LINFORMAZIONE FRA SEMANTICA SOCIALE VISSUTI · definizione da indagare alla luce delle derive...

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1 L INFORMAZIONE FRA SEMANTICA SOCIALE VISSUTI SOGGETTIVI. Inclusione sociale, controllo, creatività di Giulia Caramaschi Oggi è diventato possibile percepire il tempo come una vasta, simultanea sospensione di tutto ciò che ci è possibile sapere e sentire, con strati flessibili ma compatti, punti, spazi, continuità e discontinuità. Questa prospet- tiva non ha alcun punto di fuga. Derrick de Kerckhove 1. Introduzione Da più di una ventina d anni la letteratura sociologica affronta le trasformazioni che caratterizzano la contemporaneità lasciando intendere che siamo di fronte a una svolta epocale dai tratti ancora incerti e non bene definiti. La sensazione più frequente, sia nella letteratura sociologica ed economica, sia nell ambito del sistema dei mass media, è che il cambio di scala che caratterizza la fase del capitalismo avanzato sia da ricondursi in primo luogo a due specifiche tendenze: la crescente tecnologizzazione che caratterizza le dinamiche comunicative e i percorsi della globalizzazione. L espressione comunemente utilizzata e ormai diffusa nell ambito della società civile per descrivere il sociale contemporaneo è appunto quella di società globale dell informazione. Questo contributo intende esplorare la semantica dell informazione, ovvero il patrimonio di idee, di metafore e di immagini che la società sviluppa intorno al concetto di informazione e alle sue molteplici declinazioni. Il presupposto di base è che la semantica rappresenti una lente di osservazione privilegiata per comprendere gli aspetti cruciali della struttura della società e dei suoi meccanismi di inclusione, ma anche delle soggettività che la abitano e che elaborano i loro percorsi identitari e relazionali sullo sfondo delle descrizioni e dei linguaggi del sociale. Il quadro teorico di riferimento che ci permette di parlare dalla società e

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L INFORMAZIONE FRA SEMANTICA SOCIALE VISSUTI

SOGGETTIVI. Inclusione sociale, controllo, creatività

di Giulia Caramaschi

Oggi è diventato possibile percepire il tempo come una vasta, simultanea sospensione di tutto ciò che ci è possibile sapere e sentire, con strati flessibili ma compatti, punti, spazi, continuità e discontinuità. Questa prospet-tiva non ha alcun punto di fuga.

Derrick de Kerckhove

1. Introduzione

Da più di una ventina d anni la letteratura sociologica affronta le trasformazioni che caratterizzano la contemporaneità lasciando intendere che siamo di fronte a una svolta epocale dai tratti ancora incerti e non bene definiti.

La sensazione più frequente, sia nella letteratura sociologica ed economica, sia nell ambito del sistema dei mass media, è che il cambio di scala che caratterizza la fase del capitalismo avanzato sia da ricondursi in primo luogo a due specifiche tendenze: la crescente tecnologizzazione che caratterizza le dinamiche comunicative e i percorsi della globalizzazione.

L espressione comunemente utilizzata e ormai diffusa nell ambito della società civile per descrivere il sociale contemporaneo è appunto quella di società globale dell informazione.

Questo contributo intende esplorare la semantica dell informazione, ovvero il patrimonio di idee, di metafore e di immagini che la società sviluppa intorno al concetto di informazione e alle sue molteplici declinazioni. Il presupposto di base è che la semantica rappresenti una lente di osservazione privilegiata per comprendere gli aspetti cruciali della struttura della società e dei suoi meccanismi di inclusione, ma anche delle soggettività che la abitano e che elaborano i loro percorsi identitari e relazionali sullo sfondo delle descrizioni e dei linguaggi del sociale.

Il quadro teorico di riferimento che ci permette di parlare dalla società e

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della sua semantica è la teoria dei sistemi sociali che descrive la società come un sistema operativamente chiuso che ha come proprio riferimento la comunicazione in quanto realtà emergente. Tuttavia la proposta che qui si avanza è che non sia sufficiente osservare esclusivamente agli aspetti sociali dei mutamenti in atto; al contrario sembra essere quanto mai necessaria una teoria della comunicazione che sappia cogliere anche gli spazi irriducibili dell esperienza (Mazzoli 2001), per poter rendere conto dei percorsi individuali e relazionali che prendono forma nel sociale e che, al tempo stesso, esercitano sulla società una costante e imprescindibile fonte di irritazione.

2. Tracce semantiche nella società globale dell informazione

Cominciamo dall informazione dunque, intesa non tanto come processo, ma come concetto, come costrutto comunicativo che è entrato a far parte della semantica della società e che ha dato vita all etichetta di Società globale dell informazione, intesa oggi come principale descrizione della società attuale.

Da una parte si tratta di una descrizione che trova il suo fondamento nella co-evoluzione fra semantica e media della comunicazione, dall altra è una definizione da indagare alla luce delle derive strutturali della società che la semantica traduce e rende visibili in termini condivisi.

2.1 Società globale dell informazione e media della comunicazione

L intreccio fra semantica e tecnologie della comunicazione può essere letto in rapporto all evoluzione delle forme di memoria e di sapere che hanno caratterizzato le diverse epoche.

È una storia che parte dalle società orali1 o caratterizzate da una scrittura non alfabetica, nelle quali il sapere si fonda su narrazioni mitologiche che condensano legittimità e fondatezza in se stesse, senza bisogno di ricorrere a una fonte autorevole esterna (Cassirer 1930, Lyotard 1979). Si tratta di una tipologia di semantica fondata sul mito2, che si orienta alla distinzione fra noto e ignoto, o meglio fra superficie e profondità delle cose che, oltre la loro apparenza concreta, nascondono valori e riferimenti divini o ancestrali.

In correlazione con la scrittura alfabetica la semantica si ancora

1 Proponiamo qui, a titolo esemplificativo, un breve e sommario excursus sull evoluzione delle tipologie semantiche in relazione ai media e alla società. Per approfondimenti si rimanda, fra gli altri, a Ong (1982, op. cit.), McLuhan e McLuhan (1988, op. cit.), Luhmann e De Giorgi (1992, op. cit.), Boccia Artieri (2004, op. cit.). 2 È stata definita semantica divinatoria (Esposito 2001) ed è associata alle forme di sapere teocentriche (Qvortrup 2003) che caratterizzano le società pre-moderne.

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principalmente al testo scritto che assume una valenza oggettivante e incarna il valore della legittimità. Il pensiero teocentrico viene via via sostituito dalla cultura antropocentrica (McLuhan, McLuhan 1988) che si sviluppa a partire dal Rinascimento in poi. È così che prende forma una semantica che sostituisce il sapere narrativo a un sapere scientifico (Lyotard 1979) che ricerca il valore ontologico delle cose, il dogmatismo e i criteri di evidenza e plausibilità.

Con la stampa e in seguito con i mass-media prende forma un modello semantico sviluppato sull idea di Cultura e sulla distinzione fra soggetto e oggetto di conoscenza. Inizia una fase successiva che solo i nuovi media della comunicazione saranno in grado di realizzare appieno. L evidenza e il dogmatismo perdono il loro valore ontologico incrementando le dinamiche della contingenza già inaugurate dalla scrittura, mentre la fondatezza acquisisce un valore via via più relativo, fino a prefigurare la crisi di legittimità che, nell epoca contemporanea, caratterizza ogni ambito del sapere (Lyotard 1979).

L evoluzione della memoria sociale dunque riflette notevoli incrementi dei livelli di differenziazione del sapere e di varietà delle operazioni ad esso connesse.

Ora, però, nuovi mutamenti sono in corso. Le nuove tecnologie hanno trasformato gli orizzonti della comunicazione e ci hanno permesso di sbarazzarci, forse del tutto, di forme di sapere riconducibili a parametri di universalità e oggettività, oppure legati all idea di una Cultura, per sua natura contingente ma dai confini riconoscibili: parliamo infatti non di Cultura ma di culture, di ibridazioni, forme di piccole narrazioni autovalidantesi (Mazzoli 2001 e 2004).

Le pratiche di diffusione del sapere, inoltre, sono sempre più legate a un sistema dei media che sta cambiando di fronte ai nuovi linguaggi dell interattività e della convergenza, fino mostrarci nuove pratiche di personalizzazione e di produzione del sapere e la fine della società di massa, tradizionalmente associata ai media di massa.

Per certo una nuova semantica sta emergendo: le sue parole chiave sono appunto globalizzazione, società dell informazione o della conoscenza.

L incremento dei livelli di varietà è facile da intuire. Ciò che appare meno chiaro è il rapporto fra varietà e ridondanza che definisce gli specifici caratteri di questa memoria3. In altri termini, ciò che occorre comprendere è come

3 La memoria si basa infatti su una specifica combinazione fra ridondanza e varietà, ovvero sull equilibrio fra stabilità di tematiche ricorrenti ed elementi di innovazione che si innestano sulle forme pre-esistenti di elaborazione del senso. Per questo il rapporto fra ridondanza e varietà non è da intendersi necessariamente come inversamente proporzionale: al contrario, la riorganizzazione delle ridondanza, l individuazione di nuove connessioni fra concetti già noti, comporta, per una teoria o semplicemente per la descrizione di schemi

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possono essere mantenuti dei parametri di stabilità di fronte alla molteplicità e all eterogeneità degli elementi che caratterizzano il sociale contemporaneo.

Cominciamo ad osservare ciò che, come manifestazione più esplicita e superficiale, la semantica mette a disposizione.

Una prima e banale considerazione è che si tratta di una descrizione che ci parla delle tecnologie della comunicazione (società dell informazione). Tuttavia, se andiamo un po più a fondo, ci rendiamo conto che i discorsi sulla tecnica possono svelare meccanismi piuttosto complessi che hanno a che fare con la ricorsività che caratterizza il sociale.

Come abbiamo sottolineato infatti, la semantica trova la propria origine in connessione con i mezzi di comunicazione. La semantica della società dell informazione si spinge oltre: include gli stessi mezzi nelle proprie descrizioni.

Non è chiaramente un fatto del tutto nuovo ma pare ora essere spinto alle estreme conseguenze. La semantica fondata sull oralità, non parlava delle pratiche orali della comunicazione. Con la scrittura invece si sviluppa la scienza retorica4 che consente di osservare i meccanismi di riflessività secondo i quali la comunicazione inizia a descrivere se stessa in relazione alla legittimità, all efficacia e alla forma del discorso.

Con la Cultura questi meccanismi vengono enfatizzati: basti pensare alla nuova consapevolezza nei confronti dei linguaggi mediali, delle loro potenzialità, che caratterizza le diverse forme culturali dalle arti, alle manifestazioni di massa, all industria culturale (Gemini 2003).

Per questo possiamo dire che la semantica della società dell informazione si fonda direttamente sui meccanismi di autoreferenza della comunicazione che non solo descrive se stessa, ma si esplicita come primo e unico orizzonte per la descrizione del mondo. Ci troviamo dunque di fronte a una società la cui operazione principale è quella di comunicare sulla comunicazione.

In altre parole, i mezzi di comunicazione costituiscono il fondamento della semantica attuale per due motivi: da una parte, come per ogni tipologia di semantica, forniscono il substrato comunicativo, il linguaggio, che ne permette l emergenza, dall altra rappresentano il contenuto, sono uno dei temi centrali delle descrizioni della società e dei suoi elementi.

Stiamo parlando dunque di un processo circolare che ci porta a riconoscere

comportamentali (mode, pratiche espressive), una più elevata solidità che consente di tenere in considerazione una maggiore varietà di elementi (Luhmann, De Giorgi 1994). 4 È la retorica la prima scienza sul linguaggio orientata alla persuasione, nella sua accezione pragmatica (con i sofisti, nel V sec. a.C., e Aristotele, nella seconda metà del IV sec. a.C.), e successivamente allo stile, con obiettivi di natura estetica (in particolare con Quintiliano con il suo De institutione oratoria, I sec. d.C.).

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l emergenza di una semantica che radicalizza la ricorsività trasformando la propria origine (i mezzi di comunicazione) nel proprio scopo.

A ben vedere, abbiamo già raccolto diversi indizi che ci permettono di approdare alle dinamiche di virtualizzazione che caratterizzano la contemporaneità.

Per comprendere meglio, osserviamo le pratiche di produzione della ridondanza che caratterizzano i diversi tipi di semantica.

La semantica mitologica comportava notevoli livelli di ridondanza fondati sui rituali connessi a narrazioni mitologiche. La semantica antropocentrica, associata prevalentemente alla scrittura, implicava invece forme di ridondanza connesse alla legittimità e alla fondatezza dei saperi, orientate, del resto, a fornire i presupposti per la gestione di varietà. La semantica della Cultura, che affonda le radici nel relativismo e nella contingenza, organizza(va) la propria ridondanza su principi di natura simbolica, ancor meno vincolanti: non più legittimità ma coerenza, paradossalmente orientata a permettere l incremento di varietà.

Nel caso della semantica della società dell informazione il processo si mostra ancora più contraddittorio. In apparenza questa descrizione si fonda su una totale rinuncia alla ridondanza basata sulla legittimazione di tutte le forme di varietà: ammesso però che si tratti di forme di varietà funzionali alla riproduzione della comunicazione.

È una semantica che lascia intendere, forse per la prima volta in modo evidente, come la società sia del tutto svincolata da riferimenti di ordine normativo o materiale. È così che queste descrizioni ci parlano di un sociale che riproduce i propri elementi e le proprie regole a partire dagli stessi elementi e dalle stesse regole: in maniera auto-referente e ricorsiva (Piazzi 1999).

2.2 Società globale dell informazione e struttura della società

Se l espressione società dell informazione, analizzata in combinazione con i mezzi di comunicazione, è particolarmente illuminante per cogliere la ricorsività del sociale e delle sue descrizioni, si mostra altrettanto rivelatrice se osservata alla luce delle dinamiche che caratterizzano la struttura della società.

In primo luogo questa espressione ci indica come la nostra società si espliciti come il luogo della comunicazione. O meglio: come sappiamo la società è costituita da comunicazione (Luhmann, De Giorgi 1994). Ma in questo caso, forse di nuovo per la prima volta, riscontriamo una forte consapevolezza nei confronti di questa peculiarità.

La comunicazione diviene innanzitutto una risorsa produttiva. Ce lo spiega, ad esempio, la centralità del terziario avanzato che ha gradualmente soppiantato un economia basata sulla produzione; il fenomeno è ancora più

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evidente se pensiamo alla finanziarizzazione dell economia che sposta l asse dalla produttività verso una redditività completamente svincolata dalla logiche di mercato e sempre più soggetta a eventi sociali e politici o alle percezioni soggettive degli analisti (Capra 2002). Ugualmente, nell ambito del quotidiano, la comunicazione può essere pensata come un occasione esperienziale che ha a che fare con l accesso ai canali culturali, di formazione, di welfare, di democrazia partecipativa.

Centralità della comunicazione, dunque, da intendersi, però, come crescente processo di virtualizzazione del sociale.

Da un lato, infatti, la comunicazione viene pensata sempre meno in funzione della sua specificità immanente legata al suo intrinseco valore d uso: al contrario, si esplicita come risorsa, come merce dotata di valore di scambio. Dall altro, queste dinamiche ci permettono di riconoscere come le risorse sulle quali il sociale e le forme della vita si fondano assumano una natura immateriale (Gorz 2003) che ha a che fare con meccanismi sempre più astratti e contingenti.

Se ci soffermiamo sull evoluzione della struttura della società possiamo osservare che l emergenza di questi caratteri è rintracciabile nel passaggio da società segmentarie, strutturate sull uguaglianza dei diversi ambiti differenziati in relazione alla parentela o al territorio, a società stratificate, strutturate in classi sociali diseguali sulla base della ricchezza e di riferimenti simbolici.

Il corrispettivo semantico è dato dalla sostituzione dei concetti di origine e di appartenenza con precetti finalistici orientati alla definizione di scopi da perseguire socialmente; dalla trasformazione dell immaginario mitologico, orientato alla discendenza e al legame fra un Ordine superiore e il territorio, in una cultura dell Umanesimo che ha come riferimento ultimo l idea di responsabilità individuale. Da qui la nascita di ideologie che fanno propria la contingenza, fondate sulla divisione del lavoro e sulla carriera, il cui ideale corrispondente è quello di libertà e uguaglianza nel senso di uguali possibilità per tutti, proprio come indica la semantica borghese (Luhmann 1997).

Il passo evolutivo successivo è quello della differenziazione funzionale, che a partire XVIII secolo si specifica come nuova struttura della società. I confini interni alla società si definiscono a partire dai confini dei sistemi di funzione il cui rapporto non è regolato gerarchicamente a livello della società globale. Ogni sistema, del resto, è esclusivamente orientato alla propria funzione, a partire dalla quale, attraverso meccanismi altamente selettivi, si rapporta con gli altri ambiti del sociale.

Questo tipo di struttura non può essere correlato a semantiche orientate allo scopo o supportate dall idea di principi regolatori di carattere universale; nemmeno si può costruire sulla centralità dell individuo, inteso come entità densa, dai contorni definiti. Al contrario, il profilo personale è descritto come

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frammentato, in riferimento ai diversi ambiti del vivere sociale (familiare, professionale, politico, amicale ecc.).

Allo stesso modo le idee si differenziano, agganciandosi ai diversi sistemi di funzione e il sapere assume una forma poliedrica (Lyotard 1979, McLuhan, McLuhan 1988): si configura in diversi territori di conoscenze e di esperienze potenzialmente, ma non necessariamente, interconnessi.

La differenziazione funzionale e la sua semantica permettono dunque alla società di gestire notevoli livelli di contingenza e di estendere incessantemente i propri confini, non più connessi a logiche territoriali o identitarie, ma solo ai diversi ambiti funzionali del sociale. I nuovi mezzi di comunicazione, del resto, scardinano i tradizionali vincoli di spazio e di tempo, rendono il mondo più piccolo, ampliano le possibilità di comunicazione accelerando a loro volta il processo di erosione dei confini.

Da questa prospettiva, la nuova acquisizione evolutiva della società funzionalmente differenziata, collegata allo sviluppo delle reti e delle tecnologie della comunicazione, è data dall emergenza della cosiddetta società-mondo (Luhmann 1997).

Si tratta di riconoscere un ulteriore punto di svolta, tradotto, nelle auto-descrizioni del sociale, con il termine globalizzazione.

Sul piano della semantica, la nozione unitaria di Cultura, se pur per sua natura relativa e contingente, non può più essere soddisfacente. L idea di Cultura infatti è associata a confini piuttosto rigidi, di ordine territoriale (cultura europea e americana), religioso (cultura cattolica e islamica), persino relativo alle classi sociali (cultura alta o cultura bassa), e così via. Tuttavia, com è noto, non è più così semplice tracciare tali suddivisioni e i diversi ambiti culturali paiono piuttosto rimescolati, se non ibridati, fra loro, al punto da rendere sfumate le usuali demarcazioni con le quali pensiamo la nostra società.

La descrizione del mondo globale, allora, ha il compito rileggere, spiegare e rendere concettualmente comprensibile tale rimescolamento che dà forma al nuovo ordine

o disordine

globale. Si tratta, in particolare, di tradurre in termini accettabili le categorie della contingenza, ovviamente senza ricorrere all idea di coerenza e di stabilità.

L etichetta di società globale dell informazione appare quanto mai adeguata per indicare questo orizzonte di senso connotato da un elevata complessità e fondato su dinamiche di natura del tutto immateriale, comunicativa appunto.

Non è un caso, infatti, che si parli di società globale dell informazione e non della comunicazione. È vero che l informazione è una componente fondamentale della comunicazione, ma porre l accento soprattutto su questa variabile significa mettere in secondo piano gli aspetti relazionali che fondano l atto comunicativo. Dire informazione significa prescindere dalle relazioni

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interpersonali o dalla co-presenza fra i comunicanti: significa fare riferimento a una realtà comunicativa emergente e svincolata dalla specificità e dai vincoli spazio-temporali.

Non solo. La stessa idea di informazione è connessa all idea di novità: un contenuto comunicativo già noto non è informativo. La semantica della società dell informazione, dunque, include in sé un particolare interesse per la sorpresa: privilegia l instabilità alla coerenza. Operazione quanto mai necessaria in un sociale in grado di abbracciare l intero globo, senza orientarsi al proprio interno a categorie e demarcazioni rigide.

Informazione, infine, per riprendere la tradizione cibernetica, indica l unità di misura della libertà di scelta che si ha quando si sceglie un messaggio (Shannon, Weaver 1949). L espressione società dell informazione, allora, rimanda direttamente all idea di libertà (dunque contingenza, varietà, complessità), ma, per uscire da visioni ingenue, è bene sottolineare come si ricolleghi a processi di quantificazione in grado di eludere il valore qualitativo delle cose, per privilegiare una varietà dalla natura misurabile.

A ben vedere, si tratta di una semantica che permette di gestire le diversità di valore, trasformandole in differenze che possono convivere nello stesso orizzonte di senso. In questo modo la nostra epoca può gestire la contemporanea presenza di mondializzazione e localismi, secolarizzazione e fanatismi, orientamento alla professionalità e valorizzazione della vita privata ecc. Sono certamente tendenze fra loro discordi, che divengono però qualitativamente uniformi una volta tematizzate nella varietà del sociale e rese così funzionali alla riproduzione della comunicazione. Questo è lo snodo cruciale.

Ma non è tutto. Anche la descrizione del sapere, orizzonte sempre più variegato e apparentemente centrale nella contemporaneità, si muove su analoghi percorsi. Non è un caso infatti che un altra espressione chiave

e particolarmente rivelatrice

della semantica attuale sia proprio società della conoscenza. L idea di conoscenza, infatti, può essere considerata come l equivalente funzionale dell idea di Cultura. Ma i caratteri che esprime sono ben diversi da quelli connessi all idea di sapere perché rappresentano una radicalizzazione estrema della virtualizzazione.

Spesso associata all ambito economico (economia della conoscenza), la conoscenza diviene uno strumento di produzione, assume quindi la forma del Capitale. Ciò rimanda alla potenziale riduzione di tutte le attività umane

cognitive, estetiche, relazionali ecc.

ad attività produttive, strumentali. Conoscenza e attività umane, allora, non più come specificità, ma nella loro nuova veste di competenze, prive di un valore d uso e caricate di un valore di scambio che le rende equivalenti in termini qualitativi.

Non è tutto. Se l associazione di conoscenza e Capitale implica uno

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svilimento dell umano, comporta anche una profonda svalutazione del sapere stesso (Gorz 2003), svuotato di quel valore ancestrale connesso alla tradizione, alle storie individuali e collettive. Il Sapere diviene informazione: in un certo senso scompare nelle dinamiche della virtualizzazione.

Pensiamo, per fare un esempio, al proliferare di corsi

moda tipica degli ultimi decenni

che consentono, nel tempo libero, come hobby, di acquisire conoscenze su determinate attività

corso di fotografia, corso di ceramica, corso di yoga, corso di ballo latino-americano, corso di teatro e così via. Esempi di contingenza ma, sopratutto, esempi dell idea di conoscenza legata alla sua trasmissibilità, e non al sapere da acquisire giorno per giorno in un contesto culturale specifico e attraverso una costante pratica. Un sapere certamente depotenziato, svilito appunto a mera informazione.

Si tratta di dinamiche necessariamente implicate nella struttura della società e ben tradotte, in maniera semplificata e accettabile, nelle diverse declinazioni di società globale dell informazione.

Per questo, anche se analizzata in abbinamento con la struttura della società, questa semantica lascia ancora intendere in modo esplicito, come la società sia orientata allo svincolamento delle specificità degli elementi fondano il vivere sociale. O meglio: i particolarismi, le storie individuali, i riferimenti tradizionali divengono funzionali nella misura in cui si rapportano alla contingenza, si trasformano, per così dire, in differenze private del loro valore specifico (Bartoletti 2004).

3. La costruzione dei confini nella società globale dell informazione

La semantica della società dell informazione, decostruita e ricomposta in questi termini, si rivela un dominio di conoscenza in grado di tradurre le dinamiche di ricorsività e contingenza che caratterizzano la società. È così che riflette i percorsi di virtualizzazione del sociale, i quali, in virtù della loro astrattezza, poco sembrano avere a che fare con l ambito dell umano.

Ma la società, si sa, non può prescindere dalle persone. Il punto, allora, è quello di cercare di capire come il dominio di conoscenza messo a disposizione da questa semantica possa tradursi nella concretezza del vivere, come proposta sociale, come riferimento per modelli comportamentali adeguati per la costruzione di una soggettività che trovi una collocazione all interno di queste dinamiche.

Da una parte, ciò impone di gettare uno sguardo alla raffigurazione di modelli identitari e relazionali che rientrino nei confini del sociale. Dall altra diventa cruciale osservare come gli individui possano fare i conti con questi modelli per attualizzare strategie concrete e creative di inclusione.

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3.1 I luoghi della soggettività

Le descrizioni alle quali la società si orienta, sembrano essere sempre più protese verso il dominio della tecnica e del sociale.

A ben vedere infatti il vero punto di svolta che questa semantica indica non è riducibile semplicemente all incremento di complessità o ai percorsi di virtualizzazione connessi alla globalizzazione e alla digitalizzazione. C è qualcosa di più profondo che ha a che fare con lo statuto dell umano. Il nuovo scarto sembra essere quello che ci permette di sbarazzarci non solo dell idea del soggetto moderno (denso, pesante, determinante) presente anche nei discorsi sull identità collettiva della società di massa e nella semantica della Cultura, ma del riferimento stesso alla dimensione della soggettività (Abruzzese 2004).

Il transito è verso il post-umano (non a caso, altra parola chiave della semantica5) che sembra indicare, in primo luogo, un accrescimento delle facoltà umane, da quelle sensoriali (come dimostrato nei diversi esperimenti di tecnoarte), a quelle cognitive e comunicative (ad esempio le possibilità di estroflessione della memoria), fino al potenziamento o alla sostituzione di alcune funzioni vitali (si pensi alla portata degli innesti biotecnologici che consente ora l ingegneria genetica).

D altra parte, però, il post-umano rappresenta un dominio di senso nel quale il soggetto si fa altro rispetto alla sua singolarità biopsichica. La trascende e, così facendo, in qualche modo la svilisce, uniformandola alle regole della tecnologia o della scienza. Se ammettiamo dunque che la capacità comunicative del soggetto post-umano si rafforzano, dobbiamo riconoscere che ciò avviene a discapito del corpo. Il post-umano è dunque una dimensione della comunicazione.

Non l umano, tradizionalmente inteso come compatto mente-corpo, ma la comunicazione (come operazione sociale) sembra essere allora la vera protagonista, la fonte costitutiva delle cose e dell intelligenza.

A fronte di questo panorama, come, secondo quali modalità e attraverso quali argomenti la società parla delle persone? Oppure, in altri termini, come costruisce le proprie logiche di inclusione?

Sul piano della struttura, la società differenziata per funzioni è caratterizzata da logiche di inclusione alquanto paradossali che, addirittura, sembrerebbero escludere confini interni alla società basati su relazioni gerarchiche o su forme

5 Ci si riferisce non solo alla ricca letteratura che indaga il rapporto fra macchine e corporeità, ma anche alle altre espressioni della semantica. Si pensi ad esempio alla terminologia coniata per descrivere il rapporto simbiotico uomo-macchina e le pratiche espressive ad esso connesse: da qui parole come cyborg e cibernauta.

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di disuguaglianza: «I sistemi di funzione presuppongono l inclusione di tutti gli esseri umani ma, in realtà, escludono le persone che non soddisfano le proprie esigenze» (Luhmann 1997, corsivo mio). Il posto sociale delle persone è del tutto svincolato da qualsiasi riferimento di ordine qualitativo (territoriale, identitario, ideologico ecc.): si è inclusi o esclusi dalla società nel suo complesso in relazione alla propria capacità di contribuire alla riproduzione della comunicazione, attraverso i mezzi che la società mette a disposizione e con le modalità previste dai diversi sistemi sociali.

Sul piano della semantica è difficile tradurre questa realtà. Innanzitutto occorre considerare che il patrimonio di idee della società muta più lentamente della sua struttura e i tempi di metabolizzazione degli scenari evolutivi non sono immediati. È così che la società, nelle proprie descrizioni, continua a riproporre un interesse centrale per le persone (attraverso i discorsi sul benessere, sulla personalizzazione degli stili comunicativi o di consumo). Non abbandona inoltre le categorie della disuguaglianza e della non-integrazione (Beck 1986) funzionali a inquadrare gli aspetti problematici del mondo.

Al tempo stesso, però, le descrizioni del sociale riportano le disuguaglianze a fenomeni nuovi. Le espressioni-chiave che ricalcano i confini della società, ad esempio, rimpiazzano i meccanismi di inclusione sulla base del possesso con dinamiche contingenti orientate all accesso (Rifkin 2000), rimandano a nuove differenze dalla natura esplicitamente comunicativa.

Un esempio chiarificatore può essere quello del digital divide, tema sempre più dibattuto, per descrivere l emergenza di nuove differenze da osservare su scala globale e in grado di sostituire le demarcazioni riferite all appartenenza che si fanno ormai sempre più sfuggenti.

Si tratta di nuovi modi per descrivere confini che però non separano categorie dai tratti specifici e definiti (gli americani e gli africani, i borghesi e i proletari, i ricchi e i poveri, i socialisti e i liberali, e così via): distinguono due ambiti (inclusione ed esclusione) dal carattere variegato, eterogeneo, multiforme. Due universi, ciascuno caratterizzato al suo interno da indistinte diversità.

Sul lato dell esclusione, non c è molto da dire dal punto di vista del sociale: ciò che viene escluso non può che rimanere sullo sfondo dell indifferenza.

A ben vedere, però, la logica dell indifferenza (Bartoletti 2004) investe anche la dimensione degli inclusi: dimensione che ha il compito di riflettere il profilo della forma-persona in grado di corrispondere alle logiche del sociale.

A partire infatti dall unico requisito richiesto

la capacità di riprodurre la comunicazione

questo profilo non assume caratteri specifici, è difficile da descrivere in termini qualitativi. Si dà come riferimento sciolto da differenze di valore, abbracciando al proprio interno una vasta gamma di possibilità per le soggettività incluse, senza alcuna condizione normativa.

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Si pensi, a questo proposito, ai kamikaze che hanno sferrato l attacco alla rete dei trasporti londinese il 7 luglio 2005. Ciò che ha stupito l opinione pubblica è che i kamikaze non sembravano appartenere a gruppi estremisti e non provenivano da famiglie problematiche o scarsamente integrate. Al contrario erano perfettamente inclusi nel sistema britannico dal punto di vista della professione (Mohammad Sidique Khan, che ha rivendicato l attacco, era un apprezzato insegnante di sostegno impegnato nel seguire bambini provenienti da aree degradate), delle relazioni (persone sposate con figli e integrate in reti amicali non esclusivamente mussulmane) e persino dei consumi e delle pratiche sportive (Shehzad Tanweer era un ventiduenne laureato appassionato di cricket e ju-jitsu)6. Ciò che interessa non è tanto l astuzia dei kamikaze che hanno saputo mascherare per molto tempo il loro estremismo politico. Piuttosto appare chiaro che inclusione sociale non vuol più dire integrazione dal punto di vista degli individui, dei loro valori, della sfera emotiva, ma solo dal punto di vista della partecipazione alle reti comunicative.

Detto altrimenti, una società che pare integrata al proprio interno non necessariamente si basa sul consenso più o meno omogeneo fondato su valori condivisi. Piuttosto, è in grado di coinvolgere le persone soltanto su un livello di superficie, lasciando sullo sfondo il brulicante pluralismo delle particolarità.

Senza sconfinare necessariamente nell estremismo, ciò che importa sottolineare è che in relazione alla cultura, alle credenze e alle pratiche quotidiane che formano l identità, ci troviamo di fronte a un sociale che, ormai privo del suo tradizionale potere normativo, non è più in grado di offrire un unico modello per la soggettività. Per questo l unica soluzione sembra essere quella di tramutare tale condizione in opportunità, descrivendo la complessità come incremento di possibilità che si offrono agli individui e la contingenza come potenziamento delle libertà di scelta.

3.2 Esperienze soggettive e relazionali di inclusione

A questo punto è opportuno chiedersi come rispondono gli individui ai modelli proposti dalle descrizioni sociali della soggettività.

L inclusione comunicativa e tecnologica, infatti, insieme alla semantica della società globale dell informazione, diviene un parametro di riferimento per le pratiche di individuazione e identificazione che fondano l identità. L identità si intende qui come processo comunicativo rapportabile a una sorta

6 Un articolo della BBC del 18 luglio 2005 intitola appunto Suicide bombers ordinary lives (Le vite ordinarie degli attentatori suicidi), http://news.bbc.co.uk/1/hi/uk/4678837.stm.

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di semantica del sé. Possiamo pensarla come il risultato di continue costruzioni soggettive che, da una parte, prendono forma in un mondo (fatto di oggetti, relazioni, schemi culturali e simbolici) tecnologicamente costruito e, dall altra, sono anch esse tecnologicamente costruite (Foucault 1988). In altre parole: le descrizioni del sé sono prodotte con gli stessi linguaggi con i quali descriviamo il mondo7.

Empiricamente basta pensare a come le pratiche di identificazione e individuazione trovino importanti riferimenti nei media, intesi come il luogo della produzione dell immaginario contemporaneo, risorsa per l immagi-nazione del mondo e del sé ma, soprattutto, come occasione esperienziale nella quale sperimentiamo di continuo i tratti della nostra identità (Mazzoli 2005). È così che la nostra identità, da una parte, si snoda su un panorama deterritorializzato nel quale i percorsi dell immaginario risentono delle ambiva-lenze e delle contraddizioni del sociale. Dall altra si fonda su linguaggi quelli offerti dai mezzi di diffusione

in grado di scardinare la nostra stessa idea di presenza, rendendo appunto familiare la mediazione e, con essa, la contingenza. «Fare esperienza di un evento non è più qualcosa che ha a che fare con la propria presenza sul luogo dell evento» (Boccia Artieri 2004, p. 52), è, al contrario, qualcosa che si attualizza sull orizzonte del possibile altrimenti: possibili luoghi, possibili tempi, possibili occasioni relazionali.

Del resto, la semantica offre una terminologia variegata, talvolta accattivante, per proporre profili identitari adeguati a corrispondere alla contingenza del sociale: basti pensare alle espressioni più diffuse quali nomadismo, io-multiplo, identità fluida ecc. Si tratta di una terminologia da osservare con cautela, al di fuori di qualsiasi ingenuità. Per un verso, sembra essere in qualche modo funzionale ad accentuare la sensazione di libertà e di attribuzione individuale; mentre, a un livello più profondo, offre un modello di buone prassi per far fronte, in termini accettabili, alla complessità, allo sradicamento, alle esigenze di flessibilità, ad esempio quella lavorativa.

7 Si fa riferimento in particolar modo alla biologia cognitiva di Humberto R. Maturana e Francisco Varela che spiega l identità come un processo comunicativo che prende forma espressamente nel linguaggio, in quanto dominio di esistenza degli uomini connesso all orizzonte sociale nel quale si realizza. Con le parole di Maturana (1997) «l individuo esiste solamente nel linguaggio, il sé esiste solamente nel linguaggio e l autocoscienza come fenomeno di distinzioni autoriferite ha luogo anch essa solamente nel linguaggio. Inoltre, dal momento che il linguaggio come dominio di coordinazioni comportamentali consensuali è un fenomeno sociale, anche l autocoscienza è un fenomeno sociale». Questi meccanismi identitari si fondano non solo sul linguaggio inteso in senso stretto, ma su qualsiasi artefatto, a partire dalla corrispondenza, ormai riconosciuta in filosofia e successivamente nelle discipline mediologiche, fra linguaggio e tecnologia (fra gli altri Cassirer 1930, McLuhan e McLuhan 1988).

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Da una parte, allora, è possibile riconoscere una corrispondenza fra derive sociali e identitarie, da spiegarsi in funzione del fatto che i processi comunicativi che fondano l identità prendono forma dai mezzi di diffusione e dalla semantica della società. Tuttavia, utilizzando una teoria della comunicazione di stampo costruttivista8, sembra più rilevante sottolineare il rapporto non deterministico fra individuo e società e, da qui, cogliere le forme di costante e reciproca perturbazione fra questi due ambiti comunque irriducibili (Morin 1977).

Se ammettiamo dunque che il sapere dell io è strettamente connesso alla forma del fare che si attualizza nel sociale e nella comunicazione, occorre riconoscere che ogni nuova figura del mondo, ogni nuovo linguaggio rappresenta non solo un riferimento ma anche una nuova prospettiva sulla dimensione dell individualità. Anche la comunicazione tecnologica e le esperienze offerte dai linguaggi mediali, non sono altro che occasioni attraverso le quali l individuo si rivolge all esterno e, così facendo, costruisce una parte di sé (Cassirer 1930).

Da questa prospettiva possiamo comprendere come, interiorizzare la contingenza così come i linguaggi fondati sulle tecnologie, significhi, da parte delle persone, non solo corrispondere ai bisogni della società, ma anche disporre di nuovi orizzonti di libertà nei quali sperimentare diverse opportunità individuali e relazionali. Vuol dire, in ultima analisi, aprirsi a nuovi orizzonti di senso nei quali trasformare la necessità di adattarsi al sociale in tattiche e strategie di elaborazione creativa dei suoi linguaggi (de Certeau 1990).

È questo un piano da studiare empiricamente sulla strada dei vissuti collettivi e di ciò che rappresentano in un panorama fondato sul dissolvimento dell appartenenza e dell idea classica di comunità. Si tratta di avvicinarsi alle nuove tendenze espressive che sorgono dentro il sociale contemporaneo.

La nostra epoca ci offre a questo proposito fenomeni dalla natura non direttiva, né esclusiva né irreversibile, in grado forse di preservare le soggettività, al di fuori delle dinamiche di fusione e di appiattimento omogeneizzante che hanno caratterizzato il fenomeno delle masse9.

8 Si fa qui riferimento al superamento dell idea di comunicazione come scambio , fondata sulla metafora del tubo secondo la quale si lascia cadere qualcosa da un estremità del tubo e questo qualcosa può essere estratto dall altra estremità (von Foerster 1984). Piuttosto la comunicazione è da intendersi a partire dalla chiusura operativa dei sistemi, viventi o sociali. In particolare, per gli individui la comunicazione si fonda sull idea di cognizione incarnata: un processo enattivo secondo il quale la realtà esterna non viene rappresentata, ma prodotta, in relazione alla specifica struttura del sistema (Maturana 1990). 9 Un termine utilizzato per descrive questi fenomeni è quello di moltitudini (Abruzzese 2004, Boccia Artieri 2004), per indicarne il carattere pluralistico, disorganico, frammentario e non vincolante. Cfr. anche Hardt, Negri (2004) dove si immagina un possibile futuro nel

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Gli esempi sono molteplici. Pensiamo in particolare a quelle esperienze che ricadono sotto l ombrello semantico di intelligenza collettiva, basate su forme comunitarie tematiche, come ad esempio quelle della controinformazione a partire da Internet, ai blog o alle comunità virtuali. Ci sono, ancora, forme più controverse, considerate ai margini della legalità, come le pratiche hacking promosse da esperti programmatori guidati dall idea che la comunicazione debba essere libera da ogni vincolo, controllo o censura. Si tratta in ogni caso di movimenti frammentari e variegati al loro interno: non vincolanti, dunque non esclusivi, ma in grado di irritare in qualche modo le dinamiche sociali sulle quali si basano.

Un esempio per tutti è quello della comunità musicali sul web, in grado di aggirare i diritti d autore. Nata come pratica per la condivisione e lo scambio di file musicali (file-sharing), ha raggiunto ampissimi livelli di diffusione. Basti pensare al clamoroso caso di Napster

primo esempio di file-sharing di enorme portata

che nel 2000 arrivò a coinvolgere 60 milioni di utenti. Si tratta di un esperienza che nasce nei linguaggi del sociale (in questo caso i media e le tecnologie) ma al tempo stesso ne mette in discussione i valori (come la definizione di proprietà intellettuale) e lancia un importante sfida ai sistemi economico e giuridico.

Sono fenomeni che nascono dentro la società (perché ne incarnano i caratteri), ma anche contro di essa. L opposizione però è da intendersi non solo (e non sempre) come un moto ideologico ma anche come strategia di ancoraggio alla specificità (pensiamo all ideologia new-global), alla necessità di attribuzione individuale (ad esempio la controinformazione), alla dimensione emozionale propria dell umano (come i gruppi fondati su specifici interessi, culturali, ludici, e così via). Ancoraggio che si traduce nella volontà di marcare degli ambiti di diversità che, come abbiamo potuto vedere, non hanno nulla di funzionale per il sociale.

Sono, queste, forme di bracconaggio, attraverso le quali, per dirla con de Certeau (1990), si inventa il quotidiano10.

Non a caso queste realtà vengono tematizzate a livello semantico attraverso

quale le moltitudini possono arrivare a trasformare le democrazie in un vero e proprio strumento di liberazione dell umanità dal controllo politico. 10 De Certeau suggerisce infatti di osservare il rapporto individuo-società non solo dal punto di vista del sociale, ma dalla prospettiva inversa, rimettendo in discussione «sotto una forma diversa, la posizione dell individuo nei sistemi tecnici, poiché il coinvolgimento del soggetto diminuisce parallelamente alla loro espansione tecnocratica. Sempre più sottomesso e sempre meno partecipe di questi grandi sistemi, l individuo se ne distacca senza però poterne uscire, e non gli resta che giocare d astuzia, escogitare stratagemmi, scoprire, nella megalopoli elettronica e informatizzata, l arte dei cacciatori di frodo e dei contadini di un tempo» (1990, p. 21).

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i media, nel marketing e nella pubblicità che spesso attingono da questi fenomeni per elaborare nuove strategie comunicative. Del resto quando parliamo di qualcosa gli diamo in qualche modo una forma comprensibile. Comunicare su qualcosa, non censurarlo, significa inquadrarlo nelle logiche del sociale, in una forma accettabile, in grado di divenire addirittura funzionale alla società stessa.

Altre volte infatti la società non può limitarsi a prendere atto delle nuove tendenze ma deve riadeguare le proprie logiche per fare fronte alle istanze provenienti dalle soggettività e dai movimenti collettivi. Come è successo in seguito alla diffusione del file-sharing, ad esempio, è stato necessario, nell ambito del sistema giuridico, creare nuove regolamentazioni, più o meno protezionistiche, per rispondere alle istanze provenienti dal basso. Si pensi in tal senso alla Legge Urbani (21 maggio 2004, n. 128) sul diritto d autore e la protezione della proprietà intellettuale e al fitto dibattito che ne ha accompagnato la promulgazione.

All interno del sistema economico sono state invece inventate nuove strategie per sfruttare le possibilità offerte dalla rete. È qui che si inserisce ad esempio il mercato degli iTunes, file audio digitali, scaricabili e fruibili tramite nuovi lettori portatili, gli Ipods della Apple. È interessante ricordare che l iTunes Music Store della Apple

negozio di musica digitale on line

è supportato dal catalogo delle cinque maggiori case discografiche, BMG Music, EMI, Sony Music, Universal e Warner Bros.

I movimenti dal basso e i particolarismi delle soggettività, arginati oppure integrati nelle trame della società, si fanno dunque propulsori dell innovazione: arrivano a contribuire a pieno titolo alla riproduzione della comunicazione e riflettono così le diverse sfaccettature dell universo dell inclusione. Da questa condizione è del tutto irrilevante che si tratti di realtà che appartengono a diversi orientamenti culturali o ideologici. Lungi dal rapportare l inclusione a vincoli normativi, a forme rigide di integrazione, sono fenomeni comunicativamente adatti e accettati nella misura in cui è accettata la contingenza.

4. Conclusione. Turbolenza e controllo nella Società globale dell informazione

Per riprendere le fila del nostro percorso a ritroso, la semantica della società globale dell informazione ci mostra in primo luogo la centralità del sociale come peculiare natura del mondo, come orizzonte di senso privilegiato rispetto agli individui e alle loro diversità. È una semantica che esplicita la ricorsività come meccanismo imprescindibile in una società dove le tecnologie sono al contempo mezzi di costitutivi del sociale e fini ai quali il sociale si orienta;

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traduce il dissolvimento dei vincoli come nuovo dominio di concretezza e descrive i confini della società come categorie dalla natura comunicativa, dunque astratta.

In secondo luogo tutto il corredo terminologico di questa semantica esplicita le modalità attraverso le quali la società tratta la varietà che la caratterizza. La contingenza diviene infatti una condizione accettata all interno di un quadro globale dove le specificità assumono il carattere di variabili eterogenee in grado di convivere secondo il principio ormai condiviso di non contraddittorietà. Globalizzazione e istanze locali, come abbiamo più volte ripetuto, si inseriscono nello stesso orizzonte descrittivo; il rischio diviene l inevitabile corollario dell opportunità; i movimenti di protesta si spiegano come necessari ambiti di riflessione sui linguaggi del sociale. In altre parole, l incertezza, connessa alle turbolenze collettive e particolaristiche o alle frizioni fra i diversi sistemi di funzione, viene tematizzata, non tanto come una situazione da evitare ma, semplicemente, come l altra faccia della certezza, da ricondursi alle singole realtà decisionali o organizzative dal carattere sempre reversibile.

È attraverso le proprie descrizioni che la società si mostra in grado di assegnare un posto alle dinamiche divergenti che la caratterizzano: è come dire che la resa comunicativa di tutti i fenomeni consente di costruire una sorta di ordine impostato sulla normalizzazione del disordine. Su questo processo, si fondano i meccanismi di controllo messi in atto dalla società.

Non a caso il controllo rappresenta un altra area semantica centrale, associata a espressioni quali società del controllo o a richiami a nuove forme di panottico. Si tratta di una forma di controllo dalla natura paradossale, in quanto è basata non sull esclusione di ciò che è deviante quanto sulla sua inclusione normalizzante. Includere gli ambiti della soggettività, i fenomeni collettivi, gli effetti perversi delle diverse realtà sociali vuol dire infatti incrivere queste tendenze negli orizzonti della comunicazione dando loro una forma giustificabile e gestibile.

Il controllo, lo sappiamo dalla tradizione cibernetica, non è altro che un meccanismo che, sulla base del feedback, confronta gli output di un sistema con lo stato interno del sistema stesso (Wiener 1948), la sua memoria: è un operazione ricorsiva fondata sulla chiusura operativa e sulla gestione della ridondanza (intesa come replicabilità di tematiche ricorrenti, stabilità).

Le nostre osservazioni sulla semantica spiegano come le pratiche di gestione della varietà, nel sociale contemporaneo, si appoggino su meccanismi di ridondanza che paradossalmente prevedono l esplicitazione, se non un potenziamento, della varietà stessa. È così che la società mette in atto strategie che consentono di prevedere la propria imprevedibilità e di accettare l incertezza come normalità.

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Da questa prospettiva le pratiche di controllo della società sembrano essere rivolte non tanto all ambiente interno o esterno della società

opinione

pubblica, movimenti di protesta, criminalità, tecnologie, questioni ecologiche: sono di nuovo riferite alla società stessa, in quanto orizzonte di comunicazione, e ai suoi principi regolativi. È come dire che il problema che la società deve risolvere non è solo quello del controllo dei suoi elementi, quanto il paradosso del controllo della mancanza di controllo.

Possiamo pensare, dunque, che la semantica della società globale dell informazione svolga proprio questa funzione. È per questo che, se sviscerata nei suoi significati più reconditi, ci mostra ciò che la società vorrebbe continuare a celare: la presa di distanza sempre più marcata del sociale dagli ambiti della materialità e della soggettività, in nome di un universo comunicativo astratto; o ancora: il trionfo dei processi di virtualizzazione e, conseguentemente, delle logiche di uniformità che, dal punto di vista del sociale, svuotano di significato le diverse singolarità.

Rimane, però, il punto di vista delle soggettività, da analizzare sullo sfondo del sociale anche in virtù della continua perturbazione che i diversi particolarismi sono in grado di esercitare nei confronti della società stessa.

Anche la dimensione soggettiva, come abbiamo cercato di dimostrare, è caratterizzata da spinte contraddittorie: da una parte il bisogno di affermare una specificità, rifuggendo i processi di generalizzazione del sociale, dall altra l esigenza di inclusione nelle trame della società. È su questo terreno che le tattiche e le strategie di riappropriazione dei linguaggi del sociale prendono forma, si scontrano con la complessità e la contingenza della nostra società, fino a intraprendere, a loro volta, le strade dell incoerenza, se non del paradosso.

Da una parte, dunque, emergono forti corrispondenze fra i percorsi paralleli della società e delle soggettività. Dall altra, è il carattere irriducibile di tali ambiti che accresce costantemente la percezione dell incontrollabilità, quindi dell incertezza e del rischio che caratterizza la nostra epoca.

Indubbiamente questa tensione induce la società a mettere in atto nuove strategie di controllo. Tuttavia, è solo negli spazi irriducibili delle soggettività che possiamo individuare le radici del mutamento. È nel doppio gioco di turbolenze e controllo che dobbiamo continuare a scavare per rintracciare le forme di creatività che fanno del sociale una realtà dinamica. Creatività che affiorano solo nell ambito delle soggettività, nel momento in cui costruiscono e conservano se stesse nelle trame della società.

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