Lo ShowRoom durante la pandemia...un’antica discarica) per una piccola caccia al tesoro per capire...

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Creatività, educazione e impegno sociale: negli ultimi 6 anni il concorso “Rifiuti zero” ha mescolato questi ingredienti chiedendo ai ragazzi di tutte le età e tipologie scolastiche di trovare soluzioni per ridurre i rifiuti urbani, con lo scopo di aumentare le conoscenze sul “lato oscuro” della società dei consumi, così poco raccontato, e di sviluppare adeguate competenze per arginarlo. Dalle app ai giochi da tavolo, passando per disegni e video, ogni anno gli studenti di Bologna sono riusciti così a creare prodotti approfonditi e che, soprattutto, parlassero la lingua dei ragazzi. Ciò è accaduto anche in quest’anno in cui l’emergenza sanitaria ha reso non affatto scontato il lavoro cooperativo necessario ad affrontare il concorso: i ragazzi invece sono riusciti a lavorare in gruppo anche on-line, con risultati considerevoli. La premiazione degli elaborati avverrà il 26 novembre, in rete e in totale sicurezza, tramite un gioco che lancerà alle classi connesse sfide da superare, da punti diversi della città. Gli studenti (a scuola o a casa) infatti si collegheranno con cinque luoghi iconici in cui Bologna può raccontarsi nel suo rapporto col tema del contenimento dei rifiuti. Si parte da Second Life, il centro del riuso e libero scambio di oggetti tra cittadini, in cui il gioco sarà legato al tema di come non trasformare gli oggetti in rifiuti. Superata la sfida, i ragazzi potranno collegarsi a Leila, la biblioteca delle cose, dove invece, con taglio ludico, si parlerà di riduzione a monte dei consumi. Il gioco passerà la palla allo ShowRoom Energia e Ambiente, dove invece si approfondirà il tema del riciclo, per andare poi al parco della Montagnola (sorto su un’antica discarica) per una piccola caccia al tesoro per capire come venivano gestiti i rifiuti nel passato e come dovranno esserlo nel futuro. Infine il collegamento passerà ad una via delle città, davanti alle campane e ai cassonetti, dove, in definitiva, avviene il rapporto più estremo tra i cittadini e i loro rifiuti. Chiuderà l’incontro l’assessore Alberto Aitini che, oltre a premiare i migliori lavori con libri di educazione ambientale concessi da Editoriale Scienza, racconterà gli sforzi della nostra città nella riduzione dei rifiuti. Lo ShowRoom durante la pandemia Il Centro di Bologna per l’educazione su energia e rifiuti quest’anno scolastico ha deciso di triplicare le modalità di fruizione dei suoi percorsi didattici. Mantenuta la modalità in presenza presso l’aula didattica del Centro (seguendo protocolli di sicurezza), per le scuole sarà anche possibile accogliere, sempre in sicurezza, un operatore ShowRoom direttamente in classe. Inoltre sono stati approntati sette percorsi interattivi on-line: uno per le scuole primarie (Sole, vento e altre fonti rinnovabili), due per le scuole secondarie di primo grado (Clima, calore e risparmio energetico e Rifiuti zero! La città pulita) e quattro per le scuole secondarie di secondo grado (Facciamo luce + i percorsi AMBIENTE IN VIDEO: Dietro la spesa, Prima dei rifiuti, Il clima di domani).

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  • Creatività, educazione e impegno sociale: negli ultimi 6 anni il concorso“Rifiuti zero” ha mescolato questi ingredienti chiedendo ai ragazzi di tuttele età e tipologie scolastiche di trovare soluzioni per ridurre i rifiuti urbani,con lo scopo di aumentare le conoscenze sul “lato oscuro” della societàdei consumi, così poco raccontato, e di sviluppare adeguate competenzeper arginarlo.Dalle app ai giochi da tavolo, passando per disegni e video, ogni annogli studenti di Bologna sono riusciti così a creare prodotti approfonditi eche, soprattutto, parlassero la lingua dei ragazzi. Ciò è accaduto anchein quest’anno in cui l’emergenza sanitaria ha reso non affatto scontatoil lavoro cooperativo necessario ad affrontare il concorso: i ragazzi invecesono riusciti a lavorare in gruppo anche on-line, con risultati considerevoli.La premiazione degli elaborati avverrà il 26 novembre, in rete e in totalesicurezza, tramite un gioco che lancerà alle classi connesse sfide dasuperare, da punti diversi della città.

    Gli studenti (a scuola o a casa) infatti si collegheranno con cinque luoghiiconici in cui Bologna può raccontarsi nel suo rapporto col tema delcontenimento dei rifiuti. Si parte da Second Life, il centro del riuso elibero scambio di oggetti tra cittadini, in cui il gioco sarà legato al temadi come non trasformare gli oggetti in rifiuti. Superata la sfida, i ragazzipotranno collegarsi a Leila, la biblioteca delle cose, dove invece, contaglio ludico, si parlerà di riduzione a monte dei consumi. Il gioco passeràla palla allo ShowRoom Energia e Ambiente, dove invece si approfondiràil tema del riciclo, per andare poi al parco della Montagnola (sorto suun’antica discarica) per una piccola caccia al tesoro per capire comevenivano gestiti i rifiuti nel passato e come dovranno esserlo nel futuro.Infine il collegamento passerà ad una via delle città, davanti alle campanee ai cassonetti, dove, in definitiva, avviene il rapporto più estremo tra icittadini e i loro rifiuti. Chiuderà l’incontro l’assessore Alberto Aitini che,oltre a premiare i migliori lavori con libri di educazione ambientale concessida Editoriale Scienza, racconterà gli sforzi della nostra città nella riduzionedei rifiuti.

    Lo ShowRoom durante la pandemia

    Il Centro di Bologna per l’educazione su energiae rifiuti quest’anno scolastico ha deciso ditriplicare le modalità di fruizione dei suoipercorsi didattici.

    Mantenuta la modalità in presenza pressol’aula didattica del Centro (seguendo protocollidi sicurezza), per le scuole sarà anche possibileaccogliere, sempre in sicurezza, un operatoreShowRoom diret tamente in c lasse.

    Inoltre sono stati approntati sette percorsiinterattivi on-line: uno per le scuole primarie(Sole, vento e altre fonti rinnovabili), due perle scuole secondarie di primo grado (Clima,calore e risparmio energetico e Rifiuti zero! Lacittà pulita) e quattro per le scuole secondariedi secondo grado (Facciamo luce + i percorsiAMBIENTE IN VIDEO: Dietro la spesa, Primadei rifiuti, Il clima di domani).

  • Mettiamo ogni giorno una mascherina diversa, prendiamosempre più cibo da asporto o a domicilio e abbiamo aumentatogli acquisti on-line. L’emergenza COVID ha fatto lievitare lamassa di rifiuti monouso: i dispostivi di protezione individuale,gli imballaggi, i contenitori alimentari o le stoviglie per l’asporto,tutto infatti appartiene al regno dell’usa-e-getta. E, naturalmente,tutto è fatto di plastica. Non che prima della pandemia andassemeglio: nel triennio 2015-2017 l’Ispra ha rilevato una media di70 rifiuti di plastica monouso ogni 100 metri del litorale adriatico.La sezione emiliano-romagnola dell’ANCI (AssociazioneNazionale Comuni Italiani) ha però deciso di indurre un radicalecambio di prospettiva. A partire dalle parole: il documento appenaprodotto – e che vuole suggerire buone pratiche alle pubblicheamministrazioni – evita esplicitamente di parlare di futuri scenari“plastic-free”, un’espressione molto in voga, ma fuorviante. Lastrategia che vuole semplicemente “liberarsi dalla plastica” infattiè capace di diminuire le plastiche fossili, ma solo per fare entrarenegli uffici e nelle mense altri prodotti usa-e-getta. Seppuretichettati come “biodegradabili” o “compostabili” questi nuovirifiuti hanno infatti problemi di effettiva degradabilità nell’ambientee in ogni caso le bioplastiche presentano spesso delle criticitàa livello di trattamento del rifiuto. Più che sostituire il materiale,l’imperativo secondo l’ANCI deve essere dunque quello di evitareil monouso, puntando decisamente le strategie verso la riduzionea monte dei rifiuti.

    Il vademecum ANCI elenca una serie di pratiche virtuose e disuggerimenti. Si va da dalle grandi campagne di sensibilizzazionealla promozione di buste di tela per l’ortofrutta, dall’uso dibicchieri, bottiglie e stoviglie riutilizzabili nelle mense scolastichea buone prassi come la somministrazione di frutta ai bambinia scuola (al posto delle merendine), passando da disciplinariper trasformare feste e sagre in “eco-eventi”, fino a previsionidi sconti sulla TARI per chi adotta comportamenti virtuosi perridurre i rifiuti.Con questo documento i Comuni della nostra Regionepossiedono ora delle chiare linee guida e un ampio ventagliodi idee già messe in pratica in diversi territori, per organizzarei propri uffici o per scrivere nuovi bandi più ecologici rivolti aifornitori. Con indicazioni a volte piuttosto precise: si chiede adesempio di realizzare nuovi punti di erogazione di acqua in rete,ma anche di non incentrare (se non ne è dimostrabile l’utilità )le campagne di comunicazione incentrate sulla distribuzionegratuita delle borracce, un oggetto da un lato così comune cheil suo regalo rischia di far cestinare le vecchie borracce di casa,dall’altro così personale che rischia di non essere accettato.Il percorso per mettere in piedi in regione una effettiva societàusa-e-riusa dovrebbe essere, viene suggerito, fatto di concertotra tutti gli attori in gioco (pubbliche amministrazioni, mondoeconomico) ed amalgamato insieme ad azioni che promuovanouna nuova prospettiva culturale coi cittadini. Invece di provarea ridurre i rifiuti solo tramite ordinanze, servirà anche una cabinadi regia all’interno di ogni Comune e un confronto ampio earticolato: solo così si può sperare di frenare la grande ondadel monouso che sta investendo l’ambiente.

  • Fino a poco tempo fa non era così. Il “debutto in società”dell’emergenza climatica avvenne nell’estate del 1988, quandoJames Hansen, scienziato della NASA, in un’audizione alSenato USA diede voce a ciò che la scienza stava dibattendoda oltre 30 anni: disse che il mondo si stava riscaldando e chel’ambiente rischiava di entrare in crisi entro pochi anni. Ilcambiamento climatico entrò quindi ufficialmente nell’agendapubblica, ma non (troppo) in quella dei media e certamente èstato alla larga dalle case, dalle scuole, dalle piazze.

    Il 2019 ha però segnato una svolta: per rilanciare l’urgenza deltema climatico milioni di persone sono scese nei centri dellecittà di tutto il mondo (almeno 7mila solo a Bologna), ispiratidalla studentessa proveniente da un paese dove ormai daqualche anno il riscaldamento globale è entrato come temaportante delle campagne elettorali. Se in Svezia Greta Thunbergha potuto contare sul fatto che gli incendi boschivi estivi sonodiventati drammaticamente frequenti e durante gli inverni ilmare gela con sempre maggiore difficoltà, evidentementeanche l’opinione pubblica di altri Paesi ha cominciato a essereconvinta dalle evidenze scientifiche sulla crisi ambientale. Ildibattito comincia a essere comune, non senza episodi estremie coraggiosi, come lo sciopero della fame di alcuni esponentidel movimento Extinction Rebellion di Bologna che hannocontribuito alla dichiarazione di emergenza climatica nellanostra città.

    Bologna si è inserita così nell’iniziativa Climate Emergencydeclaration che coinvolge altre centinaia di realtà metropolitanenel mondo. “Il Comune di Bologna – ha dichiarato ValentinaOrioli, vicesindaca con delega all’Ambiente - riconosce l'urgenzadella lotta al cambiamento climatico e si impegna ad unatransizione verso l'azzeramento progressivo del proprio impattosul clima”. L’attuale status emergenziale è stata l’occasione diesplicitare le migliaia di azioni di mitigazione delle emissionie di adattamento ai cambiamenti climatici che Bologna hamesso in campo negli ultimi decenni, tra cui, prima in Italia, unPiano di adattamento. Contestualmente è stato rafforzato il

    percorso verso la sostenibilità cittadina, stilando linee guidaper il futuro, come la necessità di creare occasioni di inclusionee partecipazione dei cittadini per coinvolgere tutti nelle azionie nelle decisioni. Oppure dichiarando la volontàdell’amministrazione pubblica di rendere più trasparenti i daticlimatici, anche attraverso un nuovo portale divulgativo gestitodalla Fondazione per l’Innovazione Urbana (chiara.eco).

    Il percorso dovrà necessariamente rafforzare attorno agliobbiettivi tutte le istituzioni locali in coordinamento con la Cittàmetropolitana e la Regione e si articolerà seguendo le iniziativeconcrete previste da un nuovo strumento: il Piano d'azione perl'energia sostenibile e il clima (PAESC), in via di redazione,che conterrà esplicite azioni di mitigazione e di adattamentoper la città, come efficientamenti degli edifici, rimboschimentiurbani, mobilità sostenibile. Finora tutti gli obiettivi previsti sonostati raggiunti (nel 2018 si è superato l'obiettivo di riduzionedel 20%). Il traguardo finale è ancora più ambizioso e risolutivo:ridurre la CO2 del 55% entro il 2030 e portare la città allaneutralità carbonica nel 2040.

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    Hanno collaborato a questo numero:Roberto Diolaiti - Lorenzo MonacoChiara Caranti - Matteo Pompili - Francesco TutinoProgetto grafico e impaginazione: Stefania Zagnoli

    ENERGIA E AMBIENTE - numero 25 (novembre 2020)Redazione: Show-Room Energia e AmbienteComune di Bologna - Settore Ambiente e Verde

    No, non lo sono. Neutralità carbonica significa azzerare le emissioninette di carbonio (anidride carbonica) causate dall’uomo, mentrela neutralità climatica estende il concetto a tutti i gas serraresponsabili del riscaldamento globale. La confusione deriva dalfatto che l’anidride carbonica (CO2), il principale gas serra prodottodalle attività umane e che deriva dall’uso dei combustibili fossili,è così importante - contribuisce per circa due terzi all’impattodell’uomo sul clima – che gli altri gas serra antropogenici sonomisurati calcolandone l’impatto “come se” fossero anidride carbonica(una misura chiamata CO2 equivalente).Tagliare la CO2 è quindi il primo e il più importante obiettivo,spesso calcolato su base annuale, per riportare la CO2 equivalenteai periodi preindustriali: la neutralità carbonica precede dunquequella climatica. Ma come si fa a decarbonizzare una comunità,come ad esempio una città? Tagliando drasticamente quanto vain atmosfera ogni anno, ossia investendo massicciamente inrisparmio energetico ed energie rinnovabili, queste ultimeutilizzate sia per la produzione di elettricità direttamente in linea

    (con nuovi impianti eolici e fotovoltaici) sia trasformate in vettorienergetici o accumuli di energia “verdi”, ad esempio producendoidrogeno ottenuto dall’acqua per elettrolisi: uno scenario potenziatoulteriormente dall’elettrificazione della mobilità e delriscaldamento. Per produrre energia rinnovabile (ad es. il biogas)saranno utili anche le biomasse, ossia materiali di origine vegetalee, in minor misura, animale: in questa maniera si utilizzerebbe sìdel carbonio, ma essendo di origine biologica sarebbepotenzialmente a impatto netto “zero”, perché fissato dall’atmosferatramite fotosintesi e in atmosfera nuovamente liberato. Dato peròche il bilancio del carbonio deve sempre essere negativo, negliscenari di decarbonizzazione l’uso delle biomasse è sempreaccoppiato a impianti (allo stato attuale solo sperimentali) chetrattengono la CO2 prodotta in eccesso nel suolo. Il principaleruolo nella rimozione della CO2 atmosferica è poi legato all’aumentola superficie verde: in questo le foreste, anche per il loro valorein biodiversità, sembrano l’opzione migliore. A partire dalla neutralità carbonica, l’Unione europea aspira adessere il primo ente politico neutro climaticamente. A ottobreStrasburgo ha proposto di eliminare tutti i sussidi diretti o indirettiper i combustibili fossili entro il 2025, arrivando a ridurre così leemissioni totali di gas serra del 60% (rispetto a quanto accadevanel 1990) entro il 2030, per raggiungere – sotto il controllo di unorganismo scientifico indipendente - la neutralità climatica entroil 2050. Nel frattempo, l’Ue ha lanciato una missione: cercare 100città europee che possano candidarsi a diventare neutrali per ilclima già entro il 2030: una transizione più rapida che potrà esseremodello di sperimentazione e innovazione per le comunità urbanedi tutto il mondo.