VITA, MINA E LA CASA DELLA FANTASIA Racconto composto ... · Ogni giorno trovavano un pretesto per...

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VITA, MINA E LA CASA DELLA FANTASIA Racconto composto dagli alunni della classe 3B ISTITUTO COMPRENSIVO “ S: G. BOSCO-VENISTI” - CAPURSO BA- Qualche tempo fa, mia nonna Francesca mi raccontò una storia straordinaria che vorrei raccontarvi perché a me ha insegnato molte cose… In una scuola elementare c’era una classe composta da ventiquattro alunni bravi ma abbastanza vivaci da far perdere facilmente la pazienza alla loro maestra. Tra loro c’erano due bambine molto belle, allegre , giocherellone , inte lligenti, in perfetta forma, molto apprezzate dai compagni ma entrambe dispettose. Ogni giorno trovavano un pretesto per litigare , tanto che la maestra non le faceva sedere mai vicine. Si chiamavano Vita e Mina. Ognuna di esse era convinta di essere la migliore. Vita era di statura media e aveva i capelli rossi con tante lentiggini sul viso, si vestiva sempre con colori che ricordavano i frutti di stagione . Diceva di sentirsi importante perché da grande avrebbe fatto la nutrizionista e che mangiare la frutta era l’ elemento fondamentale in una dieta corretta. In primavera, infatti, arrivava a scuola con vestiti rossi e arancio per ricordare le fragole, le ciliegie e le pesche. In autunno sempre con completini gialli e marroni, in inverno prevaleva il nero e bianco della neve. In estate non lo so, perché la scuola è chiusa, ma presumo che usasse l’azzurro mare! Mina era alta e snella ,amava mangiare le verdure e preferiva vestirsi utilizzando tutte le gradazioni del verde , dal chiaro all’oscuro. Era mo lto presuntuosa e sosteneva, invece, che mangiare le verdure era fondamentale per avere sempre una linea perfetta. Ognuna di loro credeva di essere più importante dell’altra e ogni giorno discutevano e litigavano. La maestra, stanca di questa situazione voleva dimostrare che entrambe erano importanti e propose vari tipi di gara : costruire un cappello di frutta più bello , gare sportive , ma niente continuavano a litigare. Così ebbe un’idea brillante: mandarle ad aiutare i bambini nella “Casa della Fantasia” della loro città per dimostrare che entrambe erano importanti. La Casa della Fantasia ospitava bambini un po’ denutriti da curare con affetto, amore, fantasia unite a un buon carico di vitamine necessarie per la loro crescita. La casa era piuttosto modesta ma dipinta con colori vivaci e allegri tanto da sembrare proprio un grande cestino di frutta colorata. E così Vita e Mina incominciarono a collaborare, inventavano giochi con materiale semplice e povero che avevano a disposizione . Il gioco più bello e atteso dai bambini era la costruzione di piccole capanne fatte legando delle vecchie lenzuola alle scope che a loro volta venivano infilate nelle sedie. I bambini si precipitavano sotto e Vita e Mina gli raccontavano tante storie e indovinelli. Vita preferiva raccontare storie di principi e principesse, di castelli fatati e boschi incantati mentre Mina preparò una serie di indovinelli carini per convincere i bambini a non rinunciare alla frutta e verdura . Gli indovinelli erano molto divertenti e ben presto istituirono anche la gara a premi “Vitamina Fantasy” . Chi avrebbe indovinato doveva dipingere sulla parete un frutto o una verdura utilizzando colori naturali. Ascoltatene qualcuno: “E’ morbida e vellutata , da tutti vengo annusata? Chi è?”. “Sono rossa e lentigginosa tra i frutti la più curiosa? Chi sono?”. “Sono gialla, morbida e allungata e da tutti ben ammirata, i crampi non faccio venire e tutti di me si vogliono nutrire. Chi sono?”. “Di tutti mi prendo cura e son sempre la…..? “ “Di ferro son ricca e piena e spesso vengo consumata a cena. Son verde e croccante e mordermi è davvero invitante…”.

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VITA, MINA E LA CASA DELLA FANTASIA

Racconto composto dagli alunni della classe 3B

ISTITUTO COMPRENSIVO “ S: G. BOSCO-VENISTI” - CAPURSO – BA-

Qualche tempo fa, mia nonna Francesca mi raccontò una storia straordinaria che vorrei raccontarvi

perché a me ha insegnato molte cose…

In una scuola elementare c’era una classe composta da ventiquattro alunni bravi ma abbastanza

vivaci da far perdere facilmente la pazienza alla loro maestra.

Tra loro c’erano due bambine molto belle, allegre , giocherellone , intelligenti, in perfetta forma,

molto apprezzate dai compagni ma entrambe dispettose.

Ogni giorno trovavano un pretesto per litigare , tanto che la maestra non le faceva sedere mai

vicine. Si chiamavano Vita e Mina.

Ognuna di esse era convinta di essere la migliore.

Vita era di statura media e aveva i capelli rossi con tante lentiggini sul viso, si vestiva sempre con

colori che ricordavano i frutti di stagione . Diceva di sentirsi importante perché da grande avrebbe

fatto la nutrizionista e che mangiare la frutta era l’ elemento fondamentale in una dieta corretta. In

primavera, infatti, arrivava a scuola con vestiti rossi e arancio per ricordare le fragole, le ciliegie e le

pesche. In autunno sempre con completini gialli e marroni, in inverno prevaleva il nero e bianco

della neve. In estate non lo so, perché la scuola è chiusa, ma presumo che usasse l’azzurro mare!

Mina era alta e snella ,amava mangiare le verdure e preferiva vestirsi utilizzando tutte le gradazioni

del verde , dal chiaro all’oscuro. Era molto presuntuosa e sosteneva, invece, che mangiare le

verdure era fondamentale per avere sempre una linea perfetta.

Ognuna di loro credeva di essere più importante dell’altra e ogni giorno discutevano e litigavano.

La maestra, stanca di questa situazione voleva dimostrare che entrambe erano importanti e propose

vari tipi di gara : costruire un cappello di frutta più bello , gare sportive , ma niente continuavano a

litigare.

Così ebbe un’idea brillante: mandarle ad aiutare i bambini nella “Casa della Fantasia” della loro

città per dimostrare che entrambe erano importanti.

La Casa della Fantasia ospitava bambini un po’ denutriti da curare con affetto, amore, fantasia unite

a un buon carico di vitamine necessarie per la loro crescita.

La casa era piuttosto modesta ma dipinta con colori vivaci e allegri tanto da sembrare proprio un

grande cestino di frutta colorata.

E così Vita e Mina incominciarono a collaborare, inventavano giochi con materiale semplice e

povero che avevano a disposizione . Il gioco più bello e atteso dai bambini era la costruzione di

piccole capanne fatte legando delle vecchie lenzuola alle scope che a loro volta venivano infilate

nelle sedie. I bambini si precipitavano sotto e Vita e Mina gli raccontavano tante storie e

indovinelli.

Vita preferiva raccontare storie di principi e principesse, di castelli fatati e boschi incantati mentre

Mina preparò una serie di indovinelli carini per convincere i bambini a non rinunciare alla frutta e

verdura .

Gli indovinelli erano molto divertenti e ben presto istituirono anche la gara a premi “Vitamina

Fantasy” . Chi avrebbe indovinato doveva dipingere sulla parete un frutto o una verdura utilizzando

colori naturali.

Ascoltatene qualcuno: “E’ morbida e vellutata , da tutti vengo annusata? Chi è?”.

“Sono rossa e lentigginosa tra i frutti la più curiosa? Chi sono?”.

“Sono gialla, morbida e allungata e da tutti ben ammirata, i crampi non faccio venire e tutti di me si

vogliono nutrire. Chi sono?”.

“Di tutti mi prendo cura e son sempre la…..? “

“Di ferro son ricca e piena e spesso vengo consumata a cena. Son verde e croccante e mordermi è

davvero invitante…”.

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Tutto questo le rendeva felici perché si resero conto che insieme erano riuscite a fare molto e i

bambini avevano finalmente imparato a mangiare tanta frutta e verdura e, quindi, tante vitamine.

Oggi Vita e Mina sono diventate delle mamme felici e con i loro figli spesso vanno a trovare i

piccoli nella Casa della Fantasia , si siedono sempre sotto la capanna di lenzuola per raccontare la

loro meravigliosa storia di bambine dispettose che grazie alla geniale idea della loro maestra sono

diventate le inseparabili ed utili amiche “VITAMINA!”.

Grazie nonna Francesca per avermi raccontato questa magnifica storia!

BIBI E LE SUE MAGICHE AVVENTURE

Ivana Viesti classe 3^AIstituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti C’era una volta un bambino di nome Bibi che decise di avventurarsi verso un lago magico.

Una volta arrivato al lago, vide una sirena che piangeva e le disse: “Perché piangi?”. La sirena gli

rispose: “Sto piangendo perché non ho nemmeno un amico con cui giocare!”.

“Posso diventare io il tuo amico” le propose Bibi. “Grazie bambino, ma mi dici come ti chiami?”. “

Mi chiamo Bibi” disse presentandosi.

Mentre stavano giocando, Bibi si accorse che nel lago nuotavano altre sirene che volevano giocare

con loro.

“Ariel, guarda, ci sono piccole sirene che vogliono giocare con noi” le disse Bibi. “Veramente?” “

Voltati e vedrai!”

Quando si voltò, vide le piccole sirene e le invitarono a giocare con loro. Giocarono a

“chiapparella”, a fare tuffi nel lago, a Strega comanda colori, a palla prigioniera, a nascondino …

Fecero un pic-nic e mangiarono un sacco di cibi buoni; arrostirono il pesce e fecero un banchetto e,

quando finirono, si divertirono di nuovo con tanti giochi spassosissimi.

Fu una giornata molto bella!

ALESSIA E LO STRANIERO

Serena D’Attoma 3^A - 3^AIstituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti C’era una volta una bambina di nome Alessia che abitava in una fattoria con la sua mamma e il

suo papà.

Un giorno Alessia trovò una grotta, ci entrò e vide un albero che aveva sul tronco una porta.

Cercò di arrampicarsi ma non ci riuscì. Poi trovò dei rametti per terra e delle liane, legò i rametti

con le liane, formò una scala e disse:-Evviva!

Salì sulla scala e raggiunse la porta, l’aprì e dentro c’era una grotta, tipo labirinto. Si addentrò, ma

trovò un vicolo cieco. – Uffa!- disse Alessia:- Ci

vorrà un’eternità per trovare l’uscita! Camminando, incontrò uno straniero e gli

chiese:- Sai per caso dov’è l’uscita?- Lo straniero rispose:- Come hai fatto ad entrare qui?-

Alessia rispose:- Ho trovato un albero, dentro c’era una grotta e sono entrata -. – Ok- disse lo

straniero- ed ora cosa vuoi da me?-

Alessia esclamò:- Come ti chiami? Lo sconosciuto rispose:- Mi chiamo Marco. Ti dirò bene come

fare per ritornare a casa. Vai sempre dritto e poi gira a destra – suggerì Marco.

-Va bene- ribattè Alessia e seguì le indicazioni.

Una volta tornata a casa, Alessia raccontò tutto alla mamma che esclamò:- Che bella esperienza hai

fatto! Ma non hai avuto paura?

Alessia spiegò alla mamma che non aveva avuto timore in nessun momento, anzi si era proprio

divertita in questa avventura.

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IL MONDO ARCOBALENO

Luca D’Attoma 3^A Istituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti C’era una volta un ragazzo di nome Alberto.

Alberto stava partendo per un bellissimo mondo più colorato che mai: il Mondo Arcobaleno.

Allora il ragazzo salì sull’unico mezzo di trasporto in grado di raggiungere quella nuova

dimensione: l’Autobus Arcobaleno. Cercò di metterlo in moto ma non ci riuscì.

Allora ci riprovò prima, seconda e terza volta: niente da fare. L’autobus non partiva.

Si allontanò dall’autobus per cercare un meccanico in grado di riparare il mezzo.

Ma trovò solo un uccellino in una grotta. L’uccello aveva un cappellino blu e un vestitino blu con

delle bretelline da meccanico.

“Perché mi fissi?” chiese l’uccellino.”Ma tu puoi parlare!!! Non ci credo!” esclamò Alberto.

“Sono l’uccello magico del Mondo Arcobaleno, nonché il meccanico più eserto di tutta quella

dimensione!”

“Mi potresti aiutare? Il mio Autobus Arcobaleno non parte! Ma io voglio visitare quel mondo!”

L’uccello magico annuì e mostrò ad Alberto un tunnel.

“Non c’è bisogno di prendere quelli stupidi mezzi! Ecco, guarda quel tunnel. Se lo attraverserai

sbucherai all’ingresso del Mondo Arcobaleno!”

Alberto attraversò il tunnel.

Camminando , camminando, Alberto e l’uccello incontrarono un minatore che scavava per trovare

l’argento.

“Ehi, guarda che c’è un pezzo d’argento proprio accanto a te!” disse Alberto.”Hai ragione! Che

distratto che sono !” “Vuoi venire con noi?” chiese l’uccello. “Sì!” rispose il minatore.

Allora s’incamminarono tutti e tre.

Appena raggiunto il Mondo Arcobaleno, i tre amici si divertirono molto, giocarono insieme e fecero

un break.

L’uccello magico tornò a casa; fecero la stessa cosa anche il minatore e Alberto.

Si salutarono e vissero tutti felici e contenti di aver fatto nuove amicizie.

‘’LA BIMBA E IL GELATAIO’’

Alessia Giannini 3^A Istituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti Un giorno una bimba incontrò per la strada verso Polignano a Mare un signore con il suo cane.

La bimba gli disse: “Ciao, tu chi sei?” Sono un gelataio e mi chiamo Lorenzo... e tu chi sei?”.

“Sono una bimba, mi chiamo Alice e sto cercando la mia vera mamma che mi hanno detto vive a

Polignano. Io ho vissuto sempre a Bari ma vorrei tanto conoscerla”. “Vuoi che ti aiuti a cercarla?”.

La ragazzina rispose: “Sì, grazie! Ho tanto bisogno di aiuto!”. “Allora, partiamo con il mio

camioncino!”.

Arrivati nella sua città, entrarono nel palazzo che le avevano indicato quelli della casa famiglia con

cui viveva e non trovarono nessuno; girarono per tutta la città, chiesero a tanti di questa signora,

niente, nessuna traccia della sua mamma. La bimba capì che purtroppo era morta. Cominciò a

piangere, si sentiva molto triste.

Allora il gelataio, dispiaciuto, per renderla felice, la portò al circo dove Alice occupò il primo posto

della seconda fila. C’era un’ atleta che faceva le sue acrobazie su di un elefante. La bimba disse “

Wow, com’è brava!”

Lorenzo andò a prendere i pop corn. Stettero fino a tarda sera. Poi andarono a casa di Lorenzo;

Alice si ficcò nel letto e gli disse: “Ma questo letto non è morbido come quello di casa mia!”

“Lo so cara, ma non ci posso fare niente! Per ora dovrai accontentarti di questo … domani se vorrai

rimanere con me, parliamo con i tuoi amici della casa famiglia e compriamo un super materasso!!!”

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AMBRA A CASA DEI GATTONI POCO ACCOGLIENTI

Mariaclaudia Coletta 3^A Istituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti C’era una volta una bimba che si chiamava Ambra.

Mentre camminava nelle vie di campagna, incontrò un pony bellissimo che voleva giocare con

lei.

Gli disse: “Io scappo … non posso stare con te perché altrimenti perdo il pullman! Ciao,

piccolo pony!”

La bimba nel pullman incontrò due fratellini e chiese: “Come vi chiamate?”

I due fratellini risposero: il maschietto disse “Io mi chiamo Luca” e la femminuccia rispose

di chiamarsi Serena.

La bimba al guidatore disse: “Alla prossima fermata devo scendere!”

“Ok piccola bimba; quando trovo una fermata ti faccio scendere” rispose l’ autista.

“ Va bene e molte grazie!” Ambra rispose all’autista.

“Buona giornata anche a te e fai buon viaggio” rispose l’ uomo

Così la bimba incominciò di nuovo a camminare, arrivò vicino a una casa nel bosco,

entrò dicendo: ” C’è qualcuno?”

In quella casa viveva una famiglia di gattoni poco ospitali. Questi gatti non erano molto gentili;

infatti, appena tornarono e videro la bambina che girava tra le stanze e si arrabbiarono tantissimo. Il

papà gatto alla piccola bimba disse che non doveva entrare più nella loro casa e così la bimba si girò

e se ne andò correndo …

Era proprio arrivato il momento di andare a scuola!

‘’LA BIMBA E LA SIGNORA MATILDE’’

Paola Pascale 3^A Istituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti Una bimba, un giorno, trovò per strada un panettiere che non conosceva.

Il panettiere le disse che poteva andare nel suo panificio a mangiucchiare qualche cosa.

Però il panettiere sparì e trovò soltanto una signora che le disse: “Ciao bimba, che cosa fai qui nel

panificio?”La bimba le rispose: “Grazie,ma tu che cosa fai qui?”.

La signora le rispose che lei lavava il pavimento; qualche volta aiutava a fare il pane e per questo

era molto contenta.

Allora la bimba le riferì: “Vado a prendere il mio fratellino e la mia mamma!” “Oh”le rispose la

signora. “Signora Matilde, dove sei?”E sparì anche la signora Matilde. “Dove sei, signora

Matilde?”.

Improvvisamente la signora era lì, era ricomparsa come per magia e la bimba andò ad abbracciare

Matilde con tanto affetto. Era molto contenta di averla conosciuta.

Tutto ad un tratto arrivò quel misterioso panettiere che l’aveva invitata a gustare le sue trecce

saporite, le focaccine con i würstel … Indovinate chi era? Era il marito della signora Matilde a cui

piaceva giocare molto a nascondino!

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MARIA E LO STRANIERO

Luciano Nonna 3^A Istituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti Maria sta facendo una passeggiata in villa.

Ad un tratto vede uno straniero che le dice:<<Come ti chiami>>?

Lei risponde:<<Maria … e tu come ti chiami>>?

Lo straniero dice:<<Io mi chiamo Nicola e vengo dal Lussemburgo>>.

<<Nicola che ci fai qui?>> . Egli le dice:<<Niente, sono qui in vacanza ma non ho un’ amica con

cui giocare>>.

Maria propone:<<Possiamo essere noi amici>>.

Da quel momento, si divertono insieme e diventano migliori amici. Giocano con la palla ogni

pomeriggio, vanno al bar a gustare un ottimo gelato.

Finalmente, giunge il giorno in cui Maria festeggia il suo compleanno e invita Nicola che le regala

un vestito bellissimo .

La mamma chiede a Maria durante la festa:<<Chi è lui?>>. E Maria risponde:<<È un ragazzo che

viene dal Lussemburgo e l’ ho incontrato in villa>>. La mamma confida alla figliola che è davvero

un ragazzo molto simpatico …

Dopo qualche settimana, purtroppo, Nicola deve ripartire …

Così Nicola, prima di prendere l’aereo, va a salutarla e Maria gli dona un regalo di addio: una

fantastica foto che hanno scattato insieme durante le loro passeggiate con il delizioso gelato del bar

“Settemila caffè”.

MATILDE E LO STRANIERO

ANDREA LACITIGNOLA 3^A Istituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti C’ era una volta una bambina di nome Matilde, era una bambina molto serena .

Un giorno incontrò un bambino di Parigi che era molto strano perché parlava una lingua che non

conosceva.

Quello stesso giorno diventarono amici nonostante la differenza di lingua.

Matilde gli disse : “Ciao,come ti chiami?”

Matilde non riuscì a capire il suo nome, capì solo che era di Parigi. Insieme andarono in un bosco,

si diceva che in quel bosco era morta la figlia di un grande vincitore. Lei era un atleta molto brava .

Matilde, con il suo amico, iniziò a scavare una buca.

Matilde trovò una gemma: quella gemma era molto brillante.

Passarono le ore: si era fatta notte , la mamma di Matilde la chiama al telefono, Matilde le chiese

se il suo amico poteva dormire con loro e la mamma le rispose di sì .

Furono per questo tutti felici e contenti.

UN INCONTRO CON MARIATERESA

GABRIELLA RITA 3^A Istituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti Un giorno d’estate, io, la mia sorellina e la mia mamma eravamo andate al mare.

Ero piccola, avevo più o meno quattro anni come la mia gemella che si chiama

Mariaclaudia e quindi tutto ciò me lo ha raccontato la mia mamma.

Arrivate al mare, la mia mamma che si chiama Stefania piantò l’ombrellone e ci portò nell’acqua:

giocammo a fare il girotondo galleggiando.

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Dopo un po’ uscimmo dall’acqua, allora io e Mari andammo

a conoscere una bambina che si chiamava Mariateresa.

Chiesi a lei: <<Come ti chiami?>> e lei mi rispose: “Io mi chiamo Mariateresa!”e lei mi

chiese lo stesso:”Come ti chiami”e io le dissi che mi chiamavo G abriella Rita e

la mia sorellina Mariaclaudia.

Così facemmo amicizia, però dopo qualche ora dovevamo andare via. Così ci salutammo ma ero

triste e la mia mamma mi consolò dicendo che ci saremmo riviste molto presto.

Tornate a casa, la mamma ci fece la doccina e pranzammo tutti insieme con papà che era tornato dal

lavoro.

Finito il pranzo, ci addormentammo e dopo uscimmo con la mamma a fare delle commissioni.. e

indovina chi trovammo per la strada: Mariateresa e il suo papà! Ci abbracciammo e ridemmo a

crepapelle! Eravamo superfelici!

Arrivata la sera, papà ci portò a letto e gli feci capire con il mio sorriso che quel giorno era stato

veramente speciale e meraviglioso.

QUATTRO RAGAZZE E UN PAIO DI PANTALONI

Marialucrezia Trisciuzzi 3^A Istituto Comprensivo S. Giovanni Bosco- Venisti C’ era una volta quattro ragazze di nome Arianna,Trina, Tori e Michela che andavano a scuola

trasportati da un autobus.

Un giorno di sole, Arianna svegliò Trina. Loro due cercarono di spaventare Tori e Michela. Ma

quest’ultima, più intelligente, non si spaventò perché stava facendo finta di dormire!

Cominciarono a farsi scherzetti, a ridere a più non posso ma, ad un tratto, Michela vide l’orologio e

si era fatto molto tardi perché avevano fatto troppi giochetti…

Entrarono nell’autobus e videro un paio di pantaloni al posto di guida.

<<Oh, waw>> gridò Arianna la birbante:<<Sto sognando! Arriveremo a scuola in un battibaleno…

anzi che dico! Siamo già arrivate!!!>> Michela annunciò.<<Grazie del passaggio, caro signor

Pantalone!>>

Le ragazze entrarono in tempo, al suono dalla campanella.

<<Sì, presto amiche , è già ora di lavorare con l’ insegnante di matematica… Che bello, mi piace

tanto!>> gridò Michela.<<Guarda che non è solo la tua materia preferita, è anche la mia !>>

E iniziarono tutti felici e contenti a lavorare.

Una giornata INcredibile

4 B - 3^C.D."G.D'ANNUNZIO"- PLESSO "PAPA GIOVANNI XXIII

C’era una volta un bambino di nome Mauri che adorava i dinosauri.

Quando la maestra spiegava matematica o grammatica, inglese o geografia ecco che Mauri

cominciava a sognare ad occhi aperti. Il suo sogno ? Vivere al tempo dei dinosauri e diventare un

paleontologo.

E la maestra non faceva che ripetergli :<< Mauri, Mauri , uomini e dinosauri non si sono mai

incontrati>>.

Mauri adorava cacciare il suo nasino nei libri … di Storia ovviamente ed i protagonisti erano

sempre i suoi amati Tirannosaurus, Stegosaurus, ecc.

Anche quando era ora di pranzo o di cena la sua mamma era costretta continuamente a chiamarlo a

piu’ riprese perche’ proprio non ne voleva sapere di staccarsi dai suoi pop up.

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Un bel giorno mentre ne sfogliava uno , Mauri avverti’ una strana sensazione: ebbe l’impressione

che da un’illustrazione del libro gli si facesse l’occhiolino.

<<Forse la maestra ha proprio ragione quando mi dice che devo dedicarmi ad altre letture!>>

ammise Mauri tra se’ e se’ . <<Evidentemente sto un po’ esagerando>>, aggiunse.

Ma ecco che mentre stava per chiudere il libro senti’ una voce che gli diceva : <<Aspetta, cosa fai,

non sbattermi il libro in faccia. Che modi!>>

Mauri non credeva ai suoi occhi e alle sue orecchie! Un dinosauro gli stava parlando.

Porto’ la mano alla fronte per verificare che non avesse un febbrone da cavallo. No, era fresco come

una rosa!Quindi riapri’ il libro e stette a guardare con i suoi occhioni azzurri sgranati.

<<Ciao, sono Sticky, un cucciolo di dinosauro, per favore potresti aiutarmi? Tutti sono scappati via

per paura che il vulcano qui vicino eruttasse, ma io non ce l’ho fatta a stargli dietro. Sai, sono

ancora piccolo e non riesco a capire a quale famiglia appartengo. Non so neppure di cosa nutrirmi.

Saro’ erbivoro o carnivoro?>>

<<Ma perche’ lo chiedi proprio a me? Vuoi mettermi nei guai? >>rispose Mauri << Mi dai una

grande responsabilita’!>>

Il bambino all’improvviso comincio’ a sentirsi alquanto agitato, non sapeva cosa rispondere, aveva

paura di sbagliare. Gli capitava spesso si sentirsi molto insicuro. Lo diceva sempre anche la sua

maestra.

<<Se solo fossi stato piu’ attento durante le spiegazioni della maestra, invece di starmene sempre

nel mio mondo! Ora saprei cosa rispondere!>>

<<Ma insomma, non sei tu che sogni di incontrare i dinosauri? Ed ora che il tuo sogno si sta

avverando non vuoi aiutarmi?>> disse Sticky.

Mauri si intristi’ tanto. Proprio a lui stava capitando questa cosa?

<<Certo che voglio aiutarti, ma vorrei poterti toccare, sentire la tua pelle e guardarti meglio. Cosa

vuoi che possa capire da una piccola figura di un libro?>>

Detto… fatto! Ecco che d’un tratto una piccola zampa venne fuori dal libro e Sticky comincio’ ad

urlare : <<Forza, dammi una mano, aiutami ad uscire!>>

Mauri raccolse tutte le sue energie e riusci’ a tirar fuori dal libro il cucciolo.Non poteva crederci!

Era emozionatissimo, tanto che dovette subito correre in bagno a… far pipi’. In brevissimo tempo

fu di ritorno. Insieme cominciarono a tirar fuori tutti i libri sui dinosauri che aveva nella sua camera

e guardarono anche su internet per raccogliere informazioni.

<<Dunque, la tua testa somiglia a quella di un Apatosaurus, hai un collo molto lungo, 15 vertebre

cervicali, 10 dorsali, 5 sacrali e 82 caudali…>> disse il bambino con aria da piccolo studioso.

<<Accidenti , ne sai piu’ di me!>> esclamo’ Sticky.

<<Vieni qui, non distruggermi la stanza, altrimenti chi la sente mia madre? Ma tu oggi vuoi

mettermi proprio nei guai? Sai che tra pochissimo i miei genitori torneranno dal lavoro? Dobbiamo

sbrigarci!Lasciami guardare… ecco, hai un unico grande artiglio… ci sono! Appartieni ai

Sauropodi… sei un Brontosauro e sei … vegetariano, ehm… voglio dire erbivoro!>> concluse

Mauri molto soddisfatto di se’.>>

<<Beh, sai, ora che mi ci fai pensare ho proprio voglia di assaggiare quelle pianticelle che ho visto

nel tuo giardino”disse Sticky.

<<Piantine del mio giardino? Ma non vorrai mica farti vedere in giro! Gia’ tutti dicono che sono un

bel po’ strano, figurati se mi vedono un dinosauro per casa! Magari vado a prepararti una bella

insalata. Tu aspettami qui!>> Mauri ando’ in cucina e preparo’ un’appetitosa insalata per il suo

amico.Fece appena in tempo a tornare nella sua stanza che senti’ i genitori rientrare e chiamarlo. Il

bambino capi’ che era arrivato il momento di salutare il suo amico, lo abbraccio’ forte forte , riapri’

il libro e via.. nel mondo della Preistoria. Fu una giornata indimenticabile per lui, ma… chi avrebbe

spiegato alla maestra che ,anche se per una volta, l’uomo aveva incontrato un dinosauro?

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LE APPARENZE INGANNANO

4 B - 3^C.D."G.D'ANNUNZIO"- PLESSO "PAPA GIOVANNI XXIII

C’era una volta una principessa di nome Sofia bella e ricca, ma molto arrogante. Infatti trattava

sempre tutti dall’alto in basso e questo succedeva specialmente con la sua giovane e bella

domestica.

Le ordinava sempre mille cose da fare e non perdeva occasione per farla sentire incapace e metterla

in ridicolo davanti a tutti.

Un giorno alla principessa venne voglia di torta ed ordino’ alla ragazza di accompagnarla nel

bosco per raccogliere delle fragole. Non restava altro che obbedirle.

Si diressero verso il bosco e cominciarono a riempire i loro canestri con mature e succose fragole,

ma la principessa non perdeva occasione per rimproverare la giovane servetta.

Tutte prese dalla raccolta, si addentrarono sempre piu’ nel fitto bosco e, senza accorgersene, si

allontanarono dal sentiero e presero direzioni diverse.

La principessa , voltandosi, si ritrovo’ sola e comincio’ a chiamare la domestica a gran voce.

Era molto spaventata perché noto’ che ormai si stava facendo buio.

Lei, poi, che da sola proprio non riusciva a far nulla!

Figuratevi se era capace di ritrovare la strada per il castello!

“Dove sono?” – diceva, “ Dov’è finita quella sciocca servetta inetta?”-

- “Mi sentira’, quando tornero’ al castello!”

Proprio mentre borbottava ed urlava, si accorse di una luce che brillava da lontano.

Decise di seguirla e man mano che si avvicinava si rendeva conto che proveniva da una casa tra gli

alberi. Una volta vicina, si accorse che mille colori scintillanti decoravano il tetto.

La principessa entro’ e vide che tutto era in ordine, tutto lindo e pulito. Tendine in pizzo

addobbavano le piccole finestre, un caminetto acceso dava un dolce tepore alla casa. Sul tavolo

c’era una torta alle fragole appena sfornata. L’assaggio’ ed era deliziosa. Proprio la torta che

avrebbe voluto preparare con le fragole raccolte!

Ma com’era possibile? Stava forse sognando?

All’improvviso apparve una Fata bellissima, dall’aspetto molto dolce, vestita con un abito tutto

rosa, con nastri e merletti. In mano aveva una bacchetta magica.

Sofia rimase incantata e balbettando le chiese, con i suoi soliti modi bruschi : “ E tu chi sei? Come

ti chiami?” e la Fata dolcemente le rispose : “ Sono la Regina di tutte le Fate”.

Ed ecco che Sofia continuo’ con la sua solita arroganza :” Se sei davvero la Regina delle Fate,

come tu sostieni, fammi ritrovare la mia stupida serva!”.

Davanti a tanta maleducazione la Fata agito’ la sua bacchetta magica e fece comparire la ragazza,

bella ed elegante come una regina, insieme ad un giovane bellissimo ed altrettanto elegante.

Allora la Fata disse: “ Eccola, quella che tu chiami “la tua serva” in realta’ e’ mia figlia, la

Principessa delle Fate. Io l’ho inviata da te sotto le sembianze di una cameriera per mettere alla

prova il tuo cuore e per sapere se fossi stata degna di sposare mio figlio, il Principe degli Elfi, qui

presente. Ma in realta’ ho trovato solo durezza, cattiveria ed arroganza nel tuo cuore”.

La Principessa non credeva ai suoi occhi ed alle sue orecchie e non si dava pace.

Quella che aveva tanto umiliato era addirittura la figlia della Regina delle Fate ed aveva perso per

sempre l’occasione di sposare il bellissimo Principe degli Elfi.

Sconvolta e pentita, lascio’ la casa di gran fretta e, una volta tornata al castello, prese lezioni di …

buone maniere!

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LA DOLCE VOCE DEI BAMBINI

4 B - 3^C.D."G.D'ANNUNZIO"- PLESSO "PAPA GIOVANNI XXIII

Nel paese di Abbiamsempredafare tutti gli adulti erano sempre molto indaffarati e non volevano

che i bambini gli dessero impicci.

C’erano le maestre che avevano sempre qualcosa di cui lamentarsi:li sgridavano se non svolgevano

i compiti, ma anche quando li svolgevano erano le prime a trovare degli errori.

C’erano i genitori sempre pronti a trovare un motivo per rimproverarli : che noia quando

cominciavano a ripetere “ Sai, io alla tua età…”

E che dire dei negozianti: si lamentavano se li vedevano giocare a pallone per strada, perche’

rischiavano di colpire le vetrine dei negozi.

Per non parlare degli automobilisti che cominciavano a strombazzare ed a sbucare come matti!

Intanto nel paese mai nessuno si preoccupava di sistemare un posto dove i bambini potessero

giocare senza dar disturbo a nessuno.

I bambini non ne potevano proprio piu’. Decisero, quindi di riunirsi e pensare cosa fare.

Pensa e ripensa, non appena videro un loro compagno arrivare addirittura con un occhio nero per la

sberla di un papa’, decisero di lasciare il loro paese: volevano fuggire dagli adulti.

Detto … Fatto! Tornarono a casa e mentre i genitori dormivano si prepararono un bel fagotto con

qualcosa da mangiare e lo misero nella cartella. La mattina seguente, invece di andare a scuola, si

incamminarono fuori citta’ in cerca di un posto dove restare.

Cammina e cammina si inoltrarono in un bosco fitto e proprio dietro un albero alto e maestoso

trovarono la casetta di Fata Dolcezza che, appena li vide, stanchi ed infreddoliti, diede loro

ospitalità e tante gustose delizie da mangiare.

A lei raccontarono tutto, dei rimproveri e delle lamentele dei grandi.

Fata Dolcezza, con molta tenerezza, fece loro capire che gli adulti spesso semplicemente non

ricordavano come si erano stati da bambini, ma che comunque li amavano.

Nel frattempo, nel paese di Abbiamsempredafare ci si accorse che tutti i bambini erano scomparsi.

Si ritrovarono nella scuola e le maestre confermarono che quella mattina gli alunni non si erano

presentati.

Le mamme cominciarono a disperarsi e a battersi il petto, i papa’ cominciarono ad incolpare le

mamme, le mamme accusavano i papà di essere stati troppo severi. Poi tocco’ alle maestre che

furono accusate di assegnare troppi compiti e di essere troppo severe.

Insomma, tutto d’un tratto le persone si accorsero che senza i bambini non avevano volgia di far

piu’ nulla e si accorsero anche di quanto fosse triste il paese senza i loro schiamazzi e le loro risate.

Sembrava che persino gli uccellini avessero smesso di cinguettare! Tutto era cosi’ triste e senza

senso!

“Forse siamo stati troppo severi” – disse un papa’.

“Io credo che siamo tutti troppo presi dai nostri problemi e dai nostri impegni ed abbiamo

dimenticato come eravamo quando eravamo piccoli”.

Cosi’ tutti gli adulti capirono che i bambini sono indispensabili e che senza di loro non si puo’

vivere. Decisero di raggiungerli e fargli sapere quello che avevano finalmente compreso, ma non

sapevano dove dirigersi.

D’un tratto sentirono una soave melodia che proveniva dal bosco e si misero a seguire quel suono

armonioso che altro non era che il dolce canto dei bambini guidati dalla Fata.

Cammina, cammina , raggiunsero la casetta nel bosco e lì ritrovarono i loro bambini sani e salvi, li

riabbracciarono e da quel giorno gli adulti cercarono di ricordare piu’ spesso com’erano stati da

bambini ed i bambini cercarono di essere piu’ comprensivi.

Ed il sindaco della città decise di creare uno spazio dove i bambini potessero giocare e di chiamare

il loro paese “La citta dei bambini”.

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PROFUMO DI LIBERTA’

BOCCASILE DAVIDE MATTIA 4 B - 3^C.D."G.D'ANNUNZIO"- PLESSO "PAPA GIOVANNI

XXIII

Esisteva una volta un bellissimo paesino ai piedi di una gigantesca montagna dove il cielo era

sempre azzurro, la terra sempre ricca dei suoi frutti migliori e la gente viveva libera e felice di

respirare aria di pace e amore.

Ma questo era solo un ricordo lontano perche’ di quel paesino non esisteva quasi piu’ niente.

Il cielo ora era sempre nero, oscurato dal fumo delle bombe; la terra, ormai distrutta, non dava piu’ i

suoi frutti e si respirava solo puzza di polvere da sparo, di odio, di cattiveria: insomma il tanfo

terribile della guerra si era impossessato della magia di quel posto.

Tutti i pochi abitanti rimasti erano stanchi di soffrire e di veder morire le persone a loro piu’ care,

stanchi di veder distruggere un luogo naturalmente incantevole.

Essi desideravano solo scappare di là e vivere in pace.

Ma andare via sembrava un po’ difficile : via mare era impossibile, semplicemente per il fatto che

non c’era mare;via terra era praticamente un sogno, a causa di quella gigantesca montagna.

Cosa restava?

Pensa e ripensa ci arrivarono : l’unica soluzione era attraversare il cielo.

Per mesi e mesi, dunque, si misero tutti all’opera, lavorando di notte e di nascosto e dopo mille

fatiche e tantissimo lavoro di collaborazione riuscirono a realizzare quella che era la loro unica

salvezza: la mongolfiera piu’ bella, gigantesca e stratosferica che si potesse immaginare e realizzare

e che li avrebbe fatti volare il piu’ lontano possibile dalla guerra.

E cosi’ fu.

Salirono tutti sulla mongolfiera e volarono via da quel posto ormai tetro per raggiungere l’orizzonte

che appariva cosi’ luminoso, splendente e che profumava di libertà.

La loro fuga dal dolore della guerra li rese di nuovo liberi, felici ed… in pace.

Un vero campione

NENNA GIANFRANCO - 3° C.D."G.D'ANNUNZIO"- PLESSO "PAPA GIOVANNI XXIII" - Trani

C’era una volta un bambino di nome Asmar che era arrivato in Italia per sfuggire alla povertà del

suo Paese : l’Africa.

Dopo essersi sistemato in una famiglia, Asmar comincio’ a frequentare la scuola, ma i suoi

compagni di classe lo prendevano in giro a causa del diverso colore della sua pelle.

Asmar ne soffriva tanto e proprio non capiva quei comportamenti : li trovava piuttosto strani.

Un bel giorno, mentre erano in palestra durante l’ora di educazione fisica, un grande ex atleta si

presentò, perché era a caccia di qualche nuovo talento. La sua specialità era la corsa.

Tutti speravano di farsi notare, solo Asmar se ne stava in disparte ad aspettare di essere chiamato

dal professore.

Non appena, pero’, comincio’ a correre rimasero a bocca aperta : era velocissimo!

L’ex atleta fu rapito dalla sua tecnica e chiese subito di convocare la famiglia per chiedere il

permesso di allenarlo.

Mentre Asmar era intimidito e confuso i suoi compagni cominciarono a cambiare atteggiamento,

dandogli pacche sulle spalle e strette di mano.

I giorni che seguirono furono molto impegnativi per il ragazzo venuto da lontano, perché si allenava

in tutti i momenti liberi per partecipare ad una gara internazionale.

L’evento tanto atteso arrivò, Asmar si sentiva molto agitato e temeva di fare una brutta figura.

Appena il tempo per un breve riscaldamento e via!

Asmar comincio’ a correre come non aveva mai fatto prima, ancor piu’ velocemente che durante

l’allenamento.

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Tutti lo guardavano increduli, i suoi compagni di classe lo acclamavano ed Asmar, lasciando tutti

gli altri concorrenti indietro di parecchio, varco’ il traguardo e stravinse.

Quella vittoria apri’ ad Asmar le porte di un futuro diverso, quelle di un grande campione.

Ma il giovane africano non cambio’. Si recava a scuola con la stessa timidezza di sempre e la stessa

umilta’.

A cambiare furono i suoi amici di scuola che lo salutavano e gli facevano mille complimenti.

Allora Asmar chiese loro :” Cosa vedete di diverso in me rispetto a prima? E’ forse cambiato il

colore della mia pelle? Io sono lo stesso ragazzo nero di prima e voglio usare questa mia fama per

far capire al mondo intero che dietro i diversi colori della pelle ci sono sentimenti e cuori uguali per

tutti”.

In classe ci fu un momento di assoluto silenzio perche’ avevano capito di essere stati molto

sciocchi.

Chiara e l’albero magico

Giulia Forina - E. De Amicis di trani

C’era una volta una bambina di nome Chiara che andava sempre in campagna con il nonno a curare

l’albero che avevano piantato quando la bimba era piccola. Era un albero di ciliegie molto verde e

basso , ma era carinissimo. L’albero cresceva e anche Chiara ; ogni giorno la bimba si faceva più

grande e quando compì dieci anni arrivò una sorellina ……. Chiara ne fu molto felice, almeno

finché la sorellina non compì tre anni, perché da quel giorno protestava, strillava, urlava sempre per

un unico motivo: prendere il diario segreto di Chiara. La povera Chiara, stufa del comportamento di

sua sorella si chiuse in camera e non voleva parlare con nessuno …….. Dopo tre mesi uscì dalla

camera, ma comunque era ancora triste e per questo motivo il suo albero si ammalò e Chiara non

sapeva cosa fare perché non aveva più un posto magico dove leggere, giocare e sognare. Ma una

mattina accadde qualcosa di speciale: la sorellina, che ormai aveva già quattro anni, corse da Chiara

ad abbracciarla e a chiederle scusa per tutto ciò che le aveva fatto passare. Chiara fu felice di

quell’abbraccio e la perdonò, e quando tornarono in campagna non potevano credere ai loro occhi

…… Il ciliegio ,morto da tanto tempo, era di nuovo rigoglioso e pieno di buonissime ciliegie . Le

sorelline si misero a ballare, a cantare e soprattutto…. a mangiare le dolcissime ciliegie. Decisero

insieme al nonno di piantare un altro albero e dargli un amico perché avevano capito che è più bello

giocare in due anche se capita ,a volte di litigare e farsi qualche dispettuccio!

LA CHIAVE NASCOSTA DI ZAN

Sara Gargiuolo - E. De Amicis di trani

Zan era un signore scorbutico che viveva in un grande castello tutto suo. Un giorno arrivarono dei

visitatori in quel castello:una mamma, un papà e una bellissima figlia di nome Sofia. La bimba

portava al collo un bellissimo amuleto magico. Quando Zen vide quelle persone decise di mandarle

via ma ad un tratto si accorse dell’amuleto di Sofia e consultò il suo libro; vide che quello era

l’amuleto che lui sognava di avere da tanto tempo perche’ con quell’amuleto magico lui avrebbe

potuto diventare il re di tutto il regno. Ad un tratto diventò gentile e si avvicino’ a Sofia dicendole:

“Cara bambina io sono il guardiano di questo castello”. La bambina si accorse subito che stava

fingendo e decise di scavare piu’ in fondo a quella storia. Il giorno seguente Sofia si alzò presto e

andò in cerca di prove: ad un certo punto vide una piccola porta nascosta dietro un lenzuolo. Cercò

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di aprirla ed improvvisamente si sentirono dei passi. Sofia si volto’ e vide Zan. Quest’ ultimo cerco’

di essere gentile con lei e le disse:” Va a fare colazione, i tuoi genitori ti aspettano”. Lei ci andò

subito e si accorse che non c’era nessuno. La povera Sofia si mise a correre urlando “ Mamma ,

papa’, dove siete ?” Ad un tratto vide di nuovo quelle porte e si avvicinò; accanto c’era la statua di

un leone. Lei si alzò e la guardo’ , c’era un piccolo buco, ci infilo’ dentro il dito e improvvisamente

si apri’ una porticina. Vide una chiave con su scritto “ Sig. Zan “. A Sofia, all’improvviso fu tutto

chiaro, continuo’ a correre e inciampo’andando a sbattere contro un'altra porta. Provo’ ad aprire con

la chiave e ci riusci’. La bambina entrò e vi trovo’ i suoi genitori ed il signor Zan. Sofia capi’ che

Zan voleva il suo amuleto e quindi glielo diede dicendo “Zan, potevi dirlo subito “, Zan si

commosse e decise di diventare buono e promise che l’amuleto lo avrebbe usato soltanto in caso di

necessita’. Poi buttò la chiave fuori dalla finestra e abbracciò la piccola Sofia. FINE

L’IMPORTANTE NON E’ VINCERE

Marialuigia d’ Addato E. De Amicis di trani

Un giorno Martina stava tornando da scuola, percorrendo la solita strada, questa volta un po’

arrabbiata. Aveva infatti, appena litigato con una sua compagna. Mentre stava camminando sentì un

guaito, che veniva da una stradina più in fondo, da dietro a dei bidoni. Spostò i bidoni e vide che

c’era un cane. Martina non aveva animali ma amava i cani. Così rimase tanto tempo a giocare con

lui e solo dopo un po’ si accorse che si era fatto tardi. Si affrettò a tornare a casa, poi, dopo

promesse varie fatte alla madre, riuscì a fare accettare il cagnolino come uno di casa. Il giorno dopo

a scuola sentì le sue compagne parlare di un concorso per cani. Martina sorrise tra sé; il concorso

iniziava sabato alle ore 17,00. Martina incominciò a curare il cane più di prima, coccolandolo come

un principe, sia perché teneva a lui, sia perché le premeva il concorso. Il sabato successivo Martina

arrivò sorridente con il suo cane che aveva deciso di chiamare Billy. Martina,quando fu il suo turno

balzò in piedi e accompagnò il suo cane; tutto andò magnificamente. Dava comandi al cane e lui

eseguiva perfettamente. Quando invece fu il turno della compagna con cui qualche giorno prima

aveva litigato,quest’ ultima non fu brava come Martina. Nel momento in cui i giudici dovevano

eleggere il vincitore Martina si sentiva emozionata. E lo fu ancora di più quando nominarono il suo

nome per il primo premio. Ma dopo aver ritirato il premio, non sentì la cosa così importante,

soprattutto quando vide la compagna in lacrime. Allora si diresse verso di lei, l’ abbracciò e le donò

il premio. “Sei stata brava quanto me” disse Martina e l’ altra riuscì appena a balbettare un grazie.

La bambina si diresse quindi verso l’ uscita insieme al suo cane con un sorriso ancora più

smagliante di quando era arrivata. Lei lo sapeva bene, l’ importante non era vincere ma partecipare.

FINE

Chiara e l’albero magico

Giulia Forina - E. De Amicis di trani

C’era una volta una bambina di nome Chiara che andava sempre in campagna con il nonno a curare

l’albero che avevano piantato quando la bimba era piccola. Era un albero di ciliegie molto verde e

basso , ma era carinissimo.

L’albero cresceva e anche Chiara ; ogni giorno la bimba si faceva più grande e quando compì dieci

anni arrivò una sorellina ……. Chiara ne fu molto felice, almeno finché la sorellina non compì tre

anni, perché da quel giorno protestava, strillava, urlava sempre per un unico motivo: prendere il

diario segreto di Chiara.

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La povera Chiara, stufa del comportamento di sua sorella si chiuse in camera e non voleva parlare

con nessuno …….. Dopo tre mesi uscì dalla camera, ma comunque era ancora triste e per questo

motivo il suo albero si ammalò e Chiara non sapeva cosa fare perché non aveva più un posto

magico dove leggere, giocare e sognare.

Ma una mattina accadde qualcosa di speciale: la sorellina, che ormai aveva già quattro anni, corse

da Chiara ad abbracciarla e a chiederle scusa per tutto ciò che le aveva fatto passare. Chiara fu

felice di quell’abbraccio e la perdonò, e quando tornarono in campagna non potevano credere ai

loro occhi …… Il ciliegio ,morto da tanto tempo, era di nuovo rigoglioso e pieno di buonissime

ciliegie .

Le sorelline si misero a ballare, a cantare e soprattutto…. a mangiare le dolcissime ciliegie.

Decisero insieme al nonno di piantare un altro albero e dargli un amico perché avevano capito che è

più bello giocare in due anche se capita ,a volte di litigare e farsi qualche dispettuccio!

COME NACQUE IL CALCIO…

Daniele Sante Forlè - E. De Amicis di trani

Tantissimi anni fa su un isola in alto mare , c ‘ erano due bambini di una tribù che si annoiavano

non avendo nulla con cui giocare. Un bel giorno cadde una noce di cocco da un albero e cominciò a

rotolare. I bambini la rincorsero e alla fine , la bloccarono con i piedi . Erano stanchissimi ma si

erano divertiti molto a rincorrere quel frutto. Era stato fantastico! Da quel giorno tutte le volte che si

incontravano giocavano a passarsi il cocco , come fosse una palla da calcio. Per rendere più

divertente il gioco pensarono di dividersi i ruoli : uno si posizionava tra due alberi e l’ altro tirava il

cocco cercando di farlo passare in mezzo. Tutti gli amici della tribù rimasero incuriositi e chiesero

di giocare con loro. Con il passare del tempo si formarono delle squadre che si scontravano tra di

loro in veri e propri tornei. I primi tifosi di questo gioco furono esseri molto curiosi : le scimmie.

Passavano da un albero all’ altro facendo il tifo per il loro giocatore preferito. Un giorno, durante

una partita di fine torneo il portiere della squadra più forte si infortunò. C’ era il serio pericolo di

perdere il campionato. Allora una scimmia, che aveva osservato per tanto tempo gli umani giocare,

scese dall’ albero e sostituì il portiere. Con la sua agilità parò tutti i tiri e fece vincere la squadra. Da

quel giorno umani e scimmie diventarono amici di gioco inseparabili.

I RAGAZZI DEL QUARTIERE

Gianluca Dalfonso - E. De Amicis di trani

In un paesino molto povero, in un giorno come gli altri, Jack guardava fuori dalla finestra della sua

camera con gli occhi sognanti, quando ad un tratto un rumore lo distolse dai suoi pensieri, un

rumore né di bici, né di passi, un rumore mai sentito prima; allora guardò con attenzione fuori dalla

finestra e vide passare un’auto. Jack corse giù a vedere, e trovò un ragazzo, apparentemente della

sua età, che subito lo guardò e gli chiese con tono aspro cosa stesse guardando, poi gli voltò le

spalle e se ne andò di scatto. Jack che ancora non riusciva a capire cosa fosse successo, entrò in casa

con la bocca aperta e la faccia stupita, come se avesse visto un fantasma ballare. Il giorno dopo Jack

uscì con gli amici per fare una passeggiata e incontrò il nuovo ragazzo seduto su una panchina

davanti alla fontana mentre guardava il suo telefono. Così Jack si allontanò un attimo dal gruppo

per raggiungerlo, e avvicinatosi gli disse: “Ciao io sono Jack e tu come ti chiami? “. Il ragazzo

togliendosi gli occhiali da sole gli disse:” Io sono Tommy” e tornò a guardare il telefono. Così Jack

incuriosito gli chiese cosa fosse quell’aggeggio che teneva in mano, ma Tommy spazientito disse:

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“È un telefono! Non dirmi che non ne hai mai visto uno!?, poi si alzò e se ne andò via senza

salutare, mentre Jack tornò dagli amici. Per tutta la notte Jack pensò e ripensò a quel Tommy e al

suo “TELEFONO”. Il giorno dopo Jack decise di andarlo a cercare. Bussò varie volte al portone ma

niente, così decise di andare a prendersi un gelato ma mentre stava andando via sentì vari

singhiozzi, andò a vedere sul retro della casa e vide Tommy che piangeva, allora gli chiese cosa

fosse successo e Tommy gli disse che i suoi genitori erano dovuti partire per un viaggio di lavoro e

lo avevano lasciato lì a casa dei nonni a trascorrere l’estate e lui si sentiva molto solo. Allora Jack

gli disse che lo avrebbe aiutato a sentirsi meno solo, presentandolo agli altri ragazzi e così fece poi

si alzò in piedi e disse: “È a questo che servono gli amici oppure no?” Gli insegnò ad arrampicarsi

sugli alberi, a fare la ruota, a pescare …. I giorni passarono e Tommy abbandonò sempre più il suo

telefono per uscire con i suoi nuovi amici, rendendosi conto di quante cose si potessero fare

insieme. Da quel momento in poi iniziò la loro amicizia.

LA NONNA IN OSPEDALE

Alessia Manzi - E. De Amicis di trani

Ogni giorno dopo la scuola, Anna e Sofia andavano a trovare la loro nonna in ospedale perché si era

sentita male. Ogni giorno le portavano: torte fatte da loro, biscottini, disegni, libri e pupazzi , ma

alla nonna , interessava soltanto l’amore che le sue nipotine le portavano. Una sera , Anna e Sofia

visto che la nonna non guariva decisero di pregare dicendo : “ Oh! Signore fa che la nostra super

nonna torni a giocare con noi come faceva prima”. E così fecero tutte le sere . I mesi passarono e

arrivò la festa più bella che amavano tutte le famiglie : il Natale ; quel giorno era anche il

compleanno della nonna . Le due sorelline , molto astutamente chiesero ai dottori se potevano

organizzare , una festa in onore della loro nonna e i medici dissero di si . Arrivata la sera corsero

tutti nella stanza della nonna e urlarono gioiosi e allegri: “Sorpresa! Buon compleanno;” la nonna

non credeva ai suoi occhi. A quel punto, le due nipotine le chiesero di partecipare alla benedizione

di Gesù bambino e la nonna fu felicissima e accettò. Scoccata la mezzanotte , piano piano, la nonna

si mise a braccetto delle sue nipotine e portò Gesù bambino nella sua culla. Dopo di che fece un

bellissimo discorso commovente e tutti insieme festeggiarono il Santo Natale. Passarono i giorni e

la nonna cominciò piano piano a stare meglio così le nipotine chiesero se finalmente poteva uscire.

Così fu e la nonna tornò a casa. Felicissime si misero subito a giocare tutte insieme, la nonna e le

nipotine. Da quel giorno vissero per sempre felici e contente.

UNA GRANDE AMICIZIA

Davide Caratozzolo - E. De Amicis di trani

C' era una volta a Firenze un bambino di nome Andrea, simpatico e gentile che e aveva molti amici;

quello a lui più caro era Roberto. Loro due andavano così d'accordo che non si separavano mai e si

raccontavano sempre tutto. Un brutto giorno Roberto disse ad Andrea che purtroppo suo padre, per

questioni di lavoro, sarebbe stato trasferito in un' altra città. Mentre Roberto stava facendo il nome

della sua nuova città, Andrea gli tappò subito la bocca e scappò via senza salutarlo perché non

voleva sapere dove si trasferiva il suo amico altrimenti avrebbe avuto spesso voglia di andare a

trovarlo e aveva una grande paura di soffrire ad ogni loro saluto. Da quel momento in poi Andrea

non volle più essere amico di nessuno perché aveva paura di soffrire ancora. Decise che il suo unico

amico era il signor Batuffolone, un orso di peluche che gli aveva regalato la sua mamma quando

aveva tre anni. Passarono gli anni e nel frattempo Andrea si sposò ed ebbe un figlio e lo chiamò

Roberto ricordando il suo amico. Senza saperlo Roberto aveva avuto la stessa idea: ebbe un figlio e

lo chiamò Andrea pensando al suo amico. Un giorno Andrea fu trasferito a Milano per il lavoro

seguito dalla sua famiglia. Andrea fin da piccolo aveva sperato di fare lo scienziato come il suo

amico Roberto e insieme avevano progettato una piccola azienda su un foglio che non valeva un

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granché ma per i due amici valeva moltissimo che Andrea portava sempre con sé da quando il suo

amico era partito. Arrivato nella sua nuova azienda di scienziati Andrea, mentre incontrava nuovi

colleghi, vide un volto molto familiare ma non riusciva a capire chi fosse. Ad un certo punto uno

scienziato chiamò un collega il cui nome era Roberto. Andrea pensava che fosse una strana

coincidenza ma, quando vide nella tasca del camice di quel signore dal viso familiare la penna che i

due amici si erano regalati quando erano piccoli, capì tutto e corse ad abbracciarlo. Roberto non

capiva chi fosse quell'uomo che stava correndo verso di lui,finché, guardandolo con attenzione capì

che il nuovo collega era il suo caro amico Andrea che aveva lasciato a Firenze. Dopo un lungo

abbraccio Andrea chiese a Roberto che cosa ci faceva lì e Roberto gli rispose che se lui lo avesse

ascoltato l'ultima volta che si erano visti invece di scappare avrebbe potuto dirgli che Milano

sarebbe stata la sua nuova città e si sarebbero risparmiati tutta quella sofferenza. Da quel giorno

anche i figli dei due amici strinsero un legame fortissimo e divennero come due fratellini e:

indovinate un po'? Roberto e Andrea lasciarono il lavoro per aprire l'azienda di scienziati che

sognavano da quando erano piccoli. Il loro sogno finalmente si era realizzato. Non importa la

distanza e il tempo...quando l'amicizia è vera dura per sempre. Classe V° B

IL GIARDINO MAGICO

- E. De Amicis di trani

C’era una volta, in un paesino in collina, una bambina di otto anni con lunghe trecce bionde e con

gli occhi verdi tendenti all’azzurro: si chiamava Anna. In un giorno di sole, a prima mattina, Anna

decise di fare una passeggiata nel boschetto che fiancheggiava il paesino; ad un certo punto, la

bambina cadde in un cespuglio e , casualmente, scoprì un giardino bellissimo, pieno di fiori colorati

e animaletti graziosissimi ; c’era anche una casetta sull’albero, con un’altalena legata ad un ramo.

Anna, stupita, si mise a giocare spensierata in quel meraviglioso giardino; all’improvviso, però,

sentì la voce della sua mamma che la chiamava. Allora Anna le corse incontro e le disse:” Mamma!

Sono qui! Stavo giocando nel giardino magico!” La mamma non le credette, perche’ pensava che

fosse solo la sua grande immaginazione a farle credere ciò; allora le disse: “Oh si! Il giardino

magico! Certo! Ma ora andiamo a casa, dobbiamo pranzare!” Il giorno dopo, la bambina tornò nel

giardino magico e si mise a giocare con gli animaletti, finchè non sentì un signore che diceva di

volersi appropriare del giardino magico per costruirsi un grande palazzo! Anna, allora, uscì dal

giardino e vide questo signore che parlava con un suo amico e quindi si avvicinò pian piano per

saperne di più. La bimba aveva sentito bene! Quell’ uomo voleva veramente costruire un palazzo

sul giardino! Allora andò dalla sua mamma e le raccontò quello che aveva sentito, ma lei, ancora

una volta, non le diede ascolto; purtroppo, ottenne lo stesso risultato parlando con suo padre. A quel

punto, non sapendo cosa fare, decise di andare da chi le aveva sempre dato ascolto, la sua migliore

amica Matilda e le raccontò tutto. Matilda, che aveva sempre creduto in lei, si fece guidare da Anna

verso il giardino magico, ma era troppo tardi! L’ impresario stava già per cominciare i lavori! Le

due bimbe, allora, decisero di sabotare i lavori: mentre gli operai facevano una pausa, Matilda

staccò qualche filo elettrico della scavatrice e, quando quelli tornarono, non riuscirono a procedere

con i lavori. Il sabotaggio, però, non durò a lungo, perché, una volta riparate le macchine, i lavori

ricominciarono. Per fortuna, le risorse delle due amiche non erano finite e così decisero di farli

spaventare, mettendosi davanti alle scavatrici. Grazie a Dio, arrivarono dei poliziotti, che

bloccarono i lavori, perchè eseguiti senza autorizzazione. I poliziotti erano stati chiamati dai

genitori di Anna, che, avendo capito che la loro figlioletta aveva detto la verità, le porsero le loro

scuse, abbracciandola. Il giardino magico era finalmente in salvo e i graziosi animaletti poterono

festeggiare, saltellando allegramente.

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LA PENNA MAGICA

ANITA CASELLI Vincenzo Magnifico - E. De Amicis di trani

Un giorno un bambino di nome Antonio andò a giocare a casa di un suo amico ma lui invece di

giocare, faceva i compiti. Quando tornò a casa la mamma disse: ‘’Cos’hai fatto a casa di Nicola?’’.

Antonio: ‘’Ho fatto i compiti’’. Mamma: ‘’Bravo allora ti meriti un premio’’. Antonio:

‘’Desidererei una moto giocattolo. La mamma uscì di casa e nella vetrina di una cartolibreria vide

una penna con un cartellino con su scritto: edizione limitata. Pensò subito al regalo che avrebbe

dovuto fare ad Antonio, la prese e in un istante la portò ad esso ma non fu’ molto felice. Un

pomeriggio mentre faceva i compiti si accorse che quella penna era magica. Il giorno dopo Antonio

andò a scuola, cominciò a giocare con la penna invece di seguire la lezione, allora la maestra si

avvicinò e gli chiese: ‘’Antonio, perché hai sempre in mano quella penna e non stai attento alla

spiegazione?’’. Antonio: ‘’Maestra questa penna è la mia migliore amica e non posso stare senza di

lei’’. Maestra: ‘’E cos’ha di speciale questa penna?’’. Antonio: ‘’Maestra questa è un penna magica,

parla con me, mi da suggerimenti e quando non ho voglia di scrivere scrive lei al mio posto. E’

davvero una penna speciale per me’’. Maestra: ‘’ Se è così, potrebbe aiutarti anche nei compiti in

classe!’’. Antonio: ‘’No maestra, non mi farò aiutare!’’. Maestra: ‘’ Per esserne sicura te la dovrò

sequestrare’’. Finita la lezione, Antonio tornò a casa dalla mamma piangendo e le raccontò

l’accaduto. LA PENNA MAGICA La mamma andò subito a parlare con la maestra e le chiese di

restituire la penna al bambino, la maestra spiegò che aveva dovuto sequestrarla per il suo bene

perché l’avrebbe potuta usare durante i compiti in classe. La mamma allora si fece consegnare la

penna dicendo che avrebbe fatto promettere ad Antonio di usarla solo nei momenti di svago.

Appena tornata a casa diede la penna ad Antonio e gli fece promettere ciò che aveva detto alla

maestra. Antonio alla fine gridò contento: ‘’ Ti voglio bene mamma!’’..

LA STORIA DEL PUPAZZO DI NEVE

5 B- E. De Amicis di trani

Un giorno d’inverno la famiglia Brown decise di fare una vacanza in montagna, precisamente sul

monte Bianco. Tutti erano molto eccitati per questa vacanza, soprattutto Susan perché per lei era la

prima volta che vedeva la neve; era molto contenta ed emozionata. Da sempre sognava di fare un

pupazzo di neve e di tenerlo con sé per sempre. Il giorno della partenza arrivò e tutti erano pronti.

Giunti in stazione tutta la famiglia andò in biglietteria. Susan, guardando il bigliettaio notò che era

un pupazzo di neve che si stava sciogliendo. Susan, stupita, chiese ai genitori se anche loro

vedevano la somiglianza tra quel signore ed un pupazzo di neve e loro risposero di no. La bambina

incuriosita chiese spiegazione al bigliettaio della sua somiglianza ad un pupazzo di neve e lui

rispose che era un segreto che avrebbe scoperto in seguito. Appena saliti sul treno, Susan notò che

anche il bigliettaio li aveva seguiti. Il pupazzo di neve, travestito da bigliettaio, incatenò il

capotreno e vestendosi come lui iniziò a guidare il treno. Giunta la notte, quando il treno fu vicino

al monte Bianco, il pupazzo di neve abbandonò il treno e fuggì in cima al monte. La mattina

seguente i passeggeri si accorsero che il treno era fermo così andarono nella sala comandi per

parlare con il capotreno ma scoprirono che era legato, quindi cercarono di liberarlo, ma non

sapevano dove erano nascoste le chiavi. Susan si accorse di averle lei nella sua tasca. Liberò il

comandante e vide che nel lucchetto c’era un bigliettino su cui c’era scritto che se voleva scoprire il

segreto doveva salire sul monte Bianco da sola. Susan inizialmente era spaventata, ma poi presa

dalla curiosità, decise di salire sul monte. Prese la funivia e giunta lì, trovò il pupazzo di neve che le

chiese di giocare con lui perché era solo e triste. Susan, incredula, pensò che fosse tutto frutto della

sua fantasia, dei suoi sogni nascosti. Il pupazzo le disse che poteva toccarlo e lei, con la mano

tremante per la paura, lo toccò e si accorse che tutto era vero. Susan guardandolo bene notò che era

una persona buffa con il suo naso a forma di carota e le sue braccia uguali a dei rami, ma decise di

giocare ugualmente con lui, malgrado fosse diverso da tutti. I genitori di Susan preoccupati di non

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vederla andarono a cercarla con l’aiuto di altri passeggeri e la ritrovarono vicino ad un pupazzo di

neve. Così la ripresero e la portarono in albergo. Una volta lontani, il pupazzo di neve li seguì senza

farsi notare e si nascose dietro ad una pietra, che divenne luogo di incontro tra il pupazzo e Susan

per giocare e divertirsi. Susan era molto contenta di quei giorni vissuti insieme a lui, ma arrivò il

giorno della partenza e Susan molto triste doveva dire addio al suo amico; ebbe l’idea di portarlo

con sé ma non poteva perché si sarebbe sciolto. Allora il pupazzo di neve le promise che ogni volta

che lei sarebbe andata lì lo avrebbe ritrovato. Fatta questa promessa il pupazzo si sciolse e Susan

scoppiò in lacrime e molto triste partì per la sua città. L’anno dopo Susan ritornò sul monte Bianco

con la speranza di ritrovare il suo amico e arrivata vicino alla pietra dove si erano detti addio, Susan

non trovò il pupazzo. Stava per ritornare indietro quando sentì una voce che la chiamò e

guardandosi alle spalle scorse il pupazzo di neve. Contenta, giocò con lui e così fece per tanti altri

anni.

Il topolino Sergigi

Federica Capogrosso 5 B- E. De Amicis di trani

C’era una volta, una bambina di nome Andy che la notte aveva paura di dormire. La sua mamma

era disperata e inventaava di tutto per farla dormire: favole di principesse, di castelli, racconti di

ogni genere.

Una sera la mamma, mentre stava mettendo a letto Andy, si inventò una storia: “Il topolino

Sergigig” e gliela raccontò.

“C’era una volta u bambino di nome Luis.

Ogni notte prima di andare a letto si affacciava alla finestra.

Quella volta mentre stava affacciato alla finestra, vide spuntare un topolino dal colore bianco come

la neve, con la codina scodinzolante rosa e degli occhi davvero grandi.

Il bimbo avendo i genitori che lavoravano in una fattoria aveva molto formaggio nel frigorifero,

perciò prese il topolino e a cui diede il nome Sergigi lo strinse al cuore e gli dette il formaggio.

Intanto era arrivata l’ora di andare al letto, e Luis lasciò Sergigi sul davanzale della finestra

sperando che il giorno seguente tornasse a trovarlo.

Il hiorno seguente Sergigi si ripresentò, e il bimbo fu davvero contento di rivederlo e di aver

trovato un amico notturno.

Erano passati parecchi giorni e l’amico notturno non si presentava.

Luis sospettava che fosse stato preso in una trappola, invece lo rivide dopo alcuni giorni insieme ad

una topina.

Il bimbo non si perse d’animo e offrì a tutti e un pezzo di formaggio.”

Ad Andy piacque molto questa fiaba e quella notte dormi tranquilla.

Il mattino seguente era felicissima e raccontò alla sua mamma di aver sognato il topolino Sergigi e

di avere genitori che lavoravano in una fattoria. La sua mamma fu molto contenta dell’accaduto e

disse ad Andy: “Speriamo che Sergigi ritorni a trovarti”.

Da quel giorno anche la mamma era felicissima perché la sua bimba non aveva più paura di

dormire.

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I due pinguini

Angela Essardi 5 ^ B E. De Amicis di trani

In una grande casa scavata nel ghiaccio del polo Nord, viveva una famiglia i pinguini: papà,

mamma e cinque figli.

I piccoli pinguini non avevano amici e trascorrevano il tempo a scrutare l’orizzonte con la speranza

che arrivasse qualcuno, ma la loro casa era collocata su un enorme iceberg che ogni tanto cambiava

direzione.

Uno di loro, il più audace, Ulisse, una mattina parti in cerca di amici con cui giocare, anche se la

mamma lo pregò di non farlo.

Faceva tanto freddo, ma Ulisse continuava a cercare qualcuno. Passarono tanti giorni e lo scenario

era sempre lo stesso: neve ghiaccio e ancora tanta neve.

Decise di tornare a casa e fu proprio sulla via di ritorno che ebbe una bellissima sorpresa: una grotta

scavata nel ghiaccio vide una famiglia di pinguini, dove c’erano tanti piccoli che giocavano e che

vedendo Ulisse lo invitarono ad unirsi a loro.

Ulisse fu felice: finalmente aveva trovato degli amici e uno di loro, Ugo, per via del suo mantello

bianco e nero, diventò il suo amico del cuore.

Da quel giorno, Ulisse e Ugo non si lasciarono più ed insieme ai fratelli del suo nuovo amico

trascorsero molto tempo a disputare partite di calcio.

L’incantesimo della giovinezza

Giorgia Tolomeo 5 B- E. De Amicis di trani

Qualche deccnnio fa, in un paese di nome Magicland, abitato da soli maghi, viveva una donna.

Il suo nome era Alexis; era una maga dalla capacità impressionante ed era in grado di fare qualsiasi

incantesimo.

Essendosi follemente innamorata di un uomo di nome Lucas decise però di rinunciare ai sui poteri e

di trasferirsi con il suo amato in un borgo di soli umani a Marluna.

I due presto si sposarono e costruirono una bellissima famiglia. Nacquero due bellissimi bambini

Justin e Julienne. Tuttavia più passava il tempo e più Alexis era insoddisfatta della sua vita.

Rimpiangeva il regno di Magicland e soprattutto non accettava che il suo viso cambiasse e

invecchiasse con il tempo perché a Magicland tutti i maghi avevano un’eterna giovinezza.

Così un giorno approfittano di essere rimasta sola di casa decise di mettere in atto un incantesimo:

l’incantesimo dell’eterna giovinezza. Quest’ultimo così recitava: T’invoco qui in questo luogo,

ascolta benigna il mio tragico sfogo. L’eterna giovinezza voglio conquistare per mai nei secoli

brutalmente invecchiare. Esaudisci ora la mia più grande brama, aiuta colei che con forza ti chiama.

All’improvviso Alexis tornò eternamente giovane.

Nessuno era in grado di riconoscerla.

Lucas e i suoi figli cercarono disperatamente di trovarla, ma ogni ricerca fu inutile. Alexis per

qualche tempo fu felice, ma presto l’assenza dei suoi cari la fece sprofondare in lacrime.

Desiderava abbracciare i suoi bambini, e stringere suo marito; non desiderava altro. Ma ogni

tentativo fu inutile.

Disperata tornò a Magicland e si recò al consiglio dei maghi; e li finalmente la trasformarono.

Tornò alla sua vita di sempre e potè riabbracciare la sua famiglia.

L’amore per i suoi cari fu più forte del desiderio di rimanere giovane.

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VENERDI’ 13

MICHELE GIULIANO 5 D - E. De Amicis di trani

Non avevo mai creduto che un numero e un giorno della settimana potessero portare sfiga e così,

proprio quella sera di un venerdì 13, gli eventi mi misero alla prova. -Miky! Allora, che vuoi fare?

Vieni con me e Diego a fare la spesa oppure preferisci rimanere a casa? La mamma era già pronta

per uscire mentre mio fratello Diego stava ancora armeggiando con la chiusura della giacca a vento.

-Mamma, preferisco rimanere a casa. Tanto fra un po’ arriva papà e ci vediamo la partita. Dopo tre

secoli, con l’aiuto della mamma, anche il fratellino fu pronto. -E va bene… Però schiodati dalla

sedia! Sempre a giocare con la wii… Anticipati i compiti per lunedì! Poi preparati lo zaino. E metti

a posto il disordine che c’è in giro nella cameretta. Se chiama la nonna dille che poi la richiamo io.

Cambia l’acqua alle tartarughe. Noi andiamo. Ciaao! Non aprire a nessuno, eh? Pareva che

dovessero mancare una settimana… Quando la porta si richiuse alle loro spalle, non ricordavo più

nemmeno una delle cose che mi aveva detto di fare. Al suo ritorno ci sarebbero state di sicuro delle

spiacevoli conseguenze, ma, in fondo, si sa: ogni venerdì 13 che si rispetti porta sempre con sé delle

disgrazie. Ah ah! Emisi un gran sospiro: finalmente solo e senza quel rompiscatole che non mi

lasciava mai finire una partita in pace! Come prima cosa mi misi a saltare sul letto senza correre il

rischio che la spia di casa lo andasse a riferire a “Mrs Copriletto perfetto”. Mentre saltavo sempre

più in alto nel tentativo di tirare il pendaglio al lampadario che mi avrebbe dato diritto ad un altro

giro gratis, mi venne un’idea: avrei cercato tra le cassette “vietate” di papà (quelle che teneva ben

custodite in terza fila dopo la fila dei film d’amore mielosi della mamma e la prima dei film animati

miei e di Diego) il film “Venerdì 13”, così al mio rientro a scuola avrei raccontato tutto ai miei

amici e gli avrei dimostrato che non ero una pappamolla. Strafelice atterrai sul tappeto di Winnie

the Pooh e mi diressi alla libreria del soggiorno dove, dopo pochi attimi, già ammiravo la custodia

della cassetta dell’orrore che mio padre teneva nel suo invincibile nascondiglio. Accesi il televisore

e il videoregistratore preistorico che papà era riuscito a non buttare, alla fine di estenuanti trattative

con la mamma. Mi sentivo molto eccitato. Il film non era neppure cominciato che all’improvviso

calò il buio. Questo non ci voleva! Iniziai a pensare. Non avevo più una torcia da quando mio padre

mi aveva detto di usare quella del cellulare, ma proprio lui me l’aveva sequestrato il giorno prima

perché avevo preso un brutto voto. Che fare? Iniziavo a sentire dei cigolii, qualcuno o qualcosa mi

stava soffiando nell’orecchio, vedevo un’ombra nello schermo nero e, più la fissavo e più sembrava

muoversi e prendere una orribile forma che si avvicinava sempre di più. Presi il telefono cordless

che era lì vicino ma era muto. Accesi il computer della mamma che si trovava sul ripiano basso

della libreria per inviarle un messaggio in wattsapp ma non c’era connessione. Non me la sentivo di

lasciare il soggiorno: sapevo che oltre quella stanza c’erano mostri ben peggiori in agguato, pronti a

catturarmi. Mi nascosi sotto i cuscini del divano e… sentii qualcuno che mi toccava. Urlai. Era mio

padre che aveva acceso la luce del soggiorno e aveva trovato la sua collezione di film horror sparsa

ai piedi della libreria. - Miky, che hai fatto? Cos’è questo disordine? Come hai fatto a scoprire il

nascondiglio? Non sono film adatti ai bambini quelli… -Papà! Finalmente sei tornato! La luce se

n’è andata… E il telefono non funzionava! Nemmeno il computer si accendeva! Dallo schermo

stava uscendo un mostro! E qualcuno… - Basta! Finiscila! Ma che dici? Prendendo le cassette hai

tirato la presa multipla con le spine della tv, del telefono e del router! Miky dovrò darti ancora una

punizione…. Ecco l’ho trovata: stasera non ti porterò al cinema! -Oh noooo! E che film dovevamo

vedere? -Beh, mi sembra chiaro…. Venerdì 13 n.13!

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UN SERVO CORAGGIOSO

GABRIELE VETTURI 5 D- E. De Amicis di trani

Migliaia di anni fa, al tempo degli Egizi, viveva un bambino di nome Zamil che era figlio di poveri

contadini ma, fin da piccolo, coltivava un sogno: diventare un sommo sacerdote. Zamil non sapeva

che il suo desiderio difficilmente si sarebbe potuto realizzare, dal momento che il Faraone sceglieva

tra i suoi fedelissimi di corte chi potesse svolgere le funzioni di sacerdote. Non avrebbe certo scelto

fra i membri di un’umile famiglia! Capitò che, una sera, i genitori di Zamil, non potendo sfamare i

loro numerosi figli, entrarono furtivamente nel tempio sacro per portare via un po’ del pasto

quotidiano lasciato al dio Osiride. Le guardie del tempio li scoprirono e la condanna del faraone fu

terribile: il loro primogenito sarebbe diventato schiavo per tutta la vita. Fu così che il povero Zamil,

essendo il maggiore tra i suoi fratelli, diventò il servitore di un ricco mercante che gli ordinava di

svolgere i lavori più umili e faticosi. Zamil resistette per alcuni mesi alle angherie del suo crudele

padrone ma, una notte, distrutto dalla fatica di una giornata di duro lavoro, decise di fuggire. Per

non essere riconosciuto, indossò degli abiti sontuosi, ma ancora in ottimo stato, che il padrone

aveva gettato via e, con il viso nascosto sotto uno scialle scuro, iniziò a muoversi nel regno da uomo

libero. Ogni volta che incontrava dei servi cercava di dargli coraggio e gli diceva che non dovevano

disperare perché un giorno tutti avrebbero goduto della libertà. Zamil, però, non era al sicuro:

rimaneva sempre un fuggitivo ricercato dalle guardie del faraone. Una mattina fu riconosciuto dal

vicino del suo vecchio padrone e, messo in catene, fu condotto davanti al faraone. Inginocchiatosi ai

suoi piedi, Zamil gli disse che, girando per il regno, aveva conosciuto molti servi infelici che

avrebbero di sicuro lavorato meglio e prodotto più ricchezze per il faraone se avessero vissuto come

tutti gli uomini liberi. Il faraone capì che le parole di Zamil rivelavano una grande verità, anche se

in apparenza potevano sembrare assurde e, poiché egli era una persona di giudizio, nonostante il

parere sfavorevole dei suoi sacerdoti, accolse le richieste di Zamil. Da quel giorno, nel settimo

regno d’Egitto, tutti gli uomini furono liberi e felici, il faraone diventò più ricco e Zamil fu

nominato primo sacerdote del faraone. La prima sera nella sua nuova veste di sacerdote, Zamil fece

un’offerta al dio Osiride: apparecchiò con cibi raffinatissimi e bevande prelibate l’altare e brindò

alla potenza della divinità perchè grazie a lui il suo sogno si era avverato.

COLORI D’AUTUNNO

MICHELE GIULIANO 5 D- E. De Amicis di trani

Quando inizia l’autunno il paesaggio della foresta Mercadante si trasforma: la strada si riempie di

foglie arancioni, rosse e gialle, con delle sfumature marroni che pian piano prenderanno il

sopravvento. Gli stormi di rondini si spostano nel cielo come enormi nubi nere sospinte dalla

corrente. Gli alberi, spettinati dal vento, vedono cadere le foglie che, volteggiando come stelle

filanti colorate, tentano, di coprire ancora per qualche attimo i rami quasi spogli. Non si vedono più

fiori intorno e nella terra si scorgono appena i funghi dal colore marrone chiaro e rosso sfumato: si

confondono con il tappeto delle foglie che lentamente li sta ricoprendo. Il cielo è di uno splendido

azzurro; ogni tanto passa una nuvola grigia che si sposta e va sui tetti delle ultime case in

lontananza, mentre, quasi come un pittore che sta dipingendo la sua tela, i colori delle foglie

tingono il cielo di arancio, rosso e lilla e lo accompagnano gradatamente verso il tramonto. A volte,

sui rami degli alberi, nascosti tra le ultime foglie, s’intravede uno scoiattolo che tiene fra le

zampette una ghianda. Forse la mangerà subito, oppure la metterà da parte, prima del grande

inverno. Tutto questo si può ammirare in autunno, ed è uno spettacolo meraviglioso.

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In cerca di un amico

Terza E SCUOLA PRIMARIA "DE GASPERI"di Noicattero

Tanto tempo fa un violento incendio distrusse la città degli Zombi. Mikol si è risvegliato dal lungo

sonno nel tempo presente e, trovandosi solo, cammina in cerca di un parente o di un amico,

insomma di qualcuno che gli somigliasse. Maikol Zombi ha una carnagione verde; i suoi occhi sono

grigi e curiosi, ha un nasino acuto nel cogliere gli odori e una bocca piccolina come una fessura. Le

sue orecchie molto sensibili sono nascoste da capelli neri, lunghi , a caschetto. E’ alto un metro, ha

il corpo snello e agile con braccia e gambe sottili ed elastiche che gli permettono di toccare tutto e

di spostarsi velocemente da un luogo all’altro. Si copre con un ampio mantello, nel quale si

nasconde agli occhi di tutti perché è timido. Un giorno si ritrova a Roma in mezzo a tanti turisti che

gli sembravano dei pazzi perché continuano affamati a visitare musei, monumenti, statue, dipinti,

chiese. Maikol gira la città seguendo loro. Tutti lo guardano e scappano perché è diverso e perciò

Maikol si nasconde nel Colosseo. Da solo , spaventato, non sa più dove andare. Ad un tratto vede

una scia di verde e comincia a seguirla, percorre tutto il perimetro del Colosseo e sale fino

all’ultimo cerchio. Finalmente vede quello che voleva trovare da sempre: un altro Zombi. Era

proprio come lui!!! Si avvicina sempre di più fino a quando lo distingue bene ed esclama: - Sei tu

che cercasti di salvarmi nell’incendio? Ti voglio ringraziare per il tuo coraggio, so che no potevi

fare di più!.- L’amico ritrovato conduce Maikol nei sotterranei del Colosseo e, con grande sorpresa,

Maikol può riabbracciare tutti i suoi parenti Zombi. Gli Zombi hanno fatto del Colosseo la loro

nuova città.

AVVENTURA NEL PASSATO

MASTRODONATO GIUSEPPE- MAGGIULLI EMANUELE PIO- MUSTI MICHELE-CAPOGNA

GIUSEPPE 4 B - I.C. Corato

A QUATTRO AMICI, CHE VIVEVANO A ROMA, PIACEVA VIVERE DELLE

FANTASTICHE AVVENTURE NEL PASSATO. UN GIORNO VENNERO INVITATI DAL

LORO AMICO SCIENZIATO PERSEUS PER PROVARE LA SUA PRIMA INVENZIONE: LA

ROULOTTE DEL TEMPO. PERSEUS PROPOSE AI RAGAZZI DI UTILIZZARE IL VEICOLO

PER RECUPERARE LA GEMMA DEL PITONE CHE QUALCUNO, TANTO TEMPO PRIMA,

AVEVA SOTTRATTO A SUO NONNO. I QUATTRO AMICI INTRAPRESERO UN VIAGGIO

NEL PASSATO CON QUELLA STRAORDINARIA ROULOTTE ED ARRIVARONO NELL’

ERA MESOZOICA. PRIMA DI INIZIARE IL LORO CAMMINO IN QUEL MONDO OSTILE E

LONTANO I RAGAZZI, STANCHI DEL VIAGGIO, DECISERO DI FARE UN PISOLINO.

DOPO ESSERSI SVEGLIATI RIPRESERO LA LORO AVVENTURA E, LUNGO IL

PERCORSO, INCONTRARONO UN ANKILOSAURO. QUELLA VOLTA LA FORTUNA FU

DALLLA LORO PARTE! INFATTI L’ ANIMALE NON POTE’ USARE LA SUA POSSENTE

CODA PER DIFENDERSI PERCHE’ PERSE L’EQUILIBRIO, FECE UN CAPITOMBOLO E

STRAMAZZO’ A TERRA SENZA VITA. I RAGAZZI RIPRESERO IL LORO CAMMINO E

DOPO POCO VIDERO UN GRANDE VULCANO SPENTO. MENTRE SCALAVANO LA

MONTAGNA APPARVE LORO, SULLA SOMMITA’, IL PROTETTORE DELLA GEMMA:

UN T-REX. ALLORA IL PiU’ GIOVANE DEI QUATTO PROPOSE DI COSTRUIRE UNA

RUDIMENTALE CATAPULTA. E FU COSI’ CHE IL TERRIBILE DINOSAURO FU COLPITO

CON UN GROSSO MASSO E LA GEMMA CHE AVEVA SUL CAPO CADDE SUL

TERRENO. I QUATTRO AMICI DOPO AVER RECUPERATO LA PIETRA PREZIOSA

TORNARONO ALLA ROULOTTE E LA PRORRAMMARONO PER FARE RITORNO NELLA

LORO EPOCA. IN UN BATTIBALENO ARRIVARONO A CASA, DOVE LI ASPETTAVA

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RAGGIANTE IL PROFESSOR PERSEUS. INFINE PER FESTEGGIARE LA BUONA

RIUSCITA DELL’IMPRESA TUTTI INSIEME BALLARONO L’ARPAMANGA STAR.

UN NUOVO GIORNO

GIULIO ROSELLI CLASSE 4^A I.C. BATTISTI-GIOVANNI XXIII-CORATO

E' L' ORA DELLA SVEGLIA: APRO FATICOSAMENTE LE PALPEBRE E INTRAVEDO UNA

FIGURA. PENSO SUBITO A MIO FRATELLO,MA PREFERISCO NON ALZARMI. SONO LE

7:00. SENTO DEI PASSI SULLE SCALE, RIGIDI E IMPETUOSI. HO PAURA! FACCIO

FINTA DI DORMIRE. SENTO LO SCRICCHIOLIO DELLE IMPOSTE SEGUITA DA UNA

LUCE. E' MAMMA! MI ALZO RASSEGNATO E VADO IN BAGNO. FA FREDDO E MI

COPRO CON UNA MAGLIETTA. SALGO IN MANSARDA E MI TROVO DAVANTI MIO

FRATELLO MATTEO. SALUTO PAPA' E FINITA LA COLAZIONE VADO VESTIRMI,

RASSICURATO DAL FATTO DI NON DOVER FARE LO ZAINO. INDOSSO IL GIACCHINO

E VIA VERSO LA META. LUNGO IL PERCORSO RIPETO LE LEZIONI: MI SEMBRA DI

PARLARE AL VENTO. IO E MIO FRATELLO SIAMO SEMPRE I PRIMI AD ARRIVARE A

SCUOLA, MA ALL'ORIZZONTE APPARE LA MIA COMPAGNA MELISSA. INTANTO

ARRIVA UNA MAESTRA. DOPO UN PO' ARRIVA ANCHE LA MIA INSEGNANTE,

RIUNISCE LA CLASSE CHE SI DIRIGE VERSO L'AULA. MI SENTO SCOSSO ALL' IDEA

DELLA VERIFICA, MA TUTTO SOMMATO SONO TRANQUILLO PERCHE' HO

STUDIATO.

LA MALEFICA CAROLINA

MELISSA TOTA, ELENA SOFIA SCARNERA, MARIA CHIARA LISO CLASSE 4^A I.C. BATTISTI-

GIOVANNI XXIII-CORATO

C'ERA UNA FATA DI NOME CAROLINA DE PRINCESS CHE VIVEVA IN UN PAESE DI

MONTAGNA DOVE SPLENDEVA SEMPRE IL SOLE E NON C'ERA MAI UNA NUVOLA.

GLI ABITANTI DI QUELLO STRANO PAESE AVEVANO NOMI DI FRUTTI E DI

VERDURE. INFATTI L'UNICA AMICA DI CAROLINA SI CHIAMAVA MELA. LA FATINA

SI SENTIVA DIVERSA E SOLA. DOPO DUE MESI ELLA DECISE DI DIVENTARE

CATTIVA E LANCIO' UN INCANTESIMO: IL CIELO DIVENTO' NERO E BUIO E TUTTI

GLI ABITANTI DIVENNERO SUOI SCHIAVI. INFINE TRASFORMO' LA SUA AMICA IN

UNA MELA GIGANTE. UN GIORNO D' AUTUNNO VENNE DAL MONDO INCANTATO

UNA GIOVANE FATA , CHIAMATA MARIA , LA REGINA. INTANTO CAROLINA AVEVA

CAMBIATO IL SUO NOME IN MALEFICA. CHI PROVAVA A CHIAMARLA CAROLINA

ANDAVA IN CACERE PER BEN 40 ANNI MANGIANDO PANE E MARMELLATA. FATA

MARIA E MALEFICA SI MISERO A COMBATTERE CON MAGIE, STREGONERIE,

FULMINI, TOPI E POLVERI. ALLA FINE VINSE MARIA CHE SI IMPOSSESO' DI QUEL

PAESE. MALEFICA FU IMPRIGIONATA NELLA TORRE DEL CASTELLO, TUTTI GLI

SCHIAVI FURONO LIBERI, ANCHE QUELLI IN CARCERE FURONO LIBERATI E

VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI.

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I due esploratori

Flavia Ciavarella - TERZA F B1 - SCUOLA PRIMARIA "DE GASPERI" di NOICATTARO

C’era una volta una bambina di nome Camilla che aveva un cagnolino che si chiamava Puccio.

Puccio era un barboncino molto vivace, coraggioso, affettuoso e soprattutto intelligente. Camilla

con la sua famiglia abitava fra i monti, in mezzo ai boschi, un giorno Camilla e Puccio decisero di

partire per una lunga passeggiata e senza dire niente ai genitori, alle prime luci dell’alba si

incamminarono verso i monti. All’inizio i due esploratori si divertivano a giocare con scoiattoli e

farfalle e ad attraversare piccoli ruscelli, saltando sulle rocce che affioravano dall’acqua, finchè non

videro una caverna e vollero assolutamente esplorarla. Camilla aveva portato con se una torcia

tascabile e così, per i due esploratori, la vera avventura ebbe inizio. Puccio era molto agitato e

nervoso, forse perché sentiva l’odore di qualche animale, invece Camilla continuò a camminare in

quella grotta buia quando, all’improvviso , sentì degli strani rumori e d’un tratto un grande orso

bruno gli sbucò davanti: era alto almeno due metri, aveva grossi denti, artigli affilati e due occhi

rossi come se fossero di fuoco. Puccio con molto coraggio si mise fra l’orso e Camilla e iniziò ad

abbaiare così forte da far spaventare quell’enorme orso e metterlo in fuga. Camilla rimase

terrorizzata dall’orso tanto che no sapeva più cosa fare, allora Puccio la riportò a casa ritrovando la

strada con il suo fiuto infallibile.

UNA GRANDE PASSIONE

PISICCHIO GIANLUIGI CLASSE 4^A I.C. BATTISTI-GIOVANNI XXIII-CORATO

FIN DA QUANDO AVEVO CINQUE ANNI, AVREI VOLUTO IMPARARE A GIOCARE A

CALCIO PERO', SICCOME ERO TROPPO PICCOLO, I MIEI GENITORI NON ME LO

PERMISERO. FINALMENTE, IN TERZA ELEMENTARE, SEPPI CHE NELLA MIA CITTA' SI

APRIVA UN NUOVO CENTRO SPORTIVO CHIAMATO “ GRAN FOOTBALL “. IO

INSISTETTI TANTO E COSI' I MIEI GENITORI DECISERO DI FARMI FREQUENTARE UN

MESE DI PROVA PER CAPIRE SE MI APPASSIONAVA DAVVERO GIOCARE A CALCIO. E

MI PIACQUE UN SACCO! ANCORA OGGI CONTINUO A PRATICARE CON ENTUSIASMO

QESTO SPORT. NON DIMENTICHERO' MAI LA PRIMA PARTITA AMICHEVOLE CHE HO

GIOCATO CONTRO I BAMBINI DELLA ROYAL PLAY : LA MIA SQUADRA PERSE AI

TEMPLI SUPLEMENTARI. OGNI TANTO QUALCHE SCONFITTA CI PUO' STARE!

QUEST'ANNO SONO PARTICOLARMENTE CONTENTO PERCHE' SI SONO ISCRITTI

ANCHE I MIEI AMICI ALFREDO E DAVIDE. DURANTE LE PARTITE SONO FELICE, MI

APPASIONA GIOCARE CON LA MIA SQUADRA, IMPEGMARMI E DIVERTIRMI INSIEME

AGLI ALTRI, ESULTARE TUTTI INSIEME COME MATTI PER UNA VITTORIA. IL CALCIO

E' LA MIA GRANDE PASSIONE: MI HA AIUTATO A CRESCERE E A FARE NUOVE

ESPERIENZE.

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QUATTRO RAGAZZE….UNA VERA AMICIZIA!

MAZZILLI BARBARA - CARRIERI MARIANNA

GRECO MIANI MARIA GIULIA - DI BISCEGLIE CLAUDIA

CLASSE 4^A

I.C. BATTISTI-GIOVANNI XXIII-CORATO

C’ erano una volta quattro amiche che si chiamavano: BARBARA, MARIANNA, CLAUDIA,

GIULIA. Erano dotate di un potente potere: l’amicizia.

Ognuna di loro possedeva una collana con cuore formato da cento perle con i colori

dell’arcobaleno. Ma … quando litigavano,una delle perle diventava nera e per farla tornare colorata

bisognava far pace.

Il primo aprile, era il compleanno di GIULIA, ma anche il giorno del pesce d’aprile. Le amiche

fecero finta di non ricordarsi del suo compleanno.

Le bambine frequentavano la “Primary School”, nella loro classe c’era una ragazza impertinente di

nome ELEONORA che aveva formato il gruppo delle “Skruke Cats” con altre due ragazze.

ELEONORA desiderava da tempo che GIULIA entrasse nel suo clan così le fece un regalo :un

gattino nero e una collana delle Skruke Cats.

GIULIA accettò quel dono di compleanno, ma cinquanta perle della sua collana divennero nere.

La bambina intuì che, forse, le sue vecchie amiche avevano solo finto di dimenticarsi del suo

compleanno per farle uno scherzo, come è usanza nel giorno del primo aprile.

Allora GIULIA decise di riappacificarsi con loro e da quel momento l'amicizia tra le quattro

bambine divenne sempre più forte e sincera.

E' proprio saggio quel detto che dice “Chi trova un amico,trova un tesoro!”

LA LEGGENDA DELLE CORONE

MAZZILLI DESIREE-CATERINA FEDERICA-PICCOLO CARLA

CLASSE 4^B - I.C. BATTISTI-GIOVANNI XXIII-CORATO

IL 9 GIUGNO 1941 NEL VILLAGGIO DI PORLOCK, IN INGHILTERRA, VIVEVANO

QUATTRO SORELLE CHE ERANO RIMASTE SOLE DOPO LA MORTE DEI LORO

GENITORI.

LE RAGAZZE FURONO ADOTTATE DA UNA FAMIGLIA BENESTANTE E AGIATA CHE

VIVEVA IN UNA CASA DI LUSSO.

I GENITORI LE TRATTAVANO MALE E FACEVANO INDOSSARE LORO VESTAGLIE

FATTE DI STRACCI E SCARPE DI PAGLIA.

LE RAGAZZE ERANO SEMPRE TRISTI PERCHE' I GENITORI NON VOLEVANO CHE

USCISSERO DI CASA. USCIVANO SOLTANTO PER ANDARE A SCUOLA E

ACCOMPAGNATE DAL LORO MAGGIORDOMO.

UN GIORNO LE QUATTRO SORELLE, MENTRE GIRONZOLAVANO PER LA CASA,

SCOPRIRONO UNA STANZA SEGRETA NELLA QUALE C' ERA UNA LIBRERIA CON

TANTI LIBRI GRANDI E MISTERIOSI.

PRESERO IL LIBRO PIU' GRANDE E INIZIARONO A SFOGLIARLO E A LEGGERLO.

QUEL MANOSCRITTO RACCONTAVA LA LEGGENDA DELLE MAGICHE QUATTRO

CORONE D' ORO CHE SI TROVAVANO IN UNA VECCHIA VILLA ABBANDONATA

NELLA FORESTA NERA DEL VILLAGGIO.

COSI' LE RAGGAZZE DECISERO DI AVVENTURARSI NELLA FORESTA NERA ALLA

RICERCA DI QUELLE CORONE.

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A MEZZANOTTE QUANDO TUTTI DORMIVANO, SILENZIOSAMENTE SCAPPARONO

DALLA LORO CASA E ATTARAVERSO IL SENTIERO GIUNSERO NELLA FORESTA

NERA, ERA BUIA E MISTERIOSA .

SENTIVANO PASSI DI ANIMALI E VEDEVANO OMBRE DI ALBERI CHE SEMBRAVANO

DEI FANTASMA, DI TANTO IN TANTO VOLAVANO DEI PIPISTRELLI SULLE LORO

TESTE.

E COSI' PER LA PAURA SCAPPARONO FINO AD ARRIVARE AD UNA VILLA.

BUSSARONO, LA PORTA SI APRI' DA SOLA, ENTRARONO E ACCESERO UNA

CANDELA , SI TROVARONO CIRCONDATI DA RAGNATELE E TAVOLI PIENI DI

POZIONI MAGICHE.

FRA TANTE MISCELE NE TROVARONO UNA IN PARTICOLARE DOVE C' ERA SCRITTO

POZIONE DELLA FELICITA' , LA BEVVERO E D' INCANTO SI RITROVARONO IN UN

CASTELLO STREGATO.

INIZIARONO A CERCARE LE CORONE MA TROVARONO SOLO UN VECCHIO

FANTASMA.

LE RAGAZZE SI SPAVENTARONO ALLA VISTA DEL FANTASMA, MA LUI LE

RASSICURO' DICENDO CHE ERA BUONO E CHE AVEVA BISOGNO DI AIUTO.

IL FANTASMA SPIEGO' CHE ERA LI' DA CENT' ANNI E NON POTEVA ANDARE VIA

PERCHE' AVEVA PERSO IL SUO BASTONE.

LE RAGAZZE RISPOSERO CHE ERANO LI' IN CERCA DELLE QUATTRO CORONE D'ORO

. IL FANTASMA PROMISE CHE SE AVVVESSERO RITROVATO IL SUO BASTONE

MAGICO AVREBBE ESAUDITO UN LORO DESIDEREO.

LE QUATTRO SORELLE LO CERCARONO PER TUTTO IL CASTELLO , MA TROVARONO

SOLO SCHELETRI E RAGNI GIGANTI.

LA SORELLA PIU' PICCOLA PER LA STANCHEZZA SI SEDETTE SU UNA SEDIA

CHE SI RUPPE. NEL PAVIMENTO SI APRI UNA BOTOLA E CADDERO TUTTE GIU'

RITROVANDOSI IN UNA CAVERNA PIENA DI BASTONI, LI' PRESERO QUELLO CHE

SOMIGLIAVA ALLA DESCRIZIONE FATTA DAL FANTASMA E GLIELO PORTARONO.

IL FANTASMA CHE ERA DI ANIMO BUONO CONCESSE ALLE RAGAZZE UN SECONDO

DESIDERIO. LE SORELLE SCELSERO DI TORNARE A CASA ED AVERE UN CASTELLO

TUTTO PER LORO.

La foglia viaggiatrice

seconde C.D. "G. Devitofrancesco" di Grumo Appula (Ba)

C’era una volta una foglia di nome Filly che viveva sul ramo più alto di un acero, nel cortile di una

scuola.

Era tanto stanca e annoiata: in quel cortile vedeva solo un “pezzo” di cielo e udiva sempre e soltanto

le voci dei bambini e le urla delle maestre.

Venne l’autunno e le foglie cominciavano a cambiare colore, infine venivano portate via dal vento.

- Io non voglio finire come tutte le altre, mi piacerebbe tanto viaggiare per conoscere il mondo!” –

pensò sognante Filly.

Il mattino seguente, una rondine la sfiorò e Filly le mormorò: - Portami con te in viaggio verso i

paesi più caldi, cosi potrò realizzare il mio sogno!

La rondine ascoltò le sue parole e decise di accontentarla. Si avvicinò a Filly e le disse: - Vieni sulle

mie ali, stringimi forte e cominciamo insieme questo viaggio!

Filly abbracciò la rondine e insieme partirono.

Volarono felici su terre sconosciute dai colori incantevoli. Giunsero su un’immensa distesa azzurra

come il cielo: il mare. Filly era desiderosa di guardarlo da vicino e chiese alla rondine di scendere

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più in basso per poterlo ammirare. Quando si avvicinarono a quel bellissimo mantello blu, notarono

delle enormi macchie nere: era il petrolio che soffocava pesci ed intrappolava uccelli e piante. Filly

ebbe paura e subito volse lo sguardo all’orizzonte; purtroppo su delle grandi barche tanti uomini,

donne e bambini agitavano le braccia e chiedevano aiuto.

- Andiamo subito via da qui, ho paura!- urlò Filly.

Allora la rondine volò piu veloce che poteva verso nuove terre.

Si ritrovarono in un posto grigio e, tra nuvoloni di polvere, videro dei mostri con lunghe braccia di

ferro che strappavano via gli alberi per piantare palazzi e grattacieli.

Allora la foglia Filly supplicò la rondine : - Andiamo subito via, è terribile tutto questo!

Ripartirono verso nuovi paesi e, guidate da forti suoni e luci abbaglianti, giunsero in un posto

spaventoso, in cui gli scoppi e le esplosioni facevano tremare Filly. Videro grandi tartarughe di

metallo che lanciavano fuoco in tutte le direzioni. Allora la rondine cercava di evitare le fiamme,

ma non riusciva, il fumo non le permetteva di muoversi facilmente. Filly, terrorizzata, ebbe paura di

cadere e per questo cercava di guidare la rondine per allontanarsi da quel luogo il prima possibile.

Allora disse alla rondine: - Desideravo viaggiare per conoscere le bellezze del mondo, ma tutto

quello che ho visto è terrificante, ti prego riportami dal mio acero!

Filly e la rondine volarono per ore e ore senza mai stancarsi.

Giunte nel cortile della scuola, Filly si mise a fare i salti di gioia svegliando le sue amiche foglie

che dormivano tutte insieme per terra.

-Sono tornata e non vi lascerò mai più! – esclamò a voce alta Filly.

Il suo piccolo “ pezzo” di cielo, il vocio dei bambini e persino le urla delle maestre fecero tornare il

sorriso a quella foglia birichina.

Finalmente Filly aveva imparato ad apprezzare tutto ciò che le stava intorno perché aveva compreso

che nella vita bisogna accontentarsi anche delle piccole cose.

LA COSTELLAZIONE DELLE CINQUE SORELLE

Silvia Pagnelli classe IIIF SCUOLA PRIMARIA "DE GASPERI" di noicattaro

In un angolo lontano dell’immenso spazio c’erano cinque stelle più luminose delle altre, esse

brillavano di una luce speciale: era la costellazione delle cinque sorelle. Le stelle, molto vanitose,

erano in competizione fra loro per essere più belle e brillanti. La sorella più piccola, l’ultima nata,

brillava di una magica luce ed era l’unica a non essere interessata a questa competizione. La stellina

era molto curiosa: scrutava e guardava i pianeti in ogni angolo dell’universo. Un giorno fu attratta

da un pianeta illuminato da suo padre: il Sole. Aveva dei colori bellissimi, si notava il celeste dei

mari, il verde delle foreste e il marrone delle montagne. La parte invece, che non era illuminata dal

Sole, presentava tanti puntini luminosi, erano le città degli abitanti di questo pianeta: gli uomini.

L’occasione per guardare da più vicino “la Terra” fu data alla stella dal passaggio di una meteorite

di cristallo che fece da lente di ingrandimento . In questo modo la stella poté guardare da vicino il

pianeta Terra. Subito si accorse di quello che i loro abitanti stavano facendo alla propria “casa”

Terra. L’inquinamento e l’avvelenamento dell’aria e dell’acqua, dovuto alle attività degli uomini, il

taglio delle foreste, stava facendo gravemente ammalare il pianeta. La stellina si rattristò molto e

pensò soprattutto ai figli degli uomini, tutti quei bambini non avrebbero avuto più una casa,

avrebbero perduto per sempre il loro mondo. La stella pensò che bisognava intervenire subito.

Riuscì a convincere le sue sorelle e tutte le altre stelle ad aiutarlo. Dopo una fantastica pioggerellina

di polvere di stelle, che cadde per diversi giorni sulla Terra, le foreste cominciarono a ricrescere,

l’acqua dei torrenti e dei fiumi tornò ad essere limpida, riprese la vita nei mari e l’aria diventò pura.

Le stelle avevano dato un’ultima possibilità agli uomini, avevano affidato il futuro del pianeta Terra

ai bambini.

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Cappuccetto rosso e un marziano

Silvia Pagnelli classe IIIF SCUOLA PRIMARIA "DE GASPERI" di noicattaro

Mi presento da brava persona: sono Cappuccetto rosso, ogni giorno mi dedico alla scuola. Un

giorno mentre prendevo la solita strada per andare a scuola, sotto un grande albero, vidi un

marziano, proprio identico a me, a parte quelle grandi orecchie a punta. Subito mi chiese: “ Come ti

chiami?” Io risposi: “Mi chiamo Maria Carmela però per tutti sono Cappuccetto rosso.” “Dove

vai?” Continuò il marziano “Vado ad imparare” Risposi io. “ E cosa? E dove?” Disse lui Allora

risposi: “Vado ad imparare tutto quello che c’è da sapere a scuola”. “Posso venire con te?” mi

chiese. E insieme ci recammo a scuola. Una volta lì, i compagni insultarono il piccolo alieno: “ Tu

non sei di questo pianeta, vattene!” Il giorno dopo il piccolo alieno non si fece vedere dai miei

compagni di scuola , ma ascoltò le lezioni fuori dalla scuola e le trovò interessanti. Un giorno però

il papà del marziano disse: “Dobbiamo tornare a casa perché la tua mamma ti sta aspettando!” Il

giorno successivo io mi accorsi che il mio amico non era più nascosto dietro la finestra ad ascoltare

le lezioni e capii subito che era partito, ma non lo avevo nemmeno salutato! Allora feci un aquilone

con una scritta “Ciao amico mio” e lo feci volare su in cielo come un uccello.

FILASTROCCA DI UN'ALLEGRA SECONDA!

Seconda C - Istituto Comprensivo "Savio-Montalcini" di Capurso

Siamo gli alunni

di una SECONDA:

la nostra classe è

allegra e gioconda!

Mi chiamo Giuseppe e

vado al parco a giocare

e tutti i giorni mi piace sognare.

Il mio nome è Fabrizio

e sono proprio un bravo

e simpaticissimo tizio.

Mi chiamo Roberta,

i miei capelli son lunghi

e non mi piace raccogliere i funghi.

Io sono Tommaso e sono attento,

quando la maestra spiega

sono molto contento!

Poi ci sono io

che mi chiamo Martina

e voglio diventare una ballerina.

Il mio nome è Aurora

e non sono ancora

una signora.

Io sono Greta e non sono veloce veloce,

ma quando mi arrabbio sono quasi feroce!

Ila mi chiama la mamma...

anche quando vado a nanna.

Il mio nome, invece, è Loris e

son coraggioso

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come i cavalieri non sono pauroso.

Mi chiamo Christine e

sono tranquilla,

ma non mi piace la camomilla.

Sono Francesco e

mi piace sparare...non

con le armi vere, solo per scherzare.

Mi chiamo Fabio e sul mio viso

c'è sempre un grande sorriso!

Il mio nome è Naike e

fa rima con psiche.

Io sono Davide

e vado col motore,

anche se studio tutte le ore.

Il mio nome è Roberta

e annuso un fiore,

mentre vedo una farfalla

con le ali a forma di cuore.

Io sono Maicol, ma mi chiamo Mango

quando gioco a calcio

e mi sporco di fango.

Mi chiamo Nunzia e sono bruna

e mi piace guardare la luna.

Io sono Nicolas e son capursese,

ma sembro un bambino svedese.

Io sono Giulia, che...

a scuola mi freno e

a casa mi sfreno.

Mi chiamo Fabiana

e a mandorla ho gli occhietti

che sembran due faretti.

Io sono Gabriella e

sono bravissima,

sinceramente mi sento bellissima.

Mi piace il mio nome

e sono Michele:

adoro mangiare il miele.

Infine, io sono:

un altro Tommaso

e nelle pozzanghere

ho male al naso!

Siamo ventitrè e

tutti diversi,

ma ora ci conoscete in versi!

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IL VIAGGIO DI MIRKO E PAOLO

Classe 4°C - fatta da : Nicola Pantaleo Daniel Sommella

C’erano una volta due amici di nome Mirko e Paolo che andarono nel profondo di un bosco, dove

scoprirono una casa …entrando trovarono un grande e misterioso portale. I due amici apparvero un

po’spaventati, erano indecisi se oltrepassare o no il portale perché non sapevano cosa potesse

succedere. Dopo aver discusso tra di loro decisero di incominciare a intraprendere quell’avventura,

così entrarono e si trovarono di fronte ad un DINOSAURO: erano nell’era della preistoria! Questo

dinosauro era l’unico della sua specie e si chiamava INDOMINUS REX, ed era in grado di parlare.

Mirko e Paolo spaventati incominciarono a correre ,il dinosauro gli fermò dicendo loro: “Non

preoccupatevi, voglio diventare vostro amico.” I due ragazzi non credevano a quelle parole, però

incuriositi si fermarono dicendogli: “Sei sicuro che non ci mangerai?” Il dinosauro rispose: “No, io

non mangio carne, ho solo bisogno di compagnia. Possiamo diventare amici?” I due si guardarono,

decisero di presentarsi, lo stesso fece il dinosauro dicendo il suo nome, mi chiamo DinoRex. I tre

incominciarono a giocare tranquillamente quando all’improvviso arrivò il suo acerrimo nemico il

TIREX. Questo dinosauro voleva mangiare Mirko e Paolo, ma DinoRex incominciò a lottare per

difendere i suoi nuovi amici. I due ragazzi decisero di chiedere aiuto a un Brachiosauro, gli salirono

sulla testa, chiedendogli di colpire il TIREX con la coda. Allora il dinosauro cattivo cadde per terra

per la forza del colpo e DinoRex gli sferrò il colpo finale sconfiggendolo. Alla fine i due ragazzi

tornarono a casa e, quando potevano, andavano a giocare con il loro amico DinoRex.

Il bambino e il fantasma

Mangione Fabio e Di Tullio Christian - Classe 4^A I.C. BATTISTI -GIOVANNI XXIII Corato

C’ era una volta un fantasma che aveva un hobby: giocare a calcio. Egli abitava in una casa

abbandonata e sinistra.

Un giorno un bambino, di media statura e con i capelli neri, lanciò il pallone nella casa e quando

entrò per riprenderlo vide il fantasma.

Il bambino spaventato corse a chiamare il papà che andò in quella casa e vide che non c’ era

nessuno. Il papà disse al figlio:

-Non vedo fantasmi. Sei il solito esagerato!

Poco dopo il bambino tornò nella casa e incontrò il fantasma che gli chiese - Perché mi dai

sempre la caccia? Io sono un fantasma buono e mi piace giocare a pallone.

Da quel giorno il bambino e il fantasma diventarono amici e giocarono molte volte a calcio.

Una giornata indimenticabile

SPINELLI NICOLA B - I.C.BATTISTI-GIOVANNI XXIII - Corato

Un giorno d'estate mi trovavo in campagna e cavalcavo il mio cavallo Stella.

Ero sulla strada sterrata quando Umberto,il mio cane, mi inseguì e mi fece cadere da cavallo.

Passò una macchina si fermò, mi portò a casa e mia zia mi curò.

Il pomeriggio vennero a trovarmi i miei cugini. Prendemmo i cavalli e ci dirigemmo verso il

vigneto dove raccogliemmo alcuni grappoli dorati di uva zuccherina

Tornati a casa della zia io e i miei cugini andammo a giocare in giardino.

Quella volta trascorsi una giornata indimenticabile!

SPINELLI NICOLA

CLASSE 4^B

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DUE AMICI… ALL’AVVENTURA

RUSSO NICOLA FILIPPO-DI GIROLAMO JENNIFER 4 B - I.C.BATTISTI-GIOVANNI XXIII -

Corato

C’erano una volta, in una lontana città, due bambini di nome Jessica e Jack che costruirono un jet

magico.

Dopo aver finito di costruire il mezzo, i piccoli si recarono dal vecchio saggio che abitava nel cuore

della città per chiedere notizie riguardanti il loro futuro: cosa sarebbe accaduto e se sarebbero andati

in Egitto, per sconfiggere il re Karnif.

Il vecchio saggio rifletté un momento e con aria molto dispiaciuta disse loro:“Non andate in Egitto

perché c’è una strega che avviserà subito il re, lui è spietato, non ha pietà nemmeno per i bambini.”

Jessica e Jack non

lo ascoltarono e andarono in Egitto. Nel frattempo la strega avvisò il re, che era sceso dalle scale

della sua piramide con un bastone d’oro, affilato e potente e assorbiva la vita di tutti quelli che

uccideva.

I bambini conobbero il re Karnif e si mostrano molto amichevoli.

La notte dopo essi riuscirono a prendere il bastone del re che senza di esso divenne debole,facile da

sconfiggere. Per questo era molto arrabbiato perciò chiamò il suo amico Hally, il potente mago.

Nel frattempo il vecchio saggio costruì una nave del tempo per poter salvare i bambini in caso di

pericolo.

Iniziò uno scontro tra il vecchio saggio e il re che perse la vita.

Infine il vecchio saggio portò i bambini in salvo con la nave del tempo e tutto finì bene.

GATTO SCOLARETTO

II E e F I.C. Grimaldi-Lombardi

Da qualche giorno in classe eravamo tutti più contenti di andare a scuola! Nel nostro cortile, infatti,

era venuto a vivere un gatto di grande compagnia, un vero tenerone e coccolone. Era grigio tigrato,

un po' tondetto, silenzioso e felpato come tutti i gatti. Il suo posto preferito era un angolo proprio

accanto all'entrata della scuola, dove si trovava una specie di gabbia che serviva per tenere tutti

lontani da una centrale forse elettrica. A me e ai miei compagni non interessava saperlo finché

quella non è diventata la casa del nostro amico gatto. "Diamogli un nome", proposi ai miei

compagni e alla maestra, "così capirà' che siamo tutti amici suoi e che ci fa davvero piacere averlo

qui a scuola". Così ci inventammo il nomignolo di Scolaretto, lui che si era così affezionato alla

nostra scuola. Per la verità chi si occupava di lui era il custode della scuola e sua figlia, una ragazza

di 16 anni che gli portava da mangiare. Per incontrarlo non si faceva una grande fatica, anzi! Tutte

le mattine puntuale alle 8 si accomodava sul tetto di una macchina già parcheggiata oppure

nell'aiuola sotto la siepe, ma tenendosi a distanza dall'ingresso della scuola, affollato a quell'ora

anche di tanti genitori e insegnanti. E così lui osservava noi arrivare uno ad uno, tutti assonnati e

infreddoliti, oppure preoccupati e svogliati per un altra giornata impegnativa e chissà quale compito

ci avrebbe chiesto di svolgere la maestra. Ogni giorno che passava ero sempre più contento di

incontrarlo ed aspettavo impaziente un bel momento in cui poterlo accarezzare e fare finalmente la

sua conoscenza da vicino. Intanto mi bastava che potessi rivederlo anche all'uscita, quando la sua

faccia aveva davvero un'espressione curiosa, quasi mi volesse chiedere :"Beh? Com'è andata oggi?

Giornata dura o no?" Lui era diventato la mascotte della nostra scuola e non c'era alunno che non

avesse provato ad avvicinarlo per dimostrargli il suo affetto. Ma i più fortunati eravamo io e i miei

compagni per una sola e semplice ragione: la nostra aula, infatti, era l'unica che si affacciava

direttamente sul cortile e col passare del tempo Scolaretto ci sorprese tutti con un gesto che nessuno

si aspettava! Ogni giorno lo vedevamo apparire dietro i vetri delle finestre di punto in bianco, con

un salto agilissimo raggiungeva il davanzale e poi sostava li' per qualche minuto. Tra un dettato ed

un esercizio di matematica noi tutti avremmo avuto voglia di alzarci e andare ad accoglierlo e

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salutarlo, ma sapevamo che la maestra, nonostante il suo sorriso intenerito, non sarebbe stata

d'accordo se ci fossimo alzati da posto e avessimo interrotto la lezione e ci fossimo distratti così ....

Che peccato! Come potevamo fare per risolvere il caso? Sentivo che Scolaretto ci restava un po'

male che rimanessimo fermi e immobili malgrado la sua insolita presenza li' sulla finestra... Un

brutto giorno pioveva così tanto che il nostro amato amico non si fece vedere: allora molti di noi si

chiedevano se la pioggia lo avesse scoraggiato dal tornare a trovarci o se piuttosto il vero motivo

non fosse la nostra fredda reazione alle sue amorevoli visite alla finestra. Purtroppo quella pioggia

non smise per giorni, quasi una settimana, e tutto il tempo Scolaretto ci manco' moltissimo: ci

chiedevamo un po' tristi dove fosse, se avesse trovato un rifugio sicuro o se qualcuno lo avesse

accolto in casa e, in quel caso, sapevamo che non l'avremmo più rivisto. Una mattina però il nostro

Scolaretto ricomparve alla finestra, sempre più' dolce e fiero di se', perfettamente in ordine, col

miagolio più bello che avessimo mai sentito. La novità più grande era che quella mattina lui non era

venuto a trovarci durante le lezioni, ma bensì durante l'intervallo e questo ci riempi' di gioia, perché

finalmente potemmo andargli incontro e, diversamente da come fanno i gatti randagi, si fece toccare

e zampetto' un pochino, quasi a voler giocare con noi. Da quella volta Scolaretto venne sempre da

noi all'ora di ricreazione e tutti aspettavamo con gioia quell'incontro fra noi alunni di seconda e lui,

alunno lo stesso ma davvero speciale! Qualche volta la maestra scherzava e ci chiedeva ce si

sarebbe piaciuto offrirgli un banco ed una sedia per seguire la lezione più comodamente invece che

da un davanzale: ovviamente rispondevamo in coro di si e poi la pregavamo di portarlo un po' in

classe. Beh, per dirla tutta, le femminucce erano più determinate ed insistenti con lei e noi

maschietti speravamo che riuscissero a convincerla. Immaginavamo, però, che non doveva essere

facile per la maestra esaudire il nostro desiderio, nonostante anche lei volesse bene a Scolaretto, ma

come si sarebbe poi giustificata con la Direttrice, spuntata magari inaspettatamente in aula??? La

soluzione fu una sola e la mettemmo in pratica con l'arrivo della primavera e delle giornate più

calde: ogni giorno durante la ricreazione due bambini a turno uscivano in cortile con una scodella di

buon latte e dei saporiti croccantini. A qualcuno di noi bambini venne anche l'idea di portarlo per

sempre a casa, ma presto capimmo che Scolaretto era l'amico di tutti noi e che, se qualcuno l'avesse

adottato, non avrebbe avuto più senso il suo bellissimo e originalissimo nome. CLASSI II E - II F

I.C. “Grimaldi-Lombardi”

GIORGIO E I BULLI

DIASPARRA ANTONIO MONTRONE NICOLA LASTELLA LUIGI – I.C.BATTISTI-GIOVANNI

XXIII

C’ERA UNA VOLTA UN BAMBINO, DI NOME GIORGIO, CHE VENIVA PRESO IN GIRO

DA ALCUNI COMPAGNI BULLI.

SPESSO TORNAVA A CASA MALCONCIO PERCHE’ GLI FACEVANO DEGLI SCHERZI

PESANTI. INSOMMA A GIORGIO NON ANDAVA MAI NULLA COME VOLEVA.

UN GIORNO MENTRE CAMMINAVA NELLA SUA STANZA, PER SBAGLIO, PESTO’ UNA

LEVA E SI APRI’ UNA BOTOLA NEL PAVIMENTO , DELLE SCALE LO CONDUSSERO

NEL SEMINTERRATO. LI’ TROVO’ UN PORTALE, DOVE POTEVA SCEGLIERE SE

ANDARE AVANTI O INDIETRO NEL TEMPO.

IL BAMBINO SFRUTTO’ QUEL PORTALE PER VEDERE UN DINOSAURO E SCOPRIRE

CHE LAVORO AVREBBE SVOLTO DA GRANDE, MA DURANTE IL VIAGGIO RIMASE

BLOCCATO NEL FUTURO.

IN QUELL’EPOCA ERA IN CORSO UN’INVANSIONE ALIENA.

A GIORGIO QUELLA SITUAZIONE FACEVA DAVVERO PAURA E COSI’ SCAPPO’ VIA.

SI RIFUGGIO’ IN UNA BIBBLIOTECA DOVE STUDIO’ E COSTRUI’ UNA TUTA

TEMPORALE CON LA QUALE FARE RITORNO NEL SUO MONDO.

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FINALMENTE, DOPO QUALCHE GIORNO, GIORGIO ERA DI NUOVO A CASA.

QUANDO IL BAMBINO TORNO’ A SCUOLA RACCONTO’ LA SUA FANTASTICA

AVVENTURA AI COMPAGNI.

ANCHE I BULLI SEPPERO DEL VIAGGIO E RICOMINCIARONO A FARSI BEFFE DI LUI.

GIORGIO SI FECE CORAGGIO E PARLO’ AI BULLI DEI FATTI CHE GLI ERANO

CAPITATI NEL FUTURO.

I BULLI RIMASERO AFFASCINATI E VOLLERO PROVARE LA FAMOSA TUTA

TEMPORALE.

DA QUEL GIORNO GIORGIO RIUSCI’ A FARSI RISPETTARE DA TUTTI I SUOI

COMPAGNI DI SCUOLA.

UN NUOVO AMICO

DE LAURENTIS CLARA –CUSANNO IRENE- AMORESE FRANCESCA I.C.BATTISTI-

GIOVANNI XXIII

IN UNA CALDA ESTATE UN GRUPPO DI AMICI DECISE DI ANDARE IN CAMPEGGIO.

UNA SERA I RAGAZZI LASCIARONO LE LORO TENDE E ANDARONO NEL BOSCO

DOVE ACCESERO IL FUOCO, SI SEDETTERO INTORNO E SI RACCONTARONO DELLE

STORIE DI PAURA.

DOPO UN PO’ RIENTRARONO NELLE TENDE E SI PREPARARONO PER LA NOTTE.

LA MATTINA SEGUENTE ANDARONO AL MARE E LI’ TRASCORSERO TUTTA LA

GIORNATA TRA GIOCHI IN ACQUA E TUFFI, PARTITE DI PALLAVOLO E DI TENNIS.

GIUNSE LA SERA E POI ANCHE IL MOMENTO DI ANDARE A DORMIRE. PRIMA DI

ADDORMENTARSI

I RAGAZZ ISENTIRONO DEI RUMORI E ANDARONO A VEDERE COS’ERA.

TROVARONO UN CANE CHE SI LAMENTAVA PERCHE’ SI ERA FERITO ALLA

ZAMPAETTA. IL CUCCIOLO AVEVA GLI OCCHI AZZURRI, IL PELO BIANCO COME LA

NEVE E FOLTO, SEMBRAVA UN BATUFFOLO. QUINDI DECISERO DI CURARLO E DI

ADOTTARLO.

I RAGAZZI SI AFFEZIONARONO SUBITO AL CANE E LO CHIAMARONO RONNI.

IL GIORNO DOPO TORNARONO A CASA FELICI DI AVER VISSUTO QUELLA

SPLENDIDA VACANZA E DI AVER TROVATO UN NUOVO AMICO A QUATTRO ZAMPE.

UN A MERITATA MEDAGLIA

ROSELLI MATTEO

SARDANO ALDO

MASTRPASQUA DAVIDE

CLASSE 4^B I.C.BATTISTI-GIOVANNI XXIII

C’ERA UNA VOLTA UN ROBOT CHE SI CHIAMAVA HZ-27 E VIVEVA SU UN

PLANETOIDE.

UN GIORNO FU INFORMATO DALLO SCIENZIATO H2-42 CHE UNA NAVICELLA

EXTRATERRESTRE SI DIRIGEVA PROPRIO SUL SUO PLANETOIDE.

GLI ALIENI DOPO AVER CATTURATO IL ROBOT LO PORTARONO SU MARTE AL

COSPETTO DI GALACTUS, IL TERRIBILE SOVRANO CHE AVEVA SCHIAVIZZATO

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DECINE DI PIANETI, COSTRETTO MIGLIAIA DI ROBOT AD OBBEDIRGLI E

CONQUISTATO INNUMEREVOLI PLANETOIDI.

L’OSTAGGIO FU MESSO IN CELLA DI CONTENIMENTO FRIGORIFERA, MA RIUSCI’ A

SCAPPARE. DURANTE LA FUGA VENNE A CONOSCENZA DI UN PIANO DI

CONQUISTA DEL SUO MONDO.

RIUSCITO A TORNARE A CASA IL ROBOT INFORMO’ IL CAPO DEL GOVERNO ED IL

PIANO FALLI’.

PER IL SUO CORAGGIO HZ-27 FU PREMIATO CON UNA MEDAGLIA DI

RICONOSCENZA E VISSE SERENAMENTE SUL SUO AMATO PLANETOIDE.

L’AVVENTURA DEL TEMPIO SOTTOMARINO

Elena Gaia Bretone Nitisha Ramessur Istituto Balilla Bari classe IV C

C’erano una volta tre amici, Fabiano, Jerry e Nicoletta che andarono a casa della loro amica Sofia.

Arrivati a casa i quattro amici sapevano benissimo quale fosse il posto perfetto per giocare.

Andarono nella cantina, dove scoprirono una gigantesca botola segreta. Dentro la botola c’era una

mappa, quattro posti e un luccicante bottone rosso. Spinto dalla curiosità, uno dei ragazzi senza

pensarci due volte schiacciò il bottone. Furono tutti proiettati in un maestoso tempio sottomarino e,

fatto strano, stavano sott’acqua ma riuscivano tranquillamente a respirare. Per fortuna uno dei

ragazzi aveva con se la mappa del tempio. Seguendo le indicazioni, però si ritrovarono

inaspettatamente vicini ad una porta chiusa Per aprirla bisognava superare dei pericolosi ostacoli. Il

primo prevedeva di percorrere il labirinto della morte, il più pericoloso che fosse mai esistito.

All’interno c’erano tanti scorpioni velenosi in ogni angolo dei muri e una grande gabbia con un boa

lungo diciotto metri. Per sbaglio premettero un bottone nascosto dal pavimento e uscirono delle

spine molto lunghe e i lati dei muri cominciarono a restringersi; i bambini stavano quasi per essere

schiacciati quando arrivò una balena flessibile che come SpongeBob succhiò molta acqua e si

gonfiò. I bambini camminarono sulla balena e arrivarono dall’altra parte del corridoio. Fabiano,

però, cadde in una botola nascosta e scomparve. Fabiano dopo un po’ di tempo trovò una scala che

lo ricondusse dai suoi amici. La porta segreta finalmente si aprì e i ragazzi videro un tesoro. Allora

Nicoletta camminò per raggiungere il tesoro e fece in tempo a prenderlo prima che tutti cadessero

giù. Una volta caduti entrarono in un tunnel che li condusse nella cantina della casa di Sofia.

Aprirono il tesoro dove trovarono tante monete di cioccolato e se le mangiarono; così tutti vissero

felici e contenti con qualche carie in più.

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GLI EMIGRANTI SILENZIOSI

Filippo Umberto Marzano classe 5^C - Scuola Nicolò Piccinni

In un barcone c’erano novantasette emigranti, c’è un silenzio tremendo ad certo punto si sentì

piangere un bambino, gli scafisti urlarono come matti e spararono in celo, con le proprie armi,

dissero: <<Fate silenzio!!! Se no vi uccidiamo uno ad uno>>.

Allora tutti fecero silenzio ma il bambino continuava a piangere allora la sua mamma gli racconto

una storia per farlo addormentare.

Inizia così: <<C’era una volta un cavaliere che sbucava sempre quando il crimine si faceva avanti,

lui si chiamava Ghost Rider .

Lui aveva la faccia da teschio che prendeva fuoco un giorno incontrò il diavolo, che si chiamava

Lucifero, fecero una lunga battaglia, a un certo punto il diavolo stava per uccidere Ghost Rider ma

lui lo prese per la testa con la catena infuocata e lo sbatte nell’ inferno>>.

Il bambino disse: << Mamma quel soccorritore assomiglia a Johnny Blaze cioè il Ghost Rider >>

la mamma rispose :<< Quello è Johnny Blaze il tuo eroe preferito e sta venendo a salvarci >>.

E il bambino esclamò:<<Evviva! Siamo salvi >>.

L’ uomo che veniva a salvarli era il guardiacoste.

Una volta scorsi li trovò senza documenti e con immenso dispiacere li dovette rimandare nel loro

paese di origine con un aero militare

fine

La piccola Lola

Emma Sofia Violante- 5C “N.Piccinni”

Un signore, salito su un barcone, guardò due stelle che parlavano; dopo cinque minuti in cielo si

aprì un portale luminosissimo, con arcobaleni, scintille, due stelline e lune molto piccole.

Queste due stelle scomparvero e riapparvero in un mondo fantastico, pieno di colori

ma allo stesso tempo molto scintillante; si chiamavano una Rarity e l’altra John che erano marito e

moglie.

Dopo qualche mese nacque la piccola Lola un stellina molto vivace e spensierata, capricciosa e un

po’ vanitosa come la mamma. Lola diventò

sempre più grande e alla fine divenne una componente molto importante per Stellior, divenne la

“Stella Polare “.

Tutti quando sentirono la bella notizia, scoppiarono di gioia e la casa di Lola venne affollata da

amici che le facevano tanti auguri.

Lei brillava molto nel cielo e ogni volta che un signore viaggiò su di un barcone ebbe sempre di

riferimento la stellina Lola.

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UN VIAGGIO DISPERATO

Roberto Carlo Lepore - Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.

Quel giorno al tramonto, sulle coste del Nord Africa, erano riuniti uomini, donne e bambini per

emigrare in Italia.

Erano novantadue, pronti per lasciare la, loro casa, i loro amori, portando addosso soltanto un po’

d’acqua e delle fotografie.

Salirono sull’imbarcazione i passeggeri; gli scafisti presero il largo in direzione della Stella Polare.

Qualche minuto dopo alcuni si disperarono non conoscendo il mare, altri intimoriti si

accovacciarono muti, ma il rumore più forte era quello dei bambini che piangevano; specialmente il

più piccolo di tre anni che cercava di essere tranquillizzato dalla madre.

Lei gli raccontava delle stelle, dicendogli che ognuna di loro aveva millenni e che ogni persona

brava e buona saliva in cielo e viveva lì, con cibo e acqua senza problemi, suscitando così la

curiosità nel proprio bambino in modo da non farlo piangere.

Poco dopo si avvicinò uno scafista dai capelli arruffati marrone scuro, denti gialli, maglietta

leggera, pantaloni corti e una pistola nella cintola.

Chiese se andava tutto bene; tante erano le lamentele da fargli, ma nessuna gli venne detta.

Tutti sapevano che potevano morire per un qualche motivo semplice, ma speravano in meglio.

A un certo punto la barca cominciò a ondeggiare; non si vide più nessun pirata, qualcuno gridò che

erano scappati, ma in quel momento si vide una luce abbagliante e poi lo spazio buio.

Il bambino chiese alla madre: “ Stiamo andando dalle stelle? Siamo stati bravi e buoni? “

“Si , piccolo mio”.

LA STORIA DI MAMMA JOLANDA

Vittorio d'abbicco Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.

Un occhio elettronico spia una barca di profughi e parte un guardacoste. Loro non sanno che il

guarda coste va, va e non si ferma. La mamma Jolanda tranquilizza il figlio piccolo, Xuang bebè, e

il marito con una storia. C'era una volta un eroe chiamato YE-XE che affrontò : tanti mostri ,tante

streghe,tanti goblin... Era considerato un eroe vero e proprio da tutto il popolo senegalese, quanto

un Dio. Un giorno YE-XE si dovette imbattere in un lottatore di BOX proveniente dall' Etiopia. Il

duello fù sanguinoso ma YE-XE vinse. Dopo tanti anni ebbe il cancro e morì.In realtà però era stata

sua moglie YA-XA, che sì era accordata con la banda di YI-.XI , mettendoli batteri nel cibo. YI-XI

in canbio li diede : 1.000.000.000.000.000.000.000. euro in contanti. Così l'ispettore YU-XU decise

di indagare sull'accaduto. Dopo

numerose ricerche arrestò YI-XI e YA-XA. Jolanda fece una pausa e poi continuò. Poi il sindaco

YY-XX disse che

sarebbe stato il figlio di YE-XE (YO-XO) a prendere il suo posto. Improvvisamente un' onda

travolse la barca, ma per fortuna arrivò il soccoritore. Arrivati in Italia Jolanda vendette le sue storie

e diventò MILIARDARIA.

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LA PERDITA DI UN GRANDE TESORO

Samuel Angelicchi Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.

Viaggiando su quel barcone sotto alla coperta di stelle tutto diventa scuro :-E’un maremoto!-: grida

la gente impaurita ;ma una famiglia di quattro persone viaggiava tranquilla come se nulla fosse ,ma

loro non sanno cosa gli aspetta.

Ad un tratto uno scossone sveglia la famigliola e tutti vanno verso la prua per vedere ciò che

accadeva.

Il mare non si dava calma, era peggio di una mandria infuriata di tori, la barca si muoveva da destra

a sinistra senza mai fermarsi. Il cielo era cupo e la paura assaliva la nave. Dopo un po’ di tempo la

calma più totale e tutti felici ma, un sorriso non c’era in quella felicità.

Asur ,un figlio di quella famigliola, era sparito nella nebbia più infinita, per tre minuti c’è la felicità

poi la tristezza comanda sovrana in quelle persone. Almina, la madre di Asur, era disperata e

correva da una parte all’altra affaciandosi ai balconi della nave in ceca di suo figlio perduto, il padre

Siton era davanti alla prua in ginocchio e pregava a Dio :-Oh,mio Signore la tristezza è nel cuore

mio e di tutta la mia famiglia...-: proprio in quel momento scende una stella cadente e quella sua

preghiera si trasformò in desiderio, la gente sorpresa perché pensava come aveva fatto a scomparire

quel bambino infatti erano tutti vicini.

Nel totale silenzio una voce acuta grida :-Terra!-: tutti guardano verso la direzione indicata, la gente

felice festeggiava tutti a cantare a ballare ma, quella famiglia era triste perché aveva perso un pezzo

del puzzle della loro vita e per loro anche quello più importante. Il fratello Zimir era solo in un

angolo e piangeva come una fontana.

Arrivati sulla terra la gente si chiedeva chi ci ha avvisati che c’era terra, poi noi non abbiamo

bambini :-Non lo so-: rispose qualche persona.

Zimir ha notato che nel cielo era comparsa una stella e grido :-E’ stato mio fratello!-: e la gente

ridendo disse :-Ma cosa, tuo fratello non esiste più!-: poi una luce verso l’orizzonte si avvicina e

parla come se fosse un angelo:-Ero io-: disse:-Guardate il riflesso delle stelle sul mare-: e lì le stelle

si muovono creando la faccia di un bambino :- Mamma,papà, Zimir e tutta la gente che mi ascolta

io esisto però sono figlio del cielo adesso proteggerò questa terra a tutti i costi -: In quel momento la

gente sorpresa guarda lo spettacolo dell’orizzonte. Il cielo azzurro quasi blu, la metà del sole che

illumina il mare e gli uccelli col loro cinguettio passano e danno un tocco di serenità in quel

momento.

VIAGGIO DELLA SPERANZA

Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.

Era una notte stellata,la luna brillava nel cielo e nell'immenso deserto un gruppo di persone scappa

in cerca di una vita migliore.La strada era lunga e tanti i pericoli che avrebbero potuto incontrare,ma

il desiderio di liberta' era troppo forte.Il viaggio si annunciava davvero difficile, il caldo della

mattina rischiava di lasciarli senz'acqua;al contrario la notte la temperatura diminuiva a tal punto da

costringere a dormire stretti l'uno accanto all'altro sotto le vecchie coperte.Ogni capofamiglia

cercava di rassicurare i propri cari facendosi raccontare i sogni che avrebbero voluto

realizzare.Dopo quattro giorni di duro viaggio attraverso il deserto,il gruppo raggiunse la costa.Qui

comincia la seconda parte del viaggio,dovranno salire su un peschereccio mal ridotto e avevano

pagato per un viaggio incerto e senza garanzie,tutto cio' che possedevano.Furono fatti sistemare

nella stiva donne e bambini mentre gli uomini sul ponte ad aiutare i marinai durante il viaggio in

mare aperto.Nella stiva non era certo facile tranquillizzare i bambini,ogni mamma cercava di

distrarli in maniera diversa:c'era chi raccontava vecchie storie, chi guardando le stelle dagli oblo'

immaginava strane figure chi gioiva per la nuova vita che li attendeva.Sul ponte gli uomini

bisbigliavano tra di loro chiedendosi preoccupati se quella era la rotta giusta ma,guardando il cielo

pieno di stelle di una cosa erano certi:dovevano seguire la stella piu luminosa. Tutti sul quel

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peschereccio aspettavano la fine del viaggio, i marinai perche' una volta fatti scendere i clandestini

non avrebbero piu' corso rischi e questi ultimi perche' finalmente avrebbero ragginto la meta

lasciandosi alle spalle miseria e disperazione pronti ad affrontare nuove difficolta per un futuro

migliore,ma pieni di speranza.

LA COSPIRAZIONE MARINA

Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.

James era un ragazzo molto curioso , allegro e sempre felice. Un giorno la madre

di James gli disse :<dobbiamo partire ,fai le valige>.Fatte le valige [cibo, acqua,

soldi] si incamminarono verso la riva; ovviamente James non aveva mai visto il

mare ed era ansioso di vederlo.

La madre diceva di correre al rumore degli spari e cosi fu, arrivati alla foce del

Fiume incontrarono altre persone, molte altre persone.

James e gli altri incominciarono a salire, dopo tutto era molto tranquillo, l’ unico

Problema era che chi veniva chiamato dal capitano non tornava più; questo

Spinse la curiosità di James oltre il limite cosi decise di andare a controllare

Nelle cabine del capitano per vedere cosa capitava cosa succedeva a quelli

Chiamati, cosi James mise l’occhio in una fessura della porta e vide che li

Legavano e li buttavano da una finestra in mare.

James aveva sempre più paura mentre ai familiari gli importava solo di arrivare

In Italia, quando chiamarono James lui si rifiuto di andare quando la nave

Sbando e poi fu sopraffatta da un onda e col suo ultimo sguardo James vide

Gli scafisti scappare poi fu sopraffatto dalle onde e da alcune parti della

Nave.

Madre e figlio che scapano da una nazione in guerra , invece di trovare una vita

Tranquilla, trovano la morte.

LA LUCE DEI MIGRANTI

Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.

Quasi novecento persone stanno per salire sul vecchio barcone.

Ecco... la barca va sulla nera distesa infinita.E' tutto nero, la luna si vede a mala pena e, alcuni,

pensano già di non avere speranze: da essere neri, ora sono bianchi pallidi per la paura.

-Che rumore assordante!!- grida un tipo.

-Si é spento il motore!!- urla lo scafista.Tutti credono che lo scafista sia il capitano. -Capitano che

facciamo?- non c'é traccia dello scafista.

-Capitanooooo!!!- era saltato su un motoscafo ed era tornato sulla spiaggia.Rabbia, paura, tristezza.

Quante persone senza cibo, acqua e neppure una briciola di pane.

Sono tutti infuriati della fuga dello scafista.

-Che fregatura!- dice un uomo ad altri due.

-Per non parlare del costo!- (cioé di 1500 euro) commenta un altro.

-Almeno siamo ancora vivi!- esclama un altro che é sempre ottimista.

-Cos'é quella terra?- chiede un uomo.

-E' la Croazia.- risponde un altro.

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La barca si avvicina sempre di più.

SBEM!!! La barca sbatte alla costa croata. Urla, stramazzi i morti sono ottocentonovantasette.

I superstiti: marito, moglie e figlio.Si chiamano Henry, Samantha e Mirko. Appare una strana e

insolita luce. Al termine c'é l'Italia: sono salvi.

Luigi Liberti 5°c N.Piccinni

Un viaggio pieno di scoperte 0

Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.

Gli immigrati sono delle persone che scappano dai loro Paesi per vari motivi. Questo racconto parla

di Geraldine, una mamma africana e sua figlia Shatè che scappano da Harare perché c’è una

violenta guerra. Sulla spiaggia uno scafista porge loro una mano per aiutarle a salire, insieme ad

altre persone, su un barcone vecchio e arrugginito. Durante il lungo viaggio, la mamma racconta

una storia alla sua bambina che è molto spaventata e triste. Accarezzando la testa le dice:<<Guarda

il cielo, è pieno di stelle!!>>poi continua:<<Lo sai che ogni stella appartiene ad un bambino

diverso?>>.Chiudi gli occhi e scegli la tua, credo che sarà molto luminosa!!>>continua Geraldine.

La figlia iniziò a sorridere e domandò :<<Mamma, ma esiste l’unicorno dei sogni?>>.<<Sì, vive nel

regno delle stelle e il suo palazzo sorge sulla Stella Polare!>>le risponde la madre:<<Esiste anche

Umka, la mucca guardiana, che protegge tutto il cielo.>>Con tutta questa storia Shatè si

addormentò e si svegliò quando la barca attraccò al porto di Lampedusa.<<Che bel viaggio,

mamma!>>sussurrò la fanciulla ancora assonnata . Ludovica Addante V C

La luce della speranza

Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.

Era una fredda notte, e tutti si accalcavano per lasciare il loro paese natale.

C’erano persone che urlavano: - A soli mille dollari vi portiamo in America! -. - Ultima

offerta! -.

Nel caos non si capiva niente, alcuni salivano ed altri addirittura venivano abbandonati; una volta

partiti, nella notte calò il silenzio, si sentivano solo voci di mamme che cantavano delle canzoni ai

loro figli.

Il guardacoste nella fredda notte passava e osservava il buio totale, persone che urlavano: - Siamo

qui, venite a soccorrerci! -.

Il guardacoste nella fredda notte andava e non trovava niente, solo barche abbandonate buie e

silenziose.

Il mare però cominciava d agitarsi e al posto di canti, le urla si facevano sentire di più. I lampi si

facevano sentire e la barca si iniziava ad intravedere; il guardacoste si accorse della barca dei

migranti troppo tardi.

La missione del guardacoste fallì perché la barca si era rivoltata nella tempesta.

Mario Giuseppe Carrieri, 5C

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La Paura

Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.

In questo viaggio ci sono tre donne, con un bambino in braccio. Tutti, su quel barcone, avevano

paura di morire. Il sonno di tutti era corto, gli uomini parlavano tra loro, le donne cantavano ai

bambini. Le tre donne tutte amiche avevano intrapreso questo viaggio per raggiungere l’orizzonte

dove la notte non è nera. Non sanno se saranno felici, non sanno che cosa le aspetterà il giorno

dopo, ma sanno sicuramente che una volta toccato terra potranno dormire, non nascondersi,

imparare, lavorare e avere una vita felice e libera. Nel buio le donne si abbracciano e con il cuore

pieno di paura continuano a cantare per i loro figli e farli sognare. Tutti sperano di arrivare nella

terra dove non c’è la guerra. Tutti hanno paura perché sono a metà del viaggio e non sanno se

sopravviveranno o moriranno. Per loro il cammino era quello della morte.

Fine

Elena Pozzi

UN SOGNO REALIZZATO

Classe 5^ C - Scuola Elementare Niccolò Piccinni.

Nel buio pronti a partire per un lungo viaggio misterioso,tutti gli emigranti si sono sistemati uno

accanto all' altro ,tutti speranziosi e con lo stesso sogno.

La barca ondeggia accarezzata dalle onde come un'altalena , mentre nel cielo buio , splendono con

una luce immensa, stelle e luna.

Tutti sono silenziosi, perchè non è permesso loro parlare,ma i loro sguardi sono pensierosie

impauriti ;mentre i bambini dormono tra le braccia delle loro mamme .

All'improvviso si incomincia a sentire qualche parola ; il loro obbiettivo è raggiunto.

La costa è vicina e la loro vita è salva.

Mirko TERRACCIANO

CHE SFORTUNA !!!

Classe 4^ C - I.C. BALILLA-IMBRIANI .

Guglielmo è un curioso ragazzo che vive sul pianeta più sfortunato del mondo. Questo pianeta

chiamato " Sfigheropoli " è abitato da gente alla quale accade di tutto......, ma proprio di tuttto. Un

giorno Guglielmo vede passare davanti ai suoi occhi un gatto nero che attraversa la strada sotto una

scala sospesa per aria. In quel preciso momento, purtroppo, il gatto maldestramente urta una scatola

che aprendosi riversa a terra del sale. Scappando spaventato rovescia una recipiente colmo di olio

che invade la stada su cui sta passando un carro funebre guidato da uno strano tipo vestito di nero,

con occhiali neri e mantello piumato simile ad un gufo: era un semplice venerdì 17 alle ore 17,17. Il

carro, in quella perfetta giornata caratterizzata da un forte temporale con fulmini e lampi, sbanda

fortemente e termina la sua corsa contro una vetrina di una fabbrica di specchi. Guglielmo accorre

per vedere da vicino la disastrosa scena ma, cosa strana, nota che tra tutto quel cumulo di specchi

rotti, uno è ancora intatto; intuisce che è a rischio rottura in quanto appoggiato in bilico ad una

parete. Deciso a salvare l'unico specchio sano, si avvicina per prenderlo ma, inciampa su un

ombrello aperto e sbatte proprio contro lo specchio. Risultato....FRANTUMI. Il povero ragazzo,

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viene incolpato dell' intero danno dal proprietario che ne chiede il risarcimento. Il poverino si

rattrista pensando di essere proprio sfortunato. Tornando a casa incontra Fortunato, ragazzo gioioso,

che viaggia nell'universo per conoscere e capire i misteri della vita. Il giovane esploratore convince

Guglielmo a partire con lui sulla sua astronave per guardare dall'alto tutti i pianeti. Guglielmo, dopo

la lunga avventura nello spazio a bordo della navicella " Astromix", osservando tutto ciò che accade

nel mondo, capisce che non esiste la sfortuna ma ovunque può succedere qualcosa di strano e si può

anche sorridere nel trasformare il "caso " in situazione comica. Prendere tutto ciò che accade con un

pizzico di allegria aiuta a vivere meglio e quello che pensiamo essere una vicenda seria potrebbe in

realtà nascondere una ridicola e divertente trama....., proprio come questa breve storia.

UN SERVO CORAGGIOSO

IV C Scuola Primaria "De Amicis" - Trani

Migliaia di anni fa, al tempo degli Egizi, viveva un bambino di nome Zamil che era figlio di poveri

contadini ma, fin da piccolo, coltivava un sogno: diventare un sommo sacerdote.

Zamil non sapeva che il suo desiderio difficilmente si sarebbe potuto realizzare, dal momento che il

Faraone sceglieva tra i suoi fedelissimi di corte chi potesse svolgere le funzioni di sacerdote. Non

avrebbe certo scelto fra i membri di un’umile famiglia!

Capitò che, una sera, i genitori di Zamil, non potendo sfamare i loro numerosi figli, entrarono

furtivamente nel tempio sacro per portare via un po’ del pasto quotidiano lasciato al dio Osiride. Le

guardie del tempio li scoprirono e la condanna del faraone fu terribile: il loro primogenito sarebbe

diventato schiavo per tutta la vita.

Fu così che il povero Zamil, essendo il maggiore tra i suoi fratelli, diventò il servitore di un ricco

mercante che gli ordinava di svolgere i lavori più umili e faticosi. Zamil resistette per alcuni mesi

alle angherie del suo crudele padrone ma, una notte, distrutto dalla fatica di una giornata di duro

lavoro, decise di fuggire.

Per non essere riconosciuto, indossò degli abiti sontuosi, ancora in ottimo stato, che il padrone

aveva gettato via e, con il viso nascosto sotto uno scialle scuro, iniziò a muoversi nel regno da uomo

libero.

Ogni volta che incontrava dei servi cercava di dargli coraggio e gli diceva che non dovevano

disperare perché un giorno tutti avrebbero goduto della libertà. Zamil, però, non era al sicuro:

rimaneva sempre un fuggitivo ricercato dalle guardie del faraone.

Una mattina fu riconosciuto dal vicino del suo vecchio padrone e, messo in catene, fu condotto

davanti al faraone. Inginocchiatosi ai suoi piedi, Zamil gli disse che, girando per il regno, aveva

conosciuto molti servi infelici che avrebbero di sicuro lavorato meglio e prodotto più ricchezze per

il faraone se avessero vissuto come tutti gli uomini liberi.

Il faraone capì che le parole di Zamil rivelavano una grande verità, anche se in apparenza potevano

sembrare assurde e, poiché egli era una persona di giudizio, nonostante il parere sfavorevole dei

suoi sacerdoti, accolse le richieste di Zamil.

Da quel giorno, nel settimo regno d’Egitto, tutti gli uomini furono liberi e felici, il faraone diventò

più ricco e Zamil fu nominato primo sacerdote.

La prima sera nella sua nuova veste di sacerdote, Zamil fece un’offerta al dio Osiride: apparecchiò

con cibi raffinatissimi e bevande prelibate l’altare e brindò alla potenza della divinità perchè grazie

a lui il suo sogno si era avverato.

GABRIELE VETTURI – VD-

SCUOLA PRIMARIA “DE AMICIS” – TRANI

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UN CAMPIONATO SPECIALE

CARNICELLA LEONARDO, MAGGIOLINO DAVID, TARANTINI ALFREDO, QUINTO

MICHELE - 4^A I.C. BATTISTI -GIOVANNI XXIII

C’ERANO UNA VOLTA QUATTRO FRATELLI,CAMPIONI DI BASKET-CALCIO, DI NOME

LEONARDO, ALFREDO, DAVIDE E MICHELE. ERANO I PIU’ FORTI DELLA LORO

SQUADRA.

QUEL FORMIDABILE GIOCO ERA STATO INVENTATO PROPRIO DA LORO. IL GIOCO

CONSISTEVA NEL PRENDERE LA PALLA CON I PIEDI NELLA META’ CAMPO DI

CALCIO, INVECE NELLA META’ CAMPO DI BASKET CON LE MANI.

QUELLO SPORT SI DIFFUSE IN TUTTO L’UNIVERSO. I RAGAZZI FORMARONO UNA

SQUADRA TUTTA LORO LA “RAIMOND LADM” .

UN GIORNO SI TROVAVANO IN PAESINO PER DISTRIBUIRE I VOLANTINI DELLE

ISCRIZIONI QUANDO, IMPROVVISAMENTE, SI ACCORSERO CHE UNA STRANA PALLA

INCANDESCENTE STAVA CADENDO DALLO SPAZIO. ERA UN MESSAGGIO DI SFIDA

:”CARI TERRESTRI, NOI ABITANTI DI MARTE VORREMMO MISURARCI CON VOI

NELLA FINALE DELL’INTERA GALASSIA. CI VEDIAMO NEL NOSTRO CAMPO

LUNARE.

GLI ALLENAMENTI FURONO FATICOSI MA, ANCHE, MOLTO DIVERTENTI

QUALCHE GIORNO DOPO ARRIVO’ UN ALTRO MESSAGGIO , QUESTA VOLTA IL

TONO ERA MINACCIOSO:”SE LA VITTORIA SARA’ NOSTRA LA RAZZA UMANA SI

ESTINGUERA’, IN CASO CONTRARIO VI DONEREMO TUTTI I NOSTRI SEGRETI DEL

BASKET-CALCIO E I NOSTRI BENI.”

IL GIORNO SEGUENTE LA SQUADRA DEI TERRESTRI ANDO’ SULLA LUNA E

INCOMINCIO’ LA SFIDA.

APPENA I GIOCATORI FURONO ENTRATI IN CAMPO RIMASERO COLPITI DALLA

GRANDEZZA E DA UNA PORTA ENTRO’ LA SQUADRA AVVERSARIA LA “GEMILY

STON”.

GLI ALENI AVEVANO CAMBIATO LE REGOLE DEL GIOCO, SENZA AVVISARE I

TERRESTRI, COSI’ INIZIARONO A FAR CANESTRI ANCHE CON I PIEDI.

PASSATA LA SORPRESA, ANCHE I NOSTRI GIOCATORI SI ADATTARONO ALLA

NUOVA REGOLA E VINSERO.

SI CLASSIFICARONO AL 1° POSTO E VINSERO LA COPPA SPAZIALE.

FINALMENTE LA TERRA FU SALVA E I NOSTRI CAMPIONI TORNARONO A CASA

ORGOGLIOSI E SODDISFATTI.

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Una chitarra per amico

di Daniel Ciminale – IV C Istituto Comprensivo Balilla-Imbriani

Nell’anno 2000 c’era un bambino di 10 anni che si chiamava Joe. Viveva a New York, in una

piccola casa insieme ai suoi genitori.

Joe si era ammalato, perciò passava tanto tempo a casa da solo e si annoiava molto.

Una sera da suo cugino ricevette una chitarra in dono, per aiutarlo a passare il tempo.

Joe fu felice di questo regalo e suonava sempre.

Partendo dai pochi accordi che il padre gli aveva insegnato si esercitava con entusiasmo sognando

di far parte dei suoi gruppi musicali preferiti.

Ad un certo punto, dopo un lungo assolo, si ritrovò su un palco a suonare “She loves you yeah” con

i Beatles, ed era bravissimo. Finito il concerto John Lennon gli chiese di entrare nel gruppo.

Joe sarebbe stato felice di entrare nei Beatles, ma non poteva perché non era lì la sua casa e non

c’erano i suoi amici; quindi fece un altro assolo e scomparve.

Finito il primo viaggio nel tempo, il bambino fece un altro assolo con la chitarra, per provare cosa

sarebbe successo: si ritrovò sul palco con Jimy Hendrix a suonare come un pazzo; alla fine Jimy

incendiò la chitarra poi la spaccò. Era stato molto emozionante.

Finito il concerto il bambino suonò un reef di accordi e tornò casa.

Giurò a se stesso di non dimenticare mai questa avventura.

Da quel momento tenne la sua chitarra come la cosa più preziosa del mondo, perché con essa non

era mai triste e solo.

FANTASY

– IV C Istituto Comprensivo Balilla-Imbriani

Il 71 del mese di Settobre dell'anno 25.874 ricorre la festa di Fantasy. Quel giorno, quattro folbimbe

di nome Airali, Iaga, Aigroig e Arorua aspettavano con gioia che arrivasse il Magictreno. Il

Magictreno è un treno trasformabile che conduce folbimbe, strefate, sirfalle, streprincipi, magatti e

cavalrè alla scoperta di nuovi pianeti. Le quattro folbimbe salirono sul Magictreno e quando il

viaggio iniziò il treno decollò… e si trasformò… in un alitreno!!!!

Airali guardando fuori dal finestrino vide un pianeta e gridò: "Un pianeta, un pianeta!!!". Una delle

regole della festa di Fantasy consisteva nel dare la possibilità di attribuire il nome al pianeta a chi

per primo lo vedeva. Infatti Airali decise il nome e lo comunicò a tutti: "Ho scelto, sarà il pianeta di

Ciocolandia!!"

Durante la festa di Fantasy tutti i pianeti sono bianchi e vuoti, nel momento in cui viene dato il

nome al pianeta tutto cambia e diventa proprio come il folviaggiatore aveva immaginato. Infatti il

pianeta Ciocolandia cominciò a trasformarsi. I folviaggiatori con molto stupore notarono che il sole

era un grande biscotto e che ad un certo punto della giornata, tutti lo mangiavano per fare arrivare la

notte. Su questo pianeta tutto era di cioccolato o di pan di zenzero. Anche gli alberi erano di

cioccolato con ciambelle al posto dei frutti. Non esistevano soldi ma monete di cioccolato e per

nutrirsi bastava andare alla grande cascata di cioccolato fuso ,con grandi tazze si prendeva la

quantità che si desiderava.La cosa più bella è che non si ingrassava mai.

Le quattro folbimbe, dopo aver fatto una scorpacciata, felici e sazie salirono sull'alitreno che intanto

si era trasformato in un ciocotreno e si rimisero in viaggio. Ad un certo punto anche Iaga avvistò un

pianeta e urlò: "Nuvolandia, Nuvolandia!"

Ed ecco che il ciocotreno si trasformò in un nuvotreno, una lunghissima nuvola e atterrò sul pianeta.

La stazione di Nuvolandia era piena di nuvolette e ogni folviaggiatore ha una nuvola a disposizione

per andare in giro. Su questo pianeta tutto è fatto di nuvole, tutto è soffice ma non si distrugge. Qui

tutti saltano e

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rimbalzano sulle nuvole. Le quattro folbimbe dalle loro nuvolette si divertivano a lanciarsi sulle

case, sugli alberi, sulle giostre e ovunque. La cosa bella è che nessuno poteva farsi male.

Le folbimbe dopo tanti salti e rimbalzi, tornarono sul nuvotreno e il viaggio continuò. Poco dopo

Aigroig avvistò un altro pianeta e subito disse: "Ecco, Passiondance!!". Subito il nuvotreno si

trasformò in uno stereotreno. Su questo pianeta tutto era a forma di stereo e nel cielo al posto del

sole c'era un grande disco. Anche per terra c'erano tanti dischi e appena se ne calpestava uno, usciva

una musica diversa e tutti ballavano allo stesso ritmo. Su questo pianeta tutti erano contenti e

nessuno smetteva mai di ballare.

Le folbimbe ballarono fino a notte e poi, stanche ma felici salirono sullo stereotreno e il viaggio

continuò. Ad un certo punto anche Arorua avvistò un pianeta e disse subito: " Si chiamerà

Armomusica!!". Lo stereotreno si trasformò in un palcotreno e atterò sul pianeta. Qui tutti amavano

cantare, nessuno parlava… si cantava anche per dire qualcosa. Dai camini delle case uscivano note

al posto del fumo.

Il sole nel cielo era un grande microfono che al mattino svegliava tutte le stars del pianeta con una

dolce melodia.

Le quattro folbimbe dopo essersi esibite tutto il giorno ritornarono sul palcotreno e il folcontrollore

avvisò tutti i folviaggiatori che il viaggio era finito. Il palcotreno si trasformò in alitreno e tornò al

pianeta originario. Era stato un viaggio bellissimo. Le quattro folbimbe avrebbero voluto che la

festa di fantasy durasse ancora un po’ ma sapevano che per poter fare un nuovo viaggio bisognava

aspettare il 71 del mese di settobre dell'anno 25.875.

FINE

Autori: Gaia Poggiolini, Giorgia Nocera, Aurora Ostuni, Ilaria Colacicco.

Aigroig = Giorgia Folbimbe = folletti/bimbi Cavalrè = cavalieri/re

Iaga = Gaia Strefate = streghe/fate Magatti = maghi/gatti

Arorua = Aurora Sirfalle = sirene/farfalle Streprincipi = stregoni/principi

Airali = Ilaria CLASSE IV SEZ.C I.C. BALILLA –IMBRIANI

Dispetti da streghe

– IV C Istituto Comprensivo Balilla-Imbriani

Nel bosco di Poppy ci sono tantissime creature fantastiche: folletti, fate, conigli parlanti, funghi che

danno le indicazioni, streghe buone e cattive…

La storia che voglio raccontare parla di una strega buona, ma con i piedi molto puzzolenti!

Tutti, quando le passavano accanto, dicevano: “Che puzza!!!”, ma lei non se la prendeva e diceva

“Purtroppo lo sento anch’io questo odoraccio!”. Oh, già, dimenticavo... La strega si chiamava

Mariuzzola, la puzzola.

Un giorno disse: “Basta! Non voglio che i miei piedi puzzino più!” allora cominciò a creare intrugli

strampalati: cannella, zucchero, the alle banane, cioccolato bianco e nero, (io l’avevo detto che era

una strega buona, poi non fate commenti…!) prugne secche senza noccioli, …

Passò il tempo e le cose non cambiarono, puzzava ancora (forse anche un pò più di prima).

Nel bosco arrivò un’altra strega molto vanitosa che si chiamava Vanessa, la mezza principessa. Si

vantava della sua bellezza e di quanto era brava a fare gli incantesimi; be’ in effetti se la cavava con

gli incantesimi ed era abbastanza carina.

A Vanessa la mezza principessa dava un certo fastidio quel cattivo odore perché impuzzoliva l’aria

tutt’intorno.

Così decise di trasformare i piedi di Mariuzzola la puzzola in piedi canterini, ma quest’ultima si

infastidì, così ricambiò il “favore” trasformando le mani della rivale in mani canterine. Questa lotta

durò per anni e anni.

Le due streghe non ce la facevano più di farsi i dispetti allora decisero di rivolgersi alla

famosissima… Giuria delle streghe.

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Si misero in viaggio tutti insieme: la giuria, le due streghe ed i testimoni e, le due litigarono per

tutto il viaggio.

“Finalmente siamo arrivate! Devo assolutamente farmi un bagno con il latte d’asina e petali di rosa,

perché sono sudatissima!” disse Vanessa la mezza principessa e Mariuzzola sbuffò, infastidita dal

comportamento della rivale.

“Andiamo – disse Mariuzzola la puzzola – il giudicelfo ci sta aspettando!”

“Allora, qual è il caso?” disse il giudicelfo. Le streghe risposero in coro: “E’ colpa sua!” “Questo lo

devo stabilire io!” esclamò il giudice.

Ognuno disse la sua, i giurati votarono, fecero i conteggi e scoprirono che nessuno aveva torto e

nessuno aveva ragione. Allora le streghe urlarono a gran voce :“Voglio un riconteggio, deve venir

fuori la colpevole!”

Improvvisamente apparve la nonna strega che cercò di aggiustare le cose: suggerì a Vanessa di

regalare a Mariuzzola delle calze profumate e invece Mariuzzola di condividere il suo libro di

magie pazzerelle per streghe pazzerelle. Le due streghe negavano, ma in realtà pensavano

esattamente il contrario, allora si fecero coraggio e dissero di sì, ammisero che era possibile fare la

pace. Così si scambiarono i regali suggeriti dalla nonna, diventando buone amiche, senza farsi più

troppi dispetti.

FINE

Giulia Piglionica

CLASSE IV Sez.C I.C.BALILLA-IMBRIANI

CHOCO il cane volante di Willy Wonka.

– IV C Istituto Comprensivo Balilla-Imbriani

La storia che vi descriverò nasce da una precisa curiosità: immaginare la vita di un personaggio

descritto da Roald Dahl nel suo famoso libro “Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato” insomma

dopo aver visto il bellissimo film musical, che descrive questo personaggio straordinario, molto

allegro e curioso ma già adulto, ho voluto immaginare la sua vita prima di creare la fabbrica di

cioccolato quindi la sua vita da ragazzo.

Willy quand’era ragazzo desiderava tanto un cagnolino. Un giorno la mamma decise di

accontentarlo e insieme andarono al canile, dove c’erano un sacco di cani di tutte le razze e l’età

tutti rannicchiati in piccole gabbie. Willy appena entrò nel canile andò diritto verso una gabbia

messa in fondo ad una strada, dove c’era un cartello con su scritto in rosso “danger”, che significa

pericolo. Il cagnolino che era lì dentro in questa gabbia era un bassotto tutto marrone e con delle

lunghe orecchie.

Willy che era un ragazzo molto coraggioso convinse la madre a prendere il bassotto anche se lei era

terrorizzata.

Insomma, il cane che per tutti era pericoloso, quando uscì dalla gabbietta si fece accarezzare dal suo

nuovo padroncino senza combinare nessun guaio e da subito, Willy lo chiamò Choco per il colore

del suo pelo.

Quando Willy diventò più grande e costruì la famosa fabbrica di cioccolato Choco che viveva lì, un

giorno mentre giocava nel colorato paradiso cioccolatoso, fece cadere una bottiglia di una bevanda

gassata e colorata su una tavoletta di cioccolato e subito dopo se la mangiò.

Ma voi sapete bene che i cani non possono mangiare la cioccolata!

E sapete che accadde? Choco in un batter d’occhio si trasformò in un cane volante:

le orecchie iniziarono ad allungarsi, fino a due metri, diventando vere e proprie ali di un aereo, il

corpo diventò un lungo e comodo sellino di cinque metri, pronto per farsi cavalcare da tutta la

famiglia Wonka.

Choco era diventato incredibilmente mostruoso e tanto grande che desiderava uscire dalla fabbrica e

volare in alto nel cielo.

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Ma dalla fabbrica non si poteva uscire !

Willy non permetteva a nessuno di uscire dalla fabbrica, tutti i lavoratori vivevano notte e giorno

nella fabbrica non si poteva uscire perchè aveva paura che la misteriosa ricetta del “Lecca lecca che

mai si consuma” poteva essere copiata dai concorrenti.

Così Choco, pensò a come uscire dalla fabbrica di cioccolata con il suo padrone, per prima cosa si

preparò una nuova porzione di barretta di cioccolata bagnata di bibita gassata…ma questa volta,

dopo averla ingurgitata iniziò a parlare e ad ululare e implorò il suo caro padroncino di fare un giro

su nel cielo.

Willy soffriva di vertigini accettò la proposta del suo fedele cane che gli promise cantando e

ululando che mai avrebbe aperto bocca della ricetta né al sole né alle altre stelle.

Il vero desiderio di Choco era sconfiggere le vertigini di Willy, così quando arrivarono in alto nel

cielo fece il “Giro della morte” cioè iniziò a volare ad alta velocità e rotolare come una trottola e

dopo mille giravolte scese giù in picchiata verso la fabbrica e caddero diritti nel lago di cioccolato.

Willy felice di aver sconfitto le vertigini grazie al suo amico Choco iniziò a preparasi per un nuovo

viaggio.

Scritta da

Frida Laila Goxhaj

Classe IV Sez C

I.C. BALILLA-IMBRIANI

Paul e Joshua

– IV C Istituto Comprensivo Balilla-Imbriani

Un ragazzo di nome Paul, di 12 anni, viveva con la sua famiglia a Berlino.

Frequentava la scuola del suo paese come tutti i ragazzi della sua età ma mentre i compagni si

divertivano tra di loro, Paul rimaneva sempre solo.

Quando tornava a casa era sempre triste e molto silenzioso e, quando la mamma gli chiedeva cosa

avesse fatto a scuola, lui a malincuore diceva, bene, però in realtà non era la verità perché i

compagni lo prendevano in giro per il suo aspetto fisico e per la sua timidezza.

Ogni giorno, al ritorno da scuola, si ritirava nella sua cameretta a piangere e ad ascoltare la musica

con il suo cane di nome Sven.

Sven era l’unico suo amico, se ne stava zitto ad ascoltare tutte le sue confidenze, ma non poteva

durare a lungo perché era ormai vecchio.

Un giorno , andando a scuola, Paul incontraun ragazzo di nome Joshua, molto carino , sensibile,

sembrava l’amico perfetto

Fin da subito ci fu un’intesa particolare tra di loro, subito cominciarono a parlare e chiacchierarono

così tanto che fecero tardi a scuola . Per fortuna frequentavano la stessa scuola così potevano

vedersi ogni giorno. Un giorno Paul invitò l’amico Joshua a casa sua così poteva finalmente giocare

con unvero amico. Joshua accettò l’invito e non appena i due amici si sedettero nella stanzetta , Paul

iniziò a raccontare della sua situazione a scuola.

Ora Paul era davvero felice perché aveva due amici: Sven e Joshua. Dopo due lunghi anni di pura

amicizia, un giorno Joshua ebbe una notizia spiacevole doveva trasferirsi in Australia .

Era una notizia sconvolgente per Joshua perché doveva lasciare la scuola e soprattutto il suo amico

Paul , infatti non ebbe subito il coraggio di dirlo a Paul ma lasciò passare un po’ di tempo.

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Si avvicinava sempre più il giorno della partenza e cosi’ un giorno, Joshua si fece forza e disse a

Paul che quello sarebbe stato l’ultmo giorno che si sarebbero visti.

Paul alla notizia , iniziò subito a piangere a singhiozzo e dopo un incrocio triste di sguardi, si

abbracciarono stretti stretti. Fu un momento molto difficile per entrambi ma, non potevano farci

niente.

Il giorno della partenza, prima di andare in aereoporto , Joshua chiese ai suoi genitori di rivedere

per l’ultima volta il suo amico. I genitori molto dispiaciuti, perché avevano capito l’importanza di

quell’amicizia, risposero che non era possibile perché era ora di partire.

Joshua scoppiò in lacrime ed entrò in macchina guardando sempre dietro sperando di vedere il suo

caro amico.

Fabiano Pacucci

Classe IV Sez C

I.C.BALILLA IMBRIANI-BARI

IL VIAGGIO NEL BUIO

5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"

In una notte buia e fredda uomini, donne e bambini sono in cerca di speranza.

Coraggiosi iniziano la loro avventura verso una vita migliore,dalla riva di una spiaggia,aspettando

con ansia l’imbarcazione che li condurrà verso il loro sogno. Tante sono le aspettative ma altrettante

sono le delusioni e le sofferenze da subire. La gente con la pelle scure ha paura ed è debole e

indifesa. Tanto da essere degli altri uomini che si credono superiori quindi offesa e ingannata. Il

viaggio è lungo e sofferente e sofferente,gente che non “ ce la fa” e quindi si ammala e muore, pian

piano le aspettative desiderate si indeboliscono e il tutto diventa più cupo e triste. Pochi

sopravvissuti resistono al disperato viaggio ma almeno loro possono ormai avvicinarsi a una vita

serena e meno ostile.

LAVINIA COLELLA VC

UNA TRAGICA NOTTE

5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"

Era notte e il silenzio e la speranza avvolgevano la spiaggia.

Ad un tratto si sentì un grido: era lo scafista che urlava di salire sull’arrugginita e probabilmente

molto vecchia barca.

Era una sera stellata, gli uomini discutono le donne cercano di tranquillizzare i bambini con fiabe e

storie.

Dopo un po’ il mare diventa più agitato e le onde si fanno più grandi e cominciano a venir giù i

primi fulmini.

La barca ondeggia e alcune persone vengono scaraventate in mare una dopo l’altra.

Le persone si disperano i bambini piangono e gli uomini più robusti cercano di salvare i loro

compagni…

Questa notte sembrava infinita; ormai sulla barca ne erano rimasti solo venti, tutti convinti di non

potercela fare e che sarebbero morti immediatamente e quando la disperazione era all’apice, si udì

un suono:erano i soccorsi!

Cercarono di fare segnali con le mani per farsi vedere; i soccorritori corsero verso il barcone.

Salvarono gli immigranti ma in quanto agli scafisti: scapparono con le loro scialuppe di salvataggio.

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Speriamo che il destino gli riservi un futuro migliore

Daniele Cafarchia

5° C – Scuola Nicolò Piccinni

IL sogno di samuel

5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"

Samuel era un bambino di soli sei anni,ma aveva gia' vissuto molte brutte avventure che lo avevano

fatto diventare grande in fretta.Nel suo paese i bambini non andavano a scuola perche' costretti a

fare lavori pesanti per portare a casa un pasto caldo,che sarebbe stato forse l'unico della

giornata.Alla sera,anche se stremato dal lavoro,il suo corpicino fragile,trovava le ultime forze per

giocare con i suoi amici.Lui era molto contento di aiutare la sua famiglia anche perche' il suo papa'

gli aveva promesso che un giorno sarebbero andati via da quel paese che non gli permetteva di

vivere bene.per fare questo bisogna mettere da parte tanti soldini poiche' il viaggio sarebbe stato

lungo.Il piccolo ometto era felicissimo quando la sera,sul suo letto di paglia,pensavo a quel giorno

che sarebbe andato a scuola eavrebbe imparato tante cose.Dopo tanto lavoro,il grande giorno

arrivo'.Di notte,al freddo,Samuel e la sua famiglia salirono su un barcone con moltissime altre

persone.Anche se faceva freddo e si stava stretti lui era felice,si incantava a guardare le stelle che

brillavano nel cielo.Stanco e assonnato si addormento' sulle braccia di sua madre quando ad un

certo punto senti' un brusco rumore,il barcone era stato travolto da un'onda gigantesca e stavano

affondando.Samuel non sapeva nuptare ed ebbe molta paura.Ad abbracciarlo pero' c'era sua madre

ed insieme saltarono in mare.Le onde era troppe alte e non gli lasciarono tregua ma Samuel in

quelle volte che riusciva a tenere la testa fuori dall'acqua guardava sempre le stelle che brillavano

nel cielo finche' la corrente lo spinse sempre piu' in fondo al mare.Il suo sogno di andare a scuola

non riusci ad avverarsi ma sicuramente brilla nel cielo tra tutte quelle stelle.

SHARA E ALKAIDA

5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"

La barca parte verso l’orizzonte , proprio lì a Nord in direzione della stella polare.

Il cielo è immenso e sente quei bisbigli , le stelle tremano come minime fiammelle.

Due ragazzini Shara e Alkaida ,che hanno perso i genitori, hanno freddo e per riscaldarsi si

abbracciano fortemente . Ora non hanno più niente neanche una briciola di pane , soltanto dei vestiti

stappati.

Alkaida , il fratello maggiore , abbracciando Shara , le dice di addormentarsi così la fame passa.

Shara si addormenta,ma dopo circa tre ore si scatena una forte tempesta e un fulmine la sveglia e

appena apre gli occhi sente la voce dello scafista che dice che il prezzo è aumentato da mille a

milletrecentocinquanta dollari a persona e anche chi paga solo un centesimo in meno sarebbe stato

gettato fuori dalla barca senza salvagente.

I fratelli non hanno più soldi e quindi vengono gettati in mare ma fortunatamente dopo due minuti

arriva la guardia costiera che li porta in salvo.

Finalmente sono arrivati in Italia ed il loro sogno si è avverato.

Nicolò De Giosa

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LA SPERANZA

5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"

Gli immigranti, nella notte, non fiatano si sentono soltanto le urla o i pianti di bambini stanchi o

tristi.

Preoccupate sono le donne perché non sanno cosa succederà.

Un bambino di nome Adam nella notte prega; lui ha undici anni, prega perché spera con tutto il suo

cuore di trovare un posto migliore dall'altra parte del mare chiamata:. PARADISO .

Lui aveva scritto un racconto su come se lo immaginava, era bellissimo: senza guerre, senza

carestie, cibo e acqua a volontà!!!!!!!!!

Nel suo racconto descriveva la sua casa, la sua felicità.

Perché lui non era felice.

Pregava alla luna, non riusciva a dormire, era troppo curioso di vedere cosa c'era dall'altra parte del

mare.

Poi ad un certo punto la luna sembrava parlargli, gli disse: “Dormi piccino”

Pure le stelle lo invitarono a dormire!

Allora lui chiuse gli occhi e si fece cullare dalle onde del mare.

La mattina dopo quando riaprì gli occhi vide in lontananza la terra ferma.

Le onde nel frattempo si erano ingrossate!

Un' onda cappottò il barcone, Adam urlò: “Aiutatemi!”

Ma nessuno lo sentì!

Lui disperato pensò che non avrebbe mai più riabbracciato la sua famiglia.

Però una mano lo afferrò, il suo salvatore parlava una lingua che non capiva.

Vagò disperato per la barca e riuscì a ritrovare la sua famiglia!!!!!!!!!!!!!!!!

La SPERANZA e l'AMORE ritornarono.

La notte per l'euforia non dormì e parlò con la luna .

La luna gli disse : “Hai visto Adam di me ti devi fidare.”

Adam rispose: “Hai ragione Luna; ma come hai fatto a saperlo???” Gli chiese Adam

“Me l'ha detto il Sole”. Esclamò la Luna.

“E chi gliel'ha detto al Sole?” Chiese insistente Adam.

E la Luna rispose: “Il Sole sa cosa succede nel presente e cosa succederà nel futuro”

GINEVRA BALBONI ACQUA

IL VIAGGIO DELLA SPERANZA

5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"

Era una famiglia povera di un ' isola del sud ,erano molto magri perche le persone che avevano

molto oro si prendevano tutto il cibo che c ' era.un giorno Carmen,la bambina,stava cercando dei

fiorie ,quando era vicino alla spiaggia , ecco che trova una pepita d' oro e una d'argento.Poi li fece

vedere ai genitori che utilizzarono l' argento per comprare il cibo mentre con l' oro erano indecisi se

comprarsi una casa o di trasferirsi in un paese migliore .In quel preciso istante arrivo una barca con

un signore vestito di stracci, propio come loro, e disse: - Salite a bordo! Vi portero in Italia, il costo

e di mille euro.-Carmen gli diede la pepita d' oro e si misero tutti in viaggio.Dopo due ore si scateno

una tempesta, ma la famiglia non sapeva nuotare! il marinaio si mise in salvo con la barchetta di

soccorso ma, visto che in qualche modo ci teneva a loro li salvo.Arrivarono in Italia e i genitori di

Carmen trovarono un lavoro e presero un appartamento, e cosi vissero tutti felici e contenti.

Federica Rossi

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LA CRUDELE VERITÀ DI ZACHEL

5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"

Un giorno, sotto il sole cuocente, aspettando la barca quella povera gente decide di emigrare.

Nella barca ci sono Mira e Jacques, due innamorati, con due figli Agala e Zachel .Si sono portati

dietro poche provviste e Agala con gentilezza chiede a un marinaio un po’ di cibo ma con cattiveria

viene buttata in

Mare .Qualcuno indica il marinaio, ma viene gettato in mare anche lui.

Ogni giorno muoiono sempre più persone.

Un giorno Zachel chiede cosa siano quei puntini bianchi nel cielo, e Mira gli risponde che sono le

stelle. Mira dice a Zachel di dormire poiché il viaggio è molto lungo.

Zachel quando si sveglia si accorge che sta fluttuando nello spazio infinito assieme ai suoi parenti

più lontani e vede la Terra in lontananza.

Jacques gli dice che sono quasi arrivati.

Il piccolo Zachelchiede cosa stesse succedendo e tutti in coro gli risposero che stavano andando

verso il paradiso.

Zachel capisce al volo che la barca aveva scuffiato e che loro erano tutti morti. Capisce che era

arrivato il suo destino.

Lorenzo Attanasi

UN VIAGGIO INTERMINABILE

5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"

Una famiglia africana, composta da padre, madre e quattro figli, vuole immigrare in Italia perché

nel loro paese c’è la guerra.

Però, prima di immaginare un futuro migliore e felice, bisogna affontare un lungo viaggio.

Per potersi imbarcare occorrono molti soldi.

Questa famiglia, pur di arrivare sana e salva in Italia, dà tutto quello che ha.

Sono molto tristi di lasciare la loro casa e uno dei figli piange disperato.

Ecco che arriva il barcone.

Tutti pensano “ma non è un barcone, è un rottame”, ma non si permettono di dirlo perché hanno

troppa paura.

Dal barcone scendono gli scafisti che sistemano le persone nella barca: le donne e i bambini li

mettono nel ripiano di sotto e gli uomini in quello di sopra.

Abdull non vuole separarsi dalla sua famiglia , ma lui non ha scelta perché gli scafisti lo minacciano

di buttarlo in mare.

Sarah lo tranquillizza e poi si va asistemare nel suo angolino con Jasmine, Aladin, Lena e Milo, i

suoi figli.

Il viaggio comincia.

Durante il giorno tutto fila per il meglio.

Arriva la sera e l’aria si fa più gelida.

Gli scafisti consentono agli uomini di andare dalla propria famiglia.

Abdull non se lo fa ripetere due volte e raggiunge subito la sua adorata moglie e i suoi figli.

Insieme si stringono per tenersi al caldo.

E’ l’alba.

Gli scafisti vanno a chiamare gli uomini.

Fuori c’è un vento terribile e la nave comincia a dare segni di cedimento.

Inizia a piovere.

Gli scafisti si buttano dalla barca e Abdull grida :- Farabutti!! Aspettate che qualcuno vi prenda!! -.

Intanto la pioggia si fà più forte, le urla delle mamme più gravi!!

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Abdull , insieme agli altri uomini, cerca di togliere l’acqua accumulata.

A un certo punto gli uomini svengono per il troppo sforzo.

La barca dondola.

Jasmine allora va di sopra e prende il timone.

Con tutte le sue forze, cerca di guidare la nave fuori da quell’incubo e ci riesce, ma poi sviene anche

lei.

Abdull vede sua figlia a terra e corre subito da lei.

Per fortuna Jasmine si riprende e abbraccia il padre.

In quel momento viene anche Sarah con Aladin, Lena eMilo.

La mamma le dice :- Ma come ti è saltato in mente di fare questa pazzia?? Per questo ti meriti… un

grande abbraccio per aver salvato la vita di duecento persone!! -.

Poi si accorgono che il cielo era limpido e una leggera brezza gli accarezzava il viso.

Ora però bisoga capire la direzione.

Gli scafisti avevano lasciato un bussola; Aladin la sapeva leggere e capire perché aveva preso

insegnamenti da un uomo bianco che, di tanto in tanto, veniva a isegnare qualcosa ai bambini

africani e in oltre aveva sentito dire dagli scafisti che l’Italia si trovava a Nord.

Loro stavano andando nella direzione giusta.

Qualche giorno a sarebbero arrivati a destinazione.

Felici di quella notizia, le persone si distribuirono i compiti: gli uomini e i bambini maschi

scrutavano l’orizzonte, a turno guidavano il timone e Aladin dava insegnamenti su come leggere e

capire la bussola; le donne e le bambine tenevano pulita la barca e si occupavano di cucinare il cibo

che gli scafisti avevano lasciato.

Durante il tragitto, il mare è calmo e il cielo è sempre limpido e queste condizioni davano la forza

alle persone. Dopo alcuni giorni Abdull avvista la “terra dei loro sogni” e grida:- Terra!! -.

Tutti felici si preparano a sbarcare.

Sarah piange dalla gioia.

Una volta sbarcati, vengono accolti da”Emergency”.

La dolce famigliola vive felice e ora ha ottime condizioni di vita: Abdull ha trovato subito lavoro in

un fruttivendolo e Sarah si occupa dei bambini più bisognosi.

I loro sogni si sono avverati!!

Angela Barbuti

Un amore in mare

5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"

Sopra l'immensa acqua nera,la barca andava e la gente sperava.Qualcuno non sapeva da che parte

poteva essere il Nord; qualcuno fortunatamente lo sapeva<è la stella polare che dobbiamo

seguire>dice la voce intelligente.

Qualcuno guarda su e qualcuno giù nel mare sempre più speranzoso.

Una donna dice<Qualcuno piange!>Era un uomo che non trovava più la sua amata.Lui non capiva

perchè era finita in mare<Forse è caduta,è inciampata proprio non saprei dire!>Era stato lo scafista

della barca a buttarla perchè lo stava scocciando.A un certo punto la barca si ferma all'improvviso e

due

mamme e quattro bambini finiscono in mare con molto sangue alla testa, poichè avevano sbattuto su

un punto di ferro della barca mentre cadevano.

Intanto quell'uomo che aveva perso la sua compagna si consola tenendo stretto il suo piccolo

bambino.

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Molti avevano perso la speranza,ma un uomo e una donna ,Jack e Mara, sorridevano con la mano

l'una nell'altra,così strette che neanche una tempesta fortissima con pioggia,vento,neve e grandine le

poteva separare.

Dopo tre ore di viaggio la barca non era ancora arrivata a destinazione.La barca tremava sempre di

più e lo stesso era per i suoi passegeri.

Lo scafista aveva puntato un piccolo faro su un grappolo di stelle,e tutti subito che le guardarono

<Che spettacolo!>Esclamò uno e tutti gli altri annuirono;subito dopo lo puntò su un pesce<Mai

visto niente di così bello!>.

Lo scafista voleva fargli vedere per l'ultima quelle splendide cose,perchè poi sarebbero tutti morti.

Jack e Mara guardarono l'orizzonte,e videro che c'era una tempesta<Stai tranquillo se moriamo nom

cambia molto perchè se fossimo stati nel nostro paese saremmo morti anche prima>Disse Mara a

Jack.

Dopo un minuto passato in un secondo,la barca si capovolse e purtroppo tutti morirono in mare.

Rossana Zonno

UNA BIMBA DI NOME MARINA

3 E Scuola Elementare " G. Falcone" Conversano

Marina era una bambina che voleva diventare grande molto velocemente .

Lo chiese alla mamma ma le disse che ci voleva molto tempo per crescere ; anche il papà le rispose

ugualmente, però penso che se le avesse fatto un regalo l’avrebbe consolata.

Poi andò dalla zia e le chiese :

“ ma zia, come hai fatto a diventare così grande velocemente? “

La zia le rispose che ce n’è voluto di tempo per crescere e diventare alta .

Poi Marina andò dalla nonna e le chiese, non convinta :

“ nonna come hai fatto a diventare così vecchia in poco tempo? “

E la nonna le rispose che anche lei ce ne ha messo di tempo per crescere e diventare vecchia .

Alla fine Marina si convinse e non chiese più a nessuno come poter diventare VELOCEMENTE

GRANDE, ma pensò tra sé e sé :

“ Saprò aspettare !!! “ e continuò a giocare e divertirsi.

Gloria Galli

IL CAVALIERE, IL DRAGO E IL MACELLAIO PAZZINO

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

C'era una volta, in un castello, un re e una regina. Una sera nacque una bambina e la chiamarono

Biancaneve. In quella serata di festa c'erano tutti tranne una signora malvagia di cui non si sapeva

nemmeno il nome. C'erano anche tre fatine e neanche di queste si sapeva il nome, ma il re le aveva

invitate affinchè augurassero alla principessina lunga vita. Arrivò anche il macellaio e regalò

un'ascia. Biancaneve diventò grande e sposò il macellaio che venne, però ucciso da un drago. Allora

Biancaneve prese un cavallo e l'ascia che aveva avuto in regalo, uccise il drago e infine lo

mangiarono. 4 C - ANDREA LIPPOLIS

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LA PIRAMIDE

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

C'era una volta un bambino di nome Claudio. Una notte si addormentò e fece un sogno particolare

che palava dell'Egitto. Nel sogno c'era un fantasma che gli dava delle indicazioni però a Claudio

sembrava un po' strano che c'era un fantasma in Egitto; si fece coraggio e lo ascoltò. A un certo

punto arrivarono in una piramide e dentro c'erano un sacco di trappole nascoste, molto difficili da

superare e mortali e c'era un srcofago con dentro uno scettro particolare in mano al faraone morto.

Claudio schiacciò una trappola e apparvero mummie e pipistrelli; meno male che si era fidato del

fantasma che sconfisse le mummie e i pipistrelli. Siccome era invisibile e non poteva essere colpito,

prese lo scettro e gli fece scoprire la piramide misteriosa. Poi la mamma lo svegliò per andare a

scuola...

4C - Pierluca Ladisa

AMICI PER SEMPRE

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

Un giorno, un povero bambino non ebbe da mangiare, senza un tetto, si rifugiò vicino a un bidone

dell'immondizia. Allora un altro bambino se ne rese conto e gli chiese come si chiamasse. Lui

rispose che si chiamava Giovanni. Dopo un po' si misero a giocare e il bambino diede a Giovanni

due caramelle. Poi lo invitò a casa sua, sua madre fu d'accordo e vissero felici e contenti.

4C -Francesco Lopez

L'ALBERO DELL'AMICIZIA

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

Ai confini del mondo, c'era un albero. Questo albero era molto speciale, aveva tutti i frutti di

diverso colore. Molti visitatori andavano ad ammirarlo per i suoi colori brillanti e tutti diversi. Una

sera una vecchia signora notò che l'albero pian piano cambiava aspetto. Dopo poco si accorse che

incominciava a dare segni di vita; infatti cominciò a parlare e disse:"Aiuto!, tanto tempo fa una

strega ci ha trasformati in un albero, ma in realtà oi saimo dei bambini di diverse nazioni! Lo ha

fatto perchè giocavamo nel suo giardino senza permesso!". "Se tu toccherai la foglia arcobaleno, ci

ritrasformeremo!". Allora la vecchia toccò la foglia e tutti i bambini si ritrasformarono, la

ringraziarono con un abbraccio però non erano tristi. Perchè anche se erano stati rinchiusi nello

stesso albero, erano contenti di aver passato mille anni insieme e di essere diventati amici.

4C - Cristina Carella e Fulvio Amato

IL PRINCIPE E LA PRINCIPESSA

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

C'era una volta un regno dove vivevano un re e una regina. Un giorno ebbero una bambina che

chiamarono Aurora. Allora vennero alla festa tutti gli abitanti del villaggio: il fornaio, il macellaio,

il pasticciere, ecc... Alla festa venne invitato anche il Re dell'altro regno che si chiamava Re

Giuseppe; anche lui aveva avuto un figlio e decise che quando i due bambini fossero diventati

grandi sarebbero diventati Re e Regina di un solo regno. Alla festa furono invitati anche tre maghe

che portarono un dono ciascuna. Una maga chiamata Bella fece il dono della bellezza, l'altra maga

si chiamava Voce e diede il dono della voce, l'ultima fata Felicetta, portò come dono la felicità. La

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bambina diventò abbastanza grande e sposò il suo principe e diventò regina del Regno Unito. E

vissero tutti felici e contenti.

4C - MASSIMO COBOL

PER TROVARE L'ALTRO

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

C'erano una volta tre animali: un cavallo di nome Topolino, una scimmia di nome Stella e un gatto

di nome Balù. Un giorno volevano incontrarsi, ma non ci riuscivano perchè li separava da sempre

un percorso ad ostacoli. Il percorso della scimmia era fatto tutto di alberi altissimi e appuntiti, ma

Stella abilmente riuscì a superarlo; quello del cavallo era composto da un percorso cross, cioè ad

ostacoli naturali fatti di alberi e massi, ma anche lui riuscì a farcela! Il percorso del gatto era fatto da

buchi strettissimi nei muri, ma anche Balù ce la fece! Finalmente riuscirono ad incontrarsi e a dirsi:

"Giochiamo insieme?". Giocarono e capirono che stavano bene insieme anche se erano diversi.

Vissero così insieme felici e contenti.

4C - ODEGITRIA BROLLO

L'AVVENTURA DI GOCCIA

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

C'era una volta una goccia che si vantava sempre di essere la migliore. Un giorno cadde da una

montagna e quando si risvegliò, si rese conto di essere in paradiso! In realtà era caduta in una specie

di paradiso "di cibo!". Vide un ragno di hot dog, dei conigli a forma di cetriolino, la giraffa a forma

di banana, ma la cosa che la stupì di più furono proprio i bambini che provenivano da tutte le parti

del mondo: Cina, India, Londra, Parigi, Roma, New York, Tokyo. Decise che voleva tornare a casa

sua, ma era sola e triste. Anche gli altri bambini erano tristi per lei, ma la aiutarono a tornare a casa

sua. Alla fine incontrò un cattivissimo drago di cui tutti avevano paura, però conoscendolo meglio

capì che era buono e diventò sua amica e non fu più sola.

SARA E LA BAMBINA MISTERIOSA

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

Sara si affacciò alla finestra e sentì un rumore come di finestre arrugginite che si aprono. Notò

davanti a sè , alla finestra della casa di fronte, una bambina che nascondeva il volto dentro un

grosso cappello. "Ciao", disse Sara, ma lei chiuse la finestra e se ne andò. Sara scese per le scale e

uscì di casa senza farsi notare, arrivò a casa della bambina e suonò il campanello. Le aprì la porta

quella bimba che aveva visto alla finestra e subito le chiese: "Ciao, come ti chiami?. "Il mio nome è

Tara e il tuo?". "Il mio è Sara!". ---le bambine fecero amicizia e Sara chiese a Tara se voleva fare le

cose che fanno tutti i bambini della loro età: andare a scuola! Tara accetto e, da quel giorno,

andarono insieme a scuola. Questa è la storia di una grande amicizia.

NOI E GLI ALGTRI

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

C'era una volta un bambino africano che era molto timido e non aveva amici. Un giorno stava

facendo una passeggiata e incontrò un bambino italiano. I due iniziarono a giocare e giocando

diventarono amici. Dopo tre mesi scoppiò una guerra e loro due furono costretti a separarsi e ciò li

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rese molto tristi. Dopo tanto tempo si incontrarono di nuovo, sempre in Italia, e il bambino africano

conobbe gli altri amici tutti di altre nazioni e giocarono insieme. I bambini continuarono a giocare

insieme per sempre.

L'AMICIZIA TRA GLI ANIMALI

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

C'era una volta, in un bosco molto fitto, un grande muro che divideva due gruppi di animali: quello

degli animali buoni da quello degli animali cattivi! Questo muro era stato costruito per non creare

eventuali litigi. Un giorno, gli animali buoni decisero di distruggere la parete: " noi dobbiamo

rompere questo muro perchè non è corretto escludere gli altri animali!". Appena distrutto il muro,

gli animali cattivi corsero verso l'altro gruppo, perchè temevano che volessero fargli del male..., ma

non fu così! Gli animali buoni spiegarono che deve esserci la pace nel mondo e si scusarono tra di

loro. Infine decisero di fare una grande festa e di non litigare mai più!

AMICI PER LA PELLE

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

C'era una volta Massimo, un ragazzino molto bravo al calcio. Gli piaceva il calcio, il golf, il basket

e non capisco perchè, ma gli piaceva dire:"FEZZ". Lui era molto socievole con i suoi amici e

portava gli occhiali. Diventato grande giocava a calcio come professione. Incontrò tanti amici, ma il

suo migliore amico si chiamava Francesco. Insieme fecero una carriera spttacolare! Goal

impensabili, rovesciate, tacchetti e mosse acrobatiche! Ma un giorno, in una rissa tra giocatori,

Louis morse Massimo, facendogli molto male, tanto che non potè più giocare. Allora Francesco lo

vendicò e diede un pugno forte nei denti di Louis che, arrabbiato ma molto impaurito, scappò via

correndo. Allora Massimo e Francesco vissero felici e contenti.

4C - ANDREA CONCINA

AMICI PER LA PELLE

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

C'era una volta un bambino di nome Giorgio a cui piaceva giocare molto a pallone e fare avventure,

ma aveva un piccolo difetto: portava gli occhiali, quindi non riusciva a giocare benissimo. Un

giorno arrivò un bambino straniero di nome John che veniva da New York e lo invitò a giocare.

Giorgio visto che portava gli occhiali pensava che si sarebbero rotti. Ma accettò comunque. Lui non

riusciva a giocare benissimo, ma il bambino straniero comunque lo faceva giocare. A un certo punto

a Giorgio caddero gli occhiali e scoprì che senza occhiali giocava meglio, come un professionista.

John lo ammirava molto e quando ripartì per New York gli chiese se voleva andare con lui. Giorgio

accettò. Da quel giorno divennero amici per la pelle!

GLI AMICI IN LIBERTA'

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

C'erano dei ragazzi che stavano passeggiando sul lungomare. Siccome non c'era nessuno si misero il

costume e si tuffarono in acqua. Quando finirono il bagno a mare, si asciugarono, poi andarono in

un autonoleggio a prendere una macchina sportiva e andarono in giro per la città. Poi andarono

anche in pizzerie, negozi di abiti e supermercati e allo spuntar della mezzanotte sbucarono tutti nel

centro della città per festeggiare quel giorno: era capodanno!

4C - EDOARDO, MARIO, LUCA

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ELISA LA BALLERINA MISTERIOSA E IL SUO MIGLIORE AMICO

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

C'era una volta una ballerina di nome Elisa che non aveva nessun amico e non usciva mai con

nessuno. lei amava molto danzare, allora un giorno decise di uscire di casa e di danzare tutto il

giorno e tutta la notte in un giardino molto isolato. Il pomeriggio, un ragazzo molto bello di nome

Marco, si fermò a guardare la ragazza che danzava e le disse:" Ciao, lo sai che sei molto brava?", lei

timidamente rispose: "Grazie, sei molto gentile!". I due incominciarono a parlare e alla fine

diventarono amici. La ballerina ora non è più timida e ha tanti amici con cui giocare!

4C - ANGELIKA MUSTO

IL MONDO DI CIOCCOLATO

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

C'era una colta una bambina di nome Alexia che aveva sette anni e che viveva con i nonni. Era sola,

senza amici, perchè viveva in campagna. I nonni avevano un cane; la bambina giocava con lui. Un

giorno il cane Bernardo scappò. Dopo dieci giorni, i nonni di Alexia, vedendola triste, la portarono

in città, a Cioccolandia! In questa città c'erano: palazzi di torroncini e panettoni, le fontane di

aranciata, il lago di cioccolato, gli alberi con piccole ciambelle e il prato di patatine fritte. Qui

Alexia incontrò Jansyè, un bimbo della Cina. Alexia fece amicizia e se lo portò a casa sua perchè lui

era solo e senza famiglia. Da grandi comprarono una fattoria e allevarono ovini e bovini. Vissero

insieme per sempre.

4C - ERIKA ZAFFANELLA e MATILDE CRESSATI

L'AVVENTURA DI CAMILLA

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

Una bella mattina di autunno, Camilla si svegliò, pioveva e lei non sapeva che fare. La mamma

disse alla bambina di mettere in ordine la sua camera. Camilla allora tutta scocciata iniziò a

riordinare la sua cameretta. Mentre metteva a posto, Camilla trovò una chiave; allora la bambina si

chiese cosa potesse aprire quella chiave... infatti dietro al suo cassetto trovò una porta! Questa porta

era blu con sopra tante liane. Camilla passò attraverso quella porta e scoprì un mondo magico, con

alberi di zucchero filato e strade di cioccolato! Era un posto fantastico! Camilla si incamminò per la

strada e incontrò tante creature strane, come pescileone o raneuccello, insomma era tutto molto

strano. Ad un tratto sentì un fruscio fra i cespugli di chewingum: era un mostro! Aveva la testa di un

gatto e il corpo di un cavallo. Camilla ebbe paura, ma invece il mostro disse:" Non ti preoccupare,

non avere paura, io sono buono!". Quando Camilla sentì queste parole lo accolse e lo abbracciò e lo

portò a casa con sè. Il mostro si trasformò in gattino. E infine diventarono migliori amici.

4C - STEFANIA VALLA

IL RE E LA REGINA

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

C'era una volta una maestosa regina seduta sul suo trono; era molto imponente alla faccia dei suoi

nemici. Un giorno nel suo castello entrò un piccolo esserino verde e disse:"Chi sei tu? Inchinati al

mio oro!". La regina non contenta della riverenza di Gobbin, lo polverizzò. Dopo arrivò un grande

uomo, chiamato Gigantes che disse alla regina:"Sono più grande di te, ora inchinati alla mia forza!".

La regina con un paio di colpi lo stese!. Qualche giorno dopo arrivò un Re che le disse: "Amore

mio, mi vuoi sposare?". La regina rispose:"Certo!!". Allora si sposarono e vissero felici e contenti

fino alla morte. 4C - GIUSEPPE DENTAMARO

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IL LIBRO DELLA VITA

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

In una terra lontana, lontana, c'era una mamma che ogni notte, per far addormentare il figlio gli

raccontava una storia dal suo libro preferito: "Il libro della Vita". Una narrazione magica, dove si

dice sia scritto: il passato, il presente e il futuro. Quella notte sarebbe toccato al presente: una

mamma, un papà e due bambini, nati in Africa, volevano emigrare in Italia dal loro paese in guerra

e impoverito. Il padre aveva pagato il traghettatore con i suoi ultimi risparmi, proprio per portare in

salvo la sua famiglia. Il viaggio era durato due giorni: le stelle brillando in cielo, accendevano le

speranze dei due genitori. Ogni volta che sorgeva il sole, un nuovo giorno si annunciava pieno di

grandi promesse. Erano a solo un'ora dalla meta che la barca cominciò a vacillare pericolosamente!

Una forte corrente la spinse verso la riva, ma accadde una cosa strana: era giorno, ma sull'acqua

c'era ancora il riflesso della luna... Tutti si erano inabissati... La mamma concluse: "Dai bambino

mio, dormi e pensa che sei molto fortunato a essere nato in un paese libero e prega per tutti quei

bambini che ogni giorno combattono per vivere, Buonanotte!".

5C - SARA PECORELLA

QUATTRO AMICI PRIGIONIERI DI GUERRA

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

Johnny e Kotfal sono prigionieri di guerra e sperano di poter scappare per raggiungere un posto

migliore dove vivere. Sanno però che per attraversare il mare occorrono anche dei soldi per pagare i

traghettatori. Un giorno tentano di scappare con altri due amici di prigionia: Joy e Summer.

Vengono però raggiunti dalle guardie e sparati. Feriti li portano in ospedale. Stanno lì per tre mesi e

come guariscono li mandano a combattere una brutta guerra. Ancora non completamente guariti,

ognuno combatte la propria battaglia, ma nessuno dei quattro riesce a sopravvivere. Muoiono tutti

combattendo e il loro sogno non si realizza.

5C - MARTIN BARLETTA

UNA SERA COSI' PENOSA...

4 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

Una sera, in una spiaggia lontana, un gruppo di migranti si raccoglie per partire... Sono tanti, troppi

e tutti vogliono salire su quella barca. Alla fine tutti salgono e sono stipati come le sardine. La

barca parte. C'è una mamma con un bimbo aggrappato che piange, allora la mamma gli racconta

una storia bellissima: di due stelle che stanno sopra di loro, nel cielo infinito. Queste due stelle si

sono innamorate, ma non possono avvicinarsi perchè altrimenti si bruciano. Allora ogni notte

quando il mare è agitato e le onde sono alte loro si abbassano e si baciano sulle onde altissime. ecco

perchè il mare a volte è così burrascoso. Non bisogna avere paura, lo fa per aiutare le due stelle

innamorate. e il bambino si addormentò felice senza aver paura del mare in tempesta.

5C - ROBERTA GUIDA piccinni

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I NUMERI CHE FINALMENTE SI INCONTRANO

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

Tanto tempo fa la signora Decina uscì di casa nello stesso momento in cui uscì il signor unità.

Quando si incontrarono per strada, furono sorpresi perché non si erano mai incontrati. Col tempo,

ogni volta che si incontravano, si salutavano e si fermavano a parlare. Nei giorni seguenti presero

anche qualche appuntamento dato che la compagnia era piacevole.

Un giorno, il signor Unità, mentre passeggiava con la signora Decina, inciampò su un fiore magico

e all’improvviso si trasformò in un drago. Spaventati andarono da un veterinario che gli disse che

l’unico rimedio per ritornare come prima era una foglia magica di una quercia che si trovava in un

bosco. Dopo tanto cammino i due trovarono la foglia magica anche se era un po’ difficile prenderla

ma alla fine ci riuscirono. Tornati a casa il dottore visitò il signor Unità e gli fece mangiare la foglia

magica. Come per magia ritornò come prima anzi meglio di prima e poteva andare dove voleva.

Contenti e felici tornarono a casa più amici di prima.

LEONARDO GIANDOMINICI.

Una pianta mai vista

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

Tanto tempo fa , nel settecento, uno scienziato piantò dei semi nel giardino di una scuola della

Norvegia. In un attimo crebbe una pianta strana. Lo scienziato Martino non aveva mai visto una

pianta del genere e così la portò nel suo laboratorio per studiarla. Era notte fonda. La pianta iniziò a

fare un rumore strano e da dei buchi rossi presenti sulla pianta incominciarono a uscire quattro

fantasmi, una mamma, un papà e due figlioletti. Questi, quando arrivava la notte, andavano a

spaventare la gente ma erano dei fantasmi buoni perché regalavano le caramelle ai bambini e questi

li ringraziavano. Da quel giorno lo scienziato non la spostò più e fu contento della sua pianta

fantasma.

SUSANNA PACCIONE

UNA FATA E UN DRAGO

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

C ‘era una volta una bellissima fata che si chiamava Maria e un drago buono che si chiamava

Nicolò. Un giorno la fata partì per una foresta dove c’erano tanti draghi verdi. Qui vide un drago

tutto solo e si avvicinò senza paura e si presentò. Anche il drago disse il suo nome e la invitò a fare

una passeggiata nella foresta. Mentre camminavano videro tante farfalle ma anche tante tigri. A un

certo punto la fata Maria urlò perché una tigre stava per mangiarla ma il drago Nicolò la salvò.

Maria per ringraziarlo gli regalò un paio di ali verde e viola così potevano volare insieme.

Lavinia d’Agostino

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L’aspirapolvere cattura streghe

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

Un bel giorno tre bambini Luca, Maria e Grazia decisero di andare a giocare sulla neve con lo

slittino. Dopo un po’, mentre stavano scivolando con lo slittino da una lunga discesa, andarono a

finire in una grande casa entrando direttamente dalla finestra. Quella era la casa di una strega che

appena li vide, li catturò per poi mangiarseli. Nel frattempo, i genitori dei bambini li andarono a

cercare. Era ormai sera e la strega stava per metterli in forno. All’improvviso arrivarono i genitori e

portarono con sé l’aspirapolvere magica delle streghe che aspirò velocemente la strega. Finalmente i

bambini furono liberati e da quel giorno decisero di non andare più sullo slittino.

Falagario Giovanna.

I numeri che volevano disegnare

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

C’era una volta, in una biblioteca, un libro con dentro dei numeri che amavano disegnare. Un

giorno questi numeri decisero di uscire dal loro libro di matematica perché volevano andare nel

libro di “Dipinti famosi”. Per sbaglio però andarono a finire nel libro “Oggetti per la scuola “. I

numeri erano molto dispiaciuti ma tutto ad un tratto il numero Uno si accorge che c’è una cartoleria

e gli viene l’idea di comprare una scatola di colori, una matita e delle gomme in modo che i suoi

amici numeri potevano disegnare. A un certo punto, il numero Due dice ai suoi amici che vorrebbe

visitare altri libri così tutti i numeri decisero di viaggiare e di andare a visitare il libro dei “Dipint i

famosi “, come avevano pensato fin dall’inizio. Finalmente arrivarono nel libro giusto e appena

arrivati, presero dei fogli, dei colori e delle matite e incominciarono a disegnare. Il numero Uno

disegna una giraffa con i pattini, il numero Due invece disegna una penna che parla ecc… Alla fine

i numeri appesero i disegni. Dopo un po’ di giorni i disegni presero vita e incominciarono a parlare.

Si divertirono così tanto che fecero pure dei figli.

Diletta Dalfino

I draghi e i dinosauri

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

Tanto tempo fa c’erano dei draghi e dei dinosauri che ogni giorno giocavano a calcio. Un giorno

successe che i dinosauri bararono per vincere perché fecero scivolare i draghi. Allora anche i draghi

decisero di imbrogliare. Continuarono così per un po’ di tempo ma né i draghi né i dinosauri erano

contenti e non si divertivano più. Un bel giorno tutti insieme pensarono di non barare più e di

giocare onestamente. Da quel giorno giocarono più contenti e felici mattina e sera.

Ferdinando Sarno

IL SIGNOR UNITA’ E LA SIGNORA DECINA

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

Un giorno il signor Unità uscì di casa perché doveva andare dal sindaco, invece la signora Decina

doveva stendere i panni che aveva appena lavato. I due erano buoni amici. Mentre il signor Unità

stava camminando, un colpo di vento fa cadere un asciugamano sulla sua testa, lui non riesce più a

vedere e va a sbattere contro un palo facendosi un grosso bernoccolo. Il signor Unità si arrabbiò

tantissimo con la signora Decina e per alcuni giorni continuarono a litigare. Dopo un po’ di tempo i

due erano dispiaciuti di non essere più amic . Così decisero di fare pace e da quel giorno vissero

felici e contenti. Donato De monte

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Un bosco bellissimo

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

Un giorno in un bel bosco arrivarono Gigino e il suo cane che si chiamava Lilly. A un certo punto,

mentre stavano giocando arriva un forte acquazzone che sembrava una tempesta. Gigino e Lilly

fanno in tempo a tornare a casa e aspettano che il temporale finisca. La tempesta è così forte che il

bosco si rovina. Finita la pioggia Gigino e Lilly tornano al bosco e lo vedono tutto rovinato. Gigino

tutto dispiaciuto va a chiamare i suoi amici che decidono insieme di ripulire e di aggiustare il bosco.

Finalmente dopo tanto lavoro il bosco è ritornato come prima anzi più bello di prima e i bambini

possono giocare felici.

SOFIA GERNONE

LA SCUOLA

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

Tanto tempo fa c’era un paese che si chiamava Bing Bong. In questo paese non c’era una scuola e i

bambini non sapevano né leggere né scrivere. Un giorno per sbaglio, arrivò una famiglia che stava

viaggiando con la loro macchina diretti verso l’America. All’improvviso il motore della loro

macchina si rompe e restano bloccati a Bing Bong. La famiglia decide di fermarsi per una settimana

e prenotano una stanza in un hotel. Quando la famiglia si rese conto che non esisteva neanche una

scuola in quel paese, decise di costruirla e si mise al lavoro insieme agli abitanti di quel paese,

grandi e piccoli. Dopo alcuni mesi la scuola è pronta. Mancavano solo gli insegnanti che arrivarono

da altri paesi. La famiglia contenta decise di abitare là per sempre e di non partire più. Da quel

giorno a Bing Bong c’era una scuola per tutti i bambini.

GIULIA SALTARELLI

Il pesce e il lupo

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

C’era una volta un pesce che incontrò un Koala molto sgarbato che gli lanciava sempre i sassi. Un

lupo buono e gentile passando di lì vide tutta la scena e pensò che il koala era proprio

insopportabile. Il lupo allora chiamò il pesce e insieme andarono nel suo laboratorio dove

inventarono una pozione magica. Il lupo nascose in una caramella la pozione magica e gliela offrì al

koala che morì di vecchiaia. Finalmente il lupo e il pesce erano felici e contenti.

LINETTI GABRIELE

Il lupo mannaro

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

In una notte con la luna piena, due fidanzati vanno a fare una passeggiata in un bosco. Natascia, la

ragazza è tutta contenta perché sa che il suo fidanzato Jeck deve darle l’anello che lei aspetta da

tanto tempo. Ma, visto che c’era la luna piena, Jeck si sente male e si trasforma in un lupo mannaro:

occhi grandi, peli su tutto il corpo e grossi artigli. All’improvviso il fidanzato mangia Natascia e fa

una risata malvagia. Per fortuna era solo un brutto sogno. Jeck felice da l’anello a Natascia e le

chiede di sposarlo.

DARIO DERUVO

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L’uomo lupo

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

Un giorno un uomo andò su una collina vicino alla luna e si trasformò in un lupo. Camminando

camminando incontrò un fantasma che diventa suo amico. Insieme vanno in giro a spaventare le

persone. Passeggiando incontrano un altro fantasma che si chiama Slaimer e il Conta Dracula. Il

Conte Dracula morde il collo dei fantasmi e del lupo e tutti diventano vampiri. Tutti insieme vanno

in giro a mordere gli umani e si trasformano anche loro in vampiri.

GOFFREDO ORRICO

Nicolò e le lucciole

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

Qualche tempo fa, quando io avevo due anni andai in montagna con la mia famiglia. Mentre

passeggiavo nel bosco sentii degli strani rumori e mia madre che mi portava in braccio fece otto

passi in avanti. D’avanti a noi erano comparse alcune lucciole. Io mi spaventai a vedere quelle

lucciole perché tutte insieme avevano formato il muso di un lupo, Così mi spaventai e gridai forte.

Mia madre mi calmò e camminando per il bosco raggiungemmo la macchina e con mio padre e i

miei nonni andammo al ristorante a mangiare. Mangiammo tante cose buone e quando arrivò il

momento di pagare mio padre prese il portafoglio e trovò dentro una lucciola. Ricordo che invece di

dare dei soldi, mio padre dette le lucciole e il cameriere prese le lucciole come se fossero stati soldi

senza accorgersi della differenza.

NICOLO’ DE PALMA

Il fantasma e la strega

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

C’era una volta un fantasma giocherellone che faceva tanti scherzi alla persone e si divertiva a

spaventarli. Un giorno incontrò una strega che parlava in continuazione e per fare dispetto al

fantasma avvisava tutte le persone degli scherzi che il fantasma faceva. Il fantasma arrabbiato non

ce la fece più che decise di spaventarla tantissimo. La spaventò così tanto che la strega perse la voce

e lui poté riprendere a fare gli scherzi contento e felice.

ANDREA UVA

Carlo e suoi fantastici amici

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

Un giorno la mamma di un bambino di nome Carlo si raffreddò tantissimo e chiese a suo figlio se

gli poteva prendere un fiore speciale che si chiamava “arania” in modo da poter guarire. Lui accettò

volentieri e iniziò il suo cammino. Dopo un po’ incontrò, prima un fantasma di nome Nicolò e dopo

un drago di nome Dino. Con loro Carlo continuò il cammino. A un certo punto incontrarono la

strega Giulia e il mago Leonardo e iniziò un vero e proprio combattimento e vinsero il fantasma, il

drago e Carlo. In seguito arrivarono alla casa degli scheletri. Qui c’erano cento scheletri e

iniziarono contro di loro un’altra battaglia. Anche questa la vinsero con l’aiuto di un guerriero. Alla

fine trovarono il fiore dell’arania e lo portarono a casa di Carlo. Prepararono una zuppa di arania e

la feceroC bere alla mamma che guarisce subito e tutti vivono felici e contenti.

ALESSANDRA VIRGILIO

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La festa delle principesse

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

C’era una volta un castello dove vivevano due principesse che volevano festeggiare il loro

compleanno. Una si chiamava Chiara ed era la più alta, l’altra si chiamava Maria ed era la più

piccola. Quel giorno dovevano andare a scegliere il loro vestito e le loro scarpe. Provarono diversi

vestiti e diverse scarpe ma non riuscirono a trovare niente di bello. A un certo punto entra una maga

che con un incantesimo gli regala due vestiti splendidi ma per colpa sua non si accorgono che la

festa è già iniziata e non sanno come arrivare al castello. Per fortuna la maga ha un fratello mago

che ha un aereo velocissimo e le trasporta subito alla festa. Arrivano appena in tempo per soffiare le

candeline e mangiare la torta.

SARA SPICONARDO

Un libro mai letto

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

C’era una volta un libro che stava in una grande biblioteca, era un po’ triste perché nessuno lo

aveva mai letto. Un giorno arrivò una bambina, di nome Alessia in quella biblioteca e prese quel

libro e lo lesse per ore e ore. Era stata rapita dalle bellissime storie di guerrieri, di capitani e re

valorosi. Quando entrarono altri bambini in quella biblioteca, Alessia incominciò a raccontare

quelle bellissime storie che aveva letto immaginando di essere un re o un pirata. Da quel giorno tutti

i bambini facevano la fila per poter leggere quel libro che era piaciuto tantissimo.

DAVIDE PALLOTTI

Lo gnomo Gino

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

C’era una volta un paesino di montagna con tante casette di legno. Vicino c’era un bosco con un

sacco di fragoline dove viveva uno gnomo di nome Gino, un po’ cicciotto con un cappello a degli

stivali a punta marroni.

Un giorno, un lupo cattivo si avvicinò allo gnomo perché voleva mangiarlo. Lo gnomo era

terrorizzato e, per nascondersi, si mimetizzò dietro un albero grazie al suo cappello e agli stivali a

punta marroni come il tronco dell’albero.

Il lupo cattivo andò via, lo gnomo Gino si salvò e ringraziò l’albero per averlo aiutato a

nascondersi.

EDOARDO FIORI

Un libro mai letto

II C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

C’era una volta un libro che stava in una grande biblioteca. Era triste perché nessuno lo aveva letto.

Un giorno arrivò una bambina che si chiamava Maria, aprì la porta della biblioteca e l’accolse il

proprietario di nome Marco. In quella libreria c’erano tanti libri e Maria ne scelse uno e lo prese in

prestito. Arrivata a casa iniziò a leggere il libro che, a un certo punto, iniziò a parlare. Maria si

scosse un po’ ma alla fine si riprese.

Il libro le raccontò la sua storia, Maria si commosse e chiese al libraio di poterlo tenere con sé a

casa. Il libraio, all’inizio disse che non voleva ma poi disse di sì. Da allora in poi Maria e il libro

vissero felici e contenti. FLAVIA DIPINTO

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LA RADURA DEGLI ELFI E IL MONDO FANTASTICO

IV C - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

Tanto tempo fa in un mondo parallelo esisteva una città incantata e nel vicino bosco c’era la radura

degli elfi.

La radura era governata da un re molto saggio e generoso, per questo era molto amato dal popolo

degli elfi.

Nella città vivevano due sorelle, una era di carnagione chiara con i capelli scuri e gli occhi verdi di

nome Elfica e l’altra si chiamava Ewilan, ed era l’opposto della sorella.

Erano molto belle e adoravano scoprire sempre cose nuove.

Una sera videro delle lucine in lontananza, furono attratte e incuriosite.

Decisero di andare a vedere e si ritrovarono in una radura fantastica.

Seguirono il sentiero, si persero e per fortuna furono ritrovate dal re che passava per caso da quelle

parti.

Le due sorelle si affezionarono tanto al re che lui decise di adottarle.

La radura era bellissima, gli alberi e gli animali parlavano, le case erano a forma di frutti e gli esseri

che vi abitavano erano felici e andavano d’accordo tra loro.

Ma purtroppo questa felicità svanì quando un giorno Elfica e Ewilan furono chiamate in guerra e,

con il permesso del re, andarono a difendere la radura che era stata occupata dagli esseri della città

che invidiosi, volevano vivere lì.

La battaglia durò 4.567 anni (che nel mondo reale sono 14 giorni). Sangue nobile fu versato ma alla

fine vinsero le due guerriere imperiali.

Da quel momento una barriera protettiva fu messa intorno alla radura.

La barriera poteva essere oltrepassata solo da esseri buoni e non invidiosi… ma questa è un’altra

storia.

Alunna Aster Armenise

Alunna Maria Grassi

Classe IV Sez C I C Balilla-Imbriani

Mattia e la gomma

IV D - ISTITUTO COMPRENSIVO BALILLA-IMBRIANI

C'era una volta una gomma che se ne stava tranquilla in uno scatolone insieme alle altre compagne.

Un giorno si ritrovò nell'astuccio di Mattia.

Mattia frequentava la IV elementare insieme ad altri 20 bambini.

Mattia, giorno dopo giorno la rovinava sempre di più, così una mattina la gomma si animò e si

ribellò, dicendo:- Perché ti diverti a rovinarmi?

Sono fatta per cancellare anche i tuoi errori e non per essere affettata come mortadella. - Tu puoi

parlare?- Disse Mattia al colmo dello stupore ed anche un po' impaurito, ma poco dopo, richiamato

all'attenzione dalla maestra, non ci pensò più e ricominciò a tagliuzzare la povera gomma, ridotta

ormai a un mucchietto di tanti pezzettini.

Terminato il testo portò il quaderno per la correzione, la maestra sfogliava solo pagine

scarabocchiate.

Non una parola, un disegno, una poesia. "Che scherzo è questo!" Lo rimproverò, "dove sono i

compiti?"

Mattia era davvero impaurito, questa volta sì che avrebbe avuto un brutto voto.

Mentre cercava di difendersi, trovando scuse inesistenti, ricordò l'episodio della gomma. Si fece

così coraggio e davanti a tutti i compagni e la maestra disse parole sagge: - da oggi tutti dobbiamo

rispettare tutto e tutti, anche gli oggetti che ci circondano e il materiale scolastico.

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Non dobbiamo rovinarli perché tutto ci serve e ci è utile, anche una semplice gomma. - Dopo pochi

attimi di silenzio, i compagni applaudirono Mattia e tutte le cose ritornarono a fare il loro lavoro.

Questi bambini avranno imparato la lezione? lo vedremo andando avanti.

Magie in un quadro

III D - I.C. Giovanni Paolo II - De Marinis

Juliane e Marco si guardarono intorno, spaventati…

Dopo un po’ si accorsero che erano circondati da alberi e non riuscivano più a trovare il sentiero per

uscire fuori dal quadro e dall’incantesimo che li aveva imprigionati. Come sarebbero potuti tornare

a casa?

Cominciavano a disperarsi, quando, improvvisamente, apparve una fata bellissima. La fata era

piccola di statura, magra, con i capelli lunghi e marroni, gli occhi di un bel colore verde. Un nasino

a punta disegnato su un visino tondo e paffuto.

- Ciao bimbi! Vi aiuterò io a trovare la strada di casa. Basterà solo un vostro dono, ad esempio quei

bellissimi fiori che hai tra le mani tu, bambina, e vi indicherò la strada - disse la Fata che aveva un

difetto: era furba, ma moooolto furba…

- Mi chiamo Juliane

- E io Marco - dissero i due bambini.

- Io mi chiamo Fata Furba, furba di nome e di fatto! Ahhhh!! - rise la Fata.

Juliane senza pensarci su le diede i suoi fiori e seguì la Fata che, con un incantesimo sparì e lasciò

Juliane e Marco di nuovo soli.

La bambina scoppiò a piangere. Credeva che la fata li avrebbe aiutati, invece rimase delusa e

cominciò a tremare di paura.

All’improvviso vide qualcosa correre alla velocità della luce ma non riuscì a capire chi o cosa fosse.

Cominciò a farsi buio e freddo. Presto i due bambini si addormentarono, stanchi… Non lo

sapevano, Juliane e Marco che Fata Furba faceva un sacco di scherzetti alla gente.

Si chiamava così perché quando era piccola riusciva a prendere le cose senza che nessuno la

vedesse. Lei, a confronto con le altre fate, non sapeva fare bene le magie, ma tutte le volte, alla fine,

le riuscivano.

Molto tempo fa, durante una festa, ne combinò una delle sue. Vide una signora molto ben vestita

che camminava tutta impettita nel bel mezzo della festa. La fata le chiese se voleva un pezzo di

torta e la signora rispose: - Sì, grazie!

Allora la Fata prese la torta e gliela tirò in faccia.

Furba, ridendo a crepapelle, le disse: - Ah, ah, ah, ci sei cascata!

E dopo se ne andò come se nulla fosse successo.

Una mattina, Fata Furba tolse i piedi dal materasso, andò a fare colazione e decise di andare nel

Bosco Antico Blu, in cerca di foglie di mentuccia per poterci fare tisane e una buona torta, perché

quella mattina aveva voglia di torta al cioccolato e mentuccia.

Tornò nella sua casetta per cercare gli ingredienti, ma si accorse che le mancava il cioccolato. Corse

subito dal signor Turbo, un vecchio gnomo che aveva un negozio di dolciumi. Fata Furba voleva

comprare il bellissimo cesto pieno di ottima cioccolata esposto in vetrina, ma non avendo i soldi,

pensò di rubarlo, immaginando che

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Gnomo Turbo non se ne sarebbe mai accorto e non l’avrebbe vista per via della sua bassa statura.

Ma anche Gnomo Turbo era basso di statura. Era grasso, con un cappello a punta marrone e correva

come un turbo. Si chiamava così perché quando era piccolo e faceva le gare con i suoi amici

vinceva sempre.

Da quel momento i due diventarono nemici ed iniziarono a lanciarsi incantesimi:

- Uyos – Zuramalosaydays - questo tipo d’incantesimo lo lanciò lo Gnomo alla Fata, indispettito.

Gnomo Turbo inseguì la Fata e le mandò un incantesimo di morbillo che la fece diventare tutta a

macchie. Ma non bastava: voleva catturarla e farsi restituire la cioccolata. La Fata, essendo furba,

capì che non l’avrebbe battuto in velocità, così decise di scomparire.

Il giorno dopo Fata Furba, guarita dal morbillo, si recò nel Bosco Antico Nero, lì s’imbatté in un

castello tutto nero e, curiosa, andò a bussare.

Aprì uno strano gnomo grasso, con un cappello a punta marrone, che correva come un turbo: era il

suo nemico.

Accanto all’uscio vi era un grosso cane che abbaiò. Il cane era molto più alto dello gnomo. - Buono,

Tobia! - lo zittì Gnomo Turbo - Dobbiamo scappare! Questa Fata è infuriataaaaa!!

La Fata iniziò a rincorrerlo, ed essendo furba, usò uno specchio e grazie al suo riflesso lo Gnomo

Turbo si spaventò e la Fata riuscì a prenderlo e legarlo.

Ma per poco. Il cane Tobia liberò il suo padrone che riuscì di nuovo a scappare.

Così la Fata lanciò quest’altro incantesimo: - Zomor – os – Farcoysdays -

Quest’ultimo incantesimo fece ritornare lo Gnomo e la Fata in pace, infatti da quel giorno

diventarono Fata Amichevole e Gnomo Arcobaleno.

La fata aveva capito che non c’era bisogno di fare i furbi e che bastava solo fare amicizia perché

quello gnomo era buono e generoso. Salvava ogni giorno tanti animali in difficoltà e altre creature

del Bosco Antico Blu.

I due si resero conto che non importa essere furbi e veloci ma essere amici.

E Juliane e Marco?

La Fata, diventata Amichevole, si ricordò dei due bambini e si convinse di aiutarli. Raccontò tutto

allo Gnomo, così subito si misero a cercarli. In poco tempo li ritrovarono.

- Ci riporterete a casa? - implorarono insieme.

Lo gnomo li guardò e disse: - Salite sulle mie spalle e vedrete che vi porterò fuori da questo quadro

in un attimo, fidatevi di me!

Però prima di andare via, diede loro un fischietto-turbine e disse che se avessero avuto bisogno di

aiuto bastava fischiare e lui sarebbe arrivato come un turbo-fulmine.

Un cucciolo per Billi!!

IV C- I.C.BALILLA-IMBRIANI

Tanto tempo fa in un villaggio chiamato Rocca Forte viveva Billi, lui non aveva molti amici, ma ne

aveva solo uno di nome Stuvart. Billi amava i cuccioli. Infatti un giorno la sua mamma di nome

Lucj gli regalò un cucciolo che si chiamò Cloj.

Il suo cucciolo amava giocare, Billi infatti se era di brutto umore e poi giocava con il suo cucciolo,

subito Billi cambiava umore. Un giorno Billi incontrò Giuliette e immediatamente se ne innamorò e

da quel giorno non giocò più con Cloj, ma stava sempre con Giuliette.

Billi non sapeva che Cloj sapesse parlare. Cloj chiamò in suo aiuto una fata e insieme cercarono dei

motivi perchè Billi ritornasse a giocare. Tutti i tentativi della Fata e di Cloj non ebbero successo.

Un giorno Billi sentì parlare la fata e Cloj e capì che il suo cane era molto rattristato e che pensava

di andar via. Subito Billi pregò Cloj di non andarsene. Cloj felicissimo accettò! Così Billi imparò

che non avrebbe mai più trascurato Cloj, Giuliette, Stuvart e tutti gli altri.

Vissero felici e contenti nel paese di Rocca Forte.

Evviva Rocca Forte! Iu uuu!!!

Vittoria Loglisci - Miriana De Marzo Classe IV SEZ.C

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Nuvolandia

IV A - 2° Circolo Didattico "Aldo Moro" - Modugno

E' un pomeriggio d'autunno, il cielo è grigio e coperto di nuvole. Marta è una bambina di quattro

anni che si prepara per il riposino pomeridiano, ma la mamma non riesce a farla addormentare.

Dal suo lettino Marta guarda il cielo nuvoloso ed esclama:

-Mamma, mamma, guarda! Nel cielo ci sono gli angioletti, dei piccoli delfini e un grande

unicorno! Li vedi anche tu?

-Ma certo tesorino, li vedo anch'io! risponde la mamma.

La mamma, allora, ha un'idea e comincia a raccontare…

A Nuvolandia vivevano tre angioletti che si chiamavano Bollicina, Fiocchetto e Piumetta. Erano

piccoli e un po' birichini e non facevano altro che giocare, saltare e correre fra le nuvole. Quando si

stancavano, si sdraiavano a pancia in giù su una morbida nuvola e si affacciavano incuriositi per

guardare quello che succedeva sulla Terra. Vedevano cose meravigliose: montagne verdi, fiumi

azzurri, prati coperti di fiori colorati…

Un giorno rimasero davvero senza fiato perché videro una grande distesa azzurra, con sfumature di

blu e di verde, in continuo movimento. Videro anche degli strani esseri grigi che saltavano fra le

onde: erano eleganti e affascinanti. Proprio in quel momento, passò di lì un grande unicorno alato.

Bollicina, l'angioletto più piccolo ma anche più curioso, chiese:

-Ci puoi portare in groppa fin giù al mare? Ci faresti felici!

-Dai, salite su!- esclamò Pegaso che non seppe resistere a quella vocina così dolce.

Con un volo velocissimo Pegaso scese in picchiata e li portò sul mare. Incontrarono i delfini e

giocarono con loro saltando sulle onde, esplorarono anche il fondo del mare: quanti pesci colorati,

quanta vita meravigliosa c'era in quegli abissi! Poi, non contenti, in groppa a Pegaso visitarono le

montagne, i laghi, i fiumi e tutto quello che vedevano dalle nuvole e si accorsero che la Terra era

ancora più bella di quella che osservavano dal cielo.

Ma il padre Sole si accorse che i tre angioletti birichini erano scappati da Nuvolandia. Guardò in

basso e li vide che vagavano sulla Terra. Con i suoi potenti raggi, padre Sole li richiamò in cielo e li

rimproverò aspramente dicendo:

-Siete stati molto disubbidienti! Quante volte vi ho avvertito di non andare sulla Terra?

A quelle parole così aspre gli angioletti cominciarono a piangere e, poiché erano fatti di nuvole, a

poco a poco scomparvero diventando pioggia. Le goccioline precipitarono sulla Terra e raggiunsero

il mare: erano felici perché ritrovarono i loro amici delfini. Non sapevano, però, che il padre Sole,

con il suo calore, li avrebbe ben presto richiamati in cielo sotto forma di nuvole dalle forme più

strane.

Marta ha chiuso gli occhi e sogna angioletti e delfini, e mentre sogna sorride beata. La mamma tira

un sospiro di sollievo e dice:

-Finalmente si è addormentata!

Poi la copre bene e le dà un bacio sulla fronte.

I DESIDERI NELLA FORESTA TROPICALE

IV A - 2° Circolo Didattico "Aldo Moro" - Modugno

C'erano una volta, nella foresta tropicale, un elfo di nome Bolli e un drago di nome Focus che non

sapeva volare perché non aveva le ali. Vivevano all'ombra degli alberi, desiderando uno di essere un

elfo natalizio, l'altro di riuscire a volare. Entrambi progettavano di andare a trovare la fata ballerina

chiamata Tirilà, nel Castello dei Desideri.

Un giorno finalmente si decisero a partire, ma Focus esclamò:

- Aspetta, Bolli! Non possiamo andare a piedi: è vero che il castello si trova nella foresta ma

è lontanissimo!

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Focus vide però che Bolli non pareva affatto preoccupato, anzi… sembrava piuttosto tranquillo.

Infatti Bolli rispose:

- Ci penseremo domani, ora pensiamo a dormire.

Si accucciarono sotto un albero di mele e riposarono.

Quando si svegliarono, all'alba, l'elfo fece apparire un tappeto volante verde con le frange rosse.

All'idea di volare, anche se sopra un tappeto, Focus non stava nella pelle dall'impazienza. Si erano

messi in volo da pochi minuti quando videro un bambino piangere sotto di loro; si fermarono e gli

chiesero:

- Bambino, perché piangi? Ti sei perso?

Lui rispose:

- No, ho un grande desiderio nel cuore che non riesco a realizzare!

Allora Bolli lo invitò così:

- Sei fortunato! Noi stiamo andando dalla fata ballerina per chiederle di esaudire i nostri

desideri. Non piangere, piuttosto unisciti a noi!

Il bambino accettò e salì con loro sul tappeto. Dopo due lunghi giorni di viaggio arrivarono

finalmente ad un grande castello con la bandiera blu, rossa, verde e gialla. Cercarono di entrare ma

un soldato a cavallo sbarrò la loro strada dicendo:

- Ehi-ehi-ehi! Non si può entrare.

- Perché? chiesero i tre amici.

- Perché per entrare bisogna superare una prova.

- Quale? - domandò Bolli.

Il soldato esclamò:

- Bisogna aiutare uno scoiattolo a trovare la sua tana, fra tanti alberi. Venite, vi mostro il

luogo.

I tre seguirono il cavaliere… e ben presto si ritrovarono di nuovo nel bosco, in un punto in cui gli

alberi erano fittissimi. Su di una roccia, ai piedi di una quercia secolare, uno scoiattolo piangeva

tutto solo. Il cavaliere annunciò:

- Tornerò fra poco per controllare. Buon lavoro.

Bolli e Focus, scoraggiati dalla vista di tutti quegli alberi, volevano quasi mettersi a piangere

insieme al piccolo scoiattolo ma per fortuna il bambino aveva un'idea:

- Amici, il segreto è collaborare: Bolli, con il suo intuito, troverà le tane, Focus con il suo

fiuto scoprirà tutte quelle abitate e io aiuterò questo piccolino a riconoscere la sua famiglia!

- Giusto! - esclamarono gli altri due.

Tutti e tre si misero al lavoro, ed in poco tempo riuscirono a trovare la casa dello scoiattolo. Fu

proprio allora che il cavaliere ritornò e, come promesso, li accompagnò nel castello della fata Tirilà.

- Buonasera - disse gentile la fata - Quali sono i vostri desideri?

Bolli iniziò:

- Io vorrei diventare un elfo di Babbo Natale.

- Io invece vorrei avere le ali per imparare a volare e andare a trovare Bolli - rispose Focus.

Il bambino rimaneva zitto zitto. Tirilà:

- E tu, piccino, come ti chiami? Che cosa desideri?

Lui, tutto rosso in viso, rispose:

- Io mi chiamo Botino e vorrei… avere una famiglia, e andare a scuola come tutti i bambini.

Tirilà comandò:

- Girati, Botino!

Botino voltò le spalle e vide che ad attenderlo c'erano tre persone: due adulti, un uomo e una donna,

e una bambina che doveva avere la sua stessa età. Tutti e tre gli sorridevano. La giovane signora gli

propose:

- Andiamo a scuola, Botino?

Sul viso del bimbo si stampò un sorriso mai visto. Corse verso la sua nuova famiglia e tutti e

quattro si abbracciarono.

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- Ciao Focus! Ciao Bolli! Grazie per avermi portato con voi!

Successivamente la fata fissò la strana coppia venuta dalla foresta:

- Per quanto riguarda voi due, dovrete aspettare fino a domani mattina. Riposerete nel mio

castello per questa notte.

I due andarono a dormire tutti eccitati e al mattino, quando si svegliarono… Focus non credeva ai

suoi occhi: nella notte gli erano spuntate delle ali imponenti, piene di squame appuntite e brillanti.

Il quel momento qualcuno bussò alle porte del castello… e Bolli credette di sognare quando vide

entrare Babbo Natale, che cercava proprio lui!

- Allora Bolli, vorresti diventare il mio elfo personale?

- Chi… io? Veramente? C-certo!

Quindi i due amici si guardarono negli occhi, contenti, e si abbracciarono dicendosi:

- Anche se staremo lontani la nostra amicizia non cambierà, saremo migliori amici per

sempre!

Dopo aver ringraziato la fata i due uscirono dal castello e si salutarono con un altro abbraccio.

Quando Focus vide allontanarsi l'amico assieme a Babbo Natale si commosse e cominciò a

piangere, prese un fazzoletto per asciugarsi le lacrime ma in quel momento un violento starnuto

infuocato lo ridusse in cenere... perché Focus, anche se buono e gentile, rimaneva pur sempre un

drago.

LA GIORNATA DELL'AMICIZIA – ATTRAVERSO LO SPECCHIO

IV A - 2° Circolo Didattico "Aldo Moro" - Modugno

Le cose andarono così: quel giorno a scuola si festeggiava la “Giornata dell'amicizia. Per tutta la

giornata c'erano attività varie, giochi, una bellissima pesca, spuntini fantastici preparati dalle

mamme… Tutti gli alunni avevano preparato piccoli discorsi sull'amicizia da recitare in pubblico.

Proprio di questo aveva paura Jessica: l'idea di parlare da sola davanti ad un pubblico la

terrorizzava, era convinta che l'emozione le avrebbe fatto tremare le gambe e, di tutte le belle parole

che aveva preparato, non ne sarebbe uscita nemmeno una. C'era solo un posto dove era sicura di

poter ripetere per la centesima volta il suo discorso senza che nessuno la udisse: il bagno. Ci andò,

si chiuse dentro e con un fil di voce cominciò a parlare immaginando di essere sul palco del cortile.

Quando alla fine si decise ad uscire da lì, si accorse che la porta era bloccata. Provò a spingerla e a

tirarla con tutte le sue forze ma non c'era niente da fare, non si apriva.

Jessica cominciò a gridare:

- Aiutooo! Aiutooooo!

Nessuno rispose.

- E' vero! Sono tutti nel cortile, non possono sentirmi!

Ora la poverina era davvero disperata: la paura di rimanere tutta la mattinata chiusa lì dentro era

mille volte più forte di quella di parlare in pubblico!

Cominciò a piangere e, singhiozzando, si sedette sul pavimento con le spalle alla porta. Piano piano,

senza neanche accorgersene, si addormentò.

Al posto dello specchio del bagno ora c'era un portale magico da cui proveniva una grande luce.

Facendosi coraggio, Jessica lo attraversò… e si ritrovò in un giardino, il più bello che avesse mai

visto.

Vide alberi e fiori dalle forme più strane, uccellini di tanti colori, animali che parlavano e la

salutavano quando passava… era sicuramente un giardino incantato! Sotto un albero stava seduta

una principessa circondata da sette ometti bassi e barbuti.

- Noooo! Biancaneve!! - esclamò la bambina che adorava le fiabe.

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Tutta contenta si mise a correre verso di loro… ma prima che li raggiungesse un rumore fortissimo

ed improvviso come quello di un tuono la svegliò. Non era un tuono, ma solo la bidella che batteva

alla porta del bagno e diceva:

- C'è qualcuno qui dentro?

Qualche ora più tardi la giornata dell'amicizia si era conclusa e tutti i bambini tornavano nelle loro

classi. I compagni di Jessica si complimentavano con lei: che bel discorso aveva fatto davanti ai

genitori! La maestra però le domandò:

- Ma dove eri finita? Ti abbiamo cercata dappertutto!

La bambina allora cominciò a raccontare a tutti la sua avventura e parlò fino a quando le faceva

male la gola. Da quel giorno diventò famosa in tutta la scuola.

LA GIORNATA DELL'AMICIZIA – IL PAESE DI GOMMA

IV B - 2° Circolo Didattico "Aldo Moro" - Modugno

Le cose andarono così: quel giorno a scuola si festeggiava la “Giornata dell'amicizia. Per tutta la

giornata c'erano attività varie, giochi, una bellissima pesca, spuntini fantastici preparati dalle

mamme… Tutti gli alunni avevano preparato piccoli discorsi sull'amicizia da recitare in pubblico.

Jessica però non era ancora arrivata a scuola perché era in ritardo. Mentre correva per la strada

masticando una gomma fece una bolla grande, ma così grande che risucchiò la bambina all'interno e

poi cominciò a volare sempre più in alto. La bolla volava sulla città e Jessica vedeva le case, le auto,

gli alberi, le persone che diventavano tutti piccoli come giocattoli. Anche la scuola si allontanava

sempre di più.

Dopo un lungo volo atterrò sul pianeta più strano che esista: il pianeta delle gomme da masticare.

Tutto lì era fatto di gomme di vari colori: le case, le strade, gli uomini, che meraviglia! Jessica, che

era golosissima, voleva mangiarsi le macchine, i lampioni, perfino i cestini dell'immondizia! Però

era anche preoccupata, voleva tornare a casa e già sentiva nostalgia della sua famiglia, dei suoi

amici.

Domandò all'omino più gustoso che trovò per strada come poteva fare per tornare indietro.

L'omino la aiutò: addentò un pezzo di casa e con la sua gomma fece una bolla enorme, gigantesca.

- Coraggio, buttati dentro! - esclamò.

Jessica aveva un po' di paura all'idea di volare di nuovo in una bolla… ma non c'era altro modo per

tornare indietro e quindi si fece coraggio e ci saltò dentro. La nave da masticare si sollevò e partì.

Dopo un po' che volavano Jessica cominciò a riconoscere il suo paese dall'alto. La gomma spaziale

sembrava conoscere la scuola di Jessica e infatti si dirigeva proprio lì. Atterrò delicatamente proprio

sull'albero del cortile, ma quando toccò i rami appuntiti… POOOFF! Esplose. Per fortuna Jessica si

aggrappò ai rami dell'albero per non cadere.

I bambini e i genitori, che erano tutti riuniti nel cortile per ascoltare i discorsi degli alunni, rimasero

a bocca aperta nel vedere quella enorme Astro- bolla che scoppiava e che una bambina ne saltava

fuori. Tutti incuriositi si avvicinarono e fu così che Jessica parlò, parlò per sei ore di seguito… e fu

così che divenne famosa in tutta la scuola.

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BALLANDO CON LE NUVOLE

IV B - 2° Circolo Didattico "Aldo Moro" - Modugno

Giorgia è una bambina di otto anni a cui piace tanto fantasticare: il suo gioco preferito è quello di

guardare le nuvole e di immaginare storie fantastiche in cui i personaggi sono le nuvole dalle forme

più strane.

In un pomeriggio di fine inverno il cielo era molto nuvoloso. Giorgia si annoiava tanto, perciò uscì

in giardino e si mise a guardare le nuvole.

Vide nel cielo una bellissima ballerina sulle punte che danzava al suono di una musica dolcissima

fatta dalle libellule che volavano intorno a lei sbattendo le loro ali leggere.

Quella musica dolcissima attirò l'attenzione di un'altra nuvola a forma di un grande cavallo con ali

immense e con un corno sulla fronte: era un unicorno!

Nel vedere quella scena l'unicorno rimase incantato perciò chiese alla ballerina:

- Come sei bella! Mi insegni a ballare come te?

La ballerina accettò volentieri e insieme si misero a danzare al suono di quella musica celestiale.

All'improvviso arrivò una raffica di vento gelido accompagnata da tuoni e lampi.

L'unicorno sapeva bene quello che stava per succedere: tutte le nuvole sarebbero scomparse

trasformandosi in pioggia. Il poveretto sembrava impazzito, correva di qua e di là piangendo. Alla

fine decise di chiedere aiuto al sole dai grandi occhi.

Il sole rispose:

- Mi dispiace ma non posso aiutarvi. Non posso salvarvi perché ormai siete pioggia.

Ed era vero: il povero unicorno sentiva che il suo corpo si dissolveva e si trasformava in tante gocce

pesanti che cadevano giù sulla Terra. Anche le sue lacrime divenivano pioggia.

Il sole però lo tranquillizzò:

- Non disperatevi perché con il mio calore formerò altre nuvole, e allora un altro unicorno e

un'altra ballerina danzeranno leggeri al suono delle libellule.

E così fu. Dopo la pioggia, il sole tornò a splendere e presto Giorgia poté tornare a giocare con le

nuvole.

L’ARCO DELLA AMICIZIA

IV B e C - 2° Circolo Didattico "Aldo Moro" - Modugno

La tribù degli Osagi viveva in un’isola del Nord America, in un villaggio formato da

tante capanne costruite con tantissimi rametti e rivestite con pelli di daino cucite a

mano. Vivevano felici: mangiavano insieme e si vestivano di pelliccia di renna.

Tangaroa era un bambino allegro e spensierato. Era molto carino: aveva la carnagione

color marroncino; indossava sempre una casacca gialla e un gilet con le frange. I suoi

capelli erano lucidi e neri come la seta. Tangaroa sul capo aveva sempre una fascia con

delle piume di tanti colori che rappresentavano la sua tribù. Era molto bravo ad

arrampicarsi sugli alberi.

Ogni mattina al sorgere del sole, Tangaroa andava con suo nonno nella foresta per

tagliare alcuni rami della maclura pomifera.

Il nonno di Tangaroa aveva il volto rugoso e la pelle scura; gli occhi, a mandorla, erano

piccolissimi, vispi e verdi come il bosco; era il più anziano della tribù e il più grande

costruttore di archi del villaggio e con lui, il bambino, aveva un rapporto speciale di

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complicità.

I due, dopo aver tagliato il legno della foresta, tornavano al villaggio a costruire archi.

Il legno della maclura pomifera infatti, detto anche “arancio degli Osagi”, era molto

resistente, adatto per la costruzione degli archi. Il bambino si incantava a guardare

come il nonno lavorava il legno e ad ascoltare le sue storie.

Un giorno, mentre levigavano gli archi, un tuono ruppe il silenzio: - Booom!

Vento, lampi, tuoni e pioggia colpirono il villaggio. Tutti gli abitanti Osagi scapparono

abbandonando le proprie cose per rifugiarsi in un villaggio vicino. Durante la fuga,

Tangaroa con la mano stretta in quella del nonno, si voltò e vide volare ciò che restava

della sua casa: si sentì disorientato e molto triste.

Erano trascorsi circa sei mesi da quel brutto giorno. Nel villaggio che li aveva accolti la

vita trascorreva tranquilla, ma Tangaroa si sentiva solo, non aveva amici.

Ma un giorno uno scoiattolo gli saltò sulla spalla.

- Chi sei?

- Sono Palla di Pelo. E tu?

- Sono Tangaroa, della tribù degli Osagi.

- È da molto che ti osservo. Perché sei così triste?

- Purtroppo…non ho più amici!

Allora Palla di Pelo per farlo felice, raccolse un pomo verde della maclura, di cui era

ghiotto, lo rosicchiò e gli lanciò il torsolo mirando alla testa ed esclamò: - Fatti venire

un’idea!

Quella notte il piccolo indiano non dormì per cercare un’idea. Toccandosi il bernoccolo

sulla fronte, causato dal torsolo del pomo della maclura, pensò all’albero, al legno molto

resistente e quindi alla sua abilità nel costruire archi e frecce che sarebbe stato un

“ponte” per fare amicizia.

L’indomani mattina, corse dallo scoiattolo per riferirgli l’idea. Palla di Pelo lo ascoltò e

la ritenne un’idea geniale: insegnare ai bambini a costruire archi con il legno della

maclura pomifera.

Presero un grande pannello di legno e incisero “Corso d’Archi”; segarono alberi secchi

e ne fecero sgabelli e tavoli; infine raccolsero una buona scorta di rami e pomi della

maclura e organizzarono il laboratorio sotto l’ombra di un grande quercia.

Nel villaggio si sparse la voce. Quando Tangaroa e Palla di Pelo videro arrivare i primi

bambini si sentirono felici ed eccitati, ma allo stesso tempo agitati perché temevano

di fare brutte figure.

Il corso, invece, fu un successo: i partecipanti si appassionarono e, collaborando tra di

loro, ben presto impararono da Tangaroa l’arte dell’arco.

Alla fine del corso tutti insieme, ciascuno col proprio arco, organizzarono un torneo di

tiro al bersaglio, utilizzando i pomi della maclura pomifera.

Fu un torneo memorabile: si divertirono, si aiutarono, si sostennero a vicenda. Ci fu

per tutti una pacca sulla spalla per un tiro sbagliato, una freccia donata per una

spezzata, un sorriso d’incoraggiamento…

Tangaroa aveva realizzato il suo sogno: avere tanti veri amici con i quali giocare,

chiacchierare, ideare e progettare nuovi archi e condividere tutti insieme momenti

lieti e meno lieti.

All’insaputa di Tangaroa, i suoi amici, con l’aiuto del nonno e la supervisione di Palla di

Pelo che continuava a sgranocchiare i grandi pomi verdi, costruirono un grandissimo

arco da regalargli con su scritto: “Arco dell’Amicizia”, come gesto di riconoscenza e di

ringraziamento.

alunni 4^C

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L’oscurità

5 C Scuola primaria "N. PICCINNI"

Tutti partono di notte per non farsi scoprire da nessuno. Quando viaggiano nell’oscurità nessuno sa

dove stiano andando e quindi molto facilmente si perdono,

Un bambino osserva il cielo pieno di stelle e una luna così splendente che illumina la via.

C’è un chiasso nella nave e tutte le persone hanno una candela per illuminare.

Tutte le persone non vedono l’ora di arrivare nel nuovo posto.

Ma molti sanno che saluteranno il dove pensano di andare e arriveranno in paradiso. Il timoniere

non sa dove andare tutti tentano di dare dei consigli ma non sanno ci ha ragione! Un bambino inizia

a piangere perché stanno iniziando a buttare delle persone perché sono troppi e stanno soffocando.

Il bambino pensa di essere buttato oppure pensa che nel “fantastico posto” dove devono andare non

ci arriveranno mai.

La mamma non sa come tranquillizzarlo. Ad un tratto accende la lampadina. Ha un’idea!

Inizia a raccontare una storia al bambino: “ Guarda quella piccola lucina intorno a quella cosa

grande grande? Quelle piccole si chiamano stelle; mentre quella grande si chiama luna”.

La nave incomincia a traballare e la mamma distrae il bambino e continua il racconto: “Vedi quella

striscia? È la scia di una mucca che vive li sù. A quanto pare andremo anche noi con lei”.

Ad un tratto il cielo incominciò a parlare e disse: “Dimmi piccolo”. Anche la mucca lo invitò a

dormire.

Finalmente il bimbo dorme e la mamma fa una preghiera e spera di trovare un bel posto!

Francesca Bonerba

Una barca in mare oscuro

5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"

Una sera, parte una barca piena di migranti tutti spaventati, perchè c’era la maggior parte che aveva

paura del mare. C’erano bambini che piangevano e altri che avevano malinconia di casa. A un certo

punto scoppia un temporale fortissimo e allora i bambini piangono e le mamme con loro. Gli

uomini spaventati anche loro urlavano che volevano scendere. La barca sembrava ch andasse giù

dritta in un buco pieno di oscurità , tristezza e morte. I proprietari della barca che si erano spazientiti

di sentir lamentare i passeggeri presero un bimbo piccolo e lo buttarono in mare. Allora da quel

momento si senti soltanto il bisbigliare della mamma del bambino che piangeva sottovoce. Un

signore voleva scendere dalla barca però lo fermarono e spararono un colpo di pistola in alto.

I proprietari, che guidavano la barca che erano vestiti di nero ed erano armati. Quindi nessuno si

muoveva. Però si senti il vocio di una mamma “E’ nato, è nato!!!!” esclama. La notizia arriva al

marito e i due si baciano. Erano tanto felici che era nato il loro bimbo gli diedero il nome Federico.

Arrivò il giorno dopo e il bimbo ha purtroppo tanta fame anche se ha bevuto già il latte. Purtroppo

la mamma prese l’ultimo pezzo di pane e lo mangiò poi diede i latte. Il giorno dopo arrivarono a

destinazione. Tutti felici e contenti soltanto non sapevano dove stare, allora si fecero furbi e

costruirono una capanna fatta con paglia, rami e foglie. Siccome avevano freddo con dei legnetti

accesero un bel fuoco. Poi però, andarono a piedi fino alle città per trovare lavoro, case e soldi. Il

bimbo piccolo intento crebbe. A due anni lo fecero andare all’asilo e poi alla scuola elementare e la

mamma fa la baby sitter tutti hanno avuto un lavoro. Giulia Mancusi Materi

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Speranza

5 c Scuola primaria "N. PICCINNI"

A poppa siede un vecchio nigeriano,

cerca lassù quel grappolo di stelle:

le Pleiadi. Al villaggio, là lontano,

le chiamano le Piccole Sorelle,

e quando sono in alto si fa festa,

con il liquore del miglio. Ma quest’anno

c’è siccità, di miglio non ne resta

da fermentare, e molti moriranno.

Il vecchio nel gran cielo guarda quelle

seduto e fermo, con la faccia in su.

Bisbiglia un canto timido alle stelle

ma piange, e allora non le vede più,

perchè come intorno, in tutto il mare,

le stelle sono macchie lampeggianti,

il pianto nei suoi occhi fa sfumare

le Pleiadi in barlumi tremolanti.

Tre bambini si avvicinano e gli chiedono perché piange. Lui risponde che la colpa è della nostalgia

perché pensa ai genitori morti in guerra, alla sua terra che non rivedrà più, alla festa delle Piccole

Sorelle….

I bambini gli chiedono che cos’è la guerra.

“E’ la cosa più brutta e scura di tutto il mondo”, risponde.

I bambini cominciano a piangere. Le mamme corrono a prenderli e a calmarli, ma il vecchio dice:

“Rimanete e vi racconterò una storia che non vi farà più piangere.

I bambini lasciano la mano delle mamme e si siedono vicino a lui.

Lui inizia: “ Prima di tutto mi chiamo Hassan; e voi?”

“Io mi chiamo Maky”.

“Io Kubra”.

“Io Jamal; quanti anni hai?”

“Uhm”, risponde, “Diciamo….tanti quanti la mia barba! Ora vi racconto”.

Hassan comincia: “C’era, tanto tempo fa, un bambino proprio come voi, che amava divertirsi e

giocare con gli amici. Un giorno, però, il suo villaggio fu incendiato e derubato: era arrivata la

guerra! Era venuta per impossessarsi della nostra unica ricchezza: la natura, in particolare il

petrolio.

Kubra chiede: “Cos’è il petrolio?”

“Il petrolio è il motivo per cui si fa la guerra” risponde Jamal che ha capito.

“Esatto” dice Hassan “Quel bambino scappò dalle fiamme insieme ad Ola, una bambina

chiacchierona ma sveglia.

Diventarono ragazzi forti e belli, mangiando piante e gazzelle.

Si fidanzarono e poi ebbero una figlia: Oba e tanti nipoti.

Quel bambino ero io. E lì, guardate ci sono Oba e i miei nipotini.

Jamal chiede “E Ola dov’è?”.

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Hassan risponde con gli occhi lucidi: “Ola è salita in cielo e ci guarda! La mia vita è stata felice,

anche se in alcuni momenti sono stato triste. Ma voi vivrete meglio, felici

in un mondo dove è sempre giorno, ma soprattutto dove sarete liberi e potrete esprimere i vostri

pensieri, i diritti….. Insomma quello che sto cercando di dirvi è che non dovete essere tristi perché

la tristezza genera altra tristezza e va superata, altrimenti vi fa suoi prigionieri. Voi dovete avere nei

vostri cuori la speranza perchè la speranza è la nostra salvezza e la nostra libertà! Quando avrete dei

momenti di scoraggiamento interrogate il cielo e cercate le Piccole Sorelle, sempre pronte ad

aiutarvi!!!

Adriana Tridente

DUE BAMBINE ALL’AVVENTURA

4 A - I.C Balilla - Imbriani

Un giorno due bambine di nome Alessia e Sara, mentre passeggiavano in un bosco, incontrarono un

gatto bianco. Il gatto era malato e voleva che le bambine lo curassero. Spiegò che la sua malattia

poteva essere guarita solo con una pietra magica, ma non rivelò altro.

Alessia, Sara ed il gatto partirono all’avventura. Dopo aver viaggiato e cercato in castelli,

monumenti e tanti altri posti senza trovare mai nulla, ad un certo punto si trovarono di fronte alla

Torre Eiffel.

Iniziarono a cercare, ma senza successo; il gatto disse allora “cerchiamo anche in cima!” Arrivati

sulla punta della Torre, videro un luccichio… “la pietra!!!” gridarono le bambine, ma, appena si

avvicinarono, si accorsero che era solo un cristallo. Che delusione! Lo presero in mano e …

sorpresa: sul cristallo c’era disegnata la mappa per trovare la pietra magica.

Si misero in cammino ed arrivarono a Notre Dame. Seguirono la mappa ed ecco! La pietra magica

era nascosta sotto una statua.

Tornarono correndo felici nel bosco. Le bambine diedero la pietra al gatto, lo salutarono e si

rimisero in cammino. Dopo un po’ sfinite si sedettero sotto un grande albero e si addormentarono;

quando si svegliarono videro un grosso lupo che le guardava. All’inizio ebbero paura, ma poi si

accorsero che aveva una zampa ferita e cercava aiuto. Corsero alla ricerca di una casa; arrivarono ad

una casetta dove abitava una vecchietta di nome Pina, che le ospitò ed offrì loro dei biscotti caldi.

Le bambine chiesero alla vecchietta se poteva aiutarle e dare loro qualcosa per curare la ferita del

lupo.

Quando Pina sentì nominare il lupo, cambiò aspetto ma cercò di controllarsi e disse alle bambine di

portarla subito dall’animale. La vecchia era infatti una strega ed usava il pelo dei lupi per fare delle

pozioni magiche e trasformare in lupo chi non le piaceva e con la pelliccia si cuciva maglioni e

sciarpe... Appena il lupo vide la vecchia si mise a guaire ed a dimenarsi.

Alessia e Sara capirono che qualcosa non andava e cercarono di scappare; la vecchia però aveva

serrato porte e finestre ed era corsa a preparare gli ingredienti per la pozione in soffitta.

Dovevano escogitare un piano!!

La vecchia si era portata le chiavi e bisognava trovarla per recuperarle. Dopo aver ispezionato tutta

la casa, Sara, attratta da uno strano odore, alzò gli occhi e vide una maniglia sul soffitto. Chiamò

Alessia e provarono a tirarla… una scaletta scese dal soffitto e le due bambine si arrampicarono.

Entrando Alessia vide del fumo, lo seguì ed ecco la strega! Insieme, le amiche, riuscirono ad

ingannare la vecchia ed a prendere le chiavi.

Prima di uscire Alessia ebbe un’idea: e se il lupo fosse stato una persona? Sara disse che non era

possibile, ma rubò dalla casa della strega un antidoto. Uscirono, lo fecero bere al lupo e… il lupo si

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trasformò in uomo! Sara e Alessia erano felici, ma ben presto si spaventarono perché il lupo le

voleva mettere in un sacco e portarle dalla strega! La persona che si era trasformata era infatti il

marito della strega!!

Le bambine capirono di essere state ingannate e furono di nuovo costrette ad entrare in casa.

Quando ormai erano tristi e disperate, videro una luce nel camino… era l’immagine del gatto bianco

con la pietra tra le zampe. Sentirono una voce che disse “prendete la pietra e seguitemi”. Le

bambine presero la pietra e magicamente si ritrovarono nel bosco.

Sara e Alessia avevano capito che aiutare il gatto era stata la loro salvezza!

Rebecca Grazioso e Martina Di Lauro – Scuola Balilla IV A

Chi perde un amico ne trova tre

I.C Balilla - Imbriani

Luisa era una bambina di sette anni. Non aveva fratellini né sorelline e abitava con i

suoi genitori in città mentre i suoi nonni abitavano in un piccolo paese di montagna.

A Luisa piaceva stare con i nonni perché la nonna le preparava dei buoni pranzetti e il

nonno le raccontava tante storie di animali e la portava a fare lunghe passeggiate nel

bosco. Luisa si divertiva molto, per questo, appena poteva, andava a trovarli.

In autunno le giornate erano ancora belle e Luisa ne approfittò per andare a stare due

giorni dai nonni. Qui trovò una grande sorpresa: un cucciolo di cane dal pelo morbido

morbido e bianco come la neve che desiderava da tanto tempo. Il nonno lo aveva

trovato smarrito nel bosco e aveva pensato di regalarglielo. Luisa fu molto contenta e

subito si affezionò a quella nuvola bianca che le gironzolava intorno e si faceva accarezzare

a più non posso. Decise di chiamarlo Nuvola. Giocarono per tutto il giorno a

rincorrersi, a saltare, a lanciare legnetti e la sera, stanchissima e felice, Luisa si addormentò

con Nuvola sdraiato sul tappeto ai piedi del suo lettino. Il giorno dopo il

nonno propose a Luisa di accompagnarlo nel bosco a raccogliere le castagne e i funghi.

Luisa accettò, ma volle portare con sé il cagnolino. La nonna preparò loro una

deliziosa merenda e partirono. La bimba camminava accanto al nonno stringendo tra

le braccia Nuvola per non fargli sporcare il pelo di terreno e guardava stupita la pioggia

di foglie che cadevano dagli alberi. Arrivarono ai piedi di un grosso castagno:

c’erano così tante castagne in giro che poggiò il cane per terra e incominciò a raccoglierle.

Il cane annusava le foglie rosse, gialle, marroni che sotto le sue zampe scricchiolavano;

cercava di giocare con i ricci come se fossero una palla, ma quando si

pungeva si allontanava spaventato e Luisa rideva a crepapelle. Ad un tratto la bambina

si guardò intorno e vide che il cane non c’era più. Cominciò a chiamarlo e a cercarlo

dietro ogni albero, ma del cane nessuna traccia. Luisa allora scoppiò in lacrime

e pensò di aver perso per sempre il suo piccolo amico. Il nonno cercò di consolarla

dicendole che forse era tornato a casa e le suggerì di fare la stessa cosa. Luisa lo seguì

a malincuore perché avrebbe voluto cercare ancora e continuò a piangere e a chiamare.

Ad un tratto sentì un rumore di foglie secche dietro di lei si girò un po’ impaurita

e…con grandissima gioia rivide Nuvola, ma non era solo: con lui c’erano altri due

cuccioli che gli somigliavano moltissimo. Erano forse i suoi fratellini? Il nonno pensò

proprio di sì. Luisa li abbracciò tutti e mentre li accarezzava guardò il nonno con

occhi imploranti come per chiedergli di portarli tutti a casa. Il nonno esitò un po’ poi

intenerito da quella bellissima scena acconsentì. Arrivati a casa fecero loro un caldo e

profumato bagnetto, li asciugarono, li spazzolarono e infine prepararono del latte tiepido

che i cuccioli, affamati, bevvero senza sciupare una goccia. Quella sera Luisa

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partì, sapeva di non poter portare con sé i suoi piccoli amici perciò li salutò affettuosamente,

ma non era triste perché sapeva che da allora in poi sarebbe tornata a casa

dei nonni ogni sabato e domenica per giocare con “i fratellini” che si erano ritrovati e

non erano più soli.

Il cuore fantasma

Vincenzo de Bellis - II B Istituto Comprensivo "Balilla"

Quando ci sentiamo soli

Il cuore ci fa passare la paura

Ma noi non lo vediamo

Ecco come si chiama il cuore fantasma.

Ci fa sentire molto il coraggio nelle cose,

non vuole farci succedere niente.

Ma quando moriamo l cuore non esiste più

STORIA DI PARIGI

II B - ISTITUTO COMPRENSIVO SAVIO-MONTALCINI

Siamo i bambini della II B della Scuola “S. Domenico Savio” di … anzi siamo i bambini di una

Scuola Italiana… anzi no… siamo BAMBINI.

Bambini, ma abbiamo capito che certe volte le storie non sono belle come quelle delle mamme e

delle maestre e possono essere addirittura catastrofi e delle persone monellissime … uccidono.

Il telegiornale ha parlato di una “storia di Parigi” dove hanno sparato e buttato le bombe in un

teatro, in uno stadio.

Deve essere stato qualcuno con una malattia molto grave perché non si devono uccidere le persone

innocenti: è una cosa brutta, non si fa!

E noi non vogliamo che muoia nessuno e invece c’è gente cattiva che gira il mondo per uccidere

anche mentre un cantante stava cantando…

Tante persone, che non dovevano stare in cielo, adesso sono in cielo; menomale che in questa

“storia di Parigi” i bambini non sono morti, così vogliamo bene solo ai grandi che sono in Paradiso

anche se non sono di nostra conoscenza.

A Parigi, adesso, ci sono tante candele è vero, ma la Torre Eiffel … non è caduta!

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Il lungo viaggio alla ricerca del nome perduto

Michele Cataldi, Angelo De Sario e Matteo Poravati - Secondo Circolo Didattico "San Giovanni

Bosco" - Barletta

C’era una volta un bambino di nome Max che era pieno di colori.

Un giorno, mentre giocava nel parco, vide un robot che stava costruendo una macchina e disse:

“Ciao, come ti chiami? Possiamo conoscerci?”

Rispose il robot: “Io mi chiamo… mi chiamo…”

“Allora! Ti vuoi decidere?”

“Si, si… forse mi sono ricordato! Mi chiamo…”

“Uffa, sono stanco, andiamo alla ricerca del tuo nome.”

“Ok! Ok!” rispose il robot “Andiamo da mia madre, così ce lo dirà!” Ma neanche lei si ricordava il

suo nome, così andarono dal padre del robot e il robot disse: “Papà, come mi chiamo?” Il padre

rispose: “Se non te lo ricordi tu. Figurati io che sono vecchio!!”

Allora pensarono di andare dal nonno: “Nonno, ti ricordi il mio nome?” Il nonno rispose: “Io ho 90

anni, e pensa che non mi ricordo neanche che tu sei mio nipote, figurati se mi ricordo il tuo nome!”

Questa famiglia è tutta smemorata! Pensò il bambino dai mille colori.

“Scusa! Ti sei accorto ch loro non sono i tuoi familiari? Tu sei un robot, mentre loro sono umani”

disse Max.

“No, non mi ero reso conto. Ma mi sa proprio che hai ragione!” Il robottino si rattristò e scoppiò a

piangere; Max abbracciandolo esclamò: “Non ti preoccupare, ti aiuterò io! Andiamo alla ricerca dei

tuoi famigliari!”

Il giorno dopo i due amici, senza neanche sapere da dove cominciare e dove andare, decisero di

partire e cominciarono la loro avventura.

Si incamminarono lungo un sentiero oscuro, immerso in un bosco con tantissimi alberi secolari che

non facevano vedere niente; ssi sentivano i versi spaventosi di gufi, pipistrelli e altri animali

selvatici.

Nonostante ciò,i due amici non si arresero e continuarono la loro ricerca. Affrontarono grandi

tempeste con lampi e tuoni, uragani devastanti, grandine, pioggia e neve; ma continuarono la loro

ricerca. Durante il viaggio, però, vedevano mari, grandi montagne e immense distese di fiori, ch

rendevano il paesaggio meraviglioso, incantevole e magico. Ma nessuno s cui chiedere

informazioni.

Dopo tanti giorni, ormai stanchi del lungo viaggio, quando si stavano quasi per arrendere, Max e il

robottino smemorato videro una luce d’oro. Andarono incontro alla luce; arrivati videro un robot,

un LBX, con una lancia di diamante, uno scudo a doppia lama, due ali d’oro e una piccola maschera

con disegnata sopra un’aquila placcata d’oro. Max chiese: “Come ti chiami?”

“Io mi chiamo ODINOS!”

Max così chiese ad ODINOS: “Tu per caso, visto che sei un LBX, sai come si chiama questo robot

smemorato? E sai dove si trovano i suoi genitori?

LBX ODINOS osservò bene il robot con il suo scanner a raggi x e disse: “Si, li conosco. Se

vogliamo trovare i suoi genitori dobbiamo andare alla Valle dei grandi Templi! Loro sicuramente

conoscono il suo nome!”

I tre compagni di avventura, legati dal desiderio di aiutare l’amico a ritrovare il proprio nome,

continuarono il loro viaggio senza fermarsi mai.

Finalmente arrivarono alla Valle dei Templi, una valle oscura. ODINOS gridò: “Eccoli… eccoli la!

Vedi quei due robot che passeggiano? Loro sono i tuoi genitori. Ti hanno perso quando eri appena

costruito. Ma non ti hanno mai dimenticato.”

Allora il robot emozionato disse: “Vado subito da loro!”

Il robot quado incontrò i genitori disse: “Mamma, papà, mi riconoscete? Sono io… vostro figlio!”

“Ma noi abbiamo perso nostro figlio quando era molto piccolo!” Intervenne ODINOS e disse: “Lui

è proprio vostro figlio, nel tempo è cresciuto. L’ho capito dopo averlo osservato con lo scanner a

raggi x!”

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A questo punto i robot genitori esclamarono: “Sei proprio tu? Pensavamo di non rivederti più! Sei

di nuovo con noi, Lucky!”

Proprio in quel momento nella valle oscura apparve un arcobaleno di mille colori.

Il regno delle scimmie parlanti

Francesco Rubini 4^ B - Secondo Circolo Didattico "San Giovanni Bosco"

Un giorno d’estate Gabriele era sdraiato sul suo prato, quando, all’improvviso, udì uno strano

rumore che arrivava dall’altra parte del prato e corse subito verso quella direzione. Notò su un

albero una scimmia con una zampina ferita. Era minuscola e molto buffa, aveva una faccina molto

bella con due grossi occhietti neri e il pelo tutto marroncino. Salì subito su quell’albero per

soccorrerla e lei disse: “Attenta! Il nemico è qui!” Era il cagnolino Fufi che viveva con il suo vicino

di casa per fargli compagnia. Gabriele allora cercò di tranquillizzare la scimmietta spiegandolo che i

trattava di un cane innocuo e molto birichino: “Voleva solo giocare con te!” Soltanto adesso la

scimmietta si sentiva più tranquilla e spiegò a Gabriele di chiamarsi Sissi e di essere la regina di un

regno: “IL REGNO DELLE SCIMMIE PARLANTI”.

“Vorresti visitarlo?”

“Si, mi piacerebbe molto!”

Dopo averla medicata i due si avventurarono nel meraviglioso viaggio. Il regno era a forma di

banana e si trovava proprio nel giardino di Gabriele. Per accedervi bisognava attraversare una

porticina a forma di banana e Sissi dide al suo amichetto una pozione magica che lo avrebbe

rimpicciolito. Appena entrati Gabriele vide che tutti si erano inchinati per salutare la regina.

C’erano tantissime sfumature di giallo, le mura erano fatte con bucce di banana, gli alberi di

banane, i frutti con pezzi di banana, insomma era un mondo proprio adatto alle scimmie, anzi per

loro era mille volte meglio del Paradiso!

“Non avrei mai penato di vedere tante banane tutte insieme! Sai! Non ho mai assaggiato una banana

in vita mia!” Disse ridendo Gabriele.

“Cosa sentono le mie orecchie? Chi viene mio regno non può non immergersi nel meraviglioso

mare di banane!” Era un mare fatto di succo ed era immerso in un prato di fiori. Subito Gabriele si

tuffò, giocarono e nuotarono tantissimo e distrattamente. Gabriele assaggiò un po’ di succo di

banana: “Però non è tanto male!” Verso sera i due visitarono il Palazzo Reale e con molta sorpresa

Gabriele notò che altro non era che il suo vecchio gioco della Lego. Non lo usava più danni e lo

aveva abbandonato da qualche parte del prato.

“Bravissimo Gabriele adesso si è fatto tardi e tua madre sarà sicuramente in pensiero per te! Mi

dispiace tantissimo, ma nel mio Regno non potrai più entrare: l’accesso qui è consentito solo una

volta! Ricordati, però che veglieremo sempre su di te!”

“Vi voglio bene amiche mie scimmiette e non vi dimenticherò mai!”

I due si salutarono con un fortissimo abbraccio e ancora oggi il piccolo Gabriele non ha dimenticato

le sue amiche scimmiette.

La foresta incantata

Alessandra Poli – Sharon Di Capua – Michela Salicato – Angelo Loreto - Secondo Circolo

Didattico "San Giovanni Bosco"

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C’era una volta una foresta incantata in cui abitavano elfi, gnomi, fate buone, dominata del Re Noa

fate cattive dalla strega Rail.

Un giorno la malefica Mail ordinò alle fate cattive e agli gnomi di rapire il Re Noa, perché

possedeva un gioiello, rosso fuoco, prezioso e magico.

Le fate buone pensarono ad un piano per liberare Noa: entrarono di nascosto nel castello per

prendere la chiave.

Gli elfi, mentre stavano andando nei sotterranei, videro dei cavalieri vestiti di nero, per non essere

visti pensarono di dare un falso allarme per distrarli. Così gli elfi andarono a liberare a librare il Re

Noa, ma all’imporvviso apparve la strega Rail.

La fata cercarono di sconfiggerla ma non ci riuscirono perché lei aveva la gemma preziosa dei Re,

con tutti i suoi poteri.

Però le fate conoscevano un trucco, cioè unire a loro potere per fermare il lampo di luce emesso

dalla strega Rail; così potevano liberare il Re Noa.

Infine le fate buone festeggiarono con allegria il ritorno del Re buono.

Un giorno da paura halloween

Rossella De Chirico, Elettra Pollio Secondo Circolo Didattico "San Giovanni Bosco"

Ero il mattino di Halloween e Diego, Matteo e Francesco (tre fratelli) si stavano preparando per

dare inizio alla festa, scovano progettando dei festoni: erano paurosi, ma allo stesso tempo

divertenti, neri, ma con schizzi di rosso dappertutto; mascherati a forma di zucca e tutti si

rifornivano di dolci per “Dolcetto o scherzetto?”

1.UN MOSTRO ALLA FESTA!

La sera, durante la grande festa, Francesco senti uno strano rumore e volle andare a controllare,

camminando senza meta precisa, si ritrovò stranamente in un vicolo cieco, ma dopo vide davanti a

se una specie di sagoma scura, con un mantello nero come la notte, un viso nero come la pece, due

grandi occhi rossi come il sangue e dei denti aguzzi da vampiro. Francesco scappò all’istante dalla

paura, ma quel mostro decise di non seguirlo.

2. LA SCOMPARSA E LA RICERCA DI FRANCESCO

I suoi fratelli si impensierirono e decisero si andare a cercare Francesco.

Arrivarono nel viale che conduceva al cimitero, ero molto buio ma attraverso le mura del cimitero si

intravedevano due grandi occhi rossi, e un rumore di passi che pian piano aumentava. Diego si

ricordò di una leggenda che gli aveva raccontato la nonna, che si intitolava “L’uomo dal volto

oscuro”, ed ero la sttoria di un uomo che si faceva vedere proprio nella notte di Halloween era

molto importante per la sua provenienza da una famiglia di mostri, e i genitori dei tre bambini non

avevano mai dato a lui dei dolcetti e non rispettavano questa festa perciò decise di perseguirli fino

alla fine dei tempi. Allora Diego peno che fosse proprio lui. Pian piano si avvicinavano all’entrata

del cimitero e sentirono quei passi lnti, ma rumorosi, che venivano proprio verso di loro.

3. FRANCESCO VERSO IL CIMITERO

Francesco, nel frattempo, si stava avviando verso la piazza della festa per raccontare quello che gli

era successo ai fratelli, ma quando non li vide, egli si impensierì più di quanto fosse spaventato, e

dopo qualche minuto pensò. Quel mostro avrà preso di mira i suoi fratelli invece che me! Devo

andarli a cercare al cimitero! Allora si incamminò anche lui verso il cimitero.

4.I FRATELLI FACCIA A FACCIA CON IL MOSTRO

I suoi fratelli, intento, lo stavano ancora cercando fino a che non si sentì un silenzio tombale, a quel

punto si girarono e si trovarono davanti l’uomo dal volto oscuro, allora lanciarono un grido

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acutissimo, che persino Francesco senti. Quindi corse subito, ma venne catturato dal mostro ancora

prima di vedere i suoi fratelli.

5. IL PIANO DI SALVEZZA

Prima che tornasse il mostro e tra ragazzi idearono un piano cioè Diego con la fionda che possedeva

avrebbe colpito alla testa il mostro facendolo svenire e infine Matteo con il suo coltello l’avrebbe

ucciso e così fu. Il mostro morì e fu sepolto nel cimitero.

Così la notte di Halloween fu salva e così finisce la leggenda! Ci leggiamo alla prossima storia!!

Hahahahaha

LA STORIA DI DORA

II A - ISTITUTO COMPRENSIVO SAVIO-MONTALCINI - Capurso

C’era una volta una bambina che si chiamava Dora.

Dora è alta e snella; ha gli occhi verdi e tondi; ha dei capelli biondi, lunghi e raccolti in una treccia;

ha il naso a punta e un bel sorriso; è simpatica, dolce e premurosa; dorme in un camper. Non ha

amici.

Ogni giorno Dora si alza, va vicino ad un semaforo, lava i finestrini delle auto e chiede delle

monete.

La sera, molto stanca, torna a casa.

La mattina successiva torna a lavorare e si affatica moltissimo.

Dora, quando il semaforo diventa verde, si siede sul marciapiede e disegna le facce degli

automobilisti che incontra: buffe, belle, brutte, buone, cattive, allegre, noiose, felice, tristi e

disperate.

Infine Dora smette di lavorare per strada, i genitori vendono il camper e si trasferiscono in una

nuova casa, la iscrivono a scuola e così impara a leggere e a scrivere e ha un sacco di amici.

LA FORZA DI TOMMY E TAMMI

IV E - 2 CIRCOLO DIDATTICO "A. DE GASPERI"

Questa è la storia di due giraffe gemelle di nome Tommy e Tammy che vivevano sul

pianeta di Zoolandia. Tommy era molto antipatico, ma buono; Tammy era molto più

dolce e gentile. A Zoolandia vivevano solo gli animali in via di estinzione ed il

sindaco, il leone fifone, chiedeva sempre il loro aiuto per sconfiggere il peggior

nemico, il coccodrillo di nome Coco. Le due giraffe erano davvero coraggiose e

aiutavano tutti gli abitanti del pianeta. Un giorno Coco incontrò il serpente Sibilio,

tanto malvagio, i due si scontrarono, ma dopo un lungo e sanguinoso

combattimento, divennero amici. Amici cattivi e arroganti contro gli indifesi.

Insieme si divertivano un sacco a fare dispetti e a non rispettare le regole di

convivenza civile stabilite democraticamente. Durante la notte facevano rumore per

le vie, di giorno imbrattavano i muri della città con immagini di guerra, spargevano i

rifiuti davanti alle abitazioni, riversavano nei fiumi e nei laghi sostanze inquinanti,

bloccavano i semafori creando scontri, feriti e morti, … I loro dispetti erano scene di

distruzione sotto gli occhi di tutti. Gli abitanti di Zoolandia, stanchi e arrabbiati con il

loro sindaco che pur rappresentando la giustizia e la pace non reagiva di fronte alla

realtà, chiesero alle giraffe gemelle di prendere in mano la situazione, loro sì che

erano coraggiose! Tommy propose di attaccare durante la notte i due nemici,

lanciando, con missili, bombe potenti nella zona in cui si aggiravano. Tammy replicò

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dicendo che tale piano avrebbe portato altre distruzioni, feriti e morte anche di

innocenti e poi invitò suo fratello alla diplomazia. Le giraffe consultarono libroni di

storia, di geografia, intere enciclopedie nel tentativo di trovare una giusta soluzione,

intanto non c’era più tempo, bisognava intervenire al più presto, i nemici avevano

preso ormai il sopravvento sull’intera popolazione che a causa della paura aveva

perso la loro LIBERTA’. Nessuno usciva per le strade, nessuno frequentava centri

storici, musei, teatri o stadi,… tutti erano prigionieri. Tommy e Tammy andarono dai

cattivi e appena scorsero i loro sguardi si resero conto della loro infelicità e della

loro profonda tristezza. Il coccodrillo Coco era riuscito ad avere un amico dopo tanti

anni di solitudine, ma condividere con lui sempre gli stessi dispetti era diventato

noioso. In realtà anche Sibilio aveva sempre sognato di farsi una famiglia e di avere

la gioia di diventare papà. Entrambi avevano bisogno solo di affetto, di attenzione e

di condivisione così Tammy, avvicinatosi al terribile serpente, iniziò a recitare in

rima:

“Con la forza dell’amicizia

ti sconfiggo e porto giustizia,

da questo pianeta andrai via

così qui tornerà l’armonia”

prima la coda, poi il corpo e lentamente anche il capo svanì nel nulla, non c’era più

traccia di lui. Tommy raggiunse il coccodrillo, prese la parola e implorò:

“Con la forza della natura

mando via la nostra sventura,

da questo pianeta ti cacceremo

e in pace finalmente staremo”.

Il prepotente rettile non riuscì a sopravvivere alla magia della rima e magicamente si

disintegrò. Tutti gli animali ne furono felici. Iniziò una festa della pace, ma non

appena si fece buio i nemici riapparvero. Non erano andati via, avevano solo avuto

una metamorfosi. Divenuti trasparenti continuarono a fare dispetti e a spargere

terrore. Tammy e Tommy capirono che da soli non potevano eliminarli, così

chiamarono il sindaco e gli altri abitanti del pianeta; Solo mettendo insieme la loro

forza ed energia potevano eliminarli! Con decisione e determinazione urlarono ai

quattro venti:

“Con la forza del nostro cuore

faremo sorgere in voi un po’ di AMORE,

così buoni diventerete

ed INSIEME a noi in PACE VIVRETE”.

Da quel momento il coccodrillo e il serpente ricomparvero con un sorriso sul viso e

diventarono buoni, aiutarono a mettere ordine nel pianeta e insieme difesero i

diritti di tutti e proclamarono il rispetto reciproco come ingrediente necessario per

condividere le diversità.

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VA SCUOLA PRIMARIA - I.C. "SAN GIOVANNI BOSCO MELO DA BARI

PRIMA PARTE

Falbo, Gifo e Pavone, dalla grande coda, decisero per giocare di scrivere un articolo per un

giornale. <Che bello!> esclamò Gifo. <Che emozione!> aggiunse Falbo, <Che noia!> esordì

Pavone ed aggiunse < Non potremmo parlare della mia coda ampia e colorata?>.

Gli amici si girarono sorpresi, non era possibile, Pavone, non poteva solo parlare della sua coda!

Bastaaaaaaaaaaaaaa!!!

Il problema era quello di capire di cosa parlare nell’articolo per il giornale.

Era giorno, mentre i tre amici meditavano, accovacciati su un vecchio tronco ( tra i cespugli del

fitto bosco del Parco del Gargano, in Puglia) si udirono grida d’aiuto.

Erano piccole grida strozzate da ampie pause e probabili singhiozzi. I tre scrutarono l’orizzonte,

cercando di scorgere tra castagni, querce e pioppi l’intruso o gli intrusi.

<Chi sarà mai ?> disse Gifo, tra il sorpreso e l’agitato. Pavone richiuse velocemente la sua

splendida coda e disse <Sarà, sarà… una belva feroce pronta ad azzannarci. Amici! Amici!

Mettiamoci al sicuro>. In men che non si dica, le grida si fecero sempre più vicine e sinistre.

I tre volatili, spaventatissimi, corsero subito ai ripari nascondendosi dietro un vecchio albero che ,

qualche giorno prima, era stato abbattuto da un fulmine, durante uno dei tanti temporali che c’erano

stati in quei giorni. Il tronco era ruvido e pieno di schegge, se non stavi attento ti potevi fare

davvero male. Lì, i tre, si sentivano ben protetti. In prossimità, infatti, vi erano anche delle alte

erbacce e piante, tra cui delle splendide verdi felci.

PRIMA PARTE BIS

PER TE..PICCOLO LETTORE, TI SENTI UN POETA? ALLORA LEGGERE QUESTA PRIMA

PARTE DELLA STORIA SARA’ PER TE UNA VITTORIA

Falbo, Gifo e Pavone, dalla grande coda, decisero di scrivere, per argomentare, un bell’articolo per

un giornale. <Che bello!> esclamò Gifo. <Che emozione!> aggiunse Falbo, <Che noia!> esordì

Pavone ed aggiunse < Invece dell’articolo di giornale, non potremmo parlare della mia coda

fantastica tutta d’ammirare?>.

Gli amici sorpresi, ma anche un po’ tesi, volevan replicare, ma….ma poi, lasciaron stare.

Il problema era quello di capire cosa inserire in quel piccolo foglio senza fare uno sbaglio e

magari senza neanche uno sbadiglio.

Al primo albeggiare gli amici <Eccoli lì, a meditare!> . Accovacciati su un vecchio tronco, tra i

cespugli celati del bosco del Gargano dov’eran nati.

Ed ecco all’improvviso e senza nessun preavviso grida d’aiuto dalla foresta che non provenivano

certamente da una festa.

Grida sottili, forte infantili, alternate a singhiozzi o a respiri mozzi..

Guardinghi scrutaron il prato ricercando il malcapitato.

Tra castagni, querce e pioppi il ricercare non era certo cosa da sciocchi.

<Chi sarà mai ?> disse Gifo, tra il sorpreso e l’agitato.

Pavone dall’ampio piumaggio non dimostrò assolutamente coraggio e disse: <Sarà, sarà… una

belva feroce che ci farà qualcosa di atroce>.

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Gifo, quindi, gridò <Amici! Amici! Al sicuro tutti>.

In men che non si dica, gli amici si fecero più piccoli di… una formica.

Le grida , intanto, sempre più vicine e sinistre erano le vere protagoniste.

I tre volatili, spaventatissimi, corsero subito al riparo..velocissimi.

Un vecchio albero cavo non offriva un gran riparo.

Il tronco era ruvido e “muschioso” rendendo tutto ancor più penoso.

Lì, i tre, si sentivano ben protetti. Altissimi fusti ed erbacce, in prossimità, a cui in passato avevan

fatto linguacce. Le verdi felci, nel loro “verdeggiare” non potevan che migliorare un nascondiglio di

rispetto tutto d’ammirare.

SECONDA PARTE

ORA BASTA, RICOMINCIAMO A LEGGERE NORMALMENTE IL BRANO

Aveva piovuto molto in quelle settimane e felci, mirtilli e muschi si erano moltiplicati ed arricchiti.

I muschi erano carichi di humus. I licheni, invece, abbarbicati alla vecchia quercia, prolificavano

dalla parte del tronco esposta al Nord, dove il sole fa appena capolino. Vicino alle grandi querce

erano sbocciati i fiori scuri dei ligustri e bianchi dei biancospini che rendevano più bello il bosco

nella tarda primavera.

Gifo notò che dal tronco proveniva un forte odore di resina e di bruciato. Forse il fulmine……

Falbo, il più coraggioso, intanto, alzò la testolina per rendersi conto chi fosse l’intruso. Pavone

“Cuor di leone” pensò di mettersi in salvo nascondendosi in una cavità dell’albero, ma si sporcò

tutto. <Bleach, puuu, zz, vvv, gnam> inavvertitamente, ripulendo il suo piumaggio colorato aveva

assaggiato un po’ di resina. Certamente non sembrava gli piacesse. Notoriamente la resina ha un

odore intenso e un sapore davvero d i s g u s t o s o.

<Bando alle ciance!> disse Gufo andrò io a vedere chi c’è nel bosco.

Tra i rami degli alti pioppi filtrava qualche raggio tiepido di sole. Tutte le foglie sembrava girarsi

verso “la stella più luminosa e più bella, fonte di vita” per ricevere tepore… così, tanto da esserne

accarezzate e “come natura impone” per avviare la fotosintesi clorofilliana.

Piante, fiori ed animali, infatti, al primo sole, si orientano o vanno, come mossi da un unico

comando, verso le zone soleggiate. Gli animali così abbandonano le zone d’ombra, le zone dei

muschi, delle alte e delle basse erbe. Quest’ultimi nascono e crescono dove non batte mai il sole.

Come faranno? Eppure i muschi se li accarezzi sono morbidi, la “moquette” del bosco.

Falbo avvistò, nel frattempo l’intruso. Era piccolo, tenero e spaurito, era un piccolo istrice in cerca

della mamma. Aveva il musetto rosa, umido, gocciolante e pieno di pezzetti di foglie, a dire il vero

anche un po’ sporco di terriccio. Chissà da quanto vagava nel bosco. L’istrice singhiozzava

disperatamente e anche ai tre amici scappò qualche lacrima.

Gifo tuonò < Cosa fai piccino tutto solo nel bosco?>. Pronta la risposta <Cerco la mamma!>.

Falbo, Gifo e Pavone si offrirono volontari, subito, per aiutarlo.

Falbo il falco disse< Io, io… con le mie potenti ali e il mio sguardo “superpotente” spiccherò il volo

e guarderò dall’alto se c’è qualcuno in giro>.

<Bene!> Risposero in coro i tre generosi amici. Gifo gufetto disse <Io, io… dal tronco più alto

guarderò in giro, in giro chi c’è qui attorno. Sapete, vero?

Io posso ruotare completamente la testa, a 360 gradi, ma voi non potreste mai avere questa abilità

“superfantastica!” Tsè, Tsè! Sveglierò anche i miei amici della notte, animali notturni

pericolosissimi. Ho fatto tante amicizie, anche poco raccomandabili,.. rimanendo fuori, all’erta,

tutta la notte!>. Falbo disse < ..E tu caro Pavone?>. Questi rispose “Io, io… veramente, davvero

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non so, potrei sporcarmi la coda, potrei scivolare, potrei incontrare la grande tigre dagli occhi di

giada., io devo salvaguardare la mia immagine!>. <Abbiamo capito>, risposero in coro i suoi due

amici <Hai p a u r a! Paura da vendere! Ma chi vuoi che se la compri? Ih! Ih!> sogghignarono.

Vebbè, per questa volta, significa che farai compagnia al piccolo e lo proteggerai con la tua coda>.

Pavone, risollevato dalla notizia, sorrise e pensò come intrattenere il cucciolo. I due ,dopo tanto

aver girato e rigirato, chiesto e non saputo, esausti, giunsero ad una conclusione. <Di mamma istrice

proprio nessuna traccia, forse, cercando la pappa per il suo cucciolo si è allontanata troppo e non ha

più ritrovato la strada di casa. Povero istrice! Seppero dal piccolo che si chiamava Musetto.

Una cosa era certa, un cucciolo, da solo, nel bosco di latifoglie, proprio non ci poteva stare.

Musetto, intanto si era addormentato (lui è un animale che esce solo di notte, quindi, faceva una

gran fatica a tenere gli occhi aperti di giorno) su un lettino che i tre avevano sistemato per lui.

In una corteccia d’albero raccolsero erba e foglie profumate di alloro e dopo averlo rassicurato lo

lasciarono riposare. <Zzzz, Zzzz, ma quanto russa questo ..Musetto>disse Falco.<Forse è

raffreddato replicò Gifo, chiederò alle amiche apine di darci per lui un po’ del loro magico nettare.

Il miele, sapete? Oltre ad essere un gran nutriente è anche un antibiotico naturale. L’ape regina non

se la prenderà certamente. E’ per un nobile scopo! Anche lei ordina alle sue api operaie di

raccogliere più nettare possibile da trasformare, nei favi, in miele profumato ed energetico per

nutrire le sue larve. Miracoli della natura e dedizione sconfinata delle operose api che compiono

cento voli e poi ancora cento, per raccogliere il prezioso “unguento”. Le ore trascorrevano una

dopo l’altra e di mamma istrice nessuna traccia. Falbo allora disse <Cari amici, non possiamo tenere

qui il piccolo, potrebbe ammalarsi. Ce l’abbiamo messa tutta per aiutarlo. Ora è arrivato il momento

di trovargli un'altra famiglia, ma non una famiglia qualsiasi. Occorre una famiglia di istrici come

lui!> . Pavone disse< Ma ..ma chi vuoi che se lo prenda un cucciolo ancora da sfamare? Quest’anno

ci sono state troppe piogge e il bosco si è allagato più volte, per quanto le radici degli alberi, le

sentinelle del bosco abbiano trattenuto il terreno, fiumi di fango hanno trascinato a valle di tutto>.

Gifo disse< Abbi fede! Ora in marcia ragazzi, basta a cianciare. Dobbiamo trovare per Musetto

una nuova famiglia>. Svegliarono il piccolo che spaventato irrigidì per difesa il suo ispido dorso

ricoperto da robusti aculei, che sono la sua unica arma di difesa. I tre si allontanarono all’istante e

Gifo disse” Ok, è piccolo, ma è già pericoloso stiamo attenti! (Durante il corso per soccorritori del

bosco Falbo aveva imparato “Prima di tutto bisogna salvaguardare la salute del soccorritore!”>.

Mmm, ma ora torniamo a noi! Musetto capì che era tra amici, gli unici nel bosco che gli avevano

prestato aiuto e dopo aver abbassato gli aculei ripresero il cammino. Era quasi sera, erano tutti

stanchi, ma proprio quando sembrava non ci fossero speranze ecco un delizioso profumino di frutta

e radici a brodino provenire da una cupa e scura caverna. Musetto sgranò gli occhi era qualcosa che

gli faceva ricordare con grande tenerezza la sua dolce e cara mamma. In effetti non si trattava di una

vera caverna, ma di una oscura e confusa cavità formata dalle radici di un vecchio albero sradicato e

inclinato sul terreno. Gifo gridò, mettendo le alucce come un altoparlante <Chi è lààà? Chi è

lààà?>.Nessuna risposta. Ad un certo punto tra le radici confuse e lanose ecco spuntare un grazioso

musetto. Era un istrice maschio che disse, dopo aver mostrato i suoi temibili aculei < Chi siete?

Cosa volete? Allontanatevi se non volete …> <Tranquillo!> rispose Falco <Siamo amici, non

vogliamo farti del male, cerchiamo una famiglia per il piccolo Musetto che ha perso la mamma, non

l’ha più trovata al suo risveglio. Era uscita per procurarsi del cibo, ma…sigh! Non ha fatto più

ritorno! Noi stiamo cercando di prenderci cura del piccolo, ma siamo di un’altra specie non

possiamo aiutarlo come vorremmo>. L’istrice maschio disse “Ho capito! Entrate nella mia umile

magione, mi chiamo Istrich e vi presento mia moglie Clementin. Sapete? Siamo molto tristi,

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qualche giorno fa abbiamo perso il nostro cucciolo Tonino>. <Come è stato possibile?> Rispose

sbigottito Pavone, Istrich raccontò <Qualche giorno fa, dopo le abbondanti piogge e temporali si

era creato nel bosco un fiume di fango e di acqua che ha trascinato via la nostra casa, un vecchio

tronco che avevo ben limato con i miei forti artigli. Lì, dentro il tronco vuoto, in una culla di soffici

foglie dormiva trnaquillo il nostro Tonino che è stato trascinato via dall’impeto dell’orrendo

fiumiciattolo. Non abbiamo potuto far niente. La forza dell’acqua era tremenda, anche noi ci siamo

salvati per un pelo risalendo un albero e rimanendo avvinghiativi per ore. E’ stata una alluvione.

Colpa degli uomini taglialegna. Di tanto in tanto vengono a portar via gli alberi le cui radici

avrebbero frenato sicuramente il terreno. Ora siamo distrutti e Clementin inconsolabile!> Falco

allora ebbe un’idea e disse < Capiamo il vostro dolore e ci dispiace davvero, ma che ne direste di

prendervi cura voi del nostro Musetto. Senza le vostre cure e la vostra guida avrà poche possibilità

di sopravvivere. Comprendiamo che un figlio è insostituibile, ma.. in certi casi …i dispiaceri e le

sofferenze uniscono>. Gli istrici parlottarono tra loro e Clementin disse < Abbiamo deciso, ci

prenderemo noi cura del piccolo, che non sostituirà il nostro Tonino, ma ….capiamo che ha davvero

bisogno di aiuto, se non ci si aiuta tra esseri viventi…>. Così Istrich e Clementin si strinsero

attorno al piccolo e cercarono subito di ripulirlo e nutrirlo. Musetto ne fu felice e iniziò a mangiare

voracemente gli stessi cibi che gli dava la sua mamma: cortecce e frutta lessata, spezzettata,

aromatizzata e tante gustose croccanti radici.

I tre salutarono ed andarono via, felici, promettendo che se avessero ritrovato la mamma del

cucciolo la avrebbero condotta da lui. Finalmente avevano aiutato qualcuno e non avevano perso

tempo a solo a vantarsi delle proprie capacità ….che la natura gli aveva dato.

La loro impresa sarebbe benissimo essere raccontata come un articolo di cronaca di un giornale

come aveva richiesto il loro saggio maestro e quindi dissero< Tutti per uno, uno per tutti!

Mettiamoci al lavoro, cerchiamo di scrivere ciò che ci è stato chiesto e …alla prossima avventura!>.

Il piccolo istrice ,così, non pianse più perché aveva trovato una nuova casa ed una nuova famiglia e

i tre curiosi…volatili erano diventati. Finalmente, amici …<Per sempre!>.

LA STORIA E’ FINITA E COME VEDI LEGGERLA…NON E’ STATA UNA GRAN FATICA.

Francesco Compagnone Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano

UN PIANETA FATTO DI … DOLCI

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

Nelle galassie più lontane, dove nessun uomo è arrivato, esiste un pianeta, simile alla Terra, fatto,

però, di dolci.

Tanto tempo fa c’era vita, acqua e un sole fatto … di dolci. C’erano dinosauri che si nutrivano di

caramelle, erano i “caramellivori”. C’erano dinosauri che si nutrivano di altri dolcisauri fatti di

cioccolato, erano i “cioccoivori”.

Una bella mattina, mentre i dolcisauri facevano colazione, si schiantò sul pianeta un leccameteorite,

che estinse la razza. Milioni di anni dopo iniziarono a nascere le altre specie, i “zuccherettili”, i

“caramellanfibi”, i “cioccomummiferi” e gli “uccelecca”.

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Un giorno gli zuccheroanimali incontrarono una nuova specie, gli omini di pan di zenzero. Gli

omini di pan di zenzero si evolsero nel tempo fino a diventare degli uomini intelligenti, che si

nutrivano di pasta alle caramelle e di altri dolci e bevevano il caramello dal lago.

L’uomo di pan di zenzero si sta evolvendo ancora e impara a costruire case di dolci, macchine di

dolci alimentate dal caramello e gli aerei di mattoni di pan di zenzero.

Giuseppe Allegro Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano

UNA CASA SPETTRALE

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

In un giorno di neve un papà e due bambine stavano andando a scuola.

A un tratto la ruota della macchina si bucò. Scesero dall’auto e si ritrovarono in una casa. Il papà

decise di stare lì. Entrò e vide che c’era un piccolo cane; il cane gli andò vicino e lui lo prese in

braccio. Poi le bambine parlarono tra di loro.

All’improvviso arrivò alle loro spalle un fantasma. Il papà vide il fantasma, si avvicinò a lui e lo

uccise. Le bambine rimasero in quella casa per due anni. Dopo due anni un uomo andò in quella

casa , vide le bambine e le portò in ospedale dove le nutrivano di farfalle che a loro piacevano

molto.

Di quadro in quadro..

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

Una domenica d’estate John e Sabrina accompagnati dai loro genitori andarono a visitare una

mostra di dipinti di grandi pittori tra cui Monet ,Van Ghog e Segantini,ospitata nel museo d’arte

cittadino .Le vacanze erano appena iniziate e i due bambini durante l’anno scolastico appena

concluso, si erano così appassionati a giocare con l’arte, che non stavano più nella pelle all’idea di

poter visitare una mostra come quella !Avrebbero visto i quadri che erano riprodotti sul loro libro di

lettura!!!!

La guida del museo dandogli il benvenuto,gli spiegò che quella era una mostra tematica sulla

natura e sul ciclo delle stagioni. John e Sabrina entusiasti si unirono ad un gruppetto di visitatori

,mentre i loro genitori si attardarono per salutare alcuni amici. Al termine della visita,i bambini si

resero conto che i genitori non c’erano più e che loro …. erano rimasti intrappolati in una delle sale

del museo :il custode era un mago malvagio !!!John e Sabrina cominciarono a chiedere aiuto,a

invocare i genitori … ma inutilmente:il mago li aveva risucchiati in un quadro !Il malvagio allora

gli spiegò che per trovare la via di uscita dal museo,avrebbero dovuto attraversare quattro dei dipinti

esposti .

Qui avrebbero conosciuto diversi personaggi che sarebbero accorsi in loro aiuto ma avrebbero

incontrato anche falsi amici!Dovevano stare all’erta !Si guardarono intorno sperduti…. erano finiti

nel meraviglioso” Vigneto” in autunno,dipinto dal loro pittore preferito,Van Gogh .

John e Sabrina increduli, si guardarono intorno e videro un riccio che si stava avvicinando .

Sentirono squittire e tesero le orecchie per ascoltare le sue parole-Voi siete stati rinchiusi nei

dipinti come me!Il custode mi ha intrappolato qui per sempre … ma io posso indicarvi la strada per

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saltare nel dipinto successivo:dirigetevi sempre in alto a sinistra. Andate,correte!-I due bambini si

guardarono perplessi –Riccio spiegaci: perchè sempre in alto a sinistra?

L’animaletto sospirò..-Bambini ..riflettete!Ogni qual volta finite di leggere o scrivere una pagina

..da dove ripartite? -John e Sabrina si guardarono rispondendo subito in coro

-Dalla pagina successiva ,ricominciando a scrivere o leggere in alto a sinistra!!!-. Seguirono quindi

fiduciosi le indicazioni dell’animaletto e rotolarono nel secondo quadro “Ritorno dal bosco “di

Segantini.Qui faceva freddissimo e i tetti delle case erano tutti imbiancati…I due bambini fecero

conoscenza con una signora che tirava uno slittino carico di legna -

-Vi vedo molto infreddoliti-disse la donna-Venite con me,vi offro una cioccolata calda,una bella

coperta e una fettina di torta di mele-

John e Sabrina accettarono di buon grado l’invito e dopo aver mangiato ed essersi riposati,chiesero

alla buona donna quale fosse la direzione giusta per trovare la via d’uscita .Seguirono le sue

indicazioni e arrivarono in alto a sinistra del quadro….così saltarono in quello successivo . Si

ritrovarono in un campo di grano molto esteso con qualche casetta sparsa qui e lì e un cielo azzurro

cobalto . John e Sabrina si avvicinarono ai due contadini che si stavano riposando stesi su di un

covone di paglia .Anche questo era un dipinto di Van Ghog,ricordavano di averlo visto sul loro

libro di scuola!!La coppia di contadini gli chiese una mano a tagliare le spighe ,a innaffiare l’ orto e

a raccogliere le albicocche dal loro vecchio albero. Dopo il lavoro nei campi ,i bambini furono

invitati a consumare un pasto semplice ma salutare a base di frutta e verdura nella casetta della

coppia .Felici di aver fatto questa bella esperienza ,presero il sentiero tra le alte spighe di grano

indicatogli dai contadini e procedettero verso il quadro successivo. Si ritrovarono in un dipinto di

Monet “angolo di giardino a Montgeron” dove c’erano tanti fiori , un prato verde,alberi grandi e

folti e un cielo bellissimo .Si rotolarono nell’erba,corsero,fecero capriole … fino allo sfinimento.

Stanchi e sudati si riposarono sotto l’ombra di una albero. Sentirono miagolare e videro arrivare un

gatto nero che gli disse – Bambini ,siete arrivati alla fine del vostro viaggio:vi basterà fare tre volte

il giro del tronco di questo albero e sarete liberi. Jonh e Sabrina felici di poter finalmente

abbandonare il museo,eseguirono le indicazioni del gatto ….Dopo pochi passi si resero conto che

erano tornati indietro :erano finiti nuovamente nel quadro dell’inverno!!Il gatto nero li aveva

ingannati!!!I due bambini non si dettero per vinti e corsero a chiedere aiuto alla buona donna che li

aveva ospitati nella sua calda casetta offrendogli la cioccolata calda e la torta di mele. La buona

donna felice di rivederli e di poterli nuovamente aiutare,li accompagnò con il suo slittino , in alto a

sinistra dove lessero la scritta EXIT…A quel punto John e Sabrina si sentirono chiamare –John

,Sabri alzatevi ,è tardi!!!!Schizzarono fuori dal letto ed esclamarono -Allora era tutto un sogno!!!!!!

Visita allo strano museo

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

Una domenica d’estate John e Sabrina accompagnati dai loro genitori andarono a visitare una

mostra di dipinti di grandi pittori tra cui Monet ,Van Ghog e Segantini,ospitata nel museo d’arte

cittadino .Le vacanze erano appena iniziate e i due bambini durante l’anno scolastico appena

concluso, si erano così appassionati a giocare con l’arte, che non stavano più nella pelle all’idea di

poter visitare una mostra come quella !Avrebbero visto i quadri che erano riprodotti sul loro libro di

lettura!!!!La guida del museo dandogli il benvenuto,gli spiegò che quella era una mostra tematica

sulla natura e sul ciclo delle stagioni. John e Sabrina entusiasti si unirono ad un gruppetto di

Page 87: VITA, MINA E LA CASA DELLA FANTASIA Racconto composto ... · Ogni giorno trovavano un pretesto per litigare , tanto che la maestra non le faceva sedere mai ... vide una sirena che

visitatori, mentre i loro genitori si attardardavano a salutare alcuni amici. Al termine della visita,i

bambini si resero conto che i genitori non c’erano più e che loro …. erano rimasti intrappolati in

una delle sale del museo :il custode era un mago malvagio !!!John e Sabrina cominciarono a

chiedere aiuto,a invocare i genitori … ma inutilmente:il mago li aveva risucchiati in un quadro !Il

malvagio allora gli spiegò che per trovare la via di uscita dal museo,avrebbero dovuto attraversare

quattro dei dipinti esposti .Qui avrebbero conosciuto diversi personaggi che sarebbero accorsi in

loro aiuto ma avrebbero incontrato anche falsi amici!Dovevano stare all’erta !Si guardarono

intorno sperduti…. erano finiti nel meraviglioso” Vigneto” in autunno,dipinto dal loro pittore

preferito,Van Gogh .

John e Sabrina increduli, si guardarono intorno e videro un riccio che si stava avvicinando .

Sentirono squittire e tesero le orecchie per ascoltare le sue parole-Voi siete stati rinchiusi nei

dipinti come me!Il custode mi ha intrappolato qui per sempre … ma io posso indicarvi la strada per

saltare nel dipinto successivo:dirigetevi sempre in alto a sinistra. Andate,correte!-I due bambini si

guardarono perplessi –Riccio spiegaci: perchè sempre in alto a sinistra?

L’animaletto sospirò..-Bambini ..riflettete!Ogni qual volta finite di leggere o scrivere una pagina

..da dove ripartite? -John e Sabrina si guardarono rispondendo subito in coro

-Dalla pagina successiva ,ricominciando a scrivere o leggere in alto a sinistra!!!-. Seguirono quindi

fiduciosi le indicazioni dell’animaletto e rotolarono nel secondo quadro “Ritorno dal bosco “di

Segantini.Qui faceva freddissimo e i tetti delle case erano tutti imbiancati…I due bambini fecero

conoscenza con una signora che tirava uno slittino carico di legna .

-Vi vedo molto infreddoliti-disse la donna-Venite con me,vi offro una cioccolata calda,una bella

coperta e una fettina di torta di mele-John e Sabrina accettarono di buon grado l’invito e dopo aver

mangiato ed essersi riposati,chiesero alla buona donna quale fosse la direzione giusta per trovare la

via d’uscita .Seguirono le sue indicazioni e arrivarono in alto a sinistra del quadro….così saltarono

in quello successivo . Si ritrovarono in un campo di grano molto esteso con qualche casetta sparsa

qui e lì e un cielo azzurro cobalto . John e Sabrina si avvicinarono ai due contadini che si stavano

riposando stesi su di un covone di paglia .Anche questo era un dipinto di Van Ghog,ricordavano di

averlo visto sul loro libro di scuola!!La coppia di contadini gli chiese una mano a tagliare le spighe

,a innaffiare l’ orto e a raccogliere le albicocche dal loro vecchio albero. Dopo il lavoro nei campi ,i

bambini furono invitati a consumare un pasto semplice ma salutare a base di frutta e verdura nella

casetta della coppia .Felici di aver fatto questa bella esperienza ,presero il sentiero tra le alte spighe

di grano indicatogli dai contadini e procedettero verso il quadro successivo. Si ritrovarono in un

dipinto di Monet “angolo di giardino a Montgeron” dove c’erano tanti fiori , un prato verde,alberi

grandi e folti e un cielo bellissimo .Si rotolarono nell’erba,corsero,fecero capriole … fino allo

sfinimento. Stanchi e sudati si riposarono sotto l’ombra di una albero. Sentirono miagolare e videro

arrivare un gatto nero che gli disse – Bambini ,siete arrivati alla fine del vostro viaggio:vi basterà

fare tre volte il giro del tronco di questo albero e sarete liberi. Jonh e Sabrina felici di poter

finalmente abbandonare il museo,eseguirono le indicazioni del gatto ….Dopo pochi passi si resero

conto che erano tornati indietro :erano finiti nuovamente nel quadro dell’inverno!!Il gatto nero li

aveva ingannati!!!I due bambini non si dettero per vinti e corsero a chiedere aiuto alla buona donna

che li aveva ospitati nella sua calda casetta offrendogli la cioccolata calda e la torta di mele. La

buona donna felice di rivederli e di poterli nuovamente aiutare,li accompagnò con il suo slittino , in

alto a sinistra dove lessero la scritta EXIT…A quel punto John e Sabrina si sentirono chiamare –

John ,Sabri alzatevi ,è tardi!!!!Schizzarono fuori dal letto ed esclamarono -Allora era tutto un

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sogno!!!!!! ANGELO PINTO CLASSE QUARTA A SCUOLA PRIMARIA “S.G.BOSCO”

POLIGNANO

UN BOSCO FATATO

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

C’era una volta in un paese molto lontano, un bosco fatato.

Nel bosco c’erano fate e gnomi che svolazzavano nell’aria da un albero all’altro per raccogliere

frutti come: bacche e arance, invece dalla terra venivano fuori piante di bell’aspetto che erano

anche commestibili.

Verso la fine del bosco c’era un castello dove un drago teneva prigioniera una principessa.

Allora degli gnomi si radunarono per distruggere il drago e salvare la principessa. Dopo gli gnomi

andarono al castello del drago e incominciarono a combattere.

Dopo un po’ gli gnomi sconfissero il drago così salvarono la principessa e la portarono al bosco

fatato. Così quella sera decisero di fare una cena per il ritorno della principessa.

Allora la principessa si preparò per la grande serata. Così mangiarono in abbondanza e tutti vissero

felici e contenti, perché il drago era stato sconfitto!!

Antonella Mastrochirico Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano

L’amico migliore

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

Io un giorno sono andata a casa del mio amico che si chiama Patrick. Mi ha raccontato che è

inglese, però il papà e il fratellino sono italiani, ma lui e la mamma sono inglesi.

Patrick mi ha raccontato che ha un tappetino elastico e mi ha invitato a saltare con lui.

Io, Patrick e il fratellino abbiamo fatto merenda e abbiamo giocato.

Davide Virginio Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano

IL PERSONAGGIO CON LA PALLA

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

Era una giornata di sole; mi alzai, uscii e andai in strada. Lì vidi un bambino che giocava a palla da

solo. Gli andai incontro per giocare, ma lui disse: “Non puoi giocare, sto giocando io!”. Io rimasi

sbalordito, me ne andai e lui continuò a giocare da solo.

Ritornai indietro. Lui non c’era più; vidi la sua palla e mi misi a giocare.

Sentii la sua voce, ma lui non c’era; io mi spaventai e scappai, sembrava come se fosse entrato nel

pallone. Quindi io presi il pallone e me ne andai a casa.

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Quando arrivai lì lo detti a mamma che lo sistemò in camera. Un’ora dopo andai a vedere nella mia

stanza: c’era un ragazzo che invitai a venire in cucina per conoscere mia madre. Lei con grande

sorpresa mi chiese: “ Chi è?” “E’ il ragazzo del pallone”, risposi.

Gaetano Polignano Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano

SANTIS… IL MIO AMICO IMMAGINARIO

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

Avevo litigato con mia sorella e con mia cugina. Allora io arrabbiato mi nascosi in un angolo e

gridai a squarciagola: “Perché non ho più cugini maschi?”. Lo chiesi anche a mamma. “Mamma,

mamma, sono arrabbiato!” e mamma: “Allora, Gaetano, calmati, fai un bel respiro e pensa”.

Allora, tutto a un tratto, come impazzito, gridai: “Santis, ben arrivato!”.

Mia cugina pensava che fossi matto e andò da mia sorella che con un sorriso disse: “Hai ragione,

Bea, che sfortuna!”. E io arrabbiato scappai.

Dopo tornai a casa e pensai: “Ma sarò matto o cosa?!”.

Vado a letto. La mattina seguente mi ricordo del mio buon amico Santis.

Graziana Conversano Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano

LA FUGA NELLA GIUNGLA

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

Ero in casa, in un caldissimo pomeriggio d’estate. All’improvviso mi venne il desiderio di uscire.

Lo volevo fare a tutti i costi, però mamma mi disse di no. Quindi mi preparai lo zaino con un panino

imbottito di nutella, due bottiglie d’acqua, il costume, dei vestiti di ricambio e … via, scappai dalla

finestra. Ore e ore di cammino, credo di essermi persa in quel posto strano. C’erano: rami, liane,

molte molte piante ed era tutto verde; ero arrivata lì col buio. Avevo tanta paura.

Sentii un fruscio … era vicino, sempre più vicino; poi vidi degli occhi: avevano la pupilla verde. Si

intonavano con la natura, erano pure molto lucenti; scoprii subito che era mia cugina Anna. Anche

lei come me desiderava avere un po’ di libertà. Mi ricordai che nello zaino avevo una tenda da

campeggio; insieme sconfiggemmo pensieri pieni di leoni. Avemmo paura per l’emozione, anzi

l’adrenalina al massimo.

La mattina dopo decidemmo di rientrare a casa, abbracciai mamma che mi aspettava sull’uscio e …

subito sotto la doccia!!!

Laura Munì Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano

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UN INCONTRO CON LARI

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

In una mattina d’estate io stavo andando al mare, ma solo dopo due minuti di viaggio, io e mio

padre incontrammo sulla strada un cagnolino piccolo piccolo, nero; era stato abbandonato.

Prima ho pensato: “Oggi non andiamo più al mare!”, poi, quando mio padre si fermò per prenderlo,

in quel momento avevo dimenticato tutto: del brutto voto a scuola, la sgridata della maestra, l’amico

che mi aveva fatto male e all’improvviso mi sentii felice.

Allora dissi a papà: “Lo voglio!!!” . Lui mi contraddisse dicendo che l’avrebbe portato al canile. In

quel momento ero triste e passavo il tempo in macchina ad accarezzarlo, mentre papà percorreva la

strada per raggiungere il canile.

Ritornai a casa piangendo; papà, vedendomi triste, pensò di andarlo a prendere il giorno dopo,

poiché era il mio compleanno. Infatti la mattina seguente papà mi disse: “Vai a vedere nel cofano

della nostra macchina”. Andai, lo aprii, e dentro vidi il cucciolo che papà il giorno prima aveva

portato al canile.

Pensai che non mi sarei separata più da lui.

Fu il compleanno più bello della mia vita.

Lorusso Gabriele Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano

INCONTRO SPAZIALE

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

Era lunedì, tredici aprile, ore nove di sera. Franklin stava in camera sua, quando vide un grosso

disco nel cielo che lo stava portando via. Nel disco sentì una voce che diceva: - Ciao, il mio nome è

Zoloua. Vide una persona strana, verde e con un occhio solo. Aveva ben undici braccia! Franklin

gridò:-Aiuto! e disse in seguito:- Chi o cosa sei? La creatura affermò:-Io sono il principe dei

Necroniani, razza aliena potente. Poi Franklin chiese:- Cosa vuoi a me? L’alieno rispose:-Vorrei

che tu diventassi mio amico e che venissi con me nel mio pianeta.- Così il bambino, con voce

tremante, disse: - Ok, verrò.

Arrivati a destinazione scesero dalla navicella e tutti gli abitanti del pianeta esultarono. Poi delle

guardie li scortarono a palazzo, dove Zoloua si mise a studiare. Franklin incuriosito chiese:-Ma non

fai che studiare? Zoloua rispose:- Si, perche? E il bimbo:- A me non piace studiare!

E così risalì sulla navicella e se ne andò per l’ universo in cerca di avventura.

Martina Taliento Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano

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UN GATTO UN PO’ STRANO

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

In una calda mattinata di Luglio, Bimba e i suoi genitori stavano andando al mare, però prima

dovevano fermarsi in farmacia a prendere la crema solare.

Mentre erano in farmacia videro sfrecciare qualcosa di arancione, rossa e blu. Era un gatto. Questo

gatto era arancione, con due chele rosse e il muso e la coda blu. Si era nascosto dietro un cartellone

pubblicitario di cosmetici.

La mamma dice a Bimba “Vallo a prendere!”. La fanciulla risponde: “No, ha le chele! Ho paura!”.

Allora la mamma si avvicina al cartellone e lo tira verso di lei. La creaturina scappa.

Però un dottore fa in tempo a prenderla per il collo, ma viene morso. La piccola creatura fugge

dietro la porta scorrevole, elettronica. Un dottore lo prende e lo porta fuori.

Bimba e i suoi genitori comperano la crema solare e si avviano verso la spiaggia.

Paolo Messa Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano

IL CASTELLO

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

Io sono andato in un castello a Bitonto. Era la prima volta che vedevo un castello. Io era spaventato.

Quel castello sembrava molto vecchio, invece dentro era bellissimo.

Dentro c’erano tantissime stanze. Dietro di esso c’era: uno scivolo, un trampolino e una grandissima

piscina. Lì dentro erano vissuti un Re e una Regina. Sono entrato e ho chiesto: “C’è qualcuno?”.

Non mi ha risposto nessuno, ma venne avanti un cagnolino che chiamai Puffi e strisciò tra le mie

gambe.

Mi spaventai anche perché sentii delle voci, feci un passo avanti e mi trovai in un bellissimo

soggiorno in cui c’erano dei quadri su cui stavano rappresentati il Re e la Regina.

Patrick Scisci Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano

IL VIAGGIO DI MARCO

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

Un giorno Marco andò in viaggio in un paese di montagna vicino ad un bosco. Allora

Marco andò nel bosco e vide passare un’ombra molto sospettosa si avvicinò e trovò una

torre con sotto molte trappole, le schivò. Arrivato alla porta la aprì e trovò per tutta la torre

delle scale dopo le scale. Dopo aver salito ebbe sete ma non aveva una goccia d‘acqua. Si

guardò attorno e vide un pilastro con una bottiglia. Si avvicinò, la prese, ma era una

trappola, si era incollata la mano. All’improvviso scese uno stregone e disse: “Ah, sei

caduto nella mia trappola”. Marco rifletté: “Sono innocente”, ma lo stregone non gli

credette.

Allora Marco tolse la bottiglia dal pilastro e scappò via. Lo stregone lo inseguì. Arrivò

nella città e per fortuna lui era allergico al sole e così sparì.

Marco disse al sindaco di chiudere il bosco per sempre. E tutti vissero felice e contenti.

Pierluigi Torres Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano

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LA PALUDE STREGATA

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

Oggi sono emozionato perche vado in campagna dal nonno.

Salgo in macchina e via con il turbo.

Arrivato in campagna abbraccio il nonno e poi giochiamo a palla.

A un certo punto do un forte calcio al pallone e finisce nel bosco paludoso.

Vado con il nonno a prendere la palla, lui mi dice di cercare vicino alla palude di color marrone

invece lui lo cercherà tra gli alberi.

Mentre cerco la palla vedo una cosa molto strana e su di essa un banco di pesci tutti d’oro, con delle

dita grandi quanto un salmone e con tre code.

Lo volevo dire al nonno, ma nella palude il marrone diventò sempre più scuro, come se fosse vivo e

poi diventò verde veleno e mi sembrò che qualcosa stesse prendendo forma e, infatti, uscirono

animali incredibili: un leone blu a dieci code, tre conigli con ali di farfalla e denti di drago, un

ippopotamo con tutte le gambe di legno e una benda su un occhio.

Infine un orso nero e grigio, più forte di un dinosauro, con artigli lunghissimi e affilatissimi come i

suoi denti con proprietà magiche.

Lui mi disse che avrebbe potuto realizzare un desiderio.

Il desiderio fu quello di far tornare tutti gli animali da dove erano venuti e allora il mostro mise il

mantello dell’invisibilità sopra gli animali e tutti sparirono all’improvviso.

Pietro Serripierri Classe Quarta A S. G. Bosco classe 4° Polignano

Billy e il fantasma Verdino

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO – Polignano

C’era una volta, in una casa molto ricca, in mezzo ad un bosco di rami secchi e di rovi appuntiti, un

bambino di nome Billy che viveva con i suoi genitori.

Billy era un bambino come tutti gli altri: andava a scuola, si lavava i denti, faceva sport, ma lui era

un tipo molto pauroso.

Infatti, quando vedeva un ragno o un pipistrello rischiava di avere un infarto. Una notte, in casa sua,

Billy sente un forte rumore provenire dal bosco. Si fa coraggio e va nel bosco.

Egli segue i rumori e alla fine si ritrova vicino a una casa abbandonata, il bambino è anche curioso,

così entra nella casa, nella cucina vede un fantasma. Egli sviene. Il fantasma di nome Verdino

essendo tale si prese cura di lui fino a quando non si svegliò. Ad un certo punto, Billy si svegliò, ma

questa volta egli non ebbe paura di lui, perché si accorse che l’aveva salvato.

Billy non voleva dirlo agli altri, perché altrimenti tutti avrebbero riso di lui ed allora in poi dopo la

scuola egli andava a giocare con Verdino e la sua paura svanì. Billy fece amicizia con il fantasma e

vissero insieme felici e contenti.

Riccardo Minelli Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano

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UNA BRUTTA AVVENTURA

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

Un giorno con la mia famiglia sono andato a Capracotta, con degli amici. Quando siamo arrivati lì

siamo andati subito in camera.

Il giorno dopo siamo andati in un bosco dove abbiamo visto un signore con due cani che aveva una

voce strana. Questo signore aveva addestrato i cani a trovare il tartufo. Dopo un po’ un cane ne

trovò parecchio così il suo padrone ce lo donò.

Poi notammo che questa persona aveva anche un bastone in mano. Non sapevamo, però a cosa gli

serviva!

All’improvviso sentimmo uno sparo e fuggimmo via.

Nello stesso giorno andammo in un altro bosco e vedemmo un panorama bellissimo. Poi da un

ruscello vedemmo dell’acqua che bevemmo. Era ormai buio quando ritornammo all’hotel.

E’ stata una vacanza indimenticabile!

Rosamaria Oggiano Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco Polignano

LO GNOMO DELLE CARAMELLE

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

Una notte ho sognato di guardare un film sulle caramelle che si trasformavano in creature fatate.

Dopo un po’, quasi alla fine del film, si è creato un portale che mi ha trasportata nel film. Lì

c’erano leccalecca giganti al posto degli alberi, fiumi di cioccolato e di vaniglia e quando nevicava,

dal cielo cadeva zucchero.

Ad un certo punto, da dietro un leccalecca gigante, è sbucato uno gnomo che indossava un gilet

rosso con molti taschini, dei pantaloni blu scuro e un cappello a punta di colore verde. Mi avvicinai

preoccupata perché ho sempre pensato che gli gnomi sono strani e malvagi, ma lui con aria gentile

mi chiamò e fece uscire da uno dei suoi taschini un pacchetto di caramelle gommose. Poi scappò

verso un fiume di cioccolata; lo seguii perché ero molto interessata ai suoi taschini: come poteva

estrarre un pacchetto di caramelle da un taschino così piccolo?

Continuai a rincorrerlo e vidi che stava per entrare in un marshmallow che in quel posto strano

usavano come barca. Io lo fermai e gli chiesi cosa altro ci fosse in quei taschini; lui mi disse che il

suo nome era Caramello e che se ne andava in giro a distribuire caramelle a tutti. I suoi taschini

erano troppo piccoli per contenere più di una caramella, allora gli chiesi come facesse a dare

caramelle a tutti. Lo gnomo disse che nelle sue tasche poteva contenere più di diecimila caramelle e

più perché erano senza fondo.

Gli chiesi se potevo aiutarlo a distribuire caramelle a tutti.

Attraversammo tutta la regione delle caramelle distribuendo dolci a tutti, poi riapparve il portale e

io tornai a casa.

Infine mi svegliai ed ero contentissima del sogno che avevo fatto.

Rosangela Guglielmi Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano

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TAZZINA

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

C’era una volta una bambina di nome Tazzina, ella non aveva mai fatto un viaggio. Un giorno le

viene offerto di farlo insieme ad una sua amica, di nome Ornella: era bionda, con occhi verdi e di

statura media.

Tazzina aveva un po’ paura! Intanto accettò, perché non si era mai allontanata da casa sua, allora

salì in macchina.

Una volta arrivate sul posto misero i bagagli nello hotel e dopo andarono nel bosco. Tazzina si

allontanò e andò al mare per fare i castelli di sabbia.

Ornella si girò e non la vide, allora gridò “Tazzina dove sei?”, ma nessuno rispose. Si sentì solo

l’eco e tornarono indietro.

Dopo aver visto in hotel decisero di recarsi in città, mentre cercavano videro Tazzina che le andò

incontro chiedendole scusa, ed insieme bevvero un succo di frutta. Dopo aver trascorso sette giorni

tornarono a casa, Tazzina disse che non si era mai divertita così tanto.

Sara Martino Classe Quarta A Scuola Primaria “S. G. Bosco” Polignano

UN BAMBINO UN PO’ SPECIALE

IV A - I. C. "S. G. BOSCO"-S. M. II GRUPPO - Polignano

C’era una volta un bambino di nome Jordan. Questo bambino sembrava un po’ strano.

Un giorno andai a casa sua, mi mostrò le stanze e, dopo una sana merenda, andammo in giardino e,

dopo un calcio al pallone mi mostrò un portale in cui entrammo.

Vidi un mondo simile al nostro, ma dove si potevano usare superpoteri, dove le fate potevano fare i

propri comodi. Dopo aver percorso un bel tratto di strada entrammo in un castello, ma per entrarci

dovevamo superare roseti spinosi, rovi e infine una foresta di fantasmi. Allora Jordan mise una

mano sulla mia spalla e disse : “Facciamoci coraggio!”. Così prese una chiave dalla sua tasca e dalla

sua pancia delle forbici e tagliando le rose spinose oltrepassammo il primo ostacolo. C’era però il

secondo. A un tratto sentimmo un forte rumore. Allora guardammo in alto e vedemmo un simpatico

drago che ci fece salire sulla sua schiena e ci fece attraversare il rovo; lo ringraziammo e

continuammo il percorso. Arrivammo al terzo e avendo un po’ paura ci demmo la mano e

superammo così la foresta di fantasmi.

Finalmente entrammo nel castello grande e pulito, con tante piante.

Entrammo, ma una guardia ci avvisò che per entrare avevamo bisogno di una chiave speciale per

entrare in quel castello. Poi si impietosì e ci fece visitare velocemente il castello. Entrammo in una

stanza meravigliosa: era la stanza della Regina, vissuta nel 1526.

Si fece tardi e allora Jordan mi portò a casa sua con il teletrasporto. E’ stata un’esperienza

fantastica!!!

Jordan mi rivelò che la sua generazione aveva dei superpoteri fantastici e me ne mostrò uno:

riusciva ad andare dall’Irlanda all’Italia in un minuto.

Era un bambino speciale.

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L’UOMO FANTASMA

MATTIA ABBATEPAOLO 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO.

Un bel giorno un signore di nome Francesco cammina per strada e dopo aver percorso un

chilometro arriva a casa. Va nel suo garage dove ci sono diverse macchine: la prima è una macchina

normale, la seconda è una macchina che si trasforma in aereo, la terza si trasforma in barca e tante

altre. Le macchine sono invisibili ma quando si parcheggiano si vede il colore. Francesco fa di

lavoro il mago e l’inventore. Lavora giorno e notte per creare progetti di ogni genere, ma quando

sente la parola “lotta” scompare in una nuvola di fumo.

UNA GITA IN ESTATE

3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO.

Ciao sono Christian Allegro e frequento la classe 3^ A. Un giorno d’estate,mentre ero in gita, ho

incontrato un bambino di nome Jordan.Insieme abbiamo giocato, mentre i nostri genitori

osservavano il bel paesaggio e chiacchieravano tra loro. Poi sono arrivati mio zio e mia zia e

abbiamo fatto tutti insieme un pic-nic. Dopo siamo andati sull’altalena e ci siamo divertiti molto.

Prima di ritornare a casa ci siamo promessi che la prossima estate ci rivedremo di nuovo. Infine

siamo tornati a casa felici e contenti per aver vissuto un’esperienza così divertente e piacevole.

E' BELLO AIUTARE I BISOGNOSI

RACCONTO SCRITTO DA : AURORA BELLIPARIO 3^ A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO

Un giorno, mentre viaggiavo con la mia famiglia, ho incontrato una persona in difficoltà e le ho

dato una mano: le ho offerto da bere e da mangiare e lei mi ha ringraziato molto.

Poi ho continuato a viaggiare e nel tragitto ho incontrato un'altra persona in difficoltà.

Le ho dato un passaggio in macchina, perché era a piedi ed era rimasta al gelo.

Prima di salutarci le ho dato la mia coperta preferita, affinché potesse riscaldare il suo cuore tanto

grande.

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IL CANE GENEROSO

3^ A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANo

C'era una volta un cane molto generoso che aiutava ogni animale in difficoltà.

Un giorno incontrò un canguro che aveva perso il suo piccolo.

Insieme andarono a cercarlo nel bosco, ma fra i cespugli non c'era.

Poi andarono al circo e lo acchiapparono.

Il canguro per la gioia esclamò: " Evviva, l'ho ritrovato, grazie cane, molte grazie!"

Il cane era felicissimo.

AURORA BELLIPARIO 3^A I.C.S.G. BOSCO

UNA POVERA BALENA

RACCONTO SCRITTO DA: CARMINATI GIANFRANCO 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO

Un giorno di sole avevo sentito al telegiornale che c’era una balena nel nostro mare che era troppo

vicina alla riva e si stava insabbiando.

Senz’acqua non riusciva a respirare ed a un certo punto “BUDUBUM” è morta.

Ero andato al porto con mia madre per conoscerla e lì l’abbiamo vista tramortita.

La capitaneria di porto allora ha portato la balena vicino allo scoglio dell’Eremita per darle una

degna sepoltura.

Infine sono ritornato a casa e l’ho disegnata per serbarla sempre nel mio cuore.

UNA GIORNATA D’ ESTATE

RACCONTO SCRITTO DA: ANTONIO CHIANTERA 3^ A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO

Era una giornata d’estate. Ero andato sulla spiaggia e all’improvviso vidi dieci granchi con una

chela grande e una chela piccola e un branco di pesci. Ne presi venti e poi presi uno strano animale

con la bocca rotonda: era un misterioso fossile di una tartaruga gigante che era vissuto milioni di

anni fa:che emozione!

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LO SCOLARO E LE INSEGNANTI

RACCONTO SCRITTO DA: CHIARELLA VITO 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO

Lo scolaro era un bambino che amava sempre andare a scuola e ascoltare le spiegazioni che

riceveva dalle insegnanti. Era, inoltre, bravo e gentile e quando incontrava qualcuno diceva sempre

buongiorno. Le maestre lo premiavano ogni volta che ad esempio qualcuno entrava in classe e lui

era sempre corretto. Le maestre erano molto contente del suo comportamento e lo hanno detto ai

suoi genitori. I genitori erano così soddisfatti del loro amato figlio.

UNA VOLTA SONO ANDATO ALLO ZOOSAFARI

RACCONTO SCRITTO DA CHIARELLA GIANVITO 3°A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO.

Un giorno sono andato allo zoosafari con la mia famiglia.

Arrivati, siamo andati a vedere i cervi, le pecore e gli elefanti grandi e grossi: erano bellissimi!

Dopo abbiamo visto la pantera, le iene in gruppo, i leoni, le tigri ,i ghepardi e gli orsi polari.

Dopo ancora siamo andati a vedere le scimmie, i castori e i gorilla che si sfidavano.

In seguito abbiamo preso la macchina e siamo andati a vedere i rinoceronti ,le foche e i cigni.

Poi abbiamo mangiato le patatine e dopo siamo andati alla tenda dove ci sono i serpenti, le rane, i

pesci, i ragni velenosi .

Infine siamo andati alle giostre.

Si è fatto pomeriggio e siamo tornati a casa. Io ero felice per la giornata spensierata trascorsa con la

mia famiglia e per aver visto dal vero così tanti animali forti e coraggiosi.

UNA GITA CON MAMMA E PAPA'

RACCONTO SCRITTO DA: ANDREA DI PALMA 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO

Ciao sono Andrea Di Palma e frequento la 3^ A.

Vi voglio parlare del mio viaggio a Venezia.

Il primo giorno non è andato male,infatti siamo andati al mare e di sera siamo andati al ristorante. Il

secondo giorno siamo andati a visitare la città e di sera siamo andati in piazza e abbiamo fatto

amicizia con degli amici.

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Il Terzo giorno siamo andati a pescare e abbiamo preso molti pesci, mentre di sera abbiamo

mangiato al ristorante giapponese.

Il quinto giorno siamo andati a fare shopping con mamma, e di sera siamo andati a vedere piazza

San Marco .

L'ultimo giorno è durato molto perché siamo andati al cimitero, poi a mangiare dagli zii, di

pomeriggio da mio nonno dove ho visto un film horror e infine mia zia mi ha regalato un bel gioco.

Al termine della vacanza abbiamo salutato i miei zii e siamo tornati a casa.

E’ stata una bellissima vacanza. Il mio giorno preferito è stato quando siamo andati a pescare e di

sera siamo andati al ristorante giapponese: è stato super strepitoso!

IL SIGNOR DINOSAURO BRACCIA LUNGHE

RACCONTO SCRITTO DA: GRASSI GIADA 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO.

C’era una volta un signore che la gente chiamava “Signor Dinosauro Braccia Lunghe” perché aveva

le braccia lunghe come il collo di una giraffa.

Un giorno il Signor Dinosauro, mentre stava a casa ben riposato, si addormentò. Arrivò dicembre e

il dinosauro stava ancora dormendo. Per fortuna il campanello suonò e il dinosauro attirato dal

campanello cadde giù dal letto. Quando aprì la porta tutta la gente gli augurava Buon Natale,

mentre lui pensava che queste persone avessero bevuto tanto vino perché non era Natale, secondo

lui. – Ma tu hai guardato il calendario? – Gli chiesero. – No, perché io stavo dormendo! – Rispose

indispettito. – Allora tu sei un dormiglione! - dissero. -Si è vero, io sono un dormiglione! – replicò

prontamente. – Bene, visto che sei già fuori dalla porta, ti va di festeggiare il Natale con noi? – gli

domandarono. - Sì, mi piacerebbe tanto!- accettò.

Così tutta la gente del villaggio festeggiò il Natale con gioia ed allegria.

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QUANDO MI DIVERTO

RACCONTO SCRITTO DA: ANTONIO L’ABBATE 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO.

Quando mi diverto io sono felice. Le cose che mi fanno divertire sono i go kart, il mare, le

macchine da scontro, ma soprattutto il divertimento appunto!!!

A scuola tutti mi prendono in giro, si arrabbiano con me forse perché sono un po’ brontolone. Io

cerco di fare amicizia, ma a quanto pare non funziona. Io in ogni caso dentro di me conservo

sempre un angolino felice, perché penso che per gli altri sono sempre comunque importante.

L’AVVENTURA DI HARRY POTTER

RACCONTO SCRITTO DA: CARLO PASCALI 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO

Tanti anni fa c’era un bambino di nome Harry Potter. Una sera la mamma lo mandò a fare la spesa

e, mentre camminava, si mise a piovere. Si rifugiò in una biblioteca e un vecchio lo accolse

chiedendogli se era andato per prendere un libro. Il bimbo gli disse di no. Il bibliotecario, invece,

disse:- Tu sei un appassionato di storie di draghi, di maghi e di pirati. Il Bambino gridò:- No, no

,no ! Io sono venuto a rifugiarmi! Mi sai dire dov’è l’uscita? L’uomo rispose di andare sempre

dritto, poi di girare alla rotonda dove c’è disegnato un drago, poi di girare a sinistra, poi sempre

dritto alla seconda rotonda dove c’è disegnato il mago Merlino. Il bambino si incamminò e quando

arrivò alla prima rotonda gli sembrò che il drago lo stesse prendendo. All’improvviso un vortice

gigante lo catturò e lo portò via. Si ritrovò nel cortile della paura e poi nella casa della paura. Entrò

e vide uno zombie. Spaventato gridò:- Ah, ah, ah! Lo zombie disse:- No, sono buono, ti offro una

bibita se vuoi! Diede il bicchiere a Harry che lo fece cadere sul pavimento che a sua volta si

sciolse. Lo zombie allora diventò un mostro cattivo. Harry Potter scappò via, poi un vortice lo prese

e lo portò lontano. Si ritrovò su un vascello dei pirati. Il loro capo gli chiese:- Chi sei? Harry disse

che era di passaggio ,ma il capitano non gli credette e ordinò di gettarlo in mare. Un nuovo vortice

lo salvò e lo portò con sé. Quando si risvegliò non ricordava niente e si ritrovò davanti a un tempio

e a un drago che lo accolse bruscamente. Salì le scale del tempio e trovò un cavaliere morto. Harry

allora gli prese lo scudo e la spada. Il drago era infuriato e sputava fuoco. Quando il ragazzo cercò

di affrontarlo, il drago lo inghiottì e si ritrovò nel suo stomaco dove vide tantissimo fuoco e molto

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oro. Qualche minuto dopo fece starnutire il drago e uscì dalla sua pancia . Finalmente era arrivato

alla cima del tempio dove c’era l’uscita. Varcò la soglia e si ritrovò in biblioteca. Il bibliotecario

che lo stava aspettando gli chiese:- Com’ è andata? Harry rispose:- E’ stata un’avventura

mozzafiato!

L’UOMO INVISIBILE

RACCONTO SCRITTO DA: PELLEGRINI NICOLAS 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO

Un giorno uno scienziato creò una pozione invisibile che bevve e l’uomo divenne invisibile. Visto

che non aveva niente da fare e dato che era invisibile si mise una sciarpa, degli occhiali e un

cappotto e andò in giro a fare scherzi ai bambini che si spaventavano un sacco. Ad un certo punto,

arrivò un bambino che gli chiese perché spaventava i bambini e l’uomo invisibile stava per

aggredirlo quando la pozione svanì perché era temporanea. Ritornato normale scappò via per la

vergogna.

UNA FATA NEL BOSCO

RACCONTO SCRITTO DA: PELLEGRINI SARA 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO

Io quest’estate sono andata in campagna con la mia famiglia e abbiamo fatto un campeggio. Io

andando a prendere la legna, mi sono persa nel bosco. Ho visto una fata che piangeva, perché aveva

perso la sua bacchetta. Io mi sono avvicinata alla fata e lei mi ha detto che cosa era successo. Le ho

parlato e l’ho aiutata a trovare la bacchetta. Dopo un po’ abbiamo preso la bacchetta sul ramo di un

albero e lei mi ha ringraziato. Infine sono tornata al campo del campeggio felice e soddisfatta.

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UN'ESPERIENZA MOSTRUOSA

RACCONTO SCRITTO DA: SCAGLIUSI GIACOMO ANTONIO 3^A I.C.S.G. BOSCO

POLIGNANO.

Un giorno di pioggia un bambino di nome Marco voleva uscire con gli amici, ma come fare?

Dopo tre ore gli venne un'idea: andare in auto!

Lo chiese alla madre che però disse di no, ma Marco insisteva, e la madre allora lo mise in

punizione per un anno. Marco, triste, disse: "Oh, no, ora cosa faccio?"

Dopo due giorni e tre ore arrivò un mostro: era rosso e blu, con la testa melmosa e le braccia di

roccia, le gambe di fuoco, il cuore di ghiaccio e il collo di terra, era mega muscoloso.

Il ragazzo uscì dalla sua camera per vedere cosa stava succedendo, ma era meglio se non l'avesse

fatto.

Chiamò "i cacciatori di mostri", però erano occupati e quindi si armò di coraggio e con una mossa

di karate sconfisse il mostro e salvò il mondo: era diventato un super eroe.

IL SIGNOR DINOSAURO GENTILE CON TUTTI

RACCONTO SCRITTO DA: RACHELE TORRES 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO.

Un giorno in un paesino , una bambina trovò una macchina del tempo che trasportava le persone

nel tempo PREISTORICO.

La bambina entrò ed incontrò un dinosauro TIREX molto buono a cui piaceva aiutare le persone e

incontrare nuovi dinosauri.

Quando la bambina lo vide si rese conto che erano diventati subito amici così la bambina si

trasformò in una cavernicola che si chiamava “ Zampa Caverna” e aveva un vestito con le macchie

rosse e nere e un dente di dinosauro per collana. Poi sentì che qualcosa la stava portando via dalla

sua casa, dalle sue amiche,dalla mamma e dal papà. Allora decise di ritornare al tempo presente

contenta per aver conosciuto un grande amico DINOSAURO.

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UNA VOLTA IN UN BOSCO

RACCONTO SCRITTO DA: ZAGAGLIONE MATTIA 3^ A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO

Un giorno sono andato in un bosco per raccogliere un po’ di funghi con il mio papà. Ad un tratto

abbiamo sentito un grande rumore tra i cespugli: era un cinghiale! Per la paura siamo scappati a

gambe levate verso la macchina,ma il cinghiale correva ancora più veloce verso di noi. Con il cuore

in gola abbiamo raggiunto la macchina.

Io ho urlato:-Dai papà metti in moto la macchina, per fortuna siamo salvi. Evviva, evviva!

LO SCOLARO E LE INSEGNANTI

RACCONTO SCRITTO DA: CHIARELLA VITO 3^A I.C.S.G. BOSCO POLIGNANO

Lo scolaro era un bambino che amava sempre andare a scuola e ascoltare le spiegazioni che

riceveva dalle insegnanti. Era, inoltre, bravo e gentile e quando incontrava qualcuno diceva sempre

buongiorno. Le maestre lo premiavano ogni volta che ad esempio qualcuno entrava in classe e lui

era sempre corretto. Le maestre erano molto contente del suo comportamento e lo hanno detto ai

suoi genitori. I genitori erano così soddisfatti del loro amato figlio.

L’incontro con Lorenzo

Alessandra L’Abbate S.G. Bosco Polignano a mare (BA)

Un giorno incontrai per strada Favij ma questo non è il suo nome, il suo vero nome è Lorenzo.

Lorenzo è uno youtubers, cioè fa i video giochi e li mette su youtube (internet).

Tante persone li vedono e si iscrivono al suo canale, se il video piace, mettono un commento: “ mi

piace o non mi piace”.

Mi piacerebbe rincontrallo.

Ancora oggi pubblica i video e la maggior parte delle persone li guarda, anche io li guardo e non mi

stancherò mai.

UNA GALLERIA IN FONDO AL MARE

ALESSANDRO COMES 5^ S.G.BOSCO POLIGNANO A MARE (BA)

UN BEL GIORNO IO E DUE MIEI AMICI, PAOLO E GIUSEPPE , SIAMO ANDATI

A FARE UNA GITA AL MARE.

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SIAMO ANDATI AL MARE IN BICI, ABBIAMO MESSO IL COSTUME E

ABBIAMO COMINCIATO A PERLUSTRARE IL FONDALE MARINO, ERA

AFFASCINANTE.

ERA BELLISSIMA QUELLA GIORNATA, ERA LA GIORNATA PERFETTA PER

FARE UN BAGNO.

AD UN CERTO PUNTO ERAVAMO STANCHI E AFFAMATI: IO AVEVO

PORTATO IL CIAMBELLONE E I SALUMI, PAOLO AVEVA PORTATO IL

RISOTTO E LA CARNE .

GIA’, E GIUSEPPE AVEVA PORTATO I PANINI E LA FRUTTA E CON QUESTI

ALIMENTI ABBIAMOPRANZATO, ERA UN PRANZO BUONISSIMO.

DOPO IL PRANZETTO ABBIAMO GIOCATO CON LE CARTE DI GIUSEPPE A

BRISCOLA.

PAOLO E’ SEMPRE STATO SENZA PAZIENZA E INFATTI E’ ENTRATO IN

ACQUA DOPO ALMENO VENTI MINUTI, NOI ABBIAMO PROVATO A

BLOCCARLO MA LUI NON SI E’ FERMATO.

LUI SI ERA ALLONTANATO TROPPO DALLA RIVA; AD UN CERTO PUNTO E’

SCOPPIATO UN TEMPORALE ED E’ STATO TRASPORTATO DALLA

CORRENTE SUL FONDALE .

NOI SIAMO ANDATI A SALVARLO MA LA CORRENTE HA TRASPORTATO

ANCHE NOI E CI HA TRASPORTATO TUTTI IN UNA GALLERIA.

L’ ABBIAMO PERCORSA TUTTA E ALLA FINE DI QUESTA GALLERIA

ABBIAMO TROVATO MOLTE OSSA, CI SIAMO SPAVETATI E IO HO DETTO DI

TORNARE INDIETRO PRIMA DI CACCIARCI NEI GUAI.

NESSUNO MI HA ASCOLTATO E COME NON DETTO CI SIAMO RITROVATI

DAVANTI A UN MOSTRO MAI VISTO PRIMA .

ERA VELOCISSIMO, NON RIUSCIVAMO A SCAPPARE FINCHE’ ALCUNE

MOTO SONO APPARSE DAL NULLA E SIAMO RIUSCITI A PRENDERLE PER

UN PELO.

POI ABBIAMO RIPRESO LE BICI E SIAMO TORNATI A CASA.

AD UIN CERTO PUNTO HO SENTITO UNA VOCE CHE MI CHIAMAVA E MI

DICEVA: “DEVI ANDARE A SCUOLA!!”

IO FACCIO UN SALTO E MI RITROVO NEL LETTO.

MAMMA MI DICE CHE E’ SOLO UN SOGNO ED IO SONO VERAMENTE TRISTE

PERCHE’ MI PIACEREBBE VIVERE UNA GIORNATA DEL GENERE.

UN BELLISSIMO GIORNO

5^ A San Giovanni Bosco Polignano a mare (BA)

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UN GIORNO, AL COMPLEANNO DI UN AMICO HO CONOSCIUTO UN AMICO

FRANCESE.

E’ ALTO E MAGRO, HA GLI OCCHI CASTANI, CAPELLI NERI.

NON CAPIVO QUELLO CHE DICEVA PERCHE’ PARLAVA FRAN CESE.

ABBIAMO GIOCATO INSIEME , CI SIAMO DIVERTITI , MANGIATO I BISCOTTI,

BEVUTO IL SUCCO, FATTO LA LOTTA CON I CUSCINI, INFINE RIPOSATI.

QUEL GIORNO SONO TORNATO A CASA FELICE E CONTENTO , PERCHE’ HO

CONOSCIUTO UN NUOVO AMICO FRANCESE, GIOVANNI.

UN GIORNO A SCUOLA DI CANTO

Alessia Matarrese 5^ A San Giovanni Bosco Polignano a mare (BA)

Un giorno una bambina che si chiama Elisa andò ad una scuola di canto.

Appena entrò l’ avevano accolta con una canzoncina di ben venuto.

All’ inzio andò divinamente .

Però dopo qualche giorno ad Alice , la migliore amica , i bambini che facevano gli scherzi , le

hanno tirato capelli e l’ hanno presa in giro.

Alice si volle ribellare infatti alla fine della lezione gli dette tanti schiaffi . Elisa poi la calmò e le

disse : “Non ti preoccupare glielo dico io a tua madre”.

Arrivati a casa , la mamma disse: “Che ti hanno fatto figlia mia”.

Lei non parlò però c’ era Elisa che disse alla madre : “I bambini le hanno tirato i capelli e per

Ribellarsi, lei ha tirato un calcio , però loro erano molto furbi e le hanno fatto male ed io

l’ ho consolata e il dolore è un po’ passato”.

IL VULCANO DEL TERRORE

Antonello De Donato 5°A S.G.Bosco Polignano a Mare(BA)

C’era una volta un vulcano molto alto e vicino ad esso c’era un bellissimo villaggio.

Un giorno il vulcano eruttò e distrusse tutto ciò che trovava davanti.

Gli abitanti del villaggio non avevano mai visto quella cosa rossa chiamata lava, poi uno di loro,

incuriosito, andò a vedere com’era la lava.

Uno dei cittadini sapeva che la lava era pericolosa ma era troppo tardi e l’uomo morì.

Dopo tanti anni il vulcano eruttò ma essi si erano preparati: avevano costruito muri indistruttibili e

la lava buttò tutto giù.

Dopo dei giorni il vulcano eruttò e non riuscì a distruggere il villaggio.

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Il drago del villaggio

Antonello Settanni 5^ San Giovanni Bosco Polignano a mare (Ba)

Un tempo un drago attaccò un villaggio e lo distrusse.

In poco tempo il drago uccise tutte le persone del mondo e anche i suoi figli fino a che il mondo

sprofondò e morirono anche tutti i draghi.

Un giorno il Dio drago si ribellò, fino a che, poco a poco, volando incontro il suo gemello, si

unirono creando la “fusione dei”, chiamata “Deo ribellione”e mangiarono tutto l’universo.

Il viaggio su marte

Asia Zagaglione 5^A S.G.Bosco Polignano a Mare (BA)

Un giorno una bambina partì su marte, sembrava che non c’era nessuno ma all’improvviso vide una

cosa stana: aveva otto occhi, quattro braccia e un piede.

Alla bambina le faceva paura ma poi si prese coraggio e gli chiese come si chiamava.

Quell’alieno le rispose che si chiamava Alex e la bambina gli chiese perché aveva otto occhi

,quattro braccia e un piede.

La bambina pian, piano si avvicinò all’alieno e notò che aveva una tasca, gli disse perche aveva

quella tasca. L’alieno rispose che aveva quella tasca perchè era tridimensionale, cioè che ci poteva

mettere tutto, aveva perfino alcune cose che potevano fare ingrandire gli oggetti, poi cose che

potevano far scomparire gli oggetti.

Diventarono veri e propri amici e la bambina non se ne andò mai più da marte.

VIAGGIO AL CENTRO DEL MONDO

DANIELE BOVINO 5^ A S. G. BOSCO POLIGNANO A MARE (BA)

UN POMERIGGIO SCIUL DECISE DI PARTIRE AL CENTRO DELLA TERRA, PERO’

SAPEVA CHE AVREBBE AVUTO BISOGNO DI AIUTO PER ARRIVARCI E QUINDI,

CHIAMO’ IL SUO AMICO JAK .

QUANDO ARRIVARONO, LA MATTINA, CHIESERO A UN MARINAIO SE POTEVANO

PRENDERE LA SUA BARCA PER ANDARE AL CENTRO DEL MONDO, E LUI DISSE DI

NO.

MENTRE ERA DISTRATTO SONO SALITI A BORDO PER SALPARE.

DOPO DUE ANNI , ARRIVATI AL CENTRO DEL MONDO, SONO ANDATI IN GIRO PER

TROVARE L’ ACCESSO E DOPO QUALCHE ORA, TROVARONO UN BUCO

PROFONDISSIMO E BUISSIMO, JAK INCIAMPA, TUTTI E DUE CADONO NEL BUCO.

MENO MALE CHE AVEVANO LA TORCIA E ANDANDO UN PO’ IN GIRO, A UN CERTO

PUNTO SENTONO UN RUGGITO.

INFATTI SBUCA UN T –REX CHE LI RINCORRE FINCHE’ NON TROVANO UNA

CAVERNA DOVE SI RIPARANO.

DOPO CHE IL DINOSAURO SE NE ERA ANDATO, USCIRONO FUORI CAVERNA E

TROVARONO UNA PERSONA STRANA CHE AVEVA UN COLORITO VERDASTRO.

ALL’ INIZIO QUELLA CREATURA AVEVA PAURA, MA POI HA CAPITO CHE

VOLEVANO AIUTARLO.

LO AIUTARONO AD USCIRE DAL BUCO E LUI, HA AIUTATO LORO.

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QUANDO FURONO FUORI DAL BUCO NERO, DIVENTARONO AMICI PER TUTTA LA

VITA.

IN UNA CITTA DIVERSA

FEDERICA PASCALI 5 ^ A S.G .BOSCO POLIGNANO A MARE (BA)

In una bella giornata, durante le vacanze, mia madre scelse di andare a fare una visita alla citta dei

miei bisnonni, che si chiama Freekend .

La mamma preparò le valige e decise di starci un a settimana.

Allora ci mettemmo in cammino e andammo con il treno . Arrivati in citta mia madre disse :

“Questa citta è bellissima”.

Io dopo due minuti mi girai e mia madre non c era più, era andata sicuramente in qualche negozio

, ma la ritrovammo per fortuna.

C’ erano molte cose : c era un negozio fatto di caramelle rosa, io entrai e mangiai un pezzo di

parete, era così morbida che ci faceva saltare sul pavimento .

E’ stato bellissimo andare a Freekend e mi è piaciuto molto anche il negozio di dolci .

Il viaggio nel passato

FRANCESCO POTITO 5^A S.G.BOSCO POLIGNANO A MARE (BA)

Un giorno fa il professore ha inventato una macchina del tempo, siamo andati nel laboratorio e

abbiamo iniziato a meditare le varie invenzioni del professor Saputellis.

A un certo punto arriva e ci fa paura , Jack si avvicina a una pozione e, per sbaglio, aziona la

macchina del tempo:ci ritroviamo tutti in una terra strana, poi vediamo un dinosauro e tutti diciamo:

“-Ci troviamo nella preistoria!”Sentiamo un enorme ruggito, poi dagli alberi spunta un t-rex, cerca

di attacare, ma noi prima che attacchi ci mettiamo a correre come pazzi. Lucy aveva con sé un

fucile a pompa, lo colpisce ma non da ucciderlo.

A Lucy cade il fucile a pompa e il t-rex è a cinque metri da noi e cerca di azzannarci, il t-rex

calpesta la macchina del tempo e la distrugge, “Siamo spacciati!”.

Ma il professor Saputellis che stava in laboratorio aveva un'altra macchina del tempo, allora prende

due mitragliatrici, entra nel portale e si teletrasporta.

Il professor Saputellis ci trova, noi troviamo un vicolo cieco e lui ci blocca, il professor Saputellis

uccide il t-rex prima che lui ci divori.

Entriamo nel portale di riserva e ritorniamo a casa sani e salvi.

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L ‘ARRIVO DI DORAEMON

GIUSEPPE PARADISO 5 ^ S.G.BOSCO POLIGNANO A MARE (BA)

UN BEL POMERIGGIO UN AMICO DI NOBITA CHIAMATO GIAN , DISSE A NOBITA DI

ANDARE A FARE UNA PARTITA DI BASEBAAL.

FINITA LA PARTITA GIAN SI ARRABBIO PERCHE AVEVANO PERSO PER COLPA SUA E

GLI DIEDE UN PUGNO IN TESTA.

DISSE: “ SEI UNA FRANA ,SEI UN PERDENTE , NON SAI FARE NULLA, HAI FATTO

TANTI ERRORI “.

“ PERCHE TU NON LI HAI FATTI?COME TI PERMETTI DI DIRMI CHE HO FATTO TANTI

ERRORI, ORA TI ROMPO!”

“HAIA!HAIA!HAIA!”

“COME TI PERMETTI DI DIRMI CHE HO FATTO DEGLI ERRORI IO SONO IL

CAPO!VATTENE A CASA!LA PROSSIMA VOLTA CHE MI PROVOCHI SONO GUAI PER

TE NOBITA ARRIVO’ACASA PIAGNUCULANDO .”

LA MAMMA DI NOBITA GLI DICE DI ANDARE A FARE LA SPESA.”MAMMA A ME NON

VA DI ANDARE A

FARE LA SPESA!” “FILA VAI A FARE LA SPESA, ALTRIMENTI STASERA NIENTE

CENA!” “OK MAMMA”.

IO A UN CERTO PUNTO HO INCONTRATO LA MIA AMICA SCIZUKA: “EI!NOBITA,

DOVE VAI?” “IO VADO A FARE LA SPESA”

“POSSO VENIRE A CASA TUA A GIOCARE?E LA SPESA LA FACCIO DOPO.”

“VA BENE”.

“CHE BELLA STANZA ORDINATA CHE HAI.”

“GRAZIE PER LA MERENDA IO VADO A CASA.”

“BEN ARRIVATO NOBITA, LA SPESA?!!”

“VALLA A PRENDERE MAMMA, L HO LASCIATA SU UNA PANCHINA.”VA BENE

FANNULLONE LA VADO A PRENDERE IO”

“UFFA PERCHE MI CAPITANO QUESTE COSE!”

“PERCHE SI MUOVE QUEL CASSETTO, AIUTO CHI SEI TU!”

“CIAO NOBITA, IO TI HO OSSERVATO,VENGO DAL FUTURO.”

“AIUTO UN PROCIONE PARLANTE.”

“NON SONO UN PROCIONE, SONO UN GATTO ROBOT, E MI CHIAMO DORAEMON. COS

E QUESTA MERENDA?POSSO ASSAGGIARLA?”

“SI PUOI MANGIARLA.”

“BONISSIMA COME SI CHIAMADORAGLIAKI,CON LA MARMELLATA DI FAGIOLI, A

CIAO SEUVASHI, SEI VENUTO ANCHE TU?”

“NOI SIAMO VENUTI PER AIUTARTI”

VEDI QUESTE SONO LE FOTO DI MATRIMONIO DI TE E DI JAIKO.”

“NO,NO,NOOOOO!!ANDATEVENE VIA NON VOGLIO SPOSARE QUELLA.”MENTRE

USCII INCONTRO JAIKO.

JAIKO IO NON TI VOGLIO SPOSARE SEI BRUTTA.”

PARLA GIAN, LA SORELLA DI JAIKO : “COME OSI PRENDERE IN GIRO LA MIA

SORELLINA ADESSO TI ROMPO!!!NON LA PASSERAI LISCIA !”

“OH SEI TU DORAEMON, HAI VISTO CHE TI SUCCEDE TI VOGLIO AIUTARE….

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ANIMALI STRANI

MATTIA FORMICA 5^AS.G.BOSCO POLIGNANO A MARE (BA)

UN GIORNO UN BAMBINO TROVO DEGLI ANIMALI MOLTO STRANI, VIDE IN MARE

UNO SQUALOGIRAFFA, SULLA TERRA UNA ZEBRA LEONE, UNO SQUALO LEONE,

UN PESCE TIGRE, UNA PANTERA ZEBRATA, UN ELEFANTE LEONE ,UNA BALENA

ELEFANTE,UN ELEFANTE GIRAFFA, UNA BALENA GIRAFFA, UN UCCELLO BALENA

CHE LO FECE SALIRE IN CIELO ; ANDARONO A FARE UN GIRO E DIVENTARONO

SUBITO AMICI.

ANDARONO AL CIRCO E ALLO ZOO. GLI ALTRI ANIMALI SE NE ANDARONO PER

CONTO LORO E DIVENTARONO TRISTI .

POI UN ALTRO BAMBINO VIDE UN ANIMALE STRANO, SI SPAVENTO’ UN POCHINO

MA ANCHE LORO DIVENTARONO TANTO AMICI E, CON GLIALTRI ANIMALI

DIVENTARONO AMICI PER SEMPRE E PER LA PELLE E ANDARONO A FARSI I GIRI IN

CITTA’.

UNA BAMBINA MOLTO GENTILE

Morena D Addabbo 5^ A S.G. Bosco Polignano a Mare (BA)

Un giorno una bambina andò in giro per le strade del paese, incontrò due signori che urlavano:

“Quanto siamo ricchi, quant’ è bello essere ricchi”.

Allora la bambina s’intristì e gli disse: “Non pensate a tutte quelle persone povere che non

possono mangiare, non possono bere acqua potabile!”.

I due uomini si misero a ridere e dissero alla bambina : “Perché rovinarsi la vita, e poi, se

diamo i nostri soldi a loro non diventeremo poveri noi ?!”.

“ Io non ho detto che dovete dare tutti i soldi alle persone povere, sto dicendo di aiutarle,

portargli medicine per non ammalarsi e non farle moriredi fame e poi, vi migliorereste la vita

anziché rovinarvela. Io dico che non ci avete provato neanche una volta, quindi provateci e poi

vedrete quant’é bella quella sensazione,così il mondo sarà migliore.

Comunque ditemi se voi eravate cosi’ poveri non avreste voluto che vi curassero, io dico di sì”.

I due uomini pensarono: “Dovremmo essere noi a dare l’ esempio!” .

“ Allora , vi siete convinti!?” disse la bambina .

I due uomini si convisero e quel giorno per la bambina diventò molto bello, perche sapeva che il

mondo sarebbe diventato migliore.

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UNA GIORNATA FANTASTICA

PUGLIESE MIRIAM CLASSE 5^A SCUOLA S.G.BOSCO POLIGNANO A MARE (BA)

IL GIORNO DI FERRAGOSTO, CIOE IL 15 AGOSTO , SONO ANDATA IN VILLA, E’

STATO UN GIORNO FANTASTICO PERCHE’ ABBIAMO GIOCATO.

IO ERO MOLTO CONTENTA, PERCHE’ ERO CON I MIEI CUGINETTTI: FACEMMO IL

BAGNO IN PISCINA, CI SCHIZZAMO, CI LANCIAMMO I PALLONCINI, INSOMMA CI

FACEMMO I COSIDETTI ”GAVETTONI”.

POI MANGIAMMO TANTE COSE BUONE E ALLA FINE DEL PRANZO ABBIAMO

RICOMINCIATO A FARE I GAVETTONI, PERO’, LA SECONDA ESPERIENZA ANDO’

MALE PERCHE’ I PALLONCINI SI SCOPPIAVANO SEMPRE PER LA FORZA DI

GRAVITA’ DELL’ACQUA. VISTO CHE I PALLONCINI SI SCOPPIAVANO FACEMMO IL

BAGNO IN PISCINA, MA ERA UNA PISCINA GONFIABILE, ALLORA SICCOME NON

ENTRAVAMO TUTTI DECIDEMMO DI ANDARE AL MARE, TANTO, LA VILLA ERA

VICINA AL MARE.

DICEMMO: “ ANDIAMO SOLO A FARE UNA PASSEGGIATA”, MA AVENDO IL

COSTUME NON SI POTEVA EVITARE IL BAGNO.

ARRIVO’ IL TRAMONTO E ANNUNCIAMMO ‘GRIDAMMO, “BUON FERRAGOSTO

2015!!!”

ALLA FINE DELLA GIORNATA ACCENDEMMO IL BARBEQUEE, ARROSTIMMO LA

SALSICCIA, ANDARONO A COMPRARE LE PIZZE E MANGIAMMO…

E’ STATO IL FERRAGOSTO PIU’BELLO DELLA MIA VITA!!!

UNA GIORNATA PIENA DI AMORE E DI PASSIONE

Viviana Aiuto 5^ A S.G. BOSCO Polignano a Mare (BA)

Un giorno in TV ho visto un film molto bello , pieno di amore e di passione che mi è piaciuto

tantissimo.

Parlava di tante cose: cioè di amore, di amicizia, di passione.

Questo film si chiama “Titanic.”

Mi è piaciuta una parte in particolare : l’ ultima puntata che parlava dell’ affondamento delle

nave .

Questo film non è la prima volta che va in T V , però trasmette moltissime emozioni .

Alla fine tutti si trovarono nel mare . Lì era freddissimo ed erano tutti congelati .

Alcuni , quelli che riuscirono a trasportarsi sulle scialuppe, videro tutto quello che succedeva alla

nave .

La videro affondare e quasi tutti morirono nell’ oceano.

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INSEPARABILI

IV Matilde Carbonara Francesca Mazzarella Cecilia Marzulli - Scuola primaria "N. PICCINNI"

C’era una volta una bambina di nome Caterina. Caterina si trovava su una barca dispersa nel mare,

vagava giorno e notte fino a quando non arrivò in una città. Camminando trovò un gruppo di

bambini che giocavano a pallacanestro e chiese: “posso giocare con voi?” Loro risposero: “ NO

siamo già in troppi.” Dopo Caterina si avvicinò ad un gruppo di bambine che giocavano a pallavolo

e chiese : “posso giocare con voi?” E loro risposero:” NO sei troppo bassa.” Camminando, arrivò

con la testa bassa, da un bambino della sua altezza che giocava da solo a palla e chiese: “posso

giocare con te?” E Jacopo rispose: ” Io stavo per andare a fare una passeggiata nel bosco; vuoi

venire con me?” Caterina rispose: “ Certo, partiamo subito”. Allora si incamminarono nel bosco.

Ad un certo punto incontrarono un lupo e una volpe che litigavano e chiesero:” Perché litigate? E la

volpe rispose: “ stiamo litigando perchè non ci accordiamo su quale gioco fare…” Jacopo disse:

“volete venire con noi a fare la passeggiata nel bosco?” E il lupo rispose : “ per noi va bene !!!”

Arrivati alla fine del bosco c’era la casa di Jacopo, entrarono e fecero un bel pranzetto e poi

andarono a giocare fuori. Ad un certo punto scoppiò un acquazzone ma loro non avevano riparo,

allora bussarono in alcune case, ma tutti rispondevano di non avere più posto perché avevano paura

di far entrare un lupo in casa, tranne una simpatica vecchietta che li ospitò, li fece cenare, li dette

delle coperte e così andarono tutti a nanna e vissero per sempre insieme in quella casetta, contenti

perché l’amore rende sempre felici e soprattutto perché non tutti i lupi sono cattivi!

Iris e la Dea del Lago

Adriana Zito, Enrica Petruzzelli, Micaela Barracano, Claudia Cicola e Nicolò Fanelli Scuola

primaria "N. PICCINNI"

Iris è una bambina, la sua migliore amica è la Dea del lago Melodi.

La Dea Melodi e Iris andavano sempre a giocare nella acque del lago Cristallino, saltavano, si

bagnavano, si arrampicavano sugli alberi.

Un giorno i genitori di Iris crearono una diga e per costruirla abbatterono la casa di Melodi, Iris e la

Dea litigarono perché Iris pensava che i genitori avessero ragione e che la costruzione della diga

fosse necessaria; ma per la Dea Melody fu un grande dispiacere soprattutto perché la sua migliore

amica non aveva cercato neppure con una parola di non far distruggere la sua casetta, ma lei in

fondo era una dea…

Passarono i giorni, poi i mesi e anche gli anni e ad Iris mancava Melodi, ogni giorno ripensava ai

meravigliosi momenti trascorsi insieme e agli occhi verdi di Melody e così superò tutte le paure che

aveva nel suo animo e andò a trovarla. La diga non c’era più e ai suoi occhi apparve la nuova casa

di Melodi, era bellissima.

Melodi in quel momento chiamò Iris e la invitò ad entrare.

Appena Iris varcò la porta, la Dea la accolse con un immenso abbraccio e le due amiche fecero

subito pace.

Ripresero a giocare e giurarono di non litigare mai più, e di difendersi per sempre…così fecero.

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L’uovo magico

IV Ale Lisco, Antonio Rossano, Edoardo Ranieri Scuola primaria "N. PICCINNI"

C’era una volta in una foresta un uomo che viveva tutto solo in una casa di legno.

Un giorno trovò in un cespuglio un uovo tutto colorato e lo portò a casa.

Cercò e cercò sui libri ma non trovò ciò che cercava, all’improvviso sentì CRACK! E l’uovo si

schiuse e ne uscì un draghetto rosso.

Il giorno dopo iniziò a capire che quel drago era buono e decise di addomesticarlo e di accoglierlo

in casa.

Il drago diventò suo amico e allora decisero di andare a vivere a Dragolandia, la sua città.

Quando diventò grande incontrò una draghetta e se ne innamorò e così dedicandosi alla draghetta

non trovò più tempo per il suo amico e quindi litigarono, l’amico decise di ritornare nella sua casa

di legno.

Tornato a casa, Giacomo, il nome di questo signore decise di riflettere sul perché lui e il suo amico

avessero litigato, e su ciò che gli aveva portati a non essere più amici e a non vedersi più.

Capì…ma il suo orgoglio era più forte.

Quindi Giacomo riprese a fare le solite cose che faceva prima, ma pensando sempre al suo amico.

Il drago capì anche lui che il suo amico stava soffrendo e andò a chiedergli scusa, fecero pace e

tornarono a vivere insieme a Dragolandia promettendosi di non essere mai più gelosi perchè

l’amore deve essere libero.

LA FATINA ELISABETTA E LE SUE AVVENTURE

AURORA LEONE IV B PLESSO BONGHI

C’ERA UNA VOLTA TANTO TEMPO FA UNA FATINA DI NOME ELISABETTA. ABITAVA

IN UN FIORE. UN GIORNO MENTRE STAVA PASSEGGIANDO INCONTRO’ UN ORCO E

COME LO VIDE SI SPAVENTO’ E ANDO’ A NASCONDERSI DIETRO UN CESPUGLIO,

L’ORCO ANDO’ DA LEI E LE DISSE :” STAI TRANQUILLA IO SONO GENTILE NON

MANGIO NESSUNO” ALLORA ELISABETTA GLI CHIESE :” MA TU COME TI CHIAMI?” E

L’ORCO INCLINANDOSI :” IO SONO CARLUS”. UN GIORNO MENTRE ERANO INSIEME

VICINO AL FIUME LA FATINA CADDE DENTRO E LA CORRENTE L’AVEVA

TRASPORTATA LONTANO, QUANDO ERA FINITO IL FIUME SI SVEGLIO’ E SI

RITROVO’ IN UNA FORESTA PIENA DI ORCHI COSI’ GLI RACCONTO’ TUTTO E GLI

DISSE :” MI SONO PERSA” E GLI ORCHI “ TU CONOSCI UN ORCO DI NOME CARLUS”

ELISABETTA RISPOSE:” SI CERTO” ALLORA SI INCAMMINARONO VERSO LA SUA

CASA E TROVARONO ANCHE CARLUS, ALLORA GLI ORCHI PRESERO CARLUS MA LA

FATINA ERA DISPIACIUTA E LO PRESE PER MANO E DISSE :” NON TE NE ANDARE

RESTA CON ME IO NON HO AMICI” E ALLORA RESTO’. VICINO AL FIORE

COSTRUIRONO UNA CASA DI RAMETTI E ABITARONO VICINI. E VISSERO PER

SEMPRE FELICI E CONTENTI! FINE!

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Un compleanno fantastico

IV B PLESSO BONGHI

C’era una volta un bambino di nome Rico . Rico era un bambino molto curioso e voleva esplorare

tutto il mondo. Un giorno i suoi genitori partirono per lavoro. Il giorno dopo Rico guardò il

calendario dicendo: -è già arrivato 1° dicembre, è arrivato il mio compleanno. Rico corse a

chiamare i suoi genitori, ma si era scordato che erano partiti. Allora triste di non poter festeggiare

uscì fuori nel parco e lì incontrò i suoi amici: -ciao Rico vieni a giocare con noi!-. Rico dispiaciuto

disse: -non posso festeggiare il mio compleanno con i miei genitori-. Allora Rico tornò a casa

dicendo: - peccato!- Ad un c’erto punto, Rico sentì un buon odore: -chi c’è in casa?-e nessuno

rispose. Dopo un po’ le luci si spensero e 9 candeline si illuminarono. -Ecco da dove veniva

quell’odore !- Era una gigantesca torta e stavano tutti i suoi amici. Rico disse contento il miglior

compleanno!-.

L’AMICIZIA

ALTIERI TERESA IV B PLESSO BONGHI SANTO SPIRITO – BARI

C’ERA UNA VOLTA TANTO TEMPO FA, UNA BAMBINA DI NOME GIULIA CHE VIVEVA

IN UNA CASETTA DA QUANDO ERA NATA, E PRIMA D’ORA NON ERA MAI USCITA

PERCHE’ LA MADRE LA LASCIAVA IN CASA QUANDO USCIVA E CHIUDEVA A

CHIAVE LA PORTA. ORMAI AVEVA GIA’ DICIOTTO ANNI. UN GIORNO LA MADRE

USCI’ DI CASA, E PER LA PRIMA VOLTA LASCIO’ LA PORTA APERTA E LEI NE

APPROFITTO’ E USCI’ PER ESPLORARE LA CITTA’ E LA NATURA. FECE AMICIZIA

CON ALTRE RAGAZZE STRABILIANTI CON CUI GIOCARE E QUANDO SI ACCORSE

CHE ERA TARDI CORSE A CASA PRIMA DELL’ARRIVO DELLA MADRE. DA QUEL

GIORNO FECE UNA COPIA DELLA CHIAVE E USCI’ DI CASA.

Un’avventura di un bimbo di classe

Stefano Lorusso – classe IV B- Plesso Bonghi –S.Spirito– Bari

C’era una volta un bambino di nome Nino che abitava in un palazzo grande: sua madre dice

svegliati! È ora di andare a scuola! E lui si sveglia e va a scuola. Poi trovò una foresta e poi mentre

cammina vede qualcosa di strano e poi va là; mentre va là trovò un animale grosso: un dinosauro

affamato, un T-Rex, e poi scappa e poi lo semina e poi incontra un allosauro e scappa anche da lui e

poi semina anche l’allosauro e poi trovò un ostacolo d’avventura: un lago pieno di coccodrilli.

Camminando per troppo tempo trovò un orso e scappa e poi mentre cammina ancora trovò un

giaguaro e poi camminò ancora e finalmente trovò la scuola.

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IL BOSCO INCANTATO

classe IV B- Plesso Bonghi –S.Spirito– Bari

C’era una volta una bambina di nome Sara che abitava in una casetta di legno in mezzo al bosco.

Dalle assi di legno spuntavano fiori di tutti i colori. Un giorno Sara decise di andare a fare un pic-

nic nel bosco. Cammina cammina Sara si stancò e si fermò sotto un grande albero , ad un tratto vide

tante farfalle ma guardandole meglio erano fate!!! Sara cominciò a seguirle senza farsi vedere e si

accorse che era in mezzo ad un cerchio di funghi che brillavano, poi tante fatela circondarono e con

le loro bacchette la fecero diventare piccola quanto loro, e spiegarono a Sara che la portavano al

matrimonio della principessa del loro regno. Sara accettò l’invito e raggiunse il castello in groppa

alla fata. Quando arrivarono al castello Sara incontrò il Re e la Regina che le diedero un abito

bianco fatto di petali di gelsomino. Dopo il matrimonio ci fu un grande banchetto pieno di cose

buone. Infine il Principe e la Principessa partirono su una carrozza volante. Sara tornò alla sua

altezza naturale e le fate per ringraziarla le riempirono il cestino di fragoline di bosco. Sara contenta

dell’avventura tornò a casa.

I TRE POLIZIOTTI

e la lotta contro il crimine

FLAVIA CARTA – classe IV B- Plesso Bonghi –S.Spirito– Bari

C’erano una volta tre poliziotti, uno alto ,uno medio ed uno basso. Tutti lavoravano in divisa e,

quando c’era bisogno, andavano a combattere il crimine. Solitamente lavoravano da soli fino a che,

un giorno , casualmente, si trovarono a risolvere un caso tutti assieme. Si chiamavano Fabrizio,

Giacomo e Lorenzo e non andavano molto d’accordo sia per carattere che per statura. Quando però

lavoravano insieme erano invincibili.

Il commissario Lobosco che dirigeva la squadra di Polizia, chiese a loro di continuare a lavorare in

gruppo, ma i tre non furono d’accordo. Quando seppero però che lo stipendio era più alto si fecero

invogliare dai soldi e decisero di lavorare in gruppo.

Passarono due mesi e i crimini aumentavano. Un giorno accadde un crimine grandissimo: un

omicidio. Si sparse la voce che chi avrebbe catturato il criminale avrebbe ricevuto 1000 € in gettoni

d’ oro. I poliziotti, sapendo della ricompensa, si misero al lavoro da soli. Passarono giorni e nessuno

aveva ancora trovato nulla, allora essi si decisero a lavorare insieme così da ricevere la ricompensa.

Dopo due giorni il criminale era già in carcere; e i poliziotti ebbero la ricompensa divisa per tre. Si

resero anche conto che lavorare insieme era più divertente e subito diventarono amici per la pelle e

continuarono a combattere tutti i crimini insieme.

MARIA E LA SUA NUOVA AMICA

ALESSIA CHIEDI 4=B BONGHI ARISTIDE GABELLI

In ITALIA viveva una bambina di nome MARIA. Un giorno dopo la scuola andò a fare una

passeggiata per fare la spesa,ma nel frattempo la madre e il padre parlavano del trasferimento a

Parigi e non volevano farlo sapere alla bambina perchè sarebbe rimasta molto male. Ritornò a casa

MARIA e la madre e il padre le confessarono tutto ,però lei dispiaciuta andò a piangere nella sua

stanza. Il giorno dopo partirono per PARIGI,durante il viaggio si addormentò per un po. Appena

arrivati svegliarono MARIA e andarono alla loro nuova casa per visitarla per bene. Iniziarono dalla

cucina,era meravigliosa rossa e bianca,poi il salone bellissimo arancione e giallo e infine la camera

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da letto di colore bianco molto classiche. MARIA dopo il primo giorno di scuola andò a visitare la

città e si fermò a un parco dove c'erano tanta bambine e bambini, allora incontrò una bambina e la

chiese come si chiamava. Però era molto antipatica allora MARIA andò ad un'altra bambina e le

chiese la stessa cosa,come ti chiami,e rispose io mi chiamo AISHA. Lei era invece perfetta per

me,andammo a fare una passeggiata per vedere la torre EIFEL,e stato bellissimo trasferirmi però mi

manca L'ITALIA.

AMICI PER LA PELLE

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

Un giorno Gianluca e Daniele stavano giocando a basket. Gianluca non passava mai la palla a

Daniele e disse: - Adesso tocca a me giocare con la palla. Gianluca disse: - No, la palla è mia e

perciò decido io. – No! – rispose Daniele – devo giocare anch’io, la palla in verità è mia, non la

devi mica rubare tu - . Non te la darò mai – rispose Gianluca e così cominciarono a litigare. Ma

dopo Gianluca gli chiese scusa e si misero a giocare insieme. Alla fine capirono che era più

divertente giocare insieme che litigare. Da quel momento diventarono amici per la pelle.

Babble e Silkie

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

C’era una volta uno squalo di nome Babble che non aveva amici perché il suo aspetto era

spaventoso. Un giorno Babble andò a fare una nuotata con i sui amici squali. Ad un tratto Babble

vide un cucciolo di balena proprio come lui. Così si avvicinò ma mentre si dirigeva verso la

balenotta essa si allontanava sempre di più. Babble disse:-Aspetta non andare via!-e la balena si

fermò. La balena disse:-Come ti chiami? Io mi chiamo Silkie!- E lo squalo rispose :-Io Babble!-

Silkie disse :-Sei uno squalo buono?- E Babble rispose:- Si, certo! E’ che ho un aspetto un po’

spaventoso!- Silkie rispose:- A me l’aspetto non importa, è l’amicizia che conta!- Così Babble si

sentì il cuore esplodere dalla felicità! Da quel momento i due amici iniziarono a ridere, a scherzare e

a giocare perché capirono che: l’ aspetto non conta!

Carlo e il signor Antonio

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

C’era una volta un signore di nome Antonio,che non parlava e rideva con nessuno, nemmeno con

gli amici di lavoro o con chi gli faceva qualche domanda.

Un giorno il signor Antonio incontrò un bimbo di nome Carlo che gli faceva tante domande, ad

esempio: “Come si chiama? Perché non parla con me? Quanti anni ha?”…

Il bambino vedendo che questo signore non gli rispondeva e non rideva alle sue battute si offese.

Il giorno seguente i due si rincontrarono e Carlo pensò tra sé e sé: “Se gli dicessi una battuta

superdivertente?”

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Allora incominciò a parlare e il signore finalmente rise rendendo felice Carlo, così i due

diventarono amici.

Dopo, Carlo gli disse: ”Poiché ti sei messo a ridere, ora puoi anche dirmi come ti chiami!” E il

signore rispose che si chiamava Antonio.

Quindi da quel giorno il signore che non parlava con nessuno grazie a quel bambino birichino riuscì

a fare amicizia con molta gente.

CHRISTIAN E LA MACCHINA DEL TEMPO

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

Christian è un bambino di 10 anni, frequenta la scuola elementare della sua città: Torino. È un

bambino molto intelligente, con una fantasia e una creatività molto vivaci. Un giorno a scuola, la

maestra stava parlando del futuro, raccontava alcune sue esperienze da bambina: “Sapete bambini,

quando avevo la vostra età, se mi avessero detto che da adulta avrei fatto l’insegnante non ci avrei

mai creduto! Io dicevo a tutti che volevo fare la ballerina! Con questo voglio dirvi che il futuro vi

riserva grandi sorprese, ma per il momento dovete solo scrivere un testo nel quale parlate del vostro

futuro e di quello che volete fare!” Quando Christian tornò a casa iniziò a scarabocchiare su un

foglio, e senza volerlo creò il modello di una macchina del tempo. Pensò fra sé e sé: “Se riuscissi a

costruire questa macchina andrei nel futuro per sapere che lavoro farò da grande!” A quel punto non

ci pensò due volte: si mise all’opera e nel giro di un paio d’ore la sua macchina era pronta. Ora

bastava solo metterla in funzione. Christian mosse la manovella della macchina che consisteva in

una vecchia sedia a rotelle con qualche modifica. Impostò come data il 2050 e in men che non si

dica si trovò in un’altra città. Non sapendo dove andare continuò a camminare, fin quando non

trovò un foglietto: “VUOI COSTRUIRE QUALCOSA? RIVOLGITI ALLO SCIENZIATO

CHRISTIAN DESIDERATO! NON TE NE PENTIRAI!” Christian rimase a bocca aperta nel

leggere quel nome perché era il suo. Così fermò un passante: “Mi scusi signore sa dove vive

Christian Desiderato?” Il signore rispose: “Certo ragazzo, vai sempre dritto poi gira a destra al

primo incrocio e quando vedi una scritta luminosa sei arrivato!” Christian fece come indicato e

infatti trovò un insegna gigante: “CHRISTIAN LO SCIENZIATO” così suonò alla porta e un uomo

alto aprì: “Scusi, è lei lo scienziato Christian?” domandò il bambino. “Si, sono io!” rispose lo

scienziato: “Vorresti qualcosa?” “Si, desidero vedere il suo laboratorio!” rispose Christian tutto

eccitato, e così entrò. Lo scienziato gli mostrò tutte le sue invenzioni: una macchina per costruire i

robot, un’altra che diventava qualsiasi cosa una persona desiderasse, ma Christian fu colpito da

un’invenzione che riconosceva: “Aah caro bambino, quella macchina l’ho costruita a 10 anni, è

stato allora che ho capito che volevo fare lo scienziato!” disse Christian adulto. Il bambino si stava

già entusiasmando per la sua vita da adulto. Ad un certo punto però, entrò con forza nel laboratorio

un uomo con un mantello nero e un bastone con due diamanti al centro. Christian bambino fece in

tempo a nascondersi, ma lo scienziato fu rapito. Christian riuscì a seguire il mago e arrivò al suo

nascondiglio, e quando entrò disse: “Ehy tu, lascia andare lo scienziato!” Il mago si girò verso il

bambino e gli chiese: “E tu chi sei?” e il bambino rispose: “Sono il suo aiutante!” “Tu pensi di

riuscire a sconfiggere James il Magnifico?” Christian guardò lo scienziato, il quale gli lesse nel

pensiero e gli disse: “Bambino, per poter sconfiggere il mago, devi distruggere il suo bastone!” Così

mentre James si stava avvicinando, Christian riuscì a passare dall’altro lato e prese il bastone del

mago buttandolo per terra e rompendolo. Così il perfido mago James il Magnifico perse tutti i suoi

poteri e fu imprigionato dallo scienziato Christian. Quindi il bambino e lo scienziato ritornarono al

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laboratorio, dove Christian bambino utilizzando la macchina del tempo dello scienziato riuscì a

tornare nel presente. Ritornato nella sua camera, era notte, quindi si mise a dormire, ma Christian

scienziato gli andò in sogno per dirgli di distruggere la macchina, perché altrimenti nel futuro,

avrebbe causato danni più gravi di quelli che lui stesso aveva visto. Quando Christian si svegliò la

mattina, distrusse la macchina e pensò: “No, non voglio fare lo scienziato! È troppo pericoloso!”

Infatti nel suo tema scrisse che non aveva idea di ciò che avrebbe fatto nel futuro, perché capì che

non è possibile dire con certezza quale lavoro avrebbe fatto. L’avrebbe scoperto solo nel tempo.

Giacomeen e Ryusti

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

C’erano una volta due fratelli: uno si chiamava Giacomeen e l’altro Ryusti.

Erano due fratelli che litigavano un po’ per tutto: per i giochi, per il cibo…

Un giorno Giacomeen e Ryusti andarono a Messa con i loro genitori e lì il parroco disse a tutti i

bambini di ricordarsi almeno una Beatitudine.

Entrambi i fratelli riuscirono a comportarsi bene per il merito di una Beatitudine: la condivisione.

Giacomeen voleva una caramella da Ryusti perché lui ne aveva tante.

All’inizio Ryusti non voleva dargliela ma poi si ricordò di ciò che aveva detto il parroco e gliela

diede.

Ryusti voleva giocare con Giacomeen ma lui all’inizio non volle, poi però si ricordò di ciò che

aveva detto il parroco e lo fece giocare.

Passato quel giorno ripresero a litigare.

Un giorno, per fortuna, incontrarono di nuovo il parroco che disse loro che dovevano essere bravi e

non litigare per sempre.

All’inizio i due fratelli non volevano obbedire al parroco, ma poi si accorsero che non era difficile

riuscirci e che dava più gioia essere in pace che litigare.

I FOLLETTI AIUTANO

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

C’era una volta un folletto che viaggiava in tutto il mondo e incontrava tanta gente. Un giorno

incontrò una bambina di nome Chiara. Lei era un po’ maldestra e questo folletto l’aiutò a diventare

meno maldestra. Chiara non aveva molti amici ma dopo un po’ di giorni, grazie al folletto, ebbe un

sacco di amici: più di cento. Il folletto andò a Barcellona e incontrò Valentina. Lei era molto cattiva

e il folletto non riusciva ad aiutarla da solo. Così chiamò i rinforzi: Brontolo, Settolo, Quadernino,

Diarino, Foglietto, Tortola e Allegria. Dopo un mese con molto impegno lei diventò un po’ meno

agressiva ma non avevano ottenuto ancora il risultato desiderato. Allora chiamò altri rinforzi:

Lavagna, Vestitini, Astuccio, Scarpe e Ciuffetto. Finalmente dopo due anni riuscirono a farla

diventare buono. Quella sera tornarono a Follettilandia tramite il portale magico che si trovava

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proprio nella stanzetta della bambina. Valentina li salutò con un forte abbraccio e diede loro dei

biscotte ed un orologio su cui aveva inciso il suo nome così i folletti in futuro si sarebbero ricordati

di lei! FRANCESCA GESUALDO

“Il dinosauro piu’ prepotente”

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

C’era una volta, nell’era Giurassica, un Tirannosauro molto prepotente che pensava di essere il più

forte di tutti gli altri dinosauri. Un giorno i dinosauri si riunirono per discutere di questa situazione

di prepotenza e decisero di fare una gara di velocità, chi perdeva avrebbe dovuto andarsene per

sempre. Il giorno dopo dei Velociraptor incontrarono questo prepotente e gli proposero di fare una

gara di velocità. Il Tirannosauro credendo di avere le zampe più lunghe, accettò la proposta del

Velociraptor. Un Triceratopo, con il suo urlo assordante, fece scattare il via della gara. I dinosauri

partirono velocemente, e siccome il Tirannosauro era più vicino al traguardo, decise di fermarsi a

fare un pisolino. Il Tirannosauro però non sapendo che i Velociraptor erano i più veloci dell’era

Giurassica, non si accorse che mentre lui stava dormendo il Velociraptor tagliò il traguardo e vinse

la gara. Il Tirannosauro, sentendo quelle grida di gioia, si svegliò e si accorse che il Velociraptor

aveva vinto la gara. Il Tirannosauro sorpreso di quello che era successo, si mise a piangere perché

credeva di essere un fallito. Allora il Velociraptor disse che se fosse stato gentile con gli altri

avrebbe avuto una possibilità per restare. Il Tirannosauro accettò e da quel giorno fu gentile con

tutti gli altri, vivendo così un’era più felice. Silvia Eusapia Ortenzio Classe IV B “Scuola primaria

G. Modugno Bitonto”

IL SOLDATO CONOSCE MARIA

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

C’era una volta, una bambina di nome Maria che aveva un carattere un po’ particolare e quindi

faceva un po’ fatica a costruire amicizie. Un giorno, camminando in un prato incontrò un soldato

molto arrabbiato perché il suo capo gli aveva tolto la sua divisa preferita. Maria un po’ arrabbiata

chiese al soldato: “Perché pure tu sei arrabbiato come me?” Il soldato le rispose: “Il mio capo mi ha

tolto la mia divisa preferita”. Maria gli disse: “Ma lo sai che tu sei l’unico amico che ha il mio

stesso carattere? Non avevo nessun amico perché sono sempre arrabbiata e quindi nessuno vuole

essere amico mio”. Il soldato dopo un po’ le chiese di andare al suo capo e chiedere di ridargli la

sua tuta. Maria non volle andare dal suo capo perché se l’avesse sgridata lei avrebbe cominciato a

piangere. Il soldato così cominciò a gridare: “Perché ti ho conosciuta allora? Non ti voglio più

vedere”. Il soldato molto arrabbiato se ne andò e ritornò a casa dalla sua mamma. Quando entrò

disse alla mamma: “Mamma non parlarmi sono già arrabbiato”! Andò nella sua stanza, si sedette e

all’improvviso vide davanti a sé la scatola con tutti i suoi ricordi d’infanzia e ripensò alla bimba di

nome Maria; si vestì in tutta fretta e andò a cercarla. Era lì seduta che raccoglieva dei fiori forse per

la sua mamma. Il soldato le mise tra le mani una vecchia bambola in segno d’affetto regalatale da

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sua vecchia nonna e per riconoscenza, Maria abbracciò il soldato. Il soldato invitò Maria a casa sua

per farle conoscere la sua anziana mamma. Maria fu contentissima d’averla conosciuta perché le

ricordava sua nonna; si strinsero la mano e insieme davanti al camino si raccontarono tante storie

della loro infanzia. Il soldato intanto ripartì per la sua missione ma con un cuore più felice e ricco

per aver conosciuto questa bambina tanto saggia.

L’ avventura di Willy

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

C’era una volta un bimbo di nome Willy che aveva trovato un grillo canterino. Cercò di prenderlo

ma alla fine si arrese perché il Grillo continuava a saltare. Dopo un po’ di tempo con sua grande

gioia se lo ritrovò sulla mano e lo mise per la terra salutando il suo nuovo amico. Willy

proseguendo la passeggiata si ritrovò in un fungo che gli parlò con una vocina triste e disse:- ciao,

io sono Pirlo e non trovo la mia mamma. Willy rispose:- Mi dispiace, la cercheremo insieme

.Arrivati alla fine del bosco, non la trovarono, ma Willy non si arrese e allungò il passo. Cominciò a

correre e dopo un po’ di tempo finalmente la trovarono. La mamma disse:- Dove ti eri cacciata

cucciolo della mamma! E lui continuò dicendo che era lui che ti stava cercando Pirlo emozionato

abbracciò la mamma e se ne andarono sotto un albero al centro della foresta, Pirlo ringraziò Willy, e

da quel giorno diventò il suo migliore amico.

La magia dell’oceano

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

C’era una volta un bambino di nome Tommaso, molto simpatico e curioso. Un giorno d’estate andò

in spiaggia con la sua famiglia. Mentre faceva il bagno, arrivò in un posto in cui non si toccava. A

un certo punto, non si sentiva più i piedi, così guardò in basso e al posto delle gambe si ritrovò una

coda da tritone. All’inizio Tommaso si spaventò un po’, ma dopo capì che il mare era la sua casa,

così iniziò a salutare tutte le meduse, i coralli, i pesci e tutto ciò che aveva intorno a sé, ma lui non

conosceva lo spaventoso segreto del mare. Un polpo malvagio voleva riempire il mare e il mondo di

energia negativa; Tommaso era l’unico tritone in tutti i sette mari. Il nome del polpo era Marseline.

Un giorno riuscì a trovare Tommaso e gli disse che per lui era la fine. Tommaso iniziò a

preoccuparsi ma si disse di tenere duro e così fu. Lui si fece forza e affrontò Marseline. Davanti a

lui c’era uno spirito “lo Spirito del Mare”, che, mettendosi dentro di lui, gli diede forza ed energia

rendendolo più forte, così da dargli il potere del coraggio e tanti altri… Alla fine, dopo tante energie

e forze, riuscì a distruggere Marseline. Marseline si rivelò davvero e così Tommaso scoprì che

Marseline era stato vittima di un brutto incantesimo e che non era una strega malvagia. Infine dopo

un anno Marseline e Tommaso si sposarono e vissero così felici e contenti.

Savino Coviello

La mia sorellina monellina

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

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La mia sorellina è tanto monellina perché mi fa i dispetti; allora quando litighiamo penso di

mandarla in pizzeria a mangiare la pizza.

L’AVVENTURA DI BABBI

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

Stavo passeggiando sulla spiaggia con la mia famiglia, quando improvvisamente incontrai un

bambino di nome Adgar che aveva un amico immaginario di nome Babbi. Mi chiese se volevo

ascoltare un’avventura di Babbi e iniziò così….. Un giorno Babbi andò al mare con un suo amico di

nome Scimus e mentre nuotava pensava a cosa ci fosse dietro al mare. Babbi allora, nuotando dopo

tre giorni, arrivò alla fine del mare. Trovò un bambino di nome Simil che gli chiese chi fosse.

Allora Babbi incominciò a raccontare la sua storia e che aveva nuotato per tutto il mare e affrontato

l’impossibile. Simil lo portò dal capotribù che gli chiese da dove fosse arrivato. Babbi disse: “Io

vengo da molto lontano e ho affrontato l’impossibile”. Il capotribù disse: “Dovrai affrontare delle

prove per restare qui”. Allora Babbi rispose: “Se devo affrontare delle prove per restare,

facciamolo”. Il capotribù disse: “Dovrai sopravvivere per restare”. L’arena si chiuse. Uscirono dei

guerrieri che lo attaccarono , ma Babbi gridò al capotribù: “ E’ davvero così che dovrei

sopravvivere, dovrei combattere! Allora me ne vado”. Dopo queste parole il capotribù disse: “Se sei

così coraggioso da nuotare per tre giorni puoi restare”. Quella stessa sera ci fu una festa in onore di

Babbi che fu accolto con gioia nella tribù.

LITIGARE E’ NORMALE

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

C’era una volta, una gattina molto vanitosa, la quale diceva che tutti gli animali della radura, erano

fuori moda. Un giorno un orsetto, che era molto coraggioso, scocciato da questo atteggiamento,

disse alla gattina di andarsene via dalla radura e di cercarsi un posto dove vivevano animali alla

moda come lei. La gattina rimase perplessa e siccome era molto orgogliosa, senza dire niente andò

via dalla radura. Lei però non sapeva dove andare e non poteva fare a meno di vivere lì. Così pensò

e capì di aver sbagliato; chiamò tutti gli animali e chiese loro scusa per essere stata tanto scortese.

Allora tutti gli animali la perdonarono. Da quel giorno la gattina tornò a vivere nella radura e fu una

simpatica e buona amica per tutti. Marianna Dell’olio

Shopping con le amiche

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

C’era una volta una ragazzina di nome Elisa che amava uscire con le amiche. Un giorno Elisa

decise di andare a fare shopping con le amiche. Elisa disse di voler andare a comprare le scarpe e le

amiche erano d’accordo. Elisa comprò dei bellissimi stivaletti con gemme e brillantini, mentre

Tatiana, una delle sue amiche, comprò dei sandali. Tatiana diventò gelosa e si infuriò perché voleva

gli stivaletti di Elisa. Elisa cercò di riprenderli ma fu tutto inutile. Il giorno seguente Tatiana restituì

gli stivaletti a Elisa . Elisa decise di perdonarla e diventarono amiche per sempre.

Maria Letizia Lisi

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Stella e la sua nuova amica

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

Un giorno una piccola bambina di nome Stella andò in vacanza in montagna con i suoi genitori. Un

pomeriggio Stella chiese alla mamma se poteva uscire a fare una passeggiata e la mamma le rispose

di si. Stella mentre camminava incontrò un piccolo piccolissimo scoiattolo che le disse :-Vieni con

me! Ti porterò in posto meraviglioso!- Stella allora disse :- Tu sai parlare!? Sei uno scoiattolo

magico?- Così lo scoiattolo rispose :- Si, ma adesso niente più domande e andiamo!- Lo scoiattolo

condusse Stella in una piccola capanna rossa tutta bucate con delle tendine un po’strappate. Stella

disse:-E’ questo è il posto?- E lo scoiattolo rispose:- Si, ti piace?- Stella non rispose ed entrò nella

tenda un po’ incuriosita. Quando entrò vide una bambina tutta sola che leggeva un piccolo libro.

Allora Stella si avvicino alla bambina e le chiese :- Come ti chiami?- E la bambina rispose:- Giada!-

Così le due iniziarono a parlare, a giocare, a cantare, a ballare…. E da un incontro improvviso

nacque una bella, bellissima amicizia.

Una decisione difficile

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

C'era una volta una bambina che si chiamava Sissi che teneva moltissimo alla danza. Ballare è stato

sempre il suo sogno e la sua passione e per niente al mondo poteva rinunciare a questo perchè era

l'unica cosa che le faceva stare bene e la rendeva felice. Sosteneva che la danza fosse uno strumento

per lei indispensabile che serve a esprimere i propri sentimenti e qualsiasi stato d'animo, sia quando

si è felici, sia quando si è tristi e sia quando si è arrabbiati. Un giorno mentre era a scuola la sua

amica del cuore le diede l'invito per la sua festa. Sissi voleva essere assolutamente presente il giorno

in cui la sua amica festeggiava il suo compleanno ma vide che l'orario coincideva con quello della

giornaliera lezione di danza. Mentre ritornava a casa, Sissi colse l'occasione di parlare con la sua

mamma per chiederle un consiglio. La mamma la tranquillizzò dicendo che avrebbero trovato

sicuramente una soluzione a questo problema. Passarono cinque giorni ma non si trovò nessun

rimedio. Sissi non voleva deludere la sua amica non presentandosi alla festa ma solo il pensiero di

perdere una sola lezione di danza le faceva stare male. Arrivato il giorno della festa, Sissi si

rinchiuse nella sua cameretta per pensare. Pensò, pensò e pensò e dopo cinque minuti, non

riuscendo ad unire la festa della sua amica con la sua più grande passione scelse quello che le

suggeriva il cuore. Sissi scelse quello che realmente voleva fare cioè non perdersi l'importante

lezione di danza. Comunicò la sua decisione alla mamma la quale le disse che aveva fatto la scelta

più giusta perchè è dettata dal cuore. Il pomeriggio cercò di farsi perdonare dalla sua amica

portandole un regalo che aveva sempre desiderato. Con la coscienza pulita, di aver scelto la cosa più

giusta per lei e di aver rimediato come meglio poteva con la sua amica, ha seguito l'imperdibile

lezione di danza con una grande felicità interiore. Alla fine della giornata, quando ritornò a casa e

dopo essersi messa sotto le coperte, pensò che era stata brava a gestire questa grande impresa e poi

si addormentò con il sorriso sulle labbra.

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Una giornata al mare

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

C’era una volta una ragazzina di nome Clara che voleva andare al mare con le sue amiche. Quando

telefonò tutte risposero di no. Clara si arrabbiò moltissimo, perché il giorno prima tutte volevano

andarci. Il giorno dopo le amiche si scusarono con lei e le proposero di andare al mare. Ella accettò

con gioia . Esse si divertirono tanto a giocare a palla in acqua e a fare tuffi. Dopo si stesero sui teli

per prendere il sole. Al tramonto tornarono a casa stanche, ma felici per aver trascorso una giornata

indimenticabile.

Anna Chiara Lisi

UNA SERATA SPECIALE

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

Un giorno Michele e la sua famiglia partirono per una vacanza nella giungla in Africa. Arrivati a

destinazione il piccolo Michele si preparò per partecipare ad una gita nella giungla. Ad un certo

punto, durante il tragitto, si allontanò dalla sua famiglia e si ritrovò solo solo in una giungla piena di

animali pericolosi. Il piccolo Michele non si spaventò, anzi poichè era molto curioso, sperava di

incontrare un leone. Durante il cammino trovò una grotta e siccome stava diventando buio decise di

entrare e riposarsi. Quando arrivò nella grotta sentì della musica e delle voci e disse: - Chi siete?

Dove siete? All’improvviso vide tutti gli animali della giungla che facevano festa, ma soprattutto

parlavano. Il piccolo Michele fece subito amicizia con tutti gli animali e con loro cantò e ballò per

tutta la serata. Era veramente felice di stare con i suoi amici che aveva conosciuto e amato leggendo

libri di racconti. Si addormentò su delle grandi foglie accanto al grande Re Leone. Il mattino

successivo il piccolo Michele si svegliò perché la sua mamma e il suo papà lo chiamavano. Quando

lo ritrovarono Michele raccontò tutto, ma logicamente nessuno gli credette. - Non importa - disse

Michele - tanto ho vissuto un’esperienza per me incredibile e meravigliosa, a cui nessuno crederà

mai. -

Capitan Uncino e Barba Bianca

Anna Salierno, 9 anni di Bitonto

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

C’era una volta un capitano che si chiamava Capitan Uncino, un bel giorno mentre passeggiava

sull’isola chiamata “Isola che non c’è” senti delle voci; vide dei bambini che parlavano di tesori.

Capitan Uncino uscendo la sua spada disse con voce spaventosa: “Che ci fate sulla mia isola?”

I bambini preoccupati si misero a correre che potevano. Si nascosero dietro dei cespugli ma Capitan

Uncino li trovò. I bambini scapparono sulla barca dove c’erano altri pirati ma i più potenti erano

Capitan Uncino e Barba Bianca. Infine i bambini dissero a Capitan Uncino dove i trovava il tesoro e

vissero felici e contenti.

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Conan e il suo primo la scuola

Carmine Siragusa, 9 anni di Bitonto

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

Un giorno Conan era molto emozionato perché era il suo primo giorno di scuola. Arrivata la mattina

si svegliò, si lavo la faccia e le mani,si preparò, preparò la cartella ed era pronto per andare a scuola.

Arrivato a scuola salutò per primo le maestre, poi Giai, Nobita, Dekisugi e Alex,i suoi amici

dell'asilo e anche i nuovi compagni.

Alle 8,30 iniziò la sua prima lezione con la maestra Tamaco di storia e geografia. Iniziarono con

storia ,parlando dello storico e dei suoi aiutanti. Finita la lezione di storia,iniziò quella di geografia.

In quel momento iniziò a interessarsi molto sul tema della terra e molte altre cose, anche se

all'inizio fece un piccolo errore e fu sgridato.

Finita la lezione di geografia salutò la maestra e arrivò una nuova maestra da conoscere,la maestra

Scizzuka di italiano, matematica, scienze e geometria. La maestra Scizzuka subito dispose i posti e

mise Conan con Alex, Giai con Nobita, Dekisugi con Ai una nuova amica con cui conan è diventato

molto amico.

Alle 13,30 la lezione finì, misero tutto in cartella e scesero dalle scale. il bidello chiamò tutte le

mamme dei bambini e tutti uscirono felici e contenti per aver imparato molte cose nuove.

LA GITA DI LAURA

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

Laura è andata in gita con la sua famiglia:la mamma,il papà,la nonna e il suo fratellino.

Laura era emozionata per il nuovo posto che doveva conoscere.

Dopo essere arrivati,tutti insieme,fecero un bel bagno al lago,mangiarono e salirono

sulla casetta che avevano costruito per vivere due giorni.

La sera Laura voleva andare nel bosco da sola;il papà le aveva risposto di no,ma Laura non aveva

intenzione di rimanere a giocare con il fratello,così se ne andò da sola.

Dopo un pò sentì dei versi molto strani e si disse:Non ho paura!

Ma non smetteva di camminare.Laura vide un cespuglio muoversi poi da nulla saltò

fuori una persona,non si vedeva niente e per riconoscerla accese la torcia.

Vide che era suo fratello perciò si preoccupò,in quanto suo padre l'avrebbe

potuta sgridare per aver portato suo fratello con sè.

Laura tornò a casa.Per fortuna il papà non se n'era accorto,Laura tornata dalla gita,

si rese conto che la prossima volta avrebbe ascoltato il papà.

L'avventura di Benjamin

Denise Piluscio

4a Elementare - Vincenzo Modugno Bitonto (BA)

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Tanto tempo fa c'era un topolino di nome Benjamin che era un avventuriero e andava per monti,

boschi e fiumi. Un giorno il Grande Gufo, padrone del bosco

gli disse:”devi andare a prendermi la gemma sul monte Canai “ il piccolo benjamin gli disse:-non si

preoccupi, andrò con piacere, per me è davvero bello” partì, stava stava quasi uscendo dal bosco,

quando incontrò una scimmia che gli rubò il cappello. Allora lui cercò di saltargli addosso ma, la

scimmia spaventata ,lasciò il cappello e se ne andò. Poi dovette attraversare il fiume con una foglia

ma, mentre lo stava attraversando, arrivò una rana che voleva mangiarlo. Stava quasi per cadere

dalla foglia quando gridò alla rana -” Ma chi ti credi di essere? Lasciami stare!!”. E a quel punto la

rana se né andò piangendo. Benjamin arrivò alla sponda del fiume, scese a terra e attraversò la

foresta ma, quando arrivò al monte, gli capitò davanti un grosso orso che aveva saltato il pranzo e

voleva mangiarselo. Il topolino di fretta scappò sul monte Canai e , arrivato finalmente sulla cima,

prese la gemma. Al suo ritorno però non c'era più nessuno, tutti a nanna! Così corse velocemente

dal grande gufo e gli consegnò la gemma e cosi vissero tutti felici e contenti.

LITIGIO A NON FINIRE

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

Un giorno scesi in strada a giocare a calcio con i miei amici. Ad un certo punto decidemmo di

spostarci in un vialetto dove c’era il cancello di proprietà di una signora. Facemmo questa scelta

perché, giocando per strada, rischiavamo che il pallone venisse schiacciato ogni volta che passava

un’automobile. Inoltre, era pericoloso poiché potevamo di essere investiti.

Mentre giocavamo, un mio amico, che si chiama Gaetano, calciò il pallone dall’altra parte del

cancello in quanto lui è più grande e forte di me.

Io ci litigai e gli dissi: “siccome tu hai tirato il mio pallone dall’altra parte, ora tu devi andare a

prenderlo”. Lui rispose: ”ma sei stato tu a dire che volevi venire a giocare qui!”. Proprio in quel

momento io capii che, forse, la colpa era mia! Litigammo così tanto che lui se ne andò. Infine, mi

misi a piangere e lui tornò indietro a consolarmi e mi aiutò citofonando alla signora, ma non rispose

nessuno.

Più tardi, poco dopo essere tornato a casa, arrivò Gaetano che citofonò e si presentò con il pallone.

Lo lasciò nell’ascensore ed io potetti riprenderlo. Dal quel giorno in poi non litigammo più e gli

promisi di essere per sempre suo amico.

UN GIORNO DIVERTENTE

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

Un bel giorno di scuola, nella nostra classe è arrivato un bambino nuovo. Era rumeno, parlava

un’altra lingua quindi aveva difficoltà nell’esprimersi in italiano come noi e anche difficoltà nel

leggere. La maestra mi ha messo vicino a lui, per aiutarlo; io lo aiutavo così tanto che si è

affezionato a me e quindi siamo diventati amici. Finita la scuola arrivò l’estate. Un giorno andai alla

“Riva del Sole”. Sono andato a farmi un bagno giù a mare e poi sono andato a mangiare al bar. Qui

ho incontrato di nuovo il mio amico di banco, ci siamo abbracciati e salutati; abbiamo mangiato allo

stesso tavolo, mentre mangiavamo, mi ha detto che anche lui veniva alla Riva del Sole. Dopo

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mangiato ci siamo fatti un altro bagno a mare, avevamo due pistole ad acqua e ci siamo fatti una

bella “sparatoria” d’acqua. Mentre eravamo fradici abbiamo bagnato altri bambini e abbiamo fatto

con loro amicizia. Ci siamo divertiti un mondo. Poi abbiamo anche pescato pesci, molti granchi e

anche crostacei. La giornata è finita e ci siamo salutati. Questa giornata l’ ho trascorsa benissimo

con il mio amico rumeno.

L'uccellino che imparò a volare

Nicolo' Maggio, 9 anni di Bari

Classe IV B “Scuola primaria G. Modugno Bitonto”

C’era una bambina che molto curiosa. Voleva scoprire molte cose, un giorno senti uno stormo di

uccelli passare sul tetto di casa sua e allora non sentendoli più si reco sul tetto della casa e vide lo

stormo di uccellini prese uno e la portato a casa. L’uccellino cresceva e mangia dopo qualche

mesetto era cresciuto così lo portò sul tetto.

" I CAPITANI"

PRIMO CIRCOLO DIDATTICO

LEONARDO TRICASE CLASSE 3 SEZ. D

SCUOLA PRIMARIA "GIOVANNI FALCONE"

C'era una volta un capitano che viveva solo ed era triste perchè il capitano Uncino gli aveva rubato il tesoro.

Poi andò su un'isola deserta e costruì una trappola.

Si aggiunsero nove marinai coraggiosi e insieme sconfissero capitano Uncino.

Tutti erano felicissimi perchè lo avevano battuto.

Erano diventati fortissimi !

Poi incontrarono un' altro capitano fortissimo e gli presero tutto l'oro.

Così diventarono ricchissimi.

MI PIACE CONOSCERE AMICI

LUCILLA MOSCHETTI 3 D

SCUOLA PRIMARIA “G. FALCONE” CONVERSANO

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Questa estate ero in vacanza con la mia famiglia.

Siccome non c’erano amici con me, ero triste. Ma al parco giochi ho trovato un gioco: era di un bambino.

Subito il bambino si è avvicinato, mi ha detto che il gioco era suo e che potevamo giocare insieme.

Il bambino si chiamava Gianni, aveva i capelli ricci e castani, delle scarpe lucide e bianche, dei pantaloni

rossi come il fuoco e una maglia bianca.

Io gli ho chiesto di giocare con me a calcio visto che eravamo in un campo grandissimo.

Abbiamo giocato tutto il pomeriggio fino quando il custode ci ha detto che stava chiudendo.

Martino e Alex

Ionut Savino

3^ D scuola Giovanni Falcone

Conversano (BA)

C’era una volta un gatto di nome Martino che amava molto la compagnia, ma spesso restava solo.

La sua solitudine era dovuta al fatto che nessuno accettava le sue strane orecchie, un po’ buffe per

essere quelle di un gatto.

Le sue giornate erano sempre tristi, grigie e buie quando all’improvviso si sentì osservato da

qualcuno ed ebbe la sensazione che quell’incontro gli avrebbe cambiato la vita.

Guardò in alto e vide un ragazzo di nome Alex che lo accarezzò dolcemente gli aprì le braccia per

abbracciarlo.

Subito Martino si lasciò coccolare ma era ancora molto timoroso perché temeva che anche Alex,

prima o poi, si sarebbe stancato di lui. Per la paura cominciò a correre più veloce che poteva, ma

Alex dietro di lui era pronto a tutto pur di prendersi cura di quel meraviglioso gatto dalle orecchie

strane.

Alla fine Martino si arrese all’amore del suo nuovo amico e i due vissero per sempre uniti come due

veri amici

LA BAMBINA SPERDUTA

Carola MALENA, alunna della classe III sezione D

I Circolo Didattico “G. Falcone” di Conversano

C’era una volta una bambina che non aveva né una famiglia né una casa, quindi si era persa nel bosco.

La sua famiglia se ne era andata lasciandola sola.

Un brutto giorno incontrò uno sconosciuto che le chiese: “ Mi potresti dare un po’ di cibo, per favore?”

La bambina rispose: “Sì, certo! Con piacere.” e gli diede un pezzo di pane e un po’ d’acqua.

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E loro fecero subito amicizia.

Poi una famiglia adottò la bambina sperduta che trovò, finalmente, una casa e delle persone con cui stare.

Ma la bambina dovette salutare lo sconosciuto e le dispiaceva, ma lui le disse: “Non dispiacerti, presto ci

rincontreremo.”

Un bel giorno la bambina e lo sconosciuto si rincontrarono e la bambina fu felicissima.

Da quel giorno vissero tutti felici e contenti.

BLACK BEAUTY E MARY

LUCIA CASTRIGNANO’ 3° D 1° Circolo Giovanni Falcone, Conversano

Un giorno, nella fattoria del Sig. Diamond, nacque un bellissimo puledro nero che James, il figlio del fattore

chiamò Black Beauty. Il cavallo crebbe bello e forte e insieme a James facevano delle lunghe cavalcate. Un

giorno la moglie del sig. Diamond si ammalò gravemente, c’era un brutto temporale e il dottore era

lontano. Così James ebbe l’idea di andare con Black Beauty a prendere il dottore. Fu molto pericoloso

perché mentre correvano, un fulmine colpì un albero e lo fece cadere, ma Black Beauty con un grande salto

superò l’ostacolo salvando James. Purtroppo il dottore dopo aver visitato la signora Diamond disse che non

c’era nessuna medicina per curarla. Così il sig. Diamond dovendosi dedicare alla moglie, decise di vendere

tutti gli animali della fattoria ed anche Black Beauty. Ma il povero cavallo finì nelle mani sbagliate: in quelle

di un uomo crudele che lo faceva lavorare da mattina a sera e lo maltrattava. L’unica consolazione per Black

Beauty era la sua amica Mary, una cavalla marrone che incontrava tutte le sere nella stalla. Dopo quasi

dieci anni di sofferenze, Black Beauty venne rivenduto, ma questa volta il cavallo fu fortunato , perché ad

acquistarlo era di nuovo il sig. Diamond che si era liberato dai problemi della moglie miracolosamente

guarita. Black Beauty era felicissimo di ritrovare James e quando entrò nella stalla la sorpresa fu grande

perché insieme al suo vecchio padroncino c’era anche Mary, la sua migliore amica. Così, Black Beauty e

Mary, vivendo insieme si innamorarono e furono felici nella fattoria Diamond.

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FRED E DESY IN VIAGGIO PER IL POLO NORD

Scuola “ GIOVANNI FALCONE”

I° CIRCOLO – CONVERSANO CLASSE 3° D

C’era una volta Fred, un pupazzo di neve triste e infelice perche’ aveva

capito che l’inverno era quasi finito e quindi sarebbe arrivata la fine

della sua vita. Trascorreva le sue giornate a pensare e ripensare per

trovare una soluzione. Finalmente un giorno disse:”Ecco, vado al Polo

Nord”, così si incamminò a fatica nella neve, passo dopo passo, lungo la

via incontrò un altro pupazzo di neve a lui sconosciuto che passeggiava

felice e contento. Fred incuriosito gli chiese: ”Come fai ad esserre così

felice? Tra un po’ arriverà la primavera e noi diventeremo una

pozzanghera di fango! ” Desy rispose: “Davvero, non ci avevo pensato e

ora che facciamo? “Tranquilla vieni con me andiamo al Polo Nord”,

“Certo, presto andiamo!”. Così continuarono insieme la strada e

trovarono un tram fermo. Fred e Desy salirono e dissero al conducente:

“ Due biglietti per il Polo Nord, per piacere!”, “Ecco a voi” rispose il

conducente e partì. Fred e Desy si accomodarono sui sedili, felici

incominciarono a canticchiare, ad un certo punto gridarono: - Aiutateci,

aiutateci, spegnete l’aria calda ci stiamo sciogliendo!!!!!. Ma nessuno

faceva nulla, quando ad un certo punto videro arrivare una renna

volante che si avvicinò al loro finestrino e in un balzo saltarono sulla

renna e per magia si ritrovarono finalmente al Polo Nord sani e salvi.

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UN CAGNOLINO PER UN’ AMICA

Marco Amodio - 3^ sez. D

1^ Circolo didattico - G. Falcone - Conversano

Un giorno una bambina andò a scuola con l’autobus ma lo perse.

Tra i cespugli del parco si sentiva un rumore e andò a scoprire che cos’ era.

Era un cagnolino tutto solo e aveva una zampa slogata, quindi se lo portò a casa e gliela fasciò.

Lo doveva nascondere perché sua madre aveva paura dei cani.

Lo nascose sotto il suo letto legato con una fune alla ruota.

Poi lo vide molto triste legato, quindi se lo portò a scuola e lo mise nello zaino.

Durante la lezione incominciò ad abbaiare e la maestra disse:<<Zitti non fate il verso del cane!>>.

Non erano i bambini, era il cane nello zaino, che a un certo punto uscì e incominciò a correre nell’aula.

La maestra sgridò Caterina e le mise una nota.

Poi la maestra ci pensò e decise di allevarlo e durante la ricreazione andavano in cortile a trovarlo.

Tutti a scuola erano felici e contenti di avere un bellissimo cane con cui giocare durante la ricreazione.

Un cane speciale

BENEDETTA DONGIOVANNI - CLASSE III SEZ. D

1° C.D. “G. FALCONE” CONVERSANO C’ era una volta un cane veramente speciale.

Un bel giorno incontrò una bimba di nome Alessia che si avvicinò a lui e gli disse : <<Ciao

cagnolino, sai che sei molto bello!?!>> e lui le rispose: <<Grazie! Vuoi sapere anche il mio nome?

OK te lo dico io : Philip >> .

Alessia si spaventò a sentirlo parlare e gridò talmente forte che il cane disse : <<Ahi, non ci sento

più!>> .

Alessia si scusò e da allora diventarono molto amici. Però, dopo qualche giorno, Alessia si dovette

trasferire in Canada e salutò per sempre Philip.

Arrivato il momento di partire, Philip, di nascosto, si infilò nel portabagagli dell’ auto di Alessia.

Quando Alessia lo scoprì, disse alla mamma: << Mamma, c’ è Philip!>> e le chiese se potesse

portarlo con sé.

La mamma disse di sì e partirono tutti felici e contenti.

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UN AMICO A GALLIPOLI

Martina Pascale 3a D Scuola Primaria “G. Falcone” Conversano (Bari)

Quest’anno, in vacanza, sono andata a Gallipoli e in spiaggia ho incontrato una signora africana con un

bambino legato con dei parei variopinti sulla schiena. Siccome è passata davanti a me, le ho chiesto se

potevo giocare con lui mentre lei faceva le treccine alle bambine vicino al nostro ombrellone. La signora me

lo ha fatto tenere in braccio e mi ha detto che si chiamava “Chicco”. Da quel momento siamo diventati

amici: giocavamo a fare i castelli di sabbia, a fare i cagnolini sulla sabbia, a fare i bagni insieme sul

materassino e a ricoprirci con la sabbia. Ogni giorno non vedevo l’ora di incontrarlo al mare e anche Chicco,

quando mi vedeva, era felice. Purtroppo la vacanza è durata una settimana e io e Chicco ci siamo dovuti

salutare.

LA BAMBINA SPERDUTA

CLELIA LESTINGI - CLASSE 3° D

SCUOLA PRIMARIA “GIOVANNI FALCONE”

CONVERSANO (BA

Un giorno nuvoloso Angelica passeggiava tranquilla. A un certo punto iniziò un temporale e

Angelica si rifugiò in un bar a bere una cioccolata calda. Mentre beveva la sua cioccolata una

bambina disse: “Mi sono persa in questo bar, mi aiuti?” E Angelica disse di sì.

La bambina le disse come si chiamava, quanti anni aveva e dove viveva.

Avevano cercato dappertutto, ma niente da fare.

A un certo punto Angelica sentì gridare la bambina: “Mamma!” Angelica si voltò e vide la bambina

abbracciata ai suoi genitori. ERA DAVVERO CONTENTA!

Un’amicizia per una caduta

SCUOLA PRIMARIA “GIOVANNI FALCONE”

CONVERSANO (BA)

C’era una volta una piccola e dolce gattina randagia di nome Lochet che viveva ad Amsterdam. Lei non

ricordava chi l’aveva cresciuta o se aveva una famiglia perché chiuque era stato accanto a lei l’aveva

abbandonata quando aveva pochi mesi. Lochet, ormai, era abituata a stare da sola, nonostante ciò, era una

gattina allegra e spensierata. Un bel giorno, stava facendo una passeggiata al parco e conobbe un gatto che

si chiamava Earls che la salvò da una brutta caduta. Quella sera e anche le successive i due gattini andarono

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a mangiare insieme. Lochet faceva visitare a Earls i posti più belli di Amsterdam, finchè non trovarono un

posto speciale dove fermarsi e dopo qualche anno si sposarono. Lochet non si era mai sentita così felice

perché finalmente aveva capito cosa significasse avere una famiglia.

IL BOSCO INCANTATO

SCUOLA PRIMARIA “GIOVANNI FALCONE”

CONVERSANO (BA

In un bosco vivevano fate, folletti e animali strani.

Un giorno una bambina di nome Alexa, guidata da un arcobaleno, arrivò in quel regno.

All’inizio era un po spaventata, ma quando incontrò un’unicorno restò a bocca aperta.

Dopo un po incontra un animale metà leone e metà falco.

All’inizio anche l’unicorno era spaventato, perché non aveva mai visto un animale così strano.

Esso si chiamava Zanna di Falco, ed essendo molto forte si offrì di proteggere la bambina, perché non tutti

gli abitanti del bosco erano buoni, come ad esempio Mal.

Mal era la regina delle spine che aveva il controllo di tutto il regno, ed ora era adirata con Alexa per aver

invaso il suo territorio.

Zanna di Falco le disse: “dobbiamo sconfiggere Mal, altrimenti tutto il popolo sarà in pericolo”.

I tre amici si misero in camino e, dopo aver distruto la spina regina, andarono a sconfiggere Mal, che fu

annientata in poco tempo.

Così il sole tornò a splendere.

Alexa fu triste di dover tornare a casa.

Chiamò l’arcobaleno che doveva riportarla indietro, e salutando i suoi amici gridò: “non vi dimenticherò

mai”.

Tornata a casa, Alexa corse dalla mamma e le raccontò la sua avventura…

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La sirenetta Ariel e le sue migliori amiche

Giorgia Fanelli 3^E Scuola elementare Giovanni Falcone – Conversano (BA)

C’ era una volta una sirenetta che non aveva neanche un’ amica con cui giocare , si sentiva tanto sola ed era

molto triste . A un certo punto vide Ariel, una sirenetta , si presentarono , chiacchierarono e diventarono

subito amiche. Ariel e Veronica trascorsero ogni minuto della giornata insieme fecero un pigiama- party e

mangiarono i pop-corn mentre videro un film . Il giorno dopo videro un’altra sirenetta che si chiamava

Simonetta, anche loro chiacchierarono, e gustarono un buon gelato all’ albicocca, Veronica all’anguria e

Simonetta alla ciliegia. Il giorno dopo videro un’altra amica ancora che si chiamava Rita, andarono al parco:

Rita, Veronica, Ariel e Simonetta andarono tutte sull’ altalena, sulla giostra volante, sulle montagne russe e

stavano ancora insieme…ecc. Infine ricevettero da Ariel il braccialetto dell’amicizia. Poi diventarono amiche

del cuore e rimasero sempre insieme!

Una bambina GENTILE

Scuola Giovanni Falcone - Conversano (BA) - 3^E Marilisa Buttaro

Un giorno una bambina gentile andò al parco e trovò un uccellino malato e disse: “Oh, mamma mia,

questo uccellino si è fatto veramente male!” . E lo curò.

Poi incontrò una bambina che si era fatta male alla caviglia e trovò una soluzione.

Ma un giorno trovò un coniglietto che era davvero malato ma trovò anche a lui una soluzione e

disse: ”Io ti curerò per forza, non posso arrendermi, io non ho rifiutato nessuno!”

Poi trovò una pianta molto forte e puzzolente ma lei non si arrese e fu così gentile che prese quella

sgradevole pianta e la portò al coniglitetto per curarlo ma si sporcò tutto il vestito! Dopo una

mezzoretta andò al fiume e se lo ripulì.

Dopo qualche giorno la regina la chiamò e le disse: “Tu sei stata così gentile con tutti e io ti

premierò. Tu sarai la bambina di nome Gentile”.

Un bambino perso.

Donatello Vitti classe III E scuola primaria “G. Falcone” Conversano (Bari)

Un giorno un bambino si perse, non trovò più i genitori, cercò,cercò ma non li trovò. Era molto triste perché

non trovò la sua casa,continuò a cercare e disse:”Che tristezza!”. Poi urlò:”Rivoglio i miei genitori e la mia

casa”. Si arrabbiò molto, urlò persino dalla rabbia. Ad un certo punto ritrovò i genitori e la sua casa. Era

molto felice e così vissero felici sia i genitori che il bambino. Il bambino giocava e si divertiva soprattutto

con i suoi genitori. E anche i genitori erano felici di giocare con lui.

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L’AMICA BALENA

Antonio Luigi Montrone III E scuola primaria “G. Falcone” Conversano (Bari)

C’era una volta una bambina a cui piacevano tanto le balene. Un giorno voleva realizzare il suo sogno,

quello di avere un’amica balena e proprio quel giorno, la mattina, il papà e la mamma la portarono al mare.

Sulla spiaggia trovò una balena, ma non era una balena come le altre, perché poteva parlare, infatti

continuava imperterrita a chiamare aiuto. A quel punto la bambina le andò subito a chiedere come mai si

trovasse sulla spiaggia, e la balena le disse che si trovava lì in seguito all’alta marea. La bambina si fiondò

subito al suo ombrellone chiedendo aiuto al suo papà. Il papà, a sua volta, chiese aiuto alle autorità che,

con delle corde, trascinarono la balena nell’acqua. Da quel giorno la balena andò sempre vicino alla riva per

poter parlare con la sua amichetta.

Caterina E I Folletti Scolastici

III E scuola primaria “G. Falcone” Conversano (Bari) Caterina era una bambina molto distratta, per questo lei aveva sempre brutti voti.

Un giorno le apparvero quattro folletti scolastici: Nascondina, Golosina, Pasticcio e Pagliaccio.

Lei domandò: -Ma voi, perché avete i vestiti colorati? I folletti non sono colorati!

-Ma noi siamo folletti scolastici e i folletti sono colorati.

Nascondina rubò a Caterina la sua gomma a forma di cuore che profumava di fragola, Golosina

mangiò i gessetti della maestra.

Caterina, tornata a casa, il nonno le chiese: -Che cosa avete fatto oggi?

Caterina iniziò a piangere.

Il nonno le domandò: -Perché piangi?

-Nonno, ho avuto un brutto voto.

Non fa niente Caterina, sei intelligente pure a me è successo quando ero piccolo come te.

-Nonno quando sarò grande come te non esisteranno più?

Alessandra Innamorato

UNA BIMBA DI NOME MARINA

III E scuola primaria “G. Falcone” Conversano (Bari)

Marina era una bambina che voleva diventare grande molto velocemente .

Lo chiese alla mamma ma le disse che ci voleva molto tempo per crescere ; anche il papà le rispose

ugualmente, però penso che se le avesse fatto un regalo l’avrebbe consolata.

Poi andò dalla zia e le chiese :

“ ma zia, come hai fatto a diventare così grande velocemente? “

La zia le rispose che ce n’è voluto di tempo per crescere e diventare alta .

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Poi Marina andò dalla nonna e le chiese, non convinta :

“ nonna come hai fatto a diventare così vecchia in poco tempo? “

E la nonna le rispose che anche lei ce ne ha messo di tempo per crescere e diventare vecchia .

Alla fine Marina si convinse e non chiese più a nessuno come poter diventare VELOCEMENTE GRANDE, ma

pensò tra sé e sé :

“ Saprò aspettare !!! “ e continuò a giocare e divertirsi.

Gloria Galli

LE ROCK STAR

III E scuola primaria “G. Falcone” Conversano (Bari)

C’era una volta una bambina che diceva sempre alla mamma e al papa’ che voleva essere una Rock Star con

la sua amichetta.

Allora chiese all’amichetta di fare la Rock Star e di esibirsi su un palco altissimo.

“Ciao mamma, ciao papa’ sono andata dalla mia amica a chiedere se noi possiamo fare le Rock Star!!!”.

La mamma e il papa’ risposero:”Ma siete troppo piccole per fare le Rock Star!!!”. E lei replico’ :”Mamma e

no, io voglio fare la Rock Star, dai, fammela fare, io non sono troppo piccola!!!”. E la mamma e il papa’

risposero:”Va bene, ok!!!”.

Allora fecero le Rock Star. Dopo lo spettacolo la mamma e il papa’ dissero:”Sono bellissime e dolcissime!!!”.

La bambina rispose alla mamma:”Ciaoooooo!!!Sono felicissima!!!!”

L’incontro con uno straniero

Palmisano Raffaello Classe 3^E 1° Circolo Didattico “ G. Falcone” Conversano (BA)

Insegnante Pirulli Rosa

In estate sono andato a Copenaghen ed ho conosciuto uno straniero.

L’ho incontrato sull’ aereo a Roma,andava con me a Copenaghen e stava nel mio stesso hotel : Tivoli.

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Siccome mia madre parla l’inglese gli abbiamo chiesto il suo nome e si chiamava Marco come un mio

compagno di classe. Era brasiliano ma viveva a Roma.

Marco sembrava un nonno perché aveva i capelli bianchi e gli occhi neri, ma aveva la pelle marrone.

Certi giorni lo incontravo a colazione e mi faceva ridere tanto anche se mi chiamava “mister cornetto”. La

colazione era molto ricca di: pane, nutella, dolci, frutta e i cornettini che io adoravo, perciò li prendevo

sempre. Marco mangiava quasi tutto e alcuni giorni si sedeva accanto a me.

Poi veniva con noi: ai musei,al parco di divertimenti, andavamo a cenare insieme, poi siamo andati all’ Hard

Rock Cafè, abbiamo mangiato le patatine e la carne e lui mi ha detto che in Brasile la carne è più buona.

Gli ultimi giorni siamo andati a prendere le bici: io e mio padre il tandem, mio fratello Antongiulio e mia

madre Tina la bici con il carrello e Marco la bici sua. Poi abbiamo girato per Copenaghen e in campagna.

Quando siamo scesi dall’aereo a Roma gli ho detto ciao e lui mi ha detto che verrà a Natale, forse, così

rideremo insieme di nuovo.

ILGRANDE ORCO ACCHIAPPABIMBI

III E scuola primaria “G. Falcone” Conversano (Bari)

C’era una volta un cattivo orco Acchiappabimbi.

Questo orco era cattivissimo, ogni giorno andava in un villaggio chiamato Stilghegramp; andava nelle case

del villaggio e rapiva i bambini monelli e li metteva nel suo sacco.

Un giorno gli abitanti del villaggio fecero una riunione, volevano farlo andare via. Quindi il giorno dopo

cacciarono l’orco e il sindaco gli disse: ”Non tornare mai più!”

L’orco, quando tornò nella sua grotta, chiamò i suoi fratelli per distruggere il villaggio. Però gli abitanti del

villaggio scoprirono il piano dell’orco; il sindaco, che era molto furbo, escogitò un piano; fecero tante

persone di paglia e in tutto il villaggio misero tanti esplosivi, così nella notte, quando gli orchi arrivarono nel

villaggio, scapparono tutti. Accesero la miccia e fecero morire gli orchi. Quella fu la morte deli orchi!

I bambini monelli che erano stati rapiti, furono liberati e tornarono al villaggio fra le braccia dei loro

genitori, perché, anche se erano monelli, i loro genitori non si sarebbero mai sognati di abbandonarli. Li

amavano tanto.

Massimo Troilo

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LA SIRENA MARINA

III E scuola primaria “G. Falcone” Conversano (Bari)

La sirena Marina è una principessa, suo padre è re Tritone e sua madre è la regina Arianna. Marina ha

anche delle sorelle di nome Giorgia e Alessia.

A Marina piace uscire dall'acqua, ma suo padre glielo vieta perché non gli piacciono gli

umani e molte volte la sgrida .

Le sue sorelle hanno la stessa abitudine .

Un giorno le tre sorelle andarono di nuovo fuori dall'acqua, quel giorno

trovarono una barca, andarono vicino e dentro la barca c'erano degli umani.

Le tre sirene si innamorarono, gli umani si chiamavano Eric, Marco e Francesco ma se li avessero sposati si

sarebbero trasformate in schiuma di mare .

Allora andarono dal delfino e gli chiesero come fare per sposarli.

Il delfino che se riuscivano a dar loro un bacio non si sarebbero trasformate in schiuma di mare.

Ma dovevano riuscire a baciarli prima che il sole tramontava.

Il terzo giorno le sirene riuscirono a baciarli in tempo, così gli umani si innamorarono di loro

e si sposarono.

E vissero per sempre felici e contenti.

Martina Zito III E G. Falcone Conversano (BA)

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U'amica per un bambino

Emanuele Matarrese Scuola Giovanni Falcone Conversano Bari

Un giorno una bambina si svegliò tardi e perse lo scuolabus, per questo era costretta ad andare a piedi e

arrivò a scuola tutta bagnata di sudore.

Appena entrò in classe non c'era nessuno e si accorse che mancava un'ora all'inizio delle lezioni.

Era arrivata troppo presto!

chiamando la mamma vide dalla finestra un bambino sotto la pioggia e gli disse:"Bimbo, perchè stai

correndo sotto la pioggia?"

Lui rispose:"Non ti preoccupare mancano solo quattro isolati per arrivare a casa".

Quella bambina cambiando la faccia disse:"Quattro isolati, quel bambino è pazzo". Scendendo le scale si era

accorta che era sparito e pensò "Quel bambino è una scheggia"!

Ad un certo momento la campanella suonò e si accorse che era passata un'ora giusta; andò in classe,si

affacciò dalla finestra e vide di nuovo quel bambino e disse:"Maestro posso andare in bagno?"

La maestra le rispose:"Certo ma fai presto!"

Quella bambina invece di andare in bagno scese dalle scale e andò a parlare con quel bambino e gli disse:"A

stare sotto la pioggia ti verrà un raffreddore!"

E lui:"Lo so,ma non è vero che ho una casa".

Lei disse:"Allora, ti invito a stare a casa mia!"

Lui fù felice e rispose:"Ma non possiamo andare stiamo a scuola!"

Lei si finse malata e la fecero andare a casa.

Lui andò con lei e appena arrivati a casa gli diede un bicchiere di cioccolata calda.

appena la ebbe finita di bere spuntò il sole e i due bambini vissero felici e contenti.

UN CAGNOLINO PER UN’ AMICA

Scuola Giovanni Falcone Conversano Bari

Un giorno una bambina andò a scuola con l’autobus ma lo perse.

Tra i cespugli del parco si sentiva un rumore e andò a scoprire che cos’ era.

Era un cagnolino tutto solo e aveva una zampa slogata, quindi se lo portò a casa e gliela fasciò.

Lo doveva nascondere perché sua madre aveva paura dei cani.

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Lo nascose sotto il suo letto legato con una fune alla ruota.

Poi lo vide molto triste legato, quindi se lo portò a scuola e lo mise nello zaino.

Durante la lezione incominciò ad abbaiare e la maestra disse:<<Zitti non fate il verso del cane!>>.

Non erano i bambini, era il cane nello zaino, che a un certo punto uscì e incominciò a correre nell’aula.

La maestra sgridò Caterina e le mise una nota.

Poi la maestra ci pensò e decise di allevarlo e durante la ricreazione andavano in cortile a trovarlo.

Tutti a scuola erano felici e contenti di avere un bellissimo cane con cui giocare durante la ricreazione.

IL MIO TESTO : SUPERMODELLE

Scuola Giovanni Falcone Conversano Bari

C’era una volta una modella che giocava nel prato, ad un certo punto sentì un rumore, si avvicinò e sbucò

un grande mostro che diceva : - chi sei tu?

- Io sono la supermodella – rispose- e tu?

- Io sono il mostro della giungla!

-Quindi vivi nella giungla?

-Si, rispose la modella.

Pum,Pum!- e ora chi è?

-Oh!! Ciao e tu chi sei?

-Io sono la supermodella e tu?

-Io sono l’amico del mostro, perché gli hai fatto qualcosa? spero di no! allora la modella se ne andò a finire

di giocare. Il mostro uscì dinuovo e disse: -modella, dove sei? Ad un certo punto comparve l’amico. – Ehi!

Mostro, chi cerchi?

-Cerco la modella, l’Ho vista un minuto fa vicino al mercato!..... allora vado subito! E cosi se ne andò a casa

triste, triste.

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Un’amica speciale

Scuola Giovanni Falcone Conversano Bari

Ero in vacanza e ci siamo conosciuti al mare.

Questa amica era molto speciale, il suo nome è Silvia.

La mattina dopo eravamo andati in città a comperare l’acqua, i cetrioli, dolciumi e bibite.

In hotel dopo mangiato eravamo andati a fare un pisolino e poi, alle ore 16:44, andavamo a

camminare sulla spiaggia. Il mare era tutto sporco e io dicevo: - Mamma, è troppo sporco non

voglio fare il bagno, oh!

Silvia mi diceva: - Dai, andiamo insieme, non ti preoccupare!

Un giorno era ora di tornare a casa e noi ci dicemmo: - Dai, ci sentiremo al telefono.

Ero in auto lei chiamò al telefono della nonna e me l’ha passata. E io ho detto: - Ciao, Silvia, come

stai? Sei arrivata a Perugia? Noi ancora no!

-Buona fortuna chiederò alla nonna se mi dà il tuo numero di casa.

Ero a conversano: - Mamma, posso chiamare Silvia?

-Ok Angelo!

-Ciao Silvia, il 2 ottobre è il onomastico, e il 29 è il mio compleanno.

Lei mi disse: - Auguri per il 2 ottobre, il 29 Auguri. – Grazie! Le risposi.

Angelo Zupone 3 E