Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il...

64
Grazia Maria Di Cosmo Tesi di diploma Corso triennale di formazione in Counseling a indirizzo biogestaltico della SIBiG, Scuola Italiana di BioGestalt®, riconosciuto da AssoCounseling (CERT- 0078-2012) MAL D’AMORE Legami amorosi confusivi e patologici relatori Alessandra Callegari e Riccardo Sciaky Milano, 17 dicembre 2016 SIBiG – Scuola Italiana di BioGestalt®, di Brunella Di Giacinto - Via Fiamma 13, Milano - P. IVA 05228810965 Sedi didattiche: via Marcona 24, Milano; via Moroni 8, Sesto San Giovanni (MI); Centro Miri Piri, Pigazzano di Travo (PC) E-mail: [email protected] - [email protected] - Sito web: www.biogestalt.it

Transcript of Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il...

Page 1: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

Grazia Maria Di Cosmo Tesi di diploma

Corso triennale di formazione in Counseling a indirizzo biogestaltico della SIBiG, Scuola Italiana di BioGestalt®,

riconosciuto da AssoCounseling (CERT- 0078-2012)

MAL D’AMORE Legami amorosi confusivi e patologici

relatori

Alessandra Callegari e Riccardo Sciaky

Milano, 17 dicembre 2016

SIBiG – Scuola Italiana di BioGestalt®, di Brunella Di Giacinto - Via Fiamma 13, Milano - P. IVA 05228810965 Sedi didattiche: via Marcona 24, Milano; via Moroni 8, Sesto San Giovanni (MI); Centro Miri Piri, Pigazzano di Travo (PC)

E-mail: [email protected] - [email protected] - Sito web: www.biogestalt.it

Page 2: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

2

INDICE

INTRODUZIONE p. 3

CAPITOLO 1 LA PSICOLOGIA DELL’AMORE OGGI p. 4 Il paradosso dell’amore Interpretazione psicologica dell’amore Il mistero dell’amore e le strutture caratteriali Amore e piacere CAPITOLO 2 LA RELAZIONE DI COPPIA TRA NORMALITA’ E PATOLOGIA p. 19 La natura della relazione di coppia L’attaccamento come motivazione alla relazione di coppia Come funziona una relazione: intimità e parità Il dialogo intimo Legami stabili: coppie felici e coppie infelici Legami instabili: coppie fluttuanti e coppie in crisi CAPITOLO 3 LE FERITE RELAZIONALI p. 32 Relazioni nevrotiche: vivere nella menzogna Relazioni conflittuali Rottura del legame e lutto amoroso Dipendenza amorosa e coppie simbiotiche Amore narcisistico Il doppio legame CAPITOLO 4 IL LAVORO SULLA COPPIA p. 50 Obiettivi della terapia Continuità e cambiamento nella coppia CONCLUSIONI p. 56 Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene

BIBLIOGRAFIA p. 62

Page 3: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

3

INTRODUZIONE

L’amore

Quando l’amore vi fa cenno, seguitelo,

benché le sue strade siano aspre e scoscese.

E quando le sue ali vi avvolgono, abbandonatevi a lui,

benché la spada che nasconde tra le penne possa ferirvi.

E quando vi parla, credetegli,

anche se la sua voce può mandare in frantumi i vostri sogni

come il vento del nord lascia spoglio il giardino.

Perché come l’amore v’incorona, così vi crocifigge.

E come per voi è maturazione, così è anche potatura.

E come ascende alla vostra cima e accarezza i rami più teneri che fremono al sole,

così discenderà alle vostre radici, che scuoterà dove si aggrappano con più forza alla terra.

(Khalil Gibran)

Page 4: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

4

CAPITOLO 1

LA PSICOLOGIA DELL’AMORE OGGI

1.1 Il paradosso dell’amore

“Ditemi la verità, vi prego, sull’amore. Alcuni dicono che l’amore è un bambino e alcuni che

è un uccello. Alcuni dicono che fa girare il mondo e altri che è solo un’assurdità…” (Wystan

Hugh Auden)

Difficile definire l’amore.

C’è qualcosa di strano, di paradossale nell’amore, il sentimento più universale e allo stesso

tempo il più esclusivo, il più vitale e anche il più distruttivo, il più dolce e anche il più

amaro, il più conosciuto e il più misterioso, il più forte e il più fragile, il più naturale e il più

culturale… L’amore è tutto e il contrario di tutto, perché è un paradosso. Incanta e

disincanta, promette e non mantiene, libera e imprigiona, rivela e nasconde, esalta e

avvilisce, riempie e svuota… L’amore è esperienza di tutti. Eppure quando si è innamorati

si pensa di essere le sole persone al mondo a vivere questa condizione speciale. Di amore

si parla sempre e se ne è sempre parlato. È un tema di cui letteratura, musica, arte

traboccano, eppure rimane un sentimento sfuggente, il più chiacchierato e il più elusivo.

Tutti sanno che cos’è, ma nessuno lo conosce. Combattuti tra ferite narcisistiche e sogni di

un’unione scritta per sempre, ci ritroviamo a interrogarci sulle componenti che possono

fare della nostra vita amorosa un’esperienza degna di essere vissuta.

L’amore si lega alle radici dell’essere della natura umana, perché è strettamente connesso

alla riproduzione della specie e dunque alla biologia, ma è anche culturale: l’amore infatti

ha una storia che emerge dalle modalità con cui, nelle diverse epoche, viene

rappresentato. Il modo in cui amiamo è plasmato dallo spirito del tempo in cui viviamo e

oggi, come ci ricorda Zygmunt Bauman, lo spirito del tempo ci confina nella sfera

“dell’amore liquido”, caratterizzato dalla fragilità e dalla precarietà dei legami affettivi.

Qual è esattamente il significato della parola amore?

Qui mi imbatto subito in un problema, dato che questo termine viene utilizzato per

designare diversi tipi di amore, in primis per l’amore al maschile e per l’amore al

Page 5: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

5

femminile, che non sono necessariamente la stessa cosa. Consapevoli dell’esistenza di una

molteplicità di amori, gli antichi Greci avevano dato termini diversi a ciascuno di essi: Eros,

l’amore erotico che si esprime nella sessualità (ma non solo) e tende alla ricerca

“dell’oggetto mancante”; Philìa, l’amore affettuoso, che si esprime nell’amicizia (è l’amore

“stimativo”, o amore del padre); Agàpe, l’amore incondizionato e disinteressato (o amore

della madre), che viene utilizzato anche nella teologia cristiana per indicare l’amore di Dio

nei confronti dell’umanità. E questa teoria dei tre amori viene ripresa, per esempio, da

Claudio Naranjo (2011).

Ciascuno di noi esprime il tipo di amore che gli viene naturale, mettendone in campo altri,

perché costretto. Oltre all’amore verso gli altri, dobbiamo considerare anche l’amore verso

noi stessi, inteso come accettazione, stima e fiducia in se stessi e non, come a volte si

pensa, come soddisfazione del proprio egoismo. L’amarsi in senso psichico è la

conseguenza del funzionamento equilibrato e armonico dell’essere umano in tutte le sue

esigenze; è quindi una sensazione globale di benessere che deriva da una vita istintiva e

razionale sana, vissuta con serenità; la capacità sempre nuova di sapersi adattare alle

mutevoli situazioni dell’esistenza, senza precipitare nell’ansia, nell’angoscia, nella

depressione, quindi nella nevrosi. Adottando una prospettiva gestaltica, diremmo che

questa condizione si ottiene attraverso l’autoregolazione organismica, ossia la capacità

dell’organismo di far fronte all’emergere spontaneo dei bisogni. La disistima e l’iper

valutazione di se stessi, l’auto aggressività o l’apatia nei propri confronti sono situazioni

nevrotiche, sono vere “mutilazioni” della salute fisica e mentale, mentre l’amarsi e il volersi

bene in modo sano corrispondono alla pienezza di vivere.

Soltanto la realizzazione dell’amarsi consente l’amore “relazionale”. Se non ci prendiamo

cura di noi stessi è come se al nostro “bambino interiore” venissero a mancare i genitori

(Grossi, 2016), come se non ci mettessimo in contatto con i suoi bisogni profondi e non lo

amassimo. I sogni possono aiutarci a prendere consapevolezza di questa condizione:

ricordo ancora l’angoscia legata al sogno della “mia” bambina che stentava a riconoscere

sua madre nascosta tra una miriade di donne senza volto, e quello in cui girovaga senza

meta, rischiando di essere calpestata dalla folla dopo essere ruzzolata dalle scale! I sogni

sono veri e propri messaggi esistenziali, per questo la decodificazione del messaggio in

esso contenuto è molto importante, ed è uno dei capisaldi della terapia gestaltica.

Page 6: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

6

Spesso si crede di non incontrare il partner adatto; in realtà, per problemi di immaturità

psicoaffettiva, non si è in grado di “liberare l’amore”, cioè di iniziare un rapporto e di

gestirlo in modo gratificante e continuativo. Si fugge, quindi, prima di iniziarlo, o lo si

rovina fin dall’inizio con le proprie mani, oppure lo si vive con un coinvolgimento

disturbato. Le conseguenze di questa conflittualità affettiva sono che, pur incontrando

nell’arco della vita, più partner validi, si rimane soli o si vive il rapporto in maniera

insoddisfacente. È come dire che soltanto “l’essere per sé’” porta a “essere per gli altri”.

Per parlare dell’amore si deve tener conto dei vari approcci con cui viene decodificato:

l’approccio romantico, che lo pone come un ideale trascendente e universale; l’approccio

del relativismo storico-culturale che ne analizza le diverse forme in cui si esplica nelle varie

culture; l’approccio biologico che ricerca le componenti fisiologiche e biochimiche che

attivano il processo dell’innamoramento; l’approccio simbolico che analizza gli archetipi

associati all’amore; l’approccio psicologico che ne individua le motivazioni affettive dovute

alla storia individuale, la quale influisce, a sua volta, sul modo specifico che ciascuno ha di

amare; l’approccio psicoanalitico che indaga le strutture inconsce, le pulsioni e i conflitti

psichici.

1.2 Interpretazione psicologica dell’amore

Freud e l’innamoramento

Secondo Freud l’amore è sempre narcisistico. Egli ritiene infatti che, oltre alla madre, il

primo oggetto d’amore di ogni individuo sia se stesso, la propria persona. Questo

investimento affettivo si verifica nella fase iniziale della vita: qui si vivono le sensazioni e le

percezioni che provengono da se stessi e quindi, essendo il bambino allo stesso tempo

soggetto e oggetto delle sensazioni, esse investono narcisisticamente il proprio corpo. In

un secondo momento, la madre diventa oggetto d’amore perché è la persona che nutre e

quindi viene riconosciuta come fonte del piacere e della vita. Il narcisismo prende dunque

le mosse dall’amore per il proprio corpo. È nell’amore di sé che ha origine l’amore per

l’altro. Nella scelta dell’oggetto d’amore nell’età adulta, l’amore di sé, nell’interpretazione

freudiana, comporta le seguenti tre possibili posizioni: 1) amo l’altro perché l’altro mi

rispecchia, 2) perché nell’altro ritrovo ciò che vorrei essere (l’ideale dell’Io), 3) perché

rappresenta “l’Io perduto”, ciò che sono stato. Queste posizioni portano tutte e tre a esiti

Page 7: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

7

infelici nella relazione di coppia perché l’amore narcisistico non permette di “vedere”

l’altro: lo amo solo in quanto proiezione di me. Un “oggetto in sé” che possa essere amato

“in quanto tale” non è pensabile per Freud, perché amare ha come finalità quella di

ripristinare una mitica pienezza dell’origine, ossia il narcisismo perduto dell’infanzia e il

ricongiungimento al primo oggetto amato.

Quella freudiana è una concezione per la quale l’amore per l’altro è dunque pura illusione:

siamo noi stessi a essere amati in lui. Nell’altro cerchiamo invano il risanamento dell’antica

ferita della separazione dalla madre. Ma la segreta (inconscia) illusione che l’oggetto

d’amore possa far parte dell’Io, cioè che sia riassorbito come parte indistinguibile, è

inesorabilmente frustrata quando avviene la perdita e si ha così il crollo del miraggio.

L’oggetto d’amore che si è sottratto all’illusione della fusione diviene altro, si concretizza

per quello che è veramente: una entità separata e allora nemica. La grande illusione che

l’oggetto d’amore possa ricostituire l’Io perduto, restituendogli la compiutezza originaria,

svanisce miseramente. Tuttavia l’Io continua a mantenere il proprio investimento

(ambivalente) sull’oggetto d’amore: non ne vuole sapere di ammettere la perdita. In altre

parole: all’inizio vi è una scelta oggettuale, un vincolamento della libido a una determinata

persona; successivamente, a causa di una delusione (della relazione) patita dalla persona

amata, questa relazione oggettuale è gravemente compromessa. L’esito non è quello

normale, ossia il ritiro della libido dall’oggetto e il suo spostamento su un nuovo oggetto,

ma è diverso: la libido, divenuta libera, viene riportata nell’Io. Di conseguenza si verifica

una identificazione dell’io con l’oggetto abbandonato. Così la perdita dell’oggetto si

trasforma in una perdita dell’Io, che darà luogo all’elaborazione di un ”lutto per la perdita”.

(Nella teoria freudiana il lutto rappresenta proprio una perdita che riguarda l’Io).

Jung e l’amore nella psicologia analitica

L’attenzione che Jung ha per l’amore non è caratterizzata da una particolare elaborazione

scientifica, ma risente invece di un approccio molto sentimentale e di un profondo senso di

irrazionalità. Spesso Jung sembra suggerirci che nessuna cura può effettivamente ottenere

un risultato in termini di guarigione se non interviene la follia dell’amore. Diversamente da

Freud, che ne parla unicamente in accezione sessuale, Jung concepisce la libido come

un’energia psichica unitaria, omnipervasiva: essa non si esprime solo nella pulsione all’atto

riproduttivo, ma nell’arco dell’intera vita pervade altre forme di attività e i suoi principi

Page 8: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

8

sono fortemente influenzati dagli archetipi. Per Jung l’amore non è solo un sentimento, è

qualcosa di molto più complesso, caratterizzato da una particolare diponibilità che

consente il coinvolgimento di tutta la persona. Inoltre suggerisce che quel che sembra,

spesso, un “amore a prima vista” è semplicemente una proiezione. Secondo lui, le persone

riconoscono il loro Animus (l’elemento maschile inconscio della donna) o la loro Anima (il

femminile che fa parte dell’uomo come sua femminilità inconscia), e sono attratte da

quella che individuano come la parte inconscia e nascosta di se stessi (Ombra).

Importante è che venga compreso questo aspetto della propria psiche al fine di imparare a

interagire con la propria Anima o Animus e poter scegliere il/la partner con maggiore

saggezza per formare un rapporto di coppia adulto. In uno scritto del 1925, Jung asseriva

in modo davvero pioneristico che il presupposto della relazione è la coscienza unitaria,

demolendo così il mito dell’unità simbiotica e del ritorno all’identità prenatale teorizzato da

Freud. Il legame consapevole affonda le sue radici nel rapporto di ciascun partner con i

propri genitori e, quindi, con i propri antenati.

L’amore secondo Donald Winnicott

Winnicott considera “l’incontro amoroso” un processo di crescita, di maturazione e di

arricchimento del soggetto nell’ambito delle sue relazioni sociali. Il bambino comunica

tutte le sue sensazioni alla madre attraverso il contatto corporeo che viene definito “Io

pelle”: e infatti è ormai definitivamente riconosciuto che la pelle del bambino comunica

con la pelle della madre. Se il bambino ha la possibilità di vivere quello che Winnicott

individua come attachment (particolare stile di attaccamento sviluppato nella prima

infanzia) in maniera fisiologicamente sana, e a seguire una graduale separazione (de-

attachment) con conseguente autonomia, svilupperà una capacità di costruire con le altre

persone legami sani, e quindi anche sane relazioni d’amore.

Per Winnicott amare comporta il sentirsi attratti dall’altro al punto tale da lasciarsi andare

verso di lui fino al raggiungimento della sensazione di perdercisi, anche tramite l’incontro

tra i corpi. Lo psicoanalista ricorda che la sensazione di fusione con l’altro è la prima

esperienza di pienezza che l’essere umano prova da neonato e durante la prima infanzia,

quando la madre stabilisce quella relazione simbiotica del tutt’uno di corpi e menti. Da

questa prospettiva si desume che il primo amore è quello che si stabilisce tra madre e

bambino. I diversi studi sul legame di attaccamento concordano sul fatto che un bambino

Page 9: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

9

all’età di tre anni “ha già interiorizzato uno stile di attaccamento ben preciso, che lo

guiderà nel modo di legarsi agli altri per il resto della sua vita”. Poiché, quindi, la prima

esperienza di attaccamento non sempre è equilibrata, Winnicott ribadisce l’importanza

della psicoterapia come strumento per aiutare la persona a emanciparsi dalle influenze

genitoriali negative e a scoprire che, comunque, si possono trarre capacità e

consapevolezza elaborando il proprio vissuto infantile e approfondendo attraverso l’analisi

la conoscenza dei propri genitori, i quali, a loro volta, sono stati bambini e hanno ereditato

dai loro genitori problematiche che probabilmente non hanno saputo riconoscere. Uno dei

processi più adatti a questo scopo, da me personalmente sperimentato, è il Fisher-

Hoffman, perché capace di metterci nelle condizioni di perdonare i nostri genitori a un

livello profondo: con l’esperienza, emozionalmente e intellettualmente, per renderci liberi

dai modelli che abbiamo ereditato. Questo processo è essenziale per “ricostruire la

capacità di amare senza la quale non ci può essere soddisfazione profonda, né fine alla

sofferenza” (Naranjo, 1991). Svilupperò questo argomento nel capitolo dedicato al “lavoro

sulla coppia”.

La “teoria dell’attaccamento” di John Bowlby

John Bowlby (1907-1990) ha elaborato la teoria dell’attaccamento, interessandosi in

particolar modo agli aspetti che caratterizzano il legame madre-bambino e a quelli correlati

alla realizzazione dei legami affettivi all’interno della famiglia. Come altri psicologi e

psicoanalisti, si è cimentato nella concettualizzazione dell’amore sentimentale, utilizzando

le ricerche sull’attaccamento per comprendere la natura delle relazioni amorose. Già nel

1982 Bowlby paragonava la costruzione del legame di attaccamento all’innamoramento.

L’argomento merita un particolare approfondimento in quanto l’esperienza delle relazioni

primarie costituirebbe il primo passo capace di indirizzare lo sviluppo successivo della

capacità di regolare tutte le emozioni e influenzerebbe quindi anche gli stili di

attaccamento nelle relazioni adulte. Secondo Bowlby “ogni individuo costruisce modelli

operativi (rappresentazioni mentali) del mondo e di se stesso nel mondo”. In queste

rappresentazioni mentali la caratteristica principale è “chi” sono le figure di attaccamento,

“dove” possono essere trovate, e “come” ci si aspetta che rispondano. In modo analogo,

nelle rappresentazioni mentali del “sé” che ognuno costruisce la caratteristica principale è

“quanto” l’individuo sente di essere degno o non degno di amore agli occhi delle sue figure

Page 10: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

10

di attaccamento. Per prendere in esame la dinamica delle relazioni affettive, Bowlby parte

dal bisogno iniziale del bambino di vicinanza e di protezione da parte della madre.

Tra i modelli principali di attaccamento emersi dagli studi di Bowlby, il primo è quello

dell’attaccamento sicuro, caratterizzato da un’immagine di sé positiva, in cui il bambino ha

fiducia nella disponibilità, nella comprensione e nell’aiuto che il genitore gli darà in caso di

situazioni avverse o terrorizzanti. Questo tipo di attaccamento comporta bassa ansia e

basso evitamento nelle relazioni, quindi prelude a relazioni adulte soddisfacenti. Il secondo

modello è quello ansioso, con un’immagine di sé negativa, in cui l’individuo non ha la

certezza che il genitore sia sempre disponibile o pronto a dare aiuto se chiamato in causa.

Questo provoca molta ansia e un alto bisogno di dipendenza, con discreto evitamento

delle relazioni. Il terzo modello è quello evitante, che si articola in evitante distaccato, con

Sé positivo e “altro” negativo e evitante timoroso, con Sé negativo e “altro” negativo.

L’individuo con questo stile di attaccamento non possiede la fiducia che quando richiederà

delle cure riceverà una risposta sollecita, ma al contrario si aspetta di essere rifiutato

seccamente; tenta di vivere la propria vita emotiva senza l’amore e senza il sostegno degli

altri e diventerà quello che viene definito un narcisista o una persona con un falso Sé. Egli

diventerà autosufficiente sul piano emotivo, quindi con un basso bisogno di dipendenza e

un alto grado di evitamento nelle relazioni. Il quarto modello è definito disorganizzato e si

manifesta in bambini fortemente trascurati dai genitori, o maltrattati fisicamente, oppure

con una madre affetta da una grave forma di depressione bipolare che, quindi, tratta il

bambino in modo imprevedibile e bizzarro. Questo tipo di attaccamento è riconducibile

anche a bambini con madri ancora immerse nel lutto per una figura parentale morta

durante la loro infanzia, abusate o maltrattate fisicamente. Si distingue per un’immagine di

sé e dell’altro negativa, quindi comporta molta ansia, un forte bisogno di dipendenza e un

notevole evitamento delle relazioni anche in età adulta.

Le persone con alta ansia vivono la relazione con il partner in modo emotivamente molto

intenso e tendono a controllarlo, rimuginando circa la possibilità di essere rifiutati e

abbandonati, per cui si dedicano attivamente alla ricerca di segnali di mancanza o

diminuzione di prossimità fisica o emotiva. La loro iper vigilanza può condurre a

interpretare le informazioni in un modo che confermi le aspettative negative. La ricerca di

vicinanza può essere realizzata attraverso tentativi insistenti ed energici per avere

Page 11: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

11

sostegno e amore, e sforzi cognitivi e comportamentali mirati a minimizzare la distanza.

Questi sforzi possono essere finalizzati a stabilire non solo un contatto fisico, ma anche la

percezione di una somiglianza, intimità e identità con l’altro. Quindi vivono l’amore come

un’esperienza che implica ossessione, desiderio di reciprocità e di unione, alti e bassi

emotivi, una fortissima attrazione sessuale e sentimenti di gelosia. Il sesso verrebbe

utilizzato al fine di ricevere rassicurazione dell’amore e della disponibilità del partner,

oppure protezione dall’ostilità e dai suoi stati emotivi negativi. Inoltre, da ricerche recenti è

emerso che persone con attaccamento ansioso utilizzano il comportamento sessuale per

esercitare un potere nei confronti del partner: il bisogno di controllare il partner si

manifesta attraverso l’espressione di desideri sessuali. Per gli stessi motivi le persone

ansiose mettono in atto comportamenti sessuali indesiderati, sia spontaneamente, sia

perché indotti dal partner, al fine di mantenere il suo amore e la sua attenzione. Alcuni

autori hanno osservato che, per le donne, l’ansia è associata a relazioni sessuali precoci,

elevato numero di partner e infedeltà (Hazan, Zeifman, Middleton, 1994).

Le persone con attaccamento ansioso possono vivere il sesso come mezzo per attirare

l’attenzione dell’altro e creare un’alleanza: esse cercherebbero di dimostrarsi vulnerabili in

modo accattivante, attraverso intense manifestazioni affettive, al fine di ottenere aiuto,

protezione e conferme. Nell’attaccamento disorganizzato invece (quarto modello), i

ricercatori hanno evidenziato che l’esperienza sessuale non è realmente sessuale. Spesso i

bisogni del proprio Sé e del Sé-con l’altro non sono soddisfatti e non vi è né amore, né

intimità, né piacere sessuale di qualche tipo. Inoltre non vi è né un Sé integrato, né un Sé

consolidato, né un forte legame con l’altro. L’esperienza sessuale di queste persone è

spesso sgradevole o dolorosa, oppure anestetizzata a causa dei tentativi del Sé di auto-

proteggersi grazie a meccanismi di dissociazione. In un interessante studio sulle relazioni

extra-diadiche gli autori riferiscono che persone che manifestano ansia nell’attaccamento

riportano di aver vissuto un numero maggiore di esperienze romantiche intense e

ossessive e le persone con attaccamenti contraddistinti da alta ansia (ansioso o evitante),

caratterizzati da un’immagine negativa del sé e quindi da bassa autostima, riferiscono

maggiori motivazioni alla costruzione di un rapporto, collegate all’autostima. Durante

l’esperienza di tirocinio mi è capitato diverse volte di conoscere persone con questo tipo di

problematica.

Page 12: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

12

Le persone con attaccamento evitante presentano alti livelli di promiscuità. È quindi

ipotizzabile che vivano relazioni extra-diadiche (con più partner) con motivazioni collegate

all’autonomia e alla libertà. Per questi soggetti le relazioni extra-diadiche possono essere

un modo per entrare fisicamente in intimità senza diventare emotivamente vulnerabili,

dipendenti o entrare in relazioni intime prolungate. L’ansia nell’attaccamento è quindi

collegata anche alle relazioni extra-diadiche, in quanto sembra che queste incrementino

l’autostima e un senso di desiderabilità. In particolare le donne, in misura maggiore degli

uomini, indicano come motivazione un sentimento di trascuratezza, di solitudine e di rifiuto

nella relazione primaria e un desiderio di intimità e di cure (Allen e Baucom, 2004).

Concludendo, le ricerche cui ho fatto riferimento in questo capitolo sostengono l’ipotesi

che le relazioni intime possano essere utilizzate al fine di compensare e soddisfare i

bisogni di attaccamento che non sono stati adeguatamente riconosciuti nel passato e che

la persona non è in grado di esprimere e gratificare nel presente.

I post-freudiani: amore come legame

“La cosa più difficile da trovare nei legami amorosi è l’amore”. (François de La

Rochefoucauld).

La psicoanalisi contemporanea mette in evidenza il ruolo fondamentale delle relazioni con

gli altri. Renè Kaes (2010) afferma che la relazione d’amore è uno scambio che coinvolge

profondamente i due protagonisti del legame, cioè un dialogo interiore che prende forma

in ciascuno di noi e anima la nostra soggettività inconscia: ”Non l’uno senza l’altro e senza

l’insieme che li unisce”. Secondo Kaes il legame incide sul funzionamento dell’inconscio del

soggetto e quindi la relazione è una realtà psichica specifica. In questa prospettiva il

legame viene considerato come costruzione di uno spazio psichico dotato di una realtà

propria, comune e condivisa da due o più soggetti. L’attenzione è portata non più in modo

prioritario sui soggetti, ma su ciò che unisce questi soggetti. Questa prospettiva lascia

intravedere un soggetto il cui inconscio è, in misura variabile e a livelli più o meno

patogeni, extratopico. In altre parole il soggetto condivide uno spazio psichico con altri

soggetti. Il legame d’amore è una relazione caratterizzata da intimità e complicità, quindi

va inteso come un tipo particolare di legame intersoggettivo perché sottintende una forte

idealizzazione reciproca.

Page 13: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

13

Per Jessica Benjamin (1991) il legame d’amore è caratterizzato dalla laboriosa ricerca di un

equilibrio tra l’affermazione di sé e il riconoscimento dell’altro. Questo altro è una persona

a pieno titolo, quindi la relazione non è caratterizzata dall’interiorizzazione dell’oggetto

d’amore (l’altro) come nella psicoanalisi classica. Questo modifica l’ipotesi teorica

tradizionale psicoanalitica di come si possa strutturare una relazione d’amore. L’oggetto

esterno, suscettibile di innamoramento, è situato nella realtà e non è più un oggetto

fantasmatico della psiche. I legami d’amore sono costruiti in maniera originale attraverso

l’imprevedibilità dell’incontro con l’altro che, proprio in quanto tale, “non può essere ridotto

alla posizione e alle funzioni del doppio narcisistico o di oggetto delle relazioni oggettuali.

Il “Noi” è “un insieme costituito” che si mantiene in una omeostasi sempre più

indipendente dalle variazioni di ogni Soggetto e di ogni Io. L’amore è “una psiche diadica”

(Ruffiot, 1984, cit. in Slepoj, 2015).

Il tema del noi è sviluppato in modo chiaro anche da Umberto Galimberti, per il quale

“l’amore è una follia, l’unica cosa al mondo capace di trasformarci” (Galimberti, 2004).

L’amore è una relazione, non una fusione, e non è possesso, “perché il possesso non

tende al bene dell’altro, né alla lealtà verso l’altro, ma solo al mantenimento della relazione

che, lungi dal garantire la felicità, che è sempre nella ricerca e nella conoscenza di sé, la

sacrifica in cambio della sicurezza. Siamo in due, non sappiamo più chi siamo, ma siamo

insieme ad affrontare il mondo. Due esistenze negate, ma tutelate […] Spesso l’amore è

una cosa intricata perché non ci si chiarisce se si ama l’altro o si ama la relazione, se si

soddisfa il nostro bisogno di sicurezza o il nostro bisogno di felicità, è un gioco di forze

dove si decide a quale dio offrire la propria vita: al dio della felicità che sempre

accompagna la realizzazione di sé, o al dio della sicurezza che molto spesso si affianca alla

negazione di sé. Una cosa è certa: che nella relazione, nel “Noi” non ci si può seppellire

come in una tomba. […] Nel viaggio che si intraprende fuori dal “noi” e che prescinde dal

noi è il noi che si tradisce, raramente il tu”.

Galimberti sostiene che nell’età della tecnica l’amore è diventato l’unico spazio in cui ogni

individuo può esprimere davvero se stesso, al di là dei ruoli che è costretto ad assumere in

una società tecnicamente organizzata, ma nello stesso tempo “è diventato il luogo della

radicalizzazione dell’individualismo, dove uomini e donne cercano nel tu il proprio io, e

nella relazione non tanto il rapporto con l’altro, quanto la possibilità di realizzare il proprio

Page 14: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

14

sé profondo…”. Nella relazione d’amore, afferma il filosofo, ciò che si cerca non è l’altro,

ma, attraverso l’altro, la realizzazione di sé. L’individuo che cerca l’intimità per sé e non

per l’altro, però, “non esce dalla sua solitudine e dalla sua impermeabilità, non apre

nessuna breccia nella sua identità protetta”. L’amore, ribadisce Galimberti, è una sorta di

“rottura di sé perché l’altro lo attraversi […] Non una ricerca di sé, ma dell’altro, che sia in

grado, naturalmente a nostro rischio, di spezzare la nostra autonomia, di alterare la nostra

identità, squilibrandola nelle sue difese”. In altre parole è “un’incondizionata consegna di

sé all’alterità che incrina la nostra identità, non per evadere dalla nostra solitudine, né per

fondersi con l’identità dell’altro, ma per aprirla a ciò che noi non siamo, al nulla di noi”.

1.3 Il mistero dell’amore e le strutture caratteriali

“Per un essere umano amare un altro essere umano: questo è forse il compito più difficile

che ci è stato dato, il compito ultimo, il test e l’esame finale, l’opera per cui tutte le altre

opere non sono che una preparazione” (Rainer Maria Rilke)

Ponendoci ora da una diversa prospettiva, vediamo che cos’è l’amore attraverso il sistema

dei chakra e lo studio degli stili caratteriali, i quali, in una visione caratterologico-evolutiva,

sono il prodotto del modo in cui ogni individuo ha affrontato, nella sua infanzia, le

problematiche relative alle diverse fasi evolutive. Per citare alcuni esempi e utilizzare il

linguaggio di Alexander Lowen, un bambino che ha sperimentato freddezza e distacco

emotivo da parte dei genitori sin dai primi giorni di vita, o, nei casi estremi, non è stato

desiderato, è predisposto a strutturare un carattere di tipo schizoide, una personalità che

manifesta ritiro rispetto al mondo. E così, un bambino che non è stato amorevolmente

nutrito, sostenuto e toccato, sperimenta precocemente uno stato di abbandono e molto

probabilmente costruirà un’armatura caratteriale di tipo orale, che descriverò in seguito.

“L’incantesimo dell’amore apre la via a una coscienza più ampia. Quando ci innamoriamo

siamo improvvisamente spogliati delle nostre difese […] e proiettati verso una visione

allargata del mondo. L’amore scioglie le nostre rigide attitudini e trasforma la nostra

struttura psichica. Quando ci innamoriamo vediamo le cose come fossero nuove, i colori

sono più intensi, i luoghi assumono un nuovo senso, gli interessi della persona amata

diventano i nostri interessi. […] L’intimità dell’amore rivela e integra l’ombra.

L’accettazione amorevole di un altro fa sì che le parti rifiutate della nostra psiche

Page 15: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

15

emergano senza pericolo, l’intimità ci invita a condividere queste parti più profonde e

nascoste di noi stessi. Questa accettazione costituisce il terreno per l’espressione di sé,

poiché soltanto attraverso l’auto accettazione possiamo rivelare la nostra verità in piena

luce e avere il coraggio di esprimerla. Essere amati da un altro accresce la nostra

esperienza del sé, poiché siamo riflessi negli occhi, nelle parole e nel comportamento di

chi ci ama. L’amore porta un risveglio spirituale e la sua perdita produce una profonda

disperazione. Quando l’amore svanisce, siamo riproiettati nel nostro stato infantile di

vulnerabilità in cui tornano nuovamente alla luce le nostre necessità, i nostri aspetti e

processi. […] Tanto la sua presenza che la sua assenza ci spingono a esaminare noi stessi

sotto una nuova luce. Siamo costretti ad affrontare e a curare il nostro dolore per poter

andare avanti…” (Judith, 2014).

L’amore è un mistero, afferma l’autrice, descrivendo le caratteristiche essenziali del quarto

chakra, il chakra del cuore. Lavorare sul quarto chakra (uno dei nostri sette centri vitali)

implica lavorare su un’area importante della salute psichica umana: quella dell’amore. Con

il quarto chakra si reintegrano i principi energetici del protendersi e accogliere. La paura e

il dolore bloccano una o entrambi i movimenti energetici e alla fine possono bloccare lo

stesso chakra del cuore. Si può osservare che quando l’energia del quarto chakra è

bloccato, anche i movimenti fisici che esprimono queste qualità sono bloccati. È attraverso

le braccia che ci protendiamo e tocchiamo, e attraverso le braccia attiriamo a noi quello

che ci è necessario, sia fisicamente che emotivamente. Se il petto è pieno e rigonfio ciò

potrebbe significare un rifiuto di protendersi, il timore di arrendersi, caratteristica propria

del “trattenere” della struttura psicopatica, come viene definita da Wilhelm Reich.

Se le braccia sono deboli, si muovono senza scopo e il petto è infossato (come nella

struttura orale), ciò sta allora ad indicare l’incapacità di accogliere e nutrire se stessi. Il

protendersi può aver subito un blocco perché nel passato si è rivelato infruttuoso. Il

carattere orale infatti, come spiega Lowen, psicoanalista allievo di Reich e fondatore della

bioenergetica, ha origine nel bambino se non viene soddisfatto il suo “diritto ad aver

bisogno”. Questo può avvenire per diverse ragioni: per incompetenza emotiva dei genitori

che non sono capaci di occuparsi del figlio o non ne hanno voglia, oppure per il metodo

educativo che scelgono. Dopo ripetuti tentativi andati a vuoto, il bambino non ha più a

disposizione l’energia per chiedere il soddisfacimento del suo diritto e si sente

Page 16: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

16

abbandonato. Il carattere orale ha vissuto quindi una situazione di carenza affettiva: è una

persona che ha avuto troppo poco, che non ha ricevuto secondo il suo bisogno, tanto da

convincersi di non avere il diritto di ricevere. Da adulto il carattere orale si muove tra due

polarità: depressiva ed euforica. Impiega poco tempo a riempirsi di nutrimento affettivo,

ma impiega altrettanto poco a svuotarsi e la sua condizione si ripercuote inevitabilmente

sulla relazione d’amore, creando molto spesso legami di dipendenza.

Quando le nostre relazioni primarie vengono distorte, diminuisce la nostra capacità di

amare e di entrare in contatto, di diventare relazionali. Essere relazionali significa

semplicemente essere in grado di porsi in relazione o di adeguare le nostre esperienze a

un più ampio contesto esterno. Ponendoci in relazione, ci colleghiamo alle cose e vediamo

come esse sono connesse l’una all’altra. Se le relazioni sono distorte, distorto è anche il

nostro senso di come le cose sono collegate. Viene danneggiata una visione più ampia

delle cose, il che ci impedisce di elevarci a un livello più alto del nostro essere. Un

bambino piccolo è un essere aperto, privo di armature, dipendente dalle persone che si

prendono cura di lui. A questo stadio il bambino è un canale d’amore privo di inibizioni.

Se può rispecchiarsi e viene accudito e quando la sua autonomia viene supportata,

significa che è anche amato. Se tutto è andato bene, quando il bambino ha raggiunto lo

stadio del quarto chakra, tra i 4 e i 7 anni, ossia quando la zona del cuore è ben irrorata di

energia, sono state gettate le fondamenta per le relazioni adulte. Se di un bambino ci si

prende cura solo superficialmente, ma non viene toccato o non gli viene prestata

particolare attenzione, anche il suo amore per gli altri sarà superficiale. La sofferenza per

la mancanza di contatto è fisica, il bambino soffre emotivamente per un senso di vergogna

e psicologicamente per un concetto distorto dell’amore. Se viene ignorato o fatto

vergognare proprio dalle persone che sono più importanti nella sua vita, egli interiorizzerà

quella distorsione nella sua relazione con se stesso. La sua voce interna farà da critico e lo

terrà in uno stato di ulteriore svalutazione, perpetuando il circolo vizioso.

Anche nel carattere rigido si è verificata una carenza affettiva e, conseguentemente, un

blocco emozionale. Il suo cuore è stato costretto a chiudersi durante la fase edipica (dai

tre ai sei anni), spesso in seguito a una reazione negativa e umiliante dei genitori al

manifestarsi dei sentimenti teneri del bambino. Questo accade quando il bambino, mosso

da una forte carica energetica che si esprime in un movimento naturale verso il genitore

Page 17: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

17

del sesso opposto, riceve da questi un messaggio di seduzione, e dall’altro genitore un

messaggio colpevolizzante. Oppure può verificarsi il caso che, benché all’inizio amorevoli e

presenti, i genitori pretendano all’improvviso che il bambino sia già cresciuto (ad esempio

in seguito alla nascita di un fratellino) e lo rimproverino per il suo bisogno “immaturo” di

amore e sicurezza. Da quel momento il bambino farà in modo di trattenere l’energia e avrà

paura di arrendersi ai sentimenti. Da adulti questi individui avranno perso il contatto con il

loro bambino interiore, dal momento che non è stato permesso loro di essere bambini

molto a lungo, avranno perso la certezza di avere diritto a sentire e volere, vivranno

nell’illusione che il risultato sia tutto e saranno quindi aggressivi, orgogliosi, competitivi.

Ma per quanto grandi siano i risultati che raggiungono, non hanno mai la sensazione di

averne abbastanza e non riescono mai ad arrivare al punto in cui poter lasciare che le cose

vadano come devono andare. È un tratto caratteriale in cui, per certi aspetti, mi sono

riconosciuta in varie circostanze e su cui ho lavorato parecchio!

I tratti somatici del “rigido” sono caratterizzati da un blocco al centro del corpo a causa

dell’energia immobilizzata all’altezza del petto. Spesso il torace non si espande e non si

contrae in modo pieno perché è trasformato in un rigido contenitore per l’energia emotiva

che non può affluire al cuore. Il suo tenersi indietro dal coinvolgimento affettivo si

manifesta con “potenti tensioni alla schiena che possano prevenire lo schiudersi della

tenera parte frontale strutturalmente predisposta all’incontro amoroso. Se lo si guarda di

profilo, si vede chiaramente che lo stare indietro riguarda il petto, il cuore. E poiché è il

petto a essere tenuto indietro, l’atteggiamento è altero” (Marchino, Mizrahil, 2014),

accentuato anche dalla testa alta.

Guarire il “rigido realizzatore” comporta scontrarsi con il bambino vulnerabile e fargli

capire che viene accettato così com’è. Incoraggiando i sentimenti più teneri con un

rispecchiamento positivo, si aiuta il tipo rigido a scoprire le sue emozioni interne e se ne

accresce il flusso. Aiutandolo ad allentare la stretta nel petto con esercizi di bioenergetica

e a esprimere i sentimenti con le braccia, si sblocca il chakra del cuore e si aiuta l’energia

a scendere verso terra. In questo, il corso di counseling gestaltico-bioenergetico è stata

per me un’importante scuola!

Page 18: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

18

1.4 Amore e piacere

Vorrei concludere questa introduzione al mio lavoro con un breve cenno alle parole di

Lowen: “Se l’amore è qualcosa di più che una pura parola, deve basarsi sull’esperienza del

piacere”. Per Lowen, alla base dell’emozione dell’amore c’è il bisogno biologico di contatto

e di intimità con un’altra persona. Con questo contatto il corpo viene stimolato e si trova in

uno stato di eccitazione; senza di esso diventa freddo e contratto. Ho accennato sopra

all’importanza del contatto fisico tra genitori e bambini: infatti i bambini hanno un enorme

bisogno di contatto. Anche se diminuisce di intensità durante il periodo di latenza, riappare

nell’adolescenza, quando si attivano le funzioni sessuali. La persona innamorata è

cosciente dell’oggetto d’amore come fonte di piacere. Lowen fa un interessante distinzione

tra amore e desiderio: la differenza si manifesta nel comportamento e nei modi di fare di

una persona. Chi ama anticipa il piacere, il suo corpo è piacevolmente caldo e disponibile

al contatto. La persona che desidera invece è triste e appartata. “Questo intenso desiderio

è anche conosciuto come amore dipendente ed è spesso confuso con il vero amore. Se

una persona dipende da un’altra, verbalizza il suo sentimento come se si trattasse di

amore. Dice: ”Ti amo”, quando questa frase significa: ”Ho bisogno di te”. Il bisogno e

l’amore non sono la stessa cosa. Il bisogno denota una mancanza; l’amore è

appagamento. La dipendenza può essere dolorosa; l’amore è piacevole. L’amore

dipendente lega una persona a un’altra; il vero amore favorisce la libertà e la spontaneità,

che sono gli elementi essenziali del piacere. L’atteggiamento dipendente diminuisce le

possibilità di provare piacere e rende il vero amor difficile, se non impossibile. L’amore

dipendente è caratterizzato dalla richiesta di amore o di piacere; il vero amore dal dare

piacere” (Lowen, 1984)

Tratterò il tema della dipendenza affettiva nel prossimo capitolo.

Page 19: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

19

CAPITOLO 2

LA RELAZIONE DI COPPIA TRA NORMALITÀ E PATOLOGIA

2.1 La natura della relazione di coppia

“Una relazione è fluida, è un movimento, un processo…” (Osho, Intimità).

Se la relazionalità è importante per la vita dell’uomo sin dalla nascita, la relazione affettiva

di coppia lo è in modo particolare nella vita adulta. La coppia è innanzitutto un’unità

sistemica, intesa, come affermava Ludwig von Bertalanffy (1968, cit. in Raffagnino, 2010)

a proposito dei sistemi umani, come un’organizzazione dinamica di parti e di processi che

interagiscono tra di loro. L’attenzione è focalizzata non tanto sulle singolarità che

compongono il sistema, quanto su ciò che accade tra loro, sulle dinamiche interpersonali e

relazionali che permettono di identificare una realtà che va oltre le singolarità. Anche il

modello gestaltico ci ha abituato a pensare che nessun aspetto può essere considerato in

se stesso buono o cattivo, funzionale o disfunzionale, ma solo in relazione alla totalità di

cui è parte. Ciò che ognuno dei due partner vive ed esprime è comprensibile se osservato

nel contesto più ampio della coppia paragonabile, per utilizzare una metafora della Gestalt,

allo sfondo da cui ritagliare le figure emergenti che di volta in volta vogliamo conoscere, o

su cui è utile intervenire. Quando si decide di vivere insieme a un’altra persona, il proprio

modo di essere nel mondo inizia a costruirsi in relazione all’altro. Io non sono più solo Io,

ma sono Io in relazione a Te e mi percepisco sia soggetto che oggetto nella relazione e,

nello stesso tempo, percepisco Te in relazione a Me; una reciprocità che è integrata per

formare il senso del Noi.

Il valore della relazione è oltre il valore del sé e dell’altro, è “una metafora a tre termini

che lega il sé, l’altro e il sé più l’altro” (Bateson e Bateson, 1987). L’unità relazionale

presuppone, quindi, un continuo conoscersi e riconoscersi nella realtà costruita e definirsi

in essa. Esiste la coppia nel momento in cui ognuno dei partner riesce a osservarsi e a

viversi come parte integrante di una realtà relazionale e a costruire su tale appartenenza

l’immagine di sé (“io sono in relazione a te”), analogamente a quanto avviene per la

formazione dell’identità sociale (infatti l’appartenenza a gruppi sociali rappresenta un

aspetto fondamentale per la costruzione e la valorizzazione del sé). Sentire di appartenere

significa anche accettare questa realtà e sentirsi accettati dall’altro, significa acquisire la

responsabilità del rapporto, essere motivati cognitivamente ed emotivamente a vivere la

Page 20: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

20

propria vita insieme all’altro, significa impegnarsi perché questo progetto possa continuare

a esistere nel tempo. Essere una coppia quindi non è soltanto un modo di comportarsi, ma

un modo di essere. L’identità relazionale si costruisce anche attraverso la capacità della

coppia di differenziarsi da ciò che è altro da sé: una coppia è una realtà che ha bisogno di

definire confini chiari per delimitare l’appartenenza a essa (la non chiara definizione dei

confini con l’ambiente esterno può rappresentare una fonte importante di disagio, difficoltà

e crisi; ad esempio quando non è chiara la distinzione con la famiglia di origine). La coppia

si può considerare una realtà stabile ma in continua evoluzione che, paradossalmente,

riesce a mantenere la propria continuità attraverso il cambiamento, affrontando le sfide

che si presentano nel percorso della vita con un atteggiamento di apertura e un’attitudine

a mettere in discussione ciò che è stato costruito per trovare sempre nuovi e più funzionali

adattamenti. È come dire che l’altro mi serve per crescere ma, nello stesso tempo, la

crescita mi serve per “incontrare” l’altro!

2.2 L’attaccamento come motivazione alla relazione di coppia

Il punto di partenza per comprendere come la teoria dell’attaccamento sia stata applicata

alle relazioni di coppia va cercato, come dicevo nel capitolo precedente, nell’ipotesi di

Bowlby secondo cui, durante la vita, gli individui stabiliscono alcuni legami preferenziali (di

“attaccamento”) ai quali sono affidate quattro funzioni: ricerca della prossimità (vicinanza

fisica ed emotiva); rifugio sicuro (per ricevere conforto nei momenti di disagio); protesta

alla separazione (anche in una coppia adulta si attivano segnali che esprimono dolore per

l’assenza del proprio partner); base sicura (fiducia nella disponibilità del partner). Il

legame d’attaccamento adulto così come quello infantile, una volta instauratosi, spinge a

ricercare il contatto e la vicinanza di una persona specifica che non è sostituibile con altre;

questo diventa evidente soprattutto in situazioni di disagio e di stress, quando si attiva la

richiesta di accudimento nei confronti del proprio partner che è chiamato a svolgere la

funzione di “base sicura”.

Nei rapporti di coppia adulti, ovviamente, questa funzione non va intesa come vicinanza

fisica, ma come sensazione di protezione, cioè sentire il partner emotivamente vicino. In

questo senso si può affermare che la funzione più importante dell’attaccamento è

collegata alla capacità di regolazione delle emozioni. Una relazione tra due adulti che

“s’innamorano”, oppure una fase di forte passione che poi si spegne, non può essere

Page 21: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

21

intesa di per sé come un legame d’attaccamento perché quest’ultimo è da considerarsi

come qualcosa di diverso dall’attrazione che può portare due individui a dare inizio a una

relazione; in altre parole anche il legame tra adulti, come accade nelle relazioni infantili,

deve essere duraturo e non transitorio. “La caratteristica del legame d’attaccamento come

legame duraturo spiega anche il permanere della coppia in una situazione altamente

conflittuale, se non di esplicita violenza, proprio per il significato vitale che tale legame

presenta. Come infatti accade al bambino che rimane attaccato al genitore abusante

sviluppando comunque un intenso legame, allo stesso modo nella coppia si può creare una

situazione vittima-abusante che si perpetua in un circolo che può durare per tutta la vita”

(Allen e Fonagy, 2008).

La funzione di base sicura non si stabilisce, dunque, fin dalle fasi iniziali di una relazione di

coppia. Così come i legami di attaccamento che si sviluppano nel corso dell’infanzia

impiegano diverso tempo per organizzarsi, allo stesso modo le relazioni di coppia possono

essere qualificate come legami di attaccamento solo quando perdurano per un certo

tempo che, secondo alcuni, è superiore a due anni. Nella vita quotidiana tuttavia le

funzioni di rifugio sicuro e di base sicura non sempre si realizzano in modo armonioso, ma

dipendono dalle strategie attraverso le quali un individuo regola i propri stati emotivi, che

potrebbero essere di tipo insicuro in relazione alla percezione di sé come persona non

amabile e dell’altro come persona non disponibile: nei momenti di difficoltà infatti, anche

se la relazione di coppia rappresenta un legame sicuro, queste funzioni vengono

“disattivate”. Persone insicure avvertono un forte bisogno di vicinanza che si esprime con

continua espressione di paure, dubbi e bisogni; mentre le persone con un attaccamento

evitante mettono in atto strategie di distanziamento o ritiro.

Alcuni ricercatori si sono posti l’obiettivo di trovare dei punti di contatto tra la teoria

dell’attaccamento e le precedenti teorie dell’amore. Essi hanno trovato una correlazione tra

gli stili di attaccamento e gli stili di amore (Lee, 2009). In particolare, l’attaccamento

sicuro era correlato positivamente all’eros (amore passionale) e all’agape (amore

disinteressato) e negativamente al ludus (amore senza impegno, per gioco);

l’attaccamento evitante si correlava positivamente al ludus e negativamente all’eros; e

l’attaccamento ansioso si correlava positivamente alla mania amorosa (amore dipendente

e possessivo). Sono state valutate anche le componenti della teoria dell’amore triangolare

Page 22: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

22

di Sternberg (1986): intimità, passione e impegno. Si è riscontrato che tutte e tre le

componenti erano correlate positivamente con l’attaccamento sicuro e negativamente con

l’attaccamento evitante e ansioso. Tale risultato dà valore all’idea di un legame tra

attaccamento sicuro e qualità della relazione, ma non riesce a stabilire un unico insieme di

correlazioni per i due stili di attaccamento insicuri. Altre variabili misurate distinguono fra

stili evitanti e ansiosi, per esempio gli individui ansiosi riferiscono uno stile di

comportamento conflittuale più dominante.

2.3 Come funziona una relazione: intimità e parità

Lo studio degli aspetti che caratterizzano un rapporto di coppia implica la valutazione di

diverse dimensioni che, interagendo tra loro, creano complesse combinazioni. Il legame

tra i partner infatti può essere pienamente compreso solo considerando oltre al sistema

dell’attaccamento gli altri sistemi motivazionali con cui interagisce: il sistema

dell’accudimento e della sessualità. Questi tre sistemi opererebbero in maniera integrata:

garantirsi la protezione quando si percepiscono situazioni di pericolo (sistema

dell’attaccamento); offrire protezione per rassicurare, sostenere emotivamente ed aiutare

il compagno (sistema dell’accudimento); garantire la trasmissione generazionale del

patrimonio genetico e cementare il legame uomo-donna (sistema sessuale).

Anche se il modello dell’attaccamento permette di fare molte ipotesi sul rapporto tra

l’attaccamento dei partner e il modo in cui essi vivono la loro relazione, dobbiamo tenere

ben presente che la realtà individuale è ben più complessa di quanto si possa leggere nelle

tipologie in esso descritte. Nella relazione affettiva tra adulti, inoltre, c’è una differenza

sostanziale rispetto al legame d’attaccamento nell’infanzia: il rapporto dovrebbe essere

simmetrico, caratterizzato cioè da una reciprocità negli scambi. La reciprocità infatti è un

elemento fondamentale nella vita di coppia, è il fondamento del “Noi” perché presuppone

il riconoscersi su un piano di parità. A questo proposito potremmo dire che la coppia è un

processo di costruzione che parte “dall’a priori della parità”, proprio perché un “Noi” può

esistere solo quando “tutti e due siamo sullo stesso piano”. In caso contrario ci sono un

“Io” e un “Tu” separati.

La disparità comporta delle conseguenze. Se ad esempio uno dei due partner si considera

più “adatto” a prendere delle decisioni, la relazione diventa di tipo gerarchico, perché uno

Page 23: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

23

dei due membri assume il ruolo della figura genitoriale, non è sullo stesso piano dell’altro.

In questo caso la sessualità spesso scompare perché non c’è una relazione davvero intima,

viene a mancare il principio dell’Eros che presuppone “dare e ricevere”. La reciprocità va

distinta dalla similarità, ossia dall’assimilare l’altro. Nell’assimilazione l’altro viene

squalificato e spesso ritenuto la causa della sofferenza. La similarità impedisce la

costruzione del Noi perché la categoria di riferimento è “Me medesimo”. In un incastro di

questo tipo non vi è un adeguato riconoscimento della “differenza”. La reciprocità, invece,

comporta una valorizzazione della differenza, nell’ottica che “la differenza fa crescere”. La

reciprocità rappresenta, inoltre, un investimento verso il futuro della coppia perché il senso

del Noi va supportato e questo si verifica appunto in una situazione di reciprocità.

Il secondo elemento costitutivo di una relazione di coppia è l’intimità, intesa come senso di

prossimità, l’esperienza di vicinanza e calore che si può sperimentare nelle relazioni

d’amore. Affinché in una relazione possa essere conseguita questa sensazione di intimità,

dovrebbero essere presenti almeno quattro competenze: la capacità di richiedere un

accudimento al partner nei momenti di bisogno; la capacità di fornire accudimento al

partner quando richiesto; la capacità di sentirsi a proprio agio con se stessi in quanto

persona autonoma e indipendente, pur stando in coppia; la capacità di negoziazione

rispetto a eventuali discussioni che possono sorgere. I primi due punti fanno riferimento

all’equilibrio ideale tra capacità di dare accudimento e cercare accudimento.

Il terzo quesito richiama i concetti di autonomia e indipendenza all’interno delle relazioni,

per cui il senso di intimità in una relazione di coppia dovrebbe essere colto rispetto al

modo in cui i partner sperimentano il loro livello di indipendenza. In altre parole, come

confermano altri teorici che non abbracciano esclusivamente la teoria dell’attaccamento,

“un certo livello di indipendenza sembra essere un elemento necessario allo stabilirsi di

relazioni in cui vi sia un’effettiva intimità” (Erikson 1955; Winnicott 1958; Mitchell 2002 cit.

in Castellano, Velotti, Zavattini, 2010), nel senso che in una coppia “equilibrata” ci si

aspetta la presenza di due Sé separati e autonomi che vogliono stabilire un contatto e, allo

stesso tempo, vogliono preservare le loro differenze. Si parla non solo del bisogno della

vicinanza dell’altro, ma anche dell’equilibrio armonico che dovrebbe stabilirsi tra il bisogno

di prossimità fisica e psichica e la capacità di esplorazione dell’ambiente. Le persone sicure

si sentono più libere di dedicarsi contemporaneamente ad attività esterne alla coppia

Page 24: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

24

sentendo il partner “vicino” e in realtà tale libertà segna addirittura l’acquisizione della

funzione di base sicura all’interno della relazione di coppia. Al contrario, nei casi in cui la

funzione di base sicura “fallisce”, ad esempio per le persone ansiose che nella relazione di

coppia ricercano livelli di vicinanza e condivisione di sentimenti irrealistici, queste attività

“esterne” possono essere sentite come una minaccia, perché allontanano il partner e ne

distolgono l’attenzione che viene deviata dalla coppia verso altri interessi. Le persone

evitanti che tendono a rifuggire l’intimità possono incoraggiare in maniera eccessiva il

comportamento esplorativo del proprio partner, enfatizzando l’autonomia e l’indipendenza;

per esempio lo spingono verso un forte impegno lavorativo, suggerendo così a

quest’ultimo l’idea di non dover essere troppo presente fisicamente.

2.4 Il dialogo intimo

Che cos’è l’intimità e in che modo è possibile il suo raggiungimento? L’intimità è stata

considerata in modo diverso da studiosi di differenti aree della psicologia e implica un

insieme ampio di fenomeni e di processi. A volte è associata alla sessualità, altre volte alla

vicinanza emotiva tra gli individui. Hall (1966), per esempio, ha osservato la presenza di

una zona intima in cui gli interlocutori sono così vicini da entrare nello spazio personale

dell’altro. Facendo una digressione filosofica, potremmo dire che c’è intimità “quando il

ritirarsi all’interno di sé sfocia nella relazione con l’Altro; o, all’inverso, per dirla altrettanto

chiaramente, quando è attraverso l’apertura all’Altro che si scopre un più interno a sé, e

l’approfondimento dell’intimità all’interno di me avviene attraverso l’accesso al fuori di me

stesso” (Jullien, 2014).

All’interno di una coppia l’intimità è caratterizzata da vari aspetti: capacità di comunicare,

di negoziare i conflitti, di condividere attività, idee, tempo libero, di sentirsi liberi di

esprimere i sentimenti, di sostenere il partner in un periodo di crisi e di arricchirsi

attraverso uno scambio reciproco di sentimenti, bisogni, valori, attenzioni. Sintetizzando

potrebbe essere definito come un processo di conoscenza dell’altro e di reciproca

espressione di sé. Per poter raggiungere un buon livello di intimità occorre valutare il ruolo

della regolazione affettiva, nel senso che una coppia non può raggiungere uno stato di

intimità se non è in grado di regolare reciprocamente i propri stati affettivi e mentali in

funzione degli scambi con il partner. È importante vedere quali sono le micro oscillazioni

tra la prossimità e la distanza emotiva nelle interazioni tra i due partner. Possiamo

Page 25: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

25

chiederci se una coppia è in grado di mantenere un certo equilibrio tra questi due poli o se

invece c’è uno spostamento marcato verso uno dei due, ma è anche vero che una coppia

perviene a un proprio senso di soddisfazione, nel senso che potrebbe essere più funzionale

mantenere un’organizzazione che pende verso il polo della distanza (ad esempio relazioni

in cui i partner si sentono soddisfatti pur condividendo pochi interessi e in cui molto tempo

viene dedicato ad attività esterne alla coppia stessa, senza che questo rappresenti un

problema). Sul versante opposto esistono coppie che trovano un loro equilibrio pendendo

marcatamente verso il polo della vicinanza, come in quelle situazioni in cui i partner

conducono vite caratterizzate da una certa riduzione degli spazi individuali, nelle quali

tutto viene fatto insieme e dove le relazioni esterne sono molto limitate o addirittura

assenti.

La maggior parte delle interazioni tra i due membri della coppia si basa quindi su episodi di

rottura del contatto affettivo, cui segue la riparazione e dunque il ripristino del contatto,

che equivale anche al ripristino della sintonizzazione affettiva. Questo processo appare

destinato a ripetersi idealmente “all’infinito” (direi come un succedersi di gestalt), dando ai

membri della coppia la percezione complessiva della loro intesa. In effetti alcuni studiosi

hanno osservato che il fattore saliente per un normale sviluppo della personalità non è

tanto la sintonia affettiva tra il bambino e la sua figura di riferimento, o la stabilità affettiva

positiva in assoluto, ma al contrario è proprio la capacità di riparazione degli errori

interattivi: con l’accumulo esperienziale di riparazioni di successo, il bambino svilupperà

una rappresentazione di sé come soggetto efficace e dell’altro come attendibile e degno di

fiducia. “Questo senso di fiducia è cruciale per lo sviluppo di relazioni stabili e sicure”

(Bromberg, 2009).

Un rapporto di coppia funzionale non è quindi quello nel quale i due partner permangono

in stati di sintonia indefinitamente: in tal caso infatti potremmo essere di fronte a una

funzionalità apparente. È possibile in realtà che in questo tipo di coppie i partner non

avvertano le transizioni tra momenti di contatto e perdita di contatto, perché non arrivano

a percepire gli stati affettivi propri e del partner. Osservando i vari stili di attaccamento, gli

studiosi hanno rilevato che la relazione tra partner sicuri si caratterizza per la fiducia e la

capacità di accettare e aiutare l’altro, sentendosi a proprio agio vicino a lui. Inoltre i

partner sicuri sperimentano la sensazione che le rotture relazionali possono essere riparate

Page 26: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

26

senza perdere la rassicurante continuità del legame d’attaccamento, mentre nei partner

insicuri tale sensazione potrebbe essere sentita come incerta e di conseguenza le rotture

potrebbero essere considerate come qualcosa di deleterio e dunque da evitare oppure

potrebbero essere subite come evento inevitabile. Queste relazioni perderebbero in questo

modo la loro autenticità e dinamicità, sia per incapacità di segnalare le situazioni di perdita

del contatto affettivo, sia per l’incapacità di affrontare la fase di rottura e le emozioni che

comporta. Nelle coppie con stili di attaccamento insicuro ed evitante si osservano

comportamenti di difficoltà nella strutturazione dell’intimità, di insoddisfazione e infelicità

coniugale. In particolare i partner che presentano uno stile di attaccamento ansioso

provano disagio nella relazione, hanno difficoltà a esprimere sentimenti ed emozioni

positive, esprimono ansia di abbandono e vivono l’amore come ossessione coinvolgente. I

partner con attaccamento evitante avvertono disagio vicino agli altri, hanno paura

dell’intimità, sono gelosi, provano emozioni come ostilità, disprezzo e risentimento che

tendono a negare.

Riassumerei questo paragrafo affermando che nel funzionamento di una relazione gli

elementi fondamentali in gioco sono: la reciprocità, l’intimità, la relativa indipendenza, la

valorizzazione della differenza, l’equilibrio tra distanza e vicinanza emotiva, la capacità di

riparazione degli errori, la fiducia in se stessi e nell’altro. A questi elementi aggiungerei

l’importanza della complicità, della progettualità e dell’equilibrio tra accudimento,

attaccamento e sessualità. In molte coppie, infatti, lo sbilanciamento tra il sistema

motivazionale dell’attaccamento e quello dell’accudimento provoca schemi di interazione

rigidi in cui un partner assume esclusivamente il ruolo di accudente e l’altro quello di

ricevente, anche se in alcuni momenti del ciclo di vita questo sbilanciamento è fisiologico.

Pensiamo alle situazioni in cui un partner si trovi in una posizione asimmetrica rispetto

all’altro, cioè quando è particolarmente bisognoso di sostegno (ad esempio per problemi di

lavoro, salute o lutto).

Riguardo all’interazione tra attaccamento, accudimento e sessualità si può tentare uno

schema di questo tipo: le persone con un attaccamento sicuro sarebbero in grado di

negoziare con maggior successo l’integrazione tra sessualità e attaccamento, mentre gli

evitanti si contraddistinguerebbero per la tendenza a separare rigidamente passione e

amore (il famoso “sesso senza amore”: relazioni di breve durata con basso livello di

Page 27: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

27

coinvolgimento emotivo perché quest’ultimo potrebbe essere considerato pericoloso in

base alle esperienze passate di rifiuto); infine gli ansiosi tenderebbero a confondere i due

sistemi e mostrerebbero un coinvolgimento intenso e forte vicinanza, che è da collegarsi

alle risposte imprevedibili ricevute in passato, le quali hanno portato a un senso di sfiducia

nella disponibilità dell’altro. La scissione tra legame (attaccamento) e desiderio (sessualità)

che si può riscontrare in alcune relazioni può sfociare nella precarietà del legame.

Desiderio e attrazione sessuale vengono considerati da molti studiosi come funzionali

all’attaccamento perché stimolano la ricerca del contatto con l’altro e alimentano il

mantenimento del legame. Ma queste considerazioni, anche se apportano utili informazioni

al funzionamento della coppia, hanno il limite di rimanere centrati sui singoli partner.

Infatti andrebbe considerato anche l’aspetto interpersonale dei comportamenti sessuali e

le esperienze vissute nel presente con “quel” partner, ed è noto che i conflitti relazionali

possono interferire pesantemente con il desiderio e la soddisfazione sessuale. Piuttosto

frequenti sono anche le coppie in cui la componente della sessualità è assente (Fonagy,

2001), in cui cioè i partner appaiono intensamente attaccati l’uno all’altro con una relativa

assenza di interesse sessuale. A mio parere, il punto che va sottolineato, a conclusione di

questo paragrafo, è che ogni coppia ha una propria organizzazione funzionale rispetto a

questi sistemi motivazionali per cui non necessariamente uno sbilanciamento è da

intendersi come patologico. È anche possibile che, per alcune coppie, un’organizzazione

sbilanciata sia l’unica capace di “far sentire bene” i partner, che trovano così un equilibrio

nella loro relazione. Si tratterebbe, in questo caso, di copioni sentimentali stabili e poco

flessibili che, pur implicando un adattamento “difensivo”, non risultano tuttavia patologici.

2.5 Legami stabili: coppie felici e coppie infelici

L’esistenza di legami affettivi consolidati sembra essere un elemento fondamentale nella

promozione della salute, del benessere e della sicurezza individuale delle persone. Una

relazione riuscita è qualcosa di più di una relazione stabile, in quanto essa dovrebbe anche

consentire ai partner di sperimentare emozioni positive e percepire un senso di

soddisfazione (Simpson 1987, Vangelisti, 2004, cit. in Castellano, Velotti, Zavattini, 2010).

Ci sono relazioni in cui alla stabilità si associa un senso di felicità e quindi di riuscita, altre

in cui questo non accade. I macro e i micro eventi di vita che attraversano la relazione

impongono alla coppia continue riorganizzazioni o “aggiustamenti” che comportano delle

Page 28: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

28

modificazioni nei livelli di soddisfazione percepiti. Esistono infatti coppie che in linea

generale si ritengono soddisfatte, ma che comunque vivono nel quotidiano periodi di

benessere e felicità alternati a periodi di difficoltà, per circostanze di vita o per particolari

situazioni. Queste coppie si contraddistinguono per la capacità di gestire e tollerare le

difficoltà tramite la riconnessione emotiva e meccanismi di adattamento volti a superare il

disequilibrio.

Gli studi più recenti si sono focalizzati sulle diverse fasi della vita di una coppia osservando

che, per alcune coppie, la soddisfazione è fluttuante, ma tendenzialmente alta, mentre per

altre è fluttuante, ma tendenzialmente bassa (Bradbury, Fincham e Beach, 2000, cit. in

Castellano, Velotti, Zavattini, 2010). Queste ricerche rappresentano un superamento dei

risultati di studi precedenti che ipotizzavano fasi specifiche e regolari nel corso di un

matrimonio osservando, ad esempio, che nei primi anni di vita coniugale i livelli di

soddisfazione sono alti, per poi decrescere progressivamente dopo il decimo anno di

matrimonio o, secondo le ultime ricerche, dopo il terzo. In generale si può affermare che

per decidere quali sono le coppie felici dovremmo intenderci sul significato del termine

“felicità”. La felicità non dovrebbe essere intesa come una caratteristica stabile di una

relazione ma, al contrario, come uno “stato” che ogni coppia attraversa con modalità

diverse e per periodi più o meno lunghi. È quindi possibile affermare che ci sono relazioni

in cui alla stabilità si associa un senso di felicità e quindi di riuscita, altre in cui questo non

accade.

I partner che si trovano a vivere relazioni stabili ma infelici sembrano avere una

prevalenza di attaccamenti insicuri sia all’inizio della relazione, sia nel corso del tempo.

Alcuni studi hanno tentato di chiarire quali siano le esigenze emotive che inducono alcune

persone a rimanere all’interno di una relazione infelice, ossia, utilizzando il punto di vista

dell’attaccamento, quali siano le esigenze connesse al bisogno di mantenere il legame

d’attaccamento con il partner. Alcuni dati ci suggeriscono l’ipotesi che una persona che

abbia vissuto esperienze di attaccamento, nell’infanzia, con genitori sensibili e responsivi,

abbia appreso a riconoscere l’importanza di esprimere i propri bisogni di conforto nei

momenti di crisi e si consideri meritevole di avere sostegno (funzione del rifugio sicuro);

nello stesso tempo si può presupporre che questa persona abbia appreso a valorizzare il

proprio senso di autonomia e di crescita sapendo di non nuocere all’altro, con la fiducia

Page 29: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

29

che l’altro gli starà accanto e lo incoraggerà nella sua realizzazione personale (funzione

della base sicura). Se a un certo punto, nella relazione di coppia, a questa persona

vengono a mancare tali sensazioni di sicurezza dovremmo aspettarci che sia in grado di

avere una percezione chiara di quanto sta vivendo e di valutare i costi e le rinunce che tale

relazione potrebbe comportare in termini di senso di crescita del Sé con l’altro. Questo non

significa automaticamente che lascerà il partner perché gli trasmette insicurezza, ma che

sarà in grado di comprendere correttamente la situazione e cercherà di analizzare insieme

a lui (o lei) che cosa ha determinato la crisi, tentando di comprendere in che modo

“riparare” per ristabilire un contatto emotivo.

Pensiamo, invece, a una persona che abbia avuto esperienze infantili connotate da forte

preoccupazioni (stile ansioso-preoccupato) riguardo l’abbandono e che abbia una

considerazione di sé come non meritevole di conforto e di approvazione, tanto da sentirsi

in balia degli umori dell’altro: è probabile che la sua decisione di perpetuare un legame

anche se insoddisfacente sia dovuta al bisogno di avvertire la costante presenza di una

figura d’attaccamento al suo fianco, perché la sua assenza rappresenterebbe una

conferma del suo percepirsi come privo di interesse e di valore. Se un ipotetico partner

non sarà in grado di mettersi empaticamente in contatto con i suoi bisogni emotivi e

rifiuterà di starle sempre accanto, sentirà come oppressive le sue richieste e percepirà a

sua volta una profonda insoddisfazione. Tuttavia questa persona, piuttosto che non avere

accanto un partner, sceglierà di stare all’interno di queste emozioni che costituiscono

comunque una modalità di contatto con l’altro.

2.5 Legami instabili: coppie fluttuanti e coppie in crisi

Alcuni legami si contraddistinguono per un senso di instabilità. In questo caso può

verificarsi che le coppie, pur avvertendo l’instabilità della relazione, la possano

sperimentare come soddisfacente, oppure sentire che il loro legame è minacciato da un

senso indefinito di pericolo e di fallimento. Possiamo pensare di collocare queste due

tipologie di coppia ai due poli di un continuum. Da un lato possiamo collocare le coppie

“fluttuanti”, ossia quelle caratterizzate dalla percezione di momenti di estrema euforia e

felicità alternati a momenti in cui nulla sembra funzionare. Queste relazioni sono connotate

dalla percezione di una continua oscillazione, tra “alti e bassi”. All’altro polo troviamo le

coppie “in crisi”, cioè relazioni in cui l’instabilità del legame è accompagnata da una

Page 30: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

30

maggiore percezione di sentimenti negativi che portano uno, o entrambi i partner, a

denunciare lo stato di crisi del rapporto. Si tratta ad esempio di alcune delle coppie che

richiedono una psicoterapia. Nella maggior parte dei casi vi è un partner che denuncia la

crisi del rapporto e l’incapacità del proprio compagno di cogliere la gravità della situazione.

Chi all’interno della relazione si sente abbandonato o deluso prova spesso emozioni molto

forti: angoscia, dolore, rabbia. Le reazioni possono variare in relazione al grado di

consapevolezza di ciascuno di poter perdere la persona amata in virtù della crisi che si è

determinata. La possibilità di restare soli spinge ogni individuo a evitare questa

circostanza. Bowlby attribuisce l’origine di questo sentimento alla storia ancestrale

dell’uomo, facendo riferimento a quella fase del nostro passato remoto nel quale essere

soli significava essere esposti al pericolo dei predatori. Per queste ragioni “la minaccia di

perdere la figura d’attaccamento suscita angoscia e una vera e propria disperazione;

entrambe queste emozioni, inoltre, suscitano facilmente rabbia” (Bowlby, 1969).

La paura, la rabbia e la tristezza sono le risposte emotive universalmente riconosciute della

mancanza di disponibilità dell’altro: la paura attiva il sistema d’attaccamento in modo che

l’individuo possa ristabilire un contatto con la figura che ha un ruolo significativo sul piano

dell’attaccamento; la rabbia “sostiene” la persona nei suoi sforzi di ricongiungersi al

partner e rappresenta un segnale comunicativo volto a contrastare la mancanza di

disponibilità dell’altro (Bowlby, 1969). La tristezza subentra quando l’individuo riconosce

l’inutilità dei suoi sforzi per ripristinare la vicinanza alla figura d’attaccamento. In questo

caso la rabbia avrebbe una “funzione biologica”: infatti il partner che sperimenta un senso

di rabbia rispetto alla minaccia di abbandono è portato ad attivarsi per evitare che ciò

accada fino al punto di mettersi in discussione per cercare di recuperare il legame col

partner. Quando, invece, la sensazione di perdita è sentita come ineluttabile subentra un

altro tipo di rabbia, la rabbia della disperazione, che è priva di funzionalità ed è diretta

contro la persona che si sente ormai perduta. Il sentimento di rabbia in questi casi è

intriso di disperazione perché la persona non nutre più alcuna speranza di poter modificare

la situazione, per cui tutto l’odio viene riversato su colui il quale sembra impassibile di

fronte al dolore che l’altro sta provando. In casi opposti, un individuo può arrivare a

diventare così irritato al punto da spingere il proprio partner ad allontanarsi ulteriormente

sul piano emotivo. La rabbia e l’ostilità dirette contro la figura d’attaccamento sono

Page 31: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

31

dunque delle reazioni alla frustrazione e da questo quadro possono scaturire anche

comportamenti aggressivi e violenti.

Anche le altre emozioni possono evolversi in sintomi disfunzionali (Kobak, 1999, cit. in

Castellano, Velotti, Zavattini, 2010): la paura può trasformarsi in disturbo d’ansia o persino

in sintomi dissociativi; la tristezza in sintomi depressivi. Ciò avverrebbe soprattutto nelle

situazioni in cui queste emozioni non possono essere liberamente espresse perché

provocherebbero, ad esempio, ulteriore risentimento o conflitto con il partner. È possibile

anche che queste forti emozioni, per orgoglio o per tentativo di proteggersi, vengano

celate dietro una maschera di indifferenza. Un ulteriore approfondimento ci porta a

esplorare i motivi di queste reazioni così diverse. Mantenendo sempre valido il riferimento

alla teoria dell’attaccamento, è stato osservato, ad esempio, che le persone con

attaccamento ansioso tenderebbero a reagire in modo più forte alla minaccia della crisi,

sentendo che il pericolo della perdita è incombente. Le risposte d’attaccamento

diventerebbero intense, con reazioni di rabbia più forti durante la fase di crisi della

relazione, oppure con comportamenti altamente ansiosi e possessivi scaturiti dalle ripetute

minacce di separazione. Le persone con attaccamento evitante tenderebbero a esprimere

la sensazione di pericolo in modo meno manifesto, spesso minimizzando l’entità della crisi,

oppure chiudendosi ancora di più in se stesse. Queste persone potrebbero manifestare

indifferenza, sottolineare la loro autonomia e dichiarare di poter andare avanti benissimo

da sole, oppure possono sviluppare reazioni somatiche seguendo, per così dire, una

strategia di “materializzazione” delle problematiche affettive e dei sentimenti.

Page 32: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

32

CAPITOLO 3

LE FERITE RELAZIONALI

3.1 Relazioni nevrotiche: vivere nella menzogna

A volte la tensione emotiva tra i partner diventa talmente agghiacciante da ferire molto

seriamente la relazione. Il danno è proporzionale a quanto marito e moglie si sono scelti

per compensare deprivazioni subite nell’infanzia. Ognuno dei due coniugi infatti spera che

il partner possa lenire quelle manchevolezze che nel passato gli sono state inferte da

genitori egocentrici o distratti. Ma colmare le lacune e calmare le ferite del compagno è

impossibile: spesso la fame di appagamento aumenta e quindi chi durante l’infanzia era

stato deprivato dell’amore di cui aveva bisogno si scatena e vuole sempre di più. Il

bambino interno ferito riemerge costantemente, desideroso di provare una perfetta

beatitudine: pretende, reclama e protesta. Questo succede perché la sofferenza dimora

stabilmente nel mondo interiore di ogni adulto “incompiuto” ed esce impetuosamente allo

scoperto. Quando trova un ambiente relazionale deludente, la fame d’amore si amplifica e

diventa devastante. Qualche volta la disillusione allontana dalla realtà facendo “ammalare”

la coppia (e l’intera famiglia se sono presenti dei figli). Qualche altra volta invece lo

sconforto viene messo a tacere con l’uso smodato di sostanze che calmano ogni

inquietudine. Altre volte il caos familiare viene mimetizzato dal silenzio.

Anche se all’interno del nucleo familiare covano rabbia e dolore, genitori e figli sembrano

abbastanza adeguati e adattati. La famiglia struttura così un legame confusivo,

apparentemente normale ma di tipo narcisista, in cui abita un individuo (o più) confuso e

immaturo. Questa famiglia infatti sembra sufficientemente attrezzata per far fronte alla

vita quotidiana nonostante sia disorganica al suo interno e caratterizzata da frequenti litigi,

e diventa impenetrabile. È infatti complesso conoscere da vicino i giochi relazionali che la

attraversano e la soffocano. Le coppie patologiche costruiscono spesso attorno al nucleo

familiare, al di là di ogni apparenza, un involucro protettivo inviolabile.

Prendiamo ad esempio il modello della coppia in cui uno dei due crea un’immagine

grandiosa di sé e onnipresente, mentre l’altro è silenzioso ed evitante. Entrambi

rimangono vicendevolmente incastrati e mettono in atto un copione relazionale difficile da

modificare. Pur non sentendosi intimamente e teneramente uniti e pur accorgendosi ben

Page 33: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

33

presto che quello che avevano intravisto era un totale abbaglio, non possono allontanarsi

e si feriscono quotidianamente. La slealtà, la bugia e l’inganno sono il segno di una

psicopatia di coppia. In queste famiglie l’amorevolezza è dunque pura apparenza e ogni

smascheramento di questa verità mette in moto una reazione furiosa. Un coniuge accusa,

l’altro si difende. Anche se il primo sa da sempre che l’amore che riceve non lo soddisfa,

pretende di rimanere nel suo mondo dei sogni. L’inganno permette di rimanere nella

dimensione confusiva che lo rassicura. Si crea una complicità patologica. La menzogna

funziona da rassicurazione nella mente di chi si sente offeso, così entrambi si ritrovano

nella condivisione della falsità e nel supporto reciproco che si danno per sostenerla.

Ci si può chiedere come mai una relazione così nevrotica duri nel tempo e uno dei due

partner non si ponga la domanda “Se non ti amo, perché sto con te?”. Due individui

patologici uniti da un rapporto di tipo collusivo non possono rompere il loro rapporto,

perché la coppia patologica si fonda su di un unico inconscio relazionale che la tormenta

sia se convive, sia se si separa. È come se a livello inconscio ciascuno dei due cercasse

proprio quella persona per trovare una soluzione ai propri drammi personali. Per ognuno

dei due partner lasciar allontanare il compagno o decidere di andarsene di casa

rappresenta un’azione difficile, visto che la sua struttura di personalità si regge sulla

presenza del partner. Da solo sente di non avere nessun valore. Ho già accennato nel

primo capitolo a quanto il dolore e la paura di essere abbandonato riguardi, ad esempio, la

struttura orale, accanto alla rabbia contro “l’oggetto d’amore” che abbandona (Marchino,

Mizrahil, 2014).

La coppia patologicamente fusa non riesce a slegarsi: l’uno è la tessera mancante

dell’altro, il partner è quel carnefice che fa sentire buoni, oppure il poveretto che fa sentire

di essere delle persone di grande valore, o il bisognoso che non si lascia senza aiuto. Da

soli sentono di perdere la stabilità: il marito sente di avere un assoluto bisogno di una

moglie su cui scaricare rabbia, collera e sdegno, così come una donna arriva a credere di

aver bisogno del proprio compagno per addossargli i suoi malumori. La coppia incastrata

da un sentimento di oppressione, e bloccata da un attaccamento patologico, non riesce ad

affrontare un cambiamento. Uno va quindi sempre appresso all’altro: lo tiene

costantemente d’occhio, legge le sue mail, vuole condividere ogni situazione sociale in cui

è invitato il compagno. Ed è immensamente geloso del suo spazio privato. Mette lingua

Page 34: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

34

anche nei campi nei quali il compagno è sicuramente più competente, cimentandosi nelle

stesse attività per cercare di eguagliarlo e, se non riesce nell’intento, si accontenta di

denigrarlo, svalutarlo, svilirlo per metterlo sul suo stesso piano. Diventa quindi un pesante

rivale in tutto. L’angoscia di essere una nullità alimenta l’unione infedele, unito al bisogno

di trovare un nuovo appoggio e una nuova opportunità per recuperare autostima.

La logica del legame disperato e disperante tiene unita la coppia afflitta da un incurabile

mal d’amore. La mancanza di soluzioni si trasforma in pretesa, rabbia e rivendicazioni che

va a colpire il partner il quale si difende al fine di non essere svalutato. Nessuno dei due

quindi si stacca, pur sentendosi ingiustamente aggredito perché nessuno dei due tollera di

portare la colpa per una qualsiasi azione che danneggi il coniuge. Entrambi hanno bisogno

di credersi una vittima che si sacrifica per il bene dell’altro. Le colpe depressive, che

porterebbero a una riparazione risolutiva, spariscono e restano a galla solo le colpe

persecutorie. È infatti più tollerabile riconoscere ciò che si subisce di quanto sia possibile

ammettere ciò che si infligge. Espiare giorno dopo giorno libera da un opprimente senso di

colpa, permettendo di addossare, attraverso processi di scissione e di negazione, ogni

responsabilità al coniuge. Quale miglior sacrificio si può compiere di quello di rimanere

accanto a un compagno che si detesta? Un’unione conflittuale quindi, o un divorzio

travagliato, rappresentano il “castigo” che allevia la colpa.

3.2 Relazioni conflittuali

“Quando la sofferenza scende nella nostra anima, gli orizzonti della speranza del futuro si

oscurano” (Eugenio Borgna)

Prima di affrontare il conflitto di coppia credo sia opportuno chiarire se il conflitto sia un

bene o un male per la relazione.

Il conflitto è vissuto e interpretato da ognuno di noi come negativo, è considerato un

termometro importante della crisi della coppia, l’espressione di ciò che non va nella

relazione, la difficoltà dei partner a comunicare e accettare le differenze tra loro. Può

manifestarsi a livelli tali da impedire ai partner di affrontare le situazioni relazionali

problematiche che incontrano nel percorso di vita insieme. Alcune ricerche dimostrano

però che la situazione relazionale non è migliore in coppie che evitano la discussione dei

problemi relazionali e, in modo più generale, ogni forma di conflitto. A volte l’evitamento

Page 35: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

35

del conflitto è espressione della credenza che per essere felici bisogna andare sempre

d’accordo. Questa credenza mitica può nascondere la paura di perdere la stabilità

conquistata per cui ogni discussione conflittuale in cui si esprime la differenza tra i partner

acquista il significato di una minaccia di cambiamento che viene vissuta come possibile

rottura e non come una crescita.

Quando i conflitti sono evitati, il legame affettivo tende a strutturarsi sui “non detti”, su

un’illusione di stabilità e di serenità e la relazione tra i due partner viene vissuta “come se

tutto andasse bene” (relazioni patologiche). Si configurano così schemi che escludono la

possibilità di esistere come soggettività, di esprimere se stessi, di sentirsi individui liberi

all’interno della relazione. I bisogni personali, l’espressione di ciò che si desidera di più

dall’altro e dalla relazione sono evitati, in quanto possono facilmente distogliere

dall’obiettivo principale: la stabilità familiare. La vita è vissuta all’insegna dei devo (“Devo

cercare di assolvere a tutti i miei compiti”, “Devo proteggere la mia famiglia e per questo

devo lavorare per sostenerla in modo adeguato”). Il legame viene avvertito come stretto e

rigido ed è facile che i partner possano cercare il senso di “libertà di essere e di sentire” in

relazioni extraconiugali.

In una coppia l’evitamento della conflittualità può essere anche espressione di rapporti di

potere tra i partner. In una relazione affettiva autentica il riconoscimento delle differenze e

la capacità di esprimere il proprio disaccordo rispetto a opinioni, idee, atteggiamenti

comunicati dal partner sono ingredienti fondamentali per essere soddisfatti e felici. A volte

però accade che un coniuge neghi all’altro la possibilità di esprimere liberamente opinioni

contrarie alle sue e si arrabbia se il suo modo di pensare e di vivere la relazione di coppia

non corrisponde al proprio. Questo può accadere sia in modo manifesto, sia in modo più

sottile: attraverso la squalifica dell’altro. Di solito questo avviene perché il partner

interpreta l’espressione della diversità come una sfida alla sua autorità. Centrato su di sé,

sulle proprie convinzioni, pensa che il mondo sia soltanto come lui lo vede e non ammette

contraddittorio.

Concludendo, il conflitto sembra non essere un fattore di rischio per la qualità della

relazione coniugale (Raffagnino, 2010). Nonostante questo, però, molte coppie vanno in

terapia, come la letteratura conferma, perché la loro vita è un inferno per i continui litigi,

anche violenti, che caratterizza il loro rapporto. Chiedono di essere aiutati a ritrovare il

Page 36: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

36

piacere di un dialogo tranquillo, che non vuole dire accettare passivamente l’opinione o le

richieste del partner per il quieto vivere, ma riuscire a sostenere la differenza, la possibilità

di affermare ciò che non va senza distruggersi. Comprendere il valore positivo del conflitto

potrebbe già essere un primo aiuto per la coppia, considerarlo come un momento di

confronto in cui si chiariscono i punti di disaccordo, si accettano le diversità e sia possibile

manifestare liberamente opinioni e sentimenti. Il concetto da accettare è che un’ostilità

aperta, anziché essere distruttiva del dialogo, può aiutare a sostenere la relazione. Dietro

ai comportamenti distruttivi del dialogo conflittuale (rabbia, critica, accuse, violenza) si

nascondono spesso i bisogni e i desideri insoddisfatti, le aspettative deluse, i “non detti” e

le paure. Spesso il ricordo di discussioni in cui non ci siamo sentiti compresi dal partner

può attivare l’aspettativa che anche in una successiva discussione possiamo non essere

compresi. Se tale episodio conferma questa aspettativa è facile che, nella nostra mente, si

formi l’immagine del partner come di una persona che non riesce a comprendere e questo

induce ancora a pensare che non si verrà mai compresi. Questa fantasia ci rende sensibili

a tutti quei comportamenti e atteggiamenti che tendono a confermarla, creando così una

profezia che si auto avvera.

Le ricerche hanno confermato che nelle unioni felici i partner tendono a scambiarsi

comportamenti positivi, come empatia, umorismo, interesse, sorriso, che facilitano la

comprensione reciproca. Inoltre svolgono di frequente una funzione di sostegno all’altro,

cosa che ha un ruolo importante nella mediazione del conflitto, e sono capaci di utilizzare

processi sociali come la meta comunicazione, l’esplorazione dei sentimenti, lo scambio

delle informazioni, la distrazione, la scoperta di aree comuni e anche il pettegolezzo. I

“processi sociali”, secondo gli studiosi, sono in grado di aggiustare le interazioni conflittuali

(Gottman e Silver, 1999, cit. in Raffagnino, 2010).

Spesso, nelle coppie in crisi, durante un litigio i partner tendono a comunicare valutazioni

negative sull’altro, a esprimere sentimenti ostili relativi alla relazione o a manifestare

atteggiamenti di critica e di disprezzo verso il partner. Le ricerche hanno identificato in

particolare quattro tipi di comportamento che possono avere effetti molto negativi

sull'interazione coniugale: critica, disprezzo, difensiva, ostruzionismo (i cosiddetti “quattro

cavalieri dell’apocalisse”). La critica va distinta dalle lamentele, che non sono negative in

quanto, attraverso esse, esprimiamo una nostra insoddisfazione; la critica, invece, è un

Page 37: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

37

attacco alla persona, al suo essere, alla sua personalità e quando diventa abitudine apre la

strada al disprezzo che implica l’umiliazione dell’altro. “Il disprezzo è velenoso per un

rapporto in quanto trasmette disgusto. È praticamente impossibile risolvere un problema

quando il partner si accorge di essere oggetto del vostro disprezzo” (Gottman e Silver,

1999). Critica e disprezzo, di solito, determinano un atteggiamento di difesa “che è un

modo di rimproverare il proprio partner” o, ancora di più, un atteggiamento di

ostruzionismo, un evitare, un disimpegnarsi emotivamente dalla relazione. La reazione

difensiva è il terzo cavaliere dell’apocalisse: il partner ripetutamente attaccato con offese,

critiche, disprezzo, reagisce mettendosi in una posizione di difesa, non ascolta più l’altro,

nega le sue responsabilità, s’inventa pretesti per i problemi che si verificano. Dalla

reazione difensiva, il passo verso una relazione in cui i partner non hanno più nulla da dirsi

è breve: la reazione difensiva porta al silenzio e poi alla separazione perché si sente che

ormai è perduto l’interesse di stare insieme.

A mio parere esistono altri comportamenti che portano la coppia a un dialogo fallimentare

e quindi a un conflitto sterile: recriminare, rinfacciare, predicare. Recriminare, ossia

sottoporre il partner a un processo in cui vengono puntualizzate le sue colpe, tende a

produrre in chi è accusato reazioni di ribellione in cui le emozioni in gioco sono il rifiuto e

la stizza. È come se questa reazione emotiva cancellasse la colpa e facesse nascere solo la

voglia di scappare o di aggredire. Infatti nella comunicazione non conta soltanto il

significato di ciò che diciamo: il come lo diciamo ne amplifica o ne trasforma l’effetto. Il

rinfacciare è un atto comunicativo che produce effetti ancora più disastrosi del recriminare.

La persona che rinfaccia si pone come vittima dell’altra, accusandola di averla fatta soffrire

con le sue azioni, quindi usa la propria sofferenza per indurre il partner a cambiare

comportamento. Ma purtroppo spesso il risultato è che il partner non solo non cambia

comportamento, ma si arrabbia e diventa ancora più opprimente. Questo risultato

paradossale può essere spiegato ricorrendo allo studio delle relazioni interpersonali e dei

loro effetti. Gli studi confermano infatti che chi si pone come “vittima” costruisce i propri

“aguzzini”. Si viene a stabilire cioè tra i partner una forma di complementarità patogena

della comunicazione che tende a strutturarsi come un vero e proprio copione relazionale in

cui chi è colpevolizzato è portato a reagire rifiutando o aggredendo l’altro che,

vittimisticamente, lo mette in questa posizione. Pur non avendo ancora svolto sessioni di

counseling con coppie, durante la mia esperienza di tirocinio ho potuto osservare più volte

Page 38: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

38

questo comportamento vittimistico in giovani donne che hanno chiesto supporto attraverso

la relazione di aiuto. In genere ho trovato che il conflitto di coppia è uno dei motivi per i

quali ci si rivolge più spesso al counselor o al terapeuta.

Per quanto riguarda il predicare, Nardone afferma che questo atteggiamento rappresenta

il “trasporre nella relazione a due un metodo preso a prestito dalla sfera del sermone

morale e religioso” (Nardone, 2013). Infatti la struttura del fare la predica è il proporre ciò

che è giusto o ingiusto a livello della morale e, sulla base di questo, esaminare e criticare il

comportamento altrui. L’effetto di questa azione comunicativa è di far venire la tentazione,

anche in chi non ce l’ha, di trasgredire le regole morali poste a fondamento della predica

stessa! È interessante notare che all’interno di una “buona predica” possiamo trovare sia la

recriminazione che la puntualizzazione e il rinfaccio vittimistico. In questo senso fare le

prediche rappresenta la quintessenza di un dialogo disastroso. Le stesse reazioni di

irritazione e allontanamento del partner si generano in altre forme di comunicazione, come

l’affermare: “Te l’avevo detto” e “Lo faccio solo per te”. Questa affermazione fa sentire

l’altro in debito e lo costringe a subire qualcosa che lo fa sentire inferiore, bisognoso di un

generoso atto altruistico. Il più delle volte questo aiuto arriva non richiesto ed è irritante

perché mette in una condizione emotiva ambivalente: “dovrei ringraziarlo per la

generosità, ma sono in difficoltà in quanto non è stata da me richiesta, né desiderata”.

Quando uno dei due partner fa pesare all’altro un proprio sacrificio o addirittura un piccolo

favore, questo indica il proprio bisogno di essere riconosciuto e gratificato per ciò che, se

fosse stato davvero generoso, dovrebbe aver fatto senza averlo fatto notare. Credo di

poter individuare in questo atteggiamento il tratto caratteriale dell’“enneatipo due” (uno

dei nove tipi di cui è composto l’Enneagramma, una mappa di personalità). Questo tipo di

personalità infatti è bloccato in questo comportamento nevrotico, la falsa generosità, che

si manifesta attraverso un continuo bisogno di “dare” e un continuo bisogno di ricevere, in

cambio, approvazione e riconoscimento.

3.3 Rottura del legame e lutto amoroso

I legami di attaccamento ci accompagnano “dalla culla alla tomba”. Infatti, come ho già

scritto, una relazione di coppia soddisfacente in cui i partner fungono da base e rifugio

sicuro può aumentare il senso di sicurezza, modificare la percezione di sé, soddisfare

Page 39: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

39

bisogni insoddisfatti, lenire ferite non riconosciute nell’infanzia. Non a caso lo stato

d’animo degli adulti privi di un legame amoroso viene definita solitudine emozionale

(Weiss, 1975). E così la perdita di un legame sentimentale può provocare alti livelli di

stress e disagi fisici e psichici che possono comprendere un’ampia gamma di malattie e

disfunzioni del sistema immunitario, fino ad arrivare a varie forme di comportamenti

disadattivi e perfino a gesti estremi come il suicidio.

Nell’ottica della teoria dell’attaccamento l’abbandono del partner si configura come la

perdita della figura d’attaccamento. Separazione e perdita sono i termini che Bowlby

utilizza per indicare l’inaccessibilità della figura d’attaccamento. La sensazione di possibile

perdita del legame può essere interpretata diversamente dai due partner. Può accadere

che, mentre un partner sente che il rapporto è alle ultime battute, l’altro non si sia

nemmeno accorto di essere messo in discussione.

Il cosiddetto divorzio psichico, alla luce della teoria dell’attaccamento, si articola in tre fasi

che rispecchiano quelle delle relazioni primarie: protesta, in cui non ci si rassegna alla

perdita e ci si illude che il legame possa essere ripristinato; fase di sconforto e

disperazione in cui prevalgono la perdita di speranza e la delusione; fase del distacco

emotivo, in cui si rinuncia a tenere vivo il legame. La separazione e il divorzio sono anche

da intendersi sul piano psichico come un processo di lutto per un rapporto che, per diverso

tempo, ha rappresentato la relazione d’attaccamento principale e, spesso, l’investimento

affettivo nei confronti dell’ex partner dura sotto forma di rabbia e di conflittualità. Un

aspetto interessante è che questo processo corrisponde a un cambiamento della

rappresentazione dell’altro, interno al soggetto: “l’altro si rivela diverso da quello che in

precedenza il soggetto aveva costruito dentro di sé”. (Lorenzi, 2010). Spesso la persona si

trova sospesa fra la delusione (“non sei come mi aspettavo che fossi”) e una dolorosa

accettazione di quel che rimane, nonostante tutto, dell’immagine idealizzata del partner.

Fino all’accettazione, che si può considerare il fine maturo del lavoro amoroso, dei risvolti

positivi insiti in una “diversità” che, in un primo momento, non si era desiderata.

Nel gruppo di auto-mutuo-aiuto di cui sono facilitatrice, formato da persone che soffrono

di depressione, ho potuto osservare dal vivo tutte queste sfumature in alcuni partecipanti

caduti in depressione dopo una separazione: Mario, ad esempio, manifestava

continuamente la propria disperazione attraverso atti autolesionistici (tagli sulla cute) e

Page 40: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

40

tentativi di suicidio; Silvia è bloccata, da oltre un anno, nella fase della protesta in cui non

riesce a rassegnarsi alla perdita del compagno; Maddalena, dopo aver vissuto un periodo

piuttosto intenso di depressione, in cui non son mancati anche per lei momenti di

disperazione e propositi di suicidio, ha elaborato il lutto e vive, da alcuni mesi, una fase di

benessere fisico e psichico in cui ha ripreso ad alimentarsi in modo corretto (era dimagrita

notevolmente dopo il divorzio) e a condurre una vita normale, scoprendo nuovi interessi.

In un’ottica allargata si può considerare l’esperienza del lutto “come un normale vissuto di

tutte le vicende della vita passionale amorosa” (Lorenzi, 2010). Infatti la vita amorosa è

costellata di piccoli-grandi lutti che sono fisiologici, perché importanti per il rafforzamento

del legame con l’altro sul piano della realtà condivisa. E anche utili, perché, attribuendo

alla relazione caratteristiche di realtà, tendono alla realizzazione di qualcosa che altrimenti

sarebbe solo sogno (Johnson, 1987, cit. in Lorenzi, 2010). Secondo Freud, in base alla

collocazione della perdita amorosa, possiamo distinguere una perdita sentita nello spazio

esterno all’individuo (lutto) da “un’assenza” interna che dà luogo alla malinconia in senso

stretto. “Nel lutto è il mondo che si svuota e si impoverisce, nella malinconia è l’Io stesso”

(Lorenzi, 2010). “Nel lutto la perdita dell’oggetto d’amore lascia il soggetto abbandonato e

triste, privo di nutrimento […]. Il soggetto sperimenta una vera e propria “fame dell’altro”,

una fame insaziabile, così che spesso la perdita rischia di caricarsi di venature persecutorie

fino a diventare un attacco autodistruttivo contro il Sé. In altre parole, non potendo

attaccare l’oggetto d’amore ormai perduto, il soggetto finisce per attaccare il proprio vuoto

interno, l’assenza che l’altro, allontanandosi, gli ha lasciato dentro. Può sorgere una rabbia

diretta verso l’unica cosa dell’altro che rimane: la sua rappresentazione interna” (Lorenzi,

2010).

La fine di una relazione amorosa comporta il confrontarsi con uno dei più tipici vissuti di

perdita. Non si tratta di una condizione in cui qualcosa di oggettivo e materiale non esiste

più, ma viene sperimentata la perdita di qualcosa che è soggettivamente significativo, con

conseguente perdita di senso della vita. Con il passare del tempo nella condizione

fisiologica le esplosioni di dolore si attenuano, il sonno e l’appetito ritornano e così

l’interesse per il mondo. L’assenza che l’altro ha lasciato si riempie o comunque diventa

più sostenibile. Viene rimesso in discussione l’assetto dell’identità che può promuove

tendenze regressive, le quali favoriscono il riemergere di possibilità “altre”: si riscoprono

Page 41: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

41

passatempi, attività lavorative, persone e relazioni abbandonate, piaceri dimenticati. Si

attiva un contatto con una serie di nostri “doppi”, intesi come identità che saremmo potuti

essere, ma che non siamo stati.

Ma non sempre le cose vanno così. A volte le reazioni all’esperienza di perdita possono

essere abnormi e assumono le caratteristiche del lutto patologico, sia per intensità delle

crisi di dolore e di disperazione (presenti anche nel lutto fisiologico), sia per la durata. Può

variare anche la qualità delle espressioni psicopatologiche e comparire la tendenza ad atti

aggressivi verso se stessi (retroflessione), o verso gli altri. A volte si delinea anche una

condizione “che può assumere aspetti di pericolosità sul piano sociale” (Lorenzi, 2010).

Può anche verificarsi un marcato ritiro sociale e incapacità a svolgere le consuete attività.

Alcuni studi hanno comunque rivelato che i lutti patologici possono essere inquadrati

anche con criteri psicogenetici: sono fondati cioè su una serie di condizioni

psicopatologiche che sarebbero a monte della manifestazione clinica. (Parkes, 1972, cit. in

Lorenzi, 2010). Questi lutti sono caratterizzati da un’insistente “percezione di presenza”

della persona amata. Inoltre sono presenti in modo ripetuto auto rimproveri e idee di colpa

nei confronti dell’altro, di cui si continua a mantenere altissimo il livello di idealizzazione e

verso il quale ci si sente ancora carichi di doveri, ad esempio accondiscendere alle sue

abitudini o ai suoi capricci del passato, come se fosse ancora presente.

Il lutto patologico conseguente alla fine di una relazione ambivalente, invece, è connotato

da sentimenti di liberazione e di esaltazione. All’inizio prevalgono l’ottimismo, le condotte

esplorative e un senso di pienezza, in altre parole comportamenti che sembrano negare il

vissuto di dolore. Successivamente però compaiono manifestazioni di dolore e disperazione

che il tempo non lenisce, anzi spesso aggrava. La mia esperienza conferma questa

descrizione: Paola, per esempio, che ho conosciuto durante la mia attività di tirocinio,

sembrava felice di uscire con gli amici subito dopo l’abbandono del marito, ma dopo

qualche settimana era in preda a crisi di pianto inconsolabili. Infatti il lutto patologico che

si verifica dopo la rottura di un rapporto ambivalente è segnato da questi passaggi. Sono

frequenti anche agiti e comportamenti autopunitivi, se non autolesivi. In altre parole

compaiono comportamenti finalizzati a un’espiazione postuma per il fallimento della

relazione amorosa: condotte riparative di quanto non è stato fatto o del male compiuto

nella relazione che si è interrotta.

Page 42: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

42

Questa situazione è stata riassunta da Freud nell’immagine dell’ombra dell’oggetto che

ricade sull’Io, con sentimenti aggressivi rivolti verso di sé. L’esistenza di queste persone

può configurarsi come una coazione a ripetere il fallimento in ogni nuova relazione

amorosa. Altre volte si sceglie una persona che è agli antipodi rispetto alle proprie

inclinazioni, condannandosi così a un rapporto vissuto come insoddisfacente che acquista il

significato di una riparazione del rapporto precedente. Relazioni simbiotiche con profondo

attaccamento e dipendenza possono dar luogo a lutti patologici con la permanenza, anche

dopo molto tempo, di quegli attacchi di dolore tipici delle prime fasi del lutto non

patologico. In queste persone il ricordo dell’altro viene trattato come un feticcio, con il

tentativo di ingessare il tempo, le cose e gli oggetti che “hanno visto l’altro”, come se

questi oggetti potessero impedire al tempo il suo corretto fluire. Ricordo infatti che una

signora del gruppo custodiva intatto l’accappatoio del compagno, rifiutandosi di lavarlo

anche a distanza di anni dalla separazione. Un’evoluzione di questo tipo può determinarsi

nella coppia caratterizzata da dipendenza in ciascuno dei due partner, a prescindere dal

ruolo apparentemente svolto dentro la coppia. La dipendenza amorosa è l’oggetto del

prossimo paragrafo.

3.4 Dipendenza amorosa e coppie simbiotiche

La dipendenza affettiva è la madre di tutte le dipendenze; tuttavia spesso non è

riconosciuta come tale perché si pensa erroneamente che dipendere dall’altro sia una

manifestazione dell’amore autentico. Il vero amore invece è basato sulla libertà; è quello

in cui una persona autonoma, che sa stare anche da sola, decide di unirsi a un’altra.

L’autonomia è il presupposto, quindi, dell’amore autentico. La dipendenza amorosa è poco

tangibile perché la persona non è dipendente da una sostanza o da un oggetto: dipende

da una presenza. “Quando la persona amata scompare, il dipendente affettivo si ritrova in

piena astinenza: tutto il suo essere è alla deriva, in un’angoscia emotiva simile al martirio.

Il dipendente affettivo presenta un terribile handicap: l’incapacità di essere felice, cui fa

fronte procurandosi una stampella: l’altro. Dipende dall’altro per essere felice e,

soprattutto, per essere amato. Diventa dipendente dall’altro per provare qualcosa e per

esistere. Perde del tutto la sua autonomia” (Deetjens, 2010).

La paura viscerale dell’abbondono e l’assenza di amor proprio, due caratteristiche tipiche

del dipendente affettivo, completano il quadro. Il bisogno d’amore nella persona

Page 43: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

43

dipendente è compulsivo e insaziabile e oltre a portare a un comportamento sottomesso

conduce a un’angoscia di separazione. All’origine della dipendenza affettiva vedo

emergere, spesso, i tratti tipici del “carattere orale” (spesso riconoscibile negli enneatipi 2,

3 e 4 dell’Enneagramma, i cosiddetti “emotivi”). La persona cerca al di fuori di sé l’amor

proprio che non è riuscita a sviluppare. Infatti spesso chi non riesce ad avere amor proprio

e autostima sogna l’amore che colmi l’immenso vuoto che lo pervade e il giorno in cui il

dipendente affettivo si trova in coppia, l’altro acquista un valore inestimabile, che però non

sempre è reciproco. Di fatto venera un’icona, la idolatra. Nella relazione finisce per sparire

progressivamente e diventare l’ombra dell’altro. Non c’è una vera relazione, ma solo

l’inseguimento dell’illusione di un amore passionale.

I rapporti simbiotici sono patologici perché, riproducendo a oltranza il legame fusionale e

confusivo tra il bambino e la madre, tipico dei primi mesi di vita, non danno la possibilità a

ciascun partner di realizzare una relazione paritaria. I componenti di una coppia simbiotica

non sono infatti psicologicamente adulti e, pur potendo vivere insieme, sono destinati a

momenti drammatici quando uno dei due viene a mancare. E spesso nei casi in cui, dopo

la morte del coniuge, l’altro lo segue molto in fretta, non è tanto il loro volersi bene a

determinare la ravvicinata morte del superstite, quanto il fatto che questi era dipendente

dal coniuge deceduto e dopo la sua scomparsa non è stato in grado di gestirsi la vita da

solo.

Il dipendente affettivo in genere è un amante attento e sempre pronto a soddisfare il più

piccolo bisogno dell’altro, dimenticandosi di se stesso. Pensa di non meritarsi di dedicare

del tempo a sé, crede che la vita si svolga altrove. Trae sollievo solo dal piacere altrui e la

paura di perdere l’altro lo imbavaglia. La sensazione di non valere molto lo rende muto.

L’altro ha tutta la sua attenzione: lo esamina minuziosamente, lo analizza e lo

psicoanalizza. Si costruisce lunghi scenari e sogna per due, perché da solo non ci riesce. In

preda a una divorante passione, non è innamorato di qualcuno, bensì di un’immagine, di

una percezione, di un’illusione della perfezione. Il suo bisogno d’amore è infinito. Niente gli

dà veramente sicurezza. In genere si innamora non per star meglio con qualcun altro, ma

per sentirsi meno peggio con se stesso. Non è in contatto con le proprie emozioni, le vive

attraverso l’altro. Nega i propri bisogni e si accontenta di poco. Nonostante si ritenga

abbastanza fedele, se è troppo succube della dipendenza rischia di diventare l’ombra di se

stesso che minaccia di sprofondare nel lato oscuro della propria debolezza. Può allora

Page 44: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

44

moltiplicare le proprie relazioni per paura del rifiuto, della solitudine e del vuoto,

rischiando, suo malgrado, di diventare un infedele.

3.5 Amore narcisistico

“L’egoismo non consiste nel vivere come ci pare ma nell’esigere che gli altri vivano come

pare a noi” (Oscar Wilde)

Un narcisismo malato ha effetti deleteri sulle relazioni affettive, in particolare su quelle

amorose. Esistono un narcisismo sano e uno patologico. Il primo corrisponde all’amore e al

rispetto di sé, a una giusta dose di autostima e di auto fiducia. È quindi garanzia di salute

contro la depressione ed è alla base di un senso di benessere e di sicurezza, caratteristiche

indispensabili per un buon rapporto con se stessi e gli altri. Il narcisismo patologico,

invece, si verifica quando la persona investe troppo sul Sé, interessandosi molto della

propria immagine esterna e trascurando quella interna. Questo processo avviene quando il

bambino, per farsi accettare dagli adulti, sacrifica fin da piccolo la propria identità,

sostituendola con un’immagine che non gli appartiene (la brava “donnina”, l’ometto”,

ecc.). Impara cioè a negare, già dai primi anni di vita, i propri sentimenti, reprimendo

specialmente la paura, la rabbia, la gelosia, la tristezza perché danneggiano l’immagine

che i “grandi” hanno di lui. L’immagine da offrire agli altri diventa talmente importante da

innamorarsene, come nel mito di Narciso. E così un “Io grandioso” compensa un Sé

povero, ma il contrasto tra quello che si vuole apparire e quello che si sente porta a

disturbi patologici: sensazione di vuoto, incapacità di sentire, demotivazione al vivere e

quindi depressione o ipocondria.

Il narcisista soffre soprattutto di una rappresentazione instabile di sé, con reazioni

contrastanti: grandi ambizioni e crisi di insicurezza, fasi megalomaniache e sentimenti di

inferiorità, momenti maniacali e incertezze, troppa sicurezza e insicurezza. Presenta quindi

scarsa o assente capacità relazionale. A livello di coppia non sa vivere i rapporti nel segno

della reciprocità, perché incapace di amare. L’iperinvestimento sul Sé porta a un

ipoinvestimento sul partner, con il quale non riesce a entrare in sintonia ed empatia. Si

tratta quindi di rapporti a rischio. In tutti i tipi di relazione il narcisista conosce gli altri non

per quello che sono, ma per la loro immagine; non è realmente interessato a ciò che è

“altro da sé”. Lotta per il potere, per tranquillizzare la propria vulnerabile fragilità, ma più

Page 45: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

45

ha potere più ha paura di perderlo, per insicurezza profonda. È infatti un soggetto che vive

male e che non può godersi le cose poiché è incapace di entrare in relazione con esse. Nel

rapporto con la compagna spende tutte le energie unicamente in favore di se stesso, mira

a soddisfare le proprie richieste, a prendere e ad avere, considerando la partner come

un’estensione di sé e non come una persona. Descrivendo la vita affettiva con la

compagna non disdegna frasi del tipo: “Io sono un buon amante e un buon marito”,

oppure “Io sono al centro della sua vita”, affermazioni che non tengono conto dell’altra

persona e delle sue reali esigenze.

“L’amore è portarsi fuori di sé, incentrarsi sull’altro, sul come è. Il narcisista pretende di

essere amato ma non sa amare, pur esercitando spesso un enorme fascino sull’altro sesso,

sia perché possiede una bella immagine per un corpo piuttosto curato, sia perché presenta

un notevole potere seduttivo dovuto alla sua pseudo sicurezza e al suo porsi in modo

brillante che lo rendono interessante” (Dacquino, 2009). Nel rapporto di coppia il narcisista

non è in grado di stabilire una relazione matura, poiché i suoi obiettivi sono quelli di

valorizzare se stesso e auto proteggersi, tende cioè a fare di sé il punto di riferimento

intorno al quale organizzare ogni esperienza affettiva. Ha bisogno di uno specchio in cui

trovare sempre riflessa la propria immagine. Essendo troppo concentrato sulla propria

persona, non entra in contatto con la partner e non ne cerca l’intimità, ne coglie solo dei

frammenti e su questi inventa una storia d’amore, considerando vere le proprie costruzioni

fantastiche. Il rispetto per la partner è stato sostituito dalla presunzione, dall’orgoglio e

dalla vanità: tutti comportamenti dovuti all’esagerazione dell’amor proprio, a una continua

autoesaltazione. Anche per questo è affetto da una vera e propria anestesia emotiva.

Il narcisista nella sfera affettiva è sempre sulla difensiva perché, pur senza rendersene

conto, si ricollega alla primaria relazione con la madre che non l’ha rassicurato. Manca

infatti di sicurezza originaria poiché nei primi anni di vita non è stato amato per quello che

era e ha subito frustrazioni affettive. In genere gli adulti narcisisti sono portatori di un

bisogno di calore e di rassicurazione, inappagati nell’infanzia, che ricercano nelle

compagne. Spesso sviluppano un nevrotico bisogno di dipendenza o di dominio che non

ha nulla a che fare con l’autentica motivazione ad amare. Spesso intrecciano rapporti con

molti partner, atteggiamento tipico della persona incapace di costanza affettiva, in preda a

una coazione a ripetere per il proprio bisogno nevrotico di verificare il proprio valore.

Page 46: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

46

3.6 Il doppio legame

“L’amore non deriva dal senso del dovere, ma dal battito del tuo cuore, dalla tua

esperienza di gioia, dal tuo desiderio di condividerla” (Osho)

Tra le perturbazioni nella vita della coppia, la più destabilizzante è sicuramente quella del

doppio legame, che corrisponde a vivere due relazioni contemporaneamente ed è tipica di

quelle persone che, non potendo rinunciare alla prima relazione, non riescono neppure a

fare a meno della seconda. Spesso queste situazioni si verificano nei casi in cui ci si sposa

(o si decide di convivere) più per un bisogno inconscio di sicurezza che per un vero

innamoramento. Il partner risponde in questi casi a un’intensa necessità di avere accanto

qualcuno che rassicuri e protegga, come accade spesso a persone insicure o deprivate

precocemente dell’amore e del sostegno di cui necessitavano durante l’infanzia. A volte il

partner stesso si sente “rassicurato” dal rapporto con una compagna (o compagno) che

dipende affettivamente da lui. Assumere il ruolo, ad esempio, di padre di una moglie

dipendente gratifica il proprio bisogno di potere. “Il problema si pone quando, con il

passare degli anni, alla bambina-moglie il padre non basta più. Ma uscire da una

situazione di doppio legame non è facile, perché interrompere uno dei due rapporti

comporta, in ogni caso, una dolorosa lacerazione: nella persona convivono sia il bisogno di

un punto di sicurezza, sia il bisogno di una gratificazione amorosa”. (Dacquino, 2010).

Altre volte è il tempo che logora l’amore, lo consuma determinando un ritiro

dell’investimento affettivo nel partner. L’energia viene convogliata sul soggetto stesso o su

una terza persona.

Gli effetti delle reciproche frustrazioni ripetute per anni si manifestano nella coppia quando

non c’è stata crescita psicologica o culturale in entrambi i componenti, quando si è sospesi

tra un matrimonio che non si ha il coraggio di disfare e un rapporto che non si ha la forza

di vivere fino in fondo, oppure quando l’uno dedica all’altro soltanto le ore di stanchezza.

Spesso ci si sente soli. È sbagliata l’idea che il sentirsi soli sia una prerogativa di chi non

vive in coppia. Non sempre il matrimonio o la convivenza sono un rimedio al vuoto

affettivo, specie quando si crede che la soluzione sia negli altri e non in se stessi.

L’interesse per una terza persona nasce allora dal bisogno di una comunicazione profonda,

di una relazione intima che comporti tenerezza, calore, comprensione, abbandono. Altre

volte nasce invece dal bisogno nevrotico di conferme, di rafforzare la propria autostima e

Page 47: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

47

fiducia in sé. Anche in questo caso chi trasgredisce può essere molto legato, nel profondo,

al partner, che rappresenta per l’inconscio un sostituto della figura genitoriale (quindi un

punto di sicurezza) e per il “conscio” il partner giusto da non lasciare.

Nei casi di infedeltà cronica, invece, questo comportamento si radica in una pulsione

aggressiva profonda rivolta inconsciamente nei confronti del partner, verso il quale si nutre

rancore. L’infedeltà può essere adolescenziale quando si vive il coniuge come “genitore” e

si hanno le “cotte”, oppure climaterica, tipica dei cinquantenni che desiderano partner

giovani. Esiste poi l’infedeltà “da noia”, quando la monogamia sfocia nella monotonia.

Sono i casi in cui la coppia è separata da un muro costruito giorno dopo giorno con i

mattoni del torpore sessuale, della routine, dell’abitudine. Il bisogno di evasioni

trasgressive diventa impellente quando la necessità è quella di trovare, in una nuova

relazione, accettazione, apprezzamento e tenerezza. I motivi quindi del tradimento sono

innumerevoli. Se dietro a un’infedeltà vi sono spesso noia, frustrazione affettiva,

solitudine, disperazione, bisogno nevrotico di verifica e pulsioni di autodistruzione,

l’infedeltà è l’ultimo anello della catena. Prima che la si consumi si è creato il silenzio

affettivo e sessuale e, prima ancora, la perdita di fiducia, la disistima, l’indifferenza o

l’intolleranza. A volte si verifica che sia l’altro a spingere verso l’adulterio rifiutando il

partner, oppure mettendo in atto una condotta aggressiva. Proprio per questo suo ruolo

ne è soltanto una vittima apparente. Spesso è un individuo opaco, noioso oppure

presuntuoso o aggressivo, “perché un coniuge a volte se ne va non tanto perché ha voluto

andarsene, ma perché gli è diventato impossibile rimanere. (…) Il vittimismo del coniuge

tradito non aiuta i partner nella riconciliazione: è impossibile riconquistare l’amore dell’altro

con i rimproveri. È molto meglio rassicurarlo anziché aggredirlo con impietosa rabbia e

spirito di vendetta”. (Dacquino, 2010). Conviene sempre scegliere la strada del dialogo. Il

tradimento è fonte di disagi, rancori, sensi di colpa, sfiducia nell’altro che possono

influenzare sia la possibilità di ricostruire una relazione perturbata dall’evento, sia una

separazione che, come avvertono talvolta i partner, non è veramente tale in quanto

persiste tra loro un legame negativo che non permette di separarsi effettivamente. La

reazione è associata al modo in cui la coppia ha costruito nel tempo la propria relazione, al

tipo di legame strutturato e anche in questo caso “la possibilità di aiutarli a superare

l’evento critico è associata alla conoscenza, all’analisi, alla comprensione dello sfondo

relazionale su cui si ritaglia la figura” (Raffagnino, 2010).

Page 48: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

48

Nel processo evolutivo del sistema coppia "la crisi può essere osservata come l’interruzione

del flusso continuo che mette alla prova la capacità dei partner di integrare, all’interno del

sistema, gli eventi e i fatti che lo hanno perturbato” (Raffagnino). La transizione è

avvertita, nelle coppie in crisi, come un declino, in quanto si “guarda al vecchio che se ne

va” e i punti di riferimento, che fino a quel momento permettevano di orientarsi nella

realtà, incominciano a vacillare. Invece di indirizzarsi verso la crescita della relazione, i

partner si rivolgono verso la sua dissoluzione. Ciò che appare disgregarsi è la nozione del

tempo come evoluzione: “Il futuro si smaglia e si decompone in un orizzonte temporale in

cui il presente si fa monade inquieta e discontinua che fatica a liberarsi del passato”

(Borgna, 2003). I partner si trovano imbrigliati all’interno di difficoltà e a scambi

comunicativi distorti in cui domina un’incapacità a decentrarsi dal proprio modo di

osservare la realtà. Il senso di colpa è l’elemento centrale che impedisce alla coppia di

proiettarsi nel futuro e ciò che si frappone tra loro impedisce di soddisfare il desiderio di

ricostruire una relazione diversa. Spesso, lavorando sul senso di colpa, si recupera la

speranza di recuperare ciò che è perduto.

La speranza implica un atteggiamento positivo nei confronti della vita e della relazione, di

tolleranza e di indulgenza che, a sua volta, può aiutare i coniugi a perdonare il partner che

ha offeso. “Perdonare non significa dimenticare, ma riuscire a modificare lo stato emotivo

che accompagna l’offesa subita e riconoscere come questo cambiamento sia una scelta

che può avvenire solo in modo gratuito” (Molinari e Ceccarelli, 2007). Il lavoro del perdono

è lento e faticoso, non dipende mai dai comportamenti dell’altro, ma da un raccoglimento

e da una decisione del soggetto. “Il gesto del perdono […] non può dipendere dalla

preoccupazione di non disperdere al vento una storia fatta di memoria e di desideri, né

può dipendere dall’atto del pentimento di chi ha tradito […]. Non sarà mai quello che farà

l’altro a rendere possibile il perdono […] e così l’impossibilità del perdono non dipende

tanto da un giudizio negativo su colui che ha tradito, ma dal rapporto di chi è stato tradito

con la sua possibilità (impossibile) di tornare ad amare” (Recalcati, 2014). Il lavoro implica

anche l’opportunità di intraprendere percorsi di aiuto individuali di cambiamento dove si

lavora su acquisizioni relative al sé, maturate durante la propria storia e la storia della

propria famiglia. Molto spesso il tradimento viene considerato l’indicatore di uno squilibrio

emozionale proprio della coppia come unità, nel senso che non esistono in assoluto vittime

innocenti e vili traditori, ma è plausibile che entrambi i partner partecipino alla co-

Page 49: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

49

costruzione dell’evento. Per questo motivo un tradimento non va mai visto sul piano

individuale, quanto piuttosto in relazione alla funzione che ha all’interno della relazione. Il

tradimento può essere infatti considerato un evento grazie al quale entrambi i partner

potrebbero rivedere il ruolo svolto dai propri comportamenti e soprattutto comprendere le

emozioni dominanti in loro.

Tra le letture che ho effettuato su questo argomento mi ha colpito in particolare una frase

del testo Coppia fragile in cui gli autori, Zattoni e Gillini, parlano di antivirus per ogni virus

che tenta di minare un rapporto di coppia. In relazione al virus del tradimento, in

particolare, dicono: “L’antivirus potrebbe attestarsi proprio qui: nel riconoscere la qualità

imprevedibile, rischiosa, non misurabile del rapporto d’amore. In campo affettivo la fiducia

sfrenata nelle garanzie (ovvero il “ti amerò per sempre”) non permette al rapporto di

fiorire, perché l’amore non nasce quando qualcuno ti chiede di amarlo. L’amore è

difficilmente inquadrabile in confini ristretti come quello delle garanzie, è connesso

all’imprevisto, così come l’imprevisto è parte della vita nel suo complesso. Nessuno può

garantire all’altro d’amarlo per sempre se “per sempre” si intende provare gli stessi

sentimenti, le stesse emozioni dell’innamoramento. Ma uno può garantire che ogni giorno

“sceglierà” di amare l’altra persona” (Zattoni e Gillini, 2015). Come sostengono gli autori,

se il rapporto d’amore è soggetto a garanzie e misure gli si impedisce di evolversi:

“sarebbe come misurare un bellissimo neonato perfetto e delizioso e chiedergli di non

crescere”.

Page 50: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

50

CAPITOLO 4

IL LAVORO SULLA COPPIA

4.1 Obiettivi della terapia

L’approccio terapeutico gestaltico, su cui si basa la mia formazione in counseling, si fonda

sull’esperienza e sulla presa di contatto diretto con i dati di realtà (approccio

fenomenologico). Infatti “per il gestaltista la vera esperienza è terapeutica e correttiva di

per sé” (Naranjo, 1991). Fare esperienza nella relazione d’aiuto significa, ad esempio,

“esplorare modalità comunicative diverse da quelle spesso insoddisfacenti e ripetitive da

cui (il soggetto) si sente imprigionato” (Zerbetto, 2008). In sostanza si tratta di

sperimentare nuovi modi di essere. L’approccio fenomenologico, inoltre, implica il prestare

attenzione a “ciò che si manifesta prima di presumere di accedere a ciò che si nasconde”,

ad esempio al linguaggio corporeo. Ma la terapia della Gestalt si nutre dell’apporto di

correnti filosofiche e terapeutiche di fonte diversa (comprese le tradizioni orientali), quindi

attribuisce molta importanza anche all’immaginazione e alla creatività, cioè proprio a

quegli aspetti che una lunga tradizione psicologica ha considerato privi di attendibilità e di

validità scientifica. Infatti “nella concezione della Gestalt ogni vissuto ha […] una

componente sia cognitiva, sia immaginativa, emozionale, sensopercettiva e vegetativo-

corporea” (Zerbetto, 2008).

Il contesto terapeutico, in questa prospettiva, diventa il laboratorio dove il cliente può

sperimentare, nel qui e ora, emozioni, sensazioni e nuove modalità di porsi in relazione, in

modo che accada “qualcosa di reale”, come affermava Perls. Un setting che corrisponda a

queste caratteristiche è costruito sulla comunicazione interpersonale e su un rapporto che

non è formale ma, come ho potuto sperimentare anche personalmente durante il mio

percorso terapeutico, sostanziale, cioè espressione di un coinvolgimento empatico da parte

del terapeuta, condizione indispensabile per aiutare i partner ad “aprire le porte del cuore

e della mente”. In questo contesto il professionista della relazione d’aiuto si pone di fronte

alla coppia come co-costruttore del processo che va via via dispiegandosi durante i

colloqui, accompagnando i partner in un percorso di conoscenza di sé, dell’altro e di “sé

con l’altro”. Infatti il focus, nel lavoro con le coppie, è sulla relazione, sul Noi, ma anche su

ogni “Io” rispetto a quel “Noi”, in un percorso che va dalla coppia all’individuo,

dall’individuo alla famiglia di origine attraverso il racconto della propria storia, e di nuovo

Page 51: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

51

alla coppia. Durante il lavoro con le coppie mi sembra importante rilevare che “il primo

passo è portare all’attenzione ciò che la coppia sa già fare. Proprio nel momento di

scoraggiamento in cui la coppia chiede aiuto, essa ha già spontaneamente fatto qualcosa

per funzionare bene. Attirare l’attenzione su questo punto è un grande sostegno che

predispone i partner all’ascolto delle intenzionalità positive dell’altro”. (Lee, 2009).

Come in ogni altra relazione d’aiuto, per affrontare un lavoro con le coppie, più che

imparare tecniche e metodi di conduzione dei colloqui, è importante un percorso di

riflessione che aiuti a fare i conti con il proprio vissuto, le proprie paure e i significati

personali attribuiti alla vita a due. Ottenere la giusta distanza rispetto alla propria

esperienza permette di stare nel presente con l’altro per riuscire a coglierne emozioni,

sensazioni e percezioni. Per quanto riguarda l’obiettivo della terapia, sono convinta che

non si possa prescindere da un percorso di conoscenza di sé che riguardi ciascun partner e

di conoscenza del tipo di legame che li unisce “in modo da consentire loro di giungere a

scegliersi in quanto soggetti liberi e consapevoli” (Raffagnino, 2010). Liberi dunque di

scegliersi ancora, durante o al termine del percorso terapeutico. Questo concetto,

espresso in modo chiaro nel testo di Rosalba Raffagnino, mi sembra molto importante.

Credo che ogni percorso di riflessione sulla propria vita e sulle proprie relazioni debba

portare a una nuova scelta consapevole delle persone con cui costruiamo rapporti, e, in

particolare, rapporti di coppia. Spesso, infatti, queste scelte vengono fatte

inconsapevolmente per svariati motivi. A volte sono decisioni affrettate che si fondano

sull’entusiasmo dell’innamoramento, ma su una incompleta consapevolezza di sé, oltre che

su una scarsa conoscenza dell’altro.

Nel momento in cui la coppia richiede un intervento psicoterapeutico esprime uno stato di

sofferenza non più tollerabile, ma non sempre la richiesta di terapia è una richiesta di

cambiamento. La modalità con cui i partner richiedono aiuto è da considerare molto

importante. Spesso si presentano con motivazioni diverse: uno dei due, ad esempio, può

essere motivato dal bisogno di trovare un alleato per riuscire a portare avanti una

battaglia contro il partner, percepito ormai come antagonista, oppure dalla necessità di

riuscire a parlare con il compagno attraverso il terapeuta; a volte cerca un supporto per

continuare a sostenere una relazione disfunzionale. Può verificarsi, inoltre, che i partner

intendano delegare il terapeuta a dare loro consigli, anziché assumersi la responsabilità di

Page 52: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

52

un cambiamento effettivo. L’obiettivo principale per chi fa richiesta di una terapia di coppia

è scegliere se continuare a costruire un legame oppure separarsi. Per questo motivo credo

sia importante accompagnare i partner in un percorso che li aiuti a misurarsi, oltre che con

la propria responsabilità, anche con le proprie fragilità e i propri limiti. Può essere difficile

assumersi la responsabilità della rottura del legame perché questo evento chiama in causa

vecchi fantasmi legati al proprio ruolo nella famiglia di origine, oppure riaccende il bisogno

e il desiderio del focolare domestico, la paura della solitudine e della realtà esterna. Inoltre

comporta anche la responsabilità dello sfaldamento della famiglia.

Il mio punto di vista è che accettare di rimanere insieme al partner come scelta, tenendo

conto dei propri limiti e delle proprie vulnerabilità, e di quelli del partner, sia già un

cambiamento. In questo senso si può dire che l’obiettivo della terapia è stato raggiunto.

L’aiutare i partner a scegliersi di nuovo implica una serie di passaggi, il primo dei quali è la

consapevolezza di sé in relazione all’altro, che si fonda sulla capacità di ognuno di noi di

auto osservarsi e di osservare l’altro, di cogliere punti di vista diversi dal proprio e riuscire

ad accettarli, sviluppando un ascolto attivo. Queste competenze scarseggiano nelle coppie

in crisi, in cui i partner si accusano reciprocamente e attribuiscono all’altro la responsabilità

della situazione, considerando il proprio modo di spiegare la crisi come quello giusto. Non

c’è dialogo e rispetto delle differenze, né desiderio di trovare un punto di accordo.

L’obiettivo sarà allora indirizzare il lavoro verso l’acquisizione di un nuovo punto di vista da

cui osservare e vivere la realtà relazionale. Proprio in quanto laboratorio di esperienza, il

setting può essere pensato anche come un palcoscenico in cui rappresentare se stessi,

giocare le proprie parti, per conoscersi e conoscere l’altro. In linea con il modello

terapeutico gestaltico, mi sembra fondamentale proporre esperienze che incoraggino

l’attenzione alle emozioni e ai segnali corporei, facilitando anche l’attuazione di percorsi

immaginativi che tengano conto della dimensione di un futuro insieme, dei desideri e delle

aspirazioni di entrambi i partner.

Ricordo i colloqui effettuati, durante il tirocinio, con una giovane donna che aveva chiesto

di essere aiutata a scegliere se rimanere con il fidanzato e mantenere la sicurezza di un

rapporto ormai consolidato nel tempo, oppure riacquistare la propria indipendenza.

Abbiamo scoperto insieme che questo conflitto era espressione di due parti interne scisse

che si negavano a vicenda per difendersi dal dolore della scelta dell’una vissuta come

Page 53: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

53

perdita dell’altra e abbiamo quindi spostato all’esterno il conflitto per renderlo più visibile,

attraverso il lavoro con la sedia vuota (tecnica gestaltica del monodramma). Infatti

collocare sulla sedia le due immagini di sé, in contrasto tra loro, permette di osservare e

“agire” il conflitto (sperimentare), quindi entrare in contatto con i propri vissuti emotivi,

che sono sempre strettamente connessi con le immagini mentali. L’obiettivo è di integrare

le due parti in lotta tra loro. Durante il mio percorso terapeutico ho constatato anche

l’importanza della narrazione: “il racconto e il raccontarsi permettono di leggere i fatti e i

comportamenti della vita non più come qualcosa di estraneo, ma come qualcosa di sentito,

vissuto e pensato” (Raffagnino, 2010). Permette anche di contattare i bisogni insoddisfatti

della vita a due e di mettere a fuoco gli elementi del conflitto, che può essere esplicito o

elusivo, cioè nascosto e teso a mantenere la relazione. Quest’ultima modalità di vivere una

situazione conflittuale porta all’accumulo di rancore e insoddisfazione nella coppia.

Inoltre è utile scoprire se i partner si sono scelti per similarità o differenza. Le coppie che

si scelgono per somiglianza spesso vanno d’accordo perché sono molto affini, ma rischiano

di diventare noiose, perché all’interno della relazione c’è poco scambio e scarsa possibilità

di cambiamento o evoluzione. Il bisogno evolutivo, infatti, è una parte sentita nella coppia

e se non viene soddisfatto può portare ad esiti infelici. Nella scelta del partner avvenuta

per differenza l’altro affascina perché va a colmare ciò che manca nella personalità del

primo e lo scambio che si verifica tra di loro è nutriente e arricchente per ognuno dei due.

A volte però i partner sottolineano la differenza come elemento traumatico. In questo caso

credo sia importante incoraggiarli a riflettere su ciò che li ha uniti, ossia proprio sulla loro

diversità. Un punto importante da chiarire, sul quale ho riflettuto durante il mio personale

percorso, è che occorre tollerare il fatto che l’altro non è in grado di darci tutto, quindi è

necessario decidere che cosa riteniamo sia fondamentale per noi e di che cosa possiamo

fare a meno.

4.2 Continuità e cambiamento nella coppia.

“Una relazione è fluida, è un movimento, un processo…” (Osho)

Altro passaggio fondamentale è lavorare sulla progettualità, il che sottintende considerare

la coppia un micro mondo in evoluzione, una minuscola organizzazione “dinamica e

finalizzata a un progetto evolutivo” in linea con una considerazione complessa della realtà.

Page 54: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

54

In questa prospettiva acquista centralità la capacità della coppia di proiettarsi nel futuro in

modo da sentirsi immersa in un percorso di cambiamento. Scegliere “vuol dire non restare

ancorati al vecchio, ma optare per un nuovo ancora sconosciuto” (Gadamer, 1987, cit. in

Raffagnino, 2010). Quando aumentano gli anni trascorsi insieme, il passato può divenire

sempre più invadente, la vita può riempirsi di ricordi, di nostalgie, di aspettative

insoddisfatte, di desideri mai realizzati. Tutto questo, però, non è attribuibile tanto al

tempo che scorre quanto al modo in cui è vissuto e, soprattutto, alla difficoltà di vivere la

vita come un continuo rinnovamento, una scelta quotidiana che permetta di non cadere

nell’ovvio e nell’abitudine. Coloro che hanno bisogno di mantenersi aggrappati a quello che

hanno conquistato e non riescono a considerare che il passato possa avere un naturale

declino difficilmente si aprono al nuovo e lo guardano con fiducia. “Ancorarsi al passato

immobilizza la relazione nell’abitudine, nel già vissuto, privandola della creatività

necessaria al suo mantenimento nel tempo” (Raffagnino, 2010).

Un esempio è rappresentato dalle coppie che, nonostante vivano sentimenti

d’insoddisfazione e d’infelicità, non riescono né a separarsi, né a cambiare. Sono “coppie in

stallo” (Vella e Solfaroli Camillocci, 1992). Quando uno dei due partner minaccia di

abbandonare l’altro, questo si riavvicina di nuovo e il proposito non si tramuta mai in una

decisione effettiva. In queste coppie possiamo riconoscere un meccanismo simile a quello

che Sartre descrive a proposito del giocatore che decide di non giocare più. Davanti al

tavolo la decisione di abbandonare il gioco “non è che il ricordo di un’idea, di un

sentimento […] e dopo aver costruito pazientemente barriere e muri, dopo essermi chiuso

nel cerchio magico di una soluzione, mi accorgo con angoscia che niente mi impedisce di

giocare. E l’angoscia sono io…” (Sartre, 1943). Sono io che decido, io che attribuisco un

significato a ciò che sta accadendo. Credo che il discorso possa essere esteso a ogni tipo

di dipendenza. L’angoscia, come sosteneva Sartre, nasce nel momento in cui l’uomo si

svincola dal mondo dell’azione, dalla quotidianità dell’agire e inizia a riflettere sulle sue

azioni. Accade anche quando i partner iniziano a riflettere sulla relazione, su ciò che sta

accadendo loro, distaccandosi dall’agire quotidiano e la crisi può sopraggiungere quando

osservano, percepiscono e si crea qualcosa che non corrisponde più all’esperienza. A

questo punto hanno davanti a loro due strade: cambiare o rimanere ancorati al presente,

alla quotidianità, esprimendo la difficoltà di scegliere una via diversa, in cui il passato

Page 55: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

55

ritorna in modo ossessivo. Ma sono io che scelgo di cambiare o di restare, di accettare o

non accettare! Sono io che mi prendo la responsabilità.

Ci sono però anche situazioni in cui la costruzione della relazione di coppia si basa

sull’illusione del sempre nuovo. Coloro che esprimono il bisogno del “sempre nuovo”

hanno difficoltà a definire e strutturare una relazione che duri nel tempo, che implichi una

continuità con ciò che è e ciò che è stato, cioè di rinnovarsi e di rigenerarsi insieme al

partner nell’ambito di una relazione stabile. In conclusione, passato e futuro si ampliano o

si restringono a seconda del significato che ciascuno attribuisce alla vita in generale e alla

vita di coppia in particolare. Il lavoro sul tempo con le coppie permette di cogliere il modo

in cui ognuno vive e attribuisce significato al presente, al passato e al futuro.

Page 56: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

56

CONCLUSIONI

Guarire il chakra del cuore

“Per guarire il cuore bisogna prestare grande attenzione agli aspetti più vulnerabili e sacri

che ci portiamo dentro” (Anodea Judith)

I terapeuti familiari e gli psicologi hanno esaminato quali caratteristiche dei partner, quali

comportamenti e atteggiamenti distinguono le coppie che si separano o che hanno

rapporti insoddisfacenti da quelle che vivono una buona relazione. Da questi studi non

emergono facili ricette sul come “far durare l’amore”, però i risultati ci offrono spunti

interessanti su cosa può fare ognuno di noi per tentare di costruire rapporti migliori. Mi

riallaccio a un concetto già espresso all’inizio di questo lavoro: per amare e far durare

l’amore è indispensabile amare se stessi e per amarsi è necessario sentirsi degni di amore.

Si ottiene questa condizione quando si “guarisce” dall’amore negativo.

L’amore negativo (sensazione di non essere amati) è un concetto introdotto da Robert

Hoffman alla fine degli anni Sessanta per spiegare perché il bambino emula i

comportamenti dei genitori e perché da adulto continua ad attuarli automaticamente. Noi

tutti abbiamo umori, atteggiamenti e comportamenti negativi che provengono da un livello

emozionale molto profondo e che riflettono la sensazione di non essere in grado di amare

o di non essere degni di ricevere amore. La nostra prima esperienza con i genitori ha un

profondo effetto sulle nostre vite, sviluppiamo le nostre strategie di sopravvivenza in

conseguenza del condizionamento ricevuto durante l’educazione. Che cosa guida il forte

impulso inconscio che ci costringe a essere come i nostri genitori? Il rapporto di

dipendenza assoluta dal loro amore, il tentativo, primitivo e innocente, di non essere

separati da loro. Nelle nostre vite da adulti continuiamo in modo incontrollato a

manifestare i modelli di comportamento negativi provenienti dall’infanzia, nel tentativo

continuo di essere amati, pur sapendo che sono sbagliati e inadeguati alle circostanze.

Quando i nostri comportamenti negativi non portano l’amore che vogliamo e di cui

abbiamo bisogno diamo la colpa agli altri. A tempo debito, anche i nostri figli adotteranno i

nostri modelli in modo da assicurarsi il nostro amore (“programmazione emotiva”). In

questo modo la “sindrome dell’amore negativo” passa alla generazione seguente. Nel

vivere questa “negatività adottata” oscuriamo la nostra essenza d’amore innata e vera.

Page 57: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

57

Secondo Hoffman, quando saremo veramente capaci di perdonare i nostri genitori dai

livelli più profondi del nostro essere, emozionalmente e intellettualmente, allora potremo

perdonare noi stessi. Il perdono interrompe il nostro bisogno interiore e la dipendenza dai

genitori della nostra infanzia, permettendoci di essere liberi dagli schemi negativi adottati,

eliminando la necessità di agirli in modo incontrollato e automatico in una continua

coazione a ripetere. Potremo allora scegliere il comportamento più appropriato per noi in

un dato momento o situazione.

Nella mia esposizione ho esplorato il rapporto tra stili di attaccamento infantili e forme di

relazioni amorose da adulti. In generale, come ho cercato di dimostrare, i risultati

mostrano che solo gli adulti con uno stile sicuro dichiarano di essere in grado di instaurare

facilmente relazioni intime perché hanno imparato a confidare nell’amore dell’altro. Chi

invece ha subito un’interruzione dell’amore da parte dei genitori (a causa di abbandoni o

divorzi), o è stato oggetto di un amore condizionato, si è sentito non adatto a essere

amato e una parte di sé è come se fosse stata soffocata: l’io essenziale. Secondo Hoffman

questa è la causa che sta alla base della nostra incapacità di relazionarci in modo

amorevole con noi stessi e con gli altri. Il suo metodo (Hoffman Quadrinity Process)

permette di lasciar andare e risolvere la sensazione negativa di non essere amabili,

attraverso la consapevolezza che, durante il processo di identificazione avvenuto

nell’infanzia, inconsciamente abbiamo adottato anche le caratteristiche negative dei nostri

genitori (oltre a quelle positive), per sentirci degni del loro amore. Raggiungere questa

consapevolezza, senza condanna ma attraverso sentimenti di comprensione, sapendo che,

a loro volta, anch’essi hanno ricevuto la “programmazione dell’amore negativo”, accettarli

completamente per chi e che cosa erano e sono, provare compassione per l’infanzia che

hanno vissuto, rende possibile il perdono.

Il principio che ispira il metodo Hoffman è: tutto quello che è stato preso può essere

lasciato andare. Il metodo Hoffman getta un ponte tra il punto di vista della psicoterapia e

quello delle tradizioni spirituali. La psicoterapia sostiene che occorre attraversare il dolore

dell’infanzia, la tradizione spirituale afferma che bisogna trascendere le emozioni negative

e coltivare quelle positive, come amore e perdono. Hoffman ha riunito entrambi gli

approcci: prima si affronta il dolore (reale o immaginario) fino a esaurirne la carica, poi si

impara a provare amore dove prima si sentivano emozioni negative. Il fine è sviluppare un

Page 58: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

58

sano senso di sé per permetterci di non dipendere da altri. Il metodo si fonda sul concetto

di “quadrinità” dell’individuo, cioè i quattro livelli del proprio essere: fisico, intellettuale,

emotivo, spirituale. Utilizzando vari strumenti come la scrittura, la visualizzazione, la

condivisione e l’espressione emotiva il lavoro consente di sperimentare tutti e quattro i

livelli e di recuperare la funzione dell’Io essenziale, cioè ciò che è già presente sin dalla

nascita. Il sacro di noi.

Qual è il segreto?

“L’amore non dà nulla all’infuori di sé, non prende nulla se non da se stesso. L’amore non

possiede, né vuole essere posseduto, perché l’amore basta all’amore” (Kahlil Gibran)

Da tempo si è appurato che la somiglianza di atteggiamenti va di pari passo con

l’attrazione. Tendiamo a scegliere persone che condividano le nostre opinioni, si

comportino in modo simile a noi, difendano i nostri atteggiamenti. Una forte attrazione

fisica reciproca nasce anche tra persone spesso molto diverse, persino complementari. E

per certi aspetti la complementarità funziona. Ma se le diversità complementari a volte

cementano una coppia, varie ricerche dimostrano che i matrimoni tra persone di etnie,

classi sociali, religioni, abitudini, livelli di scolarità, gusti e interessi divergenti sono più a

rischio. Infatti le troppe diversità diventano nel tempo fonte di conflitti e disaccordi. I

rapporti tendono a durare più a lungo tra coniugi che sono simili in alcuni aspetti rilevanti

di personalità, ad esempio nel grado di autostima. In un’interessante ricerca è stato

riscontrato infatti che persone che hanno un’autostima elevata, se valutate positivamente

dal partner, esprimono fiducia e sentimenti di reciprocità verso il partner stesso. I coniugi

con una bassa autostima, anche quando sono valutati positivamente dai loro partner, sono

sospettosi e non accettano con fiducia il suo giudizio. In un’altra ricerca si è riscontrato

che le coppie i cui partner apprezzavano l’umorismo e amavano ridere insieme avevano

rapporti più soddisfacenti di coppie che ridevano raramente. “Ridere è una cosa seria”!

(Francescato, 1992).

Imparare a litigare bene

Secondo alcuni autori, la capacità di auto rivelarsi all’altro costituisce il criterio per il

progredire di una relazione. I modi in cui i partner utilizzano queste rivelazioni inoltre

Page 59: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

59

rivelano un aspetto del carattere cruciale nel favorire i buoni rapporti di coppia. Infatti

alcuni, quando il partner si apre, mostrano una tendenza a capire e proteggerlo; altri,

invece, alla prima occasione usano le informazioni ricevute per umiliarlo, biasimarlo o

metterlo in ridicolo durante un litigio. Alcuni studi si sono concentrati sui processi di

comunicazione tra i due e hanno rilevato che si differenziano per le modalità con cui

gestiscono la relazione di fronte a un disaccordo, più che per le cause del litigio. Le coppie

capaci di restare più a lungo insieme tendono a usare strategie di negoziazione,

compromesso e accondiscendenza verso i bisogni del partner. Soprattutto sono capaci di

litigare senza svalutare o aggredire l'altro, fisicamente o verbalmente, utilizzando modalità

di coercizione o dominio. Quelle infelici tentano invece di imporre all’altro il proprio punto

di vista, oppure utilizzano strategie di evitamento, fingendo di niente, chiudendosi nel

mutismo e rifiutandosi di affrontare il disaccordo.

Anche lo stile attributivo ha la sua importanza. I risultati di una ricerca hanno messo in

luce che i coniugi che tendevano ad attribuire al partner la responsabilità di eventi

problematici erano meno soddisfatti dei loro rapporti. Invece le coppie più soddisfatte

attribuivano gli eventi negativi a fattori esterni alla coppia o transitori, usavano cioè stili

attributivi “in modo da ridurre l’incidenza dei comportamenti negativi e di rinforzare la

relazione”. Diminuire la frequenza degli atti distruttivi è cruciale per il benessere coniugale,

più cruciale che impegnarsi in atti costruttivi, dato che molte persone tendono a ricordare

più a lungo gli eventi negativi di quelli positivi. Le coppie soddisfatte tendono a utilizzare

tecniche di accomodamento, cioè a reagire ai comportamenti distruttivi dell’altro in un

modo costruttivo (ascoltare attentamente in silenzio, dire qualcosa di positivo su quanto

l’altro ha affermato) in modo da proteggere il rapporto. I partner delle coppie

disfunzionali, al contrario, rispondono con comportamenti ugualmente distruttivi, cioè con

ostilità o rabbiosi ritiri.

In genere i motivi di disaccordo sono simili: come dividere i lavori domestici, come

spendere il denaro, come educare i figli, dove andare in vacanza, quando e quanto vedere

amici e parenti, quanto tempo spendere da soli o in coppia. È diverso però il modo di

litigare. I membri delle coppie serene non si svalutano a vicenda, ma si limitano a

commentare un comportamento, anziché colpire il partner con un giudizio sull’intera

persona. I componenti delle coppie serene non rimuginano solo sui torti dell’altro, ma

Page 60: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

60

sono anche autocritici e autoironici; non si rinfacciano tutti i torti subiti precedentemente,

chiedono scusa con più facilità se si accorgono di aver sbagliato, non cercano di colpire

l’altro nei punti deboli. Infine lo humor viene usato con intento amichevole, per prendere

in giro un comportamento dell’altro in modo bonario ed è spesso autoironico. Nelle coppie

infelici invece viene usato più spesso il sarcasmo con l’intento di svalutare il partner. Per

concludere, è importante che nella vita di coppia nessuno cerchi di cambiare l’altro e

accetti i propri e altrui mutamenti. Come affermavo nel capitolo precedente, la coppia non

è un’entità fissa e immutabile. Tra i rimproveri delle coppie insoddisfatte prevale proprio

l’accusa che l’altro sia cambiato, che non sia più l’uomo o la donna di cui ci si era

innamorati e quindi uno dei due partner cerca di cambiare l’altro nella direzione voluta,

scatenando continue lotte di potere. Le coppie che durano nel tempo sono più flessibili e

in continuo movimento. I problemi nascono quando i bisogni rispetto al grado di

autonomia, all’interno della coppia, mutano solo in uno dei due partner e questo si traduce

spesso in contrasti su quanto tempo passare da soli o in coppia.

Un altro punto critico ruota intorno alle esigenze, o meno, di novità: alcuni adorano la

sicurezza e reagiscono negativamente quando il partner manifesta tale esigenza. I rapporti

felici sono caratterizzati dalla presenza di passione, intimità e impegno verso il rapporto.

Quando, per esigenze diverse di uno dei due partner, l’intimità o la passione mutano, le

coppie che durano rafforzano l’impegno verso il rapporto, accettando gli alti e bassi erotici

ed emotivi come parte inevitabile del rapporto di coppia. Le coppie insoddisfatte, invece,

sono meno capaci di accettare i mutamenti, l’alternarsi di sentimenti positivi e negativi

presenti in ognuno di noi e cercano di far tornare l’altro com’era prima, rimproverandolo

perché è cambiato. Le coppie che si contraddistinguono per un buon rapporto comunicano

meglio, sanno ascoltare l’altro e quindi, di fronte ai problemi innescati dal mutamento,

riescono meglio a comprendere che cosa sta succedendo. Sono molte le persone che

hanno difficoltà a trovare in una relazione il giusto equilibrio tra intimità e autonomia.

Cercano di favorire un aspetto a scapito dell’altro e non riescono a capire che hanno

bisogno di entrambi. Ma amare è anche amare la libertà dell’altro perché “l’amore ci

permette di esporre il nostro nucleo istintivo e di evolverci verso lo stadio successivo, che

è quello di esprimere la nostra verità” (Judith 2014).

Page 61: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

61

Ho dato inizio al mio lavoro con una poesia di Kahlil Gibran, poeta e filosofo libanese.

Affido di nuovo alle sue parole il compito di concluderlo, ringraziando tutti coloro che nella

mia vita familiare, sociale e nella mia formazione come professionista della relazione

d’aiuto, mi hanno offerto la grande possibilità di riflettere su un argomento centrale per le

nostre vite: l’amore.

L’amore non dà nulla all’infuori di sé, né prende nulla se non da se stesso.

L’amore non possiede né vuole essere posseduto, perché l’amore basta all’amore. […]

E non crediate di guidare il corso dell’amore,

poiché l’amore, se vi trova degni, guiderà lui il vostro corso.

L’amore non desidera che il proprio compimento.

Ma se amate e quindi avete desideri, i vostri desideri siano questi:

sciogliersi e farsi simili a un ruscello che scorra e canti alla notte la sua melodia.

Conoscere il martirio della troppa tenerezza.

Essere feriti dal vostro proprio intendere l’amore,

e sanguinare di buon grado, gioiosamente.

Svegliarsi all’alba con un cuore alato e dire grazie a un nuovo giorno d’amore;

riposare nell’ora meridiana e meditare sull’estasi amorosa.

(Kahlil Gibran, da Il profeta)

Page 62: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

62

BIBLIOGRAFIA

ALLEN John, FONAGY Peter (a cura di), La mentalizzazione. Psicopatologia e trattamento,

Il Mulino 2008

ALLEN Elizabeth, BAUCOM Donald, Adult Attachment and patterns of extradyadic

involvement, Family Process n. 43, pp. 467-488, 2004

AUDEN Wystan Hugh, La verità, vi prego, sull’amore, Adelphi 1995

BAUMAN Zygmunt, Vita liquida, Laterza 2005

BENJAMIN Jessica, Legami d’amore, Bollati Boringhieri 1991

BATESON Gregory, BATESON Mary Catherine, Dove gli angeli esitano. Verso

un’epistemologia del sacro, Adelphi 1993

BORGNA Eugenio, L’arcipelago delle emozioni, Mondadori, 2003

BOWLBY John, Una base sicura, Raffaello Cortina 1989

BOWLBY John, Attaccamento e perdita, Bollati Boringhieri 1999

BROMBERG Philip, Destare il sognatore. Percorsi clinici, Raffaello Cortina 2009

CARLI Lucia, CAVANNA Donatella, ZAVATTINI Giulio Cesare, Psicologia delle relazioni di

coppia, Il Mulino 2009

CASTELLANO Rosetta, VELOTTI Patrizia, ZAVATTINI Giulio Cesare, Cosa ci fa restare

insieme?, Il Mulino 2010

DACQUINO Giacomo, Che cos’è l’amore, Mondadori 2009

DACQUINO Giacomo, Paura d’amare, Mondadori 2010

DEETJENS Marie Chantal, Dire basta alla dipendenza affettiva, Punto d’Incontro 2013

FRANCESCATO Berto, SCALARI Paola, Mal d’amore, La Meridiana 2011

Page 63: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

63

FRANCESCATO Donata, Quando l’amore finisce, Il Mulino 2012

FREUD Sigmund, Tre saggi sulla teoria della sessualità, in Opere, vol.IV, Boringhieri 1969

FREUD Sigmund, Introduzione al narcisismo, Bollati Boringhieri 1976

GALIMBERTI Umberto, Le cose dell’amore, Feltrinelli 2004

GROSSI Guido, Tienimi per mano, 2010

GHEZZANI Nicola, La paura di amare, Franco Angeli 2012

GIBRAN Kahlil, Il profeta, Piemme 2004

HALL Edward, La dimensione nascosta. Il significato della distanza tra i soggetti umani,

Bompiani 1968

HAZAN C., ZEIFMAN D. E MIDDLETOWN K., “Adult romantic attachment, affection and

sex” (Presentato alla 7th International Conference on personal Relationship, Groningen,

Olanda, 1994)

JUDITH Anodea, Il libro dei chakra, Neri Pozza 2014

JULLIEN François, Sull’intimità, Raffaello Cortina 2014

KAES René, Le alleanze inconsce, Borla 2010

LA ROCHEFOUCAULD François de, Massime, Rizzoli 1992

LEE Robert, Il linguaggio segreto dell’intimità, Franco Angeli 2009

LORENZI Primo, Il mal d’amore, Antigone 2010

LOWEN Alexander, Il piacere, Astrolabio 1984

MARCHINO Luciano, MIZRAHIL Monique, Il corpo non mente, Sperling 2014

NARANJO Claudio, Teoria della tecnica Gestalt, Melusina 1991

Page 64: Grazia Maria Di Cosmo - Scuola Italiana di Biogestalt · Guarire il chakra del cuore Qual è il segreto? Imparare a litigare bene BIBLIOGRAFIA p. 62 . 3 INTRODUZIONE L’amore Quando

64

NARANJO Claudio, Amore, coscienza e psicoterapia, Xenia 2011

NARDONE Giorgio, Correggimi se sbaglio, Ponte alle Grazie 2008

OSHO, Intimità. Fidarsi di se stessi e degli altri, Riza Edizioni 2007

PERLS Frederick, L’io, la fame, l’aggressività, Franco Angeli 1995

RAFFAGNINO Rosalba, Liberi di scegliersi ancora, Le Lettere 2010

RECALCATI Massimo, Non è più come prima, Raffaello Cortina 2014

RAINER Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta, Mondadori 2000

SLEPOJ Vera, La psicologia dell’amore, Mondadori 2015

STENBERG Robert, A triangular theory of love, Psycological Review, vol. 93, n. 2, pp. 119-

135, 1986

STROCCHI Maria Cristina, La coppia che scoppia, Punto d’Incontro 2009

VELLA Gaspare e SOLFAROLI CAMILLOCCI Danilo, Né con te, né senza di te. La coppia in

stallo, Il Pensiero Scientifico 1992

WINNICOTT Donald, Gioco e realtà, Armando 1976

ZATTONI Maria Teresa e GILLINI Gilberto, Coppia fragile?, San Paolo 2015

ZERBETTO Riccardo, La Gestalt. Teoria della consapevolezza, Xenia 2008