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LITIGARE FA BENE IC ALLENDE Paderno Dugnano 7 e 8 settembre 2016 CPP - Lorella Boccalini

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LITIGARE FA BENE

IC ALLENDE

Paderno Dugnano

7 e 8 settembre 2016

CPP - Lorella Boccalini

Convivenza conflittuale

… significa creare le condizioni affinché il legame/patto sociale possa reggersi non solo sulla simpatia/armoniama a partire dalle divergenze e dalle diversità.

L’educazione al conflitto non significa altro che un processo di apprendimento di un’arte della convivenza più raffinata della semplice tolleranza, del semplice controllo della diversità.

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Quindi… utilizzare un conflitto significa

• Riconoscerlo come un indizio di cambiamento/trasformazione della relazione

• Renderlo esplicito (disponibile a se stessi e all’altro)

• Saper stare sul problema, evitando la stigmatizzazione della persona

• Orientarsi verso il futuro cercando non tanto soluzioni quanto aggiustamenti possibili

LA MAIEUTICA

• Attivare processi di apprendimento che consentano alle persone di fare da sole.

• Partiamo dalla constatazione che ci possono riuscire, hanno tutte le risorse per farcela e occorre semplicemente creare le condizioni perché questo sia possibile.

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La tendenza correttiva nei litigi infantili si

perde nella notte dei tempi.

Resta un tabù pedagogico ancora operativo.

Le frasi che si tende ad usare sono molto

emblematiche :

“Chi è stato?” “Chi ha iniziato?” “Basta!”

Segnalano che il comportamento infantile è

sbagliato e che solo l’adulto lo può

correggere.

Accentuano nel bambino la vergogna e la

dipendenza.

Negli adulti i litigi possono attivare i

tasti dolenti della propria infanzia.

Si riattivano le paure vissute nella

propria infanzia e non sufficientemente

integrate.

Autobiografia educativa

Una condizione particolare che costituisce un momento fondamentale di riattivazione, da parte dell’adulto, della propria esperienza passata, e di ripetizione dei modelli interattivi e relazionali vissuti nell’infanzia è lo svolgimento della funzione educativa, ossia la condizione in cui si è chiamati a prendersi cura e a proteggere/educare un individuo diverso da sé

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L’interferenza infantile

• Tirannia infantile: emozioni negative rispetto conflitto si concentrano nell’infanzia

• La salvaguardia del proprio bambino/a ferito non ci aiuta!

Proviene dalla mia storia personale

riconoscere il tasto dolente ci permette di impedire a questo tasto dolente di agire

LA DISTINZIONE FRA CONFLITTO E VIOLENZA

Violenza Conflitto

Danneggiamento intenzionale

dell’avversario con presenza di danno

irreversibile sia di tipo fisico che

psicologico

Volontà di risolvere il problema

(conflitto) eliminando chi porta il

problema stesso

ELIMINAZIONE della relazione come

forma di “soluzione” semplificante e

unilaterale

Contrasto, contrarietà, divergenza,

opposizione, resistenza critica (senza

componenti di dannosità irreversibile)

Intenzione di affrontare il problema

(conflitto) mantenendo il rapporto

Sviluppo della relazione possibile, anche se

faticosa e problematica

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CONFLITTO, RABBIA, VIOLENZA

CONFLITTO RABBIA VIOLENZA

Si tratta di uno stato

della relazione, che

riguarda due o più

persone, in cui si

presenta un

problema (contenuto)

che crea un disagio

(significato emotivo)

Si tratta di

un’emozione che

ha un carattere

esplosivo e

temporaneo

Si tratta di un atto fondato

sull’intenzionalità di

danneggiare l’altro per

eliminare le componenti

perturbanti (disagio) della

relazione

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RABBIA e AGGRESSIVITA’

• se tali reazioni vengono represse come se fossero un qualcosa di "catastrofico", gestite con la classica sgridata, o al contrario ignorate come se non avessero importanza, inevitabilmente causano nel bambino confusione e smarrimento piuttosto che aiutarlo a comprendere come valutare e gestire i propri impulsi.

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ELEMENTI DI CONTESTO

Le manifestazioni conflittuali dei bambini avviene all’interno di un CONTESTO

• Quanto aiuta la capacità di lettura degli elementi di contesto nella lettura dei comportamenti dei bambini? (A volte il bambino morde, così come si alza da tavola, semplicemente perché non c’è chiarezza)

• Coesione educativa.

• Regole e rituali

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Importanza della regola

• Fondamentale la creazione di regole oggettive basate sulla

chiarezza e non sulla relazione emotiva

• La regola è una procedura, è un principio organizzativo, consente di

regolare lo spazio-tempo in maniera condivisa

• La regola non è un comando, si attiene cioè ad una cornice

predisposta e pensata e non parte con il richiamo dato per un

allagamento emotivo adulto

• Solo con questi presupposti la regola diventa uno spazio di libertà

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LA REGOLA

• ragionevolezza, ossia la natura educativa e pedagogica della regola. È facile per l’adulto farsi prendere dall’ansia di imporre qualcosa di forte. Il rischio di una regola tirannica piuttosto che educativa diventa allora molto concreto. È sempre buona cosa chiedersi: “La regola che sto proponendo è utile alla crescita del bambino? È educativa? È centrata sui suoi bisogni o sui miei?”

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CONFLITTO E APPRENDIMENTO

Per il bambino il conflitto è anche il motore della sua evoluzione

a condizione che l’educatore lo aiuti, senza sostituirsi a lui, a

scegliere punti di riferimento, a padroneggiare le sue forze

interiori

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PER I BAMBINI

I LITIGI SONO

COMPONENTI NATURALI

LEGATI AL BISOGNO DI

CONOSCERSI E

DI IMPARARE A STARE CON GLI ALTRI

Conflitto:

fino ai 6 anni:

• Da un anno e mezzo a tre anni: litigo riconoscimento presenza altro (limite proprio mondo egocentrico), forma conoscenza, incontro anche corporeo (gestione dei giocattoli)

• Dai 3 anni: embrionale capacità empatica (mettersi nei panni di …)

• Dai 3 ai 6 anni: crescita el sociali (fisiologicitàpresenza altrui, formativa)

• Dai 6 anni: costruzione senso sociale identità personale (stare nel gruppo, vivere le regole)

fino ai 6 anni:

è una forma di conoscenza, un incontro anche corporeo

• i bambini hanno una naturale tendenza ad autoregolarsi per gestire la loro litigiosità, anche quando è di carattere fisico

• Lo sviluppo del pensiero cognitivo non prevede, fino a quell’età, la genesi del rancore come struttura relazionale

I LITIGI FAVORISCONO:

- il riconoscimento delle proprie risorse edei propri limiti

- la scoperta dell’errore come strumentoper imparare nuovi contenuti

- la capacità di vedere la realtà da unaltro punto di vista

- le funzioni auto regolative

Il metodo maieutico

1) NON CERCARE IL COLPEVOLE

2) NON IMPORRE LA SOLUZIONE

3) FAVORIRE LA VERSIONE RECIPROCA DEL LITIGIO

4) FAVORIRE L’ACCORDO CREATO DA LORO STESSI

Primo passo indietro:

NON CERCARE IL COLPEVOLE

È il compito più difficile per l’adulto che spesso

chiamato in causa come riferimento e in parte

gratificato dal ruolo di giudice assegnatoli dai

bambini, tende a intervenire continuamente.

È difficile che in un litigio tra bambini si possa

individuare chiaramente un colpevole e spesso

l’intervento di un “grande” non fa altro che aumentare la

percezione della gravità di un problema che spesso è

banale, a volte è solo un gioco.

Il litigio è anche una richiesta di attenzione e se

litigando si ottiene questa attenzione…più si litiga meglio è!

Secondo passo indietro:

NON IMPORRE LA SOLUZIONE

L’adulto ha paura che i bambini non ce la facciano da soli.

Teme che il litigio possa degenerare.

La paura genera un intervento coercitivo

“Smettetela, fate la pace, dagli la mano, dagli un bacino”.

La soluzione imposta dall’adulto non corrisponde alla sostenibilità relazionale fra i bambini.

Primo passo avanti:FAVORIRE LA VERSIONE RECIPROCADEL LITIGIO“Datevi la vostra versione”È importante che ciascun bambino possaspiegare i fatti e presentare le proprie ragioni. Le emozioni negative decantano nei bambini con molta

rapidità, parlare favorisce questa decantazione.Vanno bene le parole ma anche le versioni scritte e i

disegni per i più piccoli.L’adulto resta neutrale favorendo questo atto di

reciprocità.Parlarsi consente ai bambini di uscire da una dinamica stereotipataL’ adulto è il responsabile di questo importantissimo atto di reciprocità divergente

Secondo passo avanti:

FAVORIRE L’ACCORDO CREATO DA

LORO STESSI

Tutte le ragioni fornite sono legittime, ognuno ha

potuto esprimersi comunicando la propria

versione all’altro/altri.

È il momento in cui si crea spontaneamente un

accordo fra i bambini.

L’adulto sostiene questa possibilità autoregolativa.

Progressivamente i bambini imparano da soli e non

si rivolgono più agli adulti. Imparano a stare

insieme anche nelle situazioni di contrarietà.

LE TRE FUNZIONI PROTETTIVE DEL

LITIGIO INFANTILE:

Perché litigare bene da piccoli serve

tutta la vita

1) Capacità AUTOREGOLATIVA

Saper trovare un accordo da soli.

Regolare gli interessi individuali in modo

da trovarne uno comune.

2) Capacità DI DECENTRAMENTO

Saper vedere il problema da un altro punto di vista.

Consente di analizzare le situazioni con un occhio

esterno.

Funzione anti rigidità, sviluppa la capacità plastica

mentale ed emotiva.

3) Capacità CREATIVO-DIVERGENTE

A un certo punto devo rinunciare perché

l’altro è più forte di me.

Vado a cercare qualcosa che mi piace di più

di quello che volevo condividere con il mio

amico e che lui non ha voluto condividere.

Si tratta di rinuncia attiva.

E l’adulto? Occorre attivare la neutralità formativa

Dammi la tua versione: L’adulto diventa una sorta di

mediatore, un facilitatore della dinamica, ma il processo

viene attivato dai bambini stessi.

L’utilizzo della domanda maieutica da parte dell’adulto:

aiuta i bambini a stare nel conflitto.

Gestire i conflitti in maniera adeguata aiuta senza dubbio a

scoprire l’importanza della relazione. Il conflitto consente di

tenere la relazione, di ristrutturarla e, se possibile, di

rinforzarla.

IL SENSO DEL CONFLITTO

Nel conflitto, l’altro mi obbliga a

considerarlo, mi invita a vedere un altro

punto di vista che non sia il mio, amplia il

mio campo di comprensione del mondo.

La felicità non dipende dalle circostanze

piacevoli o spiacevoli,

ma dal nostro atteggiamento

di fronte a queste circostanze.

Isabel Filliozat

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“La miglior protezione che possiamo offrire ai

bambini è favorire il loro incontro concreto con le

esperienze della vita e con gli altri. Non dobbiamo

temere se questo potrà procurare loro anche fatiche e

frustrazioni, dobbiamo piuttosto temere che restino ai

margini della vita, soffocati dalla nostra abilità nel

programmargli tutto”.

Daniele Novara

“LE PAROLE SERVONO A LITIGARE SENZA FARSI MALE”

(un bambino di Reggio Emilia)

Per continuare … leggendo Oliverio Ferraris – La forza d’animo – Rizzoli, Milano 2003

Filliozat – Le emozioni dei bambini – Piemme, Casale Monferrato, 2002

Filliozat – Il quoziente emotivo – Piemme, Casale Monferrato, 1998

D. Goleman – Intelligenza emotiva – BUR, Milano, 1999

A. Mannucci (a cura di) – L’emozione fra corpo e mente: educazione, comunicazione e metodologie – Ed. Del Cerro, Tirrenia, 2006

M. Contini – Per una pedagogia delle emozioni – La Nuova Italia, Firenze, 1992

John Gottmann, Joan De Claire – Intelligenza emotiva per un figlio – Rizzoli, 2001

Stiefenhofer, Martin - Una bella litigata. 55 suggerimenti… quando i bambini litigano, La Meridiana, 2003

Paola Cosolo Marangon-Paolo Ragusa - Ginocchia Sbucciate. Interviste sull’educazione – Editrice Berti, Piacenza 2006

D.Novara – Litigare per crescere – Erickson, Trento, 2010

CONFLITTI. Rivista Italiana di Ricerca e Formazione Psicopedagogica, edita dal CPP ([email protected] - www.cppp.it)

D. Novara – Litigare fa bene -

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