LINEE GUIDA PER LE PROCEDURE DI … · Il presente Manuale HACCP è quello ufficiale della ditta...
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Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap.1
Redatto da Pagina 1 di 13
CAPITOLO 1 INTRODUZIONE
COPIA N° ______ X CONTROLLATA NON CONTROLLATA
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap.1
Redatto da Pagina 2 di 13
LISTA DELLE REVISIONI
Revisione Descrizione modifica Data emissione Emesso da Approvato da
00 PRIMA EMISS IONE 4/11/2005 ECO.SO.GE.AT. S .R .L . AZ. AGR. MILAZZO
01 SECONDA
EMISSIONE PER AGGIORNAMENTO
NORMATIVE
1/1/2008 ECO.SO.GE.AT. S .R .L . AZ. AGR. MILAZZO
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap.1
Redatto da Pagina 3 di 13
INDICE
1. PREMESSA 4
2. SCOPO 7
3. CAMPO DI APPLICAZIONE E DESTINAZIONE D’USO 7
4. DEFINIZIONI 8
5. RIFERIMENTI NORMATIVI 9
6. RESPONSABILITÀ 11
7. FORMAZIONE 12
8. ORGANIGRAMMA TEAM HACCP 13
9. STRUTTURA DEL MANUALE 13
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap.1
Redatto da Pagina 4 di 13
1. PREMESSA
Per manuale di corretta prassi igienica, s’ intende i l documento
contenente le regole relative al la gest ione del l’ igiene e
del l’autocontrol lo al l’ interno dell’azienda. I l documento include le
procedure di control lo delocalizzate. Sono da intendersi delocalizzate
le procedure che, se correttamente applicate, permettono di tenere
sotto control lo più fasi del processo che potrebbero essere considerate
crit iche per r ischi qualitativi quale la contaminazione microbica.
I l manuale contiene le l inee di principio ed i concett i base della
prevenzione igienico-sanitaria di : ambienti , processi produtt ivi e
personale includendo le procedure di control lo.
Autocontrol lo è quel l’att iv ità, che i l responsabi le di “un’industr ia
al imentare” deve porre in essere, per tramite di un laboratorio esterno,
munito di r iconoscimento Ministeriale, al f ine di garantire la salubrità
dei prodott i al imentari destinati al circuito del consumo.
Per control lo uff iciale dei prodotti al imentari previsto dalla
Dirett iva CEE 89/397, attuata con Decreto legis lativo n.123 del 3 marzo
1993, deve intendersi l ’ ins ieme del le att ività (ispezioni , prel ievo di
campioni e relative analis i , control lo del l’ igiene del personale, esame
del materiale scritto e dei s istemi di veri f ica eventualmente instal lat i
dal l’ impresa con i relativ i r isultati) poste in essere dagli organi
competenti su al imenti , addit ivi al imentari , v itamine, sal i mineral i ,
material i ed oggett i che vengono a contatto con i prodott i dest inati al
consumatore.
I l control lo, infatt i , ha la f inal ità di assicurare la conformità degli
al imenti al le disposiz ioni di legge volte al la tutela della salute pubblica.
Esso pertanto r iguarda tutte le fasi di produzione, t rasporto,
distr ibuzione, commercio ed importazione (Art.1, comma 5 del D.Lgs.
123/93).
Lo stesso D.Lgs., al l’art.4, comma 1 s i occupa dei prodott i
al imentari deteriorabi l i dando le di rett ive general i comportamental i
per quanto att iene la campionatura e le procedure da mettere in atto
da parte del laboratorio di analis i . I cosiddett i prodott i al imentari
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap.1
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deteriorabi l i sono stati individuati con D.M. 16 dicembre 1993 secondo
un ordine sancito dal lo stesso D.M.
Per la vigi lanza igienico-sanitaria, s i r imanda integralmente al le
norme contenute nel D.P.R. del 14 lugl io 1995.
I l f ine ult imo del la dirett iva CEE è i l raggiungimento di uno
standard di qual ità, i l più possibi le omogeneo per tutt i i prodott i
al imentari in vista del la loro l ibera circolazione sul terr i torio del la UE.
I l meccanismo è di t ipo repressivo prevedendo dal sequestro del
lotto o del l’ intero prodotto f ino al la chiusura del lo stabi l imento.
La dirett iva 93/43/CEE del 14 Giugno 1993, avente per oggetto
" igiene degli al imenti" , introduce nel dir i tto comunitario una fi losofia
diversa che pone al la base del la buona qualità degli al imenti
un’att ività di control lo preventivo effettuata dal produttore stesso che
è definita autocontrol lo; un’att ività che ha per dirett iva non più i l
control lo del prodotto f inito bensì i l control lo del procedimento di
produzione.
I l meccanismo è basato sul l’analis i del r ischio (s istema H.A.C.C.P.)
che consente di identif icare i cosiddetti punti cr it ici (C.C.P.) del
procedimento di lavorazione, r ichiedendo una part icolare attenzione
agl i interventi corrett ivi quando dovessero rendersi necessari . Già una
serie di dirett ive comunitarie r iguardanti gl i al imenti di origine animale,
recepite dal la legis lazione nazionale, imponevano l’obbligo, da parte
del t i tolare dell’ impianto, di att ivare sistemi di control lo nel le varie fasi
di produzione (ad es. D.Lgs.286 sul le carni rosse, la vecchia normativa
per la commercial izzazione del le carni avicole, conigl i e selvaggina, e
D.Lgs. 54/97 sul latte e i suoi derivati).
La dirett iva 93/43 CEE <<igiene dei prodott i al imentari>>, recepita
in Ital ia con i l D. Lgs.155 del 27 Maggio 1997, n’estende l’obbligatorietà
a tutte le att iv ità che coinvolgono gl i al imenti .
I laboratori d’analis i impegnati nel control lo uff iciale, assumono
un ruolo importante nel garantire l’aff idabi l i tà dei dati analit ici e la
qual ità effett iva degli al imenti stessi. L’art icolo n.3 del D.Lgs .26 Maggio
1997, n.156 (attuazione del la dirett iva 93/99/CEE) recita infatt i : ” i
laboratori . . . . . . . . . . che effettuano analis i ai f ini del control lo uff iciale dei
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prodott i al imentari , devono essere conformi ai criteri general i per i l
funzionamento dei laboratori di prova stabi l i t i dal la norma europea EN
45001”.
La norma UNI CEI EN 45001 è quanto mai dettagl iata e completa
per i l perseguimento di una corretta applicazione dei criteri di qual ità,
comprendendo tutt i gl i aspett i del l’att ività laboratorist ica, da quel l i
organizzativ i a quel l i operativi e gestional i . Data la vastità del la
materia trattata ci s i l imita ad un r ichiamo sintetico del le norme con i l
r icorso a molt i omissis.
Si possono quindi t rarre, da quest’excursus giuridico, le seguenti
conclusioni :
I l s i stema H.A.C.C.P. è una pratica applicata già molt i anni
addietro nei paesi anglosassoni , r i spetto al l’estensione del la normativa
comunitaria. In quei paesi , i produttori di sostanze al imentari ,
adottarono un sistema di control lo autonomo che l i potesse preservare
nei confronti dei fornitori del le materie prime uti l izzate nel la
preparazione, e nei confronti dei control l i uff icial i r isultati di fformi dai
parametri previst i dal le normative evitando così spese legali , ammende
e procedimenti penal i .
La procedura attuata presentava i l vantaggio, inoltre, di non
incorrere nei reati di pubblicità ingannevole o in procedimenti che,
avendo voce presso gl i organi di informazione, potessero dare, agl i
occhi del l’opinione pubblica, un’immagine negativa del la ditta con
grave calo del le vendite. L’autocontrol lo, dava la possibi l i tà di
pubblicizzare i l proprio prodotto garantendone la salubrità, senza
possibi l i tà di smentita; dava, inoltre, la possibi l i tà di migl iorare i l s i stema
di produzione, avendo a disposiz ione un sistema di monitoraggio dei
macchinari e dei punti di produzione costantemente aggiornato. Per la
messa in atto di tal i procedure, i produttori s i avvalsero del la
col laborazione di tecnici altamente quali f icati nel le varie branche di
pert inenza; tutto ciò, cost ituisce un bagaglio culturale e
un’acquis iz ione pratica di modell i innovativi che, per i l t ramite della
divulgazione scientif ica, sono diventati patr imonio di tutt i .
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I l legis latore, forte di quest’esperienza, ha voluto che, per gradi, i l
produttore di sostanze al imentari s i assumesse in prima persona la
responsabil i tà sul la salubrità del prodotto immesso sul mercato,
impegnando prima i produttori di al imenti di origine animale,
al l ’obbligo applicativo del s istema, per poi pian piano inseri re tutt i i
settori del la f i l iera agroalimentare.
Si è così costruito, tassel lo su tassel lo, un s istema col lante che ha
permesso la costruzione del l’edif icio dove, al piano più alto c’è i l
consumatore e a quel l i inferiori , tutt i coloro che sono interessati a vario
grado nel l’edif icazione.
Per molt i versi , agl i occhi del piccolo produttore, l’emanazione del
decreto legis lativo n°155, può avere rappresentato un aggravio
economico sul le già esose spese sostenute per la gest ione del la
piccola impresa; esso, invece, rappresenta una grande spinta
innovativa e tecnologica, in piena armonia con l’evoluzione dei tempi
e una necessità che i paesi più evoluti economicamente hanno
l’obbl igo di percorrere.
2. SCOPO
Oggetto del presente studio è l’analis i dei potenzial i r i schi nel le
fasi crit iche per la sicurezza igienico-sanitaria e l’ individuazione dei
punti crit ici di control lo (C.C.P.), con i relativi metodi applicativi e
periodici aggiornamenti .
Nel r ispetto delle normative cogenti , i l documento non r iguarda in
alcun modo i r ischi derivanti dal la s icurezza e la salute dei lavoratori
negli ambienti di lavoro, ma tutt i i r ischi igienico-sanitari connessi con
l’eserciz io del l’att ività di preparazione e somministrazione di sostanze
al imentari .
3. CAMPO DI APPLICAZIONE E DESTINAZIONE D’USO
I l presente Manuale HACCP è quel lo uff iciale del la ditta “Az.
Agricola Mi lazzo” con sede legale in Campobello di L icata(CL),; esso è
da r i tenersi decorrente a tutt i gl i effett i di Legge dal la data odierna. E’
vietata qualsiasi r iproduzione, parziale o totale, e la diffusione a terza,
previa autorizzazione scritta del l’ECO.SO.GE.AT. S.r . l .
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L’att ività consiste dal l’arr ivo dell’uva provenienti dai propri vigneti
al l’ imbott igl iamento del prodotto vino.
4. DEFINIZIONI
AZIONE CORRETTIVA
Operazione da intraprendere quando si veri f ica una non
conformità.
AZIONE PREVENTIVA
Gestione del punto crit ico al f ine di r idurre o el iminare i l potenziale
pericolo.
CCP (CRITICAL CONTROL POINT) PUNTO CRITICO DI CONTROLLO
Fase del la lavorazione, su cui è necessario esercitare un’azione di
control lo per prevenire, el iminare e/o r idurre ad un l ivel lo accettabi le
un pericolo r iguardante, la salubrità del prodotto.
Gravità
Importanza del pericolo.
GMP (GOOD MANUFACTURING PROCESS)
Fase del processo al la qual è suff iciente applicare la corretta
procedura per garantire l 'el iminazione del r ischio.
LIMITE CRITICO
Confine entro i l quale i l punto crit ico deve r ientrare per essere
considerato sotto control lo. Valore che separa l’accettabi l i tà dalla
inaccettabi l i tà.
Lotto
Quantità determinata di al imenti o bevande prodott i
contemporaneamente e nel le stesse condizioni .
METODOLOGIA
Modalità di monitoraggio del punto crit ico.
MONITORAGGIO
Sequenza programmata di osservazioni e/o misure per valutare se
i l punto crit ico è sotto control lo.
PERICOLO
Caratterist ica biologica, chimica o f is ica di un al imento, in grado
di comprometterne la s icurezza.
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Porzionatura
Suddivis ione in porzioni degli al imenti , prima o dopo la cottura, in
una o più porzioni .
Punto crit ico
Punto in cui è possibi le che si veri f ichi , aumenti o persista un
pericolo.
RACCOLTA DATI-RECORD
Registrazione ed archiviazione dei documenti inerenti i parametri
control lati .
RISCHIO
Probabi l i tà che avvenga un pericolo (evento dannoso per la salute
del consumatore). VERIFICA
Insieme di tutte le procedure tendenti ad assicurare che i l s istema
HACCP è stato real izzato correttamente ed è efficace nel la
prevenzione del r i schio.
RINTRACCIABILITA’
La possibi l i tà di r icostruire e seguire i l percorso di un al imento o di
una sostanza destinata ad entrare a far parte di un al imento attraverso
tutte le fasi del la produzione, trasformazione e del la distr ibuzione.
5. RIFERIMENTI NORMATIVI
I l presente documento è redatto ai sensi del la di rett iva CEE n.93/43
e dei Dl.v i n.155 e 156 del 26 Maggio 1997.
Si fa r i fer imento anche al le normative relative a tre periodi
principal i :
• Quello r isalente al periodo 1928-1934 che racchiude tutte le
leggi special i che discipl inano l’aspetto produtt ivo di una
sostanza al imentare;
• Quello più recente facente capo al la legge 30 apri le 1962, n.
283 "discipl ina igienica del la produzione e del la vendita del le
sostanze al imentari e del le bevande" modificata ed integrata
dal la legge 26 febbraio 1963, n. 441 e suo regolamento
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applicativo: DPR n.327 del 26 marzo 1980, che discipl ina
l’aspetto igienico sanitario del l’al imentazione;
• Quello Comunitario che recepisce la legislazione ital iana
attraverso le dirett ive comunitarie.
L’ordinamento giuridico ital iano prevede la prevenzione del le
tossinfezioni al imentari attraverso due diversi t ipi di normative: quelle
“Vert ical i” e quel le cosiddette “Orizzontal i”. I due gruppi di normative
sono dist int i per lo spettro d’applicazione; Infatt i , mentre i l primo
r iguarda classi merceologiche o t ipologie d’al imenti specif ici , i l
secondo fornisce l inee guida ed obblighi che investono tutto i l settore
al imentare.
PRINCIPALI LEGGI IN VIGORE
Vert icali:
1. Reg. CE n. 1493/1999 : organizzazione comune del mercato
vit ivinicolo
2. Reg. CEE n. 2676/90 del la Commissione, del 17 settembre 1990,
che determina i metodi di analis i comunitari da uti l izzare nel
settore del vino Così modificato da Reg. CE 822/97, 761/99,
1622/00, 440/03, 128/04, 355/05, 1293/05
Orizzontali :
1. Pacchetto Igiene:
• Reg. CE 852/2004 Cons. 29.4.04: Igiene dei prodott i al imentari
• Reg. CE 853/2004 Cons. 29.4.04 Norme specif iche in materia di
igiene per gl i al imenti di origine animale
• Reg. CE 854/2004 Cons. 29.4.04:Norme specif iche per
l 'organizzazione di control l i uff icial i sui prodott i di origine animale
dest inati al consumo umano
2. Decreto Minister iale n. 209 del 27/2/96: Regolamento
concernente la discipl ina degli addit iv i al imentari consentit i nel la
preparazione e per la conservazione del le sostanze al imentari in
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attuazione del le Dir. n. 94/34/CE, n. 94/35/CE, n. 94/36/CE, n.
95/2/CE e n. 95/31/CE
3. Reg. CE 178/2002: stabi l isce i pr incipi ed i requisit i general i del la
legis lazione al imentare, ist i tuisce l’Autorità europea per la
sicurezza al imentare e f i ssa procedure nel campo del la sicurezza
al imentare.
6. RESPONSABILITÀ
I l Reg. CE 852/2004 individua nel responsabile del l’ industr ia
al imentare, colui che deve garantire che ogni fase di lavorazione di un
al imento - dal la produzione al la somministrazione - s ia effettuata «in
modo igienico.
Indica nel «t i tolare, ovvero nel responsabi le specif icatamente
delegato» (OSA – operatore del settore al imentare )i l garante del la
salubrità del prodotto, cui viene demandato l’onere e la responsabi l i tà
di individuare, nel processo lavorativo, tutte quel le fasi che potrebbero
r ivelarsi crit iche per la sicurezza igienica dell’al imento.
Per ognuna di queste fasi crit iche devono essere identi f icate,
«applicate, mantenute ed aggiornate» idonee misure di control lo in
modo tale da el iminare o r idurre ad un l ivel lo accettabi le i potenzial i
r i schi , t ramite l’adozione del s istema di autocontrol lo.
I l primo dest inatario del l’attuazione di tale sistema è, quindi, i l
t i tolare del l’Azienda Agr. Mi lazzo, al quale sono applicate le sanzioni
amministrat ive previste nel caso in cui :
• Non sono messe a disposiz ione dell’autorità le informazioni e la
documentazione relativa al l’autocontrol lo;
• I l s istema stesso non è attuato correttamente;
• Non sono ottemperate le disposiz ioni vigenti relat ive al l’ igiene
degli al imenti ;
• Non sono r ispettati i requisit i relativi al t rasporto ed ai local i
dove gl i al imenti sono trattati o somministrati ;
• Non sono r i t i rat i dal commercio, prodott i che possono
rappresentare un r i schio immediato per la salute e non ne è
debitamente informata l’autorità.
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7. FORMAZIONE
La «f i losofia» del le di rett ive europee, che i l citato decreto
recepisce, concepisce la salubrità del prodotto - al imento, come i l
r i sultato di una gestione e polit ica aziendale della qualità che, pur
basandosi su un sistema di procedure, responsabi l i tà e deleghe ben
definito, introduce i l concetto di «partecipazione». In altr i termini , tale
sistema, per essere eff icace, deve essere conosciuto e condiviso da
tutt i i soggett i aziendali che occupano una posiz ione lavorativa in
grado di inf luenzare la s icurezza del l’al imento.
Aff inché si possa real izzare un’efficace partecipazione è
necessario che tutte le persone interessate siano suff icientemente
consapevoli del s ignif icato del l’autocontrol lo; ciò si ott iene con
l’addestramento e la formazione in materia d’igiene al imentare,
espl icitamente prevista dal capitolo X del l’al legato al decreto.
La formazione deve essere aff idata a soggetti competenti e la
metodologia applicata deve tenere in congrua considerazione
l’ambiente culturale nel quale s’inserisce l’ intervento didatt ico e
quindi, devono essere adeguati i contenuti , i l l inguaggio e la
gradualità degl i interventi .
L’obbligo di formazione deve essere adempiuto tenendo conto
del la specif ica att ività svolta, avendo come f inal ità primaria quel la di
evitare condotte dei lavoratori non corrette a causa del l’ ignoranza o
del l’ imperiz ia. Infatt i una corretta formazione cost ituisce i l presupposto
aff inché gl i addett i s iano posti in grado di assolvere correttamente ai
loro compit i , poiché soltanto la consapevolezza dei pericol i e la
conoscenza del le misure di control lo consente comportamenti corrett i .
Esiste inoltre uno stretto legame tra l’obbl igo di formazione e
l’obbligo di valutazione dei pericol i per gl i al imenti , poiché è possibi le
una formazione adeguata, suff iciente e specif ica soltanto se sono stati
preventivamente valutati i r i schi per la salubrità degli al imenti .
Alla Eco.so.ge.at. s.r . l . è stato approvato i l programma del corso di
formazione per al imentarist i con Prot. n. 336/03002 del 22/10/2001
aggiornato nel febbraio 2008 che prevede i l r i lascio di un manuale
operativo e di cui tratteremo più approfonditamente nel Cap.3.
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap.1
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8. ORGANIGRAMMA TEAM HACCP
Rappresentante legale: Amato Carmela
Responsabi le HACCP: Lorenzi Mauro
Esperto Sistema Autocontrol lo: Saporito Sergio
Laboratori di analis i : Ferrari enologo Cesare ed Enocentro di
Vassanel l i
9. STRUTTURA DEL MANUALE
I l presente manuale e suddiviso in 6 capitol i , in cui sono descritte
le l inee di principio ed i concett i base del la prevenzione igienico-
sanitaria.
Nel cap. 2 t ratteremo di pul iz ia e dis infezione dei locali e del le
attrezzature con incluse le schede operative ed applicative, del le
procedure di dis infestazione e deratt izzazione; al la f ine del capitolo
del la manutenzione degli impianti e dei locali .
Nel cap. 3 s i approfondisce l’argomento relativo al l’ igiene del
personale e del comportamento che lo stesso deve tenere durante i l
lavoro. Si presenta anche l’att ività che l’azienda svolge per
incrementare la formazione del personale in relazione al le lavorazioni
che vengono effettuate.
I l cap. 4 è dedicato agli aspett i general i del le tossinfezioni
al imentari , ai control l i sul la potabi l i tà del la acqua, al la quali f icazione
dei fornitori e al le corrette procedure igienico sanitaria nel le varie fasi
del la produzione con le relative registrazioni dei control l i .
Vi sono anche descritte le procedure per la gest ione dei r i f iut i .
I l cap. 5 è dedicato al processo produtt ivo ed al Sistema HACCP
che individua i CCP attraverso l’albero del le decisione. Sono redatte le
tavole HACCP con i monitoraggi e la loro frequenza.
I l cap. 6 è invece dedicato ai l imit i microbiologici
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 2
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CAPITOLO 2 IGIENE DEGLI AMBIENTI
E
DELLE ATTREZZATURE
Copia N° 01 ⌧ CONTROLLATA NON CONTROLLATA
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 2
Redatto da Pagina 2 di 18
LISTA DELLE REVISIONI
Revisione Descrizione modifica Data emissione Emesso da Approvato da
00 PRIMA EMISS IONE 4/11/2005 ECO.SO.GE.AT S .R .L . AZ. AGR. MILAZZO
01 SECONDA
EMISSIONE PER AGGIORNAMENTO DETERGENTI
1/1/2008 ECO.SO.GE.AT S .R .L . AZ. AGR. MILAZZO
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 2
Redatto da Pagina 3 di 18
INDICE
1. PULIZIA E DISINFEZIONE ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
2. RACCOLTA DEI RIFIUTI GROSSOLANI .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
3. DETERGENZA ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
4. DISINFEZIONE ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
5. SCHEDE D’INTERVENTO DI PULIZIA E DISINFEZIONE ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
6. SCHEDE APPLICATIVE E OPERATIVE .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
6.1 Scheda applicativa n.1 ...... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
6.2 Scheda operativa n.1 ...... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
6.3 Scheda operativa n.2 ...... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
7. GLOSSARIO DEI TRATTAMENTI DI PULIZIA .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
8. DISINFESTAZIONE ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
9. DERATTIZZAZIONE ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
10. TARATURA DELLE ATTREZZATURE .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
ALLEGATO1 DEL CAP. 2 - REGISTRO DEI R IL IEVI RELATIVI AL P IANO DI
DERATT IZZAZIONE E DEBLATT IZZAZIONE .. . ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 2
Redatto da Pagina 4 di 18
1. PULIZIA E DISINFEZIONE
La qual ità di un al imento è strettamente legata al le condizioni
igienico-sanitarie del l’ambiente di produzione e degli impianti poiché è
evidente che i l r i spetto d’adeguate norme igieniche nel la lavorazione-
produzione è condizione necessaria perché non s ia vanif icato
l’ impegno profuso nel reperimento di materie prime di buona qual ità,
nel l’ impiego di tecnologie aff idabi l i e di val ide tecniche di
conservazione.
Le materie prime crude, compresi gl i approvvigionamenti d’acqua,
sono una delle principali fonti di microrganismi contaminanti
l ’ambiente ed i macchinari industr ial i . La contaminazione può sorgere
anche da scarsa pratica igienica da parte degl i operatori , nonché da
errori nel seguire le procedure di pul iz ia e dis infezione.
La frequenza del le operazioni di pul iz ia deve essere la più elevata
possibi le ed alcune di esse devono essere effettuate anche con la
produzione in corso se si vogliono migl iorare gl i standards di igiene e si
vogliono mantenere ad alto l ivel lo.
La pul iz ia, generale e part icolare, deve essere integrata con
interventi di sanif icazione che si basano sul l’uso di sostanze special i in
grado di r idurre la quantità di batteri presenti nel l’ambiente. Le
operazioni di pul iz ia e dis infezione prevedono:
• AZIONE MECCANICA per la r imozione del lo sporco vis ibi le e dei
r i f iut i grossolani
• PRELAVAGGIO
• DETERSIONE con detergenti specif ici e spazzole di nylon (tempo
d'azione, 5-10 minuti)
• RISCIACQUO con strofinacci pul it i
• DISINFEZIONE con dis infettanti specif ici opportunamente di luit i
(tempo d'azione, 15 minuti)
• RISCIACQUO
2. RACCOLTA DEI RIFIUTI GROSSOLANI
La raccolta dei r i f iut i , che andranno r iversati in apposit i
contenitori , avviene tramite:
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Redatto da Pagina 5 di 18
• Raccolta manuale
• Panni monouso
3. DETERGENZA
La detergenza è l’el iminazione del lo sporco, derivato da avanzi di
lavorazione, presente sul le superfici (tavol i , attrezzature, utensi l i ,
pavimenti ecc..), f ino a rendere queste ult ime vis ivamente e
tatt i lmente pul ite e quindi r idurre la contaminazione microbica
ambientale ed impiantist ica attraverso l’el iminazione dei residui di
sostanze organiche.
I l detergente abbassa la tensione superficiale permettendo
l’ infi l t razione dei tensioatt ivi t ra le part icel le di sporco, faci l i tando così
la loro asportazione; esso aggredisce le molecole cost ituenti i residui
da asportare f ino ad ottenere in alcuni casi , la loro completa
solubi l izzazione ed in altr i casi , la sospensione del le part icel le di sporco.
Data questa modalità d’azione dei detergenti , le superfici devono
essere accuratamente r isciacquate al f ine di completare
l 'al lontanamento del lo sporco e di el iminare i residui di principio att ivo
del detergente, poiché potenzialmente dannosi .
Per l’attuazione del la detergenza si prevede l’ impiego di :
• Metodi manuali per piccole superfici
• Idropul itr ici a caldo
• Sistemi di r ici rcolo CIP
I detergenti s i dist inguono in:
ACIDI, ut i l izzati per sciogl iere i residui calcarei
BASICI, ut i l izzati per el iminare residui grassi e di origine proteica
NEUTRI, ut i l izzati per pul i re superfici del icate
I detergenti al cloro att ivo, composti d’ipoclorito di sodio e di
potassio unit i a cloro inorganico in forma att iva (0.1 – 0.3 %), hanno la
capacità sia di pul i re s ia di sanif icare.
4. DISINFEZIONE
La disinfezione è un procedimento che tende ad el iminare o
l imitare drast icamente i batteri presenti sul le attrezzature e su tutt i gl i
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 2
Redatto da Pagina 6 di 18
utensi l i in genere. Essa è un’operazione complementare del la
detersione; i l dis infettante, infatt i , va usato dopo aver completato la
pul iz ia e la detersione senza mai invert i re le procedure poiché è molto
probabile l’ inatt ivazione del la soluzione disinfettante da parte di
superfici non preventivamente deterse.
I metodi di applicazione dei dis infettanti sono :
• spruzzatura diretta
• aerosol izzazione
I dis infettanti s i dividono in:
• RESIDUALI, la cui azione dura nel tempo (pavimenti , pareti ,
WC); i più usati sono Benzoxonio, Benzalconio e Tr iclosan;
• ABBATTENTI, la cui azione dura per un breve tempo; i
principal i sono: acido citr ico o fosforico, complesso iodato o
iodio att ivo (Iodofor).
Per una corretta dis infezione è necessario r icordarsi di :
1. E l iminare gl i oggett i metal l ici che presentano tracce anche
minime di ruggine
2. Smontare, detergere e dis infettare, in tutte le loro part i , le
attrezzature
3. Spazzolare le guarnizioni durante la detersione
5. SCHEDE D’INTERVENTO DI PULIZIA E DISINFEZIONE
Le seguenti schede, sono i protocol l i operativi da uti l izzare per la
real izzazione del le normali operazioni di pul iz ia di tutte le aree
del l ' impianto commerciale.
Sono state divise in schede applicative ed operative. I control l i
sul le corrette procedure di pul iz ia e dis infezione saranno effettuati a
campione dal tecnico esterno del S. HACCP con i kit di determinazione
proteica e attraverso anal is i microbiologiche (registrati sul registro
H.A.C.C.P.). Un responsabi le nominato dal l’azienda registrerà le
operazioni di pul iz ia e disinfezione su apposito registro
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Redatto da Pagina 7 di 18
6. SCHEDE APPLICATIVE E OPERATIVE
6.1 Scheda applicativa n.1 PRODOTTI CARATTERIST ICHE DOSAGGIO NOTE
Removi l A E B Detartar i zzante- Soda caust ica con az ione di s infettante
Kg 0.4 per mi l l imetro di
spessore
Necess i ta di r i sc iacquo
Enoidrosan Prodotto a base di c loro 2/5% Necess i ta di r i sc iacquo;
Peracid Prodotto a base di ac peracetico 2/5% Non usare sul le superf ici in al luminio
Di schetto di zol fo
Prodotto a base di zol fo per d i s infettare le bott i Tal quale
6.2 Scheda operativa n.1
AREA s tabi l imento
SUPERFICI O IMPIANTO DA TRATTARE
MODALITA’ DI INTERVENTO ATTREZZATURE E PRODOTTI DA USARE
FREQUENZA
Paviment i e paret i Con l ’ idropul i t r ice a caldo e detergente/ di s infettante
- REMOVIL AEB -
A l l ’occorrenza
Tubature e pompe Le tubature e le pompe s i d i s infettano con i l metodo CIP ut i l i zzando un prodotto a base di c loro.
- ENOIDROSAN Pr ima di ogni spostamento
Vasche Per la pul i z ia del le vasche, è necessar io ut i l i zzare un detartar i zzante
- REMOVIL AEB Quando la vasca s i presenta sporca e dopo i var i t ravas i
Presse S i ut i l i zza un detartar i zzante anche ad az ione di s infettante
- REMOVIL AEB
A l l ’occorrenza
Bot t i
Idropul i t r ic i a caldo adatta per le bott i , quindi s i lascia asciugare e s i ur i l i zza i l d i schetto di zo l fo per s ter i l i zzare
- DISCHETTO DI ZOLFO
Al l ’occorrenza
Percorso del la fase di imbott ig l iamento
Ut i l i zzare l ’acido peracetico per pul i re e di s infettare anche i tubi del la macchina ed i l f i l t ro del l ’acqua
- PERACID Pr ima e dopo l ’ imbott ig l iamento
Piani e tavol i d i lavoro per et ichette
Detergere e di s infettare con acqua calda e r i sc iacquare.
- ENOIDROSAN Al l ’occorrenza
Utens i ler ia
Sciacquare in acqua caldaed al l ’occorrenza ut i l i zzare un d i s infettante per 15 minut i . R i sc iacquare
- ENOIDROSAN
A l l ’occorrenza
Bidoni immondiz ia Lavaggio con acqua calda (<40°C) ed soda
- REMOVIL AEB
A l l ’occorrenza
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 2
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Scaffa l i , mensole e carre l l i
Detergere e di s infettare con acqua calda e r i sc iacquare
- ENOIDROSAN
Al l ’occorrenza
Mani operatore Detergere e di s infettare accuratamente le mani . R i sc iacquare.
- LAVAMANI
Cont inua
6.3 Scheda operativa n.2
AREA : Spogl iatoi e serv i z i SUPERFICI O
IMPIANTO DA TRATTARE
MODALITA’ DI INTERVENTO ATTREZZATURE E PRODOTTI DA USARE FREQUENZA
Paviment i Dis infettare con acqua e ipoclor i to di sodio; r i sc iacquare
- Candeggina A l l ’occorrenza
Paret i lavabi l i Dis infettare con acqua e sal i quaternar i d i ammonio
- Candeggina A l l ’occorrenza
Sanitar i Dis infettare con cloro e r i sc iacquare
Al l ’occorrenza Al l ’occorrenza
Armadi Detergere con acqua e tens ioatt iv i
- Candeggina A l l ’occorrenza
7. GLOSSARIO DEI TRATTAMENTI DI PULIZIA
Ammollo:
Operazione eseguita ad umido, su utensi l i tendente ad el iminare
tutt i i residui inorganici ( calcare…).
Lavaggio:
Operazione eseguita ad umido, con apposita attrezzatura,
tendente a r imuovere lo sporco dai pavimenti con uti l izzo di adeguati
prodott i tensioatt ivi .
Spazzatura o scopatura:
Raccolta di polvere o di r i f iut i , in genere depositati sui pavimenti ,
eseguita a secco mediante apposita scopa elettrostatica o caricata
elettrostaticamente con adatto prodotto oppure per mezzo
d’aspirapolvere d’adeguata potenza.
Spolveratura:
Operazione di r imozione del la polvere dagli arredi, dal le
suppellett i l i o dal le superfici in genere con strofinacci antipolvere
caricati elettrostaticamente con apposit i prodott i .
Spolveratura ad umido:
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Redatto da Pagina 9 di 18
Operazione di r imozione del la polvere dagli arredi, dal le
suppellett i l i o dal le superfici in genere con strofinacci inumidit i con
acqua ed apposit i prodott i .
Risciacquo:
Operazione eseguita ad umido con apposita attrezzatura o a
mano, con acqua.
8. DISINFESTAZIONE
Per dis infestazione deve intendersi l ’ insieme delle molteplici
operazioni dist rutt ive dirette contro gl i organismi animali agenti di
malatt ie o vettori att ivi e passiv i responsabi l i di determinare,
direttamente o indirettamente, particolari forme morbose nel l’uomo. Le
forme animali oggetto del la trattazione sono principalmente:
• Mosche
• Blatte
MOSCHE
Le mosche, posandosi su immondizie, feci, espettorati , fer ite
purulente, ecc.. possono caricarsi di virus, batteri , protozoi , uova e
larve di vermi parassit i ed altr i agenti patogeni. Questi organismi
vengono in parte ingerit i dal la mosca che l i el imina con le proprie
deiezioni , ancora vital i e virulente, mentre altr i aderiscono al le setole
dei loro corpi ; Quando una mosca si posa sugl i utensi l i e sugl i al imenti ,
l i contamina faci lmente. È stato calcolato che una sola mosca può
trasportare f ino a ventisei mi l ioni di batteri . I v i rus e i batteri che le
mosche possono trasportare, causando l’ insorgenza di malattie, sono:
tubercolosi , lebbra, carbonchio, peste, colera, salmonelle ed
enterococchi.
MEZZI DI PREVENZIONE - LOTTA ADULTICIDA:
Per combatterle bisogna prendere le seguenti ed elementari
precauzioni :
1. Tende a str isce di plast ica nelle porte di tutt i gl i ingressi
2. Reti a doppio telaio smontabi l i separatamente per la pul iz ia
3. El iminazione quotidiana dei r i f iut i
4. Ut i l izzazione di sacchi a perdere per la raccolta dei r i f iut i
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 2
Redatto da Pagina 10 di 18
5. Granuli colorati con ferormoni: azametiphos + tr icosene,
metomil + tr icosene. Tal i granuli devono essere post i in vassoi
bianchi a sponde alte col locati in alto nel le zone peri feriche
del le aree interne di lavorazione, produzione e consumo
degli al imenti , dove non bisogna mai usare insett icidi l iquidi
o in polvere poiché si possono deporre sugl i al imenti
inquinandoli . I granul i vanno sost ituit i ogni dieci giorni circa.
TRATTAMENTI FISICI PER L'ELIMINAZIONE:
Trappole elettr iche : sospese in alto presentano i l vantaggio di
essere abbastanza eff icienti come azione e d’avere bassi cost i di
gest ione; qualche dubbio è stato posto circa la possibi l i tà che le
polveri derivate dal la dis integrazione del l ' insetto a contatto del la
scarica elettr ica possano disperdersi nel l 'ambiente, r i sultando fattore
inquinante.
TRATTAMENTI CHIMICI PER L'ELIMINAZIONE:
t rattamento abbattente : Pi retro naturale, Pi retroidi ; Diclorvos (per
esterni) a mezzo di una soluzione acquosa per nebul izzazione.
t rattamento residuale : Soluzione acquosa a base di Azametiphos,
Diazone, Pir imiphos–meti le, Propoxur, Beta-Ciflutr in, distr ibuita a mezzo
di i rroratori manuali o a motore a bassa pressione in maniera che le
part icel le i rrorate non r imbalzino sul le superfici da trattare.
Al l ' interno dei nostr i locali saranno uti l izzati al l’occorrenza granuli
colorati di metomil puro e tr icosene ("Sugar ki l l ") .
BLATTE, SCARAFAGGI E SIMILI
Le blatte e gl i scarafaggi sono insett i che contaminano i cibi con
la sal iva e gl i escrementi trasmettendo vibrioni e salmonel le. Ess i
amano gl i ambienti caldo-umidi (l ievitazione della pasta,
conservazione di melasse, forni di cottura, tubazioni dove scorre acqua
calda o vapore). Sono lucifughi e le femmine depongono le uova tra i
residui di sostanze organiche.
MEZZI DI PREVENZIONE:
1. Per combatterl i bisogna prendere le seguenti ed elementari
precauzioni :
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 2
Redatto da Pagina 11 di 18
2. Individuare i luoghi di maggiore infestazione
3. Individuare le vie preferenzial i praticate dagli insett i nel le
loro incursioni notturne
4. Sigi l lare con reticel le metal l iche le vie d’accesso
5. Effettuare un’accurata pul iz ia che el imini i residui di sostanze
al imentari
6. Sigi l lare le fessure intorno agl i impianti idraul ici
7. Sost itui re le piastrel le lesionate del le pareti e del pavimento
8. Munire i chiusini di sottostante s i fone; le canalette di
raccolta e di scolo devono essere munite di grigl ie
sovrastanti a maglie f ini
9. Chiudere e svuotare regolarmente i bidoni degli scart i di
lavorazione e dei r i f iut i
TRATTAMENTI FISICI PER L'ELIMINAZIONE:
Calore : è part icolarmente uti le se è impiegato come coadiuvante
per anticipare i l t rattamento abbattente chimico, data l 'azione incisiva
espletata per la r imozione di polveri ed altre part icel le e quel la diretta
sui parassit i raggiungibi l i di rettamente al la fonte.
Esche : sono molto ut i l i per i l monitoraggio quali-quantitativo degli
insett i presenti nel l 'ambiente.
TRATTAMENTI CHIMICI PER L'ELIMINAZIONE:
Trattamento abbattente : Pi retroidi
Trattamento residuale : Diazinone, Propoxor, Azametiphos, Beta-
Cif lutr in post i nel le giunture fra parete e pavimento, nel le fessure, negl i
st ipit i di porte, sotto i tavol i e lavel l i , nei quadri elettr ici e negli
interruttori , nel le central i termiche ed elettr iche, nel le sale di
stoccaggio e stagionatura, al l ' interno dei mezzi di trasporto ecc..
La ditta “Az. Agr. Mi lazzo” uti l izzerà esche ecologiche ("Safe
Trape"), s istema eff icace per la cattura degli insett i st r iscianti e per i l
monitoraggio del l ' infestazione. Tal i esche, col locate in zone a r ischio,
sono opportunamente contrassegnate in un'apposita piantina al f ine di
control larne l 'eff icacia e di individuare le vie d’ingresso degli insett i .
Qualora i l numero d’insett i catturati s ia part icolarmente elevato si
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 2
Redatto da Pagina 12 di 18
dovrà procedere ad effettuare una disinfestazione abbattente con
prodott i come FASLANE 2% gel, insett icida in gel per la lotta contro le
blatte sia nel la forma adulta che larvale, la cui composiz ione è su
cento grammi di prodotto: idrameti lnon puro 2g e coformulanti q.b.
100g. Per la sua part icolare formulazione tale prodotto r i sulta eff iciente
e sicuro.
9. DERATTIZZAZIONE
Con i l termine deratt izzazione s’intende la vera e propria
distruzione dei topi e dei ratt i nonché la messa in opera di tutt i i mezzi
tendenti ad impedire, mediante special i accorgimenti , la possibi l i tà, a
questi roditor i , di annidarsi e molt ipl icarsi indisturbati . Essi t rasmettono:
la r ikett iosi , la leptospirosi , la tr ichinosi e la peste.
Per una giusta prevenzione r isulta uti le prendere una serie di
accorgimenti qual i :
1. Conservare i prodott i distanziati dal le pareti e sol levate da
terra, poiché topi e ratt i non amano attraversare le stanze
ma preferiscono procedere lungo le pareti
2. Individuare le entrate attraverso le quali i topi s’ insinuano nei
local i e procedere al la loro chiusura
3. Evitare accumuli di r i f iut i
4. Sigi l lare gl i spazi attorno a canalette, tubi e f i l i elettr ici
5. Raccogliere gl i scart i grossolani di lavorazione
6. Control lare se le merci in arr ivo contengono topi annidati
al l’ interno dei cartoni o dei contenitori
7. Fornire i chiusini di sottostanti s i foni e fornire le canalette di
raccolta e di scolo di sovrastanti grigl ie a maglie f ini
8. Chiudere e svuotare regolarmente i bidoni degli scart i e dei
r i f iut i
Esistono sistemi att ivi di protezione ambientale dai muridi cost ituit i
da:
• Apparecchi per emiss ioni st ruttural i a bassa f requenza (20-
120 Hz): s i t ratta di emiss ioni che seguono la legge stocastica
e che si propagano nel l 'ambiente attraverso le masse
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 2
Redatto da Pagina 13 di 18
struttural i degli edif ici . Le vibrazioni , captate attraverso la
pel le, creano nel roditore uno stato di agitazione con uno
stato di terrore atavico, s imi le al la percezione di un
microsisma che lo porta ad al lontanarsi dai luoghi di
emissione. Questo sistema è assolutamente innocuo per
l 'uomo e per gl i animali domestici .
• Apparecchi ad onde elettromagnetiche : sono sconsigl iate
perché creano interferenza e non ottemperano al le leggi sui
radiodisturbi .
• Apparecchi a ultrasuoni : sconsigl iabi l i per la loro nocività sia
sul l 'uomo sia sugl i animali domestici .
Esistono inoltre trattamenti chimici che prevedono:
• Veleni ad azione rapida, in grado di provocare una r iduzione
veloce del numero dei topi (non effettuare più di due volte
l’anno); i l fosfuro di z inco è i l più indicato essendo molto
eff icace e non presentando part icolari effett i nocivi
col lateral i .
• Veleni ad azione lenta che provocano effett i mortal i non
immediati , ma dopo un certo tempo di ingest ione del l’esca
(i l s i stema non al larma le colonie di roditori in quanto la
morte dei s ingol i componenti non viene ist int ivamente messa
in relazione con i l consumo del l’esca).
I pr incipi att ivi da uti l izzars i vanno spesso intercambiati onde
evitare l’assuefazione ad essi . Ess i sono formulati in bust ine monodose,
polveri traccianti , pel lets, granaglia sfusa e blocchi paraffinati da
uti l izzarsi nei luoghi umidi , nel le fognature e nel le canalette.
I pr incipi att ivi sono derivati del cumacloro, s i dividono in pluridose
e monodose e sono: bromadiolone, clorofacinone, warfarin,
di fenacoum, norbormide, colecalciferolo, ecc..
Si consigl ia, in genere, di servirs i di prodott i anticoagulanti (a dosi
mult iple) piuttosto che di prodott i fulminanti (a dosi s ingole). Talvolta,
però, come nel caso in cui l ’ infestazione abbia colpito un’industr ia
al imentare o un locale in cui sono trattati prodott i al imentari , è
opportuno fare uso di ratt icidi fulminanti al f ine di eseguire una
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 2
Redatto da Pagina 14 di 18
deratt izzazione rapida ed eff icace, r icordandosi sempre che questo
prodotto non deve mai essere impiegato più di due volte nel corso di
un anno.
I prodott i impiegati nel 90% del le operazioni di dis infestazione sono
quel l i ad effetto r i tardato, vale a dire prodott i anticoagulanti i qual i ,
avendo un effetto cumulativo, sono relativamente sicuri per l ’uomo e
per gl i altr i animali che non costituiscono l’oggetto del la
dis infestazione.
I prodott i fulminanti (a dose singola) devono essere comprati ed
uti l izzati nei casi in cui s i r ichiede una dis infestazione immediata ed
eff icace.
È stato redatto un piano e gli interventi di deratt izzazione e
disinfestazione su apposito registro (vedi allegato 1 del cap. 2) ed un
responsabile veri f icherà le procedure di deratt izzazione e
dis infestazione uti l izzando le check-l ist inserite nel registro sopra
menzionato ed al legando:
• Pianta planimetrica e relativa col locazione e numerazione
del le esche e del l 'apparecchiatura ut i l izzata a tale scopo
• Schede tecniche e di s icurezza dei prodott i ut i l izzati .
Sul la base delle r i levazioni effettuate a seguito degli interventi
periodici di deratt izzazione e dis infestazione, occorrerà intraprendere,
secondo i l t ipo di trattamento, le seguenti azioni corrett ive:
• Deratt izzazione: qualora siano r iscontrati consumi di esca,
catture e segnalazioni , aumentare i l numero di trappole,
alternare t ipi diversi di aromatizzanti per le esche avvelenate,
adottare part icolari e mirati accorgimenti f i s ici per impedire
l 'accesso ai roditori .
• Disinfestazione: qualora siano r iscontrate catture di insetti
str i scianti , l 'azione corrett iva sarà quel la di variare i principi
att ivi nel le trappole. Nel caso in cui , s i r i scontr ino focolai
d’infestazione trasferi re momentaneamente l 'eventuale
prodotto presente in un altro locale e procedere ad una
completa e mirata disinfestazione di quei local i . Nel caso
infine che sia r i scontrato un numero di el iminazioni di insett i
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 2
Redatto da Pagina 15 di 18
volanti superiore al l imite ottimale, instal lare ulteriori t rappole
e/o uti l izzare accorgimenti f is ici per impedire gl i accessi degli
infestanti nei locali .
10. TARATURA DELLE ATTREZZATURE
La taratura del le attrezzature va effettuata con frequenza regolare
da personale interno o da ditte esterne. Si r imanda al manuale del la
qual ità.
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 2
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Allegato 1 del Cap. 2 Interventi di Derattizzazione e
Disinfestazione
Derattizzazione Data _____/______/_________
Esca n. Prodott i ut i l i zzato Data
contro l lo
S tato
r i scontrato* Local i in teressat i
1 T rappole per ratt i SuperCat
Locale imbott ig l iamento
2 T rappole per ratt i SuperCat
Lavoraz ione uve d iet ro 68
3 T rappole per ratt i SuperCat
Lavoraz ione uve Diet ro 65
4 T rappole per ratt i SuperCat
S i los 66 mq dietro 17
5 T rappole per ratt i SuperCat
Depos i to att rezzature
6 T rappole per ratt i SuperCat
Bott i semi lavorat i in af f inamento
( * ) i = esca in tegra ; m = esca mangiata ; s = esca sos t i tu i ta ; r = numero d i rod i to r i o
in set t i t rov at i ;
I l responsabile
Disinfestazione Data _____/______/_________
N Locale T ipo esca N. inset t i
t rovat i
Note
1 Locale imbott ig l iamento Cockroach t rap con past ig l ia att ratt iva
2 Lavoraz ione uve t ra 68
e 80 Cockroach t rap con past ig l ia att ratt iva
3
Lavoraz ione uve Diet ro 65
Cockroach t rap con past ig l ia att ratt iva
4 S i los 66 mq dietro 30 Cockroach t rap con
past ig l ia att ratt iva
5 Depos i to att rezzature Cockroach t rap con
past ig l ia att ratt iva
6
Bott i semi lavorat i in af f inamento
Cockroach t rap con past ig l ia att ratt iva
I l responsabile
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 2
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_________________________
Azioni correttive
Data ______/_______/________
Intervento N. esca Non conformità r i levata R i levare e compi lare i l rapporto d i non conformità
Derat t izzaz ione
D is in festaz ione
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 2
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Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 3
Redatto da Pagina 1 di 18
CAPITOLO 3 IGIENE E FORMAZIONE DEL
PERSONALE
Copia N°____ ⌧ CONTROLLATA NON CONTROLLATA
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 3
Redatto da Pagina 2 di 18
LISTA DELLE REVISIONI
Revisione Descrizione modifica Data emissione Emesso da Approvato da
00 PRIMA EMISS IONE 4/11/2005 ECO.SO.GE.AT S .R .L . AZ. AGR. MILAZZO
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 3
Redatto da Pagina 3 di 18
INDICE
1. IGIENE ED ABBIGLIAMENTO DEL PERSONALE .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
2. COMPORTAMENTO DEL PERSONALE DURANTE IL LAVORO ... . . . . . . . . . . . . . . . . 4
3. FORMAZIONE DEL PERSONALE .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
4. CONTROLLI SANITARI SUL PERSONALE .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
ALLEGATO 1 DEL CAP. 3 - MANUALE OPERATIVO RELATIVO ALLA FORMAZIONE
DEL PERSONALE .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 3
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1. IGIENE ED ABBIGLIAMENTO DEL PERSONALE
I l personale addetto al la preparazione, manipolazione,
distr ibuzione degli al imenti deve seguire del le norme di buona prassi
igienica che si possono così s intetizzare:
MANI:
1. Devono avere unghie corte e prive di smalto
2. Devono essere prive d’anel l i , bigiotteria, fer ite o foruncoli
3. Al la presenza di ferite o abrasioni queste devono essere
opportunamente protette con medicazioni impermeabil i tal i
da garantire l’assoluto isolamento dal l’ambiente esterno
4. Devono essere lavate e sanif icate quando:
• Si entra in reparto
• Si passa da una fase del la lavorazione ad un’altra
• Si è starnutito o soff iato i l naso
• Dopo l’ut i l izzo dei serviz i igienici
• Dopo ogni contatto con oggett i potenzialmente
inquinati
5. Non devono essere asciugate sugl i abit i o sui grembiul i o con
asciugamani d’uso r ipetuto bensì con asciugatoi elettr ici o
asciugamani monouso di carta
6. Per la sanif icazione occorre usare prodott i a base di
tensioatt ivi vegetal i e tr iclosan o benzalconio, ed a pH
compreso tra 5.5 e 6.5 (s imi le a quel lo del la cute).
ABBIGLIAMENTO:
Gli indumenti devono essere in ordine e pul it i e non devono essere
indossati al di fuori del l’area aziendale
SCARPE:
Quel le usate sul posto di lavoro devono essere preferibi lmente
diverse da quel le che si usano al l’esterno
2. COMPORTAMENTO DEL PERSONALE DURANTE IL LAVORO
L’addetto al la manipolazione degli al imenti deve mantenere un
comportamento igienicamente corretto:
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 3
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• NON FUMA NEI REPARTI DI LAVORO O DI TRANSITO
DELL’ALIMENTO
• NON SI RIMBOCCA LE MANICHE
• NEL CASO IN CUI VIENE A CONTATTO CON ALIMENTI INFETTI , S I
LAVA IMMEDIATAMENTE LE MANI E LE BRACCIA CON ACQUA
CALDA E POI LE DISINFETTA
• SI ASCIUGA CON CARTA MONOUSO
• NON INDOSSA OROLOGI, ANELLI E BIGIOTTERIE
• MANTIENE I PROPRI UTENSILI IN UN OTTIMO STATO D’IGIENE,
PULENDOLI E DISINFETTANDOLI PIÙ VOLTE DURANTE LA
GIORNATA ED AL TERMINE DELLA STESSA.
• UTILIZZA GLI ATTREZZI NECESSARI SOLO PER QUELLA ATTIVITÀ
3. FORMAZIONE DEL PERSONALE
Nel piano d’autocontrol lo è prevista anche la formazione del
personale in modo che tutt i gl i addett i abbiano r icevuto un
addestramento in materia d’igiene al imentare in relazione al t ipo di
att ività svolto al f ine di minimizzare i r ischi connessi al la mansione
svolta.
I l programma è art icolato in modo da evitare eccessi di
formazione, ma al tempo stesso tale che, tutt i abbiano i l l ivel lo minimo
necessario a garantire la consapevolezza sui pericol i e r i schi connessi
al le operazioni compiute, sui metodi per prevenir l i e sul le procedure
aziendali connesse al l’autocontrol lo. La formazione per essere eff icace
deve svolgersi secondo uno schema approvato dal l’azienda.
I relatori saranno scelt i in base al le competenze ed al le posiz ioni
tecniche specif iche. I r i sultati del la formazione devono essere
sottoposti a valutazione finale, per mezzo di un test r ivolto agli
operatori (pre test di autovalutazione – post test di autovalutazione).
Attraverso una scheda, s i memorizzeranno tutt i i corsi di formazione
effettuati, annotando i temi trattati , i l personale presente ed i docenti .
Al personale sarà consegnato un manuale operativo (di cui s i
al lega copia (al legato 1 del cap. 3) ed al la f ine delle ore di formazione
si r i lascerà un attestato.
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 3
Redatto da Pagina 6 di 18
4. CONTROLLI SANITARI SUL PERSONALE
I l presente documento i l lustra le prescriz ioni operative cui i l
personale che manipola o produce al imenti deve attenersi , e fa
r i fer imento al capitolo VI I I del l’al legato al D.Lgs 155/97. Dove in
part icolare esso precisa che:
“Nessuna persona r iconosciuta o sospetta di essere affetta da
malatt ia o portatr ice di malatt ia trasmissibi le attraverso gl i al imenti o
che presenti , per esempio, fer ite infette, infezioni al la pel le, piaghe o
soffra di diarrea può essere autorizzata a lavorare in qualsiasi area di
t rattamento degli al imenti , a qualsiasi t i tolo qualora esista una
probabi l i tà, di retta o indiretta di contaminazione degli al imenti con
microrganismi patogeni”.
I control l i microbiologici saranno effettuati sul personale, in forma
preventiva, con una cadenza annuale e si r icercherà lo S. Aureus.
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Allegato 1 del Cap. 3 - Manuale operativo relativo alla formazione del personale
HACCP
COME FUNZIONA IL SISTEMA
MANUALE
OPERATIVO
COPIA CONSEGNATA A:
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 3
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•INTRODUZIONE• Tutt i parlano di HACCP. È diventata una parola comune
nel l’ industr ia al imentare e molte industr ie hanno messo a punto un
proprio sistema HACCP. Ma cos’è in realtà?
Lo scopriremo in questo corso, e capiremo anche perché è così
importante per l’ industr ia al imentare. Capiremo come funziona in
pratica e vedremo come potrete partecipare al lo svi luppo e al
funzionamento del s istema HACCP nel la vostra azienda.
♦ COSA SIGNIFICA HACCP?
I l termine HACCP, è l’acronimo di Hazard Analysis Crit ical
Control Point: analisi dei r ischi e control lo dei punti crit ici.
Le parole possono sembrare complicate, ma in realtà 1’HACCP è
semplicemente un sistema che fornisce un approccio intel l igente al la
gest ione del la sicurezza dei prodott i al imentari .
I l s istema HACCP è stato creato per identif icare e control lare ogni
t ipo possibi le di r ischio nel la produzione di al imenti .
Per r i schio intendiamo tutto ciò che può potenzialmente
danneggiare i l consumatore, come i batteri , causa di intossicazioni , o
le schegge di vetro, causa di ferite se ingerite.
I l s istema HACCP funziona in modo logico, analizzando i l ciclo
del le materie prime fino al prodotto f inito, considerando tutte le fasi
del processo produtt ivo e r icercando ogni possibi le non conformità che
possa portare al la produzione di cibo non sicuro.
♦ COME NASCE IL SISTEMA HACCP? L’HACCP non è recente. È stato creato con l’ iniz io del programma
spaziale americano. Prima di al lora, l ’ industr ia
al imentare control lava la sicurezza dei propri prodott i
prelevando dei campioni di prodotto f inito e
anal izzandol i . Questo, però, non poteva garantire l’ integrità di tutt i i
prodott i poiché soltanto un piccolo numero di campioni era anal izzato
ed eventual i problemi potevano passare inosservati .
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 3
Redatto da Pagina 9 di 18
Data l’ importanza del programma spaziale, non si poteva
permettere che esso fal l isse per una cosa tanto semplice quanto
spiacevole come l’ intossicazione al imentare, quindi le agenzie spazial i
americane e le industr ie al imentari s i concentrarono per svi luppare un
approccio preventivo. l’obiett ivo fu di prevedere tutto ciò che
al l’ interno del processo produtt ivo potesse causare la produzione di
al imenti non sicuri , introducendo control l i per evitare ogni r ischio. i l
progetto svi luppato prese i l nome di s istema haccp. i l s istema fu poi
promosso negl i anni settanta, è si è ora gradualmente diffuso
nel l’ industr ia al imentare di tutto i l mondo. da al lora i l s i stema è stato
svi luppato e aff inato come lo conosciamo oggi , un modello
internazionalmente accettato basato su principi definit i che mostrano
come identi f icare e control lare i pericol i nel la produzione di al imenti .
♦ PERCHÉ L’HACCP È IMPORTANTE? Negli ult imi anni s i è avuto un incremento degli incidenti di natura
al imentare. È suff iciente sfogl iare un quotidiano per trovare i part icolari
degli ult imi casi .
Gl i incidenti al imentari rappresentano un grosso business per
l’ industr ia dei media, quotidiani e televis ioni sono perennemente al la
r icerca di storie eclatanti e una catt iva notiz ia su un incidente di t ipo
al imentare att i ra sempre molto clamore.
Si è spesso sentito parlare del r i schio Salmonella in uova e pol lo,
pochi però conoscono i l Compylobacter, che cost ituisce un r i schio per
la carne macinata e per alcuni insaccati . O anche l’E-col i 0157H7 negli
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 3
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hamburger.
Ci sono molt i altr i microrganismi che possono causare problemi in
diversi t ipi di cibo, i l punto fondamentale è assicurare che essi non
siano mai in grado di provocare danni al consumatore.
I cost i per un’azienda coinvolta in un incidente di questo t ipo
possono essere enormi: dai cost i di rett i , relativi al r i t i ro e al la distruzione
dei cibi potenzialmente pericolosi , al le spese indirette, connesse con la
perdita di quote di mercato, al la rovina dell’ immagine del l’azienda e
al le spese di r isarcimento. E ovviamente, se un’azienda subisce perdite
economiche, i l danno può r icadere sui post i di lavoro.
Ma ancora più gravi del le perdite economiche sono gl i effett i sui
consumatori che ingeriscono cibi avariati o contaminati .
Chiunque abbia provato anche una leggera forma di
intossicazione sa quanto questa possa essere spiacevole: può portare
al la perdita di giorni di lavoro, al r icovero in ospedale o anche ad una
malatt ia a lungo termine.
Bisogna anche r icordare che alcune del le peggiori forme di
intossicazione possono causare la morte, con conseguenze devastanti
sul le vite di intere famigl ie.
Da tutto questo s i deduce la necessità di assicurare la s icurezza
dei prodott i prevenendo i l veri f icarsi di incidenti al imentari .
I l migl ior modo per far lo, r iconosciuto internazionalmente
dal l’Organizzazione Mondiale del la Sanità, è ut i l izzare l’approccio
HACCP nel la gest ione della sicurezza al imentare.
Oggi tale l’approccio è r ichiesto dal la legis lazione europea ed
ital iana.
La dirett iva europea 43 del 1993, recepita in Ital ia con i l decreto
legis lat ivo n.155 del 1997, obbl iga ogni azienda al imentare a
individuare tutte le fasi del l’att ività che presentino dei r ischi per la
salute del consumatore e ad assicurare l’applicazione di adeguate
misure di prevenzione e control lo.
Le norme promuovono i l r icorso al l’analis i dei r i schi per identif icare
e control lare ogni potenziale pericolo per la sicurezza. È esattamente
questo l’approccio previsto dal l’HACCP.
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 3
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♦ COME FUNZIONA L’HACCP?
Per un efficace funzionamento dell’haccp è necessario che
tutti i dipendenti, di ogni l ivello, lavorino in simbiosi e abbiano la
loro parte nella produzione del cibo sicuro. l’applicazione del
sistema haccp è articolata in quattro fasi: prima di tutto, la
pianificazione e la preparazione, poi lo sviluppo, l’attuazione e
infine il mantenimento del sistema.
• HACCP•
� Pianificazione
� Sviluppo
� Attuazione
� Mantenimento
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 3
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HACCP LA PIANIFICAZIONE
Per prima cosa, i responsabil i devono comprendere cosa signif ica
mettere a punto e applicare 1’HACCP. Questo è importante per poter
scegl iere le giuste persone per ogni fase e per essere sicuri che i mezzi
necessari s iano disponibi l i .
L’ intero processo HACCP deve essere pianif icato con la stesura di
diagrammi di f lusso in grado di descrivere tutto i l processo di
lavorazione degli al imenti .
Una att ività chiave in questa fase è la cost ituzione di un team
mult idiscipl inare composto da membri la cui esperienza copra tutt i gl i
aspett i che condizionano la sicurezza dei prodott i .
Questo è importantiss imo, poiché una persona sola raramente
possiede le competenze e l’esperienza necessarie per individuare tutt i i
potenzial i pericol i per ogni prodotto.
I l gruppo HACCP normalmente coinvolge rappresentanti del la
produzione, del la qualità e della r icerca e svi luppo, ma può anche
includere persone di altr i settori RILEVANTI, COME L’APPROVVIGIONAMENTO
DELLE MATERIE PRIME, IL LABORATORIO DI ANALIS I O IL MAGAZZINO.
♦ PRODUZIONE ♦ QUALITA’ ♦ RICERCA ♦ SVILUPPO ♦ APPROVVIGIONAMENTO ♦ LABORATORIO DI ANALISI ♦ MAGAZZINO
Ulter ior i elementi possono essere unit i temporaneamente al gruppo
se e quando necessario. Chiaramente, nel le piccole aziende, dove una
sola persona r icopre diversi ruol i , i l numero può anche essere r idotto.
È importante che i componenti s iano efficacemente formati per
l’applicazione dei principi HACCP, cosicché i l gruppo possa lavorare in
modo corretto ed eff icace. A questo punto i l gruppo può affrontare la
seconda fase: lo svi luppo del programma HACCP.
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 3
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HACCP LO SVILUPPO
Lo svi luppo è la principale fase operativa nel la creazione del
s istema e comprende l’applicazione dei principi HACCP. Infatt i
l ’HACCP è un sistema per l’ identif icazione di specif ici r ischi e del le
relative misure preventive.
Rischio è ogni modif icazione microbiologica, chimico-f is ica del
prodotto che ne può inf luenzare la salubrità.
I l s i stema si basa, secondo i l D.Lvo 155/97 sui seguenti cinque
principi :
1. analis i dei potenzial i r ischi per gl i al imenti ;
2. individuazione dei punti in cui possono verif icarsi dei r ischi per gl i
al imenti ;
3. decisioni da adottare r iguardo ai punti crit ici individuati , cioè a
quei punti che possono nuocere al la sicurezza dei prodott i ;
4. individuazione ed applicazione di procedure di control lo e di
sorveglianza dei punti crit ici ;
5. r iesame periodico, in occasione di variazioni del processo e del la
t ipologia di att iv ità, del l’analis i dei r i schi dei punti crit ici e del le
procedure di control lo e di sorvegl ianza.
I l s i stema HACCP r iconosciuto dal Codex Al imentarium s i basa su
sette principi che non contraddicono però i cinque sopraelencati , ma
ne rappresentano una più accurata e chiara specif icazione. Essi sono:
1. analis i dei r ischi → preparare un diagramma di f lusso che
rappresenta le fasi del processo. Identi f icare ed elencare i r ischi
e le relative misure preventive messe in atto;
2. identif icare i punti crit ici di control lo (CCP) del processo
uti l izzando l’albero delle decisioni ;
3. definire i l imit i crit ici e tol leranze;
4. definire un sistema di monitoraggio che assicuri i l control lo dei
CCP mediante test, etc.;
5. definire le azioni corrett ive da intraprendere quando i l
monitoraggio indica che un CCP sta andando fuori control lo;
6. definire la documentazione relativa a tutte le procedure ed i
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 3
Redatto da Pagina 14 di 18
record appropriati a quest i principi ;
7. definire procedure di veri f ica.
Quindi i r i schi associati ai punti crit ici possono essere
microbiologici chimici e f i s ici .
RISCHI MICROBIOLOGICI I r i schi microbiologici sono rappresentati da contaminanti di natura
biologica che espl icano la loro azione in maniera diversa:
• molt ipl icandosi nel l’al imento e provocando fenomeni alterativi che
ne modif icano le caratterist iche organolett iche e che rendono
l’al imento stesso non idoneo al consumo e talora nocivo
• svi luppandosi nel l’al imento senza fenomeni alterativi , ma con
produzione di tossine, dando così luogo, a seguito dell’ ingest ione al le
tossinfezioni e al le intossicazioni al imentari
• provocando, attraverso l’al imento che funge da veicolo passivo,
infezioni o infestazioni nel l’uomo.
• da vi rus che sono presenti al l’origine negli al imenti , ad esempio nei
crostacei cresciut i in acque inquinate o che sono stati contaminati da
operatori infett i .
La contaminazione da batteri può essere combattuta con effica-
cia attraverso i l control lo del le temperature di cottura dei cibi .
RISCHI CHIMICI I r ischi chimici r iguardano invece la presenza di contaminati tossici
negl i al imenti . Uno dei problemi più comuni del l’ industr ia al imentare
r iguarda i residui dei prodott i per la pul iz ia che posso r imanere nel le
attrezzature per la produzione. Ma altr i pericol i includono i pest icidi , le
tossine derivate dal la crescita di muffe o batteri , i lubri f icanti e gl i
addit iv i degli impianti di raffreddamento e i material i usati per i l
confezionamento. Un altro serio problema è rappresentato dagl i
al imenti che possono causare reazioni al lergiche nel le persone
predisposte (ad esempio le arachidi) e scatenare una reazione che
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può essere letale se non affrontata rapidamente in modo adeguato.
La maggior parte dei r ischi chimici , s i possono control lare evitando
che le sostanze contaminino i l prodotto. Per le sostanze al lergeniche è
invece necessario etichettare in modo chiaro ogni art icolo in modo
che le persone a r i schio r iconoscano immediatamente i l pericolo, ma
anche per prevenire la contaminazione di altr i al imenti .
Queste sono alcune del le ragioni per cui è così importante essere
sicuri che solo ingredienti control lat i s iano uti l izzati in ciascun prodotto
e che non r imangano tracce di contaminati nel prodotto f inito. In altre
parole, bisogna essere s icuri che tutte le r icette s iano r ispettate al 100%
e che tutt i gl i ingredienti impiegati s iano control lat i e identi f icati .
RISCHI FISICI
I r i schi f i s ici sono rappresentati dai corpi estranei che si possono
introdurre negli al imenti . I l s i stema HACCP control la tutt i i t ipi di
materiale estraneo, ma i più importanti sono chiaramente quell i
potenzialmente dannosi per i l consumatore. Questo signif ica material i
tagl ienti come vetro o metal lo, che possono causare gravi ferite,
oppure oggett i che per dimensione possono causare i l soffocamento,
come pezzi di plast ica o di tessuto, o infine tutto ciò che può causare
la rottura dei denti , come pietre, dadi e bul loni . Le misure preventive
consistono nel l’ impedire che tal i material i giungano nel cibo, per
esempio control lando l’uso del vetro nel le aree di produzione, e nel
monitorare ogni possibi le presenza metal l ica, ad esempio tramite
calamita.
PUNTI CRITICI DI CONTROLLO
Una volta individuati i pericol i e le misure preventive, i l team
procede individuando i punti crit ici di control lo, o CCP. Questi sono i
punti del la produzione che devono essere control lat i per fornire un
prodotto sicuro. Se un CCP non è tenuto sotto control lo come
dovrebbe, ci sarà un inevitabi le r ischio per la salute del consumatore.
La gest ione efficace è real izzata individuando dei l imit i cr i t ici per
ciascun CCP. I l imit i crit ici sono dei parametri che devono essere
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 3
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sempre r ispettati ; in altre parole, sono i l imit i che garantiscono
l’ integrità del prodotto. Normalmente i parametri sono i l tempo e la
temperatura minima di cottura, la temperatura massima per la
conservazione dei surgelati , l ’assenza di contaminazione da metal l i . Per
rendere i CCP più faci l i da control lare, s i possono uti l izzare l imit i più
severi del dovuto, per disporre di un margine più ampio di s icurezza.
Ciò signif ica essere in grado di tenere sotto control lo i l processo
produtt ivo uti l izzando l imit i prestabi l i t i e disponendo di una “zona
cuscinetto” che consente di intraprendere azioni corrett ive prima che
si veri f ichi la produzione di al imenti non sicuri . I l resto del programma
HACCP r iguarda i l control lo quotidiano dei CCP. Questo signif ica
monitorare i CCP per veri f icare che essi s i mantengano al di sotto dei
l ivel l i di s icurezza e per agire rapidamente nel modo corretto ogni qual
volta si presenti un’anomalia. I l imit i cr i t ici , i l monitoraggio e le misure
corrett ive sono definit i dal gruppo HACCP ma, quando i l s istema sarà
pienamente applicato, diventeranno patrimonio di tutto i l personale
operativo. I l programma HACCP è stato quindi completato e
control lato, è ora pronto per essere messo in pratica.
HACCP L’ATTUAZIONE
L‘attuazione è la fase dove tutt i i control l i essenzial i per la gest ione
del la sicurezza vengono messi in atto. In questa fase, tutt i coloro che
control leranno i CCP, per essere sicuri che non si presentino dei
problemi, saranno coinvolt i nel s istema e dovranno pertanto essere
adeguatamente formati per i loro compit i specif ici .
Per control lare un CCP è necessario sapere come svolgere cor-
rettamente l’att iv ità di monitoraggio. C’è bisogno di attrezzature o
tecniche di control lo special i? O è suff iciente control lare con un
termometro? Ed inoltre, dove e come si devono registrare i r isultati? O
ancora, qual i azioni bisogna effettuare se si perde i l control lo di un
CCP?
Un’ipotesi potrebbe essere la segnalazione ad un supervisore,
l ’effettuazione di azioni di rette, come l’ interruzione del ciclo
produtt ivo, o qualsiasi altro r imedio previsto per quel CCP dal
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 3
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programma HACCP.
Ricordate comunque che ogni azione corrett iva deve sempre
essere intrapresa al lo scopo di garantire la sicurezza del prodotto che
giunge al consumatore.
HACCP IL MANTENIMENTO
Al la f ine, quando i l programma è completamente operativo, s i
giunge al la fase di mantenimento. È importante che i l s i stema HACCP
sia aggiornato e control lato periodicamente in modo eff icace e
programmato. I l s i stema deve essere r iv isto tutte le volte che si
presenta un cambiamento in grado di inf lui re sul la sicurezza del
prodotto, per esempio ingredienti o attrezzature nuove, per essere
sicuri che i CCP siano sempre aggiornati per i l control lo di ogni
possibi le r i schio. Ingredienti o attrezzature differenti possono portare a
pericol i diversi . Veri f iche periodiche del s istema sono necessarie per
assicurare che i parametri di control lo prestabi l i t i dal programma per
ogni CCP, s iano correttamente applicati .
Questo essenziale control lo può coinvolgere, oltre al team HACCP,
anche altr i dipendenti del l’azienda. In questo modo, i l s istema HACCP
diventerà parte integrante del la vita lavorativa quotidiana, rendendo
tutt i coloro che ne sono coinvolt i , consapevoli del l’ importanza del
mantenimento del la sicurezza al imentare.
HACCP LA RESPONSABILITA’ PERSONALE
Come potrest i essere coinvolto nel s istema HACCP
al l ’ interno della tua azienda?
Forse sarai un membro del team HACCP, con la responsabi l i tà di
svi luppare un sistema per la tua azienda. Oppure t i occuperai del
monitoraggio, con l’ importante ruolo di assicurare che i CCP siano
sempre sotto control lo. O ancora dovrai veri f icare che i parametri e le
procedure dell’azienda per l’ igiene e la s icurezza siano r ispettate. Che
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t i venga dato o no uno specif ico ruolo HACCP, avrai comunque un
compito importante per la sicurezza degl i al imenti .
Tutt i noi abbiamo la responsabi l i tà di fronte al la legge e i l dovere
nei confronti dei consumatori di assicurare che quals iasi pericolo che
minaccia i nostr i prodott i s ia sempre tenuto sotto control lo e che i
prodott i che giungono al consumatore siano sempre sani e s icuri .
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 4
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CAPITOLO 4 CORRETTA PRASSI IGIENICA
NELLE FASI DI PRODUZIONE
Copia N°____ ⌧ CONTROLLATA NON CONTROLLATA
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 4
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LISTA DELLE REVISIONI
Revisione Descrizione modifica Data emissione Emesso da Approvato da
00 PRIMA EMISS IONE 4/11/2005 ECO.SO.GE.AT. S .R .L . AZ. AGR. MILAZZO
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 4
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INDICE
1. ASPETTI GENERALI SULLE TOSSINFEZIONI ALIMENTARI .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
2. PERICOLI PRINCIPALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
3. CONTROLLO SULLA POTABILITA’ DELL’ACQUA ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
4. IGIENE DURANTE LA PRODUZIONE... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 4
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1. ASPETTI GENERALI SULLE TOSSINFEZIONI ALIMENTARI
Le tossinfezioni al imentari sono sindromi morbose a carattere,
generalmente, gastroenterico acuto e con notevoli s intomi tossici ,
determinate dal l’ ingest ione di al imenti contaminati da microrganismi
batterici viventi , o dal le loro part icolari tossine preformate, in grado di
molt ipl icarsi nel l’ intest ino o successivamente, in altr i organi.
In quest i ult imi anni, i casi di tossinfezione al imentare sono andati
aumentando in ogni parte del mondo, s ia per frequenza sia per numero
di soggett i colpit i in ogni episodio o focolaio, a dispetto dei progressi
veri f icatis i in tutt i settori correlati con l’ industr ia al imentare. Tal i
aumenti sono probabilmente dovuti , non ad una sola causa ma al
sovrapporsi di diversi fattori f ra cui vanno r icordati :
1. L’ industr ial izzazione dei vari processi di produzione dei
prodott i al imentari ; essa, se da una parte ha contribuito in
maniera determinante al l’el iminazione di tutt i i focolai dovuti
al le produzioni art igianali e casal inghe dall’alt ro ha portato,
nel caso in cui s i veri f icano contaminazioni del le
apparecchiature, al la produzione di grandi quantità di
al imenti contaminati e quindi al la possibi l i tà di consumo di
essi da parte di un più vasto numero di persone.
2. I l di ffondersi dei pasti col lett ivi mediante mense aziendali
t ipo self-service o macchine automatiche, quindi, con
maggiore faci l i tà, gl i al imenti possono essere conservati in
maniera impropria permettendo la molt ipl icazione dei germi.
3. L’ incremento degli scambi internazionali di prodotti
al imentari ha determinato la necessità di lunghi periodi di
conservazione con conseguente possibi l i tà di rottura del la
catena del freddo.
4. I l considerevole aumento di prodott i d’origine animale,
sottoposti a trattamenti tecnologici .
5. I l considerevole aumento di portatori sani , s ia animali s ia
umani, di germi del le tossinfezioni ed in part icolare del le
salmonelle e degli stafi lococchi.
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Le statist iche r iportate ogni anno sul l’argomento, rappresentano
solo la punta dell’ iceberg e nascondono le dimensioni del problema,
poiché sono r iportati solo i casi di mortal ità, t ralasciando i notevol i
danni economici rappresentati dal la diminuzione di produtt ività del le
persone colpite.
I l vino per i l suo contenuto in alcol ed i l pH non può essere
considerato un alimento a r ischio per presenza e molt ipl icazione di
microrganismi patogeni ed è pure l imitato i l numero di microrganismi
responsabil i di fenomeni alterativi. Quindi è necessario prendere in
esame la sicurezza tecnologica che, nel r ispetto delle caratterist iche
t ipiche del prodotto, deve garantire che al momento del consumom
non siano presenti componenti o condizioni di r ischio.
2. PERICOLI PRINCIPALI
I pericol i principal i che è necessario prevedere sono
prevalentemente di t ipo chimico ma anche biologico e f i s ico come
i l lustrato nel la tabel la che segue:
Se in termini di gravità di r ischio l’aspetto chimico e tecnologico
prevalgono su quel lo biologico, quest’ult imo non deve essere
trascurato in quanto pericol i per la qual ità del vino derivano anche
dal la presenza e svi luppo di microrganismi alterativi che causano le
<< malattie >> del vino. Quest i possono provenire dal la materia prima o
da insuff icienti condizioni igieniche del l’azienda:
Tipo Pericolo
SO2, Pb, Nitrati , Cianuri
Detergenti e dis infettanti (ipoclorito di sodio) Residui di pest icidi
Chimico
Metanolo
Biologico Crescita di microrganismi alterativi , muffe tossigene Frammenti d’insett i o d’altr i animali Material i estranei Frammenti di vetro
Fis ico Rottura bott igl ie
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Microrganismo Fonte Alterazione provocata
Muffe Tappi di sughero Alterazione organolett ica Lievit i Tappi di sughero Intorbidimenti ,
r i fermentazioni Baci l lus spp Tappi di sughero Produzione di acidità Att inomiceti Ambiente Alterazione del l’odore:
ammuffito e terroso Pediococcus spp Contenitori Produzione di diaceti le ed
istamina
Risulta quindi operare un continuo control lo del la contaminazione
ambientale, in particolare di superfici e prodotto:
Dello stato di manutenzione e del lo stato igienico del le
tubature che non devono presentare fessurazioni o r i stagno di
l iquido;
Dell’ idoneità e della pul iz ia dei s istemi di f i l t razione
Della contaminazione di bott igl ie e tappi
Dell’acqua impiegata in usi a contatto con i l v ino.
3. CONTROLLO SULLA POTABILITA’ DELL’ACQUA
I l r i fornimento d’acqua deve essere conforme al Decr. L .vo 2.2.01
n. 31 concernente la qualità del le acque destinate al consumo umano.
I l ns. interesse è r ifer i to ai sol i parametri microbiologici classici relativi
al la presenza in acqua di un inquinamento di origine fecale (r icerca di
col i formi total i e fecali) che sarà effettuata con una frequenza
tr imestrale.
L’uso di acqua non potabi le, autorizzata solo per i l raffreddamento
degli impianti , la produzione di vapore, la lotta antincendio ed altr i
scopi analoghi non concernenti gl i al imenti , è possibi le solo se questa
passa in condotte separate, faci lmente individuabi l i e prive di alcun
raccordo o possibi l i tà di r i f lusso r ispetto al s istema di acqua potabi le.
4. IGIENE DURANTE LA PRODUZIONE
L’autocontrol lo nel la fase di produzione del vino deve essere
attento al la conformità igienica del le materie prime e dei material i
sussidiari ut i l izzati , del loro stoccaggio, del ciclo produtt ivo, dei residui
del la lavorazione.
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 4
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Materie prime e material i sussidiari- la materia prima uti l izzata nel
settore enologico possono essere:
uva,
mosto,
vino parzialmente fermentato
aromi ed erbe,
zucchero.
I material i sussidiari importanti per la sicurezza igienica del
prodotto sono:
addit ivi e coadiuvanti
recipienti dest inati al contenimento dei prodott i
disposit iv i di chiusura
detergenti e dis infettanti
Nel nostro caso cioè uve provenienti dai propri vigneti , bisogna
prevedere una procedura di produzione uve che ha lo scopo di
garantire i l r i t i ro di uve con residui antibotr it ici nei l imit i di legge.
Documentazione del la procedura è la compilazione del quaderno di
campagna ove verranno segnate le modalità di trattamento, i prodott i
ed i tempi di carenza. La procedura di formazione del personale è
necessaria per sensibi l izzarl i al pericolo dell’abuso di antiparassitari in
genere.
Le altre materie prime ed i material i sussidiari devono acquistati da
fornitori che ne garantiscano sotto forma scritta la conformità al la
legge.
I l ciclo produtt ivo del l’azienda sarà descritto nel cap. 5 ma
bisognerà provvedere al la continua pul iz ia e dis infezione del locali e
degl i utensi l i di produzione e di imbott igl iamento.
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CAPITOLO 5 SISTEMA HACCP
Copia N°____ ⌧ CONTROLLATA NON CONTROLLATA
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LISTA DELLE REVISIONI
Revisione Descrizione modifica Data emissione Emesso da Approvato da
00 PRIMA EMISS IONE 4/11/05 ECO.SO.GE.AT. S .R .L . AZ. AGR. MILAZZO
01 SECONDA EMISSIONE
1/1/2008 ECO.SO.GE.AT. S .R .L . AZ. AGR. MILAZZO
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INDICE
1. DESCRIZIONE DEI LOCALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
2. LINEE DI PROCESSO ED APPLICAZIONE DELL’ANALISI DEI
RISCHI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
2.1 RICERCA DI OCRATOSSINA, METALLI PESANTI ED ALCOOL
METILICO ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
FIGURA 1 ALBERO DELLE DECISIONI – IDENT IF ICAZIONE DEI CCP
MEDIANTE L’ALBERO DELLE DECISIONI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
3. DIAGRAMMA DI FLUSSO VINI ROSSI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
3.1 DIAGRAMMA DI FLUSSO VINO BIANCO... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
4. TAVOLA HACCP – ROSSI E BIANCHI .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
7. AUTOCONTROLLO ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
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1. DESCRIZIONE DEI LOCALI
Per la descriz ione dei locali s i r imanda al ciclo produtt ivo in cui s i
descriveranno le varie attrezzature.
2. LINEE DI PROCESSO ED APPLICAZIONE DELL’ANALISI DEI RISCHI.
La Cantina ha una capacità di pigiatura di circa 800 q.l i/giorno,
nel la ult ima campagna (2004) le quantità lavorate sono state di 450
q.l i , la capacità di stoccaggio di tutt i i serbatoi del s i to è di ci rca
11.000 Hl.
Dal la campagna 2007 è stata iniz iata l’ i ter di cert i f icazione
biologica (f i tofarmaci).
L’uva arr iva su trattori agricol i o camion in cassette di plast ica,
dopo che sul l’uva ancora in pianta, a campione, è stata effettuata
valutazione sugl i indici di maturità, viene st imato i l peso, quindi
vengono prelevati ed analizzati i campioni di prodotto, al lo scopo di
calcolare gl i indici di maturità di addit iv i .
L’uva viene quindi r iversata nel la macchina pigiatr ice-
diraspatrice. I raspi sono raccolt i separatamente a mezzo mastel l i , che
al loro r iempimento vengono svuotati sul terreno e impiegati come
ammendante nei terreni agricol i del s i to stesso. Durante questa fase, e
nei t ravasi , s i ha la solf i tazione del prodotto con i l r i schio di presenza
oltre i l l imite legale di anidride solforosa nel mosto o vino. In
considerazione di ciò si è r i tenuto definire questa fase un CCP, dove
tutt i i processi di solf i tazione che avvengono nel processo devono
essere registrati (schede di registrazione dei t rattamenti e del le non
conformità)
I l pigiato così ottenuto è avviato al le presse i cui avviene la
sgrondatura e pressatura pneumatica del le vinacce, indi i l mosto è
trasferito in t ini coibentati e dotati di piastre di raffreddamento, in cui
avviene la decantazione del le fecce. Durante la diraspopigiatura, la
presenza di ioni metal l ici nel vino, dovuta al la cessione degli organi
lavoranti che possono intervenire in questa fase, è r i solto con impianti
adeguati al t rattamento con al imenti .
Le vinacce derivanti dal la pressatura sono estratte e raccolte in
apposit i contenitori e tramite camion vengono avviate al la dist i l lazione
obbligatoria per legge.
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Dopo questa fase i l mosto l impido è avviato ai t ini di
fermentazione, dove staziona per un periodo prestabi l i to mentre i l
mosto frammisto a fecce è avviato ad un f i l t ro rotativo a perl i te.
In tale impianto viene uti l izzata la perl i te come materiale f i l t rante,
la quale dopo i l suo sciogl imento formerà un pannel lo tramite i l quale
saranno trattenute tutte le part icel le minute (fecce) anche queste
cost ituiscono scarto di processo da avviare al la dist i l lazione.
Per i v ini rossi , dopo la fase di diraspatura- pigiatura i l mosto
contenente le vinacce, viene avviato direttamente ai t ini di
fermentazione e macerazione, e successivamente viene pressato,
proseguendo i l processo come per i l v ino bianco. Durante la fase di
fermentazione e macerazione, grazie al l’azione dei l ievit i s i ha la
formazione di alcool ed altr i prodott i secondari , degradando gl i
zuccheri presenti nel mosto. I l ievit i che conducono tale processo
possono essere quel l i provenienti dal l’ambiente oppure addizionati .
Durante tale fase si può determinare la formazione eccessiva di
metanolo, del quale è nota la pericolosità; ma la frequenza di tale
r i schio è comunque molto bassa per pertanto, sebbene i l danno che
potrebbe provocare sia grave, la sua scarsa probabi l i tà di manifestarsi
non giust i f ica la messa a punto di un CCP; tanto che nel la primavera
2007 per giust i f icare la non applicazione di un CCP, è stata effettuato
un control lo sul vino rosso in fase di preinbott igl iamento con r isultati
conformi; anche per ocratossina e metal l i pesanti viene fatta un’analis i
annuale nel la fase di preinbottigl iamento di un campione
rappresentativo del l’ intera produzione annuale.(vedi paragrafo 2.1)
Successivamente i l v ino è sottoposto ad aff inamenti e travasi f ino
ad arr ivare al giusto blending e quindi imbott igl iamento.
L ’ imbottigl iamento è effettuato attraverso una l inea dotata di
sciacquatrice, r iempitr ice e tappatrice. In questa fase i l pericolo di
residui di vetro nel vino, dovuto al catt ivo stoccaggio del le bott igl ie ed
al loro uso nel la l inea, è probabile e la gravità del danno è medio alta.
Per le considerazione precedenti questa fase è valutata come CCP .
È necessario mettere in atto una misura di control lo vis iva del le
bott igl ie prima di immetter le nel la l inea di imbott igl iamento e
l’al lontanamento di quelle difettose come azione preventiva e
corrett iva, adottando anche una registrazione del le anomalie r i levate
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che potrà fornire un’ott ima base per la valutazione del fornitore delle
bott igl ie e del la procedura di conservazione messa in atto in azienda.
In caso di rottura (scoppio) di una bott igl ia si togl ieranno le tre
bott igl ie che precedono quel la “scoppiata”
Annualmente vengono imbottigl iate circa 350.000 bott igl ie.
In tutto i l processo produtt ivo bisogna valutare le procedure di
pulizia e disinfezione degli impianti , in quanto se non effettuate
secondo adeguate procedure si potrebbe veri f icare l’ inquinamento del
vino da parte di sanit izzanti , non r imossi con suff icienti r isciacqui. I l
danno provocato al consumatore potrebbe essere molto grave in caso
di ut i l izzo di soda caust ica e nel Ns. caso è uti l izzata una procedura di
control lo del pH e acidità totale nel la fase di post imbott igl iamento
per scongiurare la presenza di soda.
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2.1 RICERCA DI OCRATOSSINA, METALLI PESANTI ED ALCOOL METILICO
Le analis i di metal l i pesanti , ocratossina ed alcool meti l ico saranno
effettuati annualmente su campioni di v ino “nuovo”, rappresentativo
del la produzione annuale di vino bianco e rosso, poiché i l potenziale
pericolo derivante dal la presenza di tal i composti è r i levante nel le fasi
precedenti ; poiché a val le i l materiale a contatto con i l v ino r isulta
idoneo per prodott i al imentari e conformi al le normative vigenti (vedi
cerf icazione) e quindi non è fonte di tal i sostanze. A monte non
vengono uti l izzati f i tofarmaci quindi le analis i effettuate nel la fase
sopra indicata r isulta la più eff icace. Le uve uti l izzate, inoltre, sono di
varietà tale da annul lare i l r i schio di presenza di metanolo così come i
l ievit i selezionati ed impiegati .
Infatt i le analis i effettuate negli anni precedenti confermano la
scelta di tale fase come un GMP piuttosto che un CCP.
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Figura 1 Albero delle decisioni – Identif icazione dei CCP mediante l’albero delle decisioni
Esistono misure preventive nei confronti del rischio?
Questa fase elimina o riduce l'incidenza del rischio ad un
livello accettabile?
SI NO
Il controllo del rischio in questa fase è necessario
per la sicurezza del prodotto?
SI NO
Questa fase non è CCP
Modificare la fase, il
prodotto il processo
Stop
NO
SI
CCP
La contaminazione associata al rischio oltrepassa i limiti di
accettabilità, ovvero potrebbe raggiungere livelli inacettabili?
NO Questa fase non è CCPSI
Una fase di produzione successiva può eliminare il
rischio o ridurne l'incidenza a livelli accettabili?
SINO
CCP
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UVA
TRASPORTOSTOCCAGGIO IN CELLA 4/5°C
SVINATURA PRESSATURA
FERMENTAZIONE MACERAZIONE
DIRASPO PIGIATURA
METABISOLFITO DI K ED ENZIMI
RASPI
LIEVITI ENOLOGICI
VINACCE DISTILLERIA
TERRENO
TRAVASI
FERMENTAZIONE MALOLATTICA
BATTERI ENOLOGICI
EVENTUALE AGGIUNTA DI METABISOLFITO
EVENTUALE CHIARIFICA
EVENTUALE STABILIZZAZIONE
TARTARICA
EVENTUALE FILTRAZIONE
VINO
IMBOTTIGLIAMENTO
EVENTUALI COADIUVANTI TECNOLOGICI
EVENTUALI AGGIUNTE DI METABISOLFITO 24 ORE PRIMA
DELL'IMBOTTIGLIAMENTONo
CCP
3. DIAGRAMMA DI FLUSSO VINI ROSSI
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3.1 DIAGRAMMA DI FLUSSO VINO BIANCO
UVA
TRASPORTO
STOCCAGGIO IN CELLA 4/5°C
STOCCAGGIO IN SERBATOIO A T°C
CONTROLLATA
PRESSATURA
DIRASPO PIGIATURA
METABISOLFITO DI K ED ENZIMI
RASPI
VINACCE DISTILLERIA
TERRENO
TRAVASO DEL LIMPIDO NEL SERBATOIO DI FERMENTAZIONE
ILLIMPIDIMENTO
CONTROLLO DELLA TEMP.14°C
FERMENTAZIONELIEVITI
FILTRAZIONE SGROSSANTE (AF 30/50)
FILTRAZIONE BRILLANTANTE (AF 70)
STABILIZZAZIONE A FREDDO
CONTROLLO DELLA TEMP. 0/-1°C
VINO IMBOTTIGLIAMENTO
PARTE FECCIOSA FILTRATA CON FILTRO SOTTOVUOTO
TRAVASI
CHIARIFICAZIONE
CASEINA E BENTONITE
CCP
CCP
CCPEVENTUALI AGGIUNTE
DI METABISOLFITO
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4. TAVOLA HACCP – ROSSI E BIANCHI
FASE PER ICOLO GRAVITÀ R ISCHIO CCP/ GMP
AZ IONE PREVENT IVA
AZ IONE CORRETT IVA L IMIT I MONITORAGGIO FREQUENZA RECORD
1
T r a s p o r t o / R i c ev i m e n t o m e r c e
N o n i d o n e i a l t r a s p o r t o d i a l i m e n t i ( n o n p u l i t i e d i s i n f e t t a t i ) M a t e r i a p r i m a c o n r e s i d u i f i t o f a r m a c i
B a s s o B a s s o G M P
S e n s i b i l i z z a z i o n e d e g l i a u t i s t i Q u a l i f i c a z i o n e d e i f o r n i t o r i
R i p u l i r e c o n a c q u a i c o n t e n i t o r i d i p l a s t i c a d e l t r a s p o r t o N o n a c c e t t a r e l a m e r c e e f a r e r e s o a l f o r n i t o r e
V e d i C a p 6
C o n t r o l l o v i s i v o e m i c r o b i o l o g i c o p e r r i c e r c a C B T n e l l e c a s s e t t e d i p l a s t i c a V i s i v o
V i s i v o : c o n t i n u o M i c r o b . : d u r a n t e v e n d e m m i a a c a m p i o n e ( a l m e n o u n a v o l t a d u r a n t e v e n d e m m i a ) A n n u a l e
R e g i s t r o a u t o c o n t r o l l o Q u a d e r n o d i c a m p a g n a
P r e s e n z a d i c o r p i e s t r a n e i d a o r g a n i d i l a v o r a z i o n e
A l t a B a s s a G M P
U s o d i m a c c h i n a r i i d o n e i a l t r a t t a m e n t o d i a l i m e n t i M a n u t e n z i o n e d e l l e a t t r e z z a t u r e
2 D i r a s p o p i g i a t u r a
E c c e s s o d i r e s i d u o d i a n i d r i d e s o l f o r o s a
A l t a B a s s a C C P
U t i l i z z a z i o n e d i p r o d o t t i a t i t o l o n o t o d i a n i d r i d e s o l f o r o s o F o r m a z i o n e d e l p e r s o n a l e
A t t u a z i o n e d i t u t t e l e a z i o n i u t i l i a r i p o r t a r e i l p r o d o t t o n e i l i m i t i d i l e g g e
V e d i c a p . 6 ( D . M . 2 0 9 / 9 6 c h e h a r e c e p i t o l a D i r . C E 9 4 / 3 4 )
A n a l i s i d e l l o t t o p e r s i l o s p e r m o n i t o r a g g i o d e l l ’ S O .
S u o g n i s i l o s M o d u l o a n a l i s i m o s t o e v i n i
P r e s e n z a d i c o r p i e s t r a n e i d a o r g a n i d i l a v o r a z i o n e
A l t a B a s s o G M P U s o d i c o n t e n i t o r i ( c i s t e r n e ) i d o n e e a l t r a t t a m e n t o d i a l i m e n t i
3
F e r m e n t a z i o n e M a c e r a z i o n e A g g i u n t i d i l i e v i t i
A u m e n t o d e l l a t e m p e r a t u r a M e d i o B a s s o G M P
A d e g u a m e n t o d i t e m p e r a t u r a e t e m p o d i m a c e r a z i o n e
S e n s i b i l i z z a z i o n e d e l p e r s o n a l e e c o r r e t t o r i p r i s t i n o d e l l e t e m p e r a t u r e
B i a n c h i e r o s a t i : 8 < T ° C > 2 0 R o s s i : 1 0 < T ° C > 3 0
F i s i c o : t e m p . ° C C o n t i n u a N o
4
S v i n a t u r a e p r e s s a t u r a
P r e s e n z a d i c o r p i e s t r a n e i d a o r g a n i d i l a v o r a z i o n e
A l t a M e d i a G M P
U s o d i m a c c h i n a r i i d o n e i a l t r a t t a m e n t o d i a l i m e n t i M a n u t e n z i o n e d e l l e a t t r e z z a t u r e
5
F e r m e n t a z i o n e m a l o l a t t i c a
V a r i a z i o n e d e l l a t e m p e r a t u r a p e r q u a l i t à o r g a n o l e t t i c a
M e d i o B a s s o G M P
A d e g u a m e n t o d i t e m p e r a t u r A
S e n s i b i l i z z a z i o n e d e l p e r s o n a l e e c o r r e t t o r i p r i s t i n o d e l l e t e m p e r a t u r e
1 5 / 2 5 ° c F i s i c o : t e m p . ° C
C o n t i n u a N o
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 5
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6 T r a v a s i
E c c e s s o d i r e s i d u o d i a n i d r i d e s o l f o r o s a
A l t a B a s s a
C C P
U t i l i z z a z i o n e d i p r o d o t t i a t i t o l o n o t o d i a n i d r i d e s o l f o r o s o
F o r m a z i o ne d e l p e r s o n a l e
A t t u a z i o n e d i t u t t e l e a z i o n i u t i l i a r i p o r t a r e i l p r o d o t t o n e i l i m i t i d i l e g g e
V e d i c a p . 6 ( D . M . 2 0 9 / 9 6 c h e h a r e c e p i t o l a D i r . C E 9 4 / 3 4 )
A n a l i s i d e l l o t t o p e r m o n i t o r a g g i o d e l l ’ S O 2 s u l p r o d o t t o i m b o t t i g l i a t o
S u o g n i l o t t o
R e g i s t r o d e l l a q u a n t i t à d o s a t a
7 C h i a r i f i c a
N o n v i s o n o p e r i c o l i f i s i c i , n e b i o l o g i c i n e c h i m i c i
8 F i l t r a z i o n i T o r p i d i t à A l t a B a s s a G M P
M a n u t e n z i o n e d e l l e a t t r e z z a t u r e c o n p u l i z i a o s o s t i t u z i o n e d e i f i l t r i
S o s t i t u z i o n e o p u l i z i a d e i f i l t r i e d e v e n t u a l m e n t e r i f i l t r a r e i l v i n o
V i s i v o C o n t i n u a N o
9 S t a b i l i z z a z i o n e t a r t a r i c a
A l t e r a z i o n e o r g a n o l e t t i c a d e l p r o d o t t o v i n o
A l t a B a s s a G M P
C o r r e t t a p u l i z i a e d i s a c i d i f i c a z i o n e d e l l e v a s c h e e t a r a t u r a d e i m e z z i d i r i l e v a z i o n e t e m p e r a t u r a
R i p r i s t i n o c o r r e t t a p r o c e d u r a d i p u l i z i a e d i s a c i d i f i c a z i o n e d e l l e v a s c h e e r i p r i s t i n o c o r r e t t a t e m p e r a t u r a
T e m p . : 2 ° C / - 2 ° C M i c r o b i o l o g i c o : v e d i c a p . 6
F i s i c o : c o n t r o l l o t e m p . M i c r o b . : r i c e r c a C B T s u v a s c h e
F i s i c o : c o n t i n u o M i c r o b i o l o g i c o : s e m e s t r a l e
R e g i s t r o a u t o c o n t r o l l o
R e s i d u i d i v e t r o A l t a M e d i a C C P
C o r r e t t a c o n s e r v a z i o n e d e l l e b o t t i g l i e e m a n u t e n z i o n e d e l l a l i n e a ; s c a r t o d e l l e b o t t i g l i e s o s p e t t e
S e n s i b i l i z z a z i o n e d e l p e r s o n a l e e s c a r t o , i n c a s o d i r o t t u r a d e l l a b o t t i g l i a , d e l l e t r e b o t t i g l i e c h e p r e c e d o n o l a “ r o t t u r a ”
I n t e g r i t à b o t t i g l i a V i s i v o C o n t i n u a N o
10
I m b o t t i g l i a m en t o
E c c e s s o d i S O 2 a g g i u n t o n e l l a f a s e d i p r e i n b o t t i g l i a me n t o
A l t a M e d i a C C P
S e n s i b i l i z z a z i o n e d e l p e r s o n a l e e d u t i l i z z a z i o n e d i p r o d o t t i a t i t o l o n o t o d i a n i d r i d e s o l f o r o s a
A t t u a z i o n e d i t u t t e l e a z i o n i u t i l i a r i p o r t a r e i l l o t t o n e i l i m i t i d i l e g g e
V e d i c a p . 6 ( D . M . 2 0 9 / 9 6 c h e h a r e c e p i t o l a D i r . C E 9 4 / 3 4 )
S u v i n o i m b o t t i g l i a t o r i c e r c a d i a n i d r i d e s o l f o r o s a , p H e d a c i d i t à t o t a l e
V e d i c a p . 6 R e g i s t r o a u t o c o n t r o l l o
I L CONTROLLO DELL’ACQUA CHE VIENE UTI L I ZZATA PER LAVARE UTENSIL I , SUPERFICI ED ALTRO VIENE EFFETTUATA TRIMESTRALMENTE
TENENDO CONTO DEI PARAMETRI DEL D.L .vo 2.2 .01 N. 31. L ’AZIONE CORRETTIVA IN GENERE CONSISTE NEL PUL IRE E SANIFICARE I RECIPIENTI
CON AMUCHINA E RIPETERE LE ANALIS I .
ANNUALMENTE SI FARÀ UN TAMPONE SULLE MANI DEL PERSONALE PER LA RICERCA DELLO S . AUREUS
Az. Agr . Mi lazzo Rev .0 Cap. 5
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7. AUTOCONTROLLO
I l r i sultato f inale del l 'operazione d’analis i dei Punti Crit ici , che
prende avvio dal le l inee guida dettate dal Manuale di Corretta Prassi
Igienica, s i svi luppa con l 'elaborazione dei Flussi di Processo e con un
Programma d’Autocontrol lo.
QUESTO PROGRAMMA CONTIENE GLI STRUMENTI PER I CONTROLLI E LE VERIF ICHE
DA EFFETTUARSI (CHECK LIST E CHECK RECORD), AD USO DEL RESPONSABILE
DELL’ IMPIANTO, RAPPRESENTANDO LA TRACCIA PRECOSTITUITA DELLA GAMMA DELLE
OSSERVAZIONI ISPETT IVE E DELLE VERIFICHE DI TEMPERATURA, NECESSARIE AL F INE DI
POTER TENERE SOTTO CONTROLLO, TUTTE LE ATT IVITÀ A RISCHIO.
Una volta iniz iat i gl i Autocontrol l i , quest i dovranno sempre essere
effettuati al le cadenze prefissate e la documentazione di registrazione
deve essere tenuta ed archiviata in loco e a disposiz ione degli Enti
interni e/o esterni che dovessero effettuare veri f iche.
IL PRESENTE PIANO DI AUTOCONTROLLO, REDATTO PER QUESTA PARTICOLARE
T IPOLOGIA DI ATT IVITÀ, SULLA BASE DI STUDI ED ESPERIENZE GIÀ EFFETTUATI, NONCHÉ
SULLA BASE DI UNA VISITA ISPETT IVA TENDENTE AD ACCERTARE LA SUSSISTENZA DEI
REQUISIT I IGIENICO SANITARI GIÀ POSSEDUTI AL MOMENTO DEL RILASCIO DELL’ATTO
AUTORIZZATIVO, È SUSCETT IB ILE DI VARIAZIONI CHE SARANNO COMUNICATE
ALL 'ECO.SO.GE.AT ED AGLI ORGANI COMPETENTI LA VIGILANZA, ALLORQUANDO IL
VERIF ICARSI DI UN EVENTO NON PREVISTO LO DOVESSE RENDERE NECESSARIO.
Parimenti la valutazione assegnata ai punti crit ici potrà essere
r iv is i tata se i r i sultati anal it ici di control lo, dovessero fare crescere o
calare le probabi l ità di accadimento dell’ inconveniente igienico.
In conclusione si vuole affermare che i l metodo HACCP è un
sistema elast ico sempre in continua trasformazione.
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CAPITOLO 6 LIMITI ED ETICHETTATURA
Copia N°____ ⌧ CONTROLLATA NON CONTROLLATA
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LISTA DELLE REVISIONI
Revisione Descrizione modifica Data emissione Emesso da Approvato da
00 PRIMA EMISS IONE 4/11/2005 ECO.SO.GE.AT. S .R .L . AZ. AGR. MILAZZO
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INDICE
1. VALORI INDICATIVI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
2. QUALITÀ DELL’ARIA .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
3. LIMITI DI CARICA MICROBICA DELLE SUPERFICI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
4. CARATTERIST ICHE BATTERIOLOGICHE DELLE ACQUE DEST INATE AL CONSUMO
UMANO (D.P.R. 236 DEL 24/05/1988 COSÌ SOST ITUITO DAL DECR.
L.VO 2.2.01 N. 31 ATTUAZIONE DELLA DIR. 98/83/CE RELAT IVA
ALLA QUALITÀ DELLE ACQUE DEST INATE AL CONSUMO UMANO) .. . . . . . . . . 5
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1. VALORI INDICATIVI
Anidride solforosa : l ’ impiego dell’anidride solforosa è
regolamentata dal Decreto Minister iale 27/2/1996 n. 209 che ha
recepito la dirett iva CE 94/34 in materia di addit iv i al imentari . Tale
decreto, per quanto concerne i l imit i massimi di anidride solforosa,
r invia al la normativa comunitaria e precisamente al l’art. 65 del
regolamento CEE 822/87 i l quale prevede che i l tenore di anidride
solforosa non può superare i 160mg/l per i vini ross i ed i 210mg/l per i
v ini bianchi e rosati . In deroga a quanto sopra i l tenore massimo di
anidride solforosa , per quanto r iguarda i vini aventi un tenore di
zuccheri residui espresso in zucchero invert ito pari o superiore a 5g/l è
portato a 210 mg/l per i v ini ross i e 260mg/l per i bianchi e rosati .
1.1 Reg. CE 1622/2000 Commiss. 24.7.00: Modalità d'applicazione del Reg. CE
n. 1493/1999 relativo al l 'organizzazione comune del mercato vit iv inicolo
e che ist i tuisce un codice comunitario del le pratiche e dei trattamenti
enologici (Così modificato da Regg. CE 2451/00, 885/01, 1609/01,
1655/01, 2066/01, 2244/02, 1410/03, 1427/04, 1428/04, 1163/05, 643/06,
1507/06, 2030/06, 389/07, 556/07, 1300/07)
2. QUALITÀ DELL’ARIA
Qualità igienica del l 'aria in funzione del la carica microbica totale (c.m.t.) 1
C.M.T . (ufc/piast ra) Giudiz io
0 - 10 Ott imo
10 - 25 Buono
26 - 60 Accettabi le
>60 Inaccettabi le
u fc = media de l numero d i co lon ie ot tenuto da p iù p ias t re de l d iametro d i 10 cm lasc iate aper te per 1 o ra ad 1 met ro da te r ra , pos t i i n var i punt i de l locale .
1 Cmt =Car ica Mic rob ica Tota le Ufc = Un i tà Fo rmant i Colon ia
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3. LIMITI DI CARICA MICROBICA DELLE SUPERFICI
I valori sono espressi in ufc/cm2
Parametr i L imit i C.B.T . <10
Col i formi <1
Escher ichia col i <1 S taf i lococchi aurei <1
Salmonel la Assente
L i s ter ia monocytogenes Assente
L i s ter ia spp Prefer ibi lmente assente
St reptococchi Assente
4. Caratteristiche batteriologiche delle acque destinate al consumo umano (d.p.r. 236 del 24/05/1988 così sostituito dal Decr. L.vo 2.2.01 n. 31 Attuazione della Dir. 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano)
DPR 236/88 D.Lgs 31/01 Parametro L imite (germi/ml) L imite CBT a 22°C 100 * 100/ml CBT a 36°C 10 * 20/ml
Col i formi total i 0 0/250 ml Col i formi fecal i 0 0/250 ml
St reptococchi fecal i 0 0/250 ml Clost r idi s . r . 0 0/250 ml
valore che è oppor tuno non superare
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