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LO SCOPO DEL NOSTRO NOTIZIARIO Nel corso della storia dell’umanità, la

ricerca e il desiderio di sapere hanno

condotto,attraverso varie strade, l’uomo

a sempre meglio conoscere la natura

nelle sue molteplici espressioni.

L’ASTRONOMIA, intesa come studio

dell’ Universo che ci circonda, si può

considerare una delle più affascinanti e

coinvolgenti.

Per mezzo di questo NOTIZIARIO

l’ A.P.A. si propone di estendere le

conoscenze di questa affascinante

scienza ai soci e simpatizzanti.

IN QUESTO NUMERO ...Questi Asteroidi…………….. ................................................................... pag. 1 Nuovo telescopio in Osservatorio................................…………………... pag. 7

Una notte a “Cava Buscada”....................................................................... pag. 8

Notiziario stampato in proprio e distribuito a soci e simpatizzanti

Gli articoli e le relazioni sono ad uso interno e riservate ai soci

Per questo numero hanno collaborato: Carrozzi Giampaolo – Abate Dino – Luigi De Giusti - Stampa curata da Luigi De Giusti

IL DIRETTIVO DELL’ASSOCIAZIONE PER IL BIENNIO 2012 – 2014 1. PRESIDENTE: Giampaolo Carrozzi

2. VICE PRESIDENTE: Zanut Stefano

3. SEGRETARIO E RESPONSABILE OSSERVATORIO: Abate Dino

4. MEMBRI:

- Berzuini Andrea

- De Giusti Luigi

- Doretto Gianfranco

- Frisina Antonio

- Gasparotto Mauro

- Vanzella Piermilo

PORDENONE

MONTEREALE VALCELLINA

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.... QUESTI ASTEROIDI

15 FEBBRAIO 2013: L’ASTEROIDE 2012 DA14 PASSA VICINO ALLA TERRA

di Stefano Zanut

Abraracourcix, il capo del villaggio di Asterix, ha paura di una sola cosa: che il cielo gli possa cadere sulla testa. Così alme-

no dice, ma poi aggiunge: “Che cada è certo, ma domani no di sicuro”.

a sigla “2012 DA14” identifica un piccolo asteroide che il 15 febbraio 2013 passerà molto vicino alla Terra, a

una distanza addirittura inferiore all’orbita dei satelliti geostazionari, meno di 38.500 km dalla superficie del

pianeta. Considerato l’evento ho cominciato a cercare informazioni su internet, imbattendomi in un fiume di

notizie dalle mille sfumature, alcune interessanti altre meno. In quasi tutte scorreva la solita vena di sensazionali-

smo più che di vera e propria informazione, associando all’evento anche il tema che ha dominato la fine del 2013:

la fine del mondo.

Qualche esempio: “L’asteroide 2012 DA14 non è la fine del

mondo” oppure “Pericolo asteroide 2012 DA14 e fine del

mondo”. Anche i dati proposti prevalentemente dalla NASA

sono stato riproposti con analoga ambiguità: “Allarme degli

scienziati americani. […] Secondo l’osservatorio della NASA,

le probabilità che 2012 DA14 colpisca la Terra sono una su

4.550. Il che non garantisce che non arriverà […] ma gli os-

servatori della Nasa e altri scienziati non sembrano

d’accordo tra loro. Alcuni sono molto allarmisti, altri sono

più moderati nelle loro previsioni”.

Per non parlare poi delle notizie che si contraddicono in modo

ridicolo tra loro: “2012 DA14, l’asteroide che non dovrebbe

colpire la Terra nel 2013” contro “L’asteroide 2012 DA14

potrebbe colpire la Terra”. Non è poi difficile associare que-

sto evento all’incubo nucleare: “Asteroide 2012 DA14: potere

distruttivo di una bomba atomica […] in questi giorni si co-

mincia a parlare molto intensamente di una nuova data per la

fine del mondo, il 15 Febbraio 2013”. Senza dimenticare le

argomentazioni degli astrologi, pronti come sempre a espri-

mersi su ogni argomento nell’ambito di spazi messi a disposi-

zione anche delle televisioni pubbliche e, purtroppo, ascoltati

da molti: “2012 DA14: OLTRE I MAYA CON L’ASTEROIDE PAZZO.

Pensavamo di doverci preoccupare del 2012 e delle profezie dell’antico popolo dei Maya, e invece, per uno strano

gioco del destino, ci ritroviamo a preoccuparci dell’inizio dell’anno successivo al tanto citato 2012, dai maggiori

tabloid del mondo. Qualche mese di respiro e i primi mesi del 2013, pare che possano diventare più preoccupanti

di tutte le profezie Maya. Come mai, vi starete chiedendo? E’ presto detto, e la voce autorevole è che non si può

discutere: la NASA. E’ stato battezzato 2012 DA14 l’asteroide che ha preoccupato e continua a farlo, con la sua

comparsa, gli scienziati della NASA. […] ma gli eventi celesti non controllabili ci sono, a compendio di un pas-

saggio che al momento preoccupa, ma non dovrebbe apportare il disastro che fece sparire i dinosauri, asteroide

delle stesse dimensioni.

Nella speranza che i Maya, sempre abbastanza precisi nelle loro previsioni, non abbiano sbagliato i calcoli - sono

solo pochi mesi alla fine -, visto la “fine” prevista dall’antico popolo e che ferma tutto al 21 dicembre 2012 sul ca-

lendario Maya. Ma giusto per non farci mancare niente, chiediamo all’astrologia di dire qualcosa in più sulla

nuova data non prevista dai Maya, ma egualmente preoccupante per il genere umano: 15/16 febbraio 2013 ore

22.00/02.00. Il cielo del 2013 in febbraio 15 e 16 porta la quadratura lunga di cui abbiamo già riferito e che è la

causa di recenti disastri. Sicuramente i blackout non mancheranno e le comunicazioni saranno, in quei giorni, mal

gestite se non azzerate. La terza casa astrologica porta difatti Plutone che intreccia dal segno del Capricorno a

quello dell’Ariete, …”.

Ovviamente e per fortuna nella variegata galassia di internet si trovano anche siti che trattano l’argomento con il

rispetto che richiede, ma vien da pensare alle ragioni di Sergio Foglia proposte in un articolo apparso sulla rivista

ASTRONOMIA dell’Unione Astrofili Italiano nel 2004, quando esordiva con un interrogativo: “Sono potenzial-

mente più pericolosi gli asteroidi o i media?”

L

Una delle tante vignette sulla fine del mondo che si possono trovare in internet.

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Lascio a voi la risposta, io intanto … in attesa della fine del mondo! … proverò a parlavi di questo pianetino che sta

destando attenzione tra quanti s’interessano di NEOs (Near Earth Object), oltre che rappresentare un’imperdibile

occasione per una nuova esperienza osservativa.

L’asteroide 2012 DA14

Come anticipato, il 15 febbraio 2013 transiterà nelle vicinanze della Terra un piccolo asteroide scoperto nel 2012

dagli astronomi dell’osservatorio di “La Sagra”, sulle montagne andaluse, e denominato 2012 DA14 secondo la no-

menclatura dell’Unione Astronomica Internazionale (IAU). L’oggetto, che presenta un diametro stimato di circa 45

m, non desterebbe particolare attenzione se non fosse per questa sua peculiarità di avvicinarsi molto al nostro pia-

neta nel muoversi attorno al Sole in un’orbita molto simile a quella terrestre, ma inclinata rispetto a questa di

10,33°, così da incontrarla quando i due piani orbitali s’intersecano, ossia due volte per ogni rivoluzione attorno al

Sole, ed è in tali condizioni che si realizza l’avvicinamento con il nostro pianeta. Il 16 febbraio 2012, ad esempio,

tale condizione si verificò a una distanza di circa 2,5 milioni di km, circa 6 volte la distanza Terra-Luna, mentre nel

prossimo incontro, come già evidenziato, la distanza sarà notevolmente inferiore.

In quella data l’asteroide sfreccerà nel cielo notturno ad una velocità di quasi 50 primi d’arco ogni ora, quasi due

volte il diametro della luna, e per osservarlo sarà necessario dotarsi di buone effemeridi, che non tarderanno ad ap-

parire in internet o nelle riviste del settore, e carte stellari. Il tutto dovrà essere accompagnato da una buona dose di

pazienza per rintracciarlo, visto che le sue modeste dimensioni lo faranno apparire come una stellina di magnitudi-

ne compresa tra 7 e 8 nel momento di massima luminosità, che si verificherà alle 19:26 GMT (20:26 dei nostri oro-

logi), quando sarà più vicino a noi. In quelle circostanze sarà praticamente indistinguibile dalle altre stelle se non

per l’evidente moto proprio, meglio apprezzabile con osservazioni intervallate di pochi minuti l’una dall’altra. 4

minuti dopo il rendez-vous entrerà cono nel d’ombra della Terra, per poi riapparire 18 minuti più tardi, quindi gra-

dualmente perderà luminosità fino ai limiti delle possibilità dei grandi telescopi. Tutto questo si realizzerà in poche

ore e la sua osservazione costituirà una bella sfida per gli astrofili.

Rappresentazione delle situazioni orbitali di 2012 DA14. La figura di sinistra rappresenta i due piani orbitali con evidenziata la linea d’intersezione, l’altra la geometria del passaggio di nei pressi della Terra il 15 febbra-io 2013.

La designazione di un asteroide. Nel sistema di classificazione dell’Unione Astronomica Internazionale (IAU) un

asteroide viene dapprima provvisoriamente designato alla sua scoperta con una sigla alfanumerica e solo succes-sivamente, ossia quando l’orbita risulta sufficientemente definita per calcolarne le future posizioni, viene definitiva-mente designato con un numero progressivo e un nome. Ad esempio, “3896 Pordenone”, scoperto nel 1987 da Johann Martin Baur, è stato il 3896° asteroide ad essere numerato, non necessariamente il 3896° ad essere sco-perto. Il nome viene quindi proposto dallo scopritore, anche se la decisione finale spetta in ogni caso all’IAU che curiosamente scoraggia l’imposizione di nomi di animali da affezione (ad esempio non esiste un asteroide che porti il nome della cagnetta Laika, primo essere vivente nello spazio). Tornando per un attimo a Martin Baur, astrofilo pordenonese che ci ha lasciato qualche anno fa e che aveva un osservatorio astronomico privato a Chions, il Minor Planet Center gli ha accreditato la scoperta di ben quattordici asteroidi nel periodo tra il 1987 e il 1990, di cui sei in collaborazione con Kurt Birkle, astronomo tedesco. Forse po-chi sanno che a lui è stato anche dedicato l’asteroide 11673 “Baur”, scoperto dall’osservatorio di Farra d’Isonzo dove ora si trova il telescopio che utilizzò per le sue prime scoperte (Molte informazioni sugli asteroidi classificati si possono trovare su Dictionary of Minor Planet Names, di Lutz Schmadel, di cui è disponibile la quinta edizione su http://xa.yimg.com/kq/groups/15139271/710074702/name/Dictionary-of-Minor-Planet-Names.pdf)

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Per quanto concerne la numerazione provvisoria, proprio come nel caso di 2012 DA14, questa viene attribuita in presenza di almeno due notti osservative dell’oggetto che non sia immediatamente identificabile tra quelli cono-sciuti. Successivamente la numerazione si compone facendo seguire l’anno di scoperta da uno spazio e due lette-re: la prima indica il mese in cui è avvenuta (A per la prima metà di gennaio, B per la seconda, C per la prima metà di febbraio e così via), senza considerare le lettere I e Z, la seconda la progressione della scoperta in tale periodo secondo una progressione di 25 lettere, in questo caso viene ignorata la sola lettera I. Nel caso si verifichino più di 25 scoperte la seconda lettera viene riproposta con al pedice il numero ‘1’, se più di 50 la seconda lettera viene r i-proposta con al pedice il numero ‘2’, da 76 a 100 il numero ‘3’ e così via (per fare un esempio: 1995 SA, 1995 SB, ..., 1995 SY, 1995 SZ, 1995 SA1, ..., 1995 SZ1, 1995 SA2, ... , 1995 SZ9, 1995 SA10, ecc.). Nel caso che stiamo considerando, ossia l’asteroide 2012 DA14, è stato il 351° oggetto scoperto nella seconda metà di febbraio 2012 (la lettera A indica che è il primo della serie corrente, le precedenti 14 serie erano composte da 25 asteroidi ciascuna: 1+14*25=351).

Le caratteristiche

2012 DA14 è classificato come NEO di classe Apollo, ossia di quella categoria di asteroidi caratterizzati da un'orbi-

ta con semiasse maggiore di valore superiore a una unità astronomica e perielio inferiore a 1,017 UA. Tale classe

comprende oggetti potenzialmente pericolosi per la Terra a causa della possibilità di un impatto catastrofico. Le

sue dimensioni sono stimate lo rappresentano con un diametro di 45 m e massa pari a 1,3 108 kg.

I parametri orbitali di sono riassunti nella tabella che segue e servono a identificare l’orbita dell’oggetto nello spa-

zio e conseguentemente la sua posizione.

Le caratteristiche orbitali di 2012 DA14

Il significato delle sigle utilizzate è il seguente:

- e: eccentricità

- a: semiasse maggiore dell’orbita. Si misura in Unità Astronomiche (UA = 149,6 106 km)

- q: distanza dal Sole al perielio in UA

- i: inclinazione dell’orbita rispetto all’eclittica (piano orbitale della Terra). Assume valori compresi tra 0° e 180°,

se i è inferiore ai 90° il moto è progrado (ossia avviene nello stesso senso dei pianeti), altrimenti il moto è retro-

grado (il corpo si muove in senso contrario rispetto a quello dei pianeti).

- longitudine del nodo ascendente. È la distanza angolare tra il punto γ e la linea dei nodi, varia tra 0° e 360°

- ω: argomento del perielio. È l'angolo compreso tra il nodo ascendente e il perielio, misurato sul piano orbitale.

Sommato alla longitudine del nodo ascendente equivale alla longitudine del perielio del corpo in orbita attorno

al Sole. Un argomento del perielio di 0° significa che il corpo sarà al perielio quando la sua orbita attraversa

l’eclittica da sud a nord. Un argomento del perielio di 90° significa che il corpo sarà al perielio quando la sua

posizione è la più a nord possibile rispetto l’eclittica.

- M: anomalia media, ossia l’angolo misurato lungo l’orbita, a partire dal perielio e che individua la posizione

dell’oggetto lungo l’orbita all’epoca indicata.

- Tp: tempo di passaggio al perielio

- T: periodo orbitale

Elemento

Valore Unità

di misura

e 0.1081 Gradi

a 1.0018 UA

q 0.8935 UA

i 10.3369 Gradi

147.2623 Gradi

ω 271.0769 Gradi

M 299.9997 Gradi

Ttp 30,044 novembre

2012

T 366.2637 giorni

Mm 0.9828 Gradi/giorno

Q 1.1101 UA

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- Mm: moto medio (gradi/giorno)

- Q: distanza all’afelio (UA)

Altra caratteristica d’interesse è la sua magnitudine assoluta, pari a 24,3. In questo caso il termine ha un significa-

to diverso da quello ordinariamente impiegato per le stelle, per le quali esprime la “magnitudine apparente” quando

sono viste a una distanza di 10 parsec (1 parsec = 3,2 anni luce). Per pianeti, comete e asteroidi, invece, la “magni-

tudine assoluta” è la “magnitudine apparente” che l’oggetto avrebbe se si trovasse ad 1 Unità Astronomica sia

dal Sole che dalla Terra, con un angolo di fase di zero gradi (insomma osservandolo dal centro del Sole). Nel caso

delle stelle si rappresenta con la lettera M, per pianeti, comete e asteroidi con H.

La probabilità d’impatto e le modalità di stima: le scale di Torino e Palermo

Per classificare il pericolo di impatto associabile a oggetti di questo tipo sono da tempo state elaborate due scale

che prendono il nome da altrettante città italiane dove sono state ufficializzate: la Scala di Torino e la Scala di Pa-

lermo. La prima rappresenta uno strumento ad uso degli astronomi e del pubblico per visualizzare immediatamente

la pericolosità di un eventuale impatto contro il nostro pianeta, la seconda si pone le stesse finalità ma risulta ben

più tecnica e complessa.

Nella sua prima versione, chiamata “Indice di pericolosità degli oggetti NEO”, la Scala di Torino venne presentata

da Richard Binzel, del dipartimento di Scienze Planetarie del Massachusetts Institute of Technology (MIT), in una

conferenza alle Nazioni Unite nel 1995. Nel 1999 fu riproposta a Torino, da cui prenderà il nome, nell’ambito di

una conferenza internazionale su questo tema e nel 2005 è stata diffusa in una versione in parte riscritta con

l’obiettivo di permettere di comunicare meglio al grande pubblico il livello di rischio connesso con l’impatto di a-

steroidi e oggetti simili con la Terra. In questa si considera un intervallo di valori da 0 a 10, espressi con numeri in-

teri, dove 0 identifica una possibilità pressoché nulla di collisione, o con effetti eventualmente comparabili a quelli

assai comuni del normale pulviscolo spaziale, troppo piccolo per penetrare l’atmosfera e raggiungere il terreno, e

10 una collisione certa, con effetti su scala planetaria. Questi valori si possono associare a un oggetto in base alla

probabilità di collisione e alla sua energia cinetica espressa in megatoni (MT - milioni di tonnellate di tritolo). A

puro titolo di esempio, la bomba atomica sganciata su Hiroshima aveva una potenza di circa 13 chilotoni TNT,

un megatone di TNT equivale a circa 77 bombe di Hiroshima.

0 Probabilità di collisione ≈ 0 . Piccoli oggetti come meteore e corpi che si bruciano nell’atmosfera

1 E’ previsto un passaggio vicino la Terra con eventualità di collisione estremamente improbabile.

2 Probabilità incontro ravvicinato > media, ma probabilità collisione molto bassa

3 Incontro sicuramente ravvicinato, probabilità di impatto ≥ 1%. Collisione con distruzioni locali. A conoscenza delle autorità pubbliche e delle masse se l’incontro avverrà in meno di un decen-nio.

4 Come il 3, ma distruzioni su scala regionale. A conoscenza delle autorità pubbliche e delle masse se l’incontro avverrà in meno di un decennio.

5 Incontro ravvicinato, probabilità di impatto elevata e distruzione su scala regionale. Pianifica-zioni di interventi per incontri previsti in meno di un decennio

6 Incontro ravvicinato, probabilità di impatto elevata ma con distruzioni su scala globale. Pianifi-cazioni di interventi per incontri previsti in meno di un trentennio

7 Collisione ad alta probabilità con un grande oggetto. Distruzioni su scala globale. Pianificazioni di interventi per eventi previsti in meno di un secolo, specialmente per determinare urgente-mente e in modo conclusivo se vi sarà impatto.

8 Collisione sicura, ma distruzioni su scala locale. Eventi 1-50 volte per 1000 anni

9 Collisione sicura, ma distruzioni su scala regionale, 1 volta ogni 1000-10 5 anni

10 Collisione sicura, con catastrofe climatica su scala globale. Eventi < 1 volta ogni 10 5 anni

Rappresentazione e significato delle aree di pericolo nell’ambito della scala di Torino

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Come già evidenziato, i parametri per classificare un oggetto sono la sua energia cinetica e le possibilità di colli-

sione, ciò significa che un NEO che avrà diversi incontro ravvicinati con la Terra verrà valutato a ogni incontro in

modo diverso sulla scala; di norma solo i valori più alti vengono presi in considerazione ed ogni osservazione diret-

ta del NEO permette di ridefinire in modo sempre più preciso l’orbita, conducendo da valori preoccupanti ad altri

meno o comunque pari a zero.

La Scala Palermo è invece una modalità che si pone l’obiettivo di restituire il rischio d’impatto in termini meno

generici. Si tratta di una scala logaritmica che combina in un singolo valore sia la probabilità di impatto, sia

l’energia cinetica che verrebbe liberata nell’evento, e quindi il danno causato. Un valore 0 indica un rischio equiva-

lente al rischio di fondo (definito come il rischio medio che un altro oggetto maggiore o uguale possa impattare la

Terra nello stesso periodo, cioè fino al tempo del possibile impatto). Un valore +2 indica un rischio 100 volte mag-

giore del rischio di fondo.

Il valore P della Scala Palermo, è definito come il logaritmo in base 10 del rapporto della probabilità di impatto Pi,

con il rischio di fondo nel tempo in anni (DT) che intercorre al possibile impatto:

P = log10 R

R = Pi / (fB × DT)

Il prodotto fB × DT definisce rischio di fondo e rappresenta la probabilità che un corpo di dimensione uguale o

maggiore a quello considerato, mentre la funzione fB è la frequenza d’impatto, una funzione statistica dedotta

dall’osservazione dei crateri da impatto.

Senza entrare in ulteriori dettagli che possono interessare solo gli specialisti, è ovvio come la scala di Palermo rap-

presenti uno strumento più tecnico di quella di Torino, che resta comunque utile per dare all’esterno una descrizio-

ne sintetica della pericolosità associata ad un particolare impatto, e che non sia possibile trasformare una scala

nell’altra, basandosi su modalità di rilievo completamente diverse.

Su http://neo.jpl.nasa.gov/risk/ è disponibile una tabella con tutti gli asteroidi conosciuti che possono impattare con

la terra, con associato il valore delle due scale. Si può notare come su 410 NEO censiti solo 1 (2207 VK184) rappre-

senti un rischio d’impatto diverso da 0 nella Scala di Torino e comunque con il valore di 1, ovvero molto basso.

Alcuni esempi di applicazione. Il record per la più alta classificazione spetta a 99942 Apophis, un NEO di 320 m

catalogato come NEO. Il 23 dicembre 2004, la NASA annunciò che Apophis (allora conosciuto solo con il suo no-me provvisorio 2004 MN4) era il primo oggetto a raggiungere il livello 2 sulla Scala Torino, successivamente cata-logato fino al livello 4. Il 13 aprile 2029 è previsto un incontro con la Terra, ma che attualmente non presenta con-siderevoli possibilità di impatto, anche se maggiori certezze in merito potranno derivare solo da un’accurata valuta-zione dell’orbita e delle sue future impreviste oscillazioni che potrebbero verificarsi proprio a seguito di tale incontro ravvicinato. Prima di Apophis, nessun NEO ha mai avuto un valore sulla scala Torino maggiore di 1. Attualmen-te 2007 VK184, classificato al valore 1, è l’oggetto con il più alto valore sulla scala Torino, con una probabilità cu-mulativa d’impatto dello 0,034% (1 a 2.940)

Oggetto Data e ora di massimo

avvicinamento

Distanza nominale (DL/UA)

Distanza minima (DL/UA)

H Scala di Torino (max)

Scala di Palermo

(max)

2012 DA14 15/2/2013 - ore 19:25 0.09 / 0.00023 0.09 / 0.00023 24.4 0 - 10.0

2007 EO88 18/3/2013 - ore 20:50 4.4 / 0.0114 2.9 / 0.0075 26.4 0 - 6.25

2010 GM23 13/4/2013 - ore 23:00 3.9 / 0.0099 0.9 / 0.0022 24.7 0 - 4.92

2001 AV43 18/11/2013 - ore 18.16 2.9 / 0.0074 2.7 / 0.0068 24.4 0 - 7.58

A puro titolo di curiosità la tabella propone gli incontri più ravvicinati del 2013. Legenda: DL = Distanza Lunare (1.0 DL vale circa 3.84 10

5 km o 0.00257 UA)

UA = Unità astronomica (1.0 UA vale circa 1.5 108 km)

E se 2012 DA14 colpisse la terra?

È possibile stimare le conseguenze dell’impatto di un asteroide con la Terra utilizzando formule e modelli di simu-

lazione elaborati analizzando eventi e do sperimentazioni. Molte informazioni, in particolare, sono state estratte da

studi su impatti da proiettili, osservazioni di esplosioni nucleari e non ed anche dei crateri lunari. Tra le formule più

diffusa giova ricordate quella elaborata da Gault a seguito di studi condotti negli anni 70 e riproposta nell’ambito di

una pubblicazione della regione Piemonte dal titolo “Il rischio asteroidi. Valutazioni scientifiche e misure preven-

tive”, scritto da un gruppo di astronomi dell’INAF, Osservatorio Astronomico di Torino nel 2005:

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D = 0.351 ρp1/6

ρt-1/2

(gt/1.67)-0.165

W0.28

(sinθ)1/3

Dove:

D: diametro visibile del cratere in metri

Ρp: densità dell’asteroide

ρt: densità della Terra

gt: accelerazione di gravità della Terra

W: energia cinetica del proiettile

θ: angolo che la direzione di caduta forma con la superficie terrestre

Gli indici “p” e “t” si riferiscono rispettivamente al proiettile ed al bersaglio, in quest’ultimo caso la Terra (t).

Sullo stesso argomento sono anche disponibili modelli ben più evoluti, alcuni dei quali disponibili su internet. Di

particolare interesse è IMPACT EARTH! (www.purdue.edu/impactearth), elaborato da un gruppo di ricercatori

dalla Purdue University di Londra, che permette di inserire i dati connessi con la dinamica d’impatto e di calcolarne

gli effetti sulla terra.

Considerando le caratteristiche di 2012 DA14 si può scoprire che al suo ingresso nell’atmosfera, considerando ad

esempio un angolo d’incidenza di 45° e una velocità di 13 km/s, comincerà a rompersi a un’altitudine di 49.700 m,

a 8.760 m esploderà in una moltitudine di frammenti che si muoveranno con una velocità residua di 4,8 km/h. Ma

ciò che più interessa è che non si formerà alcun cratere anche se alcuni pezzi di grandi dimensioni raggiungeranno

la superficie terrestre.

Considerando uno scenario con la stessa geometria d’impatto ma con un corpo di diametro doppio si può scoprire

che l’impatto determinerà un cratere con diametro di 1,04 km e profondo 222 m.

Lo stesso programma permette anche il calcolo di scenari d’impatto connessi con alcuni grandi crateri conosciuti. Il

famoso Meteor Crater, ad esempio, venne generato con un corpo di diametro di 40 m, ossia inferiore a quello di

2012 DA14, ma vista la sua composizione (prevalentemente metallico) e densità (8.000 kg/m3 rispetto ai 3.000

kg/m3 mediamente attribuiti a 2012 DA14), riuscì comunque a determinare un cratere di 1,18 km di diametro e 251

m di profondità.

Il programma è inoltre capace di calcolare altri effetti come la formazione di uno tsunami, la proiezione degli ejec-

ta, effetti termici, sismici e simili, insomma di strumento di modellazione particolarmente interessante.

Interfaccia grafico di IMPACT EARTH!. La figura in alto rappresenta la maschera per l’immissione dei dati relativi all’oggetto di cui si vogliono calcolare gli effetti dell’impatto, quella ne restituisce i dati elaborati.

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“New entry” all’Osservatorio: ISTAR PERSEUS AT 150-15

Caratteristiche principali: - ottica acromatica di elevata qualità: minore aberrazione cromatica rispetto ai normali telescopi cinesi di

pari rapporto focale. - immagini nitide e contrastate. - solida costruzione meccanica con intubazione leg-

gera ma robusta in lega di magnesio. - focheggiatore Crayford ISTAR da 2,5" con riduzione micrometrica

1:10. Include il nuovo focheggiatore micrometrico Crayford made in USA di ISTAR Optical da 2,5" con

corsa da 114mm. Presenta di serie riduttori per accessori da 50,8mm e 31,8mm. Costruzione completa-

mente in metallo.

Caratteristiche tecniche: Tubo ottico rifrattore acromatico D:150mm F:2250mm f/15 - Trattamento Fully Multi-Coated - Intuba-

zione in lega di magnesio - Opacizzazione nero opaca - Focheggiatore Crayford da 2,5" con messa a fuo-

co micrometrica 1:10

Al di là dell’asettica elencazione delle caratteristiche tecniche, lo strumento, installato l’estate scorsa, ha

già sfoderato ottime prestazioni visuali, con immagini incise e dettagliate di Giove, Luna, ammassi glo-

bulari e doppie strette come Arietis …… Sorprendente, a dispetto del rapporto di apertura F/D = 15, la

sua resa sulle nebulose planetarie luminose, come M27 e M57!

UN CALOROSO RINGRAZIAMENTO ALL’OTTICA SAN MARCO DI PORDENONE, PER AVER

MESSO A DISPOSIZIONE DEI SOCI UNO STRUMENTO DAVVERO SUPERBO!

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UNA NOTTE AL RIFUGIO «CAVA BUSCADA»

Il rifugio escursionistico "Cava Buscada", a 1800 metri di quota, si trova in Val Zemola (località Erto

Casso - PN), nel cuore del parco della Dolomiti Friulane, ed è immerso in un paesaggio incantevole dove

regnano pace e tranquillità, tra scenari spettacolari sotto l'aspetto paesaggistico, geologico, floreale e fau-

nistico.

Da qui si può godere di uno splendido panorama e anche i colori serali danno un tocco di magia a questo

luogo. Di notte poi ci si trova in una sorta di osservatorio naturale, affacciato su di un cielo fantastico tap-

pezzato di stelle, da ammirare in maniera ravvicinata grazie ad un telescopio.

Il rifugio sorge all´ interno di un´ area di grande interesse dal punto di vista dell´ archeologia industriale.

Da qui infatti, per decenni, è stata estratta una pietra chiamata ramello rosso ammonitico e molte sono le

tracce, ancora oggi visibili, lasciate da tale attività su questo territorio.

La baracca che un tempo fu il ricovero per i cavatori che lavoravano alla Cava di Marmo (attiva fino al

1994) è stata recuperata sapientemente da Gianpietro Corona. I lavori di ristrutturazione si sono protratti

dal 2007 al 2010, anno dell´apertura del rifugio. Il rifugio è raggiungibile a piedi attraverso i sentieri CAI,

in particolare il 381 da Erto e il "Troi dal Sciarbòn" da Casso.

Alla sera del 19 agosto 2012 un gruppo di nostri associati si è trasferito al rifugio, con una adeguata stru-

mentazione, per passare una notte stupenda ad osservare un cielo impensabile in località di pianura.

Rifugio di Cava Buscada Il rifugio innevato Il marmo rosso ammonitico

....ed ora ad osservare la volta stellata

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