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17-07-202018
LE NUOVE STIME CON UN CALO DEL PIL ITALIANO DEL 9,3% PER QUEST'ANNO
Allarme Svimez sull'effetto Covid al Sud«Perderà 380m11a posti solo nel 2020»MAURIZIO CARUCCIRoma
S arà soprattutto il Sud a pagare per lapandemia. Il Covid 19 ha colpito unMezzogiorno già in recessione, prima
ancora di aver recuperato i livelli pre-crisi2008 di prodotto interno lordo e occupazio-ne. Il crollo del Pil nel 2020 è più intenso nelCentro-Nord (-9,6%), attestandosi comun-que su livelli inediti anche nel Meridione (-8,2%). A preoccupare sono le ricadute socia-li di un impatto occupazionale, più forte nelMezzogiorno, che perde 380mila posti di la-voro nel solo 2020 (il 6% rispetto al 3,5% delCentro-Nord: ossia circa 600mila occupati).I.a perdita di occupati è paragon abile a quel-la subita nel quinquennio 2009-2013 (-369mila). La gravità delle previsioni della Svi-mez-Associazione per lo sviluppo dell'indu-stria nel Mezzogiorno sono attenuate dal con-sistente sostegno delle politiche pubbliche.Grazie agli interventi di contrasto agli effettidel Covid-19, per un importo pari a circa 75
miliardi di curo, la caduta del Pile stata con-tenuta di circa 2,1 punti al Centro-Nord e diquasi 2,8 punti percentuali nel Sud, anche sein termini pro-capite il beneficio e maggioreal Centro-Nord (1.344 euro) rispetto al Mez-zogiorno (1.015 euro).Le previsioni della Svimez per il 2021 vedonoun Mezzogiorno frenato da una ripresa "di-mezzata": +2,3% il Pil contro il 5,4% del Cen-tro-Nord. La politica nazionale ha sostenutol'economia nel pieno della più grande crisidal dopoguerra dagli impatti senza prece-denti sui redditi e sui consumi delle famigliee sugli investimenti delle imprese. Per il ri-lancio si rende ora urgente una strategia na-zionale di sostegno alla crescita compatibilecon l'obiettivo del riequilibrio territoriale percogliere le opportunità inedite che si apronocon i nuovi strumenti di finanziamento eu-ropei. Secondo la Svimez, ciò che manca èproprio un Piano di sviluppo sul quale con-centrare una serie di priorità che possano mi-tigare le incertezze legate agli scenari futuri.Di qui la prospettiva di imporre logiche assi-
stenziali e non input specifici allo sviluppoche d'altronde al Sud avrebbero maggiori oc-casioni di riuscita. Molte le iniziative che han-no subìto un netto ritardo per poter esserelanciate, a partire dall'attuazione dello Zes,l'accelerazione dei cantieri infrastrutturali odel Mes. Per far ripartire il Mezzogiorno è ne-cessario l'intervento dello Stato con l'appor-to di investimenti pubblici. Tuttavia, conti-nua a preoccupare l'impatto occupazionalee sociale: è a rischio un posto su cinque. Iltentativo di far riemergere il Paese da questopunto di vista ha presentato non poche lacu-ne. Del resto, il Mezzogiorno ha assistito alcrollo della spesa pubblica per investimentitra il 2008 e il 2018 e, come ricordava l'Istat,non ha ancora potuto recuperare quei 250mi-la posti di lavoro persi durante quel periodo.Le previsioni Svimez sul Sud, dunque, que-st'anno hanno una connotazione decisa-mente negativa. Complice il fermo produtti-vo che non ha fatto altro che rallentare ancordi più la ripresa delle regioni meridionali.
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17-07-20201+4CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
CAMPANIA
PANDEMIA, LE CONSEGUENZE
Nel Sud addioa 380 mila.posti di lavoro
a pagina 4
Quest'anno il Mezzogiornoperderà 380 mila posti di lavoroLe previsioni della Svimez: lo shock da Covid provocherà, soltanto nel 2020, la stessa emorragiadi occupati subita dal 2009 al 2013. E la ripresa, nel 2021, sarà dimezzata rispetto al Nord
Al Sud crollano redditi econsumi. Cala di 6 punti per-centuale l'occupazione (si-gnifica 38o mila posti di lavo-ro in meno). E il futuro, la ri-presa, lo descrive la Svimez,sarà «dimezzata». Le previ-sioni (e i numeri, quelli veri)dell'associazione per lo Svi-luppo del Mezzogiorno, co-me sempre negli ultimi tem-pi, più che un campanellod'allarme sono un urlo nel de-serto.La pandemia ha travolto un
Mezzogiorno già in recessio-ne e ancora reduce, a quasivent'anni di distanza, dallacrisi economica del 2008.
Il crollo del Pil nel 2020 èpiù intenso nel Centro-Nord(-9,6%), attestandosi comun-que su livelli inediti anche nelMezzogiorno (-8,2%). A pre-occupare sono le ricadute so-ciali di un impatto occupazio-nale, più forte nel Mezzogior-no, che perde nel solo 202038omila posti di lavoro. Non acaso il capo della Polizia, Ga-brielli proprio da Napoli haparlato di «un autunno cal-do» sul fronte sociale.Con l'immissione di risorse
e misure da parte dello Stato
per circa 75 miliardi di euro,la caduta del Pil è stata conte-nuta di circa 2,1 punti al Cen-tro-Nord e di quasi 2,8 puntipercentuali nel Mezzogiorno,anche se in termini pro-capi-te il beneficio è maggiore alCentro-Nord (1344 euro) ri-spetto al Mezzogiorno (1015euro).Le previsioni Svimez per il
2021 vedono un Mezzogiornofrenato da una ripresa «di-mezzata»: +2,3% il Pil controil 5,4% del Centro-Nord.
Il motivo? «La politica na-zionale ha sostenuto l'econo-mia nel pieno della più gran-de crisi dal dopoguerra dagliimpatti senza precedenti suiredditi e sui consumi delle fa-miglie e sugli investimentidelle imprese. Per il rilanciosi rende ora urgente una stra-tegia nazionale di sostegnoalla crescita compatibile conl'obiettivo del riequilibrio ter-ritoriale per cogliere le op-portunità inedite che si apro-
no con i nuovi strumenti di fi-nanziamento europei».
Altro elemento negativo è ilcrollo del settore turistico,con particolare riguardo agli
stranieri, componente più di-namica all'interno della spesain consumi di servizi.Quanto ai consumi e ai red-
diti familiari è una catastrofe,un crollo ben più ampio mairiscontrata dalla metà deglianni 90 (-4,1% nel Centro-Nord e -3,3% nel Sud) per ef-fetto, innanzitutto, della fortecontrazione attesa nel volu-me di occupazione.La minore caduta osservata
nel reddito disponibile meri-dionale è in parte da attribui-re alla spinta di segno oppo-sto delle prestazioni sociali,caratterizzata da un pesocomparativamente maggiore,componente nella quale con-
fluiscono gran parte delle mi-sure di sostegno al redditoimplementate dalla politicanazionale. L'effetto congiuntodel blocco produttivo, dellaperdita di reddito e di com-portamenti di spesa forte-mente prudenziali trova ri-flesso in una contrazioneconsistente dei consumi dellefamiglie: - 9,1% al Sud e -10,5al Centro-Nord. All'internodella spesa delle famiglie, inentrambe le macroaree i cali
maggiori sono previsti per laspesa in servizi e, di seguito,per quella in beni durevoli.Mentre poi al Sud crollano
gli investimenti in costruzio-ni (-14,4%), al Nord è più forteil calo degli investimenti inmacchinari (-18,1%). In gene-rale gli investimenti delle im-prese italiane tornano ai livel-li del 1980.
Per Svimez «il sostegno al-l'economia è stato maggiorenel Mezzogiorno, dove sonostati destinati circa i130% de-gli interventi, con un contri-buto alla crescita del Pil di 2,8punti percentuali, mentre alCentro-Nord, beneficiario dicirca il 70% delle misure di so-stegno, il contributo alla cre-scita (il minor crollo) del Pildeterminato dall'interventopubblico è stato del 2,1%». Madopo l'emergenza, servonopolitiche nazionali di coesio-ne territoriale. «E questa l'oc-casione, forse l'ultima, di re-stituire alla politica ordinariail suo ruolo naturale, matroppo al lungo smarrito, digarantire su tutto il territorionazionale parità di accesso aidiritti di cittadinanza».
Simona Brandolini© RIPRODUZIONE RISERVATA
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CAMPANIA
I numeri
II Pil giù dell'8,2%(dato Italia: -9,3)
Secondo la Svimezil Pil del Mezzogiorno,quest'anno, scenderàin territorio negativofino a toccarequota -8;2%.Nel Centronord,invece,
la diminuzionesarà del 9,6%.Dato Italia: -9,3%
Famiglie: consumiin picchiata: -9,1%
Sempre secondo quantoprevede la Svimez,i consumi delle famigliemeridionali sul territorio— nel 2020 —segnalerannoun calo del 9,1%.Per poi tornarea crescerenel'2021 (+2,8%).
Crollanogli investimenti
Nel 2020, ipotizzal'Associazioneper lo Sviluppodel Mezzogiorno,gli investimenti
sul territorio(ossia nel Sud)scenderanno in manieraconsiderevole:-13% rispetto al 2019.
La scheda
• Lo shock
da Covid-19ha colpitoun Meridionegiàin recessione,prima ancoradi averrecuperato
i livelli pre-crisi2008di prodottoe occupazione.Il crollo del Pilnel 2020 è piùintenso nelCentro-Nord(-9,6%),attestandosicomunque sulivelli ineditianche nelMezzogiorno(-8,2%). A
preoccuparesono lericadute socialidi un impattooccupazionale,più forte nelMezzogiorno,che perde nelsolo 2020380mila postidi lavoro. Laperdita dioccupati èparagonabile aquella subitadal 2009§al 2013(-369.000).
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17-07-202028CORRIERE DELLA SERA
La Lente
di Claudia Voltattorni
Svimez: al Sudsi perderanno380 mila postidi lavoro nel 2020Lo choc da Covid-19 hatravolto tutta l'Italia. Manel Sud le conseguenzepotrebbero esserepeggiori. La perdita diposti di lavoro — meno38omila stimati nel 2020— si associa alle previsionidi una «ripresa dimezzata»nel 2021 (solo +2,3% controil +5,4% del Centro-Nord)che può portare a un«autunno di tensionisociali». C'è bisogno di una«strategia nazionale disostegno alla crescitacompatibile con l'obiettivodel riequilibrioterritoriale», per evitareche si allarghi quel gapSud-resto del Paese chevede sempre un'Italia a duevelocità. Lo spiegachiaramente lo Svimez,che nelle sue previsioni peril biennio 2020-2021sottolinea come se la«pandemia ha unito ilPaese», c'è il rischio cheperò poi il Mezzogiorno siritrovi ancora più indietrodi prima. Le previsioni diripresa vedono un Sudtroppo debole. SecondoSvimez, nel 2020 il 6% deiposti di lavoro del Sudandrà perso (contro il 3,5%del Centro-Nord), pari aquanto perso tra il 2009 e il2013. Le politicheeconomiche perl'emergenza Covid finorahanno aiutato, mapotrebbero non bastarepiù. E urgente quindi«individuare le priorità percogliere le opportunitàinedite che si aprono con inuovi strumenti difinanziamento europei. Èquesta l'occasione —avverte il centro studi — direstituire alla politica il suoruolo naturale di garantiresu tutto il territorionazionale parità di accessoai diritti di cittadinanza.
Economia
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17-07-202029CORRIERE DELLA SERA
La risposta del settore alla crisi
Grimaldi (Alls):la logistica? Pionierinella sostenibffità
Sembra un paradosso, mail 2020, annus horribilis per lapandemia, è anche l'anno del-la sostenibilità. E dell'entratain vigore della normativa Imo2020 «che ha imposto allecompagnie armatoriali l'ob-bligo di utilizzare un carbu-rante contenente solo lo 0,5%di zolfo. Noi, seppure nellatempesta, stiamo investendoin ecosostenibilità come pio-nieri». E non toccando la for-za lavoro. Lo dice con unapunta di orgoglio Guido Gri-maldi, presidente Alis (Asso-ciazione logistica dell'inter-modalità sostenibile), a Sor-rento per la due giorni sul fu-turo del comparto. D'altrondeper dirla con il ministro del-l'Università e della Ricerca,
PresidenteGuido Grimaldi,presidente Alis
Gaetano Manfredi, tra gliospiti: «Il trasporto e la logi-stica sono settori chiave in cuil'innovazione impatta di più.Io ho avuto i problema di farrientrare 14 mila studenti Era-smus in Italia. Il contributodel trasporto marittimo è sta-to straordinario. Hanno ri-portato i nostri figli a casa».
Nella crisi generale i setto-re ha retto, «nonostante i go-verno non abbia previsto al-cuna misura specifica». Mil-lecinquecentotrenta aziende,178 mila addetti, «nessuno haperso il lavoro», dice ancoraGrimaldi. Stando a una ricer-ca della Svimez sull'impattodel Covid, il 70% delle impre-se ha subito un calo del fattu-rato inferiore al 30% e soltan-
to il 6,4% ha registrato un calodi oltre il 50%; nel mese digiugno solo il 6% delle impre-se associate ad Alis ha fatto ri-corso alla cassa integrazione.«Questi dati, quindi, confer-mano che anche durante lafase più critica della pande-mia le nostre aziende non sisono mai fermate pur lavo-rando in perdita». E contro-corrente, ribadiscono. Tra leproposte al governo: creditod'imposta, decontribuzione edetassazione per le impreseche mantengono intatti i li-velli occupazionali.«Ad oggi non siamo soddi-
sfatti delle misure dei vari de-creti, talune volte troviamoemendamenti che ci fannocapire ancora una volta che ci
serve un ministero del Mare»,è una delle richieste che s'in-testa Alis e farà oggi al mini-stro dei Trasporti, Paola DeMicheli. A quale emenda-mento si riferisce, però, Gri-maldi? A uno in particolare.Con il quale s'è prorogata diun anno la «convenzione conun operatore che non se lomerita», e cioè l'ex Tirrenia.Convenzione che scadrebbedomani. «Per noi il modello èquello spagnolo — spiega ildirettore Alis, Marcello Di Ca-terina — Se i contributi venis-sero dati direttamente ai tra-sportatori e ai cittadini, il go-verno risparmierebbe 72 mi-lioni l'anno».
Simona Brandolini© RIPRODUZIONE RISERVATA
Grimaldi Parsi:la 1ogisUca? Pionierinello amsterrilnlitù
I.diso., e Rei,piano da 150 milioniper l'energia elTicienle
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Aiuti Covid, meno fondi al Sud>Rapporto Svimez: con i provvedimenti 1.344 euro procapite al Nord e 1.015 nelle regioni meridionaliL'ultima chance per la ripresa: 30 miliardi da spendere entro il 2023. Grassi: dalla crisi si esce solo insieme
Lucilla Vazza
ud, occupazione falcidia-ta ma aiuti più intensi alNord: è quanto emerge
dal rapporto Svimez. Con iprovvedimenti Covid al Nordandranno 1.344 euro procapi-te mentre nel Mezzogiorno lacifra scende a 1.015. L'ultimachance per la ripresa è rappre-sentata dai 30 miliardi daspendere entro il 2013. VitoGrassi, presidente del consi-glio delle rappresentanze re-gionali di Confindustria, av-verte: «Dalla crisi si esce soloinsieme». Alle pagg. 2 e 3
con Santonastaso
Un cantiereper lacostruzionedella lineaferroviaria adalta capacitàtra Napoli eBari. A causadelle minoriattivitàeconomichelacontrazionedel Pii al Sudè statarelativamen-te menopesante
PERSI NEL 2020 380M1LAPOSTI DI LAVOROPIU CHE IN TUTTI
LE PREVISIONIPrevisioni per alcune variabili macroeconomiche, Circoscrizioni e Italia, van %
MEZZOGIORNO CENTRO-NORD ITALIAVARIABILI MACROECONOMICHE 2020 2021 2020 2021 2020 2021
I CINQUE ANNI DI CRISI •PIL -8,2 2,3 -9,6 5,4 -9,3 4,6
DAL 2009 AL 2013 • Consumi totali -5,9 2,5 -7,9 4,2 -7,4 3,7
LA RIPRESA SARA LENTA • Consumi delle famiglie sul territorio -9,1 2,8 -10,5 5,1 -10,1 4,4
•Spesa della Amministrazioni pubbliche 1,9 1,9 1,7 1,3 1,8 1,5
*Reddito disponibile fam.comsumatrici (a) -3,3 3,5 -4,1 6,6 -3,9 5,8
*Esportazione di beni (h) -15,6 9,5 -13,7 7,5 -13,9 7,6
*Investimenti totali -13,0 3,6 -14,8 6,8 -14,3 6,0
• Investimenti in macchine,attrezzature, mezzi di trasporto
-10,7 3,1 -18,1 7,5 -15,5 6,1
• Investimenti in costruzioni -14,4 3,9 -10,0 6,0 -11,4 5,3
(e) nominate, (b) Al netto dei prodotti petroliferi. a previ correntiºetc. SYbltî
io ti Covid. meno fondi al Sud
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L'EGO • 1108
Sud. occupazione falcidiatama cinti più intensi al Nord
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Le previsioni della Svimez
Sud, occupazione falcidiatama aiuti più intensi al Nord>Con i provvedimenti Covid 1.344 euro procapite >Per il Pil calo dell'8,2%. Al Centronord del 9,6%nelle aree settentrionali. e 1.015 nel meridione Nel 2021 recupero di soli 2,2 punti contro 5,4
IL RAPPORTO
Lucilla Vazza
Impatto shock della pandemiasulla ricchezza e l'occupazionedel Paese, cori il Sud che a fronte diun'immediata minore perdita diPii (-8,2%) rispetto al Centronord(9,6%), faticherà però il doppioper risalire la china nel 2021 eprenderà meno aiuti. Nella miglio-re delle ipotesi iI recupero delMezzogiorno si fermerà al 2,3%,mentre il resto del Paese marceràI no cl 5,4%. E il nrotivoèsempliceper quanto drammatico: il Co-vid-19 picchia forte sull'economiameridionale che era già in reces-sione.
Nel complesso la crisi porteràuna perdita di almeno un mïfionedi posti di lavoro nel Paese(G00milaa Centro-Nord e 380mi-la al Sud, quest'ultimo e un calo diintensità paragonabile a quellosu-bito nel quinquennio 2009-2013)comportando così un calo vertigi-noso dei consumi dovuto alla per-dita di reddito delle famiglie. .Atracciare il quadro, le stinse conte-nute nell'ultimo rapporto Svimezpresentato ieri. fez l'osservatorio,tuttavia, lo scenario avrebbe potu-to essere ancora peggiore se nonfossero intervenute le politichepubbliche con un'iniezione di 75miliardi (pari al 4,5°ßi, del Pil) cheha permesso eli limitare i danni,Grazie agli interventi dei governosono infatti disponibili in media1.344 euro pro-capite al Nord (do-ve oggi la crisi è più grave) e 1,015al Sud (dove però la ripresa saràpiù lenta e le famiglie erano giàpiù povere), Per quanto molte mi-
sure abbiano previsto un'eroga-zione uniforme su base pro-capi-te, a presenzadì diversi interventilegati alla dimensione delle perdi-te subite sposta l'intensità del be-neficio individuale a favore dellepopolazioni del Centronord, doveripetiamo la crisi si sente maggior-mente per effetto del blocco dimolti comparii produttivi e del tu-rismo, per esempio nelle grandicittà d'arte (Venezia, Firenze, Ro-ma, innanzitutto).
IL PARADOSSOSvimez spiega così il p at adosso:«Il sostegno all'economia è statomaggiore nel Mezzogiorno, dovesono stati destinati circa il 30% de-gli interventi, con un contributoalla crescita (o, messa in altri ter-mini, con una minor caduta) delPil di 2,8 punti percentuali, men-tre al Centronord, beneficiario dicarta il 70% delle misure di soste-gno, il contributo alla crescita (ilminor crollo) del Pii determinatodall'intervento pubblico è statodel 2,1%».
Le previsioni tengono conto delcontributo significativo delle mi-sure previste dai Dl "Cura Italia","Liquidità"„ "Rilancio" che hannocontributo a contenere la cadutadel Pil.
«La politica nazionale ha soste-nuto l'economia nel pieno dellapiù grande crisi dal dopoguerradagli impatti senza precedenti suiredditi e sui consumi delle fami-glie e sugli investimenti delle im-prese- si legge nel I epoit - Per il ri-
lancio si rende ora urgente unastrategia nazionale di sostegno al-la crescita compatibile con l'obiet-tivo del riequilibrio territorialeper cogliere le opportunità inediteche si aprono con i nuovi Strumen-
ti di finanziamento europei Dun-que, a fronte di un momento inedi-to di crisi si affacciano altrettantoinaspettate possibilità ridisegnareopportunità di crescita e di cani-bianiento grazie a finanziamenti
alai casi abbondanti e convenien-ti,
in attesa pero di un cambia-mento epocale e necessario, quel-lo che è immediatamente eviden-te è l'impoverimento delle fami-glie. II Rapporto lancia infatti unconcreto allarme: «La caduta delreddito disponibile delle famiglieconsumatrici nel 2020 appare es-sere la più ampia mai riscontratadalla metà degli anni '90 (-4,1%nelCentro-Nord e -3,3% nel Sud) pereffetto, innanzitutto, della fortecontrazione attesa nel volume dioccupazione». Il minore calo nelreddito disponibile nel meridioneè in parte da attribuire alla spintad i segno opposto delle prestazionisociali: in sostanza, nel Sud dovec'è più disoccupazione, ci sonopiù persone che già godono di so-stegno al reddito e che dunquenon hanno perso il lavoro sempli-cemente perché già non lo aveva-no.Questo spiega perché a Nord la
crisi oggi è più forte che a Sud, maanche che la ripresa viaggerà a ve-locità differenti: «L'effetto con-giunto del blocco produttivo, del-la perdita di reddito e di comporta-menti eli spesa fortemente pro-denzali trova riflesso in una con-trazione consistente dei consumidelle famiglie: 9,1% al Sud e -10,5al Centronord». Vale la pena chia-rire un punto: dal 21)11 le famigliemeridionali hanno ininterrotta-mente diminuito i propri consu-mi soprattutto nell'area dei servizie dei cosiddetti "tetti durevoh os-
sia appartamenti, automobili osemplicemente abiti o elettrodo-mestici, Insomma l'impoverimen-to si percepirà maggiormente neiterritori dove c'era più benesseree lavoro, ma questo non significache non ci saranno effetti scioc-canti anche nelle aree più disagia-te, dove la povertà rischia di diven-tare cronica e la ripresa di arran-care maggiormente..
Così si spiega la maggiore faticache il sud farli per risalire la chinae recuperare terreno. il rimbalzodi PII atteso nel 2021 il Pii clovreb-be essere significativamente supe-riore nel. Centro-Nord (5,4%) ri-spetto ai Sud (2,3%). Sempre a pat-to dí un sostanziale ritorno allanormalità, magari grazie all'arri-vo di vaccini e cure definitive asticovid, perché se la crisi sanitariadovesse perdurare, con tutta pro-babilità i valori andrebbero rivisti,La politica in questi mesi ha so-
stenuto l'economia come-non ave-va mai fatto prima, per il rilancioserve urgentemente una strategianazionaledi sostegno alla crescitacompatibile con l'obiettivo del rie-quilibrio territoriale. Per Svimezinfatti "Le previsioni per il 2021mostrano una ripresa troppo de-bole per ricostituire la base pro-duttiva e occupazionale distruttadalla crisi e un allargamento deldivario Nord/Sud, senza il suppor-to delle politiche". In sostanza labomba a Sud potrebbe scoppiarequando le misure di sostegno alreddito dovessero calare e la ri pr'e-sa stentare, Per questo Svimez ri-chiama la politica a sfruttare lospirito unitario generatodall'emergenza covid e riprende-re il suo ruolo di coesione dell'uni-tà del Paese e a dirsi garante di pa-rità di accesso ai diritti di cittadi-nanza,
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In cassa trenta miliardida spendere entro 112023Stravolti i criteri di utilizzo per la pandemia A fine 2019 la spesa dei fondi europeiora c'è l'occasione per recuperare il divario del ciclo 2014-20 aveva raggiunto il 26%
IL FOCUS
blando Santonastaso
Tra la fine di quest'anno e il2023 il Mezzogiorno dovràspendere almeno trenta miliar-di tra risorse europee e naziona-li. Si potrebbe dire che non èuna novità visto che anche inpassato, tra cicli di programma-zione dei fondi strutturali Ue ecofinanziamento nazionale, ci-fre del genere non sono maimancate. La differenza, stavol-ta, la fa l'emergenza economicascatenata dalla pandemia chenon solo ha stravolto alcune re-gole di spesa che sembravanoimmutabili specie a livello euro-peo (basta pensare alla sospen-sione del vincolo sugli aiuti diStato) ma soprattutto ha impo-sto — almeno in teoria — una bendiversa accelerazione. E, inol-tre, ha aperto la strada all'utiliz-zo di molte risorse per affronta-re non solo dal punto di vista sa-nitario gli effetti del contagiosul piano economico e sociale.Per dirla in breve, ci sono soldiche il Mezzogiorno non può ri-nunciare a spendere perché, co-me emerso anche dalle analisiprevisionali della Svimez, que-sta è probabilmente l'ultimachiamata per cercare di ridurreil divario.
Partiamo dai fondi europei.che, come sempre, restano unpunto di riferimento decisivoper rilanciare il Sud, ancorchédovrebbero essere solo aggiunti-
PER IL CICLO 2021-27PROVENZANOHA AUMENTATOLA DOTAZIONEDEL FONDOSVILUPPO E COESIONE Il presidente della Svitnez Adriano Giannola
vi di quelli nazionali. Dai datipuntualmente aggiornatidell'Agenzia per la Coesioneemerge che i Programmi opera-tivi regionali nel Sud possonocontare ancora su circa 20 mi-liardi. Non sono soldi da pro-grammare ex novo o da destina-re a questo o quell'obiettivo: lescelte sono state già fatte, e inparte anche modificate dopo larichiesta del ministro Provenza-no alle Regioni di destinare unaparte di quelle risorse ad inter-venti legati, appunto all'emer-genza da pandemia, garantendoil recupero delle stesse nellanuova programmazione delFondo nazionale di sviluppo ecoesione. Le Regioni hannomesso a disposizione 5,3 miliar-di per cui al momento l'utilizzocertificato dei fondi europei ga-rantisce una disponibilità, co-me detto, di una ventina di mi-liardi da spendere entro marzo2023, in base alle dilazioni ditempo previste dai regolamentieuropei.
Per fare più in fretta possibilee garantire così una ripartenzadavvero importante all'econo-mia meridionale occorrerà, unosforzo massiccio, visto che nonsono in discussione gli obiettivilegati ai singoli progetti. Quelli,va ripetuto, restano, ma proprioper la delicatissima situazioneche si è determinata occorreràrealizzarli con scadenze più rav-vicinate o riprogrammarli. Perdare un'idea: a fine 20191a spesacomplessiva dei fondi europeidelle regioni meridionali del ci-clo 2014-2020 aveva raggiunto il26%, meno del 32% delle regionicentrosettentrionali ma in lineacon il target fissato dalla Ue.
Per quest'anno a livello nazio-nale bisognerà arrivare a 19 mi-liardi di spesa certificata (5 mi-liardi in più del 2019, di cui una.buona fetta nel Mezzogiorno).L'obiettivo è di rispettare il nuo-vo target anche se per il lockdo-
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wn molte cose sono cane biate: icantieri di quasi tutte le operepubbliche sono rimasti chiusitre mesi e gli investimenti delleimprese appaiono oggi ancorafrenati dal clima di incertezzagenerale sulla diffusione dellapandemia.
Altre risorse su cui anche ilMezzogiorno può contare suscala europea, in attesa del Mese del Recovery Fund, sono quel-le previste dalla cosiddettaReact-Ue. Si tratta di 55 miliardidi fondi aggiuntivi, destinati arafforzarle politiche di coesio-ne, di cui l'Italia potrebbe bene-ficiare per circa 15 miliardi. Laripartizione è nota: quei soldidovranno andare alle aree chesono state maggiormente colpi-te dal contagio e a quelle più inritardo di sviluppo. Nord e Sud.in altre parole, nel rispetto delprincipio generale della Coesio-ne che rimane, specie in questaemergenza, uno dei capisaldi in-toccabili dell'Unione europea.
LA VELOCITÀE poi c'è l'ampio capitolo deifondi dello sviluppo e coesione,risorse nazionali sulle quali il la-voro di recupero e riprogram-mazione del ministro Provenza-no è stato sin dall'inizio deter-minante. Una decina i miliardiche potranno essere riutilizzatinel Mezzogiorno dopo esserestati per anni solo una posta percosì dire passiva nella program-mazione mazione del fondo stesso. Non acaso per il nuovo ciclo2021-2027 il ministro ha aumen-tato la dotazione complessiva diqueste risorse con l'obiettivo diribadire che saranno proprio lo-ro, oltre agli investimenti pub-blici di cui non si potrà in alcunmodo fare a meno, il vero moto-re della ripartenza del Mezzo-giorno.Anche in questo caso sarà deci-siva la velocità con la quale lespese da finanziare verrannocertificate: e questa, a maggiorragione dopo le indicazioni del-la Svimez, resta la vera sfida davincere. il problema peraltronon è solo di capacità ammini-strativa ma di volontà politica,un terreno molto minato che og-gi deve compiere un ulterioresalto di qualità. Passare dalla ge-stione delle risorse destinateall'emergenza a quella di pro-grammi di sviluppo. Un saltomortale per molte amministra-zioni pubbliche ma decisamen-te necessario. Anche perché lapandemia ha risvegliato unaquestione settentrionale checon il tempo rischia di rimetterein discussione priorità e riparti-zioni faticosamente conquista-te dal Sud.
.C-RIPRODUZIONE RISERVATA
IL LAVOROVariazioni dell'occupazionenel Mezzogiorno e nel Centro-Nord
Dati in migliaia di occupati
2019 2020' 2021 'stima
MEZZOGIORNO600
400
100
1075
200
400
-380.600
800
-1000
CENTRO-NORD600
~o0 414
zoo 135o 100
-+00
-600
-601-s0o
-1000
600
400
zoo 145
-700
.a0o
.a00
•1000
ITALIA
490
-981
F0NiE:20191SiAT libra 11, tawl61.2010e 1021 Rerisìoni 50IMpZ Modello NM005 L'EGO - HUB
In cassa trenta miliardida spendere entro il 2023 "'
•Dalla crisi del Covld sl esce Wsieme,enne premiare sempre le stesse aree
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Q Intervista Vito Grassi
«Dalla crisi del Covid si esce insiemesenza premiare sempre le stesse aree»
dati del rapporto Svimez cimettono di fronte a una crudarealtà: la situazione attuale nellasua gravità non tanto diversada quella pre-Covid, il Sud eragià indietro dal 2008 e la ripresaarca ncava. Ora è finito il tempodegli alibi: ci sono le risorse, c'èla volontà di rimettere in moto ilPaese. La crisi può essere quellamiccia straordinaria cheaspettavamo per avviare un verocambiamento: ora o mai più».Dopo la lettura del rapportoSvimez, non ci gira intorno sulladirezione da prendere, VitoGrassi, che oltre a essere vicepresidente e presidente delconsigliodelle rappresentanzeregionali di Contindustria èanche napoletano..Grassi, le stime Svimezparlano chiaro: il Pil è incaduta libera e se le famigliepagheranno il conto più salato,le imprese faranno fatica ariprendersi...«La preoccupazione degliimprenditori è palpabile, Oggi cìsono tanti ammortizzatorisociali di cui bisognariconoscere il merito al governo,che da questo punto di vista hafatto tutto quello che poteva fare,ma ovviamente siamo tutticonsapevoli che non possonodurare per sempre. Per questo.bisogna "mettere a terra" tutte leprocedure per spendere bene ífondi che saranno adisposizione. Per questo,paradossalmente, questa.emergenza può d iventareun'occasione per accelerarequelle riforme che stanno inpancia da troppo tempoe che ilCovid ha tradotto in unmessaggio d'allarme fortissimo:fate presto, perché non c'è piùtempo. C'è troppo divario socialee tra i territori, se non siinterviene si vive tutti male. Dasolo nessuno può farcela, questoè il messaggio positivo di questapandemia. O si lavora insiemeperla ripresa, o íl Paese rischiadi non farcela. Lo ha detto ilsanto Padre. proviamo ainvertire i fattori di approccio aiproblemi: etica, cultura epolitica. Si cominci prima arisolverei problemi di chi sta più
indietro, La nostra società hadimostrato di avere fondamentafragi ii».Un alto messaggio moraledalla crisi, però l'impattoeconomico è devastante, Comesi immagina la ripresa?«voi dobbiamo essere pronti perquando saranno finiti gliammortizzatori, innanzitutto lacassa «integrazione, ma ancheil divieto di licenziare. Quelgiorno dovrà essere pronto ilpiano di sviluppo con tutte leregole operative. Non si potràimprovvisare o dilungarsiulteriormente in intoppiburocratici, perdendo tempoche non c'è più. Le politiche dirilancio passano da un piano diinvestimenti necessariamentepubblici perché parliamodellegrandi infrastrutturechemancano, ci sono intere aree delPaese dove iancano all'appellostrade, ferrovie, collegamentianche digitali, non solo fisici, Ilgiorno in cui arriveranno ifinanziamenti, dovremo tuttiessere pronti a partire, Questaèla riforma che l'impresa chiedealla politica».La ripresa parte dagliinvestimenti infrastrutturalipiù che dal credito o da altreriforme?«L'investimento infrastrutturale
si traduce automaticamente inuna politica attivadell'occupazione. Le misuredisostegno al reddito con cuistiamo tamponandogli effettidella crisi si devono trasformarein posti di lavoro», Per tornareal rapporto Svintez, se non simettono in piedi attività,lavori, cantieri, conte si puòinvertire al rotta e creareoccupazione?«Ripeto i tempi sonofondamentali».Il Sud arranca sempre di più, èda qui che bisogna ripartire?-Un altro messaggio che cí lasciail Covid è che o si riparte tuttiassiemeo non si riparte. Non cipuò essere una parte del Paese,sempre la stessa, che tiral'economia e una che segue. Conquesta crisi, la storia traccia lalinea di un prima e dopo delnostro Paese. Se bisogna
rilanciare l'economia in Italia,bisogna farlo partendo dallezone che sono più indietro»,Quando però al nord, c'è chidice che gli stipendi al sud
dovrebbero essere più bassi,evocando le "gabbie salariali"superate da oltre 40 anni, leiche pensa'?«Personalmente sono da sempresostenitore di politiche dicoesione territoriale. Ledifferenze della qualità della vitae dei servizi nelle diverse realtàdel Paese esistono e sonofotografate nelle classifiche trale diverse città (premiandosempre le stesse), ma pensare aprovvedimenti checristallizzanonon mi sembra la strada giustaper far crescere l'Italia. Bisognalavorare a politiche di coesionegenerale».Lei è un rappresentante delleimprese, chi sta pagando ilprezzo più alto della crisi?«Giro la domanda ci sono settoricome l'alimenta re e ilfarmaceutico che stannotrainando e vanno bene, maanche chi aveva investito ininnovazione. Ora la crisi ci stafacendo spingere l rcceleratoreper superare il digrtal divide perrecuperare il gap che abbiamocon gli altri paesi. Chi era menopronto oggi sta soffrendo. Ipiccoli stanno soffrendo. igiovani devono entrare inpartita, siamo un paese anziano,bisogna cambiare passo. Ora omai più».
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LE MISURE DI SOSTEGNOAL REDDITO CON CUISTIAMO TAMPONANDOL'EMERGENZA SIDEVONO TRASFORMAREIN POSTI DI LAVORO
In cassa trenta miliardida spendere entro il 2023
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LA PARTITA DIFFICILE DEL RECOVERY OGGI E DOMANI: VEDE MACRON E SPINGE SU ORBAN, KURZ E BABIS
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Conte alla guerra• «Affiliamo le armi» scherza, ma I"intesa è lontana e la Bceresta a guardare • Il nostro Sud perde 380mila posti di lavoro
Conte prova a scoprire tutte le carte della difficile partita che si gioca oggi e domani inConsiglio europeo per portare a casa la preziosa posta del Recoveiy Fund contro la
crisi da Covid che nel sud Italia, secondo lo Svimez, fa perdere 380mila posti solo nel 2020.
CONTE ALLA GUERRA
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IL CONSIGLIO EUROPEO
European Council12 and 13 Oecember 2979
72 et 13 décembre 2019
LA PARTITA DIFFICILE DEL RECOVERY OGGI E DOMANI: VEDE MACRON E SPINGE SU ORBAN, KURZ E BABIS
CONTE ALLA GUERRAA
Bruxelles i le-ader europeitornano a ri-unirsi in pre-senza dopo la
pandemia da Covid-19 che liha tenuti lontani da febbra-io, ma la vicinanza fisica nonriduce la distanza che anco-ra persiste sulla strategia daadottare per la ripresa post-Covid. "Siamo al rush finale,affiliamo le armi", scherzacon i giornalisti il premierGiuseppe Conte prima di in-contrare l'omologo franceseEmmanuel Macron facendola fotografia della situazionetra i 27 colleghi: l'Olanda e ifrugali irremovibili sulla ri-duzione dei 750 miliardi delRecovery fund, il Sud deter-minato a difenderli, i Vise-grad ad accaparrarsene unafetta maggiore. La montagnada scalare si presenta piùardua del previsto e Contelo sa bene visto che deve di-fendere il budget destinatoall' Italia che molti paesi pen-sano di ridurre. La trattativasarà perciò molto lunga e alnetto delle cifre, si apronoaltre problematiche: quellasulla cosiddetta 'governance',Cloe' chi approvera' i piani dirilancio preparati dai Paesi,e quella sulla condizionalita'legata allo stato di diritto,cioe'i fondi li avra' solo chirispetta leggi e valori euro-pei. L'Olanda da sempre ilpaese più frugale ha gia' mi-nacciato barricate sulla pri-ma, pecche' vuole decideresui programmi di rilancio diciascuno, e Ungheria e Polo-
«Affiliamo le armi» scherza, ma l'intesaè lontana e la Bce resta a guardare. Cosìinvoca «responsabilità» per trovare unasoluzione di soccorso alle necessità deiPaesi provati dalla crisi della pandemia
DI COLOMBA MONGIELLO
CONTE IN EUROPA
nia minacciano il veto sul- per il mancato rispetto dellola seconda, pecche' hanno stato di diritto e quindi po-in corso procedure proprio ti-ebbero perdere i finanzia-
menti. il negoziato sui numeridel Recovery e del prossimobilancio pluriennale sembra
al momento il problema piùsemplice. Il presidente delConsiglio europeo CharlesMichel, che guidera' la riu-nione, ha proposto di mante-nere intatti i 750 miliardi disovvenzioni e i 250 di prestitiproposti dalla Commissione.I paesi del Sud con in testa'Italia, Spagna, Portogallo,Francia e altri, difendera' lecifre il piu' possibile, soprat-tutto quelle dei trasferimentia fondo perduto. L'obiettivoper Roma e' portare a casaquasi per intero quegli 81,8miliardi di sussidi che le haassegnato la von der Leyen, ese durante il negoziato fossecostretta a cedere qualcosa,certamente cederebbe sulfronte di alcuni singoli pro-grammi (come il Just Tran-sition o gli aiuti umanitari)ma non sulla parte riservataai piani di rilancio, cioe' laRecovery and resilience Fa-cility. Vale a dire soldi freschie a fondo perduto di cui l'e-conomia italiana ha dispera-tamente bisogno. Dall'altraparte ci sono i frugali, Cloe'Olanda, Danimarca, Svezia eAustria, che vogliono invecevedere ridotta soprattuttoquella parte. Ma l'ostacolomaggiore, su cui l'Italia none' disposta a cedere nulla, e'quello della governance. LaCommissione aveva propo-sto di approvare lei stessa ìpiani di rilancio e gli esborsidelle diverse tranche di sov-venzioni. Michel, accogliendola proposta della Merkel, haspostato il controllo sui pianinazionali sul Consiglio, che
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dovrà approvarli a maggio-ranza qualificata. L"Olandachiede l'unanimita', perche'vuole avere possibilita' diveto su quelli che considerasoldi di tutti, visto che ven-gono da un debito comune.Nonostante sia isolata sullarichiesta, si siedera' al tavolosenza recedere dall'intento.Ma il premier Mark Rutte haanche un'altra battaglia dasostenere: difendere e pos-sibilmente aumentare il suo'rebate, cioe' lo sconto sulbilancio che gli altri conside-rano invece un meccanismoobsoleto. il secondo grandeostacolo che potrebbe man-dare a monte il vertice, co-stringendo i leader a riunirsidi nuovo la prossima settima-na, e' la condizionalita' sullostato di diritto. iI premierungherese Viktor Orban hachiesto non solo di eliminareil legame tra fondi e rispettodelle regole democratiche,ma anche un impegno a mo-dificare in futuro l'articolo 7del Trattato, ovvero quelloche consente all'Ue di san-zionare un membro che nonrispetta i valori comuni. Unaproposta inaccettabile pertutti i paesi membri. Nessu-no, alla vigilia del vertice, hascoperto le carte negozialima solo ribadito le posizio-ni già note. Per questo, perfacilitare il confronto, Conteha sentito in giornata Or-ban, l'austriaco Kurz, il cecaBabis e la finlandese Marinprima di cenare con Macronappena atterrato a Bruxelles:"Confrontiamoci duramente,
IN PRIMO PIANOANGELA MERKELCHE OGGICOMPIE GLI ANNI
lavoriamo meticolosamentesui dettagli, ma non perdia-mo di vista la prospettiva ela visione politica che guidala nostra azione. E' il tempo
della responsabilita' , ha ri-petuto il premier a tutti gliospiti.
Conte si gioca tutto inpochi giorni e lo sa perfetta-
mente. Continua a ripetere"Non e' il tempo dei rinvii madelle decisioni" Dopo averchiuso il dossier Autostrade,il premier vuole "correre': Il
premier che dopo una notteinfinita ha deciso cercandodi accontentare tutti e nes-suno comincia a credereche può superare anche loscoglio europeo per conso-lidare la sua leadership. Da-vanti a se' ha il difficilissimoConsiglio europeo, nel qualedovrà difendere con i denti iltesoretto di 172 miliardi perdare ossigeno a un'economiacol Pil in picchiata e a un go-verno a caccia di risorse Mase è vero che si gioca tutto inEuropa anche a Roma il cam-po è minato . La partita per laleadership del M5s e un Mat-teo Renzi giocatore a tuttocampo tengono sulle spinela maggioranza. Nicola Zin-garetti lavora per blindare ilgoverno e il progetto politicodi un asse Pd-M5s. Ma ogninuovo passaggio e' rischio-so: lui non governa i gruppiPD , í pentasteliati sono bal-canizzati e specie al Senatol'incidente parlamentare e'dietro l'angolo. "Per blinda-re il governo adesso servi-rebbe un rimpasto. Subito seall'election day di settembreil centrodestra vincesse, cisarebbe troppa fibrillazioneper affrontare quel passag-gio", dice una fonte del MSs.Il premier finora ha semprenegato un cambio di squa-dra e anche fonti di governoPd frenano. Ci sono troppifronti aperti in parlamento.L'attenzione dei Dem e' piu'concentrata sui prossimi ap-puntamenti parlamentari e i
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rischi di non reggere le pro-ve d'Aula, come dimostrano inumeri traballanti sul decre-to missioni. A impensierire lamaggioranza sono il voto sulMes e il nuovo scostamentodi bilancio, da votare entrofine mese. Per entrambi ser-ve la maggioranza assoluta: enell'Aula di Palazzo Madama,la fiducia sul decreto rilancioè passata con 159 voti (duesotto quella soglia). Eccoperche' dal Senato avevanosuggerito a Conte di rinviare,spostare il voto sullo scosta-mento, che autorizzera' unaltro decreto in deficit tra i10 e i 20 miliardi, a settem-bre. Ma rinviare secondo ilMEF non si può: bisogna ri-finanziare la cassa integra-zione, dare soldi al Comuni,mettere un miliardo sullascuola in vista della riaper-tura a settembre. Il Consigliodei ministri dovrebbe chie-dere il nuovo scostamentoentro la prossima settima-na, poi la palla si sposterà aigruppi (che hanno rinviatola partita delle presidenzedi commissione anche perevitare problemi in vistadel voto in Aula) precettaretutti i senatori perche' ogniassenza puo' pesare. Il nodopiu' politico e' invece il Mes.Su questo dossier potrebbegiocarsi infatti una sfida cheriguarda anche la leadership
del M5s. C'e' chi ritiene cheil fine partita su Autostradegradito alla gran parte deiCinque stelle possa ammor-bidire una parte dei penta-stellati sul fondo Salva Stati.Ma voci interne non escludo-no che sia alla Camera che alSenato ci possa essere unapattuglia di irriducibili per il"No": per far passare il fondoSalva Stati. Forza Italia po-trebbe essere determinante,con evidenti ricadute poli-tiche sulla maggioranza. Ede' questo che Conte si giocatutto in questo weekend ela partita in Europa diventacruciale per la sua sopravvi-venza. Prima di partire il pre-mier elenca i dossier condot-ti a termine ultimamente, daldecreto semplificazioni, "sta-sera in Gazzetta ufficiale", adAlitalia e ilva, che si chiude-ra' "presto': Ma senza un'in-tesa in Europa non sara' pos-sibile quel "rilancio' che puo'camminare solo sulle gambedi miliardi di fondi europei,che finanzino "investimentie digitalizzazione': il premierpunta a non vedersi ridurrele risorse o imporre regolecapestro, perche' solo tosi'puo' rendere non essenzialii fondi del Mes, che secondoPd e lv andrebbero richiestial piu' presto. Per Conte e'imperativo tornare vincitoreda Bruxelles, per rafforzar-
si. Luigi Di Maio smentisce iretroscena dei giornali: c'e'un "rapporto di leale e tra-sparente collaborazione". Manon e' un segreto che nonpiaccia a gran parte del M5s,ministro incluso, il progettoche il premier, come Zinga-retti, porta avanti, per ren-dere strutturale l'alleanzagiallorossa. Il segretario Pdrivendica i risultati ottenuti ei prossimi dossier da affron-tare (ulva e scuola, dice il se-gretario Pd). Meno soddisfat-to e' Matteo Renzi che critical'accordo su Aspi e all'assePd-5s si oppone, criticandola scelta dei Dem di non vota-re la mozione Bonino sul Mesal Senato e di appoggiare coni Cinque stelle Ferruccio San-sa in Liguria: "Il continuoslittamento del Pd sulle po-sizioni grilline va rispettato,ma un po' dispiace" dichiara.L'appuntamento a cui tuttiguardano e' l'election daydel 20 settembre. Si cercaancora un'intesa nelle Mar-che e in Puglia anche se partedel movimento pentasteliatosi oppone a questo schemaspecialmente nella regionedi Emiliano e di Conte . Dauna vittoria del centrodestrao dei giallorossi passano gliequilibri futuri. E quel rim-pasto che fino a oggi Conteha negato, potrebbe esserenecessario alla ripresa in
autunno quando il paese sirimetterà in moto e si capi-rà meglio quale sarà statol'effetto della pandemia sulsistema paese.
L'ACCORDODIFFICILESul bilancio pluriennale
Ue che comprende il Recove-ry Fund "l'accordo e' ancoralontano" e sara' necessario"costruire ponti" tra le di-verse posizioni ribadite dalGoverni Ue anche alla vigi-lia del vertice a Bruxelles, ilprimo di persona dopo mesidi riunioni in videoconferen-za, E' quanto si apprende dafonti Ue, che confermano il"realismo" che aleggia tra lepersone vicine al presidentedel Consiglio europeo Char-les Michel. Quest'ultimo, ap-pena tornato dalla comme-morazione delle vittime delcoronavirus che si e' svolta aMadrid, ha parlato ¡n giorna-ta con la cancelliera tedescaAngela Merkel e con il pre-mier olandese Mark Rutte,il leader piu' critico sul pia-no di ripresa proposto dal-la Commissione europea econfermatla bozza negozialemessa sul tavolo da Michel,
Le fonti europee nonsmentiscono che i quattroPaesi 'frugali' (Olanda, Sve-zia, Danimarca e Austria)avrebbero proposto un taglio
dei sussidi a fondo perdutodai 500 miliardi previsti dalpiano di Recovery Fund ai400 miliardi ritenuti menoindigesti dai Governi piu'scettici. "Ma nelle ultime oresono girate tante cifre",so-stiene un funzionario infor-mato sul dossier che domaniverra' discusso dai leader. Glialtri nodi da sciogliere suiquali uno o piu' Governi Uehanno espresso criticita' ri-guardano le condizionalita'legate all'accesso ai sussidi oai prestiti da parte dei Paesiin difficolta', la governantedel Recovery Fund in sedeUe e la chiave di ripartizionedelle risorse, gia' rivista nellaproposta di Michel rispettoa quella presentata un mesee mezzo fa dalla presidentedella Commissione europeaUrsula von der Leyen. Quan-to ai tempi della decisionedel Consiglio, fonti Ue smen-tiscono che uno o piu' Gover-ni abbiano chiesto il tempoper approvare la decisione insede parlamentare. Se si arri-vera' a un accordo tra doma-ni e sabato, sottolineano lestesse fonti, si potra' proce-dere alle decisioni sul capito-lo delle risorse proprie, per ilquale l'approvazione dei par-lamenti nazionali, e per certiPaesi anche regionali, sara'necessaria.
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IL RAPPORTO DELLO SVIMEZ È IMPIETOSO E FOTOGRAFA UNA REALTÀ' PREOCCUPANTE
II Covid mette il Sud in ginocchioSolo per il 2020 si prevede la perdita di 380mila posti di lavoro
Acausa del Co-vid 19, il Sudperdera' soloin questo anno380 mila posti
di lavoro. E' la nuova previ-sione dello Svime che segna-la come la perdita di occupatisia paragonabile a quella su-bita nel quinquennio 2009-2013 (-369.000).
Secondo lo Svimez, "il calodell'occupazione nel 2020dovrebbe attestarsi intornoal 3,5% nel Centro-Nord (cir-ca 600mila occupati) ed in-torno al 6% nel Mezzogiorno(circa 380mila occupati)". Peril Mezzogiorno si tratta di unimpatto che "per intensitá e'paragonabile a quello subitonel quinquennio 2009-2013".La ripresa dell'occupazio-ne nel 2021 si attesterebbe"al +2,2% a livello naziona-le per effetto di una crescitadell'1,3% nel Mezzogiorno edel 2,5% nel Centro-Nord".Per effetto di tali andamenti"l'occupazione meridionalescenderebbe intorno ai 5,8milioni, su livelli inferiori aquelli raggiunti nel 2014 alculmine della doppia fase re-cessiva'
Il tasso di occupazionescenderebbe di circa 2 pun-ti percentuali e mezzo al42,2% per risalire di un pun-to nel 2021" prosegue lo Svi-mez aggiungendo che "uncosi' forte impatto si spiegacon la grande pervasivita'settoriale della crisi occupa-zionale seguita allo shock daCovid-19. La crisi del 2008-2009 ha avuto effetti occupa-zionali "selettivi" colpendosoprattutto manifatturieroe costruzioni e lasciando aiservizi il ruolo di assorbire,sia pure parzialmente e coneffetti di peggioramento del-la gualita' del lavoro, la forzalavoro espulsa dai compartiproduttivi piu' colpiti". "L'ef-fetto congiunto di domandae offerta dello shock da Co-vid-19, viceversa, ha colpi-to anche molte attivita' delterziario ben presenti nellespecializzazioni produttivedel Sud. E oggi, per di piu',la crisi incrocia un mercatodel lavoro ancor piu' fragilee frammentato di quello in-teressato dalla grande reces-sione. Da allora, la strutturasettoriale e produttiva delleregioni meridionali ha vistocrescere il peso del lavoroirregolare, dell'occupazioneprecaria e del lavoro autono-mo", conclude le Svimez:
GIU' IL REDDITODELLE FAMIGLIE
Non si verificava dallameta' degli anni Novantaun calo tosi' consistentedei consumi delle famiglie:lo Svimez segnala che a cau-sa del Covid 19 e' stata regi-strata una contrazione 9,1%al Sud e -10,5 al Centro-Nord. La minore caduta delreddito disponibile meridio-nale e' in parte da attribuire"alla spinta di segno oppo-sto delle prestazioni sociali,caratterizzata da un pesocomparativamente maggio-re, componente nella qua-le confluiscono gran partedelle misure di sostegno alreddito implementate dallapolitica nazionale"
All'interno della spesadelle famiglie, in entrambele macroaree i cali maggiorisono previsti per la spesain servizi e, di seguito, perquella in beni durevoli. Con-trariamente a quanto verifi-catosi durante la crisi avvia-tasi nel 2009 e proseguita nelbiennio 2012/2013, la spesaper consumi collettivi dellaP.A. si ipotizza accrescersi inmisura, rispetto al recentepassato, apprezzabile. Cio'risulta particolarmente veroin riferimento alle regioni
meridionali, ove questa e'diminuita ininterrottamen-te dal 2011. Lo Svimez spie-ga che "la caduta in tutte leprincipali componenti delladomanda interna ed estera,unitamente ai problemi diliquidita' progressivamenteemersi e all'incertezza sutempi ed entita' della ripresae' tale da determinare un si-gnificativo arretramento nelprocesso di accumulazioneal Sud: -13,0%. Nel Centro-Nord, la componente in mac-chinari si contrae di quasi il18%, a fronte del -10.7%nelle regioni meridionali. inentrambe le macro-aree ilrapporto investimenti/pro-dotto verrebbe a collocarsiintorno ai valori minimi ri-scontrabili dal 1980, inter-rompendo bruscamente ilmodesto recupero avviatodopo il 2015".
RIMBALZONEL CENTRO NORDNel 2021 il Pil dovrebbe
rimbalzare nel Centro-Nordportandosi al +5,4% mentreal Sud la 'corsa' si fermera' al2,3%. Questo ovviamente alnetto di eventuali nuove on-date di contagi. E' la nuova
previsione dello Svimez. "Ilforte differenziale tra le duemacroaree durante la fase diripresa - spiega Io Svimez - e'destinato a rimanere anchein presenza di scenari diffe-renti in ragione dal fatto che iprincipali comparti dell'eco-nomia meridionale sono ca-ratterizzati da un'elasticita'del valore aggiunto alla do-manda che, nelle fasi ascen-denti del ciclo, e' sistemati-camente inferiore a quelladelle regioni centrosetten-trionali. E' questo oramai undato strutturale, che costitu-isce il lascito negativo della"lunga crisi" (2008-2014)".In altri termini, spiega, "labase produttiva meridionalenon aveva ancora recuperato,all'insorgere della pandemia,i livelli antecedenti la lungacrisi, specie nel compartoindustriale e a differenza diquanto avvenuto nel Centro-Nord': "Quantita' e qualita'delle imprese presenti nelterritorio del Sud fanno si'che gli stimoli provenientidal lato della domanda sianotrasferiti all'offerta in misurarelativamente minore" ag-giunge.
LA SPERANZADELLA RIPRESAIl tasso di occupazione
scenderebbe di circa 2 pun-ti percentuali e mezzo al42,2% per risalire di un pun-to nel 2021" prosegue lo Svi-mez aggiungendo che "uncosi' forte impatto si spiegacon la grande pervasivita'settoriale della crisi occupa-zionale seguita allo shock daCovid-19. La crisi del 2008-2009 ha avuto effetti occupa-zionali "selettivi", colpendosoprattutto manifatturieroe costruzioni e lasciando aiservizi il ruolo di assorbire,sia pure parzialmente e coneffetti di peggioramento del-la qualita' del lavoro, la forzalavoro espulsa dai compartiproduttivi piu' colpiti "L'ef-fetto congiunto di domandae offerta dello shock da Co-vid-19, viceversa, ha colpi-to anche molte attivita' delterziario ben presenti nellespecializzazioni produttivedel Sud. E oggi, per di piu;la crisi incrocia un mercatodel lavoro ancor piu' fragilee frammentato di quello in-teressato dalla grande reces-sione. Da allora, la strutturasettoriale e produttiva delleregioni meridionali ha vistocrescere il peso del lavoroirregolare, dell'occupazioneprecaria e del lavoro autono-mo", conclude lo Svimez.
Con un intervento com-plessivo in deficit di oltre 75miliardi di euro, pari al 4,5%del Pil, il Governo, "diversa-mente da quanto accaddedurante la crisi del 2008, e'riuscito ad arginare la cadu-ta del prodotto che, diversa-mente, sarebbe stata di por-tata ampiamente superiore"Lo Svimez, nelle sue ultimeprevisioni, osserva che "sen-za considerare gli effetti deiprovvedimenti che hannoimmesso liquidita' e conces-so garanzie alle imprese, lacui dimensione non e' affat-to trascurabile, il contributodelle manovre (Dl Cura Italiae Dl Rilancio) alla crescitadel Pil nel 2020 e' stato dioltre 2 punti percentuali". Ilsostegno all'economia e' sta-to maggiore nel Mezzogior-no, dove sono stati destinaticirca il 30% degli interventi,con un contributo alla cresci-ta (o, messa in altri termini,con una minor caduta) delPil di 2,8 punti percentuali,mentre al Centro-Nord, be-neficiario di circa i170% del-le misure di sostegno, il con-tributo alla crescita (il minorcrollo) del Pil determinatodall'intervento pubblico e'stato del 2,1%.
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Rapporto Svimez
Il virus accresce il divario tra Nord e Suddisoccupazione e rischio tensioni socialiAndrea Bassi
Sud, il virus dilatail divario. Basta-no pochi numeri,che il direttore ge-
nerale della Svimez,Luca Bianchi, defini-sce «impressionanti».
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1.; ZERO
AMMZERY.°TA 5'5ESANWOM
11
La caduta dell'occupa-zione nel Mezzogior-no quest'anno, ri-schia di essere dram-matica. In soli 12 mesipotrebbero rimaneresenza lavoro 380 milapersone. Uno shock.
A pag. 9
Le previsioni della Svimez
Sud, il virus allarga il divarioil rischio di tensioni sociali>Nel Mezzogiorno la ripresa del prossimo >Quasi 400 mila nuovi disoccupati nel 2020,anno sarà dimezzata rispetto al Centro-Nord in tutta Italia un milione. E scatta l'allarme
11. DOSSIFR
ROMA Bastano pochi numeri, Po-che cifre che il direttore genera-le della Svimez, Luca Bianchi,definisce «impressionanti-. Lacaduta dell'occupazione nelMezzogiorno quest'anno, ri-schia di essere drammatica. 1.11Soli 12 mesi potrebbero rimane-re senza lavoro 350 mila perso-ne. In un solo anno la perdita dioccupati sarebbe pari a quellasubita nei cinque anni che van-no dal 200112,.11 2013, quando lìcrisi finanziaria e quella dei de-biti sovrani sisono saldate.Uno shock chefa temere an-che alla Sei-mez che nelMezzogiornopossano esser-ci -tensioni so-ciali-. Ancheperché se ilcrollo del Pii chqriest'anllO nelMeridione sa-, e
ra pii] contenu-to di quello del-le regioni cen-tro-settentrio-mali (-8,2 percento contro il-9,6 per cen-to), la ripresai-uevista per ilprossimo an-no sarà menodella metà alSud rispetto alNord (+2,3%contro .45,4%).
Questo si-gnifica che il divario tra le zonepiù ricche del Paese e quelle me-no ricche, è destinato ad allar-garsi. Certo, li governo ha già ap-provato due decreti, Cu ra-ita-ha e il Bilancio, che hanno atte-nuato questa CZYCILlia. Secondo icalcoli della Svimez, gli aiutihanno contenuto maggiormen-te il crollo del Pii meridionale diquello settentrionale. stanzian-do 75 miliardi di curo comples-sivamente (55 dei quali sono sta-ti approvati ieri con la fiducia aldecreto iiiiancio), ma se si calco-la qual è stato l'aiuto pro capite,per singolo abitante, il Cen-
tro-Nord ha ottenuto di più:
DAL GOVERNO75 MILIARDI DI AIUTIMA IL MECCANISMOSCELTO HA PORTATOA UNA DISTRIBUZIONESBILANCIATA1:44 curo contro 1,01,5 curo adabitante nel Mezzogiorno. La ra-gione di questo divario é sempli-ce. Molti interventi di aiuto de-stinati alle imprese e decisi dalgoverno, sono legati alla dimen-sione delle perdite. Al Nord ine-diamente le imprese sono di di-mensioni maggiori, Dunque (M--turano di più e hanno subitoperdite più elevate in termini as-soluti. Per questo hanno ricevu-to., sempre ici termini assoluti,piLi risorse cia parte dello Stato.Ma è por vero che chi ha dimen-sioni maggiori ha anche spallepiù .grandi per sorreggere il pe-so della crisi. Chi è più piccolo èpiù ragie, e potrebbe avere piùdifficoltà a rialzai-si.
LE CAUSESe per le imprese la situazione
non sarà semplice, per le fami-glie i rischi sono ancora maggio-ri. La caduta del reddito disponi-bile. spiega la Svirriez, «e la piùampia mai riscontrata dalla me-tà degli anni novanta». La causava ricercata nella contrazionedell'occupazione. In questo ca-si), però, la caduta del redditodelle famiglie meridionali saràmeno intensa di quella delle fa-miglie del Centro Nord. Dipen-de dalle prestazioni sociali e dal-le misure di sostegno al reddito.il reddito dì cittadinanza, in-sonn na. sta in qualche modo so-stenendo le entrate delle fami-glie del Sud.Ma resta il fatto che la contra-zione dei guadagni sta spingen-do perkoli isionente verso il bas-so i consumi. Nel Mezzogiornola con traz ione prevista è del 9,1per cento. Nel Centro-Nord del10.5 percento. Ad aumentare sa-rà invece, per la prima volto do-1101111)111) tempo, la spesa pubbli-ca per consumi. Per le regionimeridionali è quasi Li in novitàassoluta. visto che dal 20111 con-sumi della Pubblica ammini-strazione si erano costantemen-
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tc 1 idotti. Ma cosa serve, secon-do la 5vinlez. per il riltuleio?»Una strategia nazionale di so-stegno alla crescita conipatibilecon l'obiettivo del riegullìb -ioterritoriale». Anche perché »leprevisioni del 2021 mostrano
una ripe estº troppo debole per ri-costruire la base produttiva eoccupazionali' ,clistrutta dallacrisi e un allargamento dei diva-rio Nord Sud> . 1 occasione delRecovery f'und, insomma, non
Le previsioni della Svimez ivar. %i
palo essere erS1Andrea a
I I kOv4_ Q,CiNY;
PER LE FAMIGLIE
Variabili macroeconomicheMezzogiorno Centro-Nord
20192020 2021 2019 2021 2019
PIL 0,1 -8,2 2,3U. 0,3 5,4 0,3
Consumi totali 0,2 -5,9 2,5e 0,4 4,1?, 0,3
Consumi delle Famigliesul territorio
0,4 -9,1 2,9ri 0,6 0,5
Spesa delle Amministrazionipubbliche -0'A 1,9u -0,3
1,3"=-0,3
Reddito disponibilefam.comsumatrlci rii
2,5 0,6 1,1
Esportazione (li beni lb) 1,1 941 j 2,9 7, 2,6
Investimenti totali 1,5 3,0 1,4 6.8 1,4
Investimenti in macchine.attrezzature, mezzidi trasporto
0,9 3,I.? 0,4 74 0,4
- Investimenti in costruzioni 1,9 3,a 2,9 2,6
ial nominale: (b) Al netto del prodotti petroi fei i a pi aul carrent.
Fonte Svimez
2021
4,6
3.7
4,4
5,4e
L r go-Ntlb
LA CADUTADLL REDDITOPIU AMPIAMAI REGISTRATADAGLI ANNI NOVANTA
Un uomo con la mascherinaesce dall'ufficio postale dopoaver ritirato la pensione
I.^~I Jt3litesgaggeruº _ I@IlpOtllf
«Tamponi per i voli dall'estero»
eeem<rv Fumi. m"m- dl(llaa6„Vngleru,
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5nJ IIvin us allarga ildivario . -- ilrisc•hioditensionisociali
fvn,di della Iernu«,e
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EIMEMPALTRAVOCEddPhalia
NO a pagina II
UN SONNO LUNGO VENT'ANNIdi Adriano Giannnla
Il Nord smetta di rivendicareruoli trainanti ora inesistenti
Le tradizionali "antici-pazioni" della SVI-
MEZ sulle performanceeconomiche dell' anno pas-sato (quel 2019 che sem-bra preistoria!) risultereb-bero surreali alla luce diquello sconvolgimento de-terminatosi dal febbraio2020, tanto significativo
da indurre già lo scorsomaggio ad azzardare unaprevisione dei suoi effetti aconsuntivo. Un impegnoche sí aggiorna ora con leprevisioni rese note ieri, avalle (ci si augura) dellapandemia e quindi dellacrisi verticale.
a pagina III
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Emergemaabissale, pagano LsolitípufaxdPaese deve rlequillbrarsl bastacólpassuo
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17-07-20201+3il Quotidiadn'ó. I'ALTRAVOCE dell'Italia IME~.
IL VERGOGNOSO GAP NORD-SUD DA ELIMINARE
Le previsioni del Rapporto Svimez stimanoper il Mezzogiorno una ripresa dimezzatae un allargamento del divario con il Nord
L'ANALISI di Adriano Giannola*
Emergenza abissale, pagano i soliti poveri:il Paese deve riequilibrarsi, basta col passatoL
e tradizionali "anticipazio-ni" della Svimez sulle perfor-mance economiche dell'an-
no passato (quel 2019 che sembrapreistoria!) risulterebbero surrealialla luce di quello sconvolgimentodeterminatosi dal febbraio 2020,tanto significativo da indurre giàloscorso maggio ad azzardare unaprevisione dei suoi effetti a consun-tivo, Un impegno che si aggiornaora con le previsioni rese note ieri, avalle (ci si augura) della pandemia equindi della crisi verticale determi-nata dal blocco imposto all'econo-mia e alla luce di una stima di quella"ripartenza" che si vorrebbe capacedi un pieno recupero nel corso del2021.LE STRIEL'aggiustamento delle stime sul
Pil 2020 registra oggi un relativopeggioramento rispetto a quelleprecedenti sia per il Centro Nord(che passa dauna inº eialeprevisio-ne di -8,5% a un -9,3%) e per il Mez-zogiorno, che dal -7,9% passa auna perdita di Pil pari a -8,2%(l'Italia da-8,4% a -9,3%).Stime prudenziali che fanno
parlare - per il Mezzogiorno - diuna ripresa dimezzata nel 2021. Adire il vero la previsione per il2021 di soli 2,3 punti percentuali èben più che dimezzata; è - caso mai- quasi dimezzata quella del Cen-tro-Nord (+5,4%). La drammaticalentezza del Sud non fa che segna-lare quanto si è indebolita la strut-tura produttiva eseguito dell'este-nuante protrarsi della crisi del2007 che era ancora tutta da dige-rire nel 2019.Questo tratto interessa anche il
Nord, che nei due anni (crisi e ri-partenza)lascia sul terreno un sal-do negativo di ben 4 punti percen-tuali di Pil rispetto al 2019; pocomeglio dei 5,8 punti del Mezzo-giorno. Se consideriamo che nel2018 eravamo ancora in debito di11 punti al Sud e di 2,4 punti alCentro Nord rispetto al livello delPii del 2008, la strada da fare pertornare al mitico 2007 si fa piùlunga, con 6,3 punti da recupera-realNordeben 16,8 punti al Sud:una enormità per entrambi se siconsidera che:a) tutti i nostri partner europei
hanno già da anni recuperato e su-perato i livelli del Pil 2007 (+14,5
Già penalizzato da un me storico, il Sud nana a carissimo prezzo la crisi innescata dal Covid
Rispetto al Pii del 2007, gi nei 2018il Mezzogiorno doveva recuperare16;8 punti: poi la tempesta Covidpunti la Germania, + 11 punti laUe; + 9,9 punti la Francia; +5,5punti la Spagna);b) che íl saldo complessivo tra
2019, crisi eripartenza 2020-2021è previsto essere negativo di solo1,3 punti per i Paesi dell'euro e diappena 0,5 punti perla GermaniaNIENTE PASSI INDIETROSe ne deduce che la"nostra di-
stanza" dal gruppo e da chi lo gui-da aumenta in meno di un annovertiginosamente: 17,1 punti peril Centro-Nord e 27,6 punti per ilMezzogiorno rispetto all'Unione...senza parlare della Germania. Inaltri termini il corto circuito dura-to meno di tre mesi, ci restituisceun vuoto abissale da colmare perrimanere agganciati al treno pe-raltro non particolarmente esube-rante della Ue.Pensare quindi, di "riprendere a
crescere" rafforzando le fallimen-tari terapie degli ultimi venti anni
- come pretenderebbero certi ap-pelli sia confindustriali odi Regio-ni che insistono a rivendicare ruo-li trainanti dismessi da decenni -sono del tutto fuori luogo in que-sta drammatica emergenza.Non è tempo, né è tanto meno le-
gittimo accampare diritti di pri-mogenittira sul futuro "soccorsorosso" dell'Unione che peraltroparla chiaramente di - opportunein questo caso - condizionantequali: riduzione delle disugua-glianze sociali ed economiche, in-vestimenti per uno sviluppo soste-nibile e "digitale". Qualificazioniche per efficacia ed efficienza perunità di risorse impiegate dovreb-bero vedere il Sud in posizione dipreminenza quanto ad emergenzada fronteggiare.Ed è proprio il tema dell'emer-
genza sociale, chele precedenti sti-me preconizzavano lievitare, a tro-vare drammatica una conferma
generale che-come d'uso - si mani-festa in forme più intense e deva-stanti al Sud. In sintesi, entrambele circoscrizioni sono esposte allotsunami occupazionale con perdi-te che al Centro-Nord sfiorano le600.000 unità e al Sud oltre380.000 unita.Con la significativa chiosa che
mentre nel Centro-Nord il mercatodel lavoroaveva ripreso e superatoi livelli occupazionali precedentialla crisi del 2008, al Sud il deficitoccupazionale rispetto al 2008,ancora nel 2019 superava le250.000 unità. In altri termini ladisoccupazione che lievita dram-maticamente, raggiunge nel Mez-zogiorno punte più che doppie del-la media nazionale e che - calcolan-do quello che la Svimez definisceindice di disoccupazione corretto -raggiungerebbe livelli attorno al30-35%, Con un tasso di occupa-zione che si riduce al 42-43% nelbiennio 2020-2021.LA STRATEGIASi arriva come necessario a por-
si il tema di quale strategia.Un tema poco presente - forse
sussurrato- nelle audizioni degli"stati generali" e che dovrebbe es-sere invece al centro di un serio epacato confronto, a partire dal de-licatissimo problema della pere-quazione necessaria a ristabilireun rispetto delle regole costituzio-nali, peraltro tradotte in norme dilegge. Identificare in altri terminiun percorso di graduale garanziadi un minimo di uniformità e rie-quilibrio nei diritti di cittadinanzaIn proposito è bene chiarire,
quello che non sembra chiaro, agiudicare dagli stucchevoli evasi-vi dibattiti sui dettagli, e cioè chesiamo deragliati e abbiamo urgen-te bisogno dì un treno di soccorso.Che dobbiamo mettere questo tre-no su binari costruiti per un per-corso diverso - se si vuole "comple-mentare" - a quelli consueti cheportano alle stazioni-Nord e cura-re con intensa e operosa azionepubblica un intervento strutturalee non assistenziale mirato alla no-stra missione euromediterranea,non fosse altro perché èper questafinalità che - finalmente -il treno disoccorso, se mai gli sarà consenti-to di partire, arriverà.
* Presidente Svimez
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Eli" I'ALTRAVOCE dell'Italia aºl~
BASTA CON IL SOLITO COPIONE / Non c'è più nulla da studiare, c'è molto da fare
IL SUD SI SALVA SE L'EUROPA METTE I PALETNd Roberto Napoletano
e si continua così ciritroveremo nel2021 con un reddito
pro capite dei cittadinimeridionali sotto la boadel 50% di quello dei citta-dini del Centro-Nord. Due"Paesi" che sono già diver-si in tutto si separerannodefinitivamente. Smette-remo di parlare di due Ita-lie perché almeno una del-le due non ci sarà più nelnovero delle economie in-dustrializzate Ovviamen-te quella che sopravviveràpotremmo anche chia-marla Italia, ma diremmoil falso perché sarà pocopiù che l'appendice meri-dionale della Germania.Diciamo le cose come
stanno. Prima dell'arrivodel Coronavirus e dellaGrande Depressione Mon-diale due soli territori eu-ropei non avevano rag-giunto i livelli pre-crisi del2007/2008: sono il Nord eil Sud dell'Italia che si fer-mano rispettivamente a -2e -10% e qualcosa a dimo-strazione inequivoca cheil dualismo è il problemamacro dell'Italia perché lapriva di un mercato inter-no rilevante di consumiche riguarda venti milio-ni di persone e di una di-mensione produttiva na-zionale accettabile. Fac-ciamo ogni giorno i conticon il mancato riequili-brio territoriale tra i tantiNord e i tanti Sud di que-sto Paese che non è capacené di erogare liquidità nédi fare investimenti.Perché diciamo oggi
queste cose? Perché le an-ticipazioni della Svimezsegnalano che, nonostan-te i maxi-assegni assisten-ziali, altre 300 mila perso-ne rimarranno senza la-voro nel 2020 togliendoogni forma di reddito aquell'esercito di invisibili
che ha ancora uno "sti-pendio" in nero con cui so-stiene il bilancio familiarenei territori meridionali.Perché le stesse anticipa-zioni ci confermano chenel 2021 la eventuale ri-presa del Sud sarà più chedimezzata rispetto a quel-la del Nord il che equivalea dire che le distanze intermini di lavoro e di pro-dotto interno lordo risul-teranno incolmabili.Siamo allibiti. A ricor-
darci che questo è il no-stro problema, che tuttodipende dalla sua soluzio-ne, c'è solo l'Europa e que-sto giornale non può chesperare nel vincolo ester-no di una forte condizio-nalità europea degli aiutiall'Italia legata alla idea-zione e alla realizzazionenei tempi prestabiliti diprogetti di infrastrutturedi sviluppo tutti nelle re-gioni meridionali. Unacondizionalità ferrea e dilungo termine. Questo è ilregalo più bello che po-tremmo attenderci dal Re-covery Fund e dalla suaapprovazione nel verticedi questo fine settimana aBruxelles. Solo l'Europapuò fare capire alla Sini-stra Padronale che noidobbiamo prendere i 36miliardi del Mes non percoprire i buchi dì bilanciodelle Regioni ricche, apartire dall'Emilia Roma-gna, determinati dai man-cati ricavi di turismo sani-tario dal Sud al Nord ve-nuto meno con il lockdo-wn da Coronavirus, maper fare finalmente quegliinvestimenti in ospedalipubblici e in ricerca nelleregioni meridionali le cuipopolazioni sono stateprivate da dieci anni deidiritti di cittadinanza sa-nitaria.
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ilQuotidiadiMl'ALTRAVOCE dell'Italia
L'EDITORIALERoberm Npe/eiallo
IL SUD SI SALVASE L'EUROPA
METIEI PALMI
Segue dalla prlma
S
olo l'Europa può impor-re alla Sinistra Padrona-le e ai ministri di riferi-
mento delle lobby del Nord, apartire da quella Paola De Mi-cheli che prima si dimette me-glio è, di condividere e esegui-re il progetto della riunifica-zione infrastrutturale del Pae-se realizzando in due anni nonin venti l'Alta velocità ferrovia-ria del Mezzogiorno Ponte sul-lo Stretto compreso per scon-giurare in extremis il defaultdell'Italia e ridare all'Europa
intera le chiavi perdute dellacabina di comando del Medi-terraneo.Non si può più tollerare il so-
lito copione che dà a una parte,sempre la stessa, e toglie all'al-tra con quella naturale doppiamorale che permette alla DeMicheli di confondere le operecantierabili con le risorse di-sponibili o di mettere tra lepriorità cantieri veri al Nord eancora studi di fattibilità alSud. Non c'è più nulla da stu-diare, c'è molto da fare. Questovale per le opere e vale per loStato imprenditore. L'indifen-dibile gestione di Autostradedegli uomini di Benetton che sisono disfatti delle autostradedi montagna pur di non fareinvestimenti e che sono arriva-ti a valorizzare Telepass inAtlantia come tracciamentodei percorsi autostradali pervenderla ai Fondi, non puòavallare scelte di pubblicizza-zione della gestione affidando-ne la guida a uomini lottizzatidai partiti. La spoliazione diAutostrade come il carciofo,
attuata dai management diAspi e di Edizione holding perconto dei Benetton, è l'ultimabrutta pagina scritta dallegrandi famiglie del capitali-smo italiano ogni volta che so-no state chiamate a misurarsicon grandi deal di provenienzapubblica come le telecomuni-cazioni e la compagnia di ban-diera Alitalia, Possiamo inizia-re una stagione nuova che affi-di la gestione delle reti strate-giche del Paese a società a capi-tale pubblico di mercato, ma apatto che si scelgano gli uomi-ni giusti per competenza, ca-pacità realizzativa, gradimen-to degli investitori. Questa è lapartita vera e, anche qui, senzail vincolo europeo Sinistra Pa-dronale e Movimento 5 Stellecontinueranno a nominare iloro amichetti e la ministra DeMicheli rimarrà al suo posto.Tutte situazioni incompatibilicon la ricostruzione economi-ca dell'Italia. Producono l'ef-fetto esattamente contrario.
ilOìidicmóIL SUDSISNYA SELTUROPA METIIIPALEM
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Emergenza alZi;
Paese deve riq
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l'ALTRAVOCE dell'Italia
RAPPORTO SVIMEZ/SI ALLARGA IL GAP CON IL SE`1"I ENTRIONE
IN POCHI MESI PERSI 380MILA POSTI DI LAVOROCOSÌ IL SUD DIVENTA TINA POLVERIERA SOCIALECrollo di tedditi e consumi. E la ripaa del 2021 sarà la metà rispetto al Nord
di LIA ROMAGNO a pagina II
uotidiaiiö.._s.,O
LA POLVERIERA SOMALI é AL SUDIN FUMO 380MILA POS11 DI LAVORO
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l'ALT"RAVOCE dell'Italia
GLI STATI GENERALI DEI FATTI/n
LA POLVERIERA SOCIALE E AL SUDIN FUMO 380MILA POS11 DI LAVORO«Registrata in un anno una perdita PREVISIONI PER ALCUNE VARIABILI MACROECONOMICHE
CIRCOSCRIZIONI E ITALIA, VAR. % S.D.I
paragonabile a quella subitanel quinquennio 2009-2013»dl LIA ROMA6110
prima che il Covid 19 si abbat-tesse sull'economia, scate-nando la più grave crisi eco-
nomica dalla seconda guerra mon-diale, il Sud era già in recessionelontano dall'aver recuperato i livelliproduttivi precedenti la "lunga cri-si" iniziata nel 2008. Con l'emergen-za, e il conseguente lockdown, il bi-lancio del 2020 si annuncia segnatodalla perdita di 380milaposti dilavo-ro, più di quelli perduti trail2009eil2013: 369mi1a in cinqueanni.Un terreno fertile per le tensioni
sociali che l'autunno nero dell'eco-nomia rischia di innescare, un al-larme che trova conferma nelle pa-role del ministro dell'interno, Lu-ciana Lamorgese, e del tipo dellaPolizia, Franco Gabrielli, che nellasua visita di mercoledì a Napoli haconfessato di temere ,sbocchi dipiazza».E per i120211eprevisioni Svimez
raccontano di una ripresa debole,"dimwrreta" nel confronto con ilCentro Nord che registra un +5,4%di Pii, mentre il Me-ridione si ferma alr2,3%.Un prima, duran-
te e dopo la pande-mia che cristallizza-no il divario tra ledue Italie, che il Co-vid. nell'immobili-smo della politica,rischia di far diventare ancora piùgrande.IL CROLLODELPffSul Pil il Covid ha avuto un im-
patto devastante, che per il 2020laSvimez traduce in un calo dell'8, 2%nel Sud e ancora maggiore, del9,6%, nel Centro Nord (- 9,3% il da-to dell'Italia), che ha risentito di piùdel blocco produttivo, sia per viadella caduta del commercio mon-diale - tino ai livelli del 2009 - conuna riduzione delle esportazionide115,6% nelSud e de113,7% nel re-sto del fame, dove però rappresen-tano quasi il 30% del Pil contro il10% nel Mezzogiorno. A pesare an-che il crollo della spesa turistica,degli stranieri in particolare, che -grazie a un offertapiùampiadi ser-vizi - è in media doppia rispetto aquella nelle regioni meridionali.LA RIPRESA DIMEZZATALa ripresa, secondo le stime Svi-
mez, premierà il Centro Nord, conuna crescita del Pii pari al 5,4%,mentre sarà di solo i12,3% nel reato
L'INTERVE
In terminivengono ple regionisettentrion
NTO STATALE
pro capiteremiate
ali
della Penisola. Per Svimez è lospec-chio di un dato ormai strutturale:«La base produttiva meridionalenon aveva ancora recuperato,all'insorgere della pandemia, i li-velli antecedenti la "lunga crisi"(2008-2014), specie nel compartoindustriale e a differenza di quantoavvenuto nel Centro Nord. Quanti-tà e qualità delle imprese presentinel territorio del Sud fanno sì chegli stimoliprovenienti dallato delladomanda siano trasferiti all'offertain misura relativamente minore».ILDRAMMA DEL LAVOROI numeri che al Sud raccontano il
dramma dell'occupazione sembra-no giustificare i timori di chi scor-ge proprio su queste terre lamiooiadella polveriera pn"isle che rischiadi esplodere a fine estate. Per il2020 per il Mezzogiorno si prevedeun calo dell'occupazione del 6% (-3,5% nel Centro Nord), 380milapo-sti di lavoro in fumo, «un impattoche per intensità è paragonabile aquello subito nel quinquennio2009-2013e.L'oocupazione tornerebbe a sali-
re nel 2021: +2,2%a livello nazionaleper effetto di unacrescita del 2,5%nel Centro-Nord edell'1,3% nel Mez-zogiorno, dove l'oc-cupazione scende-rebbe quindi intor-no ai 5,8 milioni, su
livelli inferiori a quelli raggiuntine12014 al culmine della doppia fa-se reteSsiva. TI tasso di occupazionescenderebbe di circa 2 punti per-centualie mezzo, al 42,2%, per risa-lire di impunto nel 2021.A differenza della crisi del 2008,
cheta colpito soprattutto il settoremanifatturiero e le costruzioni, ilCovid ha avuto un impatto deva-stante anche sulle attività del ter-ziario su cui poggia una buona par-te dell'economia del Sud, abbatten-dosi su un mercato del lavorofragi-le, con un consistente peso del lavo-ro autonomo - e dove la realtà rac-conta di molti professionisti che fa-ticano a sbarcare il lunario - tantoprecariato e tanti lavoretti, e doveper molti il sommerso è l'unico mo-do per portare il pane accesa,LA CADUTA DEL REDDITOE DEI CONSUMIII Coronavirus ha falcidiato il
reddito della famiglie, con una ca-duta che -sottolinea Svimez -appa-re la più ampia mai riscontrata dal-
Variabili
macroeconomiche
Mezzogiorno
2019 2020 2021
Centro-Nord
2019
Italia
2020 20212019CM M!PIL 0,1 -8,2 2,3 0,3 -9,6 5,4 0,3 -9,3 4,6
Consumi totali 0,2 -5,9 2,5 0,4 -7,9 4,2 0,3 -7,4 3,7
Consumi delle famiglie sul territorio 0,4 -9,1 2,8 0,6 -10,5 5,1 0,5 -10,1 4,4
Spesa delle Amministrazioni pubbliche -0,4 1,9 1,9 -0,3 1,7 1,3 -0,3 1,8 1,5
Reddito disponibile tam. consumatrici (a) 2,5 -3,3 3,5 0,6 4,1 6,6 1,1 -3,9 5,8
Esportazione di beni (b) 1,1 -15,6 9,5 2,9 -13,7 7,5 2,6 -13,9 7,6
Investimenti totali 1,5 -13,0 3,6 1,4 -14,8 6,8 1,4 -14,3 6,0
Investimenti in macchine, attrezzature,mezzi di trasporto 0,9 -10,7 3,1 0,4 -18,1 7,5 0,4
2,6
-15,5
-11,4
6,1
5,3Investimenti in costruzioni 1,9 -14,4 3,9 2,9 -10,0 6,0
(a) nominale (b) AI netto dei prodotti petroliferi, a prezzi correnti.
Font.: SVIMEZ-Madelo NMODS
la metà degli anni Novanta, pari a-4,1% nel Centro Nord e -3,3% nelSud, un dato quest'ultimo che sispiega con le misure di sostegno alreddito che hanno avuto qui unaportata maggiore. Per riflesso iconsumi registrano un calo del9,1% al Sud e del 10,5% al CentroNord, solo parzialmente controbi-lanciato dalla spesa pubblica (ri-spettivamente, +1,9%e+1,3%. A ri-sentirne soprattutto la spesa in ser-vizieperibenidurevoli.LE POLITICHE PIMBLICHESecondo Svimez, l'intervento in
deficit di oltre 75 miliardi messo incampo dal governo con le misuredei decreti Cura Italia, Liquidità e
Rilancio -pari al 4,5% del Pil - han-no contenuto la caduta del Pil, diquasi 2,1 punti al Centro Nord, di2,8 nel Meridione. Se il Sud sembra
ci
aver giovato di un sostegno mag-giore, equivalente - sostiene l'Asso-azione - al 30% degli interventi
contro il 70% del Centro Nord, intermini pro-capite le parti si inver-tono, con un beneficio che si fermaa 1.015 euro nel Sud, e arriva a1.344 nel resto dello stivale.«Per il rilancio si rende ora ur-
gente una strategia nazionale liso-stegno alla crescita compatibilecon l'obiettivo del riequilibrioterri-toriale - avverte Svimez - Le previ-sioni per il 2021 mostrano una ri-
IHaosduro dl Glogo Pogges i
presatroppodeboleper ricostituirela base produttiva e occupazionaledistrutta dalla crisi e un allarga-mento del divario Nord/Sud, senzail supporto delle politiche. Nel Sudle misure di sostegno al redditostanno contenendo l'emergenza inquesti primi mesi e rimane il ri-schio di un autunno di tensioni so-ciali. La pandemia ha unito ilPaesenella fase iniziale della diffusionedel Covid19. Con questo spiritounitario vanno individuate le prio-rità della politica economica no naie per cogliere le opportunitàinedite che si aprono coni nuovistrumenti di finn mento euro-peie,
VARIAZIONI DELL'OCCUPAZIONE NEL MEZZOGIORNOE NEL CENTRO-NORD
Variabilimacroeconomiche
Variazione percentuale
Variazione In migliaia
Mezzogiorno
2019 2020 2021
Centro-Nord
2019 2020
0,2 -6,1 1,3 0,8 -3,5
10 -380 75 135 -601
Italia
2021 2019 2020 2021
2,5 0,8 -4,2 2,2
414 145 -981 490
Fonte: SVIMEZ • Modello NMODS Illustrarla. di GIWIe Poggeti
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17-07-20202Il Sole/2
11S
Emergenza lavoro nel Mezzogiorno
Variazioni dell'occupazione nel Mezzogiorno e nel Centro-Nord
MEZZOGIORNO CENTRO-NORD
VARIAZIONI:
... i ~. .
2019
10
VARIAZIONE
(IN aWl MIA)
2020
-380
VARIAZIONE
(IN MIGLIAIA)
2021
75
VARIAZIONE
(IN MIGLIAIA)
2019
135
v:,;!L.,Oï i ,.,N>IA.ZIr1ruE VARIAZIONE
1,3% 0,8%0,2%
1-6,1%
VARIAZIONE
(IN PLAGI,IAIA)
JRIAZiONE
(:N M:61 ,MMI
ITALIA
VARiAZONE VARIAZIONE
(iN'MGLIAM) (INMIGIIAIA)
VARIAZONE
(IN MIG7IAIA)
2020 2021 2019 2020 2021
-601 414 145 -981 490
VARIAZIONE
-3,5%
Fonte. 2019 [STAI- (Pnne dl ladnrr.). 7020 e 2021 Previsioni SVIMEZ ModelloNMO9S
LE STIME DELLA SVIMEZ
VARIAZIONE VARIAZIONE VARIAZIONE
2,5%
0,6%mee
1-4,2%
Con la crisi il Sud perde38Omila occupati nel 2020Calo del 6%, il doppiodel Centro NordImpatto minore sul Pil
Carmine FotinaROMA
l,a crisi economica innescata dalcoronavirus potrebbe avere unimpatto sull'occupazione del Sudparagonabile a quello subito nelquinquennio 2009-2013. La stimaè della Svimez, l'associazione perlo sviluppo del Mezzogiorno.
Nel 2020 l'occupazione è pre-vista in calo intorno al 3,5% nelCentro-Nord (circa 600mila oc-cupati) mentre per le regioni me-ridionali la perdita dovrebbe es-sere più pesante, -6% con 38omilaunità in meno. Anche la ripresaattesa nel 2021 sarebbe a due ve-locità - 11,3% al Sud e +2,5% nelresto d'Italia - e l'occupazionemeridionale giungerebbe ai livellidel 2014, a 5,8 milioni.
La differenza di questi anda-menti è attribuita innanzitutto alcarattere trasversale di questacrisi che, a differenza di quella2008-2009, ha colpito il terziario,a maggiore localizzazione meri-dionale, allo stesso modo del ma-nifatturiero e delle costruzioni.
Oltretutto si è innestata su untessuto occupazionale del Mez-zogiorno che, rispetto ad allora, èancora più debole perché segnatoin misura maggiore da lavoro au-tonomo ma anche occupazioneprecaria, per la quale si attendeun forte effetto del mancato rin-novo dei contratti a termine, e la-voro irregolare.
Al contrario è il Centro-Nord asubire gli impatti maggiori intermini di Pil, dato dalla Svimezin calo nel 2020 del 9,6% a frontedel -8,2% del Mezzogiorno. Inquesto caso, a spiegare la diffe-rente dinamica, sono da un lato ilcalo delle esportazioni, più pe-sante al Nord dove il commerciocon l'estero vale il 30% del Pil ri-spetto a meno del io%, del Mezzo-giorno; dall'altro il crollo dellaspesa turistica che in proporzio-ne avrà ripercussioni maggiorisull'output di settore.
Il rimbalzo 2021 sarà inversa-mente proporzionale (+5,4% alCentro-Nord e +2,3% al Sud).Quest'ultima previsione, sottoli-nea l'associazione, è costruitasull'ipotesi che non ci sia unanuova emergenza da lockdown econfermano quanto era giàemerso con la lunga crisi 2008-2014, cioè il fatto che i principalisettori economici meridionali
VARIAZIONE
2,2%
“sono caratterizzati da un'elasti-cità del valore aggiunto alla do-manda che, nelle fasi ascendentidel ciclo, è sistematicamente in-feriore a quella delle regioni cen-trosettentrionali».
In questo quadro a marcata di-varicazione va in senso contrarioil reddito disponibile delle fami-glie consumatrici che scenderàdel 2020 del 4,1% nel Centro-Nord e del 3,3% nel Sud, dove lemisure anticrisi varate dal gover-no nella forma di sussidi avrannoun ruolo prevalente.
La Svimez analizza nel com-plesso l'impatto degli interventiprevisti nei decreti "Cura Italia","Liquidità" e "Rilancio", un pac-chetto in deficit da 75 miliardi, perun contributo complessivo allacrescita del Pil stimato nel 2020 inoltre 2 punti percentuali. Il soste-gno all'economia, secondo l'asso-ciazione diretta da Luca Bianchi,è stato maggiore nel Mezzogior-no, dove sono stati destinati circail 30% degli interventi, con impat-to sul Pil del 2,8% mentre al Cen-tro-Nord l'effetto di arginamentodel crollo della crescita è stato del2,1 per cento. In termini pro-capi-te, invece, il beneficio sarebbe di1.344 euro al Centro-Nord e di1.015 curo al Sud.
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17-07-202044/45La Gazzetta dello Sport
w roVC di riparte . . sIL TEMA DEL GIORNO IN 5 PUNTI
I SEGRETI DELL'ECOBONUSE I FONDI PER LA SCUOLACOSA C'E DA SAPERESUL DECRETO RILANCIO
La fiducia in Senato: via libera a un intervento da 55 miliardiObiettivo, limitare l'impatto economico dell'emergenzaE da oggi il Consiglio Ue affronta il nodo del Recovery' Funddf Alessio D'1Jrso
Fisco. lavoro. sanitàe istruzione:i tanti aspetti
del provvedimento.Che prevede anchesoldi per Alitalia.Intanto GiuseppeConte (nella foto)
prepara con.il presidente franceseMacron il Consiglio
Ue al via oggi:«In gioco c'è il futuropolitico dell'Europa»,avverte il premier
in attesa del RecoveryFundo il decreto Rilancio é
diventato legge.Definito dal vico'ininbaro al-l'Economia Antonio Misiani «ilprovvedimento economico pilirilevante della storia della Re-pubblicaH. prevede interventiper un valore di 55 miliardi dieuro per limitare l'impatto eco nomina dell'emergenza sanita-ria causata dal Covid su imprese. lavoratori con Partite ava, di-pendenti, famiglie e associazio-ni del terzo settore. Il Senato haconfermato ieri la fiducia al go-verno sul provvedimento (266articoli) con 159 s1,121 voti con-trari e nessun astenuto (Il testo.blindato.eraStato approvato al-la Camera il 9 luglio: la scaden-za era fissata per domani). An che se c'e già chi calcola: servo-no decine di decreti attuativi.
jeth Dal superbonus al redditodi emergenza. passando
per la scuola e :Alitala: sembraun salvagente per moltiLa misura piit eclatante. il supereeobonus al 110%, viene estesoífi t seeondecase e ad alcune re-Alta del •terzo settttee. 1 cor.tri-huenti ptnanna=beneficiarneper due abitazioni: unilamilia=
ri. pluril'amiIlari o condominia-Ii (escluse case di lusso. ville eCastelli) E previstala possibilitàdi riconoscere la detrazione fi-scale ai cittadini. o il creditod'imposta alle aziende. in casodi. sconto In finirmi o cessione.anche per spese o iatture emes-se a stato avaimatnento lavori.C11 interventi potranno essereeseguiti ceclendr, il superbonusalle imprese clic eseguono i la-vori u ad un istituto finanziario:le agevolazioni riguarderannopure interventi eli efficienzaenergetica e misure ntisismi-chesu edifici effettuati dati' lu-glio 2020 e tinti al 31 dicembre2021. Nel provvedimento e contenuta pure l'estensione ciel be-neficio fiscale, per l'edilizia re-sidenziale pubblica. lino a giu-gno 21)22 (ammessi all'agevola-zione interventi di. demolizionee ricostruzioncl.
-. ll bonus rottamazione'33lut55 scatterà dal 31 agosto.
Molto atteso. sarà utilizzabileper l'acquisto di auto nuove imoa fine anno. Incentivi fino a3.500 curo per chi acquistaun'auto Euro 6 (anche a benzi-na e gasolio) e rottamaun mez-zo vecchio almeno cui 10 anni,
Cinceruivo si dimezzerà senzarotiamo zinne. I bonus vale finoal 31 dicembre 2020 per attocon prezzi fino IO mila euro.In una logica dl rispetto dell'ambiente. per auto ibride nelettriche l'incentivo salica a 10mila elusi per le elettriche e a6.500 per le ibride. Per meato emotorini elettrici o ibridi l'eco-bonus nel 2020 arriverà lino a 4mila euro in caso di rottanazione di un vecchi,, due nette Ineentivo anche senza l'ottima-none; tua fino a 3 mila euro. Nelfrattempo. è già tutto esauritonei negozi di biciclette avena ri-scoperta dagli italiani). una ten-denza virtuosa. sostenuta con2011 milioni in tutto per bici. e-bike, hondbike e monopattini.nella speranza che l'app per llrimborso riesca a reggere allapressione digitale. Nel decretoRilancio, nondimeno. figurano:3 miliardi per la capitalizzazio-ne pubblica delta nuova Alitalia, oltre alle 4 settimane di Cig Covi(' previste da un altro decrete legge, la proroga per i con-tratti a termine e una serie dimisure di sostegno per il com-parti del tessile: della moda,delle fiere e del wedding pluniring. Il bonus vacanze, invece.
satá elargito a famiglie con Iseenon superiore a 40 mila curo,credito d'imposta utilizzabiledal l' luglio al 31 dicembre per ipagamenti di servizi turistici-sulterritorio. Tra i bonus. c'e pureun sostegno per la frequenza dilezioni di musica. Mentre, altranovità. le carte d'identità e altridocumenti di riconoscimentogià scaduti n in scadenza sonovalidi sino alla fine dell'anno.
Reni, scuola e sanità sonoaltri snodi cruciali.
1l Reddito d'emergenza è il so-stegno straordinario per i nucleiIbinilfari in condizione di ne-cessità economica che non han-no avuto accesso alle altre misure di sostegno previste dalDecreto Cura Italia: le domandevanno presentate entro questomese. Nell'ampio pacchetto t-scale è inserito poi un significatien taglio I rap e uno sconto1mu. (:II enti locali bici ranno ridurre le aliquote e le tariile dientrate tributarie e pa t rii ne,Na-1 tino al 20X., a condizione che ipagamenti vengano effettuatiattraverso dotnieiliazlone bancaria. Sul delicatolronte scuola, isaranno impiegati fondi per ol- Itre1,6 miliardi per la ripartenza
asettembre. Via libera alla sempliticazione delle stinte per vi'loclzzart' gli i reerventi dl edilizia scolastica durarne la s"
spensione delle altiv ha did.alii
che e-tülo st tizianlenu, di :;nnmilioni sii et to per tl21)20 per lescuole paritaric. Aumentati iposti per i concorsi ordinano6.0001 e -straordinario
t 6,000) per la scuola seconda:-ria di I e II grado banditi a fineaprile. cui si somma quello perla scuola dell'infanzia e dellaprimaria. per un totale di 76 mi-la posti a concorso. Il ministeroha previsto. quindi, mille assi-stenti tecnici nel primo cieloper sostenere l'utilizzo dellepiattaforme multlmecliali per ladidattica. A sostegno della sanir.. invece. 'a le misure integra-te, la stabilizzazione per i preca-ri. il bomis Ecm esteso a tolti glioperatori sanitari. l'introduzio-ne degli psicologi all'internodelle Unita Speciali di Conti:-nubi Assistenziale, un premiofirma 2 mila euro per gli clipei a-tori sanitari impegnati in questimesi e l'estensione delle normein favore defe vittime del terro-rismo e della etitmnalìtà oiga-itizala a operatortsanttari vit-dinedel l"ravid.
I SEGRETI DELL'ECODONUSE I FONDI PER LA SCUOLA:COSA C'E DA SAPERESUL DECRETO RILANCIO
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I NUMERI
20.:: vittimeSono stati 230i nuovicontagiatida Covid ieriin Italia,in aumentorispetto ai 162di mercoledì.Le vittime sono
si concentra sull'obiet- invece state 20,avo-Recovery Fund. ovvero 7 in piùOggi e domani il decisivoConsiglio Ue: il premier Giu-seppe Conte, ieri sera, ha in-contrato a Bruxelles il fran- 99cese Macron: «Dobbiamoapprovare al più presto il Re-covery (da 750 miliardi tra I maturatisovvenzioni e prestiti, a Ro- Secondoma ne sarebbero destinati i primi daticirca 172, ndr) e il Quadro Fi- della Maturitànanziario Pluriennale. Le 2020, i diplomatinuove risorse ci consentiran- risultano essereno di investire nelle infra- il 99,5%. Eranostrutture, nella digitalizza- il 99,7% nel 2019zione e di perseguire il rilan-cio economico e sociale. Nonè una questione di contabili-tà, la partita è politica. La po-sta in gioco è la leadership ditutta l'Europa nel mondo».
20Anche se i Paesi "frugali" fan-no muro e Conte polemizza
Le impreseSecondo l'Fmi,
con l'Olanda. E fonti Ue av- sarebbevertono: sul bilancio plu- a rischioriennale che comprende il ' di fallimentoRecovery Fund «l'accordo è il 20% dellelontano» e sarà necessario piccole imprese«costruire ponti». dei servizi
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17-07-2020IIIA NOTÌZÌqGIORNAL6IT
Dove la crescita non arriva. È il Sud il buco neroLa Svimez catastrofica. L'anno prossimo previsto solo un +2,3% del Pil
di CLEMENTE PISTILLI
a Svimez vede nero. Secondo
Ll'associazione Sviluppo dell'in-dustria nel Mezzogiorno, di-
retta dall'economista Luca Bian-chi e impegnata a promuoverelo studio delle condizioni eco-nomiche del Sud Italia per pro-porre programmi di azione e diopere volti a creare e sviluppareattività industriali, quest'anno ilmeridione perderà ben 380mi1aposti di lavoro a causa della pan-demia. Il 6% dei posti di lavoro,con un impatto di intensità para-gonable a quello subito nel quin-quennio 2009-2013. Le famiglieconsumatrici subiranno inoltreuna caduta del reddito disponi-bile del 4,1% nel Centro-Nord e
del 3,3% nel Sud. Il colpo più pesantedalla metà degli anni '90. Il rapportoSvimez precisa del resto che la mino-re caduta osservata nel meridione è
Famiglie in crisi
La contrazionedel reddito prodottonel meridionesupererà il 3,3%e quella dei consumiaddirittura il 9%
in parte da attribuire alle prestazio-ni sociali e in particolare alle misuredi sostegno al reddito implementatedalla politica nazionale. Notevole an-che la contrazione dei consumi stima-ta dall'associazione, con un - 9,1% alSud e un -10,5% al Centro-Nord. I calimaggiori sono previsti per la spesa inservizi e per quella in beni durevoli.Sia nel Centro-Nord che nelle regionimeridionali, il rapporto investimen-ti/prodotto andrebbe poi a collocarsiintorno ai valori minimi riscontrabilidal 1980, interrompendo il modestorecupero avviato dopo il 2015. E ingenerale, secondo l'associazione nel2021 il Pil dovrebbe conoscere unrimbalzo del 5,4% al Centro-Nord e disolo il 2,3% al Sud. Un forte differen-ziale tra le due macroaree "destinatoa rimanere':
Luca Bianchi (imogoeconomica)
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17-07-20209LA SICILIA
Sud: Pil 2020 a -8,2%, si perderanno 380mila posti di lavoro, nel 2021 ripresa dimezzataLa Svimez aggiorna le previsioni: qui è arrivato solo i130% degli aiuti statali, serve una strategia per il riequilibrio territoriale
PALERMO. La matematica talvol-ta è distante dalla realtà. L'aggior-namento delle previsioni dellaSvimez sul Pil 2020 e 2021 delMezzogiorno spiega che dei 75mld di aiuti messi in campo dalgoverno nazionale per conteneregli effetti negativi del Covid-19,paradossalmente il Sud, pur aven-do ricevuto la parte meno consi-stente, il 30%, ha ottenuto uncontributo alla crescita del Pil del2,8%; mentre il Centro-Nord, cheha beneficiato di un più che con-sistente 70% di aiuti, ha ottenutoun effetto minore sul Pil, pari al2,1%. Eppure, essendo state le mi-sure disposte in modo uniforme, icittadini hanno percepito un ef-fetto opposto. Infatti, «media-mente - scrive la Svimez - la som-ma degli interventi varati perfronteggiare il Covid-19 ha gene-rato un beneficio pro-capite di1.344 euro al Centro-Nord, controun valore pro-capite che nel Mez-zogiorno si ferma a 1.015 euro perabitante».La stima Svimez è, pertanto, più
Adriano Giannola
tragica del previsto: «Lo shock daCovid-19 ha colpito un Mezzo-giorno già in recessione, primaancora di aver recuperato i livellipre-crisi 2008 di prodotto e occu-pazione. Il crollo del Pil nel 2020 èpiù intenso nel Centro-Nord (-9,6%), attestandosi comunque sulivelli inediti anche nel Mezzo-giorno (-8,2%). A preoccupare so-no le ricadute sociali di un impat-to occupazionale, che sarà più for-te più forte nel Mezzogiorno, cheperderà nel solo 2020 380mila po-sti di lavoro. La perdita di occupa-ti è paragonabile a quella subitanel quinquennio 2009-2013 (-369.000)».A seguire, «la Svimez per il 2021
prevede un Mezzogiorno frenatoda una ripresa "dimezzata": +2,3%il Pil contro il 5,4% del Centro-Nord».Alla luce di questo numeri, l'as-
sociazione per lo sviluppo dell'in-dustria del Mezzogiorno presie-duta da Adriano Giannola ritieneche «per il rilancio si renda oraurgente una strategia nazionale di
sostegno alla crescita compatibilecon l'obiettivo del riequilibrioterritoriale. Le previsioni per il2021 mostrano una ripresa troppodebole per ricostituire la baseproduttiva e occupazionale di-strutta dalla crisi e un allarga-mento del divario Nord/Sud, sen-za il supporto delle politiche. NelSud le misure di sostegno al red-dito stanno contenendo l'emer-genza in questi primi mesi e rima-ne il rischio di un autunno di ten-sioni sociali.E questa l'occasione, forse l'ulti-
ma, di restituire alla politica ordi-naria il suo ruolo naturale, matroppo a lungo smarrito, di garan-tire su tutto il territorio nazionaleparità di accesso ai diritti di citta-dinanza. La pandemia ha unito ilPaese nella fase iniziale della dif-fusione del Covidl9. Con questospirito unitario vanno individua-te le priorità della politica econo-mica nazionale per cogliere le op-portunità inedite che si apronocon i nuovi strumenti di finanzia-mento europei».
M. G.
Al Nord spesi 1.344euro pro-capite, alSud solo 1.015
Sicilia, la resa dell'economia al viruscrollo di occupati, boom di poveri
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17-07-20201+2uotidianoQ
Lecce
Le anticipazioni del rapporto Svimez: l'emergenza Covid ha accentuato le ombre e i ritardianche se il Pil cala meno (-8,2) rispetto al Nord (-9,6). Allarme sui troppi posti di lavoro a rischio
«Terapie d'urto o il Sud affonda»Il Covid ha colpito un Mezzo-giorno già in recessione, chenon aveva ancora recuperato ilivelli pre-crisi 2008. E per que-sto che gli effetti devastanti del-la pandemia si sentono e si sen-
La fase 3la ripartenza
tiranno soprattutto in questaparte del Paese. L'allarme vie-ne dal rapporto Svimez, le cuianticipazioni illustrano un'eco-nomia in forte sofferenza an-che se il crollo del Pil nel 2020sarà più intenso e marcato al
Centro-Nord (-9,6%), rispetto auna pur negativa performancedel Sud (-8,2%). Non basta que-sto, ovviamente, per invertirela rotta. Il Mezzogiorno ha bi-sogno di una terapia d'urto peruscire dalle secche della crisi.
Gioffredi a pag.2
Mezzogiorno, choc Covid:38Omila posti in menoRisalita dimezzata nel 2021>Le previsioni Svimez: ora una strategia In un solo anno emorragia occupazionalenazionale per crescita e riequilibrio Nord-Sud paragonabile a quella della crisi 2009-2013
Francesco G. GIOFFREDI
Come uno tsunami, e si sapeva.Per certi versi soprattutto alMezzogiorno, e anche questo sipoteva quantomeno intuire. Maci sono due fattori che aggrava-no l'analisi, invitano alla rifles-sione e tracciano il solco dellestrategie e delle scelte. Primo: lochoc economico scatenato dallapandemia sta erodendo al Mez-zogiorno 380mila posti di lavorosoltanto nel 2020, una perditaparagonabile a quella accusatanel traumatico quinquennio2009-2013. Secondo: la lenta ri-salita nel 2021 sarà ancora unavolta dimezzata e zavorrata alSud rispetto al Centro-Nord,+2,3% del Pil a fronte del +5,4%,mentre la ripresa dell'occupazio-ne nel 2021 si dovrebbe attestareal +2,2% a livello nazionale pereffetto di una crescita dell'1,3%nel Mezzogiorno e del 2,5% nelCentro-Nord.E quanto raccontano le previ-
sioni elaborate da Svimez: «Lo
choc da Covid-19 ha colpito unMezzogiorno già in recessione,prima ancora di aver recuperatoi livelli pre-crisi 2008 di prodot-to e occupazione», inoltre la cri-si occupazionale si distingue perla «grande pervasività settoria-le». Messaggio chiaro e netto.Eppure, il crollo del Pil, nel 2020,sarà più intenso e marcato alCentro-Nord (-9,6%), rispetto auna pur negativa performancedel Sud (-8,2%). D'istinto, il "del-ta" del calo del Prodotto internolordo dovrebbe confortare le re-gioni meridionali; tuttavia, pro-prio la capacità del Nord di ri-mettersi rapidamente in marcianonostante il ciclone Covid de-nuncia, qualora ce ne fosse ulte-riormente bisogno, i deficitstrutturali del Sud, i vuoti so-cio-economici, le carenze quali-tative. Anche nella dinamica oc-cupazionale, e Svimez rinnovacon forza un allarme non nuovo:«La crisi incrocia un mercatodel lavoro ancor più fragile eframmentato di quello interessa-
to dalla grande recessione. Da al-lora, la struttura settoriale e pro-duttiva delle regioni meridionaliha visto crescere il peso del lavo-ro irregolare, dell'occupazioneprecaria e del lavoro autono-mo». I numeri: l'incidenza del la-voro atipico al Sud è del 17,6%, alNord del 12,8%; nel 2008 era ri-spettivamente del 14,4% e del10,9%.E allora? Qual è il sentiero da
battere? Svimez ammette: la gra-vità del quadro è attenuata dal«consistente sostegno delle poli-tiche pubbliche», cioè «i dl "CuraItalia", "Liquidità", "Rilancio"che hanno contributo a contene-re la caduta del Pil». Un importopari a circa 75 miliardi di euro,l'emorragia di Prodotto internolordo è stata contenuta di circa2,1 punti al Centro-Nord e di qua-si il 2,8% nel Mezzogiorno, an-che se in termini pro-capite il be-neficio è maggiore al Cen-tro-Nord (1.344 euro) rispetto alMezzogiorno (1.015 euro). Al dilà degli apprezzamenti per i pa-
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racadute aperti in questi mesi, la"lezione" di Svimez non lasciaspazio a dubbi: occorrono politi-che pubbliche concrete, conti-nue, ben allacciate alle opportu-nità europee, all'insegna del rie-quilibrio territoriale, o il Sud èdestinato a sprofondare. «La po-litica nazionale ha sostenutol'economia nel pieno della piùgrande crisi dal dopoguerra -spiegano i ricercatori dell'asso-ciazione - dagli impatti senzaprecedenti sui redditi e sui con-sumi delle famiglie e sugli inve-stimenti delle imprese. Per il ri-lancio si rende ora urgente unastrategia nazionale di sostegnoalla crescita compatibile conl'obiettivo del riequilibrio terri-toriale per cogliere le opportuni-tà inedite che si aprono con inuovi strumenti di finanziamen-to europei». E ancora: «Le previ-sioni per il 2021 mostrano una ri-presa troppo debole per ricosti-tuire la base produttiva e occu-pazionale distrutta dalla crisi eun allargamento del divarioNord-Sud, senza il supporto del-le politiche. Nel Sud le misure disostegno al reddito stanno con-tenendo l'emergenza in questiprimi mesi e rimane il rischio diun autunno di tensioni sociali».
L'analisi Svimez non si esauri-sce ai macro-dati. L'export, peresempio: «Nel 2020, le esporta-zioni di merci dovrebbero con-trarsi, rispettivamente, del 15,6 edel 13,7% per cento nel Sud e nelCentro-Nord. In quest'ultimaarea esse pesano, però, per quasiil 30% sul Pil, rispetto a meno del10 in quelle meridionali». Anchein questo caso: il maggior impat-to della crisi al Nord non ingan-ni, perché diverso è il peso speci-fico dell'indicatore (le esporta-zioni), circostanza che cerchiain rosso carenze di base.La caduta del reddito disponi-
bile delle famiglie consumatricinel 2020 «appare essere la piùampia mai riscontrata dalla me-tà degli anni '90 (-4,1% nel Cen-tro-Nord e -3,3% nel Sud) per ef-fetto, innanzitutto, della fortecontrazione attesa nel volume dioccupazione». La minore flessio-ne meridionale è «in parte da at-tribuire alla spinta di segno op-posto delle prestazioni sociali» eperciò «delle misure di sostegnoal reddito implementate dallapolitica nazionale». L'effettocongiunto del blocco produtti-vo, della perdita di reddito e dicomportamenti di spesa forte-mente prudenziali si riflette inuna contrazione consistente deiconsumi delle famiglie: -9,1% alSud e -10.5 al Centro-Nord.
Zoom
La lenta risalita del Pilsoprattutto al Sud
oAl Sud ne12021,rispetto alCentro-Nord, +2,3%del Pii a fronte del
+5,4%; la ripresadell'occupazione all'1,3% nelMezzogiorno e al 2,5% nelCentro-Nord
L'incidenza (alta)del lavoro atipico
OAl Sud pesa anche laqualitàdell'occupazione:«La crisi incrocia un
mercato del lavoro ancor piùfragile e frammentato diquello interessato dallagrande recessione»
Scelte coraggioseper ridurre il divario
O«Per il rilancio sirende ora urgenteuna strategianazionale di
sostegno alla crescitacompatibile con l'obiettivodel riequilibrio territoriale»
La ricaduta su redditie consumi delle famiglie
OLa caduta del redditodisponibile dellefamiglie «appareessere la più ampia
mai riscontrata dalla metàdegli anni '90 (-4,1% nelCentro-Nord e -3,3% nel Sud)»
GLI EFFETTI DELLA CRISI: LE ANTICIPAZIONI SVIMEZPrevisioni per alcune variabili macroeconomiche
Mezzogiorno Centro-Nord ITALIA
2019 2020 2021 2019 2020 2021 2019 2020
PIL 0,1 -8,2 2,3 0,3 -9,6 5,4 0,3 -9,3Consumi totali 0,2 -5,9 2,5 0,4 .79 4,2 0,3 -7,4
Consumi delle famiglie sul territorio 0,4 -9,1 2,8 0,6 10,5 5,1 0,5 -10,1Spesa della Amministrazioni pubbliche -0, 1,9 1,9 -0,3 1,7 1,3 -0,3 1,8Reddito disponibile fam. consumatrici 2,5 -3,3 3,5 0,6 -4,1 6,6 1,1 -3,9investimenti totali 1,5 -13,0 3,6 1,4 -14,8 6,8 1,4 -14,3
Variazioni dell'occupazione nel Mezzogiorno e nel Centro-Nord
Mezzogiorno Centro-Nord ITALIA
2019 2020 2021 2019 2020 2021 2019 2020
Variazione percentuale 0,2 -6,1 1,3 0,8 -3,5 2,5 0,6 -4,2Variazione in migliaia 10 -380 75 135 -601 414 145 -981
Ripartizione territoriale dell'effetto complessivo delle manovre antí-covid: il quadro generale
ItaliaCentro-NordMezzogiorno
Miliardi in Pro capite Contributo %di euro del totale (euro) alla crescita
del PIL
2020 2021 2020 2021 2020 2021 2020
75,3 26,1 100,0 100,0 1.232 427 2,254,2 18,9 72,0 72,6 1.344 470 2,121,1 7,2 28,0 27,4 1.015 345 2,8
FONTE:5vrtrez L'EGO- HUB
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L'INTERVENTO
II motore da accenderesta a Sud, nona NordDI GIOVANNI LEPRE
Quelladi Adriano Giannola,
Presidente di Svi,ne , non puòessere liquidata carne la soli-
ta vox clanrantis in deserto. Ancheperché il suo messaggio è: "l'Euro-pa chiede all'Italia di capire che lapriorità segue a pagina 31
II motore da accenderesta a Sud, non a Nordper la sopravvivenza del Paese èil Mezzogiorno". Al massimo, ildeserto sarebbe la Penisola, vi-sto che, invece, i vertici del-l'Unione Europea sono piena-mente consapevoli della colpadella nostra classe dirigente, ov-vero avere emarginato il Mezzo-giorno.Ma chi conta, in questo benedet-to Stivale, è ancora fermo allapolitica che ha condotto al de-clino la nostra economia. A far-si portabandiera del partito set-tentrionale, lanciando lo slogan"Prima il Nord", è stato StefanoBonaccini, Presidente dell'Emi-lia Romagna, scavalcando da si-nistra certi messaggi un tempopatrimonio esclusivo della Lega.Nelle stesse ore, anche autorevo-li esponenti imprenditoriali lan-ciavano appelli simili, auspican-do torni a spirare il "vento delNord".C'è da chiedersi: cosa impediscea Milano, a Torino o a Bolognadi ripartire? L'emergenza Covid?La sopraggiunta crisi di liquidi-tà del sistema produttivo? E, seè così, cosa stanno chiedendo inostri connazionali padani? Diindirizzare le risorse pubblichedove c'è lavoro? Dove, purché'ricaricati', si è pronti a riparti-re?Se fosse così, saremmo alle soli-
te. Si chiede di spostare soldi do-ve già ci sono, nelle aree forti. Ditenere a stecchetto il Meridione,attingendo fondi che, secondol'Unione Europea, proprio al Sudandrebbero destinati in preva-lenza. Perché è nel Mezzogiornoche mancano le infrastrutture,che i servizi sono inferiori per nu-mero e qualità. Sono gli abitantidel Sud che ricevono pro capiteuna quota dell'investimento pub-blico annuale largamente infe-riore a quella delle altre macroaree italiane.Ma aggravare il divario non èpossibile, non solo perché il Mez-zogiorno non può permettersi diridurre ulteriormente il suo tassodi occupazione, ma perché, conquesto inganno del Nord motoredell'economia, l'Italia sta an-dando a fondo. In vent'anni è cre-sciuta meno di tutti gli altri Pae-si dell'Unione Europea.La vera svolta può verificarsi so-lo se si fa esattamente il contra-rio di quanto fatto finora: allo-care massicciamente le risorse alSud, collegarlo fisicamente (tre-ni ordinari e ad alta velocità) evirtualmente (diffusione dellabanda ultralarga) al Centro-Norde all'Europa. Scommettere in-somma, una buona volta, sul Sudcome fattore di sviluppo. Inne-scando il motore Euromediterra-neo, di cui parla il Presidente diSvimez.
GIOVANNI LEPRE
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17-07-20202ROMA
CONVEGNO DELL'ACIS, SOLO IL 6 PER CENTO DELLE AZIENDE ASSOCIATE HA FATTO RICORSO ALLA CASSA INTEGRAZIONE. CALO DEL FATTURATO IN LARGA PARTE SOTTO IL 30 PER CENTO
Grimaldi: «Trasporti e logistica in attività durante l'emergenza»aVtucr,ly tu. i e azienae ael traspom e mi-la logistica non hanno mai fermato le pro-prie attività durante tutto il periodo del-l'emergenza provocata dal Coronavirus purlavorando in perdita. «II nostro cluster è riu-scito a preservare tutti i posti di lavoro, men-tre colossi come Lufthansa. Renault, Hertz,hanno annunciato tagli drastici del perso-nale» dice il presidente di Alis, l'associazio-ne che riunisce le aziende di logistica, Gui-do Grimaldi, aprendo la due giorni di Alisdal titolo "La ripresa per un'Italia in movi-mento" a Sorrento. A giugno infatti ha fattoricorso alla cassa integrazione solo il 6 percento delle imprese associate all'Associa-zione Logistica dell'Intermodalità sosteni-bile. Da uno studio con Srm, Svimez e Uni-versità Parthenope emerge che il 70 per cen-to delle aziende associate ha subito un calo
ael Iatturato sotto ai iu e ii 0,4 01 offre il DU.Di fronte all'emergenza Coronavirus, oltreil 60 per cento delle imprese ha fatto ricorsoallo smart working e alla digitalizzazione deiprocessi aziendali e la produttività del setto-re è salita del 14,4%. Ma per lo sviluppo, av-verte Grimaldi, occorre avere un «Governoalleato che rimetta al centro della propria vi-sione futura il trasporto e la logistica strate-gica per il rilancio del nostro Paese e credanello sviluppo dell'intermodalità e nel tra-sporto sostenibile». Il presidente di Alis Gri-maldi chiede maggiore attenzione all'eco-nomia blu, eventualmente con l'istituzionedi un ministero del Mare, come in Francia, eche il nuovo modello di continuità territo-riale porti ad adottare il modello spagnolo,«con sostegni direttamente ai cittadini e al-le aziende dei trasporti e non a beneficio di
una sola compagnia marittima aeterininan-do una palese concorrenza sleale». La Tir-renia CM, sottolinea Grimaldi, risulta anco-ra insolvente nei confronti dello Stato di 115milioni di euro «e addirittura, durante la cri-si sanitaria, ha sospeso i servizi marittimiper le isole maggiori e minori». E il diretto-re generale di Alis, Marcello Di Caterina, èchiaro: «Abbiamo assistito in questi giornia una grandissima disputa per quanto ri-guarda Autostrade. ci chiediamo perché ilGoverno non interviene alla stessa manieradi Aspi. Lo Stato deve ancora incassare daquesto operatore 200 milioni di giuro, tant'èche si sono effettuati anche sequestri e ci so-no stati una serie di provvedimenti. Credoche non ci siano più le condizioni per portareavanti la convenzione, e invece si va nelladirezione opposta».
• Guido Grimaldi
De Luca: Campania salva grazie a meçaver.b,- A. aiesr,asse
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Rapporto choc per il Sud:l'occupazione crolleràCrescita Pil a due velocitàNel Mezzogiorno calo del 6% porterà i posti dí lavoro al livello del 2014.Nel2021 il Prodotto interno lordo a +2,3% mentre al Nord sarà +5,4%NAPOLI. Il calo dell'occupa-zione nel 2020 dovrebbe atte-starsi intorno al 3,5% nel Cen-tro-Nord (circa 600mila occupa-ti) ed intorno al 6% nel Mezzo-giorno (circa 380mila occupati).E quanto stima la Svimez in unrapporto nel quale evidenzia co-me per il Mezzogiorno si tratti diun impatto che per intensità è pa-ragonabile a quello subito nelquinquennio 2009-2013. La ri-presa dell'occupazione nel 2021si attesterebbe al +2,2% a livel-lo nazionale per effetto di unacrescita dell'1.3% nel Mezzo-giorno e del 2,5% nel Centro-Nord.Per effetto di tali andamenti l'oc-cupazione meridionale, si sotto-linea, scenderebbe intorno ai 5,8milioni, su livelli inferiori a quel-li raggiunti nel 2014 al culminedella doppia fase recessiva. Il tas-so di occupazione scenderebbedi circa 2 punti percentuali emezzo al 42,2% per risalire di unpunto nel 2021.Nel 2020 il Pil dovrebbe regi-strare un calo dell'8,2% nel Mez-zogiorno e del 9,6% nel Centro-nord. Il pil in Italia dovrebbe re-gistrare un calo del 9,3%, stimaancora la Svimez sottolineandoche il calo del Pil «è più accen-tuato al Centro-Nord risentendoin misura maggiore del bloccoproduttivo imposto per contene-re la diffusione della pandemia eper due ordini di motivi aggiun-tivi». Nel 2020, le esportazionidi merci dovrebbero contrarsi, ri-spettivamente, del 15,6 e del13,7% per cento nel Sud e nelCentro-Nord. In quest'ultimaarea esse pesano, però, per qua-si il 30% sul Pil, rispetto a menodel 10 in quelle meridionali.Nel 2021 il Pil dovrebbe cono-
scere un rimbalzo di entità si-gnificativamente superiore nelCentro-Nord (5,4%) rispetto alSud (2,3%). Lo rende noto laSvimez spiegando che «si trattadi una previsione costruita sul-l'ipotesi di una sostanziale as-senza di fenomeni legati alla pan-demia analoghi a quelli speri-mentati di recente, sia nel nostroPaese che altrove». Ma il fortedifferenziale tra le due macroa-ree durante la fase di ripresa, sisottolinea, «è destinato a rima-nere anche in presenza di scena-ri differenti in ragione dal fattoche i principali comparti del-l'economia meridionale sono ca-ratterizzati da un'elasticità delvalore aggiunto alla domandache, nelle fasi ascendenti del ci-clo, è sistematicamente inferio-re a quella delle regioni centro-settentrionali».La caduta del reddito disponibi-le delle famiglie consumatrici nel2020 appare essere la più ampiamai riscontrata dalla metà deglianni '90 (-4,1% nel Centro-Norde -3,3% nel Sud) per effetto, in-nanzitutto, della forte contrazio-
ne attesa nel volume di occupa-zion, emerge ancora dal rappor-to della Svimez. La minore ca-duta osservata nel reddito dispo-nibile meridionale è in parte daattribuire alla spinta di segno op-posto delle prestazioni sociali,caratterizzata da un peso com-parativamente maggiore, com-ponente nella quale confluisco-no gran parte delle misure di so-stegno al reddito implementatedalla politica nazionale. L'effet-to congiunto del blocco produt-tivo, della perdita di reddito e dicomportamenti di spesa forte-mente prudenziali trova riflessoin una contrazione consistentedei consumi delle famiglie: -9,1 % al Sud e -10,5 al Centro-Nord. Una contrazione, questa,solo parzialmente controbilan-ciata dalla spesa dell'operatorepubblico (+1,9% nelle regionimeridionali e +1,3% in quellecentrosettentrionali). All'internodella spesa delle famiglie, in en-trambe le macroaree i cali mag-giori sono previsti per la spesa inservizi e, di seguito, per quellain beni durevoli.
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II motore da accenderesta a Sud, non a NordDI GIOVANNI LEPRE
Quella di Adriano Giannola,Presidente di Svimez, non puòessere liquidata come la soli-
ta vox clamantis in deserto. Ancheperché il suo messaggio è: "l'Euro-pa chiede all'Italia di capire che lapriorità i segue a pagina 15
II motore da accenderesta a Sud, non a Nordper la sopravvivenza del Paese èil Mezzogiorno". Al massimo, ildeserto sarebbe la Penisola, vi-sto che, invece, i vertici del-l'Unione Europea sono piena-mente consapevoli della colpadella nostra classe dirigente, ov-vero avere emarginato il Mezzo-giorno.Ma chi conta, in questo benedet-to Stivale, è ancora fermo allapolitica che ha condotto al de-clino la nostra economia. A far-si portabandiera del partito set-tentrionale, lanciando lo slogan"Prima il Nord", è stato StefanoBonaccini, Presidente dell'Emi-lia Romagna, scavalcando da si-nistra certi messaggi un tempopatrimonio esclusivo della Lega.Nelle stesse ore, anche autorevo-li esponenti imprenditoriali lan-ciavano appelli simili, auspican-do torni a spirare il "vento delNord".C'è da chiedersi: cosa impediscea Milano, a Torino o a Bolognadi ripartire? L'emergenza Covid?La sopraggiunta crisi di liquidi-tà del sistema produttivo? E, seè così, cosa stanno chiedendo inostri connazionali padani? Diindirizzare le risorse pubblichedove c'è lavoro? Dove, purché
`ricaricati', si è pronti a riparti-re?Se fosse così, saremmo alle soli-te. Si chiede di spostare soldi do-ve già ci sono, nelle aree forti. Ditenere a stecchetto il Meridione,attingendo fondi che, secondol'Unione Europea, proprio al Sudandrebbero destinati in preva-lenza. Perché è nel Mezzogiornoche mancano le infrastrutture,che i servizi sono inferiori per nu-mero e qualità. Sono gli abitantidel Sud che ricevono pro capiteuna quota dell'investimento pub-blico annuale largamente infe-riore a quella delle altre macroaree italiane.Ma aggravare il divario non èpossibile, non solo perché il Mez-zogiorno non può permettersi diridurre ulteriormente il suo tassodi occupazione, ma perché, conquesto inganno del Nord motoredell'economia, l'Italia sta an-dando a fondo. In vent'anni è cre-sciuta meno di tutti gli altri Pae-si dell'Unione Europea.La vera svolta può verificarsi so-lo se si fa esattamente il contra-rio di quanto fatto finora: allo-care massicciamente le risorse alSud, collegarlo fisicamente (tre-ni ordinari e ad alta velocità) evirtualmente (diffusione dellabanda ultralarga) al Centro-Norde all'Europa. Scommettere in-somma, una buona volta, sul Sudcome fattore di sviluppo. Inne-scando il motore Euromediterra-
neo, di cui parla il Presidente diSvimez.
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Rapporto choc per il Sud:l'occupazione crolleràCrescita Pil a due velocitàNel Mezzogiorno calo del 6% porterà i posti di lavoro al livello del 2014.Ne12021 il Prodotto interno lordo a +2,3% mentre al Nord sarà +5,4%NAPOLI. Il calo dell'occupa-zione nel 2020 dovrebbe atte-starsi intorno al 3,5% nel Cen-tro-Nord (circa 600mila occupa-ti) ed intorno al 6% nel Mezzo-giorno (circa 380mila occupati).E quanto stima la Svimez in unrapporto nel quale evidenzia co-me per il Mezzogiorno si tratti diun impatto che per intensità è pa-ragonabile a quello subito nelquinquennio 2009-2013. La ri-presa dell'occupazione nel 2021si attesterebbe al +2,2% a livel-lo nazionale per effetto di unacrescita dell' 1,3% nel Mezzo-giorno e del 2,5% nel Centro-Nord.Per effetto di tali andamenti l'oc-cupazione meridionale, si sotto-linea, scenderebbe intorno ai 5,8milioni, su livelli inferiori a quel-li raggiunti nel 2014 al culminedella doppia fase recessiva. Il tas-so di occupazione scenderebbedi circa 2 punti percentuali emezzo al 42,2% per risalire dí unpunto nel 2021.Nel 2020 il Pil dovrebbe regi-strare un calo dell'8,2% nel Mez-zogiorno e del 9,6% nel Centro-nord. Il pil in Italia dovrebbe re-gistrare un calo del 9,3%, stimaancora la Svimez sottolineandoche il calo del Pil «è più accen-tuato al Centro-Nord risentendoin misura maggiore del bloccoproduttivo imposto per contene-re la diffusione della pandemia eper due ordini di motivi aggiun-tivi». Nel 2020, le esportazionidi merci dovrebbero contrarsi, ri-spettivamente, del 15,6 e del13,7% per cento nel Sud e nelCentro-Nord. In quest'ultimaarea esse pesano, però, per qua-si il 30% sul Pil, rispetto a menodel 10 in quelle meridionali.
scere un rimbalzo di entità si-gnificativamente superiore nelCentro-Nord (5,4%) rispetto alSud (2,3%). Lo rende noto laSvimez spiegando che «si trattadi una previsione costruita sul-l'ipotesi di una sostanziale as-senza di fenomeni legati alla pan-demia analoghi a quelli speri-mentati di recente, sia nel nostroPaese che altrove». Ma il fortedifferenziale tra le due rnacroa-ree durante la fase di ripresa, sisottolinea, «è destinato a rima-nere anche in presenza di scena-ri differenti in ragione dal fattoche i principali comparti del-l'economia meridionale sono ca-ratterizzati da un'elasticità delvalore aggiunto alla domandache, nelle fasi ascendenti del ci-clo, è sistematicamente inferio-re a quella delle regioni centro-settentrionali».La caduta del reddito disponibi-le delle famiglie consumatrici nel2020 appare essere la più ampiamai riscontrata dalla metà deglianni '90 (-4,1% nel Centro-Norde -3,3% nel Sud) per effetto, in-
ne attesa nel volume di occupa-zion, emerge ancora dal rappor-to della Svimez. La minore ca-duta osservata nel reddito dispo-nibile meridionale è in parte daattribuire alla spinta di segno op-posto delle prestazioni sociali.caratterizzata da un peso com-parativamente maggiore, com-ponente nella quale confluisco-no gran parte delle misure di so-stegno al reddito implementatedalla politica nazionale. L'effet-to congiunto del blocco produt-tivo, della perdita di reddito e dicomportamenti di spesa forte-mente prudenziali trova riflessoin una contrazione consistentedei consumi delle famiglie: -9,1 % al Sud e -10,5 al Centro-Nord. Una contrazione, questa,solo parzialmente controbilan-ciata dalla spesa dell'operatorepubblico (+1,9% nelle regionimeridionali e +1,3% in quellecentrosettentrionali). All'internodella spesa delle famiglie, in en-trambe le macroaree i cali mag-giori sono previsti per la spesa inservizi e, di seguito, per quella
Nel 2021 il Pil dovrebbe cono- nanzitutto, della forte contrazio- in beni durevoli.Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.
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ROMACONVEGNO DELL'ALIS, SOLO IL 6 PER CENTO DELLE AZIENDE ASSOCIATE HA FATTO RICORSO ALLA CASSA INTEGRAZIONE. CALO DEL FATTURATO IN LARGA PARTE SOTTO IL 30 PER CENTO
Grimaldi: «Trasporti e logistica in attività durante l'emergenza»SORRENTO. Le aziende dei trasporti e del-la logistica non hanno mai fermato le pro-prie attività durante tutto il periodo del-l'emergenza provocata dal Coronavirus purlavorando in perdita. «Il nostro cluster è riu-scito a preservare tutti i posti di lavoro, men-tre colossi come Lufthansa, Renault, Hertz,hanno annunciato tagli drastici del perso-nale» dice il presidente diAlis, l'associazio-ne che riunisce le aziende di logistica, Gui-do Grimaldi, aprendo la due giorni di Alisdal titolo "La ripresa per un'Italia in movi-mento" a Sorrento. A giugno infatti ha fattoricorso alla cassa integrazione solo il 6 percento delle imprese associate all'Associa-zione Logistica dell'intermodalità sosteni-bile. Da uno studio con Srm, Svi nez e Uni-versità Parthenope emerge che il 70 per cen-to delle aziende associate ha subito un calo
♦—Guido Grimaldi
del fatturato sotto al 30 e il 6,4 di oltre i150.Di fronte all'emergenza Coronavirus, oltreil 60 per cento delle imprese ha fatto ricorsoallo smart working e alla digitalizzazione deiprocessi aziendali e la produttività del setto-re è salita del 14,4%. Ma per lo sviluppo, av-verte Grimaldi, occorre avere un «Governoalleato che rimetta al centro della propria vi-sione futura il trasporto e la logistica stiate-gica per il rilancio del nostro Paese e credanello sviluppo dell'intermodalità e nel tra-sporto sostenibile». 11 presidente diAlis Gri-maldi chiede maggiore attenzione all'eco-nomia blu, eventualmente con l'istituzionedi un ministero del Mare, come in Francia, eche il nuovo modello di continuità territo-riale porti ad adottare il modello spagnolo,«con sostegni direttamente aí cittadini e al-le aziende dei trasporti e non a beneficio di
una sola compagnia marittima determinan-do una palese concorrenza sleale». La Tir-renia Cin, sottolinea Grimaldi, risulta anco-ra insolvente nei confronti dello Stato di 115milioni di curo «e addirittura, durante la cri-si sanitaria, ha sospeso i servizi marittimiper le isole maggiori e minori». E il diretto-re generale diAlís, Marcello Di Caterina, èchiaro: «Abbiamo assistito in questi giornia una grandissima disputa per quanto ri-guarda Autostrade, ci chiediamo perché ilGoverno non interviene alla stessa manieradi Aspi. Lo Stato deve ancora incassare daquesto operatore 200 milioni di euro, tant'èche si sono effèttuati anche sequestri e ci so-no stati una serie di provvedimenti. Credoche non cì siano più le condizioni per portareavanti la convenzione, e invece si va nelladirezione opposta».
De Luca: Campania salva grazie a me
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PER FARE SVILUPPO NON OCCORRONO
INTERVENTI DALL'ALTO MA PROFONDI
PROCESSI DI AUTOCOSCIENZA E DI
AUTOPROPULSIONE COLLETTIVA, PERCHÈ
LA SOCIETÀ NON È FATTA DI ORDINANZE:
COMANDANO TESTA E CREATIVITÀ. PER
IL SOCIOLOGO GIUSEPPE DE RITA È QUESTA
LA MIGLIORE RICETTA PER FAR RINASCERE
IL SUD D'ITALIA. PUNTARE SULLE PERSONE
"Per ricostruire bisogna desiderare". È un'efficace constatazione del socio-
logo Giuseppe De Rita. Che aggiunge: "Per fare lo sviluppo ci vuole molta
libido. Scherzando, dico sempre che il migliore periodo dell'Italia è stato
quello del miracolo italiano degli anni '60, periodo che ha visto anche il picco
delle nascite in Italia: qualche connessione, sia pur non documentabile, deve
esserci. Secondo me significa avere una forza interna, quella che ti fa dire
"voglio": voglio una famiglia, dei figli, una casa nuova, un'azienda tutta mia.
Un conglomerato di istinti, una vera carica di libido. La società non è fatta
di ordinanze e circolari. Comandano testa, fantasia, rabbia".
De Rita, classe 1932, fondatore del Censis, Svimez e Cnel nel suo curricu-
lum, tra i più autorevoli osservatori delle trasformazioni economiche, sociali
e istituzionali del nostro Paese, ha appena pubblicato per Laterza Il lungo
Mezzogiorno, una raccolta di quattordici testi impregnati di riflessioni, scritti
a partire dagli anni '60 e frutto di un lungo lavoro sul Sud, che ripercorrono
la complessa questione meridionale, tema antico ma attuale. Partendo da
due presupposti: il primo è che non è l'economia a trainare il sociale ma
il contrario, mentre il secondo semina la certezza che "per fare sviluppo
non occorrono interventi dall'alto ma profondi processi di autocoscienza
e di autopropulsione collettiva". Due concetti rispettivamente di Giorgio
Sebregondi e di padre J.L. Lebret, cui De Rita si è aggrappato per la sua
caparbia avventura al Sud, dove lo ha condotto il lavoro e l'amore per quella
parte d'Italia. Non vuole, però, parlare della specificità della Sicilia: "Non
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3.
Sopra, Giuseppe De Rita;a sinistra, il porto di Palermo.
d i Antonella F i l i p P i
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vengo giù da un paio d'anni e io, abituato a fare ricerca, parlo solo delle cose
che ho visto, annusato, sentito, intuito. E dopo aver dialogato con la gente".
Torniamo allora all'emergenza che viviamo: i bonus per "curare" il post pandemia
non servono?
"È difficile parlare dell'intervento post-pandemia, dove c'è tutto ma mancauna strategia. Con questa soluzione, quella del bonus, si raggiunge la fami-
glia che non può permettersi la vacanza, il professionista che ha perso mole
di lavoro: ma tutto questo, senza una strategia, non arriva a quel momento
di trasformazione del sistema che manda avanti tutto. È pioggia che resta
lì, non crea fiume. La ripresa la fanno le persone, non il governo che così
uccide l'iniziativa. Ritengo che la presenza di piccoli imprenditori e artigiani
siano sintomi che indicano un futuro del Mezzogiorno sempre più legato
alla dialettica e alla convergenza di intenti".
Quindi partire dal basso, come premessa per creare sviluppo. Specialmente al sud,
il sociale è un architrave fondamentale per stimolare !'economia?
"Sono abbastanza vecchio per ricordare che negli anni 50 l'intervento per
il Sud fu tutto economico e infrastrutturale, di industrializzazione e ineen-
tivi. Sociale quasi nulla. Dovemmo arrivare ai primi anni '60, con Pastore
. ministro, per una concezione diversa. A quell'epoca pensavamo che tanti
soldi, concentrati nel tempo, tutti sull'economia, avrebbero trasformato la
società. Questo non è avvenuto, è una constatazione storica. Quel modello
non ha funzionato, pur se nel 1950 c'erano centinaia di miliardi che la Banca
mondiale metteva a disposizione di Donato Menichella, governatore della
Banca d'Italia, che poi destinava alla Cassa del Mezzogiorno. E c'erano una
classe dirigente della prima Cassa di straordinaria qualità e una tensione
politica non indifferente: eppure il Mezzogiorno si è quasi afflosciato di
fronte a questo grande intervento pubblico. Durante la discussione sulla
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A N G E R A N DFA N TA S Y A R EN E E D E D F O RT H E so U T Hit isn't intervention from the top that isneeded to reach full growth, but self-consciousness and general self-propulsion.Society isn't made of ordinances, brain andcreativity are in command. According to thesociologist Giuseppe De Rita, this is the bestformulathatrevive southern Italy.Staking
onpeoeople
"To rebuild. you have to desire." It is the
shrewd observation by the sociologist Gi-
useppe De Rita. "Promoting development
takes a lot of desire. The best period for
Italy was that of the so-called Italian mir-
ade of the 1960s that saw also a peak of
births: there must have been someconnec-
tion, although it can't be documented. An
inner strength that makes you say 1 arane
a fainily, children, a new home, a company
of my own. A conglomeration of instinct,
some real desire charge. Society isn't made
up of ordinances and circular letters. Head,
fantasy and anger are in command".
De Rita, born in 1932, is the founder of
Censis, and among the most authoritative
observers of thc economic, social and insti-
tutional transfi)rmation of our country. He
has just published for Laterza Il Lango Mrz-
zogiorno, a collection of fourteen texts rich
in notes that were written from the 60s and
the result of intensive work on the complex
southern question, an ancient but current
theme. Starting from two assumptions: hrst,
it isn't economy to drive society, but the
opposite; second. "development doesn't re-
quire intervention from the top, butti pro-
of self-awareness and general self-pro-
pulsion". Two conceptions respectively
bygonGiorgio Sebredi and father J.L. Lebret,
whom De Rita clung to for his stubborn
Veduta aerea di Catania.
1,-
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And
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bonus,
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.... 1 P"n" ,a°, ¿°" d....
r .fin $4 Y ~I
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Vigneti ai piedi dell'Etna.
Cassa del Mezzogiorno in Parlamento, ricordo un bellissimo intervento di
Giorgio Amendola il quale sostenne che "non si fa lo sviluppo senza portarsi
appresso il popolo". Ma la Cassa era andata in altra direzione".
La sua antologia si ferma al 2002, al fallimento dei patti territoriali: cosa è stata
quell'esperienza? Si può riproporre?
"Impossibile. I patti hanno bisogno di vigore, di forza, di voglia di muo-
versi delle popolazioni locali, tutte condizioni che, una volta spente, non
si recuperano vent'anni dopo. È roba del passato, non si può ripetere. Ma
non nascondo la mia rabbia per il modo in cui furono fatti saltare in aria".
Un intervento per sostenere le organizzazioni di terzo settore a fondo perduto: è la
recente proposta di Carlo Borgomeo, presidente della "Fondazione con il Sud".
La condivide?
"Borgomeo viene da un'esperienza straordinaria, quella della legge sull'oc-
cupazione giovanile. Erano gli anni '70, preistoria della politica meridionale,
abbiamo lavorato molto insieme. Ma attenzione: lui non solo dava il denaro,
lui monitorava, controllava, aiutava, e credo che oggi non abbia dimenti-
cato quell'esperienza. Nella redazione degli ultimi decreti del governo, il
terzo settore non è stato trattato male, è più forte di quanto non appaia in
superficie. Risentirà della pandemia? In alcune regioni, tipo la Basilicata, la
pandemia è stata un articolo di giornale e nulla più. Non riversiamo su di
essa troppe colpe e troppe speranze".
Antonella Filippi
in the South, where his work and
for that part of Italy had led him_ He
want to talk about the specificity of
: "1 haven't been down fora couple of
and I am used to talking only about
I have seen, smelt, heard, sensed.
after meeting people".
we are experiencing• are the bo-
to help the post pandemieuseless?
is anything but strategy. Giving a
you reach the family whocan't afford
the professional who has lost a lot
but without a strategy, you don't
that moment of transformation of the
that keeps cverythinggoing.It's like
stays there but doesn't create a riv-
is made by people, not by the
that kills enterprise. I believe
of small entrepreneurs and ar-
shows the future of the Mezzogiorno
and more linked to dialectics and
of purpose ".
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APPROFONDIMENTI
Fondi Covid, l'ultima chance per Sud: 30miliardi da spendere entro il 2023PAY > EDICOLA
Venerdì 17 Luglio 2020 di Nando Santonastaso
Tra la fine di quest’anno e il 2023 il Mezzogiorno dovrà spendere almeno
trenta miliardi tra risorse europee e nazionali. Si potrebbe dire che non è
una novità visto che anche in passato, tra cicli di programmazione dei fondi
strutturali Ue e cofinanziamento nazionale, cifre del genere non sono mai
mancate. La differenza, stavolta, la fa l’emergenza economica scatenata dalla
pandemia che non solo ha stravolto alcune regole di spesa che sembravano
immutabili specie a livello europeo (basta pensare alla sospensione del
vincolo sugli aiuti di Stato) ma soprattutto ha imposto – almeno in teoria – una
ben diversa accelerazione. E, inoltre, ha aperto la strada all’utilizzo di molte
risorse per affrontare non solo dal punto di vista sanitario gli effetti del
contagio sul piano economico e sociale. Per dirla in breve, ci sono soldi che il
Mezzogiorno non può rinunciare a spendere perché, come emerso anche
dalle analisi previsionali della Svimez, questa è probabilmente l’ultima
chiamata per cercare di ridurre il divario.
Partiamo dai fondi europei che, come sempre, restano un punto di
riferimento decisivo per rilanciare il Sud, ancorché dovrebbero essere solo
aggiuntivi di quelli nazionali. Dai dati puntualmente aggiornati dell’Agenzia
per la Coesione emerge che i Programmi operativi regionali nel Sud possono
contare ancora su circa 20 miliardi. Non sono soldi da programmare ex novo
o da destinare a questo o quell’obiettivo: le scelte sono state già fatte, e in
parte anche modificate dopo la richiesta del ministro Provenzano alle Regioni
di destinare una parte di quelle risorse ad interventi legati, appunto
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all’emergenza da pandemia, garantendo il recupero delle stesse nella nuova
programmazione del Fondo nazionale di sviluppo e coesione. Le Regioni
hanno messo a disposizione 5,3 miliardi per cui al momento l’utilizzo
certificato dei fondi europei garantisce una disponibilità, come detto, di una
ventina di miliardi da spendere entro marzo 2023, in base alle dilazioni di
tempo previste dai regolamenti europei.
Per fare più in fretta possibile e garantire così una ripartenza davvero
importante all’economia meridionale occorrerà uno sforzo massiccio, visto
che non sono in discussione gli obiettivi legati ai singoli progetti. Quelli, va
ripetuto, restano, ma proprio per la delicatissima situazione che si è
determinata occorrerà realizzarli con scadenze più ravvicinate o
riprogrammarli. Per dare un’idea: a fine 2019 la spesa complessiva dei fondi
europei delle regioni meridionali del ciclo 2014-2020 aveva raggiunto il 26%,
meno del 32% delle regioni centrosettentrionali ma in linea con il target
fissato dalla Ue.
Per quest’anno a livello nazionale bisognerà arrivare a 19 miliardi di spesa
certificata (5 miliardi in più del 2019, di cui una buona fetta nel Mezzogiorno).
L’obiettivo è di rispettare il nuovo target anche se per il lockdown molte cose
sono cambiate: i cantieri di quasi tutte le opere pubbliche sono rimasti chiusi
tre mesi e gli investimenti delle imprese appaiono oggi ancora frenati dal
clima di incertezza generale sulla diffusione della pandemia.
LEGGI ANCHE Più di un milione di ragazzi esclusi da internet veloce: al Sud
pesa il costo della connessione
Altre risorse su cui anche il Mezzogiorno può contare su scala europea, in
attesa del Mes e del Recovery Fund, sono quelle previste dalla cosiddetta
React-Ue. Si tratta di 55 miliardi di fondi aggiuntivi, destinati a rafforzarle
politiche di coesione, di cui l’Italia potrebbe beneficiare per circa 15 miliardi.
La ripartizione è nota: quei soldi dovranno andare alle aree che sono state
maggiormente colpite dal contagio e a quelle più in ritardo di sviluppo. Nord e
Sud, in altre parole, nel rispetto del principio generale della Coesione che
rimane, specie in questa emergenza, uno dei capisaldi intoccabili dell’Unione
europea.
E poi c’è l’ampio capitolo dei fondi dello sviluppo e coesione, risorse
nazionali sulle quali il lavoro di recupero e riprogrammazione del ministro
Provenzano è stato sin dall’inizio determinante. Una decina i miliardi che
potranno essere riutilizzati nel Mezzogiorno dopo essere stati per anni solo
una posta per così dire passiva nella programmazione del fondo stesso. Non
a caso per il nuovo ciclo 2021-2027 il ministro ha aumentato la dotazione
complessiva di queste risorse con l’obiettivo di ribadire che saranno proprio
loro, oltre agli investimenti pubblici di cui non si potrà in alcun modo fare a
meno, il vero motore della ripartenza del Mezzogiorno.
LEGGI ANCHE Decreto semplificazioni: treni, strade e aeroporti, la sfida è
nel Mezzogiorno
Anche in questo caso sarà decisiva la velocità con la quale le spese da
finanziare verranno certificate: e questa, a maggior ragione dopo le
indicazioni della Svimez, resta la vera sfida da vincere. Il problema peraltro
non è solo di capacità amministrativa ma di volontà politica, un terreno molto
minato che oggi deve compiere un ulteriore salto di qualità. Passare dalla
gestione delle risorse destinate all’emergenza a quella di programmi di
sviluppo. Un salto mortale per molte amministrazioni pubbliche ma
decisamente necessario. Anche perché la pandemia ha risvegliato una
questione settentrionale che con il tempo rischia di rimettere in discussione
priorità e ripartizioni faticosamente conquistate dal Sud.
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APPROFONDIMENTI
Sud, il virus allarga il divario. Svimez:«C'è il rischio di tensioni sociali»PRIMO PIANO > CRONACA
Venerdì 17 Luglio 2020 di Andrea Bassi
ROMA Bastano pochi numeri. Poche cifre che il direttore generale della
Svimez, Luca Bianchi, definisce «impressionanti». La caduta
dell'occupazione nel Mezzogiorno quest'anno, rischia di essere drammatica.
In soli 12 mesi potrebbero rimanere senza lavoro 380 mila persone. In un solo
anno la perdita di occupati sarebbe pari a quella subita nei cinque anni che
vanno dal 2009 al 2013, quando la crisi finanziaria e quella dei debiti sovrani
si sono saldate. Uno shock che fa temere anche alla Svimez che nel
Mezzogiorno possano esserci «tensioni sociali». Anche perché se il crollo del
Pil di quest'anno nel Meridione sarà più contenuto di quello delle regioni
centro-settentrionali (-8,2 per cento contro il -9,6 per cento), la ripresa prevista
per il prossimo anno sarà meno della metà al Sud rispetto al Nord (+2,3%
contro +5,4%).
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Questo significa che il divario tra le zone più ricche del Paese e quelle meno
ricche, è destinato ad allargarsi. Certo, il governo ha già approvato due
decreti, il Cura-Italia e il Rilancio, che hanno attenuato questa caduta.
Secondo i calcoli della Svimez, gli aiuti hanno contenuto maggiormente il
crollo del Pil meridionale di quello settentrionale, stanziando 75 miliardi di
euro complessivamente (55 dei quali sono stati approvati ieri con la fiducia al
decreto Rilancio), ma se si calcola qual è stato l'aiuto pro capite, per singolo
abitante, il Centro-Nord ha ottenuto di più: 1.344 euro contro 1.015 euro ad
abitante nel Mezzogiorno. La ragione di questo divario è semplice. Molti
interventi di aiuto destinati alle imprese e decisi dal governo, sono legati alla
dimensione delle perdite. Al Nord mediamente le imprese sono di dimensioni
maggiori. Dunque fatturano di più e hanno subito perdite più elevate in termini
assoluti. Per questo hanno ricevuto, sempre in termini assoluti, più risorse da
parte dello Stato. Ma è pur vero che chi ha dimensioni maggiori ha anche
spalle più grandi per sorreggere il peso della crisi. Chi è più piccolo è più
fragile, e potrebbe avere più difficoltà a rialzarsi.
LE CAUSE
Se per le imprese la situazione non sarà semplice, per le famiglie i rischi
sono ancora maggiori. La caduta del reddito disponibile, spiega la Svimez,
«è la più ampia mai riscontrata dalla metà degli anni novanta». La causa va
ricercata nella contrazione dell'occupazione. In questo caso, però, la caduta
del reddito delle famiglie meridionali sarà meno intensa di quella delle
famiglie del Centro Nord. Dipende dalle prestazioni sociali e dalle misure di
sostegno al reddito. Il reddito di cittadinanza, insomma, sta in qualche modo
sostenendo le entrate delle famiglie del Sud.
Ma resta il fatto che la contrazione dei guadagni sta spingendo
pericolosamente verso il basso i consumi. Nel Mezzogiorno la contrazione
prevista è del 9,1 per cento. Nel Centro-Nord del 10,5 per cento. Ad
aumentare sarà invece, per la prima volta dopo molto tempo, la spesa
pubblica per consumi. Per le regioni meridionali è quasi una novità assoluta,
visto che dal 2011 i consumi della Pubblica amministrazione si erano
costantemente ridotti. Ma cosa serve, secondo la Svimez, per il rilancio?
«Una strategia nazionale di sostegno alla crescita compatibile con l'obiettivo
del riequilibrio territoriale». Anche perché «le previsioni del 2021 mostrano
una ripresa troppo debole per ricostruire la base produttiva e occupazionale
distrutta dalla crisi e un allargamento del divario Nord-Sud». L'occasione del
Recovery fund, insomma, non può essere persa.
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ECONOMIAVenerdì 17 Luglio - agg. 07:45
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Sud, il virus allarga il divario. Svimez:«C'è il rischio di tensioni sociali»ECONOMIA > NEWS
Friday 17 July 2020 di Andrea Bassi
ROMA Bastano pochi numeri.
Poche cifre che il direttore
generale della Svimez, Luca
Bianchi, definisce
«impressionanti». La caduta
dell'occupazione nel
Mezzogiorno quest'anno, rischia
di essere drammatica. In soli 12
mesi potrebbero rimanere senza
lavoro 380 mila persone. In un
solo anno la perdita di occupati sarebbe pari a quella subita nei cinque anni che
vanno dal 2009 al 2013, quando la crisi finanziaria e quella dei debiti sovrani si sono
saldate. Uno shock che fa temere anche alla Svimez che nel Mezzogiorno possano
esserci «tensioni sociali». Anche perché se il crollo del Pil di quest'anno nel
Meridione sarà più contenuto di quello delle regioni centro-settentrionali (-8,2 per
cento contro il -9,6 per cento), la ripresa prevista per il prossimo anno sarà meno
della metà al Sud rispetto al Nord (+2,3% contro +5,4%).
Università, rette scontate per chi torna al Sud: la mossa per riprendersi i fuorisede
«Resta al Sud e incentivi ai giovani imprenditori» Merita chiude i suoi incontri con un
focus sul Meridione
Questo significa che il divario tra le zone più ricche del Paese e quelle meno ricche, è
destinato ad allargarsi. Certo, il governo ha già approvato due decreti, il Cura-Italia e
il Rilancio, che hanno attenuato questa caduta. Secondo i calcoli della Svimez, gli
aiuti hanno contenuto maggiormente il crollo del Pil meridionale di quello
settentrionale, stanziando 75 miliardi di euro complessivamente (55 dei quali sono
stati approvati ieri con la fiducia al decreto Rilancio), ma se si calcola qual è stato
l'aiuto pro capite, per singolo abitante, il Centro-Nord ha ottenuto di più: 1.344 euro
contro 1.015 euro ad abitante nel Mezzogiorno. La ragione di questo divario è
semplice. Molti interventi di aiuto destinati alle imprese e decisi dal governo, sono
legati alla dimensione delle perdite. Al Nord mediamente le imprese sono di
dimensioni maggiori. Dunque fatturano di più e hanno subito perdite più elevate in
termini assoluti. Per questo hanno ricevuto, sempre in termini assoluti, più risorse da
parte dello Stato. Ma è pur vero che chi ha dimensioni maggiori ha anche spalle più
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grandi per sorreggere il peso della crisi. Chi è più piccolo è più fragile, e potrebbe
avere più difficoltà a rialzarsi.
LE CAUSE
Se per le imprese la situazione non sarà semplice, per le famiglie i rischi sono ancora
maggiori. La caduta del reddito disponibile, spiega la Svimez, «è la più ampia mai
riscontrata dalla metà degli anni novanta». La causa va ricercata nella contrazione
dell'occupazione. In questo caso, però, la caduta del reddito delle famiglie meridionali
sarà meno intensa di quella delle famiglie del Centro Nord. Dipende dalle prestazioni
sociali e dalle misure di sostegno al reddito. Il reddito di cittadinanza, insomma, sta in
qualche modo sostenendo le entrate delle famiglie del Sud.
Ma resta il fatto che la contrazione dei guadagni sta spingendo pericolosamente
verso il basso i consumi. Nel Mezzogiorno la contrazione prevista è del 9,1 per cento.
Nel Centro-Nord del 10,5 per cento. Ad aumentare sarà invece, per la prima volta
dopo molto tempo, la spesa pubblica per consumi. Per le regioni meridionali è quasi
una novità assoluta, visto che dal 2011 i consumi della Pubblica amministrazione si
erano costantemente ridotti. Ma cosa serve, secondo la Svimez, per il rilancio? «Una
strategia nazionale di sostegno alla crescita compatibile con l'obiettivo del riequilibrio
territoriale». Anche perché «le previsioni del 2021 mostrano una ripresa troppo
debole per ricostruire la base produttiva e occupazionale distrutta dalla crisi e un
allargamento del divario Nord-Sud». L'occasione del Recovery fund, insomma, non
può essere persa.
Ultimo aggiornamento: 07:37
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Con la crisi il Sud perde 380mila occupati nel2020di Carmine Fotina
ROMA La crisi economica innescata dal coronavirus potrebbe avere un impatto sull’occupazionedel Sud paragonabile a quello subito nel quinquennio 2009-2013. La stima è della Svimez,l’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno. Nel 2020 l’occupazione è prevista in calo intornoal 3,5% nel Centro-Nord (circa 600mila occupati) mentre per le regioni meridionali la perditadovrebbe essere più pesante, -6% con 380mila unità in meno. Anche la ripresa attesa nel 2021sarebbe a ...
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Roma, 16 lug - Lo shock da Covid-19 ha colpito un Mezzogiorno già in recessione, prima ancora di aver recuperato i livelli pre-crisi 2008 di prodotto eoccupazione. Il crollo del Pil nel 2020 è più intenso nel Centro-Nord (-9,6%), attestandosi comunque su livelli inediti anche nel Mezzogiorno (-8,2%...(© 9Colonne - citare la fonte)
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Svimez: "In 2020 al Sud -380milaoccupati, -600mila al Centro-nord"
ECONOMIA
Pubblicato il: 16/07/2020 17:04
Il calo dell’occupazione nel 2020dovrebbe attestarsi intorno al3,5% nel Centro-Nord (circa600mila occupati) ed intorno al6% nel Mezzogiorno (circa380mila occupati). E' quanto stimala Svimez in un rapporto nel qualeevidenzia come per il Mezzogiorno sitratti di un impatto che per intensità èparagonabile a quello subito nelquinquennio 2009-2013. La ripresadell’occupazione nel 2021 si
attesterebbe al +2,2% a livello nazionale per effetto di una crescita dell’1,3% nelMezzogiorno e del 2,5% nel Centro-Nord.
Per effetto di tali andamenti l’occupazione meridionale, si sottolinea, scenderebbe intornoai 5,8 milioni, su livelli inferiori a quelli raggiunti nel 2014 al culmine della doppia faserecessiva. Il tasso di occupazione scenderebbe di circa 2 punti percentuali e mezzo al 42,2%per risalire di un punto nel 2021.
Nel 2020 il Pil dovrebbe registrare un calo dell'8,2% nel Mezzogiorno e del9,6% nel Centro-nord. Il pil in Italia dovrebbe registrare un calo del 9,3%, stima ancorala Svimez sottolineando che il calo del Pil "è più accentuato al Centro-Nord risentendo inmisura maggiore del blocco produttivo imposto per contenere la diffusione della pandemiae per due ordini di motivi aggiuntivi". Nel 2020, le esportazioni di merci dovrebberocontrarsi, rispettivamente, del 15,6 e del 13,7% per cento nel Sud e nel Centro-Nord. Inquest’ultima area esse pesano, però, per quasi il 30% sul Pil, rispetto a meno del 10 in quellemeridionali.
Nel 2021 il Pil dovrebbe conoscere un rimbalzo di entità significativamentesuperiore nel Centro-Nord (5,4%) rispetto al Sud (2,3%). Lo rende noto la Svimezspiegando che "si tratta di una previsione costruita sull’ipotesi di una sostanziale assenza difenomeni legati alla pandemia analoghi a quelli sperimentati di recente, sia nel nostro Paese
Bomba d'acqua a Palermo,intervista Adnkronos al sindacoLeoluca Orlando
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che altrove". Ma il forte differenziale tra le due macroaree durante la fase di ripresa, sisottolinea, "è destinato a rimanere anche in presenza di scenari differenti in ragione dalfatto che i principali comparti dell’economia meridionale sono caratterizzati da un’elasticitàdel valore aggiunto alla domanda che, nelle fasi ascendenti del ciclo, è sistematicamenteinferiore a quella delle regioni centrosettentrionali".
La caduta del reddito disponibile delle famiglie consumatrici nel 2020 appareessere la più ampia mai riscontrata dalla metà degli anni ’90 (-4,1% nelCentro-Nord e -3,3% nel Sud) per effetto, innanzitutto, della forte contrazione attesanel volume di occupazion, emerge ancora dal rapporto della Svimez. La minore cadutaosservata nel reddito disponibile meridionale è in parte da attribuire alla spinta di segnoopposto delle prestazioni sociali, caratterizzata da un peso comparativamente maggiore,componente nella quale confluiscono gran parte delle misure di sostegno al redditoimplementate dalla politica nazionale. L’effetto congiunto del blocco produttivo, dellaperdita di reddito e di comportamenti di spesa fortemente prudenziali trova riflesso in unacontrazione consistente dei consumi delle famiglie: - 9,1% al Sud e -10,5 al Centro-Nord.Una contrazione, questa, solo parzialmente controbilanciata dalla spesa dell’operatorepubblico (+1,9% nelle regioni meridionali e +1,3% in quelle centrosettentrionali).All’interno della spesa delle famiglie, in entrambe le macroaree i cali maggiori sono previstiper la spesa in servizi e, di seguito, per quella in beni durevoli.
Contrariamente a quanto verificatosi durante la crisi avviatasi nel 2009 e proseguita nelbiennio 2012/2013, la spesa per consumi collettivi della Pa si ipotizza accrescersi in misura,rispetto al recente passato, apprezzabile. Ciò risulta particolarmente vero in riferimento alleregioni meridionali, ove questa è diminuita ininterrottamente dal 2011. La caduta in tutte leprincipali componenti della domanda interna ed estera, unitamente ai problemi di liquiditàprogressivamente emersi e all’incertezza su tempi ed entità della ripresa è taledadeterminare un significativo arretramento nel processo di accumulazione al Sud: -13,0%.
Nel Centro-Nord, la componente in macchinari si contrae di quasi il 18%, a fronte del-10.7% nelle regioni meridionali. In entrambe le macro-aree il rapportoinvestimenti/prodotto verrebbe a collocarsi intorno ai valori minimi riscontrabili dal 1980,interrompendo bruscamente il modesto recupero avviato dopo il 2015.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Adnkronos.
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**Lavoro: Svimez, in 2020 nel sud -380 milaoccupati, -600 mila in centro nord**Roma, 16 lug. (Adnkronos) - Il calo dell’occupazione nel 2020 dovrebbe attestarsi intorno al 3,5% nel
Centro-Nord (circa 600mila occupati) ed intorno al 6% nel Mezzogiorno (circa 380mila occupati). E'
quanto stima la Svimez in un rapporto nel quale evidenzia come per il Mezzogiorno si tratti di un
impatto che per intensità è paragonabile a quello subito nel quinquennio 2009-2013. La ripresa
dell’occupazione nel 2021 si attesterebbe al +2,2% a livello nazionale per effetto di una crescita
dell’1,3% nel Mezzogiorno e del 2,5% nel Centro-Nord. Per effetto di tali andamenti l’occupazione
meridionale, si sottolinea, scenderebbe intorno ai 5,8 milioni, su livelli inferiori a quelli raggiunti nel
2014 al culmine della doppia fase recessiva. Il tasso di occupazione scenderebbe di circa 2 punti
percentuali e mezzo al 42,2% per risalire di un punto nel 2021.
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**Pil: Svimez, in 2020 -8,2% nel Mezzogiorno,-9,6% in Centro Nord**Roma, 16 lug. (Adnkronos) - Nel 2020 il dovrebbe registrare un calo dell'8,2% nel Mezzogiorno e del 9,6%
nel centro Nord. Il pil in Italia dovrebbe registrare un calo del 9,3%. E' quanto stima la Svimez in un
rapporto nel quale sottolinea che il calo del Pil "è più accentuato al Centro-Nord risentendo in misura
maggiore del blocco produttivo imposto per contenere la diffusione della pandemia e per due ordini di
motivi aggiuntivi". Nel 2020, le esportazioni di merci dovrebbero contrarsi, rispettivamente, del 15,6 e
del 13,7% per cento nel Sud e nel Centro-Nord. In quest’ultima area esse pesano, però, per quasi il 30%
sul Pil, rispetto a meno del 10 in quelle meridionali.
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Economia: Svimez, “nel2020 la più ampia cadutadel reddito delle famigliedalla metà degli anni ’90”16 luglio 2020 @ 16:04
“La caduta del reddito disponibile
delle famiglie consumatrici nel
2020 appare essere la più ampia
mai riscontrata dalla metà degli
anni ’90 (-4,1% nel Centro-Nord
e -3,3% nel Sud) per effetto,
innanzitutto, della forte
contrazione attesa nel volume di
occupazione”. Lo segnala la Svimez nelle previsioni 2020 diffuse
oggi. “La minore caduta osservata nel reddito disponibile
meridionale è in parte da attribuire alla spinta di segno opposto
delle prestazioni sociali, caratterizzata da un peso
comparativamente maggiore, componente nella quale
confluiscono gran parte delle misure di sostegno al reddito
implementate dalla politica nazionale”.
L’effetto congiunto del blocco produttivo, della perdita di reddito
e di comportamenti di spesa trova riflesso, secondo
l’associazione, in una contrazione consistente dei consumi delle
famiglie: -9,1% al Sud e -10,5% al Centro-Nord. “Una
contrazione, questa, solo parzialmente controbilanciata dalla
spesa dell’operatore pubblico (+1,9% nelle regioni meridionali e
+1,3% in quelle centrosettentrionali)”. All’interno della spesa
delle famiglie, in entrambe le macroaree i cali maggiori sono
previsti per la spesa in servizi e, di seguito, per quella in beni
durevoli. La Svimez rileva, inoltre, che “contrariamente a quanto
verificatosi durante la crisi avviatasi nel 2009 e proseguita nel
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biennio 2012/2013, la spesa per consumi collettivi della pubblica
amministrazione si ipotizza accrescersi in misura, rispetto al
recente passato, apprezzabile”. Infine, la stima dell’associazione
relative a Centro-Nord e Mezzogiorno sul rapporto
investimenti/prodotto, che “verrebbe a collocarsi intorno ai
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Economia: Svimez,“recessione più profondanel Centro-Nord, nel 2020 ilMezzogiorno perde 380milaposti di lavoro”16 luglio 2020 @ 16:02
“Lo shock da Covid-19 ha colpito
un Mezzogiorno già in
recessione, prima ancora di aver
recuperato i livelli pre-crisi 2008
di prodotto e occupazione”. Lo
evidenzia la Svimez nelle
previsioni diffuse oggi. “Il crollo
del Pil nel 2020 è più intenso nel Centro-Nord (-9,6%),
attestandosi comunque su livelli inediti anche nel Mezzogiorno
(-8,2%)”, segnala l’associazione. A preoccupare sono le ricadute
sociali di un impatto occupazionale, più forte nel Mezzogiorno,
che perde nel solo 2020 circa 380mila posti di lavoro. “La
perdita di occupati è paragonabile a quella subita nel
quinquennio 2009-2013 (-369.000). Ad attenuare la gravità del
quadro previsivo interviene il consistente sostegno delle
politiche pubbliche”. Grazie agli interventi di contrasto agli
effetti del Covid-19, per un importo pari a circa 75 miliardi di
euro, la caduta del Pil, secondo la Svimez, è stata contenuta di
circa 2,1 punti al Centro-Nord e di quasi 2,8 punti percentuali
nel Mezzogiorno, anche se in termini pro-capite il beneficio è
maggiore al Centro-Nord (1344 euro) rispetto al Mezzogiorno
(1015 euro). Le previsioni Svimez per il 2021 vedono un
Mezzogiorno frenato da una ripresa “dimezzata”: +2,3% il Pil
contro il 5,4% del Centro-Nord.
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ECONOMIA: SVIMEZ, “RECESSIONE PIÙPROFONDA NEL CENTRO-NORD, NEL 2020 ILMEZZOGIORNO PERDE 380MILA POSTI DILAVORO”16:02
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GIFFONI FILM FESTIVAL: GUBITOSI (DIRETTORE),“QUI CENTINAIA DI MIGLIAIA DI RAGAZZIHANNO TROVATO LA LORO CASA”15:50
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“La politica nazionale ha sostenuto l’economia nel pieno della
più grande crisi dal dopoguerra dagli impatti senza precedenti
sui redditi e sui consumi delle famiglie e sugli investimenti delle
imprese – spiega l’associazione in una nota –. Per il rilancio si
rende ora urgente una strategia nazionale di sostegno alla
crescita compatibile con l’obiettivo del riequilibrio territoriale
per cogliere le opportunità inedite che si aprono con i nuovi
strumenti di finanziamento europei”.
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ECONOMIA
Svimez: il Sud perderà 380 mila postidi lavoro nel 2020Perdita paragonabile a quella del quinquennio 2000/2013
tempo di lettura: 1 min
A causa della crisi scatenata dal Covid 19, il Sud perderà solo quest'anno 380 mila posti di lavoro. E' la previsione
dello Svimez che segnala come la perdita di occupati sia paragonabile a quella subita nel quinquennio 2009-2013
(-369.000). Secondo lo Svimez, "il calo dell’occupazione nel 2020 dovrebbe attestarsi intorno al 3,5% nel Centro-
Nord (circa 600 mila occupati) ed intorno al 6% nel Mezzogiorno (circa 380mila occupati)". Per il Mezzogiorno si
tratta di un impatto che "per intensità è paragonabile a quello subito nel quinquennio 2009-2013".
Bagnini al lavoro a Rimini
agi live Miracolo a Palermo: la bomba d'acqua non ha fatto vittime15:58
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La ripresa dell’occupazione nel 2021 si attesterebbe "al +2,2% a livello nazionale per effetto di una crescita dell’1,3%
nel Mezzogiorno e del 2,5% nel Centro-Nord". Per effetto di tali andamenti "l’occupazione meridionale
scenderebbe intorno ai 5,8 milioni, su livelli inferiori a quelli raggiunti nel 2014 al culmine della doppia fase
recessiva".
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ANSA.it ALIS Alis: logistica ha salvato il paese, il governo sia alleato
SORRENTO 16 luglio 2020 12:52 ANSACOM
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Le aziende dei trasporti e della logistica non si sono mai fermate durante tutto il periododell'emergenza provocata dal Coronavirus pur lavorando in perdita e ora chiedono algoverno di essere loro "alleato" per il rilancio. "Il nostro cluster e? riuscito a preservaretutti i posti di lavoro", mentre colossi come Lufthansa, Renault, Hertz, "hanno annunciatotagli drastici del personale" , afferma il presidente di Alis, l'associazione che riunisce leaziende di logistica, Guido Grimaldi, aprendo "La Due Giorni di Alis - La ripresa perun'Italia in movimento" a Sorrento. A giugno infatti ha fatto ricorso alla cassa integrazionesolo il 6% delle imprese associate ad Alis - Associazione Logistica dell'Intermodalitàsostenibile.
Da uno studio con Srm, Svimez e Universita? Parthenope emerge che il 70% delleaziende associate ha subito un calo del fatturato sotto al 30% e il 6,4% di oltre il 50%. Difronte all'emergenza Coronavirus, oltre il 60% delle imprese ha fatto ricorso allo smartworking e alla digitalizzazione dei processi aziendali e la produttivita? del settore è salitadel 14,4%.L'auspicio di Grimaldi è ora avere un "governo alleato" che "rimetta al centro della propriavisione futura il trasporto e la logistica strategica per il rilancio del nostro Paese e credanello sviluppo dell'intermodalita? e nel trasporto sostenibile".
In particolare Grimaldi chiede più attenzione all'economia blu, eventualmente conl'istituzione di un ministero del Mare, come in Francia, e che il nuovo modello dicontinuita? territoriale porti al modello spagnolo, "con sostegni direttamente ai cittadini e
Alis: logistica ha salvato il paese, ilgoverno sia alleatoGrimaldi, solo il 6% delle aziende in Cig nonostante la crisi
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Vincenzo De Luca Francesco Boccia Gaetano Manfredi Guido Grimaldi
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alle aziende dei trasporti e non a beneficio di una sola compagnia marittima determinandouna palese concorrenza sleale". Tirrenia Cin, sottolinea Grimaldi risulta ancora insolventenei confronti dello Stato di 115 milioni di euro e addirittura, durante la crisi sanitaria, hasospeso i servizi marittimi per le isole maggiori e minori".Al contrario del resto del popolo del trasporto che "ha garantito la continuita? dei propriservizi marittimi, ferroviari e stradali, permettendo cosi? la consegna dei beni di primanecessita? e la stabilita? dei cicli produttivi, a garanzia della sopravvivenza delle famiglie,delle citta?, del Paese intero", dichiara Grimaldi.
E ora torna a rinnovare le richieste presentate al governo nei mesi scorsi, rimasteinascoltate: credito d'imposta, decontribuzione e detassazione per le imprese chemantengono intatti i livelli occupazionali, moratoria bancaria anche per le grandi imprese eincentivi all'automotive, che piu? che mai oggi sono determinanti per far ripartire il suogrande indotto.Un discorso a parte, riguarda l'emendamento al decreto Rilancio che prevede nuovirequisiti per l'autoproduzione delle operazioni portuali a bordo delle navi che rischia, perGrimaldi, di portare "indietro di trent'anni, con pesanti ripercussioni sull'occupazione e unsignificativo aumento dei costi per gli armatori, dal momento che si ritroverebbero a nonpoter piu? disporre del proprio personale di bordo".Nella prima giornata dell'evento, sono previsti gli interventi, tra gli altri, del ministrodell'Universita? e della Ricerca, Gaetano Manfredi, del Ministro per gli Affari regionali e leautonomie, Francesco Boccia, ddel Presidente della Regione Campania, Vincenzo DeLuca, del Commissario straordinario sull'emergenza Covid-19, Domenico Arcuri e delDirettore Osservatorio Conti Pubblici Italiani, Carlo Cottarelli.
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Svimez. Effetto Covid al Sud: crollano Pil eoccupazioneMaurizio Carucci giovedì 16 luglio 2020
Il Mezzogiorno perde 380mila posti di lavoro nel solo 2020 (il 6% rispetto al 3,5% del Centro-Nord: ossiacirca 600mila occupati)
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Sarà soprattutto il Sud a pagare per la pandemia. Il Covid-19 ha colpito un Mezzogiorno già in
recessione, prima ancora di aver recuperato i livelli pre-crisi 2008 di prodotto interno lordo e
occupazione. Il crollo del Pil nel 2020 è più intenso nel Centro-Nord (-9,6%), attestandosi comunque
su livelli inediti anche nel Meridione (-8,2%). A preoccupare sono le ricadute sociali di un impatto
occupazionale, più forte nel Mezzogiorno, che perde 380mila posti di lavoro nel solo 2020 (il 6%
rispetto al 3,5% del Centro-Nord: ossia circa 600mila occupati). La perdita di occupati è paragonabile
a quella subita nel quinquennio 2009-2013 (- 369mila). La gravità delle previsioni della Svimez-Associazione
per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno sono attenuate dal consistente sostegno delle politiche
pubbliche. Grazie agli interventi di contrasto agli effetti del Covid-19, per un importo pari a circa 75 miliardi
di euro, la caduta del Pil è stata contenuta di circa 2,1 punti al Centro-Nord e di quasi 2,8 punti percentuali
nel Sud, anche se in termini pro-capite il beneficio è maggiore al Centro-Nord (1.344 euro) rispetto al
Mezzogiorno (1.015 euro).
Le previsioni della Svimez per il 2021 vedono un Mezzogiorno frenato da una ripresa “dimezzata”:
+2,3% il Pil contro il 5,4% del Centro-Nord. La politica nazionale ha sostenuto l’economia nel pieno della
più grande crisi dal dopoguerra dagli impatti senza precedenti sui redditi e sui consumi delle famiglie e sugli
investimenti delle imprese. Per il rilancio si rende ora urgente una strategia nazionale di sostegno alla
crescita compatibile con l’obiettivo del riequilibrio territoriale per cogliere le opportunità inedite che si
aprono con i nuovi strumenti di finanziamento europei. Secondo la Svimez, ciò che manca è proprio un
Piano di sviluppo sul quale concentrare una serie di priorità che possano mitigare le incertezze legate agli
scenari futuri. Di qui la prospettiva di imporre logiche assistenziali e non input specifici allo sviluppo che
d’altronde al Sud avrebbero maggiori occasioni di riuscita. Molte le iniziative che hanno subìto un netto
ritardo per poter essere lanciate, a partire dall’attuazione dello Zes, l’accelerazione dei cantieri
infrastrutturali o del Mes. Per far ripartire il Mezzogiorno è necessario l’intervento dello Stato con
l’apporto di investimenti pubblici. Tuttavia, continua a preoccupare l’impatto occupazionale e
sociale: è a rischio un posto su cinque. Il tentativo di far riemergere il Paese da questo punto di vista ha
presentato non poche lacune. Del resto, il Mezzogiorno ha assistito al crollo della spesa pubblica per
investimenti tra il 2008 e il 2018 e, come ricordava l’Istat, non ha ancora potuto recuperare quei 250mila
posti di lavoro persi durante quel periodo. Le previsioni Svimez sul Sud, dunque, quest’anno hanno una
connotazione decisamente negativa. Complice il fermo produttivo che non ha fatto altro che rallentare ancor
di più la ripresa delle regioni meridionali.
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Pronti investimenti delle associate pari a 50 miliardi in 5 anni, con un impatto del 3,6%sul PIL e 400 mila posti di lavoro. Le proposte in un documento in collaborazione con laFondazione Utilitatis e con il contributo di Svimez e PwC
Garantire l’operatività dei servizi essenziali e favorire ilpercorso di rilancio tramite la realizzazione di nuove opereinfrastrutturali, individuando gli strumenti idonei perpermettere alle imprese di mettere a frutto gli investimentipianificati. Sono i temi centrali intorno ai quali si sviluppa ildocumento “I l contributo delle Uti l i t ies al r i lancioe c o n o m i c o d e l P a e s e ”, real izzato da Uti l i tal ia, laFederazione del le imprese idr iche, ambiental i edenergetiche, in collaborazione con la Fondazione Utilitatis econ il contributo di Svimez e PwC, presentato nel corso di unrecente convegno.
Il piano di investimentiLe imprese di pubblica utilità hanno in programma un piano di investimenti da 50 miliardi di euroin 5 anni - 30 nel settore idrico, 12 in quello energetico e 8 in quello ambientale - percontribuire alla ripartenza economica del Paese: ma per la sua effettiva realizzazione c’è bisogno che ilGoverno crei le giuste condizioni. Questi investimenti possono contribuire in modo rilevante al rilanciodell’economia, dato il forte impatto che sono in grado di generare sul PIL (3,6%) e sull’occupazione,con un incremento di circa 400mila posti su scala nazionale, oltre un terzo dei quali - come stimato daSvimez - solo al Sud. “Tra i settori industriali che hanno subìto gli effetti economici del blocco delle attività produttive – spiega il Direttore Generale di Ut i l i tal ia, Giordano Colarullo - quello delle Utilities hamostrato un’elevata capacità di resilienza, legata soprattutto alla natura di essenzialità dei servizierogati. Il nostro studio mostra come gli investimenti nei settori dell’acqua, dell’ambiente edell’energia rappresentino un volano per accelerare la crescita del Paese, con una forza e un impattoeconomico significativo che si inserirebbero nella linea degli obiettivi della sostenibilità e del GreenNew Deal. Un intervento importante anche per lo sviluppo economico delle regioni del Sud,considerando l’elevato fabbisogno di investimenti che tali aree presentano per colmare il gapinfrastrutturale con il resto dell’Italia”. Le proposte intersettorialiPer supportare questa prima fase, Utilitalia propone un’iniezione straordinaria di liquidità a supportodelle imprese, anche di sostegno all’attuazione dei piani di investimento programmati. Sarebbe inoltrenecessario rilanciare il mercato dei contratti pubblici e garantire la tempestività degliapprovvigionamenti, nonché semplificare i procedimenti e ridurre – di un terzo – i termini delleprocedure autorizzative. Da un punto di vista fiscale si propone di incentivare fiscalmentele aggregazioni tra imprese e di introdurre l’agevolazione fiscale del superammortamento, limitataagli investimenti non inferiori ai 10 milioni di euro effettuati fino al 2023.Andrebbe poi accompagnato il rilancio degli investimenti con l’esclusione dall’ambito di applicazionedel Testo Unico delle società partecipate (d.lgs. 175/2006) di tutte quelle società che emettonostrumenti finanziari quotati diversi dalle azioni in mercati regolamentati o a questi equiparati; conl’obiettivo di superare le criticità derivanti dalla normativa sulle società a controllo pubblico,bisognerebbe inoltre escludere queste società dalle regole speciali in materia di gestione delpersonale. Le proposte settoriali: idricoIn questa prima fase, occorre che sia completata la riforma di governance istituzionale per il servizioidrico nel Meridione, anche attraverso il coinvolgimento delle Autorità di bacino distrettuale, in tuttequelle realtà in cui la riforma stessa non sia stata completata; andrebbe inoltre rifinanziato il pianostrategico per le grandi infrastrutture idriche, lavorando al contempo a una gestione integrata deifanghi di depurazione.
Utilitalia. Servizi pubblici al centro della ripartenza,ecco le proposte per il rilancio
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Bisognerà poi prevedere un ampliamento e miglioramento delle reti acquedottistiche con l’obiettivoprimario di contenere le perdite di rete e lo sviluppo dei water safety plans, per segnare il passaggioda un approccio reattivo ad uno preventivo ai controlli sulla qualità dell’acqua distribuita. Andrannosuperate le criticità che riguardano la mancanza parziale o totale delle reti di raccolta e collettamentodei reflui, potenziando al contempo gli impianti di depurazione per garantire il superamento dellagrave carenza strutturale del servizio soprattutto nel Sud e nelle Isole. Più in generale, deve esseremessa in campo una strategia di intervento volta alla sviluppo dell’economia circolare basata suquattro assi principali: l’efficienza energetica nelle attività e nelle infrastrutture del servizio idricointegrato; la riduzione dell’utilizzo della plastica mediante la promozione del consumo di acquapotabile; il recupero di energia - elettrica e termica - e di materie prime mediante impianti o specificitrattamenti integrati nelle infrastrutture idriche, nonché la diffusione di energia da fonti rinnovabiliper l’alimentazione degli impianti del servizio idrico integrato; e il riuso dell’acqua trattata, adesempio a fini agricoli e industriali. Le proposte settoriali: ambientePer quanto riguarda il settore ambientale, in questa prima fase Utilitalia propone di attribuire a tuttele Regioni la responsabilità di effettuare una stima del fabbisogno impiantistico residuo, perpermettere rapidamente la realizzazione di infrastrutture necessarie alla gestione ed al trattamentodei rifiuti. Alle Regioni e alle Province autonome andrebbe permesso di autorizzare, ove tecnicamentepossibile, un incremento fino al 10% della capacità degli impianti di trattamento della frazioneorganica, anche se proveniente da altre regioni. Bisognerebbe inoltre semplificare e ridurre i tempidelle procedure autorizzative degli impianti di trattamento, nonché rivedere l ’attualedisciplina dell’End of waste.In una seconda fase, andrebbe valutata una riforma profonda del sistema, investendo nella costruzionedegli impianti necessari, con soluzioni che tengano in considerazione il principio di prossimità, sia peri rif iuti urbani che per gli speciali. Andrebbero inoltre promosse la piena applicazionedella responsabilità estesa del produttore e l’utilizzo del CSS come combustibile alternativo,supportando al contempo l’attività di regolazione e rafforzando la filiera del riciclo tramite misureeconomiche per consentire lo sviluppo del mercato dei materiali riciclati. Le proposte settoriali: energiaNel settore energetico, è necessario in questa prima fase garantire il conseguimento dei targetprevisti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, il cui strumento più importante sonoi Titoli di Efficienza Energetica. Bisogna inoltre prevedere una forte semplificazione delle procedure egarantire a tutti gli stakeholders un equilibrio economico-finanziario; stabilizzare il sistema degliincentivi nella filiera del biometano e concedere un prolungamento dei termini per permettere alleaziende di usufruire del periodo di incentivazione decennale; e introdurre adeguati chiarimentinormativi per l’applicazione dell’aliquota Iva del 10% alle forniture di energia termica resetramite teleriscaldamento. In una seconda fase andrà previsto un rilancio del ruolo del settoreidroelettrico (superando l’elevata frammentazione normativa), del meccanismo dei TEE e del relativomercato attraverso la rimozione dei vincoli di natura territoriale o settoriale. Sarà poi importanterafforzare gli strumenti e i meccanismi di mercato come il capacity market, promuovere le potenzialitàdel biometano e individuare un regime di sostegno alla realizzazione di reti di teleriscaldamento.Andranno infine previste una completa liberalizzazione dei mercati retail che possa garantire ilcontenimento dei prezzi, anche attraverso un riordino della struttura degli oneri di sistema, fiscali eparafiscali, e la definizione di meccanismi che forniscano un adeguato bilanciamento tra ilr i c o n o s c i m e n t o d i i n c e n t i v i a l l e e n e r g y c o m m u n i t i e s e l a n e c e s s i t à d iassicurare l’equilibrio economico-finanziario delle infrastrutture di rete preesistenti.
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Pil, Svimez: “In 2020 -8,2% al Sud e nelMezzogiorno e -9,6% in Centro-nord” Il calo dell’occupazione nel 2020 dovrebbe attestarsi intorno al 3,5% nelCentro-Nord (circa 600mila occupati) ed intorno al 6% nel Mezzogiorno(circa 380mila occupati). E’ […]
Adnkronos - 16 Luglio 2020 15:04 - Ultimo aggiornamento 16 Luglio 2020 18:00
Il calo dell’occupazione nel 2020 dovrebbe attestarsi intorno al 3,5% nel
Centro-Nord (circa 600mila occupati) ed intorno al 6% nel Mezzogiorno
(circa 380mila occupati). E’ quanto stima la Svimez in un rapporto nel quale
evidenzia come per il Mezzogiorno si tratti di un impatto che per intensità è
paragonabile a quello subito nel quinquennio 2009-2013. La ripresa
dell’occupazione nel 2021 si attesterebbe al +2,2% a livello nazionale per
effetto di una crescita dell’1,3% nel Mezzogiorno e del 2,5% nel Centro-
Nord.
Per effetto di tali andamenti l’occupazione meridionale, si sottolinea,
scenderebbe intorno ai 5,8 milioni, su livelli inferiori a quelli raggiunti nel
2014 al culmine della doppia fase recessiva. Il tasso di occupazione
scenderebbe di circa 2 punti percentuali e mezzo al 42,2% per risalire di un
punto nel 2021.
Nel 2020 il Pil dovrebbe registrare un calo dell’8,2% nel Mezzogiorno e del
9,6% nel Centro-nord. Il pil in Italia dovrebbe registrare un calo del 9,3%,
stima ancora la Svimez sottolineando che il calo del Pil “è più accentuato al
Centro-Nord risentendo in misura maggiore del blocco produttivo imposto
per contenere la diffusione della pandemia e per due ordini di motivi
aggiuntivi”. Nel 2020, le esportazioni di merci dovrebbero contrarsi,
rispettivamente, del 15,6 e del 13,7% per cento nel Sud e nel Centro-Nord.
In quest’ultima area esse pesano, però, per quasi il 30% sul Pil, rispetto a
meno del 10 in quelle meridionali.
Nel 2021 il Pil dovrebbe conoscere un rimbalzo di entità significativamente
superiore nel Centro-Nord (5,4%) rispetto al Sud (2,3%). Lo rende noto la
Svimez spiegando che “si tratta di una previsione costruita sull’ipotesi di
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Allarme Svimez: al Sud il Covid brucerà ildoppio dei posti del Centro NordNel 2020 un milione di occupati in meno: 380 mila nel Mezzogiorno e600 mila nelle altre regioni. Grazie agli interventi del governo erogati inmedia 1.344 euro procapite al Nord (dove la crisi è più grave) e 1.015 alSud
PAOLO BARONI
PUBBLICATO IL16 Luglio 2020
ULTIMA MODIFICA16 Luglio 2020 ora: 16:07
ROMA. Un milione di posti di lavoro in meno nel 2020: il Coviddistruggerà infatti 600 mila posti al Centro Nord e 380 mila al Sud, chein proporzione subirà l’impatto maggiore della crisi e dove l’annoprossimo la crescita sarà dimezzata.
Le previsioniLo choc da coronavirus, secondo l’ultimo studio della Svimez, la societàper lo sviluppo del Mezzogiorno, ha colpito un Mezzogiorno già inrecessione, prima ancora di aver recuperato i livelli pre-crisi 2008 diprodotto e occupazione. Nel 2020 è prevista una caduta del Pil dell’8,2%nel Mezzogiorno e del 9,6% nel Centro-Nord (Italia: -9,3%). Il calo è piùaccentuato al Centro-Nord risentendo in misura maggiore del bloccoproduttivo imposto per contenere la diffusione della pandemia e perdue ordini di motivi aggiuntivi. In primo luogo, prima ancora della sua
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diffusione in Italia, la pandemia ha determinato una caduta delcommercio mondiale di entità non dissimile, in base alle informazioniattualmente disponibili, da quella del 2009. Nel 2020, le esportazioni dimerci dovrebbero contrarsi, rispettivamente, del 15,6 e del 13,7% percento nel Sud e nel Centro-Nord. In quest’ultima area esse pesano,però, per quasi il 30% sul Pil, rispetto a meno del 10 in quellemeridionali. L’altro elemento che in uisce, in negativo, sul risultato diprodotto del Centro-Nord è da ravvisarsi nell’atteso crollo della spesaturistica, con particolare riguardo agli stranieri.
Redditi e consumi delle famiglie
La caduta del reddito disponibile delle famiglie consumatrici nel 2020appare essere la più ampia mai riscontrata dalla metà degli anni ’90(-4,1% nel Centro-Nord e -3,3% nel Sud) per effetto, innanzitutto, dellaforte contrazione attesa nel volume di occupazione. La minore cadutaosservata nel reddito disponibile meridionale è in parte da attribuirealla spinta di segno opposto delle prestazioni sociali, caratterizzata daun peso comparativamente maggiore, componente nella qualecon uiscono gran parte delle misure di sostegno al redditoimplementate dalla politica nazionale. L’effetto congiunto del bloccoproduttivo, della perdita di reddito e di comportamenti di spesafortemente prudenziali trova ri esso in una contrazione consistentedei consumi delle famiglie: - 9,1% al Sud e -10,5 al Centro-Nord. Unacontrazione, questa, solo parzialmente controbilanciata 3 dalla spesadell’operatore pubblico (+1,9% nelle regioni meridionali e +1,3% in quellecentrosettentrionali). All’interno della spesa delle famiglie, in entrambele macroaree i cali maggiori sono previsti per la spesa in servizi e, diseguito, per quella in beni durevoli.
L’emergenza lavoro
La Svimez stima che il calo dell’occupazione nel 2020 dovrebbeattestarsi intorno al 3,5% nel Centro-Nord (circa 600mila occupati) edintorno al 6% nel Mezzogiorno (circa 380mila occupati). Per ilMezzogiorno si tratta di un impatto che per intensità è paragonabile aquello subito nel quinquennio 2009-2013. La ripresa dell’occupazionenel 2021 si attesterebbe al +2,2% a livello nazionale per effetto di unacrescita dell’1,3% nel Mezzogiorno e del 2,5% nel Centro-Nord. Pereffetto di tali andamenti l’occupazione meridionale scenderebbeintorno ai 5,8 milioni, su livelli inferiori a quelli raggiunti nel 2014 alculmine della doppia fase recessiva. Il tasso di occupazionescenderebbe di circa 2 punti percentuali e mezzo al 42,2% per risalire diun punto nel 2021. Un così forte impatto si spiega con la grandepervasività settoriale della crisi occupazionale seguita allo shock daCovid-19.
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il ruolo di assorbire, sia pure parzialmente e con effetti dipeggioramento della qualità del lavoro, la forza lavoro espulsa daicomparti produttivi più colpiti. L’effetto congiunto di domanda e offertadello shock da Covid-19, viceversa, ha colpito anche molte attività delterziario ben presenti nelle specializzazioni produttive del Sud. E oggi,per di più, la crisi incrocia un mercato del lavoro ancor più fragile eframmentato di quello interessato dalla grande recessione. Da allora, lastruttura settoriale e produttiva delle regioni meridionali ha vistocrescere il peso del lavoro irregolare, dell’occupazione precaria e dellavoro autonomo.
Il sostegno pubblico
Le previsioni della Svimez tengono conto del contributo signi cativodelle misure previste dai Dl “Cura Italia”, “Liquidità”, “Rilancio” chehanno contributo a contenere la caduta del Pil. Si è trattato di unareazione della politica scale a sostegno dell’economia maisperimentata nella storia repubblicana del nostro Paese. Con unintervento complessivo in de cit di oltre 75 miliardi di euro, pari al 4,5%del Pil, il Governo, diversamente da quanto accadde durante la crisi del2008, è riuscito ad arginare la caduta del prodotto che, diversamente,sarebbe stata di portata ampiamente superiore. Senza considerare glieffetti dei provvedimenti che hanno immesso liquidità e concessogaranzie alle imprese, la cui dimensione non è affatto trascurabile, ilcontributo delle manovre (Dl Cura Italia e Dl Rilancio) alla crescita delPil nel 2020 è stato di oltre 2 punti percentuali.
Il sostegno all’economia è stato maggiore nel Mezzogiorno, dove sonostati destinati circa il 30% degli interventi, con un contributo allacrescita (o, messa in altri termini, con una minor caduta) del Pil di 2,8punti percentuali, mentre al Centro-Nord, bene ciario di circa il 70%delle misure di sostegno, il contributo alla crescita (il minor crollo) delPil determinato dall’intervento pubblico è stato del 2,1%. Per quantomolte misure hanno previsto un’erogazione uniforme su base pro-capite, la presenza di diversi interventi legati alla dimensione delleperdite subite sposta l’intensità del bene cio in pro-capite a favoredelle popolazioni del Centro-Nord. Mediamente, la somma degliinterventi varati per fronteggiare il Covid-19 ha generato un bene ciopro-capite di 1344 euro al Centro-Nord, contro un valore pro-capite chenel Mezzogiorno si ferma a 1015 euro per abitante.
Complessivamente, per il 2021 si può stimare che il contributo allacrescita del Pil fornito dalle misure già varate si attesti intorno allo 0,7%nel Centro-Nord e quasi all’1% nel Mezzogiorno. Un contributo che, seal Centro- 6 Nord vale poco più di 1/8 della crescita prevista, nelMezzogiorno spiega quasi la metà del recupero stimato realizzarsi nel2021.
Le previsioni
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I perché dei nostri lettori
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Le previsioni Svimez per il 2021 vedono un Mezzogiorno frenato da unaripresa «dimezzata»: +2,3% il Pil contro il 5,4% del Centro-Nord. Sitratta di una previsione costruita sull’ipotesi di una sostanziale assenzadi fenomeni legati alla pandemia analoghi a quelli sperimentati direcente, sia nel nostro Paese che altrove, spiegano i ricercatori dellaSvimez. Ma il forte differenziale tra le due macroaree durante la fase diripresa è destinato a rimanere anche in presenza di scenari differenti inragione dal fatto che i principali comparti dell’economia meridionalesono caratterizzati da un’elasticità del valore aggiunto alla domandache, nelle fasi ascendenti del ciclo, è sistematicamente inferiore a quelladelle regioni centrosettentrionali. È questo oramai un dato strutturale,che costituisce il lascito negativo della “lunga crisi” (2008-2014). Labase produttiva meridionale non aveva ancora recuperato, all’insorgeredella pandemia, i livelli antecedenti la «lunga crisi», specie nelcomparto industriale e a differenza di quanto avvenuto nel Centro-Nord. Quantità e qualità delle imprese presenti nel territorio del Sudfanno sì che gli stimoli provenienti dal lato della domanda sianotrasferiti all’offerta in misura relativamente minore.
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In Ferrero anche imanutentorimeccanici edelettronicisorridono
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Il risarcimento pergravi difetti dicostruzione
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Mio padre e mia madre leggevano La Stampa, quando mi sonosposato io e mia moglie abbiamo sempre letto La Stampa, daquando son rimasto solo sono passato alla versione digitale. Èun quotidiano liberale e moderato come lo sono io.
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Crisi Covid Lavoro Mezzogiorno Svimez
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Nel Mezzogiorno la discesa del Pil sarà meno marcata che nel resto del paese ma le
ricadute sociali della crisi più devastanti. Le famiglie reggono grazie anche ai 21 miliardi di
sostegni pubblici. Ripresa lenta nel 2021.
di F. Q. | 16 LUGLIO 2020
Sorpasso in retromarcia e c’è davvero ben poco da festeggiare. Secondo lo Svimez
l’economia del Mezzogiorno quest’anno farà meglio del Centro Nord. Anzi, più
corretto dire che farà meno peggio. Al Sud il Prodotto interno lordo dovrebbe
calare dell’8,2% mentre al Centro-Nord il tonfo sarà del 9,6%. La
ripartenza sarà però più faticosa, nel 2021 l’economia delle regioni meridionali
salirà del 2,3% contro il 5,4% di quelle centro settentrionali.
IL DRAMMA OCCUPAZIONALE: A preoccupare gli analisti dello Svimez
sono però soprattutto le ricadute sociali di un impatto occupazionale che
si annuncia più forte nel Mezzogiorno. Solo 2020, 380mila posti di lavoro
andranno persi. La perdita di occupati è paragonabile a quella subita nel
quinquennio 2009-2013 (- 369.000) ma condensata in un solo anno. Gli
occupati del Sud scenderebbero così intorno ai 5,8 milioni, su livelli inferiori a
quelli raggiunti nel 2014 al culmine della doppia fase recessiva. Al Sud inoltre gli
occupati irregolari sono circa il doppio rispetto al resto del paese mentre gli atipici
sono il 17,6% del totale contro il 12,8% del Centro Nord.
IL SALVAGENTE DEGLI AIUTI PUBBLICI – La gravità del quadro si
attenua solo grazie al consistente sostegno pubblico. Grazie agli interventi di
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Fondi Lega, fermato un uomo mentrestava scappando in Brasile. Indagatitre commercialisti del Carroccio
Di F. Q.
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contrasto agli effetti del Covid-19, per un importo pari a circa 75 miliardi di euro
(di cui 21 mld destinati al Sud), la caduta del Pil è stata contenuta di circa 2,1
punti al Centro-Nord e di quasi 2,8 punti percentuali nel Mezzogiorno. I sostegni
pubblici spiegano perché anche il calo dei consumi risulterà più contenuto al
Sud (- 9,1%) rispetto al Centro Nord (- 10,5%). La caduta del reddito
disponibile delle famiglie appare essere la più ampia mai riscontrata dalla metà
degli anni ’90 (-4,1% nel Centro-Nord e -3,3% nel Sud) per effetto, innanzitutto,
della forte contrazione attesa nel volume di occupazione, spiega lo Svimez. Il dato
meridionale è in parte da attribuire alla spinta di segno opposto delle
prestazioni sociali, caratterizzata da un peso comparativamente maggiore,
rispetto al Nord.
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Castiello (Lega): «I dati Svimez diconoche il Governo al Sud ha fallito»NAPOLI > POLITICA
Giovedì 16 Luglio 2020
«Mi auguro che i rappresentanti del governo, ed in particolare quei ministri
espressione del meridione,trovino il tempo per leggere le anticipazioni del
rapporto Svimez riportate, tra gli altri, dal quotidiano Il Mattino di Napoli. Si
accorgerebbero di quanto inquietante sia l'allarme sociale che investe il
Mezzogiorno, con posti di lavoro che vanno in fumo, assenza di investimenti,
soluzioni assistenziali diffuse, per non dire del mancato avvio delle Zes»: è un
attacco duro, quello di Pina Castiello sulla questione meridionale. Il deputato
campano della Lega parte dai dati oggettivi, quelli riportati dallo Svimez.
LEGGI ANCHE Zaia: «Stranieri, il focolaio più grande. In Veneto regole
aggirate dagli infetti, urgente il fermo per legge»
«Quello che si presenta - continua Castiello - è un quadro desolante che
dovrebbe indurre Conte e il suo esecutivo all'autocritica. Purtroppo nulla di
buono si profila all'orizzonte, con il governo in costante stato confusionale e
proteso unicamente alla conservazione delle poltrone, senza una visione
strategica per risollevare le sorti del Sud. Diventa pertanto sempre più
imprescindibile una inversione di marcia per ridare speranza al maltrattato
meridione, dimenticato da un governo che predica bene e razzola male e
continua a considerare il Sud una zavorra e non una opportunità per tutto il
Paese».
Ultimo aggiornamento: 15:24
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COVID-19Zaia: «Stranieri, il focolaio più grande. In Veneto...
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di fronte ad un’epidemia globale. L’emergenza sociale del Paese vaquindi a sommarsi a quella sanitaria, tra polemiche e dibattiti cheda secoli non trovano una via di uscita. Il Covid ha provocato cosìuno tsunami in un mare già agitato dalla politica e dalle istituzionicontribuendo ad una serie di reazioni a catena. Tra le voci piùattive troviamo quella dello scrittore e giornalista Pino Aprile,fondatore del Movimento 24 Agosto e reduce dal suo ultimo libroIl male del Nord. Perché o si fa l’Italia da Sud o si muore. AlRiformista, ha fatto il punto sulle questioni che hanno coinvoltol’opinione pubblica da Nord a Sud durante il coronavirus esoprattutto sul post-epidemia.
Pochi giorni fa in una diretta social il sindaco di MilanoGiuseppe Sala ha dichiarato di voler introdurre le gabbiesalariali salariali differenziando le retribuzioni nel settorepubblico tra Nord e Sud. Per lui “è chiaro che se undipendente pubblico, a parità di ruolo, guadagna gli stessisoldi a Milano e a Reggio Calabria, è intrinsecamentesbagliato, perché il costo della vita in quelle due realtà èdiverso”E’ una colossale sciocchezza, è giusto che non guadagnino lastessa cifra. Il dipendente pubblico di Reggio Calabria dovrebbeguadagnare di più. E’ un fatto noto, e stupisce che il sindaco diMilano non lo sappia, e se lo sa fa finta di non saperlo. Il motivo èsemplice: per i furti che hanno subito gli enti pubblici meridionalie il Sud in generale. Basta vedere come sono investite in manieradisuguale le risorse pubbliche; nella sola Lombardia circolano piùtreni che in tutte le regioni del Sud messe insieme. E questodipende solo dal fatto che i soldi pubblici sottratti al resto delPaese sono concentrati in una sola Regione. In particolare i fondiper la solidarietà orizzontale, ovvero la ripartizione dei fondi tra icomuni in modo da assicurare che tutti i cittadini italiani abbianoun livello minimo di servizi pubblici, cioè al di sotto del quale siscende nell’inaccettabile, sono stati sottratti al Sud con dei veri epropri trucchi e carte false. In pratica, nella CommissioneParlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale si sonocalpestate leggi e la stessa Costituzione affinché ai comuni del sudl’ordine corrisposto ammontasse solo al 45,8% dei fondi chedovevano ricevere, inizialmente provvisorio per il solo 2015 perpoi diventare definitivo. Il che significa che ai comuni del Sudsono stati sottratti più della metà di quei fondi. Questo comportache i comuni del meridione per assicurare il minimo dei servizi aipropri cittadini, non ricevendo quei soldi che sono stati rubati(termine volutamente usato in quanto sono stati fatti ricorsi allamagistratura da un centinaio di comuni del Sud per tornare inpossesso delle somme rubate) sono stati costretti ad aumentare letasse. E qui c’è l’assurdità: siccome lo Stato italiano deruba i
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comuni più poveri, questi devono imporre ai cittadini le tasse piùalte d’Italia per avere i servizi peggiori. Il comune italiano dove sipagano le tasse più alte è Reggio Calabria e stupisce che Sala nonlo sappia. Inoltre il numero di dipendenti pubblici di un comune èlegato da una norma al bilancio del comune, per cui se lo Statoruba i soldi ai comuni questi hanno un bilancio più basso e puòassumere meno persone. Questo si traduce nel fatto che idipendenti dei comuni del sud devono fare un lavoro che èalmeno tre volte maggiore a quello dei loro colleghi dei comuniricchi. La ragione per cui un dipendente comunale di ReggioCalabria dovrebbe guadagnare di più è questa e Sala con questasua uscita conferma un’orrenda linea del Pd che vuole rubare lospazio razzista alla Lega.
Cosa significa?Il Pd ruba gli argomenti, si fa per dire, alla Lega. E’ la linea di partitoche è razzista, esattamente come quella della Lega. La Lega con ilsuo razzismo anti-meridionale, come ha dichiarato RobertoMaroni, conquistava voti. Oggi assistiamo a Bonaccini che dice“prima il nord” con la solita moneta falsa del “noi siamo lalocomotiva”. Sì, che ha portato l’Italia a sbattere contro un muro, enon mi riferisco solo all’emergenza coronavirus. Il potere padanoha concentrato le risorse pubbliche in poche regioni del nord.L’ente di stato conti pubblici territoriali, che quindi è una fonteinattaccabile anche perché è tutto di dominio pubblico, dimostrache fine fanno i soldi di tutti i cittadini italiani. Nel rispetto dellenorme, ai cittadini del Sud dovrebbe andare una somma pro-capite, ma è stato documentato che per almeno 10 anni (anche se ilsistema va avanti da sempre), ai cittadini del Meridione sono statirubati più di 70 miliardi di euro all’anno che sono stati invecedirottati al Nord. L’economia del Nord è diventata ormai quella diconsumare la cassa comune. Da quando è entrato in vigore l’eurola crescita in Europa nei paesi dell’euro è stata del 18 %. La crescitamedia dell’Europa è stata del 23 %, la crescita dei paesi no-euro èstata del 38%. L’unico paese che ha visto una crescita ferma èl’Italia, che è passata dallo 0 al niente. Questo vuol dire che lafamosa locomotiva padana è inchiodata sui binari. Infatti il terroredella classe dirigente del Nord è di dover rendere conto di tuttoquesto, non può più mantenere quel tenore di vita se nonsottraendo risorse che spettano al resto del Paese. Ciò è statodimostrato e documentato da Adriano Giannola, presidente delloSvimez, il quale ha dichiarato di stringere la cinghia. Per questo,tentano di rubare tutto il rubabile. Così abbiamo Sala che dice cheè giusto che guadagnino lo stesso stipendio. Esattamente le stessedichiarazioni che fece la candidata leghista alle presidenziali dellaToscana, Susanna Ceccardi, la quale affermò che i medici calabresi
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dovrebbero guadagnare di meno dei medici del Nord. Qual è ladifferenza da Sala? Nessuna. Nel 2018 quando stava per essereerogata l’autonomia differenziata, che fortunatamente fu bloccatada una vera e propria rivolta civile meridionale, e non solo, iconsiglieri regionali del Pd di Lombardia, Veneto ed EmiliaRomagna fecero un documento congiunto per chiedere che ilPartito Democratico nazionale appoggiasse l’autonomiadifferenziata portata avanti da Salvini. C’è un partito unico del nord,Pun, che ha il solo scopo di saccheggiare le risorse di tutto il Paesee concentrarlo in poche regioni del Nord. Qual è la differenza traLega e Pd del nord? Nessuna. In questo, il Pd riesce a batterepersino la Lega.
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Nel periodo post-Covid il governatore Attilio Fontana hadichiarato che la Lombardia per anni ha trascinato l’italiasollecitando il Governo a ”destinare più attenzioni e risorsecerte alla Lombardia, se vuole davvero rilanciare l’economiadel paese’…Questa storia va avanti da poco dopo l’Unità d’Italia, quando grandimeridionalisti e unitaristi come Giustino Fortunato, GaetanoSalvemini, Francesco Saverio Nitti, Ettore Ciccotti, per citarnealcuni, dicevano che quello che stava accadendo avrebbe rovinatoil Paese perché la sottrazione di fondi pubblici per spenderli solo alNord, convincerà gli italiani del Settentrione ad essere più bravi edimenticheranno da dove deriva quella ricchezza. Esattamentequello che è avvenuto e sta avvenendo tuttora. Dare in gestionecentinaia di milioni di euro a Fontana con quello che hannocombinato durante il periodo del coronavirus mi sembra assurdo.Mi riferisco in particolare all’ospedale Covid costruito alla Fiera diMilano costato circa 25 milioni di euro per assicurare qualcheposto letto dopo due mesi, mentre a Bergamo costruivano unospedale in otto giorno nonostante il tentativo della regioneLombardia di bloccarlo e a Napoli è stato costruito in 30 orel’ospedale Covid con 72 posti costato solo 7 milioni. Francamente,non darei un euro a Fontana o a Giulio Gallera, assessore alla sanitàe il welfare per la regione Lombardia. Ma voi affideresti dei soldi aGallera, vi fidereste del suo operato? Ricordiamoci delleconferenze stampa di Fontana tutti i giorni in piena pandemia,manco fosse Trump, mentre il Presidente del Consigliotrasmetteva le dirette online.
Nel suo ultimo libro affronta il tema della differenza tra Norde Sud, messa in evidenza dal periodo della pandemia dacoronavirus. Con il Covid infatti si è riscoperta la divisione
“Per il Mose 4 miliardi di euro in tangenti”, l’intervista a Pino Aprile
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nazionale, al contrario, ora sono i settentrionali ad esserediscriminati. La storia si riscrive al contrario?No, c’è stato un solo caso in cui sono stati rispediti dei turistiprovenienti dalle zone del Nord ed è successo a Ischia. Parliamo diun’isola che vive di turismo e che ha circa 30 posti letto per 60milaabitanti. In piena epidemia sono arrivati dei turisti lombardi noncontrollati e gli ischitani hanno chiesto che fossero fatti degliaccertamenti sulla possibilità di contagio. Il prefetto ha impostoche i turisti potessero liberamente circolare sull’isola, per poiscoprire che erano positivi. Chi aveva ragione?
Dunque non era discriminazione, ma stavano proteggendol’isola…Non solo. La gestione dell’epidemia tra regioni del Nord e ilGoverno succube di quelle regioni è stata fatta in modo che perben tre volte sono stati permessi esodi per un totale di centinaia dimigliaia di persone dalle aree infette a regioni indenni conun’esportazione di Stato della pandemia. Perché queste personeerano controllate solo all’arrivo e non alla partenza? Nella granparte dei casi erano meridionali andati al Nord per lavorare ostudiare e che nel periodo dell’isolamento non potevano nélavorare né studiare e né sostenere le spese in città costosissime.A quel punto in un Paese normale sarebbero stati fatti dei controlliper appurare se fossero contagiati o meno prima di dare il vialibera. Se fosse stato il contrario, cioè se l’epidemia avrebbe avutocome epicentro il Sud e dalle zone meridionali si fossero riversatial Nord, cosa avrebbero fatto? Per fare un esempio, nel 1973 inapoletani non furono accettati perché c’era il colera. La malattiavenne debellata in sei settimane, a Barcellona ci misero due anni.Ci furono 24 morti, ma i napoletani vennero cacciati dagli alberghi,nella riviera ligure per citare un esempio, nel mondo di calcio ci sirifiutava di giocare con squadre del Sud. E da 47 anni si insultano imeridionali chiamandoli colerosi. Di questo, Matteo Salvini ha unacondanna per razzismo. Cosa avrebbero dovuto fare i meridionali,se fossero stati della stessa pasta, con un’epidemia che ha fattoquasi 17mila morti nella sola Lombardia? In più, sempre al Nordsono apparsi degli striscioni con cui si ringraziava il coronavirusper aver fatto andare via i terroni dalla Padania.
Infatti sono molti i meridionali che studiano nelle regioni delNord. In Sicilia la giunta regionale offre 1.200 euro a ciascunostudente che rientra a frequentare l’università da altreregioni. All’Università di Palermo l’iscrizione è addiritturagratuita, almeno per quest’anno. Sulla stessa linea la Puglia,che vuole azzerare le tasse per chi torna, anche dall’estero. IlNord però non l’ha presa benissimo…Il Nord è abituato a fare di peggio. La Gelmini, quando era ministrodell’Istruzione, avviò una serie di criteri per stabilire quali erano le
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università migliori e da premiare. Questi furono approvati anchedai successivi governi. Il Decreto Carrozza, entrato in vigore con ilgoverno Letta, stabilisce che l’avvio di professori e studenti deveessere avvantaggiato nelle università migliori e danneggiato inquelle peggiori. Le università più ricche sono quelle che fannopagare le tasse più alte agli studenti, riuscendo così ad essereassunti nel raggio di 100 chilometri dall’università. E cosa c’entra ilprestigio dell’università? Significa solo che il territorio è più ricco.Alla stessa maniera le università del Sud sono state letteralmentedepredate dalle risorse, studenti e docenti, e impoverite. DalCorriere della Sera si chiedeva la chiusura delle università di Bari,Campobasso e Messina calpestando ogni criterio di equità. Nonsolo, ma era previsto che le università del Sud non fosseroResearch University, perché quelle dovrebbero stare solo al Nord.In più, con i soldi di tutti, sono stati fatti dei centri di ricerca dieccellenza in Italia, uno a Genova, Istituto italiano di Tecnologia, el’altro a Milano, lo Human technopole, che da solo assorbe piùsoldi che sono di tutti i fondi dei centri di ricerca. Dov’è la bravuradi Genova e Milano nell’avere, con i soldi pubblici, questi centri diricerca? Negli altri Paesi queste strutture si usano per bilanciare lecondizioni del Paese. Ad esempio, l’alta velocità della Spagna èpartita dal Sud,ossia dalle zone più povere, per poterle allineare aquelle più ricche. Mentre in Italia l’Alta Velocità è un privilegio deipiù ricchi con i soldi di tutti. Quindi, l’iniziativa delle università delSud è sacrosanta.
Nel suo libro lei ha spiegato che il Sud è la soluzione, non ilproblema. In cosa consiste questa soluzione?Non lo dico io che il Sud è la soluzione ma il Fondo MonetarioInternazionale, l’Unione Europea e l’analisi di uno stuolo infinito dianalisti ed economisti. Per citarne uno, L’economia reale nelMezzogiorno a cura di Alberto Quadro Curzio e Marco Fortis, nelquale è spiegato che se l’Italia smettesse di ostacolare lo sviluppodel Sud, in pochi anni il nostro Paese diventerebbe il primo inEuropa superando la Germania e probabilmente il primo al mondo.Ogni volta che si danneggia il Sud, tutta l’Italia viene danneggiatamentre sembra che alcuni ne traggano vantaggio.
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Il Sud Italia in ginocchio: ilcovid brucia più posti dilavoro che in 5 anni di crisiMarco Cimminella 1 ORA 73
La pandemia di covid-19 ha messo l’Italia in ginocchio,facendo crollare il Pil, costringendo aziende e negozi adabbassare le serrande, rinchiudendo tutti nelle muradomestiche. E ha causato una vera emergenza lavorativa, il cuiimpatto al Sud sarà tremendo. Il Mezzogiorno perderà nel2020 circa 380 mila posti: un cifra enorme che supera quellaregistrata in cinque anni tra il 2009 e il 2013, quando il totaledi occupati che si ritrovò a casa senza stipendio raggiunse i369.000.In un paese che deve fare i conti con la cronica assenza diopportunità, le aree più povere soffrono terribilmente labatosta economica causata dal coronavirus, che infierisce suun Meridione già in recessione, che non ha ancora recuperato ilivelli pre-crisi 2008 in termini di prodotto e occupazione.Così se il Centro-Nord deve affrontare un calo di occupati del3,5 per cento (circa 600 mila lavoratori), nel Sud la riduzione èpari al 6 per cento (380 mila persone). La vera ripresa delleassunzioni comincerà nel 2021, più alta nelle regioni centro-settentrionali del Paese (2,5 per cento) e più lenta in quellemeridionali (1,3 per cento). “Per effetto di tali andamenti,
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Le previsioni dello Svimez mostrano un enorme crollo del numero di occupati
nel Mezzogiorno, già in difficoltà per il precariato e il lavoro nero. Il Sud
Italia non è riuscito ancora a riprendersi dalla lunga crisi del 2008-2014 -
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l’occupazione meridionale scenderebbe intorno ai 5,8 milioni,su livelli inferiori a quelli raggiunti nel 2014 al culmine delladoppia fase recessiva”, si legge nel report dello Svimez, che fanotare come “il tasso di occupazione scenderebbe di circa 2punti percentuali e mezzo al 42,2% per risalire di un punto nel2021”.
Le previsioni 2020-2021 elaborate dall’Associazione per losviluppo dell’industria nel Mezzogiorno mostrano in tutta laloro gravità le ripercussioni sociali che la pandemia avrà sulSud Italia, capace di bruciare così tanti posti di lavoro per viadella grande “pervasività settoriale” di questa emergenzaoccupazionale. Infatti, se la crisi del 2008-2009 aveva colpitosoprattutto il manifatturiero e le costruzioni, risparmiando inparte il settore dei servizi che aveva assorbito i professionistiche si erano trovati in difficoltà, “sia pur parzialmente e coneffetti di peggioramento della qualità del lavoro”; ora iltracollo provocato dal coronavirus ha danneggiato anche moltedelle attività del “terziario ben presenti nelle specializzazioniproduttive del Sud”, si legge nello studio dell’associazione. Insostanza, l’effetto negativo è stato travolgente, anche in ragionedel fatto che in questi anni l’instabilità e il precariato hannopesato insistentemente sul mercato del lavoro meridionale, giàpiagato dalla sistematica diffusione del sommerso edell’irregolarità.
da Taboola
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Senza dimenticare poi che i piani per rilanciare l’occupazione,attraverso un rafforzamento dei centri per l’impiego el’introduzione dei navigator, hanno subito una forte battutad’arresto e non si sono dimostrati capaci, finora, di manteneregli impegni presi da quando è stato lanciato il reddito dicittadinanza. La pandemia ha colpito l’Italia in un momentocritico per il Mezzogiorno, la cui base produttiva non si eraancora rialzata dalla “lunga crisi” (2008-2014) quando èsopraggiunta l’emergenza sanitaria.
LEGGI ANCHE: Del Conte (Bocconi): “Navigator, spreco difondi Ue e mancanza di programmazione: così si creanonuovi disoccupati”
La riduzione dell’occupazione comporta naturalmente menoreddito disponibile e quindi un abbattimento dei consumi siaal Centro-Nord (-10,5 per cento) sia al Sud (-9,1 per cento).Dinamiche che si intrecciano con il crollo della produzione eche si riflettono quindi in una diminuzione del Pil in tutta Italia(-9,3 per cento), con una riduzione dell’8,2% nel Mezzogiornoe del 9,6% nel Centro-Nord. “La caduta in tutte le principalicomponenti della domanda interna ed estera, unitamente aiproblemi di liquidità progressivamente emersi e all’incertezzasu tempi ed entità della ripresa è tale da determinare unsignificativo arretramento nel processo di accumulazione alSud: -13,0%. Nel Centro-Nord, la componente in macchinari sicontrae di quasi il 18%, a fronte del -10.7% nelle regionimeridionali. In entrambe le macro-aree il rapportoinvestimenti/prodotto verrebbe a collocarsi intorno ai valoriminimi riscontrabili dal 1980, interrompendo bruscamente ilmodesto recupero avviato dopo il 2015”, fanno notare iricercatori dello Svimez.
Secondo l’istituto, l’anno prossimo il Mezzogiorno dovràaccontentarsi di una ripresa dimezzata. Il Centro-Nordregistrerà un aumento di Pil pari al 5,4 per cento, il Sud sifermerà a quota 2,3 per cento. Questo anche grazie al sostegnodelle politiche pubbliche, che hanno permesso di attenuare lagravità del quadro previsto per il 2020. I 75 miliardi di eurostanziati per contrastare le conseguenze del coronavirus hannofermato la caduta del Pil, che è stata contenuta di circa 2,1punti percentuali nella parte centro-settentrionale del Paese edi quasi 2,8 punti nel Mezzogiorno, “anche se in termini pro-capite il beneficio è maggiore al Centro-Nord (1344 euro)rispetto al Mezzogiorno (1015 euro)”, conclude lo studio.
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Roma, 16 lug. (askanews) - "Le previsioni Svimez confermano le nostre stesse
preoccupazioni per il Mezzogiorno: un impatto profondo della crisi economica e
sociale scaturita dalla pandemia Covid-19, in un quadro gi recessivo e divergente con
il resto del paese e con una serie di crisi industriali importanti aperte da troppo tempo.
Occorre agire al pi presto utilizzando al meglio le risorse pubbliche, nazionali ed
europee". Cos la vice segretaria generale della Cgil Gianna Fracassi.
" vero che la caduta del Pil potrebbe risultare inferiore a quella del centro-nord, ma -
sottolinea - i calcoli Svimez prefigurano nel 2021 una ripresa pi debole per le Regioni
del sud, in particolare degli investimenti, senza i quali appare impossibile difendere e
ricreare crescita e posti di lavoro".
Per la dirigente sindacale "il tempo non una variabile indipendente: necessario agire al
pi presto. Per evitare la depressione dell'economia del Mezzogiorno, soprattutto dal
punto di vista occupazionale, occorre utilizzare al meglio le risorse pubbliche, nazionali
ed europee - sottolinea - indirizzandole verso nuove politiche industriali, sociali e fiscali
all'insegna di un modello di sviluppo pi inclusivo, innovativo e sostenibile, di cui il
Mezzogiorno potrebbe rappresentare l'officina europea nel Mediterraneo". Per questo
per la Cgil "i contenuti del Piano Sud 2030 dovranno essere ridiscussi, aggiornati ma
soprattutto accelerati. La creazione di lavoro nel Mezzogiorno, in particolare per
giovani e donne, deve rappresentare l'obiettivo da cogliere attraverso l'utilizzo di tutte le
risorse disponibili.
"In questa prospettiva - conclude Fracassi - la partecipazione del sindacato alla
definizione dei processi, dei programmi e dei progetti di sviluppo e coesione appare
indispensabile".
Cgil: Svimez conferma quadropreoccupante per il Sud agire subito
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Roma, 16 lug. (askanews) - La ripresa del 2021, dalla crisi provocata dal Coronavirus,
sar dimezzata al Mezzogiorno. Lo stima la Svimez, segnalando come lo shock da
Covid-19 ha colpito un Mezzogiorno gi in recessione, prima ancora di aver recuperato i
livelli pre-crisi 2008 di prodotto e occupazione.
Il crollo del Pil nel 2020, prosegue l'Associazione nella sue previsioni 2020-2021, pi
intenso nel Centro-Nord (-9,6%), attestandosi comunque su livelli inediti anche nel
Mezzogiorno (-8,2%). A preoccupare sono le ricadute sociali di un impatto
occupazionale, pi forte nel Mezzogiorno, che perde nel solo 2020 380mila posti di
lavoro. La perdita di occupati paragonabile a quella subita nel quinquennio 2009-2013
(- 369.000).
Ad attenuare la gravit del quadro previsivo interviene il consistente sostegno delle
politiche pubbliche. Grazie agli interventi di contrasto agli effetti del Covid-19, per un
importo pari a circa 75 miliardi di euro, la caduta del Pil stata contenuta di circa 2,1
punti al Centro-Nord e di quasi 2,8 punti percentuali nel Mezzogiorno, anche se in
termini pro-capite il beneficio maggiore al Centro-Nord (1344 euro) rispetto al
Mezzogiorno (1015 euro).
Le previsioni Svimez per il 2021, quindi, vedono un Mezzogiorno frenato da una ripresa
"dimezzata": +2,3% il Pil contro il 5,4% del Centro-Nord.
"La politica nazionale - spiega - ha sostenuto l'economia nel pieno della pi grande crisi
dal dopoguerra dagli impatti senza precedenti sui redditi e sui consumi delle famiglie e
sugli investimenti delle imprese. Per il rilancio si rende ora urgente una strategia
nazionale di sostegno alla crescita compatibile con l'obiettivo del riequilibrio territoriale
per cogliere le opportunit inedite che si aprono con i nuovi strumenti di finanziamento
Coronavirus, Svimez: la ripresa del2021 sar dimezzata al Sud
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Il calo dell’occupazione nel 2020 dovrebbe attestarsi intorno al 3,5% nel Centro-Nord
(circa 600mila occupati) ed intorno al 6% nel Mezzogiorno (circa 380mila occupati). E'
quanto stima la Svimez in un rapporto nel quale evidenzia come per il Mezzogiorno si
tratti di un impatto che per intensità è paragonabile a quello subito nel quinquennio
2009-2013. La ripresa dell’occupazione nel 2021 si attesterebbe al +2,2% a livello
nazionale per effetto di una crescita dell’1,3% nel Mezzogiorno e del 2,5% nel Centro-
Nord.
Per effetto di tali andamenti l’occupazione meridionale, si sottolinea, scenderebbe
Pil, Svimez: "In 2020 -8,2% al Sud e nelMezzogiorno e -9,6% in Centro-nord"
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intorno ai 5,8 milioni, su livelli inferiori a quelli raggiunti nel 2014 al culmine della doppia
fase recessiva. Il tasso di occupazione scenderebbe di circa 2 punti percentuali e
mezzo al 42,2% per risalire di un punto nel 2021.
Nel 2020 il Pil dovrebbe registrare un calo dell'8,2% nel Mezzogiorno e del 9,6% nel
Centro-nord. Il pil in Italia dovrebbe registrare un calo del 9,3%, stima ancora la Svimez
sottolineando che il calo del Pil "è più accentuato al Centro-Nord risentendo in misura
maggiore del blocco produttivo imposto per contenere la diffusione della pandemia e
per due ordini di motivi aggiuntivi". Nel 2020, le esportazioni di merci dovrebbero
contrarsi, rispettivamente, del 15,6 e del 13,7% per cento nel Sud e nel Centro-Nord. In
quest’ultima area esse pesano, però, per quasi il 30% sul Pil, rispetto a meno del 10 in
quelle meridionali.
Nel 2021 il Pil dovrebbe conoscere un rimbalzo di entità significativamente superiore
nel Centro-Nord (5,4%) rispetto al Sud (2,3%). Lo rende noto la Svimez spiegando che
"si tratta di una previsione costruita sull’ipotesi di una sostanziale assenza di fenomeni
legati alla pandemia analoghi a quelli sperimentati di recente, sia nel nostro Paese che
altrove". Ma il forte differenziale tra le due macroaree durante la fase di ripresa, si
sottolinea, "è destinato a rimanere anche in presenza di scenari differenti in ragione
dal fatto che i principali comparti dell’economia meridionale sono caratterizzati da
un’elasticità del valore aggiunto alla domanda che, nelle fasi ascendenti del ciclo, è
sistematicamente inferiore a quella delle regioni centrosettentrionali".
La caduta del reddito disponibile delle famiglie consumatrici nel 2020 appare essere
la più ampia mai riscontrata dalla metà degli anni ’90 (-4,1% nel Centro-Nord e -3,3%
nel Sud) per effetto, innanzitutto, della forte contrazione attesa nel volume di
occupazion, emerge ancora dal rapporto della Svimez. La minore caduta osservata nel
reddito disponibile meridionale è in parte da attribuire alla spinta di segno opposto
delle prestazioni sociali, caratterizzata da un peso comparativamente maggiore,
componente nella quale confluiscono gran parte delle misure di sostegno al reddito
implementate dalla politica nazionale. L’effetto congiunto del blocco produttivo, della
perdita di reddito e di comportamenti di spesa fortemente prudenziali trova riflesso in
una contrazione consistente dei consumi delle famiglie: - 9,1% al Sud e -10,5 al
Centro-Nord. Una contrazione, questa, solo parzialmente controbilanciata dalla spesa
dell’operatore pubblico (+1,9% nelle regioni meridionali e +1,3% in quelle
centrosettentrionali). All’interno della spesa delle famiglie, in entrambe le macroaree i
cali maggiori sono previsti per la spesa in servizi e, di seguito, per quella in beni
durevoli.
Contrariamente a quanto verificatosi durante la crisi avviatasi nel 2009 e proseguita nel
biennio 2012/2013, la spesa per consumi collettivi della Pa si ipotizza accrescersi in
misura, rispetto al recente passato, apprezzabile. Ciò risulta particolarmente vero in
riferimento alle regioni meridionali, ove questa è diminuita ininterrottamente dal 2011.
La caduta in tutte le principali componenti della domanda interna ed estera, unitamente
ai problemi di liquidità progressivamente emersi e all’incertezza su tempi ed entità
della ripresa è taleda determinare un significativo arretramento nel processo di
accumulazione al Sud: -13,0%.
Nel Centro-Nord, la componente in macchinari si contrae di quasi il 18%, a fronte del
-10.7% nelle regioni meridionali. In entrambe le macro-aree il rapporto
investimenti/prodotto verrebbe a collocarsi intorno ai valori minimi riscontrabili dal
1980, interrompendo bruscamente il modesto recupero avviato dopo il 2015.
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Roma, 16 lug. (askanews) - "Le allarmanti previsioni dello Svimez sono una fotografia
della realt con cui dovremo fare i conti nei prossimi mesi. Serviranno provvedimenti
strutturali per evitare che si consolidi una situazione di crisi destinata, in futuro, ad
allargare il gap tra il Nord e il Sud del Paese. Il punto sempre lo stesso: bisogna
realizzare infrastrutture materiali e immateriali se si vuole che il nostro Mezzogiorno
diventi volano di sviluppo per l'intero Paese. Su questo terreno abbiamo le nostre
proposte e siamo pronti a confrontarci con il Governo e con gli imprenditori". Lo
dichiara Ivana Veronese segretaria confederale Uil.
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Roma, 16 lug. (askanews) - "Le allarmanti previsioni della Svimez arrivano in tempo
per intervenire e contenere gli effetti devastanti che la crisi sta avendo su un Sud che
ancora non ha recuperato la crisi del 2008 e che in questi anni ha visto migrare i suoi
giovani". quanto dichiara il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga,
commentando le previsioni della Svimez di oggi.
"Il Sud - aggiunge - non pu permettersi un ulteriore calo di occupazione, che la stima
Svimez ci dice di 380.000 occupati in meno, arrivando cos ad un tasso di occupazione
del solo 42,2 %. Sappiamo e viene confermato dagli analisti che pi lenta la capacit di
ripresa, pi occorre, quindi, intervenire rapidamente con efficacia. Il Programma
Nazionale di riforma, da poco pubblicato da parte del Governo, fa un passo avanti
assumendo il Piano Sud 2030, tuttavia non attua, in termini di risorse quanto il Piano
sud2030 dichiara ovvero una distribuzione delle risorse ordinarie per investimenti
adeguata alla popolazione presente nel Sud( regola del 34 %). Per la Cisl questa
scelta di equit la base economica necessaria affinch gli investimenti per le infrastrutture
di collegamento principali e secondarie, i servizi alle persone, soprattutto scuola e
sanit, gli investimenti per le imprese, ricevano un potente impulso tale da rafforzare la
resilienza e rilanciare l'area meridionale. Soltanto questi investimenti possono far si
che i fondi aggiuntivi per lo sviluppo, nazionali ed europei, raggiungano il loro scopo.
Occorre inoltre ricordare che nel PNR non vi , al momento, alcun accenno alla fiscalit di
vantaggio per il lavoro nel Sud preannunciata in occasione degli Stati Generali".
"Per la Cisl - conclude - la fiscalit una leva importante per mantenere l'occupazione ed
attrarre investimenti riducendo il costo del lavoro. Per la Cisl occorre, quindi, non
abbassare la guardia su una strategia di sviluppo per il meridione, tratteggiando
immediatamente credibili traiettorie di breve e medio periodo utili ad invertire i
Svimez, Cisl: non abbassare guardiasu strategia sviluppo Sud
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preoccupanti indicatori. Attendiamo, quindi, un pi puntuale confronto con il Governo sul
Pnr ed il piano sud che definisca le modalit per attuare gli interventi previsti nel Piano
Sud".
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Svimez. Rapporto 2020 sul Mezzogiorno: calo dell’occupazioneal centro-nord di 600 mila unità e di 380 mila al sud
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Il calo dell’occupazione nel 2020 dovrebbe attestarsiintorno al 3,5% nel Centro-Nord (circa 600milaoccupati) ed intorno al 6% nel Mezzogiorno (circa380mila occupati). Lo stima la SVIMEZ in un rapportonel quale evidenzia come per il Mezzogiorno si trattidi un impatto che per intensità è paragonabile aquello subito nel quinquennio 2009-2013. La ripresadell’occupazione nel 2021 si attesterebbe al +2,2% a
livello nazionale per effetto di una crescita dell’1,3% nel Mezzogiorno e del 2,5% nel Centro-Nord. Per effetto di tali andamenti l’occupazione meridionale, si sottolinea, scenderebbeintorno ai 5,8 milioni, su livelli inferiori a quelli raggiunti nel 2014 al culmine della doppia faserecessiva. Il tasso di occupazione scenderebbe di circa 2 punti percentuali e mezzo al 42,2% perrisalire di un punto nel 2021. “Il tasso di occupazione scenderebbe di circa 2 punti percentuali emezzo al 42,2% per risalire di un punto nel 2021” prosegue la Svimez aggiungendo che “un cosìforte impatto si spiega con la grande pervasività settoriale della crisi occupazionale seguita alloshock da Covid-19. La crisi del 2008-2009 ha avuto effetti occupazionali selettivi, colpendosoprattutto manifatturiero e costruzioni e lasciando ai servizi il ruolo di assorbire, sia pureparzialmente e con effetti di peggioramento della qualità del lavoro, la forza lavoro espulsa daicomparti produttivi più colpiti”. “L’effetto congiunto di domanda e offerta dello shock da Covid-19, viceversa, ha colpito anche molte attività del terziario ben presenti nelle specializzazioniproduttive del Sud. E oggi, per di più, la crisi incrocia un mercato del lavoro ancor più fragile eframmentato di quello interessato dalla grande recessione. Da allora, la struttura settoriale eproduttiva delle regioni meridionali ha visto crescere i l peso del lavoro irregolare,dell’occupazione precaria e del lavoro autonomo”, conclude la Svimez.
Consumi delle famiglie mai così giù dagli anni Novanta
Non si verificava dalla metà degli anni Novanta un calo così consistente dei consumi dellefamiglie: la Svimez segnala che a causa del Covid 19 è stata registrata una contrazione 9,1% alSud e -10,5 al Centro-Nord. La minore caduta del reddito disponibile meridionale è in parte daattribuire “alla spinta di segno opposto delle prestazioni sociali, caratterizzata da un pesocomparativamente maggiore, componente nella quale confluiscono gran parte delle misure disostegno al reddito implementate dalla politica nazionale”. All’interno della spesa delle famiglie,in entrambe le macroaree i cali maggiori sono previsti per la spesa in servizi e, di seguito, perquella in beni durevoli. Contrariamente a quanto verificatosi durante la crisi avviatasi nel 2009 eproseguita nel biennio 2012/2013, la spesa per consumi collettivi della P.A. si ipotizzaaccrescersi in misura, rispetto al recente passato, apprezzabile. Ciò risulta particolarmentevero in riferimento alle regioni meridionali, ove questa è diminuita ininterrottamente dal 2011.Svimez spiega che “la caduta in tutte le principali componenti della domanda interna ed estera,unitamente ai problemi di liquidità progressivamente emersi e all’incertezza su tempi ed entità
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della r ipresa è tale da determinare un signif icativo arretramento nel processo diaccumulazione al Sud: -13,0%. Nel Centro-Nord, la componente in macchinari si contrae diquasi il 18%, a fronte del -10.7% nelle regioni meridionali. In entrambe le macro-aree il rapportoinvestimenti/prodotto verrebbe a collocarsi intorno ai valori minimi riscontrabili dal 1980,interrompendo bruscamente il modesto recupero avviato dopo il 2015”.
La ripresa del 2021 sarà dimezzata al Sud
La ripresa del 2021, dalla crisi provocata dal Coronavirus, sarà dimezzata al Mezzogiorno, stimaSvimez, segnalando come lo shock da Covid-19 ha colpito un Mezzogiorno già in recessione,prima ancora di aver recuperato i livelli pre-crisi 2008 di prodotto e occupazione. Il crollo del Pilnel 2020, prosegue l’Associazione nella sue previsioni 2020-2021, è più intenso nel Centro-Nord(-9,6%), attestandosi comunque su livelli inediti anche nel Mezzogiorno (-8,2%). A preoccuparesono le ricadute sociali di un impatto occupazionale, più forte nel Mezzogiorno, che perde nelsolo 2020 380mila posti di lavoro. La perdita di occupati è paragonabile a quella subita nelquinquennio 2009-2013 (- 369.000). Ad attenuare la gravità del quadro previsivo interviene ilconsistente sostegno delle politiche pubbliche. Grazie agli interventi di contrasto agli effetti delCovid-19, per un importo pari a circa 75 miliardi di euro, la caduta del Pil è stata contenuta dicirca 2,1 punti al Centro-Nord e di quasi 2,8 punti percentuali nel Mezzogiorno, anche se intermini pro-capite il beneficio è maggiore al Centro-Nord (1344 euro) rispetto al Mezzogiorno(1015 euro). Le previsioni Svimez per il 2021, quindi, vedono un Mezzogiorno frenato da unaripresa “dimezzata”: +2,3% il Pil contro il 5,4% del Centro-Nord. “La politica nazionale – spiega –ha sostenuto l’economia nel pieno della più grande crisi dal dopoguerra dagli impatti senzaprecedenti sui redditi e sui consumi delle famiglie e sugli investimenti delle imprese. Per ilrilancio si rende ora urgente una strategia nazionale di sostegno alla crescita compatibile conl’obiettivo del riequilibrio territoriale per cogliere le opportunità inedite che si aprono con inuovi strumenti di finanziamento europei”.
Cgil: Svimez conferma quadro preoccupante, agire subito
“Le previsioni Svimez confermano le nostre stesse preoccupazioni per il Mezzogiorno: unimpatto profondo della crisi economica e sociale scaturita dalla pandemia Covid-19, in unquadro già recessivo e divergente con il resto del paese e con una serie di crisi industrialiimportanti aperte da troppo tempo. Occorre agire al più presto utilizzando al meglio le risorsepubbliche, nazionali ed europee”. Così la vice segretaria generale della Cgil Gianna Fracassi. “Èvero che la caduta del Pil potrebbe risultare inferiore a quella del centro-nord, ma – sottolinea– i calcoli Svimez prefigurano nel 2021 una ripresa più debole per le Regioni del sud, inparticolare degli investimenti, senza i quali appare impossibile difendere e ricreare crescita eposti di lavoro”. Per la dirigente sindacale “il tempo non è una variabile indipendente: ènecessario agire al più presto. Per evitare la depressione dell’economia del Mezzogiorno,soprattutto dal punto di vista occupazionale, occorre utilizzare al meglio le risorse pubbliche,nazionali ed europee – sottolinea – indirizzandole verso nuove politiche industriali, sociali efiscali all’insegna di un modello di sviluppo più inclusivo, innovativo e sostenibile, di cui ilMezzogiorno potrebbe rappresentare l’officina europea nel Mediterraneo”. Per questo per laCgil “i contenuti del Piano Sud 2030 dovranno essere ridiscussi, aggiornati ma soprattuttoaccelerati. La creazione di lavoro nel Mezzogiorno, in particolare per giovani e donne, deverappresentare l’obiettivo da cogliere attraverso l’utilizzo di tutte le risorse disponibili. In questaprospettiva – conclude Fracassi – la partecipazione del sindacato alla definizione dei processi,dei programmi e dei progetti di sviluppo e coesione appare indispensabile”.
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Lavoro, Svimez: Il Sud perderà 380 mila postidi lavoro nel 2020
di FCT | 16 luglio 2020
Milano, 16 lug. (LaPresse) - Il Mezzogiorno perderà 380 mila posti di lavoro nel2020 a causa della pandemia di coronavirus. E' quanto rileva lo Svimez,sottolineando che si tratta di un impatto - pari al 6% - che per intensità èparagonabile a quello subito nel quinquennio 2009-2013. Nel Centro-Nord ilcalo dell'occupazoine dovrebbe attestarsi intorno al 3,5% a 600 mila unità.
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ECONOMIA LAVORO/
Allarme Svimez: al Sud il Covid brucerà ildoppio dei posti del Centro NordNel 2020 un milione di occupati in meno: 380 mila nel Mezzogiorno e600 mila nelle altre regioni. Grazie agli interventi del governo erogati inmedia 1.344 euro procapite al Nord (dove la crisi è più grave) e 1.015 alSud
PAOLO BARONI
PUBBLICATO IL16 Luglio 2020
ULTIMA MODIFICA16 Luglio 2020 ora: 16:07
ROMA. Un milione di posti di lavoro in meno nel 2020: il Coviddistruggerà infatti 600 mila posti al Centro Nord e 380 mila al Sud, chein proporzione subirà l’impatto maggiore della crisi e dove l’annoprossimo la crescita sarà dimezzata.
Le previsioniLo choc da coronavirus, secondo l’ultimo studio della Svimez, la societàper lo sviluppo del Mezzogiorno, ha colpito un Mezzogiorno già inrecessione, prima ancora di aver recuperato i livelli pre-crisi 2008 diprodotto e occupazione. Nel 2020 è prevista una caduta del Pil dell’8,2%nel Mezzogiorno e del 9,6% nel Centro-Nord (Italia: -9,3%). Il calo è piùaccentuato al Centro-Nord risentendo in misura maggiore del bloccoproduttivo imposto per contenere la diffusione della pandemia e perdue ordini di motivi aggiuntivi. In primo luogo, prima ancora della sua
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diffusione in Italia, la pandemia ha determinato una caduta delcommercio mondiale di entità non dissimile, in base alle informazioniattualmente disponibili, da quella del 2009. Nel 2020, le esportazioni dimerci dovrebbero contrarsi, rispettivamente, del 15,6 e del 13,7% percento nel Sud e nel Centro-Nord. In quest’ultima area esse pesano,però, per quasi il 30% sul Pil, rispetto a meno del 10 in quellemeridionali. L’altro elemento che in uisce, in negativo, sul risultato diprodotto del Centro-Nord è da ravvisarsi nell’atteso crollo della spesaturistica, con particolare riguardo agli stranieri.
Redditi e consumi delle famiglie
La caduta del reddito disponibile delle famiglie consumatrici nel 2020appare essere la più ampia mai riscontrata dalla metà degli anni ’90(-4,1% nel Centro-Nord e -3,3% nel Sud) per effetto, innanzitutto, dellaforte contrazione attesa nel volume di occupazione. La minore cadutaosservata nel reddito disponibile meridionale è in parte da attribuirealla spinta di segno opposto delle prestazioni sociali, caratterizzata daun peso comparativamente maggiore, componente nella qualecon uiscono gran parte delle misure di sostegno al redditoimplementate dalla politica nazionale. L’effetto congiunto del bloccoproduttivo, della perdita di reddito e di comportamenti di spesafortemente prudenziali trova ri esso in una contrazione consistentedei consumi delle famiglie: - 9,1% al Sud e -10,5 al Centro-Nord. Unacontrazione, questa, solo parzialmente controbilanciata 3 dalla spesadell’operatore pubblico (+1,9% nelle regioni meridionali e +1,3% in quellecentrosettentrionali). All’interno della spesa delle famiglie, in entrambele macroaree i cali maggiori sono previsti per la spesa in servizi e, diseguito, per quella in beni durevoli.
L’emergenza lavoro
La Svimez stima che il calo dell’occupazione nel 2020 dovrebbeattestarsi intorno al 3,5% nel Centro-Nord (circa 600mila occupati) edintorno al 6% nel Mezzogiorno (circa 380mila occupati). Per ilMezzogiorno si tratta di un impatto che per intensità è paragonabile aquello subito nel quinquennio 2009-2013. La ripresa dell’occupazionenel 2021 si attesterebbe al +2,2% a livello nazionale per effetto di unacrescita dell’1,3% nel Mezzogiorno e del 2,5% nel Centro-Nord. Pereffetto di tali andamenti l’occupazione meridionale scenderebbeintorno ai 5,8 milioni, su livelli inferiori a quelli raggiunti nel 2014 alculmine della doppia fase recessiva. Il tasso di occupazionescenderebbe di circa 2 punti percentuali e mezzo al 42,2% per risalire diun punto nel 2021. Un così forte impatto si spiega con la grandepervasività settoriale della crisi occupazionale seguita allo shock daCovid-19.
La crisi del 2008-2009 ha avuto effetti occupazionali “selettivi”,colpendo soprattutto manifatturiero e costruzioni e lasciando ai servizi
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il ruolo di assorbire, sia pure parzialmente e con effetti dipeggioramento della qualità del lavoro, la forza lavoro espulsa daicomparti produttivi più colpiti. L’effetto congiunto di domanda e offertadello shock da Covid-19, viceversa, ha colpito anche molte attività delterziario ben presenti nelle specializzazioni produttive del Sud. E oggi,per di più, la crisi incrocia un mercato del lavoro ancor più fragile eframmentato di quello interessato dalla grande recessione. Da allora, lastruttura settoriale e produttiva delle regioni meridionali ha vistocrescere il peso del lavoro irregolare, dell’occupazione precaria e dellavoro autonomo.
Il sostegno pubblico
Le previsioni della Svimez tengono conto del contributo signi cativodelle misure previste dai Dl “Cura Italia”, “Liquidità”, “Rilancio” chehanno contributo a contenere la caduta del Pil. Si è trattato di unareazione della politica scale a sostegno dell’economia maisperimentata nella storia repubblicana del nostro Paese. Con unintervento complessivo in de cit di oltre 75 miliardi di euro, pari al 4,5%del Pil, il Governo, diversamente da quanto accadde durante la crisi del2008, è riuscito ad arginare la caduta del prodotto che, diversamente,sarebbe stata di portata ampiamente superiore. Senza considerare glieffetti dei provvedimenti che hanno immesso liquidità e concessogaranzie alle imprese, la cui dimensione non è affatto trascurabile, ilcontributo delle manovre (Dl Cura Italia e Dl Rilancio) alla crescita delPil nel 2020 è stato di oltre 2 punti percentuali.
Il sostegno all’economia è stato maggiore nel Mezzogiorno, dove sonostati destinati circa il 30% degli interventi, con un contributo allacrescita (o, messa in altri termini, con una minor caduta) del Pil di 2,8punti percentuali, mentre al Centro-Nord, bene ciario di circa il 70%delle misure di sostegno, il contributo alla crescita (il minor crollo) delPil determinato dall’intervento pubblico è stato del 2,1%. Per quantomolte misure hanno previsto un’erogazione uniforme su base pro-capite, la presenza di diversi interventi legati alla dimensione delleperdite subite sposta l’intensità del bene cio in pro-capite a favoredelle popolazioni del Centro-Nord. Mediamente, la somma degliinterventi varati per fronteggiare il Covid-19 ha generato un bene ciopro-capite di 1344 euro al Centro-Nord, contro un valore pro-capite chenel Mezzogiorno si ferma a 1015 euro per abitante.
Complessivamente, per il 2021 si può stimare che il contributo allacrescita del Pil fornito dalle misure già varate si attesti intorno allo 0,7%nel Centro-Nord e quasi all’1% nel Mezzogiorno. Un contributo che, seal Centro- 6 Nord vale poco più di 1/8 della crescita prevista, nelMezzogiorno spiega quasi la metà del recupero stimato realizzarsi nel2021.
Le previsioni
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Le previsioni Svimez per il 2021 vedono un Mezzogiorno frenato da unaripresa «dimezzata»: +2,3% il Pil contro il 5,4% del Centro-Nord. Sitratta di una previsione costruita sull’ipotesi di una sostanziale assenzadi fenomeni legati alla pandemia analoghi a quelli sperimentati direcente, sia nel nostro Paese che altrove, spiegano i ricercatori dellaSvimez. Ma il forte differenziale tra le due macroaree durante la fase diripresa è destinato a rimanere anche in presenza di scenari differenti inragione dal fatto che i principali comparti dell’economia meridionalesono caratterizzati da un’elasticità del valore aggiunto alla domandache, nelle fasi ascendenti del ciclo, è sistematicamente inferiore a quelladelle regioni centrosettentrionali. È questo oramai un dato strutturale,che costituisce il lascito negativo della “lunga crisi” (2008-2014). Labase produttiva meridionale non aveva ancora recuperato, all’insorgeredella pandemia, i livelli antecedenti la «lunga crisi», specie nelcomparto industriale e a differenza di quanto avvenuto nel Centro-Nord. Quantità e qualità delle imprese presenti nel territorio del Sudfanno sì che gli stimoli provenienti dal lato della domanda sianotrasferiti all’offerta in misura relativamente minore.
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ECONOMIA LAVORO/
Allarme Svimez: al Sud il Covid brucerà ildoppio dei posti del Centro NordNel 2020 un milione di occupati in meno: 380 mila nel Mezzogiorno e600 mila nelle altre regioni. Grazie agli interventi del governo erogati inmedia 1.344 euro procapite al Nord (dove la crisi è più grave) e 1.015 alSud
PAOLO BARONI
PUBBLICATO IL16 Luglio 2020
ULTIMA MODIFICA16 Luglio 2020 ora: 16:07
ROMA. Un milione di posti di lavoro in meno nel 2020: il Coviddistruggerà infatti 600 mila posti al Centro Nord e 380 mila al Sud, chein proporzione subirà l’impatto maggiore della crisi e dove l’annoprossimo la crescita sarà dimezzata.
Le previsioniLo choc da coronavirus, secondo l’ultimo studio della Svimez, la societàper lo sviluppo del Mezzogiorno, ha colpito un Mezzogiorno già inrecessione, prima ancora di aver recuperato i livelli pre-crisi 2008 diprodotto e occupazione. Nel 2020 è prevista una caduta del Pil dell’8,2%nel Mezzogiorno e del 9,6% nel Centro-Nord (Italia: -9,3%). Il calo è piùaccentuato al Centro-Nord risentendo in misura maggiore del bloccoproduttivo imposto per contenere la diffusione della pandemia e perdue ordini di motivi aggiuntivi. In primo luogo, prima ancora della sua
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diffusione in Italia, la pandemia ha determinato una caduta delcommercio mondiale di entità non dissimile, in base alle informazioniattualmente disponibili, da quella del 2009. Nel 2020, le esportazioni dimerci dovrebbero contrarsi, rispettivamente, del 15,6 e del 13,7% percento nel Sud e nel Centro-Nord. In quest’ultima area esse pesano,però, per quasi il 30% sul Pil, rispetto a meno del 10 in quellemeridionali. L’altro elemento che in uisce, in negativo, sul risultato diprodotto del Centro-Nord è da ravvisarsi nell’atteso crollo della spesaturistica, con particolare riguardo agli stranieri.
Redditi e consumi delle famiglie
La caduta del reddito disponibile delle famiglie consumatrici nel 2020appare essere la più ampia mai riscontrata dalla metà degli anni ’90(-4,1% nel Centro-Nord e -3,3% nel Sud) per effetto, innanzitutto, dellaforte contrazione attesa nel volume di occupazione. La minore cadutaosservata nel reddito disponibile meridionale è in parte da attribuirealla spinta di segno opposto delle prestazioni sociali, caratterizzata daun peso comparativamente maggiore, componente nella qualecon uiscono gran parte delle misure di sostegno al redditoimplementate dalla politica nazionale. L’effetto congiunto del bloccoproduttivo, della perdita di reddito e di comportamenti di spesafortemente prudenziali trova ri esso in una contrazione consistentedei consumi delle famiglie: - 9,1% al Sud e -10,5 al Centro-Nord. Unacontrazione, questa, solo parzialmente controbilanciata 3 dalla spesadell’operatore pubblico (+1,9% nelle regioni meridionali e +1,3% in quellecentrosettentrionali). All’interno della spesa delle famiglie, in entrambele macroaree i cali maggiori sono previsti per la spesa in servizi e, diseguito, per quella in beni durevoli.
L’emergenza lavoro
La Svimez stima che il calo dell’occupazione nel 2020 dovrebbeattestarsi intorno al 3,5% nel Centro-Nord (circa 600mila occupati) edintorno al 6% nel Mezzogiorno (circa 380mila occupati). Per ilMezzogiorno si tratta di un impatto che per intensità è paragonabile aquello subito nel quinquennio 2009-2013. La ripresa dell’occupazionenel 2021 si attesterebbe al +2,2% a livello nazionale per effetto di unacrescita dell’1,3% nel Mezzogiorno e del 2,5% nel Centro-Nord. Pereffetto di tali andamenti l’occupazione meridionale scenderebbeintorno ai 5,8 milioni, su livelli inferiori a quelli raggiunti nel 2014 alculmine della doppia fase recessiva. Il tasso di occupazionescenderebbe di circa 2 punti percentuali e mezzo al 42,2% per risalire diun punto nel 2021. Un così forte impatto si spiega con la grandepervasività settoriale della crisi occupazionale seguita allo shock daCovid-19.
La crisi del 2008-2009 ha avuto effetti occupazionali “selettivi”,colpendo soprattutto manifatturiero e costruzioni e lasciando ai servizi
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il ruolo di assorbire, sia pure parzialmente e con effetti dipeggioramento della qualità del lavoro, la forza lavoro espulsa daicomparti produttivi più colpiti. L’effetto congiunto di domanda e offertadello shock da Covid-19, viceversa, ha colpito anche molte attività delterziario ben presenti nelle specializzazioni produttive del Sud. E oggi,per di più, la crisi incrocia un mercato del lavoro ancor più fragile eframmentato di quello interessato dalla grande recessione. Da allora, lastruttura settoriale e produttiva delle regioni meridionali ha vistocrescere il peso del lavoro irregolare, dell’occupazione precaria e dellavoro autonomo.
Il sostegno pubblico
Le previsioni della Svimez tengono conto del contributo signi cativodelle misure previste dai Dl “Cura Italia”, “Liquidità”, “Rilancio” chehanno contributo a contenere la caduta del Pil. Si è trattato di unareazione della politica scale a sostegno dell’economia maisperimentata nella storia repubblicana del nostro Paese. Con unintervento complessivo in de cit di oltre 75 miliardi di euro, pari al 4,5%del Pil, il Governo, diversamente da quanto accadde durante la crisi del2008, è riuscito ad arginare la caduta del prodotto che, diversamente,sarebbe stata di portata ampiamente superiore. Senza considerare glieffetti dei provvedimenti che hanno immesso liquidità e concessogaranzie alle imprese, la cui dimensione non è affatto trascurabile, ilcontributo delle manovre (Dl Cura Italia e Dl Rilancio) alla crescita delPil nel 2020 è stato di oltre 2 punti percentuali.
Il sostegno all’economia è stato maggiore nel Mezzogiorno, dove sonostati destinati circa il 30% degli interventi, con un contributo allacrescita (o, messa in altri termini, con una minor caduta) del Pil di 2,8punti percentuali, mentre al Centro-Nord, bene ciario di circa il 70%delle misure di sostegno, il contributo alla crescita (il minor crollo) delPil determinato dall’intervento pubblico è stato del 2,1%. Per quantomolte misure hanno previsto un’erogazione uniforme su base pro-capite, la presenza di diversi interventi legati alla dimensione delleperdite subite sposta l’intensità del bene cio in pro-capite a favoredelle popolazioni del Centro-Nord. Mediamente, la somma degliinterventi varati per fronteggiare il Covid-19 ha generato un bene ciopro-capite di 1344 euro al Centro-Nord, contro un valore pro-capite chenel Mezzogiorno si ferma a 1015 euro per abitante.
Complessivamente, per il 2021 si può stimare che il contributo allacrescita del Pil fornito dalle misure già varate si attesti intorno allo 0,7%nel Centro-Nord e quasi all’1% nel Mezzogiorno. Un contributo che, seal Centro- 6 Nord vale poco più di 1/8 della crescita prevista, nelMezzogiorno spiega quasi la metà del recupero stimato realizzarsi nel2021.
Le previsioni
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Le previsioni Svimez per il 2021 vedono un Mezzogiorno frenato da unaripresa «dimezzata»: +2,3% il Pil contro il 5,4% del Centro-Nord. Sitratta di una previsione costruita sull’ipotesi di una sostanziale assenzadi fenomeni legati alla pandemia analoghi a quelli sperimentati direcente, sia nel nostro Paese che altrove, spiegano i ricercatori dellaSvimez. Ma il forte differenziale tra le due macroaree durante la fase diripresa è destinato a rimanere anche in presenza di scenari differenti inragione dal fatto che i principali comparti dell’economia meridionalesono caratterizzati da un’elasticità del valore aggiunto alla domandache, nelle fasi ascendenti del ciclo, è sistematicamente inferiore a quelladelle regioni centrosettentrionali. È questo oramai un dato strutturale,che costituisce il lascito negativo della “lunga crisi” (2008-2014). Labase produttiva meridionale non aveva ancora recuperato, all’insorgeredella pandemia, i livelli antecedenti la «lunga crisi», specie nelcomparto industriale e a differenza di quanto avvenuto nel Centro-Nord. Quantità e qualità delle imprese presenti nel territorio del Sudfanno sì che gli stimoli provenienti dal lato della domanda sianotrasferiti all’offerta in misura relativamente minore.
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**Lavoro: Svimez, in 2020 nel sud -380mila occupati, -600 mila in centro nord**
Roma, 16 lug. (Adnkronos) - Il calo dell’occupazione nel 2020 dovrebbe attestarsi intorno al3,5% nel Centro-Nord (circa 600mila occupati) ed intorno al 6% nel Mezzogiorno (circa 380milaoccupati). E' quanto stima la Svimez in un rapporto nel quale evidenzia come per il Mezzogiornosi tratti di un impatto che per intensità è paragonabile a quello subito nel quinquennio 2009-2013. La ripresa dell’occupazione nel 2021 si attesterebbe al +2,2% a livello nazionale pereffetto di una crescita dell’1,3% nel Mezzogiorno e del 2,5% nel Centro-Nord. Per effetto di taliandamenti l’occupazione meridionale, si sottolinea, scenderebbe intorno ai 5,8 milioni, su livelliinferiori a quelli raggiunti nel 2014 al culmine della doppia fase recessiva. Il tasso dioccupazione scenderebbe di circa 2 punti percentuali e mezzo al 42,2% per risalire di un puntonel 2021.
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**Pil: Svimez, in 2020 -8,2% nelMezzogiorno, -9,6% in Centro Nord**
Roma, 16 lug. (Adnkronos) - Nel 2020 il dovrebbe registrare un calo dell'8,2% nel Mezzogiornoe del 9,6% nel centro Nord. Il pil in Italia dovrebbe registrare un calo del 9,3%. E' quanto stima laSvimez in un rapporto nel quale sottolinea che il calo del Pil "è più accentuato al Centro-Nordrisentendo in misura maggiore del blocco produttivo imposto per contenere la diffusione dellapandemia e per due ordini di motivi aggiuntivi". Nel 2020, le esportazioni di merci dovrebberocontrarsi, rispettivamente, del 15,6 e del 13,7% per cento nel Sud e nel Centro-Nord. Inquest’ultima area esse pesano, però, per quasi il 30% sul Pil, rispetto a meno del 10 in quellemeridionali.
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Svimez:
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Pubblicato il: 16/07/2020 17:04
Il calo dell’occupazione nel 2020 dovrebbe attestarsi intorno al 3,5% nel
Centro-Nord (circa 600mila occupati) ed intorno al 6% nel Mezzogiorno (circa
380mila occupati). E’ quanto stima la Svimez in un rapporto nel quale evidenzia
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come per il Mezzogiorno si tratti di un impatto che per intensità è paragonabile a
quello subito nel quinquennio 2009-2013. La ripresa dell’occupazione nel 2021 si
attesterebbe al +2,2% a livello nazionale per effetto di una crescita dell’1,3% nel
Mezzogiorno e del 2,5% nel Centro-Nord.
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else
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");
Per effetto di tali andamenti l’occupazione meridionale, si sottolinea, scenderebbe
intorno ai 5,8 milioni, su livelli inferiori a quelli raggiunti nel 2014 al culmine della doppia
fase recessiva. Il tasso di occupazione scenderebbe di circa 2 punti percentuali e
mezzo al 42,2% per risalire di un punto nel 2021.
Nel 2020 il Pil dovrebbe registrare un calo dell’8,2% nel Mezzogiorno e del
9,6% nel Centro-nord. Il pil in Italia dovrebbe registrare un calo del 9,3%, stima
ancora la Svimez sottolineando che il calo del Pil “è più accentuato al Centro-Nord
risentendo in misura maggiore del blocco produttivo imposto per contenere la
diffusione della pandemia e per due ordini di motivi aggiuntivi”. Nel 2020, le
esportazioni di merci dovrebbero contrarsi, rispettivamente, del 15,6 e del 13,7% per
cento nel Sud e nel Centro-Nord. In quest’ultima area esse pesano, però, per quasi il
30% sul Pil, rispetto a meno del 10 in quelle meridionali.
Nel 2021 il Pil dovrebbe conoscere un rimbalzo di entità significativamente
superiore nel Centro-Nord (5,4%) rispetto al Sud (2,3%). Lo rende noto la Svimez
spiegando che “si tratta di una previsione costruita sull’ipotesi di una sostanziale
assenza di fenomeni legati alla pandemia analoghi a quelli sperimentati di recente, sia
nel nostro Paese che altrove”. Ma il forte differenziale tra le due macroaree durante la
fase di ripresa, si sottolinea, “è destinato a rimanere anche in presenza di scenari
differenti in ragione dal fatto che i principali comparti dell’economia meridionale sono
caratterizzati da un’elasticità del valore aggiunto alla domanda che, nelle fasi
ascendenti del ciclo, è sistematicamente inferiore a quella delle regioni
centrosettentrionali”.
La caduta del reddito disponibile delle famiglie consumatrici nel 2020 appare
essere la più ampia mai riscontrata dalla metà degli anni ’90 (-4,1% nel
Centro-Nord e -3,3% nel Sud) per effetto, innanzitutto, della forte contrazione
attesa nel volume di occupazion, emerge ancora dal rapporto della Svimez. La minore
caduta osservata nel reddito disponibile meridionale è in parte da attribuire alla spinta
di segno opposto delle prestazioni sociali, caratterizzata da un peso
comparativamente maggiore, componente nella quale confluiscono gran parte delle
misure di sostegno al reddito implementate dalla politica nazionale. L’effetto congiunto
del blocco produttivo, della perdita di reddito e di comportamenti di spesa fortemente
prudenziali trova riflesso in una contrazione consistente dei consumi delle famiglie: –
9,1% al Sud e -10,5 al Centro-Nord. Una contrazione, questa, solo parzialmente
controbilanciata dalla spesa dell’operatore pubblico (+1,9% nelle regioni meridionali e
+1,3% in quelle centrosettentrionali). All’interno della spesa delle famiglie, in entrambe
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le macroaree i cali maggiori sono previsti per la spesa in servizi e, di seguito, per
quella in beni durevoli.
Contrariamente a quanto verificatosi durante la crisi avviatasi nel 2009 e proseguita
nel biennio 2012/2013, la spesa per consumi collettivi della Pa si ipotizza accrescersi
in misura, rispetto al recente passato, apprezzabile. Ciò risulta particolarmente vero in
riferimento alle regioni meridionali, ove questa è diminuita ininterrottamente dal 2011.
La caduta in tutte le principali componenti della domanda interna ed estera,
unitamente ai problemi di liquidità progressivamente emersi e all’incertezza su tempi
ed entità della ripresa è taleda determinare un significativo arretramento nel processo
di accumulazione al Sud: -13,0%.
Nel Centro-Nord, la componente in macchinari si contrae di quasi il 18%, a fronte del
-10.7% nelle regioni meridionali. In entrambe le macro-aree il rapporto
investimenti/prodotto verrebbe a collocarsi intorno ai valori minimi riscontrabili dal
1980, interrompendo bruscamente il modesto recupero avviato dopo il 2015.
");
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[ Fonte articolo: ADNKRONOS ]
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Pil: Svimez, giù del 9,3% nel 2020, Centro Nord faràpeggio
16/7/2020
Il 2020 farà registrare un calo del Pil italiano del 9,3%, che sarà più contenuto (-8,2%) nel Mezzogiorno epiù accentuato nel Centro Nord (-9,6%). Sono le nuove stime dello Svimez. "Il calo del Pil è piùaccentuato al Centro-Nord risentendo in misura maggiore del blocco produttivo imposto per contenerela diffusione della pandemia e per due ordini di motivi aggiuntivi". "In primo luogo - si legge nelle ultimeprevisioni - prima ancora della sua diffusione in Italia, la pandemia ha determinato una caduta delcommercio mondiale di entità non dissimile, in base alle informazioni attualmente disponibili, da quelladel 2009.
Nel 2020, le esportazioni di merci dovrebbero contrarsi, rispettivamente, del 15,6 e del 13,7% per centonel Sud e nel Centro-Nord. In quest'ultima area esse pesano, però, per quasi il 30% sul Pil, rispetto ameno del 10 in quelle meridionali". (A.M.)
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#Covid-19, Svimez: al Sud prevista perdita di380.000 posti di lavoro per il 2020-600.000 nel Centro-Nord
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Roma - 16 lug 2020 (PrimaPagina News)
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HOME MACROECONOMIA FINANZA LAVORO DIRITTI E CONSUMI AFFARI&FINANZA OSSERVA ITALIA CALCOLATORI GLOSSARIO LISTINO PORTAFOGLIO
(afp)
MILANO - La crisi economicalegata al Covid dovrebbe fareperdere al Sud quasi 380 milaposti di lavoro nel 2020. E' lastima elaborata dallo Svimez in unrapporto nel quale evidenzia comeper il Mezzogiorno si tratti di unimpatto che per intensità èparagonabile a quello subito nelquinquennio 2009-2013. Pesanteanche il passivo per l'occupazioneal Centro-Nord, con un calopercentuale del 3,5% pari a 600mila posti di lavoro persi.
La ripresa dell'occupazione nel2021 si attesterebbe al +2,2% alivello nazionale per effetto di unacrescita dell'1,3% nelMezzogiorno e del 2,5% nelCentro-Nord. Per effetto di taliandamenti l'occupazionemeridionale, si sottolinea,scenderebbe intorno ai 5,8milioni, su livelli inferiori a quelliraggiunti nel 2014 al culmine delladoppia fase recessiva. Il tasso dioccupazione scenderebbe dicirca 2 punti percentuali e mezzo
al 42,2% per risalire di un punto nel 2021.
Secondo lo Svimez nel 2020 il Pil si contrarrà dell'8,2% nel Mezzogiorno e del9,6% nel Centro-Nord, contro una media dell'intera penisola pari a -9,3%. Il calodel Pil, ssi evidenzia, è più accentuato al Centro-Nord risentendo in misuramaggiore del blocco produttivo imposto per contenere la diffusione della
16 Luglio 2020
Svimez, nel 2020 il Sud perderà380 mila posti di lavoro
I dati dell'associazione: forte calo anche per il Centro-Nord (-600mila posti), dove il calo del Pil sarà più marcato rispetto alMezzogiorno
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sud
pandemia.
Ad attenuare la gravità del quadro previsivo interviene il consistente sostegnodelle politiche pubbliche. Grazie agli interventi di contrasto agli effetti del Covid-19, per un importo pari a circa 75 miliardi di euro, la caduta del Pil è statacontenuta di circa 2,1 punti al Centro-Nord e di quasi 2,8 punti percentuali nelMezzogiorno, anche se in termini pro-capite il beneficio è maggiore al Centro-Nord (1.344 euro) rispetto al Mezzogiorno (1.015 euro)
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> Tgcom24 > Economia > News d'agenzia > Pii: Svimez; -9,3% in 2020, -8,2% nel Mezzogiorno
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Kfiz aIIFiN903% IN 2020, -8,2% NEL
16/07/2020 16:27
ROMA (MF-DJ)--Pil in caduta al -9,3% quest'anno su scala nazionale, al -8,2% nelMezzogiorno e al -9,6% al Centro-Nord. E' la fotografia post shock da Covid-19scattata dallo Svimez. A preoccupare sono le ricadute sociali di un impattooccupazionale, piu' forte nel Mezzogiorno, che perde nel solo 2020 380.000 posti dilavoro. La perdita di occupati e' paragonabile a quella subita nel quinquennio 2009-2013(-369.000). Ad attenuare la gravita' del quadro previsivo interviene il consistentesostegno delle politiche pubbliche. Grazie agli interventi di contrasto agli effetti delCovid-19, per un importo pari a circa 75 mld di euro, la caduta del Pil e' statacontenuta di circa 2,1 punti al Centro-Nord e di quasi 2,8 punti percentuali nelMezzogiorno, anche se in termini pro-capite il beneficio e' maggiore al Centro-Nord(1344 euro) rispetto al Mezzogiorno (1015 euro). Le previsioni Svimez per il 2021vedono un Mezzogiorno frenato da una ripresa "dimezzata": +2,3% il Pii contro il 5,4%del Centro-Nord. La politica nazionale ha sostenuto l'economia nel pieno della piu'grande crisi dal dopoguerra dagli impatti senza precedenti sui redditi e sui consumidelle famiglie e sugli investimenti delle imprese. Per il rilancio si rende ora urgente unastrategia nazionale di sostegno alla crescita compatibile con l'obiettivo del riequilibrioterritoriale per cogliere le opportunita' inedite che si aprono con i nuovi strumenti difinanziamento europei. gug [email protected] (fine) MF-DJ NEWS
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Il calo dell’occupazione nel 2020 dovrebbeattestarsi intorno al 3,5% nel Centro-Nord (circa600mila occupati) ed intorno al 6% nel Mezzogiorno(circa 380mila occupati). E’ quanto stima la Svimez in
un rapporto nel quale evidenzia come per il Mezzogiorno si tratti diun impatto che per intensità è paragonabile a quello subito nelquinquennio 2009-2013.
Ma concentrato in pochi mesi.
Per effetto di tali andamenti l’occupazione meridionale, si sottolinea,scenderebbe intorno ai 5,8 milioni, su livelli inferiori a quelli raggiuntinel 2014 al culmine della doppia fase recessiva. Il tasso dioccupazione scenderebbe di circa 2 punti percentuali e mezzo al42,2% per risalire di un punto nel 2021.
Nel 2020 il Pil dovrebbe registrare un calo dell’8,2% nel Mezzogiornoe del 9,6% nel Centro-nord. Il pil in Italia dovrebbe registrare un calodel 9,3%, stima ancora la Svimez sottolineando che il calo del Pil “è piùaccentuato al Centro-Nord risentendo in misura maggiore del bloccoproduttivo imposto per contenere la diffusione della pandemia e perdue ordini di motivi aggiuntivi”. Nel 2020, le esportazioni di mercidovrebbero contrarsi, rispettivamente, del 15,6 e del 13,7% per centonel Sud e nel Centro-Nord. In quest’ultima area esse pesano, però, perquasi il 30% sul Pil, rispetto a meno del 10 in quelle meridionali.
Vox
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— Alfio Krancic (@AlfioKrancic)
July 14, 2020
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Ci paiono previsioni ottimistiche. Ma, comunque, vi sembra normaleregolarizzare clandestini mentre si sta perdendo 1 milione di posti dilavoro?
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HomeHome // NewsNews // utilities al centro della ripartenza: acqua, ambiente ed energia, ecco le proposte di utilitalia per il rilancio economico del paeseutilities al centro della ripartenza: acqua, ambiente ed energia, ecco le proposte di utilitalia per il rilancio economico del paese
16-07-2020 / redazione watergas.it
UTILITIES AL CENTRO DELLA RIPARTENZA: ACQUA, AMBIENTE
ED ENERGIA, ECCO LE PROPOSTE DI UTILITALIA PER IL
RILANCIO ECONOMICO DEL PAESE
Pronti investimenti delle associateper 50 miliardi in 5 anni, con unimpatto del 3,6% sul PIL e 400 milaposti di lavoro. La Federazione: ilGoverno crei le giuste condizioni perconsentire alle imprese di realizzarli,possiamo essere un volano dicrescita in linea con gli obiettivi disostenibilità e del Green New Deal
Garantire l’operatività dei servizi essenziali esnellire i procedimenti autorizzativi per
interventi urgenti, avviando poi le azioni necessarie a favorire il percorso di rilancio tramite larealizzazione di nuove opere infrastrutturali. Sono i temi centrali intorno ai quali si sviluppa ildocumento “Il contributo delle Utilities al rilancio economico del Paese”, realizzato da Utilitalia (laFederazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche) in collaborazione con la FondazioneUtilitatis e con il contributo di Svimez e PwC, presentato oggi nel corso di un convegno cui hannopartecipato vertici di grandi gestori, rappresentanti istituzionali e del mondo accademico.
IL PIANO DI INVESTIMENTI
Le imprese di pubblica utilità hanno in programma un piano di investimenti da 50 miliardi di euroin 5 anni - 30 nel settore idrico, 12 in quello energetico e 8 in quello ambientale - per contribuirealla ripartenza economica del Paese: ma per la sua effettiva realizzazione c’è bisogno che ilGoverno crei le giuste condizioni, individuando gli strumenti idonei per permettere alle imprese dimettere a frutto gli investimenti pianificati. Questi investimenti possono contribuire in modorilevante al rilancio dell’economia, dato il forte impatto che sono in grado di generare sul PIL(3,6%) e sull’occupazione, con un incremento di circa 400 mila posti su scala nazionale, oltreun terzo dei quali – come stimato da Svimez - solo al Sud. “Tra i settori industriali che hannosubìto gli effetti economici del blocco delle attività produttive – spiega il Direttore Generale diUtilitalia, Giordano Colarullo - quello delle Utilities ha mostrato una elevata capacità diresilienza, legata soprattutto alla natura di essenzialità dei servizi erogati. Il nostro studio mostracome gli investimenti nei settori dell’acqua, dell’ambiente e dell’energia rappresentino un volanoper accelerare la crescita del Paese, con una forza e un impatto economico significativo che siinserirebbero nella linea degli obiettivi della sostenibilità e del Green New Deal. Un interventoimportante anche per lo sviluppo economico delle regioni del Sud, considerando l’elevatofabbisogno di investimenti che tali aree presentano per colmare il gap infrastrutturale con il restodell’Italia”.
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Per supportare questa prima fase, Utilitalia propone di prevedere un’iniezione straordinaria diliquidità a supporto delle imprese, e anche di sostegno all’attuazione dei piani di investimentoprogrammati. Sarebbe inoltre necessario rilanciare il mercato dei contratti pubblici egarantire la tempestività degli approvvigionamenti, nonché semplificare i procedimenti eridurre – di un terzo – i termini delle procedure autorizzative. Da un punto di vista fiscale sipropone di incentivare fiscalmente le aggregazioni tra imprese e di introdurre l’agevolazionefiscale del superammortamento, limitata agli investimenti non inferiori ai 10 milioni di euroeffettuati fino al 2023.
Andrebbe poi accompagnato il rilancio degli investimenti con l’esclusione dall’ambito diapplicazione del Testo Unico delle società partecipate (d.lgs. 175/2006) di tutte quellesocietà che emettono strumenti finanziari quotati diversi dalle azioni in mercati regolamentati o aquesti equiparati; con l’obiettivo di superare le criticità derivanti dalla normativa sulle società acontrollo pubblico, bisognerebbe inoltre escludere queste società dalle regole speciali inmateria di gestione del personale.
LE PROPOSTE SETTORIALI: IDRICO
In questa prima fase, occorre che sia completata la riforma di governance istituzionale per ilservizio idrico nel Meridione, anche attraverso il coinvolgimento delle Autorità di bacinodistrettuale, in tutte quelle realtà in cui la riforma stessa non sia stata completata; andrebbeinoltre rifinanziato il piano strategico per le grandi infrastrutture idriche, lavorando alcontempo a una gestione integrata dei fanghi di depurazione.
Bisognerà poi prevedere un ampliamento e miglioramento delle reti acquedottistiche conl’obiettivo primario di contenere le perdite di rete e lo sviluppo dei water safety plans, persegnare il passaggio da un approccio reattivo ad uno preventivo ai controlli sulla qualitàdell’acqua distribuita. Andranno superate le criticità che riguardano la mancanza parziale ototale delle reti di raccolta e collettamento dei reflui, potenziando al contempo gli impiantidi depurazione per garantire il superamento della grave carenza strutturale del serviziosoprattutto nel Sud e nelle Isole. Più in generale, deve essere messa in campo una strategia diintervento volta alla sviluppo dell’economia circolare basata su quattro assi principali: l’efficienzaenergetica nelle attività e nelle infrastrutture del servizio idrico integrato; la riduzionedell’utilizzo della plastica mediante la promozione del consumo di acqua potabile; il recuperodi energia - elettrica e termica - e di materie prime mediante impianti o specifici trattamentiintegrati nelle infrastrutture idriche, nonché la diffusione di energia da fonti rinnovabili perl’alimentazione degli impianti del servizio idrico integrato; e il riuso dell’acqua trattata, adesempio a fini agricoli e industriali.
LE PROPOSTE SETTORIALI: AMBIENTE
Per quanto riguarda il settore ambientale, in questa prima fase Utilitalia propone di attribuire atutte le Regioni la responsabilità di effettuare una stima del fabbisogno impiantisticoresiduo, per permettere rapidamente la realizzazione di infrastrutture necessarie alla gestione edal trattamento dei rifiuti. Alle Regioni e alle Province autonome andrebbe permesso di autorizzare,ove tecnicamente possibile, un incremento fino al 10% della capacità degli impianti ditrattamento della frazione organica, anche se proveniente da altre regioni. Bisognerebbe inoltresemplificare e ridurre i tempi delle procedure autorizzative degli impianti di trattamento,nonché rivedere l’attuale disciplina dell’End of waste.
In una seconda fase, andrebbe valutata una riforma profonda del sistema, investendo nellacostruzione degli impianti necessari, con soluzioni che tengano in considerazione il principio diprossimità, sia per i rifiuti urbani che per gli speciali. Andrebbero inoltre promosse la pienaapplicazione della responsabilità estesa del produttore e l’utilizzo del CSS come combustibilealternativo, supportando al contempo l’attività di regolazione e rafforzando la filiera del riciclotramite misure economiche per consentire lo sviluppo del mercato dei materiali riciclati.
LE PROPOSTE SETTORIALI: ENERGIA
Nel settore energetico, è necessario in questa prima fase garantire il conseguimento deitarget previsti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, il cui strumento piùimportante sono i Titoli di Efficienza Energetica. Bisogna inoltre prevedere una fortesemplificazione delle procedure e garantire a tutti gli stakeholders un equilibrio economico-finanziario; stabilizzare il sistema degli incentivi nella filiera del biometano e concedere unprolungamento dei termini per permettere alle aziende di usufruire del periodo di incentivazionedecennale; e introdurre adeguati chiarimenti normativi per l’applicazione dell’aliquota Iva del10% alle forniture di energia termica rese tramite teleriscaldamento.
In una seconda fase andrà previsto un rilancio del ruolo del settore idroelettrico (superandol’elevata frammentazione normativa), del meccanismo dei TEE e del relativo mercato attraversola rimozione dei vincoli di natura territoriale o settoriale. Sarà poi importante rafforzare glistrumenti e i meccanismi di mercato come il capacity market, promuovere le potenzialità del
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biometano e individuare un regime di sostegno alla realizzazione di reti di teleriscaldamento.Andranno infine previste una completa liberalizzazione dei mercati retail che possa garantireil contenimento dei prezzi, anche attraverso un riordino della struttura degli oneri di sistema, fiscalie parafiscali, e la definizione di meccanismi che forniscano un adeguato bilanciamento tra ilriconoscimento di incentivi alle energy communities e la necessità di assicurare l’equilibrioeconomico-finanziario delle infrastrutture di rete preesistenti.
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