Lo sapete che cos’è la ghiaia? chiese. Sì, rispondemmo noi. E sapete da dove viene? Ci...

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Quell’estate mi capitava di sognare di scrivere.

Di giorno le parole non arrivavano, e avevo una gran paura che la mia sorgente si fosse

esaurita. Di notte invece sgorgava così impetuosa che era difficile per la penna starle

dietro. Nei sogni scrivevo a mano, su un blocco di carta giallina senza righe. Stavo

seduto al mio solito tavolo e riempivo una pagina dopo l’altra. Sognavo, ma ero come

diviso a metà: una parte di me agiva, e si lasciava travolgere dalla scrittura; una parte

invece vigilava, sapeva di trovarsi in un sogno e si sforzava di memorizzare il racconto

per dopo. Così al risveglio mi sarebbe bastato afferrare la penna e trascrivere nel modo

più fedele quello che avevo già scritto nel sogno. Avrei trovato qualcosa che tutti gli

scrittori cercano, il segreto dell’ispirazione, sfruttando il mio essere doppio: il me che

dorme e scrive furiosamente, il me che da sveglio ricopia sotto dettatura.

Faceva caldo. Io dormo in mansarda, vicino al tetto della mia casa. D’estate lassù il

calore diventa intollerabile.

A una certa ora della notte mi ribellai e scesi di sotto. Provai a dormire sul divano, ma il

suo tessuto sulla pelle nuda faceva l’effetto di una coperta di lana. Esasperato mi sdraiai

per terra, e finalmente trovai un po’ di sollievo: le piastrelle del pavimento erano fresche

e piacevoli. Presi un cuscino e mi sentii di colpo molto stanco.

Chiusi gli occhi, e quella notte sognai di scrivere una storia di nuotatori.

il nuotatoredi Paolo Cognetti e Mara Cerri

orecchio acerbo presenta

Nel sogno scrissi:

Quando avevamo dodici anni il nostro

allenatore organizzò un’uscita all’aperto.

Ci caricò su un furgone e ci portò in periferia,

verso un’antica cava di ghiaia.

Durante il viaggio l’allenatore

ci raccontò la storia di quel posto:

la nostra città, disse, galleggia su un’immensa

falda acquifera, una specie di lago sotterraneo

alimentato dai ghiacciai.

Sui tetti delle nostre case ci sono i fiori e gli alberi, ma sotto le fondamenta è tutta sabbia e ghiaia.

Lo sapete che cos’è la ghiaia? chiese.

Sì, rispondemmo noi.

E sapete da dove viene?

Ci guardammo, poi scuotemmo la testa.

La ghiaia viene dal letto dei fiumi, disse l’allenatore.

Lì dove stiamo andando, le ruspe ne hanno estratta così tanta

che alla fine hanno raggiunto il livello della falda sotterranea.

Ecco perché la cava di ghiaia è diventata un lago.

Noi non sapevamo cosa dire.

Ci guardavamo chiedendoci se fosse una favola o che.

Ma questo quando è successo? chiese uno di noi.

Molto prima che voi nasceste, rispose l’allenatore.

E tu eri già nato? domandò un altro.

Sì, ma ero solo un ragazzino. Più o meno come voi.

Come noi? pensammo.

Ci guardammo di nuovo.

Finì la città. Cominciò un bosco. Ma non assomigliava a un bosco di montagna.

Era il bosco dei luoghi abbandonati, quello che cresce dove non c’è più nessuno.

Ci spogliammo.

SEGUE…