Con il pretesto delle false notizie: insegnare il pensiero ...
VITA, MINA E LA CASA DELLA FANTASIA Racconto composto ... · Ogni giorno trovavano un pretesto per...
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VITA, MINA E LA CASA DELLA FANTASIA
Racconto composto dagli alunni della classe 3B
ISTITUTO COMPRENSIVO “ S: G. BOSCO-VENISTI” - CAPURSO – BA-
Qualche tempo fa, mia nonna Francesca mi raccontò una storia straordinaria che vorrei raccontarvi
perché a me ha insegnato molte cose…
In una scuola elementare c’era una classe composta da ventiquattro alunni bravi ma abbastanza
vivaci da far perdere facilmente la pazienza alla loro maestra.
Tra loro c’erano due bambine molto belle, allegre , giocherellone , intelligenti, in perfetta forma,
molto apprezzate dai compagni ma entrambe dispettose.
Ogni giorno trovavano un pretesto per litigare , tanto che la maestra non le faceva sedere mai
vicine. Si chiamavano Vita e Mina.
Ognuna di esse era convinta di essere la migliore.
Vita era di statura media e aveva i capelli rossi con tante lentiggini sul viso, si vestiva sempre con
colori che ricordavano i frutti di stagione . Diceva di sentirsi importante perché da grande avrebbe
fatto la nutrizionista e che mangiare la frutta era l’ elemento fondamentale in una dieta corretta. In
primavera, infatti, arrivava a scuola con vestiti rossi e arancio per ricordare le fragole, le ciliegie e le
pesche. In autunno sempre con completini gialli e marroni, in inverno prevaleva il nero e bianco
della neve. In estate non lo so, perché la scuola è chiusa, ma presumo che usasse l’azzurro mare!
Mina era alta e snella ,amava mangiare le verdure e preferiva vestirsi utilizzando tutte le gradazioni
del verde , dal chiaro all’oscuro. Era molto presuntuosa e sosteneva, invece, che mangiare le
verdure era fondamentale per avere sempre una linea perfetta.
Ognuna di loro credeva di essere più importante dell’altra e ogni giorno discutevano e litigavano.
La maestra, stanca di questa situazione voleva dimostrare che entrambe erano importanti e propose
vari tipi di gara : costruire un cappello di frutta più bello , gare sportive , ma niente continuavano a
litigare.
Così ebbe un’idea brillante: mandarle ad aiutare i bambini nella “Casa della Fantasia” della loro
città per dimostrare che entrambe erano importanti.
La Casa della Fantasia ospitava bambini un po’ denutriti da curare con affetto, amore, fantasia unite
a un buon carico di vitamine necessarie per la loro crescita.
La casa era piuttosto modesta ma dipinta con colori vivaci e allegri tanto da sembrare proprio un
grande cestino di frutta colorata.
E così Vita e Mina incominciarono a collaborare, inventavano giochi con materiale semplice e
povero che avevano a disposizione . Il gioco più bello e atteso dai bambini era la costruzione di
piccole capanne fatte legando delle vecchie lenzuola alle scope che a loro volta venivano infilate
nelle sedie. I bambini si precipitavano sotto e Vita e Mina gli raccontavano tante storie e
indovinelli.
Vita preferiva raccontare storie di principi e principesse, di castelli fatati e boschi incantati mentre
Mina preparò una serie di indovinelli carini per convincere i bambini a non rinunciare alla frutta e
verdura .
Gli indovinelli erano molto divertenti e ben presto istituirono anche la gara a premi “Vitamina
Fantasy” . Chi avrebbe indovinato doveva dipingere sulla parete un frutto o una verdura utilizzando
colori naturali.
Ascoltatene qualcuno: “E’ morbida e vellutata , da tutti vengo annusata? Chi è?”.
“Sono rossa e lentigginosa tra i frutti la più curiosa? Chi sono?”.
“Sono gialla, morbida e allungata e da tutti ben ammirata, i crampi non faccio venire e tutti di me si
vogliono nutrire. Chi sono?”.
“Di tutti mi prendo cura e son sempre la…..? “
“Di ferro son ricca e piena e spesso vengo consumata a cena. Son verde e croccante e mordermi è
davvero invitante…”.
Tutto questo le rendeva felici perché si resero conto che insieme erano riuscite a fare molto e i
bambini avevano finalmente imparato a mangiare tanta frutta e verdura e, quindi, tante vitamine.
Oggi Vita e Mina sono diventate delle mamme felici e con i loro figli spesso vanno a trovare i
piccoli nella Casa della Fantasia , si siedono sempre sotto la capanna di lenzuola per raccontare la
loro meravigliosa storia di bambine dispettose che grazie alla geniale idea della loro maestra sono
diventate le inseparabili ed utili amiche “VITAMINA!”.
Grazie nonna Francesca per avermi raccontato questa magnifica storia!
BIBI E LE SUE MAGICHE AVVENTURE
Ivana Viesti classe 3^AIstituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti C’era una volta un bambino di nome Bibi che decise di avventurarsi verso un lago magico.
Una volta arrivato al lago, vide una sirena che piangeva e le disse: “Perché piangi?”. La sirena gli
rispose: “Sto piangendo perché non ho nemmeno un amico con cui giocare!”.
“Posso diventare io il tuo amico” le propose Bibi. “Grazie bambino, ma mi dici come ti chiami?”. “
Mi chiamo Bibi” disse presentandosi.
Mentre stavano giocando, Bibi si accorse che nel lago nuotavano altre sirene che volevano giocare
con loro.
“Ariel, guarda, ci sono piccole sirene che vogliono giocare con noi” le disse Bibi. “Veramente?” “
Voltati e vedrai!”
Quando si voltò, vide le piccole sirene e le invitarono a giocare con loro. Giocarono a
“chiapparella”, a fare tuffi nel lago, a Strega comanda colori, a palla prigioniera, a nascondino …
Fecero un pic-nic e mangiarono un sacco di cibi buoni; arrostirono il pesce e fecero un banchetto e,
quando finirono, si divertirono di nuovo con tanti giochi spassosissimi.
Fu una giornata molto bella!
ALESSIA E LO STRANIERO
Serena D’Attoma 3^A - 3^AIstituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti C’era una volta una bambina di nome Alessia che abitava in una fattoria con la sua mamma e il
suo papà.
Un giorno Alessia trovò una grotta, ci entrò e vide un albero che aveva sul tronco una porta.
Cercò di arrampicarsi ma non ci riuscì. Poi trovò dei rametti per terra e delle liane, legò i rametti
con le liane, formò una scala e disse:-Evviva!
Salì sulla scala e raggiunse la porta, l’aprì e dentro c’era una grotta, tipo labirinto. Si addentrò, ma
trovò un vicolo cieco. – Uffa!- disse Alessia:- Ci
vorrà un’eternità per trovare l’uscita! Camminando, incontrò uno straniero e gli
chiese:- Sai per caso dov’è l’uscita?- Lo straniero rispose:- Come hai fatto ad entrare qui?-
Alessia rispose:- Ho trovato un albero, dentro c’era una grotta e sono entrata -. – Ok- disse lo
straniero- ed ora cosa vuoi da me?-
Alessia esclamò:- Come ti chiami? Lo sconosciuto rispose:- Mi chiamo Marco. Ti dirò bene come
fare per ritornare a casa. Vai sempre dritto e poi gira a destra – suggerì Marco.
-Va bene- ribattè Alessia e seguì le indicazioni.
Una volta tornata a casa, Alessia raccontò tutto alla mamma che esclamò:- Che bella esperienza hai
fatto! Ma non hai avuto paura?
Alessia spiegò alla mamma che non aveva avuto timore in nessun momento, anzi si era proprio
divertita in questa avventura.
IL MONDO ARCOBALENO
Luca D’Attoma 3^A Istituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti C’era una volta un ragazzo di nome Alberto.
Alberto stava partendo per un bellissimo mondo più colorato che mai: il Mondo Arcobaleno.
Allora il ragazzo salì sull’unico mezzo di trasporto in grado di raggiungere quella nuova
dimensione: l’Autobus Arcobaleno. Cercò di metterlo in moto ma non ci riuscì.
Allora ci riprovò prima, seconda e terza volta: niente da fare. L’autobus non partiva.
Si allontanò dall’autobus per cercare un meccanico in grado di riparare il mezzo.
Ma trovò solo un uccellino in una grotta. L’uccello aveva un cappellino blu e un vestitino blu con
delle bretelline da meccanico.
“Perché mi fissi?” chiese l’uccellino.”Ma tu puoi parlare!!! Non ci credo!” esclamò Alberto.
“Sono l’uccello magico del Mondo Arcobaleno, nonché il meccanico più eserto di tutta quella
dimensione!”
“Mi potresti aiutare? Il mio Autobus Arcobaleno non parte! Ma io voglio visitare quel mondo!”
L’uccello magico annuì e mostrò ad Alberto un tunnel.
“Non c’è bisogno di prendere quelli stupidi mezzi! Ecco, guarda quel tunnel. Se lo attraverserai
sbucherai all’ingresso del Mondo Arcobaleno!”
Alberto attraversò il tunnel.
Camminando , camminando, Alberto e l’uccello incontrarono un minatore che scavava per trovare
l’argento.
“Ehi, guarda che c’è un pezzo d’argento proprio accanto a te!” disse Alberto.”Hai ragione! Che
distratto che sono !” “Vuoi venire con noi?” chiese l’uccello. “Sì!” rispose il minatore.
Allora s’incamminarono tutti e tre.
Appena raggiunto il Mondo Arcobaleno, i tre amici si divertirono molto, giocarono insieme e fecero
un break.
L’uccello magico tornò a casa; fecero la stessa cosa anche il minatore e Alberto.
Si salutarono e vissero tutti felici e contenti di aver fatto nuove amicizie.
‘’LA BIMBA E IL GELATAIO’’
Alessia Giannini 3^A Istituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti Un giorno una bimba incontrò per la strada verso Polignano a Mare un signore con il suo cane.
La bimba gli disse: “Ciao, tu chi sei?” Sono un gelataio e mi chiamo Lorenzo... e tu chi sei?”.
“Sono una bimba, mi chiamo Alice e sto cercando la mia vera mamma che mi hanno detto vive a
Polignano. Io ho vissuto sempre a Bari ma vorrei tanto conoscerla”. “Vuoi che ti aiuti a cercarla?”.
La ragazzina rispose: “Sì, grazie! Ho tanto bisogno di aiuto!”. “Allora, partiamo con il mio
camioncino!”.
Arrivati nella sua città, entrarono nel palazzo che le avevano indicato quelli della casa famiglia con
cui viveva e non trovarono nessuno; girarono per tutta la città, chiesero a tanti di questa signora,
niente, nessuna traccia della sua mamma. La bimba capì che purtroppo era morta. Cominciò a
piangere, si sentiva molto triste.
Allora il gelataio, dispiaciuto, per renderla felice, la portò al circo dove Alice occupò il primo posto
della seconda fila. C’era un’ atleta che faceva le sue acrobazie su di un elefante. La bimba disse “
Wow, com’è brava!”
Lorenzo andò a prendere i pop corn. Stettero fino a tarda sera. Poi andarono a casa di Lorenzo;
Alice si ficcò nel letto e gli disse: “Ma questo letto non è morbido come quello di casa mia!”
“Lo so cara, ma non ci posso fare niente! Per ora dovrai accontentarti di questo … domani se vorrai
rimanere con me, parliamo con i tuoi amici della casa famiglia e compriamo un super materasso!!!”
AMBRA A CASA DEI GATTONI POCO ACCOGLIENTI
Mariaclaudia Coletta 3^A Istituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti C’era una volta una bimba che si chiamava Ambra.
Mentre camminava nelle vie di campagna, incontrò un pony bellissimo che voleva giocare con
lei.
Gli disse: “Io scappo … non posso stare con te perché altrimenti perdo il pullman! Ciao,
piccolo pony!”
La bimba nel pullman incontrò due fratellini e chiese: “Come vi chiamate?”
I due fratellini risposero: il maschietto disse “Io mi chiamo Luca” e la femminuccia rispose
di chiamarsi Serena.
La bimba al guidatore disse: “Alla prossima fermata devo scendere!”
“Ok piccola bimba; quando trovo una fermata ti faccio scendere” rispose l’ autista.
“ Va bene e molte grazie!” Ambra rispose all’autista.
“Buona giornata anche a te e fai buon viaggio” rispose l’ uomo
Così la bimba incominciò di nuovo a camminare, arrivò vicino a una casa nel bosco,
entrò dicendo: ” C’è qualcuno?”
In quella casa viveva una famiglia di gattoni poco ospitali. Questi gatti non erano molto gentili;
infatti, appena tornarono e videro la bambina che girava tra le stanze e si arrabbiarono tantissimo. Il
papà gatto alla piccola bimba disse che non doveva entrare più nella loro casa e così la bimba si girò
e se ne andò correndo …
Era proprio arrivato il momento di andare a scuola!
‘’LA BIMBA E LA SIGNORA MATILDE’’
Paola Pascale 3^A Istituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti Una bimba, un giorno, trovò per strada un panettiere che non conosceva.
Il panettiere le disse che poteva andare nel suo panificio a mangiucchiare qualche cosa.
Però il panettiere sparì e trovò soltanto una signora che le disse: “Ciao bimba, che cosa fai qui nel
panificio?”La bimba le rispose: “Grazie,ma tu che cosa fai qui?”.
La signora le rispose che lei lavava il pavimento; qualche volta aiutava a fare il pane e per questo
era molto contenta.
Allora la bimba le riferì: “Vado a prendere il mio fratellino e la mia mamma!” “Oh”le rispose la
signora. “Signora Matilde, dove sei?”E sparì anche la signora Matilde. “Dove sei, signora
Matilde?”.
Improvvisamente la signora era lì, era ricomparsa come per magia e la bimba andò ad abbracciare
Matilde con tanto affetto. Era molto contenta di averla conosciuta.
Tutto ad un tratto arrivò quel misterioso panettiere che l’aveva invitata a gustare le sue trecce
saporite, le focaccine con i würstel … Indovinate chi era? Era il marito della signora Matilde a cui
piaceva giocare molto a nascondino!
MARIA E LO STRANIERO
Luciano Nonna 3^A Istituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti Maria sta facendo una passeggiata in villa.
Ad un tratto vede uno straniero che le dice:<<Come ti chiami>>?
Lei risponde:<<Maria … e tu come ti chiami>>?
Lo straniero dice:<<Io mi chiamo Nicola e vengo dal Lussemburgo>>.
<<Nicola che ci fai qui?>> . Egli le dice:<<Niente, sono qui in vacanza ma non ho un’ amica con
cui giocare>>.
Maria propone:<<Possiamo essere noi amici>>.
Da quel momento, si divertono insieme e diventano migliori amici. Giocano con la palla ogni
pomeriggio, vanno al bar a gustare un ottimo gelato.
Finalmente, giunge il giorno in cui Maria festeggia il suo compleanno e invita Nicola che le regala
un vestito bellissimo .
La mamma chiede a Maria durante la festa:<<Chi è lui?>>. E Maria risponde:<<È un ragazzo che
viene dal Lussemburgo e l’ ho incontrato in villa>>. La mamma confida alla figliola che è davvero
un ragazzo molto simpatico …
Dopo qualche settimana, purtroppo, Nicola deve ripartire …
Così Nicola, prima di prendere l’aereo, va a salutarla e Maria gli dona un regalo di addio: una
fantastica foto che hanno scattato insieme durante le loro passeggiate con il delizioso gelato del bar
“Settemila caffè”.
MATILDE E LO STRANIERO
ANDREA LACITIGNOLA 3^A Istituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti C’ era una volta una bambina di nome Matilde, era una bambina molto serena .
Un giorno incontrò un bambino di Parigi che era molto strano perché parlava una lingua che non
conosceva.
Quello stesso giorno diventarono amici nonostante la differenza di lingua.
Matilde gli disse : “Ciao,come ti chiami?”
Matilde non riuscì a capire il suo nome, capì solo che era di Parigi. Insieme andarono in un bosco,
si diceva che in quel bosco era morta la figlia di un grande vincitore. Lei era un atleta molto brava .
Matilde, con il suo amico, iniziò a scavare una buca.
Matilde trovò una gemma: quella gemma era molto brillante.
Passarono le ore: si era fatta notte , la mamma di Matilde la chiama al telefono, Matilde le chiese
se il suo amico poteva dormire con loro e la mamma le rispose di sì .
Furono per questo tutti felici e contenti.
UN INCONTRO CON MARIATERESA
GABRIELLA RITA 3^A Istituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti Un giorno d’estate, io, la mia sorellina e la mia mamma eravamo andate al mare.
Ero piccola, avevo più o meno quattro anni come la mia gemella che si chiama
Mariaclaudia e quindi tutto ciò me lo ha raccontato la mia mamma.
Arrivate al mare, la mia mamma che si chiama Stefania piantò l’ombrellone e ci portò nell’acqua:
giocammo a fare il girotondo galleggiando.
Dopo un po’ uscimmo dall’acqua, allora io e Mari andammo
a conoscere una bambina che si chiamava Mariateresa.
Chiesi a lei: <<Come ti chiami?>> e lei mi rispose: “Io mi chiamo Mariateresa!”e lei mi
chiese lo stesso:”Come ti chiami”e io le dissi che mi chiamavo G abriella Rita e
la mia sorellina Mariaclaudia.
Così facemmo amicizia, però dopo qualche ora dovevamo andare via. Così ci salutammo ma ero
triste e la mia mamma mi consolò dicendo che ci saremmo riviste molto presto.
Tornate a casa, la mamma ci fece la doccina e pranzammo tutti insieme con papà che era tornato dal
lavoro.
Finito il pranzo, ci addormentammo e dopo uscimmo con la mamma a fare delle commissioni.. e
indovina chi trovammo per la strada: Mariateresa e il suo papà! Ci abbracciammo e ridemmo a
crepapelle! Eravamo superfelici!
Arrivata la sera, papà ci portò a letto e gli feci capire con il mio sorriso che quel giorno era stato
veramente speciale e meraviglioso.
QUATTRO RAGAZZE E UN PAIO DI PANTALONI
Marialucrezia Trisciuzzi 3^A Istituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti C’ era una volta quattro ragazze di nome Arianna,Trina, Tori e Michela che andavano a scuola
trasportati da un autobus.
Un giorno di sole, Arianna svegliò Trina. Loro due cercarono di spaventare Tori e Michela. Ma
quest’ultima, più intelligente, non si spaventò perché stava facendo finta di dormire!
Cominciarono a farsi scherzetti, a ridere a più non posso ma, ad un tratto, Michela vide l’orologio e
si era fatto molto tardi perché avevano fatto troppi giochetti…
Entrarono nell’autobus e videro un paio di pantaloni al posto di guida.
<<Oh, waw>> gridò Arianna la birbante:<<Sto sognando! Arriveremo a scuola in un battibaleno…
anzi che dico! Siamo già arrivate!!!>> Michela annunciò.<<Grazie del passaggio, caro signor
Pantalone!>>
Le ragazze entrarono in tempo, al suono dalla campanella.
<<Sì, presto amiche , è già ora di lavorare con l’ insegnante di matematica… Che bello, mi piace
tanto!>> gridò Michela.<<Guarda che non è solo la tua materia preferita, è anche la mia !>>
E iniziarono tutti felici e contenti a lavorare.
Una giornata INcredibile
4 B - 3^C.D."G.D'ANNUNZIO"- PLESSO "PAPA GIOVANNI XXIII
C’era una volta un bambino di nome Mauri che adorava i dinosauri.
Quando la maestra spiegava matematica o grammatica, inglese o geografia ecco che Mauri
cominciava a sognare ad occhi aperti. Il suo sogno ? Vivere al tempo dei dinosauri e diventare un
paleontologo.
E la maestra non faceva che ripetergli :<< Mauri, Mauri , uomini e dinosauri non si sono mai
incontrati>>.
Mauri adorava cacciare il suo nasino nei libri … di Storia ovviamente ed i protagonisti erano
sempre i suoi amati Tirannosaurus, Stegosaurus, ecc.
Anche quando era ora di pranzo o di cena la sua mamma era costretta continuamente a chiamarlo a
piu’ riprese perche’ proprio non ne voleva sapere di staccarsi dai suoi pop up.
Un bel giorno mentre ne sfogliava uno , Mauri avverti’ una strana sensazione: ebbe l’impressione
che da un’illustrazione del libro gli si facesse l’occhiolino.
<<Forse la maestra ha proprio ragione quando mi dice che devo dedicarmi ad altre letture!>>
ammise Mauri tra se’ e se’ . <<Evidentemente sto un po’ esagerando>>, aggiunse.
Ma ecco che mentre stava per chiudere il libro senti’ una voce che gli diceva : <<Aspetta, cosa fai,
non sbattermi il libro in faccia. Che modi!>>
Mauri non credeva ai suoi occhi e alle sue orecchie! Un dinosauro gli stava parlando.
Porto’ la mano alla fronte per verificare che non avesse un febbrone da cavallo. No, era fresco come
una rosa!Quindi riapri’ il libro e stette a guardare con i suoi occhioni azzurri sgranati.
<<Ciao, sono Sticky, un cucciolo di dinosauro, per favore potresti aiutarmi? Tutti sono scappati via
per paura che il vulcano qui vicino eruttasse, ma io non ce l’ho fatta a stargli dietro. Sai, sono
ancora piccolo e non riesco a capire a quale famiglia appartengo. Non so neppure di cosa nutrirmi.
Saro’ erbivoro o carnivoro?>>
<<Ma perche’ lo chiedi proprio a me? Vuoi mettermi nei guai? >>rispose Mauri << Mi dai una
grande responsabilita’!>>
Il bambino all’improvviso comincio’ a sentirsi alquanto agitato, non sapeva cosa rispondere, aveva
paura di sbagliare. Gli capitava spesso si sentirsi molto insicuro. Lo diceva sempre anche la sua
maestra.
<<Se solo fossi stato piu’ attento durante le spiegazioni della maestra, invece di starmene sempre
nel mio mondo! Ora saprei cosa rispondere!>>
<<Ma insomma, non sei tu che sogni di incontrare i dinosauri? Ed ora che il tuo sogno si sta
avverando non vuoi aiutarmi?>> disse Sticky.
Mauri si intristi’ tanto. Proprio a lui stava capitando questa cosa?
<<Certo che voglio aiutarti, ma vorrei poterti toccare, sentire la tua pelle e guardarti meglio. Cosa
vuoi che possa capire da una piccola figura di un libro?>>
Detto… fatto! Ecco che d’un tratto una piccola zampa venne fuori dal libro e Sticky comincio’ ad
urlare : <<Forza, dammi una mano, aiutami ad uscire!>>
Mauri raccolse tutte le sue energie e riusci’ a tirar fuori dal libro il cucciolo.Non poteva crederci!
Era emozionatissimo, tanto che dovette subito correre in bagno a… far pipi’. In brevissimo tempo
fu di ritorno. Insieme cominciarono a tirar fuori tutti i libri sui dinosauri che aveva nella sua camera
e guardarono anche su internet per raccogliere informazioni.
<<Dunque, la tua testa somiglia a quella di un Apatosaurus, hai un collo molto lungo, 15 vertebre
cervicali, 10 dorsali, 5 sacrali e 82 caudali…>> disse il bambino con aria da piccolo studioso.
<<Accidenti , ne sai piu’ di me!>> esclamo’ Sticky.
<<Vieni qui, non distruggermi la stanza, altrimenti chi la sente mia madre? Ma tu oggi vuoi
mettermi proprio nei guai? Sai che tra pochissimo i miei genitori torneranno dal lavoro? Dobbiamo
sbrigarci!Lasciami guardare… ecco, hai un unico grande artiglio… ci sono! Appartieni ai
Sauropodi… sei un Brontosauro e sei … vegetariano, ehm… voglio dire erbivoro!>> concluse
Mauri molto soddisfatto di se’.>>
<<Beh, sai, ora che mi ci fai pensare ho proprio voglia di assaggiare quelle pianticelle che ho visto
nel tuo giardino”disse Sticky.
<<Piantine del mio giardino? Ma non vorrai mica farti vedere in giro! Gia’ tutti dicono che sono un
bel po’ strano, figurati se mi vedono un dinosauro per casa! Magari vado a prepararti una bella
insalata. Tu aspettami qui!>> Mauri ando’ in cucina e preparo’ un’appetitosa insalata per il suo
amico.Fece appena in tempo a tornare nella sua stanza che senti’ i genitori rientrare e chiamarlo. Il
bambino capi’ che era arrivato il momento di salutare il suo amico, lo abbraccio’ forte forte , riapri’
il libro e via.. nel mondo della Preistoria. Fu una giornata indimenticabile per lui, ma… chi avrebbe
spiegato alla maestra che ,anche se per una volta, l’uomo aveva incontrato un dinosauro?
LE APPARENZE INGANNANO
4 B - 3^C.D."G.D'ANNUNZIO"- PLESSO "PAPA GIOVANNI XXIII
C’era una volta una principessa di nome Sofia bella e ricca, ma molto arrogante. Infatti trattava
sempre tutti dall’alto in basso e questo succedeva specialmente con la sua giovane e bella
domestica.
Le ordinava sempre mille cose da fare e non perdeva occasione per farla sentire incapace e metterla
in ridicolo davanti a tutti.
Un giorno alla principessa venne voglia di torta ed ordino’ alla ragazza di accompagnarla nel
bosco per raccogliere delle fragole. Non restava altro che obbedirle.
Si diressero verso il bosco e cominciarono a riempire i loro canestri con mature e succose fragole,
ma la principessa non perdeva occasione per rimproverare la giovane servetta.
Tutte prese dalla raccolta, si addentrarono sempre piu’ nel fitto bosco e, senza accorgersene, si
allontanarono dal sentiero e presero direzioni diverse.
La principessa , voltandosi, si ritrovo’ sola e comincio’ a chiamare la domestica a gran voce.
Era molto spaventata perché noto’ che ormai si stava facendo buio.
Lei, poi, che da sola proprio non riusciva a far nulla!
Figuratevi se era capace di ritrovare la strada per il castello!
“Dove sono?” – diceva, “ Dov’è finita quella sciocca servetta inetta?”-
- “Mi sentira’, quando tornero’ al castello!”
Proprio mentre borbottava ed urlava, si accorse di una luce che brillava da lontano.
Decise di seguirla e man mano che si avvicinava si rendeva conto che proveniva da una casa tra gli
alberi. Una volta vicina, si accorse che mille colori scintillanti decoravano il tetto.
La principessa entro’ e vide che tutto era in ordine, tutto lindo e pulito. Tendine in pizzo
addobbavano le piccole finestre, un caminetto acceso dava un dolce tepore alla casa. Sul tavolo
c’era una torta alle fragole appena sfornata. L’assaggio’ ed era deliziosa. Proprio la torta che
avrebbe voluto preparare con le fragole raccolte!
Ma com’era possibile? Stava forse sognando?
All’improvviso apparve una Fata bellissima, dall’aspetto molto dolce, vestita con un abito tutto
rosa, con nastri e merletti. In mano aveva una bacchetta magica.
Sofia rimase incantata e balbettando le chiese, con i suoi soliti modi bruschi : “ E tu chi sei? Come
ti chiami?” e la Fata dolcemente le rispose : “ Sono la Regina di tutte le Fate”.
Ed ecco che Sofia continuo’ con la sua solita arroganza :” Se sei davvero la Regina delle Fate,
come tu sostieni, fammi ritrovare la mia stupida serva!”.
Davanti a tanta maleducazione la Fata agito’ la sua bacchetta magica e fece comparire la ragazza,
bella ed elegante come una regina, insieme ad un giovane bellissimo ed altrettanto elegante.
Allora la Fata disse: “ Eccola, quella che tu chiami “la tua serva” in realta’ e’ mia figlia, la
Principessa delle Fate. Io l’ho inviata da te sotto le sembianze di una cameriera per mettere alla
prova il tuo cuore e per sapere se fossi stata degna di sposare mio figlio, il Principe degli Elfi, qui
presente. Ma in realta’ ho trovato solo durezza, cattiveria ed arroganza nel tuo cuore”.
La Principessa non credeva ai suoi occhi ed alle sue orecchie e non si dava pace.
Quella che aveva tanto umiliato era addirittura la figlia della Regina delle Fate ed aveva perso per
sempre l’occasione di sposare il bellissimo Principe degli Elfi.
Sconvolta e pentita, lascio’ la casa di gran fretta e, una volta tornata al castello, prese lezioni di …
buone maniere!
LA DOLCE VOCE DEI BAMBINI
4 B - 3^C.D."G.D'ANNUNZIO"- PLESSO "PAPA GIOVANNI XXIII
Nel paese di Abbiamsempredafare tutti gli adulti erano sempre molto indaffarati e non volevano
che i bambini gli dessero impicci.
C’erano le maestre che avevano sempre qualcosa di cui lamentarsi:li sgridavano se non svolgevano
i compiti, ma anche quando li svolgevano erano le prime a trovare degli errori.
C’erano i genitori sempre pronti a trovare un motivo per rimproverarli : che noia quando
cominciavano a ripetere “ Sai, io alla tua età…”
E che dire dei negozianti: si lamentavano se li vedevano giocare a pallone per strada, perche’
rischiavano di colpire le vetrine dei negozi.
Per non parlare degli automobilisti che cominciavano a strombazzare ed a sbucare come matti!
Intanto nel paese mai nessuno si preoccupava di sistemare un posto dove i bambini potessero
giocare senza dar disturbo a nessuno.
I bambini non ne potevano proprio piu’. Decisero, quindi di riunirsi e pensare cosa fare.
Pensa e ripensa, non appena videro un loro compagno arrivare addirittura con un occhio nero per la
sberla di un papa’, decisero di lasciare il loro paese: volevano fuggire dagli adulti.
Detto … Fatto! Tornarono a casa e mentre i genitori dormivano si prepararono un bel fagotto con
qualcosa da mangiare e lo misero nella cartella. La mattina seguente, invece di andare a scuola, si
incamminarono fuori citta’ in cerca di un posto dove restare.
Cammina e cammina si inoltrarono in un bosco fitto e proprio dietro un albero alto e maestoso
trovarono la casetta di Fata Dolcezza che, appena li vide, stanchi ed infreddoliti, diede loro
ospitalità e tante gustose delizie da mangiare.
A lei raccontarono tutto, dei rimproveri e delle lamentele dei grandi.
Fata Dolcezza, con molta tenerezza, fece loro capire che gli adulti spesso semplicemente non
ricordavano come si erano stati da bambini, ma che comunque li amavano.
Nel frattempo, nel paese di Abbiamsempredafare ci si accorse che tutti i bambini erano scomparsi.
Si ritrovarono nella scuola e le maestre confermarono che quella mattina gli alunni non si erano
presentati.
Le mamme cominciarono a disperarsi e a battersi il petto, i papa’ cominciarono ad incolpare le
mamme, le mamme accusavano i papà di essere stati troppo severi. Poi tocco’ alle maestre che
furono accusate di assegnare troppi compiti e di essere troppo severe.
Insomma, tutto d’un tratto le persone si accorsero che senza i bambini non avevano volgia di far
piu’ nulla e si accorsero anche di quanto fosse triste il paese senza i loro schiamazzi e le loro risate.
Sembrava che persino gli uccellini avessero smesso di cinguettare! Tutto era cosi’ triste e senza
senso!
“Forse siamo stati troppo severi” – disse un papa’.
“Io credo che siamo tutti troppo presi dai nostri problemi e dai nostri impegni ed abbiamo
dimenticato come eravamo quando eravamo piccoli”.
Cosi’ tutti gli adulti capirono che i bambini sono indispensabili e che senza di loro non si puo’
vivere. Decisero di raggiungerli e fargli sapere quello che avevano finalmente compreso, ma non
sapevano dove dirigersi.
D’un tratto sentirono una soave melodia che proveniva dal bosco e si misero a seguire quel suono
armonioso che altro non era che il dolce canto dei bambini guidati dalla Fata.
Cammina, cammina , raggiunsero la casetta nel bosco e lì ritrovarono i loro bambini sani e salvi, li
riabbracciarono e da quel giorno gli adulti cercarono di ricordare piu’ spesso com’erano stati da
bambini ed i bambini cercarono di essere piu’ comprensivi.
Ed il sindaco della città decise di creare uno spazio dove i bambini potessero giocare e di chiamare
il loro paese “La citta dei bambini”.
PROFUMO DI LIBERTA’
BOCCASILE DAVIDE MATTIA 4 B - 3^C.D."G.D'ANNUNZIO"- PLESSO "PAPA GIOVANNI
XXIII
Esisteva una volta un bellissimo paesino ai piedi di una gigantesca montagna dove il cielo era
sempre azzurro, la terra sempre ricca dei suoi frutti migliori e la gente viveva libera e felice di
respirare aria di pace e amore.
Ma questo era solo un ricordo lontano perche’ di quel paesino non esisteva quasi piu’ niente.
Il cielo ora era sempre nero, oscurato dal fumo delle bombe; la terra, ormai distrutta, non dava piu’ i
suoi frutti e si respirava solo puzza di polvere da sparo, di odio, di cattiveria: insomma il tanfo
terribile della guerra si era impossessato della magia di quel posto.
Tutti i pochi abitanti rimasti erano stanchi di soffrire e di veder morire le persone a loro piu’ care,
stanchi di veder distruggere un luogo naturalmente incantevole.
Essi desideravano solo scappare di là e vivere in pace.
Ma andare via sembrava un po’ difficile : via mare era impossibile, semplicemente per il fatto che
non c’era mare;via terra era praticamente un sogno, a causa di quella gigantesca montagna.
Cosa restava?
Pensa e ripensa ci arrivarono : l’unica soluzione era attraversare il cielo.
Per mesi e mesi, dunque, si misero tutti all’opera, lavorando di notte e di nascosto e dopo mille
fatiche e tantissimo lavoro di collaborazione riuscirono a realizzare quella che era la loro unica
salvezza: la mongolfiera piu’ bella, gigantesca e stratosferica che si potesse immaginare e realizzare
e che li avrebbe fatti volare il piu’ lontano possibile dalla guerra.
E cosi’ fu.
Salirono tutti sulla mongolfiera e volarono via da quel posto ormai tetro per raggiungere l’orizzonte
che appariva cosi’ luminoso, splendente e che profumava di libertà.
La loro fuga dal dolore della guerra li rese di nuovo liberi, felici ed… in pace.
Un vero campione
NENNA GIANFRANCO - 3° C.D."G.D'ANNUNZIO"- PLESSO "PAPA GIOVANNI XXIII" - Trani
C’era una volta un bambino di nome Asmar che era arrivato in Italia per sfuggire alla povertà del
suo Paese : l’Africa.
Dopo essersi sistemato in una famiglia, Asmar comincio’ a frequentare la scuola, ma i suoi
compagni di classe lo prendevano in giro a causa del diverso colore della sua pelle.
Asmar ne soffriva tanto e proprio non capiva quei comportamenti : li trovava piuttosto strani.
Un bel giorno, mentre erano in palestra durante l’ora di educazione fisica, un grande ex atleta si
presentò, perché era a caccia di qualche nuovo talento. La sua specialità era la corsa.
Tutti speravano di farsi notare, solo Asmar se ne stava in disparte ad aspettare di essere chiamato
dal professore.
Non appena, pero’, comincio’ a correre rimasero a bocca aperta : era velocissimo!
L’ex atleta fu rapito dalla sua tecnica e chiese subito di convocare la famiglia per chiedere il
permesso di allenarlo.
Mentre Asmar era intimidito e confuso i suoi compagni cominciarono a cambiare atteggiamento,
dandogli pacche sulle spalle e strette di mano.
I giorni che seguirono furono molto impegnativi per il ragazzo venuto da lontano, perché si allenava
in tutti i momenti liberi per partecipare ad una gara internazionale.
L’evento tanto atteso arrivò, Asmar si sentiva molto agitato e temeva di fare una brutta figura.
Appena il tempo per un breve riscaldamento e via!
Asmar comincio’ a correre come non aveva mai fatto prima, ancor piu’ velocemente che durante
l’allenamento.
Tutti lo guardavano increduli, i suoi compagni di classe lo acclamavano ed Asmar, lasciando tutti
gli altri concorrenti indietro di parecchio, varco’ il traguardo e stravinse.
Quella vittoria apri’ ad Asmar le porte di un futuro diverso, quelle di un grande campione.
Ma il giovane africano non cambio’. Si recava a scuola con la stessa timidezza di sempre e la stessa
umilta’.
A cambiare furono i suoi amici di scuola che lo salutavano e gli facevano mille complimenti.
Allora Asmar chiese loro :” Cosa vedete di diverso in me rispetto a prima? E’ forse cambiato il
colore della mia pelle? Io sono lo stesso ragazzo nero di prima e voglio usare questa mia fama per
far capire al mondo intero che dietro i diversi colori della pelle ci sono sentimenti e cuori uguali per
tutti”.
In classe ci fu un momento di assoluto silenzio perche’ avevano capito di essere stati molto
sciocchi.
Chiara e l’albero magico
Giulia Forina - E. De Amicis di trani
C’era una volta una bambina di nome Chiara che andava sempre in campagna con il nonno a curare
l’albero che avevano piantato quando la bimba era piccola. Era un albero di ciliegie molto verde e
basso , ma era carinissimo. L’albero cresceva e anche Chiara ; ogni giorno la bimba si faceva più
grande e quando compì dieci anni arrivò una sorellina ……. Chiara ne fu molto felice, almeno
finché la sorellina non compì tre anni, perché da quel giorno protestava, strillava, urlava sempre per
un unico motivo: prendere il diario segreto di Chiara. La povera Chiara, stufa del comportamento di
sua sorella si chiuse in camera e non voleva parlare con nessuno …….. Dopo tre mesi uscì dalla
camera, ma comunque era ancora triste e per questo motivo il suo albero si ammalò e Chiara non
sapeva cosa fare perché non aveva più un posto magico dove leggere, giocare e sognare. Ma una
mattina accadde qualcosa di speciale: la sorellina, che ormai aveva già quattro anni, corse da Chiara
ad abbracciarla e a chiederle scusa per tutto ciò che le aveva fatto passare. Chiara fu felice di
quell’abbraccio e la perdonò, e quando tornarono in campagna non potevano credere ai loro occhi
…… Il ciliegio ,morto da tanto tempo, era di nuovo rigoglioso e pieno di buonissime ciliegie . Le
sorelline si misero a ballare, a cantare e soprattutto…. a mangiare le dolcissime ciliegie. Decisero
insieme al nonno di piantare un altro albero e dargli un amico perché avevano capito che è più bello
giocare in due anche se capita ,a volte di litigare e farsi qualche dispettuccio!
LA CHIAVE NASCOSTA DI ZAN
Sara Gargiuolo - E. De Amicis di trani
Zan era un signore scorbutico che viveva in un grande castello tutto suo. Un giorno arrivarono dei
visitatori in quel castello:una mamma, un papà e una bellissima figlia di nome Sofia. La bimba
portava al collo un bellissimo amuleto magico. Quando Zen vide quelle persone decise di mandarle
via ma ad un tratto si accorse dell’amuleto di Sofia e consultò il suo libro; vide che quello era
l’amuleto che lui sognava di avere da tanto tempo perche’ con quell’amuleto magico lui avrebbe
potuto diventare il re di tutto il regno. Ad un tratto diventò gentile e si avvicino’ a Sofia dicendole:
“Cara bambina io sono il guardiano di questo castello”. La bambina si accorse subito che stava
fingendo e decise di scavare piu’ in fondo a quella storia. Il giorno seguente Sofia si alzò presto e
andò in cerca di prove: ad un certo punto vide una piccola porta nascosta dietro un lenzuolo. Cercò
di aprirla ed improvvisamente si sentirono dei passi. Sofia si volto’ e vide Zan. Quest’ ultimo cerco’
di essere gentile con lei e le disse:” Va a fare colazione, i tuoi genitori ti aspettano”. Lei ci andò
subito e si accorse che non c’era nessuno. La povera Sofia si mise a correre urlando “ Mamma ,
papa’, dove siete ?” Ad un tratto vide di nuovo quelle porte e si avvicinò; accanto c’era la statua di
un leone. Lei si alzò e la guardo’ , c’era un piccolo buco, ci infilo’ dentro il dito e improvvisamente
si apri’ una porticina. Vide una chiave con su scritto “ Sig. Zan “. A Sofia, all’improvviso fu tutto
chiaro, continuo’ a correre e inciampo’andando a sbattere contro un'altra porta. Provo’ ad aprire con
la chiave e ci riusci’. La bambina entrò e vi trovo’ i suoi genitori ed il signor Zan. Sofia capi’ che
Zan voleva il suo amuleto e quindi glielo diede dicendo “Zan, potevi dirlo subito “, Zan si
commosse e decise di diventare buono e promise che l’amuleto lo avrebbe usato soltanto in caso di
necessita’. Poi buttò la chiave fuori dalla finestra e abbracciò la piccola Sofia. FINE
L’IMPORTANTE NON E’ VINCERE
Marialuigia d’ Addato E. De Amicis di trani
Un giorno Martina stava tornando da scuola, percorrendo la solita strada, questa volta un po’
arrabbiata. Aveva infatti, appena litigato con una sua compagna. Mentre stava camminando sentì un
guaito, che veniva da una stradina più in fondo, da dietro a dei bidoni. Spostò i bidoni e vide che
c’era un cane. Martina non aveva animali ma amava i cani. Così rimase tanto tempo a giocare con
lui e solo dopo un po’ si accorse che si era fatto tardi. Si affrettò a tornare a casa, poi, dopo
promesse varie fatte alla madre, riuscì a fare accettare il cagnolino come uno di casa. Il giorno dopo
a scuola sentì le sue compagne parlare di un concorso per cani. Martina sorrise tra sé; il concorso
iniziava sabato alle ore 17,00. Martina incominciò a curare il cane più di prima, coccolandolo come
un principe, sia perché teneva a lui, sia perché le premeva il concorso. Il sabato successivo Martina
arrivò sorridente con il suo cane che aveva deciso di chiamare Billy. Martina,quando fu il suo turno
balzò in piedi e accompagnò il suo cane; tutto andò magnificamente. Dava comandi al cane e lui
eseguiva perfettamente. Quando invece fu il turno della compagna con cui qualche giorno prima
aveva litigato,quest’ ultima non fu brava come Martina. Nel momento in cui i giudici dovevano
eleggere il vincitore Martina si sentiva emozionata. E lo fu ancora di più quando nominarono il suo
nome per il primo premio. Ma dopo aver ritirato il premio, non sentì la cosa così importante,
soprattutto quando vide la compagna in lacrime. Allora si diresse verso di lei, l’ abbracciò e le donò
il premio. “Sei stata brava quanto me” disse Martina e l’ altra riuscì appena a balbettare un grazie.
La bambina si diresse quindi verso l’ uscita insieme al suo cane con un sorriso ancora più
smagliante di quando era arrivata. Lei lo sapeva bene, l’ importante non era vincere ma partecipare.
FINE
Chiara e l’albero magico
Giulia Forina - E. De Amicis di trani
C’era una volta una bambina di nome Chiara che andava sempre in campagna con il nonno a curare
l’albero che avevano piantato quando la bimba era piccola. Era un albero di ciliegie molto verde e
basso , ma era carinissimo.
L’albero cresceva e anche Chiara ; ogni giorno la bimba si faceva più grande e quando compì dieci
anni arrivò una sorellina ……. Chiara ne fu molto felice, almeno finché la sorellina non compì tre
anni, perché da quel giorno protestava, strillava, urlava sempre per un unico motivo: prendere il
diario segreto di Chiara.
La povera Chiara, stufa del comportamento di sua sorella si chiuse in camera e non voleva parlare
con nessuno …….. Dopo tre mesi uscì dalla camera, ma comunque era ancora triste e per questo
motivo il suo albero si ammalò e Chiara non sapeva cosa fare perché non aveva più un posto
magico dove leggere, giocare e sognare.
Ma una mattina accadde qualcosa di speciale: la sorellina, che ormai aveva già quattro anni, corse
da Chiara ad abbracciarla e a chiederle scusa per tutto ciò che le aveva fatto passare. Chiara fu
felice di quell’abbraccio e la perdonò, e quando tornarono in campagna non potevano credere ai
loro occhi …… Il ciliegio ,morto da tanto tempo, era di nuovo rigoglioso e pieno di buonissime
ciliegie .
Le sorelline si misero a ballare, a cantare e soprattutto…. a mangiare le dolcissime ciliegie.
Decisero insieme al nonno di piantare un altro albero e dargli un amico perché avevano capito che è
più bello giocare in due anche se capita ,a volte di litigare e farsi qualche dispettuccio!
COME NACQUE IL CALCIO…
Daniele Sante Forlè - E. De Amicis di trani
Tantissimi anni fa su un isola in alto mare , c ‘ erano due bambini di una tribù che si annoiavano
non avendo nulla con cui giocare. Un bel giorno cadde una noce di cocco da un albero e cominciò a
rotolare. I bambini la rincorsero e alla fine , la bloccarono con i piedi . Erano stanchissimi ma si
erano divertiti molto a rincorrere quel frutto. Era stato fantastico! Da quel giorno tutte le volte che si
incontravano giocavano a passarsi il cocco , come fosse una palla da calcio. Per rendere più
divertente il gioco pensarono di dividersi i ruoli : uno si posizionava tra due alberi e l’ altro tirava il
cocco cercando di farlo passare in mezzo. Tutti gli amici della tribù rimasero incuriositi e chiesero
di giocare con loro. Con il passare del tempo si formarono delle squadre che si scontravano tra di
loro in veri e propri tornei. I primi tifosi di questo gioco furono esseri molto curiosi : le scimmie.
Passavano da un albero all’ altro facendo il tifo per il loro giocatore preferito. Un giorno, durante
una partita di fine torneo il portiere della squadra più forte si infortunò. C’ era il serio pericolo di
perdere il campionato. Allora una scimmia, che aveva osservato per tanto tempo gli umani giocare,
scese dall’ albero e sostituì il portiere. Con la sua agilità parò tutti i tiri e fece vincere la squadra. Da
quel giorno umani e scimmie diventarono amici di gioco inseparabili.
I RAGAZZI DEL QUARTIERE
Gianluca Dalfonso - E. De Amicis di trani
In un paesino molto povero, in un giorno come gli altri, Jack guardava fuori dalla finestra della sua
camera con gli occhi sognanti, quando ad un tratto un rumore lo distolse dai suoi pensieri, un
rumore né di bici, né di passi, un rumore mai sentito prima; allora guardò con attenzione fuori dalla
finestra e vide passare un’auto. Jack corse giù a vedere, e trovò un ragazzo, apparentemente della
sua età, che subito lo guardò e gli chiese con tono aspro cosa stesse guardando, poi gli voltò le
spalle e se ne andò di scatto. Jack che ancora non riusciva a capire cosa fosse successo, entrò in casa
con la bocca aperta e la faccia stupita, come se avesse visto un fantasma ballare. Il giorno dopo Jack
uscì con gli amici per fare una passeggiata e incontrò il nuovo ragazzo seduto su una panchina
davanti alla fontana mentre guardava il suo telefono. Così Jack si allontanò un attimo dal gruppo
per raggiungerlo, e avvicinatosi gli disse: “Ciao io sono Jack e tu come ti chiami? “. Il ragazzo
togliendosi gli occhiali da sole gli disse:” Io sono Tommy” e tornò a guardare il telefono. Così Jack
incuriosito gli chiese cosa fosse quell’aggeggio che teneva in mano, ma Tommy spazientito disse:
“È un telefono! Non dirmi che non ne hai mai visto uno!?, poi si alzò e se ne andò via senza
salutare, mentre Jack tornò dagli amici. Per tutta la notte Jack pensò e ripensò a quel Tommy e al
suo “TELEFONO”. Il giorno dopo Jack decise di andarlo a cercare. Bussò varie volte al portone ma
niente, così decise di andare a prendersi un gelato ma mentre stava andando via sentì vari
singhiozzi, andò a vedere sul retro della casa e vide Tommy che piangeva, allora gli chiese cosa
fosse successo e Tommy gli disse che i suoi genitori erano dovuti partire per un viaggio di lavoro e
lo avevano lasciato lì a casa dei nonni a trascorrere l’estate e lui si sentiva molto solo. Allora Jack
gli disse che lo avrebbe aiutato a sentirsi meno solo, presentandolo agli altri ragazzi e così fece poi
si alzò in piedi e disse: “È a questo che servono gli amici oppure no?” Gli insegnò ad arrampicarsi
sugli alberi, a fare la ruota, a pescare …. I giorni passarono e Tommy abbandonò sempre più il suo
telefono per uscire con i suoi nuovi amici, rendendosi conto di quante cose si potessero fare
insieme. Da quel momento in poi iniziò la loro amicizia.
LA NONNA IN OSPEDALE
Alessia Manzi - E. De Amicis di trani
Ogni giorno dopo la scuola, Anna e Sofia andavano a trovare la loro nonna in ospedale perché si era
sentita male. Ogni giorno le portavano: torte fatte da loro, biscottini, disegni, libri e pupazzi , ma
alla nonna , interessava soltanto l’amore che le sue nipotine le portavano. Una sera , Anna e Sofia
visto che la nonna non guariva decisero di pregare dicendo : “ Oh! Signore fa che la nostra super
nonna torni a giocare con noi come faceva prima”. E così fecero tutte le sere . I mesi passarono e
arrivò la festa più bella che amavano tutte le famiglie : il Natale ; quel giorno era anche il
compleanno della nonna . Le due sorelline , molto astutamente chiesero ai dottori se potevano
organizzare , una festa in onore della loro nonna e i medici dissero di si . Arrivata la sera corsero
tutti nella stanza della nonna e urlarono gioiosi e allegri: “Sorpresa! Buon compleanno;” la nonna
non credeva ai suoi occhi. A quel punto, le due nipotine le chiesero di partecipare alla benedizione
di Gesù bambino e la nonna fu felicissima e accettò. Scoccata la mezzanotte , piano piano, la nonna
si mise a braccetto delle sue nipotine e portò Gesù bambino nella sua culla. Dopo di che fece un
bellissimo discorso commovente e tutti insieme festeggiarono il Santo Natale. Passarono i giorni e
la nonna cominciò piano piano a stare meglio così le nipotine chiesero se finalmente poteva uscire.
Così fu e la nonna tornò a casa. Felicissime si misero subito a giocare tutte insieme, la nonna e le
nipotine. Da quel giorno vissero per sempre felici e contente.
UNA GRANDE AMICIZIA
Davide Caratozzolo - E. De Amicis di trani
C' era una volta a Firenze un bambino di nome Andrea, simpatico e gentile che e aveva molti amici;
quello a lui più caro era Roberto. Loro due andavano così d'accordo che non si separavano mai e si
raccontavano sempre tutto. Un brutto giorno Roberto disse ad Andrea che purtroppo suo padre, per
questioni di lavoro, sarebbe stato trasferito in un' altra città. Mentre Roberto stava facendo il nome
della sua nuova città, Andrea gli tappò subito la bocca e scappò via senza salutarlo perché non
voleva sapere dove si trasferiva il suo amico altrimenti avrebbe avuto spesso voglia di andare a
trovarlo e aveva una grande paura di soffrire ad ogni loro saluto. Da quel momento in poi Andrea
non volle più essere amico di nessuno perché aveva paura di soffrire ancora. Decise che il suo unico
amico era il signor Batuffolone, un orso di peluche che gli aveva regalato la sua mamma quando
aveva tre anni. Passarono gli anni e nel frattempo Andrea si sposò ed ebbe un figlio e lo chiamò
Roberto ricordando il suo amico. Senza saperlo Roberto aveva avuto la stessa idea: ebbe un figlio e
lo chiamò Andrea pensando al suo amico. Un giorno Andrea fu trasferito a Milano per il lavoro
seguito dalla sua famiglia. Andrea fin da piccolo aveva sperato di fare lo scienziato come il suo
amico Roberto e insieme avevano progettato una piccola azienda su un foglio che non valeva un
granché ma per i due amici valeva moltissimo che Andrea portava sempre con sé da quando il suo
amico era partito. Arrivato nella sua nuova azienda di scienziati Andrea, mentre incontrava nuovi
colleghi, vide un volto molto familiare ma non riusciva a capire chi fosse. Ad un certo punto uno
scienziato chiamò un collega il cui nome era Roberto. Andrea pensava che fosse una strana
coincidenza ma, quando vide nella tasca del camice di quel signore dal viso familiare la penna che i
due amici si erano regalati quando erano piccoli, capì tutto e corse ad abbracciarlo. Roberto non
capiva chi fosse quell'uomo che stava correndo verso di lui,finché, guardandolo con attenzione capì
che il nuovo collega era il suo caro amico Andrea che aveva lasciato a Firenze. Dopo un lungo
abbraccio Andrea chiese a Roberto che cosa ci faceva lì e Roberto gli rispose che se lui lo avesse
ascoltato l'ultima volta che si erano visti invece di scappare avrebbe potuto dirgli che Milano
sarebbe stata la sua nuova città e si sarebbero risparmiati tutta quella sofferenza. Da quel giorno
anche i figli dei due amici strinsero un legame fortissimo e divennero come due fratellini e:
indovinate un po'? Roberto e Andrea lasciarono il lavoro per aprire l'azienda di scienziati che
sognavano da quando erano piccoli. Il loro sogno finalmente si era realizzato. Non importa la
distanza e il tempo...quando l'amicizia è vera dura per sempre. Classe V° B
IL GIARDINO MAGICO
- E. De Amicis di trani
C’era una volta, in un paesino in collina, una bambina di otto anni con lunghe trecce bionde e con
gli occhi verdi tendenti all’azzurro: si chiamava Anna. In un giorno di sole, a prima mattina, Anna
decise di fare una passeggiata nel boschetto che fiancheggiava il paesino; ad un certo punto, la
bambina cadde in un cespuglio e , casualmente, scoprì un giardino bellissimo, pieno di fiori colorati
e animaletti graziosissimi ; c’era anche una casetta sull’albero, con un’altalena legata ad un ramo.
Anna, stupita, si mise a giocare spensierata in quel meraviglioso giardino; all’improvviso, però,
sentì la voce della sua mamma che la chiamava. Allora Anna le corse incontro e le disse:” Mamma!
Sono qui! Stavo giocando nel giardino magico!” La mamma non le credette, perche’ pensava che
fosse solo la sua grande immaginazione a farle credere ciò; allora le disse: “Oh si! Il giardino
magico! Certo! Ma ora andiamo a casa, dobbiamo pranzare!” Il giorno dopo, la bambina tornò nel
giardino magico e si mise a giocare con gli animaletti, finchè non sentì un signore che diceva di
volersi appropriare del giardino magico per costruirsi un grande palazzo! Anna, allora, uscì dal
giardino e vide questo signore che parlava con un suo amico e quindi si avvicinò pian piano per
saperne di più. La bimba aveva sentito bene! Quell’ uomo voleva veramente costruire un palazzo
sul giardino! Allora andò dalla sua mamma e le raccontò quello che aveva sentito, ma lei, ancora
una volta, non le diede ascolto; purtroppo, ottenne lo stesso risultato parlando con suo padre. A quel
punto, non sapendo cosa fare, decise di andare da chi le aveva sempre dato ascolto, la sua migliore
amica Matilda e le raccontò tutto. Matilda, che aveva sempre creduto in lei, si fece guidare da Anna
verso il giardino magico, ma era troppo tardi! L’ impresario stava già per cominciare i lavori! Le
due bimbe, allora, decisero di sabotare i lavori: mentre gli operai facevano una pausa, Matilda
staccò qualche filo elettrico della scavatrice e, quando quelli tornarono, non riuscirono a procedere
con i lavori. Il sabotaggio, però, non durò a lungo, perché, una volta riparate le macchine, i lavori
ricominciarono. Per fortuna, le risorse delle due amiche non erano finite e così decisero di farli
spaventare, mettendosi davanti alle scavatrici. Grazie a Dio, arrivarono dei poliziotti, che
bloccarono i lavori, perchè eseguiti senza autorizzazione. I poliziotti erano stati chiamati dai
genitori di Anna, che, avendo capito che la loro figlioletta aveva detto la verità, le porsero le loro
scuse, abbracciandola. Il giardino magico era finalmente in salvo e i graziosi animaletti poterono
festeggiare, saltellando allegramente.
LA PENNA MAGICA
ANITA CASELLI Vincenzo Magnifico - E. De Amicis di trani
Un giorno un bambino di nome Antonio andò a giocare a casa di un suo amico ma lui invece di
giocare, faceva i compiti. Quando tornò a casa la mamma disse: ‘’Cos’hai fatto a casa di Nicola?’’.
Antonio: ‘’Ho fatto i compiti’’. Mamma: ‘’Bravo allora ti meriti un premio’’. Antonio:
‘’Desidererei una moto giocattolo. La mamma uscì di casa e nella vetrina di una cartolibreria vide
una penna con un cartellino con su scritto: edizione limitata. Pensò subito al regalo che avrebbe
dovuto fare ad Antonio, la prese e in un istante la portò ad esso ma non fu’ molto felice. Un
pomeriggio mentre faceva i compiti si accorse che quella penna era magica. Il giorno dopo Antonio
andò a scuola, cominciò a giocare con la penna invece di seguire la lezione, allora la maestra si
avvicinò e gli chiese: ‘’Antonio, perché hai sempre in mano quella penna e non stai attento alla
spiegazione?’’. Antonio: ‘’Maestra questa penna è la mia migliore amica e non posso stare senza di
lei’’. Maestra: ‘’E cos’ha di speciale questa penna?’’. Antonio: ‘’Maestra questa è un penna magica,
parla con me, mi da suggerimenti e quando non ho voglia di scrivere scrive lei al mio posto. E’
davvero una penna speciale per me’’. Maestra: ‘’ Se è così, potrebbe aiutarti anche nei compiti in
classe!’’. Antonio: ‘’No maestra, non mi farò aiutare!’’. Maestra: ‘’ Per esserne sicura te la dovrò
sequestrare’’. Finita la lezione, Antonio tornò a casa dalla mamma piangendo e le raccontò
l’accaduto. LA PENNA MAGICA La mamma andò subito a parlare con la maestra e le chiese di
restituire la penna al bambino, la maestra spiegò che aveva dovuto sequestrarla per il suo bene
perché l’avrebbe potuta usare durante i compiti in classe. La mamma allora si fece consegnare la
penna dicendo che avrebbe fatto promettere ad Antonio di usarla solo nei momenti di svago.
Appena tornata a casa diede la penna ad Antonio e gli fece promettere ciò che aveva detto alla
maestra. Antonio alla fine gridò contento: ‘’ Ti voglio bene mamma!’’..
LA STORIA DEL PUPAZZO DI NEVE
5 B- E. De Amicis di trani
Un giorno d’inverno la famiglia Brown decise di fare una vacanza in montagna, precisamente sul
monte Bianco. Tutti erano molto eccitati per questa vacanza, soprattutto Susan perché per lei era la
prima volta che vedeva la neve; era molto contenta ed emozionata. Da sempre sognava di fare un
pupazzo di neve e di tenerlo con sé per sempre. Il giorno della partenza arrivò e tutti erano pronti.
Giunti in stazione tutta la famiglia andò in biglietteria. Susan, guardando il bigliettaio notò che era
un pupazzo di neve che si stava sciogliendo. Susan, stupita, chiese ai genitori se anche loro
vedevano la somiglianza tra quel signore ed un pupazzo di neve e loro risposero di no. La bambina
incuriosita chiese spiegazione al bigliettaio della sua somiglianza ad un pupazzo di neve e lui
rispose che era un segreto che avrebbe scoperto in seguito. Appena saliti sul treno, Susan notò che
anche il bigliettaio li aveva seguiti. Il pupazzo di neve, travestito da bigliettaio, incatenò il
capotreno e vestendosi come lui iniziò a guidare il treno. Giunta la notte, quando il treno fu vicino
al monte Bianco, il pupazzo di neve abbandonò il treno e fuggì in cima al monte. La mattina
seguente i passeggeri si accorsero che il treno era fermo così andarono nella sala comandi per
parlare con il capotreno ma scoprirono che era legato, quindi cercarono di liberarlo, ma non
sapevano dove erano nascoste le chiavi. Susan si accorse di averle lei nella sua tasca. Liberò il
comandante e vide che nel lucchetto c’era un bigliettino su cui c’era scritto che se voleva scoprire il
segreto doveva salire sul monte Bianco da sola. Susan inizialmente era spaventata, ma poi presa
dalla curiosità, decise di salire sul monte. Prese la funivia e giunta lì, trovò il pupazzo di neve che le
chiese di giocare con lui perché era solo e triste. Susan, incredula, pensò che fosse tutto frutto della
sua fantasia, dei suoi sogni nascosti. Il pupazzo le disse che poteva toccarlo e lei, con la mano
tremante per la paura, lo toccò e si accorse che tutto era vero. Susan guardandolo bene notò che era
una persona buffa con il suo naso a forma di carota e le sue braccia uguali a dei rami, ma decise di
giocare ugualmente con lui, malgrado fosse diverso da tutti. I genitori di Susan preoccupati di non
vederla andarono a cercarla con l’aiuto di altri passeggeri e la ritrovarono vicino ad un pupazzo di
neve. Così la ripresero e la portarono in albergo. Una volta lontani, il pupazzo di neve li seguì senza
farsi notare e si nascose dietro ad una pietra, che divenne luogo di incontro tra il pupazzo e Susan
per giocare e divertirsi. Susan era molto contenta di quei giorni vissuti insieme a lui, ma arrivò il
giorno della partenza e Susan molto triste doveva dire addio al suo amico; ebbe l’idea di portarlo
con sé ma non poteva perché si sarebbe sciolto. Allora il pupazzo di neve le promise che ogni volta
che lei sarebbe andata lì lo avrebbe ritrovato. Fatta questa promessa il pupazzo si sciolse e Susan
scoppiò in lacrime e molto triste partì per la sua città. L’anno dopo Susan ritornò sul monte Bianco
con la speranza di ritrovare il suo amico e arrivata vicino alla pietra dove si erano detti addio, Susan
non trovò il pupazzo. Stava per ritornare indietro quando sentì una voce che la chiamò e
guardandosi alle spalle scorse il pupazzo di neve. Contenta, giocò con lui e così fece per tanti altri
anni.
Il topolino Sergigi
Federica Capogrosso 5 B- E. De Amicis di trani
C’era una volta, una bambina di nome Andy che la notte aveva paura di dormire. La sua mamma
era disperata e inventaava di tutto per farla dormire: favole di principesse, di castelli, racconti di
ogni genere.
Una sera la mamma, mentre stava mettendo a letto Andy, si inventò una storia: “Il topolino
Sergigig” e gliela raccontò.
“C’era una volta u bambino di nome Luis.
Ogni notte prima di andare a letto si affacciava alla finestra.
Quella volta mentre stava affacciato alla finestra, vide spuntare un topolino dal colore bianco come
la neve, con la codina scodinzolante rosa e degli occhi davvero grandi.
Il bimbo avendo i genitori che lavoravano in una fattoria aveva molto formaggio nel frigorifero,
perciò prese il topolino e a cui diede il nome Sergigi lo strinse al cuore e gli dette il formaggio.
Intanto era arrivata l’ora di andare al letto, e Luis lasciò Sergigi sul davanzale della finestra
sperando che il giorno seguente tornasse a trovarlo.
Il hiorno seguente Sergigi si ripresentò, e il bimbo fu davvero contento di rivederlo e di aver
trovato un amico notturno.
Erano passati parecchi giorni e l’amico notturno non si presentava.
Luis sospettava che fosse stato preso in una trappola, invece lo rivide dopo alcuni giorni insieme ad
una topina.
Il bimbo non si perse d’animo e offrì a tutti e un pezzo di formaggio.”
Ad Andy piacque molto questa fiaba e quella notte dormi tranquilla.
Il mattino seguente era felicissima e raccontò alla sua mamma di aver sognato il topolino Sergigi e
di avere genitori che lavoravano in una fattoria. La sua mamma fu molto contenta dell’accaduto e
disse ad Andy: “Speriamo che Sergigi ritorni a trovarti”.
Da quel giorno anche la mamma era felicissima perché la sua bimba non aveva più paura di
dormire.
I due pinguini
Angela Essardi 5 ^ B E. De Amicis di trani
In una grande casa scavata nel ghiaccio del polo Nord, viveva una famiglia i pinguini: papà,
mamma e cinque figli.
I piccoli pinguini non avevano amici e trascorrevano il tempo a scrutare l’orizzonte con la speranza
che arrivasse qualcuno, ma la loro casa era collocata su un enorme iceberg che ogni tanto cambiava
direzione.
Uno di loro, il più audace, Ulisse, una mattina parti in cerca di amici con cui giocare, anche se la
mamma lo pregò di non farlo.
Faceva tanto freddo, ma Ulisse continuava a cercare qualcuno. Passarono tanti giorni e lo scenario
era sempre lo stesso: neve ghiaccio e ancora tanta neve.
Decise di tornare a casa e fu proprio sulla via di ritorno che ebbe una bellissima sorpresa: una grotta
scavata nel ghiaccio vide una famiglia di pinguini, dove c’erano tanti piccoli che giocavano e che
vedendo Ulisse lo invitarono ad unirsi a loro.
Ulisse fu felice: finalmente aveva trovato degli amici e uno di loro, Ugo, per via del suo mantello
bianco e nero, diventò il suo amico del cuore.
Da quel giorno, Ulisse e Ugo non si lasciarono più ed insieme ai fratelli del suo nuovo amico
trascorsero molto tempo a disputare partite di calcio.
L’incantesimo della giovinezza
Giorgia Tolomeo 5 B- E. De Amicis di trani
Qualche deccnnio fa, in un paese di nome Magicland, abitato da soli maghi, viveva una donna.
Il suo nome era Alexis; era una maga dalla capacità impressionante ed era in grado di fare qualsiasi
incantesimo.
Essendosi follemente innamorata di un uomo di nome Lucas decise però di rinunciare ai sui poteri e
di trasferirsi con il suo amato in un borgo di soli umani a Marluna.
I due presto si sposarono e costruirono una bellissima famiglia. Nacquero due bellissimi bambini
Justin e Julienne. Tuttavia più passava il tempo e più Alexis era insoddisfatta della sua vita.
Rimpiangeva il regno di Magicland e soprattutto non accettava che il suo viso cambiasse e
invecchiasse con il tempo perché a Magicland tutti i maghi avevano un’eterna giovinezza.
Così un giorno approfittano di essere rimasta sola di casa decise di mettere in atto un incantesimo:
l’incantesimo dell’eterna giovinezza. Quest’ultimo così recitava: T’invoco qui in questo luogo,
ascolta benigna il mio tragico sfogo. L’eterna giovinezza voglio conquistare per mai nei secoli
brutalmente invecchiare. Esaudisci ora la mia più grande brama, aiuta colei che con forza ti chiama.
All’improvviso Alexis tornò eternamente giovane.
Nessuno era in grado di riconoscerla.
Lucas e i suoi figli cercarono disperatamente di trovarla, ma ogni ricerca fu inutile. Alexis per
qualche tempo fu felice, ma presto l’assenza dei suoi cari la fece sprofondare in lacrime.
Desiderava abbracciare i suoi bambini, e stringere suo marito; non desiderava altro. Ma ogni
tentativo fu inutile.
Disperata tornò a Magicland e si recò al consiglio dei maghi; e li finalmente la trasformarono.
Tornò alla sua vita di sempre e potè riabbracciare la sua famiglia.
L’amore per i suoi cari fu più forte del desiderio di rimanere giovane.
VENERDI’ 13
MICHELE GIULIANO 5 D - E. De Amicis di trani
Non avevo mai creduto che un numero e un giorno della settimana potessero portare sfiga e così,
proprio quella sera di un venerdì 13, gli eventi mi misero alla prova. -Miky! Allora, che vuoi fare?
Vieni con me e Diego a fare la spesa oppure preferisci rimanere a casa? La mamma era già pronta
per uscire mentre mio fratello Diego stava ancora armeggiando con la chiusura della giacca a vento.
-Mamma, preferisco rimanere a casa. Tanto fra un po’ arriva papà e ci vediamo la partita. Dopo tre
secoli, con l’aiuto della mamma, anche il fratellino fu pronto. -E va bene… Però schiodati dalla
sedia! Sempre a giocare con la wii… Anticipati i compiti per lunedì! Poi preparati lo zaino. E metti
a posto il disordine che c’è in giro nella cameretta. Se chiama la nonna dille che poi la richiamo io.
Cambia l’acqua alle tartarughe. Noi andiamo. Ciaao! Non aprire a nessuno, eh? Pareva che
dovessero mancare una settimana… Quando la porta si richiuse alle loro spalle, non ricordavo più
nemmeno una delle cose che mi aveva detto di fare. Al suo ritorno ci sarebbero state di sicuro delle
spiacevoli conseguenze, ma, in fondo, si sa: ogni venerdì 13 che si rispetti porta sempre con sé delle
disgrazie. Ah ah! Emisi un gran sospiro: finalmente solo e senza quel rompiscatole che non mi
lasciava mai finire una partita in pace! Come prima cosa mi misi a saltare sul letto senza correre il
rischio che la spia di casa lo andasse a riferire a “Mrs Copriletto perfetto”. Mentre saltavo sempre
più in alto nel tentativo di tirare il pendaglio al lampadario che mi avrebbe dato diritto ad un altro
giro gratis, mi venne un’idea: avrei cercato tra le cassette “vietate” di papà (quelle che teneva ben
custodite in terza fila dopo la fila dei film d’amore mielosi della mamma e la prima dei film animati
miei e di Diego) il film “Venerdì 13”, così al mio rientro a scuola avrei raccontato tutto ai miei
amici e gli avrei dimostrato che non ero una pappamolla. Strafelice atterrai sul tappeto di Winnie
the Pooh e mi diressi alla libreria del soggiorno dove, dopo pochi attimi, già ammiravo la custodia
della cassetta dell’orrore che mio padre teneva nel suo invincibile nascondiglio. Accesi il televisore
e il videoregistratore preistorico che papà era riuscito a non buttare, alla fine di estenuanti trattative
con la mamma. Mi sentivo molto eccitato. Il film non era neppure cominciato che all’improvviso
calò il buio. Questo non ci voleva! Iniziai a pensare. Non avevo più una torcia da quando mio padre
mi aveva detto di usare quella del cellulare, ma proprio lui me l’aveva sequestrato il giorno prima
perché avevo preso un brutto voto. Che fare? Iniziavo a sentire dei cigolii, qualcuno o qualcosa mi
stava soffiando nell’orecchio, vedevo un’ombra nello schermo nero e, più la fissavo e più sembrava
muoversi e prendere una orribile forma che si avvicinava sempre di più. Presi il telefono cordless
che era lì vicino ma era muto. Accesi il computer della mamma che si trovava sul ripiano basso
della libreria per inviarle un messaggio in wattsapp ma non c’era connessione. Non me la sentivo di
lasciare il soggiorno: sapevo che oltre quella stanza c’erano mostri ben peggiori in agguato, pronti a
catturarmi. Mi nascosi sotto i cuscini del divano e… sentii qualcuno che mi toccava. Urlai. Era mio
padre che aveva acceso la luce del soggiorno e aveva trovato la sua collezione di film horror sparsa
ai piedi della libreria. - Miky, che hai fatto? Cos’è questo disordine? Come hai fatto a scoprire il
nascondiglio? Non sono film adatti ai bambini quelli… -Papà! Finalmente sei tornato! La luce se
n’è andata… E il telefono non funzionava! Nemmeno il computer si accendeva! Dallo schermo
stava uscendo un mostro! E qualcuno… - Basta! Finiscila! Ma che dici? Prendendo le cassette hai
tirato la presa multipla con le spine della tv, del telefono e del router! Miky dovrò darti ancora una
punizione…. Ecco l’ho trovata: stasera non ti porterò al cinema! -Oh noooo! E che film dovevamo
vedere? -Beh, mi sembra chiaro…. Venerdì 13 n.13!
UN SERVO CORAGGIOSO
GABRIELE VETTURI 5 D- E. De Amicis di trani
Migliaia di anni fa, al tempo degli Egizi, viveva un bambino di nome Zamil che era figlio di poveri
contadini ma, fin da piccolo, coltivava un sogno: diventare un sommo sacerdote. Zamil non sapeva
che il suo desiderio difficilmente si sarebbe potuto realizzare, dal momento che il Faraone sceglieva
tra i suoi fedelissimi di corte chi potesse svolgere le funzioni di sacerdote. Non avrebbe certo scelto
fra i membri di un’umile famiglia! Capitò che, una sera, i genitori di Zamil, non potendo sfamare i
loro numerosi figli, entrarono furtivamente nel tempio sacro per portare via un po’ del pasto
quotidiano lasciato al dio Osiride. Le guardie del tempio li scoprirono e la condanna del faraone fu
terribile: il loro primogenito sarebbe diventato schiavo per tutta la vita. Fu così che il povero Zamil,
essendo il maggiore tra i suoi fratelli, diventò il servitore di un ricco mercante che gli ordinava di
svolgere i lavori più umili e faticosi. Zamil resistette per alcuni mesi alle angherie del suo crudele
padrone ma, una notte, distrutto dalla fatica di una giornata di duro lavoro, decise di fuggire. Per
non essere riconosciuto, indossò degli abiti sontuosi, ma ancora in ottimo stato, che il padrone
aveva gettato via e, con il viso nascosto sotto uno scialle scuro, iniziò a muoversi nel regno da uomo
libero. Ogni volta che incontrava dei servi cercava di dargli coraggio e gli diceva che non dovevano
disperare perché un giorno tutti avrebbero goduto della libertà. Zamil, però, non era al sicuro:
rimaneva sempre un fuggitivo ricercato dalle guardie del faraone. Una mattina fu riconosciuto dal
vicino del suo vecchio padrone e, messo in catene, fu condotto davanti al faraone. Inginocchiatosi ai
suoi piedi, Zamil gli disse che, girando per il regno, aveva conosciuto molti servi infelici che
avrebbero di sicuro lavorato meglio e prodotto più ricchezze per il faraone se avessero vissuto come
tutti gli uomini liberi. Il faraone capì che le parole di Zamil rivelavano una grande verità, anche se
in apparenza potevano sembrare assurde e, poiché egli era una persona di giudizio, nonostante il
parere sfavorevole dei suoi sacerdoti, accolse le richieste di Zamil. Da quel giorno, nel settimo
regno d’Egitto, tutti gli uomini furono liberi e felici, il faraone diventò più ricco e Zamil fu
nominato primo sacerdote del faraone. La prima sera nella sua nuova veste di sacerdote, Zamil fece
un’offerta al dio Osiride: apparecchiò con cibi raffinatissimi e bevande prelibate l’altare e brindò
alla potenza della divinità perchè grazie a lui il suo sogno si era avverato.
COLORI D’AUTUNNO
MICHELE GIULIANO 5 D- E. De Amicis di trani
Quando inizia l’autunno il paesaggio della foresta Mercadante si trasforma: la strada si riempie di
foglie arancioni, rosse e gialle, con delle sfumature marroni che pian piano prenderanno il
sopravvento. Gli stormi di rondini si spostano nel cielo come enormi nubi nere sospinte dalla
corrente. Gli alberi, spettinati dal vento, vedono cadere le foglie che, volteggiando come stelle
filanti colorate, tentano, di coprire ancora per qualche attimo i rami quasi spogli. Non si vedono più
fiori intorno e nella terra si scorgono appena i funghi dal colore marrone chiaro e rosso sfumato: si
confondono con il tappeto delle foglie che lentamente li sta ricoprendo. Il cielo è di uno splendido
azzurro; ogni tanto passa una nuvola grigia che si sposta e va sui tetti delle ultime case in
lontananza, mentre, quasi come un pittore che sta dipingendo la sua tela, i colori delle foglie
tingono il cielo di arancio, rosso e lilla e lo accompagnano gradatamente verso il tramonto. A volte,
sui rami degli alberi, nascosti tra le ultime foglie, s’intravede uno scoiattolo che tiene fra le
zampette una ghianda. Forse la mangerà subito, oppure la metterà da parte, prima del grande
inverno. Tutto questo si può ammirare in autunno, ed è uno spettacolo meraviglioso.
In cerca di un amico
Terza E SCUOLA PRIMARIA "DE GASPERI"di Noicattero
Tanto tempo fa un violento incendio distrusse la città degli Zombi. Mikol si è risvegliato dal lungo
sonno nel tempo presente e, trovandosi solo, cammina in cerca di un parente o di un amico,
insomma di qualcuno che gli somigliasse. Maikol Zombi ha una carnagione verde; i suoi occhi sono
grigi e curiosi, ha un nasino acuto nel cogliere gli odori e una bocca piccolina come una fessura. Le
sue orecchie molto sensibili sono nascoste da capelli neri, lunghi , a caschetto. E’ alto un metro, ha
il corpo snello e agile con braccia e gambe sottili ed elastiche che gli permettono di toccare tutto e
di spostarsi velocemente da un luogo all’altro. Si copre con un ampio mantello, nel quale si
nasconde agli occhi di tutti perché è timido. Un giorno si ritrova a Roma in mezzo a tanti turisti che
gli sembravano dei pazzi perché continuano affamati a visitare musei, monumenti, statue, dipinti,
chiese. Maikol gira la città seguendo loro. Tutti lo guardano e scappano perché è diverso e perciò
Maikol si nasconde nel Colosseo. Da solo , spaventato, non sa più dove andare. Ad un tratto vede
una scia di verde e comincia a seguirla, percorre tutto il perimetro del Colosseo e sale fino
all’ultimo cerchio. Finalmente vede quello che voleva trovare da sempre: un altro Zombi. Era
proprio come lui!!! Si avvicina sempre di più fino a quando lo distingue bene ed esclama: - Sei tu
che cercasti di salvarmi nell’incendio? Ti voglio ringraziare per il tuo coraggio, so che no potevi
fare di più!.- L’amico ritrovato conduce Maikol nei sotterranei del Colosseo e, con grande sorpresa,
Maikol può riabbracciare tutti i suoi parenti Zombi. Gli Zombi hanno fatto del Colosseo la loro
nuova città.
AVVENTURA NEL PASSATO
MASTRODONATO GIUSEPPE- MAGGIULLI EMANUELE PIO- MUSTI MICHELE-CAPOGNA
GIUSEPPE 4 B - I.C. Corato
A QUATTRO AMICI, CHE VIVEVANO A ROMA, PIACEVA VIVERE DELLE
FANTASTICHE AVVENTURE NEL PASSATO. UN GIORNO VENNERO INVITATI DAL
LORO AMICO SCIENZIATO PERSEUS PER PROVARE LA SUA PRIMA INVENZIONE: LA
ROULOTTE DEL TEMPO. PERSEUS PROPOSE AI RAGAZZI DI UTILIZZARE IL VEICOLO
PER RECUPERARE LA GEMMA DEL PITONE CHE QUALCUNO, TANTO TEMPO PRIMA,
AVEVA SOTTRATTO A SUO NONNO. I QUATTRO AMICI INTRAPRESERO UN VIAGGIO
NEL PASSATO CON QUELLA STRAORDINARIA ROULOTTE ED ARRIVARONO NELL’
ERA MESOZOICA. PRIMA DI INIZIARE IL LORO CAMMINO IN QUEL MONDO OSTILE E
LONTANO I RAGAZZI, STANCHI DEL VIAGGIO, DECISERO DI FARE UN PISOLINO.
DOPO ESSERSI SVEGLIATI RIPRESERO LA LORO AVVENTURA E, LUNGO IL
PERCORSO, INCONTRARONO UN ANKILOSAURO. QUELLA VOLTA LA FORTUNA FU
DALLLA LORO PARTE! INFATTI L’ ANIMALE NON POTE’ USARE LA SUA POSSENTE
CODA PER DIFENDERSI PERCHE’ PERSE L’EQUILIBRIO, FECE UN CAPITOMBOLO E
STRAMAZZO’ A TERRA SENZA VITA. I RAGAZZI RIPRESERO IL LORO CAMMINO E
DOPO POCO VIDERO UN GRANDE VULCANO SPENTO. MENTRE SCALAVANO LA
MONTAGNA APPARVE LORO, SULLA SOMMITA’, IL PROTETTORE DELLA GEMMA:
UN T-REX. ALLORA IL PiU’ GIOVANE DEI QUATTO PROPOSE DI COSTRUIRE UNA
RUDIMENTALE CATAPULTA. E FU COSI’ CHE IL TERRIBILE DINOSAURO FU COLPITO
CON UN GROSSO MASSO E LA GEMMA CHE AVEVA SUL CAPO CADDE SUL
TERRENO. I QUATTRO AMICI DOPO AVER RECUPERATO LA PIETRA PREZIOSA
TORNARONO ALLA ROULOTTE E LA PRORRAMMARONO PER FARE RITORNO NELLA
LORO EPOCA. IN UN BATTIBALENO ARRIVARONO A CASA, DOVE LI ASPETTAVA
RAGGIANTE IL PROFESSOR PERSEUS. INFINE PER FESTEGGIARE LA BUONA
RIUSCITA DELL’IMPRESA TUTTI INSIEME BALLARONO L’ARPAMANGA STAR.
UN NUOVO GIORNO
GIULIO ROSELLI CLASSE 4^A I.C. BATTISTI-GIOVANNI XXIII-CORATO
E' L' ORA DELLA SVEGLIA: APRO FATICOSAMENTE LE PALPEBRE E INTRAVEDO UNA
FIGURA. PENSO SUBITO A MIO FRATELLO,MA PREFERISCO NON ALZARMI. SONO LE
7:00. SENTO DEI PASSI SULLE SCALE, RIGIDI E IMPETUOSI. HO PAURA! FACCIO
FINTA DI DORMIRE. SENTO LO SCRICCHIOLIO DELLE IMPOSTE SEGUITA DA UNA
LUCE. E' MAMMA! MI ALZO RASSEGNATO E VADO IN BAGNO. FA FREDDO E MI
COPRO CON UNA MAGLIETTA. SALGO IN MANSARDA E MI TROVO DAVANTI MIO
FRATELLO MATTEO. SALUTO PAPA' E FINITA LA COLAZIONE VADO VESTIRMI,
RASSICURATO DAL FATTO DI NON DOVER FARE LO ZAINO. INDOSSO IL GIACCHINO
E VIA VERSO LA META. LUNGO IL PERCORSO RIPETO LE LEZIONI: MI SEMBRA DI
PARLARE AL VENTO. IO E MIO FRATELLO SIAMO SEMPRE I PRIMI AD ARRIVARE A
SCUOLA, MA ALL'ORIZZONTE APPARE LA MIA COMPAGNA MELISSA. INTANTO
ARRIVA UNA MAESTRA. DOPO UN PO' ARRIVA ANCHE LA MIA INSEGNANTE,
RIUNISCE LA CLASSE CHE SI DIRIGE VERSO L'AULA. MI SENTO SCOSSO ALL' IDEA
DELLA VERIFICA, MA TUTTO SOMMATO SONO TRANQUILLO PERCHE' HO
STUDIATO.
LA MALEFICA CAROLINA
MELISSA TOTA, ELENA SOFIA SCARNERA, MARIA CHIARA LISO CLASSE 4^A I.C. BATTISTI-
GIOVANNI XXIII-CORATO
C'ERA UNA FATA DI NOME CAROLINA DE PRINCESS CHE VIVEVA IN UN PAESE DI
MONTAGNA DOVE SPLENDEVA SEMPRE IL SOLE E NON C'ERA MAI UNA NUVOLA.
GLI ABITANTI DI QUELLO STRANO PAESE AVEVANO NOMI DI FRUTTI E DI
VERDURE. INFATTI L'UNICA AMICA DI CAROLINA SI CHIAMAVA MELA. LA FATINA
SI SENTIVA DIVERSA E SOLA. DOPO DUE MESI ELLA DECISE DI DIVENTARE
CATTIVA E LANCIO' UN INCANTESIMO: IL CIELO DIVENTO' NERO E BUIO E TUTTI
GLI ABITANTI DIVENNERO SUOI SCHIAVI. INFINE TRASFORMO' LA SUA AMICA IN
UNA MELA GIGANTE. UN GIORNO D' AUTUNNO VENNE DAL MONDO INCANTATO
UNA GIOVANE FATA , CHIAMATA MARIA , LA REGINA. INTANTO CAROLINA AVEVA
CAMBIATO IL SUO NOME IN MALEFICA. CHI PROVAVA A CHIAMARLA CAROLINA
ANDAVA IN CACERE PER BEN 40 ANNI MANGIANDO PANE E MARMELLATA. FATA
MARIA E MALEFICA SI MISERO A COMBATTERE CON MAGIE, STREGONERIE,
FULMINI, TOPI E POLVERI. ALLA FINE VINSE MARIA CHE SI IMPOSSESO' DI QUEL
PAESE. MALEFICA FU IMPRIGIONATA NELLA TORRE DEL CASTELLO, TUTTI GLI
SCHIAVI FURONO LIBERI, ANCHE QUELLI IN CARCERE FURONO LIBERATI E
VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI.
I due esploratori
Flavia Ciavarella - TERZA F B1 - SCUOLA PRIMARIA "DE GASPERI" di NOICATTARO
C’era una volta una bambina di nome Camilla che aveva un cagnolino che si chiamava Puccio.
Puccio era un barboncino molto vivace, coraggioso, affettuoso e soprattutto intelligente. Camilla
con la sua famiglia abitava fra i monti, in mezzo ai boschi, un giorno Camilla e Puccio decisero di
partire per una lunga passeggiata e senza dire niente ai genitori, alle prime luci dell’alba si
incamminarono verso i monti. All’inizio i due esploratori si divertivano a giocare con scoiattoli e
farfalle e ad attraversare piccoli ruscelli, saltando sulle rocce che affioravano dall’acqua, finchè non
videro una caverna e vollero assolutamente esplorarla. Camilla aveva portato con se una torcia
tascabile e così, per i due esploratori, la vera avventura ebbe inizio. Puccio era molto agitato e
nervoso, forse perché sentiva l’odore di qualche animale, invece Camilla continuò a camminare in
quella grotta buia quando, all’improvviso , sentì degli strani rumori e d’un tratto un grande orso
bruno gli sbucò davanti: era alto almeno due metri, aveva grossi denti, artigli affilati e due occhi
rossi come se fossero di fuoco. Puccio con molto coraggio si mise fra l’orso e Camilla e iniziò ad
abbaiare così forte da far spaventare quell’enorme orso e metterlo in fuga. Camilla rimase
terrorizzata dall’orso tanto che no sapeva più cosa fare, allora Puccio la riportò a casa ritrovando la
strada con il suo fiuto infallibile.
UNA GRANDE PASSIONE
PISICCHIO GIANLUIGI CLASSE 4^A I.C. BATTISTI-GIOVANNI XXIII-CORATO
FIN DA QUANDO AVEVO CINQUE ANNI, AVREI VOLUTO IMPARARE A GIOCARE A
CALCIO PERO', SICCOME ERO TROPPO PICCOLO, I MIEI GENITORI NON ME LO
PERMISERO. FINALMENTE, IN TERZA ELEMENTARE, SEPPI CHE NELLA MIA CITTA' SI
APRIVA UN NUOVO CENTRO SPORTIVO CHIAMATO “ GRAN FOOTBALL “. IO
INSISTETTI TANTO E COSI' I MIEI GENITORI DECISERO DI FARMI FREQUENTARE UN
MESE DI PROVA PER CAPIRE SE MI APPASSIONAVA DAVVERO GIOCARE A CALCIO. E
MI PIACQUE UN SACCO! ANCORA OGGI CONTINUO A PRATICARE CON ENTUSIASMO
QESTO SPORT. NON DIMENTICHERO' MAI LA PRIMA PARTITA AMICHEVOLE CHE HO
GIOCATO CONTRO I BAMBINI DELLA ROYAL PLAY : LA MIA SQUADRA PERSE AI
TEMPLI SUPLEMENTARI. OGNI TANTO QUALCHE SCONFITTA CI PUO' STARE!
QUEST'ANNO SONO PARTICOLARMENTE CONTENTO PERCHE' SI SONO ISCRITTI
ANCHE I MIEI AMICI ALFREDO E DAVIDE. DURANTE LE PARTITE SONO FELICE, MI
APPASIONA GIOCARE CON LA MIA SQUADRA, IMPEGMARMI E DIVERTIRMI INSIEME
AGLI ALTRI, ESULTARE TUTTI INSIEME COME MATTI PER UNA VITTORIA. IL CALCIO
E' LA MIA GRANDE PASSIONE: MI HA AIUTATO A CRESCERE E A FARE NUOVE
ESPERIENZE.
QUATTRO RAGAZZE….UNA VERA AMICIZIA!
MAZZILLI BARBARA - CARRIERI MARIANNA
GRECO MIANI MARIA GIULIA - DI BISCEGLIE CLAUDIA
CLASSE 4^A
I.C. BATTISTI-GIOVANNI XXIII-CORATO
C’ erano una volta quattro amiche che si chiamavano: BARBARA, MARIANNA, CLAUDIA,
GIULIA. Erano dotate di un potente potere: l’amicizia.
Ognuna di loro possedeva una collana con cuore formato da cento perle con i colori
dell’arcobaleno. Ma … quando litigavano,una delle perle diventava nera e per farla tornare colorata
bisognava far pace.
Il primo aprile, era il compleanno di GIULIA, ma anche il giorno del pesce d’aprile. Le amiche
fecero finta di non ricordarsi del suo compleanno.
Le bambine frequentavano la “Primary School”, nella loro classe c’era una ragazza impertinente di
nome ELEONORA che aveva formato il gruppo delle “Skruke Cats” con altre due ragazze.
ELEONORA desiderava da tempo che GIULIA entrasse nel suo clan così le fece un regalo :un
gattino nero e una collana delle Skruke Cats.
GIULIA accettò quel dono di compleanno, ma cinquanta perle della sua collana divennero nere.
La bambina intuì che, forse, le sue vecchie amiche avevano solo finto di dimenticarsi del suo
compleanno per farle uno scherzo, come è usanza nel giorno del primo aprile.
Allora GIULIA decise di riappacificarsi con loro e da quel momento l'amicizia tra le quattro
bambine divenne sempre più forte e sincera.
E' proprio saggio quel detto che dice “Chi trova un amico,trova un tesoro!”
LA LEGGENDA DELLE CORONE
MAZZILLI DESIREE-CATERINA FEDERICA-PICCOLO CARLA
CLASSE 4^B - I.C. BATTISTI-GIOVANNI XXIII-CORATO
IL 9 GIUGNO 1941 NEL VILLAGGIO DI PORLOCK, IN INGHILTERRA, VIVEVANO
QUATTRO SORELLE CHE ERANO RIMASTE SOLE DOPO LA MORTE DEI LORO
GENITORI.
LE RAGAZZE FURONO ADOTTATE DA UNA FAMIGLIA BENESTANTE E AGIATA CHE
VIVEVA IN UNA CASA DI LUSSO.
I GENITORI LE TRATTAVANO MALE E FACEVANO INDOSSARE LORO VESTAGLIE
FATTE DI STRACCI E SCARPE DI PAGLIA.
LE RAGAZZE ERANO SEMPRE TRISTI PERCHE' I GENITORI NON VOLEVANO CHE
USCISSERO DI CASA. USCIVANO SOLTANTO PER ANDARE A SCUOLA E
ACCOMPAGNATE DAL LORO MAGGIORDOMO.
UN GIORNO LE QUATTRO SORELLE, MENTRE GIRONZOLAVANO PER LA CASA,
SCOPRIRONO UNA STANZA SEGRETA NELLA QUALE C' ERA UNA LIBRERIA CON
TANTI LIBRI GRANDI E MISTERIOSI.
PRESERO IL LIBRO PIU' GRANDE E INIZIARONO A SFOGLIARLO E A LEGGERLO.
QUEL MANOSCRITTO RACCONTAVA LA LEGGENDA DELLE MAGICHE QUATTRO
CORONE D' ORO CHE SI TROVAVANO IN UNA VECCHIA VILLA ABBANDONATA
NELLA FORESTA NERA DEL VILLAGGIO.
COSI' LE RAGGAZZE DECISERO DI AVVENTURARSI NELLA FORESTA NERA ALLA
RICERCA DI QUELLE CORONE.
A MEZZANOTTE QUANDO TUTTI DORMIVANO, SILENZIOSAMENTE SCAPPARONO
DALLA LORO CASA E ATTARAVERSO IL SENTIERO GIUNSERO NELLA FORESTA
NERA, ERA BUIA E MISTERIOSA .
SENTIVANO PASSI DI ANIMALI E VEDEVANO OMBRE DI ALBERI CHE SEMBRAVANO
DEI FANTASMA, DI TANTO IN TANTO VOLAVANO DEI PIPISTRELLI SULLE LORO
TESTE.
E COSI' PER LA PAURA SCAPPARONO FINO AD ARRIVARE AD UNA VILLA.
BUSSARONO, LA PORTA SI APRI' DA SOLA, ENTRARONO E ACCESERO UNA
CANDELA , SI TROVARONO CIRCONDATI DA RAGNATELE E TAVOLI PIENI DI
POZIONI MAGICHE.
FRA TANTE MISCELE NE TROVARONO UNA IN PARTICOLARE DOVE C' ERA SCRITTO
POZIONE DELLA FELICITA' , LA BEVVERO E D' INCANTO SI RITROVARONO IN UN
CASTELLO STREGATO.
INIZIARONO A CERCARE LE CORONE MA TROVARONO SOLO UN VECCHIO
FANTASMA.
LE RAGAZZE SI SPAVENTARONO ALLA VISTA DEL FANTASMA, MA LUI LE
RASSICURO' DICENDO CHE ERA BUONO E CHE AVEVA BISOGNO DI AIUTO.
IL FANTASMA SPIEGO' CHE ERA LI' DA CENT' ANNI E NON POTEVA ANDARE VIA
PERCHE' AVEVA PERSO IL SUO BASTONE.
LE RAGAZZE RISPOSERO CHE ERANO LI' IN CERCA DELLE QUATTRO CORONE D'ORO
. IL FANTASMA PROMISE CHE SE AVVVESSERO RITROVATO IL SUO BASTONE
MAGICO AVREBBE ESAUDITO UN LORO DESIDEREO.
LE QUATTRO SORELLE LO CERCARONO PER TUTTO IL CASTELLO , MA TROVARONO
SOLO SCHELETRI E RAGNI GIGANTI.
LA SORELLA PIU' PICCOLA PER LA STANCHEZZA SI SEDETTE SU UNA SEDIA
CHE SI RUPPE. NEL PAVIMENTO SI APRI UNA BOTOLA E CADDERO TUTTE GIU'
RITROVANDOSI IN UNA CAVERNA PIENA DI BASTONI, LI' PRESERO QUELLO CHE
SOMIGLIAVA ALLA DESCRIZIONE FATTA DAL FANTASMA E GLIELO PORTARONO.
IL FANTASMA CHE ERA DI ANIMO BUONO CONCESSE ALLE RAGAZZE UN SECONDO
DESIDERIO. LE SORELLE SCELSERO DI TORNARE A CASA ED AVERE UN CASTELLO
TUTTO PER LORO.
La foglia viaggiatrice
seconde C.D. "G. Devitofrancesco" di Grumo Appula (Ba)
C’era una volta una foglia di nome Filly che viveva sul ramo più alto di un acero, nel cortile di una
scuola.
Era tanto stanca e annoiata: in quel cortile vedeva solo un “pezzo” di cielo e udiva sempre e soltanto
le voci dei bambini e le urla delle maestre.
Venne l’autunno e le foglie cominciavano a cambiare colore, infine venivano portate via dal vento.
- Io non voglio finire come tutte le altre, mi piacerebbe tanto viaggiare per conoscere il mondo!” –
pensò sognante Filly.
Il mattino seguente, una rondine la sfiorò e Filly le mormorò: - Portami con te in viaggio verso i
paesi più caldi, cosi potrò realizzare il mio sogno!
La rondine ascoltò le sue parole e decise di accontentarla. Si avvicinò a Filly e le disse: - Vieni sulle
mie ali, stringimi forte e cominciamo insieme questo viaggio!
Filly abbracciò la rondine e insieme partirono.
Volarono felici su terre sconosciute dai colori incantevoli. Giunsero su un’immensa distesa azzurra
come il cielo: il mare. Filly era desiderosa di guardarlo da vicino e chiese alla rondine di scendere
più in basso per poterlo ammirare. Quando si avvicinarono a quel bellissimo mantello blu, notarono
delle enormi macchie nere: era il petrolio che soffocava pesci ed intrappolava uccelli e piante. Filly
ebbe paura e subito volse lo sguardo all’orizzonte; purtroppo su delle grandi barche tanti uomini,
donne e bambini agitavano le braccia e chiedevano aiuto.
- Andiamo subito via da qui, ho paura!- urlò Filly.
Allora la rondine volò piu veloce che poteva verso nuove terre.
Si ritrovarono in un posto grigio e, tra nuvoloni di polvere, videro dei mostri con lunghe braccia di
ferro che strappavano via gli alberi per piantare palazzi e grattacieli.
Allora la foglia Filly supplicò la rondine : - Andiamo subito via, è terribile tutto questo!
Ripartirono verso nuovi paesi e, guidate da forti suoni e luci abbaglianti, giunsero in un posto
spaventoso, in cui gli scoppi e le esplosioni facevano tremare Filly. Videro grandi tartarughe di
metallo che lanciavano fuoco in tutte le direzioni. Allora la rondine cercava di evitare le fiamme,
ma non riusciva, il fumo non le permetteva di muoversi facilmente. Filly, terrorizzata, ebbe paura di
cadere e per questo cercava di guidare la rondine per allontanarsi da quel luogo il prima possibile.
Allora disse alla rondine: - Desideravo viaggiare per conoscere le bellezze del mondo, ma tutto
quello che ho visto è terrificante, ti prego riportami dal mio acero!
Filly e la rondine volarono per ore e ore senza mai stancarsi.
Giunte nel cortile della scuola, Filly si mise a fare i salti di gioia svegliando le sue amiche foglie
che dormivano tutte insieme per terra.
-Sono tornata e non vi lascerò mai più! – esclamò a voce alta Filly.
Il suo piccolo “ pezzo” di cielo, il vocio dei bambini e persino le urla delle maestre fecero tornare il
sorriso a quella foglia birichina.
Finalmente Filly aveva imparato ad apprezzare tutto ciò che le stava intorno perché aveva compreso
che nella vita bisogna accontentarsi anche delle piccole cose.
LA COSTELLAZIONE DELLE CINQUE SORELLE
Silvia Pagnelli classe IIIF SCUOLA PRIMARIA "DE GASPERI" di noicattaro
In un angolo lontano dell’immenso spazio c’erano cinque stelle più luminose delle altre, esse
brillavano di una luce speciale: era la costellazione delle cinque sorelle. Le stelle, molto vanitose,
erano in competizione fra loro per essere più belle e brillanti. La sorella più piccola, l’ultima nata,
brillava di una magica luce ed era l’unica a non essere interessata a questa competizione. La stellina
era molto curiosa: scrutava e guardava i pianeti in ogni angolo dell’universo. Un giorno fu attratta
da un pianeta illuminato da suo padre: il Sole. Aveva dei colori bellissimi, si notava il celeste dei
mari, il verde delle foreste e il marrone delle montagne. La parte invece, che non era illuminata dal
Sole, presentava tanti puntini luminosi, erano le città degli abitanti di questo pianeta: gli uomini.
L’occasione per guardare da più vicino “la Terra” fu data alla stella dal passaggio di una meteorite
di cristallo che fece da lente di ingrandimento . In questo modo la stella poté guardare da vicino il
pianeta Terra. Subito si accorse di quello che i loro abitanti stavano facendo alla propria “casa”
Terra. L’inquinamento e l’avvelenamento dell’aria e dell’acqua, dovuto alle attività degli uomini, il
taglio delle foreste, stava facendo gravemente ammalare il pianeta. La stellina si rattristò molto e
pensò soprattutto ai figli degli uomini, tutti quei bambini non avrebbero avuto più una casa,
avrebbero perduto per sempre il loro mondo. La stella pensò che bisognava intervenire subito.
Riuscì a convincere le sue sorelle e tutte le altre stelle ad aiutarlo. Dopo una fantastica pioggerellina
di polvere di stelle, che cadde per diversi giorni sulla Terra, le foreste cominciarono a ricrescere,
l’acqua dei torrenti e dei fiumi tornò ad essere limpida, riprese la vita nei mari e l’aria diventò pura.
Le stelle avevano dato un’ultima possibilità agli uomini, avevano affidato il futuro del pianeta Terra
ai bambini.
Cappuccetto rosso e un marziano
Silvia Pagnelli classe IIIF SCUOLA PRIMARIA "DE GASPERI" di noicattaro
Mi presento da brava persona: sono Cappuccetto rosso, ogni giorno mi dedico alla scuola. Un
giorno mentre prendevo la solita strada per andare a scuola, sotto un grande albero, vidi un
marziano, proprio identico a me, a parte quelle grandi orecchie a punta. Subito mi chiese: “ Come ti
chiami?” Io risposi: “Mi chiamo Maria Carmela però per tutti sono Cappuccetto rosso.” “Dove
vai?” Continuò il marziano “Vado ad imparare” Risposi io. “ E cosa? E dove?” Disse lui Allora
risposi: “Vado ad imparare tutto quello che c’è da sapere a scuola”. “Posso venire con te?” mi
chiese. E insieme ci recammo a scuola. Una volta lì, i compagni insultarono il piccolo alieno: “ Tu
non sei di questo pianeta, vattene!” Il giorno dopo il piccolo alieno non si fece vedere dai miei
compagni di scuola , ma ascoltò le lezioni fuori dalla scuola e le trovò interessanti. Un giorno però
il papà del marziano disse: “Dobbiamo tornare a casa perché la tua mamma ti sta aspettando!” Il
giorno successivo io mi accorsi che il mio amico non era più nascosto dietro la finestra ad ascoltare
le lezioni e capii subito che era partito, ma non lo avevo nemmeno salutato! Allora feci un aquilone
con una scritta “Ciao amico mio” e lo feci volare su in cielo come un uccello.
FILASTROCCA DI UN'ALLEGRA SECONDA!
Seconda C - Istituto Comprensivo "Savio-Montalcini" di Capurso
Siamo gli alunni
di una SECONDA:
la nostra classe è
allegra e gioconda!
Mi chiamo Giuseppe e
vado al parco a giocare
e tutti i giorni mi piace sognare.
Il mio nome è Fabrizio
e sono proprio un bravo
e simpaticissimo tizio.
Mi chiamo Roberta,
i miei capelli son lunghi
e non mi piace raccogliere i funghi.
Io sono Tommaso e sono attento,
quando la maestra spiega
sono molto contento!
Poi ci sono io
che mi chiamo Martina
e voglio diventare una ballerina.
Il mio nome è Aurora
e non sono ancora
una signora.
Io sono Greta e non sono veloce veloce,
ma quando mi arrabbio sono quasi feroce!
Ila mi chiama la mamma...
anche quando vado a nanna.
Il mio nome, invece, è Loris e
son coraggioso
come i cavalieri non sono pauroso.
Mi chiamo Christine e
sono tranquilla,
ma non mi piace la camomilla.
Sono Francesco e
mi piace sparare...non
con le armi vere, solo per scherzare.
Mi chiamo Fabio e sul mio viso
c'è sempre un grande sorriso!
Il mio nome è Naike e
fa rima con psiche.
Io sono Davide
e vado col motore,
anche se studio tutte le ore.
Il mio nome è Roberta
e annuso un fiore,
mentre vedo una farfalla
con le ali a forma di cuore.
Io sono Maicol, ma mi chiamo Mango
quando gioco a calcio
e mi sporco di fango.
Mi chiamo Nunzia e sono bruna
e mi piace guardare la luna.
Io sono Nicolas e son capursese,
ma sembro un bambino svedese.
Io sono Giulia, che...
a scuola mi freno e
a casa mi sfreno.
Mi chiamo Fabiana
e a mandorla ho gli occhietti
che sembran due faretti.
Io sono Gabriella e
sono bravissima,
sinceramente mi sento bellissima.
Mi piace il mio nome
e sono Michele:
adoro mangiare il miele.
Infine, io sono:
un altro Tommaso
e nelle pozzanghere
ho male al naso!
Siamo ventitrè e
tutti diversi,
ma ora ci conoscete in versi!
IL VIAGGIO DI MIRKO E PAOLO
Classe 4°C - fatta da : Nicola Pantaleo Daniel Sommella
C’erano una volta due amici di nome Mirko e Paolo che andarono nel profondo di un bosco, dove
scoprirono una casa …entrando trovarono un grande e misterioso portale. I due amici apparvero un
po’spaventati, erano indecisi se oltrepassare o no il portale perché non sapevano cosa potesse
succedere. Dopo aver discusso tra di loro decisero di incominciare a intraprendere quell’avventura,
così entrarono e si trovarono di fronte ad un DINOSAURO: erano nell’era della preistoria! Questo
dinosauro era l’unico della sua specie e si chiamava INDOMINUS REX, ed era in grado di parlare.
Mirko e Paolo spaventati incominciarono a correre ,il dinosauro gli fermò dicendo loro: “Non
preoccupatevi, voglio diventare vostro amico.” I due ragazzi non credevano a quelle parole, però
incuriositi si fermarono dicendogli: “Sei sicuro che non ci mangerai?” Il dinosauro rispose: “No, io
non mangio carne, ho solo bisogno di compagnia. Possiamo diventare amici?” I due si guardarono,
decisero di presentarsi, lo stesso fece il dinosauro dicendo il suo nome, mi chiamo DinoRex. I tre
incominciarono a giocare tranquillamente quando all’improvviso arrivò il suo acerrimo nemico il
TIREX. Questo dinosauro voleva mangiare Mirko e Paolo, ma DinoRex incominciò a lottare per
difendere i suoi nuovi amici. I due ragazzi decisero di chiedere aiuto a un Brachiosauro, gli salirono
sulla testa, chiedendogli di colpire il TIREX con la coda. Allora il dinosauro cattivo cadde per terra
per la forza del colpo e DinoRex gli sferrò il colpo finale sconfiggendolo. Alla fine i due ragazzi
tornarono a casa e, quando potevano, andavano a giocare con il loro amico DinoRex.
Il bambino e il fantasma
Mangione Fabio e Di Tullio Christian - Classe 4^A I.C. BATTISTI -GIOVANNI XXIII Corato
C’ era una volta un fantasma che aveva un hobby: giocare a calcio. Egli abitava in una casa
abbandonata e sinistra.
Un giorno un bambino, di media statura e con i capelli neri, lanciò il pallone nella casa e quando
entrò per riprenderlo vide il fantasma.
Il bambino spaventato corse a chiamare il papà che andò in quella casa e vide che non c’ era
nessuno. Il papà disse al figlio:
-Non vedo fantasmi. Sei il solito esagerato!
Poco dopo il bambino tornò nella casa e incontrò il fantasma che gli chiese - Perché mi dai
sempre la caccia? Io sono un fantasma buono e mi piace giocare a pallone.
Da quel giorno il bambino e il fantasma diventarono amici e giocarono molte volte a calcio.
Una giornata indimenticabile
SPINELLI NICOLA B - I.C.BATTISTI-GIOVANNI XXIII - Corato
Un giorno d'estate mi trovavo in campagna e cavalcavo il mio cavallo Stella.
Ero sulla strada sterrata quando Umberto,il mio cane, mi inseguì e mi fece cadere da cavallo.
Passò una macchina si fermò, mi portò a casa e mia zia mi curò.
Il pomeriggio vennero a trovarmi i miei cugini. Prendemmo i cavalli e ci dirigemmo verso il
vigneto dove raccogliemmo alcuni grappoli dorati di uva zuccherina
Tornati a casa della zia io e i miei cugini andammo a giocare in giardino.
Quella volta trascorsi una giornata indimenticabile!
SPINELLI NICOLA
CLASSE 4^B
DUE AMICI… ALL’AVVENTURA
RUSSO NICOLA FILIPPO-DI GIROLAMO JENNIFER 4 B - I.C.BATTISTI-GIOVANNI XXIII -
Corato
C’erano una volta, in una lontana città, due bambini di nome Jessica e Jack che costruirono un jet
magico.
Dopo aver finito di costruire il mezzo, i piccoli si recarono dal vecchio saggio che abitava nel cuore
della città per chiedere notizie riguardanti il loro futuro: cosa sarebbe accaduto e se sarebbero andati
in Egitto, per sconfiggere il re Karnif.
Il vecchio saggio rifletté un momento e con aria molto dispiaciuta disse loro:“Non andate in Egitto
perché c’è una strega che avviserà subito il re, lui è spietato, non ha pietà nemmeno per i bambini.”
Jessica e Jack non
lo ascoltarono e andarono in Egitto. Nel frattempo la strega avvisò il re, che era sceso dalle scale
della sua piramide con un bastone d’oro, affilato e potente e assorbiva la vita di tutti quelli che
uccideva.
I bambini conobbero il re Karnif e si mostrano molto amichevoli.
La notte dopo essi riuscirono a prendere il bastone del re che senza di esso divenne debole,facile da
sconfiggere. Per questo era molto arrabbiato perciò chiamò il suo amico Hally, il potente mago.
Nel frattempo il vecchio saggio costruì una nave del tempo per poter salvare i bambini in caso di
pericolo.
Iniziò uno scontro tra il vecchio saggio e il re che perse la vita.
Infine il vecchio saggio portò i bambini in salvo con la nave del tempo e tutto finì bene.
GATTO SCOLARETTO
II E e F I.C. Grimaldi-Lombardi
Da qualche giorno in classe eravamo tutti più contenti di andare a scuola! Nel nostro cortile, infatti,
era venuto a vivere un gatto di grande compagnia, un vero tenerone e coccolone. Era grigio tigrato,
un po' tondetto, silenzioso e felpato come tutti i gatti. Il suo posto preferito era un angolo proprio
accanto all'entrata della scuola, dove si trovava una specie di gabbia che serviva per tenere tutti
lontani da una centrale forse elettrica. A me e ai miei compagni non interessava saperlo finché
quella non è diventata la casa del nostro amico gatto. "Diamogli un nome", proposi ai miei
compagni e alla maestra, "così capirà' che siamo tutti amici suoi e che ci fa davvero piacere averlo
qui a scuola". Così ci inventammo il nomignolo di Scolaretto, lui che si era così affezionato alla
nostra scuola. Per la verità chi si occupava di lui era il custode della scuola e sua figlia, una ragazza
di 16 anni che gli portava da mangiare. Per incontrarlo non si faceva una grande fatica, anzi! Tutte
le mattine puntuale alle 8 si accomodava sul tetto di una macchina già parcheggiata oppure
nell'aiuola sotto la siepe, ma tenendosi a distanza dall'ingresso della scuola, affollato a quell'ora
anche di tanti genitori e insegnanti. E così lui osservava noi arrivare uno ad uno, tutti assonnati e
infreddoliti, oppure preoccupati e svogliati per un altra giornata impegnativa e chissà quale compito
ci avrebbe chiesto di svolgere la maestra. Ogni giorno che passava ero sempre più contento di
incontrarlo ed aspettavo impaziente un bel momento in cui poterlo accarezzare e fare finalmente la
sua conoscenza da vicino. Intanto mi bastava che potessi rivederlo anche all'uscita, quando la sua
faccia aveva davvero un'espressione curiosa, quasi mi volesse chiedere :"Beh? Com'è andata oggi?
Giornata dura o no?" Lui era diventato la mascotte della nostra scuola e non c'era alunno che non
avesse provato ad avvicinarlo per dimostrargli il suo affetto. Ma i più fortunati eravamo io e i miei
compagni per una sola e semplice ragione: la nostra aula, infatti, era l'unica che si affacciava
direttamente sul cortile e col passare del tempo Scolaretto ci sorprese tutti con un gesto che nessuno
si aspettava! Ogni giorno lo vedevamo apparire dietro i vetri delle finestre di punto in bianco, con
un salto agilissimo raggiungeva il davanzale e poi sostava li' per qualche minuto. Tra un dettato ed
un esercizio di matematica noi tutti avremmo avuto voglia di alzarci e andare ad accoglierlo e
salutarlo, ma sapevamo che la maestra, nonostante il suo sorriso intenerito, non sarebbe stata
d'accordo se ci fossimo alzati da posto e avessimo interrotto la lezione e ci fossimo distratti così ....
Che peccato! Come potevamo fare per risolvere il caso? Sentivo che Scolaretto ci restava un po'
male che rimanessimo fermi e immobili malgrado la sua insolita presenza li' sulla finestra... Un
brutto giorno pioveva così tanto che il nostro amato amico non si fece vedere: allora molti di noi si
chiedevano se la pioggia lo avesse scoraggiato dal tornare a trovarci o se piuttosto il vero motivo
non fosse la nostra fredda reazione alle sue amorevoli visite alla finestra. Purtroppo quella pioggia
non smise per giorni, quasi una settimana, e tutto il tempo Scolaretto ci manco' moltissimo: ci
chiedevamo un po' tristi dove fosse, se avesse trovato un rifugio sicuro o se qualcuno lo avesse
accolto in casa e, in quel caso, sapevamo che non l'avremmo più rivisto. Una mattina però il nostro
Scolaretto ricomparve alla finestra, sempre più' dolce e fiero di se', perfettamente in ordine, col
miagolio più bello che avessimo mai sentito. La novità più grande era che quella mattina lui non era
venuto a trovarci durante le lezioni, ma bensì durante l'intervallo e questo ci riempi' di gioia, perché
finalmente potemmo andargli incontro e, diversamente da come fanno i gatti randagi, si fece toccare
e zampetto' un pochino, quasi a voler giocare con noi. Da quella volta Scolaretto venne sempre da
noi all'ora di ricreazione e tutti aspettavamo con gioia quell'incontro fra noi alunni di seconda e lui,
alunno lo stesso ma davvero speciale! Qualche volta la maestra scherzava e ci chiedeva ce si
sarebbe piaciuto offrirgli un banco ed una sedia per seguire la lezione più comodamente invece che
da un davanzale: ovviamente rispondevamo in coro di si e poi la pregavamo di portarlo un po' in
classe. Beh, per dirla tutta, le femminucce erano più determinate ed insistenti con lei e noi
maschietti speravamo che riuscissero a convincerla. Immaginavamo, però, che non doveva essere
facile per la maestra esaudire il nostro desiderio, nonostante anche lei volesse bene a Scolaretto, ma
come si sarebbe poi giustificata con la Direttrice, spuntata magari inaspettatamente in aula??? La
soluzione fu una sola e la mettemmo in pratica con l'arrivo della primavera e delle giornate più
calde: ogni giorno durante la ricreazione due bambini a turno uscivano in cortile con una scodella di
buon latte e dei saporiti croccantini. A qualcuno di noi bambini venne anche l'idea di portarlo per
sempre a casa, ma presto capimmo che Scolaretto era l'amico di tutti noi e che, se qualcuno l'avesse
adottato, non avrebbe avuto più senso il suo bellissimo e originalissimo nome. CLASSI II E - II F
I.C. “Grimaldi-Lombardi”
GIORGIO E I BULLI
DIASPARRA ANTONIO MONTRONE NICOLA LASTELLA LUIGI – I.C.BATTISTI-GIOVANNI
XXIII
C’ERA UNA VOLTA UN BAMBINO, DI NOME GIORGIO, CHE VENIVA PRESO IN GIRO
DA ALCUNI COMPAGNI BULLI.
SPESSO TORNAVA A CASA MALCONCIO PERCHE’ GLI FACEVANO DEGLI SCHERZI
PESANTI. INSOMMA A GIORGIO NON ANDAVA MAI NULLA COME VOLEVA.
UN GIORNO MENTRE CAMMINAVA NELLA SUA STANZA, PER SBAGLIO, PESTO’ UNA
LEVA E SI APRI’ UNA BOTOLA NEL PAVIMENTO , DELLE SCALE LO CONDUSSERO
NEL SEMINTERRATO. LI’ TROVO’ UN PORTALE, DOVE POTEVA SCEGLIERE SE
ANDARE AVANTI O INDIETRO NEL TEMPO.
IL BAMBINO SFRUTTO’ QUEL PORTALE PER VEDERE UN DINOSAURO E SCOPRIRE
CHE LAVORO AVREBBE SVOLTO DA GRANDE, MA DURANTE IL VIAGGIO RIMASE
BLOCCATO NEL FUTURO.
IN QUELL’EPOCA ERA IN CORSO UN’INVANSIONE ALIENA.
A GIORGIO QUELLA SITUAZIONE FACEVA DAVVERO PAURA E COSI’ SCAPPO’ VIA.
SI RIFUGGIO’ IN UNA BIBBLIOTECA DOVE STUDIO’ E COSTRUI’ UNA TUTA
TEMPORALE CON LA QUALE FARE RITORNO NEL SUO MONDO.
FINALMENTE, DOPO QUALCHE GIORNO, GIORGIO ERA DI NUOVO A CASA.
QUANDO IL BAMBINO TORNO’ A SCUOLA RACCONTO’ LA SUA FANTASTICA
AVVENTURA AI COMPAGNI.
ANCHE I BULLI SEPPERO DEL VIAGGIO E RICOMINCIARONO A FARSI BEFFE DI LUI.
GIORGIO SI FECE CORAGGIO E PARLO’ AI BULLI DEI FATTI CHE GLI ERANO
CAPITATI NEL FUTURO.
I BULLI RIMASERO AFFASCINATI E VOLLERO PROVARE LA FAMOSA TUTA
TEMPORALE.
DA QUEL GIORNO GIORGIO RIUSCI’ A FARSI RISPETTARE DA TUTTI I SUOI
COMPAGNI DI SCUOLA.
UN NUOVO AMICO
DE LAURENTIS CLARA –CUSANNO IRENE- AMORESE FRANCESCA I.C.BATTISTI-
GIOVANNI XXIII
IN UNA CALDA ESTATE UN GRUPPO DI AMICI DECISE DI ANDARE IN CAMPEGGIO.
UNA SERA I RAGAZZI LASCIARONO LE LORO TENDE E ANDARONO NEL BOSCO
DOVE ACCESERO IL FUOCO, SI SEDETTERO INTORNO E SI RACCONTARONO DELLE
STORIE DI PAURA.
DOPO UN PO’ RIENTRARONO NELLE TENDE E SI PREPARARONO PER LA NOTTE.
LA MATTINA SEGUENTE ANDARONO AL MARE E LI’ TRASCORSERO TUTTA LA
GIORNATA TRA GIOCHI IN ACQUA E TUFFI, PARTITE DI PALLAVOLO E DI TENNIS.
GIUNSE LA SERA E POI ANCHE IL MOMENTO DI ANDARE A DORMIRE. PRIMA DI
ADDORMENTARSI
I RAGAZZ ISENTIRONO DEI RUMORI E ANDARONO A VEDERE COS’ERA.
TROVARONO UN CANE CHE SI LAMENTAVA PERCHE’ SI ERA FERITO ALLA
ZAMPAETTA. IL CUCCIOLO AVEVA GLI OCCHI AZZURRI, IL PELO BIANCO COME LA
NEVE E FOLTO, SEMBRAVA UN BATUFFOLO. QUINDI DECISERO DI CURARLO E DI
ADOTTARLO.
I RAGAZZI SI AFFEZIONARONO SUBITO AL CANE E LO CHIAMARONO RONNI.
IL GIORNO DOPO TORNARONO A CASA FELICI DI AVER VISSUTO QUELLA
SPLENDIDA VACANZA E DI AVER TROVATO UN NUOVO AMICO A QUATTRO ZAMPE.
UN A MERITATA MEDAGLIA
ROSELLI MATTEO
SARDANO ALDO
MASTRPASQUA DAVIDE
CLASSE 4^B I.C.BATTISTI-GIOVANNI XXIII
C’ERA UNA VOLTA UN ROBOT CHE SI CHIAMAVA HZ-27 E VIVEVA SU UN
PLANETOIDE.
UN GIORNO FU INFORMATO DALLO SCIENZIATO H2-42 CHE UNA NAVICELLA
EXTRATERRESTRE SI DIRIGEVA PROPRIO SUL SUO PLANETOIDE.
GLI ALIENI DOPO AVER CATTURATO IL ROBOT LO PORTARONO SU MARTE AL
COSPETTO DI GALACTUS, IL TERRIBILE SOVRANO CHE AVEVA SCHIAVIZZATO
DECINE DI PIANETI, COSTRETTO MIGLIAIA DI ROBOT AD OBBEDIRGLI E
CONQUISTATO INNUMEREVOLI PLANETOIDI.
L’OSTAGGIO FU MESSO IN CELLA DI CONTENIMENTO FRIGORIFERA, MA RIUSCI’ A
SCAPPARE. DURANTE LA FUGA VENNE A CONOSCENZA DI UN PIANO DI
CONQUISTA DEL SUO MONDO.
RIUSCITO A TORNARE A CASA IL ROBOT INFORMO’ IL CAPO DEL GOVERNO ED IL
PIANO FALLI’.
PER IL SUO CORAGGIO HZ-27 FU PREMIATO CON UNA MEDAGLIA DI
RICONOSCENZA E VISSE SERENAMENTE SUL SUO AMATO PLANETOIDE.
L’AVVENTURA DEL TEMPIO SOTTOMARINO
Elena Gaia Bretone Nitisha Ramessur Istituto Balilla Bari classe IV C
C’erano una volta tre amici, Fabiano, Jerry e Nicoletta che andarono a casa della loro amica Sofia.
Arrivati a casa i quattro amici sapevano benissimo quale fosse il posto perfetto per giocare.
Andarono nella cantina, dove scoprirono una gigantesca botola segreta. Dentro la botola c’era una
mappa, quattro posti e un luccicante bottone rosso. Spinto dalla curiosità, uno dei ragazzi senza
pensarci due volte schiacciò il bottone. Furono tutti proiettati in un maestoso tempio sottomarino e,
fatto strano, stavano sott’acqua ma riuscivano tranquillamente a respirare. Per fortuna uno dei
ragazzi aveva con se la mappa del tempio. Seguendo le indicazioni, però si ritrovarono
inaspettatamente vicini ad una porta chiusa Per aprirla bisognava superare dei pericolosi ostacoli. Il
primo prevedeva di percorrere il labirinto della morte, il più pericoloso che fosse mai esistito.
All’interno c’erano tanti scorpioni velenosi in ogni angolo dei muri e una grande gabbia con un boa
lungo diciotto metri. Per sbaglio premettero un bottone nascosto dal pavimento e uscirono delle
spine molto lunghe e i lati dei muri cominciarono a restringersi; i bambini stavano quasi per essere
schiacciati quando arrivò una balena flessibile che come SpongeBob succhiò molta acqua e si
gonfiò. I bambini camminarono sulla balena e arrivarono dall’altra parte del corridoio. Fabiano,
però, cadde in una botola nascosta e scomparve. Fabiano dopo un po’ di tempo trovò una scala che
lo ricondusse dai suoi amici. La porta segreta finalmente si aprì e i ragazzi videro un tesoro. Allora
Nicoletta camminò per raggiungere il tesoro e fece in tempo a prenderlo prima che tutti cadessero
giù. Una volta caduti entrarono in un tunnel che li condusse nella cantina della casa di Sofia.
Aprirono il tesoro dove trovarono tante monete di cioccolato e se le mangiarono; così tutti vissero
felici e contenti con qualche carie in più.
GLI EMIGRANTI SILENZIOSI
Filippo Umberto Marzano classe 5^C - Scuola Nicolò Piccinni
In un barcone c’erano novantasette emigranti, c’è un silenzio tremendo ad certo punto si sentì
piangere un bambino, gli scafisti urlarono come matti e spararono in celo, con le proprie armi,
dissero: <<Fate silenzio!!! Se no vi uccidiamo uno ad uno>>.
Allora tutti fecero silenzio ma il bambino continuava a piangere allora la sua mamma gli racconto
una storia per farlo addormentare.
Inizia così: <<C’era una volta un cavaliere che sbucava sempre quando il crimine si faceva avanti,
lui si chiamava Ghost Rider .
Lui aveva la faccia da teschio che prendeva fuoco un giorno incontrò il diavolo, che si chiamava
Lucifero, fecero una lunga battaglia, a un certo punto il diavolo stava per uccidere Ghost Rider ma
lui lo prese per la testa con la catena infuocata e lo sbatte nell’ inferno>>.
Il bambino disse: << Mamma quel soccorritore assomiglia a Johnny Blaze cioè il Ghost Rider >>
la mamma rispose :<< Quello è Johnny Blaze il tuo eroe preferito e sta venendo a salvarci >>.
E il bambino esclamò:<<Evviva! Siamo salvi >>.
L’ uomo che veniva a salvarli era il guardiacoste.
Una volta scorsi li trovò senza documenti e con immenso dispiacere li dovette rimandare nel loro
paese di origine con un aero militare
fine
La piccola Lola
Emma Sofia Violante- 5C “N.Piccinni”
Un signore, salito su un barcone, guardò due stelle che parlavano; dopo cinque minuti in cielo si
aprì un portale luminosissimo, con arcobaleni, scintille, due stelline e lune molto piccole.
Queste due stelle scomparvero e riapparvero in un mondo fantastico, pieno di colori
ma allo stesso tempo molto scintillante; si chiamavano una Rarity e l’altra John che erano marito e
moglie.
Dopo qualche mese nacque la piccola Lola un stellina molto vivace e spensierata, capricciosa e un
po’ vanitosa come la mamma. Lola diventò
sempre più grande e alla fine divenne una componente molto importante per Stellior, divenne la
“Stella Polare “.
Tutti quando sentirono la bella notizia, scoppiarono di gioia e la casa di Lola venne affollata da
amici che le facevano tanti auguri.
Lei brillava molto nel cielo e ogni volta che un signore viaggiò su di un barcone ebbe sempre di
riferimento la stellina Lola.
UN VIAGGIO DISPERATO
Roberto Carlo Lepore - Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.
Quel giorno al tramonto, sulle coste del Nord Africa, erano riuniti uomini, donne e bambini per
emigrare in Italia.
Erano novantadue, pronti per lasciare la, loro casa, i loro amori, portando addosso soltanto un po’
d’acqua e delle fotografie.
Salirono sull’imbarcazione i passeggeri; gli scafisti presero il largo in direzione della Stella Polare.
Qualche minuto dopo alcuni si disperarono non conoscendo il mare, altri intimoriti si
accovacciarono muti, ma il rumore più forte era quello dei bambini che piangevano; specialmente il
più piccolo di tre anni che cercava di essere tranquillizzato dalla madre.
Lei gli raccontava delle stelle, dicendogli che ognuna di loro aveva millenni e che ogni persona
brava e buona saliva in cielo e viveva lì, con cibo e acqua senza problemi, suscitando così la
curiosità nel proprio bambino in modo da non farlo piangere.
Poco dopo si avvicinò uno scafista dai capelli arruffati marrone scuro, denti gialli, maglietta
leggera, pantaloni corti e una pistola nella cintola.
Chiese se andava tutto bene; tante erano le lamentele da fargli, ma nessuna gli venne detta.
Tutti sapevano che potevano morire per un qualche motivo semplice, ma speravano in meglio.
A un certo punto la barca cominciò a ondeggiare; non si vide più nessun pirata, qualcuno gridò che
erano scappati, ma in quel momento si vide una luce abbagliante e poi lo spazio buio.
Il bambino chiese alla madre: “ Stiamo andando dalle stelle? Siamo stati bravi e buoni? “
“Si , piccolo mio”.
LA STORIA DI MAMMA JOLANDA
Vittorio d'abbicco Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.
Un occhio elettronico spia una barca di profughi e parte un guardacoste. Loro non sanno che il
guarda coste va, va e non si ferma. La mamma Jolanda tranquilizza il figlio piccolo, Xuang bebè, e
il marito con una storia. C'era una volta un eroe chiamato YE-XE che affrontò : tanti mostri ,tante
streghe,tanti goblin... Era considerato un eroe vero e proprio da tutto il popolo senegalese, quanto
un Dio. Un giorno YE-XE si dovette imbattere in un lottatore di BOX proveniente dall' Etiopia. Il
duello fù sanguinoso ma YE-XE vinse. Dopo tanti anni ebbe il cancro e morì.In realtà però era stata
sua moglie YA-XA, che sì era accordata con la banda di YI-.XI , mettendoli batteri nel cibo. YI-XI
in canbio li diede : 1.000.000.000.000.000.000.000. euro in contanti. Così l'ispettore YU-XU decise
di indagare sull'accaduto. Dopo
numerose ricerche arrestò YI-XI e YA-XA. Jolanda fece una pausa e poi continuò. Poi il sindaco
YY-XX disse che
sarebbe stato il figlio di YE-XE (YO-XO) a prendere il suo posto. Improvvisamente un' onda
travolse la barca, ma per fortuna arrivò il soccoritore. Arrivati in Italia Jolanda vendette le sue storie
e diventò MILIARDARIA.
LA PERDITA DI UN GRANDE TESORO
Samuel Angelicchi Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.
Viaggiando su quel barcone sotto alla coperta di stelle tutto diventa scuro :-E’un maremoto!-: grida
la gente impaurita ;ma una famiglia di quattro persone viaggiava tranquilla come se nulla fosse ,ma
loro non sanno cosa gli aspetta.
Ad un tratto uno scossone sveglia la famigliola e tutti vanno verso la prua per vedere ciò che
accadeva.
Il mare non si dava calma, era peggio di una mandria infuriata di tori, la barca si muoveva da destra
a sinistra senza mai fermarsi. Il cielo era cupo e la paura assaliva la nave. Dopo un po’ di tempo la
calma più totale e tutti felici ma, un sorriso non c’era in quella felicità.
Asur ,un figlio di quella famigliola, era sparito nella nebbia più infinita, per tre minuti c’è la felicità
poi la tristezza comanda sovrana in quelle persone. Almina, la madre di Asur, era disperata e
correva da una parte all’altra affaciandosi ai balconi della nave in ceca di suo figlio perduto, il padre
Siton era davanti alla prua in ginocchio e pregava a Dio :-Oh,mio Signore la tristezza è nel cuore
mio e di tutta la mia famiglia...-: proprio in quel momento scende una stella cadente e quella sua
preghiera si trasformò in desiderio, la gente sorpresa perché pensava come aveva fatto a scomparire
quel bambino infatti erano tutti vicini.
Nel totale silenzio una voce acuta grida :-Terra!-: tutti guardano verso la direzione indicata, la gente
felice festeggiava tutti a cantare a ballare ma, quella famiglia era triste perché aveva perso un pezzo
del puzzle della loro vita e per loro anche quello più importante. Il fratello Zimir era solo in un
angolo e piangeva come una fontana.
Arrivati sulla terra la gente si chiedeva chi ci ha avvisati che c’era terra, poi noi non abbiamo
bambini :-Non lo so-: rispose qualche persona.
Zimir ha notato che nel cielo era comparsa una stella e grido :-E’ stato mio fratello!-: e la gente
ridendo disse :-Ma cosa, tuo fratello non esiste più!-: poi una luce verso l’orizzonte si avvicina e
parla come se fosse un angelo:-Ero io-: disse:-Guardate il riflesso delle stelle sul mare-: e lì le stelle
si muovono creando la faccia di un bambino :- Mamma,papà, Zimir e tutta la gente che mi ascolta
io esisto però sono figlio del cielo adesso proteggerò questa terra a tutti i costi -: In quel momento la
gente sorpresa guarda lo spettacolo dell’orizzonte. Il cielo azzurro quasi blu, la metà del sole che
illumina il mare e gli uccelli col loro cinguettio passano e danno un tocco di serenità in quel
momento.
VIAGGIO DELLA SPERANZA
Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.
Era una notte stellata,la luna brillava nel cielo e nell'immenso deserto un gruppo di persone scappa
in cerca di una vita migliore.La strada era lunga e tanti i pericoli che avrebbero potuto incontrare,ma
il desiderio di liberta' era troppo forte.Il viaggio si annunciava davvero difficile, il caldo della
mattina rischiava di lasciarli senz'acqua;al contrario la notte la temperatura diminuiva a tal punto da
costringere a dormire stretti l'uno accanto all'altro sotto le vecchie coperte.Ogni capofamiglia
cercava di rassicurare i propri cari facendosi raccontare i sogni che avrebbero voluto
realizzare.Dopo quattro giorni di duro viaggio attraverso il deserto,il gruppo raggiunse la costa.Qui
comincia la seconda parte del viaggio,dovranno salire su un peschereccio mal ridotto e avevano
pagato per un viaggio incerto e senza garanzie,tutto cio' che possedevano.Furono fatti sistemare
nella stiva donne e bambini mentre gli uomini sul ponte ad aiutare i marinai durante il viaggio in
mare aperto.Nella stiva non era certo facile tranquillizzare i bambini,ogni mamma cercava di
distrarli in maniera diversa:c'era chi raccontava vecchie storie, chi guardando le stelle dagli oblo'
immaginava strane figure chi gioiva per la nuova vita che li attendeva.Sul ponte gli uomini
bisbigliavano tra di loro chiedendosi preoccupati se quella era la rotta giusta ma,guardando il cielo
pieno di stelle di una cosa erano certi:dovevano seguire la stella piu luminosa. Tutti sul quel
peschereccio aspettavano la fine del viaggio, i marinai perche' una volta fatti scendere i clandestini
non avrebbero piu' corso rischi e questi ultimi perche' finalmente avrebbero ragginto la meta
lasciandosi alle spalle miseria e disperazione pronti ad affrontare nuove difficolta per un futuro
migliore,ma pieni di speranza.
LA COSPIRAZIONE MARINA
Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.
James era un ragazzo molto curioso , allegro e sempre felice. Un giorno la madre
di James gli disse :<dobbiamo partire ,fai le valige>.Fatte le valige [cibo, acqua,
soldi] si incamminarono verso la riva; ovviamente James non aveva mai visto il
mare ed era ansioso di vederlo.
La madre diceva di correre al rumore degli spari e cosi fu, arrivati alla foce del
Fiume incontrarono altre persone, molte altre persone.
James e gli altri incominciarono a salire, dopo tutto era molto tranquillo, l’ unico
Problema era che chi veniva chiamato dal capitano non tornava più; questo
Spinse la curiosità di James oltre il limite cosi decise di andare a controllare
Nelle cabine del capitano per vedere cosa capitava cosa succedeva a quelli
Chiamati, cosi James mise l’occhio in una fessura della porta e vide che li
Legavano e li buttavano da una finestra in mare.
James aveva sempre più paura mentre ai familiari gli importava solo di arrivare
In Italia, quando chiamarono James lui si rifiuto di andare quando la nave
Sbando e poi fu sopraffatta da un onda e col suo ultimo sguardo James vide
Gli scafisti scappare poi fu sopraffatto dalle onde e da alcune parti della
Nave.
Madre e figlio che scapano da una nazione in guerra , invece di trovare una vita
Tranquilla, trovano la morte.
LA LUCE DEI MIGRANTI
Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.
Quasi novecento persone stanno per salire sul vecchio barcone.
Ecco... la barca va sulla nera distesa infinita.E' tutto nero, la luna si vede a mala pena e, alcuni,
pensano già di non avere speranze: da essere neri, ora sono bianchi pallidi per la paura.
-Che rumore assordante!!- grida un tipo.
-Si é spento il motore!!- urla lo scafista.Tutti credono che lo scafista sia il capitano. -Capitano che
facciamo?- non c'é traccia dello scafista.
-Capitanooooo!!!- era saltato su un motoscafo ed era tornato sulla spiaggia.Rabbia, paura, tristezza.
Quante persone senza cibo, acqua e neppure una briciola di pane.
Sono tutti infuriati della fuga dello scafista.
-Che fregatura!- dice un uomo ad altri due.
-Per non parlare del costo!- (cioé di 1500 euro) commenta un altro.
-Almeno siamo ancora vivi!- esclama un altro che é sempre ottimista.
-Cos'é quella terra?- chiede un uomo.
-E' la Croazia.- risponde un altro.
La barca si avvicina sempre di più.
SBEM!!! La barca sbatte alla costa croata. Urla, stramazzi i morti sono ottocentonovantasette.
I superstiti: marito, moglie e figlio.Si chiamano Henry, Samantha e Mirko. Appare una strana e
insolita luce. Al termine c'é l'Italia: sono salvi.
Luigi Liberti 5°c N.Piccinni
Un viaggio pieno di scoperte 0
Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.
Gli immigrati sono delle persone che scappano dai loro Paesi per vari motivi. Questo racconto parla
di Geraldine, una mamma africana e sua figlia Shatè che scappano da Harare perché c’è una
violenta guerra. Sulla spiaggia uno scafista porge loro una mano per aiutarle a salire, insieme ad
altre persone, su un barcone vecchio e arrugginito. Durante il lungo viaggio, la mamma racconta
una storia alla sua bambina che è molto spaventata e triste. Accarezzando la testa le dice:<<Guarda
il cielo, è pieno di stelle!!>>poi continua:<<Lo sai che ogni stella appartiene ad un bambino
diverso?>>.Chiudi gli occhi e scegli la tua, credo che sarà molto luminosa!!>>continua Geraldine.
La figlia iniziò a sorridere e domandò :<<Mamma, ma esiste l’unicorno dei sogni?>>.<<Sì, vive nel
regno delle stelle e il suo palazzo sorge sulla Stella Polare!>>le risponde la madre:<<Esiste anche
Umka, la mucca guardiana, che protegge tutto il cielo.>>Con tutta questa storia Shatè si
addormentò e si svegliò quando la barca attraccò al porto di Lampedusa.<<Che bel viaggio,
mamma!>>sussurrò la fanciulla ancora assonnata . Ludovica Addante V C
La luce della speranza
Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.
Era una fredda notte, e tutti si accalcavano per lasciare il loro paese natale.
C’erano persone che urlavano: - A soli mille dollari vi portiamo in America! -. - Ultima
offerta! -.
Nel caos non si capiva niente, alcuni salivano ed altri addirittura venivano abbandonati; una volta
partiti, nella notte calò il silenzio, si sentivano solo voci di mamme che cantavano delle canzoni ai
loro figli.
Il guardacoste nella fredda notte passava e osservava il buio totale, persone che urlavano: - Siamo
qui, venite a soccorrerci! -.
Il guardacoste nella fredda notte andava e non trovava niente, solo barche abbandonate buie e
silenziose.
Il mare però cominciava d agitarsi e al posto di canti, le urla si facevano sentire di più. I lampi si
facevano sentire e la barca si iniziava ad intravedere; il guardacoste si accorse della barca dei
migranti troppo tardi.
La missione del guardacoste fallì perché la barca si era rivoltata nella tempesta.
Mario Giuseppe Carrieri, 5C
La Paura
Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.
In questo viaggio ci sono tre donne, con un bambino in braccio. Tutti, su quel barcone, avevano
paura di morire. Il sonno di tutti era corto, gli uomini parlavano tra loro, le donne cantavano ai
bambini. Le tre donne tutte amiche avevano intrapreso questo viaggio per raggiungere l’orizzonte
dove la notte non è nera. Non sanno se saranno felici, non sanno che cosa le aspetterà il giorno
dopo, ma sanno sicuramente che una volta toccato terra potranno dormire, non nascondersi,
imparare, lavorare e avere una vita felice e libera. Nel buio le donne si abbracciano e con il cuore
pieno di paura continuano a cantare per i loro figli e farli sognare. Tutti sperano di arrivare nella
terra dove non c’è la guerra. Tutti hanno paura perché sono a metà del viaggio e non sanno se
sopravviveranno o moriranno. Per loro il cammino era quello della morte.
Fine
Elena Pozzi
UN SOGNO REALIZZATO
Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.
Nel buio pronti a partire per un lungo viaggio misterioso,tutti gli emigranti si sono sistemati uno
accanto all' altro ,tutti speranziosi e con lo stesso sogno.
La barca ondeggia accarezzata dalle onde come un'altalena , mentre nel cielo buio , splendono con
una luce immensa, stelle e luna.
Tutti sono silenziosi, perchè non è permesso loro parlare,ma i loro sguardi sono pensierosie
impauriti ;mentre i bambini dormono tra le braccia delle loro mamme .
All'improvviso si incomincia a sentire qualche parola ; il loro obbiettivo è raggiunto.
La costa è vicina e la loro vita è salva.
Mirko TERRACCIANO
CHE SFORTUNA !!!
Classe 4^ C - I.C. BALILLA-IMBRIANI .
Guglielmo è un curioso ragazzo che vive sul pianeta più sfortunato del mondo. Questo pianeta
chiamato " Sfigheropoli " è abitato da gente alla quale accade di tutto......, ma proprio di tuttto. Un
giorno Guglielmo vede passare davanti ai suoi occhi un gatto nero che attraversa la strada sotto una
scala sospesa per aria. In quel preciso momento, purtroppo, il gatto maldestramente urta una scatola
che aprendosi riversa a terra del sale. Scappando spaventato rovescia una recipiente colmo di olio
che invade la stada su cui sta passando un carro funebre guidato da uno strano tipo vestito di nero,
con occhiali neri e mantello piumato simile ad un gufo: era un semplice venerdì 17 alle ore 17,17. Il
carro, in quella perfetta giornata caratterizzata da un forte temporale con fulmini e lampi, sbanda
fortemente e termina la sua corsa contro una vetrina di una fabbrica di specchi. Guglielmo accorre
per vedere da vicino la disastrosa scena ma, cosa strana, nota che tra tutto quel cumulo di specchi
rotti, uno è ancora intatto; intuisce che è a rischio rottura in quanto appoggiato in bilico ad una
parete. Deciso a salvare l'unico specchio sano, si avvicina per prenderlo ma, inciampa su un
ombrello aperto e sbatte proprio contro lo specchio. Risultato....FRANTUMI. Il povero ragazzo,
viene incolpato dell' intero danno dal proprietario che ne chiede il risarcimento. Il poverino si
rattrista pensando di essere proprio sfortunato. Tornando a casa incontra Fortunato, ragazzo gioioso,
che viaggia nell'universo per conoscere e capire i misteri della vita. Il giovane esploratore convince
Guglielmo a partire con lui sulla sua astronave per guardare dall'alto tutti i pianeti. Guglielmo, dopo
la lunga avventura nello spazio a bordo della navicella " Astromix", osservando tutto ciò che accade
nel mondo, capisce che non esiste la sfortuna ma ovunque può succedere qualcosa di strano e si può
anche sorridere nel trasformare il "caso " in situazione comica. Prendere tutto ciò che accade con un
pizzico di allegria aiuta a vivere meglio e quello che pensiamo essere una vicenda seria potrebbe in
realtà nascondere una ridicola e divertente trama....., proprio come questa breve storia.
UN SERVO CORAGGIOSO
IV C Scuola Primaria "De Amicis" - Trani
Migliaia di anni fa, al tempo degli Egizi, viveva un bambino di nome Zamil che era figlio di poveri
contadini ma, fin da piccolo, coltivava un sogno: diventare un sommo sacerdote.
Zamil non sapeva che il suo desiderio difficilmente si sarebbe potuto realizzare, dal momento che il
Faraone sceglieva tra i suoi fedelissimi di corte chi potesse svolgere le funzioni di sacerdote. Non
avrebbe certo scelto fra i membri di un’umile famiglia!
Capitò che, una sera, i genitori di Zamil, non potendo sfamare i loro numerosi figli, entrarono
furtivamente nel tempio sacro per portare via un po’ del pasto quotidiano lasciato al dio Osiride. Le
guardie del tempio li scoprirono e la condanna del faraone fu terribile: il loro primogenito sarebbe
diventato schiavo per tutta la vita.
Fu così che il povero Zamil, essendo il maggiore tra i suoi fratelli, diventò il servitore di un ricco
mercante che gli ordinava di svolgere i lavori più umili e faticosi. Zamil resistette per alcuni mesi
alle angherie del suo crudele padrone ma, una notte, distrutto dalla fatica di una giornata di duro
lavoro, decise di fuggire.
Per non essere riconosciuto, indossò degli abiti sontuosi, ancora in ottimo stato, che il padrone
aveva gettato via e, con il viso nascosto sotto uno scialle scuro, iniziò a muoversi nel regno da uomo
libero.
Ogni volta che incontrava dei servi cercava di dargli coraggio e gli diceva che non dovevano
disperare perché un giorno tutti avrebbero goduto della libertà. Zamil, però, non era al sicuro:
rimaneva sempre un fuggitivo ricercato dalle guardie del faraone.
Una mattina fu riconosciuto dal vicino del suo vecchio padrone e, messo in catene, fu condotto
davanti al faraone. Inginocchiatosi ai suoi piedi, Zamil gli disse che, girando per il regno, aveva
conosciuto molti servi infelici che avrebbero di sicuro lavorato meglio e prodotto più ricchezze per
il faraone se avessero vissuto come tutti gli uomini liberi.
Il faraone capì che le parole di Zamil rivelavano una grande verità, anche se in apparenza potevano
sembrare assurde e, poiché egli era una persona di giudizio, nonostante il parere sfavorevole dei
suoi sacerdoti, accolse le richieste di Zamil.
Da quel giorno, nel settimo regno d’Egitto, tutti gli uomini furono liberi e felici, il faraone diventò
più ricco e Zamil fu nominato primo sacerdote.
La prima sera nella sua nuova veste di sacerdote, Zamil fece un’offerta al dio Osiride: apparecchiò
con cibi raffinatissimi e bevande prelibate l’altare e brindò alla potenza della divinità perchè grazie
a lui il suo sogno si era avverato.
GABRIELE VETTURI – VD-
SCUOLA PRIMARIA “DE AMICIS” – TRANI
UN CAMPIONATO SPECIALE
CARNICELLA LEONARDO, MAGGIOLINO DAVID, TARANTINI ALFREDO, QUINTO
MICHELE - 4^A I.C. BATTISTI -GIOVANNI XXIII
C’ERANO UNA VOLTA QUATTRO FRATELLI,CAMPIONI DI BASKET-CALCIO, DI NOME
LEONARDO, ALFREDO, DAVIDE E MICHELE. ERANO I PIU’ FORTI DELLA LORO
SQUADRA.
QUEL FORMIDABILE GIOCO ERA STATO INVENTATO PROPRIO DA LORO. IL GIOCO
CONSISTEVA NEL PRENDERE LA PALLA CON I PIEDI NELLA META’ CAMPO DI
CALCIO, INVECE NELLA META’ CAMPO DI BASKET CON LE MANI.
QUELLO SPORT SI DIFFUSE IN TUTTO L’UNIVERSO. I RAGAZZI FORMARONO UNA
SQUADRA TUTTA LORO LA “RAIMOND LADM” .
UN GIORNO SI TROVAVANO IN PAESINO PER DISTRIBUIRE I VOLANTINI DELLE
ISCRIZIONI QUANDO, IMPROVVISAMENTE, SI ACCORSERO CHE UNA STRANA PALLA
INCANDESCENTE STAVA CADENDO DALLO SPAZIO. ERA UN MESSAGGIO DI SFIDA
:”CARI TERRESTRI, NOI ABITANTI DI MARTE VORREMMO MISURARCI CON VOI
NELLA FINALE DELL’INTERA GALASSIA. CI VEDIAMO NEL NOSTRO CAMPO
LUNARE.
GLI ALLENAMENTI FURONO FATICOSI MA, ANCHE, MOLTO DIVERTENTI
QUALCHE GIORNO DOPO ARRIVO’ UN ALTRO MESSAGGIO , QUESTA VOLTA IL
TONO ERA MINACCIOSO:”SE LA VITTORIA SARA’ NOSTRA LA RAZZA UMANA SI
ESTINGUERA’, IN CASO CONTRARIO VI DONEREMO TUTTI I NOSTRI SEGRETI DEL
BASKET-CALCIO E I NOSTRI BENI.”
IL GIORNO SEGUENTE LA SQUADRA DEI TERRESTRI ANDO’ SULLA LUNA E
INCOMINCIO’ LA SFIDA.
APPENA I GIOCATORI FURONO ENTRATI IN CAMPO RIMASERO COLPITI DALLA
GRANDEZZA E DA UNA PORTA ENTRO’ LA SQUADRA AVVERSARIA LA “GEMILY
STON”.
GLI ALENI AVEVANO CAMBIATO LE REGOLE DEL GIOCO, SENZA AVVISARE I
TERRESTRI, COSI’ INIZIARONO A FAR CANESTRI ANCHE CON I PIEDI.
PASSATA LA SORPRESA, ANCHE I NOSTRI GIOCATORI SI ADATTARONO ALLA
NUOVA REGOLA E VINSERO.
SI CLASSIFICARONO AL 1° POSTO E VINSERO LA COPPA SPAZIALE.
FINALMENTE LA TERRA FU SALVA E I NOSTRI CAMPIONI TORNARONO A CASA
ORGOGLIOSI E SODDISFATTI.
Una chitarra per amico
di Daniel Ciminale – IV C Istituto Comprensivo Balilla-Imbriani
Nell’anno 2000 c’era un bambino di 10 anni che si chiamava Joe. Viveva a New York, in una
piccola casa insieme ai suoi genitori.
Joe si era ammalato, perciò passava tanto tempo a casa da solo e si annoiava molto.
Una sera da suo cugino ricevette una chitarra in dono, per aiutarlo a passare il tempo.
Joe fu felice di questo regalo e suonava sempre.
Partendo dai pochi accordi che il padre gli aveva insegnato si esercitava con entusiasmo sognando
di far parte dei suoi gruppi musicali preferiti.
Ad un certo punto, dopo un lungo assolo, si ritrovò su un palco a suonare “She loves you yeah” con
i Beatles, ed era bravissimo. Finito il concerto John Lennon gli chiese di entrare nel gruppo.
Joe sarebbe stato felice di entrare nei Beatles, ma non poteva perché non era lì la sua casa e non
c’erano i suoi amici; quindi fece un altro assolo e scomparve.
Finito il primo viaggio nel tempo, il bambino fece un altro assolo con la chitarra, per provare cosa
sarebbe successo: si ritrovò sul palco con Jimy Hendrix a suonare come un pazzo; alla fine Jimy
incendiò la chitarra poi la spaccò. Era stato molto emozionante.
Finito il concerto il bambino suonò un reef di accordi e tornò casa.
Giurò a se stesso di non dimenticare mai questa avventura.
Da quel momento tenne la sua chitarra come la cosa più preziosa del mondo, perché con essa non
era mai triste e solo.
FANTASY
– IV C Istituto Comprensivo Balilla-Imbriani
Il 71 del mese di Settobre dell'anno 25.874 ricorre la festa di Fantasy. Quel giorno, quattro folbimbe
di nome Airali, Iaga, Aigroig e Arorua aspettavano con gioia che arrivasse il Magictreno. Il
Magictreno è un treno trasformabile che conduce folbimbe, strefate, sirfalle, streprincipi, magatti e
cavalrè alla scoperta di nuovi pianeti. Le quattro folbimbe salirono sul Magictreno e quando il
viaggio iniziò il treno decollò… e si trasformò… in un alitreno!!!!
Airali guardando fuori dal finestrino vide un pianeta e gridò: "Un pianeta, un pianeta!!!". Una delle
regole della festa di Fantasy consisteva nel dare la possibilità di attribuire il nome al pianeta a chi
per primo lo vedeva. Infatti Airali decise il nome e lo comunicò a tutti: "Ho scelto, sarà il pianeta di
Ciocolandia!!"
Durante la festa di Fantasy tutti i pianeti sono bianchi e vuoti, nel momento in cui viene dato il
nome al pianeta tutto cambia e diventa proprio come il folviaggiatore aveva immaginato. Infatti il
pianeta Ciocolandia cominciò a trasformarsi. I folviaggiatori con molto stupore notarono che il sole
era un grande biscotto e che ad un certo punto della giornata, tutti lo mangiavano per fare arrivare la
notte. Su questo pianeta tutto era di cioccolato o di pan di zenzero. Anche gli alberi erano di
cioccolato con ciambelle al posto dei frutti. Non esistevano soldi ma monete di cioccolato e per
nutrirsi bastava andare alla grande cascata di cioccolato fuso ,con grandi tazze si prendeva la
quantità che si desiderava.La cosa più bella è che non si ingrassava mai.
Le quattro folbimbe, dopo aver fatto una scorpacciata, felici e sazie salirono sull'alitreno che intanto
si era trasformato in un ciocotreno e si rimisero in viaggio. Ad un certo punto anche Iaga avvistò un
pianeta e urlò: "Nuvolandia, Nuvolandia!"
Ed ecco che il ciocotreno si trasformò in un nuvotreno, una lunghissima nuvola e atterrò sul pianeta.
La stazione di Nuvolandia era piena di nuvolette e ogni folviaggiatore ha una nuvola a disposizione
per andare in giro. Su questo pianeta tutto è fatto di nuvole, tutto è soffice ma non si distrugge. Qui
tutti saltano e
rimbalzano sulle nuvole. Le quattro folbimbe dalle loro nuvolette si divertivano a lanciarsi sulle
case, sugli alberi, sulle giostre e ovunque. La cosa bella è che nessuno poteva farsi male.
Le folbimbe dopo tanti salti e rimbalzi, tornarono sul nuvotreno e il viaggio continuò. Poco dopo
Aigroig avvistò un altro pianeta e subito disse: "Ecco, Passiondance!!". Subito il nuvotreno si
trasformò in uno stereotreno. Su questo pianeta tutto era a forma di stereo e nel cielo al posto del
sole c'era un grande disco. Anche per terra c'erano tanti dischi e appena se ne calpestava uno, usciva
una musica diversa e tutti ballavano allo stesso ritmo. Su questo pianeta tutti erano contenti e
nessuno smetteva mai di ballare.
Le folbimbe ballarono fino a notte e poi, stanche ma felici salirono sullo stereotreno e il viaggio
continuò. Ad un certo punto anche Arorua avvistò un pianeta e disse subito: " Si chiamerà
Armomusica!!". Lo stereotreno si trasformò in un palcotreno e atterò sul pianeta. Qui tutti amavano
cantare, nessuno parlava… si cantava anche per dire qualcosa. Dai camini delle case uscivano note
al posto del fumo.
Il sole nel cielo era un grande microfono che al mattino svegliava tutte le stars del pianeta con una
dolce melodia.
Le quattro folbimbe dopo essersi esibite tutto il giorno ritornarono sul palcotreno e il folcontrollore
avvisò tutti i folviaggiatori che il viaggio era finito. Il palcotreno si trasformò in alitreno e tornò al
pianeta originario. Era stato un viaggio bellissimo. Le quattro folbimbe avrebbero voluto che la
festa di fantasy durasse ancora un po’ ma sapevano che per poter fare un nuovo viaggio bisognava
aspettare il 71 del mese di settobre dell'anno 25.875.
FINE
Autori: Gaia Poggiolini, Giorgia Nocera, Aurora Ostuni, Ilaria Colacicco.
Aigroig = Giorgia Folbimbe = folletti/bimbi Cavalrè = cavalieri/re
Iaga = Gaia Strefate = streghe/fate Magatti = maghi/gatti
Arorua = Aurora Sirfalle = sirene/farfalle Streprincipi = stregoni/principi
Airali = Ilaria CLASSE IV SEZ.C I.C. BALILLA –IMBRIANI
Dispetti da streghe
– IV C Istituto Comprensivo Balilla-Imbriani
Nel bosco di Poppy ci sono tantissime creature fantastiche: folletti, fate, conigli parlanti, funghi che
danno le indicazioni, streghe buone e cattive…
La storia che voglio raccontare parla di una strega buona, ma con i piedi molto puzzolenti!
Tutti, quando le passavano accanto, dicevano: “Che puzza!!!”, ma lei non se la prendeva e diceva
“Purtroppo lo sento anch’io questo odoraccio!”. Oh, già, dimenticavo... La strega si chiamava
Mariuzzola, la puzzola.
Un giorno disse: “Basta! Non voglio che i miei piedi puzzino più!” allora cominciò a creare intrugli
strampalati: cannella, zucchero, the alle banane, cioccolato bianco e nero, (io l’avevo detto che era
una strega buona, poi non fate commenti…!) prugne secche senza noccioli, …
Passò il tempo e le cose non cambiarono, puzzava ancora (forse anche un pò più di prima).
Nel bosco arrivò un’altra strega molto vanitosa che si chiamava Vanessa, la mezza principessa. Si
vantava della sua bellezza e di quanto era brava a fare gli incantesimi; be’ in effetti se la cavava con
gli incantesimi ed era abbastanza carina.
A Vanessa la mezza principessa dava un certo fastidio quel cattivo odore perché impuzzoliva l’aria
tutt’intorno.
Così decise di trasformare i piedi di Mariuzzola la puzzola in piedi canterini, ma quest’ultima si
infastidì, così ricambiò il “favore” trasformando le mani della rivale in mani canterine. Questa lotta
durò per anni e anni.
Le due streghe non ce la facevano più di farsi i dispetti allora decisero di rivolgersi alla
famosissima… Giuria delle streghe.
Si misero in viaggio tutti insieme: la giuria, le due streghe ed i testimoni e, le due litigarono per
tutto il viaggio.
“Finalmente siamo arrivate! Devo assolutamente farmi un bagno con il latte d’asina e petali di rosa,
perché sono sudatissima!” disse Vanessa la mezza principessa e Mariuzzola sbuffò, infastidita dal
comportamento della rivale.
“Andiamo – disse Mariuzzola la puzzola – il giudicelfo ci sta aspettando!”
“Allora, qual è il caso?” disse il giudicelfo. Le streghe risposero in coro: “E’ colpa sua!” “Questo lo
devo stabilire io!” esclamò il giudice.
Ognuno disse la sua, i giurati votarono, fecero i conteggi e scoprirono che nessuno aveva torto e
nessuno aveva ragione. Allora le streghe urlarono a gran voce :“Voglio un riconteggio, deve venir
fuori la colpevole!”
Improvvisamente apparve la nonna strega che cercò di aggiustare le cose: suggerì a Vanessa di
regalare a Mariuzzola delle calze profumate e invece Mariuzzola di condividere il suo libro di
magie pazzerelle per streghe pazzerelle. Le due streghe negavano, ma in realtà pensavano
esattamente il contrario, allora si fecero coraggio e dissero di sì, ammisero che era possibile fare la
pace. Così si scambiarono i regali suggeriti dalla nonna, diventando buone amiche, senza farsi più
troppi dispetti.
FINE
Giulia Piglionica
CLASSE IV Sez.C I.C.BALILLA-IMBRIANI
CHOCO il cane volante di Willy Wonka.
– IV C Istituto Comprensivo Balilla-Imbriani
La storia che vi descriverò nasce da una precisa curiosità: immaginare la vita di un personaggio
descritto da Roald Dahl nel suo famoso libro “Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato” insomma
dopo aver visto il bellissimo film musical, che descrive questo personaggio straordinario, molto
allegro e curioso ma già adulto, ho voluto immaginare la sua vita prima di creare la fabbrica di
cioccolato quindi la sua vita da ragazzo.
Willy quand’era ragazzo desiderava tanto un cagnolino. Un giorno la mamma decise di
accontentarlo e insieme andarono al canile, dove c’erano un sacco di cani di tutte le razze e l’età
tutti rannicchiati in piccole gabbie. Willy appena entrò nel canile andò diritto verso una gabbia
messa in fondo ad una strada, dove c’era un cartello con su scritto in rosso “danger”, che significa
pericolo. Il cagnolino che era lì dentro in questa gabbia era un bassotto tutto marrone e con delle
lunghe orecchie.
Willy che era un ragazzo molto coraggioso convinse la madre a prendere il bassotto anche se lei era
terrorizzata.
Insomma, il cane che per tutti era pericoloso, quando uscì dalla gabbietta si fece accarezzare dal suo
nuovo padroncino senza combinare nessun guaio e da subito, Willy lo chiamò Choco per il colore
del suo pelo.
Quando Willy diventò più grande e costruì la famosa fabbrica di cioccolato Choco che viveva lì, un
giorno mentre giocava nel colorato paradiso cioccolatoso, fece cadere una bottiglia di una bevanda
gassata e colorata su una tavoletta di cioccolato e subito dopo se la mangiò.
Ma voi sapete bene che i cani non possono mangiare la cioccolata!
E sapete che accadde? Choco in un batter d’occhio si trasformò in un cane volante:
le orecchie iniziarono ad allungarsi, fino a due metri, diventando vere e proprie ali di un aereo, il
corpo diventò un lungo e comodo sellino di cinque metri, pronto per farsi cavalcare da tutta la
famiglia Wonka.
Choco era diventato incredibilmente mostruoso e tanto grande che desiderava uscire dalla fabbrica e
volare in alto nel cielo.
Ma dalla fabbrica non si poteva uscire !
Willy non permetteva a nessuno di uscire dalla fabbrica, tutti i lavoratori vivevano notte e giorno
nella fabbrica non si poteva uscire perchè aveva paura che la misteriosa ricetta del “Lecca lecca che
mai si consuma” poteva essere copiata dai concorrenti.
Così Choco, pensò a come uscire dalla fabbrica di cioccolata con il suo padrone, per prima cosa si
preparò una nuova porzione di barretta di cioccolata bagnata di bibita gassata…ma questa volta,
dopo averla ingurgitata iniziò a parlare e ad ululare e implorò il suo caro padroncino di fare un giro
su nel cielo.
Willy soffriva di vertigini accettò la proposta del suo fedele cane che gli promise cantando e
ululando che mai avrebbe aperto bocca della ricetta né al sole né alle altre stelle.
Il vero desiderio di Choco era sconfiggere le vertigini di Willy, così quando arrivarono in alto nel
cielo fece il “Giro della morte” cioè iniziò a volare ad alta velocità e rotolare come una trottola e
dopo mille giravolte scese giù in picchiata verso la fabbrica e caddero diritti nel lago di cioccolato.
Willy felice di aver sconfitto le vertigini grazie al suo amico Choco iniziò a preparasi per un nuovo
viaggio.
Scritta da
Frida Laila Goxhaj
Classe IV Sez C
I.C. BALILLA-IMBRIANI
Paul e Joshua
– IV C Istituto Comprensivo Balilla-Imbriani
Un ragazzo di nome Paul, di 12 anni, viveva con la sua famiglia a Berlino.
Frequentava la scuola del suo paese come tutti i ragazzi della sua età ma mentre i compagni si
divertivano tra di loro, Paul rimaneva sempre solo.
Quando tornava a casa era sempre triste e molto silenzioso e, quando la mamma gli chiedeva cosa
avesse fatto a scuola, lui a malincuore diceva, bene, però in realtà non era la verità perché i
compagni lo prendevano in giro per il suo aspetto fisico e per la sua timidezza.
Ogni giorno, al ritorno da scuola, si ritirava nella sua cameretta a piangere e ad ascoltare la musica
con il suo cane di nome Sven.
Sven era l’unico suo amico, se ne stava zitto ad ascoltare tutte le sue confidenze, ma non poteva
durare a lungo perché era ormai vecchio.
Un giorno , andando a scuola, Paul incontraun ragazzo di nome Joshua, molto carino , sensibile,
sembrava l’amico perfetto
Fin da subito ci fu un’intesa particolare tra di loro, subito cominciarono a parlare e chiacchierarono
così tanto che fecero tardi a scuola . Per fortuna frequentavano la stessa scuola così potevano
vedersi ogni giorno. Un giorno Paul invitò l’amico Joshua a casa sua così poteva finalmente giocare
con unvero amico. Joshua accettò l’invito e non appena i due amici si sedettero nella stanzetta , Paul
iniziò a raccontare della sua situazione a scuola.
Ora Paul era davvero felice perché aveva due amici: Sven e Joshua. Dopo due lunghi anni di pura
amicizia, un giorno Joshua ebbe una notizia spiacevole doveva trasferirsi in Australia .
Era una notizia sconvolgente per Joshua perché doveva lasciare la scuola e soprattutto il suo amico
Paul , infatti non ebbe subito il coraggio di dirlo a Paul ma lasciò passare un po’ di tempo.
Si avvicinava sempre più il giorno della partenza e cosi’ un giorno, Joshua si fece forza e disse a
Paul che quello sarebbe stato l’ultmo giorno che si sarebbero visti.
Paul alla notizia , iniziò subito a piangere a singhiozzo e dopo un incrocio triste di sguardi, si
abbracciarono stretti stretti. Fu un momento molto difficile per entrambi ma, non potevano farci
niente.
Il giorno della partenza, prima di andare in aereoporto , Joshua chiese ai suoi genitori di rivedere
per l’ultima volta il suo amico. I genitori molto dispiaciuti, perché avevano capito l’importanza di
quell’amicizia, risposero che non era possibile perché era ora di partire.
Joshua scoppiò in lacrime ed entrò in macchina guardando sempre dietro sperando di vedere il suo
caro amico.
Fabiano Pacucci
Classe IV Sez C
I.C.BALILLA IMBRIANI-BARI
IL VIAGGIO NEL BUIO
5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"
In una notte buia e fredda uomini, donne e bambini sono in cerca di speranza.
Coraggiosi iniziano la loro avventura verso una vita migliore,dalla riva di una spiaggia,aspettando
con ansia l’imbarcazione che li condurrà verso il loro sogno. Tante sono le aspettative ma altrettante
sono le delusioni e le sofferenze da subire. La gente con la pelle scure ha paura ed è debole e
indifesa. Tanto da essere degli altri uomini che si credono superiori quindi offesa e ingannata. Il
viaggio è lungo e sofferente e sofferente,gente che non “ ce la fa” e quindi si ammala e muore, pian
piano le aspettative desiderate si indeboliscono e il tutto diventa più cupo e triste. Pochi
sopravvissuti resistono al disperato viaggio ma almeno loro possono ormai avvicinarsi a una vita
serena e meno ostile.
LAVINIA COLELLA VC
UNA TRAGICA NOTTE
5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"
Era notte e il silenzio e la speranza avvolgevano la spiaggia.
Ad un tratto si sentì un grido: era lo scafista che urlava di salire sull’arrugginita e probabilmente
molto vecchia barca.
Era una sera stellata, gli uomini discutono le donne cercano di tranquillizzare i bambini con fiabe e
storie.
Dopo un po’ il mare diventa più agitato e le onde si fanno più grandi e cominciano a venir giù i
primi fulmini.
La barca ondeggia e alcune persone vengono scaraventate in mare una dopo l’altra.
Le persone si disperano i bambini piangono e gli uomini più robusti cercano di salvare i loro
compagni…
Questa notte sembrava infinita; ormai sulla barca ne erano rimasti solo venti, tutti convinti di non
potercela fare e che sarebbero morti immediatamente e quando la disperazione era all’apice, si udì
un suono:erano i soccorsi!
Cercarono di fare segnali con le mani per farsi vedere; i soccorritori corsero verso il barcone.
Salvarono gli immigranti ma in quanto agli scafisti: scapparono con le loro scialuppe di salvataggio.
Speriamo che il destino gli riservi un futuro migliore
Daniele Cafarchia
5° C – Scuola Nicolò Piccinni
IL sogno di samuel
5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"
Samuel era un bambino di soli sei anni,ma aveva gia' vissuto molte brutte avventure che lo avevano
fatto diventare grande in fretta.Nel suo paese i bambini non andavano a scuola perche' costretti a
fare lavori pesanti per portare a casa un pasto caldo,che sarebbe stato forse l'unico della
giornata.Alla sera,anche se stremato dal lavoro,il suo corpicino fragile,trovava le ultime forze per
giocare con i suoi amici.Lui era molto contento di aiutare la sua famiglia anche perche' il suo papa'
gli aveva promesso che un giorno sarebbero andati via da quel paese che non gli permetteva di
vivere bene.per fare questo bisogna mettere da parte tanti soldini poiche' il viaggio sarebbe stato
lungo.Il piccolo ometto era felicissimo quando la sera,sul suo letto di paglia,pensavo a quel giorno
che sarebbe andato a scuola eavrebbe imparato tante cose.Dopo tanto lavoro,il grande giorno
arrivo'.Di notte,al freddo,Samuel e la sua famiglia salirono su un barcone con moltissime altre
persone.Anche se faceva freddo e si stava stretti lui era felice,si incantava a guardare le stelle che
brillavano nel cielo.Stanco e assonnato si addormento' sulle braccia di sua madre quando ad un
certo punto senti' un brusco rumore,il barcone era stato travolto da un'onda gigantesca e stavano
affondando.Samuel non sapeva nuptare ed ebbe molta paura.Ad abbracciarlo pero' c'era sua madre
ed insieme saltarono in mare.Le onde era troppe alte e non gli lasciarono tregua ma Samuel in
quelle volte che riusciva a tenere la testa fuori dall'acqua guardava sempre le stelle che brillavano
nel cielo finche' la corrente lo spinse sempre piu' in fondo al mare.Il suo sogno di andare a scuola
non riusci ad avverarsi ma sicuramente brilla nel cielo tra tutte quelle stelle.
SHARA E ALKAIDA
5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"
La barca parte verso l’orizzonte , proprio lì a Nord in direzione della stella polare.
Il cielo è immenso e sente quei bisbigli , le stelle tremano come minime fiammelle.
Due ragazzini Shara e Alkaida ,che hanno perso i genitori, hanno freddo e per riscaldarsi si
abbracciano fortemente . Ora non hanno più niente neanche una briciola di pane , soltanto dei vestiti
stappati.
Alkaida , il fratello maggiore , abbracciando Shara , le dice di addormentarsi così la fame passa.
Shara si addormenta,ma dopo circa tre ore si scatena una forte tempesta e un fulmine la sveglia e
appena apre gli occhi sente la voce dello scafista che dice che il prezzo è aumentato da mille a
milletrecentocinquanta dollari a persona e anche chi paga solo un centesimo in meno sarebbe stato
gettato fuori dalla barca senza salvagente.
I fratelli non hanno più soldi e quindi vengono gettati in mare ma fortunatamente dopo due minuti
arriva la guardia costiera che li porta in salvo.
Finalmente sono arrivati in Italia ed il loro sogno si è avverato.
Nicolò De Giosa
LA SPERANZA
5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"
Gli immigranti, nella notte, non fiatano si sentono soltanto le urla o i pianti di bambini stanchi o
tristi.
Preoccupate sono le donne perché non sanno cosa succederà.
Un bambino di nome Adam nella notte prega; lui ha undici anni, prega perché spera con tutto il suo
cuore di trovare un posto migliore dall'altra parte del mare chiamata:. PARADISO .
Lui aveva scritto un racconto su come se lo immaginava, era bellissimo: senza guerre, senza
carestie, cibo e acqua a volontà!!!!!!!!!
Nel suo racconto descriveva la sua casa, la sua felicità.
Perché lui non era felice.
Pregava alla luna, non riusciva a dormire, era troppo curioso di vedere cosa c'era dall'altra parte del
mare.
Poi ad un certo punto la luna sembrava parlargli, gli disse: “Dormi piccino”
Pure le stelle lo invitarono a dormire!
Allora lui chiuse gli occhi e si fece cullare dalle onde del mare.
La mattina dopo quando riaprì gli occhi vide in lontananza la terra ferma.
Le onde nel frattempo si erano ingrossate!
Un' onda cappottò il barcone, Adam urlò: “Aiutatemi!”
Ma nessuno lo sentì!
Lui disperato pensò che non avrebbe mai più riabbracciato la sua famiglia.
Però una mano lo afferrò, il suo salvatore parlava una lingua che non capiva.
Vagò disperato per la barca e riuscì a ritrovare la sua famiglia!!!!!!!!!!!!!!!!
La SPERANZA e l'AMORE ritornarono.
La notte per l'euforia non dormì e parlò con la luna .
La luna gli disse : “Hai visto Adam di me ti devi fidare.”
Adam rispose: “Hai ragione Luna; ma come hai fatto a saperlo???” Gli chiese Adam
“Me l'ha detto il Sole”. Esclamò la Luna.
“E chi gliel'ha detto al Sole?” Chiese insistente Adam.
E la Luna rispose: “Il Sole sa cosa succede nel presente e cosa succederà nel futuro”
GINEVRA BALBONI ACQUA
IL VIAGGIO DELLA SPERANZA
5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"
Era una famiglia povera di un ' isola del sud ,erano molto magri perche le persone che avevano
molto oro si prendevano tutto il cibo che c ' era.un giorno Carmen,la bambina,stava cercando dei
fiorie ,quando era vicino alla spiaggia , ecco che trova una pepita d' oro e una d'argento.Poi li fece
vedere ai genitori che utilizzarono l' argento per comprare il cibo mentre con l' oro erano indecisi se
comprarsi una casa o di trasferirsi in un paese migliore .In quel preciso istante arrivo una barca con
un signore vestito di stracci, propio come loro, e disse: - Salite a bordo! Vi portero in Italia, il costo
e di mille euro.-Carmen gli diede la pepita d' oro e si misero tutti in viaggio.Dopo due ore si scateno
una tempesta, ma la famiglia non sapeva nuotare! il marinaio si mise in salvo con la barchetta di
soccorso ma, visto che in qualche modo ci teneva a loro li salvo.Arrivarono in Italia e i genitori di
Carmen trovarono un lavoro e presero un appartamento, e cosi vissero tutti felici e contenti.
Federica Rossi
LA CRUDELE VERITÀ DI ZACHEL
5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"
Un giorno, sotto il sole cuocente, aspettando la barca quella povera gente decide di emigrare.
Nella barca ci sono Mira e Jacques, due innamorati, con due figli Agala e Zachel .Si sono portati
dietro poche provviste e Agala con gentilezza chiede a un marinaio un po’ di cibo ma con cattiveria
viene buttata in
Mare .Qualcuno indica il marinaio, ma viene gettato in mare anche lui.
Ogni giorno muoiono sempre più persone.
Un giorno Zachel chiede cosa siano quei puntini bianchi nel cielo, e Mira gli risponde che sono le
stelle. Mira dice a Zachel di dormire poiché il viaggio è molto lungo.
Zachel quando si sveglia si accorge che sta fluttuando nello spazio infinito assieme ai suoi parenti
più lontani e vede la Terra in lontananza.
Jacques gli dice che sono quasi arrivati.
Il piccolo Zachelchiede cosa stesse succedendo e tutti in coro gli risposero che stavano andando
verso il paradiso.
Zachel capisce al volo che la barca aveva scuffiato e che loro erano tutti morti. Capisce che era
arrivato il suo destino.
Lorenzo Attanasi
UN VIAGGIO INTERMINABILE
5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"
Una famiglia africana, composta da padre, madre e quattro figli, vuole immigrare in Italia perché
nel loro paese c’è la guerra.
Però, prima di immaginare un futuro migliore e felice, bisogna affontare un lungo viaggio.
Per potersi imbarcare occorrono molti soldi.
Questa famiglia, pur di arrivare sana e salva in Italia, dà tutto quello che ha.
Sono molto tristi di lasciare la loro casa e uno dei figli piange disperato.
Ecco che arriva il barcone.
Tutti pensano “ma non è un barcone, è un rottame”, ma non si permettono di dirlo perché hanno
troppa paura.
Dal barcone scendono gli scafisti che sistemano le persone nella barca: le donne e i bambini li
mettono nel ripiano di sotto e gli uomini in quello di sopra.
Abdull non vuole separarsi dalla sua famiglia , ma lui non ha scelta perché gli scafisti lo minacciano
di buttarlo in mare.
Sarah lo tranquillizza e poi si va asistemare nel suo angolino con Jasmine, Aladin, Lena e Milo, i
suoi figli.
Il viaggio comincia.
Durante il giorno tutto fila per il meglio.
Arriva la sera e l’aria si fa più gelida.
Gli scafisti consentono agli uomini di andare dalla propria famiglia.
Abdull non se lo fa ripetere due volte e raggiunge subito la sua adorata moglie e i suoi figli.
Insieme si stringono per tenersi al caldo.
E’ l’alba.
Gli scafisti vanno a chiamare gli uomini.
Fuori c’è un vento terribile e la nave comincia a dare segni di cedimento.
Inizia a piovere.
Gli scafisti si buttano dalla barca e Abdull grida :- Farabutti!! Aspettate che qualcuno vi prenda!! -.
Intanto la pioggia si fà più forte, le urla delle mamme più gravi!!
Abdull , insieme agli altri uomini, cerca di togliere l’acqua accumulata.
A un certo punto gli uomini svengono per il troppo sforzo.
La barca dondola.
Jasmine allora va di sopra e prende il timone.
Con tutte le sue forze, cerca di guidare la nave fuori da quell’incubo e ci riesce, ma poi sviene anche
lei.
Abdull vede sua figlia a terra e corre subito da lei.
Per fortuna Jasmine si riprende e abbraccia il padre.
In quel momento viene anche Sarah con Aladin, Lena eMilo.
La mamma le dice :- Ma come ti è saltato in mente di fare questa pazzia?? Per questo ti meriti… un
grande abbraccio per aver salvato la vita di duecento persone!! -.
Poi si accorgono che il cielo era limpido e una leggera brezza gli accarezzava il viso.
Ora però bisoga capire la direzione.
Gli scafisti avevano lasciato un bussola; Aladin la sapeva leggere e capire perché aveva preso
insegnamenti da un uomo bianco che, di tanto in tanto, veniva a isegnare qualcosa ai bambini
africani e in oltre aveva sentito dire dagli scafisti che l’Italia si trovava a Nord.
Loro stavano andando nella direzione giusta.
Qualche giorno a sarebbero arrivati a destinazione.
Felici di quella notizia, le persone si distribuirono i compiti: gli uomini e i bambini maschi
scrutavano l’orizzonte, a turno guidavano il timone e Aladin dava insegnamenti su come leggere e
capire la bussola; le donne e le bambine tenevano pulita la barca e si occupavano di cucinare il cibo
che gli scafisti avevano lasciato.
Durante il tragitto, il mare è calmo e il cielo è sempre limpido e queste condizioni davano la forza
alle persone. Dopo alcuni giorni Abdull avvista la “terra dei loro sogni” e grida:- Terra!! -.
Tutti felici si preparano a sbarcare.
Sarah piange dalla gioia.
Una volta sbarcati, vengono accolti da”Emergency”.
La dolce famigliola vive felice e ora ha ottime condizioni di vita: Abdull ha trovato subito lavoro in
un fruttivendolo e Sarah si occupa dei bambini più bisognosi.
I loro sogni si sono avverati!!
Angela Barbuti
Un amore in mare
5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"
Sopra l'immensa acqua nera,la barca andava e la gente sperava.Qualcuno non sapeva da che parte
poteva essere il Nord; qualcuno fortunatamente lo sapeva<è la stella polare che dobbiamo
seguire>dice la voce intelligente.
Qualcuno guarda su e qualcuno giù nel mare sempre più speranzoso.
Una donna dice<Qualcuno piange!>Era un uomo che non trovava più la sua amata.Lui non capiva
perchè era finita in mare<Forse è caduta,è inciampata proprio non saprei dire!>Era stato lo scafista
della barca a buttarla perchè lo stava scocciando.A un certo punto la barca si ferma all'improvviso e
due
mamme e quattro bambini finiscono in mare con molto sangue alla testa, poichè avevano sbattuto su
un punto di ferro della barca mentre cadevano.
Intanto quell'uomo che aveva perso la sua compagna si consola tenendo stretto il suo piccolo
bambino.
Molti avevano perso la speranza,ma un uomo e una donna ,Jack e Mara, sorridevano con la mano
l'una nell'altra,così strette che neanche una tempesta fortissima con pioggia,vento,neve e grandine le
poteva separare.
Dopo tre ore di viaggio la barca non era ancora arrivata a destinazione.La barca tremava sempre di
più e lo stesso era per i suoi passegeri.
Lo scafista aveva puntato un piccolo faro su un grappolo di stelle,e tutti subito che le guardarono
<Che spettacolo!>Esclamò uno e tutti gli altri annuirono;subito dopo lo puntò su un pesce<Mai
visto niente di così bello!>.
Lo scafista voleva fargli vedere per l'ultima quelle splendide cose,perchè poi sarebbero tutti morti.
Jack e Mara guardarono l'orizzonte,e videro che c'era una tempesta<Stai tranquillo se moriamo nom
cambia molto perchè se fossimo stati nel nostro paese saremmo morti anche prima>Disse Mara a
Jack.
Dopo un minuto passato in un secondo,la barca si capovolse e purtroppo tutti morirono in mare.
Rossana Zonno
UNA BIMBA DI NOME MARINA
3 E Scuola Elementare " G. Falcone" Conversano
Marina era una bambina che voleva diventare grande molto velocemente .
Lo chiese alla mamma ma le disse che ci voleva molto tempo per crescere ; anche il papà le rispose
ugualmente, però penso che se le avesse fatto un regalo l’avrebbe consolata.
Poi andò dalla zia e le chiese :
“ ma zia, come hai fatto a diventare così grande velocemente? “
La zia le rispose che ce n’è voluto di tempo per crescere e diventare alta .
Poi Marina andò dalla nonna e le chiese, non convinta :
“ nonna come hai fatto a diventare così vecchia in poco tempo? “
E la nonna le rispose che anche lei ce ne ha messo di tempo per crescere e diventare vecchia .
Alla fine Marina si convinse e non chiese più a nessuno come poter diventare VELOCEMENTE
GRANDE, ma pensò tra sé e sé :
“ Saprò aspettare !!! “ e continuò a giocare e divertirsi.
Gloria Galli
IL CAVALIERE, IL DRAGO E IL MACELLAIO PAZZINO
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
C'era una volta, in un castello, un re e una regina. Una sera nacque una bambina e la chiamarono
Biancaneve. In quella serata di festa c'erano tutti tranne una signora malvagia di cui non si sapeva
nemmeno il nome. C'erano anche tre fatine e neanche di queste si sapeva il nome, ma il re le aveva
invitate affinchè augurassero alla principessina lunga vita. Arrivò anche il macellaio e regalò
un'ascia. Biancaneve diventò grande e sposò il macellaio che venne, però ucciso da un drago. Allora
Biancaneve prese un cavallo e l'ascia che aveva avuto in regalo, uccise il drago e infine lo
mangiarono. 4 C - ANDREA LIPPOLIS
LA PIRAMIDE
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
C'era una volta un bambino di nome Claudio. Una notte si addormentò e fece un sogno particolare
che palava dell'Egitto. Nel sogno c'era un fantasma che gli dava delle indicazioni però a Claudio
sembrava un po' strano che c'era un fantasma in Egitto; si fece coraggio e lo ascoltò. A un certo
punto arrivarono in una piramide e dentro c'erano un sacco di trappole nascoste, molto difficili da
superare e mortali e c'era un srcofago con dentro uno scettro particolare in mano al faraone morto.
Claudio schiacciò una trappola e apparvero mummie e pipistrelli; meno male che si era fidato del
fantasma che sconfisse le mummie e i pipistrelli. Siccome era invisibile e non poteva essere colpito,
prese lo scettro e gli fece scoprire la piramide misteriosa. Poi la mamma lo svegliò per andare a
scuola...
4C - Pierluca Ladisa
AMICI PER SEMPRE
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
Un giorno, un povero bambino non ebbe da mangiare, senza un tetto, si rifugiò vicino a un bidone
dell'immondizia. Allora un altro bambino se ne rese conto e gli chiese come si chiamasse. Lui
rispose che si chiamava Giovanni. Dopo un po' si misero a giocare e il bambino diede a Giovanni
due caramelle. Poi lo invitò a casa sua, sua madre fu d'accordo e vissero felici e contenti.
4C -Francesco Lopez
L'ALBERO DELL'AMICIZIA
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
Ai confini del mondo, c'era un albero. Questo albero era molto speciale, aveva tutti i frutti di
diverso colore. Molti visitatori andavano ad ammirarlo per i suoi colori brillanti e tutti diversi. Una
sera una vecchia signora notò che l'albero pian piano cambiava aspetto. Dopo poco si accorse che
incominciava a dare segni di vita; infatti cominciò a parlare e disse:"Aiuto!, tanto tempo fa una
strega ci ha trasformati in un albero, ma in realtà oi saimo dei bambini di diverse nazioni! Lo ha
fatto perchè giocavamo nel suo giardino senza permesso!". "Se tu toccherai la foglia arcobaleno, ci
ritrasformeremo!". Allora la vecchia toccò la foglia e tutti i bambini si ritrasformarono, la
ringraziarono con un abbraccio però non erano tristi. Perchè anche se erano stati rinchiusi nello
stesso albero, erano contenti di aver passato mille anni insieme e di essere diventati amici.
4C - Cristina Carella e Fulvio Amato
IL PRINCIPE E LA PRINCIPESSA
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
C'era una volta un regno dove vivevano un re e una regina. Un giorno ebbero una bambina che
chiamarono Aurora. Allora vennero alla festa tutti gli abitanti del villaggio: il fornaio, il macellaio,
il pasticciere, ecc... Alla festa venne invitato anche il Re dell'altro regno che si chiamava Re
Giuseppe; anche lui aveva avuto un figlio e decise che quando i due bambini fossero diventati
grandi sarebbero diventati Re e Regina di un solo regno. Alla festa furono invitati anche tre maghe
che portarono un dono ciascuna. Una maga chiamata Bella fece il dono della bellezza, l'altra maga
si chiamava Voce e diede il dono della voce, l'ultima fata Felicetta, portò come dono la felicità. La
bambina diventò abbastanza grande e sposò il suo principe e diventò regina del Regno Unito. E
vissero tutti felici e contenti.
4C - MASSIMO COBOL
PER TROVARE L'ALTRO
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
C'erano una volta tre animali: un cavallo di nome Topolino, una scimmia di nome Stella e un gatto
di nome Balù. Un giorno volevano incontrarsi, ma non ci riuscivano perchè li separava da sempre
un percorso ad ostacoli. Il percorso della scimmia era fatto tutto di alberi altissimi e appuntiti, ma
Stella abilmente riuscì a superarlo; quello del cavallo era composto da un percorso cross, cioè ad
ostacoli naturali fatti di alberi e massi, ma anche lui riuscì a farcela! Il percorso del gatto era fatto da
buchi strettissimi nei muri, ma anche Balù ce la fece! Finalmente riuscirono ad incontrarsi e a dirsi:
"Giochiamo insieme?". Giocarono e capirono che stavano bene insieme anche se erano diversi.
Vissero così insieme felici e contenti.
4C - ODEGITRIA BROLLO
L'AVVENTURA DI GOCCIA
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
C'era una volta una goccia che si vantava sempre di essere la migliore. Un giorno cadde da una
montagna e quando si risvegliò, si rese conto di essere in paradiso! In realtà era caduta in una specie
di paradiso "di cibo!". Vide un ragno di hot dog, dei conigli a forma di cetriolino, la giraffa a forma
di banana, ma la cosa che la stupì di più furono proprio i bambini che provenivano da tutte le parti
del mondo: Cina, India, Londra, Parigi, Roma, New York, Tokyo. Decise che voleva tornare a casa
sua, ma era sola e triste. Anche gli altri bambini erano tristi per lei, ma la aiutarono a tornare a casa
sua. Alla fine incontrò un cattivissimo drago di cui tutti avevano paura, però conoscendolo meglio
capì che era buono e diventò sua amica e non fu più sola.
SARA E LA BAMBINA MISTERIOSA
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
Sara si affacciò alla finestra e sentì un rumore come di finestre arrugginite che si aprono. Notò
davanti a sè , alla finestra della casa di fronte, una bambina che nascondeva il volto dentro un
grosso cappello. "Ciao", disse Sara, ma lei chiuse la finestra e se ne andò. Sara scese per le scale e
uscì di casa senza farsi notare, arrivò a casa della bambina e suonò il campanello. Le aprì la porta
quella bimba che aveva visto alla finestra e subito le chiese: "Ciao, come ti chiami?. "Il mio nome è
Tara e il tuo?". "Il mio è Sara!". ---le bambine fecero amicizia e Sara chiese a Tara se voleva fare le
cose che fanno tutti i bambini della loro età: andare a scuola! Tara accetto e, da quel giorno,
andarono insieme a scuola. Questa è la storia di una grande amicizia.
NOI E GLI ALGTRI
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
C'era una volta un bambino africano che era molto timido e non aveva amici. Un giorno stava
facendo una passeggiata e incontrò un bambino italiano. I due iniziarono a giocare e giocando
diventarono amici. Dopo tre mesi scoppiò una guerra e loro due furono costretti a separarsi e ciò li
rese molto tristi. Dopo tanto tempo si incontrarono di nuovo, sempre in Italia, e il bambino africano
conobbe gli altri amici tutti di altre nazioni e giocarono insieme. I bambini continuarono a giocare
insieme per sempre.
L'AMICIZIA TRA GLI ANIMALI
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
C'era una volta, in un bosco molto fitto, un grande muro che divideva due gruppi di animali: quello
degli animali buoni da quello degli animali cattivi! Questo muro era stato costruito per non creare
eventuali litigi. Un giorno, gli animali buoni decisero di distruggere la parete: " noi dobbiamo
rompere questo muro perchè non è corretto escludere gli altri animali!". Appena distrutto il muro,
gli animali cattivi corsero verso l'altro gruppo, perchè temevano che volessero fargli del male..., ma
non fu così! Gli animali buoni spiegarono che deve esserci la pace nel mondo e si scusarono tra di
loro. Infine decisero di fare una grande festa e di non litigare mai più!
AMICI PER LA PELLE
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
C'era una volta Massimo, un ragazzino molto bravo al calcio. Gli piaceva il calcio, il golf, il basket
e non capisco perchè, ma gli piaceva dire:"FEZZ". Lui era molto socievole con i suoi amici e
portava gli occhiali. Diventato grande giocava a calcio come professione. Incontrò tanti amici, ma il
suo migliore amico si chiamava Francesco. Insieme fecero una carriera spttacolare! Goal
impensabili, rovesciate, tacchetti e mosse acrobatiche! Ma un giorno, in una rissa tra giocatori,
Louis morse Massimo, facendogli molto male, tanto che non potè più giocare. Allora Francesco lo
vendicò e diede un pugno forte nei denti di Louis che, arrabbiato ma molto impaurito, scappò via
correndo. Allora Massimo e Francesco vissero felici e contenti.
4C - ANDREA CONCINA
AMICI PER LA PELLE
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
C'era una volta un bambino di nome Giorgio a cui piaceva giocare molto a pallone e fare avventure,
ma aveva un piccolo difetto: portava gli occhiali, quindi non riusciva a giocare benissimo. Un
giorno arrivò un bambino straniero di nome John che veniva da New York e lo invitò a giocare.
Giorgio visto che portava gli occhiali pensava che si sarebbero rotti. Ma accettò comunque. Lui non
riusciva a giocare benissimo, ma il bambino straniero comunque lo faceva giocare. A un certo punto
a Giorgio caddero gli occhiali e scoprì che senza occhiali giocava meglio, come un professionista.
John lo ammirava molto e quando ripartì per New York gli chiese se voleva andare con lui. Giorgio
accettò. Da quel giorno divennero amici per la pelle!
GLI AMICI IN LIBERTA'
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
C'erano dei ragazzi che stavano passeggiando sul lungomare. Siccome non c'era nessuno si misero il
costume e si tuffarono in acqua. Quando finirono il bagno a mare, si asciugarono, poi andarono in
un autonoleggio a prendere una macchina sportiva e andarono in giro per la città. Poi andarono
anche in pizzerie, negozi di abiti e supermercati e allo spuntar della mezzanotte sbucarono tutti nel
centro della città per festeggiare quel giorno: era capodanno!
4C - EDOARDO, MARIO, LUCA
ELISA LA BALLERINA MISTERIOSA E IL SUO MIGLIORE AMICO
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
C'era una volta una ballerina di nome Elisa che non aveva nessun amico e non usciva mai con
nessuno. lei amava molto danzare, allora un giorno decise di uscire di casa e di danzare tutto il
giorno e tutta la notte in un giardino molto isolato. Il pomeriggio, un ragazzo molto bello di nome
Marco, si fermò a guardare la ragazza che danzava e le disse:" Ciao, lo sai che sei molto brava?", lei
timidamente rispose: "Grazie, sei molto gentile!". I due incominciarono a parlare e alla fine
diventarono amici. La ballerina ora non è più timida e ha tanti amici con cui giocare!
4C - ANGELIKA MUSTO
IL MONDO DI CIOCCOLATO
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
C'era una colta una bambina di nome Alexia che aveva sette anni e che viveva con i nonni. Era sola,
senza amici, perchè viveva in campagna. I nonni avevano un cane; la bambina giocava con lui. Un
giorno il cane Bernardo scappò. Dopo dieci giorni, i nonni di Alexia, vedendola triste, la portarono
in città, a Cioccolandia! In questa città c'erano: palazzi di torroncini e panettoni, le fontane di
aranciata, il lago di cioccolato, gli alberi con piccole ciambelle e il prato di patatine fritte. Qui
Alexia incontrò Jansyè, un bimbo della Cina. Alexia fece amicizia e se lo portò a casa sua perchè lui
era solo e senza famiglia. Da grandi comprarono una fattoria e allevarono ovini e bovini. Vissero
insieme per sempre.
4C - ERIKA ZAFFANELLA e MATILDE CRESSATI
L'AVVENTURA DI CAMILLA
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
Una bella mattina di autunno, Camilla si svegliò, pioveva e lei non sapeva che fare. La mamma
disse alla bambina di mettere in ordine la sua camera. Camilla allora tutta scocciata iniziò a
riordinare la sua cameretta. Mentre metteva a posto, Camilla trovò una chiave; allora la bambina si
chiese cosa potesse aprire quella chiave... infatti dietro al suo cassetto trovò una porta! Questa porta
era blu con sopra tante liane. Camilla passò attraverso quella porta e scoprì un mondo magico, con
alberi di zucchero filato e strade di cioccolato! Era un posto fantastico! Camilla si incamminò per la
strada e incontrò tante creature strane, come pescileone o raneuccello, insomma era tutto molto
strano. Ad un tratto sentì un fruscio fra i cespugli di chewingum: era un mostro! Aveva la testa di un
gatto e il corpo di un cavallo. Camilla ebbe paura, ma invece il mostro disse:" Non ti preoccupare,
non avere paura, io sono buono!". Quando Camilla sentì queste parole lo accolse e lo abbracciò e lo
portò a casa con sè. Il mostro si trasformò in gattino. E infine diventarono migliori amici.
4C - STEFANIA VALLA
IL RE E LA REGINA
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
C'era una volta una maestosa regina seduta sul suo trono; era molto imponente alla faccia dei suoi
nemici. Un giorno nel suo castello entrò un piccolo esserino verde e disse:"Chi sei tu? Inchinati al
mio oro!". La regina non contenta della riverenza di Gobbin, lo polverizzò. Dopo arrivò un grande
uomo, chiamato Gigantes che disse alla regina:"Sono più grande di te, ora inchinati alla mia forza!".
La regina con un paio di colpi lo stese!. Qualche giorno dopo arrivò un Re che le disse: "Amore
mio, mi vuoi sposare?". La regina rispose:"Certo!!". Allora si sposarono e vissero felici e contenti
fino alla morte. 4C - GIUSEPPE DENTAMARO
IL LIBRO DELLA VITA
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
In una terra lontana, lontana, c'era una mamma che ogni notte, per far addormentare il figlio gli
raccontava una storia dal suo libro preferito: "Il libro della Vita". Una narrazione magica, dove si
dice sia scritto: il passato, il presente e il futuro. Quella notte sarebbe toccato al presente: una
mamma, un papà e due bambini, nati in Africa, volevano emigrare in Italia dal loro paese in guerra
e impoverito. Il padre aveva pagato il traghettatore con i suoi ultimi risparmi, proprio per portare in
salvo la sua famiglia. Il viaggio era durato due giorni: le stelle brillando in cielo, accendevano le
speranze dei due genitori. Ogni volta che sorgeva il sole, un nuovo giorno si annunciava pieno di
grandi promesse. Erano a solo un'ora dalla meta che la barca cominciò a vacillare pericolosamente!
Una forte corrente la spinse verso la riva, ma accadde una cosa strana: era giorno, ma sull'acqua
c'era ancora il riflesso della luna... Tutti si erano inabissati... La mamma concluse: "Dai bambino
mio, dormi e pensa che sei molto fortunato a essere nato in un paese libero e prega per tutti quei
bambini che ogni giorno combattono per vivere, Buonanotte!".
5C - SARA PECORELLA
QUATTRO AMICI PRIGIONIERI DI GUERRA
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
Johnny e Kotfal sono prigionieri di guerra e sperano di poter scappare per raggiungere un posto
migliore dove vivere. Sanno però che per attraversare il mare occorrono anche dei soldi per pagare i
traghettatori. Un giorno tentano di scappare con altri due amici di prigionia: Joy e Summer.
Vengono però raggiunti dalle guardie e sparati. Feriti li portano in ospedale. Stanno lì per tre mesi e
come guariscono li mandano a combattere una brutta guerra. Ancora non completamente guariti,
ognuno combatte la propria battaglia, ma nessuno dei quattro riesce a sopravvivere. Muoiono tutti
combattendo e il loro sogno non si realizza.
5C - MARTIN BARLETTA
UNA SERA COSI' PENOSA...
4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
Una sera, in una spiaggia lontana, un gruppo di migranti si raccoglie per partire... Sono tanti, troppi
e tutti vogliono salire su quella barca. Alla fine tutti salgono e sono stipati come le sardine. La
barca parte. C'è una mamma con un bimbo aggrappato che piange, allora la mamma gli racconta
una storia bellissima: di due stelle che stanno sopra di loro, nel cielo infinito. Queste due stelle si
sono innamorate, ma non possono avvicinarsi perchè altrimenti si bruciano. Allora ogni notte
quando il mare è agitato e le onde sono alte loro si abbassano e si baciano sulle onde altissime. ecco
perchè il mare a volte è così burrascoso. Non bisogna avere paura, lo fa per aiutare le due stelle
innamorate. e il bambino si addormentò felice senza aver paura del mare in tempesta.
5C - ROBERTA GUIDA piccinni
I NUMERI CHE FINALMENTE SI INCONTRANO
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
Tanto tempo fa la signora Decina uscì di casa nello stesso momento in cui uscì il signor unità.
Quando si incontrarono per strada, furono sorpresi perché non si erano mai incontrati. Col tempo,
ogni volta che si incontravano, si salutavano e si fermavano a parlare. Nei giorni seguenti presero
anche qualche appuntamento dato che la compagnia era piacevole.
Un giorno, il signor Unità, mentre passeggiava con la signora Decina, inciampò su un fiore magico
e all’improvviso si trasformò in un drago. Spaventati andarono da un veterinario che gli disse che
l’unico rimedio per ritornare come prima era una foglia magica di una quercia che si trovava in un
bosco. Dopo tanto cammino i due trovarono la foglia magica anche se era un po’ difficile prenderla
ma alla fine ci riuscirono. Tornati a casa il dottore visitò il signor Unità e gli fece mangiare la foglia
magica. Come per magia ritornò come prima anzi meglio di prima e poteva andare dove voleva.
Contenti e felici tornarono a casa più amici di prima.
LEONARDO GIANDOMINICI.
Una pianta mai vista
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
Tanto tempo fa , nel settecento, uno scienziato piantò dei semi nel giardino di una scuola della
Norvegia. In un attimo crebbe una pianta strana. Lo scienziato Martino non aveva mai visto una
pianta del genere e così la portò nel suo laboratorio per studiarla. Era notte fonda. La pianta iniziò a
fare un rumore strano e da dei buchi rossi presenti sulla pianta incominciarono a uscire quattro
fantasmi, una mamma, un papà e due figlioletti. Questi, quando arrivava la notte, andavano a
spaventare la gente ma erano dei fantasmi buoni perché regalavano le caramelle ai bambini e questi
li ringraziavano. Da quel giorno lo scienziato non la spostò più e fu contento della sua pianta
fantasma.
SUSANNA PACCIONE
UNA FATA E UN DRAGO
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
C ‘era una volta una bellissima fata che si chiamava Maria e un drago buono che si chiamava
Nicolò. Un giorno la fata partì per una foresta dove c’erano tanti draghi verdi. Qui vide un drago
tutto solo e si avvicinò senza paura e si presentò. Anche il drago disse il suo nome e la invitò a fare
una passeggiata nella foresta. Mentre camminavano videro tante farfalle ma anche tante tigri. A un
certo punto la fata Maria urlò perché una tigre stava per mangiarla ma il drago Nicolò la salvò.
Maria per ringraziarlo gli regalò un paio di ali verde e viola così potevano volare insieme.
Lavinia d’Agostino
L’aspirapolvere cattura streghe
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
Un bel giorno tre bambini Luca, Maria e Grazia decisero di andare a giocare sulla neve con lo
slittino. Dopo un po’, mentre stavano scivolando con lo slittino da una lunga discesa, andarono a
finire in una grande casa entrando direttamente dalla finestra. Quella era la casa di una strega che
appena li vide, li catturò per poi mangiarseli. Nel frattempo, i genitori dei bambini li andarono a
cercare. Era ormai sera e la strega stava per metterli in forno. All’improvviso arrivarono i genitori e
portarono con sé l’aspirapolvere magica delle streghe che aspirò velocemente la strega. Finalmente i
bambini furono liberati e da quel giorno decisero di non andare più sullo slittino.
Falagario Giovanna.
I numeri che volevano disegnare
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
C’era una volta, in una biblioteca, un libro con dentro dei numeri che amavano disegnare. Un
giorno questi numeri decisero di uscire dal loro libro di matematica perché volevano andare nel
libro di “Dipinti famosi”. Per sbaglio però andarono a finire nel libro “Oggetti per la scuola “. I
numeri erano molto dispiaciuti ma tutto ad un tratto il numero Uno si accorge che c’è una cartoleria
e gli viene l’idea di comprare una scatola di colori, una matita e delle gomme in modo che i suoi
amici numeri potevano disegnare. A un certo punto, il numero Due dice ai suoi amici che vorrebbe
visitare altri libri così tutti i numeri decisero di viaggiare e di andare a visitare il libro dei “Dipint i
famosi “, come avevano pensato fin dall’inizio. Finalmente arrivarono nel libro giusto e appena
arrivati, presero dei fogli, dei colori e delle matite e incominciarono a disegnare. Il numero Uno
disegna una giraffa con i pattini, il numero Due invece disegna una penna che parla ecc… Alla fine
i numeri appesero i disegni. Dopo un po’ di giorni i disegni presero vita e incominciarono a parlare.
Si divertirono così tanto che fecero pure dei figli.
Diletta Dalfino
I draghi e i dinosauri
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
Tanto tempo fa c’erano dei draghi e dei dinosauri che ogni giorno giocavano a calcio. Un giorno
successe che i dinosauri bararono per vincere perché fecero scivolare i draghi. Allora anche i draghi
decisero di imbrogliare. Continuarono così per un po’ di tempo ma né i draghi né i dinosauri erano
contenti e non si divertivano più. Un bel giorno tutti insieme pensarono di non barare più e di
giocare onestamente. Da quel giorno giocarono più contenti e felici mattina e sera.
Ferdinando Sarno
IL SIGNOR UNITA’ E LA SIGNORA DECINA
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
Un giorno il signor Unità uscì di casa perché doveva andare dal sindaco, invece la signora Decina
doveva stendere i panni che aveva appena lavato. I due erano buoni amici. Mentre il signor Unità
stava camminando, un colpo di vento fa cadere un asciugamano sulla sua testa, lui non riesce più a
vedere e va a sbattere contro un palo facendosi un grosso bernoccolo. Il signor Unità si arrabbiò
tantissimo con la signora Decina e per alcuni giorni continuarono a litigare. Dopo un po’ di tempo i
due erano dispiaciuti di non essere più amic . Così decisero di fare pace e da quel giorno vissero
felici e contenti. Donato De monte
Un bosco bellissimo
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
Un giorno in un bel bosco arrivarono Gigino e il suo cane che si chiamava Lilly. A un certo punto,
mentre stavano giocando arriva un forte acquazzone che sembrava una tempesta. Gigino e Lilly
fanno in tempo a tornare a casa e aspettano che il temporale finisca. La tempesta è così forte che il
bosco si rovina. Finita la pioggia Gigino e Lilly tornano al bosco e lo vedono tutto rovinato. Gigino
tutto dispiaciuto va a chiamare i suoi amici che decidono insieme di ripulire e di aggiustare il bosco.
Finalmente dopo tanto lavoro il bosco è ritornato come prima anzi più bello di prima e i bambini
possono giocare felici.
SOFIA GERNONE
LA SCUOLA
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
Tanto tempo fa c’era un paese che si chiamava Bing Bong. In questo paese non c’era una scuola e i
bambini non sapevano né leggere né scrivere. Un giorno per sbaglio, arrivò una famiglia che stava
viaggiando con la loro macchina diretti verso l’America. All’improvviso il motore della loro
macchina si rompe e restano bloccati a Bing Bong. La famiglia decide di fermarsi per una settimana
e prenotano una stanza in un hotel. Quando la famiglia si rese conto che non esisteva neanche una
scuola in quel paese, decise di costruirla e si mise al lavoro insieme agli abitanti di quel paese,
grandi e piccoli. Dopo alcuni mesi la scuola è pronta. Mancavano solo gli insegnanti che arrivarono
da altri paesi. La famiglia contenta decise di abitare là per sempre e di non partire più. Da quel
giorno a Bing Bong c’era una scuola per tutti i bambini.
GIULIA SALTARELLI
Il pesce e il lupo
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
C’era una volta un pesce che incontrò un Koala molto sgarbato che gli lanciava sempre i sassi. Un
lupo buono e gentile passando di lì vide tutta la scena e pensò che il koala era proprio
insopportabile. Il lupo allora chiamò il pesce e insieme andarono nel suo laboratorio dove
inventarono una pozione magica. Il lupo nascose in una caramella la pozione magica e gliela offrì al
koala che morì di vecchiaia. Finalmente il lupo e il pesce erano felici e contenti.
LINETTI GABRIELE
Il lupo mannaro
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
In una notte con la luna piena, due fidanzati vanno a fare una passeggiata in un bosco. Natascia, la
ragazza è tutta contenta perché sa che il suo fidanzato Jeck deve darle l’anello che lei aspetta da
tanto tempo. Ma, visto che c’era la luna piena, Jeck si sente male e si trasforma in un lupo mannaro:
occhi grandi, peli su tutto il corpo e grossi artigli. All’improvviso il fidanzato mangia Natascia e fa
una risata malvagia. Per fortuna era solo un brutto sogno. Jeck felice da l’anello a Natascia e le
chiede di sposarlo.
DARIO DERUVO
L’uomo lupo
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
Un giorno un uomo andò su una collina vicino alla luna e si trasformò in un lupo. Camminando
camminando incontrò un fantasma che diventa suo amico. Insieme vanno in giro a spaventare le
persone. Passeggiando incontrano un altro fantasma che si chiama Slaimer e il Conta Dracula. Il
Conte Dracula morde il collo dei fantasmi e del lupo e tutti diventano vampiri. Tutti insieme vanno
in giro a mordere gli umani e si trasformano anche loro in vampiri.
GOFFREDO ORRICO
Nicolò e le lucciole
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
Qualche tempo fa, quando io avevo due anni andai in montagna con la mia famiglia. Mentre
passeggiavo nel bosco sentii degli strani rumori e mia madre che mi portava in braccio fece otto
passi in avanti. D’avanti a noi erano comparse alcune lucciole. Io mi spaventai a vedere quelle
lucciole perché tutte insieme avevano formato il muso di un lupo, Così mi spaventai e gridai forte.
Mia madre mi calmò e camminando per il bosco raggiungemmo la macchina e con mio padre e i
miei nonni andammo al ristorante a mangiare. Mangiammo tante cose buone e quando arrivò il
momento di pagare mio padre prese il portafoglio e trovò dentro una lucciola. Ricordo che invece di
dare dei soldi, mio padre dette le lucciole e il cameriere prese le lucciole come se fossero stati soldi
senza accorgersi della differenza.
NICOLO’ DE PALMA
Il fantasma e la strega
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
C’era una volta un fantasma giocherellone che faceva tanti scherzi alla persone e si divertiva a
spaventarli. Un giorno incontrò una strega che parlava in continuazione e per fare dispetto al
fantasma avvisava tutte le persone degli scherzi che il fantasma faceva. Il fantasma arrabbiato non
ce la fece più che decise di spaventarla tantissimo. La spaventò così tanto che la strega perse la voce
e lui poté riprendere a fare gli scherzi contento e felice.
ANDREA UVA
Carlo e suoi fantastici amici
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
Un giorno la mamma di un bambino di nome Carlo si raffreddò tantissimo e chiese a suo figlio se
gli poteva prendere un fiore speciale che si chiamava “arania” in modo da poter guarire. Lui accettò
volentieri e iniziò il suo cammino. Dopo un po’ incontrò, prima un fantasma di nome Nicolò e dopo
un drago di nome Dino. Con loro Carlo continuò il cammino. A un certo punto incontrarono la
strega Giulia e il mago Leonardo e iniziò un vero e proprio combattimento e vinsero il fantasma, il
drago e Carlo. In seguito arrivarono alla casa degli scheletri. Qui c’erano cento scheletri e
iniziarono contro di loro un’altra battaglia. Anche questa la vinsero con l’aiuto di un guerriero. Alla
fine trovarono il fiore dell’arania e lo portarono a casa di Carlo. Prepararono una zuppa di arania e
la feceroC bere alla mamma che guarisce subito e tutti vivono felici e contenti.
ALESSANDRA VIRGILIO
La festa delle principesse
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
C’era una volta un castello dove vivevano due principesse che volevano festeggiare il loro
compleanno. Una si chiamava Chiara ed era la più alta, l’altra si chiamava Maria ed era la più
piccola. Quel giorno dovevano andare a scegliere il loro vestito e le loro scarpe. Provarono diversi
vestiti e diverse scarpe ma non riuscirono a trovare niente di bello. A un certo punto entra una maga
che con un incantesimo gli regala due vestiti splendidi ma per colpa sua non si accorgono che la
festa è già iniziata e non sanno come arrivare al castello. Per fortuna la maga ha un fratello mago
che ha un aereo velocissimo e le trasporta subito alla festa. Arrivano appena in tempo per soffiare le
candeline e mangiare la torta.
SARA SPICONARDO
Un libro mai letto
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
C’era una volta un libro che stava in una grande biblioteca, era un po’ triste perché nessuno lo
aveva mai letto. Un giorno arrivò una bambina, di nome Alessia in quella biblioteca e prese quel
libro e lo lesse per ore e ore. Era stata rapita dalle bellissime storie di guerrieri, di capitani e re
valorosi. Quando entrarono altri bambini in quella biblioteca, Alessia incominciò a raccontare
quelle bellissime storie che aveva letto immaginando di essere un re o un pirata. Da quel giorno tutti
i bambini facevano la fila per poter leggere quel libro che era piaciuto tantissimo.
DAVIDE PALLOTTI
Lo gnomo Gino
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
C’era una volta un paesino di montagna con tante casette di legno. Vicino c’era un bosco con un
sacco di fragoline dove viveva uno gnomo di nome Gino, un po’ cicciotto con un cappello a degli
stivali a punta marroni.
Un giorno, un lupo cattivo si avvicinò allo gnomo perché voleva mangiarlo. Lo gnomo era
terrorizzato e, per nascondersi, si mimetizzò dietro un albero grazie al suo cappello e agli stivali a
punta marroni come il tronco dell’albero.
Il lupo cattivo andò via, lo gnomo Gino si salvò e ringraziò l’albero per averlo aiutato a
nascondersi.
EDOARDO FIORI
Un libro mai letto
II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
C’era una volta un libro che stava in una grande biblioteca. Era triste perché nessuno lo aveva letto.
Un giorno arrivò una bambina che si chiamava Maria, aprì la porta della biblioteca e l’accolse il
proprietario di nome Marco. In quella libreria c’erano tanti libri e Maria ne scelse uno e lo prese in
prestito. Arrivata a casa iniziò a leggere il libro che, a un certo punto, iniziò a parlare. Maria si
scosse un po’ ma alla fine si riprese.
Il libro le raccontò la sua storia, Maria si commosse e chiese al libraio di poterlo tenere con sé a
casa. Il libraio, all’inizio disse che non voleva ma poi disse di sì. Da allora in poi Maria e il libro
vissero felici e contenti. FLAVIA DIPINTO
LA RADURA DEGLI ELFI E IL MONDO FANTASTICO
IV C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
Tanto tempo fa in un mondo parallelo esisteva una città incantata e nel vicino bosco c’era la radura
degli elfi.
La radura era governata da un re molto saggio e generoso, per questo era molto amato dal popolo
degli elfi.
Nella città vivevano due sorelle, una era di carnagione chiara con i capelli scuri e gli occhi verdi di
nome Elfica e l’altra si chiamava Ewilan, ed era l’opposto della sorella.
Erano molto belle e adoravano scoprire sempre cose nuove.
Una sera videro delle lucine in lontananza, furono attratte e incuriosite.
Decisero di andare a vedere e si ritrovarono in una radura fantastica.
Seguirono il sentiero, si persero e per fortuna furono ritrovate dal re che passava per caso da quelle
parti.
Le due sorelle si affezionarono tanto al re che lui decise di adottarle.
La radura era bellissima, gli alberi e gli animali parlavano, le case erano a forma di frutti e gli esseri
che vi abitavano erano felici e andavano d’accordo tra loro.
Ma purtroppo questa felicità svanì quando un giorno Elfica e Ewilan furono chiamate in guerra e,
con il permesso del re, andarono a difendere la radura che era stata occupata dagli esseri della città
che invidiosi, volevano vivere lì.
La battaglia durò 4.567 anni (che nel mondo reale sono 14 giorni). Sangue nobile fu versato ma alla
fine vinsero le due guerriere imperiali.
Da quel momento una barriera protettiva fu messa intorno alla radura.
La barriera poteva essere oltrepassata solo da esseri buoni e non invidiosi… ma questa è un’altra
storia.
Alunna Aster Armenise
Alunna Maria Grassi
Classe IV Sez C I C Balilla-Imbriani
Mattia e la gomma
IV D - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI
C'era una volta una gomma che se ne stava tranquilla in uno scatolone insieme alle altre compagne.
Un giorno si ritrovò nell'astuccio di Mattia.
Mattia frequentava la IV elementare insieme ad altri 20 bambini.
Mattia, giorno dopo giorno la rovinava sempre di più, così una mattina la gomma si animò e si
ribellò, dicendo:- Perché ti diverti a rovinarmi?
Sono fatta per cancellare anche i tuoi errori e non per essere affettata come mortadella. - Tu puoi
parlare?- Disse Mattia al colmo dello stupore ed anche un po' impaurito, ma poco dopo, richiamato
all'attenzione dalla maestra, non ci pensò più e ricominciò a tagliuzzare la povera gomma, ridotta
ormai a un mucchietto di tanti pezzettini.
Terminato il testo portò il quaderno per la correzione, la maestra sfogliava solo pagine
scarabocchiate.
Non una parola, un disegno, una poesia. "Che scherzo è questo!" Lo rimproverò, "dove sono i
compiti?"
Mattia era davvero impaurito, questa volta sì che avrebbe avuto un brutto voto.
Mentre cercava di difendersi, trovando scuse inesistenti, ricordò l'episodio della gomma. Si fece
così coraggio e davanti a tutti i compagni e la maestra disse parole sagge: - da oggi tutti dobbiamo
rispettare tutto e tutti, anche gli oggetti che ci circondano e il materiale scolastico.
Non dobbiamo rovinarli perché tutto ci serve e ci è utile, anche una semplice gomma. - Dopo pochi
attimi di silenzio, i compagni applaudirono Mattia e tutte le cose ritornarono a fare il loro lavoro.
Questi bambini avranno imparato la lezione? lo vedremo andando avanti.
Magie in un quadro
III D - I.C. Giovanni Paolo II - De Marinis
Juliane e Marco si guardarono intorno, spaventati…
Dopo un po’ si accorsero che erano circondati da alberi e non riuscivano più a trovare il sentiero per
uscire fuori dal quadro e dall’incantesimo che li aveva imprigionati. Come sarebbero potuti tornare
a casa?
Cominciavano a disperarsi, quando, improvvisamente, apparve una fata bellissima. La fata era
piccola di statura, magra, con i capelli lunghi e marroni, gli occhi di un bel colore verde. Un nasino
a punta disegnato su un visino tondo e paffuto.
- Ciao bimbi! Vi aiuterò io a trovare la strada di casa. Basterà solo un vostro dono, ad esempio quei
bellissimi fiori che hai tra le mani tu, bambina, e vi indicherò la strada - disse la Fata che aveva un
difetto: era furba, ma moooolto furba…
- Mi chiamo Juliane
- E io Marco - dissero i due bambini.
- Io mi chiamo Fata Furba, furba di nome e di fatto! Ahhhh!! - rise la Fata.
Juliane senza pensarci su le diede i suoi fiori e seguì la Fata che, con un incantesimo sparì e lasciò
Juliane e Marco di nuovo soli.
La bambina scoppiò a piangere. Credeva che la fata li avrebbe aiutati, invece rimase delusa e
cominciò a tremare di paura.
All’improvviso vide qualcosa correre alla velocità della luce ma non riuscì a capire chi o cosa fosse.
Cominciò a farsi buio e freddo. Presto i due bambini si addormentarono, stanchi… Non lo
sapevano, Juliane e Marco che Fata Furba faceva un sacco di scherzetti alla gente.
Si chiamava così perché quando era piccola riusciva a prendere le cose senza che nessuno la
vedesse. Lei, a confronto con le altre fate, non sapeva fare bene le magie, ma tutte le volte, alla fine,
le riuscivano.
Molto tempo fa, durante una festa, ne combinò una delle sue. Vide una signora molto ben vestita
che camminava tutta impettita nel bel mezzo della festa. La fata le chiese se voleva un pezzo di
torta e la signora rispose: - Sì, grazie!
Allora la Fata prese la torta e gliela tirò in faccia.
Furba, ridendo a crepapelle, le disse: - Ah, ah, ah, ci sei cascata!
E dopo se ne andò come se nulla fosse successo.
Una mattina, Fata Furba tolse i piedi dal materasso, andò a fare colazione e decise di andare nel
Bosco Antico Blu, in cerca di foglie di mentuccia per poterci fare tisane e una buona torta, perché
quella mattina aveva voglia di torta al cioccolato e mentuccia.
Tornò nella sua casetta per cercare gli ingredienti, ma si accorse che le mancava il cioccolato. Corse
subito dal signor Turbo, un vecchio gnomo che aveva un negozio di dolciumi. Fata Furba voleva
comprare il bellissimo cesto pieno di ottima cioccolata esposto in vetrina, ma non avendo i soldi,
pensò di rubarlo, immaginando che
Gnomo Turbo non se ne sarebbe mai accorto e non l’avrebbe vista per via della sua bassa statura.
Ma anche Gnomo Turbo era basso di statura. Era grasso, con un cappello a punta marrone e correva
come un turbo. Si chiamava così perché quando era piccolo e faceva le gare con i suoi amici
vinceva sempre.
Da quel momento i due diventarono nemici ed iniziarono a lanciarsi incantesimi:
- Uyos – Zuramalosaydays - questo tipo d’incantesimo lo lanciò lo Gnomo alla Fata, indispettito.
Gnomo Turbo inseguì la Fata e le mandò un incantesimo di morbillo che la fece diventare tutta a
macchie. Ma non bastava: voleva catturarla e farsi restituire la cioccolata. La Fata, essendo furba,
capì che non l’avrebbe battuto in velocità, così decise di scomparire.
Il giorno dopo Fata Furba, guarita dal morbillo, si recò nel Bosco Antico Nero, lì s’imbatté in un
castello tutto nero e, curiosa, andò a bussare.
Aprì uno strano gnomo grasso, con un cappello a punta marrone, che correva come un turbo: era il
suo nemico.
Accanto all’uscio vi era un grosso cane che abbaiò. Il cane era molto più alto dello gnomo. - Buono,
Tobia! - lo zittì Gnomo Turbo - Dobbiamo scappare! Questa Fata è infuriataaaaa!!
La Fata iniziò a rincorrerlo, ed essendo furba, usò uno specchio e grazie al suo riflesso lo Gnomo
Turbo si spaventò e la Fata riuscì a prenderlo e legarlo.
Ma per poco. Il cane Tobia liberò il suo padrone che riuscì di nuovo a scappare.
Così la Fata lanciò quest’altro incantesimo: - Zomor – os – Farcoysdays -
Quest’ultimo incantesimo fece ritornare lo Gnomo e la Fata in pace, infatti da quel giorno
diventarono Fata Amichevole e Gnomo Arcobaleno.
La fata aveva capito che non c’era bisogno di fare i furbi e che bastava solo fare amicizia perché
quello gnomo era buono e generoso. Salvava ogni giorno tanti animali in difficoltà e altre creature
del Bosco Antico Blu.
I due si resero conto che non importa essere furbi e veloci ma essere amici.
E Juliane e Marco?
La Fata, diventata Amichevole, si ricordò dei due bambini e si convinse di aiutarli. Raccontò tutto
allo Gnomo, così subito si misero a cercarli. In poco tempo li ritrovarono.
- Ci riporterete a casa? - implorarono insieme.
Lo gnomo li guardò e disse: - Salite sulle mie spalle e vedrete che vi porterò fuori da questo quadro
in un attimo, fidatevi di me!
Però prima di andare via, diede loro un fischietto-turbine e disse che se avessero avuto bisogno di
aiuto bastava fischiare e lui sarebbe arrivato come un turbo-fulmine.
Un cucciolo per Billi!!
IV C- I.C.BALILLA-IMBRIANI
Tanto tempo fa in un villaggio chiamato Rocca Forte viveva Billi, lui non aveva molti amici, ma ne
aveva solo uno di nome Stuvart. Billi amava i cuccioli. Infatti un giorno la sua mamma di nome
Lucj gli regalò un cucciolo che si chiamò Cloj.
Il suo cucciolo amava giocare, Billi infatti se era di brutto umore e poi giocava con il suo cucciolo,
subito Billi cambiava umore. Un giorno Billi incontrò Giuliette e immediatamente se ne innamorò e
da quel giorno non giocò più con Cloj, ma stava sempre con Giuliette.
Billi non sapeva che Cloj sapesse parlare. Cloj chiamò in suo aiuto una fata e insieme cercarono dei
motivi perchè Billi ritornasse a giocare. Tutti i tentativi della Fata e di Cloj non ebbero successo.
Un giorno Billi sentì parlare la fata e Cloj e capì che il suo cane era molto rattristato e che pensava
di andar via. Subito Billi pregò Cloj di non andarsene. Cloj felicissimo accettò! Così Billi imparò
che non avrebbe mai più trascurato Cloj, Giuliette, Stuvart e tutti gli altri.
Vissero felici e contenti nel paese di Rocca Forte.
Evviva Rocca Forte! Iu uuu!!!
Vittoria Loglisci - Miriana De Marzo Classe IV SEZ.C
Nuvolandia
IV A - 2° Circolo Didattico "Aldo Moro" - Modugno
E' un pomeriggio d'autunno, il cielo è grigio e coperto di nuvole. Marta è una bambina di quattro
anni che si prepara per il riposino pomeridiano, ma la mamma non riesce a farla addormentare.
Dal suo lettino Marta guarda il cielo nuvoloso ed esclama:
-Mamma, mamma, guarda! Nel cielo ci sono gli angioletti, dei piccoli delfini e un grande
unicorno! Li vedi anche tu?
-Ma certo tesorino, li vedo anch'io! risponde la mamma.
La mamma, allora, ha un'idea e comincia a raccontare…
A Nuvolandia vivevano tre angioletti che si chiamavano Bollicina, Fiocchetto e Piumetta. Erano
piccoli e un po' birichini e non facevano altro che giocare, saltare e correre fra le nuvole. Quando si
stancavano, si sdraiavano a pancia in giù su una morbida nuvola e si affacciavano incuriositi per
guardare quello che succedeva sulla Terra. Vedevano cose meravigliose: montagne verdi, fiumi
azzurri, prati coperti di fiori colorati…
Un giorno rimasero davvero senza fiato perché videro una grande distesa azzurra, con sfumature di
blu e di verde, in continuo movimento. Videro anche degli strani esseri grigi che saltavano fra le
onde: erano eleganti e affascinanti. Proprio in quel momento, passò di lì un grande unicorno alato.
Bollicina, l'angioletto più piccolo ma anche più curioso, chiese:
-Ci puoi portare in groppa fin giù al mare? Ci faresti felici!
-Dai, salite su!- esclamò Pegaso che non seppe resistere a quella vocina così dolce.
Con un volo velocissimo Pegaso scese in picchiata e li portò sul mare. Incontrarono i delfini e
giocarono con loro saltando sulle onde, esplorarono anche il fondo del mare: quanti pesci colorati,
quanta vita meravigliosa c'era in quegli abissi! Poi, non contenti, in groppa a Pegaso visitarono le
montagne, i laghi, i fiumi e tutto quello che vedevano dalle nuvole e si accorsero che la Terra era
ancora più bella di quella che osservavano dal cielo.
Ma il padre Sole si accorse che i tre angioletti birichini erano scappati da Nuvolandia. Guardò in
basso e li vide che vagavano sulla Terra. Con i suoi potenti raggi, padre Sole li richiamò in cielo e li
rimproverò aspramente dicendo:
-Siete stati molto disubbidienti! Quante volte vi ho avvertito di non andare sulla Terra?
A quelle parole così aspre gli angioletti cominciarono a piangere e, poiché erano fatti di nuvole, a
poco a poco scomparvero diventando pioggia. Le goccioline precipitarono sulla Terra e raggiunsero
il mare: erano felici perché ritrovarono i loro amici delfini. Non sapevano, però, che il padre Sole,
con il suo calore, li avrebbe ben presto richiamati in cielo sotto forma di nuvole dalle forme più
strane.
Marta ha chiuso gli occhi e sogna angioletti e delfini, e mentre sogna sorride beata. La mamma tira
un sospiro di sollievo e dice:
-Finalmente si è addormentata!
Poi la copre bene e le dà un bacio sulla fronte.
I DESIDERI NELLA FORESTA TROPICALE
IV A - 2° Circolo Didattico "Aldo Moro" - Modugno
C'erano una volta, nella foresta tropicale, un elfo di nome Bolli e un drago di nome Focus che non
sapeva volare perché non aveva le ali. Vivevano all'ombra degli alberi, desiderando uno di essere un
elfo natalizio, l'altro di riuscire a volare. Entrambi progettavano di andare a trovare la fata ballerina
chiamata Tirilà, nel Castello dei Desideri.
Un giorno finalmente si decisero a partire, ma Focus esclamò:
- Aspetta, Bolli! Non possiamo andare a piedi: è vero che il castello si trova nella foresta ma
è lontanissimo!
Focus vide però che Bolli non pareva affatto preoccupato, anzi… sembrava piuttosto tranquillo.
Infatti Bolli rispose:
- Ci penseremo domani, ora pensiamo a dormire.
Si accucciarono sotto un albero di mele e riposarono.
Quando si svegliarono, all'alba, l'elfo fece apparire un tappeto volante verde con le frange rosse.
All'idea di volare, anche se sopra un tappeto, Focus non stava nella pelle dall'impazienza. Si erano
messi in volo da pochi minuti quando videro un bambino piangere sotto di loro; si fermarono e gli
chiesero:
- Bambino, perché piangi? Ti sei perso?
Lui rispose:
- No, ho un grande desiderio nel cuore che non riesco a realizzare!
Allora Bolli lo invitò così:
- Sei fortunato! Noi stiamo andando dalla fata ballerina per chiederle di esaudire i nostri
desideri. Non piangere, piuttosto unisciti a noi!
Il bambino accettò e salì con loro sul tappeto. Dopo due lunghi giorni di viaggio arrivarono
finalmente ad un grande castello con la bandiera blu, rossa, verde e gialla. Cercarono di entrare ma
un soldato a cavallo sbarrò la loro strada dicendo:
- Ehi-ehi-ehi! Non si può entrare.
- Perché? chiesero i tre amici.
- Perché per entrare bisogna superare una prova.
- Quale? - domandò Bolli.
Il soldato esclamò:
- Bisogna aiutare uno scoiattolo a trovare la sua tana, fra tanti alberi. Venite, vi mostro il
luogo.
I tre seguirono il cavaliere… e ben presto si ritrovarono di nuovo nel bosco, in un punto in cui gli
alberi erano fittissimi. Su di una roccia, ai piedi di una quercia secolare, uno scoiattolo piangeva
tutto solo. Il cavaliere annunciò:
- Tornerò fra poco per controllare. Buon lavoro.
Bolli e Focus, scoraggiati dalla vista di tutti quegli alberi, volevano quasi mettersi a piangere
insieme al piccolo scoiattolo ma per fortuna il bambino aveva un'idea:
- Amici, il segreto è collaborare: Bolli, con il suo intuito, troverà le tane, Focus con il suo
fiuto scoprirà tutte quelle abitate e io aiuterò questo piccolino a riconoscere la sua famiglia!
- Giusto! - esclamarono gli altri due.
Tutti e tre si misero al lavoro, ed in poco tempo riuscirono a trovare la casa dello scoiattolo. Fu
proprio allora che il cavaliere ritornò e, come promesso, li accompagnò nel castello della fata Tirilà.
- Buonasera - disse gentile la fata - Quali sono i vostri desideri?
Bolli iniziò:
- Io vorrei diventare un elfo di Babbo Natale.
- Io invece vorrei avere le ali per imparare a volare e andare a trovare Bolli - rispose Focus.
Il bambino rimaneva zitto zitto. Tirilà:
- E tu, piccino, come ti chiami? Che cosa desideri?
Lui, tutto rosso in viso, rispose:
- Io mi chiamo Botino e vorrei… avere una famiglia, e andare a scuola come tutti i bambini.
Tirilà comandò:
- Girati, Botino!
Botino voltò le spalle e vide che ad attenderlo c'erano tre persone: due adulti, un uomo e una donna,
e una bambina che doveva avere la sua stessa età. Tutti e tre gli sorridevano. La giovane signora gli
propose:
- Andiamo a scuola, Botino?
Sul viso del bimbo si stampò un sorriso mai visto. Corse verso la sua nuova famiglia e tutti e
quattro si abbracciarono.
- Ciao Focus! Ciao Bolli! Grazie per avermi portato con voi!
Successivamente la fata fissò la strana coppia venuta dalla foresta:
- Per quanto riguarda voi due, dovrete aspettare fino a domani mattina. Riposerete nel mio
castello per questa notte.
I due andarono a dormire tutti eccitati e al mattino, quando si svegliarono… Focus non credeva ai
suoi occhi: nella notte gli erano spuntate delle ali imponenti, piene di squame appuntite e brillanti.
Il quel momento qualcuno bussò alle porte del castello… e Bolli credette di sognare quando vide
entrare Babbo Natale, che cercava proprio lui!
- Allora Bolli, vorresti diventare il mio elfo personale?
- Chi… io? Veramente? C-certo!
Quindi i due amici si guardarono negli occhi, contenti, e si abbracciarono dicendosi:
- Anche se staremo lontani la nostra amicizia non cambierà, saremo migliori amici per
sempre!
Dopo aver ringraziato la fata i due uscirono dal castello e si salutarono con un altro abbraccio.
Quando Focus vide allontanarsi l'amico assieme a Babbo Natale si commosse e cominciò a
piangere, prese un fazzoletto per asciugarsi le lacrime ma in quel momento un violento starnuto
infuocato lo ridusse in cenere... perché Focus, anche se buono e gentile, rimaneva pur sempre un
drago.
LA GIORNATA DELL'AMICIZIA – ATTRAVERSO LO SPECCHIO
IV A - 2° Circolo Didattico "Aldo Moro" - Modugno
Le cose andarono così: quel giorno a scuola si festeggiava la “Giornata dell'amicizia. Per tutta la
giornata c'erano attività varie, giochi, una bellissima pesca, spuntini fantastici preparati dalle
mamme… Tutti gli alunni avevano preparato piccoli discorsi sull'amicizia da recitare in pubblico.
Proprio di questo aveva paura Jessica: l'idea di parlare da sola davanti ad un pubblico la
terrorizzava, era convinta che l'emozione le avrebbe fatto tremare le gambe e, di tutte le belle parole
che aveva preparato, non ne sarebbe uscita nemmeno una. C'era solo un posto dove era sicura di
poter ripetere per la centesima volta il suo discorso senza che nessuno la udisse: il bagno. Ci andò,
si chiuse dentro e con un fil di voce cominciò a parlare immaginando di essere sul palco del cortile.
Quando alla fine si decise ad uscire da lì, si accorse che la porta era bloccata. Provò a spingerla e a
tirarla con tutte le sue forze ma non c'era niente da fare, non si apriva.
Jessica cominciò a gridare:
- Aiutooo! Aiutooooo!
Nessuno rispose.
- E' vero! Sono tutti nel cortile, non possono sentirmi!
Ora la poverina era davvero disperata: la paura di rimanere tutta la mattinata chiusa lì dentro era
mille volte più forte di quella di parlare in pubblico!
Cominciò a piangere e, singhiozzando, si sedette sul pavimento con le spalle alla porta. Piano piano,
senza neanche accorgersene, si addormentò.
Al posto dello specchio del bagno ora c'era un portale magico da cui proveniva una grande luce.
Facendosi coraggio, Jessica lo attraversò… e si ritrovò in un giardino, il più bello che avesse mai
visto.
Vide alberi e fiori dalle forme più strane, uccellini di tanti colori, animali che parlavano e la
salutavano quando passava… era sicuramente un giardino incantato! Sotto un albero stava seduta
una principessa circondata da sette ometti bassi e barbuti.
- Noooo! Biancaneve!! - esclamò la bambina che adorava le fiabe.
Tutta contenta si mise a correre verso di loro… ma prima che li raggiungesse un rumore fortissimo
ed improvviso come quello di un tuono la svegliò. Non era un tuono, ma solo la bidella che batteva
alla porta del bagno e diceva:
- C'è qualcuno qui dentro?
Qualche ora più tardi la giornata dell'amicizia si era conclusa e tutti i bambini tornavano nelle loro
classi. I compagni di Jessica si complimentavano con lei: che bel discorso aveva fatto davanti ai
genitori! La maestra però le domandò:
- Ma dove eri finita? Ti abbiamo cercata dappertutto!
La bambina allora cominciò a raccontare a tutti la sua avventura e parlò fino a quando le faceva
male la gola. Da quel giorno diventò famosa in tutta la scuola.
LA GIORNATA DELL'AMICIZIA – IL PAESE DI GOMMA
IV B - 2° Circolo Didattico "Aldo Moro" - Modugno
Le cose andarono così: quel giorno a scuola si festeggiava la “Giornata dell'amicizia. Per tutta la
giornata c'erano attività varie, giochi, una bellissima pesca, spuntini fantastici preparati dalle
mamme… Tutti gli alunni avevano preparato piccoli discorsi sull'amicizia da recitare in pubblico.
Jessica però non era ancora arrivata a scuola perché era in ritardo. Mentre correva per la strada
masticando una gomma fece una bolla grande, ma così grande che risucchiò la bambina all'interno e
poi cominciò a volare sempre più in alto. La bolla volava sulla città e Jessica vedeva le case, le auto,
gli alberi, le persone che diventavano tutti piccoli come giocattoli. Anche la scuola si allontanava
sempre di più.
Dopo un lungo volo atterrò sul pianeta più strano che esista: il pianeta delle gomme da masticare.
Tutto lì era fatto di gomme di vari colori: le case, le strade, gli uomini, che meraviglia! Jessica, che
era golosissima, voleva mangiarsi le macchine, i lampioni, perfino i cestini dell'immondizia! Però
era anche preoccupata, voleva tornare a casa e già sentiva nostalgia della sua famiglia, dei suoi
amici.
Domandò all'omino più gustoso che trovò per strada come poteva fare per tornare indietro.
L'omino la aiutò: addentò un pezzo di casa e con la sua gomma fece una bolla enorme, gigantesca.
- Coraggio, buttati dentro! - esclamò.
Jessica aveva un po' di paura all'idea di volare di nuovo in una bolla… ma non c'era altro modo per
tornare indietro e quindi si fece coraggio e ci saltò dentro. La nave da masticare si sollevò e partì.
Dopo un po' che volavano Jessica cominciò a riconoscere il suo paese dall'alto. La gomma spaziale
sembrava conoscere la scuola di Jessica e infatti si dirigeva proprio lì. Atterrò delicatamente proprio
sull'albero del cortile, ma quando toccò i rami appuntiti… POOOFF! Esplose. Per fortuna Jessica si
aggrappò ai rami dell'albero per non cadere.
I bambini e i genitori, che erano tutti riuniti nel cortile per ascoltare i discorsi degli alunni, rimasero
a bocca aperta nel vedere quella enorme Astro- bolla che scoppiava e che una bambina ne saltava
fuori. Tutti incuriositi si avvicinarono e fu così che Jessica parlò, parlò per sei ore di seguito… e fu
così che divenne famosa in tutta la scuola.
BALLANDO CON LE NUVOLE
IV B - 2° Circolo Didattico "Aldo Moro" - Modugno
Giorgia è una bambina di otto anni a cui piace tanto fantasticare: il suo gioco preferito è quello di
guardare le nuvole e di immaginare storie fantastiche in cui i personaggi sono le nuvole dalle forme
più strane.
In un pomeriggio di fine inverno il cielo era molto nuvoloso. Giorgia si annoiava tanto, perciò uscì
in giardino e si mise a guardare le nuvole.
Vide nel cielo una bellissima ballerina sulle punte che danzava al suono di una musica dolcissima
fatta dalle libellule che volavano intorno a lei sbattendo le loro ali leggere.
Quella musica dolcissima attirò l'attenzione di un'altra nuvola a forma di un grande cavallo con ali
immense e con un corno sulla fronte: era un unicorno!
Nel vedere quella scena l'unicorno rimase incantato perciò chiese alla ballerina:
- Come sei bella! Mi insegni a ballare come te?
La ballerina accettò volentieri e insieme si misero a danzare al suono di quella musica celestiale.
All'improvviso arrivò una raffica di vento gelido accompagnata da tuoni e lampi.
L'unicorno sapeva bene quello che stava per succedere: tutte le nuvole sarebbero scomparse
trasformandosi in pioggia. Il poveretto sembrava impazzito, correva di qua e di là piangendo. Alla
fine decise di chiedere aiuto al sole dai grandi occhi.
Il sole rispose:
- Mi dispiace ma non posso aiutarvi. Non posso salvarvi perché ormai siete pioggia.
Ed era vero: il povero unicorno sentiva che il suo corpo si dissolveva e si trasformava in tante gocce
pesanti che cadevano giù sulla Terra. Anche le sue lacrime divenivano pioggia.
Il sole però lo tranquillizzò:
- Non disperatevi perché con il mio calore formerò altre nuvole, e allora un altro unicorno e
un'altra ballerina danzeranno leggeri al suono delle libellule.
E così fu. Dopo la pioggia, il sole tornò a splendere e presto Giorgia poté tornare a giocare con le
nuvole.
L’ARCO DELLA AMICIZIA
IV B e C - 2° Circolo Didattico "Aldo Moro" - Modugno
La tribù degli Osagi viveva in un’isola del Nord America, in un villaggio formato da
tante capanne costruite con tantissimi rametti e rivestite con pelli di daino cucite a
mano. Vivevano felici: mangiavano insieme e si vestivano di pelliccia di renna.
Tangaroa era un bambino allegro e spensierato. Era molto carino: aveva la carnagione
color marroncino; indossava sempre una casacca gialla e un gilet con le frange. I suoi
capelli erano lucidi e neri come la seta. Tangaroa sul capo aveva sempre una fascia con
delle piume di tanti colori che rappresentavano la sua tribù. Era molto bravo ad
arrampicarsi sugli alberi.
Ogni mattina al sorgere del sole, Tangaroa andava con suo nonno nella foresta per
tagliare alcuni rami della maclura pomifera.
Il nonno di Tangaroa aveva il volto rugoso e la pelle scura; gli occhi, a mandorla, erano
piccolissimi, vispi e verdi come il bosco; era il più anziano della tribù e il più grande
costruttore di archi del villaggio e con lui, il bambino, aveva un rapporto speciale di
complicità.
I due, dopo aver tagliato il legno della foresta, tornavano al villaggio a costruire archi.
Il legno della maclura pomifera infatti, detto anche “arancio degli Osagi”, era molto
resistente, adatto per la costruzione degli archi. Il bambino si incantava a guardare
come il nonno lavorava il legno e ad ascoltare le sue storie.
Un giorno, mentre levigavano gli archi, un tuono ruppe il silenzio: - Booom!
Vento, lampi, tuoni e pioggia colpirono il villaggio. Tutti gli abitanti Osagi scapparono
abbandonando le proprie cose per rifugiarsi in un villaggio vicino. Durante la fuga,
Tangaroa con la mano stretta in quella del nonno, si voltò e vide volare ciò che restava
della sua casa: si sentì disorientato e molto triste.
Erano trascorsi circa sei mesi da quel brutto giorno. Nel villaggio che li aveva accolti la
vita trascorreva tranquilla, ma Tangaroa si sentiva solo, non aveva amici.
Ma un giorno uno scoiattolo gli saltò sulla spalla.
- Chi sei?
- Sono Palla di Pelo. E tu?
- Sono Tangaroa, della tribù degli Osagi.
- È da molto che ti osservo. Perché sei così triste?
- Purtroppo…non ho più amici!
Allora Palla di Pelo per farlo felice, raccolse un pomo verde della maclura, di cui era
ghiotto, lo rosicchiò e gli lanciò il torsolo mirando alla testa ed esclamò: - Fatti venire
un’idea!
Quella notte il piccolo indiano non dormì per cercare un’idea. Toccandosi il bernoccolo
sulla fronte, causato dal torsolo del pomo della maclura, pensò all’albero, al legno molto
resistente e quindi alla sua abilità nel costruire archi e frecce che sarebbe stato un
“ponte” per fare amicizia.
L’indomani mattina, corse dallo scoiattolo per riferirgli l’idea. Palla di Pelo lo ascoltò e
la ritenne un’idea geniale: insegnare ai bambini a costruire archi con il legno della
maclura pomifera.
Presero un grande pannello di legno e incisero “Corso d’Archi”; segarono alberi secchi
e ne fecero sgabelli e tavoli; infine raccolsero una buona scorta di rami e pomi della
maclura e organizzarono il laboratorio sotto l’ombra di un grande quercia.
Nel villaggio si sparse la voce. Quando Tangaroa e Palla di Pelo videro arrivare i primi
bambini si sentirono felici ed eccitati, ma allo stesso tempo agitati perché temevano
di fare brutte figure.
Il corso, invece, fu un successo: i partecipanti si appassionarono e, collaborando tra di
loro, ben presto impararono da Tangaroa l’arte dell’arco.
Alla fine del corso tutti insieme, ciascuno col proprio arco, organizzarono un torneo di
tiro al bersaglio, utilizzando i pomi della maclura pomifera.
Fu un torneo memorabile: si divertirono, si aiutarono, si sostennero a vicenda. Ci fu
per tutti una pacca sulla spalla per un tiro sbagliato, una freccia donata per una
spezzata, un sorriso d’incoraggiamento…
Tangaroa aveva realizzato il suo sogno: avere tanti veri amici con i quali giocare,
chiacchierare, ideare e progettare nuovi archi e condividere tutti insieme momenti
lieti e meno lieti.
All’insaputa di Tangaroa, i suoi amici, con l’aiuto del nonno e la supervisione di Palla di
Pelo che continuava a sgranocchiare i grandi pomi verdi, costruirono un grandissimo
arco da regalargli con su scritto: “Arco dell’Amicizia”, come gesto di riconoscenza e di
ringraziamento.
alunni 4^C
L’oscurità
5 C Scuola primaria "N. PICCINNI"
Tutti partono di notte per non farsi scoprire da nessuno. Quando viaggiano nell’oscurità nessuno sa
dove stiano andando e quindi molto facilmente si perdono,
Un bambino osserva il cielo pieno di stelle e una luna così splendente che illumina la via.
C’è un chiasso nella nave e tutte le persone hanno una candela per illuminare.
Tutte le persone non vedono l’ora di arrivare nel nuovo posto.
Ma molti sanno che saluteranno il dove pensano di andare e arriveranno in paradiso. Il timoniere
non sa dove andare tutti tentano di dare dei consigli ma non sanno ci ha ragione! Un bambino inizia
a piangere perché stanno iniziando a buttare delle persone perché sono troppi e stanno soffocando.
Il bambino pensa di essere buttato oppure pensa che nel “fantastico posto” dove devono andare non
ci arriveranno mai.
La mamma non sa come tranquillizzarlo. Ad un tratto accende la lampadina. Ha un’idea!
Inizia a raccontare una storia al bambino: “ Guarda quella piccola lucina intorno a quella cosa
grande grande? Quelle piccole si chiamano stelle; mentre quella grande si chiama luna”.
La nave incomincia a traballare e la mamma distrae il bambino e continua il racconto: “Vedi quella
striscia? È la scia di una mucca che vive li sù. A quanto pare andremo anche noi con lei”.
Ad un tratto il cielo incominciò a parlare e disse: “Dimmi piccolo”. Anche la mucca lo invitò a
dormire.
Finalmente il bimbo dorme e la mamma fa una preghiera e spera di trovare un bel posto!
Francesca Bonerba
Una barca in mare oscuro
5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"
Una sera, parte una barca piena di migranti tutti spaventati, perchè c’era la maggior parte che aveva
paura del mare. C’erano bambini che piangevano e altri che avevano malinconia di casa. A un certo
punto scoppia un temporale fortissimo e allora i bambini piangono e le mamme con loro. Gli
uomini spaventati anche loro urlavano che volevano scendere. La barca sembrava ch andasse giù
dritta in un buco pieno di oscurità , tristezza e morte. I proprietari della barca che si erano spazientiti
di sentir lamentare i passeggeri presero un bimbo piccolo e lo buttarono in mare. Allora da quel
momento si senti soltanto il bisbigliare della mamma del bambino che piangeva sottovoce. Un
signore voleva scendere dalla barca però lo fermarono e spararono un colpo di pistola in alto.
I proprietari, che guidavano la barca che erano vestiti di nero ed erano armati. Quindi nessuno si
muoveva. Però si senti il vocio di una mamma “E’ nato, è nato!!!!” esclama. La notizia arriva al
marito e i due si baciano. Erano tanto felici che era nato il loro bimbo gli diedero il nome Federico.
Arrivò il giorno dopo e il bimbo ha purtroppo tanta fame anche se ha bevuto già il latte. Purtroppo
la mamma prese l’ultimo pezzo di pane e lo mangiò poi diede i latte. Il giorno dopo arrivarono a
destinazione. Tutti felici e contenti soltanto non sapevano dove stare, allora si fecero furbi e
costruirono una capanna fatta con paglia, rami e foglie. Siccome avevano freddo con dei legnetti
accesero un bel fuoco. Poi però, andarono a piedi fino alle città per trovare lavoro, case e soldi. Il
bimbo piccolo intento crebbe. A due anni lo fecero andare all’asilo e poi alla scuola elementare e la
mamma fa la baby sitter tutti hanno avuto un lavoro. Giulia Mancusi Materi
Speranza
5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"
A poppa siede un vecchio nigeriano,
cerca lassù quel grappolo di stelle:
le Pleiadi. Al villaggio, là lontano,
le chiamano le Piccole Sorelle,
e quando sono in alto si fa festa,
con il liquore del miglio. Ma quest’anno
c’è siccità, di miglio non ne resta
da fermentare, e molti moriranno.
Il vecchio nel gran cielo guarda quelle
seduto e fermo, con la faccia in su.
Bisbiglia un canto timido alle stelle
ma piange, e allora non le vede più,
perchè come intorno, in tutto il mare,
le stelle sono macchie lampeggianti,
il pianto nei suoi occhi fa sfumare
le Pleiadi in barlumi tremolanti.
Tre bambini si avvicinano e gli chiedono perché piange. Lui risponde che la colpa è della nostalgia
perché pensa ai genitori morti in guerra, alla sua terra che non rivedrà più, alla festa delle Piccole
Sorelle….
I bambini gli chiedono che cos’è la guerra.
“E’ la cosa più brutta e scura di tutto il mondo”, risponde.
I bambini cominciano a piangere. Le mamme corrono a prenderli e a calmarli, ma il vecchio dice:
“Rimanete e vi racconterò una storia che non vi farà più piangere.
I bambini lasciano la mano delle mamme e si siedono vicino a lui.
Lui inizia: “ Prima di tutto mi chiamo Hassan; e voi?”
“Io mi chiamo Maky”.
“Io Kubra”.
“Io Jamal; quanti anni hai?”
“Uhm”, risponde, “Diciamo….tanti quanti la mia barba! Ora vi racconto”.
Hassan comincia: “C’era, tanto tempo fa, un bambino proprio come voi, che amava divertirsi e
giocare con gli amici. Un giorno, però, il suo villaggio fu incendiato e derubato: era arrivata la
guerra! Era venuta per impossessarsi della nostra unica ricchezza: la natura, in particolare il
petrolio.
Kubra chiede: “Cos’è il petrolio?”
“Il petrolio è il motivo per cui si fa la guerra” risponde Jamal che ha capito.
“Esatto” dice Hassan “Quel bambino scappò dalle fiamme insieme ad Ola, una bambina
chiacchierona ma sveglia.
Diventarono ragazzi forti e belli, mangiando piante e gazzelle.
Si fidanzarono e poi ebbero una figlia: Oba e tanti nipoti.
Quel bambino ero io. E lì, guardate ci sono Oba e i miei nipotini.
Jamal chiede “E Ola dov’è?”.
Hassan risponde con gli occhi lucidi: “Ola è salita in cielo e ci guarda! La mia vita è stata felice,
anche se in alcuni momenti sono stato triste. Ma voi vivrete meglio, felici
in un mondo dove è sempre giorno, ma soprattutto dove sarete liberi e potrete esprimere i vostri
pensieri, i diritti….. Insomma quello che sto cercando di dirvi è che non dovete essere tristi perché
la tristezza genera altra tristezza e va superata, altrimenti vi fa suoi prigionieri. Voi dovete avere nei
vostri cuori la speranza perchè la speranza è la nostra salvezza e la nostra libertà! Quando avrete dei
momenti di scoraggiamento interrogate il cielo e cercate le Piccole Sorelle, sempre pronte ad
aiutarvi!!!
Adriana Tridente
DUE BAMBINE ALL’AVVENTURA
4 A - I.C Balilla - Imbriani
Un giorno due bambine di nome Alessia e Sara, mentre passeggiavano in un bosco, incontrarono un
gatto bianco. Il gatto era malato e voleva che le bambine lo curassero. Spiegò che la sua malattia
poteva essere guarita solo con una pietra magica, ma non rivelò altro.
Alessia, Sara ed il gatto partirono all’avventura. Dopo aver viaggiato e cercato in castelli,
monumenti e tanti altri posti senza trovare mai nulla, ad un certo punto si trovarono di fronte alla
Torre Eiffel.
Iniziarono a cercare, ma senza successo; il gatto disse allora “cerchiamo anche in cima!” Arrivati
sulla punta della Torre, videro un luccichio… “la pietra!!!” gridarono le bambine, ma, appena si
avvicinarono, si accorsero che era solo un cristallo. Che delusione! Lo presero in mano e …
sorpresa: sul cristallo c’era disegnata la mappa per trovare la pietra magica.
Si misero in cammino ed arrivarono a Notre Dame. Seguirono la mappa ed ecco! La pietra magica
era nascosta sotto una statua.
Tornarono correndo felici nel bosco. Le bambine diedero la pietra al gatto, lo salutarono e si
rimisero in cammino. Dopo un po’ sfinite si sedettero sotto un grande albero e si addormentarono;
quando si svegliarono videro un grosso lupo che le guardava. All’inizio ebbero paura, ma poi si
accorsero che aveva una zampa ferita e cercava aiuto. Corsero alla ricerca di una casa; arrivarono ad
una casetta dove abitava una vecchietta di nome Pina, che le ospitò ed offrì loro dei biscotti caldi.
Le bambine chiesero alla vecchietta se poteva aiutarle e dare loro qualcosa per curare la ferita del
lupo.
Quando Pina sentì nominare il lupo, cambiò aspetto ma cercò di controllarsi e disse alle bambine di
portarla subito dall’animale. La vecchia era infatti una strega ed usava il pelo dei lupi per fare delle
pozioni magiche e trasformare in lupo chi non le piaceva e con la pelliccia si cuciva maglioni e
sciarpe... Appena il lupo vide la vecchia si mise a guaire ed a dimenarsi.
Alessia e Sara capirono che qualcosa non andava e cercarono di scappare; la vecchia però aveva
serrato porte e finestre ed era corsa a preparare gli ingredienti per la pozione in soffitta.
Dovevano escogitare un piano!!
La vecchia si era portata le chiavi e bisognava trovarla per recuperarle. Dopo aver ispezionato tutta
la casa, Sara, attratta da uno strano odore, alzò gli occhi e vide una maniglia sul soffitto. Chiamò
Alessia e provarono a tirarla… una scaletta scese dal soffitto e le due bambine si arrampicarono.
Entrando Alessia vide del fumo, lo seguì ed ecco la strega! Insieme, le amiche, riuscirono ad
ingannare la vecchia ed a prendere le chiavi.
Prima di uscire Alessia ebbe un’idea: e se il lupo fosse stato una persona? Sara disse che non era
possibile, ma rubò dalla casa della strega un antidoto. Uscirono, lo fecero bere al lupo e… il lupo si
trasformò in uomo! Sara e Alessia erano felici, ma ben presto si spaventarono perché il lupo le
voleva mettere in un sacco e portarle dalla strega! La persona che si era trasformata era infatti il
marito della strega!!
Le bambine capirono di essere state ingannate e furono di nuovo costrette ad entrare in casa.
Quando ormai erano tristi e disperate, videro una luce nel camino… era l’immagine del gatto bianco
con la pietra tra le zampe. Sentirono una voce che disse “prendete la pietra e seguitemi”. Le
bambine presero la pietra e magicamente si ritrovarono nel bosco.
Sara e Alessia avevano capito che aiutare il gatto era stata la loro salvezza!
Rebecca Grazioso e Martina Di Lauro – Scuola Balilla IV A
Chi perde un amico ne trova tre
I.C Balilla - Imbriani
Luisa era una bambina di sette anni. Non aveva fratellini né sorelline e abitava con i
suoi genitori in città mentre i suoi nonni abitavano in un piccolo paese di montagna.
A Luisa piaceva stare con i nonni perché la nonna le preparava dei buoni pranzetti e il
nonno le raccontava tante storie di animali e la portava a fare lunghe passeggiate nel
bosco. Luisa si divertiva molto, per questo, appena poteva, andava a trovarli.
In autunno le giornate erano ancora belle e Luisa ne approfittò per andare a stare due
giorni dai nonni. Qui trovò una grande sorpresa: un cucciolo di cane dal pelo morbido
morbido e bianco come la neve che desiderava da tanto tempo. Il nonno lo aveva
trovato smarrito nel bosco e aveva pensato di regalarglielo. Luisa fu molto contenta e
subito si affezionò a quella nuvola bianca che le gironzolava intorno e si faceva accarezzare
a più non posso. Decise di chiamarlo Nuvola. Giocarono per tutto il giorno a
rincorrersi, a saltare, a lanciare legnetti e la sera, stanchissima e felice, Luisa si addormentò
con Nuvola sdraiato sul tappeto ai piedi del suo lettino. Il giorno dopo il
nonno propose a Luisa di accompagnarlo nel bosco a raccogliere le castagne e i funghi.
Luisa accettò, ma volle portare con sé il cagnolino. La nonna preparò loro una
deliziosa merenda e partirono. La bimba camminava accanto al nonno stringendo tra
le braccia Nuvola per non fargli sporcare il pelo di terreno e guardava stupita la pioggia
di foglie che cadevano dagli alberi. Arrivarono ai piedi di un grosso castagno:
c’erano così tante castagne in giro che poggiò il cane per terra e incominciò a raccoglierle.
Il cane annusava le foglie rosse, gialle, marroni che sotto le sue zampe scricchiolavano;
cercava di giocare con i ricci come se fossero una palla, ma quando si
pungeva si allontanava spaventato e Luisa rideva a crepapelle. Ad un tratto la bambina
si guardò intorno e vide che il cane non c’era più. Cominciò a chiamarlo e a cercarlo
dietro ogni albero, ma del cane nessuna traccia. Luisa allora scoppiò in lacrime
e pensò di aver perso per sempre il suo piccolo amico. Il nonno cercò di consolarla
dicendole che forse era tornato a casa e le suggerì di fare la stessa cosa. Luisa lo seguì
a malincuore perché avrebbe voluto cercare ancora e continuò a piangere e a chiamare.
Ad un tratto sentì un rumore di foglie secche dietro di lei si girò un po’ impaurita
e…con grandissima gioia rivide Nuvola, ma non era solo: con lui c’erano altri due
cuccioli che gli somigliavano moltissimo. Erano forse i suoi fratellini? Il nonno pensò
proprio di sì. Luisa li abbracciò tutti e mentre li accarezzava guardò il nonno con
occhi imploranti come per chiedergli di portarli tutti a casa. Il nonno esitò un po’ poi
intenerito da quella bellissima scena acconsentì. Arrivati a casa fecero loro un caldo e
profumato bagnetto, li asciugarono, li spazzolarono e infine prepararono del latte tiepido
che i cuccioli, affamati, bevvero senza sciupare una goccia. Quella sera Luisa
partì, sapeva di non poter portare con sé i suoi piccoli amici perciò li salutò affettuosamente,
ma non era triste perché sapeva che da allora in poi sarebbe tornata a casa
dei nonni ogni sabato e domenica per giocare con “i fratellini” che si erano ritrovati e
non erano più soli.
Il cuore fantasma
Vincenzo de Bellis - II B Istituto Comprensivo "Balilla"
Quando ci sentiamo soli
Il cuore ci fa passare la paura
Ma noi non lo vediamo
Ecco come si chiama il cuore fantasma.
Ci fa sentire molto il coraggio nelle cose,
non vuole farci succedere niente.
Ma quando moriamo l cuore non esiste più
STORIA DI PARIGI
II B - ISTITUTO COMPRENSIVO SAVIO-MONTALCINI
Siamo i bambini della II B della Scuola “S. Domenico Savio” di … anzi siamo i bambini di una
Scuola Italiana… anzi no… siamo BAMBINI.
Bambini, ma abbiamo capito che certe volte le storie non sono belle come quelle delle mamme e
delle maestre e possono essere addirittura catastrofi e delle persone monellissime … uccidono.
Il telegiornale ha parlato di una “storia di Parigi” dove hanno sparato e buttato le bombe in un
teatro, in uno stadio.
Deve essere stato qualcuno con una malattia molto grave perché non si devono uccidere le persone
innocenti: è una cosa brutta, non si fa!
E noi non vogliamo che muoia nessuno e invece c’è gente cattiva che gira il mondo per uccidere
anche mentre un cantante stava cantando…
Tante persone, che non dovevano stare in cielo, adesso sono in cielo; menomale che in questa
“storia di Parigi” i bambini non sono morti, così vogliamo bene solo ai grandi che sono in Paradiso
anche se non sono di nostra conoscenza.
A Parigi, adesso, ci sono tante candele è vero, ma la Torre Eiffel … non è caduta!
Il lungo viaggio alla ricerca del nome perduto
Michele Cataldi, Angelo De Sario e Matteo Poravati - Secondo Circolo Didattico "San Giovanni
Bosco" - Barletta
C’era una volta un bambino di nome Max che era pieno di colori.
Un giorno, mentre giocava nel parco, vide un robot che stava costruendo una macchina e disse:
“Ciao, come ti chiami? Possiamo conoscerci?”
Rispose il robot: “Io mi chiamo… mi chiamo…”
“Allora! Ti vuoi decidere?”
“Si, si… forse mi sono ricordato! Mi chiamo…”
“Uffa, sono stanco, andiamo alla ricerca del tuo nome.”
“Ok! Ok!” rispose il robot “Andiamo da mia madre, così ce lo dirà!” Ma neanche lei si ricordava il
suo nome, così andarono dal padre del robot e il robot disse: “Papà, come mi chiamo?” Il padre
rispose: “Se non te lo ricordi tu. Figurati io che sono vecchio!!”
Allora pensarono di andare dal nonno: “Nonno, ti ricordi il mio nome?” Il nonno rispose: “Io ho 90
anni, e pensa che non mi ricordo neanche che tu sei mio nipote, figurati se mi ricordo il tuo nome!”
Questa famiglia è tutta smemorata! Pensò il bambino dai mille colori.
“Scusa! Ti sei accorto ch loro non sono i tuoi familiari? Tu sei un robot, mentre loro sono umani”
disse Max.
“No, non mi ero reso conto. Ma mi sa proprio che hai ragione!” Il robottino si rattristò e scoppiò a
piangere; Max abbracciandolo esclamò: “Non ti preoccupare, ti aiuterò io! Andiamo alla ricerca dei
tuoi famigliari!”
Il giorno dopo i due amici, senza neanche sapere da dove cominciare e dove andare, decisero di
partire e cominciarono la loro avventura.
Si incamminarono lungo un sentiero oscuro, immerso in un bosco con tantissimi alberi secolari che
non facevano vedere niente; ssi sentivano i versi spaventosi di gufi, pipistrelli e altri animali
selvatici.
Nonostante ciò,i due amici non si arresero e continuarono la loro ricerca. Affrontarono grandi
tempeste con lampi e tuoni, uragani devastanti, grandine, pioggia e neve; ma continuarono la loro
ricerca. Durante il viaggio, però, vedevano mari, grandi montagne e immense distese di fiori, ch
rendevano il paesaggio meraviglioso, incantevole e magico. Ma nessuno s cui chiedere
informazioni.
Dopo tanti giorni, ormai stanchi del lungo viaggio, quando si stavano quasi per arrendere, Max e il
robottino smemorato videro una luce d’oro. Andarono incontro alla luce; arrivati videro un robot,
un LBX, con una lancia di diamante, uno scudo a doppia lama, due ali d’oro e una piccola maschera
con disegnata sopra un’aquila placcata d’oro. Max chiese: “Come ti chiami?”
“Io mi chiamo ODINOS!”
Max così chiese ad ODINOS: “Tu per caso, visto che sei un LBX, sai come si chiama questo robot
smemorato? E sai dove si trovano i suoi genitori?
LBX ODINOS osservò bene il robot con il suo scanner a raggi x e disse: “Si, li conosco. Se
vogliamo trovare i suoi genitori dobbiamo andare alla Valle dei grandi Templi! Loro sicuramente
conoscono il suo nome!”
I tre compagni di avventura, legati dal desiderio di aiutare l’amico a ritrovare il proprio nome,
continuarono il loro viaggio senza fermarsi mai.
Finalmente arrivarono alla Valle dei Templi, una valle oscura. ODINOS gridò: “Eccoli… eccoli la!
Vedi quei due robot che passeggiano? Loro sono i tuoi genitori. Ti hanno perso quando eri appena
costruito. Ma non ti hanno mai dimenticato.”
Allora il robot emozionato disse: “Vado subito da loro!”
Il robot quado incontrò i genitori disse: “Mamma, papà, mi riconoscete? Sono io… vostro figlio!”
“Ma noi abbiamo perso nostro figlio quando era molto piccolo!” Intervenne ODINOS e disse: “Lui
è proprio vostro figlio, nel tempo è cresciuto. L’ho capito dopo averlo osservato con lo scanner a
raggi x!”
A questo punto i robot genitori esclamarono: “Sei proprio tu? Pensavamo di non rivederti più! Sei
di nuovo con noi, Lucky!”
Proprio in quel momento nella valle oscura apparve un arcobaleno di mille colori.
Il regno delle scimmie parlanti
Francesco Rubini 4^ B - Secondo Circolo Didattico "San Giovanni Bosco"
Un giorno d’estate Gabriele era sdraiato sul suo prato, quando, all’improvviso, udì uno strano
rumore che arrivava dall’altra parte del prato e corse subito verso quella direzione. Notò su un
albero una scimmia con una zampina ferita. Era minuscola e molto buffa, aveva una faccina molto
bella con due grossi occhietti neri e il pelo tutto marroncino. Salì subito su quell’albero per
soccorrerla e lei disse: “Attenta! Il nemico è qui!” Era il cagnolino Fufi che viveva con il suo vicino
di casa per fargli compagnia. Gabriele allora cercò di tranquillizzare la scimmietta spiegandolo che i
trattava di un cane innocuo e molto birichino: “Voleva solo giocare con te!” Soltanto adesso la
scimmietta si sentiva più tranquilla e spiegò a Gabriele di chiamarsi Sissi e di essere la regina di un
regno: “IL REGNO DELLE SCIMMIE PARLANTI”.
“Vorresti visitarlo?”
“Si, mi piacerebbe molto!”
Dopo averla medicata i due si avventurarono nel meraviglioso viaggio. Il regno era a forma di
banana e si trovava proprio nel giardino di Gabriele. Per accedervi bisognava attraversare una
porticina a forma di banana e Sissi dide al suo amichetto una pozione magica che lo avrebbe
rimpicciolito. Appena entrati Gabriele vide che tutti si erano inchinati per salutare la regina.
C’erano tantissime sfumature di giallo, le mura erano fatte con bucce di banana, gli alberi di
banane, i frutti con pezzi di banana, insomma era un mondo proprio adatto alle scimmie, anzi per
loro era mille volte meglio del Paradiso!
“Non avrei mai penato di vedere tante banane tutte insieme! Sai! Non ho mai assaggiato una banana
in vita mia!” Disse ridendo Gabriele.
“Cosa sentono le mie orecchie? Chi viene mio regno non può non immergersi nel meraviglioso
mare di banane!” Era un mare fatto di succo ed era immerso in un prato di fiori. Subito Gabriele si
tuffò, giocarono e nuotarono tantissimo e distrattamente. Gabriele assaggiò un po’ di succo di
banana: “Però non è tanto male!” Verso sera i due visitarono il Palazzo Reale e con molta sorpresa
Gabriele notò che altro non era che il suo vecchio gioco della Lego. Non lo usava più danni e lo
aveva abbandonato da qualche parte del prato.
“Bravissimo Gabriele adesso si è fatto tardi e tua madre sarà sicuramente in pensiero per te! Mi
dispiace tantissimo, ma nel mio Regno non potrai più entrare: l’accesso qui è consentito solo una
volta! Ricordati, però che veglieremo sempre su di te!”
“Vi voglio bene amiche mie scimmiette e non vi dimenticherò mai!”
I due si salutarono con un fortissimo abbraccio e ancora oggi il piccolo Gabriele non ha dimenticato
le sue amiche scimmiette.
La foresta incantata
Alessandra Poli – Sharon Di Capua – Michela Salicato – Angelo Loreto - Secondo Circolo
Didattico "San Giovanni Bosco"
C’era una volta una foresta incantata in cui abitavano elfi, gnomi, fate buone, dominata del Re Noa
fate cattive dalla strega Rail.
Un giorno la malefica Mail ordinò alle fate cattive e agli gnomi di rapire il Re Noa, perché
possedeva un gioiello, rosso fuoco, prezioso e magico.
Le fate buone pensarono ad un piano per liberare Noa: entrarono di nascosto nel castello per
prendere la chiave.
Gli elfi, mentre stavano andando nei sotterranei, videro dei cavalieri vestiti di nero, per non essere
visti pensarono di dare un falso allarme per distrarli. Così gli elfi andarono a liberare a librare il Re
Noa, ma all’imporvviso apparve la strega Rail.
La fata cercarono di sconfiggerla ma non ci riuscirono perché lei aveva la gemma preziosa dei Re,
con tutti i suoi poteri.
Però le fate conoscevano un trucco, cioè unire a loro potere per fermare il lampo di luce emesso
dalla strega Rail; così potevano liberare il Re Noa.
Infine le fate buone festeggiarono con allegria il ritorno del Re buono.
Un giorno da paura halloween
Rossella De Chirico, Elettra Pollio Secondo Circolo Didattico "San Giovanni Bosco"
Ero il mattino di Halloween e Diego, Matteo e Francesco (tre fratelli) si stavano preparando per
dare inizio alla festa, scovano progettando dei festoni: erano paurosi, ma allo stesso tempo
divertenti, neri, ma con schizzi di rosso dappertutto; mascherati a forma di zucca e tutti si
rifornivano di dolci per “Dolcetto o scherzetto?”
1.UN MOSTRO ALLA FESTA!
La sera, durante la grande festa, Francesco senti uno strano rumore e volle andare a controllare,
camminando senza meta precisa, si ritrovò stranamente in un vicolo cieco, ma dopo vide davanti a
se una specie di sagoma scura, con un mantello nero come la notte, un viso nero come la pece, due
grandi occhi rossi come il sangue e dei denti aguzzi da vampiro. Francesco scappò all’istante dalla
paura, ma quel mostro decise di non seguirlo.
2. LA SCOMPARSA E LA RICERCA DI FRANCESCO
I suoi fratelli si impensierirono e decisero si andare a cercare Francesco.
Arrivarono nel viale che conduceva al cimitero, ero molto buio ma attraverso le mura del cimitero si
intravedevano due grandi occhi rossi, e un rumore di passi che pian piano aumentava. Diego si
ricordò di una leggenda che gli aveva raccontato la nonna, che si intitolava “L’uomo dal volto
oscuro”, ed ero la sttoria di un uomo che si faceva vedere proprio nella notte di Halloween era
molto importante per la sua provenienza da una famiglia di mostri, e i genitori dei tre bambini non
avevano mai dato a lui dei dolcetti e non rispettavano questa festa perciò decise di perseguirli fino
alla fine dei tempi. Allora Diego peno che fosse proprio lui. Pian piano si avvicinavano all’entrata
del cimitero e sentirono quei passi lnti, ma rumorosi, che venivano proprio verso di loro.
3. FRANCESCO VERSO IL CIMITERO
Francesco, nel frattempo, si stava avviando verso la piazza della festa per raccontare quello che gli
era successo ai fratelli, ma quando non li vide, egli si impensierì più di quanto fosse spaventato, e
dopo qualche minuto pensò. Quel mostro avrà preso di mira i suoi fratelli invece che me! Devo
andarli a cercare al cimitero! Allora si incamminò anche lui verso il cimitero.
4.I FRATELLI FACCIA A FACCIA CON IL MOSTRO
I suoi fratelli, intento, lo stavano ancora cercando fino a che non si sentì un silenzio tombale, a quel
punto si girarono e si trovarono davanti l’uomo dal volto oscuro, allora lanciarono un grido
acutissimo, che persino Francesco senti. Quindi corse subito, ma venne catturato dal mostro ancora
prima di vedere i suoi fratelli.
5. IL PIANO DI SALVEZZA
Prima che tornasse il mostro e tra ragazzi idearono un piano cioè Diego con la fionda che possedeva
avrebbe colpito alla testa il mostro facendolo svenire e infine Matteo con il suo coltello l’avrebbe
ucciso e così fu. Il mostro morì e fu sepolto nel cimitero.
Così la notte di Halloween fu salva e così finisce la leggenda! Ci leggiamo alla prossima storia!!
Hahahahaha
LA STORIA DI DORA
II A - ISTITUTO COMPRENSIVO SAVIO-MONTALCINI - Capurso
C’era una volta una bambina che si chiamava Dora.
Dora è alta e snella; ha gli occhi verdi e tondi; ha dei capelli biondi, lunghi e raccolti in una treccia;
ha il naso a punta e un bel sorriso; è simpatica, dolce e premurosa; dorme in un camper. Non ha
amici.
Ogni giorno Dora si alza, va vicino ad un semaforo, lava i finestrini delle auto e chiede delle
monete.
La sera, molto stanca, torna a casa.
La mattina successiva torna a lavorare e si affatica moltissimo.
Dora, quando il semaforo diventa verde, si siede sul marciapiede e disegna le facce degli
automobilisti che incontra: buffe, belle, brutte, buone, cattive, allegre, noiose, felice, tristi e
disperate.
Infine Dora smette di lavorare per strada, i genitori vendono il camper e si trasferiscono in una
nuova casa, la iscrivono a scuola e così impara a leggere e a scrivere e ha un sacco di amici.
LA FORZA DI TOMMY E TAMMI
IV E - 2 CIRCOLO DIDATTICO "A. DE GASPERI"
Questa è la storia di due giraffe gemelle di nome Tommy e Tammy che vivevano sul
pianeta di Zoolandia. Tommy era molto antipatico, ma buono; Tammy era molto più
dolce e gentile. A Zoolandia vivevano solo gli animali in via di estinzione ed il
sindaco, il leone fifone, chiedeva sempre il loro aiuto per sconfiggere il peggior
nemico, il coccodrillo di nome Coco. Le due giraffe erano davvero coraggiose e
aiutavano tutti gli abitanti del pianeta. Un giorno Coco incontrò il serpente Sibilio,
tanto malvagio, i due si scontrarono, ma dopo un lungo e sanguinoso
combattimento, divennero amici. Amici cattivi e arroganti contro gli indifesi.
Insieme si divertivano un sacco a fare dispetti e a non rispettare le regole di
convivenza civile stabilite democraticamente. Durante la notte facevano rumore per
le vie, di giorno imbrattavano i muri della città con immagini di guerra, spargevano i
rifiuti davanti alle abitazioni, riversavano nei fiumi e nei laghi sostanze inquinanti,
bloccavano i semafori creando scontri, feriti e morti, … I loro dispetti erano scene di
distruzione sotto gli occhi di tutti. Gli abitanti di Zoolandia, stanchi e arrabbiati con il
loro sindaco che pur rappresentando la giustizia e la pace non reagiva di fronte alla
realtà, chiesero alle giraffe gemelle di prendere in mano la situazione, loro sì che
erano coraggiose! Tommy propose di attaccare durante la notte i due nemici,
lanciando, con missili, bombe potenti nella zona in cui si aggiravano. Tammy replicò
dicendo che tale piano avrebbe portato altre distruzioni, feriti e morte anche di
innocenti e poi invitò suo fratello alla diplomazia. Le giraffe consultarono libroni di
storia, di geografia, intere enciclopedie nel tentativo di trovare una giusta soluzione,
intanto non c’era più tempo, bisognava intervenire al più presto, i nemici avevano
preso ormai il sopravvento sull’intera popolazione che a causa della paura aveva
perso la loro LIBERTA’. Nessuno usciva per le strade, nessuno frequentava centri
storici, musei, teatri o stadi,… tutti erano prigionieri. Tommy e Tammy andarono dai
cattivi e appena scorsero i loro sguardi si resero conto della loro infelicità e della
loro profonda tristezza. Il coccodrillo Coco era riuscito ad avere un amico dopo tanti
anni di solitudine, ma condividere con lui sempre gli stessi dispetti era diventato
noioso. In realtà anche Sibilio aveva sempre sognato di farsi una famiglia e di avere
la gioia di diventare papà. Entrambi avevano bisogno solo di affetto, di attenzione e
di condivisione così Tammy, avvicinatosi al terribile serpente, iniziò a recitare in
rima:
“Con la forza dell’amicizia
ti sconfiggo e porto giustizia,
da questo pianeta andrai via
così qui tornerà l’armonia”
prima la coda, poi il corpo e lentamente anche il capo svanì nel nulla, non c’era più
traccia di lui. Tommy raggiunse il coccodrillo, prese la parola e implorò:
“Con la forza della natura
mando via la nostra sventura,
da questo pianeta ti cacceremo
e in pace finalmente staremo”.
Il prepotente rettile non riuscì a sopravvivere alla magia della rima e magicamente si
disintegrò. Tutti gli animali ne furono felici. Iniziò una festa della pace, ma non
appena si fece buio i nemici riapparvero. Non erano andati via, avevano solo avuto
una metamorfosi. Divenuti trasparenti continuarono a fare dispetti e a spargere
terrore. Tammy e Tommy capirono che da soli non potevano eliminarli, così
chiamarono il sindaco e gli altri abitanti del pianeta; Solo mettendo insieme la loro
forza ed energia potevano eliminarli! Con decisione e determinazione urlarono ai
quattro venti:
“Con la forza del nostro cuore
faremo sorgere in voi un po’ di AMORE,
così buoni diventerete
ed INSIEME a noi in PACE VIVRETE”.
Da quel momento il coccodrillo e il serpente ricomparvero con un sorriso sul viso e
diventarono buoni, aiutarono a mettere ordine nel pianeta e insieme difesero i
diritti di tutti e proclamarono il rispetto reciproco come ingrediente necessario per
condividere le diversità.
VA SCUOLA PRIMARIA - I.C. "SAN GIOVANNI BOSCO MELO DA BARI
PRIMA PARTE
Falbo, Gifo e Pavone, dalla grande coda, decisero per giocare di scrivere un articolo per un
giornale. <Che bello!> esclamò Gifo. <Che emozione!> aggiunse Falbo, <Che noia!> esordì
Pavone ed aggiunse < Non potremmo parlare della mia coda ampia e colorata?>.
Gli amici si girarono sorpresi, non era possibile, Pavone, non poteva solo parlare della sua coda!
Bastaaaaaaaaaaaaaa!!!
Il problema era quello di capire di cosa parlare nell’articolo per il giornale.
Era giorno, mentre i tre amici meditavano, accovacciati su un vecchio tronco ( tra i cespugli del
fitto bosco del Parco del Gargano, in Puglia) si udirono grida d’aiuto.
Erano piccole grida strozzate da ampie pause e probabili singhiozzi. I tre scrutarono l’orizzonte,
cercando di scorgere tra castagni, querce e pioppi l’intruso o gli intrusi.
<Chi sarà mai ?> disse Gifo, tra il sorpreso e l’agitato. Pavone richiuse velocemente la sua
splendida coda e disse <Sarà, sarà… una belva feroce pronta ad azzannarci. Amici! Amici!
Mettiamoci al sicuro>. In men che non si dica, le grida si fecero sempre più vicine e sinistre.
I tre volatili, spaventatissimi, corsero subito ai ripari nascondendosi dietro un vecchio albero che ,
qualche giorno prima, era stato abbattuto da un fulmine, durante uno dei tanti temporali che c’erano
stati in quei giorni. Il tronco era ruvido e pieno di schegge, se non stavi attento ti potevi fare
davvero male. Lì, i tre, si sentivano ben protetti. In prossimità, infatti, vi erano anche delle alte
erbacce e piante, tra cui delle splendide verdi felci.
PRIMA PARTE BIS
PER TE..PICCOLO LETTORE, TI SENTI UN POETA? ALLORA LEGGERE QUESTA PRIMA
PARTE DELLA STORIA SARA’ PER TE UNA VITTORIA
Falbo, Gifo e Pavone, dalla grande coda, decisero di scrivere, per argomentare, un bell’articolo per
un giornale. <Che bello!> esclamò Gifo. <Che emozione!> aggiunse Falbo, <Che noia!> esordì
Pavone ed aggiunse < Invece dell’articolo di giornale, non potremmo parlare della mia coda
fantastica tutta d’ammirare?>.
Gli amici sorpresi, ma anche un po’ tesi, volevan replicare, ma….ma poi, lasciaron stare.
Il problema era quello di capire cosa inserire in quel piccolo foglio senza fare uno sbaglio e
magari senza neanche uno sbadiglio.
Al primo albeggiare gli amici <Eccoli lì, a meditare!> . Accovacciati su un vecchio tronco, tra i
cespugli celati del bosco del Gargano dov’eran nati.
Ed ecco all’improvviso e senza nessun preavviso grida d’aiuto dalla foresta che non provenivano
certamente da una festa.
Grida sottili, forte infantili, alternate a singhiozzi o a respiri mozzi..
Guardinghi scrutaron il prato ricercando il malcapitato.
Tra castagni, querce e pioppi il ricercare non era certo cosa da sciocchi.
<Chi sarà mai ?> disse Gifo, tra il sorpreso e l’agitato.
Pavone dall’ampio piumaggio non dimostrò assolutamente coraggio e disse: <Sarà, sarà… una
belva feroce che ci farà qualcosa di atroce>.
Gifo, quindi, gridò <Amici! Amici! Al sicuro tutti>.
In men che non si dica, gli amici si fecero più piccoli di… una formica.
Le grida , intanto, sempre più vicine e sinistre erano le vere protagoniste.
I tre volatili, spaventatissimi, corsero subito al riparo..velocissimi.
Un vecchio albero cavo non offriva un gran riparo.
Il tronco era ruvido e “muschioso” rendendo tutto ancor più penoso.
Lì, i tre, si sentivano ben protetti. Altissimi fusti ed erbacce, in prossimità, a cui in passato avevan
fatto linguacce. Le verdi felci, nel loro “verdeggiare” non potevan che migliorare un nascondiglio di
rispetto tutto d’ammirare.
SECONDA PARTE
ORA BASTA, RICOMINCIAMO A LEGGERE NORMALMENTE IL BRANO
Aveva piovuto molto in quelle settimane e felci, mirtilli e muschi si erano moltiplicati ed arricchiti.
I muschi erano carichi di humus. I licheni, invece, abbarbicati alla vecchia quercia, prolificavano
dalla parte del tronco esposta al Nord, dove il sole fa appena capolino. Vicino alle grandi querce
erano sbocciati i fiori scuri dei ligustri e bianchi dei biancospini che rendevano più bello il bosco
nella tarda primavera.
Gifo notò che dal tronco proveniva un forte odore di resina e di bruciato. Forse il fulmine……
Falbo, il più coraggioso, intanto, alzò la testolina per rendersi conto chi fosse l’intruso. Pavone
“Cuor di leone” pensò di mettersi in salvo nascondendosi in una cavità dell’albero, ma si sporcò
tutto. <Bleach, puuu, zz, vvv, gnam> inavvertitamente, ripulendo il suo piumaggio colorato aveva
assaggiato un po’ di resina. Certamente non sembrava gli piacesse. Notoriamente la resina ha un
odore intenso e un sapore davvero d i s g u s t o s o.
<Bando alle ciance!> disse Gufo andrò io a vedere chi c’è nel bosco.
Tra i rami degli alti pioppi filtrava qualche raggio tiepido di sole. Tutte le foglie sembrava girarsi
verso “la stella più luminosa e più bella, fonte di vita” per ricevere tepore… così, tanto da esserne
accarezzate e “come natura impone” per avviare la fotosintesi clorofilliana.
Piante, fiori ed animali, infatti, al primo sole, si orientano o vanno, come mossi da un unico
comando, verso le zone soleggiate. Gli animali così abbandonano le zone d’ombra, le zone dei
muschi, delle alte e delle basse erbe. Quest’ultimi nascono e crescono dove non batte mai il sole.
Come faranno? Eppure i muschi se li accarezzi sono morbidi, la “moquette” del bosco.
Falbo avvistò, nel frattempo l’intruso. Era piccolo, tenero e spaurito, era un piccolo istrice in cerca
della mamma. Aveva il musetto rosa, umido, gocciolante e pieno di pezzetti di foglie, a dire il vero
anche un po’ sporco di terriccio. Chissà da quanto vagava nel bosco. L’istrice singhiozzava
disperatamente e anche ai tre amici scappò qualche lacrima.
Gifo tuonò < Cosa fai piccino tutto solo nel bosco?>. Pronta la risposta <Cerco la mamma!>.
Falbo, Gifo e Pavone si offrirono volontari, subito, per aiutarlo.
Falbo il falco disse< Io, io… con le mie potenti ali e il mio sguardo “superpotente” spiccherò il volo
e guarderò dall’alto se c’è qualcuno in giro>.
<Bene!> Risposero in coro i tre generosi amici. Gifo gufetto disse <Io, io… dal tronco più alto
guarderò in giro, in giro chi c’è qui attorno. Sapete, vero?
Io posso ruotare completamente la testa, a 360 gradi, ma voi non potreste mai avere questa abilità
“superfantastica!” Tsè, Tsè! Sveglierò anche i miei amici della notte, animali notturni
pericolosissimi. Ho fatto tante amicizie, anche poco raccomandabili,.. rimanendo fuori, all’erta,
tutta la notte!>. Falbo disse < ..E tu caro Pavone?>. Questi rispose “Io, io… veramente, davvero
non so, potrei sporcarmi la coda, potrei scivolare, potrei incontrare la grande tigre dagli occhi di
giada., io devo salvaguardare la mia immagine!>. <Abbiamo capito>, risposero in coro i suoi due
amici <Hai p a u r a! Paura da vendere! Ma chi vuoi che se la compri? Ih! Ih!> sogghignarono.
Vebbè, per questa volta, significa che farai compagnia al piccolo e lo proteggerai con la tua coda>.
Pavone, risollevato dalla notizia, sorrise e pensò come intrattenere il cucciolo. I due ,dopo tanto
aver girato e rigirato, chiesto e non saputo, esausti, giunsero ad una conclusione. <Di mamma istrice
proprio nessuna traccia, forse, cercando la pappa per il suo cucciolo si è allontanata troppo e non ha
più ritrovato la strada di casa. Povero istrice! Seppero dal piccolo che si chiamava Musetto.
Una cosa era certa, un cucciolo, da solo, nel bosco di latifoglie, proprio non ci poteva stare.
Musetto, intanto si era addormentato (lui è un animale che esce solo di notte, quindi, faceva una
gran fatica a tenere gli occhi aperti di giorno) su un lettino che i tre avevano sistemato per lui.
In una corteccia d’albero raccolsero erba e foglie profumate di alloro e dopo averlo rassicurato lo
lasciarono riposare. <Zzzz, Zzzz, ma quanto russa questo ..Musetto>disse Falco.<Forse è
raffreddato replicò Gifo, chiederò alle amiche apine di darci per lui un po’ del loro magico nettare.
Il miele, sapete? Oltre ad essere un gran nutriente è anche un antibiotico naturale. L’ape regina non
se la prenderà certamente. E’ per un nobile scopo! Anche lei ordina alle sue api operaie di
raccogliere più nettare possibile da trasformare, nei favi, in miele profumato ed energetico per
nutrire le sue larve. Miracoli della natura e dedizione sconfinata delle operose api che compiono
cento voli e poi ancora cento, per raccogliere il prezioso “unguento”. Le ore trascorrevano una
dopo l’altra e di mamma istrice nessuna traccia. Falbo allora disse <Cari amici, non possiamo tenere
qui il piccolo, potrebbe ammalarsi. Ce l’abbiamo messa tutta per aiutarlo. Ora è arrivato il momento
di trovargli un'altra famiglia, ma non una famiglia qualsiasi. Occorre una famiglia di istrici come
lui!> . Pavone disse< Ma ..ma chi vuoi che se lo prenda un cucciolo ancora da sfamare? Quest’anno
ci sono state troppe piogge e il bosco si è allagato più volte, per quanto le radici degli alberi, le
sentinelle del bosco abbiano trattenuto il terreno, fiumi di fango hanno trascinato a valle di tutto>.
Gifo disse< Abbi fede! Ora in marcia ragazzi, basta a cianciare. Dobbiamo trovare per Musetto
una nuova famiglia>. Svegliarono il piccolo che spaventato irrigidì per difesa il suo ispido dorso
ricoperto da robusti aculei, che sono la sua unica arma di difesa. I tre si allontanarono all’istante e
Gifo disse” Ok, è piccolo, ma è già pericoloso stiamo attenti! (Durante il corso per soccorritori del
bosco Falbo aveva imparato “Prima di tutto bisogna salvaguardare la salute del soccorritore!”>.
Mmm, ma ora torniamo a noi! Musetto capì che era tra amici, gli unici nel bosco che gli avevano
prestato aiuto e dopo aver abbassato gli aculei ripresero il cammino. Era quasi sera, erano tutti
stanchi, ma proprio quando sembrava non ci fossero speranze ecco un delizioso profumino di frutta
e radici a brodino provenire da una cupa e scura caverna. Musetto sgranò gli occhi era qualcosa che
gli faceva ricordare con grande tenerezza la sua dolce e cara mamma. In effetti non si trattava di una
vera caverna, ma di una oscura e confusa cavità formata dalle radici di un vecchio albero sradicato e
inclinato sul terreno. Gifo gridò, mettendo le alucce come un altoparlante <Chi è lààà? Chi è
lààà?>.Nessuna risposta. Ad un certo punto tra le radici confuse e lanose ecco spuntare un grazioso
musetto. Era un istrice maschio che disse, dopo aver mostrato i suoi temibili aculei < Chi siete?
Cosa volete? Allontanatevi se non volete …> <Tranquillo!> rispose Falco <Siamo amici, non
vogliamo farti del male, cerchiamo una famiglia per il piccolo Musetto che ha perso la mamma, non
l’ha più trovata al suo risveglio. Era uscita per procurarsi del cibo, ma…sigh! Non ha fatto più
ritorno! Noi stiamo cercando di prenderci cura del piccolo, ma siamo di un’altra specie non
possiamo aiutarlo come vorremmo>. L’istrice maschio disse “Ho capito! Entrate nella mia umile
magione, mi chiamo Istrich e vi presento mia moglie Clementin. Sapete? Siamo molto tristi,
qualche giorno fa abbiamo perso il nostro cucciolo Tonino>. <Come è stato possibile?> Rispose
sbigottito Pavone, Istrich raccontò <Qualche giorno fa, dopo le abbondanti piogge e temporali si
era creato nel bosco un fiume di fango e di acqua che ha trascinato via la nostra casa, un vecchio
tronco che avevo ben limato con i miei forti artigli. Lì, dentro il tronco vuoto, in una culla di soffici
foglie dormiva trnaquillo il nostro Tonino che è stato trascinato via dall’impeto dell’orrendo
fiumiciattolo. Non abbiamo potuto far niente. La forza dell’acqua era tremenda, anche noi ci siamo
salvati per un pelo risalendo un albero e rimanendo avvinghiativi per ore. E’ stata una alluvione.
Colpa degli uomini taglialegna. Di tanto in tanto vengono a portar via gli alberi le cui radici
avrebbero frenato sicuramente il terreno. Ora siamo distrutti e Clementin inconsolabile!> Falco
allora ebbe un’idea e disse < Capiamo il vostro dolore e ci dispiace davvero, ma che ne direste di
prendervi cura voi del nostro Musetto. Senza le vostre cure e la vostra guida avrà poche possibilità
di sopravvivere. Comprendiamo che un figlio è insostituibile, ma.. in certi casi …i dispiaceri e le
sofferenze uniscono>. Gli istrici parlottarono tra loro e Clementin disse < Abbiamo deciso, ci
prenderemo noi cura del piccolo, che non sostituirà il nostro Tonino, ma ….capiamo che ha davvero
bisogno di aiuto, se non ci si aiuta tra esseri viventi…>. Così Istrich e Clementin si strinsero
attorno al piccolo e cercarono subito di ripulirlo e nutrirlo. Musetto ne fu felice e iniziò a mangiare
voracemente gli stessi cibi che gli dava la sua mamma: cortecce e frutta lessata, spezzettata,
aromatizzata e tante gustose croccanti radici.
I tre salutarono ed andarono via, felici, promettendo che se avessero ritrovato la mamma del
cucciolo la avrebbero condotta da lui. Finalmente avevano aiutato qualcuno e non avevano perso
tempo a solo a vantarsi delle proprie capacità ….che la natura gli aveva dato.
La loro impresa sarebbe benissimo essere raccontata come un articolo di cronaca di un giornale
come aveva richiesto il loro saggio maestro e quindi dissero< Tutti per uno, uno per tutti!
Mettiamoci al lavoro, cerchiamo di scrivere ciò che ci è stato chiesto e …alla prossima avventura!>.
Il piccolo istrice ,così, non pianse più perché aveva trovato una nuova casa ed una nuova famiglia e
i tre curiosi…volatili erano diventati. Finalmente, amici …<Per sempre!>.
LA STORIA E’ FINITA E COME VEDI LEGGERLA…NON E’ STATA UNA GRAN FATICA.
Francesco Compagnone Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano
UN PIANETA FATTO DI … DOLCI
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
Nelle galassie più lontane, dove nessun uomo è arrivato, esiste un pianeta, simile alla Terra, fatto,
però, di dolci.
Tanto tempo fa c’era vita, acqua e un sole fatto … di dolci. C’erano dinosauri che si nutrivano di
caramelle, erano i “caramellivori”. C’erano dinosauri che si nutrivano di altri dolcisauri fatti di
cioccolato, erano i “cioccoivori”.
Una bella mattina, mentre i dolcisauri facevano colazione, si schiantò sul pianeta un leccameteorite,
che estinse la razza. Milioni di anni dopo iniziarono a nascere le altre specie, i “zuccherettili”, i
“caramellanfibi”, i “cioccomummiferi” e gli “uccelecca”.
Un giorno gli zuccheroanimali incontrarono una nuova specie, gli omini di pan di zenzero. Gli
omini di pan di zenzero si evolsero nel tempo fino a diventare degli uomini intelligenti, che si
nutrivano di pasta alle caramelle e di altri dolci e bevevano il caramello dal lago.
L’uomo di pan di zenzero si sta evolvendo ancora e impara a costruire case di dolci, macchine di
dolci alimentate dal caramello e gli aerei di mattoni di pan di zenzero.
Giuseppe Allegro Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano
UNA CASA SPETTRALE
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
In un giorno di neve un papà e due bambine stavano andando a scuola.
A un tratto la ruota della macchina si bucò. Scesero dall’auto e si ritrovarono in una casa. Il papà
decise di stare lì. Entrò e vide che c’era un piccolo cane; il cane gli andò vicino e lui lo prese in
braccio. Poi le bambine parlarono tra di loro.
All’improvviso arrivò alle loro spalle un fantasma. Il papà vide il fantasma, si avvicinò a lui e lo
uccise. Le bambine rimasero in quella casa per due anni. Dopo due anni un uomo andò in quella
casa , vide le bambine e le portò in ospedale dove le nutrivano di farfalle che a loro piacevano
molto.
Di quadro in quadro..
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
Una domenica d’estate John e Sabrina accompagnati dai loro genitori andarono a visitare una
mostra di dipinti di grandi pittori tra cui Monet ,Van Ghog e Segantini,ospitata nel museo d’arte
cittadino .Le vacanze erano appena iniziate e i due bambini durante l’anno scolastico appena
concluso, si erano così appassionati a giocare con l’arte, che non stavano più nella pelle all’idea di
poter visitare una mostra come quella !Avrebbero visto i quadri che erano riprodotti sul loro libro di
lettura!!!!
La guida del museo dandogli il benvenuto,gli spiegò che quella era una mostra tematica sulla
natura e sul ciclo delle stagioni. John e Sabrina entusiasti si unirono ad un gruppetto di visitatori
,mentre i loro genitori si attardarono per salutare alcuni amici. Al termine della visita,i bambini si
resero conto che i genitori non c’erano più e che loro …. erano rimasti intrappolati in una delle sale
del museo :il custode era un mago malvagio !!!John e Sabrina cominciarono a chiedere aiuto,a
invocare i genitori … ma inutilmente:il mago li aveva risucchiati in un quadro !Il malvagio allora
gli spiegò che per trovare la via di uscita dal museo,avrebbero dovuto attraversare quattro dei dipinti
esposti .
Qui avrebbero conosciuto diversi personaggi che sarebbero accorsi in loro aiuto ma avrebbero
incontrato anche falsi amici!Dovevano stare all’erta !Si guardarono intorno sperduti…. erano finiti
nel meraviglioso” Vigneto” in autunno,dipinto dal loro pittore preferito,Van Gogh .
John e Sabrina increduli, si guardarono intorno e videro un riccio che si stava avvicinando .
Sentirono squittire e tesero le orecchie per ascoltare le sue parole-Voi siete stati rinchiusi nei
dipinti come me!Il custode mi ha intrappolato qui per sempre … ma io posso indicarvi la strada per
saltare nel dipinto successivo:dirigetevi sempre in alto a sinistra. Andate,correte!-I due bambini si
guardarono perplessi –Riccio spiegaci: perchè sempre in alto a sinistra?
L’animaletto sospirò..-Bambini ..riflettete!Ogni qual volta finite di leggere o scrivere una pagina
..da dove ripartite? -John e Sabrina si guardarono rispondendo subito in coro
-Dalla pagina successiva ,ricominciando a scrivere o leggere in alto a sinistra!!!-. Seguirono quindi
fiduciosi le indicazioni dell’animaletto e rotolarono nel secondo quadro “Ritorno dal bosco “di
Segantini.Qui faceva freddissimo e i tetti delle case erano tutti imbiancati…I due bambini fecero
conoscenza con una signora che tirava uno slittino carico di legna -
-Vi vedo molto infreddoliti-disse la donna-Venite con me,vi offro una cioccolata calda,una bella
coperta e una fettina di torta di mele-
John e Sabrina accettarono di buon grado l’invito e dopo aver mangiato ed essersi riposati,chiesero
alla buona donna quale fosse la direzione giusta per trovare la via d’uscita .Seguirono le sue
indicazioni e arrivarono in alto a sinistra del quadro….così saltarono in quello successivo . Si
ritrovarono in un campo di grano molto esteso con qualche casetta sparsa qui e lì e un cielo azzurro
cobalto . John e Sabrina si avvicinarono ai due contadini che si stavano riposando stesi su di un
covone di paglia .Anche questo era un dipinto di Van Ghog,ricordavano di averlo visto sul loro
libro di scuola!!La coppia di contadini gli chiese una mano a tagliare le spighe ,a innaffiare l’ orto e
a raccogliere le albicocche dal loro vecchio albero. Dopo il lavoro nei campi ,i bambini furono
invitati a consumare un pasto semplice ma salutare a base di frutta e verdura nella casetta della
coppia .Felici di aver fatto questa bella esperienza ,presero il sentiero tra le alte spighe di grano
indicatogli dai contadini e procedettero verso il quadro successivo. Si ritrovarono in un dipinto di
Monet “angolo di giardino a Montgeron” dove c’erano tanti fiori , un prato verde,alberi grandi e
folti e un cielo bellissimo .Si rotolarono nell’erba,corsero,fecero capriole … fino allo sfinimento.
Stanchi e sudati si riposarono sotto l’ombra di una albero. Sentirono miagolare e videro arrivare un
gatto nero che gli disse – Bambini ,siete arrivati alla fine del vostro viaggio:vi basterà fare tre volte
il giro del tronco di questo albero e sarete liberi. Jonh e Sabrina felici di poter finalmente
abbandonare il museo,eseguirono le indicazioni del gatto ….Dopo pochi passi si resero conto che
erano tornati indietro :erano finiti nuovamente nel quadro dell’inverno!!Il gatto nero li aveva
ingannati!!!I due bambini non si dettero per vinti e corsero a chiedere aiuto alla buona donna che li
aveva ospitati nella sua calda casetta offrendogli la cioccolata calda e la torta di mele. La buona
donna felice di rivederli e di poterli nuovamente aiutare,li accompagnò con il suo slittino , in alto a
sinistra dove lessero la scritta EXIT…A quel punto John e Sabrina si sentirono chiamare –John
,Sabri alzatevi ,è tardi!!!!Schizzarono fuori dal letto ed esclamarono -Allora era tutto un sogno!!!!!!
Visita allo strano museo
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
Una domenica d’estate John e Sabrina accompagnati dai loro genitori andarono a visitare una
mostra di dipinti di grandi pittori tra cui Monet ,Van Ghog e Segantini,ospitata nel museo d’arte
cittadino .Le vacanze erano appena iniziate e i due bambini durante l’anno scolastico appena
concluso, si erano così appassionati a giocare con l’arte, che non stavano più nella pelle all’idea di
poter visitare una mostra come quella !Avrebbero visto i quadri che erano riprodotti sul loro libro di
lettura!!!!La guida del museo dandogli il benvenuto,gli spiegò che quella era una mostra tematica
sulla natura e sul ciclo delle stagioni. John e Sabrina entusiasti si unirono ad un gruppetto di
visitatori, mentre i loro genitori si attardardavano a salutare alcuni amici. Al termine della visita,i
bambini si resero conto che i genitori non c’erano più e che loro …. erano rimasti intrappolati in
una delle sale del museo :il custode era un mago malvagio !!!John e Sabrina cominciarono a
chiedere aiuto,a invocare i genitori … ma inutilmente:il mago li aveva risucchiati in un quadro !Il
malvagio allora gli spiegò che per trovare la via di uscita dal museo,avrebbero dovuto attraversare
quattro dei dipinti esposti .Qui avrebbero conosciuto diversi personaggi che sarebbero accorsi in
loro aiuto ma avrebbero incontrato anche falsi amici!Dovevano stare all’erta !Si guardarono
intorno sperduti…. erano finiti nel meraviglioso” Vigneto” in autunno,dipinto dal loro pittore
preferito,Van Gogh .
John e Sabrina increduli, si guardarono intorno e videro un riccio che si stava avvicinando .
Sentirono squittire e tesero le orecchie per ascoltare le sue parole-Voi siete stati rinchiusi nei
dipinti come me!Il custode mi ha intrappolato qui per sempre … ma io posso indicarvi la strada per
saltare nel dipinto successivo:dirigetevi sempre in alto a sinistra. Andate,correte!-I due bambini si
guardarono perplessi –Riccio spiegaci: perchè sempre in alto a sinistra?
L’animaletto sospirò..-Bambini ..riflettete!Ogni qual volta finite di leggere o scrivere una pagina
..da dove ripartite? -John e Sabrina si guardarono rispondendo subito in coro
-Dalla pagina successiva ,ricominciando a scrivere o leggere in alto a sinistra!!!-. Seguirono quindi
fiduciosi le indicazioni dell’animaletto e rotolarono nel secondo quadro “Ritorno dal bosco “di
Segantini.Qui faceva freddissimo e i tetti delle case erano tutti imbiancati…I due bambini fecero
conoscenza con una signora che tirava uno slittino carico di legna .
-Vi vedo molto infreddoliti-disse la donna-Venite con me,vi offro una cioccolata calda,una bella
coperta e una fettina di torta di mele-John e Sabrina accettarono di buon grado l’invito e dopo aver
mangiato ed essersi riposati,chiesero alla buona donna quale fosse la direzione giusta per trovare la
via d’uscita .Seguirono le sue indicazioni e arrivarono in alto a sinistra del quadro….così saltarono
in quello successivo . Si ritrovarono in un campo di grano molto esteso con qualche casetta sparsa
qui e lì e un cielo azzurro cobalto . John e Sabrina si avvicinarono ai due contadini che si stavano
riposando stesi su di un covone di paglia .Anche questo era un dipinto di Van Ghog,ricordavano di
averlo visto sul loro libro di scuola!!La coppia di contadini gli chiese una mano a tagliare le spighe
,a innaffiare l’ orto e a raccogliere le albicocche dal loro vecchio albero. Dopo il lavoro nei campi ,i
bambini furono invitati a consumare un pasto semplice ma salutare a base di frutta e verdura nella
casetta della coppia .Felici di aver fatto questa bella esperienza ,presero il sentiero tra le alte spighe
di grano indicatogli dai contadini e procedettero verso il quadro successivo. Si ritrovarono in un
dipinto di Monet “angolo di giardino a Montgeron” dove c’erano tanti fiori , un prato verde,alberi
grandi e folti e un cielo bellissimo .Si rotolarono nell’erba,corsero,fecero capriole … fino allo
sfinimento. Stanchi e sudati si riposarono sotto l’ombra di una albero. Sentirono miagolare e videro
arrivare un gatto nero che gli disse – Bambini ,siete arrivati alla fine del vostro viaggio:vi basterà
fare tre volte il giro del tronco di questo albero e sarete liberi. Jonh e Sabrina felici di poter
finalmente abbandonare il museo,eseguirono le indicazioni del gatto ….Dopo pochi passi si resero
conto che erano tornati indietro :erano finiti nuovamente nel quadro dell’inverno!!Il gatto nero li
aveva ingannati!!!I due bambini non si dettero per vinti e corsero a chiedere aiuto alla buona donna
che li aveva ospitati nella sua calda casetta offrendogli la cioccolata calda e la torta di mele. La
buona donna felice di rivederli e di poterli nuovamente aiutare,li accompagnò con il suo slittino , in
alto a sinistra dove lessero la scritta EXIT…A quel punto John e Sabrina si sentirono chiamare –
John ,Sabri alzatevi ,è tardi!!!!Schizzarono fuori dal letto ed esclamarono -Allora era tutto un
sogno!!!!!! ANGELO PINTO CLASSE QUARTA A SCUOLA PRIMARIA “S.G.BOSCO”
POLIGNANO
UN BOSCO FATATO
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
C’era una volta in un paese molto lontano, un bosco fatato.
Nel bosco c’erano fate e gnomi che svolazzavano nell’aria da un albero all’altro per raccogliere
frutti come: bacche e arance, invece dalla terra venivano fuori piante di bell’aspetto che erano
anche commestibili.
Verso la fine del bosco c’era un castello dove un drago teneva prigioniera una principessa.
Allora degli gnomi si radunarono per distruggere il drago e salvare la principessa. Dopo gli gnomi
andarono al castello del drago e incominciarono a combattere.
Dopo un po’ gli gnomi sconfissero il drago così salvarono la principessa e la portarono al bosco
fatato. Così quella sera decisero di fare una cena per il ritorno della principessa.
Allora la principessa si preparò per la grande serata. Così mangiarono in abbondanza e tutti vissero
felici e contenti, perché il drago era stato sconfitto!!
Antonella Mastrochirico Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano
L’amico migliore
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
Io un giorno sono andata a casa del mio amico che si chiama Patrick. Mi ha raccontato che è
inglese, però il papà e il fratellino sono italiani, ma lui e la mamma sono inglesi.
Patrick mi ha raccontato che ha un tappetino elastico e mi ha invitato a saltare con lui.
Io, Patrick e il fratellino abbiamo fatto merenda e abbiamo giocato.
Davide Virginio Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano
IL PERSONAGGIO CON LA PALLA
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
Era una giornata di sole; mi alzai, uscii e andai in strada. Lì vidi un bambino che giocava a palla da
solo. Gli andai incontro per giocare, ma lui disse: “Non puoi giocare, sto giocando io!”. Io rimasi
sbalordito, me ne andai e lui continuò a giocare da solo.
Ritornai indietro. Lui non c’era più; vidi la sua palla e mi misi a giocare.
Sentii la sua voce, ma lui non c’era; io mi spaventai e scappai, sembrava come se fosse entrato nel
pallone. Quindi io presi il pallone e me ne andai a casa.
Quando arrivai lì lo detti a mamma che lo sistemò in camera. Un’ora dopo andai a vedere nella mia
stanza: c’era un ragazzo che invitai a venire in cucina per conoscere mia madre. Lei con grande
sorpresa mi chiese: “ Chi è?” “E’ il ragazzo del pallone”, risposi.
Gaetano Polignano Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano
SANTIS… IL MIO AMICO IMMAGINARIO
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
Avevo litigato con mia sorella e con mia cugina. Allora io arrabbiato mi nascosi in un angolo e
gridai a squarciagola: “Perché non ho più cugini maschi?”. Lo chiesi anche a mamma. “Mamma,
mamma, sono arrabbiato!” e mamma: “Allora, Gaetano, calmati, fai un bel respiro e pensa”.
Allora, tutto a un tratto, come impazzito, gridai: “Santis, ben arrivato!”.
Mia cugina pensava che fossi matto e andò da mia sorella che con un sorriso disse: “Hai ragione,
Bea, che sfortuna!”. E io arrabbiato scappai.
Dopo tornai a casa e pensai: “Ma sarò matto o cosa?!”.
Vado a letto. La mattina seguente mi ricordo del mio buon amico Santis.
Graziana Conversano Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano
LA FUGA NELLA GIUNGLA
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
Ero in casa, in un caldissimo pomeriggio d’estate. All’improvviso mi venne il desiderio di uscire.
Lo volevo fare a tutti i costi, però mamma mi disse di no. Quindi mi preparai lo zaino con un panino
imbottito di nutella, due bottiglie d’acqua, il costume, dei vestiti di ricambio e … via, scappai dalla
finestra. Ore e ore di cammino, credo di essermi persa in quel posto strano. C’erano: rami, liane,
molte molte piante ed era tutto verde; ero arrivata lì col buio. Avevo tanta paura.
Sentii un fruscio … era vicino, sempre più vicino; poi vidi degli occhi: avevano la pupilla verde. Si
intonavano con la natura, erano pure molto lucenti; scoprii subito che era mia cugina Anna. Anche
lei come me desiderava avere un po’ di libertà. Mi ricordai che nello zaino avevo una tenda da
campeggio; insieme sconfiggemmo pensieri pieni di leoni. Avemmo paura per l’emozione, anzi
l’adrenalina al massimo.
La mattina dopo decidemmo di rientrare a casa, abbracciai mamma che mi aspettava sull’uscio e …
subito sotto la doccia!!!
Laura Munì Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano
UN INCONTRO CON LARI
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
In una mattina d’estate io stavo andando al mare, ma solo dopo due minuti di viaggio, io e mio
padre incontrammo sulla strada un cagnolino piccolo piccolo, nero; era stato abbandonato.
Prima ho pensato: “Oggi non andiamo più al mare!”, poi, quando mio padre si fermò per prenderlo,
in quel momento avevo dimenticato tutto: del brutto voto a scuola, la sgridata della maestra, l’amico
che mi aveva fatto male e all’improvviso mi sentii felice.
Allora dissi a papà: “Lo voglio!!!” . Lui mi contraddisse dicendo che l’avrebbe portato al canile. In
quel momento ero triste e passavo il tempo in macchina ad accarezzarlo, mentre papà percorreva la
strada per raggiungere il canile.
Ritornai a casa piangendo; papà, vedendomi triste, pensò di andarlo a prendere il giorno dopo,
poiché era il mio compleanno. Infatti la mattina seguente papà mi disse: “Vai a vedere nel cofano
della nostra macchina”. Andai, lo aprii, e dentro vidi il cucciolo che papà il giorno prima aveva
portato al canile.
Pensai che non mi sarei separata più da lui.
Fu il compleanno più bello della mia vita.
Lorusso Gabriele Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano
INCONTRO SPAZIALE
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
Era lunedì, tredici aprile, ore nove di sera. Franklin stava in camera sua, quando vide un grosso
disco nel cielo che lo stava portando via. Nel disco sentì una voce che diceva: - Ciao, il mio nome è
Zoloua. Vide una persona strana, verde e con un occhio solo. Aveva ben undici braccia! Franklin
gridò:-Aiuto! e disse in seguito:- Chi o cosa sei? La creatura affermò:-Io sono il principe dei
Necroniani, razza aliena potente. Poi Franklin chiese:- Cosa vuoi a me? L’alieno rispose:-Vorrei
che tu diventassi mio amico e che venissi con me nel mio pianeta.- Così il bambino, con voce
tremante, disse: - Ok, verrò.
Arrivati a destinazione scesero dalla navicella e tutti gli abitanti del pianeta esultarono. Poi delle
guardie li scortarono a palazzo, dove Zoloua si mise a studiare. Franklin incuriosito chiese:-Ma non
fai che studiare? Zoloua rispose:- Si, perche? E il bimbo:- A me non piace studiare!
E così risalì sulla navicella e se ne andò per l’ universo in cerca di avventura.
Martina Taliento Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano
UN GATTO UN PO’ STRANO
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
In una calda mattinata di Luglio, Bimba e i suoi genitori stavano andando al mare, però prima
dovevano fermarsi in farmacia a prendere la crema solare.
Mentre erano in farmacia videro sfrecciare qualcosa di arancione, rossa e blu. Era un gatto. Questo
gatto era arancione, con due chele rosse e il muso e la coda blu. Si era nascosto dietro un cartellone
pubblicitario di cosmetici.
La mamma dice a Bimba “Vallo a prendere!”. La fanciulla risponde: “No, ha le chele! Ho paura!”.
Allora la mamma si avvicina al cartellone e lo tira verso di lei. La creaturina scappa.
Però un dottore fa in tempo a prenderla per il collo, ma viene morso. La piccola creatura fugge
dietro la porta scorrevole, elettronica. Un dottore lo prende e lo porta fuori.
Bimba e i suoi genitori comperano la crema solare e si avviano verso la spiaggia.
Paolo Messa Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano
IL CASTELLO
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
Io sono andato in un castello a Bitonto. Era la prima volta che vedevo un castello. Io era spaventato.
Quel castello sembrava molto vecchio, invece dentro era bellissimo.
Dentro c’erano tantissime stanze. Dietro di esso c’era: uno scivolo, un trampolino e una grandissima
piscina. Lì dentro erano vissuti un Re e una Regina. Sono entrato e ho chiesto: “C’è qualcuno?”.
Non mi ha risposto nessuno, ma venne avanti un cagnolino che chiamai Puffi e strisciò tra le mie
gambe.
Mi spaventai anche perché sentii delle voci, feci un passo avanti e mi trovai in un bellissimo
soggiorno in cui c’erano dei quadri su cui stavano rappresentati il Re e la Regina.
Patrick Scisci Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano
IL VIAGGIO DI MARCO
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
Un giorno Marco andò in viaggio in un paese di montagna vicino ad un bosco. Allora
Marco andò nel bosco e vide passare un’ombra molto sospettosa si avvicinò e trovò una
torre con sotto molte trappole, le schivò. Arrivato alla porta la aprì e trovò per tutta la torre
delle scale dopo le scale. Dopo aver salito ebbe sete ma non aveva una goccia d‘acqua. Si
guardò attorno e vide un pilastro con una bottiglia. Si avvicinò, la prese, ma era una
trappola, si era incollata la mano. All’improvviso scese uno stregone e disse: “Ah, sei
caduto nella mia trappola”. Marco rifletté: “Sono innocente”, ma lo stregone non gli
credette.
Allora Marco tolse la bottiglia dal pilastro e scappò via. Lo stregone lo inseguì. Arrivò
nella città e per fortuna lui era allergico al sole e così sparì.
Marco disse al sindaco di chiudere il bosco per sempre. E tutti vissero felice e contenti.
Pierluigi Torres Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano
LA PALUDE STREGATA
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
Oggi sono emozionato perche vado in campagna dal nonno.
Salgo in macchina e via con il turbo.
Arrivato in campagna abbraccio il nonno e poi giochiamo a palla.
A un certo punto do un forte calcio al pallone e finisce nel bosco paludoso.
Vado con il nonno a prendere la palla, lui mi dice di cercare vicino alla palude di color marrone
invece lui lo cercherà tra gli alberi.
Mentre cerco la palla vedo una cosa molto strana e su di essa un banco di pesci tutti d’oro, con delle
dita grandi quanto un salmone e con tre code.
Lo volevo dire al nonno, ma nella palude il marrone diventò sempre più scuro, come se fosse vivo e
poi diventò verde veleno e mi sembrò che qualcosa stesse prendendo forma e, infatti, uscirono
animali incredibili: un leone blu a dieci code, tre conigli con ali di farfalla e denti di drago, un
ippopotamo con tutte le gambe di legno e una benda su un occhio.
Infine un orso nero e grigio, più forte di un dinosauro, con artigli lunghissimi e affilatissimi come i
suoi denti con proprietà magiche.
Lui mi disse che avrebbe potuto realizzare un desiderio.
Il desiderio fu quello di far tornare tutti gli animali da dove erano venuti e allora il mostro mise il
mantello dell’invisibilità sopra gli animali e tutti sparirono all’improvviso.
Pietro Serripierri Classe Quarta A S. G. Bosco classe 4° Polignano
Billy e il fantasma Verdino
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO – Polignano
C’era una volta, in una casa molto ricca, in mezzo ad un bosco di rami secchi e di rovi appuntiti, un
bambino di nome Billy che viveva con i suoi genitori.
Billy era un bambino come tutti gli altri: andava a scuola, si lavava i denti, faceva sport, ma lui era
un tipo molto pauroso.
Infatti, quando vedeva un ragno o un pipistrello rischiava di avere un infarto. Una notte, in casa sua,
Billy sente un forte rumore provenire dal bosco. Si fa coraggio e va nel bosco.
Egli segue i rumori e alla fine si ritrova vicino a una casa abbandonata, il bambino è anche curioso,
così entra nella casa, nella cucina vede un fantasma. Egli sviene. Il fantasma di nome Verdino
essendo tale si prese cura di lui fino a quando non si svegliò. Ad un certo punto, Billy si svegliò, ma
questa volta egli non ebbe paura di lui, perché si accorse che l’aveva salvato.
Billy non voleva dirlo agli altri, perché altrimenti tutti avrebbero riso di lui ed allora in poi dopo la
scuola egli andava a giocare con Verdino e la sua paura svanì. Billy fece amicizia con il fantasma e
vissero insieme felici e contenti.
Riccardo Minelli Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano
UNA BRUTTA AVVENTURA
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
Un giorno con la mia famiglia sono andato a Capracotta, con degli amici. Quando siamo arrivati lì
siamo andati subito in camera.
Il giorno dopo siamo andati in un bosco dove abbiamo visto un signore con due cani che aveva una
voce strana. Questo signore aveva addestrato i cani a trovare il tartufo. Dopo un po’ un cane ne
trovò parecchio così il suo padrone ce lo donò.
Poi notammo che questa persona aveva anche un bastone in mano. Non sapevamo, però a cosa gli
serviva!
All’improvviso sentimmo uno sparo e fuggimmo via.
Nello stesso giorno andammo in un altro bosco e vedemmo un panorama bellissimo. Poi da un
ruscello vedemmo dell’acqua che bevemmo. Era ormai buio quando ritornammo all’hotel.
E’ stata una vacanza indimenticabile!
Rosamaria Oggiano Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco Polignano
LO GNOMO DELLE CARAMELLE
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
Una notte ho sognato di guardare un film sulle caramelle che si trasformavano in creature fatate.
Dopo un po’, quasi alla fine del film, si è creato un portale che mi ha trasportata nel film. Lì
c’erano leccalecca giganti al posto degli alberi, fiumi di cioccolato e di vaniglia e quando nevicava,
dal cielo cadeva zucchero.
Ad un certo punto, da dietro un leccalecca gigante, è sbucato uno gnomo che indossava un gilet
rosso con molti taschini, dei pantaloni blu scuro e un cappello a punta di colore verde. Mi avvicinai
preoccupata perché ho sempre pensato che gli gnomi sono strani e malvagi, ma lui con aria gentile
mi chiamò e fece uscire da uno dei suoi taschini un pacchetto di caramelle gommose. Poi scappò
verso un fiume di cioccolata; lo seguii perché ero molto interessata ai suoi taschini: come poteva
estrarre un pacchetto di caramelle da un taschino così piccolo?
Continuai a rincorrerlo e vidi che stava per entrare in un marshmallow che in quel posto strano
usavano come barca. Io lo fermai e gli chiesi cosa altro ci fosse in quei taschini; lui mi disse che il
suo nome era Caramello e che se ne andava in giro a distribuire caramelle a tutti. I suoi taschini
erano troppo piccoli per contenere più di una caramella, allora gli chiesi come facesse a dare
caramelle a tutti. Lo gnomo disse che nelle sue tasche poteva contenere più di diecimila caramelle e
più perché erano senza fondo.
Gli chiesi se potevo aiutarlo a distribuire caramelle a tutti.
Attraversammo tutta la regione delle caramelle distribuendo dolci a tutti, poi riapparve il portale e
io tornai a casa.
Infine mi svegliai ed ero contentissima del sogno che avevo fatto.
Rosangela Guglielmi Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano
TAZZINA
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
C’era una volta una bambina di nome Tazzina, ella non aveva mai fatto un viaggio. Un giorno le
viene offerto di farlo insieme ad una sua amica, di nome Ornella: era bionda, con occhi verdi e di
statura media.
Tazzina aveva un po’ paura! Intanto accettò, perché non si era mai allontanata da casa sua, allora
salì in macchina.
Una volta arrivate sul posto misero i bagagli nello hotel e dopo andarono nel bosco. Tazzina si
allontanò e andò al mare per fare i castelli di sabbia.
Ornella si girò e non la vide, allora gridò “Tazzina dove sei?”, ma nessuno rispose. Si sentì solo
l’eco e tornarono indietro.
Dopo aver visto in hotel decisero di recarsi in città, mentre cercavano videro Tazzina che le andò
incontro chiedendole scusa, ed insieme bevvero un succo di frutta. Dopo aver trascorso sette giorni
tornarono a casa, Tazzina disse che non si era mai divertita così tanto.
Sara Martino Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano
UN BAMBINO UN PO’ SPECIALE
IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano
C’era una volta un bambino di nome Jordan. Questo bambino sembrava un po’ strano.
Un giorno andai a casa sua, mi mostrò le stanze e, dopo una sana merenda, andammo in giardino e,
dopo un calcio al pallone mi mostrò un portale in cui entrammo.
Vidi un mondo simile al nostro, ma dove si potevano usare superpoteri, dove le fate potevano fare i
propri comodi. Dopo aver percorso un bel tratto di strada entrammo in un castello, ma per entrarci
dovevamo superare roseti spinosi, rovi e infine una foresta di fantasmi. Allora Jordan mise una
mano sulla mia spalla e disse : “Facciamoci coraggio!”. Così prese una chiave dalla sua tasca e dalla
sua pancia delle forbici e tagliando le rose spinose oltrepassammo il primo ostacolo. C’era però il
secondo. A un tratto sentimmo un forte rumore. Allora guardammo in alto e vedemmo un simpatico
drago che ci fece salire sulla sua schiena e ci fece attraversare il rovo; lo ringraziammo e
continuammo il percorso. Arrivammo al terzo e avendo un po’ paura ci demmo la mano e
superammo così la foresta di fantasmi.
Finalmente entrammo nel castello grande e pulito, con tante piante.
Entrammo, ma una guardia ci avvisò che per entrare avevamo bisogno di una chiave speciale per
entrare in quel castello. Poi si impietosì e ci fece visitare velocemente il castello. Entrammo in una
stanza meravigliosa: era la stanza della Regina, vissuta nel 1526.
Si fece tardi e allora Jordan mi portò a casa sua con il teletrasporto. E’ stata un’esperienza
fantastica!!!
Jordan mi rivelò che la sua generazione aveva dei superpoteri fantastici e me ne mostrò uno:
riusciva ad andare dall’Irlanda all’Italia in un minuto.
Era un bambino speciale.
L’UOMO FANTASMA
MATTIA ABBATEPAOLO 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO.
Un bel giorno un signore di nome Francesco cammina per strada e dopo aver percorso un
chilometro arriva a casa. Va nel suo garage dove ci sono diverse macchine: la prima è una macchina
normale, la seconda è una macchina che si trasforma in aereo, la terza si trasforma in barca e tante
altre. Le macchine sono invisibili ma quando si parcheggiano si vede il colore. Francesco fa di
lavoro il mago e l’inventore. Lavora giorno e notte per creare progetti di ogni genere, ma quando
sente la parola “lotta” scompare in una nuvola di fumo.
UNA GITA IN ESTATE
3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO.
Ciao sono Christian Allegro e frequento la classe 3^ A. Un giorno d’estate,mentre ero in gita, ho
incontrato un bambino di nome Jordan.Insieme abbiamo giocato, mentre i nostri genitori
osservavano il bel paesaggio e chiacchieravano tra loro. Poi sono arrivati mio zio e mia zia e
abbiamo fatto tutti insieme un pic-nic. Dopo siamo andati sull’altalena e ci siamo divertiti molto.
Prima di ritornare a casa ci siamo promessi che la prossima estate ci rivedremo di nuovo. Infine
siamo tornati a casa felici e contenti per aver vissuto un’esperienza così divertente e piacevole.
E' BELLO AIUTARE I BISOGNOSI
RACCONTO SCRITTO DA : AURORA BELLIPARIO 3^ A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO
Un giorno, mentre viaggiavo con la mia famiglia, ho incontrato una persona in difficoltà e le ho
dato una mano: le ho offerto da bere e da mangiare e lei mi ha ringraziato molto.
Poi ho continuato a viaggiare e nel tragitto ho incontrato un'altra persona in difficoltà.
Le ho dato un passaggio in macchina, perché era a piedi ed era rimasta al gelo.
Prima di salutarci le ho dato la mia coperta preferita, affinché potesse riscaldare il suo cuore tanto
grande.
IL CANE GENEROSO
3^ A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANo
C'era una volta un cane molto generoso che aiutava ogni animale in difficoltà.
Un giorno incontrò un canguro che aveva perso il suo piccolo.
Insieme andarono a cercarlo nel bosco, ma fra i cespugli non c'era.
Poi andarono al circo e lo acchiapparono.
Il canguro per la gioia esclamò: " Evviva, l'ho ritrovato, grazie cane, molte grazie!"
Il cane era felicissimo.
AURORA BELLIPARIO 3^A I.C.S.G. BOSCO
UNA POVERA BALENA
RACCONTO SCRITTO DA: CARMINATI GIANFRANCO 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO
Un giorno di sole avevo sentito al telegiornale che c’era una balena nel nostro mare che era troppo
vicina alla riva e si stava insabbiando.
Senz’acqua non riusciva a respirare ed a un certo punto “BUDUBUM” è morta.
Ero andato al porto con mia madre per conoscerla e lì l’abbiamo vista tramortita.
La capitaneria di porto allora ha portato la balena vicino allo scoglio dell’Eremita per darle una
degna sepoltura.
Infine sono ritornato a casa e l’ho disegnata per serbarla sempre nel mio cuore.
UNA GIORNATA D’ ESTATE
RACCONTO SCRITTO DA: ANTONIO CHIANTERA 3^ A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO
Era una giornata d’estate. Ero andato sulla spiaggia e all’improvviso vidi dieci granchi con una
chela grande e una chela piccola e un branco di pesci. Ne presi venti e poi presi uno strano animale
con la bocca rotonda: era un misterioso fossile di una tartaruga gigante che era vissuto milioni di
anni fa:che emozione!
LO SCOLARO E LE INSEGNANTI
RACCONTO SCRITTO DA: CHIARELLA VITO 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO
Lo scolaro era un bambino che amava sempre andare a scuola e ascoltare le spiegazioni che
riceveva dalle insegnanti. Era, inoltre, bravo e gentile e quando incontrava qualcuno diceva sempre
buongiorno. Le maestre lo premiavano ogni volta che ad esempio qualcuno entrava in classe e lui
era sempre corretto. Le maestre erano molto contente del suo comportamento e lo hanno detto ai
suoi genitori. I genitori erano così soddisfatti del loro amato figlio.
UNA VOLTA SONO ANDATO ALLO ZOOSAFARI
RACCONTO SCRITTO DA CHIARELLA GIANVITO 3°A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO.
Un giorno sono andato allo zoosafari con la mia famiglia.
Arrivati, siamo andati a vedere i cervi, le pecore e gli elefanti grandi e grossi: erano bellissimi!
Dopo abbiamo visto la pantera, le iene in gruppo, i leoni, le tigri ,i ghepardi e gli orsi polari.
Dopo ancora siamo andati a vedere le scimmie, i castori e i gorilla che si sfidavano.
In seguito abbiamo preso la macchina e siamo andati a vedere i rinoceronti ,le foche e i cigni.
Poi abbiamo mangiato le patatine e dopo siamo andati alla tenda dove ci sono i serpenti, le rane, i
pesci, i ragni velenosi .
Infine siamo andati alle giostre.
Si è fatto pomeriggio e siamo tornati a casa. Io ero felice per la giornata spensierata trascorsa con la
mia famiglia e per aver visto dal vero così tanti animali forti e coraggiosi.
UNA GITA CON MAMMA E PAPA'
RACCONTO SCRITTO DA: ANDREA DI PALMA 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO
Ciao sono Andrea Di Palma e frequento la 3^ A.
Vi voglio parlare del mio viaggio a Venezia.
Il primo giorno non è andato male,infatti siamo andati al mare e di sera siamo andati al ristorante. Il
secondo giorno siamo andati a visitare la città e di sera siamo andati in piazza e abbiamo fatto
amicizia con degli amici.
Il Terzo giorno siamo andati a pescare e abbiamo preso molti pesci, mentre di sera abbiamo
mangiato al ristorante giapponese.
Il quinto giorno siamo andati a fare shopping con mamma, e di sera siamo andati a vedere piazza
San Marco .
L'ultimo giorno è durato molto perché siamo andati al cimitero, poi a mangiare dagli zii, di
pomeriggio da mio nonno dove ho visto un film horror e infine mia zia mi ha regalato un bel gioco.
Al termine della vacanza abbiamo salutato i miei zii e siamo tornati a casa.
E’ stata una bellissima vacanza. Il mio giorno preferito è stato quando siamo andati a pescare e di
sera siamo andati al ristorante giapponese: è stato super strepitoso!
IL SIGNOR DINOSAURO BRACCIA LUNGHE
RACCONTO SCRITTO DA: GRASSI GIADA 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO.
C’era una volta un signore che la gente chiamava “Signor Dinosauro Braccia Lunghe” perché aveva
le braccia lunghe come il collo di una giraffa.
Un giorno il Signor Dinosauro, mentre stava a casa ben riposato, si addormentò. Arrivò dicembre e
il dinosauro stava ancora dormendo. Per fortuna il campanello suonò e il dinosauro attirato dal
campanello cadde giù dal letto. Quando aprì la porta tutta la gente gli augurava Buon Natale,
mentre lui pensava che queste persone avessero bevuto tanto vino perché non era Natale, secondo
lui. – Ma tu hai guardato il calendario? – Gli chiesero. – No, perché io stavo dormendo! – Rispose
indispettito. – Allora tu sei un dormiglione! - dissero. -Si è vero, io sono un dormiglione! – replicò
prontamente. – Bene, visto che sei già fuori dalla porta, ti va di festeggiare il Natale con noi? – gli
domandarono. - Sì, mi piacerebbe tanto!- accettò.
Così tutta la gente del villaggio festeggiò il Natale con gioia ed allegria.
QUANDO MI DIVERTO
RACCONTO SCRITTO DA: ANTONIO L’ABBATE 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO.
Quando mi diverto io sono felice. Le cose che mi fanno divertire sono i go kart, il mare, le
macchine da scontro, ma soprattutto il divertimento appunto!!!
A scuola tutti mi prendono in giro, si arrabbiano con me forse perché sono un po’ brontolone. Io
cerco di fare amicizia, ma a quanto pare non funziona. Io in ogni caso dentro di me conservo
sempre un angolino felice, perché penso che per gli altri sono sempre comunque importante.
L’AVVENTURA DI HARRY POTTER
RACCONTO SCRITTO DA: CARLO PASCALI 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO
Tanti anni fa c’era un bambino di nome Harry Potter. Una sera la mamma lo mandò a fare la spesa
e, mentre camminava, si mise a piovere. Si rifugiò in una biblioteca e un vecchio lo accolse
chiedendogli se era andato per prendere un libro. Il bimbo gli disse di no. Il bibliotecario, invece,
disse:- Tu sei un appassionato di storie di draghi, di maghi e di pirati. Il Bambino gridò:- No, no
,no ! Io sono venuto a rifugiarmi! Mi sai dire dov’è l’uscita? L’uomo rispose di andare sempre
dritto, poi di girare alla rotonda dove c’è disegnato un drago, poi di girare a sinistra, poi sempre
dritto alla seconda rotonda dove c’è disegnato il mago Merlino. Il bambino si incamminò e quando
arrivò alla prima rotonda gli sembrò che il drago lo stesse prendendo. All’improvviso un vortice
gigante lo catturò e lo portò via. Si ritrovò nel cortile della paura e poi nella casa della paura. Entrò
e vide uno zombie. Spaventato gridò:- Ah, ah, ah! Lo zombie disse:- No, sono buono, ti offro una
bibita se vuoi! Diede il bicchiere a Harry che lo fece cadere sul pavimento che a sua volta si
sciolse. Lo zombie allora diventò un mostro cattivo. Harry Potter scappò via, poi un vortice lo prese
e lo portò lontano. Si ritrovò su un vascello dei pirati. Il loro capo gli chiese:- Chi sei? Harry disse
che era di passaggio ,ma il capitano non gli credette e ordinò di gettarlo in mare. Un nuovo vortice
lo salvò e lo portò con sé. Quando si risvegliò non ricordava niente e si ritrovò davanti a un tempio
e a un drago che lo accolse bruscamente. Salì le scale del tempio e trovò un cavaliere morto. Harry
allora gli prese lo scudo e la spada. Il drago era infuriato e sputava fuoco. Quando il ragazzo cercò
di affrontarlo, il drago lo inghiottì e si ritrovò nel suo stomaco dove vide tantissimo fuoco e molto
oro. Qualche minuto dopo fece starnutire il drago e uscì dalla sua pancia . Finalmente era arrivato
alla cima del tempio dove c’era l’uscita. Varcò la soglia e si ritrovò in biblioteca. Il bibliotecario
che lo stava aspettando gli chiese:- Com’ è andata? Harry rispose:- E’ stata un’avventura
mozzafiato!
L’UOMO INVISIBILE
RACCONTO SCRITTO DA: PELLEGRINI NICOLAS 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO
Un giorno uno scienziato creò una pozione invisibile che bevve e l’uomo divenne invisibile. Visto
che non aveva niente da fare e dato che era invisibile si mise una sciarpa, degli occhiali e un
cappotto e andò in giro a fare scherzi ai bambini che si spaventavano un sacco. Ad un certo punto,
arrivò un bambino che gli chiese perché spaventava i bambini e l’uomo invisibile stava per
aggredirlo quando la pozione svanì perché era temporanea. Ritornato normale scappò via per la
vergogna.
UNA FATA NEL BOSCO
RACCONTO SCRITTO DA: PELLEGRINI SARA 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO
Io quest’estate sono andata in campagna con la mia famiglia e abbiamo fatto un campeggio. Io
andando a prendere la legna, mi sono persa nel bosco. Ho visto una fata che piangeva, perché aveva
perso la sua bacchetta. Io mi sono avvicinata alla fata e lei mi ha detto che cosa era successo. Le ho
parlato e l’ho aiutata a trovare la bacchetta. Dopo un po’ abbiamo preso la bacchetta sul ramo di un
albero e lei mi ha ringraziato. Infine sono tornata al campo del campeggio felice e soddisfatta.
UN'ESPERIENZA MOSTRUOSA
RACCONTO SCRITTO DA: SCAGLIUSI GIACOMO ANTONIO 3^A I.C.S.G. BOSCO
POLIGNANO.
Un giorno di pioggia un bambino di nome Marco voleva uscire con gli amici, ma come fare?
Dopo tre ore gli venne un'idea: andare in auto!
Lo chiese alla madre che però disse di no, ma Marco insisteva, e la madre allora lo mise in
punizione per un anno. Marco, triste, disse: "Oh, no, ora cosa faccio?"
Dopo due giorni e tre ore arrivò un mostro: era rosso e blu, con la testa melmosa e le braccia di
roccia, le gambe di fuoco, il cuore di ghiaccio e il collo di terra, era mega muscoloso.
Il ragazzo uscì dalla sua camera per vedere cosa stava succedendo, ma era meglio se non l'avesse
fatto.
Chiamò "i cacciatori di mostri", però erano occupati e quindi si armò di coraggio e con una mossa
di karate sconfisse il mostro e salvò il mondo: era diventato un super eroe.
IL SIGNOR DINOSAURO GENTILE CON TUTTI
RACCONTO SCRITTO DA: RACHELE TORRES 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO.
Un giorno in un paesino , una bambina trovò una macchina del tempo che trasportava le persone
nel tempo PREISTORICO.
La bambina entrò ed incontrò un dinosauro TIREX molto buono a cui piaceva aiutare le persone e
incontrare nuovi dinosauri.
Quando la bambina lo vide si rese conto che erano diventati subito amici così la bambina si
trasformò in una cavernicola che si chiamava “ Zampa Caverna” e aveva un vestito con le macchie
rosse e nere e un dente di dinosauro per collana. Poi sentì che qualcosa la stava portando via dalla
sua casa, dalle sue amiche,dalla mamma e dal papà. Allora decise di ritornare al tempo presente
contenta per aver conosciuto un grande amico DINOSAURO.
UNA VOLTA IN UN BOSCO
RACCONTO SCRITTO DA: ZAGAGLIONE MATTIA 3^ A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO
Un giorno sono andato in un bosco per raccogliere un po’ di funghi con il mio papà. Ad un tratto
abbiamo sentito un grande rumore tra i cespugli: era un cinghiale! Per la paura siamo scappati a
gambe levate verso la macchina,ma il cinghiale correva ancora più veloce verso di noi. Con il cuore
in gola abbiamo raggiunto la macchina.
Io ho urlato:-Dai papà metti in moto la macchina, per fortuna siamo salvi. Evviva, evviva!
LO SCOLARO E LE INSEGNANTI
RACCONTO SCRITTO DA: CHIARELLA VITO 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO
Lo scolaro era un bambino che amava sempre andare a scuola e ascoltare le spiegazioni che
riceveva dalle insegnanti. Era, inoltre, bravo e gentile e quando incontrava qualcuno diceva sempre
buongiorno. Le maestre lo premiavano ogni volta che ad esempio qualcuno entrava in classe e lui
era sempre corretto. Le maestre erano molto contente del suo comportamento e lo hanno detto ai
suoi genitori. I genitori erano così soddisfatti del loro amato figlio.
L’incontro con Lorenzo
Alessandra L’Abbate S.G. Bosco Polignano a mare (BA)
Un giorno incontrai per strada Favij ma questo non è il suo nome, il suo vero nome è Lorenzo.
Lorenzo è uno youtubers, cioè fa i video giochi e li mette su youtube (internet).
Tante persone li vedono e si iscrivono al suo canale, se il video piace, mettono un commento: “ mi
piace o non mi piace”.
Mi piacerebbe rincontrallo.
Ancora oggi pubblica i video e la maggior parte delle persone li guarda, anche io li guardo e non mi
stancherò mai.
UNA GALLERIA IN FONDO AL MARE
ALESSANDRO COMES 5^ S.G.BOSCO POLIGNANO A MARE (BA)
UN BEL GIORNO IO E DUE MIEI AMICI, PAOLO E GIUSEPPE , SIAMO ANDATI
A FARE UNA GITA AL MARE.
SIAMO ANDATI AL MARE IN BICI, ABBIAMO MESSO IL COSTUME E
ABBIAMO COMINCIATO A PERLUSTRARE IL FONDALE MARINO, ERA
AFFASCINANTE.
ERA BELLISSIMA QUELLA GIORNATA, ERA LA GIORNATA PERFETTA PER
FARE UN BAGNO.
AD UN CERTO PUNTO ERAVAMO STANCHI E AFFAMATI: IO AVEVO
PORTATO IL CIAMBELLONE E I SALUMI, PAOLO AVEVA PORTATO IL
RISOTTO E LA CARNE .
GIA’, E GIUSEPPE AVEVA PORTATO I PANINI E LA FRUTTA E CON QUESTI
ALIMENTI ABBIAMOPRANZATO, ERA UN PRANZO BUONISSIMO.
DOPO IL PRANZETTO ABBIAMO GIOCATO CON LE CARTE DI GIUSEPPE A
BRISCOLA.
PAOLO E’ SEMPRE STATO SENZA PAZIENZA E INFATTI E’ ENTRATO IN
ACQUA DOPO ALMENO VENTI MINUTI, NOI ABBIAMO PROVATO A
BLOCCARLO MA LUI NON SI E’ FERMATO.
LUI SI ERA ALLONTANATO TROPPO DALLA RIVA; AD UN CERTO PUNTO E’
SCOPPIATO UN TEMPORALE ED E’ STATO TRASPORTATO DALLA
CORRENTE SUL FONDALE .
NOI SIAMO ANDATI A SALVARLO MA LA CORRENTE HA TRASPORTATO
ANCHE NOI E CI HA TRASPORTATO TUTTI IN UNA GALLERIA.
L’ ABBIAMO PERCORSA TUTTA E ALLA FINE DI QUESTA GALLERIA
ABBIAMO TROVATO MOLTE OSSA, CI SIAMO SPAVETATI E IO HO DETTO DI
TORNARE INDIETRO PRIMA DI CACCIARCI NEI GUAI.
NESSUNO MI HA ASCOLTATO E COME NON DETTO CI SIAMO RITROVATI
DAVANTI A UN MOSTRO MAI VISTO PRIMA .
ERA VELOCISSIMO, NON RIUSCIVAMO A SCAPPARE FINCHE’ ALCUNE
MOTO SONO APPARSE DAL NULLA E SIAMO RIUSCITI A PRENDERLE PER
UN PELO.
POI ABBIAMO RIPRESO LE BICI E SIAMO TORNATI A CASA.
AD UIN CERTO PUNTO HO SENTITO UNA VOCE CHE MI CHIAMAVA E MI
DICEVA: “DEVI ANDARE A SCUOLA!!”
IO FACCIO UN SALTO E MI RITROVO NEL LETTO.
MAMMA MI DICE CHE E’ SOLO UN SOGNO ED IO SONO VERAMENTE TRISTE
PERCHE’ MI PIACEREBBE VIVERE UNA GIORNATA DEL GENERE.
UN BELLISSIMO GIORNO
5^ A San Giovanni Bosco Polignano a mare (BA)
UN GIORNO, AL COMPLEANNO DI UN AMICO HO CONOSCIUTO UN AMICO
FRANCESE.
E’ ALTO E MAGRO, HA GLI OCCHI CASTANI, CAPELLI NERI.
NON CAPIVO QUELLO CHE DICEVA PERCHE’ PARLAVA FRAN CESE.
ABBIAMO GIOCATO INSIEME , CI SIAMO DIVERTITI , MANGIATO I BISCOTTI,
BEVUTO IL SUCCO, FATTO LA LOTTA CON I CUSCINI, INFINE RIPOSATI.
QUEL GIORNO SONO TORNATO A CASA FELICE E CONTENTO , PERCHE’ HO
CONOSCIUTO UN NUOVO AMICO FRANCESE, GIOVANNI.
UN GIORNO A SCUOLA DI CANTO
Alessia Matarrese 5^ A San Giovanni Bosco Polignano a mare (BA)
Un giorno una bambina che si chiama Elisa andò ad una scuola di canto.
Appena entrò l’ avevano accolta con una canzoncina di ben venuto.
All’ inzio andò divinamente .
Però dopo qualche giorno ad Alice , la migliore amica , i bambini che facevano gli scherzi , le
hanno tirato capelli e l’ hanno presa in giro.
Alice si volle ribellare infatti alla fine della lezione gli dette tanti schiaffi . Elisa poi la calmò e le
disse : “Non ti preoccupare glielo dico io a tua madre”.
Arrivati a casa , la mamma disse: “Che ti hanno fatto figlia mia”.
Lei non parlò però c’ era Elisa che disse alla madre : “I bambini le hanno tirato i capelli e per
Ribellarsi, lei ha tirato un calcio , però loro erano molto furbi e le hanno fatto male ed io
l’ ho consolata e il dolore è un po’ passato”.
IL VULCANO DEL TERRORE
Antonello De Donato 5°A S.G.Bosco Polignano a Mare(BA)
C’era una volta un vulcano molto alto e vicino ad esso c’era un bellissimo villaggio.
Un giorno il vulcano eruttò e distrusse tutto ciò che trovava davanti.
Gli abitanti del villaggio non avevano mai visto quella cosa rossa chiamata lava, poi uno di loro,
incuriosito, andò a vedere com’era la lava.
Uno dei cittadini sapeva che la lava era pericolosa ma era troppo tardi e l’uomo morì.
Dopo tanti anni il vulcano eruttò ma essi si erano preparati: avevano costruito muri indistruttibili e
la lava buttò tutto giù.
Dopo dei giorni il vulcano eruttò e non riuscì a distruggere il villaggio.
Il drago del villaggio
Antonello Settanni 5^ San Giovanni Bosco Polignano a mare (Ba)
Un tempo un drago attaccò un villaggio e lo distrusse.
In poco tempo il drago uccise tutte le persone del mondo e anche i suoi figli fino a che il mondo
sprofondò e morirono anche tutti i draghi.
Un giorno il Dio drago si ribellò, fino a che, poco a poco, volando incontro il suo gemello, si
unirono creando la “fusione dei”, chiamata “Deo ribellione”e mangiarono tutto l’universo.
Il viaggio su marte
Asia Zagaglione 5^A S.G.Bosco Polignano a Mare (BA)
Un giorno una bambina partì su marte, sembrava che non c’era nessuno ma all’improvviso vide una
cosa stana: aveva otto occhi, quattro braccia e un piede.
Alla bambina le faceva paura ma poi si prese coraggio e gli chiese come si chiamava.
Quell’alieno le rispose che si chiamava Alex e la bambina gli chiese perché aveva otto occhi
,quattro braccia e un piede.
La bambina pian, piano si avvicinò all’alieno e notò che aveva una tasca, gli disse perche aveva
quella tasca. L’alieno rispose che aveva quella tasca perchè era tridimensionale, cioè che ci poteva
mettere tutto, aveva perfino alcune cose che potevano fare ingrandire gli oggetti, poi cose che
potevano far scomparire gli oggetti.
Diventarono veri e propri amici e la bambina non se ne andò mai più da marte.
VIAGGIO AL CENTRO DEL MONDO
DANIELE BOVINO 5^ A S. G. BOSCO POLIGNANO A MARE (BA)
UN POMERIGGIO SCIUL DECISE DI PARTIRE AL CENTRO DELLA TERRA, PERO’
SAPEVA CHE AVREBBE AVUTO BISOGNO DI AIUTO PER ARRIVARCI E QUINDI,
CHIAMO’ IL SUO AMICO JAK .
QUANDO ARRIVARONO, LA MATTINA, CHIESERO A UN MARINAIO SE POTEVANO
PRENDERE LA SUA BARCA PER ANDARE AL CENTRO DEL MONDO, E LUI DISSE DI
NO.
MENTRE ERA DISTRATTO SONO SALITI A BORDO PER SALPARE.
DOPO DUE ANNI , ARRIVATI AL CENTRO DEL MONDO, SONO ANDATI IN GIRO PER
TROVARE L’ ACCESSO E DOPO QUALCHE ORA, TROVARONO UN BUCO
PROFONDISSIMO E BUISSIMO, JAK INCIAMPA, TUTTI E DUE CADONO NEL BUCO.
MENO MALE CHE AVEVANO LA TORCIA E ANDANDO UN PO’ IN GIRO, A UN CERTO
PUNTO SENTONO UN RUGGITO.
INFATTI SBUCA UN T –REX CHE LI RINCORRE FINCHE’ NON TROVANO UNA
CAVERNA DOVE SI RIPARANO.
DOPO CHE IL DINOSAURO SE NE ERA ANDATO, USCIRONO FUORI CAVERNA E
TROVARONO UNA PERSONA STRANA CHE AVEVA UN COLORITO VERDASTRO.
ALL’ INIZIO QUELLA CREATURA AVEVA PAURA, MA POI HA CAPITO CHE
VOLEVANO AIUTARLO.
LO AIUTARONO AD USCIRE DAL BUCO E LUI, HA AIUTATO LORO.
QUANDO FURONO FUORI DAL BUCO NERO, DIVENTARONO AMICI PER TUTTA LA
VITA.
IN UNA CITTA DIVERSA
FEDERICA PASCALI 5 ^ A S.G .BOSCO POLIGNANO A MARE (BA)
In una bella giornata, durante le vacanze, mia madre scelse di andare a fare una visita alla citta dei
miei bisnonni, che si chiama Freekend .
La mamma preparò le valige e decise di starci un a settimana.
Allora ci mettemmo in cammino e andammo con il treno . Arrivati in citta mia madre disse :
“Questa citta è bellissima”.
Io dopo due minuti mi girai e mia madre non c era più, era andata sicuramente in qualche negozio
, ma la ritrovammo per fortuna.
C’ erano molte cose : c era un negozio fatto di caramelle rosa, io entrai e mangiai un pezzo di
parete, era così morbida che ci faceva saltare sul pavimento .
E’ stato bellissimo andare a Freekend e mi è piaciuto molto anche il negozio di dolci .
Il viaggio nel passato
FRANCESCO POTITO 5^A S.G.BOSCO POLIGNANO A MARE (BA)
Un giorno fa il professore ha inventato una macchina del tempo, siamo andati nel laboratorio e
abbiamo iniziato a meditare le varie invenzioni del professor Saputellis.
A un certo punto arriva e ci fa paura , Jack si avvicina a una pozione e, per sbaglio, aziona la
macchina del tempo:ci ritroviamo tutti in una terra strana, poi vediamo un dinosauro e tutti diciamo:
“-Ci troviamo nella preistoria!”Sentiamo un enorme ruggito, poi dagli alberi spunta un t-rex, cerca
di attacare, ma noi prima che attacchi ci mettiamo a correre come pazzi. Lucy aveva con sé un
fucile a pompa, lo colpisce ma non da ucciderlo.
A Lucy cade il fucile a pompa e il t-rex è a cinque metri da noi e cerca di azzannarci, il t-rex
calpesta la macchina del tempo e la distrugge, “Siamo spacciati!”.
Ma il professor Saputellis che stava in laboratorio aveva un'altra macchina del tempo, allora prende
due mitragliatrici, entra nel portale e si teletrasporta.
Il professor Saputellis ci trova, noi troviamo un vicolo cieco e lui ci blocca, il professor Saputellis
uccide il t-rex prima che lui ci divori.
Entriamo nel portale di riserva e ritorniamo a casa sani e salvi.
L ‘ARRIVO DI DORAEMON
GIUSEPPE PARADISO 5 ^ S.G.BOSCO POLIGNANO A MARE (BA)
UN BEL POMERIGGIO UN AMICO DI NOBITA CHIAMATO GIAN , DISSE A NOBITA DI
ANDARE A FARE UNA PARTITA DI BASEBAAL.
FINITA LA PARTITA GIAN SI ARRABBIO PERCHE AVEVANO PERSO PER COLPA SUA E
GLI DIEDE UN PUGNO IN TESTA.
DISSE: “ SEI UNA FRANA ,SEI UN PERDENTE , NON SAI FARE NULLA, HAI FATTO
TANTI ERRORI “.
“ PERCHE TU NON LI HAI FATTI?COME TI PERMETTI DI DIRMI CHE HO FATTO TANTI
ERRORI, ORA TI ROMPO!”
“HAIA!HAIA!HAIA!”
“COME TI PERMETTI DI DIRMI CHE HO FATTO DEGLI ERRORI IO SONO IL
CAPO!VATTENE A CASA!LA PROSSIMA VOLTA CHE MI PROVOCHI SONO GUAI PER
TE NOBITA ARRIVO’ACASA PIAGNUCULANDO .”
LA MAMMA DI NOBITA GLI DICE DI ANDARE A FARE LA SPESA.”MAMMA A ME NON
VA DI ANDARE A
FARE LA SPESA!” “FILA VAI A FARE LA SPESA, ALTRIMENTI STASERA NIENTE
CENA!” “OK MAMMA”.
IO A UN CERTO PUNTO HO INCONTRATO LA MIA AMICA SCIZUKA: “EI!NOBITA,
DOVE VAI?” “IO VADO A FARE LA SPESA”
“POSSO VENIRE A CASA TUA A GIOCARE?E LA SPESA LA FACCIO DOPO.”
“VA BENE”.
“CHE BELLA STANZA ORDINATA CHE HAI.”
“GRAZIE PER LA MERENDA IO VADO A CASA.”
“BEN ARRIVATO NOBITA, LA SPESA?!!”
“VALLA A PRENDERE MAMMA, L HO LASCIATA SU UNA PANCHINA.”VA BENE
FANNULLONE LA VADO A PRENDERE IO”
“UFFA PERCHE MI CAPITANO QUESTE COSE!”
“PERCHE SI MUOVE QUEL CASSETTO, AIUTO CHI SEI TU!”
“CIAO NOBITA, IO TI HO OSSERVATO,VENGO DAL FUTURO.”
“AIUTO UN PROCIONE PARLANTE.”
“NON SONO UN PROCIONE, SONO UN GATTO ROBOT, E MI CHIAMO DORAEMON. COS
E QUESTA MERENDA?POSSO ASSAGGIARLA?”
“SI PUOI MANGIARLA.”
“BONISSIMA COME SI CHIAMADORAGLIAKI,CON LA MARMELLATA DI FAGIOLI, A
CIAO SEUVASHI, SEI VENUTO ANCHE TU?”
“NOI SIAMO VENUTI PER AIUTARTI”
VEDI QUESTE SONO LE FOTO DI MATRIMONIO DI TE E DI JAIKO.”
“NO,NO,NOOOOO!!ANDATEVENE VIA NON VOGLIO SPOSARE QUELLA.”MENTRE
USCII INCONTRO JAIKO.
JAIKO IO NON TI VOGLIO SPOSARE SEI BRUTTA.”
PARLA GIAN, LA SORELLA DI JAIKO : “COME OSI PRENDERE IN GIRO LA MIA
SORELLINA ADESSO TI ROMPO!!!NON LA PASSERAI LISCIA !”
“OH SEI TU DORAEMON, HAI VISTO CHE TI SUCCEDE TI VOGLIO AIUTARE….
ANIMALI STRANI
MATTIA FORMICA 5^AS.G.BOSCO POLIGNANO A MARE (BA)
UN GIORNO UN BAMBINO TROVO DEGLI ANIMALI MOLTO STRANI, VIDE IN MARE
UNO SQUALOGIRAFFA, SULLA TERRA UNA ZEBRA LEONE, UNO SQUALO LEONE,
UN PESCE TIGRE, UNA PANTERA ZEBRATA, UN ELEFANTE LEONE ,UNA BALENA
ELEFANTE,UN ELEFANTE GIRAFFA, UNA BALENA GIRAFFA, UN UCCELLO BALENA
CHE LO FECE SALIRE IN CIELO ; ANDARONO A FARE UN GIRO E DIVENTARONO
SUBITO AMICI.
ANDARONO AL CIRCO E ALLO ZOO. GLI ALTRI ANIMALI SE NE ANDARONO PER
CONTO LORO E DIVENTARONO TRISTI .
POI UN ALTRO BAMBINO VIDE UN ANIMALE STRANO, SI SPAVENTO’ UN POCHINO
MA ANCHE LORO DIVENTARONO TANTO AMICI E, CON GLIALTRI ANIMALI
DIVENTARONO AMICI PER SEMPRE E PER LA PELLE E ANDARONO A FARSI I GIRI IN
CITTA’.
UNA BAMBINA MOLTO GENTILE
Morena D Addabbo 5^ A S.G. Bosco Polignano a Mare (BA)
Un giorno una bambina andò in giro per le strade del paese, incontrò due signori che urlavano:
“Quanto siamo ricchi, quant’ è bello essere ricchi”.
Allora la bambina s’intristì e gli disse: “Non pensate a tutte quelle persone povere che non
possono mangiare, non possono bere acqua potabile!”.
I due uomini si misero a ridere e dissero alla bambina : “Perché rovinarsi la vita, e poi, se
diamo i nostri soldi a loro non diventeremo poveri noi ?!”.
“ Io non ho detto che dovete dare tutti i soldi alle persone povere, sto dicendo di aiutarle,
portargli medicine per non ammalarsi e non farle moriredi fame e poi, vi migliorereste la vita
anziché rovinarvela. Io dico che non ci avete provato neanche una volta, quindi provateci e poi
vedrete quant’é bella quella sensazione,così il mondo sarà migliore.
Comunque ditemi se voi eravate cosi’ poveri non avreste voluto che vi curassero, io dico di sì”.
I due uomini pensarono: “Dovremmo essere noi a dare l’ esempio!” .
“ Allora , vi siete convinti!?” disse la bambina .
I due uomini si convisero e quel giorno per la bambina diventò molto bello, perche sapeva che il
mondo sarebbe diventato migliore.
UNA GIORNATA FANTASTICA
PUGLIESE MIRIAM CLASSE 5^A SCUOLA S.G.BOSCO POLIGNANO A MARE (BA)
IL GIORNO DI FERRAGOSTO, CIOE IL 15 AGOSTO , SONO ANDATA IN VILLA, E’
STATO UN GIORNO FANTASTICO PERCHE’ ABBIAMO GIOCATO.
IO ERO MOLTO CONTENTA, PERCHE’ ERO CON I MIEI CUGINETTTI: FACEMMO IL
BAGNO IN PISCINA, CI SCHIZZAMO, CI LANCIAMMO I PALLONCINI, INSOMMA CI
FACEMMO I COSIDETTI ”GAVETTONI”.
POI MANGIAMMO TANTE COSE BUONE E ALLA FINE DEL PRANZO ABBIAMO
RICOMINCIATO A FARE I GAVETTONI, PERO’, LA SECONDA ESPERIENZA ANDO’
MALE PERCHE’ I PALLONCINI SI SCOPPIAVANO SEMPRE PER LA FORZA DI
GRAVITA’ DELL’ACQUA. VISTO CHE I PALLONCINI SI SCOPPIAVANO FACEMMO IL
BAGNO IN PISCINA, MA ERA UNA PISCINA GONFIABILE, ALLORA SICCOME NON
ENTRAVAMO TUTTI DECIDEMMO DI ANDARE AL MARE, TANTO, LA VILLA ERA
VICINA AL MARE.
DICEMMO: “ ANDIAMO SOLO A FARE UNA PASSEGGIATA”, MA AVENDO IL
COSTUME NON SI POTEVA EVITARE IL BAGNO.
ARRIVO’ IL TRAMONTO E ANNUNCIAMMO ‘GRIDAMMO, “BUON FERRAGOSTO
2015!!!”
ALLA FINE DELLA GIORNATA ACCENDEMMO IL BARBEQUEE, ARROSTIMMO LA
SALSICCIA, ANDARONO A COMPRARE LE PIZZE E MANGIAMMO…
E’ STATO IL FERRAGOSTO PIU’BELLO DELLA MIA VITA!!!
UNA GIORNATA PIENA DI AMORE E DI PASSIONE
Viviana Aiuto 5^ A S.G. BOSCO Polignano a Mare (BA)
Un giorno in TV ho visto un film molto bello , pieno di amore e di passione che mi è piaciuto
tantissimo.
Parlava di tante cose: cioè di amore, di amicizia, di passione.
Questo film si chiama “Titanic.”
Mi è piaciuta una parte in particolare : l’ ultima puntata che parlava dell’ affondamento delle
nave .
Questo film non è la prima volta che va in T V , però trasmette moltissime emozioni .
Alla fine tutti si trovarono nel mare . Lì era freddissimo ed erano tutti congelati .
Alcuni , quelli che riuscirono a trasportarsi sulle scialuppe, videro tutto quello che succedeva alla
nave .
La videro affondare e quasi tutti morirono nell’ oceano.
INSEPARABILI
IV Matilde Carbonara Francesca Mazzarella Cecilia Marzulli - Scuola primaria "N. PICCINNI"
C’era una volta una bambina di nome Caterina. Caterina si trovava su una barca dispersa nel mare,
vagava giorno e notte fino a quando non arrivò in una città. Camminando trovò un gruppo di
bambini che giocavano a pallacanestro e chiese: “posso giocare con voi?” Loro risposero: “ NO
siamo già in troppi.” Dopo Caterina si avvicinò ad un gruppo di bambine che giocavano a pallavolo
e chiese : “posso giocare con voi?” E loro risposero:” NO sei troppo bassa.” Camminando, arrivò
con la testa bassa, da un bambino della sua altezza che giocava da solo a palla e chiese: “posso
giocare con te?” E Jacopo rispose: ” Io stavo per andare a fare una passeggiata nel bosco; vuoi
venire con me?” Caterina rispose: “ Certo, partiamo subito”. Allora si incamminarono nel bosco.
Ad un certo punto incontrarono un lupo e una volpe che litigavano e chiesero:” Perché litigate? E la
volpe rispose: “ stiamo litigando perchè non ci accordiamo su quale gioco fare…” Jacopo disse:
“volete venire con noi a fare la passeggiata nel bosco?” E il lupo rispose : “ per noi va bene !!!”
Arrivati alla fine del bosco c’era la casa di Jacopo, entrarono e fecero un bel pranzetto e poi
andarono a giocare fuori. Ad un certo punto scoppiò un acquazzone ma loro non avevano riparo,
allora bussarono in alcune case, ma tutti rispondevano di non avere più posto perché avevano paura
di far entrare un lupo in casa, tranne una simpatica vecchietta che li ospitò, li fece cenare, li dette
delle coperte e così andarono tutti a nanna e vissero per sempre insieme in quella casetta, contenti
perché l’amore rende sempre felici e soprattutto perché non tutti i lupi sono cattivi!
Iris e la Dea del Lago
Adriana Zito, Enrica Petruzzelli, Micaela Barracano, Claudia Cicola e Nicolò Fanelli Scuola
primaria "N. PICCINNI"
Iris è una bambina, la sua migliore amica è la Dea del lago Melodi.
La Dea Melodi e Iris andavano sempre a giocare nella acque del lago Cristallino, saltavano, si
bagnavano, si arrampicavano sugli alberi.
Un giorno i genitori di Iris crearono una diga e per costruirla abbatterono la casa di Melodi, Iris e la
Dea litigarono perché Iris pensava che i genitori avessero ragione e che la costruzione della diga
fosse necessaria; ma per la Dea Melody fu un grande dispiacere soprattutto perché la sua migliore
amica non aveva cercato neppure con una parola di non far distruggere la sua casetta, ma lei in
fondo era una dea…
Passarono i giorni, poi i mesi e anche gli anni e ad Iris mancava Melodi, ogni giorno ripensava ai
meravigliosi momenti trascorsi insieme e agli occhi verdi di Melody e così superò tutte le paure che
aveva nel suo animo e andò a trovarla. La diga non c’era più e ai suoi occhi apparve la nuova casa
di Melodi, era bellissima.
Melodi in quel momento chiamò Iris e la invitò ad entrare.
Appena Iris varcò la porta, la Dea la accolse con un immenso abbraccio e le due amiche fecero
subito pace.
Ripresero a giocare e giurarono di non litigare mai più, e di difendersi per sempre…così fecero.
L’uovo magico
IV Ale Lisco, Antonio Rossano, Edoardo Ranieri Scuola primaria "N. PICCINNI"
C’era una volta in una foresta un uomo che viveva tutto solo in una casa di legno.
Un giorno trovò in un cespuglio un uovo tutto colorato e lo portò a casa.
Cercò e cercò sui libri ma non trovò ciò che cercava, all’improvviso sentì CRACK! E l’uovo si
schiuse e ne uscì un draghetto rosso.
Il giorno dopo iniziò a capire che quel drago era buono e decise di addomesticarlo e di accoglierlo
in casa.
Il drago diventò suo amico e allora decisero di andare a vivere a Dragolandia, la sua città.
Quando diventò grande incontrò una draghetta e se ne innamorò e così dedicandosi alla draghetta
non trovò più tempo per il suo amico e quindi litigarono, l’amico decise di ritornare nella sua casa
di legno.
Tornato a casa, Giacomo, il nome di questo signore decise di riflettere sul perché lui e il suo amico
avessero litigato, e su ciò che gli aveva portati a non essere più amici e a non vedersi più.
Capì…ma il suo orgoglio era più forte.
Quindi Giacomo riprese a fare le solite cose che faceva prima, ma pensando sempre al suo amico.
Il drago capì anche lui che il suo amico stava soffrendo e andò a chiedergli scusa, fecero pace e
tornarono a vivere insieme a Dragolandia promettendosi di non essere mai più gelosi perchè
l’amore deve essere libero.
LA FATINA ELISABETTA E LE SUE AVVENTURE
AURORA LEONE IV B PLESSO BONGHI
C’ERA UNA VOLTA TANTO TEMPO FA UNA FATINA DI NOME ELISABETTA. ABITAVA
IN UN FIORE. UN GIORNO MENTRE STAVA PASSEGGIANDO INCONTRO’ UN ORCO E
COME LO VIDE SI SPAVENTO’ E ANDO’ A NASCONDERSI DIETRO UN CESPUGLIO,
L’ORCO ANDO’ DA LEI E LE DISSE :” STAI TRANQUILLA IO SONO GENTILE NON
MANGIO NESSUNO” ALLORA ELISABETTA GLI CHIESE :” MA TU COME TI CHIAMI?” E
L’ORCO INCLINANDOSI :” IO SONO CARLUS”. UN GIORNO MENTRE ERANO INSIEME
VICINO AL FIUME LA FATINA CADDE DENTRO E LA CORRENTE L’AVEVA
TRASPORTATA LONTANO, QUANDO ERA FINITO IL FIUME SI SVEGLIO’ E SI
RITROVO’ IN UNA FORESTA PIENA DI ORCHI COSI’ GLI RACCONTO’ TUTTO E GLI
DISSE :” MI SONO PERSA” E GLI ORCHI “ TU CONOSCI UN ORCO DI NOME CARLUS”
ELISABETTA RISPOSE:” SI CERTO” ALLORA SI INCAMMINARONO VERSO LA SUA
CASA E TROVARONO ANCHE CARLUS, ALLORA GLI ORCHI PRESERO CARLUS MA LA
FATINA ERA DISPIACIUTA E LO PRESE PER MANO E DISSE :” NON TE NE ANDARE
RESTA CON ME IO NON HO AMICI” E ALLORA RESTO’. VICINO AL FIORE
COSTRUIRONO UNA CASA DI RAMETTI E ABITARONO VICINI. E VISSERO PER
SEMPRE FELICI E CONTENTI! FINE!
Un compleanno fantastico
IV B PLESSO BONGHI
C’era una volta un bambino di nome Rico . Rico era un bambino molto curioso e voleva esplorare
tutto il mondo. Un giorno i suoi genitori partirono per lavoro. Il giorno dopo Rico guardò il
calendario dicendo: -è già arrivato 1° dicembre, è arrivato il mio compleanno. Rico corse a
chiamare i suoi genitori, ma si era scordato che erano partiti. Allora triste di non poter festeggiare
uscì fuori nel parco e lì incontrò i suoi amici: -ciao Rico vieni a giocare con noi!-. Rico dispiaciuto
disse: -non posso festeggiare il mio compleanno con i miei genitori-. Allora Rico tornò a casa
dicendo: - peccato!- Ad un c’erto punto, Rico sentì un buon odore: -chi c’è in casa?-e nessuno
rispose. Dopo un po’ le luci si spensero e 9 candeline si illuminarono. -Ecco da dove veniva
quell’odore !- Era una gigantesca torta e stavano tutti i suoi amici. Rico disse contento il miglior
compleanno!-.
L’AMICIZIA
ALTIERI TERESA IV B PLESSO BONGHI SANTO SPIRITO – BARI
C’ERA UNA VOLTA TANTO TEMPO FA, UNA BAMBINA DI NOME GIULIA CHE VIVEVA
IN UNA CASETTA DA QUANDO ERA NATA, E PRIMA D’ORA NON ERA MAI USCITA
PERCHE’ LA MADRE LA LASCIAVA IN CASA QUANDO USCIVA E CHIUDEVA A
CHIAVE LA PORTA. ORMAI AVEVA GIA’ DICIOTTO ANNI. UN GIORNO LA MADRE
USCI’ DI CASA, E PER LA PRIMA VOLTA LASCIO’ LA PORTA APERTA E LEI NE
APPROFITTO’ E USCI’ PER ESPLORARE LA CITTA’ E LA NATURA. FECE AMICIZIA
CON ALTRE RAGAZZE STRABILIANTI CON CUI GIOCARE E QUANDO SI ACCORSE
CHE ERA TARDI CORSE A CASA PRIMA DELL’ARRIVO DELLA MADRE. DA QUEL
GIORNO FECE UNA COPIA DELLA CHIAVE E USCI’ DI CASA.
Un’avventura di un bimbo di classe
Stefano Lorusso – classe IV B- Plesso Bonghi –S.Spirito– Bari
C’era una volta un bambino di nome Nino che abitava in un palazzo grande: sua madre dice
svegliati! È ora di andare a scuola! E lui si sveglia e va a scuola. Poi trovò una foresta e poi mentre
cammina vede qualcosa di strano e poi va là; mentre va là trovò un animale grosso: un dinosauro
affamato, un T-Rex, e poi scappa e poi lo semina e poi incontra un allosauro e scappa anche da lui e
poi semina anche l’allosauro e poi trovò un ostacolo d’avventura: un lago pieno di coccodrilli.
Camminando per troppo tempo trovò un orso e scappa e poi mentre cammina ancora trovò un
giaguaro e poi camminò ancora e finalmente trovò la scuola.
IL BOSCO INCANTATO
classe IV B- Plesso Bonghi –S.Spirito– Bari
C’era una volta una bambina di nome Sara che abitava in una casetta di legno in mezzo al bosco.
Dalle assi di legno spuntavano fiori di tutti i colori. Un giorno Sara decise di andare a fare un pic-
nic nel bosco. Cammina cammina Sara si stancò e si fermò sotto un grande albero , ad un tratto vide
tante farfalle ma guardandole meglio erano fate!!! Sara cominciò a seguirle senza farsi vedere e si
accorse che era in mezzo ad un cerchio di funghi che brillavano, poi tante fatela circondarono e con
le loro bacchette la fecero diventare piccola quanto loro, e spiegarono a Sara che la portavano al
matrimonio della principessa del loro regno. Sara accettò l’invito e raggiunse il castello in groppa
alla fata. Quando arrivarono al castello Sara incontrò il Re e la Regina che le diedero un abito
bianco fatto di petali di gelsomino. Dopo il matrimonio ci fu un grande banchetto pieno di cose
buone. Infine il Principe e la Principessa partirono su una carrozza volante. Sara tornò alla sua
altezza naturale e le fate per ringraziarla le riempirono il cestino di fragoline di bosco. Sara contenta
dell’avventura tornò a casa.
I TRE POLIZIOTTI
e la lotta contro il crimine
FLAVIA CARTA – classe IV B- Plesso Bonghi –S.Spirito– Bari
C’erano una volta tre poliziotti, uno alto ,uno medio ed uno basso. Tutti lavoravano in divisa e,
quando c’era bisogno, andavano a combattere il crimine. Solitamente lavoravano da soli fino a che,
un giorno , casualmente, si trovarono a risolvere un caso tutti assieme. Si chiamavano Fabrizio,
Giacomo e Lorenzo e non andavano molto d’accordo sia per carattere che per statura. Quando però
lavoravano insieme erano invincibili.
Il commissario Lobosco che dirigeva la squadra di Polizia, chiese a loro di continuare a lavorare in
gruppo, ma i tre non furono d’accordo. Quando seppero però che lo stipendio era più alto si fecero
invogliare dai soldi e decisero di lavorare in gruppo.
Passarono due mesi e i crimini aumentavano. Un giorno accadde un crimine grandissimo: un
omicidio. Si sparse la voce che chi avrebbe catturato il criminale avrebbe ricevuto 1000 € in gettoni
d’ oro. I poliziotti, sapendo della ricompensa, si misero al lavoro da soli. Passarono giorni e nessuno
aveva ancora trovato nulla, allora essi si decisero a lavorare insieme così da ricevere la ricompensa.
Dopo due giorni il criminale era già in carcere; e i poliziotti ebbero la ricompensa divisa per tre. Si
resero anche conto che lavorare insieme era più divertente e subito diventarono amici per la pelle e
continuarono a combattere tutti i crimini insieme.
MARIA E LA SUA NUOVA AMICA
ALESSIA CHIEDI 4=B BONGHI ARISTIDE GABELLI
In ITALIA viveva una bambina di nome MARIA. Un giorno dopo la scuola andò a fare una
passeggiata per fare la spesa,ma nel frattempo la madre e il padre parlavano del trasferimento a
Parigi e non volevano farlo sapere alla bambina perchè sarebbe rimasta molto male. Ritornò a casa
MARIA e la madre e il padre le confessarono tutto ,però lei dispiaciuta andò a piangere nella sua
stanza. Il giorno dopo partirono per PARIGI,durante il viaggio si addormentò per un po. Appena
arrivati svegliarono MARIA e andarono alla loro nuova casa per visitarla per bene. Iniziarono dalla
cucina,era meravigliosa rossa e bianca,poi il salone bellissimo arancione e giallo e infine la camera
da letto di colore bianco molto classiche. MARIA dopo il primo giorno di scuola andò a visitare la
città e si fermò a un parco dove c'erano tanta bambine e bambini, allora incontrò una bambina e la
chiese come si chiamava. Però era molto antipatica allora MARIA andò ad un'altra bambina e le
chiese la stessa cosa,come ti chiami,e rispose io mi chiamo AISHA. Lei era invece perfetta per
me,andammo a fare una passeggiata per vedere la torre EIFEL,e stato bellissimo trasferirmi però mi
manca L'ITALIA.
AMICI PER LA PELLE
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
Un giorno Gianluca e Daniele stavano giocando a basket. Gianluca non passava mai la palla a
Daniele e disse: - Adesso tocca a me giocare con la palla. Gianluca disse: - No, la palla è mia e
perciò decido io. – No! – rispose Daniele – devo giocare anch’io, la palla in verità è mia, non la
devi mica rubare tu - . Non te la darò mai – rispose Gianluca e così cominciarono a litigare. Ma
dopo Gianluca gli chiese scusa e si misero a giocare insieme. Alla fine capirono che era più
divertente giocare insieme che litigare. Da quel momento diventarono amici per la pelle.
Babble e Silkie
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
C’era una volta uno squalo di nome Babble che non aveva amici perché il suo aspetto era
spaventoso. Un giorno Babble andò a fare una nuotata con i sui amici squali. Ad un tratto Babble
vide un cucciolo di balena proprio come lui. Così si avvicinò ma mentre si dirigeva verso la
balenotta essa si allontanava sempre di più. Babble disse:-Aspetta non andare via!-e la balena si
fermò. La balena disse:-Come ti chiami? Io mi chiamo Silkie!- E lo squalo rispose :-Io Babble!-
Silkie disse :-Sei uno squalo buono?- E Babble rispose:- Si, certo! E’ che ho un aspetto un po’
spaventoso!- Silkie rispose:- A me l’aspetto non importa, è l’amicizia che conta!- Così Babble si
sentì il cuore esplodere dalla felicità! Da quel momento i due amici iniziarono a ridere, a scherzare e
a giocare perché capirono che: l’ aspetto non conta!
Carlo e il signor Antonio
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
C’era una volta un signore di nome Antonio,che non parlava e rideva con nessuno, nemmeno con
gli amici di lavoro o con chi gli faceva qualche domanda.
Un giorno il signor Antonio incontrò un bimbo di nome Carlo che gli faceva tante domande, ad
esempio: “Come si chiama? Perché non parla con me? Quanti anni ha?”…
Il bambino vedendo che questo signore non gli rispondeva e non rideva alle sue battute si offese.
Il giorno seguente i due si rincontrarono e Carlo pensò tra sé e sé: “Se gli dicessi una battuta
superdivertente?”
Allora incominciò a parlare e il signore finalmente rise rendendo felice Carlo, così i due
diventarono amici.
Dopo, Carlo gli disse: ”Poiché ti sei messo a ridere, ora puoi anche dirmi come ti chiami!” E il
signore rispose che si chiamava Antonio.
Quindi da quel giorno il signore che non parlava con nessuno grazie a quel bambino birichino riuscì
a fare amicizia con molta gente.
CHRISTIAN E LA MACCHINA DEL TEMPO
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
Christian è un bambino di 10 anni, frequenta la scuola elementare della sua città: Torino. È un
bambino molto intelligente, con una fantasia e una creatività molto vivaci. Un giorno a scuola, la
maestra stava parlando del futuro, raccontava alcune sue esperienze da bambina: “Sapete bambini,
quando avevo la vostra età, se mi avessero detto che da adulta avrei fatto l’insegnante non ci avrei
mai creduto! Io dicevo a tutti che volevo fare la ballerina! Con questo voglio dirvi che il futuro vi
riserva grandi sorprese, ma per il momento dovete solo scrivere un testo nel quale parlate del vostro
futuro e di quello che volete fare!” Quando Christian tornò a casa iniziò a scarabocchiare su un
foglio, e senza volerlo creò il modello di una macchina del tempo. Pensò fra sé e sé: “Se riuscissi a
costruire questa macchina andrei nel futuro per sapere che lavoro farò da grande!” A quel punto non
ci pensò due volte: si mise all’opera e nel giro di un paio d’ore la sua macchina era pronta. Ora
bastava solo metterla in funzione. Christian mosse la manovella della macchina che consisteva in
una vecchia sedia a rotelle con qualche modifica. Impostò come data il 2050 e in men che non si
dica si trovò in un’altra città. Non sapendo dove andare continuò a camminare, fin quando non
trovò un foglietto: “VUOI COSTRUIRE QUALCOSA? RIVOLGITI ALLO SCIENZIATO
CHRISTIAN DESIDERATO! NON TE NE PENTIRAI!” Christian rimase a bocca aperta nel
leggere quel nome perché era il suo. Così fermò un passante: “Mi scusi signore sa dove vive
Christian Desiderato?” Il signore rispose: “Certo ragazzo, vai sempre dritto poi gira a destra al
primo incrocio e quando vedi una scritta luminosa sei arrivato!” Christian fece come indicato e
infatti trovò un insegna gigante: “CHRISTIAN LO SCIENZIATO” così suonò alla porta e un uomo
alto aprì: “Scusi, è lei lo scienziato Christian?” domandò il bambino. “Si, sono io!” rispose lo
scienziato: “Vorresti qualcosa?” “Si, desidero vedere il suo laboratorio!” rispose Christian tutto
eccitato, e così entrò. Lo scienziato gli mostrò tutte le sue invenzioni: una macchina per costruire i
robot, un’altra che diventava qualsiasi cosa una persona desiderasse, ma Christian fu colpito da
un’invenzione che riconosceva: “Aah caro bambino, quella macchina l’ho costruita a 10 anni, è
stato allora che ho capito che volevo fare lo scienziato!” disse Christian adulto. Il bambino si stava
già entusiasmando per la sua vita da adulto. Ad un certo punto però, entrò con forza nel laboratorio
un uomo con un mantello nero e un bastone con due diamanti al centro. Christian bambino fece in
tempo a nascondersi, ma lo scienziato fu rapito. Christian riuscì a seguire il mago e arrivò al suo
nascondiglio, e quando entrò disse: “Ehy tu, lascia andare lo scienziato!” Il mago si girò verso il
bambino e gli chiese: “E tu chi sei?” e il bambino rispose: “Sono il suo aiutante!” “Tu pensi di
riuscire a sconfiggere James il Magnifico?” Christian guardò lo scienziato, il quale gli lesse nel
pensiero e gli disse: “Bambino, per poter sconfiggere il mago, devi distruggere il suo bastone!” Così
mentre James si stava avvicinando, Christian riuscì a passare dall’altro lato e prese il bastone del
mago buttandolo per terra e rompendolo. Così il perfido mago James il Magnifico perse tutti i suoi
poteri e fu imprigionato dallo scienziato Christian. Quindi il bambino e lo scienziato ritornarono al
laboratorio, dove Christian bambino utilizzando la macchina del tempo dello scienziato riuscì a
tornare nel presente. Ritornato nella sua camera, era notte, quindi si mise a dormire, ma Christian
scienziato gli andò in sogno per dirgli di distruggere la macchina, perché altrimenti nel futuro,
avrebbe causato danni più gravi di quelli che lui stesso aveva visto. Quando Christian si svegliò la
mattina, distrusse la macchina e pensò: “No, non voglio fare lo scienziato! È troppo pericoloso!”
Infatti nel suo tema scrisse che non aveva idea di ciò che avrebbe fatto nel futuro, perché capì che
non è possibile dire con certezza quale lavoro avrebbe fatto. L’avrebbe scoperto solo nel tempo.
Giacomeen e Ryusti
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
C’erano una volta due fratelli: uno si chiamava Giacomeen e l’altro Ryusti.
Erano due fratelli che litigavano un po’ per tutto: per i giochi, per il cibo…
Un giorno Giacomeen e Ryusti andarono a Messa con i loro genitori e lì il parroco disse a tutti i
bambini di ricordarsi almeno una Beatitudine.
Entrambi i fratelli riuscirono a comportarsi bene per il merito di una Beatitudine: la condivisione.
Giacomeen voleva una caramella da Ryusti perché lui ne aveva tante.
All’inizio Ryusti non voleva dargliela ma poi si ricordò di ciò che aveva detto il parroco e gliela
diede.
Ryusti voleva giocare con Giacomeen ma lui all’inizio non volle, poi però si ricordò di ciò che
aveva detto il parroco e lo fece giocare.
Passato quel giorno ripresero a litigare.
Un giorno, per fortuna, incontrarono di nuovo il parroco che disse loro che dovevano essere bravi e
non litigare per sempre.
All’inizio i due fratelli non volevano obbedire al parroco, ma poi si accorsero che non era difficile
riuscirci e che dava più gioia essere in pace che litigare.
I FOLLETTI AIUTANO
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
C’era una volta un folletto che viaggiava in tutto il mondo e incontrava tanta gente. Un giorno
incontrò una bambina di nome Chiara. Lei era un po’ maldestra e questo folletto l’aiutò a diventare
meno maldestra. Chiara non aveva molti amici ma dopo un po’ di giorni, grazie al folletto, ebbe un
sacco di amici: più di cento. Il folletto andò a Barcellona e incontrò Valentina. Lei era molto cattiva
e il folletto non riusciva ad aiutarla da solo. Così chiamò i rinforzi: Brontolo, Settolo, Quadernino,
Diarino, Foglietto, Tortola e Allegria. Dopo un mese con molto impegno lei diventò un po’ meno
agressiva ma non avevano ottenuto ancora il risultato desiderato. Allora chiamò altri rinforzi:
Lavagna, Vestitini, Astuccio, Scarpe e Ciuffetto. Finalmente dopo due anni riuscirono a farla
diventare buono. Quella sera tornarono a Follettilandia tramite il portale magico che si trovava
proprio nella stanzetta della bambina. Valentina li salutò con un forte abbraccio e diede loro dei
biscotte ed un orologio su cui aveva inciso il suo nome così i folletti in futuro si sarebbero ricordati
di lei! FRANCESCA GESUALDO
“Il dinosauro piu’ prepotente”
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
C’era una volta, nell’era Giurassica, un Tirannosauro molto prepotente che pensava di essere il più
forte di tutti gli altri dinosauri. Un giorno i dinosauri si riunirono per discutere di questa situazione
di prepotenza e decisero di fare una gara di velocità, chi perdeva avrebbe dovuto andarsene per
sempre. Il giorno dopo dei Velociraptor incontrarono questo prepotente e gli proposero di fare una
gara di velocità. Il Tirannosauro credendo di avere le zampe più lunghe, accettò la proposta del
Velociraptor. Un Triceratopo, con il suo urlo assordante, fece scattare il via della gara. I dinosauri
partirono velocemente, e siccome il Tirannosauro era più vicino al traguardo, decise di fermarsi a
fare un pisolino. Il Tirannosauro però non sapendo che i Velociraptor erano i più veloci dell’era
Giurassica, non si accorse che mentre lui stava dormendo il Velociraptor tagliò il traguardo e vinse
la gara. Il Tirannosauro, sentendo quelle grida di gioia, si svegliò e si accorse che il Velociraptor
aveva vinto la gara. Il Tirannosauro sorpreso di quello che era successo, si mise a piangere perché
credeva di essere un fallito. Allora il Velociraptor disse che se fosse stato gentile con gli altri
avrebbe avuto una possibilità per restare. Il Tirannosauro accettò e da quel giorno fu gentile con
tutti gli altri, vivendo così un’era più felice. Silvia Eusapia Ortenzio Classe IV B “Scuola primaria
G. Modugno Bitonto”
IL SOLDATO CONOSCE MARIA
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
C’era una volta, una bambina di nome Maria che aveva un carattere un po’ particolare e quindi
faceva un po’ fatica a costruire amicizie. Un giorno, camminando in un prato incontrò un soldato
molto arrabbiato perché il suo capo gli aveva tolto la sua divisa preferita. Maria un po’ arrabbiata
chiese al soldato: “Perché pure tu sei arrabbiato come me?” Il soldato le rispose: “Il mio capo mi ha
tolto la mia divisa preferita”. Maria gli disse: “Ma lo sai che tu sei l’unico amico che ha il mio
stesso carattere? Non avevo nessun amico perché sono sempre arrabbiata e quindi nessuno vuole
essere amico mio”. Il soldato dopo un po’ le chiese di andare al suo capo e chiedere di ridargli la
sua tuta. Maria non volle andare dal suo capo perché se l’avesse sgridata lei avrebbe cominciato a
piangere. Il soldato così cominciò a gridare: “Perché ti ho conosciuta allora? Non ti voglio più
vedere”. Il soldato molto arrabbiato se ne andò e ritornò a casa dalla sua mamma. Quando entrò
disse alla mamma: “Mamma non parlarmi sono già arrabbiato”! Andò nella sua stanza, si sedette e
all’improvviso vide davanti a sé la scatola con tutti i suoi ricordi d’infanzia e ripensò alla bimba di
nome Maria; si vestì in tutta fretta e andò a cercarla. Era lì seduta che raccoglieva dei fiori forse per
la sua mamma. Il soldato le mise tra le mani una vecchia bambola in segno d’affetto regalatale da
sua vecchia nonna e per riconoscenza, Maria abbracciò il soldato. Il soldato invitò Maria a casa sua
per farle conoscere la sua anziana mamma. Maria fu contentissima d’averla conosciuta perché le
ricordava sua nonna; si strinsero la mano e insieme davanti al camino si raccontarono tante storie
della loro infanzia. Il soldato intanto ripartì per la sua missione ma con un cuore più felice e ricco
per aver conosciuto questa bambina tanto saggia.
L’ avventura di Willy
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
C’era una volta un bimbo di nome Willy che aveva trovato un grillo canterino. Cercò di prenderlo
ma alla fine si arrese perché il Grillo continuava a saltare. Dopo un po’ di tempo con sua grande
gioia se lo ritrovò sulla mano e lo mise per la terra salutando il suo nuovo amico. Willy
proseguendo la passeggiata si ritrovò in un fungo che gli parlò con una vocina triste e disse:- ciao,
io sono Pirlo e non trovo la mia mamma. Willy rispose:- Mi dispiace, la cercheremo insieme
.Arrivati alla fine del bosco, non la trovarono, ma Willy non si arrese e allungò il passo. Cominciò a
correre e dopo un po’ di tempo finalmente la trovarono. La mamma disse:- Dove ti eri cacciata
cucciolo della mamma! E lui continuò dicendo che era lui che ti stava cercando Pirlo emozionato
abbracciò la mamma e se ne andarono sotto un albero al centro della foresta, Pirlo ringraziò Willy, e
da quel giorno diventò il suo migliore amico.
La magia dell’oceano
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
C’era una volta un bambino di nome Tommaso, molto simpatico e curioso. Un giorno d’estate andò
in spiaggia con la sua famiglia. Mentre faceva il bagno, arrivò in un posto in cui non si toccava. A
un certo punto, non si sentiva più i piedi, così guardò in basso e al posto delle gambe si ritrovò una
coda da tritone. All’inizio Tommaso si spaventò un po’, ma dopo capì che il mare era la sua casa,
così iniziò a salutare tutte le meduse, i coralli, i pesci e tutto ciò che aveva intorno a sé, ma lui non
conosceva lo spaventoso segreto del mare. Un polpo malvagio voleva riempire il mare e il mondo di
energia negativa; Tommaso era l’unico tritone in tutti i sette mari. Il nome del polpo era Marseline.
Un giorno riuscì a trovare Tommaso e gli disse che per lui era la fine. Tommaso iniziò a
preoccuparsi ma si disse di tenere duro e così fu. Lui si fece forza e affrontò Marseline. Davanti a
lui c’era uno spirito “lo Spirito del Mare”, che, mettendosi dentro di lui, gli diede forza ed energia
rendendolo più forte, così da dargli il potere del coraggio e tanti altri… Alla fine, dopo tante energie
e forze, riuscì a distruggere Marseline. Marseline si rivelò davvero e così Tommaso scoprì che
Marseline era stato vittima di un brutto incantesimo e che non era una strega malvagia. Infine dopo
un anno Marseline e Tommaso si sposarono e vissero così felici e contenti.
Savino Coviello
La mia sorellina monellina
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
La mia sorellina è tanto monellina perché mi fa i dispetti; allora quando litighiamo penso di
mandarla in pizzeria a mangiare la pizza.
L’AVVENTURA DI BABBI
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
Stavo passeggiando sulla spiaggia con la mia famiglia, quando improvvisamente incontrai un
bambino di nome Adgar che aveva un amico immaginario di nome Babbi. Mi chiese se volevo
ascoltare un’avventura di Babbi e iniziò così….. Un giorno Babbi andò al mare con un suo amico di
nome Scimus e mentre nuotava pensava a cosa ci fosse dietro al mare. Babbi allora, nuotando dopo
tre giorni, arrivò alla fine del mare. Trovò un bambino di nome Simil che gli chiese chi fosse.
Allora Babbi incominciò a raccontare la sua storia e che aveva nuotato per tutto il mare e affrontato
l’impossibile. Simil lo portò dal capotribù che gli chiese da dove fosse arrivato. Babbi disse: “Io
vengo da molto lontano e ho affrontato l’impossibile”. Il capotribù disse: “Dovrai affrontare delle
prove per restare qui”. Allora Babbi rispose: “Se devo affrontare delle prove per restare,
facciamolo”. Il capotribù disse: “Dovrai sopravvivere per restare”. L’arena si chiuse. Uscirono dei
guerrieri che lo attaccarono , ma Babbi gridò al capotribù: “ E’ davvero così che dovrei
sopravvivere, dovrei combattere! Allora me ne vado”. Dopo queste parole il capotribù disse: “Se sei
così coraggioso da nuotare per tre giorni puoi restare”. Quella stessa sera ci fu una festa in onore di
Babbi che fu accolto con gioia nella tribù.
LITIGARE E’ NORMALE
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
C’era una volta, una gattina molto vanitosa, la quale diceva che tutti gli animali della radura, erano
fuori moda. Un giorno un orsetto, che era molto coraggioso, scocciato da questo atteggiamento,
disse alla gattina di andarsene via dalla radura e di cercarsi un posto dove vivevano animali alla
moda come lei. La gattina rimase perplessa e siccome era molto orgogliosa, senza dire niente andò
via dalla radura. Lei però non sapeva dove andare e non poteva fare a meno di vivere lì. Così pensò
e capì di aver sbagliato; chiamò tutti gli animali e chiese loro scusa per essere stata tanto scortese.
Allora tutti gli animali la perdonarono. Da quel giorno la gattina tornò a vivere nella radura e fu una
simpatica e buona amica per tutti. Marianna Dell’olio
Shopping con le amiche
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
C’era una volta una ragazzina di nome Elisa che amava uscire con le amiche. Un giorno Elisa
decise di andare a fare shopping con le amiche. Elisa disse di voler andare a comprare le scarpe e le
amiche erano d’accordo. Elisa comprò dei bellissimi stivaletti con gemme e brillantini, mentre
Tatiana, una delle sue amiche, comprò dei sandali. Tatiana diventò gelosa e si infuriò perché voleva
gli stivaletti di Elisa. Elisa cercò di riprenderli ma fu tutto inutile. Il giorno seguente Tatiana restituì
gli stivaletti a Elisa . Elisa decise di perdonarla e diventarono amiche per sempre.
Maria Letizia Lisi
Stella e la sua nuova amica
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
Un giorno una piccola bambina di nome Stella andò in vacanza in montagna con i suoi genitori. Un
pomeriggio Stella chiese alla mamma se poteva uscire a fare una passeggiata e la mamma le rispose
di si. Stella mentre camminava incontrò un piccolo piccolissimo scoiattolo che le disse :-Vieni con
me! Ti porterò in posto meraviglioso!- Stella allora disse :- Tu sai parlare!? Sei uno scoiattolo
magico?- Così lo scoiattolo rispose :- Si, ma adesso niente più domande e andiamo!- Lo scoiattolo
condusse Stella in una piccola capanna rossa tutta bucate con delle tendine un po’strappate. Stella
disse:-E’ questo è il posto?- E lo scoiattolo rispose:- Si, ti piace?- Stella non rispose ed entrò nella
tenda un po’ incuriosita. Quando entrò vide una bambina tutta sola che leggeva un piccolo libro.
Allora Stella si avvicino alla bambina e le chiese :- Come ti chiami?- E la bambina rispose:- Giada!-
Così le due iniziarono a parlare, a giocare, a cantare, a ballare…. E da un incontro improvviso
nacque una bella, bellissima amicizia.
Una decisione difficile
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
C'era una volta una bambina che si chiamava Sissi che teneva moltissimo alla danza. Ballare è stato
sempre il suo sogno e la sua passione e per niente al mondo poteva rinunciare a questo perchè era
l'unica cosa che le faceva stare bene e la rendeva felice. Sosteneva che la danza fosse uno strumento
per lei indispensabile che serve a esprimere i propri sentimenti e qualsiasi stato d'animo, sia quando
si è felici, sia quando si è tristi e sia quando si è arrabbiati. Un giorno mentre era a scuola la sua
amica del cuore le diede l'invito per la sua festa. Sissi voleva essere assolutamente presente il giorno
in cui la sua amica festeggiava il suo compleanno ma vide che l'orario coincideva con quello della
giornaliera lezione di danza. Mentre ritornava a casa, Sissi colse l'occasione di parlare con la sua
mamma per chiederle un consiglio. La mamma la tranquillizzò dicendo che avrebbero trovato
sicuramente una soluzione a questo problema. Passarono cinque giorni ma non si trovò nessun
rimedio. Sissi non voleva deludere la sua amica non presentandosi alla festa ma solo il pensiero di
perdere una sola lezione di danza le faceva stare male. Arrivato il giorno della festa, Sissi si
rinchiuse nella sua cameretta per pensare. Pensò, pensò e pensò e dopo cinque minuti, non
riuscendo ad unire la festa della sua amica con la sua più grande passione scelse quello che le
suggeriva il cuore. Sissi scelse quello che realmente voleva fare cioè non perdersi l'importante
lezione di danza. Comunicò la sua decisione alla mamma la quale le disse che aveva fatto la scelta
più giusta perchè è dettata dal cuore. Il pomeriggio cercò di farsi perdonare dalla sua amica
portandole un regalo che aveva sempre desiderato. Con la coscienza pulita, di aver scelto la cosa più
giusta per lei e di aver rimediato come meglio poteva con la sua amica, ha seguito l'imperdibile
lezione di danza con una grande felicità interiore. Alla fine della giornata, quando ritornò a casa e
dopo essersi messa sotto le coperte, pensò che era stata brava a gestire questa grande impresa e poi
si addormentò con il sorriso sulle labbra.
Una giornata al mare
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
C’era una volta una ragazzina di nome Clara che voleva andare al mare con le sue amiche. Quando
telefonò tutte risposero di no. Clara si arrabbiò moltissimo, perché il giorno prima tutte volevano
andarci. Il giorno dopo le amiche si scusarono con lei e le proposero di andare al mare. Ella accettò
con gioia . Esse si divertirono tanto a giocare a palla in acqua e a fare tuffi. Dopo si stesero sui teli
per prendere il sole. Al tramonto tornarono a casa stanche, ma felici per aver trascorso una giornata
indimenticabile.
Anna Chiara Lisi
UNA SERATA SPECIALE
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
Un giorno Michele e la sua famiglia partirono per una vacanza nella giungla in Africa. Arrivati a
destinazione il piccolo Michele si preparò per partecipare ad una gita nella giungla. Ad un certo
punto, durante il tragitto, si allontanò dalla sua famiglia e si ritrovò solo solo in una giungla piena di
animali pericolosi. Il piccolo Michele non si spaventò, anzi poichè era molto curioso, sperava di
incontrare un leone. Durante il cammino trovò una grotta e siccome stava diventando buio decise di
entrare e riposarsi. Quando arrivò nella grotta sentì della musica e delle voci e disse: - Chi siete?
Dove siete? All’improvviso vide tutti gli animali della giungla che facevano festa, ma soprattutto
parlavano. Il piccolo Michele fece subito amicizia con tutti gli animali e con loro cantò e ballò per
tutta la serata. Era veramente felice di stare con i suoi amici che aveva conosciuto e amato leggendo
libri di racconti. Si addormentò su delle grandi foglie accanto al grande Re Leone. Il mattino
successivo il piccolo Michele si svegliò perché la sua mamma e il suo papà lo chiamavano. Quando
lo ritrovarono Michele raccontò tutto, ma logicamente nessuno gli credette. - Non importa - disse
Michele - tanto ho vissuto un’esperienza per me incredibile e meravigliosa, a cui nessuno crederà
mai. -
Capitan Uncino e Barba Bianca
Anna Salierno, 9 anni di Bitonto
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
C’era una volta un capitano che si chiamava Capitan Uncino, un bel giorno mentre passeggiava
sull’isola chiamata “Isola che non c’è” senti delle voci; vide dei bambini che parlavano di tesori.
Capitan Uncino uscendo la sua spada disse con voce spaventosa: “Che ci fate sulla mia isola?”
I bambini preoccupati si misero a correre che potevano. Si nascosero dietro dei cespugli ma Capitan
Uncino li trovò. I bambini scapparono sulla barca dove c’erano altri pirati ma i più potenti erano
Capitan Uncino e Barba Bianca. Infine i bambini dissero a Capitan Uncino dove i trovava il tesoro e
vissero felici e contenti.
Conan e il suo primo la scuola
Carmine Siragusa, 9 anni di Bitonto
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
Un giorno Conan era molto emozionato perché era il suo primo giorno di scuola. Arrivata la mattina
si svegliò, si lavo la faccia e le mani,si preparò, preparò la cartella ed era pronto per andare a scuola.
Arrivato a scuola salutò per primo le maestre, poi Giai, Nobita, Dekisugi e Alex,i suoi amici
dell'asilo e anche i nuovi compagni.
Alle 8,30 iniziò la sua prima lezione con la maestra Tamaco di storia e geografia. Iniziarono con
storia ,parlando dello storico e dei suoi aiutanti. Finita la lezione di storia,iniziò quella di geografia.
In quel momento iniziò a interessarsi molto sul tema della terra e molte altre cose, anche se
all'inizio fece un piccolo errore e fu sgridato.
Finita la lezione di geografia salutò la maestra e arrivò una nuova maestra da conoscere,la maestra
Scizzuka di italiano, matematica, scienze e geometria. La maestra Scizzuka subito dispose i posti e
mise Conan con Alex, Giai con Nobita, Dekisugi con Ai una nuova amica con cui conan è diventato
molto amico.
Alle 13,30 la lezione finì, misero tutto in cartella e scesero dalle scale. il bidello chiamò tutte le
mamme dei bambini e tutti uscirono felici e contenti per aver imparato molte cose nuove.
LA GITA DI LAURA
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
Laura è andata in gita con la sua famiglia:la mamma,il papà,la nonna e il suo fratellino.
Laura era emozionata per il nuovo posto che doveva conoscere.
Dopo essere arrivati,tutti insieme,fecero un bel bagno al lago,mangiarono e salirono
sulla casetta che avevano costruito per vivere due giorni.
La sera Laura voleva andare nel bosco da sola;il papà le aveva risposto di no,ma Laura non aveva
intenzione di rimanere a giocare con il fratello,così se ne andò da sola.
Dopo un pò sentì dei versi molto strani e si disse:Non ho paura!
Ma non smetteva di camminare.Laura vide un cespuglio muoversi poi da nulla saltò
fuori una persona,non si vedeva niente e per riconoscerla accese la torcia.
Vide che era suo fratello perciò si preoccupò,in quanto suo padre l'avrebbe
potuta sgridare per aver portato suo fratello con sè.
Laura tornò a casa.Per fortuna il papà non se n'era accorto,Laura tornata dalla gita,
si rese conto che la prossima volta avrebbe ascoltato il papà.
L'avventura di Benjamin
Denise Piluscio
4a Elementare - Vincenzo Modugno Bitonto (BA)
Tanto tempo fa c'era un topolino di nome Benjamin che era un avventuriero e andava per monti,
boschi e fiumi. Un giorno il Grande Gufo, padrone del bosco
gli disse:”devi andare a prendermi la gemma sul monte Canai “ il piccolo benjamin gli disse:-non si
preoccupi, andrò con piacere, per me è davvero bello” partì, stava stava quasi uscendo dal bosco,
quando incontrò una scimmia che gli rubò il cappello. Allora lui cercò di saltargli addosso ma, la
scimmia spaventata ,lasciò il cappello e se ne andò. Poi dovette attraversare il fiume con una foglia
ma, mentre lo stava attraversando, arrivò una rana che voleva mangiarlo. Stava quasi per cadere
dalla foglia quando gridò alla rana -” Ma chi ti credi di essere? Lasciami stare!!”. E a quel punto la
rana se né andò piangendo. Benjamin arrivò alla sponda del fiume, scese a terra e attraversò la
foresta ma, quando arrivò al monte, gli capitò davanti un grosso orso che aveva saltato il pranzo e
voleva mangiarselo. Il topolino di fretta scappò sul monte Canai e , arrivato finalmente sulla cima,
prese la gemma. Al suo ritorno però non c'era più nessuno, tutti a nanna! Così corse velocemente
dal grande gufo e gli consegnò la gemma e cosi vissero tutti felici e contenti.
LITIGIO A NON FINIRE
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
Un giorno scesi in strada a giocare a calcio con i miei amici. Ad un certo punto decidemmo di
spostarci in un vialetto dove c’era il cancello di proprietà di una signora. Facemmo questa scelta
perché, giocando per strada, rischiavamo che il pallone venisse schiacciato ogni volta che passava
un’automobile. Inoltre, era pericoloso poiché potevamo di essere investiti.
Mentre giocavamo, un mio amico, che si chiama Gaetano, calciò il pallone dall’altra parte del
cancello in quanto lui è più grande e forte di me.
Io ci litigai e gli dissi: “siccome tu hai tirato il mio pallone dall’altra parte, ora tu devi andare a
prenderlo”. Lui rispose: ”ma sei stato tu a dire che volevi venire a giocare qui!”. Proprio in quel
momento io capii che, forse, la colpa era mia! Litigammo così tanto che lui se ne andò. Infine, mi
misi a piangere e lui tornò indietro a consolarmi e mi aiutò citofonando alla signora, ma non rispose
nessuno.
Più tardi, poco dopo essere tornato a casa, arrivò Gaetano che citofonò e si presentò con il pallone.
Lo lasciò nell’ascensore ed io potetti riprenderlo. Dal quel giorno in poi non litigammo più e gli
promisi di essere per sempre suo amico.
UN GIORNO DIVERTENTE
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
Un bel giorno di scuola, nella nostra classe è arrivato un bambino nuovo. Era rumeno, parlava
un’altra lingua quindi aveva difficoltà nell’esprimersi in italiano come noi e anche difficoltà nel
leggere. La maestra mi ha messo vicino a lui, per aiutarlo; io lo aiutavo così tanto che si è
affezionato a me e quindi siamo diventati amici. Finita la scuola arrivò l’estate. Un giorno andai alla
“Riva del Sole”. Sono andato a farmi un bagno giù a mare e poi sono andato a mangiare al bar. Qui
ho incontrato di nuovo il mio amico di banco, ci siamo abbracciati e salutati; abbiamo mangiato allo
stesso tavolo, mentre mangiavamo, mi ha detto che anche lui veniva alla Riva del Sole. Dopo
mangiato ci siamo fatti un altro bagno a mare, avevamo due pistole ad acqua e ci siamo fatti una
bella “sparatoria” d’acqua. Mentre eravamo fradici abbiamo bagnato altri bambini e abbiamo fatto
con loro amicizia. Ci siamo divertiti un mondo. Poi abbiamo anche pescato pesci, molti granchi e
anche crostacei. La giornata è finita e ci siamo salutati. Questa giornata l’ ho trascorsa benissimo
con il mio amico rumeno.
L'uccellino che imparò a volare
Nicolo' Maggio, 9 anni di Bari
Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”
C’era una bambina che molto curiosa. Voleva scoprire molte cose, un giorno senti uno stormo di
uccelli passare sul tetto di casa sua e allora non sentendoli più si reco sul tetto della casa e vide lo
stormo di uccellini prese uno e la portato a casa. L’uccellino cresceva e mangia dopo qualche
mesetto era cresciuto così lo portò sul tetto.
" I CAPITANI"
PRIMO CIRCOLO DIDATTICO
LEONARDO TRICASE CLASSE 3 SEZ. D
SCUOLA PRIMARIA "GIOVANNI FALCONE"
C'era una volta un capitano che viveva solo ed era triste perchè il capitano Uncino gli aveva rubato il tesoro.
Poi andò su un'isola deserta e costruì una trappola.
Si aggiunsero nove marinai coraggiosi e insieme sconfissero capitano Uncino.
Tutti erano felicissimi perchè lo avevano battuto.
Erano diventati fortissimi !
Poi incontrarono un' altro capitano fortissimo e gli presero tutto l'oro.
Così diventarono ricchissimi.
MI PIACE CONOSCERE AMICI
LUCILLA MOSCHETTI 3 D
SCUOLA PRIMARIA “G. FALCONE” CONVERSANO
Questa estate ero in vacanza con la mia famiglia.
Siccome non c’erano amici con me, ero triste. Ma al parco giochi ho trovato un gioco: era di un bambino.
Subito il bambino si è avvicinato, mi ha detto che il gioco era suo e che potevamo giocare insieme.
Il bambino si chiamava Gianni, aveva i capelli ricci e castani, delle scarpe lucide e bianche, dei pantaloni
rossi come il fuoco e una maglia bianca.
Io gli ho chiesto di giocare con me a calcio visto che eravamo in un campo grandissimo.
Abbiamo giocato tutto il pomeriggio fino quando il custode ci ha detto che stava chiudendo.
Martino e Alex
Ionut Savino
3^ D scuola Giovanni Falcone
Conversano (BA)
C’era una volta un gatto di nome Martino che amava molto la compagnia, ma spesso restava solo.
La sua solitudine era dovuta al fatto che nessuno accettava le sue strane orecchie, un po’ buffe per
essere quelle di un gatto.
Le sue giornate erano sempre tristi, grigie e buie quando all’improvviso si sentì osservato da
qualcuno ed ebbe la sensazione che quell’incontro gli avrebbe cambiato la vita.
Guardò in alto e vide un ragazzo di nome Alex che lo accarezzò dolcemente gli aprì le braccia per
abbracciarlo.
Subito Martino si lasciò coccolare ma era ancora molto timoroso perché temeva che anche Alex,
prima o poi, si sarebbe stancato di lui. Per la paura cominciò a correre più veloce che poteva, ma
Alex dietro di lui era pronto a tutto pur di prendersi cura di quel meraviglioso gatto dalle orecchie
strane.
Alla fine Martino si arrese all’amore del suo nuovo amico e i due vissero per sempre uniti come due
veri amici
LA BAMBINA SPERDUTA
Carola MALENA, alunna della classe III sezione D
I Circolo Didattico “G. Falcone” di Conversano
C’era una volta una bambina che non aveva né una famiglia né una casa, quindi si era persa nel bosco.
La sua famiglia se ne era andata lasciandola sola.
Un brutto giorno incontrò uno sconosciuto che le chiese: “ Mi potresti dare un po’ di cibo, per favore?”
La bambina rispose: “Sì, certo! Con piacere.” e gli diede un pezzo di pane e un po’ d’acqua.
E loro fecero subito amicizia.
Poi una famiglia adottò la bambina sperduta che trovò, finalmente, una casa e delle persone con cui stare.
Ma la bambina dovette salutare lo sconosciuto e le dispiaceva, ma lui le disse: “Non dispiacerti, presto ci
rincontreremo.”
Un bel giorno la bambina e lo sconosciuto si rincontrarono e la bambina fu felicissima.
Da quel giorno vissero tutti felici e contenti.
BLACK BEAUTY E MARY
LUCIA CASTRIGNANO’ 3° D 1° Circolo Giovanni Falcone, Conversano
Un giorno, nella fattoria del Sig. Diamond, nacque un bellissimo puledro nero che James, il figlio del fattore
chiamò Black Beauty. Il cavallo crebbe bello e forte e insieme a James facevano delle lunghe cavalcate. Un
giorno la moglie del sig. Diamond si ammalò gravemente, c’era un brutto temporale e il dottore era
lontano. Così James ebbe l’idea di andare con Black Beauty a prendere il dottore. Fu molto pericoloso
perché mentre correvano, un fulmine colpì un albero e lo fece cadere, ma Black Beauty con un grande salto
superò l’ostacolo salvando James. Purtroppo il dottore dopo aver visitato la signora Diamond disse che non
c’era nessuna medicina per curarla. Così il sig. Diamond dovendosi dedicare alla moglie, decise di vendere
tutti gli animali della fattoria ed anche Black Beauty. Ma il povero cavallo finì nelle mani sbagliate: in quelle
di un uomo crudele che lo faceva lavorare da mattina a sera e lo maltrattava. L’unica consolazione per Black
Beauty era la sua amica Mary, una cavalla marrone che incontrava tutte le sere nella stalla. Dopo quasi
dieci anni di sofferenze, Black Beauty venne rivenduto, ma questa volta il cavallo fu fortunato , perché ad
acquistarlo era di nuovo il sig. Diamond che si era liberato dai problemi della moglie miracolosamente
guarita. Black Beauty era felicissimo di ritrovare James e quando entrò nella stalla la sorpresa fu grande
perché insieme al suo vecchio padroncino c’era anche Mary, la sua migliore amica. Così, Black Beauty e
Mary, vivendo insieme si innamorarono e furono felici nella fattoria Diamond.
FRED E DESY IN VIAGGIO PER IL POLO NORD
Scuola “ GIOVANNI FALCONE”
I° CIRCOLO – CONVERSANO CLASSE 3° D
C’era una volta Fred, un pupazzo di neve triste e infelice perche’ aveva
capito che l’inverno era quasi finito e quindi sarebbe arrivata la fine
della sua vita. Trascorreva le sue giornate a pensare e ripensare per
trovare una soluzione. Finalmente un giorno disse:”Ecco, vado al Polo
Nord”, così si incamminò a fatica nella neve, passo dopo passo, lungo la
via incontrò un altro pupazzo di neve a lui sconosciuto che passeggiava
felice e contento. Fred incuriosito gli chiese: ”Come fai ad esserre così
felice? Tra un po’ arriverà la primavera e noi diventeremo una
pozzanghera di fango! ” Desy rispose: “Davvero, non ci avevo pensato e
ora che facciamo? “Tranquilla vieni con me andiamo al Polo Nord”,
“Certo, presto andiamo!”. Così continuarono insieme la strada e
trovarono un tram fermo. Fred e Desy salirono e dissero al conducente:
“ Due biglietti per il Polo Nord, per piacere!”, “Ecco a voi” rispose il
conducente e partì. Fred e Desy si accomodarono sui sedili, felici
incominciarono a canticchiare, ad un certo punto gridarono: - Aiutateci,
aiutateci, spegnete l’aria calda ci stiamo sciogliendo!!!!!. Ma nessuno
faceva nulla, quando ad un certo punto videro arrivare una renna
volante che si avvicinò al loro finestrino e in un balzo saltarono sulla
renna e per magia si ritrovarono finalmente al Polo Nord sani e salvi.
UN CAGNOLINO PER UN’ AMICA
Marco Amodio - 3^ sez. D
1^ Circolo didattico - G. Falcone - Conversano
Un giorno una bambina andò a scuola con l’autobus ma lo perse.
Tra i cespugli del parco si sentiva un rumore e andò a scoprire che cos’ era.
Era un cagnolino tutto solo e aveva una zampa slogata, quindi se lo portò a casa e gliela fasciò.
Lo doveva nascondere perché sua madre aveva paura dei cani.
Lo nascose sotto il suo letto legato con una fune alla ruota.
Poi lo vide molto triste legato, quindi se lo portò a scuola e lo mise nello zaino.
Durante la lezione incominciò ad abbaiare e la maestra disse:<<Zitti non fate il verso del cane!>>.
Non erano i bambini, era il cane nello zaino, che a un certo punto uscì e incominciò a correre nell’aula.
La maestra sgridò Caterina e le mise una nota.
Poi la maestra ci pensò e decise di allevarlo e durante la ricreazione andavano in cortile a trovarlo.
Tutti a scuola erano felici e contenti di avere un bellissimo cane con cui giocare durante la ricreazione.
Un cane speciale
BENEDETTA DONGIOVANNI - CLASSE III SEZ. D
1° C.D. “G. FALCONE” CONVERSANO C’ era una volta un cane veramente speciale.
Un bel giorno incontrò una bimba di nome Alessia che si avvicinò a lui e gli disse : <<Ciao
cagnolino, sai che sei molto bello!?!>> e lui le rispose: <<Grazie! Vuoi sapere anche il mio nome?
OK te lo dico io : Philip >> .
Alessia si spaventò a sentirlo parlare e gridò talmente forte che il cane disse : <<Ahi, non ci sento
più!>> .
Alessia si scusò e da allora diventarono molto amici. Però, dopo qualche giorno, Alessia si dovette
trasferire in Canada e salutò per sempre Philip.
Arrivato il momento di partire, Philip, di nascosto, si infilò nel portabagagli dell’ auto di Alessia.
Quando Alessia lo scoprì, disse alla mamma: << Mamma, c’ è Philip!>> e le chiese se potesse
portarlo con sé.
La mamma disse di sì e partirono tutti felici e contenti.
UN AMICO A GALLIPOLI
Martina Pascale 3a D Scuola Primaria “G. Falcone” Conversano (Bari)
Quest’anno, in vacanza, sono andata a Gallipoli e in spiaggia ho incontrato una signora africana con un
bambino legato con dei parei variopinti sulla schiena. Siccome è passata davanti a me, le ho chiesto se
potevo giocare con lui mentre lei faceva le treccine alle bambine vicino al nostro ombrellone. La signora me
lo ha fatto tenere in braccio e mi ha detto che si chiamava “Chicco”. Da quel momento siamo diventati
amici: giocavamo a fare i castelli di sabbia, a fare i cagnolini sulla sabbia, a fare i bagni insieme sul
materassino e a ricoprirci con la sabbia. Ogni giorno non vedevo l’ora di incontrarlo al mare e anche Chicco,
quando mi vedeva, era felice. Purtroppo la vacanza è durata una settimana e io e Chicco ci siamo dovuti
salutare.
LA BAMBINA SPERDUTA
CLELIA LESTINGI - CLASSE 3° D
SCUOLA PRIMARIA “GIOVANNI FALCONE”
CONVERSANO (BA
Un giorno nuvoloso Angelica passeggiava tranquilla. A un certo punto iniziò un temporale e
Angelica si rifugiò in un bar a bere una cioccolata calda. Mentre beveva la sua cioccolata una
bambina disse: “Mi sono persa in questo bar, mi aiuti?” E Angelica disse di sì.
La bambina le disse come si chiamava, quanti anni aveva e dove viveva.
Avevano cercato dappertutto, ma niente da fare.
A un certo punto Angelica sentì gridare la bambina: “Mamma!” Angelica si voltò e vide la bambina
abbracciata ai suoi genitori. ERA DAVVERO CONTENTA!
Un’amicizia per una caduta
SCUOLA PRIMARIA “GIOVANNI FALCONE”
CONVERSANO (BA)
C’era una volta una piccola e dolce gattina randagia di nome Lochet che viveva ad Amsterdam. Lei non
ricordava chi l’aveva cresciuta o se aveva una famiglia perché chiuque era stato accanto a lei l’aveva
abbandonata quando aveva pochi mesi. Lochet, ormai, era abituata a stare da sola, nonostante ciò, era una
gattina allegra e spensierata. Un bel giorno, stava facendo una passeggiata al parco e conobbe un gatto che
si chiamava Earls che la salvò da una brutta caduta. Quella sera e anche le successive i due gattini andarono
a mangiare insieme. Lochet faceva visitare a Earls i posti più belli di Amsterdam, finchè non trovarono un
posto speciale dove fermarsi e dopo qualche anno si sposarono. Lochet non si era mai sentita così felice
perché finalmente aveva capito cosa significasse avere una famiglia.
IL BOSCO INCANTATO
SCUOLA PRIMARIA “GIOVANNI FALCONE”
CONVERSANO (BA
In un bosco vivevano fate, folletti e animali strani.
Un giorno una bambina di nome Alexa, guidata da un arcobaleno, arrivò in quel regno.
All’inizio era un po spaventata, ma quando incontrò un’unicorno restò a bocca aperta.
Dopo un po incontra un animale metà leone e metà falco.
All’inizio anche l’unicorno era spaventato, perché non aveva mai visto un animale così strano.
Esso si chiamava Zanna di Falco, ed essendo molto forte si offrì di proteggere la bambina, perché non tutti
gli abitanti del bosco erano buoni, come ad esempio Mal.
Mal era la regina delle spine che aveva il controllo di tutto il regno, ed ora era adirata con Alexa per aver
invaso il suo territorio.
Zanna di Falco le disse: “dobbiamo sconfiggere Mal, altrimenti tutto il popolo sarà in pericolo”.
I tre amici si misero in camino e, dopo aver distruto la spina regina, andarono a sconfiggere Mal, che fu
annientata in poco tempo.
Così il sole tornò a splendere.
Alexa fu triste di dover tornare a casa.
Chiamò l’arcobaleno che doveva riportarla indietro, e salutando i suoi amici gridò: “non vi dimenticherò
mai”.
Tornata a casa, Alexa corse dalla mamma e le raccontò la sua avventura…
La sirenetta Ariel e le sue migliori amiche
Giorgia Fanelli 3^E Scuola elementare Giovanni Falcone – Conversano (BA)
C’ era una volta una sirenetta che non aveva neanche un’ amica con cui giocare , si sentiva tanto sola ed era
molto triste . A un certo punto vide Ariel, una sirenetta , si presentarono , chiacchierarono e diventarono
subito amiche. Ariel e Veronica trascorsero ogni minuto della giornata insieme fecero un pigiama- party e
mangiarono i pop-corn mentre videro un film . Il giorno dopo videro un’altra sirenetta che si chiamava
Simonetta, anche loro chiacchierarono, e gustarono un buon gelato all’ albicocca, Veronica all’anguria e
Simonetta alla ciliegia. Il giorno dopo videro un’altra amica ancora che si chiamava Rita, andarono al parco:
Rita, Veronica, Ariel e Simonetta andarono tutte sull’ altalena, sulla giostra volante, sulle montagne russe e
stavano ancora insieme…ecc. Infine ricevettero da Ariel il braccialetto dell’amicizia. Poi diventarono amiche
del cuore e rimasero sempre insieme!
Una bambina GENTILE
Scuola Giovanni Falcone - Conversano (BA) - 3^E Marilisa Buttaro
Un giorno una bambina gentile andò al parco e trovò un uccellino malato e disse: “Oh, mamma mia,
questo uccellino si è fatto veramente male!” . E lo curò.
Poi incontrò una bambina che si era fatta male alla caviglia e trovò una soluzione.
Ma un giorno trovò un coniglietto che era davvero malato ma trovò anche a lui una soluzione e
disse: ”Io ti curerò per forza, non posso arrendermi, io non ho rifiutato nessuno!”
Poi trovò una pianta molto forte e puzzolente ma lei non si arrese e fu così gentile che prese quella
sgradevole pianta e la portò al coniglitetto per curarlo ma si sporcò tutto il vestito! Dopo una
mezzoretta andò al fiume e se lo ripulì.
Dopo qualche giorno la regina la chiamò e le disse: “Tu sei stata così gentile con tutti e io ti
premierò. Tu sarai la bambina di nome Gentile”.
Un bambino perso.
Donatello Vitti classe III E scuola primaria “G. Falcone” Conversano (Bari)
Un giorno un bambino si perse, non trovò più i genitori, cercò,cercò ma non li trovò. Era molto triste perché
non trovò la sua casa,continuò a cercare e disse:”Che tristezza!”. Poi urlò:”Rivoglio i miei genitori e la mia
casa”. Si arrabbiò molto, urlò persino dalla rabbia. Ad un certo punto ritrovò i genitori e la sua casa. Era
molto felice e così vissero felici sia i genitori che il bambino. Il bambino giocava e si divertiva soprattutto
con i suoi genitori. E anche i genitori erano felici di giocare con lui.
L’AMICA BALENA
Antonio Luigi Montrone III E scuola primaria “G. Falcone” Conversano (Bari)
C’era una volta una bambina a cui piacevano tanto le balene. Un giorno voleva realizzare il suo sogno,
quello di avere un’amica balena e proprio quel giorno, la mattina, il papà e la mamma la portarono al mare.
Sulla spiaggia trovò una balena, ma non era una balena come le altre, perché poteva parlare, infatti
continuava imperterrita a chiamare aiuto. A quel punto la bambina le andò subito a chiedere come mai si
trovasse sulla spiaggia, e la balena le disse che si trovava lì in seguito all’alta marea. La bambina si fiondò
subito al suo ombrellone chiedendo aiuto al suo papà. Il papà, a sua volta, chiese aiuto alle autorità che,
con delle corde, trascinarono la balena nell’acqua. Da quel giorno la balena andò sempre vicino alla riva per
poter parlare con la sua amichetta.
Caterina E I Folletti Scolastici
III E scuola primaria “G. Falcone” Conversano (Bari) Caterina era una bambina molto distratta, per questo lei aveva sempre brutti voti.
Un giorno le apparvero quattro folletti scolastici: Nascondina, Golosina, Pasticcio e Pagliaccio.
Lei domandò: -Ma voi, perché avete i vestiti colorati? I folletti non sono colorati!
-Ma noi siamo folletti scolastici e i folletti sono colorati.
Nascondina rubò a Caterina la sua gomma a forma di cuore che profumava di fragola, Golosina
mangiò i gessetti della maestra.
Caterina, tornata a casa, il nonno le chiese: -Che cosa avete fatto oggi?
Caterina iniziò a piangere.
Il nonno le domandò: -Perché piangi?
-Nonno, ho avuto un brutto voto.
Non fa niente Caterina, sei intelligente pure a me è successo quando ero piccolo come te.
-Nonno quando sarò grande come te non esisteranno più?
Alessandra Innamorato
UNA BIMBA DI NOME MARINA
III E scuola primaria “G. Falcone” Conversano (Bari)
Marina era una bambina che voleva diventare grande molto velocemente .
Lo chiese alla mamma ma le disse che ci voleva molto tempo per crescere ; anche il papà le rispose
ugualmente, però penso che se le avesse fatto un regalo l’avrebbe consolata.
Poi andò dalla zia e le chiese :
“ ma zia, come hai fatto a diventare così grande velocemente? “
La zia le rispose che ce n’è voluto di tempo per crescere e diventare alta .
Poi Marina andò dalla nonna e le chiese, non convinta :
“ nonna come hai fatto a diventare così vecchia in poco tempo? “
E la nonna le rispose che anche lei ce ne ha messo di tempo per crescere e diventare vecchia .
Alla fine Marina si convinse e non chiese più a nessuno come poter diventare VELOCEMENTE GRANDE, ma
pensò tra sé e sé :
“ Saprò aspettare !!! “ e continuò a giocare e divertirsi.
Gloria Galli
LE ROCK STAR
III E scuola primaria “G. Falcone” Conversano (Bari)
C’era una volta una bambina che diceva sempre alla mamma e al papa’ che voleva essere una Rock Star con
la sua amichetta.
Allora chiese all’amichetta di fare la Rock Star e di esibirsi su un palco altissimo.
“Ciao mamma, ciao papa’ sono andata dalla mia amica a chiedere se noi possiamo fare le Rock Star!!!”.
La mamma e il papa’ risposero:”Ma siete troppo piccole per fare le Rock Star!!!”. E lei replico’ :”Mamma e
no, io voglio fare la Rock Star, dai, fammela fare, io non sono troppo piccola!!!”. E la mamma e il papa’
risposero:”Va bene, ok!!!”.
Allora fecero le Rock Star. Dopo lo spettacolo la mamma e il papa’ dissero:”Sono bellissime e dolcissime!!!”.
La bambina rispose alla mamma:”Ciaoooooo!!!Sono felicissima!!!!”
L’incontro con uno straniero
Palmisano Raffaello Classe 3^E 1° Circolo Didattico “ G. Falcone” Conversano (BA)
Insegnante Pirulli Rosa
In estate sono andato a Copenaghen ed ho conosciuto uno straniero.
L’ho incontrato sull’ aereo a Roma,andava con me a Copenaghen e stava nel mio stesso hotel : Tivoli.
Siccome mia madre parla l’inglese gli abbiamo chiesto il suo nome e si chiamava Marco come un mio
compagno di classe. Era brasiliano ma viveva a Roma.
Marco sembrava un nonno perché aveva i capelli bianchi e gli occhi neri, ma aveva la pelle marrone.
Certi giorni lo incontravo a colazione e mi faceva ridere tanto anche se mi chiamava “mister cornetto”. La
colazione era molto ricca di: pane, nutella, dolci, frutta e i cornettini che io adoravo, perciò li prendevo
sempre. Marco mangiava quasi tutto e alcuni giorni si sedeva accanto a me.
Poi veniva con noi: ai musei,al parco di divertimenti, andavamo a cenare insieme, poi siamo andati all’ Hard
Rock Cafè, abbiamo mangiato le patatine e la carne e lui mi ha detto che in Brasile la carne è più buona.
Gli ultimi giorni siamo andati a prendere le bici: io e mio padre il tandem, mio fratello Antongiulio e mia
madre Tina la bici con il carrello e Marco la bici sua. Poi abbiamo girato per Copenaghen e in campagna.
Quando siamo scesi dall’aereo a Roma gli ho detto ciao e lui mi ha detto che verrà a Natale, forse, così
rideremo insieme di nuovo.
ILGRANDE ORCO ACCHIAPPABIMBI
III E scuola primaria “G. Falcone” Conversano (Bari)
C’era una volta un cattivo orco Acchiappabimbi.
Questo orco era cattivissimo, ogni giorno andava in un villaggio chiamato Stilghegramp; andava nelle case
del villaggio e rapiva i bambini monelli e li metteva nel suo sacco.
Un giorno gli abitanti del villaggio fecero una riunione, volevano farlo andare via. Quindi il giorno dopo
cacciarono l’orco e il sindaco gli disse: ”Non tornare mai più!”
L’orco, quando tornò nella sua grotta, chiamò i suoi fratelli per distruggere il villaggio. Però gli abitanti del
villaggio scoprirono il piano dell’orco; il sindaco, che era molto furbo, escogitò un piano; fecero tante
persone di paglia e in tutto il villaggio misero tanti esplosivi, così nella notte, quando gli orchi arrivarono nel
villaggio, scapparono tutti. Accesero la miccia e fecero morire gli orchi. Quella fu la morte deli orchi!
I bambini monelli che erano stati rapiti, furono liberati e tornarono al villaggio fra le braccia dei loro
genitori, perché, anche se erano monelli, i loro genitori non si sarebbero mai sognati di abbandonarli. Li
amavano tanto.
Massimo Troilo
LA SIRENA MARINA
III E scuola primaria “G. Falcone” Conversano (Bari)
La sirena Marina è una principessa, suo padre è re Tritone e sua madre è la regina Arianna. Marina ha
anche delle sorelle di nome Giorgia e Alessia.
A Marina piace uscire dall'acqua, ma suo padre glielo vieta perché non gli piacciono gli
umani e molte volte la sgrida .
Le sue sorelle hanno la stessa abitudine .
Un giorno le tre sorelle andarono di nuovo fuori dall'acqua, quel giorno
trovarono una barca, andarono vicino e dentro la barca c'erano degli umani.
Le tre sirene si innamorarono, gli umani si chiamavano Eric, Marco e Francesco ma se li avessero sposati si
sarebbero trasformate in schiuma di mare .
Allora andarono dal delfino e gli chiesero come fare per sposarli.
Il delfino che se riuscivano a dar loro un bacio non si sarebbero trasformate in schiuma di mare.
Ma dovevano riuscire a baciarli prima che il sole tramontava.
Il terzo giorno le sirene riuscirono a baciarli in tempo, così gli umani si innamorarono di loro
e si sposarono.
E vissero per sempre felici e contenti.
Martina Zito III E G. Falcone Conversano (BA)
U'amica per un bambino
Emanuele Matarrese Scuola Giovanni Falcone Conversano Bari
Un giorno una bambina si svegliò tardi e perse lo scuolabus, per questo era costretta ad andare a piedi e
arrivò a scuola tutta bagnata di sudore.
Appena entrò in classe non c'era nessuno e si accorse che mancava un'ora all'inizio delle lezioni.
Era arrivata troppo presto!
chiamando la mamma vide dalla finestra un bambino sotto la pioggia e gli disse:"Bimbo, perchè stai
correndo sotto la pioggia?"
Lui rispose:"Non ti preoccupare mancano solo quattro isolati per arrivare a casa".
Quella bambina cambiando la faccia disse:"Quattro isolati, quel bambino è pazzo". Scendendo le scale si era
accorta che era sparito e pensò "Quel bambino è una scheggia"!
Ad un certo momento la campanella suonò e si accorse che era passata un'ora giusta; andò in classe,si
affacciò dalla finestra e vide di nuovo quel bambino e disse:"Maestro posso andare in bagno?"
La maestra le rispose:"Certo ma fai presto!"
Quella bambina invece di andare in bagno scese dalle scale e andò a parlare con quel bambino e gli disse:"A
stare sotto la pioggia ti verrà un raffreddore!"
E lui:"Lo so,ma non è vero che ho una casa".
Lei disse:"Allora, ti invito a stare a casa mia!"
Lui fù felice e rispose:"Ma non possiamo andare stiamo a scuola!"
Lei si finse malata e la fecero andare a casa.
Lui andò con lei e appena arrivati a casa gli diede un bicchiere di cioccolata calda.
appena la ebbe finita di bere spuntò il sole e i due bambini vissero felici e contenti.
UN CAGNOLINO PER UN’ AMICA
Scuola Giovanni Falcone Conversano Bari
Un giorno una bambina andò a scuola con l’autobus ma lo perse.
Tra i cespugli del parco si sentiva un rumore e andò a scoprire che cos’ era.
Era un cagnolino tutto solo e aveva una zampa slogata, quindi se lo portò a casa e gliela fasciò.
Lo doveva nascondere perché sua madre aveva paura dei cani.
Lo nascose sotto il suo letto legato con una fune alla ruota.
Poi lo vide molto triste legato, quindi se lo portò a scuola e lo mise nello zaino.
Durante la lezione incominciò ad abbaiare e la maestra disse:<<Zitti non fate il verso del cane!>>.
Non erano i bambini, era il cane nello zaino, che a un certo punto uscì e incominciò a correre nell’aula.
La maestra sgridò Caterina e le mise una nota.
Poi la maestra ci pensò e decise di allevarlo e durante la ricreazione andavano in cortile a trovarlo.
Tutti a scuola erano felici e contenti di avere un bellissimo cane con cui giocare durante la ricreazione.
IL MIO TESTO : SUPERMODELLE
Scuola Giovanni Falcone Conversano Bari
C’era una volta una modella che giocava nel prato, ad un certo punto sentì un rumore, si avvicinò e sbucò
un grande mostro che diceva : - chi sei tu?
- Io sono la supermodella – rispose- e tu?
- Io sono il mostro della giungla!
-Quindi vivi nella giungla?
-Si, rispose la modella.
Pum,Pum!- e ora chi è?
-Oh!! Ciao e tu chi sei?
-Io sono la supermodella e tu?
-Io sono l’amico del mostro, perché gli hai fatto qualcosa? spero di no! allora la modella se ne andò a finire
di giocare. Il mostro uscì dinuovo e disse: -modella, dove sei? Ad un certo punto comparve l’amico. – Ehi!
Mostro, chi cerchi?
-Cerco la modella, l’Ho vista un minuto fa vicino al mercato!..... allora vado subito! E cosi se ne andò a casa
triste, triste.
Un’amica speciale
Scuola Giovanni Falcone Conversano Bari
Ero in vacanza e ci siamo conosciuti al mare.
Questa amica era molto speciale, il suo nome è Silvia.
La mattina dopo eravamo andati in città a comperare l’acqua, i cetrioli, dolciumi e bibite.
In hotel dopo mangiato eravamo andati a fare un pisolino e poi, alle ore 16:44, andavamo a
camminare sulla spiaggia. Il mare era tutto sporco e io dicevo: - Mamma, è troppo sporco non
voglio fare il bagno, oh!
Silvia mi diceva: - Dai, andiamo insieme, non ti preoccupare!
Un giorno era ora di tornare a casa e noi ci dicemmo: - Dai, ci sentiremo al telefono.
Ero in auto lei chiamò al telefono della nonna e me l’ha passata. E io ho detto: - Ciao, Silvia, come
stai? Sei arrivata a Perugia? Noi ancora no!
-Buona fortuna chiederò alla nonna se mi dà il tuo numero di casa.
Ero a conversano: - Mamma, posso chiamare Silvia?
-Ok Angelo!
-Ciao Silvia, il 2 ottobre è il onomastico, e il 29 è il mio compleanno.
Lei mi disse: - Auguri per il 2 ottobre, il 29 Auguri. – Grazie! Le risposi.
Angelo Zupone 3 E