Lo spirito dei giovani e le strade della città

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Ne Lo spirito dei giovani e le strade della città (1909) Jane Addams critica la miopia sociale e politica dei governi municipali, incapaci, nell’amministrazione delle città, di dare risposta alla sovrastimolazione emotiva presente nei giovani, al loro bisogno di divertimento e avventura, alla ricerca di senso che è tanta parte della loro esistenza. L’assenza di questo intervento accentua la crisi di identità provocata dalla monotonia del lavoro di fabbrica, dalla scissione tra sviluppo tecnologico e suoi effetti sugli individui, dalla frantumazione di ogni ipotesi formativa utile. L’universo giovanile mantiene così un carattere di “estraneità”, nella segregazione dei comportamenti delinquenziali e nella subordinazione del proprio desiderio di divertimento alle forme indotte dal mercato, nei teatri a poco prezzo e nelle sale da ballo, in assenza di qualunque contributo alla trasformazione sociale.

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esplorazioni

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Collana diretta da Giuseppina Cersosimo

Comitato scientificoPatricia Adler

Mary Jo DeeganChiara Giaccardi

Michael HillCarmelo Lombardo

Franco MartinelliDomenico ScafoglioGraham Scrambler

Laura Zanfrini

Blumer definiva l’Esplorazione: “procedura flessibile, nella quale il ricercatore sceglie una linea

di ricerca o adotta nuove osservazioni, intraprende nuove direzioni di indagine e riflessione precedentemente non comprese,

acquisendo maggiori informazioni”

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Lo spirito dei giovanie le strade della città

a cura di Raffaele Rauty

Postfazione di Mary Jo Deegan

JANE ADDAMS

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Edizioni KurumunySede legaleVia Palermo 13 – 73021 Calimera (Le)Sede operativaVia San Pantaleo 12 – 73020 Martignano (Le)Tel. e Fax 0832801528

www.kurumuny.it • [email protected]

© Edizioni Kurumuny – 2013

Titolo originale: The spirit of youth and the city streets, The MacMillanCompany, 1909

Traduzione di Raffaele Rauty

In copertina: Chicago, Milwakee, 1906

ISBN 978-88-95161-79-2

Chiuso in stampa nel mese di gennaio 2013

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Indice

IJane Addams e i sogni dei giovanidi Raffaele Rauty

1. I “nuovi” giovani p. 92. Giovani e città p. 173. Le giovani donne p. 204. Il messaggio teatrale p. 245. Il senso del gioco del divertimento p. 296. La Hull-House p. 317. Chicago p. 358. Il secolo dei giovani p. 40Riferimenti bibliografici p. 42

IIJane AddamsLo spirito dei giovani e le strade della città

Premessa p. 511. Giovani in città p. 512. La crisi dei principi della vita familiare p. 633. La ricerca di avventura p. 78

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4. La casa dei sogni p. 925. Il carattere dei giovani e l’industria p. 1116. Il desiderio di giustizia p. 129

Postfazione p. 146Jane Addams, il giocoe lo spirito dei giovanidi Mary Jo Deegan

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I

Jane Addams e il mito della gioventù

di Raffaele Rauty

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1. I “nuovi” giovani

Lo spirito dei giovani e le strade della città è stato, persua dichiarazione, il libro preferito da Jane Addams, maanche, probabilmente, il suo testo migliore, un libro che laconferma nello stesso tempo donna dotata di sensibilitàartistica e narrativa e saldamente legata agli obiettivi dellariforma sociale (Davis, 1972, p. IX), ma anche protagonistadiretta di un approccio alla realtà urbana intriso di meto-dologia sociologica, sensibilità psicologica, attenzione alleforme e agli effetti, soprattutto tra i giovani, della trasfor-mazione sociale, e di una irriducibile volontà innovativa.Quei giovani, la cui realtà interloquisce continuatamentecon la vita quotidiana di Jane Addams, sono ripetutamen-te, fin dalla primissima adolescenza, corollario alla sua esi-stenza, testimoni e compagni in tantissime rappresentazio-ni fotografiche, espressione di una idea continua di nuovematernità, socializzazione, organizzazione familiare, riferitea una donna che madre non era e non poteva essere,1 esembrava, almeno apparentemente, lontana mille migliadai problemi e dalle pratiche di una cultura femminilepostvittoriana.

1 Suo cognato Harry Hadelman, chirurgo, assistito dalla sorella dellaAddams, Alice, nel 1882 la opera alla spina dorsale, in un intervento chenecessiterà una lunga convalescenza a letto e, come conseguenza, pro-cura la consapevolezza, confermata dal medico, che non potrà avere figli(Weber Linn, 1935, p. 178).

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Il volume non è accompagnato da un apparato di note,per la evidente volontà di usare, di volta in volta, storie divita la cui rappresentazione si inserisce in una riflessionepiù ampia, assegnando un tono quasi letterario alla narra-zione, ma assicurandole contemporaneamente precisioneanalitica e rilevanza scientifica. Di questo si avvantaggia lalettura del testo, consentendo alle pagine di trasmettereuna informazione che una serie di dati, certo interni a queldiscorso, avrebbero di sicuro appesantito. Peraltro, comericorda la Addams, alcune parti del volume sono già statepubblicate e qui solo riviste, altre, nuove, presentano unmetodo narrativo riprodotto in seguito dalla Addams nelsuo primo volume autobiografico (Addams, 1910).

Lo spirito dei giovani e le strade della città non è il primotesto che si occupa dei giovani, ma certo è uno dei primi aregistrare il loro divenire oggetto dell’approccio analiticodelle scienze sociali, e poi, ancora più specificamente, segnala storia dell’analisi della condizione giovanile, attento a unaproblematica anche complessa, nella quale confluiscono fat-tori sociali, generazionali, etnici, trasformazioni dell’organiz-zazione del lavoro come anche delle strutture familiari, afronte di un espandersi dei confini urbani che ristruttura ilrapporto tra gli individui e lo spazio raggiungendo, nellafase di Chicago alla quale si riferisce il testo, quattro migliada downtown (Cressey, 1938). Peraltro i giovani vivono, digenerazione in generazione, il dramma non esplicitato, diessere sempre nuovi, di rappresentare comunque unadistanza, più o meno consistente, da una realtà precedente,il cui superamento è legato, quanto meno, al passare ogget-tivo delle generazioni, al prodursi di una vecchiaia oltre chealla inevitabile trasformazione degli assetti sociali.

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Rispetto alla realtà giovanile descritta a Chicago, la rifles-sione della Addams, non è né, come detto, l’unica né la prima,ma si inserisce in un processo teso a considerare, tra il 1890 ela prima parte del ‘900, lo sviluppo quantitativo e qualitativogenerale dei giovani nella società statunitense, e i processi diristrutturazione delle relazioni e del controllo sociale che que-sto determinava, in un percorso segnato dall’attività di unafigura emblematica e contraddittoria come quella di StanleyHall, il quale, formatosi con William James, rappresentò unriferimento teorico ineludibile per quel tema (Hall, 1904).

A partire dal 1835 (Child, 1835) e con maggiore conti-nuità dalla seconda metà del secolo (Beecher, 1854;Bulkeley, 1858; Keddies, 1860; Munger 1881), insieme allosviluppo urbano e al diversificarsi delle individualità, simoltiplicano i volumi attenti alla realtà dei giovani e alladimensione “corruttrice” del contesto urbano, tesi a coglie-re l’inedita separazione delle età, mai considerata in fasistoriche precedenti, nelle quali era impensabile quell’emer-gere di nuove “transizioni” dei giovani, colto tra sviluppodelle “passioni” ed emergere di nuove “tentazioni”. Cosìinfanzia e adolescenza divengono periodi di tempo biolo-gicamente precisi, legati all’età, agli obblighi scolastici, allavoro, al rapporto con la giustizia (Bakan, 1971, p. 181),fattori ai quali si collegano interventi tesi a svilupparel’educazione obbligatoria, in particolare pubblica, la legi-slazione a tutela del lavoro dei minori,2 e un rapporto giu-

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2 Nel 1900 per l’U.S. Census circa due milioni di bambini, il 18,3% di

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diziario per i giovani (legato alla costituzione, nell’ultimodecennio del XIX secolo, dei tribunali per i minori). Fermarestando l’autonomia della tradizione e organizzazione cul-turale degli individui, era una considerazione del tuttonuova per una massa di giovani, immigrati o figli di immi-grati, da oltreoceano o realtà rurali o del sud del paese, peri quali le difficoltà della nuova vita quotidiana eranocomunque molto consistenti: “Quattro quinti dei ragazziche compaiono di fronte ai tribunali giovanili di Chicagosono figli di stranieri. I tedeschi sono quelli che compionoil maggior numero di reati” (Addams, 1910, p. 181). Eranodati che provocano attenzione e riflessione.3

L’attenzione della quale erano oggetto, e che investivaanche le riflessioni della Addams, è legata non solo al loro

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quelli fino ai 15 anni, lavoravano in fabbriche, miniere, fattorie. Di con-seguenza nel 1904 fu costituito il National Child Labor Committee(NCLC), con l’obiettivo della riforma di questa condizione, affidando aLewis Hine la sua documentazione fotografica. Dopo un’attività legislati-va, sotto la presidenza di Theodore Roosevelt, nel 1909 vi fu la primaWhite House Conference on the Care of Dependent Children che propo-se la creazione del Children's Bureau, divenuto legge nel 1912, con ilpresidente William H. Taft (1857–1930), in un intervento indirizzato amilioni di ragazze e ragazzi.3 Tra il 1896 e il 1932 gli studenti dell’università di Chicago svolsero piùdi 32 tesi di master e di dissertazione dottorale sul tema della delinquen-za giovanile (Faris, 1967, pp. 135-150). Emblematico che i sociologi diChicago non dedicassero almeno la stessa attenzione a un fenomenoprobabilmente ancora più rilevante nella capitale dell’Illinois, e cioèquello della delinquenza mafiosa.

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presente quanto, anche e soprattutto, al loro futuro: “Ciòche i migliori e più saggi genitori voglio per i loro figli, lacomunità lo vuole per i suoi ragazzi” (Dewey, 1899, p. 3).Era un orientamento che frantumava l’incertezza oscillantetra una paura per i ragazzi e una paura dei ragazzi(Grossberg, 2002, p. 3), e che ridisegnava un’idea di futu-ro non vedendo più solo nel lavoro di fabbrica, in partico-lare per i figli e le figlie delle classi subalterne, l’unicoobiettivo di esistenza.

I giovani, nella loro eterogeneità, avevano bisogno diuna risposta statale che, unendo tutela e controllo, magariattraverso organizzazioni specifiche, li facesse comunquerientrare pienamente nelle prospettive di sviluppo dellasocietà: se ne incaricarono una serie di organizzazioni sortein quel periodo. Questo fu il caso, per esempio, deiTribunali per giovani, di nuova istituzione e con unapproccio inedito verso i giovani delinquenti: il ruolo delgiudice diveniva quello di una guida familiare, che agivanon verso criminali ma verso ragazzi bisognosi di aiuto,tendeva a sospendere le sentenze, consentendo loro diricevere un trattamento adeguato nelle loro case, tramiteanche lo strumento della probation, particolarmente ade-guato alla situazione (Trattner, 1970, p. 109).

Perché altrimenti la condizione annunciata di “crimina-le” corrispondeva spesso all’esordio in una carriera chesembrava inevitabile: “I ragazzi di età superiore ai diecianni erano arrestati, trattenuti nelle stazioni di polizia, por-tati nei tribunali di primo grado. Se condannati venivano ingenere multati e se la multa non veniva pagata venivaincarcerati nelle prigioni municipali. […] Non esistevano

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scambi di registri tra i vari tribunali, per cui gli stessi ragaz-zi potevano entrare e uscire dalle varie stazioni di poliziaun numero infinito di volte, più incalliti e professionalizza-ti (nel crimine) ad ogni esperienza” (Addams, 1935, p.133).

Peraltro si tentava di far ricadere sui fattori ereditari laresponsabilità o comunque le radici dei comportamentidelinquenziali, proprio come descritto dalla Addams nelvolume; così, rispetto a una strategia nella quale l’impe-gno degli psicologi era di ricomprendere nella loro disci-plina i caratteri del comportamento delinquenziale, isociologi provarono a collegare quei comportamenti alcontesto territoriale e alle condizioni di vita: “la causaprincipale della delinquenza sembrerebbe essere la per-dita o l’assenza dei genitori. La povertà, le condizioninegative del vicinato, o delle case hanno un posto allostesso livello nella lista, e spesso si manifestano insieme”(Rhoades, 1907, pp. 3-4). Questo si aggiungeva al fatto,già segnalato, che tanti dei giovani arrestati a Chicagovenivano indicati come “violatori della legge per la primavolta”, ma gran parte di loro, un terzo, veniva poi ricono-sciuta innocente, mentre, se incarcerata, era protagonista,spesso, di rapporti, intimi e subalterni, con criminali piùadulti, che li segnavano irrimediabilmente (Altgeld,1886).

Nel 1909, a dieci anni dalla costituzione della JuvenileCourt, pur tenendo conto del rapporto, interno alla suaattività, tra tutela e controllo, era da riconoscere il contri-buto sostanziale dato dalle donne della Hull-House alla suacostituzione e al collegamento tra la sua attività, la politica

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legislativa realizzata e le iniziative delle altre istituzionigenerali a tutela dei giovani.4

Di fronte alla massa di giovani che si presentava allarealtà sociale, c’era un evidente problema di controllo deimedesimi con meccanismi che avrebbero potuto essereaffidati alle famiglie, che forse non potevano essere svolti(incapacità, impossibilità, incomprensione) dalle medesimema che, partendo dalla realtà quotidiana della vita urbana,dovevano comunque diventare oggetto di intervento pub-blico: “i registri dei tribunali giovanili e le storie degli uffi-ciali addetti alla libertà su parola devono stimolare rapida-mente gli amministratori delle città, delle commissioni sco-lastiche e dei parchi, delle chiese, i filantropi e gli uominipatrioti ricchi, in uno sforzo assoluto e prolungato per tra-sformare l’ambiente, rendere le case e le strade pulite e

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4 Fondata nel 1901, da Jane Addams e dalle sue colleghe, la JuvenileProtective Association (JPA) fornì i primi ufficiali per la probation delTribunale giovanile degli Stati Uniti. L’indagine, condotta da FlorenceKelley negli slums di Chicago, voleva verificare proprio la condizione deiragazzi e dei giovani, una condizione indubbiamente precaria a più livel-li, ma nella quale si continuava a vedere una potenzialità di trasforma-zione e riforma (Kelley, 1895 e 1902). Era anche la posizione contraddittoria espressa in passato da WilliamSteadt, il quale aveva parlato di Chicago come “cloaca maxima” delmondo, ma aveva evidenziato tutte le potenzialità che potevano farneanche la realtà “ideale” se fosse stata sottoposta a un revival civico, a unatrasformazione del sistema sociale municipale, migliorando la città, pavi-mentando le strade, eliminando i saloon e i bordelli, costruendo play-ground e servizi per i ragazzi (Steadt, 1894).

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salubri; costruire playgrounds; sottrarre le energie naturalidei giovani ad attività distruttive a favore di altre costrutti-ve; e che la mente e l’anima siano circondate da ogni parteda proposte pure, piacevoli, e ispiratrici” (Henderson,1904, p. 304).

Nel 1909 viene fondato, con il contributo economico diEthel Sturts Dummer, in contemporanea al NationalCommittee for Mental Hygiene, lo Juvenile PsychopaticInstitut, poi incorporata nello Stato dell’Illinois nel 1917,come Institute for Juvenile Research dal 1920(Snodgrass,1984, p. 337; ne fu nominato direttore WilliamHealy.5 L’istituto aveva fin dall’inizio il compito di farericerche sulle cause della delinquenza giovanile, in colle-gamento con la Chicago Detention Home,6 con una dispo-nibilità “oggettiva” di soggetti da studiare nella prospettivain un approccio che, malgrado la personalità ambivalentedi Healey, contrastava ogni ipotesi ereditaria, premessa diipotetiche classi pericolose.7

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5 William Healy (1869-1963), ricercatore di psichiatria infantile e delin-quenza giovanile, studiò neurologia a Vienna, Berlino e Londra grazie aun finanziamento di Ethel Dummer. Nel 1908 tiene una conferenza allaHull-House che rappresenta l’inizio della sua attività di ricerca in rappor-to con la Chicago Juvenile Court. Il suo metodo si basava sulla conside-razione della storia individuale di ogni ragazzo.6 Struttura nella quale sono tenuti in custodia i giovani autori di reato,mentre il tribunale analizza i loro casi.7The Individual Delinquent, fu pensato come uno studio “di tutti i fattidisponibili in una combinazione dei vari metodi che potessero offrire

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2. Giovani e città

La città, prima ancor di far vivere i ragazzi e i giovani alsuo interno, ha già compiuto una operazione storica irre-versibile; li ha distaccati dai loro luoghi di origine, separan-doli dalle rispettive comunità e ponendoli all’interno diun’organizzazione familiare che comunque ha, nel conte-sto urbano, una nuova collocazione, nel suo complesso ein rapporto alle esperienze e negoziazioni dei singoli sog-getti che ne fanno parte. Quei giovani, in gran parte pro-venienti da luoghi lontani e diversi, tutti in qualche modolegati a radici comunitarie, hanno adesso ruoli, relazioni,prospettive, tempi, differenti dal passato. Lo sviluppo indu-striale e l’avvento urbano favoriscono una ridefinizionedella condizione dell’infanzia e della gioventù, come perio-di autonomi, con specifici rapporti, bisogni, emozioni, pro-spettive. Peraltro le condizioni della vita quotidiana, le suedistorsioni, le sue miserie, facilitano per i giovani una presadi distanza dalla realtà e lo spostamento della centralitàdelle proprie prospettive in un universo altro, legato a unfuturo ipotetico che può distaccarsi dalle contingenze della

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risultati significativi”. Healy analizzò tra il 1909 e il 1914, presso loJuvenile Psychopathic Institute del Tribunale giovanile di Chicago, più di300 giovani, di entrambi i sessi. Trovò 15 tipi di cause, nove maggiori esei minori: l’ “anormalità mentale”, “le condizioni di vita insufficientinelle famiglie” e “le anormalità fisiche” erano i tre maggiormente presen-ti, ogni volta in una combinazione tra fattori principali e secondari. Sulmetodo di indagine di Healy, cfr. Bennett, 1981, pp. 112-22.

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vita quotidiana. Le condizioni delle abitazioni, sovraffolla-te e in molti casi piene di odori derivanti dalla mancanzadi ventilazione e da servizi igienici (quando c’erano nellecase e non erano invece comuni o addirittura esterniall’abitazione) ai limiti della sopportabilità, spingono a unaulteriore riduzione della privacy, a stare il meno possibile“a casa”: la città sovrasta e travolge gli individui con la suaabbondanza, i suoi luoghi, e sue presenze, le sue emozio-ni, facilitando, a partire da questi suoi caratteri, la ricercadi condizioni e luoghi nuovi, dai quali operare un rinnova-mento nel carattere delle relazioni (Nasaw, 1985, pp. 8-12).

I ragazzi, sottratti da questo complesso di fattori a ogniipotesi di età dorata, diventano parte di un processo di tra-sformazione che investe la loro collettività, ma che è rigo-rosamente individuale, espressione della propria storia divita: “La differenza dai tipi già esistenti è infatti alla base ditutti i cambiamenti, unica possibilità di progresso, rispettoa quanto differenzia la vita da quanto diventa sempre piùinutilmente vecchio e ripetitivo” (Addams, nel testo p. 55).Quella realtà stereotipa e ripetuta, che non si discosta daquel modello, che nella riflessione di Mills segna la speci-fica appartenenza attribuita dai patologi agli individui “nor-mali” (Mills, 1943), si mostra in questo caso nel suo oppo-sto, soggetto impegnato, nel tempo e della differenziazio-ne urbana, nel suo anonimato e della sua unicità-eccezio-nalità, premessa di ogni trasformazione. Questa è l’arenanella quale si realizza il loro sviluppo generazionale esociale, perché gli abitanti della città devono comunquelegarsi alla sua realtà specifica e alle sue contraddizioni equesto processo, nella sua violenza formale invisibile,

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segna le vite dei soggetti, in una consapevolezza che ria-pre oscillazioni di comportamento e di orientamento inquei giovani e nella loro evidente ambivalenza comporta-mentale: “Su un piano positivo in democrazia i ragazzi,come futuri cittadini, sono la risorsa di maggior valoredello stato; per la sua sicurezza lo stato deve rafforzare ildiritto dei ragazzi all’educazione, che sarà loro di sostegnoper una cittadinanza positiva”, mentre “in una dimensionenegativa, lo stato deve proteggersi dalla minaccia di ordedi giovani lasciate crescere nell’ignoranza o senza discipli-na o rispetto per gli altri” (Bremmer, 1983, p. 84).

In realtà in molte zone la vita era condizionata, nelladimensione degli assembramenti e delle riunioni, daltempo e dalle stagioni; ci si ritrovava soprattutto all’esternodelle proprie case, lungo i marciapiedi, fuori dai negozi,agli angoli delle strade dove erano fatti gli acquisti, in cro-cicchi e ritrovi improvvisati nei quali le persone si raduna-vano distanti dall’odore, dal caldo o dal freddo, dallainsopportabilità delle proprie abitazioni. Gli uomini eranopresenti in maggioranza quando era passato l’orario prin-cipale di lavoro, e i ragazzi dopo quello scolastico. Ma ilterritorio ospitava una serie di altre presenze, anzituttorispetto alle bande e alle varie forme di criminalità organiz-zata e, in qualche modo, riconosciuta. Tutto questo, appa-rentemente legato allo sviluppo urbano e alla sua organiz-zazione, sembrava ai riformatori particolarmente pericolo-so, anzitutto per la presenza diffusa, attraverso mille segni,della sessualità, anticipata e promossa anzitutto dalle gio-vani donne che cercavano, al calare della sera, uno svagonei luoghi pubblici, dimentiche degli standard del dician-

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novesimo secolo. Rapporti, comportamenti, assunzione dialcolici, trucco dei corpi, contraccezioni, sempre menocontrastabili, richiamavano il rapporto del PresidenteRoosevelt nel quale si faceva riferimento al rischio di unsuicidio della razza, o in fondo a un suo deperimento irre-versibile, per quanto stava avvenendo nel paese (Nasaw,1985, p. 140; ma cfr. anche McGovern, 1968; Gordon,1976).

3. Le giovani donne

In questa fase emerge una autonomia femminile, dimassa, presente in diverse narrazioni proposte dallaAddams nel volume, fin dal suo inizio: “… eppure i cap-pelli enormi e l’irrequietezza delle piume in disordine, neannunciano al mondo la loro presenza; richiamano l’atten-zione sulla loro esistenza, affermando di essere pronte avivere e a prendere il proprio posto nella società. Ilmomento più prezioso nello sviluppo umano è l’afferma-zione, fatta da quelle giovani, della loro diversità dagli altriindividui e della loro possibilità di fornire un contributospecifico alla costruzione del mondo” (Addms, cit. neltesto, p. 55). È un contesto nel quale si ridefinisce ladimensione del possibile, percorso esistenziale la cuiimprevedibilità è pari alla eterogeneità di ciascuna di quel-le ragazze nelle proprie relazioni (oltre che ruoli): “La suapresenza simboleggiava la possibilità di quanto era mag-giormente temuto o desiderato da altri… Sottolineando dicontinuo il ruolo potenziale di vittima bisognosa di peren-

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ne sorveglianza o protezione, i riformatori e i leaders urba-ni cercavano di riorganizzare la geografia e le pratichesociali segnate da quel genere, in precedenza parte diun’immagine ordinata della città” (Rabinovitz, 1998, p. 6).La gestione della propria persona e dei propri comporta-menti nello spazio pubblico e nel rapporto con gli altridiviene ora determinante per la realizzazione femminile:rispetto a una serie di spazi urbani, codificati e strutturatisecondo il genere, quindi “aperti” o meno, secondo la tra-dizione, alla presenza femminile; il processo si modificaprogressivamente, anzitutto attraverso la “corruzione” deicomportamenti e la “ricollocazione” dei luoghi (nuove pre-senze in aree per esempio in precedenza monosessuali). Sipensi ai rapporti che si vengono modificando non tantodirettamente con i distretti “a luci rosse” quanto attraversole consuetudini di presenza nelle sale da ballo, frantuman-do in modo sempre più consistente quei processi di con-trollo della sessualità e delle relazioni femminili radicati eancorati a una delimitazione della mobilità e socialità(Nelson, 1888).

La riflessione compiuta sui giovani, categoria troppospesso oggettivamente monosessuale, non può trarre ininganno; riferimenti ripetuti del testo indicano che, quan-do non si tratta di reati direttamente legati ad azioni violen-te, sono la forza lavoro e la soggettività femminile partico-lari oggetto di attenzione e desiderio di controllo, binomioche segna una nuova classe operaia o una nuova presen-za nella realtà del commercio e del consumo urbano.Questa fase, delle “ragazze che lavorano” (Weiner, 1985, p.5), è contraddistinta da una intensificazione della presenza

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femminile in città. Nei due decenni tra il 1880 e la fine delsecolo, la forza lavoro femminile raddoppia rispetto al suoincremento nazionale generale, mentre Chicago attrae ledonne lavoratrici con una intensità tre volte superiore aquella nazionale (Meyerowitz, 1988, p. 5). A partire dal1890 quasi due terzi delle donne che lavorano qui sononubili, mentre quelle sposate con bianchi costituiscono laparte minoritaria delle donne al lavoro. Ora la pratica delvivere autonomamente in città, con conseguenze sul pianorelazionale e culturale, è divenuta generalizzata: di 1.232.000donne che vi lavorano, circa 434.000, più di un terzo, vivefuori casa. E considerando tutte le città con più di 150 milaabitanti, gli alloggi in affitto ospitano dal 18 al 49% dellelavoratrici, e dall’11 al 34% delle medesime, escludendoquelle a servizio domestico (Weiner, cit., p. 19).8

Nel 1889 il Dipartimento del lavoro degli Stati Uniticompie una ricerca su 22 città verificando che il 14% dellaforza lavoro femminile ha una presenza e una visibilitàurbane consolidate, vive “adrift” [in mobilità] rispetto alleproprie famiglie, dalla cui “protezione” si è staccata,

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8 La percentuale delle donne su tutta la forza lavoro passa ora dal 14%nel 1870 al 18% nel 1900 al 20% nel 1920, mentre le donne che lavora-no rispetto al complesso della componente femminile sono il 15% nel1870, il 19% nel 1890 ed il 21% nel 1900, giungendo al 24% nel 1920 (U.S.Bureau of Census, 1943, 92, tab. XV).Una testimonianza del principio di comunità che si stringe tra questedonne sul lavoro e negli alloggi in affitto dove soggiornano, è in MacLean, 2010.

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gestendo così le proprie identità e sessualità. Queste donnesono viste ancora come “orfane” di una assistenza, e dun-que in pericolo, condizione che può essere fatta risaltare,in quella realtà di individualità, soprattutto come legata aun pericolo sessuale, mentre per converso proprio la pre-senza di quei corpi femminili, nella rispettiva libertà urba-na, è quanto di più temuto e nello stesso tempo desidera-to, corollario dei luoghi e in alcuni casi premessa della loroesistenza. Le donne sono esposte a una compromissionedella propria esistenza dalla difficoltà di mantenere la pro-pria collocazione in città con il salario contenuto del qualepossono disporre e da una doppia morale sessuale cheseleziona spietatamente, tra gli abitanti della città, con unprecipitare della condizione morale (vissuta e percepita)dei soggetti, in una situazione difficile per una prospettivadi recupero, come indicato dalla ricerca svolta da RobertWoods e Albert Kennedy Woods, Kennedy, 1913).

Il problema, legato all’insorgere di una condizione ormaisolo apparentemente “giovanile”, che non accetta come inpassato silenzi e subalternità rispetto alla novità dei rappor-ti urbani, investe l’intera area immigrata perché lo sviluppoindustriale e l’individualizzazione del lavoro rendono sem-pre più numeroso il numero di donne che lavora fuori casa,espressione anche di un moltiplicarsi, rispetto al passato, diincontri e relazioni sociali, con problemi di controllo emodifica dei ruoli (e dei domini) nelle singole famiglie.Esempio di questa “insorgenza” culturale è il numero didelitti domestici che si manifestò tra il 1880 e i 1920, testi-monianza, come in epoche successive, di una nuova realtàculturale, insopportabile rispetto all’economia tradizionale

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dei sentimenti nella famiglia (Adler, 2002; 2003, p. 27).I comportamenti divengono così parte della nuova real-

tà: “Apprendiamo lentamente che la vita consiste di proces-si come anche di risultati, e che il fallimento può essere faci-le e immediato ignorando l’adeguatezza di un metodo perfini egoistici o ignobili. Questo ci porta a una concezione didemocrazia non solo come un sentimento che desidera ilbenessere di tutti gli uomini, neppure come un credo che hafiducia nella dignità ed eguaglianza essenziale di tutti gliuomini, ma a qualcosa che produce una regola di vita comeanche una prova di fede” (Addams, 1907, p. 6).

4. Il messaggio teatrale

Se il teatro è un centro di attrazione nella realtà urbanadi Chicago è anche vero che esso è divenuto (dal 1907)una delle attività privilegiate svolte all’interno della Hull-House, individuato come risorsa strategica di lungo perio-do rispetto alla condizione esistenziale degli individui:

“Abbiamo creduto di poter costringere gli uomini avivere senza la bellezza nelle loro vite, e pure li costringia-mo a fare per noi le cose meravigliose che in parte abbia-mo negato loro. Abbiamo pensato di poter insegnare loronelle scuole la produzione di grazia e armonia, loro scono-sciute, precluse ulteriormente dalla vita che li obblighiamoa vivere” (Gates Starr, 1895, p. 168). La dinamica urbanadei giovani, all’esterno del lavoro, si svolge nel percorsoricerca/conseguimento/nuova ricerca del divertimento, e ilvolume vi fa ripetutamente riferimento, con accenti diver-

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si. La Addams evidenzia infatti il ruolo che i teatri da pochicentesimi possono giocare nel conquistare l’attenzione e ladisposizione al sacrificio dei giovani.

In realtà agli inizi del ‘900 il pubblico teatrale è chiasso-so e disordinato, per cui la sua parte più rispettabile finisceper restare a casa, pratica riproducentesi fino alla parte con-clusiva del secolo. Gli spettacoli determinano partecipazio-ne e coinvolgimento per il comportamento degli attori, i cuisguardi, accendevano sentimenti negli spettatori e nellespettatrici, in un processo efficace sulle fantasie più diquanto prodotto dai romanzi sensazionalistici, in un percor-so che rappresenta nello stesso tempo un’attrazione e unaminaccia (Hunter, 2002, p. 303). Esso investe ogni areasociale esposta alle emozioni provocate dal teatro, checerto non sono le sole ad agire se è vero che la Addamsnon entra nel merito ma sussiste la consapevolezza, certogià evidente, che i teatri saranno in breve soppiantati, anziil processo è già in atto, da sale cinematografiche e dalmondo presentato dal cinema, con un successo superiore aquello già consistente acquisito dal teatro a basso costo(Davis, 1911, pp. 8-9). Infatti il primo nickelodeon apre suMilwaukee Avenue nel 1901, nel 1913 in città ce ne sonogià 606, films che, anche se ancora privi del colore, affasci-nano per il loro realismo senza precedenti (McCarthy, 1976,p. 39)9 e segnano una distanza incolmabile rispetto alle rap-presentazioni a disposizione degli spettatori del teatro.

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9 La Juvenile Protective Association espresse le sue perplessità rispetto al

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D’altro canto, in rapporto alla dimensione della perso-na, della sua esteriorizzazione e del suo controllo, quei tea-tri e quegli spettacoli rappresentano una rottura rispetto auna vita affollata dalle ore di lavoro e dalla fatica ad essecollegate. Costituiscono un modo per ritrovare le proprieradici e i propri sogni, secondo tempi e desideri che lagiornata lavorativa sembra ignorare completamente a favo-re di un impegno esclusivo nei rispettivi posti in fabbrica.Ovvio che per la trasmutazione che si verifica nei teatri,difficilmente “accettabile”, “I riformatori costruirono lavisione di una città misteriosa, dalla sessualità nascosta,[…], mentre, disperati, finivano per vedere la depravazionedovunque guardassero, anche nei posti più scuri” (Maltby,1994, p. 218).

Quei teatri da pochi centesimi, il cui appellativo, TheHouse of Dreams, sembra far pensare a un contesto rarefat-to e quasi per pochi, sorgono quasi all’improvviso, in bre-vissimo tempo, dal centro della città di Chicago, in StateStreet estendendosi verso sud e verso est, in molte altre suestrade fino alle zone degli immigrati e della classe operaia.Secondo il Chicago Tribune erano diffusi in tutte le zonedella città (Chicago Tribune, 1907, p. 3): agli inizi del 1907 i

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fatto che le sale erano buie, poco sorvegliate e aperte ai bambini più pic-coli, prive di una qualunque selezione del pubblico; per questo si insi-stette affinché nel 1907 fosse emanata la prima legge sulla censura nelcinema che dava alla polizia la possibilità di intervenire rispetto alla nudi-tà o a scene di sesso, mentre il tema della violenza restava esterno all’in-tervento legislativo (de Kowen Bowen, 1911).

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teatri in città sono almeno 158, diventando più di 430 nel1908, mentre quasi 20 teatri di varietà hanno in programmafilm (1907, p. 32). Secondo un’altra indagine, nel 1899 i tea-tri sono 1909 con una capacità di 93 mila posti (de KowenBowen, 1914, p. 13), mentre, secondo un social worker, aChicago ogni giorno circa 200 mila persone assistono aglispettacoli teatrali (Palmer, 1909, p. 236). Quel dato corri-sponde, a livello nazionale, a una ipotesi di un numero datre a cinque mila teatri con una frequenza giornaliera di unpubblico aggirantesi su circa due milioni di spettatori (^,1907, p. 33). Questo successo è strettamente collegato allosviluppo urbano e demografico di Chicago e all’arrivo di unnumero molto alto di immigrati che all’epoca rappresentanopiù del 35% dell’intera popolazione urbana (Rabinovitz, cit.,p. 110, fonte U.S. Bureau of Census 1913)10.

Ma più in generale tutta la realtà ricompresa nella sferadel nuovo individualismo, prodotto della città e dei suoiritmi inediti, apre a una socializzazione senza precedenti,scarsamente comprensibile dai valori tradizionali, legando-si a immagini, vocazioni, espressioni, desideri degli indivi-dui; e quando non se ne riesce a comprendere origine e

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10 Del resto nell’estate del 1907 anche la Hull-House, grazie al contribu-to di Carl Laemmle, apre un proprio teatro da cinque centesimi, i cuicontenuti rispetto agli spettacoli e alle gestione sono ovviamente control-lati e legati alla vita delle popolazioni immigrate che ne costituiscononello stesso tempo gli spettatori, e che deve lottare “contro il sensocomune che associa l’idea di teatro a poco prezzo con spettacoli volga-ri e indegni di essere visti” (Addams, 1907, p. 10).

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