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LO SCOPO DI QUESTO NOTIZIARIO

IN QUESTO NUMERO

La latitudine e la Longitudine. ...................................................................... pag. 1 16mo incontro Alpe-Adria ............................................................................ pag. 7

Festa della prateria a Cordenons ................................................................... pag. 10

Scoperta una Grande Terra in orbita attorno a un altro sole ......................... pag. 14

Notizie dall‟Associazione ............................................................................. pag. 15

Notiziario stampato in proprio e distribuito ai Soci

Comitato di redazione: Carrozzi Giampaolo – Bradaschia Filippo – Cauz Omar – De Giusti Luigi

PORDENONE

MONTEREALE VALCELLINA

LONGITUDINE e LATITUDINE Breve compendio di astronomia nautica a cura di Giampaolo Carrozzi

- Prima parte -

Greci, Fenici, Egiziani, Cartaginesi e Romani per lo più navigavano lungo le coste o si avventuravano in

percorsi relativamente brevi attraverso il mediterraneo. Tuttavia la ridotta velocità delle navi - mosse dai

remi o da poche vele – era sufficiente per mantenere la rotta con l‟osservazione del Sole, della Luna e del-

le stelle.

Le prime traversate di cui si abbia notizia sicura fuori dal Mediterraneo sono quelle compiute, nel primo

secolo d.C., da Ippalo che, partendo dall‟Arabia, attraverso il mare Arabico raggiunse l‟India, navigando

non più sotto costa come si era solito fare. Si fanno risalire ad allora i primi tentativi per ricavare con

maggiore precisione la latitudine geografica, deducendola dall‟osservazione del polo: basta infatti misura-

re l‟angolo compreso tra il polo e l‟orizzonte per determinare il valore della latitudine. Mentre del tutto

approssimato era il calcolo della longitudine. Per altro sulla mappa disegnata da Tolomeo, all‟incirca nel

150 d. C., appaiono per la prima volta: il mar Arabico, i contorni dell‟India e dell‟Arabia e la griglia della

latitudine e della longitudine. Molto ben rappresentata la prima, del tutto sbagliata la seconda.

Il cartografo e astronomo Tolomeo le aveva tracciate nelle ventisette carte geografiche del suo primo a-

tlante del mondo. L‟equatore indicava per Tolomeo il parallelo di grado zero. Non era una scelta arbitra-

ria, ma ripresa dalle indicazioni formulate da autorevoli predecessori che, a loro volta, l‟avevano derivata

dalla natura osservando i moti dei corpi celesti. É noto infatti che il Sole, la Luna ed i pianeti passano

quasi esattamente sopra l‟Equatore. Mentre era invece libero di fissare a piacimento il meridiano fonda-

mentale, la linea di longitudine zero, ovunque gli piacesse. Scelse di farlo passare lungo le coste delle I-

sole Fortunate (ora Isole Canarie e arcipelago di Madera) al largo della costa nord occidentale dell‟Africa.

Successivamente fu spostato alle isole Azzorre e di Capo Verde, a Roma, a Copenhagen, a Gerusalemme,

a San Pietroburgo, a Pisa, a Parigi, a Filadelfia, prima di fissarlo definitivamente a Greenwich nel 1885.

La sua collocazione quindi, non ha alcun fondamento scientifico, ma esclusivamente geo-politico. Con il

progredire della tecnica sia di costruzione degli scafi, sia di navigazione, diventava sempre più fondamen-

tale per i comandanti conoscere le due coordinate geografiche fondamentali per poter navigare: longitudi-

ne e latitudine.

Solo intorno al 1300 si diffuse anche tra i naviganti del mediterraneo l‟uso della bussola, che andava a

completare la dotazione strumentale in uso: l‟Astrolabio nautico, la Balestriglia o il Quadrante di Davis,

la clessidra e il solcometro.

Prima di entrare nei dettagli di questa avventura percorriamo sinteticamente la storia di quella che gene-

ralmente si chiama «l‟epoca della Vela». Ormai la vela stava diventando lo strumento più funzionale e

pratico per trasformare l‟energia del vento in forza motrice.

Tutti i popoli rivieraschi, sia dai tempi più antichi, sono andati per mare usando scafi che, per procedere,

sfruttavano o la forza dei remi o la forza del vento.

Ma sarà con l‟avvento della COCCA nel tardo medio evo

(1200 circa) che inizia la vera e pro

pria storia della marineria a vela. Questo tipo di nave ha domi-

nato incontrastata i mari del nord e del mediterraneo per circa

quattro secoli essendo nave mercantile e militare assieme. La

navigazione procedeva, generalmente a vista sottocosta, le rotte

venivano seguite in base a tracciati dettati dall‟esperienza dei

loro comandanti.

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Nel 1300 si affaccia sul mediterraneo una nuova imbarca-

zione: la CARAVELLA. Nata come piccola imbarcazione

da pesca o da piccolo cabotaggio. Con il tempo viene me-

glio attrezzata sia nella parte costruttiva che nella parte ve-

lica.

Agli inizi del „400 la caravella si presenta come una nave

a scafo tondo con dislocamento compreso tra le 25 e le 60

tonnellate. L‟attrezzatura velica tipica era a vele latine, is-

sate su due o tre alberi. Alla metà del 1400 la caravella,

specie per merito dei portoghesi che la destinarono ai pri-

mi grandi viaggi oceanici di scoperta, aumentò le dimen-

sioni sino raggiungere le 150- 200 tonnellate. Ed i porto-

ghesi, che per primi ne compresero ed utilizzarono appie-

no le qualità nautiche, conservarono tanto gelosamente i

segreti di costruzione che ad oggi nessun disegno costruttivo è stato rinvenuto.

Cristoforo Colombo nei suoi primi viaggi verso le Americhe utilizzò proprio questo tipo di nave.

Nella seconda metà del „400, nei paesi dell‟Europa me-

ridionale fa la sua comparsa un

tipo da nave, derivata con molta probabilità dalla cocca

nordica e della quale costituiva una

avanzata fase evolutiva: la CARACCA.

Il nome deriva dall‟arabo quarâquîr (plurale di qurqur:

nave mercantile) e veniva chiamata «nâo» dagli spa-

gnoli e «carrack» dagli inglesi.

Lo scafo aveva il castello di prora a forma triangolare e

a differenza della cocca, faceva parte integrante dello

scafo e non sporgeva fuori bordo.

Sul finire del XVI secolo le marinerie più potenti (spa-

gnola ed inglese) si orientarono alla differenziazione tra

navi mercantili e navi da battaglia. Nacque così il GA-

LEONE, veliero

che per 150 anni avrebbe rappresentato la nave da combat-

timento per eccellenza. Nato dall‟evoluzione della «galea»,

rispetto alla caracca aveva proporzioni maggiori: tripla in

lunghezza e doppia in altezza.

Celebre fu lo scontro tra “L’Invincibile Armada” spagnola

di Filippo II e la flotta inglese avvenuta l‟ 8 agosto 1588

nello stretto di Dover (isole Gravelines). Le due flotte erano

al comando rispettivamente: quella spagnola del Duca Me-

dina Simonia (nave ammiraglia San Martin di 1000 t.) e

quella inglese di Lord Charleas Howard di Effingham (nave

ammiraglia Ark Royal 880 t.). Lo scontro si risolse con la

distruzione quali completa della flotta spagnola e segnò la

definitiva supremazia sui mari della potenza inglese.

Verso al fine del XVII secolo, per fare fronte alle nuove tecniche di combattimento, il galeone si evolve

verso un tipo di nave meno ornata ma più efficace e potente: il VASCELLO.

Con l‟avvento del vascello furono apportate considerevoli innovazioni nel campo della marineria.

La prima delle quali, adottata in origine dalla Marina britannica, fu la formazione il linea di fila per il

combattimento navale (codificato dall‟ Ammiragliato britannico nel 1653).

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Vengono abbandonati i combattimenti caratterizzati da iniziative personali dei singoli comandanti, per

organizzare con un certo ordine le fasi di avvicinamento e combattimento vero e proprio.

Tutte le navi dovevano avere la medesima velocità per co-

stituire la cosiddetta linea di fila. Così da poter manovrare

tutte nello stesso modo e disporre nel contempo di un ar-

mamento omogeneo tale da evitare che le unità si trovas-

sero contro navi nemiche superiori in potenza di fuoco.

Di conseguenza le navi vennero classificate secondo il lo-

ro potenziale di fuoco e quindi del numero dei cannoni imbarcati ed alla loro velocità. Nella I, II, III clas-

se vennero raggruppate le navi che formavano la linea di battaglia, la IV classe raccoglieva navi destinate

alla scorta convogli ed alle spedizioni in acque straniere, la V classe le unità destinate all‟esplorazione ed

alla trasmissione di ordini e segnali, la VI classe le unità guardacoste.

La seconda e non meno importante innovazione fu l‟introduzione nella costruzione navale di nuovi criteri

tecnico-scientifici sino ad allora ignorati, portando ad un perfezionamento delle velature, dell‟armamento

e delle artiglierie. Il vascello divenne così, per oltre due secoli, un perfetto strumento sia militare sia mer-

cantile.

A partire dal XVIII secolo fu realizzata una nave che, soppiantando la VI classe delle navi di linea, di-

venne il veliero protagonista della storia della marineria ve-

lica: la FREGATA.

Fu la cantieristica inglese a costruire la prima nave con tale

denominazione ufficiale che realizzò attorno al 1646 . Veloce

scafo di circa 400 tonnellate aveva la sua caratteristica prin-

cipale in un ponte continuo da prora a poppa, castello di prua

molto basso e di ridotte dimensioni. Il cassero di poppa si

estendeva sino quasi a mezza nave, un ampio pozzo aperto a

metà del ponte di coperta che agevolava lo stivaggio del ma-

teriale.

Verso al metà del 1700 apparve sui mari del nord una nuova

nave, variante minore della galea, ma con propulsione a vela:

il BRIGANTINO.

Nave di circa 150 tonnellate, armava una velatura molto

ampia che le imprimeva una buona velocità di navigazione.

Ulteriore evoluzione di questo tipo di navi veloci e ben ar-

mate fu, verso al metà del XVII secolo: la CORVETTA.

Destinata specialmente a compiti di esplorazione e porta or-

dini la corvetta ebbe spiccate caratteristiche di velocità e

manovrabilità. Questo tipo di nave ebbe un notevole svilup-

po nei secoli XVIII e XIX specie nella marina degli Stati

Uniti.

Lo sviluppo della na-

vigazione a vela dove-

va adeguarsi costan-

temente ai compiti che le varie marine erano chiamata ad assolvere.

Quindi era gioco forza innovare sia le tecniche costruttive sia le

modalità di navigazione.

Quando si navigava “sotto costa” erano i comandanti che, forti del-

la loro esperienza, riconoscendo le stelle e le caratteristiche delle

coste, erano in grado di tracciare rotte più o meno approssimate ma

di sicura navigazione. Anche se ogni tanto qualche legno, per errata

rotta, finiva sugli scogli o su qualche secca.

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Gli strumenti per la navigazione.

Come già detto, era relativamente facile determinare la latitudine anche in alto mare. Ogni marinaio, in-

fatti, è in grado di misurare la latitudine ricorrendo a vari metodi di carattere astronomico quali l‟altezza

del Sole di giorno, e delle stelle di riferimento di notte.

Era invece praticamente impossibile, con le nozioni del tempo, ma sopra tutto con la strumentazione

disponibile, riuscire a determinare la longitudine, in navigazione.

Con l‟avvio, nel XII secolo, di una navigazione più ardita si rendeva necessario poter disporre di una

strumentazione adeguata. E ancora di più nel „400 nell‟epoca delle grandi scoperte geografiche.

Gli strumenti impiegati per ricavare l‟altezza del Sole o delle stelle a visione diretta erano:

- l‟Astrolabio nautico

- la Balestriglia

- Il Quadrante di Davis

L‟astrolabio nautico, derivato da quello astronomico,

era usato sopra tutto dai navigatori portoghesi e spa-

gnoli. Lo strumento, nella versione nautica, era compo-

sto essenzialmente da un cerchio con bordo graduato,

vuoto al centro (per evitare le oscillazioni dovute al

vento), mantenuto verticale da un peso posto alla base.

L‟osservatore ruotava l‟alidada fino a che riusciva a

traguardare l‟astro attraverso i mirini posti alle sue e-

stremità, leggendo quindi il valore dell‟angolo sul

lembo graduato. Il tutto risultava però viziato da un er-

rore che poteva raggiungere anche un grado, pari a circa 100-120 km. Altro inconveniente era l‟impiego

di tre uomini per l‟uso: uno sosteneva lo strumento, il secondo puntava ed il terzo effettuava la lettura. La

figura riporta due modelli originali conservati nel Museo della Marina a Lisbona.

La balestriglia a visione diretta, chiamata anche bastone di Giacobbe, consisteva in un bastone parallele-

pipedo perfettamente squadrato, lungo circa 70 cm., con quattro traverse chiamate castagnole, di lun-

ghezza proporzionata alle quattro facce del bastone. La traversa mo-

bile veniva spostata in modo da coprire contemporaneamente il Sole

e l‟orizzonte.

Dalla balestriglia si evolve il quadrante di

Davis (a destra), realizzato dall' esploratore

inglese John Davis (1550-1605), quello stes-

so che, tra il 1585 e il 1587, effettuò una

spedizione polare alla ricerca di un passag-

gio a Nord-ovest dell'America, scoprendo in

quell'occasione lo Stretto che porta il suo nome, tra la Groenlandia e l'isola di

Baffin. Nel 1594 egli pubblicò un'opera intitolata “The seaman's secret”, in cui

dava la descrizione dello strumento da lui inventato. Lo strumento si rivela più

efficace della balestriglia perché permette una più accurata misurazione delle al-

tezze degli astri.

Come successiva evoluzione si passò a strumenti che sfruttavano meglio la riflessione ottica: l‟Ottante e il

Sestante.

La necessità di rendere più accurate le misurazioni degli angoli richiedeva strumenti più precisi della ba-

lestriglia e del quadrante di Davis così, sul finire del Seicento, appare il primo documento che accenna al

principio della riflessione degli specchi piani, applicato alla misura degli angoli: “ Storia della Società

Reale di Londra” di Birch. Viene menzionato lo strumento a riflessione di Robert Hooke (1635-1703),

munito però di un solo specchio che consentiva la riflessione semplice, e quindi inadeguato allo scopo,

essenzialmente per l'instabilità delle immagini dell'orizzonte.

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Nel 1731, John Hadley (1682-1744) presentò alla Royal Society di Londra il

suo ottante (a sinistra), a doppia riflessione mediante due specchi e un can-

nocchiale, formato da un arco di 45°, diviso in 90 mezzi gradi, ognuno dei

quali corrisponde a un grado nelle osservazioni.

Nel 1757 dall‟ inglese John Campbell,

vennero apportate alcune modifiche allo

ottante, che assunse la forma del sestante,

nel quale l'ampiezza dell'arco graduato è

portata da 45° a 60°; inoltre il cannocchia-

le, applicato a un collare fissato al raggio

di destra da cui inizia il lembo graduato, è puntato sullo specchio fisso

in direzione pressoché normale a tale raggio, mentre precedentemente

era fissato lungo il raggio al quale era applicato lo specchio fisso.

Il principio geometrico sul quale si basa il sestante è il seguente: se un raggio luminoso subisce una dop-

pia riflessione in uno stesso piano, l'angolo di cui esso viene deviato è il doppio dell'angolo formato dalle

superfici riflettenti

Lo strumento è costituito da una armatura che porta due superfici

riflettenti formate da due specchi. Lo specchio mobile è portato

da un braccio mobile, l'alidada, che lo fa ruotare e che è dotato di

una linea di fede, detta anche indice, rispetto alla quale si legge

l'angolo misurato sulla graduazione riportata sul lembo del se-

stante. Il lembo è un arco di cerchio il cui centro coincide con

l'asse intorno a cui ruota l'alidada; la graduazione è fatta in modo

che su di essa si legge direttamente il doppio dell'angolo di cui ha

ruotato lo specchio mobile. Lo specchio fisso è realizzato in mo-

do che solo la sua metà situata verso lo strumento sia riflettente.

L'altra metà è trasparente. Si ruota l‟alidada finché attraverso il

cannocchiale si vedranno contemporaneamente l‟immagine

dell‟astro e la linea dell‟orizzonte. Si debbono fare coincidere le due immagini quindi si effettua la lettura

sulla graduazione del lembo. Lo strumento si presta alla determinazione sia della latitudine, sia della lon-

gitudine (necessità però un cronometro).

Per il calcolo delle distanze percorse ci si avvarrà del Solcometro e del Re-

nard.

Il solcometro, atto a rilevare la velocità oraria dell‟ imbarcazione, nella sua

primitiva versione si compone di una placchetta di legno di circa venti centi-

metri, di forma principalmente triangolare. Zavorrata con piombo ad uno dei

suoi lati ed imbrigliata, mediante tre fori praticati ai vertici a corti cavi che si

raccordano ad un cilindro di legno, dalla cui estremità si diparte un filo di ca-

napa avvolto in un rocchetto.

Il solcometro in figura è conservato al Civico Museo Marinaro di Camogli

(Ge).

La placchetta viene gettata in mare, solitamente da poppa, e rimane fluttuante verticalmente immobile

mentre si svolge il filo. Quando un segno rosso sullo stesso rocchetto

indica che la nave è sufficientemente lontana da non influenzarla con

la sua scia, da quell‟istante si capovolge la clessidra, tarata a mezzo

minuto. La moltiplicazione del tempo per la lunghezza del filo svolto

fornirà la velocità oraria presunta. Al fine di facilitare il calcolo della

lunghezza della corda filata in mare si ricorre all‟artifizio di fare su di

essa dei nodi equidistanti, agevolando in tal modo l‟operazione di mi-

surazione (da qui la dicitura “nodo” per indicare la velocità di una na-

ve corrispondente a 1 miglio/ora o 1,853 km/ora).

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Il renard -dal francese volpe- o mostrarombi è il nome dato ad uno strumento

nautico inventato nel Medioevo, quando i marinai erano per lo più analfabeti e

quindi non erano in grado di scrivere sul brogliaccio di bordo o sulla carta nauti-

ca, le variazioni di rotta e di velocità inevitabili nel corso della navigazione. Fu

così che qualcuno inventò un attrezzo che non richiedesse dimestichezza con car-

ta e penna. Si tratta di un disco, prevalentemente di legno, sul quale è disegnata -

a colori vivaci - una rosa dei venti a 32 rombi; su ciascuno di essi sono incisi otto

fori, corrispondenti alle otto mezzore dei turni di guardia. Lo strumento era affi-

dato al timoniere, il quale infilava ogni mezzora uno dei cavicchi di legno, di cui

il mostrarombi è dotato, nel foro successivo del rombo corrispondente alla rotta

seguita dalla nave, letta sulla bussola. Sui cavicchi erano incise delle tacche cor-

rispondenti alle diverse velocità in nodi. Quindi, per esempio, otto cavicchi con dieci tacche infilati nei

primi otto fori di un rombo, indicavano che la nave aveva mantenuto quella certa rotta per quattro ore alla

velocità di dieci nodi. Cambiando la rotta e la velocità, per esempio per effetto delle condizioni atmosfe-

riche, ogni mezzora il timoniere avrebbe infilato nei rispettivi rombi altri cavicchi con le tacche opportu-

ne. In questo modo sul mostrarombi restava la traccia della navigazione seguita, che l'ufficiale di rotta ri-

portava poi sulla carta nautica, per calcolare il punto nave.

A volte il mostrarombi aveva cavicchi senza le tacche indicanti la velocità, che veniva memorizzata su

un'apposita tavoletta - sotto o sopra il disco dello strumento, come nell'esemplare qui riprodotto (Museo

Navale Internazionale di Imperia) - sulla quale si trovavano tante file di fori corrispondenti ai valori della

velocità, quanti erano i turni di guardia: il mostrarombi in figura riporta quattro file di 15 fori, consenten-

do quindi di registrare velocità fino a quindici nodi l'ora.

A mano a mano che un numero crescente di navi partiva per conquistare o esplorare nuovi territori, per

muovere guerra o trasportare merci e preziosi da un paese all‟altro, sempre di più la ricchezza delle na-

zioni veleggiava sugli oceani. Eppure nessuna nave possedeva un sistema sicuro per stabilire con suffi-

ciente precisione, la propria posizione. A partire dal 1200 lunghi saranno gli studi e le ricerche per perve-

nire alla determinazione sia della latitudine con metodi più precisi astronomicamente, sia della longitudi-

ne. Astronomi famosi affrontarono la sfida, specie della longitudine: Galileo Galilei, Jean Dominique

Cassini, Christian Huygens, Sir Isaac Newton, Edmond Halley.

A Parigi, Londra, Berlino sorsero osservatori astronomici con lo specifico scopo di studiare la possibilità

di determinare la longitudine scrutando i cieli. Tra l‟altro nella corsa per trovare la longitudine, gli scien-

ziati giunsero per caso ad altre scoperte: i primi calcoli precisi del peso della Terra, la distanza della stelle

e la velocità della luce.

Dal 1400 gli ingenti costi relativi alle spedizioni, che molto spesso avevano scarse probabilità di giungere

a destinazione, renderanno impellente una più organica ricerca di soluzioni ai vari argomenti inerenti la

navigazione.

Il seguito al prossimo numero

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16mo Convegno Alpe-Adria

Pordenone - 17 Aprile 2005

In un clima di festosa allegria si è recentemente svolto il 16mo convegno degli

astronomi non professionisti Alpe - Adria che, quest'anno, è stato magistralmen-

te organizzato al Gruppo Astrofili Pordenonesi. Il benvenuto è stato porto dal

cav. Demetrio Moras, dinamico ed eclettico organizzatore dell'evento, cui sono

seguiti gli interventi delle numerose autorità presenti: il Prof Bruno Zille in rap-

presentanza del Sindaco, l'On Manlio Contento-Sottosegretario all'economia e

alle finanze, il dott. Luca Ciriani-Consigliere Regionale e l'On Antonio Di Bi-

sceglie.

Per i lavori, ci si è avvalsi della collaborazione del Col Ing. Gilberto Gasparini,

che ha provveduto alla traduzione in lingua inglese per gli intervenuti di oltre

confine.

Come da prassi, la parola è stata data per primi a coloro che proveniva- no

dalla località più distante, in questo caso all' Unione Astronomica di Lu- bia-

na (U.A.D.) rappresentata da Andrej Mohar, che era accompagnato da Ma-

ticSmrekar.

L'aspetto che questo gruppo ha voluto rimarcare maggiormente è quello

dell'inquinamento luminoso che, anche da loro, sta minacciando il cielo al

punto da dover spostare il proprio osservatorio in un luogo più buio. Uti-

lizzando dati forniti da società private hanno elaborato una mappa molto det-

tagliata che riporta la densità di popolazione su una griglia di 200m x

200m e chiedono insistentemente l'analoga controparte italiana, almeno per

quanto riguarda la nostra regione. A tale proposito, nel corso del convegno si è creata una notevole siner-

gia fra gli ospiti sloveni ed il coordinamento A-A, in particolare con il coordinamento "Amica delle stel-

le" con il quale è stato avviato un programma di intensa collaborazione. Il gruppo di Lubiana è molto atti-

vo anche nel settore della divulgazione e, a tale proposito, ha invitato i ragazzi dei nostri gruppi ai campi

astronomici che si tengono frequentemente oltre confine.

E' seguito l'intervento di Giovanni Sostero, in rappresentanza dell'Associazione Friulana di Astronomia e

Meteorologia (AFAM) di Remanzacco. Sono stati presentati i corposi programmi

di divulgazione astronomica sviluppati soprattutto fra i giovani e il mondo della

scuola seguiti dai lavori di ricerca veri e propri come: il conteggio radio delle me-

teore, l'analisi dello sviluppo delle code di polveri di alcune comete fra le più im-

portanti utilizzando un set di filtri interferenziali centrati sugli elementi presenti in

questi corpi erranti (lavoro questo effettuato in collaborazione con diversi astro-

nomi professionisti all'interno dell'organizzazione CARA), la partecipazione al

programma osservativo di monitoraggio continuo della cometa 9P/Tempel 1, lega-

to alla missione "Deep impact", la collaborazione avviata con Tim Puckett per la

conferma delle supernove che questo "cacciatore" americano scopre con una

frequenza sorprendente. Lavori che sono stati citati anche su alcune circolari

IAU, riviste e siti di settore.

Ha quindi preso la parola Ivan Bano in rappresentanza di un gruppo di re-

cente formazione il "Gruppo astronomico La polse di Cougnes"- Zuglio

(UD) localizzato in Carnia .Sebbene di recente costituzione, il gruppo dispo-

ne già di un notevole osservatorio inserito armonicamente in una fondazione

culturale; dispongono di un riflettore da 300 mm e di una camera CCD Apo-

gee con la quale hanno ottenuto interessanti immagini di cielo profondo.

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Nei loro programmi c'è però l'installazione di un telescopio di maggiori dimensioni ed un programma, da

svolgere in collaborazione con l'astronomo Ferdinando Patat, dell'ESO, centrato sulla ricerca di superno-

vae.

Paolo Corelli ha quindi proposto agli intervenuti un campo di ricerca che ri-

sulta molto richiesto nell'ambito professionale, non presenta particolare dif-

ficoltà e, soprattutto, produce risultati immediati: l'osservazione delle oc- cul-

tazioni asteroidali. In sostanza sono state fornite utili indicazioni ove re- peri-

re le cartine, come leggerle e ricavarsi gli istanti di osservazione per ade-

guarli a ciascuna località, sia essa fissa o mobile, su come sincronizzare l'o-

rologio del propio PC e sul metodo consigliato per l'osservazione vera e pro-

pria. Per questo tipo di ricerca si suggerisce l'abbinamento telescopio +

CCD che opera con il metodo dello "star-drift" o della strisciata, l'osserva- va-

zione visuale infatti introduce spesso errori di valutazione, con il sensore elet-

tronico invece, il numero di osservazioni "dubbie" si riduce drasticamente. Se l'evento si dovesse verifica-

re, l'osservatore noterebbe immediatamente un tratto nero lungo la scia lasciata dalla stella nel corso della

ripresa che viene effettuata a motori fermi. Concludeva l'esposizione l'indicazione di come preparare i da-

ti da inviare alla rete "PLANOCCULT" ove si provvede alla riduzione di tutte le osservazioni.

Giampaolo Carrozzi, presidente dell'Associazione Pordenonese di Astronomia

- Montereale Valcellina (PN) ha quindi introdotto l'attività svolta dal suo gruppo

che ha gestito il meeting Alpe-Adria lo scorso anno. L'APA dispone di un note-

vole osservatorio in località Grizzo, a Montereale Valcellina e sviluppa un in-

tenso programma di divulgazione sul territorio, tenendo conferenze, incontri e

serate osservative con la popolazione locale. La parte più tecnica è stata svolta

da Dino Abate che, con il supporto di Filippo Bradaschia e Omar Cauz, ha pas-

sato in rassegna una serie di immagini di profondo cielo ottenute sia con la clas-

sica camera CCD che con una macchina fotografica digitale di recente acquisi-

zione. Relativamente a quest'ultima, in particolare, sono stati fatti alcuni raffron-

ti fra varie marche e sono state comparate con le camere CCD per esclusivo utilizzo nel campo dell'astro-

nomia. Ne è emerso che questi dispositivi, sempre di più, si stanno proponendo in alternativa ai costosi

sensori in quanto offrono un rapporto prezzo/prestazioni davvero molto interessante.

Daniele Negro in rappresentanza del Gruppo Astrofili Pordenonesi ha avuto

il compito di concludere la sfilata delle relazioni dei gruppi. Coadiuvato da

Luca Stradiotto ha illustrato l'intensa attività che questo gruppo tradizional-

mente svolge nel campo della divulgazione e sensibilizzazione del vasto

pubblico. L'elenco delle manifestazioni e degli interventi svolti è notevole e

così lo sono i numeri coinvolti, tutti a 4 cifre. il relatore ha quindi esibito

stupende immagini ottenute con il telescopio autocostruito da 300 mm Ri-

tchey-Chretien e la camera CCD MX-916 di recente acquisto sottolineando

come, anche con strumenti amatoriali, sia oggi possibile raggiungere con un

minimo di impegno la 20ma magnitudine, risultati assolutamente impropo-

nibili fino pochi anni fa.

Completate le relazioni dei gruppi è stata la volta di un gradito ed atteso ospite,

il dott. Giorgio Sedmak astronomo di fama internazionale che da alcuni anni è

Project Leader di un avveniristico telescopio, il VST (VLT survey telescope),

ora completato ed in fase di minuzioso esame da parte dei tecnici ESO prima

del definitivo trasferimento verso il monte Paranal (Cile) dove opererà a fianco

del leggendario VLT. Lo strumento, interamente progettato e realizzato in Ita-

lia, presso l'Osservatorio di Capodimonte (NA) racchiude in se le più avanzate

tecniche di ingegneria micromeccanica, di software di gestione dedicato e di

un'ottica attiva sull'intero specchio principale.

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Il diametro del telescopio, che è una combinazione Ritchey-Chretien, è di 2,60 m

e una focale equivalente di circa 15 metri. Quello che fa di questo strumento un

pezzo unico al mondo, oltre all'ottica attiva applicata integralmente ad uno spec-

chio da 260 cm e 14 cm di spessore, è la camera CCD costituita da un mosaico di

elementi per un totale di 16K x 16K (256 MB per immagine!) in grado di offrire

frames da 1° x 1° (4 lune piene!) con magnitudine limite oltre la 28ma. Uno dei

problemi che porrà questo strumento, che opererà in moto totalmente automatico,

ha sottolineato lo studioso, è la mole imponente di dati che produrrà nel corso di

ogni singola serata osservativa, nell'ordine di 50 GB!.

Tutto il materiale verrà messo in rete all'interno di quello che attualmente viene definito "osservatorio vir-

tuale", già operativo, e sarà accessibile da tutta la comunità scientifica internazionale, astrofili compresi.

Come da programma, a questo punto si è aperta la sessione dedicata all'inquinamento luminoso con parti-

colare attenzione alla situazione nella nostra regione.

Ha preso la parola Alessandro Di Giusto portavoce del Coordinamento Luce

amica delle stelle esponendo quanto sia grave la situazione attuale, quanto sia

complesso dialogare con le singole amministrazioni locali affinché tengano

conto di alcune regole fondamentali quando sono nella fase di progettazione di

impianti di illuminazione pubblica. Ampio spazio è stato dato alla situazione

legislativa, in particolare alle varie proposte di legge (4) tutt'ora depositate in

regione ed in attesa di essere esaminate ed approvate. Nel corso dell'ultimo

anno il coordinamento ha seguito molto da vicino l'iter di alcuni progetti di

legge che sono stati proposti da esponenti politici in linea con quanto richie-

sto, facendo quanta più pressione possibile affinché si giunga ad un risultato

concreto. Nel corso dell'incontro l'On Luca Ciriani ha assicurato che, a giorni interverrà unitamente all'On

Di Natale, cointestatario di una delle 4 leggi con un'interrogazione volta a chiarire il perché di tali ritardi.

Nel corso del dibattito hanno ripreso la parola i rappresentanti dell'Associazione di Lubiana sottolineando

quanto anche la loro situazione sia egualmente preoccupante ed hanno auspicato una stretta collaborazio-

ne fra i vari coordinamenti allo scopo di raggiungere al più presto un qualche risultato di rilievo.

A chiusura dei lavori, su invito di Andrej Mohar, gli intervenuti hanno accettato con piacere a che, il

prossimo incontro Alpe-Adria 2006, si svolga in Slovenia a Lubiana.

Come degna conclusione dei lavori ha fatto seguito un gradito pranzo per il quale tutti gli intervenuti han-

no ringraziato sentitamente gli organizzatori dell'incontro, cav. Demetrio Moras i testa.

Immersi in un' atmosfera simpatica e cordiale ci si è lasciati con l'augurio di rivederci nuovamente tutti

insieme il prossimo anno a Lubiana.

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FESTA DELLA PRATERIA DI CORDENONS

di Dino Abate. La sera del 30 aprile si è svolta una manifestazione nei Magredi di Cordenons, a cura dell‟Associazione

Naturalistica di Cordenons, con cui l‟APA ha da qualche anno rapporti di collaborazione. Lo scopo della

manifestazione è consistito nell‟avvicinare i visitatori alla flora, fauna, e … firmamento dei Magredi,

habitat peculiare e per certi versi unico, a pochi chilometri da Pordenone. Alla richiesta dell‟amico Mauro

Caldana di tenere una lezione sul cielo stellato primaverile, hanno risposto i soci Zanut, Berzuini e Abate.

Sono stati utilizzati, oltre allo strumento dell‟Associazione Naturalistica, un Celestron 8 visibile in secon-

do piano nella foto 1, alcuni telescopi portatili e binocoli, che hanno consentito ai presenti l‟osservazione

di Saturno, Giove, alcune stelle doppie e oggetti deep-sky.

FOTO 1 - da sinistra a destra, Celestron 8, Telavue Pronto, e … Berzuini Andrea !

All‟imbrunire, una volta messa in stazione la strumentazione, dopo una gustosa spaghettata preparata sul

posto dalle gentili signore dell‟Associazione, sono iniziate le osservazioni da parte di sempre più numero-

si visitatori, a stima non meno di 100-150 persone!

Nonostante la presenza di un certo grado d‟inquinamento luminoso, soprattutto verso l‟orizzonte Sud e

Ovest, il sito presenta buone condizioni generali di visibilità, vista l‟assenza di luci vicine e la bassa umi-

dità relativa, e presenta il vantaggio di distare pochi chilometri dal capoluogo.

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FOTO 2 – in primo piano il Kenko 90/1300, sullo sfondo i numerosi visitatori intervenuti

Grande l‟interesse dimostrato, soprattutto dai più piccoli, in special modo per i pianeti!

FOTO 3

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FOTO 4

FOTO 5

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Alla fine della bella iniziativa, Mauro Caldana ci ha rilasciato questo attestato:

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Scoperta una Grande Terra in orbita attorno a un altro sole

Per la prima volta è stato individuato un pianeta roccioso, con un diametro di circa due volte quello

terrestre

= AGGIORNAMENTI =

Vai alla traduzione della conferenza stampa con l'annuncio della scoperta

Un nuovo importante passo nella ricerca di pianeti di dimensioni comparabili a quelle della Terra appartenenti ad altri sistemi planetari è stato annunciato ieri alla National Science Foundation (NSF), l‟agenzia federale americana che finanzia circa un quinto di tutta la ricerca di base negli Stati Uniti. Nel corso della conferenza stampa, un team di astronomi ha affermato di aver scoperto quello che ad oggi rappresenta il più piccolo pianeta extrasolare. Con una massa di circa 7 volte e mezzo quella della Terra e circa il doppio di diametro, potrebbe essere il primo pianeta roccioso trovato in orbita attorno a una stella, la quale sarebbe anche non molto diversa dal nostro

Sole. Tutti gli altri pianeti extrasolari (circa 150) finora scoperti attorno a stelle “normali”, sono più grandi di Urano, uno dei giganti ghiacciati del nostro sistema solare, con una massa di circa 15 volte quella della Terra. “Continuiamo a superare i limiti di ciò che possiamo scoprire: siamo sempre più vicini a trovare altre „Terre‟”, ha detto uno dei membri del gruppo di astronomi, Steven Vogt, professore di astronomia e astrofisica all‟Università della California – Santa Cruz.

La Grande Terra appena scoperta orbita attorno alla stella Gliese 876, ad appena 15 anni luce da noi, in direzione della costellazione

dell’Acquario.

Una stella che possiede almeno altri due pianeti,

di taglia simile a quella di Giove (che ha una massa 315 volte più grande di quella della Terra). Ma questa Grande Terra orbita at-torno alla propria stella in appena due giorni: è talmente vicina alla superficie del suo sole che le temperature diurne probabil-mente giungono a 200-400°C: un autentico calore da forno, che non favorirebbe la vita per come la conosciamo sul nostro piane-ta. La capacità di individuare il leggerissimo ondeggiamento che il pianeta induce sulla stella con il proprio campo gravitazionale aumenta ora negli astronomi la speranza di riuscire a scovare pianeti rocciosi ancora più piccoli, in orbite più favorevoli a un potenziale sviluppo della vita.

“E‟ il più piccolo pianeta extrasolare mai scoperto, il primo di una nuova classe di pianeti rocciosi terrestri” ha affermato un altro membro del team, Paul Butler della Carnegie Institution di Washington. “E‟ un po‟ il cugino maggiore della Terra”. Il gruppo di astronomi ha stimato per il nuovo pianeta una massa minima di 5,9 masse terrestri, un periodo orbitale di 1,94 giorni a una distanza di 0,021 Unità Astronomiche (UA). In altre parole, la Grande Terra orbita attorno a Gliese 876 a poco più di tre milioni di km: quasi cinquanta volte più vicino di quanto non faccia il nostro pianeta attorno al Sole. Nonostante gli astronomi non abbiano una prova diretta che il pianeta è roccioso, ritengono che la sua massa limitata gli impedisca di tratte-nere i gas come fa Giove. Tre altri possibili pianeti rocciosi sono già stati scoperti fuori dal sistema solare. Ma orbitano attorno a una pulsar, i resti pulsanti di una stella ormai esplosa. “Questo pianeta risponde a una domanda antica” ha detto il team leader Geoffrey Marcy, professore di astronomia presso l‟Università della California – Berkeley. “Oltre duemila anni fa i filosofi greci Aristotele ed Epicuro si chiedevano se altrove esi-stessero luoghi simili alla Terra. Ora, per la prima volta, abbiamo gli indizi dell‟esistenza di un pianeta roccioso in orbita attor-no a una stella normale. “I risultati di oggi sono un passo importante per rispondere a una delle domande più profonde che l‟umanità possa porsi: „Siamo soli nell‟universo?‟” ha aggiunto Michael Turner, capo del direttorato di Scienze Matematiche e Fisiche alla NSF, che ha parzialmente finanziato la ricerca. Al lavoro del team, condotto all‟Osservatorio Keck alle Hawai‟i, ha contribuito anche la NA-SA, l‟Università della California e la Carnegie Institution di Washington. Marcy, Butler, l‟astronomo Jack Lissauer dell‟Ames Research Center della NASA, insieme al ricercatore Eugenio J.Rivera dell‟Università della California-Santa Cruz, hanno dunque presentato i loro risultati ieri, lunedì 13 giugno alla conferenza stampa della National Science Foundation di Arlington, in Virginia. Un articolo completo è stato inviato all‟Astrophysical Journal. Coautori sono Steven Vogt e Gregory Laughlin del Lick Observatory presso l‟Università della California - Santa Cruz; Debra Fischer della San Francisco State University; e Timothy M. Brown del National Center for Atmospheric Research della NSF di Boulder, Colorado.

Fonte: NSF Press Release 05-097

Traduzione: Daniele Cossu

[email protected]

Dal sito dell‟UAI http://www.uai.it/index.php del 14 giugno 2005

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Rappresentazione artistica di un possibile aspetto del pianeta terrestre in orbita attorno a Gliese 876

NOTIZIE DALL‟ASSOCIAZIONE

Continuano le serate osservative aperte al pubblico sia nei primi venerdì di ogni mese, sia in altri giorni, per soddi-

sfare le molteplici richieste che ci pervengono continuamente da scuole di ogni ordine, da associazioni, e da gruppi

di persone che desiderano avvicinarsi al mondo dell‟astronomia.

Oltre alle serate all‟osservatorio, sempre nel quadro dell‟attività divulgativa siamo stati interessati alle seguenti at-

tività:

- 26 febbraio e il 12 marzo: siamo stati ospiti del Collegio “G. Marconi” di Portogruaro dove, Carrozzi (il 26/2) e

Zanut (il 12/3) hanno intrattenuto per oltre due ore gli studenti che

hanno scelto l‟astronomia come materia integrativa, studenti che si

sono dimostrati attentissimi e ponendo domande veramente interes-

santi.

- 11 marzo, tramite l‟amico Gregorio Giust, siamo stati invitati

dall‟Oratorio di S. Giovanni del Tempio di Sacile per una serata a-

stronomica. Abate, Berzuini e Zanut, dopo avere sviluppato, alla

presenza di un folto, giovane e attento pubblico una conferenza, sul

sistema solare (Zanut), le distanze tra i pianeti (Berzuini), e una ras-

segna delle immagini deep-sky riprese dal nostro Osservatorio (Aba-

te), hanno risposto a numerose e interessanti domande.

Purtroppo, causa il tempo nuvoloso, non è stato possibile fare osser-

vazioni “in diretta”, come invece era stato “incautamente” anticipa-

to dalla locandina:

- 5 maggio ad

Azzano De-

cimo, Abate e

Carrozzi han-

no sviluppato

una conferen-

za di astro-

nomia, su in-

vito del Lions

Club di Sesto

al Reghena,

con proiezio-

ne ed illustra-

zione soprat-

tutto d‟immagini riprese con il nostro CCD.

- 12 maggio, serata all‟osservatorio con i soci Abate, Berzuini, Car-

rozzi, D‟Oria, De Giusti e Doretto, su richiesta di un gruppo

di visitatori di Pordenone, di una classe V del Liceo Scienti-

fico Maiorana di Pordenone, accompagnata dalla prof. Re-

schiotto, nostra associata, e di una scuola della base USAF di

Aviano.

- 3 giugno, serata particolarmente impegnativa

all‟osservatorio, con la presenza di ben 60 visitatori, tra stu-

denti e genitori di Porcia, accompagnati da un gruppo

d‟insegnanti. Con un po‟ d‟ordine e rispettando la turnazio-

ne, tutti sono riusciti ad osservare al telescopio molti oggetti

celesti, in particolare Giove e i 4 satelliti medicei. Durante

l‟attività divulgativa, abbiamo constatato l‟utilità e l‟efficacia

del puntatore laser in luce verde, recentemente acquistato dall‟Associazione.

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Questi i prossimi impegni dell’Associazione:

- Venerdì 1° luglio, alle 21:00, Osservatorio aperto al pubblico.

- La sera di sabato 9 luglio saliranno all‟osservatorio i ciclo - amatori dell‟Associazione “A Ruota Libe-

ra”.

- L‟APA è stata invitata dalla Pro Loco di Barcis a sviluppare una serata di divulgazione astronomica da

tenersi all‟aperto, sulle rive del lago. Dopo l‟approvazione del direttivo, Abate e Carrozzi hanno provve-

duto a concordare con i responsabili della Pro Loco lo sviluppo della serata, fissata per venerdì 5 agosto

alle ore 21,00 (a ridosso del periodo di migliore visibilità delle meteore Perseidi, il 10-13 agosto). Pertan-

to l‟apertura dell‟Osservatorio non avrà luogo, e di ciò sarà data informazione, con congruo anticipo). É

prevista dapprima la proiezione, nella piazzetta prospiciente il lago, d‟immagini didattiche e illustrative

della nostra attività; successivamente, i visitatori si potranno alternare agli strumenti (tre telescopi e tre

binocoli) installati nel centro della piazza, per consentire, tempo permettendo, un‟osservazione diretta del

cielo. In caso di brutto tempo la manifestazione sarà rimandata a lunedì 8 agosto.

- Sabato 6 agosto dalle ore 09:00, sempre dalla stessa piazza, sarà possibile osservare il Sole in luce bian-

ca e H- con strumentazione messa a disposizione dai soci.

OSSERVATORIO

- È stato riparato il guasto che impediva il movimento della cupola.

- Proseguono i contatti con la Ditta Marcon per l‟avvio dei lavori di sostituzione del sistema computeriz-

zato di guida del telescopio.

È già stato effettuato un primo sopra luogo con la Ditta Marcon la quale ha assicurato che i lavori inizie-

ranno presumibilmente nel periodo agosto – settembre.

- La dotazione dell‟osservatorio si è arricchita di uno strumento laser per indicazione notturna che si è ri-

levato della massima utilità e funzionalità per le serate divulgative per il pubblico.

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