La Fascia Principale Degli Asteroidi

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Gli astronomi hanno definito, forse troppo frettolosamente, questa fascia come residui della formazione del sistema solare, la cui fusione è fallita a causa della interferenza gravitazionale di Giove.

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    La fascia principale degli asteroidi. Ing. Silvano DOnofrio

    Sommario La fascia principale degli asteroidi. .................................................................................................................... 1

    Parte prima la migrazione dei pianeti ........................................................................................................ 2

    La fascia principale degli asteroidi parte seconda: la storia ....................................................................... 5

    La fascia principale degli asteroidi parte terza: la ricostruzione dei fatti ................................................. 11

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    Parte prima la migrazione dei pianeti

    Oggi parliamo della fascia degli asteroidi.

    Perch? mi chiede il mio cane che se ne stava tranquillamente riposando, e forse non

    voleva essere disturbato.

    Perch non interessa pi nessuno e non ne parla pi nessuno. Nemmeno gli astronomi e

    astrofisici. Sono semplici rocce vaganti privi di interesse, dicono.

    La loro attenzione infatti di questultimo secolo si concentrata sulla evoluzione delle

    stelle.

    Ma anche se sono solo sassi non per questo non meritano attenzione, daltra parte il nostro

    sistema solare ne pieno. La Terra una aggregazione di sassi.

    E cos ho deciso di dare un po di dignit a questi corpi celesti, la cui evoluzione non del

    tutto chiara.

    Cosa sappiamo veramente di questa fascia? la prima domanda che rivolge il mio caro

    cane.

    Bene. E una orbita attorno al nostro Sole occupata da detriti di ogni grandezza.

    Si trova tra lorbita di Marte e quella di Giove.

    Questo lo sappiamo. Cosha di particolare questa fascia? Bleff

    Le dimensioni rispondo Le dimensioni di un asteroide di questa fascia pu andare da

    centinaia di chilometri a pochi centimetri, fino a quelle di un granello di polvere.

    Ci sono poi decine di migliaia, forse milioni, di oggetti sopra il chilometro di diametro.

    Tutti gli asteroidi, salvo il pi grande, Cerere, sono classificati come corpi minori del

    sistema solare, ma alcuni, come gli asteroidi Vesta e Igea possono essere riclassificati come

    pianeti nani se dimostreranno di avere raggiunto lequilibrio idrostatico. Gli asteroidi con

    diametri compresi tra 10 e 100 m, circa, sono chiamati meteoroidi.

    Insomma un gran affollamento di asteroidi mi osserva il mio cane difficile da

    passarci attraverso.

    Al 20 Febbraio 2003 risultavano catalogati in modo definitivo 55719 asteroidi. Ma allo

    stato attuale il numero cresce di oltre 2000 al mese.

    Ti sembrer strano ma la massa totale di tutti gli asteroidi della fascia principale

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    difficilmente arriverebbe a pi di un millesimo della massa delle Terra. Contrariamente a

    quanto ci viene mostrato da alcune illustrazioni o ricostruzioni artistiche, la fascia

    principale scarsamente popolata. Le sonde spaziali passano continuamente attraverso di

    essa senza incorrere incidenti di alcun tipo.

    Quello che non si sa ancora la sua vera origine.

    Strano penserai continuo a dire al mio cane Sappiamo tutto, o quasi, sulle stelle ma

    poco sulla formazione di questa fascia. Eppure cos.

    Gli astronomi hanno definito, forse troppo frettolosamente, questa fascia come residui

    della formazione del sistema solare, la cui fusione fallita a causa della interferenza

    gravitazionale di Giove.

    Eppure qualche dubbio rimane se pensiamo che il pianeta Saturno, che non un sassolino,

    si formato pur essendo praticamente alla stessa distanza di Giove dalla fascia degli

    asteroidi.

    Allora come stanno le cose? mi domanda Bleff

    Da ormai una decina di anni diversi studi hanno

    infatti smentito le precedenti ipotesi che

    volevano che gli oggetti celesti della fascia

    principale si fossero formati in loco e che

    fossero i resti di un pianeta mai nato, fallito a

    causa della forte gravit del vicino Giove.

    Lampio spettro che emerge dalla mappatura

    degli asteroidi implica invece che la loro attuale

    distribuzione spaziale sia il risultato della

    migrazione dei pianeti durante i primi miliardi

    di anni di vita del Sistema Solare. Un periodo di

    grande agitazione, durante il quale, secondo i

    moderni modelli fisici, i pianeti giganti sono

    andati migrando per il Sistema Solare sia dentro che fuori prima di trovare pace e stabilirsi

    nelle attuali orbite. Durante questi sommovimenti i pianeti hanno scosso e movimentato

    gli asteroidi come fiocchi in una palla di vetro con la neve.

    Praticamente durante levoluzione del sistema solare, gli asteroidi della fascia principale,

    compresa tra le orbite di Marte e Giove, hanno subito vari processi di rimescolamento,

    processi che sono ancora in corso, dovuti alle migrazioni dei pianeti giganti, oltre a

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    collisioni e alterazioni delle orbite per effetti termici o gravitazionali.

    E questo il modello emerso dalle osservazioni e dalle simulazioni al computer degli ultimi

    decenni, che ha soppiantato modelli classici molto pi statici.

    La migrazione dei pianeti giganti si verificata nel primo miliardo dei 4,5 miliardi di anni

    di et del sistema solare, eppure la fascia degli asteroidi ha un comportamento dinamico

    ancora oggi. Le collisioni tra gli asteroidi continuano a disgregarli, riducendoli a

    dimensioni sempre pi piccole. Quelli di diametro inferiore ai 40 chilometri inoltre, sono

    soggetti alleffetto Yarkovsky, secondo cui i processi di riscaldamento e raffreddamento,

    dovuti alla variabilit della radiazione solare, ne alterano lorbita. Tutti, infine, sono

    soggetti a fenomeni di risonanza orbitale, data linterazione gravitazionale con il vicino

    Giove.

    In definitiva, molti progressi sono stati fatti negli ultimi decenni nella spiegazione

    dellattuale distribuzione degli asteroidi nella fascia principale e della sua evoluzione. Ma

    molto c ancora da scoprire. Lobiettivo per il prossimo futuro, sar chiarire in che modo si

    siano formati e come la loro composizione chimico-fisica legata a quella del nostro

    pianeta.

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    La fascia principale degli asteroidi parte seconda: la storia

    Lo dico subito.

    Parliamo della storia della fascia degli asteroidi, argomento interessate per gli amanti della

    cosmologia e per chi vuole saperne di pi.

    Al mio cane, che gli piacciono i racconti, gli ho sistemato un tappetino sul quale si

    adagiato.

    E voi?

    Decidete voi. Io vado avanti.

    La fascia degli asteroidi tra Marte e Giove viene spesso descritta come una zona morta di

    rocce solcata occasionalmente da un oggetto diretto a grande velocit verso il Sole.

    Ora un nuovo studio dipinge un quadro del tutto diverso, in cui avvengono cambiamenti

    graduali ma continui.

    Le recenti analisi mostrano che gli asteroidi non sono inerti, n oggetti privi di interesse

    per gli scienziati.

    INTRODUZIONE

    Nella nebulosa in cui si origin il Sistema Solare le basse

    temperature favorirono laccrescimento dei pianeti giganti

    a grandi distanze dal Sole, Giove, Saturno, Urano,

    Nettuno, dove era pi abbondante la materia allo stato

    solido che fungeva da nucleo di aggregazione.

    Nelle regioni pi interne, laddove il Sole aveva aggregato

    gran parte della materia, la formazione procedeva pi

    lenta risentendo delle forti perturbazioni gravitazionali

    generate dalla grande massa del pianeta Giove, che ebbe

    leffetto di bloccare, secondo vecchie concezioni, la crescita

    di un corpo planetario tra la fascia comprese tra Marte e lo stesso Giove dove si trovavano

    un gran numero di corpi: gli asteroidi o pianetini.

    LA STORIA Le leggi di Keplero

    Partiamo da Keplero (1571 1630).

    Il merito di questo astronomo, matematico tedesco fu quello di gettare le basi per lo studio

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    delle leggi che regolano il moto dei pianeti formulando quelle che vengono chiamate le tre

    regole di Keplero.

    Lo so che palloso, ma mi piace descriverle brevemente altrimenti non sappiamo di cosa

    stiamo parlando e il contesto storico in cui viveva lastronomia di quei tempi.

    Prima legge di Keplero:

    - Lorbita descritta da un pianeta unellisse, di cui il Sole occupa uno dei due fuochi.

    Oggigiorno sembra un banalit eppure a quei tempi fu qualcosa di rivoluzionario. Keplero

    abbandon la teoria delle orbite circolari, considerate

    orbite perfette, per orbite ellittiche complanari su cui

    orbitano tutti i pianeti, compreso gli asteroidi.

    Se indichiamo con (a) il semiasse maggiore, con (b) il

    semiasse minore si ottiene la distanza (c) del Sole dal

    centro dellellisse (semi distanza focale).

    Interessante il rapporto

    Che definisce la eccentricit dellorbita.

    Solo a titolo informativo la eccentricit degli asteroidi 0,5, quella della Terra 0,0167,

    quella di Marte 0,0934, quella di Plutone 0,2482.

    Per a=b si ha una eccentricit pari a zero, ovvero un cerchio.

    Seconda legge di Keplero:

    - Il segmento (raggio vettore) che unisce il centro del Sole con il centro del pianeta

    descrive aree uguali in tempi uguali.

    Questa seconda legge meno intuitiva ma capirete tutto se guardate la figura.

    Se il tempo impiegato a percorrere il tratto AB uguale a

    quello per percorrere il tratto CD, allora le aree descritte dal

    raggio vettore sono uguali.

    La conseguenza della seconda legge ci dice che la velocit

    orbitale massima al perielio (punto di minima distanza) e

    minima allafelio (punto di massima distanza).

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    Terza legge di Keplero:

    - Il quadrato dei tempi che i pianeti impiegano a percorrere le loro orbite sono

    proporzionali ai cubi delle loro distanze medie dal sole.

    In formule si esprime cos:

    Dove

    T il tempo impiegato da un pianeta a percorrere la sua orbita,

    a la sua distanza dal Sole.

    Se la seconda legge di Keplero poteva sembrare poco comprensibile questa la ancora

    meno, ma dice una cosa importantissima. Via via che ci si allontana dal Sole i periodi

    orbitali diventano sempre pi lunghi.

    Visto che non cos complicato? dico al mio cane che mi ha seguito con interesse e senza

    dire una parola (strano!).

    Arrivati a questo punto usando le 3 leggi di Keplero gli astronomi erano finalmente in

    grado di avere una idea delle dimensioni del Sistema Solare dove viviamo.

    Se siete ancora l, ora passiamo a descrivere un po di storia, fin dallinizio. Vi assicuro che

    una lettura piacevole, nonch interessante.

    Nel frattempo il mio cane ne ha approfittato per farsi una bevuta.

    LA STORIA Inter Iovem et Martem interposui planetam

    Lo scrisse proprio Keplero nel suo Mysterium cosmographicum.

    Quando Keplero mise a confronto i dati sperimentali con quelli previsti dalla enunciazione

    delle sue leggi not delle discrepanze.

    Per dare risposta fece lipotesi che tra Marte e Giove ci doveva essere un altro corpo

    celeste non ancora scoperto.

    Lidea cadde nelloblio.

    Si dovette arrivare al 1772 quando lastronomo Johann Elert Bode divulga una relazione

    empirica secondo la quale il semiasse maggiore delle orbite planetarie note a quel tempo,

    espresse in unit astronomiche (1UA = 149,6 milioni di chilometri dal Sole), si ricavava con

    buona approssimazione dalla seguente successione matematica:

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    Dove n 0, 1, 2, 3, 5, 6 corrispondenti a Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno.

    La legge metteva in evidenza che mancava un corpo celeste corrispondente al numero 4

    che si sarebbe dovuto trovare a 2,8 UA proprio tra Marte e Giove.

    Anche questa relazione empirica rimase solo una curiosit matematica fin quando nel 1781

    William Herschel non scopri Urano la cui distanza dal Sole era con buona approssimazione

    la distanza fornita da Bode con n=7.

    Questa scoperta port gli astronomi a intensificare gli studi sul corpo celeste che occupava

    il posto numero 4.

    LA STORIA Cerere

    Tuttavia passarono altri 20 anni di osservazioni senza successo.

    A quellepoca a Palermo era in funzione un osservatorio astronomico diretto da un abate

    teatino, Giuseppe Piazzi, che si occupava della compilazione di un catalogo stellare.

    Era il 1 Gennaio 1801 mentre passava sistematicamente in rassegna le varie parti della

    volta celeste, not nella costellazione zodiacale del

    Toro un punto luminoso di ottava magnitudine non

    segnata sulle mappe di cui disponeva.

    Nelle notti successive osserv con grande sorpresa

    che il punto luminoso si spostava lentamente in

    moto retrogrado rispetto alle stelle fisse con velocit

    costante.

    Dapprima pens ad una cometa. Ma non aveva coda

    e il moto apparente era lento e uniforme.

    Piazzi segu meticolosamente il nuovo corpo celeste

    fino al 23 di Gennaio. Dopo di che avvert il

    direttore della Specola di Brera in Milano.

    Una lettera analoga la scrisse allastronomo tedesco Bode, direttore dellosservatorio di

    Berlino.

    Nel corso dei successivi 41 giorni loggetto misterioso aveva percorso nel cielo un arco di

    soli 3 gradi. Le sue osservazioni erano state comunque sufficienti a stabilire che la orbita

    fosse quasi circolare e non allungata delle comete, ma non abbastanza da stabilire la sua

    orbita completa.

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    Bode, dopo un attento studio, concluse che si trattava di un pianeta e che la lunga ricerca

    del pianeta mancante tra Marte e Giove fosse giunto al suo epilogo e chiese a Piazzi di

    dargli un nome.

    Piazzi scelse il nome di Cerere in onore della dea latina delle messi protettrice della

    Sicilia e di Ferdinando 1 Borbone, re delle due Sicilie.

    Nel corso del 1801 i tentativi di calcolare lorbita del nuovo pianeta si moltiplicarono.

    Tentativi non facili. Le orbite circolari e paraboliche presentano meno difficolt dellellisse,

    che necessita oltre ai fuochi la determinazione di altre tre posizioni in istanti noti. Si

    avvert la necessit e lurgenza di sviluppare un sistema efficace per determinare le orbite

    ellittiche.

    Ci voleva una soluzione geniale.

    A soli 24 anni, il brillante matematico tedesco Karl Friedrich Gauss, quasi senza apparente

    difficolt invent un nuovo metodo per analizzare le osservazioni e ricostruire da esse i

    parametri orbitali senza dover ricorrere a priori al tipo di curva canonica descritta dal

    corpo celeste.

    Il miglioramento dellorbita si ottenne con il riscontro di ulteriori osservazioni utilizzando

    il metodo dei minimi quadrati.

    Grazie al metodo di Gauss fu possibile calcolare le effemeridi (tabelle che contengono

    valori calcolati, nel corso di un particolare intervallo di tempo, di diverse grandezze

    astronomiche variabili, come magnitudine, parametri orbitali, coordinate di pianeti) dai

    dati disponibili di Cerere.

    Attraverso esse Cerere fu rintraccito in prossimit della posizione prevista alla successiva

    opposizione il 7 dicembre 1801 e quindi 17 e 21 Dicembre.

    La sua posizione nel cielo differiva meno di un terzo di grado da quella calcolata. Lorbita

    era di quella planetaria con un semiasse vicinissimo da quello calcolato da Bode

    Fu un trionfo per la meccanica celeste.

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    LA STORIA Pallade Giunone Vesta (foto)

    Il 28 Marzo 1802 Heinrich Olbers, ad un anno

    esatto dalla scoperta di Piazzi, individu un

    nuovo oggetto celeste dalle caratteristiche

    simili a Cerere: Pallade (Pallas).

    La scoperta dest incredulit ed anche

    disappunto dal momento che Olbers era

    semplicemente un medico di Brema, per

    quanto stimato studioso di comete.

    Gli scienziati dovettero ammettere la scoperta

    solo dopo che lorbita calcolata da Gauss

    non lasciava dubbi sulla posizione del nuovo

    corpo celeste.

    Olbers fu subito pronto a fare lipotesi che gli oggetti appartenenti a quella fascia dovessero

    essere molto pi numerosi.

    Si apr cos una vera e propria campagna di osservazione.

    Il 1 Settembre 1804 fu scoperto il terzo asteroide: Giunone (Juno). Il 29 Marzo 1807 fu

    la volta di Vesta.

    Tutti questi oggetti sembravano orbitare nella stessa fascia attorno al Sole nel vasto anello

    tra Marte e Giove.

    Con questi oggetti si era cos conclusa la individuazione degli asteroidi pi grandi e quindi

    pi luminosi.

    Tutto lasciava ad intravedere la presenza di altri asteroidi pi piccoli.

    I corpi che per le loro dimensioni pi piccole dei pianeti veri e propri furono

    chiamatipianetini oppure asteroidi per laspetto puntiforme (asteroide infatti significa

    proprio a forma di sfera).

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    La fascia principale degli asteroidi parte terza: la ricostruzione dei fatti

    Abbiamo visto che la Fascia principale degli asteroidi unampia zona del sistema solare

    compresa tra lorbita di Marte e quella di Giove, occupata da un gran numero di oggetti con

    dimensioni e masse molto variabili: si va dai quattro pi grandi, Cerere, (ora classificato

    come pianeta nano), Vesta, Pallade e Igea, con diametri di centinaia di chilometri, fino ai

    granelli di polvere.

    Riprendiamo il racconto.

    LA STORIA la tecnica fotografica

    I pianetini destarono comunque grande interesse nonostante le loro modeste dimensioni.

    Tuttavia dopo la scoperta di Igea si dovette attendere pi di 38 anni prima di scoprire l8

    dicembre 1845 quando si individu il quinto asteroide: Astraea, dal nome della dea

    della giustizia.

    Il successivo asteroide fu individuato il 1 Luglio 1847 e venne chiamato Hebe.

    Nel corso dei successivi anni tutti gli asteroidi pi luminosi furono individuati.

    Un impulso fondamentale venne dato dallastronomo tedesco Max Wolf con la tecnica

    fotografica quando il 22 dicembre 1891 scopr fotograficamente il 323 esimo asteroide:

    Brucia.

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    Gli asteroidi muovendosi sullo sfondo delle stelle fisse lasciavano sulle lastre evidenti

    tracce allungate.

    Con lapplicazione della tecnica fotografica il ritmo delle scoperte aument sensibilmente.

    A questo punto la sfida fu aperta a tutti: astronomi e dilettanti, professionisti e

    appassionati.

    Al giorno doggi luso del mezzo fotografico stato abbandonato da tempo a favore di

    strumenti elettronici altamente sofisticati e sensibili.

    Il CCD (acronimo dellinglese Charge-Coupled Device), un dispositivo ad accoppiamento

    di carica (non vi sto a spiegare come funziona perch non lho capito nemmeno io) che

    permette di utilizzare le informazioni direttamente in forma analogica per riprodurre

    immagini sugli schermi ed essere convertite in formato digitale per limmagazzinamento in

    file che ne garantiscano il riutilizzo futuro.

    Il successo di tali dispositivi ha permesso anche agli astrofili di contribuire in maniera

    determinante alla ricerca di nuovi asteroidi.

    Sta di fatto che negli anni 90 il numero degli asteroidi scoperti assistito di un aumento

    esponenziale.

    Il successivo avvento di strumenti professionali mirati alla ricerca automatica (Neat,

    Linear, Loneaos) ha ridotto il contributo degli appassionati, ma non linteresse.

    Lorgano mondiale che si cura di coordinare il lavoro di ricerca e ratificare le scoperte il

    Minor Planet Center, con sede nellHarward Center for Astrophysics di Cambridge nel

    Massachusetts (Usa).

    I pianetini dallorbita conosciuta vengono catalogati con un numero sequenziale seguito da

    un nome proprio, il quale viene proposto per tradizione dallo scopritore.

    Attualmente per ragioni di regolamento la definizione finale del pianetino viene prima

    vagliata e ratificata da una commissione.

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    LA SITUAZIONE

    Al 20 Febbraio 2003 risultavano catalogati in modo definitivo 55719 asteroidi.

    Ci sono poi decine di migliaia, forse milioni, di oggetti sopra il chilometro di diametro e

    corpi minori fino alla grandezza di un granello di polvere.

    TEORIE DI FORMAZIONE

    Vale la pena di aprire una parentesi sulle principali teorie riguardanti la formazione della

    fascia degli asteroidi.

    Teoria della esplosione

    Gi nel 1805 a soli quattro anni dalla scoperta di Cerere, Olbers propose una ipotesi

    sconvolgente.

    Un pianeta orbitante tra Marte e Giove, chiamato Minerva, era esistito in epoche

    primordiali e poi esploso catastroficamente per motivi igniti, lasciando al suo posto solo

    una moltitudine di piccoli frammenti orbitanti.

    Questa ipotesi affascin subito il pubblico e gli scrittori. Ma le incongruenze vennero

    presto messe in evidenza.

    - Le orbite dei frammenti della esplosione non potevano essere derivanti tutti da una unica

    esplosione.

    - Non si conosceva il motivo fisico che avrebbe portato alla esplosione di un intero pianeta.

    - Il materiale degli asteroidi sono di origine primordiale, non compresso e riscaldato

    come invece sono le rocce che compongono linterno di un pianeta di tipo terrestre.

    Teoria dellaborto

    Una nuova teoria fu portata negli anni 50 del XX secolo dallastrofisico sovietico Victor S.

    Safronov (1917- 1999).

    Lidea era che gli asteroidi sarebbero stati i resti non di un pianeta distrutto, bens

    abortito.

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    Lastrofisico suppose che al tempo della nebulosa primordiale, proto-planetaria, che

    gener il sistema solare un pianeta cominci proprio a formarsi in quella zona: Cerere,

    lasteroide pi grande.

    La crescita del pianetino fu per bloccata da quella pi rapida del vicino Giove la cui

    influenza gravitazionale provoc un violento rimescolamento delle orbite dei corpi

    aumentando le velocit con cui ciascuno di questi corpi si muoveva rispetto agli altri

    facendo in modo che gli impatti non fossero di aggregazione ma distruttivi.

    Scientificamente questa sequenza di eventi effettivamente plausibile, dimostrata anche

    da simulazioni al computer.

    RICOSTRUZIONE DEI FATTI

    Facciamo a questo punto una plausibile ricostruzione dei fatti.

    La fascia degli asteroidi, da quanto emerso, ha dovuto fare i conti con la presenza

    ingombrante di Giove.

    Giove nel suo accrescimento ha dovuto fare i conti con numerosi suoi antenati che si erano

    venuti a formare. Alcuni di questi avevano gi assunto dimensioni come quella della Terra

    e le loro traiettorie si spingevano anche nelle zone pi interne.

    Lo stesso Marte dovette limitare la sua crescita in conseguenza di queste presenze, che a

    causa delle perturbazioni orbitali riducevano di molto il numero dei pianetini a

    disposizione per completare la formazione del pianeta.

    Pi vicino a Giove i problemi erano maggiori. Nella fascia degli asteroidi la formazione di

    un pianeta era cominciata secondo le regole della aggregazione gravitazionale ma venne

    presto interrotta dalla presenza di questi corpi perturbatori antenati di Giove. Esso non

    riusc ad andare oltre a un oggetto di circa 1000 km di diametro e furono pochi quelli che

    superavano i 400 km di diametro

    Poi le cose precipitarono.

    Le perturbazione dei pianeti perturbatori antenati di Giove fecero aumentare la

    eccentricit delle orbite dei pianetini che si stavano aggregando tra lorbita di Marte e

    quella di Giove, ossia le orbite divennero sempre pi allungate.

    Questo significava che in alcuni tratti delloblita le velocita dei pianetini aumentavano fino

    a 4/5 km al secondo che anzich favorire laccrescimento li faceva scontrare tra loro fino

    alla completa distruzione.

    Tutto ci che si era costruito pian piano nella fascia degli asteroidi venne velocemente

    sconquassato e nel giro di pochi milioni di anni inizi una nuova fase dominata dagli urti

    catastrofici. I vari pianetini si auto distruggevano riducendosi in sciami di innumerevoli

    frammenti pi piccoli, mettendo cos la parola fine alla formazione di un vero pianeta su

    quellorbita.

    Soli i pi grandi riuscirono a salvarsi.

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    Questa situazione, anche se in maniera pi ridotta, permane ancora dove gli asteroidi pi

    piccoli scontrandosi tra loro si sminuzzano fino a diventare polvere.

    CONCLUSIONE

    La mancata formazione di un vero pianeta in questa fascia pu tuttavia essere vista in

    senso positivo.

    I frammenti di questi asteroidi non ebbero il tempo di innescare quei processi termici dei

    pianeti maggiori e di conseguenza quei processi chimici tipici della aggregazione della

    materia per compressione gravitazionale. Essi rappresentano un popolazione di veri e

    propri fossili delle origini del sistema solare

    Oggigiorno la cintura degli asteroidi rappresenta una regione unica per lo studio delle

    prime fasi di origine del sistema solare. In essi possibile leggere i primi milioni di anni

    del nostro sistema planetario.

    Asteroidi e comete sono dunque un interessante campo di studio e ricerca archeologica.

    ULTERIORI OSSERVAZIONI (a beneficio dei pi curiosi)

    La classificazione

    Le prime misurazioni condotte storicamente hanno portato a una classificazione degli

    asteroidi in due grandi categorie sulla base della riflettivit, o albedo: la fascia pi interna,

    caratterizzata da una maggiore riflettivit e da unemissione di luce pi rossa, e quella pi

    esterna, con una riflettivit inferiore e una luce pi blu.

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    Un primo modello, formulato negli anni ottanta, prevedeva che questa distinzione di

    colore, correlata con la distanza dal Sole, fosse stata prodotta dalle diverse temperature

    presenti nelle diverse zone della fascia degli asteroidi nel sistema solare primordiale: gli

    asteroidi pi rossi, in particolare, avrebbero subito un fenomeno di fusione parziale.

    Proprio i dati sulla temperatura, inoltre, erano considerati cruciali per riuscire a capire le

    condizioni presenti durante la formazione dei pianeti.

    Modello di Nizza

    Con il passare degli anni, le osservazioni hanno messo in crisi questa visione, smentendo

    direttamente la suddivisione basata sulla riflettivit e aprendo la strada, insieme con nuove

    e pi accurate simulazioni della dinamica dei pianeti, a ipotesi di unevoluzione molto pi

    movimentata del sistema solare.

    Lesito di questa messa in discussione dei vecchi modelli stata la formulazione del

    cosiddetto Modello di Nizza, il quale prevede che, poco dopo la dissipazione del disco

    protoplanetario, vi sia stata una fase dintensa instabilit delle orbite dei quattro giganti

    gassosi, Giove, Saturno, Urano e Nettuno, che sarebbero migrati verso le attuali orbite.

    Questa ipotesi stata poi corroborata dallosservazione di alcuni asteroidi isolati, non

    assimilabili per caratteristiche fisiche agli asteroidi circostanti. Le misurazioni sulla

    composizione di decine di migliaia di asteroidi, successivamente, hanno portato alla

    conclusione che, nellevoluzione del sistema solare, il rimescolamento degli asteroidi ha

    rappresentato la regola pi che leccezione.

    Nonostante tutti gli studi, le analisi e le mappature, rimane ancora molto da scoprire su

    questi corpi celesti e la loro struttura interna.

    FINE