LINFA news n - centrolinfa.it news n.1.pdf · Il gioco del ”cu-cu” e del “bu-bu settete” è...

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Spazio alle voci libere A cura della dott.ssa Annalaura Pugliese Siamo giunti al ventunesimo secolo e sembrerebbe ancora vero che la maggior parte dei giovani riconoscono nella famiglia uno dei valori fondamentali della vita, almeno in Italia. Paragonando la famiglia a un palcoscenico, è facile rendersi conto di quanti ruoli è possibile giocare al suo interno, anche in funzione del tempo, che permette l'intrecciarsi e il susseguirsi di vite diverse, nonché l'alternarsi delle generazioni. Le strategie per vivere insieme sono molteplici, ma ognuna fa capo alla particolare fase di ciclo vitale che si sta vivendo e al suo superamento: l’infanzia, l’adolescenza, lo svincolo dalla famiglia d'origine, la creazione di una propria famiglia, la vita di coppia, diventare genitori, le cure per la crescita dei figli, il loro svincolo e allontanamento, il pensionamento, diventare nonni, la vita di coppia nella condivisione della vecchiaia e tutte le altre fasi più legate alla quotidianità. Questi momenti, in cui l'assetto di base della struttura familiare deve essere riformulato, possiamo definirli “momenti di crisi", dove è necessario rielaborare le regole e i confini di ciascun membro della famiglia e ripristinare l'equilibrio delle relazioni e dei ruoli. In proposito, la condizione fondamentale per l'attuazione del cambiamento e il raggiungimento del nuovo equilibrio è l'elasticità, la non rigidità delle regole e delle relazioni e la possibilità di riformulare i ruoli: regole imposte ad un bimbo di dieci anni non possono essere imposte ad un ragazzino di tredici; il ruolo di un genitore di un ragazzo di quindici anni non potrà essere lo stesso di quello adottato per uno di venticinque. Ulteriore momento di difficoltà è il conflitto, perché è faticoso superarlo, ma soprattutto gestirlo. Il conflitto è necessario in ogni famiglia e in ogni relazione, è un buon campo dove giocarsi il confronto e l'evoluzione e , grazie al suo superamento, è possibile aggiungere nuove componenti nella costruzione del Sé. Quindi, la difficoltà risiede soprattutto nel permettersi di pensare al conflitto come a una forza evolutiva e nel fare in modo che la paura non lo trasformi in difese rigide o in attacchi distruttivi. Tutto questo sembra ovvio, ma forse lo sembrerà in misura minore quando riflettiamo su quanto la famiglia ci condizioni, soprattutto nella costruzione della nostra identità. Ancora meno ovvio sembrerà chiederci: "E se c'è poco spazio in una famiglia per l’elaborazione e l'elasticità? Cosa succede?". È sempre molto importante, quindi, considerare che per il singolo la propria famiglia attuale rappresenta un nuovo modo per narrarsi, ma è anche il continuum del libro già iniziato per narrarsi all’interno della famiglia d'origine. In poche parole, ognuno di noi proietta nella costruzione della famiglia attuale parti impossibili da dissolvere di quello che ha vissuto nella famiglia d’origine e, se l’individuazione non è avvenuta in modo del tutto lineare, è possibile che si rimanga incastrati in relazioni rigide in cui, appunto, non è stato possibile elaborare una rinegoziazione dei ruoli rispetto alla fase del ciclo vitale dello svincolo, causando così l’attuazione di comportamenti altrettanto rigidi con i nostri coniugi o i nostri figli. La rigidità nelle relazioni provoca non comprensione e spesso allontanamento emotivo tra le parti, attuato non in virtù dell'indipendenza o dell’autonomia, quanto piuttosto in virtù del dolore di viversi la rigidità dell’altro e del dolore di non sentirsi capiti e visti dall’altro. LINFANEWS “Per quanto un albero possa diventare alto, le sue foglie, cadendo, ritorneranno sempre alle radici” proverbio cinese n. 1 - luglio/MMMXI Sapevatelo... A cura del Dott.ssa Federica Porfiri Il gioco di nascondersi fa parte di quei giochi che il bambino mette spontaneamente in atto con i genitori, quando inizia ad allontanarsi e quindi a sperimentare l’autonomia, percependosi come un soggetto. Il gioco del ”cu-cu” e del “bu-bu settete” è per il bambino di circa 1 anno un momento di grande soddisfazione emotiva per rinforzare la sensazione di “non esserci/esserci”, confermata poi dall’abbraccio che accoglie. Nascondersi, essere cercato e ricomparire è piacevolissimo anche per il bambino più grande che si “allena” all’autonomia sperimentando spazi sempre più grandi e organizzandosi nel gioco del “nascondino”, fino a regolamentarlo in un contesto sociale sempre più grande come nel “guardie e ladri” organizzato in due squadre. Ed il genitore?...anche il genitore prova piacere nello sperimentare la propria autonomia, provare per credere! Sono la mamma di un bambino di sei anni e vorrei utilizzare questo spazio per condividere con voi la mia esperienza. Per evitare che il piccoletto passi il suo tempo libero davanti alla tivù come un’ameba, da due mesi mi sto impegnando molto a stimolarlo nel disegno, che peraltro gli piace molto. Ho scoperto così che per mio figlio disegnare ha una funzione espressiva, narrativa e anche catartica: con carte e matite colorate lui racconta le sue giornate, le sue esperienze, disegna quello che gli è successo a scuola, oppure le persone che ha incontrato o le storie che gli sono rimaste più impresse, soprattutto si libera in modo sano dei suoi pensieri “fissi” e in un certo senso realizza i suoi desideri: se non vede l’ora che arrivi una festa lui la disegna, se vuole andare in spiaggia con mamma e papà, lui disegna, se vuole che arrivi Babbo Natale in estate, lui lo disegna… in calzoncini corti e sandali! Un’altra cosa che ho scoperto è che la sua fantasia è sì piena di mostri, ma tutti coloratissimi e sorridenti. Sarà un buon segno? Infine, solo quando disegna manifesta un carattere dolce e paziente che io non credevo avesse, essendo in altre situazioni spesso nervoso e impaziente. Possibile che una cosa tanto banale come il disegnare porti benefici tanto evidenti? Anna Fasi di ciclo vitale della famiglia e dinamiche relazionali: la sda del vivere insieme A cura della dott.ssa Laura Vigi

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Spazio alle voci libere A cura della dott.ssa Annalaura Pugliese

Siamo giunti al ventunesimo secolo e sembrerebbe ancora vero che la maggior parte dei giovani riconoscono nella famiglia uno dei valori fondamentali della vita, almeno in Italia.Paragonando la famiglia a un palcoscenico, è facile rendersi conto di quanti ruoli è possibile giocare al suo interno, anche in funzione del tempo, che permette l'intrecciarsi e il susseguirsi di vite diverse, nonché l'alternarsi delle generazioni.Le strategie per vivere insieme sono molteplici, ma ognuna fa capo alla particolare fase di ciclo vitale che si sta vivendo e al suo superamento: l’infanzia, l’adolescenza, lo svincolo dalla famiglia d'origine, la creazione di una propria famiglia, la vita di coppia, diventare genitori, le cure per la crescita dei figli, il loro svincolo e allontanamento, il pensionamento, diventare nonni, la vita di coppia nella condivisione della vecchiaia e tutte le altre fasi più legate alla quotidianità.Questi momenti, in cui l'assetto di base della struttura familiare deve essere riformulato, possiamo definirli “momenti di crisi", dove è necessario rielaborare le regole e i confini di ciascun membro della famiglia e ripristinare l'equilibrio delle relazioni e dei ruoli.

In proposito, la condizione fondamentale per l'attuazione del cambiamento e il raggiungimento del nuovo equilibrio è l'elasticità, la non rigidità delle regole e delle relazioni e la possibilità di riformulare i ruoli: regole imposte ad un bimbo di dieci anni non possono essere imposte ad un ragazzino di tredici; il ruolo di un genitore di un ragazzo di quindici anni non potrà essere lo stesso di quello adottato per uno di venticinque.Ulteriore momento di difficoltà è il conflitto, perché è faticoso superarlo, ma soprattutto gestirlo. Il conflitto è necessario in ogni famiglia e in ogni relazione, è un buon campo dove giocarsi il confronto e l'evoluzione e , grazie al suo superamento, è possibile aggiungere nuove componenti nella costruzione del Sé. Quindi, la difficoltà risiede soprattutto nel permettersi di pensare al conflitto come a una forza evolutiva e nel fare in modo che la paura non lo trasformi in difese rigide o in attacchi distruttivi.Tutto questo sembra ovvio, ma forse lo sembrerà in misura minore quando riflettiamo su quanto la famiglia ci condizioni, soprattutto nella costruzione della nostra identità.

Ancora meno ovvio sembrerà chiederci: "E se c'è poco spazio in una famiglia per l’elaborazione e l'elasticità? Cosa succede?".È sempre molto importante, quindi, considerare che per il singolo la propria famiglia attuale rappresenta un nuovo modo per narrarsi, ma è anche il continuum del libro già iniziato per narrarsi all’interno della famiglia d'origine.In poche parole, ognuno di noi proietta nella costruzione della famiglia attuale parti impossibili da dissolvere di quello che ha vissuto nella famiglia d’origine e, se l’individuazione non è avvenuta in modo del tutto lineare, è possibile che si rimanga incastrati in relazioni rigide in cui, appunto, non è stato possibile elaborare una rinegoziazione dei ruoli rispetto alla fase del ciclo vitale dello svincolo, causando così l’attuazione di comportamenti altrettanto rigidi con i nostri coniugi o i nostri figli.La rigidità nelle relazioni provoca non comprensione e spesso allontanamento emotivo tra le parti, attuato non in virtù dell'indipendenza o dell’autonomia, quanto piuttosto in virtù del dolore di viversi la rigidità dell’altro e del dolore di non sentirsi capiti e visti dall’altro.

LINFANEWS “Per quanto un albero possa diventare alto, le sue foglie, cadendo, ritorneranno sempre alle radici”proverbio cinese

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Sapevatelo...A cura del Dott.ssa Federica Porfiri

Il gioco di nascondersi fa parte di quei giochi che il bambino mette spontaneamente in atto con i genitori, quando inizia ad allontanarsi e quindi a sperimentare

l’autonomia, percependosi come un soggetto.Il gioco del ”cu-cu” e del “bu-bu settete” è per il bambino di circa 1 anno un momento di grande

soddisfazione emotiva per rinforzare la sensazione di “non esserci/esserci”, confermata poi dall’abbraccio che

accoglie.Nascondersi, essere cercato e ricomparire è

piacevolissimo anche per il bambino più grande che si “allena” all’autonomia sperimentando spazi sempre più

grandi e organizzandosi nel gioco del “nascondino”, fino a regolamentarlo in un contesto sociale sempre più

grande come nel “guardie e ladri” organizzato in due squadre.

Ed il genitore?...anche il genitore prova piacere nello sperimentare la propria autonomia,

provare per credere!

Sono la mamma di un bambino di sei anni e vorrei utilizzare questo spazio per condividere con voi la mia esperienza. Per evitare che il piccoletto passi il suo tempo libero davanti alla tivù come un’ameba, da due mesi mi sto impegnando molto a stimolarlo nel disegno, che peraltro gli piace molto. Ho scoperto così che per mio figlio disegnare ha una funzione espressiva, narrativa e anche catartica: con carte e matite colorate lui racconta le sue giornate, le sue esperienze, disegna quello che gli è successo a scuola, oppure le persone che ha incontrato o le storie che gli sono rimaste più impresse, soprattutto si libera in modo sano dei suoi pensieri “fissi” e in un certo senso realizza i suoi desideri: se non vede l’ora che arrivi una festa lui la disegna, se vuole andare in spiaggia con mamma e papà, lui disegna, se vuole che arrivi Babbo Natale in estate, lui lo disegna… in calzoncini corti e sandali! Un’altra cosa che ho scoperto è che la sua fantasia è sì piena di mostri, ma tutti coloratissimi e sorridenti. Sarà un buon segno? Infine, solo quando disegna manifesta un carattere dolce e paziente che io non credevo avesse, essendo in altre situazioni spesso nervoso e impaziente. Possibile che una cosa tanto banale come il disegnare porti benefici tanto evidenti? Anna

Fasi di ciclo vitale della famiglia e dinamiche relazionali: la s!da del vivere insieme A cura della dott.ssa Laura Vigi

Cari signori,ho 40 anni e dal ‘98 abito nel nono municipio, proprio a ridosso del Parco della Caffarella, che, nonostante la pessima fama (troppo spesso meritatissima!), è stato il motivo principale per cui ho scelto questo quartiere. Mi piace quella che io chiamo la “camminoterapia”, cioè lunghe passeggiate all’aria aperta per svuotare il cervello dagli affanni quotidiani e riempirlo di immagini positive. Purtroppo il degrado e l’inciviltà delle persone minacciano di continuo questo Parco fantastico, un pezzo di campagna dentro la città che noi cittadini (famiglie con bimbi, amanti della natura, ecc.) fatichiamo a mantenere decoroso (se non ci pensiamo noi, non ci pensa nessuno!).

È davvero una risorsa ricca e preziosa del territorio ed è un peccato vedere come spesso viene trascurata, soprattutto dal Comune e dal Municipio. La mia proposta a tutti i lettori e che da domani ciascuno di noi dedichi un po’ del suo tempo alla manutenzione del Parco, pulendo, piantando fiori e organizzando attività che attirino sempre più gente. E, perché no?, rompendo le scatole alle istituzioni perché siano più presenti. Solo questo può salvare dal degrado e dall’abbandono la splendida Caffarella, dove ogni giorno giocano i nostri figli, portiamo a spasso i nostri cani, andiamo in bicicletta, organizziamo pic-nic, feste ed escursioni, e infine andiamo a respirare una boccata d’aria pulita. Claudio L.

L’associazione Burattini CollacartaFondata 10 anni fa da Alessia e Arianna, due assistenti sociali con tanta voglia di riscoprire il magico mondo del teatro dei burattini, l’Associazione è oggi composta da figure professionali provenienti dal settore ludico-educativo. L’Associazione ha come filo conduttore delle sue attività il teatro dei burattini e, oltre a rappresentare spettacoli in occasione di manifestazioni e feste private con fiabe di fantasia e storie prese dalla tradizione della Commedia dell’Arte, organizza laboratori ludico-ricreativi per bambini e adulti.

Il laboratorio di lettura di fiabe e costruzione di burattini per genitori e figli nasce con un duplice scopo. Da un lato la condivisione di un’esperienza gratificante e intrisa di elementi creativi ed espressivi favorisce la costruzione di una relazione genitore-figlio arricchente e stimolante. Dall’altro il percorso intrapreso gioverà alla crescita psico-affettiva del bambino, che si sentirà nutrito dalla relazione con il proprio genitore accrescendo così la propria autostima. Contemporaneamente anche le capacità genitoriali ne trarranno beneficio, in termini di maggiore predisposizione all’ascolto e alla comprensione degli stati emotivi del bambino.

Dal mese di settembre il Centro Linfa ospiterà un GRUPPO DI INCONTRO E SOSTEGNO PER GENITORI DI BAMBINI PREMATURI. Il gruppo sarà articolato in 6 incontri a cadenza settimanale e avrà lo scopo di creare un luogo di confronto e scambio tra i genitori che hanno vissuto questa particolare esperienza, sperimentando modalità soddisfacenti di interazione con il bambino. Coordinerà il gruppo la dott.ssa Laura Ciccarelli, psicologa, con la collaborazione del dott. Enrico Zecca, neonatologo del Policlinico Gemelli di Roma.

A settembre il Centro LINFA organizza la 4^ edizione della

Settimana della Salute e del benessereUna settimana di eventi aperti a tutti/e per conoscere le attività che migliorano la qualità della vita e per incontrare i professionisti del Centro LINFA.

Il programma completo sarà disponibile dal 20 luglio sul sito www.centrolinfa.it

Per ulteriori informazioni Tel. 0664821603

Per informazioni: Laura Ciccarelli

339.8133397 email: [email protected]

19 - 25 settembre 2011

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LINFACentro per il sostegno alla persona

e alla famigliaROMA, Via Astura, 2 Tel.

0664821603,

Spazio alle voci libere A cura della dott.ssa Annalaura Pugliese

I Figli - Kahil Gibran

I vostri figli non sono i vostri figli. Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di sé. Essi non provengono da voi, ma per tramite vostro, e benché stiano con voi non vi

appartengono. Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri, perché essi hanno i propri pensieri. Potete alloggiare i loro corpi ma non le loro anime, perché le

loro anime abitano nella casa del domani, che voi non potete visitare, neppure in sogno. Potete sforzarvi d'essere simili a loro, ma non cercate di renderli simili a voi. Perché la vita non procede a ritroso e non perde tempo con ieri. Voi siete gli archi dai quali i vostri figli sono lanciati come frecce viventi. L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero

dell'infinito, e con la Sua forza vi tende affinché le Sue frecce vadano rapide e lontane. Fatevi tendere con gioia dalla mano dell'Arciere; perché se Egli ama la

freccia che vola, ama ugualmente l'arco che sta saldo.