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PROGETTAZIONE
68RCI n.2/2015
Linee guida sugli impianti per uffici
Le tematiche legate alla progettazione degli impianti
HVAC per le zone uffici si sono spostate negli ultimi
anni dalla richiesta in senso stretto di un generico grado
di comfort climatico, ad una più ampia valutazione del
benessere termico globale includente un maggiore
controllo della qualità dell’aria e del comfort percepito.
E proprio da quest’ultimi parametri, uniti ad un necessario
risparmio energetico, che si sviluppano le indicazioni
della nuova prUNI 10339 giunta alla fase finale di
inchiesta pubblica.
In teoria, la gran parte dei sistemi di climatiz-
zazione, se impiegati correttamente, sono in
grado di soddisfare le condizioni di comfort
per un qualsiasi tipo di edificio avente una
destinazione d’uso per uffici.
Tuttavia in pratica, sono numerosi i fattori che
limitano le possibili scelte impiantistiche per
un dato tipo di costruzione e tra questi con-
viene segnalare: i costi di installazione e di
gestione, la ripartizione degli spazi, il design
architettonico, la posizione urbana e ambien-
tale ed infine, non ultime, le necessarie valu-
tazioni di ingegneria applicata.
Bisogna purtroppo rilevare che il progettista
HVAC interviene molto spesso in coda al pro-
cesso architettonico e raramente partecipa al-
la prima fase preliminare di scelta delle carat-
teristiche progettuali dell’insediamento.
Alla luce di queste considerazioni è facile ca-
pire perché vengano tutt’ora realizzati edifi-
ci che necessitano di un notevole dispendio
energetico a cui molto spesso rimane associa-
ta una difficoltà intrinseca di controllo e rego-
lazione alle condizioni di comfort.
Difatti la forma della costruzione, con parti-
colare attenzione alle aree perimetrali, la sua
geometria, l’orientamento e la conseguente
esposizione esogena, solo per citarne i princi-
pali, sono parametri che incidono, e di molto,
sulla progettazione tecnologica e sulla poten-
zialità erogata dall’intero sistema. Ad esem-
pio, una costruzione rettangolare con il rap-
porto geometrico dei lati di quattro a uno, ri-
chiede sostanzialmente un maggior dispendio
di energia rispetto ad una analoga area con
copertura quadrata.
A queste semplici valutazioni si aggiunge og-
gigiorno una doverosa attenzione alla soste-
nibilità dell’intero progetto e alla valutazione
del conseguente impatto ambientale degli im-
pianti (rumore, smaltimento reflui e acqua,
inquinamento dell’aria, ecc.)
Condizioni climatiche ambientali
Le strutture edilizie destinate ad uso ufficio
sono generalmente caratterizzate da due di-
stinti comparti, soggetti a differente grado di
Luca Ferrari
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intervento climatico: una fascia esterna o pe-
rimetrale e una area interna e centrale.
La zona perimetrale si estende dalla parete
più esterna verso l’interno della costruzione
per circa 3 - 6 m ed è di frequente corredata
con grandi superfici vetrate e/o con facciate
ventilate. Le zone esterne sono soggette a
carichi termici variabili a causa della diversa
esposizione solare e del conseguente flusso
termico indotto nell’aria ambiente. In queste
aree deve essere previsto quasi certamente
un sistema di riscaldamento per la stagione
invernale.
Viceversa le aree interne richiedono solita-
mente un intervento di raffreddamento ra-
gionevolmente uniforme durante tutto l’an-
no, perché di norma non sono soggette a
contributi energetici esterni e i loro carichi
termici sono derivati quasi interamente dal-
le luci, dalle apparecchiature d’ufficio e dal-
le persone.
E’ quindi facile prevedere che nelle stagioni
intermedie, sia possibile trovarsi di fronte a
richieste di climatizzazione antagoniste, situa-
zione che comporta l’utilizzo di un impianto
di climatizzazione con funzionamento poli-
valente. Un parametro da valutare con molta
attenzione risulta l’indice di occupazione degli
ambienti, il suo andamento orario e l’even-
tuale effetto di contemporaneità.
Difatti gli uffici vengono generalmente im-
pegnati dalle ore 8:00 del mattino fino alle
18:00 del pomeriggio; raramente e solo per
alcune specifiche attività, alcuni uffici vengo-
no occupati fin dalle ore 5:30 del mattino e
non oltre le 19:00.
In altri casi può essere necessario garantire un
lavoro notturno, anche se difficilmente la gior-
nata lavorativa viene estesa oltre le ore 22:00.
In Italia, i dati di riferimento delle condizioni
di progetto sono definiti dalla UNI 10339
del lontano 1995, la cui necessaria bozza
di revisione, prUNI 10339, è giunta final-
mente alla fase finale di inchiesta pubblica
e si spera dunque possa essere recepita in
tempi brevi. Va da se che fino allora rimar-
rà vigente la UNI 10339:1995.
Temperatura e umidità
Le temperature dell’aria esterna di proget-
to invernale vengono indicate nella norma
UNI EN 12831, con un umidità relativa fissa-
ta all’80%. La temperatura dell’aria esterna
e umidità relativa di progetto estive sono in-
vece dedotte dall’apposita appendice C della
norma prUNI 10339.
Per le condizioni indoor Viene introdotto il
concetto di temperatura operativa, come ri-
sultato dalla media tra la temperatura dell’aria
interna e la temperatura media radiante delle
pareti rispetto all’occupante.
Per le condizioni invernali ambiente negli uf-
fici, pur conservando un valore medio del-
la temperatura operativa di 20 °C, vengono
considerate escursioni di -/+ 1 °C.
La temperatura media operativa estiva viene
indicata sui 26 °C, anch’essa con un escursio-
ne di -/+ 0,5/1 °C,
Le prescrizioni riportate nell’ASHRAE Handbo-
ok “2011 HVAC Applications” viceversa indi-
cano per le condizioni di progetto indoor un
intervallo di temperatura tra i 20,3 – 24,2 °C
in inverno e di 23,3 – 26,7 °C in estate.
Rimane comunque sempre valido il consiglio
di limitare durante l’estate la differenza di
temperatura tra aria esterna ed interna en-
tro i 7 °C. In inverno, nei periodi di non oc-
cupazione, la temperatura potrà essere man-
tenuta tra i 10 e i 16 °C. Il valore di umidità
relativa viene ricompreso in estate tra il 55 e
65 per cento (50 - 60 ASHRAE) e tra il 35 e
45 per cento in inverno (20 - 30 ASHRAE).
Qualità dell’aria interna
Vengono considerate tre classi di qualità dell’a-
ria interna (Elevata, Media, Bassa) corrispon-
denti a quelle indicate dalla UNI EN 13779. I
valori di concentrazione di CO2 distinguono
la classe di qualità dell’aria interna (tabella 1).
Va comunque detto che la tendenza comune
è quella di associare valori minimi di portata
d’aria esterna con la misurazione degli indici
di qualità dell’aria (CO2) e dunque di deter-
minare in progress la quantità minima di aria
esterna necessaria.
Portata d’aria di rinnovo
La portata d’aria esterna nella nuova
prUNI 10339 viene ridotta a 7,5 L/s (10-3 m3
s-1) per persona per gli uffici singoli ed open -
space e a 7 L/s per i locali riunione (tabella 2).
Il valore minimo pro capite consigliato dallo
Tab. 1 - Classe di qualità dell’aria interna. (Fonte: Appendice A - prUNI 10339:2014, “Impianti aeraulici per la climatizzazione – Classificazione, prescrizione e requisiti prestazionali per la progettazione e la fornitura”).
Classe di qualità dell’aria
CorrispondenzaUNI EN 13779:2008
Differenza di concentrazione di CO2
tra aria interna e aria esterna (ppm)
Elevata IDA 1 ≤ 400
Media IDA 2 400 - 600
Basse IDA 3 601 - 1000
IDA 4 > 1000
Tab. 2 - Portate volumetriche di aria esterna. (Fonte: prUNI 10339:2014).
qv,o,p
10-3 m3 s-1 per persona
Classe di qualità dell’ambiente termico
Elevata Media Bassa
Uffici 8,5 7,5 5,5
Uffici open space 8,5 7 5
Locali riunione 8,5 7 5
Call center 8,5 7 5
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ANSI/ASHRAE standard 62-2010, anch’esso
in diminuzione, viene indicato in 8,5 L/s per
gli uffici e su valori minori per le altre aree
accessorie.
Velocità dell’aria
La velocità media dell’aria, misurata nella
zona occupata, deve essere compresa entro
i 0,20 m/s durante la climatizzazione estiva e
tra 0,05 e 0,15 m/s in regime di riscaldamen-
to (tabella 3).
Filtrazione
La filtrazione dell’aria viene messa in relazione
con la classe dell’aria interna desiderata (ec-
cellente/media/bassa) e la relativa classe dell’a-
ria esterna (eccellente/media/bassa).
In questo modo è possibile utilizzare filtri con
efficienza da M5 a F9 (tabella 4). Lo stadio di
filtrazione può essere anche unico o procedu-
to dal altri filtri di efficienza inferiore.
Si consiglia inoltre di consultare anche il rego-
lamento locale di igiene, che a volte, prescrive
valutazioni diverse e più variegate.
In alcuni casi può essere necessario prevede-
re anche a filtri a carbone attivo per la rimo-
zione di odori e di effluenti gassosi presenti
nell’aria esterna.
Livello sonoro
I livelli sonori massimi consentiti all’interno de-
gli ambienti, stabiliti dalla norma Uni 8199,
sono di 35 dB(A) per gli uffici direzionali, di
40 dB(A) per gli uffici singoli e di 45 dB(A) per
gli uffici open - space.
Di diverso avviso il D.P.C.M. 5/12/97 che sta-
bilisce invece un valore massimo per tutti gli
ambienti pari a 35 dB(A).
Infine, l’Ashrae indica dei livelli sonori com-
presi tra le curve NC 30 e 45.
Carichi termici
Come consueto è necessario comprendere a
fondo le differenti tipologie dei carichi termi-
ci che insistono sulla costruzione in modo da
progettare sistemi flessibili in grado di rispon-
dere adeguatamente alle diverse fluttuazioni
energetiche. Difatti l’analisi della variabilità dei
carichi termici sia nel tempo che in intensità
costituiscono un caposaldo del procedimen-
to progettuale. Viene dunque necessario co-
struire l’andamento orario dei profili del carico
nell’arco dell’intera giornata.
In questo modo è possibile inoltre prevedere
un eventuale studio economico sull’utilizzo di
un sistema di recupero e/o di accumulo del
calore onde far fronte ad eventuali sovracca-
richi termici dell’edifico.
Radiazione e trasmissione
I carichi per radiazione e trasmissione riguar-
dano quasi esclusivamente le zone perime-
trali, dipendendo direttamente dalle caratte-
ristiche costruttive e fisiche dei componenti
edilizi.
L’utilizzo, in queste aree, di estese superfici
vetrate, porta a considerare l’impiego di vetri
ad elevate prestazioni (ad esempio tripli vetri
con strato basso emissivo) che consentono di
ottenere coefficienti di conducibilità inferiori
ai 1 W/(m²K).
Vengono inoltre realizzate direttamente sul-
le pareti esterne facciate attive a ventilazione
forzata, nelle quali l’aria ripresa dagli ambien-
ti viene fatta circolare attraverso l’intercape-
dine costituita dal vetro esterno e da quello
interno. Queste facciate presentano un coef-
ficiente di conducibilità pari ancora minore e
un fattore solare pari a 0,20. Ciò consente di
limitare il carico dovuto alle radiazioni a cir-
ca 50 W/m²
Persone
L’affollamento previsto negli uffici varia in ba-
se al tipo di destinazione d’uso. Gli uffici chiu-
si hanno una superficie compresa tra i 16 m²
(individuali) e i 25 m² (per 2 persone o dire-
zionali), mentre gli uffici aperti di tipo open -
space hanno un affollamento medio di 8 m²
per persona (tabella 5).
Come valore medio si può considerare 1 perso-
na ogni 10 m², al quale corrisponde un carico
medio di 70 W di calore sensibile di 65 W di
calore latente. Nelle sale riunioni, e ove non
sia definito il numero di posti, si può invece
considerare un affollamento di una persona
ogni 1,6 m².
Illuminazione e apparecchiature elettriche
Il carico prodotto dell’impianto d’illuminazio-
ne costituisce una parte significativa del cari-
co termico totale. Anche per questo e alme-
no nelle zone perimetrali, l’utilizzo di estese
superfici vetrate contribuisce a valorizzare in
parte la luce naturale proveniente dall’am-
biente esterno.
Tab. 5 - Indice di affollamento per unità di superficie. (Fonte: prUNI 10339:2014).
ns
persone/m2
Uffici singoli 0,1
Uffici open space 0,12
Locali riunione 0,6
Call center 0,4
Tab. 3 - Valori della velocità dell’aria. (Fonte: prUNI 10339:2014).
riscaldamento (m s-1) raffrescamento (m s-1)
Uffici in genere, locali riunione da 0,05 a 0,15 da 0,05 a 0,20
Tab. 4 - Classe della filtrazione minima finale prevista. (Fonte: prUNI 10339:2014).
Classe qualità aria esterna
Classe dei filtri finali
Classe di qualità dell’aria interna
Elevata Media Bassa
Uffici in genere Elevata F7 M6 M5
Locali riunione Media F8 F7 M6
Call center Bassa F9 F7 M6
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Il livello luminoso minimo negli uffici viene
indicato in 400 - 500 lux sul piano di lavo-
ro, mentre nelle restanti aree può essere di
soli 250 lux.
Generalmente le luci e le apparecchiature
elettriche connesse (reattore) sviluppano un
carico termico in media di 10-50 W/m2, a se-
conda del tipo di illuminazione questo valore
può assumere stime considerevolmente più
alte, o invece ridursi notevolmente se viene
previsto l’utilizzo esteso delle nuove apparec-
chiature a Led (tabella 6).
Va comunque considerato che se viene uti-
lizzato un sistema di diffusione dell’aria di-
sposto nel controsoffitto, circa un 30% del
calore totale emesso dalle luci può essere ri-
mosso attraverso la ripresa/espulsione dell’a-
ria e, pertanto, non dovrà essere considerato
nel calcolo del carico termico in ambiente,
anche se deve essere comunque tenuto in
considerazione nel calcolo della potenza fri-
gorifera complessiva.
Apparecchiature per ufficio
Negli uffici si trovano sistemate apparecchia-
ture elettriche ed elettroniche (personal com-
puter, monitor, stampanti, fotocopiatrici, ecc.)
i cui apporti di calore, spesso rilevanti, vanno
stimati con accuratezza sia per assicurare il
benessere delle persone sia per garantire il
regolare funzionamento delle apparecchia-
ture stesse (tabella 7).
Per valutare il calore dissipato sarà necessa-
rio conoscere la potenza elettrica realmente
assorbita che risulta funzionalmente sempre
diversa da quella di targa.
Inoltre tutte le apparecchiature, comunque,
difficilmente lavorano ininterrottamente e si
dovrà cercare il valore del carico termico per
una utilizzazione media.
In queste condizioni una stima del carico
per unità di superficie diventa molto impro-
babile, anche se l’Ashrae Handbook “2013
Fundamentals” riporta un valore massimo
di 45 W/m².
Va detto comunque che recenti revisioni han-
no dimostrato che i carichi possono essere
di molto inferiori, essendo compresi tra 4 e
12 W/m².
Gli impianti di climatizzazione
Come indicato in apertura sono molteplici e
diversamente integrati, i sistemi di climatizza-
zione applicati con successo nelle costruzioni
adibite ad uso ufficio. Le dimensioni dell’in-
tera struttura determinano una prima e ge-
nerale valutazione delle scelte progettuali, ma
in particolar modo risultano determinanti le
preferenze accordate dalla proprietà alla even-
tuale natura modulare e multicomparto della
costruzione.
La flessibilità intrinseca del sistema risulta dun-
que elemento essenziale della fase progettua-
le, in quanto è sempre più frequente (e richie-
sta) la riorganizzazione degli spazi lavorativi.
Va detto inoltre che molte palazzine di uffici
(ad esempio centri direzionali) sono caratteriz-
zate dalla presenza di diverse realtà aziendali,
spesso in locazione, che con ogni probabilità,
esigono una ulteriore personalizzazione degli
Tab. 6 - Carico termico stimato delle apparecchiature illuminanti e stima della richiesta di potenza frigorifera unitaria per uffici.(Fonte: Ashrae).
Carico Basso Carico Medio Carico Alto
Luci (W m-2)Potenza
frigorifera**
(W m-2)Luci (W m-2)
Potenza frigorifera**
(W m-2)Luci (W m-2)
Potenza frigorifera**
(W m-2)
Uffici in genere 43* 105 64,5* 135 97*
Uffici direzionali/privati 21,5* 105 62,5* 135 86,5*
*La potenza elettrica indicata per le luci comprende anche gli altri carichi elettrici normalmente presenti.** Le potenze frigorifere unitarie riportate sono riferite ad una temperatura esterna di 35 °C b. a. e ad una temperatura ambiente compresa tra 24,4 °C e 26,7 °C, con il 50% di u. r.
Tabella 7 Valori indicativi dei flusso termico sensibile qs, dovuti alla
presenza di diverse apparecchiature caratterizzate dalla potenza massima assorbita P. (Fonte: “Pocket Guide for Air Conditioning, Heating, Ventilation, Refrigeration”, Ashrae).
Apparecchiatura Pmax
(W) qs (W)
Personal computer 100 - 600 90 - 550
Minicalcolatori 2000 - 6500 2000 - 6500
Stampanti laser 850 350
Copiatrici eliografiche 1100 - 2500 1100 - 2500
Fotocopiatrici 450 - 6600 450 - 6600
Scanner 1700 1500
Imbustatrici ed etichettatrici 600 - 6000 400 - 4000
Distributori di acqua refrigerata 700 1750
Distributori di bevande fredde 1200 - 1900 550 - 900
Macchine del caffè 1500 1000
Forni a microonde 600 400
Distruttori di documenti 250 - 3000 200 - 2400
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impianti, anche a scapito di una ergonomia
complessiva.
In tutti casi comunque deve essere prestata
una attenzione particolare anche ai singoli (e
ripetitivi) particolari dell’impianto, in quanto
direttamente collegati con i costi di gestione
e di realizzazione dell’intero sistema.
Nelle costruzioni più grandi sono general-
mente presenti anche ulteriori aree di sup-
porto all’attività principale quali i depositi, i
ristoranti, le infrastrutture ricreative, i centri
di elaborazione dati e di telecomunicazione,
ecc. Queste attività di norma hanno una ri-
chiesta termica e di ventilazione differenziata
rispetto all’impianto principale di climatizza-
zione e quindi spesso necessitano di sistemi
di condizionamento ausiliari e indipendenti.
Tipologie d’impianto
In Italia risulta una tecnologia ormai conso-
lidata la climatizzazione delle zone uffici at-
traverso l’utilizzo combinato di aria primaria
inviata in ambiente da un sistema centraliz-
zato e i terminali induttivi o fan-coil posizio-
nati direttamente nello spazio climatizzato.
In questo modo la duplice azione dell’impian-
to garantisce contemporaneamente i giusti
valori di IAQ con l’invio di aria esterna (pri-
maria) e il controllo dei carichi termici sensibili
attraverso i terminali.
Nelle zone centrali, in alternativa, si può
provvedere con la sola azione dell’impianto
a tutt’aria a portata variabile.
Una diversa soluzione viene dall’utilizzo sem-
pre più frequente di impianti VRF/VRV, che
grazie alla loro innovazione e versatilità stanno
aumentando considerevolmente la loro quota
di mercato. In questi casi è necessario preve-
dere l’utilizzo di un impianto di ventilazione
per il giusto ricambio di aria esterna e il con-
trollo preciso dell’umidità relativa.
In alternativa, un classico, rimane ancora l’im-
pianto centralizzato a doppio condotto (fred-
do/caldo) a portata d’aria variabile con casset-
te terminali di miscelazione.
Comunque indipendentemente dal sistema di
climatizzazione prescelto gli impianti devono
poter garantire la concomitanza dell’azione di
riscaldamento e raffreddamento per le diverse
zone dell’edificio.
Ed in particolar modo nelle zone interne
dell’edifico bisogna prestare attenzione che
la variabilità del carico ai valori minimi, non
comporti un eccessivo raffreddamento degli
ambienti in virtù dei valori minimi prefissati
di aria esterna.
Nelle costruzioni più grandi ed in special mo-
do in quelle a sviluppo verticale, viene previ-
sto normalmente un impianto con condotte
d’aria principali verticali. Queste vengono in-
tercettate ad ogni piano attraverso una ser-
randa di bypass. Una unità ventilante dotata
di batteria di post-riscaldamento provvede alla
successiva distribuzione al piano.
In piccoli e medi uffici è diffuso l’impiego di
unità compatte di trattamento dell’aria in ag-
giunta al classico impianto di riscaldamento
(anche radiante).
In questo ambito è possibile utilizzare anche
sistemi con pompe di calore (aria – aria).
Ventilazione, IAQ
e distribuzione dell’aria
Le recenti normative, la diversa disposizione
delle aree uffici e la crescente attenzione ver-
so la qualità dell’aria ha portato a sviluppare
impianti che assicurino sempre un minimo va-
lore di aria esterna. Questo in particolar mo-
do per sistemi di condizionamento a portata
variabile e/o con fan coil.
Viceversa sono decisamente rare le situazio-
ni in cui venga richiesta in ambiente una per-
centuale del cento per cento di aria esterna,
ad esclusione ovviamente del funzionamento
in free cooling.
Negli ultimi tempi inoltre si stanno sviluppan-
do sistemi completamente dedicati al tratta-
mento dell’aria esterna che vengono messi
in parallelo al sistema energetico principale.
Questo consente di evitare sottodimensionan-
ti dell’aria esterna e di poter anche procedere
al riscaldamento in zone eventualmente trop-
po raffreddate dal free cooling.
Il controllo dell’aria esterna viene in questi casi
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demandato ad opportuni sensori che misura-
no il valore dell’anidride carbonica presente in
ambiente. L’attività prevalentemente seden-
taria svolta negli uffici obbliga il progettista
ad un accurata e attenta scelta del sistema di
distribuzione dell’aria.
A seconda del tipo d’impianto e della zona
considerata, si potrà disporre di una diffusio-
ne a miscela attraverso terminali a soffitto, a
parete, a pavimento/davanzale o di un siste-
ma di dislocamento dell’aria anche da sotto-
pavimento.
Nelle zone perimetrali è frequente l’utilizzo di
diffusori lineari o a davanzale posti in prossi-
mità della parete esterna in modo da realizza-
re un ipotetico sbarramento alle interferenze
climatiche esterne.
Viceversa nelle zone interne trovano impiego
diffusori ad alta induzione posizionati gene-
ralmente nel controsoffitto.
L’utilizzo del sistema a dislocamento assicura
la quantità di aria esterna, ma nulla o poco
incide sulla neutralizzazione dei carichi ter-
mici. E’ cosi inevitabile che esso venga pro-
ficuamente impiegato in abbinamento solo
con altri sistemi.
Le altre aree
A seconda del tipo di edificio, le aree tecniche
dedicate alle apparecchiature meccaniche ed
elettriche comportano una sottrazione della
superficie coperta mediamente del 8-10%.
A questo handicap si può porre rimedio po-
nendo sopra la copertura, dove è possibile,
l’unità di trattamento dell’aria, i gruppi frigo
e le eventuali torri di raffreddamento.
Naturalmente questo può avvenire per edi-
fici di media-bassa altezza, viceversa per co-
struzioni alte è necessario prevedere una area
tecnica ogni 8 – 20 piani.
Negli uffici, le unità terminali interne, induttori
o fan-coil richiedono anch’esse uno spazio tra
l’1 e il 3% della superficie lorda di pavimento
(SLP), mentre in generale le canalizzazioni, i
tubi e accessori richiedono tra il 3 e il 5% sem-
pre della stessa superficie lorda di pavimento.© RIPRODUZIONE RISERVATA
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