L’intervista di Francesca Barbieri - · PDF fileTi giro qualche domanda che vorrebbero...

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L’intervista di Francesca Barbieri Nino D’Andrea Classe 1975 Mister Esordienti 2005 Da quanto tempo alleni all'Usmate? Sono all'ottava stagione ma come entusiasmo mi sento sempre alla prima! Hai mai avuto la tentazione di cambiare? Nonostante le sirene di altre realtà calcistiche, ho scelto di restare all'Usmate perché credo in questa Società ed ho fiducia nelle persone che qui lavorano. Con C. Santini condivido molte idee e progetti che, con nostra soddisfazione, si stanno sviluppando, in modo particolare lo sviluppo di attività a misura di bambino. Cosa ricordi del primo anno nell'Usmate? Il primo anno è stato un sogno, non mi sembrava vero, una società così gloriosa che affidava una squadra a me che arrivavo da realtà di oratorio. Mi ricordo ancora i tantissimi complimenti che ho ricevuto quell’estate e tutte le persone che mi dicevano “ma alleni ad Usmate?” con aria molto compiaciuta. La prima partita amichevole era stata contro il Milan, un ricordo fantastico, affrontavo una squadra allenata da An- drea Biffi, allenatore che fino a poco tempo prima vedevo sulle riviste di settore. Ricordo il lavoro con il Direttore Tec- nico di allora, E. Pozzoni, proveniente dal Monza, a cui sarò sempre grato per gli insegnamenti. Parlaci di questa stagione Questo è un anno ricco di aspettative ma soprattutto vede la concretizzazione di alcuni progetti: la realizzazione del centro sportivo, l'arrivo come Direttore Tecnico di Inacio Pià che mette a disposizione di allenatori e ragazzi la sua esperienza di giocatore di serie A e la sua grande disponibilità e competenza. Credo che poche società possano vantare una figura di rilievo come lui. Ma il cambiamento più importante riguarda l'attività offerta ai bambini, Cosa intendi? Quando sono arrivato l'attività della scuola calcio era solo il sabato adesso si è passati a 2 allenamenti e 1 partita alla settimana, senza dimenticare il preparatore atletico, i tornei di fine stagione, la festa di natale e le tutti i progetti ancora in cantiere, tutto con lo spirito di far crescere e divertire i nostri bambini. Posso essere contento perché vedo realizzarsi un’idea fortemente voluta da me e condivisa da Santini. Esordienti 2005 definisci in 3 aggettivi i tuoi ragazzi Quando entro nello spogliatoio finito l’allenamento ne tiro fuori una ventina di aggettivi….di ogni tipo, quindi passiamo alla prossima domanda... ASD NUOVA USMATE - Centro Sportivo Comunale via B. Luini - Usmate

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Page 1: L’intervista di Francesca Barbieri - · PDF fileTi giro qualche domanda che vorrebbero farti i tuoi ragazzi 2005: quando e come ti è nata la passione per allenare? Quale è stata

L’intervista di Francesca Barbieri

Nino D’Andrea

Classe 1975

Mister Esordienti 2005

Da quanto tempo alleni all'Usmate?

Sono all'ottava stagione ma come entusiasmo mi sento sempre alla prima!

Hai mai avuto la tentazione di cambiare?

Nonostante le sirene di altre realtà calcistiche, ho scelto di restare all'Usmate perché credo in questa Società ed ho fiducia nelle persone che qui lavorano. Con C. Santini condivido molte idee e progetti che, con nostra soddisfazione, si stanno sviluppando, in modo particolare lo sviluppo di attività a misura di bambino.

Cosa ricordi del primo anno nell'Usmate?

Il primo anno è stato un sogno, non mi sembrava vero, una società così gloriosa che affidava una squadra a me che arrivavo da realtà di oratorio. Mi ricordo ancora i tantissimi complimenti che ho ricevuto quell’estate e tutte le persone che mi dicevano “ma alleni ad Usmate?” con aria molto compiaciuta.

La prima partita amichevole era stata contro il Milan, un ricordo fantastico, affrontavo una squadra allenata da An-drea Biffi, allenatore che fino a poco tempo prima vedevo sulle riviste di settore. Ricordo il lavoro con il Direttore Tec-nico di allora, E. Pozzoni, proveniente dal Monza, a cui sarò sempre grato per gli insegnamenti.

Parlaci di questa stagione

Questo è un anno ricco di aspettative ma soprattutto vede la concretizzazione di alcuni progetti: la realizzazione del centro sportivo, l'arrivo come Direttore Tecnico di Inacio Pià che mette a disposizione di allenatori e ragazzi la sua esperienza di giocatore di serie A e la sua grande disponibilità e competenza. Credo che poche società possano vantare una figura di rilievo come lui.

Ma il cambiamento più importante riguarda l'attività offerta ai bambini,

Cosa intendi?

Quando sono arrivato l'attività della scuola calcio era solo il sabato adesso si è passati a 2 allenamenti e 1 partita alla settimana, senza dimenticare il preparatore atletico, i tornei di fine stagione, la festa di natale e le tutti i progetti ancora in cantiere, tutto con lo spirito di far crescere e divertire i nostri bambini.

Posso essere contento perché vedo realizzarsi un’idea fortemente voluta da me e condivisa da Santini.

Esordienti 2005 definisci in 3 aggettivi i tuoi ragazzi

Quando entro nello spogliatoio finito l’allenamento ne tiro

fuori una ventina di aggettivi….di ogni tipo,

quindi passiamo alla prossima domanda...

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Nei tuoi selfie ormai famosi li definisci: "più che una squadra". Perché?

Va beh se insisti te li dico adesso gli aggettivi, loro hanno un po’ le caratteristiche delle squadre più importanti che ho allenato: le qualità tecniche dei 2001, la caparbietà (quasi) dei 2002, l’allegria dei 2003 e la fratellanza dei 93-94 del Villanova (la mia prima squadra), metti insieme tutti questi ingredienti e….. direi che è più che una squadra.

Sei anche il secondo allenatore nei pulcini 2007 con due mister giovani e determinati.

Qual è la cosa più importante che cerchi di trasmettergli?

Mi piace mettere a disposizione il mio tempo e la mia esperienza per i giovani mister che vogliono avventurarsi in questo mondo fantastico, inoltre trovo importante confrontarmi con altri perché c’è sempre da imparare anche dai più giovani. Le cose più importanti che cerco di trasmettere sono: passione, organizzazione, buon senso e la capacità di sapersi mettere in discussione in modo da migliorare. Penso che la prima qualità per un allenatore deve essere la passione, in seconda battuta la perseveranza (imparata da mio papà), la pazienza (da mia mamma) e avere buon senso. Passione: penso sia superfluo spiegarne il perché è il motore di tutto. Perseveranti nel costruire e nell’elaborare il proprio progetto e gli allenamenti dal primo all'ultimo giorno con la stes-sa intensità e saper sempre stimolare i giocatori e esigere il loro impegno. Pazienti: saper attendere i risultati perché i giocatori non vanno tutti alla stessa velocità (i calciatori di settore giovani-le si costruiscono nell'arco di un decennio). Buon senso: saper valutare chi, quando e come; scegliere cos’è opportuno o inopportuno.

Come trasmetti i tuoi valori ai giocatori? Solo con l'esempio?

Le parole e i discorsi sono importanti ma lo è ancor di più un comportamento serio e professionale abbinato ad un impegno costante. I ragazzi hanno bisogno di modelli da seguire e noi allenatori siamo il primo modello. Ricordo che lo scorso anno un allenatore dell’Usmate mi ha raccontato che parlando con un suo amico che ho allenato in passa-to alla domanda “ti ricordi Nino?” gli ha risposto “ Fxxx !!! Nino è un’istituzione”. Mai complimento è stato più bello. Grazie Fabio

Un allenatore deve saper essere anche psicologo?

Penso che alla base della piramide dell’allenatore ci deve essere la psicologia, purtroppo è un tema che viene tratta-to poco, anche nei corsi, ma è un aspetto importantissimo su cui non mancano le idee per il futuro. Posso tranquilla-mente affermare, che darei in mano una squadra di piccolini ad un psicologo con poca esperienza calcistica, piutto-sto che il contrario.

Come ci si approccia ad allenare categorie diverse?

Ogni categoria ha il suo modo, non so spiegare come si fa, mi viene naturale, in 20 anni ho allenato dai 30enni ai bambini di 5 anni, ed in ogni situazione ho avuto un approccio diverso, naturalmente ho fatto anche tanti errori, ma quelli servono per crescere, e vedendo i miei capelli bianchi…. un pò sono cresciuto.

Che progetti hai per il futuro?

Per il futuro ho in mente tantissime idee da veder realizzare qui nell'Usmate. Continuare a lavorare con i giocatori dell'attività di base

Perché non pensi di allenare i grandi?

Ma sai che ho cominciato ad allenare nel '98 proprio una squadra di grandi? Era una squadra di amici e giocavamo al campionato CSI, ma mi sono presto reso conto che molti ragazzi 'grandi' avevano lacune che si portavano in dote da una crescita in settori giovanili che avevano badato più al risultato che alla formazione del giocatore, per cui ho deciso di avventurarmi nella formazione dei più giovani. Nel 2002 mi sono iscritto al corso FIGC e nel 2003 è comin-ciato questo cammino che dura ormai da 15 anni con quasi 200 giovani allenati.

Ora nulla mi dà più soddisfazione di vedere che nella mia squadra ci sono giocatori padroni delle proprie abilità, che si cerca sempre di impostare la partita non all'insegna della vittoria per un unico tiro in porta ma come obiettivo per-seguito con il gioco e l'impegno.

Comunque, in futuro....chissà...

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Che consiglio daresti invece ai genitori?

Ne darei solo uno molto semplice: non vedere una partita di settore giovanile con gli stessi occhi con cui si guarda una partita di serie A allo stadio o in televisione, le giocate che fanno i giocatori di serie A, le situazioni di gioco in quei contesti non si possono rivedere allo stesso modo in un campo di bambini di 9-10-11 anni, so che sembra ba-nale ma é quello che vivo e sento in alcune tribune….

La crescita calcistica di un bambino avviene attraverso l'insegnamento. Chiediamo loro cosa hanno imparato non cosa hanno vinto.

Frequenti corsi di aggiornamento? Quando riesco si, purtroppo allenando 3 volte la settimana più la partita non ho molto tempo, ma cerco di cogliere le occasioni. Ad esempio ho sfruttato anche un occasione di assistere ad una giornata formativa presso una società professionistica.

Tecnicamente parlando, hai novità per il girone di ritorno?

Si, con Mister Panzeri ha preso forma un'idea che da tempo avevo in mente di sviluppare con i miei giocatori. Volevo qualcosa che fosse un lavoro utile a tutte le categorie dell'attività di base. Si tratta di un’attività di allenamenti progressivi che va dal 1v1 e al 4v2 con molte varianti, (difensore fronta-le, laterale, in ritardo, etc…) beh prova ad immaginare quante ore di allenamenti si possono sviluppare??? E’ un progetto a“contenitori”, dal quale ogni allenatore può estrarre il tipo di attività in base all'obiettivo che ha in mente. Ritengo che l'allenamento così strutturato possa essere un ottimo lavoro tecnico,coordinativo,situazionale e di tattica individuale, dove si possono correggere molto i giocatori. Naturalmente l’idea non è rimasta sulla carta, perché abbiamo già tenuto una seduta, io, mister Panzeri e il mio otti-mo collaboratore Alessandro Busi, nella quale abbiamo sviluppato il primo step di questo lavoro e come previsto sia-mo molto soddisfatti, perché abbiamo potuto tastare la bontà tecnica dell’idea e soprattutto i ragazzi si sono molto divertiti allenandosi intensamente. Obiettivo raggiunto.

Cosa provi quando lasci una squadra?

Sono un mister che si lega molto al gruppo, li difendo sempre nessuno può toccarmeli, posso solo io, quindi quando li lascio provo un giusto mix di malinconia, per il legame creato ed entusiasmo perché so che un nuovo gruppo mi sta aspettando. E poi come dico sempre, ogni mio giocatore sarà un mio giocatore per tutta la vita come se fossero.... non dei figli ma dei fratelli minori

Hai mai giocato a calcio?

In cortile ho più presenze di Peter Shilton (per la cronaca 1390 tra nazionale inglese e club) ma praticamente da pic-colo ho giocato pochissimo, pulcini ed esordienti. Ho un fantastico ricordo di un torneo a 32 squadre giocato a Bellu-sco e delle scarpe da calcio che mia mamma mi ha comprato di 2 numeri in più. Poi ho girovagato tra basket e kara-te fino ai 16 anni. La fame di calcio è riesplosa dopo il militare, dove ho fondato una squadra con un gruppo di amici e li si torna al 1998.

Non mi vergogno di non aver un passato da calciatore, lo stesso Sacchi diceva “Non ho mai saputo che prima di essere un fantino bisogna essere stato un cavallo!” Di certo quando ho cominciato ad allenare i più piccoli ho cercato da subito, di non ripetere gli errori che i miei allenatori avevano fatto con me, ci avevo già visto lungo.

Squadra del cuore? Gobbo finché campo, mia mamma mi ricorda sempre che a 7 anni volevo farmi comprare la Gazzetta, era per vede-re i risultati della Juve al mundialito 83.

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Ti giro qualche domanda che vorrebbero farti i tuoi ragazzi 2005: quando e come ti è nata la passione per allenare? Quale è stata la partita che ti ha emozionato di più? Il tuo sogno nel cassetto legato alla tua attività

di Allenatore di calcio?

Vado in ordine: la passione per il calcio è sempre stata molto forte e siccome in italia siamo tutti allenatori a parole, io invece ho cercato di farlo in pratica e FIFA’98 come videogioco non mi bastava, allenare i giovani perché, come spiegato in precedenza, è stata la volontà di insegnare calcio.

La partita é stata quest’anno, semifinale torneo SASD, avversario MEDA, entriamo in campo con l’approccio sbaglia-to e il primo tempo finisce 3-0 per loro, all’intervallo una breve strigliata sistemiamo un paio di cose e in 15 min del secondo facciamo 3-3 e rischiamo anche di vincerla, solo la lotteria dei rigori ci ha battuto.

Sogno nel cassetto è allenare in un mondo calcistico dove si guarda più alla formazione dei ragazzi che al risultato, sperando che sia un sogno realizzabile e non un’utopia.

A quale allenatore ti ispiri e perché?

Brian Clough, un allenatore inglese molto simile a Mourinho come carattere, ma che a differenza voleva un bel gio-co, pulito e che dopo i successi con il Derby Country, portò in Nottingham Forest dalla 2 divisione a vincere la Pre-mier League e 2 Coppe dei Campioni in 4 stagioni, beh… unico. Vedetelo nel film “Maledetto United”.

Sappiamo che hai la passione per la cucina...da dove nasce?

Penso che ogni uomo sia un pò chef , come ogni mamma sia una cuoca, la mia è bravissima, pasta e fagioli azzic-cosa, Parmigiana di melanzane e pastiera sono il suo tridente (si capisce che è napoletana??). La mia passione na-ta anni fa quando andai a vivere da solo, non mi è mai piaciuto vivere di panini e 4 salti in padella, quindi mi sono cimentato da subito nella sperimentazione. La cucina è come il calcio, anche se un piatto ti esce male a pranzo….. hai la cena per rifarti.

Se l’intervista è finita, faccio io una domanda, posso ringraziare 2 persone?

Papà Antonio e mamma Carolina, i migliori allenatori del mondo

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