Liturgia-padri02

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TERTULLIANO Poche sono le notizie che si hanno della sua vita, secondo anche le testimonianze di Girolamo nel De viris illustribus 53. Anche le date della nascita e della sua morte ci sono pressoché sconosciute, anche se si è portati a datare la sua morte dopo il 220 (verso 222?). Per alcuni la sua nascita sarebbe da situarsi intorno al 160-162 d.C., ma non è sicura. Suo padre era centurione della corte proconsolare. Entrambi i genitori erano pagani. Acquisì una solida formazione giuridica e divenne un avvocato famoso a Roma. Va probabilmente identificato con il giurista omonimo, del quale il Corpus Iuris Civilis cita parecchi estratti. Dopo la conversione, che avvenne verso il 193, si stabilì a Cartagine, dove si mise al servizio della chiesa. Secondo Girolamo si sarebbe fatto prete, anche se lui non parla mai della sua posizione dentro la chiesa. La sua attività letteraria si sviluppa tra 195 ed il 220. Dopo l‘anno 207 vediamo nelle opere di Tertulliano un influsso sempre più forte del montanismo, che lo porterà ad una rottura completa con la Chiesa "cattolica" verso l‘anno 213. A parte Agostino, Tertulliano è il più importante ed originale scrittore ecclesiastico in lingua latina. Egli ha una conoscenza profonda della filosofia, del diritto e della letteratura greca e latina. E' importante anche perché fu il maestro di Cipriano. Secondo il biografo di Cipriano, il vescovo Cipriano ha letto le opere del suo maestro: Cipriano, dunque, aveva una grande stima di Tertulliano anche se quest‘ultimo morì fuori della comunione ecclesiale. Tertulliano è stato chiamato il fondatore della teologia di lingua latina e il padre della nostra cristologia. Circa la sua importanza, egli è il primo teologo di lingua latina: il vocabolario teologico latino, viene in gran parte dalla scelta di parole latine da parte di Tertulliano che era bilinguale: egli conosceva sia il greco, sia il latino. Anche se è stato un grande genio del pensiero teologico del tempo, in lui mancava l‘equilibrio interiore che gli avrebbe permesso di organizzare i diversi articoli della fede in un ordine logico e di assegnare a ciascuno il proprio posto. Era un uomo dal temperamento molto impulsivo che odia i compromessi. Il suo stile è personale benché osservi le tradizioni letterarie del suo tempo. Le sue opere dimostrano con numerosi esempi la sua familiarità con le tecniche della retorica. Amava le antitesi e si compiaceva dei giochi di parole. Il contributo del suo genio alla lingua della chiesa resta di primaria importanza e le sue opere costituiscono una fonte incomparabile per la conoscenza del latino cristiano. Allo stesso tempo Tertulliano pone per la prima volta in evidenza molti temi teologici, secondo una prospettiva antignostica per la quale ha creduto profondamente nell'uomo intero. In lui c'è anche una prospettiva antidocetica, giacché ha creduto totalmente all‘umanità di Cristo. Era un "orator" . Egli ebbe una buona conoscenza del diritto. Tertulliano, in contrasto con Giustino, lui non era filosofo. Di lui rimane famosa la frase: «Che cosa ha Atene da fare con Gerusalemme?». Tertulliano non riusciva a vedere alcun contatto tra il cristianesimo e la filosofia, anche se lui stesso ha subito l‘influsso della filosofia. Bisogna tener conto della grande influenza della filosofia stoica, della quale era imbevuto lo stesso Tertulliano. Egli era un convertito fanatico e fu un controversista, un appassionato della polemica. In Tertulliano troviamo un'esegesi, secondo la tradizione apostolica, come in Ireneo, ma con uno sviluppo tecnico, determinato dall‘uso di elementi retorici, e dall‘applicazion e della sua mentalità giuridica. Egli fu spesso polemico ed il suo argomento era spesso “ad hominem”, cioè era uno scrittore ironico. Infine, circa le sue opere, rimane difficile dargli un ordine cronologico, anche se in alcuni di questi, come ad esempio, l‘Ad uxorem, si può notare il cambiamento del pensiero di Tertulliano da cristiano a montanista. Le sue opere sono di diverso indirizzo: a) carattere apologetico: 1) Ad nationes [197], 2) Apologeticum [alla fine del 197], 3) De testimonio animae, 4) Ad Scapulam [212], 5) Adversus Judaeos [La seconda parte non è autentica e sembra un estratto del 3° libro scritto dell‘Adversus Marcionem]. b) scritti dogmatici e polemici: 1) De praescriptione haereticorum [circa l‘anno 200], 2) Adversus Marcionem (terza redazione [207]), 3) Adversus Hermogenem, 4) Adversus Valentinianos, 5)

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lettura dei Padri 2

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TERTULLIANO

Poche sono le notizie che si hanno della sua vita, secondo anche le testimonianze di Girolamo

nel De viris illustribus 53. Anche le date della nascita e della sua morte ci sono pressoché

sconosciute, anche se si è portati a datare la sua morte dopo il 220 (verso 222?). Per alcuni la sua

nascita sarebbe da situarsi intorno al 160-162 d.C., ma non è sicura. Suo padre era centurione della

corte proconsolare. Entrambi i genitori erano pagani. Acquisì una solida formazione giuridica e

divenne un avvocato famoso a Roma. Va probabilmente identificato con il giurista omonimo, del

quale il Corpus Iuris Civilis cita parecchi estratti. Dopo la conversione, che avvenne verso il 193, si

stabilì a Cartagine, dove si mise al servizio della chiesa. Secondo Girolamo si sarebbe fatto prete,

anche se lui non parla mai della sua posizione dentro la chiesa. La sua attività letteraria si sviluppa

tra 195 ed il 220. Dopo l‘anno 207 vediamo nelle opere di Tertulliano un influsso sempre più forte

del montanismo, che lo porterà ad una rottura completa con la Chiesa "cattolica" verso l‘anno 213.

A parte Agostino, Tertulliano è il più importante ed originale scrittore ecclesiastico in lingua

latina. Egli ha una conoscenza profonda della filosofia, del diritto e della letteratura greca e latina.

E' importante anche perché fu il maestro di Cipriano. Secondo il biografo di Cipriano, il vescovo

Cipriano ha letto le opere del suo maestro: Cipriano, dunque, aveva una grande stima di Tertulliano

anche se quest‘ultimo morì fuori della comunione ecclesiale.

Tertulliano è stato chiamato il fondatore della teologia di lingua latina e il padre della nostra

cristologia. Circa la sua importanza, egli è il primo teologo di lingua latina: il vocabolario teologico

latino, viene in gran parte dalla scelta di parole latine da parte di Tertulliano che era bilinguale: egli

conosceva sia il greco, sia il latino. Anche se è stato un grande genio del pensiero teologico del

tempo, in lui mancava l‘equilibrio interiore che gli avrebbe permesso di organizzare i diversi

articoli della fede in un ordine logico e di assegnare a ciascuno il proprio posto. Era un uomo dal

temperamento molto impulsivo che odia i compromessi. Il suo stile è personale benché osservi le

tradizioni letterarie del suo tempo. Le sue opere dimostrano con numerosi esempi la sua familiarità

con le tecniche della retorica. Amava le antitesi e si compiaceva dei giochi di parole. Il contributo

del suo genio alla lingua della chiesa resta di primaria importanza e le sue opere costituiscono una

fonte incomparabile per la conoscenza del latino cristiano.

Allo stesso tempo Tertulliano pone per la prima volta in evidenza molti temi teologici, secondo

una prospettiva antignostica per la quale ha creduto profondamente nell'uomo intero. In lui c'è

anche una prospettiva antidocetica, giacché ha creduto totalmente all‘umanità di Cristo.

Era un "orator". Egli ebbe una buona conoscenza del diritto. Tertulliano, in contrasto con

Giustino, lui non era filosofo. Di lui rimane famosa la frase: «Che cosa ha Atene da fare con

Gerusalemme?». Tertulliano non riusciva a vedere alcun contatto tra il cristianesimo e la filosofia,

anche se lui stesso ha subito l‘influsso della filosofia. Bisogna tener conto della grande influenza

della filosofia stoica, della quale era imbevuto lo stesso Tertulliano. Egli era un convertito fanatico

e fu un controversista, un appassionato della polemica.

In Tertulliano troviamo un'esegesi, secondo la tradizione apostolica, come in Ireneo, ma con uno

sviluppo tecnico, determinato dall‘uso di elementi retorici, e dall‘applicazione della sua mentalità

giuridica. Egli fu spesso polemico ed il suo argomento era spesso “ad hominem”, cioè era uno

scrittore ironico.

Infine, circa le sue opere, rimane difficile dargli un ordine cronologico, anche se in alcuni di

questi, come ad esempio, l‘Ad uxorem, si può notare il cambiamento del pensiero di Tertulliano da

cristiano a montanista. Le sue opere sono di diverso indirizzo:

a) carattere apologetico: 1) Ad nationes [197], 2) Apologeticum [alla fine del 197], 3) De

testimonio animae, 4) Ad Scapulam [212], 5) Adversus Judaeos [La seconda parte non è autentica e

sembra un estratto del 3° libro scritto dell‘Adversus Marcionem].

b) scritti dogmatici e polemici: 1) De praescriptione haereticorum [circa l‘anno 200], 2) Adversus

Marcionem (terza redazione [207]), 3) Adversus Hermogenem, 4) Adversus Valentinianos, 5)

Scorpiace [213], 6) De resurrectione carnis, 7) Adversus Praxean, 8) De baptismo [206], 9) De

anima [210-211]

c) Scritti di carattere ascetico e pratico: 1) Ad martyres [197-203], 2) De spectaculis [197-200], 3)

De oratione, 4) De patientia, 5) De paenitentia [203 ca.], 6) De cultu feminarum, 7) Ad uxorem

[203],

d) scritti del periodo montanista: 1) De exortatione castitatis, 2) De monogamia [217], 3) De

virginibus velandis [dopo 207], 4) De corona [211], 5) De idolatria, 6) De fuga in persecutione

[circa il 212], 7) De iudicio adversus psychicos, 8) De pudicitia, 9) De pallio [scritto verso il 222-

223], 10) Passio Ss. Perpetuae et Felicitatis [202-203] (molto probabilmente è composto da

Tertulliano e poi forse tradotta da lui stesso in greco).

In sintesi, da questa panoramica, si può dire che Tertulliano scrisse, come opere importanti per la

liturgia, il De oratione (sulla preghiera), il De baptismo (sul Battesimo) e il De paenitentia (sulla

penitenza). Di particolare importanza è il trattato De baptismo che è la prima monografia di teologia

sacramentale e la prima considerazione teologica sulla realtà sacra-mentale del battesimo. In esso

egli riassume la tradizione ecclesiale e prepara la dottrina sul battesimo di Cipriano e di

Sant'Agostino. Se quest'ultimo è Padre della teologia occidentale latina, Tertulliano è uno tra i

massimi esponenti.

Il De baptismo, fu composto intorno al 206, e secondo la sua introduzione lascia intravedere due

motivi circa la ragione della sua composizione:

a) istruire coloro che si trovano nello stadio dell’iniziazione;

b) combattere l’ignoranza di coloro che si erano adagiati nella fede, trascurando la

tradizione della Chiesa (sono coloro che possiedono la fede in modo debole e sono soggetti

sempre alle tentazioni).

Per Tertulliano l'ignoranza non è una virtù, ma un modo di cadere nelle tentazioni. Lui scrisse

anche per rifiutare coloro che erano nemici del rito del lavacro: sono i cosidetti antibattisti, che

riguarda una setta – al suo tempo chiamata setta dei cainiti (seguaci di Caino) –: si tratta di una

setta gnostica che non credeva nell'effetto del battesimo.

Il De baptismo ha uno scopo catechetico ed un indirizzo polemico contro i ―cainiti‖. Tuttavia è

più un trattato catechetico che polemico. Le opinioni erronee dei ―cainiti‖ hanno dato a Tertulliano

l‘occasione per riprendere l‘insegnamento catechetico, circa l‘uso del Battesimo nella chiesa

africana verso l‘anno 200. In questo senso il De baptismo è uno scritto esplicativo, tanto che può

essere considerato una catechesi. Il carattere catechetico appare innanzitutto nella Tradizione, dove

si parla dei catecumeni: Tertulliano parla di coloro che devono ricevere una buona educazione

cristiana e presenta a loro un ammonimento ad una preparazione completa a ricevere in futuro il

battesimo. Paragonando il De baptismo con il De oratione, conferma ancora una volta che il De

baptismo era indirizzato proprio ai catecumeni, non solo a livello sacramentale, ma anche a livello

di vita personale. Il medesimo De oratione era indirizzato ai catecumeni, dove oltre la preparazione

a livello sacramentale, veniva raccomandato il livello di preghiera personale e comunitaria.

La struttura del De baptismo è molto semplice. Tertulliano stesso, indica nel cap. 10, che ha

diviso la sua catechesi in due sezioni o due parti:

a) religio aquae o sacramentum aquae (cc. 1-9);

b) questioni varie - questiuncola (cc. 10-19).

La prima spiega l'uso religioso dell'acqua e la nostra fede fondata sull‘acqua. Si tratta delle

questioni legate ai riti, ai simboli, alle figure nel rito battesimale. La seconda parte ha due serie di

questioni:

1) questioni esegetiche (cc. 10-16);

2) questioni di natura disciplinare (cc. 17-18-19).

Tali questioni sono seguite da una conclusione al capitolo 20. Quelle esegetiche si incentrano sul

battesimo di Giovanni il Battista, circa il suo senso. Esse partono dal fatto che Gesù non ha

battezzato (c. 11) per cui nasce la domanda: da dove viene l‘uso del battezzare? Il cap. 12 tratta la

questione esegetica degli Apostoli, poiché nel NT non c‘è alcuna traccia del battesimo degli

Apostoli. Invece, nel cap. 13 Tertulliano parla della necessità del battesimo, sempre in riferimento

al NT, mentre il capitolo 14 parla del detto di Paolo, secondo cui l‘Apostolo delle genti non avrebbe

mai battezzato. I capitoli 15 e 16 parlano dell'unico battesimo.

Le questioni disciplinari parlano del ministero (c. 17) e del candidato, nonché la data

dell‘amministrazione del Battesimo. Infine, la conclusione (c. 20) parla della preparazione ascetica

al battesimo.

Il trattato sul battesimo, visto in tutto il contesto di tutti gli scritti tertullianei, dà una

testimonianza di primo ordine sulla catechesi battesimale del tempo (della chiesa patristica). E‘

l‘unico trattato pre-niceno sul battesimo. Tertulliano intende spiegare l‘iniziazione attraverso i riti,

le figure bibliche e la ratio sacramenti. Grazie al suo metodo, Tertulluano è in grado di mettere in

evidenza il significato teologico e spirituale del battesimo. Nello stesso tempo lui utilizza e spiega i

testi battesimali più importanti del NT. Procede, così, attraverso i simboli, le immagini, le figure e

la ratio sacramenti. In questo modo Tertulliano anticipa la catechesi battesimale dei padri del IV

secolo, momento nel quale c'è uno sviluppo del catecumenato. C‘è da dire anche che la teologia

battesimale di Tertulliano è molto sviluppata perché contiene il simbolismo dei segni ed il principio

di Cristo: essa contiene i principi più importanti della teologia sacramentaria, cioè quello della

sacramentalità (simbolismo) e del Cristo autore dei Sacramenti e del nesso fra Spirito Santo –

Chiesa – Sacramento (vedi il ruolo dello Spirito Santo). Inoltre, Tertulliano sviluppa la dottrina sul

doppio effetto del battesimo, cioè sulla remissione dei peccati e sulla nuova vita (rinascita). E'

interessante che il trattato di Tertulliano includa anche una spiritualità battesimale, che chiama

all'esigenza di vivere il battesimo in profondità. Dunque, non è solo una spiegazione del rito

battesimale perché intende avere anche una conseguenza pratica che porta al dono totale di sé a Dio,

sino al martirio e sino alla comunione con il corpo della Trinità che è la Chiesa.

Passiamo ora al testo latino, che contiene i seguenti capitoli, dal I sino al IX e dal XV sino alla

fine (mancano la parte del cap. X sino al cap. XIV). [Testo latino ed. J.G.P. Borleffs (CCL 1)].

I. De sacramento aquae nostrae qua ablutis

delictis pristinae caecitatis in vitam aeternam

liberamur non erit otiosum digestum istud

instruens tam eos qui cum maxime formantur

quam et illos qui similiter, credidisse contenti,

non exploratis rationibus traditionum

temptabilem fidem per imperitiam portant.

Sul mistero della nostra acqua (del battesimo)

con cui, lavati i peccati dell‘originaria cecità,

siamo liberati per la vita eterna, non sarà

inutile questo compendio, che servirà a

istruire sia coloro che si formano seriamente

(alla fede), sia coloro che si accontentano di

credere senza rendersi conto delle ragioni

delle tradizioni e così, nella loro ignoranza,

portano con sé una fede fragile.

In latino classico il "sacramentum" vuol dire "giuramento" o "promessa", ma anche un "impegno

solenne", un "obligo solenne" (Oxford Latin Dictionary, Oxford 1982, 1674-1675). Tertulliano ha

scelto tale termine per parlare del rito battesimale. L'acqua nostra è l'acqua battesimale che porta la

remissione dei peccati e la vita eterna. Egli scrive dei peccati con l'immagine interesante del peccato

adamico come l'accecamento originario dal quale i battezzati sono liberati. I ciecchi possono videre

con la luce della fede. Sono liberati dall' ostacolo pristino per camminare verso la vita eterna. Questa opera servirà per coloro che si saranno impegnati seriamente a ricevere il battesimo, ma

anche per gli stessi cristiani che nella loro ignoranza mettono la loro fede a repentaglio. Tertulliano

attaca in questo trattato la dottrina dei cainiti.

2. Atque adeo nuper conversata istic quaedam

de Caina haeresi vipera venenatissima doctrina

sua plerosque rapuit inprimis baptismum

destruens plane secundum naturam nam fere

2. Inoltre, ultimamente, una certa vipera della

setta cainita, vissuta qui, ha attirato tanti con

la sua dottrina velenosissima – distruggendo

prima di tutto il battesimo, cosa del tutto

viperae et aspides ipsique reguli serpentes

arida et inaquosa sectantur.

secondo natura perché viperi, aspidi e

serpenti di regola cercano luogi aridi e senz‘

acqua.

3. Sed nos pisciculi secundum ἰχθύν nostrum

Iesum Christum in aqua nascimur nec aliter

quam in aqua permanendo salui sumus. Itaque

illa monstrosissima cui nec integre quidem

docendi ius erat optime norat necare pisciculos

de aqua auferens.

3. Noi invece pesciolini secondo nostro

ἰχθύς (pesce) Gesù Cristo, nasciamo

dall‘acqua e non siamo salvi se non

rimanendo nell‘acqua. E così quella terribile

(vipera), che non aveva nessun diritto di

insegnare, ha trovato il modo migliore di

uccidere i pesciolini, togliendoli dall‘acqua.

Tertulliano usa la parola greca ichthus (pesce) come un segno acrostico che si riferisce a Gesù

Cristo (ησοῦς) Χ( ός), Figlio di Dio ( ῦ) (ἱός), Salvatore (ωτήρ) di tutti gli uomini. Si

tratta di un simbolo già conosciuto nel mondo cristiano. Noi cristiani siamo pesciolini in conformità

a nostro pesce (ἰχθύς). Il simbolo famoso del ichthus (pesce) fornisce anche il nesso con il

battesimo tramite il quale i battezzati, « pisciculi, in acqua nascimur », nasciano nell‘acqua del

nostro ―pesce‖ Gesù. Non siano salvi se non permanendo nell‘acqua. Un cristiano perché rimanga

nella salvezza, non può uscire dalla realtà del suo battesimo: al di fuori di esso non c‘è salvezza.

Qui si nota una certa vena polemica contro gli gnostici, in modo particolare contro i cainiti e contro

una donna missionaria del setto definita ―una vipere velenosa‖.

Poi Tertulliano parla di questa donna cainita "mostrosissima" che tentava di uccidere i

pesciolini, togliendoli dell‘acqua, cioè dalla dottrina e vita cristiana che comincia con il battesimo.

Per di più questa cainita non era dotata in nessun modo di un proprio "docendi ius"!

Cap. II

1. Sed enim quanta vis est perversitatis ad

fidem labefactandam vel in totum non

recipiendam, ut ex his eam impugnet, ex

quibus constat! Nihil adeo est quod tam

obduret mentes hominum, quam simplicitas

divinorum operum quae in actu videtur, et

magnificentia quae in effectu repromittitur! Et

hinc quoque quoniam tanta simplicitate, sine

pompa sine apparatu novo, aliquando denique

sine sumptu homo in aqua demissus et inter

pauca verba tinctus non multo vel nihilo

mundior resurgit, eo incredibilis existimatur

consecutio aeternitatis.

2. Mentior, si non [e contrario] idolorum

solemnia vel arcana de suggestu et apparatu

deque sumptu fidem et auctoritatem sibi

exstruunt. O misera incredulitas, quae denegas

Deo proprietates suas, simplicitatem et

potestatem! Quid ergo? nonne mirandum est

lavacro dilui mortem? Si, quia mirandum est,

idcirco non creditur, atquin eo magis

credendum est: qualia enim decet esse opera

divina nisi super omnem admirationem? Nos

1. Ma infatti quanto grande è la potenza della

perversione da distruggere la fede o da

impedire una adesione totale ad essa

contestandola con elementi di cui è costituita.

Non c'è nulla che lasci così perplessa la mente

umana come la semplicità delle opere di Dio;

che appare nel gesto, e la grandezza, che è

promessa nell‘effetto (nella realtà). E qui (nel

battesimo) anche: nella semplicità più

completa, senza scene spettacolari, senza

montature fuori dell'ordinario e addirittura

senza alcuna spesa, un uomo immerso

nell'acqua e battezzato con ben poche parole si

risorge (dall'acqua) poco più pulito o per nulla,

perciò si ritiene incredibile ottenere l'eternità.

2. Se non spaglio i riti solenni e secreti degli

idoli costruiscono la loro attendibilità e

autorità sulla suggestione, sulla spettacolarità e

su ingenti spese. O miserabile mancanza di

fede, che rifiuti a Dio le sue caratterische, cioè

la semplicità e la potenza! Allora, non è forse

meraviglioso che con un bagno sia distrutta la

morte? Perché è meraviglioso, perciò non dev‘

essere creduto? Anzi, bisogna crederci di più!

Come devono essere le opere di Dio se non al

quoque ipsi miramur, sed [quia] credimus.

Ceterum incredulitas miratur, quia non credit:

miratur enim simplicia quasi vana, magnifica

quasi impossibilia.

3. Et sit plane ut putas: satis ad utrumque

divina pronuntiatio praecucurrit: Stulta mundi

elegit Deus ut confundat sapientia ejus (1Cor

1,27), et: Quae difficilia penes homines, facilia

penes Deum (Mt 19,26). Nam si Deus et

sapiens et potens, quod etiam praetereuntes

eum non negant, merito in adversis sapientiae

potentiaeque, id est in stultitia et

impossibilitate, materias operationis suae

instituit, quoniam virtus omnis ex his causam

accipit, a quibus provocatur.

di sopra di ogni ammirazione (degli uomini)?

Anche noi stessi siamo meravigliati, ma

[perchè] crediamo. D'altronde lo scetticismo è

pieno di meraviglia, poichè non crede: infatti

guarda con stupore le cose semplici come (se

fosseero) senza valore, le cose grandiose come

impossibili.

3. E se sia così come pensi tu: la parola divina

ha anticipato abbastanza circa i due punti: Dio

ha scelto ciò che nel mondo è stolto per

confonderne la sapienza di quello, e Ciò che è

difficile presso gli uomini, è facile presso Dio.

Infatti ammesso che Dio sia sapiente e potente,

cosa che anche coloro che lo trascurano non

negano, ha fatto bene a stabilire il suo modo di

agire nelle situazioni contrarie alla sapienza e

alla potenza, cioè in quelle realità considerate

(dagli uomini) stolte e impossibili, poiché

qualsiasi azione meritevole riceve valore da

chi l'ha provocata.

Il nostro signore Gesù di solito sceglie umili mezzi per attuare i suoi disegni. Per esempio:

Tanta semplicità, senza apparato nuovo, senza cose estravaganti. Notate: Tertulliano usa il verbo

« tingere » per dare un termine latino equivalente al greco bapti zein (battezzare) e la scelta ha

esercitato un influsso sul latino liturgico fino ai tempi recenti!

Cap. III Acqua = veicolo dell’operazione divina. Preeminenza dell’acqua nella

creazione

1. Huius memores pronuntiationis, tanquam

praescriptionis, nihilominus quam stultum et

impossibile sit aqua reformari <re>tractemus.

Quod utique ista materia tantae dignationis

meruit officium, ut opinor auctoritas liquidi

elementi exigenda est. Atquin plurima

subpetit, et quidem a primordio.

1. Consapevoli di queste parole bibliche, come

di un comando, esaminiamo nient'altro che

quanto sia stolto e impossibile che uno sia

restaurato dall‘acqua. Dato che questa materia

ha meritato un compito di tanta dignità, mi

pare doveroso verificare l'importanza di tale

elemento liquido. Prove ce ne sono parecchie

già fin dalle origini (del mondo).

2. Nam unum ex his est quae ante omnem

mundi suggestum impolita adhuc specie penes

Deum quiescebant. In principio [in primordio],

inquit, fecit [Deus] caelum et terram. Terra

autem erat invisibilis et incomposita, et

tenebrae erant super abyssum, et spiritus Dei

super aquas ferebatur (Gen 1,1.2). Habes,

homo, imprimis aetatem venerari aquarum

quod antiqua substantia, dehinc dignationem

quod divini sedes, gratior scilicet caeteris tunc

elementis. Nam et tenebrae totae adhuc sine

cultu siderum informes et tristis abyssus et

terra imparata et caelum rude: solus liquor,

semper materia perfecta laeta simplex, de suo

2. L‘acqua è uno di quegli elementi che prima

di ogni ordinamento del mondo, in una forma

ancora rozza riposavano presso Dio. In

principio Dio creò il cielo e la terra; la terra

però era invisibile e caotica e le tenebre

stavano sopra l’abisso e lo spirito di Dio si

librava sulle acque. Vedi, mio caro, devi

inanzitutto rispettare l'arcaicità delle acque

perché sono una sostanza antica, poi la degnità

perché sono la sede del divino (Spirito), erano

preferite a tutti gli altri elementi. Infatti le

tenebre erano ancora completamente senza

forma e senza l'ornamento degli astri, triste era

l'abisso e la terra non pronta e il cielo rozzo;

pura, dignum vectaculum Deo subiciebat. soltanto il liquido (acqua) sempre materia

perfetta, rigogliosa, semplice, pura per natura

si stendeva come veicolo degno per Dio.

3. Quid quod exinde dispositio mundi

modulatricibus quodammodo aquis Deo

constitit? Nam, ut firmamentum caeleste

suspenderet in medietate distinctis aquis fecit,

ut terram aridam expanderet, segregatis aquis

expediit (Gen 1).

3. Quale (sorpresa) se in seguito l'ordinamento

del mondo è stato costituito da Dio in qualche

modo per mezzo delle acque come strumenti.

Infatti, Egli fece il firmamento perché fosse

sospeso in mezzo al cielo separando le acque;

per far emergere la terra asciutta ha dovuto

separare le acque.

4. Ordinato dehinc per elementa mundo cum

incolae darentur (Prov 8), primis aquis

praeceptum est animas producere, primus

liquor quod viveret edidit, ne mirum sit in

baptismo si aquae animare noverunt.

4. Poi dopo aver strutturato il mondo secondo i

suoi elementi, quando vengono creati gli

abitanti, alle acque primordiali fu ordinato di

generare esseri viventi, il liquido primordiale

ha generato esseri viventi, perché meravigliarsi

se nel battesimo le acque sanno di fare

rivivere?

5. Non enim ipsius quoque hominis figulandi

opus sociantibus aquis absolutum est?

Adsumpta est de terra materia [convenit], non

tamen habilis nisi humecta et succida, quam

scilicet ante quartum diem segregatae aquae in

stationem suam superstite humore limo

tempera<ra>nt.

5. Anche l‘opera di formazione dell'uomo

stesso non si è forse realizzata con acque

come soci? La materia è stata presa dalla terra,

tuttavia non era adatta se non fosse stata

bagnata e inumidita da quelle acque che prima

del quarto giorno erano state separate nei loro

ambiti naturali e che sulla superficie avevano

lasciato del fango ancora imbevuto.

6. Si exinde universa vel plura prosequar quae

de elementi istius auctoritate commemorem,

quanta vis eius aut gratia, quot ingenia quot

officia, quantum instrumenti mundo ferat –

vereor ne laudes aquae potius quam baptismo

rationes videar congregasse, licet eo plenius

docerem non esse dubitandum si materiam

quam in omnibus rebus et operibus suis Deus

disposuit etiam in sacramentis propriis parere

fecit, si quae vitam ter<re>nam gubernat, et in

caelesti procurat.

6. Se continuo ancora a ricordare tutto o la

maggior parte di quanto concerne l‘importanza

di questo elemento: quanto grande è la sua

capacità o utilità, quanto grandi le sue qualità o

servizi, quanto grandi funzioni essa rende nel

mondo – temo che potrebbe sembrare che

raccolgo "elogi dell'acqua" piuttosto che

giustificazioni sul battesimo. È lecito che io

insegni che non si deve dubitare che se Dio ha

utilizzato la materia in tutte le sue opere non si

dovrebbe aver dubbi che Egli ne abbia fatto

uso nei suoi sacramenti, che se questa (acqua)

governa la vita terrena, può ottenere anche (la

vita) in cielo.

Nel terzo capitolo, Tertulliano presenta l‘acqua come oggetto di predilezione divina sin dalla

creazione del mondo. Qui si serve di un argomento usato prima nel suo Contra hereticis: gli eretici

non possono appropriarsi delle cose che appartengono alla Chiesa; se lo fanno sono ladri.

L‘avvocato Tertulliano usa il termine praescriptio in senso legale di ―diritto di proprietà‖.

La materia dell‘acqua ha meritato tanta dignità da Dio perchè, dall‘inizio, Dio ha voluto

dargli quel ruolo particolare. È uno di quelli elementi che, in un contesto ancora caotico della

creazione, riposarono presso Dio (le acque erano concepite come essendo « sopra », perciò a

prossimità di Dio concepito come ancora più in alto). Tertulliano cita a questo punto il Gen. 1,2:

all‘inizio « Spiritus Dei super acquas ferebatur », «Sulle acque aleggiava lo spirito di Dio». Per lui

è una cosa importante. Continua così i commenti sulla Genesi in relazione coll‘acqua.

Cap. IV La presenza dello Spirito di Dio sulle acque – tipo del battesimo. Elemento

universale – acque - strumento di santificazione. Somiglianza tra segno esterno e grazie –

effetto interno.

1. Sed ad ea satis erit praecerpsisse – in quibus

et ratio baptismi recognoscitur – prima illa, qui

iam tunc etiam ipso habitu praenotabatur

baptismi figurandi, spiritum qui ab initio super

aquas vectabatur, super aquas instinctorem

moraturum. Sanctum autem utique super

sanctum ferebatur aut ab eo quod super

ferebatur, id quod ferebat sanctitatem

mutuabatur, quoniam subiecta quaeque materia

eius quae desuper imminet qualitatem rapiat

necesse est, maxime corporalis spiritalem et

penetrare et insidere facilem per substantiae

suae subtilitatem. Ita de sancto sanctificata

natura aquarum et ipsa sanctificare concepit.

1. Ma per quanto riguarda quella (acqua)

basterà togliere quei fatti delle origini, nei

quali si può ravvisare una giustificazione del

battesimo; (il mondo) già allora nella sua

stessa disposizione prefigurava il battesimo in

quanto lo Spirito, che alle origini si librava

sulle acque, sulle acque sarebbe rimasto come

animatore. Qualcosa di santo senza dubbio era

portato su un elemento santo (Gen 1,2) o da

quello che era portato sopra l'elemento che

portava traeva la sua santità, perché qualunque

elemento materiale, posto sotto un altro che è

messo sopra, ne prende necessariamente le

proprietà. Accade sopratutto che una cosa

spirituale può penetrare e insinuarsi in una

cosa corporale facilmente a causa della

sottigliezza della sua sostanza. Ecco perché la

natura delle accque viene santificata dal Santo

e essa stessa ha ricevuto il potere di santificare.

2. Ne quis ergo dicat: ―Numquid ipsis [enim]

aquis tinguimur quae tunc in primordio

fuerunt?‖ Non utique ipsis, si non ex ea parte

ipsis qua genus quidem unum, species vero

complures; quod autem generi attributum est

etiam in specie redundat.

2. Nessuno si metta dunque a dire: "Veniamo

forse immersi nelle stesse acque che c'erano

allora alle origini?" Certo, non è nelle stesse,

se non nel senso che il genere delle acque è

uno, le specie invece sono multe e, quanto

viene attribuito al genere, si riversa anche sulle

specie.

3. Ideoque nulla distinctio est, mari quis an

stagno, flumine an fonte, lacu an alveo

diluatur, nec quicquam refert inter eos quos

Johannes in Jordanem, et quos Petrus in

Tiberim tinxit; nisi si et [ille] spado quem

Philippus inter vias fortuita aqua tinxit, plus

salutis aut minus retulit.

3. Ecco perché non c‘è alcuna differenza se

uno si lava nel mare o in uno stagno, al fiume

o alla fontana, in un lago o in una vasca; allo

stesso modo non c‘è alcuna differenza tra

coloro che furono battezzati da Giovanni nel

Giordano e coloro che vennero immersi da

Pietro nel Tevere, come anche l‘eunuco

battezzato da Filippo per strada in quell‘acqua

trovata per caso non ne ricavò maggiore o

minore salvezza.

4. Igitur omnes aquae de pristina originis

praerogativa sacramentum sanctificationis

consecuntur invocato Deo: supervenit enim

statim spiritus de caelis, et aquis superest,

sanctificans eas de semetipso et ita

sanctificatae vim sanctificandi combibunt.

4. Pertanto qualsiasi tipo di acqua in virtù di

una prerogativa che le appartiene dalle origini

può assumere in sé il potere misterioso di

santificare qualora Dio venga invocato su di

essa; subito infatti sopraggiunge dal cielo lo

Spirito che si ferma sulle acque santificandole

con la sua presenza; le acque così santificate si

impregnano della potenza di poter santificare.

5. Quanquam ad simplicem actum competat

similitudo ut, quoniam vice sordium delictis

inquinamur, aquis abluamur. Sed delicta sicut

5. La somiglianza corrisponde ad un atto

semplice; dato che ci sporchiamo con peccati

invece che di sporcizia, noi ci laviamo con

in carne non comparent – quia nemo super

cutem portat maculam idololatriae, aut stupri,

aut fraudis –, ita eiusmodi in spiritu sordent,

qui est auctor delicti: spiritus enim dominatur,

caro famulatur. Tamen utrumque inter se

communicant reatum, spiritus ob imperium,

caro ob ministerium. Igitur medicatis

quodammodo aquis per angeli interventum et

spiritus in aquis corporaliter diluitur et caro in

eisdem spiritaliter emundatur.

acqua. Ma i peccati non lasciano segni sul

nostro corpo, poiché nessuno porta sulla sua

pelle macchie di idololatria, di dissolutezza o

di frode; invece tali sconcezze sporcano

l‘animo che è l'autore del peccato, poiché

l‘animo domina mentre il corpo è al suo

servizio. Tuttavia entrambi sono coinvolti nella

colpa, l‘animo per sua autorità di commando e

il corpo per l‘esecuzione. Pertanto una volta

che le acque abbiano acquisito per intervento

dell‘angelo una specie di capacità di guarire,

l‘animo viene lavato nelle acque come se fosse

un corpo e il corpo viene purificato come se

fosse un animo.

Qual è la giustificazione del battesimo? Precisamente in questo ruolo dell‘acqua già segnato

dall‘inizio: un nesso particolare esisteva sin dall‘inizio tra Spirito e acqua; è Lui chi da forza a

quest‘elemento. L‘acqua è così considerata come santa a causa di quel scambio tra Spirito e acqua,

uno scambio possibile secondo Tertulliano grazie alla filosofia stoica che adopera

inconsapevolmente, e che concepii tutti gli esseri come avendo un ―corpo‖ (anche Dio), ma di

natura diversa, vedendo i corpi « spirituali » come più sottili da quei materiali e, perciò, capaci di

una certa « mescolanza ».

Come spiegare però il vincolo o legame tra noi, oggi, e queste « acque originali » in cui di

fatto noi non siamo stati battezzati? Ecco un‗altra categoria filosofica che viene dare la soluzione:

un solo genero, varie specie. Perciò, quello che se ritiene vero del genero lo diventa anche delle

specie. Non c‘è nessuna differenza se qualcuno se lava nel mare o in un bacino d‘acqua, o un fiume

o sorgente, o lago o vasca qualsiasi… mentre sia del genere acqua. Nessuna differenza dunque tra

un battesimo nel Giordane e quei fatti da San Pietro nel Tevere; perchè d‘altra parte Tertulliano

ritiene come un‘evidenza indiscutibile che Pietro abbia battezzato nel fiume Tevere, giacche è

acqua viva, corrente. Dopo viene la menzione dell‘eunuco battezzato da Filippo per dire che in tutti

questi casi c‘è la stessa salvezza (no fa distinzione tra acqua salata o dolce).

Qualsiasi tipo di acqua, dunque, in virtù di quella prerogativa primitiva già prima spiegata,

può assumere il potere misterioso (sacramentum) di santificare, quando però c‘è l‘invocazione di

Dio su quell‘acqua: forse abbiamo la prima testimonianza in Occidente di una benedizione

dell‘acqua che trasferisca la santità dello Spirito nell‘acqua e la faccia santa. Quando viene fatta

l‘invocazione di Dio sull‘acqua, subito scende lo Spirito sull‘acqua e gli da la potenza di santificare.

L‘acqua santificata è mezzo di santificazione. Qui si trova già una teologia dell‘acqua e della sua

potenza di santificazione sin dalla creazione: a causa di quel particolare legame con lo Spirito

Santo.

Il battesimo sembra essere una cosa semplice, ma siccome così « semplicemente » i nostri

peccati ci macchiano, così veniamo puliti per quell‘acqua. Qui si vede dunque l‘acqua come

strumento della purificazione dei peccati, e dicendo questo introduce un altro argomento: non solo

strumento di santificazione, ma anche di remissione dei peccati. Ma i peccati non lasciano segni sul

corpo… come fa l‘acqua a lavare quelle macchie che sono spirituali, cioè nell‘animo? Lo "spiritus"

del uomo in Tertullianno corresponde più all'italiano "animo" che al "spirito". Secondo la filosofia

stoica adoperata da lui, l'animo, cioè lo spirito umano, domina e la carne obbedisce, segue, dipende.

I reati però, secondo lui, si intercomunicano tra animo e corpo; « spiritus ob imperium, caro ob

ministerium » (l'animo come dando l‘impulso, il corpo come prestando aiuto): quindi la parte

"spirituale" ha il ruolo predominante, certo, ma c‘è sempre una complicità del corpo. Perciò, nel

caso del battesimo, come per un intervento angelico, l'animo viene pulito come se fosse un corpo e

il corpo come se fosse qualcosa di spirituale. Cioè abbiamo un‘azione esterna (battesimo

nell‘acqua) che ha un effetto anche sull‘interno, sull'animo.

Cap. V Uso dell’acqua tra le religioni pagane. Tipo dell’angelo alla piscina di Betsaida.

1. Sed enim nationes extraneae ab omni

intellectu spiritalium potestatem eadem

efficacia idolis suis subministrant. Sed viduis

aquis, sibi mentiuntur. Nam et sacris

quibusdam per lavacrum initiantur, Isidis

alicuius, aut Mithrae; ipsos etiam deos suos

lavationibus efferunt. Ceterum villas domos

templa totasque urbes aspergine circumlatae

aquae expiant. Passim certe ludis

Apollinaribus et Pelusiis tinguntur idque se in

regenerationem et impunitatem periuriorum

suorum agere praesumunt; item penes veteres

quisque se homicidio infecerat purgatrice aqua

se expiebatur.

1. Eppure i pagani che non hanno nessuna

sensibilità per le cose spirituali cercano di

attribuire ai loro idoli poteri con la stessa

efficacia. Ma essi si illudono perché le loro

acque sono vuote. Loro vengono iniziati

tramite un bagno ad alcuni misteri come quello

di Iside o di Mitra; portano addirittura i loro

dei a fare il bagno. Inoltre purificano con

l‘aspersione di aqua lustrale le loro fattorie, le

loro case, i templi e città intere. Vengono

davvero da ogni parte durante i giochi di

Apollo e quelli di Pelusio per immergersi e

presuppongono che questo produce una

rigenerazione o un condono dei loro spergiuri;

allo stesso modo presso gli antichi chiunque si

fosse macchiato di omicidio cercava di espiare

il delitto con acqua di purificazione.

2. Igitur si <i>dolo, natura aquae quod propria

[materia] sit adlegendi [in] auspici

emundationis blandiuntur, quanto id verius

aquae praestabunt per Dei auctoritatem, a quo

omnis natura earum constituta est! si religione

aquam medicari putant, quae potior religio,

quam Dei vivi agnito?

2. Pertanto se dalla natura dell‘acqua in quanto

è l'elemento proprio per scegliere auspici di

purificazione per mezzo di un idolo illudono

(la gente), quanto più autenticamente saranno

capaci le acque con il potere conferito da Dio

dal quale fu stabilita l‘intera loro natura! Se

per ―religione‖ si crede che le acque curino,

quale religione è di maggior valore della

conoscenza di Dio vivente?

3. Hic quoque studium diaboli recognoscimus

res Dei aemulantis, cum et ipse baptismum in

suis exercet. Quid simile? Immundus emundat,

perditor liberat, damnatus absolvit! Suam

videlicet operam destruet diluens delicta quae

inspirat ipse! Haec quidem in testimonium

posita sunt repellentibus fidem, si minime

credant rebus Dei, quarum adfectationibus

apud aemulatorem Dei credunt.

3. Anche qui riconosciamo l'impegno del

diavolo emulando le cose di Dio, siccome pure

lui pratica il battesimo tra i suoi seguaci. Cosa

inverosimile! L'immondo pulisce, il

distruttore libera, il condannato proscioglie!

Vorrà forse distruggere la sua opera lavando i

peccati che egli stesso suggerisce! Queste cose

sono poste in testimonianza contro coloro che

rifiutono la fede: se credano appena nelle

opere di Dio, come possono credere alle

pretese di un simulatore di Dio.

4. An non et alias sine ullo sacramento immundi spiritus aquis incubant adfectantes

illam in primordio divini spiritus gestationem?

Sciunt opaci quique fontes, et avii quique rivi

et in balneis piscinae et euripi in domibus vel

cisternae, et putei qui rapere dicuntur, scilicet

per vim spiritus nocentis; nam et esietos et

lymphaticos et hydrophobas vocant quos aquae

necaverunt aut amentia vel formidine

4. Inoltre in altri casi senza alcun rito sacro gli spiriti immondi aleggiano forse sulle acque

imitando quella gestazione dello Spirito di Dio

alle origini? Lo sanno le sorgenti al buio e

torrenti selvagggi, le piscine termali e i canali

in case o cisterne e pozzi che si crede che

rubino (l‘animo), proprio in virtù di qualche

spirito nocivo. D'altra parte si dà il nome di

"esieti" e di "linfatici" e di "idrofobi" coloro

exercuerunt. che le acque uccidevano o turbavano con

pazzia o terrore.

5. Quorsum ista retulimus? Ne quis durius

credat angelum Dei sanctum aquis in salutem

hominis temperandis adesse, cum angelus mali

profanus commercium eiusdem elementi in

perniciem hominis frequentet. Angelum aquis

intervenire si novum videtur, exemplum futuri

praecucurrit: piscinam Bethsaidam angelus

(Gv 5) interveniens commovebat; observabant

qui invaletudinem querebantur: nam si quis

praevenerat descendere illuc queri post

lavacrum desinebat. Figura ista medicinae

corporalis spiritalem medicinam praedicabat,

ex forma qua semper carnalia in figura<m>

spiritalium antecedunt.

5. Perché abbiamo ricordato queste cose?

Affinché non sia troppo difficile credere che

l'angelo santo di Dio sia presente nelle acque

preparando la salvezza all'uomo, quando

l'angelo empio del maligno ha rapporti con lo

stesso elemento per la distruzione dell'uomo.

Se pare una novità che un angelo intervenga

sulle acque, (questo) ci preannunciava un

esempio del futuro: un angelo venendo sulle

acque della piscina di Bethsaida la agitava;

coloro che soffrivano di qualche infermità

esaminavano (l'evento), infatti se qualcuno vi

fosse sceso per primo, non soffriva più dopo

quel bagno. Questa figura di guarigione

corporea preannunciava la guarigione spirituali

dalla norma secondo la quale le realtà carnali

anticipano in simbolo le realtà spirituali.

6. Proficiente itaque in omnibus gratia Dei plus

aquis et angelo accessit: qui vitia corporis

remediabant nunc spiritum medentur, qui

temporalem operabantur salutem nunc

aeternam reformant, qui unum semel anno

liberabant, nunc cotidie populos conservant

deleta morte per ablutionem delictorum:

exempto scilicet reatu eximitur et poena.

6. Quando la grazia di Dio iniziò a diffondersi

ovunque, qualcosa di più arriva alle acque e

all'angelo! Un tempo sanavano malattie del

corpo, adesso guariscono l'animo. Prima

attuavano una salute temporanea, ora

restaurano la salvezza eterna. Prima liberavano

un uomo una volta all'anno, ora salvano folle

di popolo ogni giorno tramite il lavacro dai

peccati avendo vinto la morte. È evidente

infatti che, se viene tolto il reato, viene abolita

anche la pena.

7. Ita restituitur homo Deo ad similitudinem

eius (Gen 1,26), qui retro ad imaginem Dei

fuerat – imago in effigie, similitudo in

aeternitate censentur – : recipit enim illum Dei

spiritum quem tunc de adflatu eius acceperat

sed post amiserat per delictum.

7. In tal modo l'uomo viene restaurato da Dio

alla sua somiglianza; dall‘inizio l‘uomo

esisteva ad immagine di Dio – immagine si

identifica riguardo alla sua forma, somiglianza

riguardo all'eternità. Adesso infatti l'uomo

riceve di nuovo quello Spirito di Dio che allora

aveva ricevuto dal suo soffio (Gen 2,7) e che

egli aveva perso a causa del peccato.

Anche nelle religioni pagane il bagno è usato come iniziazione. I pagani, che non hanno

nessuna sensibilità per le cose spirituali, vorrebbero attribuire ai suoi idoli un potere, un efficacia

simile a quello del battesimo. Per esempio alcuni sono iniziati nelle religioni misteriche per un lavacro; altri addirittura portano i loro idoli ad essere bagnati; c‘è qui a Roma un affresco della

processione di Iside, una processione con la statua della deessa per portarla all‘acqua perchè sia

lavata e così « santificata ». Tertulliano usa questo modo indiretto per dire che se i pagani fanno

questo, pensando che veramente ci sia un effetto reale, perchè tra noi cristiani esiste una discussione

sul effetto dell‘acqua, quest‘acqua che sin dall‘inizio possiede un potere, avendo lo spirito sopra.

Così, Tertulliano continua con i giochi di Appollo e Pelusio che includono quest‘immersione

nell‘acqua. E con questi riti i pagani pensano ricevere una remissione o almeno un perdono dei loro

peccati. Cita anche l‘uso dell‘acqua per espiare il delitto di omicidio. Se è nella natura dell‘acqua,

secondo anche le concezioni pagane, di avere un potere particolare, specialmente con lo scopo di

purificazione, quanto di più ce ne sarà se c‘è l‘intervento e la garanzia autorevole di Dio stesso, del

vero Dio che è il vero creatore dell‘acqua. Se i pagani credono a questa purificazione, loro che non

hanno dato la sua natura all‘acqua, tanto più i veri discepoli del vero Dio che è il vero creatore

dell‘acqua. Se si ritiene come superstizione di pensare (come i pagani) quell‘acqua abbia quel

potere ricevuto da falsi dii, come qualificare invece il sentimento religioso (riguardo l‘acqua) che

procede della conoscenza del vero Dio? E continua così con quest‘argomento ed esempi pagani. Ma

andiamo direttamente al capitolo seguente.

Cap. VI L’angelo – figura del battesimo. Senso della formula battesimale-ecclesiale

1. Non quod in aqua Spiritum sanctum

consequimur, sed in aqua emundati sub angelo

Spiritui sancto praeparamur. Hic quoque figura

praecessit (Mt 3,3): sicut enim Johannes

antecursor Domini fuit praeparans vias eius, ita

et angelus baptismi arbiter superventuro

Spiritui Sancto vias dirigit abolitione

delictorum quam fides impetrat obsignata (Mt

28) in Patre et Filio et Spiritu Sancto.

1. Non è che proprio nell‘acqua noi riceviamo

lo Spirito Santo, piututtosto nell‘acqua noi

veniamo purificati per l‘intervento dell‘angelo

e così veniamo preparati a ricevere lo Spirito

Santo. Anche qui possiamo trovare un‘antica

prefigurazione; infatti come Giovanni fu il

precusore del Signore preparandogli la strada,

così anche l‘angelo che presiede al battesimo,

eliminando i peccati, prepara la strada allo

Spirito Santo che sta per sopraggiungere; ma è

la fede con il sigillo del Padre, del Figlio e

dello Spirito Santo che riesce a conseguire tale

eliminazione dei peccati.

2. Nam si in tribus testibus stabit omne verbum

dei quanto magis donum? Habebimus <de>

benedictione eosdem arbitros fidei quos et

sponsores salutis, sufficit ad fiduciam spei

nostrae etiam numerus nominum divinorum.

Cum autem sub tribus, et testatio fidei et

sponsio salutis pigneretur necessario adicitur

ecclesiae mentio, quoniam ubi tres, id est Pater

et Filius et Spiritus sanctus, ibi ecclesia, quae

trium corpus est (Mt 18,20).

2. Se ogni parola di Dio poggia su tre

testimoni, quanto più vi poggerà ogni dono

suo! Dalla benedizione avremmo gli stessi

giudici della fede che sono anche i garanti

della salvezza, così il numero dei nomi divini

è più che sufficiente per dare fiducia alla

nostra speranza. E poiché sia la professione di

fede sia la garanzia della salvezza sono sotto

cauzione dei tre, è necessario che venga

aggiunta anche la menzione della chiesa;

perché dove ci sono le tre (persone), cioè

Padre, Figlio e Spirito Santo, lì si trova anche

la chiesa che altro non è se non il corpo delle

tre.

Tertulliano fa una distinzione: non è che proprio dall‘acqua che noi riceviamo lo Spirito. Nell‘acqua

siamo purificati, preparati, con l‘intervento dell‘angelo, siamo preparati per ricevere lo spirito santo.

Egli distingue l‘effetto dell‘acqua che sarebbe la remissione dei peccati (lavacro), e l‘effetto di

ricevere lo Spirito santo che fa parte di un‘altra azione liturgica. Ci siamo al momento teologico della distinzione tra battesimo e cresima. Questa distinzione si trova già accennata in Tertulliano;

tra i Padri orientali, questa distinzione non esiste, lo Spirito essendo già ricevuto per l‘acqua

battesimale. Per questo fatto teologico c‘è anche una figura biblica: come Giovanni fu precursore di

N.S. Gesù, così l‘angelo che presiede al battesimo prepara le strade allo Spirito santo che viene da

sopra. Come? Abolendo i peccati. Non è solo l‘abluzione del corpo che conferisce la grazia, ma il

gesto sacro e l‘invocazione trinitaria: la remissione dei peccati richiesta nella fede è segnata,

sigillata dallo sigillo della Trinità. Non si parla esplicitamente della forma, ma c‘è pure un accenno

chiaro. Se accettiamo come verità ciò che viene confermato da tre testimoni, quanto più importante

è il dono ricetto dai Tre: Padre, Figlio e Spirito Santo. In virtù della benedizione battesimale,

avremmo come arbitri della fede quelle persone che garantiscono la nostra salvezza. Le persone

divine che sono tre bastano per dare fiducia alla nostra speranza. Dunque ci sono due elementi:

acqua benedetta che porta la remissione dei peccati; l‘invocazione trinitaria, garanzia dell‘effetto

del battesimo (così possiamo avere fiducia).

Cap. VII L’unzione

1. Exinde, egressi de lavacro, perungimur

benedicta unctione de pristina disciplina qua

ungi oleo de cornu in sacerdotium solebant ex

quo Aaron a Moyse (Lev 8,12) unctus est;

unde christi dicti a chrismate quod est unctio

quae <et> Domino nomen accommodavit,

facta spiritalis quia spiritu unctus est a Deo

patre, sicut in Actis: Collecti sunt enim [vero]

in ista civitate adversus sanctum Filium tuum

quem unxisti (Act 4,27).

1. Poi, usciti del bagno, veniamo unti con olio

benedetto in conformità all‘antica prassi

secondo la quale coloro che erano scelti per il

sacerdozio venivano unti con olio versato da

quel corno con cui Aronne era stato unto da

Mosè; ecco perché venivano chiamati

christiani, cioè unti, dalla parola greca chrisma

che significa appunto unzione, che anche

applica il nome al Signore, poiché è stata fatta

un‘unzione spirituale nello Spirito da Dio

Padre, come si dice in Atti: «Si sono radunati

in questa città contro il tuo santo Figlio che tu

avevi unto».

2. Sic et in nobis carnaliter currit unctio sed

spiritaliter proficit, quomodo et ipsius baptismi

carnalis actus quod in aqua mergimur,

spiritalis effectus, quod delictis liberamur.

2. Anche nel nostro caso l‘unzione si riceve sul

corpo, ma ha un‘utilità spirituale, allo stesso

modo anche il rito dello stesso battesimo è

senza dubbio un gesto fatto sul corpo, dato che

veniamo immersi nell‘acqua, ma con

un‘efficacia spirituale, dato che siamo liberati

dai peccati.

Il bagno è subito seguito dall‘unzione. È interessante ricordare che nella Didachè, in Giustino, e nei

altri testimoni del secondo secolo, non si trova menzione di unzione. È solo all‘inizio del terzo

secolo, nel mondo latino in Tertulliano, e nella cosiddetta Tradizione Apostolica attribuita ad

Ippolito, che troviamo menzione di un rito, già abbastanza sviluppato, di unzione. Quando è entrata

nei riti del battesimo? Non lo sappiamo. Perchè qui, come nella Tradizione Apostolica, vediamo che

si tratta già di una cerimonia non solo esistente ma anche dotata con una spiegazione teologica; e

una spiegazione teologica viene sempre soltanto dopo che un rito sia già diventato molto stabile.

Exinde egressi. Ciò significa che nel cap. VI si parla della persona nel, proprio dentro del

lavacro (immersione).

Perungimur. Siamo unti di un unzione benedetta; e questo « de pristina disciplina » cioè

secondo una prassi antica. Come? Lui fa riferimento al A.T., con esempio di Mosè che unge Aronne

per il sacerdozio. Siamo detti « Cristi » (= unti) dalla « cresima » (= unzione), che proprio da il suo

nome al Signore, il nome di Cristo. È una realtà spirituale, perchè si trova unto nello Spirito, e cita il

testo degli Atti al proposito. Sic et in nobis. Poi anche distingue tra corpo e anima, per dire che se l‘olio corre sul corpo,

il suo effetto è però spirituale; e sul argomento fa il paragone con il battesimo che, con

l‘immersione corporale, ottiene un effetto spirituale. E ciò che si ritiene vero per il battesimo lo

diventa ugualmente nella cresima.

Cap. VIII L’imposizione delle mani

1. Dehinc manus imponitur per benedictionem 1. Poi ci viene imposta la mano con una

advocans et invitans Spiritum sanctum. Sane

humano ingenio licebit spiritum in aquam

arcessere et concorporationem eorum,

accommodatis desuper manibus alio spiritu

tantae claritatis animare: Deo autem in suo

organo non licebit per manus sanctas

sublimitatem modulari spiritalem?

preghiera di benedizione per invocare e

invitare lo Spirito Santo. Se l‘abilità dell‘uomo

riesce a far emettere sull‘acqua alcuni soffi

sonori e riesce a vivificare tale mescolanza di

acqua e di soffi con mani di artista poste sopra

in modo da far nascere nuovi suoni di

incredibile bellezza, dovremo forse negare a

Dio la possibilità di modulare sul suo organo

idraulico, che è l‘uomo, con le sue mani sante

una meravigliosa melodia spirituale?

2. Sed est hoc quoque de veteri sacramento

quo nepotes suos ex Joseph, [et] Ephrem et

Manassem, Jacob (Gen 48,14) [capitibus]

impositis et intermutatis manibus, benedixit et

quidem ita transversim obliquatis in se ut

Christum deformantes iam tunc portenderent

benedictionem in Christo futuram.

2. Anche l‘imposizione della mano deriva da

un rito sacro molto antico, quello con cui

Giacobbe benedisse i suoi nipoti Efraim e

Manasse, figli di Giuseppe, incrociando

tuttavia le sue mani mentre le imponeva sulla

loro testa; evidentamente quelle mani messe

l‘una sull‘altra a forma di croce dovevano

raffigurare Cristo e preannunciare già fin da

allora la benedizione che avremo ricevuto in

Cristo.

3. Tunc ille sanctissimus Spiritus super

emundata et benedicta corpora libens a Patre

descendit (Mt 3,16) superque baptismi aquas,

tanquam pristinam sedem recognoscens

conquiescit columbae figura delapsus in

Dominum, ut natura Spiritus sancti

declararetur per animale simplicitatis et

innocentiae quod etiam corporaliter ipso felle

careat columba.

3. In quel momento lo Spirito davvero santo

discende volentieri dal Padre su quei corpi

purificati e benedetti e egli riposa sulle acque

del battesimo, come se riconoscesse in esse la

sua dimora originaria. Venuto sotto forma di

colomba, egli riposa sul Signore, perché la

natura dello Spirito santo viene affermato per

mezzo di un animale semplice e innocente che

anche fisicamente è privo di fiele, la colomba.

4. Ideoque: Estote, inquit, simplices ut

columbae (Mt 10,16), ne hoc quidem sine

argumento praecedentis figurae:

quemadmodum enim post aquas diluvii quibus

iniquitas antiqua purgata est, post baptismum

ut ita dixerim mundi, pacem caelestis irae

praeco columba terris adnuntiavit dimissa ex

arca, et cum olea reversa (Gen 8,11) – quod

signum etiam apud nationes pacispraetenditur

– eadem dispositione spiritalis effectus terrae

id est carni nostrae emergenti de lavacro post

vetera delicta columba sancti Spiritus advolat

(Lc 3,22), pacem Dei adferens emissa de caelis

ubi ecclesia est arcae figura.

4. Ecco perché si dice: «siate semplici come

columbe», il che ha ancora rapporto con una

figura antica; dopo che le acque del diluvio

purificarono l‘antica malvagità umana, si

potrebbe dire dopo il battesimo del mondo, fu

la columba il messaggero mandato ad

annunciare alla terra che l‘ira di Dio si era

placata e riappacificata; essa uscita dall‘arca

tornò con un ramoscello d‘ulivo, simbolo della

pace anche presso i pagani. Analoga è la

situazione del battesimo ma con effetti

spirituali; la colomba dello Spirito Santo vola

verso terra, cioè verso il nostro corpo che sta

emergendo dall‘acqua del battesimo dopo una

vita trascorsa nei peccati, portando con sé la

pace di Dio, poiché è stata inviata dal cielo

dove si trova la chiesa, di cui l‘arca è una

prefigurazione.

5. ―Sed mundus rursus delinquit, quo male

comparetur baptismus diluvio!‖. Itaque igni

destinatur, sicut et homo qui post baptismum

delicta restaurat, ut hoc quoque in signum

5. "Il mondo ha peccato ancora una volta, in

questo senso il battesimo corrisponde male al

diluvio!" Perciò il mondo è destinato al fuoco,

come anche l'uomo che ricade nei peccati dopo

admonitionis nostrae debeat accipi. il battesimo. Così questo deve anche essere

accettato come segno per la nostra

ammonizione.

L‘unzione è seguita dall‘imposizione della mano, coiè una mano viene imposta per la

benedizione, con invocazione dello Spirito Santo, come epiclesi sul neobattezzato. Cioè la persona

ch‘è stata preparata per l‘unzione del sacerdozio battesimale diventa disposta a ricevere la

benedizione dello Spirito Santo.

Sane humano. Qui ugualmente fa il paragone con l‘immersione battesimale: se questa azione

umana riesce a vivificare l‘acqua e quasi con le mani animarla con uno spirito di tanto splendore,

possiamo negare a Dio la possibilità di usare lo strumento di mani sante per toccare sul suo organo

delle melodie spiritualmente sublimi? Quest‘immagine viene da uno strumento già esistente nei

tempi di Tertulliano: l‘organo idraulico. Lui utilizza quest‘immagine, non solo per la relazione

acqua (strumento idraulico) e mani estense, ma per le diverse modulazioni in cui Dio può agire e

creare un effetto spirituale su una cosa corporale. Cita di nuovo l‘A.T. come esempio la benedizione

con imposizione delle mani di Giacobbe sui suoi figli; e siccome Giacobbe lo fece con le mani

incrociate, secondo Tertulliano questo fa riferimento alla croce di Cristo in cui siamo noi benedetti.

Lo Spirito Santo scende sui corpi già purificati e benedetti, come riconoscendo « l‘acqua

originale » che fosse la sua dimora. Esempio della colomba scendendo sul Signore, e questo dopo il

suo battesimo. La natura dello spirito è segnata per la scelta della colomba, animale semplice ed

innocente che neanche corporalmente ha di fiele. E questo anche porta con se una relazione con una

figura precedente: quella della colomba dell‘arca di Noè, la quale, quando furono pacificate le

tempeste, ritornò sull‘arca con un ramo d‘ulivo. E qui si vede subito la relazione con l‘acqua

(diluvio) e l‘olio della cresima (ulivo). Quel ramo di ulivo è già, nel suo tempo, un segno di pace tra

le nazioni. Tutto questo è ovviamente un‘analogia.

Eadem dispositione. La colomba era simbolo dello stesso modo di disporre, lo stesso piano

di Dio in quanto riguarda la salvezza de la terra, cioè di nostra carne. Così come la colomba, lo

spirito viene dal cielo, cielo dove la Chiesa è figura del arca. Ma il mondo peccò di nuovo, è di

questo viene che col diluvio si possa paragonare il battesimo, che viene anche dopo il peccato

dell‘uomo.

Cap. IX Tipi del mar rosso e l’acqua dalla roccia

1. Quot igitur patrocinia naturae, quot

privilegia gratiae, quot sollemnia disciplinae,

figurae praestructiones praedicationes

religionem aquae ordinaverunt! Primum

quidem, cum populus de Aegypto [libere] (Es

14,28) expeditus, vim regis Aegypti per aquam

transgressus evadit, ipsum regem cum totis

copiis aqua extinguit. Quae figura manifestior

in baptimi sacramento? Liberantur de saeculo

nationes, per aquam scilicet, et diabolum dominatorem pristinum in aqua oppressum

derelinquunt.

1.E quanti benefici della natura, quanti doni

privilegiati della grazia, quante solennità

rituali, quante prefigurazioni, anticipazioni e

profezie hanno precisato la funzione

dell‘acqua nella prassi religiosa! Innanzitutto

c‘è il popolo liberato dall‘Egitto che riuscì ad

attraversare l‘acqua sfuggendo all‘esercito del

re egiziano; l‘acqua annientò il re in persona

assieme a tutte le sue truppe. Ci può essere una

prefigurazione più chiara del sacramento del battesimo? Basta guardare ai pagani che

vengono liberati da questo mondo,

evidentemente per mezzo dell‘acqua, e che

abbandonano travolto nell‘acqua, il diavolo, il

loro tiranno di prima.

2. Item aqua de amaritudinis vitio in suum

commodum suavitatis Mosei ligno remediatur

(Es 15,25). Lignum illud erat Christus,

2. Poi c‘è l‘acqua amara che, trasformata con il

legno di Mosè, diventa di nuovo potabile e

molto buona; quel legno era Cristo che

venenatae et amarae retro naturae venas in

saluberrimam aquam, baptismi scilicet, ex sese

remedians.

guarisce con la sua potenza i corsi delle acque,

prima avvelenate e amare, trasformandole in

acque davvero salvifiche, quelle del battesimo.

3. Haec est aqua quae de comite petra populo

profluebat (Es 16,6; 1Cor 10,4): si enim petra

Christus, sine dubio aqua in Christo

baptismum videmus benedici. Quanta aquae

gratia penes Deum et Christum eius [est] ad

baptismi confirmationem!

3. Questa è l‘acqua che sgorgava per il popolo

dalla pietra che l‘accompagnava; perché, se

infatti la pietra era Cristo, vediamo che il

battesimo riceve, certamente tramite l‘acqua,

la sua benedizione in Cristo. Ben grande è

presso Dio e il suo Cristo il valore dell‘acqua e

tale valore è il fondamento del battesimo.

4. Nunquam sine aqua Christus! Siquidem et

ipse aqua tinguitur (Mt 3,13; Mc 1,9; Lc 3,21),

prima rudimenta potestatis suae, vocatus ad

nuptias aqua auspicatur (Gv 2,2-11), cum

sermonem facit sitientes ad aquam suam

invitat sempiternam (Gv 4,14), cum de agape

docet aquae calicem pari oblatum inter opera

dilectionis probat (Mt 10,42; cf. 9,41), ad

puteum vires resumit (Gv 4,6), super aquam

incedit (Mt 14,25; Mc 6,48; Gv 6,19), libenter

transfretat (Mt 14,34; Mc 6,53), aquam

discentibus ministrat (Gv 13,5). Perseverat

testimonium baptismi usque ad passionem:

cum deditur in crucem, aqua intervenit: sciunt

Pilati manus (Mt 27,24); cum vulneratur aqua

de latere prorumpit (Gv 19,34): scit lancea

militis!

4.Sempre l‘acqua accompagna Cristo! Anche

lui viene battezzato nell‘acqua, chiamato alle

nozze, con l‘acqua inaugura le prime prove

della sua potenza di fare miracoli; mentre

predica invita gli assetati a bere la sua acqua di

eternità; mentre insegna la carità indica come

opera di amore anche solo un bicchiere

d‘acqua donato ad un proprio simile; riprende

le forze presso un pozzo, cammina sull‘acqua,

volentieri la attraversa, serve l‘acqua ai suoi

discepoli. Fino alla passione si possono trovare

testimonianze a favore del battesimo; quando

viene condannato alla crocifissione, c‘è ancora

l‘acqua, lo sanno le mani di Pilato; quando

viene traffito, dal costato viene fuori

dell‘acqua, lo sa la lancia del soldato.

Il cap. IX parla del senso del battesimo. Quot igitur. Quanti elementi naturali, quanti riti, quanti le

prefigurazioni del A.T. che hanno indicato la funzione dell‘acqua! Basta leggere il A.T. Secondo lui

tutta questa teologia del battesimo si trova già prefigurata nel A.T. Cita, cominciando con la

liberazione del popolo d‘Egitto, che se ne andò per l‘acqua, la quale stessa fece lo sterminio

dell‘esercito del Faraone. Ciò vuol dire che l‘acqua può avere un effetto negativo come positivo.

Possiamo avere una figura più chiara del battesimo? Il popolo delle nazioni viene liberato dal

mondo per le acque, e dalle stesse acque il diavolo dominatore e malvagio viene soffocato.

Altri esempi: « aqua de amaritudinis ». Si tratta di quel « legno » di Mosè che fece dolci

delle acque amare. Spiegazione: il « legno » quello era Cristo (pensare nella croce), che guarisce

con la sua potenza le acque già amare e avvelenate e le trasforma in elemento salvifico. Quando?

Nel suo battesimo. Poi Tertulliano parla dell‘acqua scaturita del sasso quando il popolo aveva sete,

sempre col « legno » di Mosè; e se —come è ovvio— la pietra è Cristo, allora senz‘altro l‘acqua

viene benedetta in Cristo per il battesimo. Ci sono tanti esempi della grazia dell‘acqua, grazia ricetta

da Cristo e Dio, per dare fondamento al battesimo! Dove c‘è Cristo c‘è l‘acqua… Vediamo: è stato

battezzato; poi, è stato invitato alle nozze è a cominciato le sue opere con una questione d‘acqua;

poi anche ha predicato, e invitato quelli che hanno sete di andare a bere le sue acque di vita eterna;

poi ancora ha insegnato la carità è, tra le opere di carità, quella di saper dare a bere un bicchiere…

d‘acqua; poi, si è fermato sul bordo del pozzo; poi, ha camminato sull‘acqua attraversando il lago;

ha dato acqua ai suoi discepoli. Fino alla Passione abbiamo testimonianze a favore dell‘acqua:

quando Cristo fu condannato alla Croce, c‘era l‘acqua con Pilato che si lava le mani; quando fu

trafitto nel cuore dalla lancia del soldato, esce anche acqua. Abbiamo lì tutta una teologia

dell‘acqua, e spesso tutte queste immagini si trovano nei riti battesimali, specialmente nel rito di

benedizione dell‘acqua.

I cap. 10 a 19 trattano le «quaestiuncula». Il battesimo è necessario per la salvezza: anche

Cristo ha voluto essere battezzato (cap. 11). Ma come dunque poterono essere salvi gli apostoli,

giacché, se si eccettua Paolo, non ci consta che siano battezzati? (cap. 12) Il battesimo non era

richiesto prima della risurrezione di Cristo (cap. 13). Di particolare interesse, invece, sono i capp.

15-19.

Cap. XV Unità-unicità del battesimo; Battesimo degli eretici; bagni purificatori degli

giudei

1. Nescio si quid amplius ad controversiam

baptismi ventilatur. Sane retexam, quod supra

omisi ne iminentes sensus videar interscindere.

Unus omnino baptismus est nobis tam ex

domini evangelio (Gv 3) quam ex apostoli

litteris (Ef 4,5) quoniam unus deus [et unus

baptismus] et una ecclesia in caelis.

1. Non so se si fanno in giro altre discussioni

su questioni battesimali. Adesso vorrei

riprendere alcune cose, che ho tralasciato più

sopra, perché non sembri discontinuo il senso

del discorso. Assolutamente unico è il nostro

battesimo, come è evidente sia dal vangelo del

Signore che dalle lettere di Paolo, perché unico

è Dio [e uno è il battesimo] e una sola è la

chiesa nei cieli.

2. [Sed] circa haereticos sane quid

custodiendum sit, dignius qui retractet. Ad nos

enim editum est, haeretici autem nullum

consortium habent nostrae disciplinae, quos

extraneos utique testatur ipsa ademptio

communicationis. Non debeo in illis

cognoscere quod mihi est praeceptum, quia

nec Deus unus est nobis et illis nec unus

Christus, id est idem: ergo nec baptismus unus

quia non idem. Quod cum rite non habeant,

sine dubio non habent nec capit numerari quod

non habetur: ita nec possunt accipere, quia non

habent. Sed de isto plenius iam nobis in graeco

digestum est.

2. Quale soluzione adottare allora nei riguardi

degli eretici? Spero che qualcuno esamini la

questione meglio di me. Comunque per noi è

stato creato (il battesimo), gli eretici non hanno

niente a che vedere con la nostra prassi; essi

sono stati privati della comunione con noi e

perciò ci sono evidentemente estranei. Non

devo riconoscere in loro cio che è un precetto

per me, perché noi e loro non abbaimo né lo

stesso Dio, né lo stesso identico Cristo, perciò

neppure il loro battesimo è uguale al nostro

perché non è lo stesso. Poiché lo praticano al

di fuori della norma stabilita, quelli senza

dubbio non possono avere il battesimo, né

possono mettere in conto ciò che non hanno.

Così non possono ricevere ciò che non hanno.

Del resto di questa questione abbiamo già

trattato in modo più completo in un‘opera

scritta in greco.

3. Semel ergo lavacrum inimus, semel delicta

abluuntur quia ea iterari non oportet. Ceterum

Israel (Mc 7) [Iudaeus] cotidie lavat, quia

cotidie inquinatur (Ebr 6). Quod ne in nobis

quoque factitaretur, propterea de uno lavacro

definitum est. Felix aqua quae semel abluit, quae ludibrio peccatoribus non est, quae non

adsiduitate sordium infecta rursus quos diluit,

inquinat.

3. Una sola volta nella vita accediamo al

lavacro battesimale e una sola volta vengono

lavati i peccati proprio perché non si devono

più commettere. Invece Israele pratica ogni

giorno i suoi lavacri perché ogni giorno si

sporca. Ebbene appunto perché tutto ciò non si ripetesse anche tra noi, è stata sancita

l‘esigenza di un solo battesimo. O acqua

meravigliosa! Essa lava una volta per sempre,

non è oggetto di scherno per i peccatori, che

senza lasciarsi contaminare dalle continue

sozzerie, non inquina mai coloro che essa lava.

C‘è un unico battesimo, quello della chiesa. Qui Tertulliano ci dà l‘esempio del inizio di diritto

canonico nella materia. C‘è un solo battesimo senza nessun‘altra possibilità.

Sane retexam. Torna ad alcune cosa già dette per fare continuità nel discorso.

Unum omnino. Unico, assolutamente unico è il battesimo per noi; è questo si vede dal

Vangelo così come delle lettere dell‘Apostolo. «C’è un solo Dio, un solo battesimo, una sola

Chiesa… » nel cielo. Cioè chiesa come regno che è e verrà nel cielo. Ché soluzione adottare

riguardo al battesimo degli eretici? Questi eretici, secondo il nostro parere, non hanno

assolutamente nessun nesso con la nostra disciplina, dice Tertulliano; niente a che fare con la nostra

prassi. Tertulliano nega totalmente qualche efficacia al battesimo degli eretici, considerati come

assolutamente estranei alla nostra comunione, dunque a tutte le nostre attuazioni. Perché siccome

non c‘è comunione nello Spirito, allora nessun nesso con l‘operatore nel sacramento. Se non

abbiamo lo stesso e unico Dio, lo stesso e unico Cristo, allora non abbiamo in comune neanche il

battesimo, che si ritiene come assolutamente diverso. Questo non è la teologia sviluppata nella

Chiesa romana, ma quella che si trovava nella Chiesa africana fino ad Agostino.

Quod cum vitæ non habeant. Non possono dare le cose che non hanno. Questo è spesso la

teologia delle chiese ortodosse. Conosco casi negli Stati Uniti di cattolici diventati ortodossi è che

sono stati ribattezzati, per i stessi motivi teologici. Ma Tertulliano già ha scritto un libro in greco su

questo e non vuol ripetere tutto ciò che già ci viene spiegato.

Semel ergo lavacro. Una sola volta andiamo (entriamo) nel battesimo. Una sola volta i nostri

peccati sono rimessi, perché il battesimo non si può ripetere. Qui si trova ben chiaro il concetto di

irripetibilità del battesimo. Gli Ebrei, dice Tertulliano, si lavano ogni giorno perché si macchiano

ogni giorno… Ma per noi, felice l‘acqua che in una sola volta lava tutto e che, non infettata, non

sporca di nuovo coloro che vuole lavare! Ecco la famosa acclamazione.

Con il cap. XV si nota come Tertulliano insista molto su un solo battesimo, cioè quello della

chiesa. Tertulliano affronta la controversia del battesimo degli eretici, confermando in pieno

l'unicità del battesimo. Egli, infatti, si richiama alla testimonianza evangelica e all'autorità degli

apostoli e alla loro tradizione, giacché un solo è Dio, una sola è la chiesa ed uno solo è il battesimo

(Ef 4,5). L'idea di un solo battesimo ha proprio origine da Gv 5,10. Ma quale soluzione biosgna

adottare nei confronti degli eretici? Per Tertulliano il loro battesimo è nullo, giacché non hanno

nessun consorzio con la prassi della chiesa, nonché c'è una mancanza di comunione che li rende

estranei al battesimo cristiano. Dunque, per Tertulliano e per la chiesa d'Africa, il battesimo è da

considerarsi nullo, sin dall'inizio, il battesimo degli eretici. Il motivo di questo non riconoscimento

parte dal fatto che tra i cristiani e gli eretici non c'è uno stesso Dio: questi eretici non hanno il vero

battesimo e non hanno la possibilità di essere annoverati tra i cristiani. In effetti, essi non possono

avere una cosa che non hanno. Questa idea, ancora oggi, è viva tra alcune chiese ortodosse.

Per Tertulliano, una volta sola si entra nel lavacro ed una volta sola vengono lavati i peccati,

proprio perché non si devono più commettere dei peccati: in questa linea si nota il rigorismo di

Tertulliano secondo il quale i Giudei si lavano ogni giorno perché peccano quotidianamente, mentre

per i cristiani è sorta l'esigenza del lavacro una volta sola. C'è qui una ragione pastorale: felice

l'acqua che lava una volta sola e per sempre. In questo senso l'autore valorizza l'importanza del

battesimo, con il quale si è liberati dai peccati.

XVI Un secondo tipo di battesimo – battesimo del sangue (martirio)

1. Est quidem nobis etiam secundum lavacrum,

unum et ipsum, sanguinis scilicet, de quo

Dominus: habeo inquit baptismo tingui (Lc

12,50), cum iam tinctus fuisset. Venerat enim

per aquam et sanguinem (1Gv 5,6) sicut

Johannes scripsit, ut aqua tingueretur, sanguine

1. Abbiamo ancora un secondo lavacro, anche

esso unico, quello di sangue, di cui il Signore

disse: Devo ancora ricevere un battesimo,

benché in realtà fosse già stato battezzato. Egli

era venuto, come scrisse Giovanni, con acqua

e sangue, cioè per essere battezzato nell'acqua

glorificaretur. e per essere glorificato nel sangue.

2. Proinde nos facere aqua vocatos, sanguine

electos (Mt 22,14), hos duos baptismos de

vulnere percussi lateris emisit (Gv 19,34), quia

qui in sanguinem eius crederent, aqua

lavarentur, qui aqua lavissent et sanguinem

oporterent. Hic est baptismus qui lavacrum et

non acceptum repraesentat, et perditum reddit!

2. Pertanto egli tramite l'acqua ci dà la nostra

chiamata e tramite il sangue la nostra elezione,

perciò questi due battesimi li fece uscire dalla

ferita del suo costato trafitto, perché quelli che

credono nel suo sangue debbono poi essere

lavati nell'acqua e quelli che si sono lavati

nell'acqua debbono poi lavarsi nel sangue. Il

martirio è un battesimo che sostituisce il

lavacro se non lo si è ricevuto e che lo rinnova

se lo si è perso.

In questo capitolo c‘è riferimento al battesimo di sangue, oltre a quello dell'acqua: si tratta del

martirio. Ciò richiama anche al sangue di Cristo che è venuto mediante l'acqua ed il sangue. A

motivo di ciò Cristo, tramite l'acqua del battesimo, fa sentire la sua chiamata, mentre con il suo

sangue lava i peccati degli uomini. Il martirio è il battesimo che sostituisce il lavacro: è il battesimo

per eccellenza. Esso rappresenta il lavacro dell'acqua per coloro che non hanno ricevuto ancora il

battesimo, ma che sono morti martiri.

XVII Il potere di conferire il battesimo

1. Superest ad concludendam materiolam de

observatione quoque dandi et accipiendi

baptismi commonefacere. Dandi quidem

summum habet ius summus sacerdos, si qui

est, episcopus. Dehinc presbyteri et diaconi,

non tamen sine episcopi auctoritate, propter

ecclesiae honorem quo salvo salva pax est.

1. Per concludere questa breve esposizione

rimane da trattare circa la prassi

dell'amministrazione e della recezione del

battesimo. La facoltà di amministrarlo spetta

innanzitutto al sommo sacerdote, cioè al

vescovo, se è presente. Poi spetta ai presbiteri

e ai diaconi, non tuttavia senza l'autorizzazione

del vescovo, grazie a questo rispetto si

conserva la pace della chiesa.

2. Alioquin etiam laicis ius est: quod enim ex

aequo accipitur, ex aequo dari potest, nisi <si>

episcopi iam aut presbyteri, aut diaconi

vocabantur discentes Domini! – Id est ut sermo

non debet abscondi ab ullo, proinde et

baptismus, aeque Dei census, ab omnibus

exerceri potest. Sed quanto magis laicis

disciplina verecundiae et modestiae incumbit

cum ea [quae] maioribus competant, ne sibi

adsumant [dicatum] episcopi officium.

Episcopatus aemulatio scismatum mater est.

Omnia licere, dixit sanctissimus apostolus, sed

non omnia expedire (1Cor 6,12 et 10,23):

2. Tuttavia anche i laici hanno questa facoltà;

infatti quello che tutti ricevono allo stesso

titolo, può essere dato allo stesso titolo. O

forse i discepoli del Signore si chiamavano già

vescovi o presbiteri o diaconi? La parola non

deve essere nascosta da nessuno, allo stesso

modo il battesimo, una ricchezza donata a tutti

da Dio, può essere da tutti amministrato. Ma

perciò si impone ai laici una prassi di

riservatezza e di modestia con queste cose che

competono alle autorità, perché non si

assumano l‘ufficio del vescovo. L'invidia

dell'episcopato è la madre di schismi. Tutto è lecito, ma non tutto conviene, disse il santo

apostolo.

3. sufficit scilicet [et] in necessitatibus [ut]

utaris, sicubi aut loci, aut temporis, aut

personae conditio compellit: tunc enim

constantia succurrentis excipitur cum urguetur

circumstantia periclitantis, quoniam reus erit

3. È sufficiente allora adattarsi alle eventuali

circostanze di necessità per dare il battesimo,

qualora situazioni particolari di luogo, di

tempo o di persona lo esigano. In questi casi

l'urgenza di chi si trovasse in pericolo rende

perditi hominis, si supersederit praestare quod

libere potuit.

più che giustificata la risolutezza di chi volesse

venire in aiuto perché sarà certo colpevole

dell'uomo perduto se si astenesse da celebrare

(un battesimo) che egli può fare senza

impedimento.

4. Petulantia autem mulieris quae usurpavit

docere utique non etiam tinguendi ius sibi

rapiet, nisi si quae nova bestiae venerint similis

pristinae, ut quemadmodum illa baptismum

auferebat ita aliqua per se [eum] conferat!

4. Ma l‘impudenza di una donna che ha già

usurpato l'ufficio di insegnare (cf. 1 Cor 14,34)

non potrà arrogarsi anche il diritto di

battezzare a meno che spuntino nuove

bestiacce simili a quella pristina cosìcché come

quella eliminava il battesimo qualche altra

potrebbe lei stessa conferirlo.

5. Quodsi quae Acta Pauli quae perperam

scripta sunt [exemplum Theclae] ad licentiam

mulierum docendi tinguendique defendunt,

sciant in Asia presbyterum qui eam scripturam

construxit quasi titulo Pauli de suo cumulans,

convictum atque confessum id se amore Pauli

fecisse loco decessisse. Quam enim fidei

proximum videtur, ut is docendi et tinguendi

daret feminae potestatem, qui nec discere

quidem constanter mulieri permisit? Taceant,

inquit, et domi viros suos consulant! (2Cor

14,34-35).

5. Se quelle difendessero l'esempio di Tecla

dagli Atti di Paolo, che sono scritti falsificati,

per il permesso delle donne di insegnare e

battezzare, sappiano che il presbitero, che in

Asia aveva composto lo scritto coprendo con

l'attribuzione a Paolo il suo lavoro, fu scoperto

e ha confessato di avere agito così per amore

di Paolo ed è stato deposto. Come potrebbe

sembrare degno di fiducia che abbia concesso

ad una donna il potere di insegnare e di

battezzare che non neppure ha permesso alla

moglie di imparare regolarmente (nelle

riunioni)? Ha detto: Tacciano, e interroghino i

loro mariti a casa!

Tertulliano indica il vescovo come il ministro che ha la facoltà di ammnistrare per primo il

battesimo, mentre il presbitero ed il diacono lo possono amministrare se il vescovo non c'è. Il

motivo sta nel fatto che il vescovo è considerato il sommo sacerdote che esprime la dignità della

chiesa ed esprime la comunione piena di tutta la comunità cristiana. L'idea secondo la quale senza il

vescovo non può essere salvaguardata né l'unità, né la pace dentro la chiesa, né alcuna attività

apostolica, è già presente nelle lettere di Sant'Ignazio di Antiochia. Tutto deve essere fatto sotto

l'autorità del vescovo.

In merito all'amministrazione del battesimo, in certe circostanze, secondo Tertulliano, anche i

laici possono battezzare. Coloro che ricevono, allo stesso modo possono dare, per cui chi ha

ricevuto il battesimo, a sua volta può battezzare. La priorità spetta comunque ai ministri del

Signore, cioè gli Apostoli e i discepoli. Nessuno, però, può riservare ad alcuno la parola e la

predicazione, in modo che il battesimo possa essere dato da tutti. Quando il vescovo ed i presbiteri,

insieme ai diaconi, non sono chiamati, anche i laici, purché già battezzati, possono battezzare.

Questa posizione era contemplata dal vecchio Codice di Diritto Canonico, ma Tertulliano esprime

questa posizione per ribadire il fatto che chi non è battezzato non può battezzare, come pure chi è

eretico non può dare quello che non ha, cioè il battesimo.

Per questa ragione, per i laici, è necessaria una certa disciplina di riservatezza, di modestia: il rito

del battesimo di per sé è di competenza di chi ricopre l'ufficio episcopale e presbiterale. La

simulazione di tale ufficio è, per Tertulliano, al madre di tutti gli scismi e le divisioni. L'idea di dare

il battesimo da parte dei laici dipende anche dal luogo e dalla persona: seguono, infatti, alcuni

esempi pratici, come ad esempio la non possibilità delle donne di dare il battesimo (Tertulliano

prende tale contesto dagli Atti di Paolo, uno scritto extra canonico. Tertulliano parla dell'origine di

questo documento. Il ruolo della donna è quello di tacere e di custodire la casa: ad esse è sotratta la

possibilità di amministrare il battesimo).

XVIII Candidati per il battesimo

1. Ceterum baptismum non temere credendum

esse sciunt quorum officium est. Omni petenti

te dato (Lc 6,30) suum habet titulum perinde

ad eleemosynam pertinentem. Immo illud

potius respiciendum: Nolite dare sanctum

canibus, et porcis proicere margaritam

vestram (Mt 7,6) et: Manus ne facile

imposueritis ne amartiis alienis

communicaveritis (1Tim 5,22).

1. Inoltre coloro di cui è compito, sanno che

non lo si deve dare casualmente. Dà a

chiunque ti chiede qualcosa, ma questa parola

si riferisce propriamente all' elemosina.

Sarebbe molto meglio prendere sul serio altri

testi: Non dare ai cani ciò che è santo e non

buttare ai porci la vostra perla, oppure: Non

imponete le mani con troppa facilità e non

fatevi complici dei peccati degli altri.

2. Quodsi Philippus tam facile tinxit eunuchum

(Act 8,38), recogitemus manifestam et

exsertam dignationem Domini intercessisse:

Spiritus Philippo praeceperat in eam viam

tendere (Act 8,26), spado et ipse inventus est

non otiosus nec qui subito tingui

concupisceret, sed ad templum orandi gratia

profectus Scripturae divinae impressus – sic

oportebat deprehendi, cui ultro Deus

apostolum miserat –, ad quem rursus Spiritus

ut se curriculo eunuchi adiungeret jussit;

scriptum ipsius fidei occurrit in tempore,

exhortatus assumitur, Dominus ostenditur,

fides non moratur, aqua non exspectatur,

apostolus perfecto negotio eripitur.

2. Se Filippo battezzò l'eunuco così facilmente,

ricordiamo che è intervenuta una manifesta e

ampia approvazione del Signore. Lo Spirito

aveva comandato a Filippo di avviarsi per

quella strada, e l'eunuco stesso non si trovava a

far nulla né che desiderava farsi battezzare

subito; ma si era recato al Tempio per pregare

e stava intento a leggere la Sacra Scrittura.

Così uno doveva trovarsi al quale Dio aveva

inviato un apostolo, al quale di nuovo lo

Spirito aveva ordinato di raggiungere il carro

dell'eunuco. In quel momento gli venne in

mente un testo sulla fede stessa, (Filippo)

invitato accetta (di accompagnare), il Signore

si presenta; la fede non si fa attendere, l'acqua

non si fa aspettare, l'apostolo, terminato la

missione, si sottrae.

3. Sed et Paulus revera cito tinctus est (Act

9,19): cito enim cognoverat Simon hospes vas

eum esse electionis (Act 9,15) constitutum:

Dei dignatio suas praemittit praerogativas!

Omnis petitio et decipere et decipi potest:

3. Anche Paolo fu batttezzato quasi subito;

presto infatti Simone aveva conosciuto

l‘ospite che fu istituito lo strumento di scelta:

l'approvazione di Dio manda in anticipo sui

privilegi! Ogni richiesta possa ingannare o

anche esere frutto di inganno.

4. itaque pro cuiusque personae conditione

a<c> dispositione, etiam aetate cunctatio

baptismi utilior est, praecipue tamen circa

parvulos. Quid enim necesse, si non tam

necesse est, sponsores etiam periculo ingeri

qui et ipsi per mortalitatem destituere

promissiones suas possunt et proventu malae

indolis falli?

4. Così per la condizione e la disposizione di

ciascuna persona e anche dell'età, l‘indugio del

battesimo è più utile, specialmente riguardo ai

bambini.Se non è necessario, perché mettere

anche in pericolo i padrini nel rischio di non

poter mantenere le loro promesse a causa della

morte o di essere delusi dalla crescita (dei

bambini) con cattive tendenze?

5. Ait quidem Dominus: Nolite illos prohibere

ad me venire (Mt 19,14). Veniant ergo dum

adolescunt, veniant dum discunt, dum quo

veniant, docentur; fiant Christiani cum

Christum nosse potuerint! Quid festinat

innocens aetas ad remissionem peccatorum?

Cautius agetur in saecularibus, ut cui

5. Certamente il Signore ha detto: Non

impedite ai bambini di venire a me. Vengano

pure, ma quando saranno più grandi, vengano

quando possono imparare, vengano quando

sapranno dove vanno; diventino cristiani,

quando potranno conoscere Cristo! Perché

l‘età innocente si affretta per la remissione dei

substantia terrena non creditur divina credatur?

Norint petere salutem ut petenti dedisse

videaris!

peccati? Negli affari mondani ci comportiamo

con molta cautela; ad un bambino non si

affidano i beni terreni, perché affidargli quelli

divini? Imparino a chiedere la salvezza perché

si veda che tu la dai a chi la chiede

6. Non minore de causa innupti quoque

procrastinandi, in quibus tentatio praeparata est

tam virginibus per maturitatem quam viduis

per vacationem, donec aut nubant, aut

continentiae corroborentur. Si qui pondus

intellegant baptismi magis timebunt

consecutionem quam dilationem: fides integra

secura est de salute!

6. Per motivo non meno serio dovrebbero

rimandare anche i non sposati, per i quali la

tentazione é pronta tanto per le vergini per lo

sviluppo (di crescita), quanto per le vedove per

il tempo senza impegni, finché o si sposino o

s‘impegnino nella castità. Se comprendessero

il peso del battesimo, temerebbero più a

riceverlo che a rimandarlo! Solo la fede integra

può essere sicura della salvezza.

Secondo Tertulliano, non si deve avere paura che il battesimo possa essere dato da chi ha

l'ufficio della sua amministrazione, come pure non bisgna avere paura di chiederlo, anche se vale il

principio secondo cui le cose sante non possono essere date ai cani. In questo senso vale il discorso

secondo cui non bisogna facilmente concedere il battesimo a chi non si è dimostrato degno di

riceverlo: chi lo fa si rende complice dei peccati di chi lo riceve. Anche se Filippo ha battezzato

subito l'eunuco, in realtà è lo Spirito del Signore che ha comandato a Filippo di battezzare l'eunuco

che si era dimostrato già pronto a ricevere la grazia battesimale perché in lui si è verificata

pienamente la conversione alla fede cristiana. L'esempio di Filippo conferma ancora di più la

necessità di accertare la dignità di chi deve ricevere il battesimo stesso. Con tutto questo, la fede

diventa la chiave principale per essere ammessi al battesimo. Chi non crede non può essere

battezzato. Anche Paolo fu presto battezzato perché chi lo ha battezzato ha riconosciuto che il

futuro apostolo era stato già scelto da Dio . In questo modo non possono essere messe da parte le

prerogative di Dio, con le quali viene a manifestarsi pienamente il suo progetto.

Tertulliano, poi, giunge, al punto centrale del capitolo: il battesimo dei bambini. Riguardo

all'età, per Tertulliano, è meglio non battezzare i bambini subito, è più utile spostare il battesimo in

una età più matura. Se non ci sono casi gravi di necessità, perché mettere nel rischio dei padrini di

non tenere fede alle promesse fatte? Certamente, il Signore ha detto: non impedite ai bambini di

venire a me (Mt 19,4). Vengano pure questi bambini, ma quando sono adolescenti e non prima. In

sostanza, i bambini dovrebbero ricevere il battesimo solo quando possono essere istruiti e saranno

in grado di conoscere Cristo. Perché bisogna avere tanta fretta nel battezzare i bambini? Tertulliano

parla soprattutto del fatto che i bambini si trovano nell'età dell'innocenza, tanto che non hanno

bisogno del perdono dei peccati: in questo caso nell'autore è presente soprattutto il senso dei peccati

personali e non del peccato originale. Le cose importanti del mondo non dovrebbero essere messe

nelle mani dei bambini, come mai invece le cose divine. Solo quando possono capire con chiarezza

la salvezza che viene loro concessa, allora si può dare ad essi tali cose divine.

Per un motivo non meno serio bisogna posticipare il battesimo per coloro che vivono nella

verginità e non sono ancora sposati, almeno fino alla maturità, purché non ci sia una necessità

partocolare. In ciò Tertulliano esprime un motivo pastorale: secondo lui, tra l'altro, chi capisce veramente la natura ed il significato del battesimo, ha più timore di riceverlo che rimandarlo a dopo.

Solo con una fede matura ed integra si ottiene la salvezza e così si può giustamente chiedere il

battesimo.

XIX Il tempo giusto per il battesimo - giorni eccellenti per il battesimo

1. Diem baptismo sollemniorem Pascha 1. La Pasqua è il giorno più solenne per il

praestat, cum et passio Domini in qua

tinguimur adimpleta est. Nec incongruenter ad

figuram interpretabitur quod cum ultimum

Pascha Dominus esset acturus, missis

discipulis ad praeparandum – Convenietis,

inquit, hominem aquam baiulantem (Mc

14,13) – Paschae celebrandae locum de signo

aquae ostendit.

battesimo, quando anche si è compiuta la

passione del Signore, nella quale siamo

battezzati. Non sarà fuori luogo interpretare

come una prefigurazione che il Signore,

quando stava per celebrare la sua ultima

Pasqua, avendo mandato i discepoli a

prepararla: Incontrerete un uomo con una

brocca d'acqua – ha indicato il luogo per

celebrare la Pasqua con il segno dell'acqua.

2. Exinde Pentecoste ordinandis lavacris

laetissimum spatium est quo et Domini

resurrectio inter discipulos frequentata est et

gratia Spiritus sancti dedicata (Act 2,4) et spes

adventus Domini subostensa quod tunc in

caelos recuperato eo angeli ad apostolos

dixerunt, sic venturum quemadmodum et in

caelos conscendit (Act 1,11), utique in

Pentecoste. Sed enim Hieremias cum dicit: Et

congregabo illos ab extremis terrae in die

festo (Ger 31,8) Paschae diem significat et

Pentecostes qui est proprie dies festus.

2. Successivamente Pentecoste è un periodo

molto adatto per organizzare battesimi, nel

quale anche la risurrezione del Signore è stata

sperimentato tra i discepoli e la grazia dello

Spirito Santo é stata data e, essendosi mostrata

la speranza del ritorno del Signore, assunto in

cielo, gli angeli dissero agli apostoli che egli

sarebbe tornato così come era salito nei cieli,

nel tempo di Pentecoste. Quando infatti

Geremia diceva: E li radunerò dalle estremità

della terra nel giorno di festa, intendeva il

giorno della Pasqua e il tempo di Pentecoste

che è propriamente un giorno di festa.

3. Ceterum omnis dies Domini est, omnis hora,

omne tempus habile baptismo: si de

sollemnitate interest, de gratia nihil refert.

3. D'altra parte ogni giorno è del Signore; ogni

ora, ogni tempo è adatto per il battesimo: se c'è

diversità di solennità (liturgica), non importa

per la grazia.

Tertulliano mette in rilievo il giorno più solenne per la celebrazione del battesimo: la festa di

Pasqua. E' il giorno in cui è compiuta la passione del Signore, nella quale ogni cristiano viene

battezzato. Con ciò abbiamo la ragione per la preferenza della Pasqua per il battesimo – la teologia

battesimale di Rom 6,3-5 (cf. anche Col 2,12; 1Pt 3,21): battesimo come conformità alla morte e

alla risurrezione di Cristo. Tuttavia il brano paolino non viene espressamente citato. Una

prefigurazione del battesimo pasquale si trova, secondo Tertulliano, nelle parole del Signore,

quando inviò i discepoli a preparare la Pasqua: l'imagine dell'uomo che porta la brocca l'acqua

indicava il luogo dove si doveva celebrare la Pasqua. L'acqua stessa indicava il battesimo. La

Pentecoste nel contesto è un pò ambigua perché la parola può indicare sia i 50 giorni tra la Pasqua e

la Pentecoste come giorno, sia solo il giorno di Pentecoste. Per indicare che anche la Pentecoste è

un periodo o un giorno adatto per celebrare il battesimo, Tertulliano cita una serie di ragioni: la

prima è che il Signore si è manifestato spesso tra i discepoli, il secondo è che egli ha concesso loro

le primizie della grazia dello Spirito Santo. Cristo stesso viene assunto in cielo e ritornerà come è

salito secondo l'annunzio degli angeli: tale contesto richiama alla Pentecoste, come giorno festivo e

giorno del Signore. Anche se la Pasqua e la Pentecoste sono i giorni / tempi più adatti per celebrare

il battesimo, in realtà ogni giorno e ogni tempo è da considerarsi come giorno del Signore, in cui

uno può amministrare il battesimo. Quindi, qualsiasi giorno è opportuno per ricevere il battesimo.

La chiesa ha diverse solennità, ma la grazia non ha nessun limite di calendario, giacché essa non è

soggetta al tempo.

XX Preparazione per il battesimo. La condotta di vita dopo aver ricevuto il battesimo

1. Ingressuros baptismum, orationibus crebris, 1. Coloro che sono in procinto di accedere al

ieiuniis et geniculationibus, et pervigiliis orare

oportet [et] cum confessione omnium retro

delictorum, ut exponant etiam baptismum

Johannis: Tinguebantur, inquit, confitentes

delicta sua (Mt 3,6). Nobis gratulandum est, si

[non] publice confitemur iniquitates aut

turpitudines nostras: simul enim et de pristinis

satisfacimus conflictatione carnis et spiritus, et

subsecuturis temptationibus munimenta

praestruimus. Vigilate et orate, inquit, ne

incidatis in temptationem (Mt 26,41).

battesimo debbono rivolgersi a Dio con

preghiere intense, con digiuni, con prostrazioni

in ginocchio e con veglie. e con confessione di

tutti i peccati del passato per realizzare quanto

già si faceva al battesimo di Giovanni: Si

facevano battezzare, dice il vangelo,

confessando i loro peccati. Dobbiamo

rallegrarci se non abbiamo da confessare in

pubblico i nostri peccati e le nostre azioni

veregognose. Con l'afflizione della carne e

dell'animo rendiamo soddisfazione dei peccati

commessi e nello stesso tempo ci prepariamo

difese in anticipo contro le prove che

seguiranno: Vegliate e pregate, dice il Signore,

per non cadere in tentazione.

2. Et ideo, credo temptati sunt, quoniam

obdormierunt, ut apprehensum Dominum

destituerint et qui cum eo perstiterit, et gladio

sit usus ter etiam negaverit; nam et

praecesserat dictum neminem intemptatum

regna caelestia consecuturum! (Lc 22,28-30).

2. Quindi credo che i discepoli siano stati

messi alla prova proprio perché si sono

addormentati, abbandonavono il Signore che

veniva arrestato e quello, che gli era rimasto

accanto e che aveva usato la spada, per tre

volte lo rinnegò. Gesù aveva detto poco prima:

Nessuno potrà ottenere il regno dei cieli senza

essere messo alla prova.

3. Ipsum Dominum post lavacrum statim

temptationes circumsteterunt quadraginta

diebus ieiuniis functum (Mc 1,13). ―Ergo et

nos‖ dicet aliquis, ―a lavacro potius ieiunare

oportet?‖ Et quis enim prohibet nisi necessitas

gaudii et gratulatio salutis?

3. Dopo il battesimo le tentazioni

immediatamente hanno assediato lo stesso

Signore venuto da un digiuno che durò

quaranta giorni. Qualcuno potrebbe dire,

"quindi anche noi (uscendo) dal battesimo

dovremmo piuttosto metterci a digiunare?‖ E

chi infatti lo proibirebbe se non la necessità

della gioia e della riconoscenza della salvezza?

4. Sed Dominus quantulum aestimo, de figura

Israelis exprobrationem in ipsum retorsit:

namque populus mare transgressus, et in

solitudine<m> translatus per quadraginta

annos, illic cum divinis aleretur, nihilominus

ventris et gulae meminerat, quam Dei (Es

15,22; 16,1-15). Deinde Dominus post aquam

segregatus in deserta quadraginta dierum

ieiunia emensus (Mt 4,1-4) ostendit non pane

vivere hominem Dei Verbo temptationesque

plenitudini et immoderantiae ventris appositas

abstinentia elidi.

4. Ma il Signore, per quanto credo, fede cadere

su di se stesso il rimprovero che aveva colpito

Israele: infatti il popolo, attraversato il mare e

portato nel deserto per quarant'anni, lì è stata

nutrito con (cibi mandati) da Dio, ciò

nonostante si preoccupava della pancia e della

gola più che di Dio. Poi il Signore dopo il

battesimo, ritirato nel deserto, digiunando per

quaranta giorni, mostrava che l'uomo non vive

de pane, ma della parola di Dio che le

tantazioni di riempirsi la pancia senza misura

vengno vinte con l'astinenza.

5. Igitur benedicti quos gratia Dei expectat,

cum de illo sanctissimo lavacro novi natalis

ascenditis et primas manus apud matrem cum

fratribus aperitis, petite de Patre, petite de

Domino peculia gratiae distributiones

charismatum subiacere. Petite et accipietis (Mt

7.7) inquit: quaesistis enim et invenistis;

pulsastis, et apertum est vobis. Tantum oro ut,

5. Dunque benedetti voi, a cui la grazia di Dio

spetta, quando risalirete da quel santissimo

lavacro della nuova nascita e quando aprirete

con i fratelli per la prima volta le mani verso la

Madre (Chiesa); chiedete al Padre, chiedete al

Signore di ottenere come doni della grazia

elargizioni di carismi. Egli disse: Chiedete e

ricevete. Avete cercato e avete trovato, avete

cum petitis, etiam Tertulliani peccatoris

memineritis.

bussato e vi è stato aperto. Vi domando una

cosa sola, quando pregate ricordatevi anche del

peccatore Tertulliano.

Tertulliano ricorda la preparazione al battesimo: è importante l'interessamento alla preghiera seguita

da digiuni e penitenze, nonché i momenti di veglie. In questo ambito la preparazione del battesimo

esige un impegno serio di chi lo deve ricevere attraverso una serie di gesti penitenziali, nella

prospettiva della remissione di tutti i peccati già comessi, come anche il battesimo di Giovanni ha

indicato. Tutto questo comporta la confessione dei peccati, ma non in pubblico!

In queste direttive Tertulliano si richiama alla tradizione della Didaché, dove c'è l'esigenza di

preparare il candidato liberandolo dalle colpe passate: ciò richiede l'afflizione della carne e dello

spirito secondo una certa condotta ascetica. In quersto modo si possono prevenire le tentazioni

stesse. Chi non è tentato non può entrare nel regno dei cieli: c'è qui un riferimento a Pietro che

rinnega il Signore per ben tre volte. L'esempio più grande è quello del Signore nel deserto, subito

dopo il battesimo, durante quaranta giorni di digiuno. Se ciò è vero, anche noi siamo chiamati alla

penitenza mediante il digiuno ed altre penitenze. Tertulliano continua questa idea con l'immagine di

Israele che per quaranta anni percorre il deserto prima di entrare nella terra promessa. Anche in

questo caso non sono mancate le tentazioni, come ad esempio la mormorazione del popolo contro il

Signore, presso Meriba. Allo stesso modo già nell'AT viene dimostrato che l'uomo non può solo

vivere di pane, per cui sono necessarie le penitenze (v. l'astinenza) per superare le tentazioni stesse.

Dopo aver ricevuto il battesimo, bisogna chiedere al Signore i carismi, quali doni dello Spirito

Santo. Subito dopo il battesimo è più importante la gioia e la celebrazione della salvezza che le

azioni ascetiche!

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