’ottica di genere all’ambiente urbano

significa innanzitutto chiedersi se le città sono

progettate per donne e uomini di ogni età, reddito

e razza. Nella maggior parte dei casi si rileverà che

l’assenza di attenzione al problema non ha dato

progressivo degrado, abbandono e frequentazione criminale dell’area

luogo a città neutre ma a città “maschili”, pianifica-

te e costruite in modo funzionale a uomini media-

mente giovani, sani, benestanti, lavoratori e con

poche responsabilità familiari.

L’analisi dei modelli di attività delle diverse tipolo-

gie di residenti delle città rivela invece stili di vita,

attività quotidiane e bisogni differenziati, che si

traducono in un diverso uso dei servizi e delle in-

frastrutture urbane e in diverse esigenze di tempi.

Ad esempio, le donne, in particolare quelle a basso

reddito, sono le maggiori fruitrici dei trasporti

pubblici e la politica dei trasporti e del traffico ha

quindi un forte impatto di genere, come pure gli

interventi atti a garantire la fruibilità in sicurezza

degli spazi pubblici come parchi, piazze, centri

commerciali e luoghi di ritrovo, di giorno e di not-

te. In particolare, in materia di sicurezza urbana, le

politiche non sono neutre, perché alla paura di es-

sere vittime di reati, che tocca tutti i cittadini, nelle

donne si aggiunge la paura della violenza specifica

di genere - molestie e violenze sessuali.

Il problema della violenza contro le donne e i sog-

getti più esposti a episodi di sopraffazione all’in-

terno della città può essere posto come un proble-

ma collettivo che le istituzioni devono e possono

affrontare con una serie di misure e di interventi di

contrasto di tipo immateriale e materiale.

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Gli interventi concreti sulla città, che verranno

esemplificati sinteticamente di seguito, rappre-

sentano un tassello che si inserisce all’interno di

programmi di sicurezza integrata con la finalità di

creare condizioni anche fisiche (tipo di marciapie-

di, di illuminazione, di segnaletica, di accessibilità,

ecc.) che possano indurre sensazioni di maggiore

benessere e confidenza con il proprio quartiere e

la propria città. Spesso non si tratta di fare inter-

venti onerosi quanto piuttosto di programmare e

progettare i lavori pubblici, l’arredo urbano, l’orga-

nizzazione degli spazi e dei tempi della città con

una particolare sensibilità alla percezione della

sicurezza e a un’ottica di genere, nella convinzione

che mettere le donne al centro dell’attenzione per

ciò che riguarda la sicurezza nelle città e sviluppa-

re strategie coerenti per la loro sicurezza nell’am-

biente urbano, aumenta la possibilità di tutti di

vivere meglio.

Operare in un’ottica di genere comporta quindi la

capacità di instaurare un dialogo intenso e conti-

nuativo con le donne sia nella fase di rilevazione

dei problemi e dei bisogni, attraverso una indagi-

ne a tutto campo sulla sicurezza che coinvolga le

donne, sia in quella di individuazione di soluzioni,

con la progettazione partecipata.

Il metodo dell’indagine e della progettazione

partecipata va adottato con la consapevolezza che

al centro dell’attenzione e dell’azione vanno poste

le donne e i loro problemi, senza tuttavia ghettiz-

zare il progetto in un ambito solo femminile, ma

ricercando invece il coinvolgimento degli uomini e

operando per la loro sensibilizzazione sul tema. In

fase di avvio del lavoro è particolarmente impor-

tante definire con precisione i target primari e se-

condari, i momenti e i luoghi della partecipazione,

la composizione dei gruppi nei diversi momenti,

gli obiettivi da raggiungere per ogni singolo incon-

tro. Il coinvolgimento, fin dalla fase iniziale, delle

amministratrici, delle progettiste, delle rappresen-

tanti sindacali e del mondo economico–produttivo,

delle forze dell’ordine, delle associazioni di donne

e delle espressioni socio-culturali del territorio

permette l’apporto di esperienze, competenze

ed elaborazioni culturali importanti, garantisce la

condivisione e l’appoggio del progetto nelle sedi

decisionali opportune e ne tutela la continuità nel

tempo.

Le vere protagoniste devono però essere le donne

dei quartieri in tutte le loro espressioni. Partendo

da una indagine socio-economica dell’area, si

potranno individuare le diverse tipologie di pre-

senza femminile e di conseguenza prefigurare i

macro problemi che dovranno essere affrontati e

organizzare correttamente i tempi e i luoghi degli

incontri. Ad esempio, se la prevalenza delle donne

lavora fuori casa, si affronteranno prioritariamente

i problemi riconducibili ai trasporti, agli orari e

all’accessibilità in sicurezza degli asili nido e delle

scuole, ai percorsi e ai parcheggi degli esercizi

commerciali anche col buio. Per le casalinghe,

poter camminare per le strade e fruire dei giardini

e parchi gioco in sicurezza saranno probabilmente

le priorità. Per tutte, poter utilizzare senza paura

il tempo libero sarà un obiettivo da perseguire. I

momenti degli incontri andranno organizzati in

modo che, almeno nelle prime riunioni generali, la

maggior parte delle donne possa partecipare. Le

sedi dovranno esser ricercate nel quartiere: centro

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43

sociale, scuola o centro religioso; d’estate, spazi

aperti o terrazze di esercizi pubblici prenotate per

l’occasione.

La prima fase del lavoro dovrà indagare le cause

dell’insicurezza, rendendone consapevoli le donne

stesse. Si potrà quindi delineare un quadro di

paure soggettive e di rischi oggettivi, collocando

le proposte di soluzione sui corretti piani. Con

sopralluoghi sul campo, si potranno individuare

puntualmente le situazioni considerate a rischio

e raccogliere le prime proposte di intervento

dalle stesse fruitrici dei luoghi e dei servizi.6

L’elaborazione progettuale degli interventi sarà

successivamente illustrata e messa in discussione.

La scelta degli arredi, dei colori, del tipo di piantu-

mazione, e quella tra diverse opzioni progettuali

coinvolgerà sempre le partecipanti. Si potrà creare,

in questo modo, un senso di identificazione impor-

tante delle donne con il progetto e con il quartiere

che hanno contribuito a ristrutturare e che han-

no già imparato a conoscere sulla carta. Poiché,

come si è detto, l’insicurezza non nasce solo dalle

situazioni effettive di rischio, ma da una serie di

concause economiche, sociali e culturali, la pro-

gettazione partecipata dovrà coinvolgere anche gli

altri settori dell’amministrazione che hanno com-

petenze su questi ultimi aspetti, riuscendo così a

instaurare un rapporto continuativo tra le donne

e il Comune che verrà recepito come un interlo-

cutore presente e attento. Molti degli interventi

previsti per la sicurezza del quartiere, peraltro,

non sono di tipo urbanistico ma prevedono azioni

congiunte con gli esercizi pubblici e commerciali

per garantire alcune aperture prolungate anche di

sera, manifestazioni e iniziative che invitino a po-

polare le strade, reti di presidio e soccorso gestite

con il volontariato, adozione di spazi pubblici da

parte dei cittadini, sport all’aperto organizzato in

gruppo, accordi con il trasporto pubblico e i taxi

6) Ci si riferisce alla tecnica della mappatura sintetica della insicurezza (o sicurezzaurbana) percepita

per le fermate a richiesta di notte e così via.

I temi principali su cui si sviluppa un progetto di

sicurezza urbana adeguato a diminuire i rischi più

presenti per le donne, i bambini e, in generale

le persone con meno capacità di contrasto della

violenza sono stati evidenziati negli studi e nei

progetti internazionali e vanno arricchendosi, man

mano, di azioni di accompagnamento e di facili-

tazioni all’uso della città in sicurezza, che singole

realtà locali sperimentano, fornendo esempi di

buone pratiche. Le condizioni di base della sicu-

rezza urbana possono essere così riassunte:

Vedere ed essere visti; sentire ed essere sentiti •(illuminazione, visibilità, campi aperti);

Sapere dove si è e dove si va (segnaletica);•Poter scappare e chiedere aiuto (pali-•ne SOS, numeri utili, fermate a richiesta,

rete di soccorso) ;

Poter usare percorsi e luoghi protetti (percor-•si pedonali, ciclabili, parchi gioco, attività di

gruppo, vigilanza, telecamere);

Vivere in un ambiente curato e accogliente •(riqualificazione urbana e manutenzione).

Gli interventi che in seguito verrano richimati

sinteticamente possono essere attuati dove si

individuino situazioni particolarmente negative,

o dove si intenda creare un “percorso sicuro”, che

potrà essere scelto da chi ne senta la necessità:

non si può pensare che una città sia riprogettata

interamente con questi criteri di sicurezza, poi-

ché sicuramente si perderebbe il fascino di alcuni

vicoli, della città storica che si è stratificata e della

curiosità che è in grado di suscitare, ma bisogna

comunque tenerne conto e valutarne l’applicazio-

ne caso per caso, in modo adeguato alle esigenze

che si riscontrano. Occorre tuttavia che i Comuni

si diano una strategia mirata alla sicurezza delle

persone più vulnerabili e adottino un metodo da

applicare nella progettazione ordinaria di opere e

servizi e da far applicare per tutti i nuovi insedia-

menti. Dovranno essere coerentemente adeguati

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gli strumenti urbanistici, i regolamenti edilizi e i

piani settoriali che regolano gli interventi pubblici

e privati sulla città, in modo da evitare di dover

rincorrere, anche nel futuro, le situazioni critiche.

Gli interventi a cui porre attenzione per la costru-

zione di spazi sicuri nell’ottica delle pari opportu-

nità vengono qui richiamati e saranno successiva-

mente brevemente illustrati.

1) ILLUMINAZIONE

Percorsi pedonalia)

Percorsi ciclabilib)

Fermate autobusc)

Parcheggi in superficied)

Portoni/accessie)

Luoghi di aggregazionef)

2) VISIBILITÀ/CAMPO VISIVO

Visuali nascoste dal verde: pista ciclabilea)

Visuali nascoste dal verde: fermata b) autobus

Visulali nascoste dal verde: parcheggioc)

Luoghi nascostid)

Posizione fermate mezzi pubblicie)

3) BARRIERE PROTETTIVE

Riparo marciapiede/stradaa)

Percorsi ciclabilib)

Recinzione giochi bimbic)

4) FACILITAZIONI

Parcheggi rosaa)

Monitoraggio dell’accesso ai parcheggib)

Fermata a richiesta mezzi pubblicic)

5) RICHIESTA TEMPISTICHE CON SMS

Taxi rosaa)

Orientamento/segnaletica,b)

Attività sportive di gruppo con c) accompagnatore

Servizio di accompagnamento per perso-d) ne sole

6) RICHIESTA DI SOCCORSO

Segnalazione numeri utilia)

Paline SOSb)

Segnalatori di pericoloc)

Sportello sicurezzad)

7) MANUTENZIONE E RIQUALIFICAZIONE

Arredo urbano: panchine e sedutea)

Arredo urbano: tipologie di verde per b)

arredo

Arredo urbano: tipologie di recinzioni/c)

barriere

8) VISIVE - PROTEZIONE

Arredo urbano: tipologie di a)

illuminazione

Interventi di riqualificazione urbanab)

L’ esperienza dei Programmi di Recupero c)

Urbano

9) AZIONI DI ACCOMPAGNAMENTO

- PRIVATI

Bollino amico e punti disponibili per d)

soccorso

Bancomat con protezionee)

Servizio di sorveglianza/ accompagna-f)

mento nei luoghi di lavoro notturni

Sorveglianza con telecamere (TVCC) nei g)

punti sensibili

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ILLUMINAZIONE

L’illuminazione è un fattore importantissimo per la sicurezza urbana poiché riduce il senso di insicurezza e l’oggettivo rischio di essere vittime di aggressioni o altri atti criminali. Un adeguato livello di illuminazione permette di vedere ed es-sere visti, offre la possibi-lità di valutare le persone che si incontrano, di ave-re chiari gli spostamenti di chi ci circonda ed eventualmente di rendere subito riconoscibile ad altri passanti una situa-zione in cui sia richiesto un intervento. È necessa-rio quindi progettare una illuminazione omogenea evitando zone d’ombra o effetti abbaglianti e, per quanto possibile, illuminare maggiormente i marciapiedi e le piste ciclabili rispetto alla carreggiata

Percorsi pedonali

Le zone buie costituiscono delle ottime occasioni per le aggressioni. È necessario evitare tali situazioni dotando le città di illuminazione il più possibile diffusa, eventualmente anche molto bassa, ma con la possibilità di essere imple-mentata al passaggio di persone tramite accensioni regolate da rilevatori di presenze. Importantissima è anche l’illumi-nazione degli attraversamenti pedonali che, nelle zone poco frequentate, potrebbero anch’essi essere illuminati con pulsante a richiesta

Percorsi ciclabili

Spesso le piste ciclabili nelle città, anche dove sono presenti con una rete vasta e capillare, risultano difficilmente pratica-bili in sicurezza - nelle ore notturne e, nella stagione inver-nale, anche pomeridiane - a causa della quasi totale assenza di illuminazione. Sarebbe invece fondamentale poter fruire di percorsi ben illuminati al fine di rendere visibili i ciclisti stessi ed evidenziare la presenza di elementi sospetti.

Fermate autobus

Le fermate dell’autobus sono in cima alla classifica dei luo-ghi a rischio per quanto riguarda la sicurezza, a maggior ra-gione se si considera che i mezzi pubblici vengono per lo più usati da fasce deboli della popolazione che non usano l’auto propria, quali anziani, giovani in età scolastica e donne.

Parcheggi in superficie

I parcheggi sia pubblici che privati realizzati a raso, come per esempio quelli dei supermercati o quelli in aree riservate a pagamento nel centro delle città, sono spesso poco illuminati e costituiscono situazioni ad alto rischio di aggressioni. È evidente come una buona illuminazione in questi casi possa aumentare il senso di sicurezza e costituire un deterrente per gli eventuali aggressori.

Portoni/accessi

Il rientro a casa in ore serali e notturne è sempre un momen-to potenzialmente pericoloso: la ricerca delle chiavi e il ge-sto fisico di aprire il portone di ingresso rendono le persone più vulnerabili in quanto riducono la capacità di percezione del rischio.

Luoghi di aggregazione

Per quanto riguarda i luoghi di aggregazione serale e not-turna, essi vengono scelti proprio per l’interesse insito nel luogo - un posto bello con locali e bar è più frequentato di altri - e per il grado di fruibilità dello stesso, di cui la percor-ribilità in sicurezza e il livello di illuminazione fanno parte. In generale comunque, oltre agli interventi su illuminazione e visibilità, la migliore garanzia di sicurezza degli spazi pub-blici è data dal mix funzionale, ovvero dalla compresenza di attività di genere diverso con orari diversi, e dalla presenza di flussi di traffico di diverso tipo, soprattutto quello lento e moderato (pedoni, biciclette, linee di trasporto pubblico, strade a percorrenza mista), che possono svolgere una fun-zione di sorveglianza spontanea.

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VISIBILITÀ/CAMPO VISIVO

La permeabilità visuale permette di avere il controllo sull’ambiente circostante e la percezione di possibili pericoli. Con un campo visivo ampio è possibile scegliere un percorso piuttosto che un altro a seconda del senso di sicurezza che esso ci comunica, nonché essere visibili per chi ci circonda attivando i meccanismi di controllo spontaneo che risultano fondamentali per la sicurezza urbana. Si possono suggerire alcuni accorgimenti generali, ad esempio scegliere barriere protettive e ringhiere che non impediscano la visuale, evitare angoli pronunciati o, se ciò non è possibile, provvedere a installare specchi convessi che favoriscano la visibilità, evitare di collocare accessi rientranti tra due muri, eliminare le barriere visuali (muretti ecc.). I luoghi più a rischio, a cui quindi bisogna prestare maggiore attenzione, risultano essere le scale, i parcheggi, gli atri di ingresso, passaggi e corridoi, luoghi nascosti da siepi e cespugli

Visuali nascoste dal verde: pista ciclabile

La presenza dei ciclisti sulla pista ciclabile è bene che sia sempre ben chiara a chi sta intorno, cioè pedoni e automobilisti. Certamente la presenza del verde è una componente importante nelle stagioni calde grazie all’ombra che questo produce, tuttavia occorre porre molta attenzione al tipo di alberi o siepi da impiegare affinché la vegetazione non risulti troppo fitta e tale da nascondere ciò che succede sulla pista.

Visuali nascoste dal verde: fermata autobus

Il verde costituisce un importantissimo elemento di arredo urbano e di sicuro impatto positivo, tutta-via non deve costituire una pericolosa limitazione visiva.

Visulali nascoste dal verde: parcheggio

Il parcheggio è uno dei luoghi più “sensibili” a possibili aggressioni: è importante quindi che goda di una buona visibilità, da e verso l’esterno.

Luoghi nascosti

Le barriere visive costituite dalla conformazione ar-chitettonica degli edifici o esito di un poco attento disegno urbano, favoriscono le aggressioni offrendo occasione di facili nascondigli ai malintenzionati, specie se il luogo è isolato o poco frequentato.

Posizione fermate mezzi pubblici

La posizione della fermata del mezzo pubblico rispetto a determinati siti quali scuole, ospedali, centri commerciali, e in generale servizi pubblici e di prima necessità, diventa fondamentale dal punto di vista della sicurezza sia per gli utenti sia per le persone che vi lavorano e che spesso svolgono turni serali

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BARRIERE PROTETTIVE

Le barriere protettive possono costituire un elemento dell’ar-redo urbano molto importante per la sicurezza del cittadino. Spesso la commistione fra pe-doni e ciclisti, piuttosto che fra pedoni, ciclisti e automobilisti, espone a rischi non solo dovuti ad accidentali urti reciproci, ma anche a scippi e aggressioni

Riparo marciapiede/strada

Molto spesso nelle zone centrali storiche delle città i marciapiedi vengono realizzati allo stesso livello stra-dale, senza elementi di protezione verso la carreggiata veicolare, barriere o fasce a parcheggio. Il pedone si ri-trova quindi direttamente esposto alla corsia di marcia, con rischi per l’incolumità personale e per la sicurezza rispetto a scippi e aggressioni.

Percorsi ciclabili

Spesso la rete di piste ciclabili nel centro urbano pre-senta vari problemi di sicurezza. L’incolumità del ciclista viene messa a repentaglio a causa di un’inadeguata pro-tezione rispetto al traffico veicolare, che oltre a esporlo ai rischi di incidenti stradali offre anche una facile possibilità di aggressione da parte di auto e motocicli.

Recinzione giochi bimbi

Le aree attrezzate a gioco bimbi spesso non sono dotate di recinzione, che rappresenta invece un elemento fondamentale sia per la sicurezza dei bambini sia per facilitare il compito di sorveglianza da parte degli accompagnatori, spesso nonni o mamme con più di un bambino. La recinzione oltre a impedire ai bambini di allontanarsi o correre verso zone pericolose, è utile an-che per evidenziare immediatamente agli accompagna-tori la presenza di persone sospette che niente hanno a che fare con i giochi bimbi.

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FACILITAZIONI

Con il termine “facilitazioni” si individuano azioni o iniziative di vario tipo, finalizzate a ridurre le occasioni di rischio e ad aumentare il senso di sicurezza delle persone e, in particolare, delle donne

Parcheggi rosa

In molti parcheggi pubblici sotterranei sono stati istituiti i così detti “parcheggi rosa”, cioè posti auto riservati alle donne, posti in prossimità dell’ingresso/uscita del parcheggio e normalmen-te controllati da telecamere. Tali posti auto dovrebbero essere istituiti anche nei parcheggi a raso in prossimità delle guardiole o delle macchinette per il pagamento del pedaggio.

Monitoraggio dell’accesso ai parcheggi

Il parcheggio interrato pubblico o privato resta un luogo po-tenzialmente pericoloso per le donne, nonostante molto si stia facendo per aumentarne la sicurezza.

Fermata a richiesta mezzi pubblici/ richiesta tempistiche con SMS

Durante le ore serali il passaggio dei mezzi pubblici è necessaria-mente meno frequente che di giorno. Molto importante sarebbe dunque per le donne l’istituzione della fermata notturna “a richiesta”, che permetterebbe di usufruire dei mezzi senza dover necessariamente raggiungere la fermata, eliminando così i rischi rappresentati dal percorso a piedi e dall’attesa.

Taxi rosa

L’istituzione dei così detti “taxi rosa” è una buona pratica, già attiva in alcune città italiane ed estere, che permette maggiore li-bertà e sicurezza di movimento anche nelle ore serali e notturne. In alcuni casi sono semplicemente taxi guidati solo da donne, che quindi garantiscono alle donne una maggiore tranquillità di non essere importunate. In altri casi si tratta invece di convenzioni o di iniziative delle società di taxi, che danno diritto a uno sconto sulla corsa notturna alle donne sole o accompagnate da minori, o in particolari fasce orarie allargate anche agli over 65. È evidente che l’adozione di tariffe speciali, scontate per le donne di sera e di notte, è condizione indispensabile per incentivare l’uso e l’efficacia del taxi rosa, che può davvero diventare la misura di sicurezza per eccellenza e consentire alle donne di muoversi anche nei momenti della giornata più a rischio, lasciando a casa la propria auto.

Orientamento/segnaletica,

Avere chiara la geografia di un posto, e cioè avere sempre dei punti di riferimento e di orientamento, è fondamentale in caso di situazioni potenzialmente pericolose. Un soggetto che fatichi a individuare il proprio percorso è più facilmente preda dell’ansia e del senso di insicurezza: la soglia di attenzione verso potenziali rischi si abbassa poiché è concentrato nell’atto di orientarsi e, in caso di fuga, potrebbe prendere un percorso cieco o sbagliato.

Attività sportive di gruppo con accompagnatore

L’attività fisica è una componente essenziale per il benessere psicofisico delle persone, tanto più se esercitata all’aperto a contatto con il verde, ancorché in città, utilizzando i parchi urbani. I parchi possono però rappresentare luoghi non sicuri in quanto è impossibile effettuare un controllo totale e continuo.

Servizio di accompagnamento per persone sole

Il Comune di Bologna ha istituito un servizio comunale di accom-pagnamento a richiesta per persone sole, svolto da assistenti civici e animatori. Il servizio si chiama Angeli alle fermate e può essere prenotato o anche richiesto all’ultimo minuto al Last minute Angelo o all’Angelo Taxi. Gli assistenti civici presidiano re-golarmente il territorio e segnalano situazioni di emergenza e di disagio, in coordinamento con la Polizia municipale. Gli assistenti civici comunali fanno parte delle associazioni di volontariato che ricevono i contributi previsti per le Libere Forme Associative iscritte all’elenco ufficiale del Comune di Bologna.

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RICHIESTA DI SOCCORSO

È molto importante garantire sempre la possibilità di scappare ed essere aiutati rapidamente, in caso di pericolo. Per evitare senso di panico e smarrimento per la vittima devono essere molto chiare indicazioni e segnaletica di orientamento e informazioni utili per chiamare soccorsi

Segnalazione numeri utili

Segnaletica e mappe di orientamento ben progettate e poste in luoghi strategici possono aumentare il senso di sicurezza comunicando la sensazione di sapere sempre dove ci si trova. I segnali dovrebbero essere standard, per dare un messaggio chiaro conciso e sempre leggibile da tutti, anche dalla strada. Le targhe con i nomi delle vie dovrebbero esse-re illuminate e quindi più leggibili da maggiore distanza.

Paline SOS

I pulsanti SOS, che devono essere presenti nei luoghi non sorvegliati o comunque a rischio, hanno un’utilità solo se sono ben localizzati e permettono un aiuto concreto, ovvero il pronto intervento di soccorso. Le paline devono essere sempre illuminate e ben visibili, e la loro posizione deve essere indicata su apposite planimetrie di facile lettura. L’aspetto più importante rimane comunque la buona manu-tenzione e la garanzia del corretto funzionamento, essendo esse un facile obbiettivo per atti vandalici.

Segnalatori di pericolo

Alcuni progetti prevedono già la dotazione di segnalatori salvavita, da distribuire alle donne che ne fanno richiesta, per svolgere in sicurezza attività fisica nei parchi, visite nei cimiteri, passeggiate solitarie ecc. Laddove già vengono utilizzati, occorrerebbe prioritariamente tenere in conside-razione i percorsi casa-lavoro nelle ore notturne, con parti-colare riferimento al personale ospedaliero. Esistono molti sistemi di segnalazione di pericolo, offerti da società private di sicurezza, che attraverso un segnalatore satellitare indi-viduano la posizione di chi invia il segnale di allarme e atti-vano un pronto intervento di soccorso. Sarebbe importante tuttavia approfondire e regolare gli aspetti che riguardano la privacy e il controllo della persona per poterne promuovere un più ampio utilizzo a servizio delle donne.

Sportello sicurezza

Si sta sperimentando da più parti l’istituzione di punti di raccolta di segnalazioni dei cittadini in merito a luoghi a rischio, episodi di degrado, atti vandalici, presenze indeside-rate, e così via. È un modo efficace per coinvolgere i cittadini nella sorveglianza del loro quartiere e per individuare i reali problemi e poter dare risposte puntuali.

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AZIONI DI ACCOMPAGNAMENTO - PRIVATI

Le così dette “azioni di accompagnamento” sono iniziative che potrebbero essere intraprese anche in collaborazione con soggetti privati; del resto rendere i luoghi più sicu-ri, e quindi accoglienti, è un fine che interessa la collettività in generale, ma porta sicuramente dei benefici anche a tutti gli operatori presenti nel territorio

Bollino amico e punti disponibili per soccorso

L’istituzione di una rete di locali “amici”, vale a dire esercizi di vario genere, che espongono un apposito tagliando di riconoscimento, disposti a dare ospitalità temporanea a chi si sente in pericolo, senza l’obbligo di consumazione o di acquisto, già illustrato in una prece-dente scheda, rappresenta un bel modo di qualificare una città, verso le sue e i suoi cittadini più vulnerabili, in primo luogo, ma anche verso chi la frequenta per lavoro, affari o turismo. Anche la collaborazione degli esercizi commerciali e la partecipazione, in termini economi-ci, alla sorveglianza dei luoghi ove questi sono ubicati, nel caso per esempio di centri commerciali, centri commerciali naturali (come lo sono certe vie pedonali), o luoghi di incontro serali, può contribuire in maniera sostanziale a trasmettere un senso di sicurezza e di grade-volezza della città. Iniziative di questo genere, oltre ad attirare in modo naturale la clientela, permetterebbero ai gestori di sfruttare un ritorno di immagine mediante l’apposizione di particolari adesivi che li qualifichino come partecipi del progetto per una città più gradevole e sicura.

Bancomat con protezione

Il momento del prelievo di denaro contante è molto delicato e l’uten-te che in quel momento agisce sulla tastiera per eseguire le operazio-ni ha una capacità di controllo dell’intorno assai limitata.

Per questo motivo oggi gli istituti di credito realizzano, per quanto possibile, locali con apertura regolata dall’inserimento della carta bancomat e con chiusura automatica.

Per i casi in cui questo non fosse stato realizzato, ove la conformazio-ne dello spazio antistante lo permetta, sarebbe utile pensare a delle strutture protettive, magari in materiali trasparenti in modo da non avere - soprattutto nei centri storici - sgradevoli impatti ambientali. In questo modo si realizzerebbe una protezione analoga a quelle dei locali predisposti con apertura regolata da carta bancomat e chiusura automatica.

Servizio di sorveglianza/ accompagna-mento nei luo-ghi di lavoro notturni

Le lavoratrici con turni notturni si trovano in una situazione partico-larmente vulnerabile: pensiamo ad esempio al personale ospedaliero con turni di guardia o reperibilità notturne. In questi casi il percorso dal posto di lavoro al proprio mezzo di trasporto e viceversa dovrebbe poter essere effettuato in sicurezza mediante la sensibilizzazione dei colleghi, per poter “fare gruppo” o, meglio ancora, mediante l’accom-pagnamento di personale addetto messo a disposizione dall’azienda, sensibilizzandone anche la responsabilità sociale circa la tutela della sicurezza dei propri lavoratori e lavoratrici. Nella progettazione di nuove strutture ospedaliere e di servizi pubblici vari, di centri com-merciali e direzionali dovrebbe essere sempre imposto il reperimento dei parcheggi per i dipendenti all’interno della struttura.

Sorveglianza con telecamere (TVCC) nei punti sensibili

Il sistema di telecamere a circuito chiuso è più che mai in uso oggi: si tratta infatti del sistema di sicurezza più facile da installare e i cui costi risultano ultimamente abbastanza ridotti. Esso costituisce un buon fattore di scoraggiamento per quanto riguarda gli atti vandalici e offre al cittadino un maggiore senso di sicurezza. Tuttavia l’espe-rienza ha dimostrato che la sola presenza di telecamere può avere una funzione deterrente, ma in alcuni casi essa si rivela molto limitata e deve, per quanto possibile in relazione ai luoghi, essere sempre implementata dalla sorveglianza naturale, cioè spontanea e deri-vante dalle caratteristiche e dalla vitalità dello spazio. L’utilizzo e la dislocazione delle telecamere di sorveglianza devono essere attenta-mente studiati e progettati: esse possono essere utili nel controllo di obbiettivi “sensibili”, ovvero se posizionate in luoghi non altrimenti controllabili, nascosti e con scarso passaggio di persone, oppure in luoghi che possono attirare potenziali malintenzionati, ma bisogna sempre tenere conto del possibile effetto “Grande fratello” quando se ne faccia un uso estensivo, diffuso e indiscriminato nelle vie cittadi-ne, anche quelle che normalmente godono di una buona sorveglianza spontanea e quindi ove non ve ne sia la reale necessità.

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3Il partenariato come strumento di “presidio” delle pari opportunitàUno dei compiti che i processi di pianificazione

strategica promossi dal CIPE - Delibere 20/2004

e 35/2005 - e dalle Regioni per accompagnare

la progettualità delle realtà urbane e territoria-

li nell’ambito della programmazione dei Fondi

Strutturali nel periodo 2007–2013 era quello di

costituire dei partenariati attraverso i quali gli

stakeholders nelle aree di progetto si impegnas-

sero nella costruzione, attuazione e messa a punto

di una agenda strategica per lo sviluppo locale.

L’apporto dovrebbe essere stato misurato non solo

in termini di contributi progettuali e di indirizzo

ma anche delle risorse necessarie all’attuazione di

parte degli interventi, fatta salva la natura privata

dei medesimi.

Questi partenariati avrebbero dovuto fornire la

cornice per la definizione ed attuazione degli

interventi di natura pubblica riferibili alla suddetta

agenda, attraverso programmi integrati di sviluppo

urbano. Non a caso le procedure attuative degli

obiettivi specifici relativi allo sviluppo urbano dei

POR richiamano o presuppongono il processo di

pianificazione strategica, o in sua assenza promuo-

vono dossier o piani di orientamento strategico,

richiamano le coalizioni territoriali o i patti per lo

sviluppo.

Quindi al di là della forma e del percorso seguito

da ciascun ambito territoriale, ogni program-

ma integrato di sviluppo urbano presuppone

una cornice di riferimento di tipo strategico che

allude ad un processo piuttosto che a un pro-

dotto e che sottolinea la dimensione inclusiva

rispetto agli stakeholders.

In senso stretto al di là delle varie definizioni di

pianificazione strategica essa è un processo di na-

tura volontaria promossa da un iniziativa su base

locale.

La pianificazione strategica ha avuto una conside-

revole diffusione a partire dalla fine degli anni 90

perché a fronte della crescente complessità del

governo territoriale, conseguente all’analoga com-

plessità del contesto globale e alla moltiplicazione

e alla frammentazione degli attori, istituzionali e

non, sulla scena decisionale, il metodo della piani-

ficazione strategica si è imposto come modello di

riferimento per sperimentare una nuova forma di

governance territoriale.7

Il miglioramento della governance urbana e

metropolitana non riguarda solo la riforma del-

le istituzioni e della finanza locale, ma anche il

cambiamento di sensibilità e di culture di governo,

nonché l’apertura del processo a nuovi attori e ai

diversi stakeholder locali. La pianificazione stra-

tegica richiede in questo senso anche un lungo

processo di cambiamento culturale e politico, di

crescita di coscienza civica e di identificazione di

nuove forme organizzative e decisionali.

È questo il tipo di processo che le delibere CIPE ci-

tate hanno voluto innescare in vista del periodo di

programmazione dei Fondi Strutturali 2007–2013.

7) Si veda il volume Presidenza del Consiglio dei Ministri – Di-partimento della Funzione Pubblica, La pianificazione strategica per lo sviluppo, Rubettino, 2006

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Analizziamo brevemente gli elementi caratteriz-

zanti il processo di pianificazione strategica:

leadership•partenariato •partecipazione•

Per avviare e per portare a buon fine i processi

di pianificazione strategica è richiesta una for-

te leadership da parte dei leader politici locali,

ma anche una rinnovata autorevolezza da parte

delle amministrazioni pubbliche. Tra gli elementi

salienti che connotano leadership pubblica, oltre

una forte legittimazione politica da parte dei

cittadini e del sistema degli attori, si segnalano in

primo luogo la tensione a costruire visioni real-

mente condivise e consensuali, il riconoscimento

esplicito, e non l’occultamento, dell’esistenza di

conflitti di interesse, allorché si cerca il consenso

sulle scelte e la ricerca delle modalità per dare

voce agli interessi non organizzati e più deboli.

Inoltre il leader pubblico del processo deve essere

consapevole che i processi di partenariato vanno

non solo avviati ma mantenuti: questo perché, per

la loro molteplicità e complessità, essi generano

alla lunga una partnership fatigue, e perciò richie-

dono adeguati strumenti di management pubblico

e capacità di mediazione politica

Questo porta all’analisi del partenariato che la

leadership pubblica deve attentamente conside-

rare per superare questi ostacoli. Partenariato,

negoziazione e accordi pubblico-privato sono

divenuti la regola nei nuovi modelli di governance.

Le condizioni affinché tali strumenti contribuisca-

no effettivamente al miglioramento del benessere

collettivo, sembrano essere le seguenti:

la presenza di mutuo rispetto e fiducia fra i •partner;

la presenza di una sufficiente capacità di •management e di negoziazione da parte della

pubblica amministrazione;

la scelta oculata e trasparente dei partner;•l’utilizzo di strumenti di competizione fra •partner potenziali, al fine di limitare i rischi di

pratiche monopolistiche o clientelari;

la formulazione ex ante di poche ma chiare •regole del gioco, non soggette a negoziazione;

la distribuzione trasparente dei compiti e delle •responsabilità fra partner, ma anche chiarezza

nella distribuzione dei vantaggi fra pubblico e

privato;

l’assunzione di responsabilità da parte della •leadership pubblica sui progetti di maggior

rilievo, in modo da garantire l’interesse pub-

blico allorché le negoziazioni con portatori di

interessi forti si svolgono al di fuori del con-

trollo delle assemblee elettive;

il mantenimento in capo alla amministrazione •pubblica di un forte potere di valutazione ex

ante dei progetti e di monitoraggio ex post

della loro realizzazione, comparando impegni

e risultati.

Infine quella della partecipazione dei cittadini

alle decisioni nel processo costituisce insieme una

sfida, un obiettivo e una condizione di successo

della pianificazione strategica stessa. Gli approcci

sperimentati in altri paesi da molti anni, almeno al

livello di grandi progetti di riqualificazione urbana,

e oggi perseguiti anche all’interno delle pratiche

italiane di pianificazione strategica, dimostra che

l’efficacia dei processi dipende dalla capacità degli

attori di potenziare la partecipazione e l’inclusione.

Sono chiari però alcuni limiti dei processi parteci-

pativi. Guardando le esperienze maturate in questo

ambito da parte di diverse amministrazioni sembra

lecito affermare che i processi partecipativi:

sono più efficaci quando trattano di problemi •specifici e locali, quando i conflitti di inte-

resse sono minori, e quando la controparte è

pubblica;

tendono a sottovalutare gli interessi collettivi •

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53

di livello superiore o più ampio (nelle fasi ini-

ziali di un processo inclusivo possono innesca-

re la ben nota sindrome Nimby, non sempre

e non del tutto superabile). Il superamento

di questi limiti nei processi di pianificazione

strategica richiede cultura e civismo diffusi,

opportuni metodi di gestione del dibattito e

dell’ascolto, e sensibilità nelle operazioni di

interpretazione, sintesi, risposta e interazione.

Come si vede questi tre fattori sono fortemente

interrelati anche se non devono essere confusi.

Nei processi analizzati attraverso la documenta-

zione reperita di pianificazione strategica vera o

propria o nei processi di governance che presiede

all’elaborazione dei programmi integrati di svi-

luppo urbano8, si rilevano alcune caratteristiche

peculiari che si discostano dal modello brevemen-

te richiamato sopra.

In primo luogo il processo di pianificazione strate-

gica non è volontario. Lo strumento piano strate-

gico viene considerato come un prodotto, tra gli

altri, che i beneficiari devono elaborare per acce-

dere alle risorse FESR.

In secondo luogo, ed anche per il motivo appena

richiamato, nella maggior parte dei casi la leader-

ship non è del tutto consapevole delle sue funzio-

ni e responsabilità rispetto al processo.

Infine leadership, partenariato e partecipazione

si sovrappongono e “sostituiscono” le une alle

altre, anziché integrarsi. Ciò è particolarmente

chiaro per il partenariato e la partecipazione. Nella

maggior parte dei casi, nella documentazione

esaminata le forme di ascolto del territorio (forum,

commissioni tematiche, ecc.) vengono confuse con

un partenariato che in realtà non è effettivamente

formalizzato nel processo di pianificazione strate-

gica almeno nei termini sopra esplicitati.

Delineato questo quadro pare evidente che far

8) Di seguito ci riferiremo a questi due processi come al “proces-so di pianificazione strategica” per brevità.

confluire tematiche e obiettivi afferenti alle pari

opportunità all’interno dei diversi momenti di

programmazione, valutazione e attuazione dei

piani strategici attraverso i programmi integrati

di sviluppo urbano dipende, oltre che da scelte di

metodo, da una corretta integrazione della proble-

matica nei tre elementi descritti.

In linea con la definizione e il modello di pianifica-

zione strategica adottata, appare evidente il ruolo

centrale che assume l’amministrazione pubblica

all’interno del processo.

Il ruolo dell’ente pubblico non è più quello tra-

dizionale di costruttore del piano ma al tempo

stesso di promotore, facilitatore, coordinatore, di

valutatore delle compatibilità e di parziale realiz-

zatore. Ne derivano due importanti conseguenze:

innanzitutto le risorse su cui si fonda il piano non

sono quelle del bilancio dell’amministrazione, ma

derivano dalla convergenza di risorse pubbliche,

non solo locali, e di risorse private – le risorse di

tutti i soggetti coinvolti e impegnati nella costru-

zione del piano. In secondo luogo, l’amministra-

zione locale vede crescere i suoi compiti nei campi

dell’animazione e della comunicazione sociale,

compiti che comunque non sostituiscono, né tanto

meno eliminano, i suoi tradizionali ruoli di garante

dell’interesse collettivo.

L’ente locale, in tale processo, decide volontaria-

mente di giocare un ruolo attivo nella rigenerazio-

ne economica e sociale del territorio, assumendo il

ruolo di leadership del processo di mobilitazione e

coordinamento degli attori locali, nella costruzione

e realizzazione di una visione di sviluppo condivi-

so. L’amministrazione locale ha dunque il compito

di regia del sistema locale, in altri termini garan-

tisce l’attuazione di un diverso modello di gover-

nance del territorio. Spetta, infatti, all’amministra-

zione locale la necessaria verifica di compatibilità,

non tanto finanziaria quanto urbanistica e tecnico-

funzionale, delle diverse proposte che emergono

dal processo partenariale, nonché la definizione

delle priorità. Essa deve, contemporaneamente,

VADEMECUM

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54

valutare quali dei differenti progetti possono agire

da detonatori e catalizzatori di processi autososte-

nuti, e dunque, risultare cruciali per la realizzazio-

ne della strategia complessiva.

Per quanto riguarda i contenuti del processo di

pianificazione sono le condizioni specifiche di con-

testo storico e politico a indicare le priorità, non le

caratteristiche dello strumento impiegato. Da que-

sto punto di vista si è potuta verificare una chiara

evoluzione nelle priorità perseguite nei processi

di pianificazione strategica: dalla prevalenza di

obiettivi a carattere economico, caratteristici delle

prime esperienze degli anni ’80 e degli inizi degli

anni ’90, alla prevalenza di obiettivi di qualità ur-

bana fino all’emersione, più recente, di obiettivi di

coesione, integrazione e solidarietà sociale.

In questo processo di costruzione di una visio-

ne condivisa del territorio e di definizione degli

obiettivi prioritari, l’amministrazione pubblica

recupera il proprio ruolo di garante dell’interesse

collettivo e introduce nuove modalità di pianifica-

zione diverse da quelle tradizionali.

Per questi motivi la leadership pubblica dovreb-

be farsi portatrice di una visione dello sviluppo

basata sulle pari opportunità di genere e non di-

scriminazione anche come elemento di vantaggio

competitivo. Solo un partenariato forte e rappre-

sentativo anche di questi principi può influenza-

re in modo adeguato la leadership pubblica del

processo. Nella considerazione del principio di

pari opportunità allargato alla non discriminazione

e nell’ambito delle funzioni tecniche di leadership,

occorrerà inoltre prevedere da parte della leader-

ship pubblica, fortemente sollecitata dal parte-

nariato, il coinvolgimento di organismi ed uffici

preposti alla programmazione e al coordinamento

delle politiche sociali ed all’attuazione degli altri

strumenti di pianificazione territoriale (es. referen-

ti dei gruppi di coordinamento dei Piani di zona).

La “partecipazione” coinvolge a diverso titolo

decisori pubblici e decisori “strategici” nei pro-

cessi all’interno dei quali si lavora per giungere

a una sintesi delle esigenze e degli obiettivi da

perseguire sul territorio. Tuttavia, a causa delle

specificità riscontrabili nei singoli ambiti territo-

riali e soprattutto per le peculiarità delle temati-

che affrontate, non è possibile individuare a priori

assetti partecipativi predefiniti: il successo risiede

nella capacità di individuare il sentiero di sviluppo

dell’area a partire dal patrimonio socio-economico

esistente e di mobilitare un insieme di fattori eco-

nomici e sociali, di intervento pubblico e di azioni

private.

In altre parole l’efficacia degli approcci parteci-

pativi risiede in una corretta integrazione - e non

nella semplice “sostituzione” - tra partenariato e

partecipazione.

Per garantire che tale integrazione trovi effettiva

collocazione all’interno del processo di pianifica-

zione strategica è necessario che siano i portatori

di interessi a partecipare al medesimo.

In altre parole, il partenariato deve promuove la

partecipazione attiva di tutti gli organismi locali,

istituzionali e non, rappresentativi di interessi in

qualche modo legati al benessere della collettività

e alla qualità della vita. Si tratta, quindi, di coinvol-

gere tutte quelle istituzioni e quei gruppi che sono

portatori di punti di vista rilevanti sulla questione

pari opportunità e che possono essere definiti

genericamente stakeholders. Il primo passaggio

consiste nell’individuare quali siano effettivamen-

te tali soggetti. Innanzitutto, sono da prendere in

considerazione quei soggetti istituzionalmente

preposti alla definizione e attuazione delle politi-

che specifiche (Istituzioni e Organismi di Parità a

livello provinciale e comunale, quali gli Assessorati

per le Pari Opportunità e per le Politiche sociali, i

Comitati Pari Opportunità, le Consigliere di Parità,

le Commissioni Consiliari permanenti sugli speci-

fici tematismi (Pari opportunità, sociale, ecc..), Reti

dei Referenti di Parità presso i Centri per l’Impie-

go, distretti socio-sanitari, , ecc.) nonché servizi

specifici (quali le Banche del Tempo, pediatria e

medicina di base, consultori,…) A questi vanno

VADEMECUM

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55

poi aggiunti i diversi attori del sistema educativo

locale (quali Università, istituti scolastici, agenzie

di formazione professionale e Centri di Ricerca), le

parti sociali ed economiche (Rappresentanze sin-

dacali, Camere di Commercio, Associazioni dato-

riali, singole imprese), la società civile – settore no

profit (Associazioni femminili, Forum Terzo Settore,

Associazioni di volontariato, ecc.).

Si suggerisce quindi che, a partire degli strumen-

ti di programmazione disponibili a livello locale

- piani strategici, schemi strategici, programmi

integrati -, i referenti regionali e le assistenze

tecniche regionali lavorino con gli enti beneficiari

per esplicitare i fattori di governance qui descritti

e per verificare in seguito la presenza sia a livello

di contenuti che di partner la presenza ed efficacia

del principio di pari opportunità e non discrimina-

zione nei processi “strategici” di proget-

tazione ed attuazione degli interventi e

azioni.

Tale operazione di mappatura e mobi-

litazione degli stakeholders presenti

sul territorio costituisce il presupposto

per la costituzione di una stabile rete di

parità nello sviluppo locale.

È chiaro che le criticità qui segnalate in-

cludono e travalicano il principio di pari

opportunità. Nondimeno il suo carattere

trasversale può essere utile come filo

conduttore per introdurre elementi di

efficacia nell’attuazione dei programmi

integrati di sviluppo urbano.

Da un punto di vista strettamente tecni-

co i referenti regionali nella attuale fasi

di attuazione delle previsioni dei POR

potrebbe operare per:

una composizione partenariale rappresenta-•tiva in chiave di genere nella governance del

progetto

la costruzione di un sistema interno di •

monitoraggio e valutazione dell’intervento

gender oriented

la sensibilizzazione degli enti beneficiari e •delle eventuali assistenze tecniche che li sup-

portano sul carattere strategico del principio di

pari opportunità nell’attuazione dei program-

mi integrati

l’aiuto a strutturare maggiormente i processi •strategici di governance come qui individuati

Il processo di governance della pianificazio-

ne o progettazione strategica

Contesto o ambiente esterno

Principio di pariopportunità

PARTECIPAZIONE

PARTENARIATO

LEADERSHIP PUBBLICA

Organizzazione

sistemi di progettazione locale

sistema di programmazione e attuazione regionale

VADEMECUM

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BASE DATI DOCUMENTARIA

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57

Di seguito viene presentato un indice ragionato di

tutta la documentazione raccolta durante lo svolgi-

mento dello studio organizzata per fonti generali

e documentazione delle esperienze di program-

mazione, pianificazione e progettazione regionali

riferite alle Regioni Obiettivo Convergenza.

Solo una parte di questi documenti sono stati usati per

gli approfondimenti indicati dai referenti regionali.

Per ogni Regione vengono indicati i documenti

strategici di programmazione, i documenti attua-

tivi relativi agli Assi riferiti allo sviluppo urbano,

la documentazione della pianificazione strategica

dei soggetti locali, quella relativa agli schemi di

PISU (se presentati), quella relativa alle politiche

regionali collegate all’attuazione degli Assi relativi

allo sviluppo urbano.

FONTI GENERALIRegolamento dei Fondi Strutturali 1083/2006 e

Regolamento del FESR 1082/2006

POR FESR 2007-2013 delle 4 Regioni Convergenza

Stralci dei POR FESR 2007-2013 delle 4 Regioni

Convergenza relativi alle pari opportunità e docu-

menti di approfondimento

Schedatura del POR FESR sui temi che interessano

l’edilizia pubblica, a cura di Federcasa http://www.

federcasa.it/news/FESR_2007-2013/index.htm

Informazioni relative alla programmazione

URBAN e URBACT

Informazioni relative alla programmazione dei Piani

degli Orari (Legge 53/2000)

Informazioni relative alle attuazioni nelle Regioni

Convergenza

REGIONE CAMPANIA

1.1 Programmazione fondi FESR 2007–2013

1.1.1 Programmazione Regionale

Programma Operativo Regionale Regione

Campania – FESR 2007-2013

Giunta Regionale - Seduta del 11 gennaio

2008 - Deliberazione N. 2 - Area Generale di

Coordinamento N. 3 - Programmazione, Piani e

Programmi - Presa d’atto della decisione del-

la Commissione Europea di approvazione del

Programma Operativo Regionale Campania FSE

2007-2013.

REGIONE CAMPANIA – Giunta Regionale – Seduta

del 11 gennaio 2008 – Deliberazione N. 26 – Area

Generale di Coordinamento N. 9 – Rapporti con

gli Organi Nazionali ed Internazionali in Materia

di Interesse Regionale – PO FESR 2007-2013.

Approvazione piano finanziario per obiettivo

operativo.

1.2 Attuazione del PO FESRGiunta Regionale - Seduta del 15 febbraio

2008 - Deliberazione N. 282 - Area Generale di

Coordinamento N. 16 - Governo del Territorio,

Tutela Beni, Paesistico-Ambientali e Culturali -

FESR 2007/2013 Programmi Integrati Urbani PIU’

Europa. Adempimenti.

DECRETO DIRIGENZIALE 92 del 31/03/2008

A.G.C.16 Governo del territorio, Beni Ambientali

e Paesistici – Attuazione D.G.R. n.282 del

15.02.2008: Approvazione Linee Guida PIU’

EUROPA – Linee Guida Programmi Integrati Urbani

“PIÙ EUROPA nelle nostre città”

Giunta Regionale - Seduta del 1 ottobre 2008

BASE DATI DOCUMENTARIA

Page 64: LO SVILUPPO URBANO IN CHIAVE DI GENERE NELLE REGIONI ... · 2007-2013 - Asse II Azioni per il rafforzamento delle Pubbliche Amministrazioni - Obiettivo Operativo II.4 Rafforzamento

58

- Deliberazione N. 1558 - Area Generale di

Coordinamento N. 16 - Governo del Territorio,

Tutela Beni, Paesistico-Ambientali e Culturali

– N. 9 - Rapporti con gli Organi Nazionali ed

Internazionali in Materia di Interesse Regionale

– N. 8 - Bilancio, Ragioneria e Tributi – FESR

2007/2013 Programmi Integrati Urbani PIU’

Europa - Asse 6 - Obiettivo Operativo 6.1.

– Adempimenti – Allegato A –Sintesi degli

Orientamenti Strategici regionali – Allegato B –

Risorse per l’assistenza tecnica alle città medie –

Allegato 1 – Individuazione degli elementi costi-

tutivi del Documento di Orientamento Strategico

(DOS) – Allegato 3 – Metodologia adottata per

l’individuazione delle città medie

A.G.C. 16 - Governo del Territorio, Tutela Beni,

Paesistico-Ambientali e Culturali – Deliberazione

n. 1026 del 28 maggio 2009 – Assegnazione delle

risorse dell’Obiettivo operativo 6.1 non destinate

al finanziamento del Piu’ Europa

1.2.1 Programmi di sviluppo urbano

integrati delle città

A.G.C. 16 - Governo del Territorio, Tutela Beni,

Paesistico-Ambientali e Culturali - Settore Edilizia

Pubblica Abitativa – Decreto dirigenziale n. 37

del 19 febbraio 2010 – POR FESR 2007/2013 –

Obiettivo Operativo 6.1 Citta’ Medie - Programma

Integrato Urbano PIU’ Europa del Comune di

Benevento. Accordo di programma. Provvedimento

di delega. Approvazione – Programma PIU’ Europa

COMUNE DI BENEVENTO

A.G.C. 16 - Governo del Territorio, Tutela Beni,

Paesistico-Ambientali e Culturali - Settore Edilizia

Pubblica Abitativa - Decreto dirigenziale n. 377

del 15 ottobre 2009 – POR FESR 2007-2013 -

Obiettivo Operativo 6.1 Citta’ Medie - Programma

Integrato Urbano PIU Europa del Comune di

Salerno. Accordo di programma. Provvedimento

di delega. Approvazione. Programma Integrato

Urbano PIU’ EUROPA PER LA CITTÀ DI SALERNO

A.G.C. 16 - Governo del Territorio, Tutela Beni,

Paesistico-Ambientali e Culturali - Settore Edilizia

Pubblica Abitativa – Decreto dirigenziale n. 81 del

3 marzo 2010 – POR FESR 2007/2013 – Obiettivo

Operativo 6.1 Citta’ Medie - Programma Integrato

Urbano PIU Europa del Comune di Ercolano.

Accordo di programma. Provvedimento di delega.

Approvazione

A.G.C. 16 - Governo del Territorio, Tutela Beni,

Paesistico-Ambientali e Culturali - Settore Edilizia

Pubblica Abitativa – Decreto dirigenziale n. 7

del 14 gennaio 2010 – POR FESR 2007-2013 -

Obiettivo Operativo 6.1 Citta’ Media - Programma

Integrato Urbano PIU Europa del Comune di Cava

de’ Tirreni Accordo di programma. Provvedimento

di delega. Approvazione

A.G.C. 16 - Governo del Territorio, Tutela Beni,

Paesistico-Ambientali e Culturali - Settore Edilizia

Pubblica Abitativa – Decreto dirigenziale n. 8

del 19 gennaio 2010 – POR FESR 2007/2013 –

Programma Integrato Urbano (PIU EUROPA) - Asse

6 - Obiettivo Operativo 6.1 - Citta’ di Cava de’

Tirreni - Anticipazione in seguito alla firma dell’At-

to di Delega e dell’Accordo di Programma tra

Regione Campania e Comune di Cava de’Tirreni.

1.2.2 Salerno

A.G.C. 16 - Governo del Territorio, Tutela Beni,

Paesistico-Ambientali e Culturali - Settore Edilizia

Pubblica Abitativa - Decreto dirigenziale n. 377

del 15 ottobre 2009 – POR FESR 2007-2013 –

Obiettivo Operativo 6.1 Citta’ Medie - Programma

Integrato Urbano PIU Europa del Comune di

Salerno. Accordo di programma. Provvedimento

di delega. Approvazione. Allegato B – Programma

PIU’ Europa della Città di Salerno – Sistema di

Gestione e Controllo - Allegato C – Relazione

del Responsabile dell’Obiettivo Operativo

6.1 – Programma Integrato PIU’ Europa Città

di Salerno – Asse 6 – PO FESR 2007-13 – Ob.

Operativo 6.1 – Ottobre 2009 - Allegato D – Asse

6 – Obiettivo Operativo 6.1 – Programma Più

Europa – ACCORDO DI PROGRAMMA TRA REGIONE

CAMPANIA E AUTORITÀ CITTADINA DEL COMUNE

DI SALERNO -Allegato E – Programma Integrato

Urbano PIU’ EUROPA PER LA CITTÀ DI SALERNO

- Allegato F – Asse 6 – Obiettivo Operativo 6.1

Programma PIU Europa – PROVVEDIMENTO DI

BASE DATI DOCUMENTARIA

Page 65: LO SVILUPPO URBANO IN CHIAVE DI GENERE NELLE REGIONI ... · 2007-2013 - Asse II Azioni per il rafforzamento delle Pubbliche Amministrazioni - Obiettivo Operativo II.4 Rafforzamento

59

DELEGA ALL’AUTORITÀ CITTADINA DEL COMUNE DI

SALERNO – DI FUNZIONI E COMPITI NELL’AMBITO

DELL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA PIU EUROPA

ASSE 6 – OBIETTIVO OPERATIVO 6.1

Asse 6 – Obiettivo Operativo 6.1 Programma PIU

Europa – COMUNE DI SALERNO – DOCUMENTO

DI ORIENTAMENTO STRATEGICO PER LA CITTÀ DI

SALERNO – TESTO COORDINATO – Salerno, 27

febbraio 2009

A.G.C. 16 - Governo del Territorio, Tutela Beni,

Paesistico-Ambientali e Culturali - Settore Edilizia

Pubblica Abitativa - Decreto dirigenziale n. 377

del 15 ottobre 2009 – POR FESR 2007-2013 –

Obiettivo Operativo 6.1 Citta’ Medie - Programma

Integrato Urbano PIU Europa del Comune di

Salerno. Accordo di programma. Provvedimento di

delega. Approvazione

Città di Salerno – Documento preliminare per il

Piano Strategico della Città di Salerno e l’Area

Vasta – Dicembre 2006

1.2.3 Benevento

A.G.C. 16 - Governo del Territorio, Tutela Beni, Paesistico-Ambientali e Culturali - Settore Edilizia Pubblica Abitativa – Decreto dirigenziale n. 37 del 19 febbraio 2010 – POR FESR 2007/2013 – Obiettivo Operativo 6.1 Citta’ Medie - Programma Integrato Urbano PIU’ Europa del Comune di Benevento. Accordo di programma. Provvedimento di delega. Approvazione - Allegato B – Programma Integrato Urbano PIU’ Europa – Benevento – RELAZIONE SUI SISTEMI DI GESTIONE E CONTROLLO - Allegato C – Relazione del Responsabile dell’Obiettivo Operativo 6.1 – Programma Integrato PIU’ Europa Comune di Benevento – Asse 6 – PO FESR 2007-13 – Ob. Operativo 6.1 – Febbraio 2010 - Allegato D – Asse 6 – Obiettivo Operativo 6.1 – Programma Più Europa – ACCORDO DI PROGRAMMA TRA REGIONE CAMPANIA E AUTORITÀ CITTADINA DEL COMUNE DI BENEVENTO - Allegato E – Programma Integrato Urbano PIU’ EUROPA PER LA COMUNE DI BENEVENTO - Allegato F – PROVVEDIMENTO DI DELEGA ALL’AUTORITÀ CITTADINA DEL COMUNE DI BENEVENTO DI FUNZIONI E COMPITI NELL’AMBITO DELL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA PIU’ EUROPA ASSE 6 - OBIETTIVO

OPERATIVO 6.1 - POR FESR 2007/2013

1.3 Altre politiche e programmi regionali coerenti con lo sviluppo urbano integrato e con le pari opportunità e non discriminazione

REGIONE CAMPANIA - Giunta Regionale - Seduta

del 27 luglio 2007 - Deliberazione N. 1403 - Area

Generale di Coordinamento N. 18 - Assistenza

Sociale, Attività Sociali, Sport, Tempo Libero,

Spettacolo - Legge 8 novembre 2000 n.328

- Approvazione indirizzi strategici triennali

2007/2009. Istituzione commissione tecnica valu-

tazione piani sociali di zona triennali. Con allegati.

A.G.C. 18 - Assistenza Sociale, Attività Sociali,

Sport, Tempo Libero, Spettacolo – Deliberazione n.

694 del 16 aprile 2009 - Piano Sociale Regionale

2009-2011. (legge regionale n. 11/2007)

DECRETO DIRIGENZIALE 871 del 28/10/2009

A.G.C. 18 Assistenza Sociale, Att. Sociali, Sport,

Tempo Libero, Spettacolo – Approvazione

Indicazioni operative per la presentazione dei

Piani di Zona triennali in applicazione del I Piano

Sociale Regionale. Con allegati.

REGIONE CALABRIA

2.1 Programmazione fondi FESR 2007–2013 e programmazione unitaria

2.1.1 Programmazione Regionale

PROGRAMMAZIONE REGIONALE UNITARIA 2007

-2013 - Documento di riferimento per la program-

mazione territoriale e la progettazione integrata

- 26/02/2008

Protocollo di intesa tra Regione Calabria, Province

di Catanzaro, Cosenza, Crotone, Vibo Valentia,

Reggio Calabria, ANCI, UNCEM e LEGAUTONOMIE

BASE DATI DOCUMENTARIA

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60

per l’avvio e l’attuazione in Calabria del processo

di Programmazione Territoriale e Progettazione

Integrata per il Periodo di Programmazione 2007-

2013 (26/02/2008)

Programmazione Regionale Unitaria 2007/2013

– Progetto Integrato di Sviluppo Regionale di

Valenza Strategica “Sistema delle Aree Urbane

Regionali”. Istituzione del Tavolo di Partenariato

Regionale, Definizione del Quadro delle Risorse

Finanziarie e delle Azioni per l’Avvio del Progetto

(DGR 181 del 20/04/2009)

Deliberazione di Giunta regionale n. 181 del 20

Aprile 2009. Programmazione Regionale Unitaria

2007/2013 – Progetto integrato di Svilupo

Regionale di Valenza Strategica “Sistema delle

Aree Urbane Regionali”: Istituzione del Tavolo di

Partenariato Regionale, Definizione del Quadro

delle Risorse Finanziarie e delle azioni per l’Avvio

del Progetto.

REGIONE CALABRIA – DIPARTIMENTO N. 8

URBANISTICA E GOVERNO DEL TERRITORIO,

Progetto Integrato di Sviluppo Regionale di

Valenza Strategica “Sistema delle Aree Urbane

Regionali” – Punto a) - D.G.R. n. 181 - 20 apri-

le 2009 – Quadro di Riferimento Strategico del

Sistema delle Aree Urbane Regionali

REGIONE CALABRIA – DIPARTIMENTO N. 8

URBANISTICA E GOVERNO DEL TERRITORIO,

Progetto Integrato di Sviluppo Regionale di

Valenza Strategica “Sistema delle Aree Urbane

Regionali” – Punto b) - D.G.R. n. 181 - 20 apri-

le 2009 – Relazione relativa alle strategie e ai

Progetti Integrati di Sviluppo Urbano dei Piani

Strategici Urbani

REGIONE CALABRIA – DIPARTIMENTO N. 8

URBANISTICA E GOVERNO DEL TERRITORIO,

Progetto Integrato di Sviluppo Regionale di

Valenza Strategica “Sistema delle Aree Urbane

Regionali” – Punto c) - D.G.R. n. 181 - 20 aprile

2009 – Articolazione territoriale e composizione

dei Sistemi Urbani Metropolitani e dei Sistemi

Urbani Intermedi della Calabria

2.2 Pianificazione strategica (Del. CIPE 20/04/2004)

Regione Calabria – Dipartimento Urbanistica e

Governo del Territorio – Fondazione FIELD – Piani

Strategici Urbani – Analisi e valutazione prelimina-

re – Giugno 2009

2.2.1 Area Urbana Cosenza-Rende

Piano Strategico di Cosenza–Rende e area urbana

2008–2020 - Documento finale - Marzo 2009

Piano Strategico di Cosenza–Rende e area urba-

na 2008–2020 - Documento finale -ALLEGATO

A – RAPPRESENTAZIONI GRAFICHE E TABELLARI

RELATIVE ALL’ANALISI DELL’OFFERTA DEI SERVIZI

SOCIALI DEL PIT SERRE COSENTINE - Marzo 2009

Piano Strategico di Cosenza–Rende e area urbana

2008–2020 - Documento finale - ALLEGATO B –

INDAGINE SULLA RAPPRESENTAZIONE DEI BISOGNI

DELL’AREA URBANA

Piano Strategico di Cosenza–Rende e area urba-

na 2008–2020 - Documento finale - ALLEGATO

C – IL PROCESSO DI PARTECIPAZIONE PER LA

DEFINIZIONE DI SCENARI E PROGETTUALITÀ

Piano Strategico di Cosenza–Rende e area urbana

2008–2020 - Piano d’Azione del Piano Strategico

Cosenza - Rende e Area Urbana 2008 - 2020 e

relativo Piano di Comunicazione- Marzo 2009

2.2.2 Città di Reggio Calabria

Città di Reggio Calabria – Piano Strategico 2007–

2013 “Reggio Calabria Città del Mediterraneo –

Ottobre 2008

Piano Strategico di Reggio Calabria –

Presentazione 30/10/2008

2.2.3 Città di Catanzaro

Città di Catanzaro – Piano Strategico di Catanzaro

“Catanzaro – Città dell’Accoglienza” – II Bozza

intermedia – Novembre 2008

BASE DATI DOCUMENTARIA

Page 67: LO SVILUPPO URBANO IN CHIAVE DI GENERE NELLE REGIONI ... · 2007-2013 - Asse II Azioni per il rafforzamento delle Pubbliche Amministrazioni - Obiettivo Operativo II.4 Rafforzamento

61

2.2.4 Città di Lamezia Terme

Comune di Lamezia Terme – Lamezia Terme Città

aperta e del Mediterraneo – Piano Strategico –

Approvato con Delibera del Consiglio Comunale n°

11 del18 febbraio 2009

2.2.5 Città di Crotone

Città di Crotone – 2007-2017 CROTONE CITTÀ

DEL MEDITERRANEO – 10 miglia di storia – Piano

Strategico della Città di Crotone - Volume 1

– PIANO STRATEGICO DI CROTONE 2007-2017 -

Giugno 2008

Città di Crotone – 2007-2017 CROTONE CITTÀ

DEL MEDITERRANEO – 10 miglia di storia – Piano

Strategico della Città di Crotone - Volume 2

– VALUTAZIONE DI SOSTENIBILITÀ – Rapporto

Ambientale- Giugno 2008

Città di Crotone – 2007-2017 CROTONE CITTÀ

DEL MEDITERRANEO – 10 miglia di storia – Piano

Strategico della Città di Crotone - Volume 3 –

DOCUMENTO DI SINTESI DELLE LINEE STRATEGICHE

E DELLE COERENZE CON LA PROGRAMMAZIONE –

Rapporto Ambientale- Giugno 2008

2.2.6 Città di Vibo Valentia

Comune di Vibo Valentia – “ViboFutura – Il

Piano Strategico della Città di Vibo Valentia” -

DOCUMENTO DEFINITIVO DI PIANO STRATEGICO

– VOLUME 1 – Premessa al Documento Definitivo –

Quadro Conoscitivo – parte I - Ottobre 2008

Comune di Vibo Valentia – “ViboFutura – Il

Piano Strategico della Città di Vibo Valentia” -

DOCUMENTO DEFINITIVO DI PIANO STRATEGICO

– VOLUME 2 – Quadro Conoscitivo – parte II -

Ottobre 2008

Comune di Vibo Valentia – “ViboFutura – Il

Piano Strategico della Città di Vibo Valentia” -

DOCUMENTO DEFINITIVO DI PIANO STRATEGICO

– VOLUME 3 – Schede sintetiche degli Strumenti di

Pianificazione e Programmazione- Ottobre 2008

Comune di Vibo Valentia – “ViboFutura – Il

Piano Strategico della Città di Vibo Valentia” -

DOCUMENTO DEFINITIVO DI PIANO STRATEGICO

– VOLUME 4 – Scenari – Vision – Quadro Strategico

- Ottobre 2008

Comune di Vibo Valentia – “ViboFutura – Il Piano Strategico della Città di Vibo Valentia” - DOCUMENTO DEFINITIVO DI PIANO STRATEGICO – VOLUME 5 – Quadro Programmatico - Ottobre 2008

Comune di Vibo Valentia – “ViboFutura – Il Piano Strategico della Città di Vibo Valentia” - DOCUMENTO DEFINITIVO DI PIANO STRATEGICO – VOLUME 6 – ALLEGATO 1: Rapporto sulla Partecipazione - Ottobre 2008

Comune di Vibo Valentia – “ViboFutura – Il Piano Strategico della Città di Vibo Valentia” - DOCUMENTO DEFINITIVO DI PIANO STRATEGICO – VOLUME 7 – ALLEGATO 2: Piano di Comunicazione- Ottobre 2008

Comune di Vibo Valentia – “ViboFutura – Il Piano Strategico della Città di Vibo Valentia” - DOCUMENTO DEFINITIVO DI PIANO STRATEGICO – VOLUME 8 – ALLEGATO 3: Sintesi Del Documento Definitivo del Piano Strategico “Vibo Futura 2015” - Ottobre 2008

Comune di Vibo Valentia – “ViboFutura – Il Piano Strategico della Città di Vibo Valentia” - DOCUMENTO DEFINITIVO DI PIANO STRATEGICO – VOLUME 9 – ALLEGATO 4: Schede Progetto presen-

tate dagli Stakeholders - Ottobre 2008

2.2.7 Città di Corigliano Calabro

Comune di Corigliano Calabro – Piano Startegico

di Corigliano “Città della qualità e porto del

Mediterraneo” – Relazione – 02/06/2009

Comune di Corigliano Calabro – Piano Startegico

di Corigliano “Città della qualità e porto

del Mediterraneo” – ALLEGATO N. 1: LINEE

STRATEGICHE E RISORSE ATTIVABILI – 02/06/2009

Comune di Corigliano Calabro – Piano Startegico

di Corigliano “Città della qualità e porto del

Mediterraneo” – ALLEGATO N. 2: VAS – RAPPORTO

AMBIENTALE – 02/06/2009

BASE DATI DOCUMENTARIA

Page 68: LO SVILUPPO URBANO IN CHIAVE DI GENERE NELLE REGIONI ... · 2007-2013 - Asse II Azioni per il rafforzamento delle Pubbliche Amministrazioni - Obiettivo Operativo II.4 Rafforzamento

62

2.2.8 Città di Rossano Calabro

Comune di Rossano - Piano strategico Rossano

“La Bizantina” - 1 Quadro conoscitivo - 23 ottobre

2008

Comune di Rossano - Piano strategico Rossano “La

Bizantina” - 2 Il progetto - 23 ottobre 2008

Comune di Rossano - Piano strategico Rossano “La

Bizantina” - 3 Ricognizione della Progettualità - 23

ottobre 2008

2.3 Attuazione del PO FESRLINEE GUIDA PER L’ ATTUAZIONE DELL’ASSE VIII.-

Obiettivo Specifico 8.1 CITTÀ E AREE URBANE –

Gennaio 2010

DIPARTIMENTO URBANISTICA E GOVERNO DEL

TERRITORIO. Schema di Convenzione regolante

il finanziamento per la realizzazione dei P.I.S.U.

PROGETTI INTEGRATI DI SVILUPPO URBANO pre-

visti dal POR CALABRIA FESR 2007/2013. ASSE

VIII CITTÀ – OBIETTIVO SPECIFICO 8.1. -OBIETTIVI

OPERATIVI 8.1.1.-8.1.2. Def. 8/2/2010

REGIONE CALABRIA. ACCORDI DI PROGRAMMA

ai sensi e per gli effetti della LR 19/2001 e

CONVENZIONE regolante il finanziamento sigla-

ti a Catanzaro il 22 Marzo 2010 tra la Regione

Calabria ed i seguenti Comuni di: Corigliano C.

– Rossano ( Area urbana Corigliano – Rossano);

Cosenza e rende (Area Urbana Cosenza- Rende);

Catanzaro (Area Urbana Catanzaro); Crotone (Area

urbana di Crotone); Lamezia Terme (Area Urbana

Lamezia Terme); Reggio Calabria (Area Urbana

Reggio Calabria); Vibo Valentia (Area Urbana Vibo

Valentia)

2.3.1 PISR Aree Urbane – PISU

2.3.1.1 Città di Reggio Calabria

ACCORDO DI PROGRAMMA – “PATTO PER LO

SVILUPPO DELL’AREA URBANA DI REGGIO

CALABRIA” tra REGIONE CALABRIA ED IL COMUNE

DI REGGIO CALABRIA ai sensi e per gli effetti della

LR 19/2001 – Catanzaro, 22 Marzo 2010

REGIONE CALABRIA - DIPARTIMENTO URBANISTICA

E GOVERNO DEL TERRITORIO -CONVENZIONE CON

IL COMUNE DI REGGIO CALABRIA REGOLANTE

IL FINANZIAMENTO PER LA REALIZZAZIONE DEI

P.I.S.U. PROGETTI INTEGRATI DI SVILUPPO URBANO

PREVISTI DAL POR CALABRIA FESR 2007/2013

ASSE VIII CITTÀ – OBIETTIVO SPECIFICO 8.1. –

OBIETTIVI OPERATIVI 8.1.1.-8.1.2. - 22 Marzo 2010

Soggetto proponente Comune di Reggio Calabria:

PISU – RELAZIONE DI ACCOMPAGNAMENTO DEI

PROGETTI PISU Linee di intervento 8.1.1.1, 8.1.1.2,

8.1.1.3, 8.1.2.1, 8.1.2.2

Soggetto proponente Comune di Reggio Calabria

: FORMULARIO DI PROGETTO – Linea di intervento

8.1.1.1 – Azioni per la realizzazione e il potenzia-

mento delle funzioni e dei servizi per la valorizza-

zione turistica del patrimonio culturale, ambienta-

le e paesaggistico delle Città e delle Aree Urbane;

Linea di intervento 8.1.1.2 – Potenziamento delle

funzioni e dei servizi per la ricerca scientifica, l’in-

novazione tecnologica, i servizi innovativi per le

imprese; Linea di intervento 8.1.1.3 – Azioni per la

realizzazione e il potenziamento delle funzioni e

dei servizi per le filiere della creatività, dell’intrat-

tenimento, della produzione artistica e culturale

nelle Città e nelle Aree Urbane; Linea di intervento

8.1.2.1 – Azioni per la riqualificazione ambientale

e la rigenerazione sociale ed economica dei Centri

Storici e dei Quartieri Marginali e Degradati delle

Città e delle Aree Urbane; – Linea di interven-

to:8.1.2.2 – Azioni per potenziare i sistemi di mo-

bilità sostenibile nelle Città e nelle Aree Urbane

Soggetto proponente Comune di Reggio Calabria:

QUADRO DEFINITIVO DEGLI INTERVENTI DEI

PROGETTI INTEGRATI DI SVILUPPO URBANO

(P.I.S.U.)

2.3.1.2 Area Urbana Cosenza Rende, costituita dalla Città di Cosenza e dalla Città di Rende

ACCORDO DI PROGRAMMA – “PATTO PER LO

SVILUPPO DELL’AREA URBANA DI DI COSENZA-

BASE DATI DOCUMENTARIA

Page 69: LO SVILUPPO URBANO IN CHIAVE DI GENERE NELLE REGIONI ... · 2007-2013 - Asse II Azioni per il rafforzamento delle Pubbliche Amministrazioni - Obiettivo Operativo II.4 Rafforzamento

63

RENDE” tra REGIONE CALABRIA ED I COMUNI DI

COSENZA E RENDE ai sensi e per gli effetti della LR

19/2001 – Catanzaro, 22 Marzo 2010

REGIONE CALABRIA - DIPARTIMENTO URBANISTICA

E GOVERNO DEL TERRITORIO -CONVENZIONE

CON I COMUNI DI COSENZA E RENDE REGOLANTE

IL FINANZIAMENTO PER LA REALIZZAZIONE DEI

P.I.S.U. PROGETTI INTEGRATI DI SVILUPPO URBANO

PREVISTI DAL POR CALABRIA FESR 2007/2013

ASSE VIII CITTÀ – OBIETTIVO SPECIFICO 8.1. –

OBIETTIVI OPERATIVI 8.1.1.-8.1.2. - 22 Marzo 2010

Soggetto proponente Comune di Cosenza:

FORMULARIO DI PROGETTO – Linea di intervento

8.1.1.3 – Azioni per la realizzazione e il potenzia-

mento delle funzioni e dei servizi per le filiere

della creatività, dell’intrattenimento, della produ-

zione artistica e culturale nelle Città e nelle Aree

Urbane

Soggetto proponente Comune di Rende :

FORMULARIO DI PROGETTO – Linea di intervento

8.1.1.1 – Azioni per la realizzazione e il poten-

ziamento delle funzioni e dei servizi per la va-

lorizzazione turistica del patrimonio culturale,

ambientale e paesaggistico delle Città e delle Aree

Urbane; Linea di intervento 8.1.2.1 – Azioni per

la riqualificazione ambientale e la rigenerazio-

ne sociale ed economica dei Centri Storici e dei

Quartieri Marginali e Degradati delle Città e delle

Aree Urbane; Linea di intervento:8.1.2.2 – Azioni

per potenziare i sistemi di mobilità sostenibile

nelle Città e nelle Aree Urbane

Soggetto proponente Comune di Rende :

FORMULARIO DI PROGETTO – FORMULARIO DI

PROGETTO –Linea di intervento 8.1.2.1 – Azioni

per la riqualificazione ambientale e la rigenera-

zione sociale ed economica dei Centri Storici e dei

Quartieri Marginali e Degradati delle Città e delle

Aree Urbane; Linea di intervento:8.1.2.2 – Azioni

per potenziare i sistemi di mobilità sostenibile

nelle Città e nelle Aree Urbane con integrazione

sull’impostazione strategica relativa alla linea di

intervento 8.1.2.2

2.3.1.3 Città di Catanzaro

ACCORDO DI PROGRAMMA – “PATTO PER LO

SVILUPPO DELL’AREA URBANA DI CATANZARO” tra

REGIONE CALABRIA ED IL COMUNE DI CATANZARO

ai sensi e per gli effetti della LR 19/2001 –

Catanzaro, 22 Marzo 2010

REGIONE CALABRIA - DIPARTIMENTO URBANISTICA

E GOVERNO DEL TERRITORIO -CONVENZIONE

CON IL COMUNE DI CATANZARO REGOLANTE IL

FINANZIAMENTO PER LA REALIZZAZIONE DEI

P.I.S.U. PROGETTI INTEGRATI DI SVILUPPO URBANO

PREVISTI DAL POR CALABRIA FESR 2007/2013

ASSE VIII CITTÀ – OBIETTIVO SPECIFICO 8.1. –

OBIETTIVI OPERATIVI 8.1.1.-8.1.2. - 22 Marzo 2010

Soggetto proponente Comune di Catanzaro:

FORMULARIO DI PROGETTO – Linea di intervento

8.1.1.1 – Azioni per la realizzazione e il potenzia-

mento delle funzioni e dei servizi per la valorizza-

zione turistica del patrimonio culturale, ambienta-

le e paesaggistico delle Città e delle Aree Urbane

Soggetto proponente Comune di Catanzaro:

FORMULARIO DI PROGETTO – Linea di intervento

8.1.1.2 – Potenziamento delle funzioni e dei servi-

zi per la ricerca scientifica, l’innovazione tecnolo-

gica, i servizi innovativi per le imprese

Soggetto proponente Comune di Catanzaro:

FORMULARIO DI PROGETTO – Linea di intervento

8.1.1.3 – Azioni per la realizzazione e il potenzia-

mento delle funzioni e dei servizi per le filiere

della creatività, dell’intrattenimento, della produ-

zione artistica e culturale nelle Città e nelle Aree

Urbane

Soggetto proponente Comune di Catanzaro:

FORMULARIO DI PROGETTO – Linea di intervento

8.1.2.1 – Azioni per la riqualificazione ambientale

e la rigenerazione sociale ed economica dei Centri

Storici e dei Quartieri Marginali e Degradati delle

Città e delle Aree Urbane.

Soggetto proponente Comune di Catanzaro:

FORMULARIO DI PROGETTO – Linea di interven-

to:8.1.2.2 – Azioni per potenziare i sistemi di mo-

bilità sostenibile nelle Città e nelle Aree Urbane

BASE DATI DOCUMENTARIA

Page 70: LO SVILUPPO URBANO IN CHIAVE DI GENERE NELLE REGIONI ... · 2007-2013 - Asse II Azioni per il rafforzamento delle Pubbliche Amministrazioni - Obiettivo Operativo II.4 Rafforzamento

64

2.3.1.4 Città di Lamezia Terme

ACCORDO DI PROGRAMMA – “PATTO PER LO

SVILUPPO DELL’AREA URBANA DI LAMEZIA TERME”

tra REGIONE CALABRIA ED IL COMUNE DI LAMEZIA

TERME ai sensi e per gli effetti della LR 19/2001 –

Catanzaro, 22 Marzo 2010

REGIONE CALABRIA - DIPARTIMENTO URBANISTICA

E GOVERNO DEL TERRITORIO -CONVENZIONE

CON IL COMUNE DI LAMEZIA TERME REGOLANTE

IL FINANZIAMENTO PER LA REALIZZAZIONE DEI

P.I.S.U. PROGETTI INTEGRATI DI SVILUPPO URBANO

PREVISTI DAL POR CALABRIA FESR 2007/2013

ASSE VIII CITTÀ – OBIETTIVO SPECIFICO 8.1. –

OBIETTIVI OPERATIVI 8.1.1.-8.1.2. - 22 Marzo 2010

Soggetto proponente Comune di Lamezia Terme:

FORMULARIO DI PROGETTO – Linea di intervento

8.1.1.1 – Azioni per la realizzazione e il poten-

ziamento delle funzioni e dei servizi per la va-

lorizzazione turistica del patrimonio culturale,

ambientale e paesaggistico delle Città e delle Aree

Urbane; Linea di intervento 8.1.1.3 – Azioni per la

realizzazione e il potenziamento delle funzioni e

dei servizi per le filiere della creatività, dell’intrat-

tenimento, della produzione artistica e culturale

nelle Città e nelle Aree Urbane; Linea di intervento

8.1.2.1 – Azioni per la riqualificazione ambientale

e la rigenerazione sociale ed economica dei Centri

Storici e dei Quartieri Marginali e Degradati delle

Città e delle Aree Urbane; – Linea di interven-

to:8.1.2.2 – Azioni per potenziare i sistemi di mo-

bilità sostenibile nelle Città e nelle Aree Urbane

Soggetto proponente Comune di Lamezia Terme:

PISU – TABELLA RIASSUNTIVA PROGETTI PISU

2.3.1.5 Città di Crotone

ACCORDO DI PROGRAMMA – “PATTO PER LO

SVILUPPO DELL’AREA URBANA DI CROTONE” tra

REGIONE CALABRIA ED IL COMUNE DI CROTONE

ai sensi e per gli effetti della LR 19/2001 –

Catanzaro, 22 Marzo 2010

REGIONE CALABRIA - DIPARTIMENTO URBANISTICA

E GOVERNO DEL TERRITORIO -CONVENZIONE

CON IL COMUNE DI CROTONE REGOLANTE IL

FINANZIAMENTO PER LA REALIZZAZIONE DEI

P.I.S.U. PROGETTI INTEGRATI DI SVILUPPO URBANO

PREVISTI DAL POR CALABRIA FESR 2007/2013

ASSE VIII CITTÀ – OBIETTIVO SPECIFICO 8.1. –

OBIETTIVI OPERATIVI 8.1.1.-8.1.2. - 22 Marzo 2010

Soggetto proponente Comune di Crotone: PISU –

RELAZIONE STRATEGICA PROGETTI PISU D.G.C n. 48

del 01.03.2010 – ASSE PRIORITARIO 8– OBIETTIVO

SPECIFICO 8.1 – OBIETTIVI OPERATIVI 8.1.1 – 8.1.2

Soggetto proponente Comune di Crotone:

FORMULARIO DI PROGETTO – Linea di intervento

8.1.1.1 – Azioni per la realizzazione e il potenzia-

mento delle funzioni e dei servizi per la valorizza-

zione turistica del patrimonio culturale, ambienta-

le e paesaggistico delle Città e delle Aree Urbane

Soggetto proponente Comune di Crotone:

FORMULARIO DI PROGETTO – Linea di intervento

8.1.1.2 – Potenziamento delle funzioni e dei servi-

zi per la ricerca scientifica, l’innovazione tecnolo-

gica, i servizi innovativi per le imprese

Soggetto proponente Comune di Crotone:

FORMULARIO DI PROGETTO – Linea di intervento

8.1.1.3 – Azioni per la realizzazione e il potenzia-

mento delle funzioni e dei servizi per le filiere

della creatività, dell’intrattenimento, della produ-

zione artistica e culturale nelle Città e nelle Aree

Urbane

Soggetto proponente Comune di Crotone:

FORMULARIO DI PROGETTO – Linea di intervento

8.1.2.1 – Azioni per la riqualificazione ambientale

e la rigenerazione sociale ed economica dei Centri

Storici e dei Quartieri Marginali e Degradati delle

Città e delle Aree Urbane.

Soggetto proponente Comune di Crotone:

FORMULARIO DI PROGETTO – Linea di interven-

to:8.1.2.2 – Azioni per potenziare i sistemi di mo-

bilità sostenibile nelle Città e nelle Aree Urbane

Soggetto proponente Comune di Crotone: PISU –

TABELLA RIASSUNTIVA PROGETTI PISU D.G.C n. 48

del 01.03.2010 – ASSE PRIORITARIO 8– OBIETTIVO

SPECIFICO 8.1 – OBIETTIVI OPERATIVI 8.1.1 – 8.1.2+

BASE DATI DOCUMENTARIA

Page 71: LO SVILUPPO URBANO IN CHIAVE DI GENERE NELLE REGIONI ... · 2007-2013 - Asse II Azioni per il rafforzamento delle Pubbliche Amministrazioni - Obiettivo Operativo II.4 Rafforzamento

65

2.3.1.6 Città di Vibo Valentia

ACCORDO DI PROGRAMMA – “PATTO PER LO

SVILUPPO DELL’AREA URBANA DI VIBO VALENTIA”

tra REGIONE CALABRIA ED IL COMUNE DI VIBO

VALENTIA ai sensi e per gli effetti della LR 19/2001

– Catanzaro, 22 Marzo 2010

REGIONE CALABRIA - DIPARTIMENTO URBANISTICA

E GOVERNO DEL TERRITORIO -CONVENZIONE

CON IL COMUNE DI VIBO VALENTIA REGOLANTE

IL FINANZIAMENTO PER LA REALIZZAZIONE DEI

P.I.S.U. PROGETTI INTEGRATI DI SVILUPPO URBANO

PREVISTI DAL POR CALABRIA FESR 2007/2013

ASSE VIII CITTÀ – OBIETTIVO SPECIFICO 8.1. –

OBIETTIVI OPERATIVI 8.1.1.-8.1.2. - 22 Marzo 2010

Soggetto proponente Comune di Reggio Calabria:

FORMULARIO DI PROGETTO – Linea di intervento

8.1.1.1 – Azioni per la realizzazione e il potenzia-

mento delle funzioni e dei servizi per la valorizza-

zione turistica del patrimonio culturale, ambienta-

le e paesaggistico delle Città e delle Aree Urbane

– Intervento “Sistemazione area archeologica

Municipio”

Linea di intervento 8.1.2.1 – Azioni per la riqua-

lificazione ambientale e la rigenerazione sociale

ed economica dei Centri Storici e dei Quartieri

Marginali e Degradati delle Città e delle Aree

Urbane – Intervento “Riqualificazione strade cen-

tro storico”

Linea di intervento 8.1.2.1 – Azioni per la riqua-

lificazione ambientale e la rigenerazione sociale

ed economica dei Centri Storici e dei Quartieri

Marginali e Degradati delle Città e delle Aree

Urbane – Intervento “Riqualificazione dell’area di

pertinenza e recupero della scala di collegamento

tra Villa Gagliardi e Palazzo Gagliardi”

Linea di intervento 8.1.2.1 – Azioni per la riqua-

lificazione ambientale e la rigenerazione sociale

ed economica dei Centri Storici e dei Quartieri

Marginali e Degradati delle Città e delle Aree

Urbane – Intervento “Ristrutturazione dell’ex

convento dei Padri Minori Osservanti, già Caserma

Garibaldi, da destinare a ‘Palazzo dei Musei’”

Linea di intervento 8.1.2.1 – Azioni per la

riqualificazione ambientale e la rigenerazione

sociale ed economica dei Centri Storici e dei

Quartieri Marginali e Degradati delle Città e delle

Aree Urbane – Intervento “Sistemazione della

Piazza S. Leoluca”

Linea di intervento 8.1.2.1 – Azioni per la riqua-

lificazione ambientale e la rigenerazione sociale

ed economica dei Centri Storici e dei Quartieri

Marginali e Degradati delle Città e delle Aree

Urbane – Intervento “Completamento S. Chiara”

Linea di intervento 8.1.2.1 – Azioni per la riqua-

lificazione ambientale e la rigenerazione sociale

ed economica dei Centri Storici e dei Quartieri

Marginali e Degradati delle Città e delle Aree

Urbane – Intervento “Riqualificazione urbana del

quartiere Pennello e sistemazione del waterfront”

2.3.1.7 Area Urbana Corigliano – Rossano, costituita dalla Città di Corigliano e dalla Città di Rossano

Calabro

ACCORDO DI PROGRAMMA – “PATTO PER LO

SVILUPPO DELL’AREA URBANA DI CORIGLIANO C. –

ROSSANO” tra REGIONE CALABRIA ED I COMUNI DI

CORIGLIANO C. E ROSSANO ai sensi e per gli effetti

della LR 19/2001 – Catanzaro, 22 Marzo 2010

REGIONE CALABRIA - DIPARTIMENTO URBANISTICA

E GOVERNO DEL TERRITORIO -CONVENZIONE

CON I COMUNI DI CORIGLIANO C. E ROSSANO

REGOLANTE IL FINANZIAMENTO PER LA

REALIZZAZIONE DEI P.I.S.U. PROGETTI INTEGRATI DI

SVILUPPO URBANO PREVISTI DAL POR CALABRIA

FESR 2007/2013 ASSE VIII CITTÀ – OBIETTIVO

SPECIFICO 8.1. – OBIETTIVI OPERATIVI 8.1.1.-8.1.2.

- 22 Marzo 2010

Soggetto proponente AREA URBANA CORIGLIANO-

ROSSANO costituita dalle Città di Corigliano

Calabro e di Rossano: PISU – Relazione Generale

Soggetto proponente AREA URBANA CORIGLIANO-

ROSSANO costituita dalle Città di Corigliano

Calabro e di Rossano : FORMULARIO DI PROGETTO

– Linea di intervento 8.1.1.1 – Azioni per la rea-

lizzazione e il potenziamento delle funzioni e dei

BASE DATI DOCUMENTARIA

Page 72: LO SVILUPPO URBANO IN CHIAVE DI GENERE NELLE REGIONI ... · 2007-2013 - Asse II Azioni per il rafforzamento delle Pubbliche Amministrazioni - Obiettivo Operativo II.4 Rafforzamento

66

servizi per la valorizzazione turistica del patrimo-

nio culturale, ambientale e paesaggistico delle

Città e delle Aree Urbane; Linea di intervento

8.1.1.2 – Potenziamento delle funzioni e dei ser-

vizi per la ricerca scientifica, l’innovazione tecno-

logica, i servizi innovativi per le imprese; Linea di

intervento 8.1.1.3 – Azioni per la realizzazione e il

potenziamento delle funzioni e dei servizi per le

filiere della creatività, dell’intrattenimento, della

produzione artistica e culturale nelle Città e nelle

Aree Urbane; Linea di intervento 8.1.2.1 – Azioni

per la riqualificazione ambientale e la rigenera-

zione sociale ed economica dei Centri Storici e dei

Quartieri Marginali e Degradati delle Città e delle

Aree Urbane

Soggetto proponente AREA URBANA CORIGLIANO-

ROSSANO costituita dalle Città di Corigliano

Calabro e di Rossano: FORMULARIO DI PROGETTO –

Linea di intervento:8.1.2.2 – Azioni per potenziare

i sistemi di mobilità sostenibile nelle Città e nelle

Aree Urbane

2.4 Altre politiche e programmi regionali coerenti con lo sviluppo urbano integrato e con le pari opportunità e non discriminAzioneDeliberazione di Giunta Regionale n. 444 del 24

luglio 2007. Approvazione criteri per la conces-

sione ai Comuni di contributi regionali per la

predisposizione dei Piani Territoriali degli Orari

e per permettere lo svolgimento delle relative

attività di animazione ed assistenza tecnica, ai

sensi dell’art. 28 della Legge 8 marzo 2000, n.

53 e dell’art. 35, comma 5 Legge Regionale n°

9/2007 - Accantonamento Euro 318.574,81 (CAP.

62010206/07)

Regione Calabria, Giunta Regionale. Dipartimento

N. 8 Urbanistica e Governo del Territorio. Decreto

del Dirigente Generale del n. 612 del 3 FEB. 2009.

Approvazione bando per la concessione ai Comuni

di contributi regionali per la predisposizione dei

Piani Territoriali degli Orari, ai sensi dell’art. 28

della Legge 8 marzo 2000, n. 53 e dell’art. 35,

comma 5, della Legge Regionale n° 9/2007

REGIONE PUGLIA

3.1 Programmazione fondi FESR 2007–2013

3.1.1 Pianificazione degli Enti Locali

Deliberazione Giunta Regionale del 4 luglio 2007,

n. 1072. Approvazione Linee guida per la pianifi-

cazione strategica territoriale di Area Vasta (BURP

n.104 del 20/07/2007)

Deliberazione Giunta Regionale del 26 mag-

gio 2009, n. 917. Pianificazione strategica di

Area Vasta. Adempimenti per la definizione del

Programma Stralcio di Interventi di Area Vasta

(BURP n.95 del 26/06/2009)

Regione Puglia. Assessorato Programmazione. Il

processo di attuazione della pianificazione stra-

tegica di area vasta - Documento per riunione del

13/02/2009

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 26

maggio 2009, n. 917, Pianificazione strategica di

Area Vasta. Adempimenti per la definizione del

Programma Stralcio di Interventi di Area Vasta

(Contiene le procedure per la definizione del

Programma Stralcio di Interventi di Area Vasta,

fissando tra l’altro sia la dotazione delle risorse

allocate su ciascuna delle Linee di Intervento del

P.O. FESR 2007-2013 che concorrono alla predi-

sposizione del Programma sia la ripartizione di tali

risorse per ciascuna delle dieci Aree Vaste)

BASE DATI DOCUMENTARIA

Page 73: LO SVILUPPO URBANO IN CHIAVE DI GENERE NELLE REGIONI ... · 2007-2013 - Asse II Azioni per il rafforzamento delle Pubbliche Amministrazioni - Obiettivo Operativo II.4 Rafforzamento

67

3.2 Piani Strategici

3.2.1 Piano Strategico di Area Vasta “Metropoli Terra di Bari”

Piano strategico di Area Vasta a sua volta così

composto:Relazione generale descrittiva del Piano Strategico;•Quadro analitico degli interventi, schede progetto;•Modello di governance del Piano Strategico;•Cronoprogramma delle attività e piano finanziario del •Piano Strategico;

Monitoraggio del piano strategico e del relativo parco •progetti;

Piano di informazione e comunicazione;•Studio di analisi organizzativa per l’attribuzione delle •funzioni di organismo intermedio dell’Area Vasta;

Valutazione ex-ante del Piano Strategico di Area Vasta•Piano Urbano della Mobilità.•

Parere NVVIP N. 237 del 15/03/2010 Registro

NVVIP - Piano Strategico di Area Vasta “Metropoli

Terra di Bari” Il Nucleo di Valutazione e verifica

degli investimenti pubblici della Regione Puglia

3.2.2 Piano Strategico del Sud Salento

“Salento 2020”

Comune di Casarano- Settore attività produttive,

Piano Strategico Area Vasta Sud Salento, “Salento

2020” – Città diffusa tra welfare e nuova econo-

mia, Aprile 2009, Relazione generale descrittiva

del Piano Strategico

3.3 Attuazione del PO FESRProgramma Pluriennale di attuazione 2007-2010, luglio 2009 (DGR 1445 del 04/08/2009)

Deliberazione della Giunta Regionale del 17 feb-braio 2009, n. 165 P.O. FESR 2007-2013 - Presa d’atto dei criteri di selezione delle operazioni defi-nite in sede di Comitato di Sorveglianza e Direttive concernente le procedure di gestione. (BURP n.34 del 04/03/2009)

Determinazione del Dirigente Servizio asset-to del Territorio del 15 febbraio 2010 n.13.

Rimodulazione della dotazione finanziaria dell’As-se VII del PO FESR 2007-2013

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 28 dicembre 2009, n. 2683, Deliberazione G.R. n. 917/2009. Approvazione Programma stralcio di interventi di Area Vasta Brindisina.

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 28 dicembre 2009, n. 2684 Deliberazione G.R. n. 917/2009. Approvazione Programma stralcio di interventi di Area Vasta “Capitanata 2020”

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 28 dicembre 2009, n. 2685, Deliberazione G.R. n. 917/2009. Approvazione Programma stralcio di interventi di Area Vasta Lecce.

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 28 dicembre 2009, n. 2686, Deliberazione G.R. n. 917/2009. Approvazione Programma stralcio di interventi di Area Vasta “Metropoli - Terra di Bari”

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 28 dicembre 2009, n. 2687, Deliberazione G.R. n. 917/2009. Approvazione Programma stralcio di interventi di Area Vasta “Monti Dauni”.

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 28 dicembre 2009, n. 2688, Deliberazione G.R. n. 917/2009. Approvazione Programma stralcio di interventi di Area Vasta “Murgia”.

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 28 dicembre 2009, n. 2689, Deliberazione G.R. n. 917/2009. Approvazione Programma stralcio di interventi di Area Vasta “Salento 2020”

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 28 dicembre 2009, n. 2690, Deliberazione G.R. n. 917/2009. Approvazione Programma stralcio di interventi di Area Vasta “Taranto”

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 28 dicembre 2009, n. 2691, Deliberazione G.R. n. 917/2009. Approvazione Programma stralcio di interventi di Area Vasta “Valle d’Itria”

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 28 dicembre 2009, n. 2692, Deliberazione G.R. n. 917/2009. Approvazione Programma stralcio di

interventi di Area Vasta “Vision 2020”

BASE DATI DOCUMENTARIA

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68

3.4 Altre politiche e programmi regionali coerenti con lo sviluppo urbano integrato e con le pari opportunità e non discriminzioneLegge Regionale per le pari opportunità “Norme

per le politiche di genere e i servizi di conciliazio-

ne vita-lavoro in Puglia” LR 21 marzo 2007 n. 7,

contenente indicazioni sull’attuazione del coordi-

namento dei tempi delle città

Regolamento per la predisposizione e l’attuazione

dei Piani Territoriale dei Tempi e degli Spazi e per

la costituzione, la promozione e il sostegno delle

banche dei tempi, per la concessione ai Comuni ed

agli Ambiti territoriali di contributi regionali (BURP

n. 177 del 17/11/2008)

Linee guida regionale per la predisposizione degli

studi di fattibilità per le progettazione dei Piani

Territoriali dei Tempi e degli Spazi (BURP n. 132

del 26/08/2009)

Avviso pubblico per il finanziamento di studi di

fattibilità per le progettazione dei Piani dei Tempi

e degli Spazi nelle città pugliesi (BURP n. 194 del

13/12/2009)

Consiglio Regionale della Puglia. Legge Regionale

21/2008 “Norme per la rigenerazione urbana”

Regione Puglia. Assessorato Assetto del Territorio.

Settore Edilizia residenziale Pubblica. Bando di

gara Programmi Integrati di Riqualificazione delle

Periferie “PIRP”. (BURP n. 81 del 29/06/2006)

Deliberazione Giunta Regionale del 14/10/2008,

n. 1896. Programmi integrati di Riqualificazione

delle Periferie – “P.I.R.P.”. Approvazione

graduatoria.

Deliberazione Giunta Regionale del 23 aprile

2009, n. 641. Programmi integrati di riqualificazio-

ne delle periferie - “P.I.R.P.”. Approvazione gradua-

toria. (BURP n. n. 71 del 14/05/2009)

REGIONE SICILIANA

4.1 Programmazione fondi FESR 2007–2013

4.1.1 Pianificazione Regionale

Programma Operativo Regionale FESR 2007-2013

Decisione N. C(2007) 4249 del 7 settembre 2007

Protocollo d’Intesa sulla politica di concertazione

Contributi della Task Force al Programma

Operativo regionale del FESR –Indirizzi utili per

una programmazione rispondente al principio di

pari opportunità e non discriminazione

4.1.2 Pianificazione strategica degli enti

locali

Pianificazione strategica e pari opportunità – Linee

guida per l’internalizzazione del principio di Pari

Opportunità – Documento di supporto alla pianifi-

cazione strategica in chiave di pari opportunità per

tutti – Piani strategici ex Delibera CIPE n.35/2005

- Novembre 2007

4.1.3 Piani Strategici

4.1.3.1 Agro Ericino

Il Piano Strategico dell’Agro Ericino - s.d.

4.1.3.2 Gela

Progettazione e redazione del Piano Strategico

per il Comune di Gela denominato “Pianificazione

strategica della città: Gela 2020” - Luglio 2007

4.1.3.3 Messina 2020

Supporto alla redazione del piano strategico –

“Documento preliminare di piano” –“Messina

2020- Verso il piano strategico” – ALLEGATO A

BASE DATI DOCUMENTARIA

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69

“Documento di diagnosi” - 23/04/2009

Supporto alla redazione del piano strategico –

“Documento preliminare di piano” –“Messina

2020- Verso il piano strategico” – ALLEGATO B “Il

report degli incontri” - 23/04/2009

“Messina 2020” – Documento di Piano – Verso il

Piano Strategico - 31/07/2009

“Messina 2020” – Documento di Piano – Verso

il Piano Strategico - ALLEGATO “Integrazioni al

Documento di Piano convenute con il NVVIP

Regione Sicilia” - 27/01/2010

4.2 Attuazione del PO FESRPO FESR Sicilia 2007–2013 – Attuazione dell-Asse

VI “Sviluppo urbano sostenibile”, Le città siciliane

motorie dello sviluppo regionale, presentazioni

marzo 2010

PO FESR Sicilia 2007–2013 – Attuazione dell-Asse

VI “Sviluppo urbano sostenibile”, Contenuti dei

Piani Integrati di Sviluppo Territoriale e Urbano

(PISU e PIST), presentazioni marzo 2010

Avviso pubblico per l’attuazione territoriale del

PO FESR 2007-2013 Asse VI “Sviluppo Urbano

Sostenibile”. Invito a presentare manifestazioni

d’interesse da parte degli Enti Locali beneficiari,

riuniti in coalizioni territoriali, per la promozione

di PIST e PISU e la partecipazione alla procedura

negoziale di selezione degli interventi – Fasi 1 e 2

e Allegati

LINEE GUIDA per l’attuazione territoriale del PO

FESR 2007 - 2013, con riferimento all’ASSE VI

“Sviluppo urbano sostenibile”

Commissione interdipartimentale di valutazione

e selezione congiunta con il supporto del NVVIP,

Presentazione analisi delle manifestazioni d’inte-

resse da parte degli Enti Locali beneficiari, riuniti

in Coalizioni territoriali, per la promozione di

Piani Integrati di Sviluppo Territoriale (PIST) e di

Sviluppo Urbano (PISU), 31/05/2010

RIFERIMENTI SICUREZZA URBANA

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