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La fascia principale degli asteroidi. Ing. Silvano DOnofrio
Sommario La fascia principale degli asteroidi. .................................................................................................................... 1
Parte prima la migrazione dei pianeti ........................................................................................................ 2
La fascia principale degli asteroidi parte seconda: la storia ....................................................................... 5
La fascia principale degli asteroidi parte terza: la ricostruzione dei fatti ................................................. 11
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Parte prima la migrazione dei pianeti
Oggi parliamo della fascia degli asteroidi.
Perch? mi chiede il mio cane che se ne stava tranquillamente riposando, e forse non
voleva essere disturbato.
Perch non interessa pi nessuno e non ne parla pi nessuno. Nemmeno gli astronomi e
astrofisici. Sono semplici rocce vaganti privi di interesse, dicono.
La loro attenzione infatti di questultimo secolo si concentrata sulla evoluzione delle
stelle.
Ma anche se sono solo sassi non per questo non meritano attenzione, daltra parte il nostro
sistema solare ne pieno. La Terra una aggregazione di sassi.
E cos ho deciso di dare un po di dignit a questi corpi celesti, la cui evoluzione non del
tutto chiara.
Cosa sappiamo veramente di questa fascia? la prima domanda che rivolge il mio caro
cane.
Bene. E una orbita attorno al nostro Sole occupata da detriti di ogni grandezza.
Si trova tra lorbita di Marte e quella di Giove.
Questo lo sappiamo. Cosha di particolare questa fascia? Bleff
Le dimensioni rispondo Le dimensioni di un asteroide di questa fascia pu andare da
centinaia di chilometri a pochi centimetri, fino a quelle di un granello di polvere.
Ci sono poi decine di migliaia, forse milioni, di oggetti sopra il chilometro di diametro.
Tutti gli asteroidi, salvo il pi grande, Cerere, sono classificati come corpi minori del
sistema solare, ma alcuni, come gli asteroidi Vesta e Igea possono essere riclassificati come
pianeti nani se dimostreranno di avere raggiunto lequilibrio idrostatico. Gli asteroidi con
diametri compresi tra 10 e 100 m, circa, sono chiamati meteoroidi.
Insomma un gran affollamento di asteroidi mi osserva il mio cane difficile da
passarci attraverso.
Al 20 Febbraio 2003 risultavano catalogati in modo definitivo 55719 asteroidi. Ma allo
stato attuale il numero cresce di oltre 2000 al mese.
Ti sembrer strano ma la massa totale di tutti gli asteroidi della fascia principale
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difficilmente arriverebbe a pi di un millesimo della massa delle Terra. Contrariamente a
quanto ci viene mostrato da alcune illustrazioni o ricostruzioni artistiche, la fascia
principale scarsamente popolata. Le sonde spaziali passano continuamente attraverso di
essa senza incorrere incidenti di alcun tipo.
Quello che non si sa ancora la sua vera origine.
Strano penserai continuo a dire al mio cane Sappiamo tutto, o quasi, sulle stelle ma
poco sulla formazione di questa fascia. Eppure cos.
Gli astronomi hanno definito, forse troppo frettolosamente, questa fascia come residui
della formazione del sistema solare, la cui fusione fallita a causa della interferenza
gravitazionale di Giove.
Eppure qualche dubbio rimane se pensiamo che il pianeta Saturno, che non un sassolino,
si formato pur essendo praticamente alla stessa distanza di Giove dalla fascia degli
asteroidi.
Allora come stanno le cose? mi domanda Bleff
Da ormai una decina di anni diversi studi hanno
infatti smentito le precedenti ipotesi che
volevano che gli oggetti celesti della fascia
principale si fossero formati in loco e che
fossero i resti di un pianeta mai nato, fallito a
causa della forte gravit del vicino Giove.
Lampio spettro che emerge dalla mappatura
degli asteroidi implica invece che la loro attuale
distribuzione spaziale sia il risultato della
migrazione dei pianeti durante i primi miliardi
di anni di vita del Sistema Solare. Un periodo di
grande agitazione, durante il quale, secondo i
moderni modelli fisici, i pianeti giganti sono
andati migrando per il Sistema Solare sia dentro che fuori prima di trovare pace e stabilirsi
nelle attuali orbite. Durante questi sommovimenti i pianeti hanno scosso e movimentato
gli asteroidi come fiocchi in una palla di vetro con la neve.
Praticamente durante levoluzione del sistema solare, gli asteroidi della fascia principale,
compresa tra le orbite di Marte e Giove, hanno subito vari processi di rimescolamento,
processi che sono ancora in corso, dovuti alle migrazioni dei pianeti giganti, oltre a
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collisioni e alterazioni delle orbite per effetti termici o gravitazionali.
E questo il modello emerso dalle osservazioni e dalle simulazioni al computer degli ultimi
decenni, che ha soppiantato modelli classici molto pi statici.
La migrazione dei pianeti giganti si verificata nel primo miliardo dei 4,5 miliardi di anni
di et del sistema solare, eppure la fascia degli asteroidi ha un comportamento dinamico
ancora oggi. Le collisioni tra gli asteroidi continuano a disgregarli, riducendoli a
dimensioni sempre pi piccole. Quelli di diametro inferiore ai 40 chilometri inoltre, sono
soggetti alleffetto Yarkovsky, secondo cui i processi di riscaldamento e raffreddamento,
dovuti alla variabilit della radiazione solare, ne alterano lorbita. Tutti, infine, sono
soggetti a fenomeni di risonanza orbitale, data linterazione gravitazionale con il vicino
Giove.
In definitiva, molti progressi sono stati fatti negli ultimi decenni nella spiegazione
dellattuale distribuzione degli asteroidi nella fascia principale e della sua evoluzione. Ma
molto c ancora da scoprire. Lobiettivo per il prossimo futuro, sar chiarire in che modo si
siano formati e come la loro composizione chimico-fisica legata a quella del nostro
pianeta.
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La fascia principale degli asteroidi parte seconda: la storia
Lo dico subito.
Parliamo della storia della fascia degli asteroidi, argomento interessate per gli amanti della
cosmologia e per chi vuole saperne di pi.
Al mio cane, che gli piacciono i racconti, gli ho sistemato un tappetino sul quale si
adagiato.
E voi?
Decidete voi. Io vado avanti.
La fascia degli asteroidi tra Marte e Giove viene spesso descritta come una zona morta di
rocce solcata occasionalmente da un oggetto diretto a grande velocit verso il Sole.
Ora un nuovo studio dipinge un quadro del tutto diverso, in cui avvengono cambiamenti
graduali ma continui.
Le recenti analisi mostrano che gli asteroidi non sono inerti, n oggetti privi di interesse
per gli scienziati.
INTRODUZIONE
Nella nebulosa in cui si origin il Sistema Solare le basse
temperature favorirono laccrescimento dei pianeti giganti
a grandi distanze dal Sole, Giove, Saturno, Urano,
Nettuno, dove era pi abbondante la materia allo stato
solido che fungeva da nucleo di aggregazione.
Nelle regioni pi interne, laddove il Sole aveva aggregato
gran parte della materia, la formazione procedeva pi
lenta risentendo delle forti perturbazioni gravitazionali
generate dalla grande massa del pianeta Giove, che ebbe
leffetto di bloccare, secondo vecchie concezioni, la crescita
di un corpo planetario tra la fascia comprese tra Marte e lo stesso Giove dove si trovavano
un gran numero di corpi: gli asteroidi o pianetini.
LA STORIA Le leggi di Keplero
Partiamo da Keplero (1571 1630).
Il merito di questo astronomo, matematico tedesco fu quello di gettare le basi per lo studio
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delle leggi che regolano il moto dei pianeti formulando quelle che vengono chiamate le tre
regole di Keplero.
Lo so che palloso, ma mi piace descriverle brevemente altrimenti non sappiamo di cosa
stiamo parlando e il contesto storico in cui viveva lastronomia di quei tempi.
Prima legge di Keplero:
- Lorbita descritta da un pianeta unellisse, di cui il Sole occupa uno dei due fuochi.
Oggigiorno sembra un banalit eppure a quei tempi fu qualcosa di rivoluzionario. Keplero
abbandon la teoria delle orbite circolari, considerate
orbite perfette, per orbite ellittiche complanari su cui
orbitano tutti i pianeti, compreso gli asteroidi.
Se indichiamo con (a) il semiasse maggiore, con (b) il
semiasse minore si ottiene la distanza (c) del Sole dal
centro dellellisse (semi distanza focale).
Interessante il rapporto
Che definisce la eccentricit dellorbita.
Solo a titolo informativo la eccentricit degli asteroidi 0,5, quella della Terra 0,0167,
quella di Marte 0,0934, quella di Plutone 0,2482.
Per a=b si ha una eccentricit pari a zero, ovvero un cerchio.
Seconda legge di Keplero:
- Il segmento (raggio vettore) che unisce il centro del Sole con il centro del pianeta
descrive aree uguali in tempi uguali.
Questa seconda legge meno intuitiva ma capirete tutto se guardate la figura.
Se il tempo impiegato a percorrere il tratto AB uguale a
quello per percorrere il tratto CD, allora le aree descritte dal
raggio vettore sono uguali.
La conseguenza della seconda legge ci dice che la velocit
orbitale massima al perielio (punto di minima distanza) e
minima allafelio (punto di massima distanza).
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Terza legge di Keplero:
- Il quadrato dei tempi che i pianeti impiegano a percorrere le loro orbite sono
proporzionali ai cubi delle loro distanze medie dal sole.
In formule si esprime cos:
Dove
T il tempo impiegato da un pianeta a percorrere la sua orbita,
a la sua distanza dal Sole.
Se la seconda legge di Keplero poteva sembrare poco comprensibile questa la ancora
meno, ma dice una cosa importantissima. Via via che ci si allontana dal Sole i periodi
orbitali diventano sempre pi lunghi.
Visto che non cos complicato? dico al mio cane che mi ha seguito con interesse e senza
dire una parola (strano!).
Arrivati a questo punto usando le 3 leggi di Keplero gli astronomi erano finalmente in
grado di avere una idea delle dimensioni del Sistema Solare dove viviamo.
Se siete ancora l, ora passiamo a descrivere un po di storia, fin dallinizio. Vi assicuro che
una lettura piacevole, nonch interessante.
Nel frattempo il mio cane ne ha approfittato per farsi una bevuta.
LA STORIA Inter Iovem et Martem interposui planetam
Lo scrisse proprio Keplero nel suo Mysterium cosmographicum.
Quando Keplero mise a confronto i dati sperimentali con quelli previsti dalla enunciazione
delle sue leggi not delle discrepanze.
Per dare risposta fece lipotesi che tra Marte e Giove ci doveva essere un altro corpo
celeste non ancora scoperto.
Lidea cadde nelloblio.
Si dovette arrivare al 1772 quando lastronomo Johann Elert Bode divulga una relazione
empirica secondo la quale il semiasse maggiore delle orbite planetarie note a quel tempo,
espresse in unit astronomiche (1UA = 149,6 milioni di chilometri dal Sole), si ricavava con
buona approssimazione dalla seguente successione matematica:
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Dove n 0, 1, 2, 3, 5, 6 corrispondenti a Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno.
La legge metteva in evidenza che mancava un corpo celeste corrispondente al numero 4
che si sarebbe dovuto trovare a 2,8 UA proprio tra Marte e Giove.
Anche questa relazione empirica rimase solo una curiosit matematica fin quando nel 1781
William Herschel non scopri Urano la cui distanza dal Sole era con buona approssimazione
la distanza fornita da Bode con n=7.
Questa scoperta port gli astronomi a intensificare gli studi sul corpo celeste che occupava
il posto numero 4.
LA STORIA Cerere
Tuttavia passarono altri 20 anni di osservazioni senza successo.
A quellepoca a Palermo era in funzione un osservatorio astronomico diretto da un abate
teatino, Giuseppe Piazzi, che si occupava della compilazione di un catalogo stellare.
Era il 1 Gennaio 1801 mentre passava sistematicamente in rassegna le varie parti della
volta celeste, not nella costellazione zodiacale del
Toro un punto luminoso di ottava magnitudine non
segnata sulle mappe di cui disponeva.
Nelle notti successive osserv con grande sorpresa
che il punto luminoso si spostava lentamente in
moto retrogrado rispetto alle stelle fisse con velocit
costante.
Dapprima pens ad una cometa. Ma non aveva coda
e il moto apparente era lento e uniforme.
Piazzi segu meticolosamente il nuovo corpo celeste
fino al 23 di Gennaio. Dopo di che avvert il
direttore della Specola di Brera in Milano.
Una lettera analoga la scrisse allastronomo tedesco Bode, direttore dellosservatorio di
Berlino.
Nel corso dei successivi 41 giorni loggetto misterioso aveva percorso nel cielo un arco di
soli 3 gradi. Le sue osservazioni erano state comunque sufficienti a stabilire che la orbita
fosse quasi circolare e non allungata delle comete, ma non abbastanza da stabilire la sua
orbita completa.
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Bode, dopo un attento studio, concluse che si trattava di un pianeta e che la lunga ricerca
del pianeta mancante tra Marte e Giove fosse giunto al suo epilogo e chiese a Piazzi di
dargli un nome.
Piazzi scelse il nome di Cerere in onore della dea latina delle messi protettrice della
Sicilia e di Ferdinando 1 Borbone, re delle due Sicilie.
Nel corso del 1801 i tentativi di calcolare lorbita del nuovo pianeta si moltiplicarono.
Tentativi non facili. Le orbite circolari e paraboliche presentano meno difficolt dellellisse,
che necessita oltre ai fuochi la determinazione di altre tre posizioni in istanti noti. Si
avvert la necessit e lurgenza di sviluppare un sistema efficace per determinare le orbite
ellittiche.
Ci voleva una soluzione geniale.
A soli 24 anni, il brillante matematico tedesco Karl Friedrich Gauss, quasi senza apparente
difficolt invent un nuovo metodo per analizzare le osservazioni e ricostruire da esse i
parametri orbitali senza dover ricorrere a priori al tipo di curva canonica descritta dal
corpo celeste.
Il miglioramento dellorbita si ottenne con il riscontro di ulteriori osservazioni utilizzando
il metodo dei minimi quadrati.
Grazie al metodo di Gauss fu possibile calcolare le effemeridi (tabelle che contengono
valori calcolati, nel corso di un particolare intervallo di tempo, di diverse grandezze
astronomiche variabili, come magnitudine, parametri orbitali, coordinate di pianeti) dai
dati disponibili di Cerere.
Attraverso esse Cerere fu rintraccito in prossimit della posizione prevista alla successiva
opposizione il 7 dicembre 1801 e quindi 17 e 21 Dicembre.
La sua posizione nel cielo differiva meno di un terzo di grado da quella calcolata. Lorbita
era di quella planetaria con un semiasse vicinissimo da quello calcolato da Bode
Fu un trionfo per la meccanica celeste.
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LA STORIA Pallade Giunone Vesta (foto)
Il 28 Marzo 1802 Heinrich Olbers, ad un anno
esatto dalla scoperta di Piazzi, individu un
nuovo oggetto celeste dalle caratteristiche
simili a Cerere: Pallade (Pallas).
La scoperta dest incredulit ed anche
disappunto dal momento che Olbers era
semplicemente un medico di Brema, per
quanto stimato studioso di comete.
Gli scienziati dovettero ammettere la scoperta
solo dopo che lorbita calcolata da Gauss
non lasciava dubbi sulla posizione del nuovo
corpo celeste.
Olbers fu subito pronto a fare lipotesi che gli oggetti appartenenti a quella fascia dovessero
essere molto pi numerosi.
Si apr cos una vera e propria campagna di osservazione.
Il 1 Settembre 1804 fu scoperto il terzo asteroide: Giunone (Juno). Il 29 Marzo 1807 fu
la volta di Vesta.
Tutti questi oggetti sembravano orbitare nella stessa fascia attorno al Sole nel vasto anello
tra Marte e Giove.
Con questi oggetti si era cos conclusa la individuazione degli asteroidi pi grandi e quindi
pi luminosi.
Tutto lasciava ad intravedere la presenza di altri asteroidi pi piccoli.
I corpi che per le loro dimensioni pi piccole dei pianeti veri e propri furono
chiamatipianetini oppure asteroidi per laspetto puntiforme (asteroide infatti significa
proprio a forma di sfera).
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La fascia principale degli asteroidi parte terza: la ricostruzione dei fatti
Abbiamo visto che la Fascia principale degli asteroidi unampia zona del sistema solare
compresa tra lorbita di Marte e quella di Giove, occupata da un gran numero di oggetti con
dimensioni e masse molto variabili: si va dai quattro pi grandi, Cerere, (ora classificato
come pianeta nano), Vesta, Pallade e Igea, con diametri di centinaia di chilometri, fino ai
granelli di polvere.
Riprendiamo il racconto.
LA STORIA la tecnica fotografica
I pianetini destarono comunque grande interesse nonostante le loro modeste dimensioni.
Tuttavia dopo la scoperta di Igea si dovette attendere pi di 38 anni prima di scoprire l8
dicembre 1845 quando si individu il quinto asteroide: Astraea, dal nome della dea
della giustizia.
Il successivo asteroide fu individuato il 1 Luglio 1847 e venne chiamato Hebe.
Nel corso dei successivi anni tutti gli asteroidi pi luminosi furono individuati.
Un impulso fondamentale venne dato dallastronomo tedesco Max Wolf con la tecnica
fotografica quando il 22 dicembre 1891 scopr fotograficamente il 323 esimo asteroide:
Brucia.
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Gli asteroidi muovendosi sullo sfondo delle stelle fisse lasciavano sulle lastre evidenti
tracce allungate.
Con lapplicazione della tecnica fotografica il ritmo delle scoperte aument sensibilmente.
A questo punto la sfida fu aperta a tutti: astronomi e dilettanti, professionisti e
appassionati.
Al giorno doggi luso del mezzo fotografico stato abbandonato da tempo a favore di
strumenti elettronici altamente sofisticati e sensibili.
Il CCD (acronimo dellinglese Charge-Coupled Device), un dispositivo ad accoppiamento
di carica (non vi sto a spiegare come funziona perch non lho capito nemmeno io) che
permette di utilizzare le informazioni direttamente in forma analogica per riprodurre
immagini sugli schermi ed essere convertite in formato digitale per limmagazzinamento in
file che ne garantiscano il riutilizzo futuro.
Il successo di tali dispositivi ha permesso anche agli astrofili di contribuire in maniera
determinante alla ricerca di nuovi asteroidi.
Sta di fatto che negli anni 90 il numero degli asteroidi scoperti assistito di un aumento
esponenziale.
Il successivo avvento di strumenti professionali mirati alla ricerca automatica (Neat,
Linear, Loneaos) ha ridotto il contributo degli appassionati, ma non linteresse.
Lorgano mondiale che si cura di coordinare il lavoro di ricerca e ratificare le scoperte il
Minor Planet Center, con sede nellHarward Center for Astrophysics di Cambridge nel
Massachusetts (Usa).
I pianetini dallorbita conosciuta vengono catalogati con un numero sequenziale seguito da
un nome proprio, il quale viene proposto per tradizione dallo scopritore.
Attualmente per ragioni di regolamento la definizione finale del pianetino viene prima
vagliata e ratificata da una commissione.
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LA SITUAZIONE
Al 20 Febbraio 2003 risultavano catalogati in modo definitivo 55719 asteroidi.
Ci sono poi decine di migliaia, forse milioni, di oggetti sopra il chilometro di diametro e
corpi minori fino alla grandezza di un granello di polvere.
TEORIE DI FORMAZIONE
Vale la pena di aprire una parentesi sulle principali teorie riguardanti la formazione della
fascia degli asteroidi.
Teoria della esplosione
Gi nel 1805 a soli quattro anni dalla scoperta di Cerere, Olbers propose una ipotesi
sconvolgente.
Un pianeta orbitante tra Marte e Giove, chiamato Minerva, era esistito in epoche
primordiali e poi esploso catastroficamente per motivi igniti, lasciando al suo posto solo
una moltitudine di piccoli frammenti orbitanti.
Questa ipotesi affascin subito il pubblico e gli scrittori. Ma le incongruenze vennero
presto messe in evidenza.
- Le orbite dei frammenti della esplosione non potevano essere derivanti tutti da una unica
esplosione.
- Non si conosceva il motivo fisico che avrebbe portato alla esplosione di un intero pianeta.
- Il materiale degli asteroidi sono di origine primordiale, non compresso e riscaldato
come invece sono le rocce che compongono linterno di un pianeta di tipo terrestre.
Teoria dellaborto
Una nuova teoria fu portata negli anni 50 del XX secolo dallastrofisico sovietico Victor S.
Safronov (1917- 1999).
Lidea era che gli asteroidi sarebbero stati i resti non di un pianeta distrutto, bens
abortito.
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Lastrofisico suppose che al tempo della nebulosa primordiale, proto-planetaria, che
gener il sistema solare un pianeta cominci proprio a formarsi in quella zona: Cerere,
lasteroide pi grande.
La crescita del pianetino fu per bloccata da quella pi rapida del vicino Giove la cui
influenza gravitazionale provoc un violento rimescolamento delle orbite dei corpi
aumentando le velocit con cui ciascuno di questi corpi si muoveva rispetto agli altri
facendo in modo che gli impatti non fossero di aggregazione ma distruttivi.
Scientificamente questa sequenza di eventi effettivamente plausibile, dimostrata anche
da simulazioni al computer.
RICOSTRUZIONE DEI FATTI
Facciamo a questo punto una plausibile ricostruzione dei fatti.
La fascia degli asteroidi, da quanto emerso, ha dovuto fare i conti con la presenza
ingombrante di Giove.
Giove nel suo accrescimento ha dovuto fare i conti con numerosi suoi antenati che si erano
venuti a formare. Alcuni di questi avevano gi assunto dimensioni come quella della Terra
e le loro traiettorie si spingevano anche nelle zone pi interne.
Lo stesso Marte dovette limitare la sua crescita in conseguenza di queste presenze, che a
causa delle perturbazioni orbitali riducevano di molto il numero dei pianetini a
disposizione per completare la formazione del pianeta.
Pi vicino a Giove i problemi erano maggiori. Nella fascia degli asteroidi la formazione di
un pianeta era cominciata secondo le regole della aggregazione gravitazionale ma venne
presto interrotta dalla presenza di questi corpi perturbatori antenati di Giove. Esso non
riusc ad andare oltre a un oggetto di circa 1000 km di diametro e furono pochi quelli che
superavano i 400 km di diametro
Poi le cose precipitarono.
Le perturbazione dei pianeti perturbatori antenati di Giove fecero aumentare la
eccentricit delle orbite dei pianetini che si stavano aggregando tra lorbita di Marte e
quella di Giove, ossia le orbite divennero sempre pi allungate.
Questo significava che in alcuni tratti delloblita le velocita dei pianetini aumentavano fino
a 4/5 km al secondo che anzich favorire laccrescimento li faceva scontrare tra loro fino
alla completa distruzione.
Tutto ci che si era costruito pian piano nella fascia degli asteroidi venne velocemente
sconquassato e nel giro di pochi milioni di anni inizi una nuova fase dominata dagli urti
catastrofici. I vari pianetini si auto distruggevano riducendosi in sciami di innumerevoli
frammenti pi piccoli, mettendo cos la parola fine alla formazione di un vero pianeta su
quellorbita.
Soli i pi grandi riuscirono a salvarsi.
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Questa situazione, anche se in maniera pi ridotta, permane ancora dove gli asteroidi pi
piccoli scontrandosi tra loro si sminuzzano fino a diventare polvere.
CONCLUSIONE
La mancata formazione di un vero pianeta in questa fascia pu tuttavia essere vista in
senso positivo.
I frammenti di questi asteroidi non ebbero il tempo di innescare quei processi termici dei
pianeti maggiori e di conseguenza quei processi chimici tipici della aggregazione della
materia per compressione gravitazionale. Essi rappresentano un popolazione di veri e
propri fossili delle origini del sistema solare
Oggigiorno la cintura degli asteroidi rappresenta una regione unica per lo studio delle
prime fasi di origine del sistema solare. In essi possibile leggere i primi milioni di anni
del nostro sistema planetario.
Asteroidi e comete sono dunque un interessante campo di studio e ricerca archeologica.
ULTERIORI OSSERVAZIONI (a beneficio dei pi curiosi)
La classificazione
Le prime misurazioni condotte storicamente hanno portato a una classificazione degli
asteroidi in due grandi categorie sulla base della riflettivit, o albedo: la fascia pi interna,
caratterizzata da una maggiore riflettivit e da unemissione di luce pi rossa, e quella pi
esterna, con una riflettivit inferiore e una luce pi blu.
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Un primo modello, formulato negli anni ottanta, prevedeva che questa distinzione di
colore, correlata con la distanza dal Sole, fosse stata prodotta dalle diverse temperature
presenti nelle diverse zone della fascia degli asteroidi nel sistema solare primordiale: gli
asteroidi pi rossi, in particolare, avrebbero subito un fenomeno di fusione parziale.
Proprio i dati sulla temperatura, inoltre, erano considerati cruciali per riuscire a capire le
condizioni presenti durante la formazione dei pianeti.
Modello di Nizza
Con il passare degli anni, le osservazioni hanno messo in crisi questa visione, smentendo
direttamente la suddivisione basata sulla riflettivit e aprendo la strada, insieme con nuove
e pi accurate simulazioni della dinamica dei pianeti, a ipotesi di unevoluzione molto pi
movimentata del sistema solare.
Lesito di questa messa in discussione dei vecchi modelli stata la formulazione del
cosiddetto Modello di Nizza, il quale prevede che, poco dopo la dissipazione del disco
protoplanetario, vi sia stata una fase dintensa instabilit delle orbite dei quattro giganti
gassosi, Giove, Saturno, Urano e Nettuno, che sarebbero migrati verso le attuali orbite.
Questa ipotesi stata poi corroborata dallosservazione di alcuni asteroidi isolati, non
assimilabili per caratteristiche fisiche agli asteroidi circostanti. Le misurazioni sulla
composizione di decine di migliaia di asteroidi, successivamente, hanno portato alla
conclusione che, nellevoluzione del sistema solare, il rimescolamento degli asteroidi ha
rappresentato la regola pi che leccezione.
Nonostante tutti gli studi, le analisi e le mappature, rimane ancora molto da scoprire su
questi corpi celesti e la loro struttura interna.
FINE
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