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LINEE GUIDA COOP PER UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE DELL’INFANZIA

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PER UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE DELL’INFANZIA

Coop Italia Soc. Cooperativa - Via del Lavoro 6 – 8 - 40033 - Casalecchio di Reno (Bologna)

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Questa brochure è stampata su carta di pura cellulosa ecologica con elevato contenuto di riciclo.

Ottobre 2016

ALIMENTAZIONE DEL BAMBINO TRA 0 E 3 ANNIIn collaborazione con:Prof. Andrea VaniaD.ssa Margherita CaroliProf. Giacomo Faldella

ALIMENTAZIONE DEL BAMBINO DAI 4 ANNISupervisione scientifica:ECOG European Childhood Obesity GroupSIO Società Italiana dell’Obesità

In particolare hanno collaborato:D.ssa Margherita CaroliProf. Andrea VanìaD.ssa Maria Letizia Petroni

www.alimentazionebambini.it

By

ALIMENTAZIONE DEL BAMBINO TRA 0 E 3 ANNI 4

Abitudini e stili di vita dei genitori per (e verso) i bambini piccolissimi 12

Si incomincia da appena nati. Rischio obesità e importanza di partire bene da subito 18

Gli impegni di coop 20

ALIMENTAZIONE DEL BAMBINO DAI 4 ANNI 22

Abitudini e stili di vita 24

Dieta normocalorica 28

Gli impegni di coop 30

Bibliografia 32

Indice

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L’alimentazione del neonato e del lattante nelprimo anno di vita ha un unico grande prota-gonista: il latte materno. Poche cose ci sor-prendono più delle continue acquisizioni sullecaratteristiche peculiari di tale alimento e suglieffetti positivi che esso è in grado di produrresia a breve sia lunga scadenza. Il latte maternoè un sistema biologico complesso, per il qualela definizione di latte non è che una mera sem-plificazione, essendo il risultato di un processodi adattamento durato millenni fino al rag-giungimento di un prodotto ideale, non soloper le caratteristiche nutrizionali, ma ancheper le sue proprietà non nutrizionali, di tipo im-munologico, metabolico, ecc., che sono e sa-ranno sempre inimitabili.

Solo in caso di reale impossibilità ad allattare alseno, l’alimentazione del lattante nel primo se-mestre di vita dovrà necessariamente rivolgersiad un latte in formula. Deve essere sottolineatouna volta di più che per nessuna ragione, nelprimo anno di vita, va utilizzato il latte vaccinoin commercio come sostituto, poiché troppesono le caratteristiche di questo alimento che lorendono inadatto, sia pure dopo diluizione ereintegrazioni, all’alimentazione di questa età:dalle quantità assolutamente insufficienti diferro, aggravate dalla biodisponibilità ridotta ri-spetto al latte umano, al men che ottimale rap-porto calcio:fosforo, dall’eccesso in proteine esali minerali (soprattutto sodio), all’eccessivaquantità di grassi saturi. Viceversa, è a disposi-zione in commercio un’ampia gamma di for-mule suddivise in almeno tre tipi principali: dipartenza, di proseguimento, di crescita. Ognu -

Alimentazione del bambino

tra 0 e 3 anniA cura del Prof Giacomo Faldella

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na di queste tipologie, progressivamentemeno lontane in composizione dal latte vac-cino, ha delle precise indicazioni relative aitempi di utilizzo.

Se l’alimentazione esclusivamente al senomaterno è in grado di far fronte a tutte leesigenze nutrizionali del lattante nel primosemestre di vita, successivamente è oppor-tuno considerare l’integrazione dell’allatta-mento naturale con altri alimenti, al fine diassicurare un adeguato apporto di impor-tanti nutrienti come il ferro, lo zinco e, siapure in misura nettamente ridotta rispettoa quanto ritenuto in passato, le proteine.È opportuno cioè considerare l’inizio del-l’alimentazione complementare (comune-mente tuttora definito divezzamento), cioèdi quel periodo di transizione in cui il bam-bino passa da un’esclusiva alimentazione alseno (o in ogni caso lattea) all’esperienza diassumere alimenti semisolidi o solidi.

Ma quando e come divezzare? Storica-mente e fino alla fine dell’ottocento, siraccomandava e si usava protrarre l'ali-mentazione lattea esclusiva molto a lungo,talvolta oltre i due anni, mentre durante ilnovecento si è assistito ad una progressivaanticipazione dell’età racco mandata perl’inizio del divezzamento, fino agli estremiregistrati negli USA durante gli anni set-tanta, quando molti lattanti cominciavanoad assumere carne omogeneizzata già allafine del primo mese di vita. Tale tendenzacorrispondeva ad un diffuso abbandonodell'allattamento al seno ed al ricorso aduna alimentazione artificiale, conseguentein buona parte ad esigenze sociali e lavora-tive delle madri in una epoca di grandi ri-voluzioni sociali e culturali, in cui la donnadiventava sempre più protagonista nelmondo del lavoro e di conseguenza si tro-vava impossibilitata a proseguire efficace-

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mente il suo impegno nell’allattare al senoil proprio bambino.

Le attuali conoscenze scientifiche non fis-sano dei termini rigidi, ma suggeriscono deilimiti di età che mirano a prevenire nellapopolazione in toto deficit nutrizionali le-gati al prolungamento eccessivo della solaalimentazione al seno e, all'opposto, un ec-cessivo anticipo del divezzamento, in unafase dello sviluppo in cui alcune funzionipossono non essere ancora adeguata-mente mature. Le attuali raccomandazionisono quindi di iniziare il divezzamento in-torno al 6 mese vita.

Se la scelta del latte con cui nutrire il pic-colo bambino non pone problemi, essendo

disponibile un prodotto naturale quale illatte materno, maggiore attenzione vaposta nella scelta degli alimenti comple-mentari, in merito sia al loro valore nutri-zionale, sia alla digeribilità, sia allacorrispondenza ai fabbisogni del bambinoin rapida crescita e sviluppo.

Le raccomandazioni per il divezza-mento, basate su evidenze scientifichee su opinioni condivise di esperti, si pos-sono riassumere in pochi assunti:

• Utilizzare alimenti composti da uno opochi ingredienti, introducendoli pro-gressivamente e gradualmente.

• La sequenza di introduzione degli ali-menti non riveste più quella rigida im-portanza attribuitagli in passato.

• Il glutine deve essere evitato fino a 6 mesidi età.

• I vegetali ricchi di nitrati devono essereevitati.

• Non usare né sale né zucchero.

• Ritardare l’introduzione dei cibi poten-zialmente allergenici solo nei bambini adalto rischio familiare per allergia o constoria personale di reazioni allergiche, giànel primo semestre di vita.

• Non usare latte vaccino nel primo annodi vita, ma, in assenza del latte materno,i latti formulati per lattanti.

In generale, la composizione dellaprima pappa varia in funzione del tipodi allattamento:

• Per il bambino allattato al seno, dopo il6° mese è consigliabile sostituire un pastodi latte materno con una pappa a base dibrodo vegetale (150-200 grammi dibrodo preparato per esempio con carota,finocchio, zucca e zucchina) con aggiuntadi crema di riso, mais e tapioca o multi-cereali, un cucchiaio di olio d'oliva, 40

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grammi di un omogeneizzato di carne in-dustriale (pari a 20 g circa di carne) op-pure due cucchiaini di formaggioparmigiano grattugiato.

• Per il bambino allattato artificialmente,considerato che il latte artificiale fornisceuna quota maggiore di proteine e diferro, il pasto può essere composto da 3o 4 cucchiai di crema di riso, mais e ta-pioca o multicereali in 150-200 grammidi brodo vegetale, un cucchiaio di olio,uno o due cucchiaini di formaggio par-migiano grattugiato o di ricotta.

Negli USA e in altri Paesi, fin dai primi mesidi vita, è rilevante il consumo di bevandedolci, ed in particolare dei succhi di frutta.Il loro consumo poi si mantiene elevato pertutta la seconda infanzia e l’età scolare.Tuttavia i succhi – ammissibili se usati conmoderazione e non come abitudine fissa –non devono essere offerti prima dellapappa e non devono sostituire i pasti dilatte. La cellulosa e la pectina di origine ve-getale hanno un benefico effetto sull’atti-vità intestinale, ma bisogna tener contodell'effetto cariogeno associato al fre-quente consumo di cibi e bevande dolci.

In alcune regioni italiane (soprattutto cen-trali e nord orientali) è presente la tradi-zione di proporre un divezzamento dolce abase di frutta omogeneizzata (per lo piùmela) e di farine che, benché arricchite divitamine e minerali, non possono dal puntodi vista nutritivo rappresentare l'alternativaad un pasto di latte o a una pappa, soprat-tutto per quanto concerne la copertura deifabbisogni di acidi grassi essenziali e la qualitàdelle proteine. Invece alcune pappe lattee ofarine lattee a base di latte e di cereali e arric-chite di vitamine e ferro sono più bilanciate eadeguate dal punto di vista nutrizionale. Vacomunque evitato di abituare il lattante a ungusto quasi esclusivamente dolce e quindi èopportuno offrire alternativamente sia lapappa dolce sia quella "salata".

Resta il fatto che il bambino, per tutto ilprimo anno di vita, viene definito lattanteproprio perché nel latte trova il proprio nu-trimento principale e deve essere messo incondizione di sperimentare lentamente,gradualmente e liberamente a partire dalsecondo semestre di vita nuovi sapori, con-sistenze e densità, in un processo di svi-luppo globale che lo porterà ad essereinfine un mangiatore onnivoro ed auto-nomo.

Il divezzamento, quindi, deve essere unprocesso naturale, gradito, adattato alsingolo bambino, non imposto, rispet-toso delle tradizioni culturali dei paesid’origine dei genitori e non legato aschemi alimentari rigidi.

Infine, essendo gli alimenti per l’infanziaprodotti per lo più industriali, è oltremodoopportuno che sulle confezioni venganofornite informazioni dettagliate sull’originedel prodotto, sugli ingredienti utilizzati esulla loro provenienza e sui processi indu-striali a cui viene sottoposto.

Nel periodo compreso tra 1 e 3 anni di età,le caratteristiche somatiche e psicologichedel bambino si modificano notevolmente ecosì anche il suo rapporto col cibo. Al ter-mine del primo anno di vita, il peso delbambino è il triplo rispetto alla nascita e lasua statura è aumentata del 50%. Questacospicua velocità di crescita si riduce note-volmente dopo il primo anno di vita e finoa 5-6 anni e, parallelamente, si riduce il fab-bisogno relativo di calorie e nutrienti. Poi-ché fisiologicamente, in questo periodo, lavelocità di accrescimento ponderale risultapiù bassa di quella staturale, l’immaginecorporea del bambino si modifica e da

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quella del lattante paffuto e grassottello as-sume quella del bambino magro e snello.È fondamentale che la madre sia consape-vole che tali modificazioni della crescita edella fisionomia del bambino sono fisiolo-giche e normali, e che non consideri un se-gnale negativo l’apparente minor appetitoe la relativamente minore quantità di ciboche il bambino va assumendo rispetto alprimo anno di vita e che quindi non lo forzia mangiare più di quanto lui stesso ri-chieda. Interferire con questo processo na-turale, che comporta, tra il primo e il sestoanno di vita, la progressiva riduzione dellamassa grassa, rappresenta il più importantefattore di rischio di obesità negli anni suc-cessivi e nell’età adulta. Non va poi trascu-rato il fatto che il livello di sviluppopsico-motorio raggiunto all’anno di vita ela progressiva evoluzione negli anni suc-cessivi influenzano grandemente il rap-porto del bambino con il cibo che diventasempre più attivo, consapevole e auto-

nomo. In questa fase della vita, l’alimenta-zione si diversifica sempre di più, le fontidei nutrienti sono varie e la composizionedei pasti non può né deve essere così pre-scrittiva e dettagliata come spesso tuttoraavviene nel primo anno di vita.

È importante comunque sottolineareche le abitudini alimentari, intese comescelta dei cibi e comportamenti ali-mentari, acquisite nel 2° e 3° anno divita, tenderanno a mantenersi neltempo e quindi influenzeranno gli stilidi vita e la salute negli anni successivie nell’età adulta.

Da queste considerazioni si evince che l’ap-proccio alla nutrizione del bambino di 1-3anni non è affatto banale, ma deve tenerconto dei fabbisogni nutrizionali, deveorientare la scelta verso alimenti buoni,“sani” e adeguati alle sue esigenze nutri-zionali, distogliendolo da alimenti che, ben-ché molto supportati da messaggipubblicitari diffusi dai media, male si inse-riscono in un corretto programma alimen-tare e deve favorire lo sviluppo di uncomportamento alimentare adeguato, con-sapevole e fondato su un buon rapportocon il cibo.

Da un punto di vista prettamente nutrizio-nale, i livelli di assunzione di calorie e nu-trienti raccomandati per i bambini di questafascia di età, oltre che ad assicurare unapporto sufficiente per tutti, tendono aprevenire e contrastare i rischi della sovra- li mentazione e dell’obesità, sempre più dif-fuse nella popolazione.

Il fabbisogno energetico del bambino ècondizionato dalla spesa energetica relativaa quattro diverse funzioni: il metabolismobasale, la termogenesi, l’attività fisica el’accrescimento. Tra 1 e 3 anni, l’apportomedio energetico giornaliero raccoman-dato è di 85-90 cal/Kg, ben più basso diquello del primo anno di vita, ma pur sem-pre doppio di quello di un adulto.

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Anche il fabbisogno proteico, strettamentecorrelato alla velocità di accrescimento, siriduce notevolmente dopo il primo anno divita, pur restando più elevato di quello delleetà successive e dell’adulto. Un giusto ap-porto di proteine si basa su criteri non soloquantitativi, ma anche qualitativi. Le pro-teine di origine animale hanno il massimovalore nutritivo perché contengono tutti gliaminoacidi in concentrazioni elevate; quelledi origine vegetale sono facilmente carentidi uno o più aminoacidi essenziali, tuttavial’associazione di più vegetali e legumi nellostesso pasto può bilanciare le carenze. L’as-sunzione raccomandata di proteine tra 1 e3 anni è di 1.2 g/Kg/die, ripartita al 50%tra proteine di origine animale e proteinedi origine vegetale.

Il contributo calorico dei lipidi deve ridursi,passando gradualmente dal 50% del con-tributo calorico giornaliero del 1° anno divita al 30% al compimento del 2° anno.Una corretta assunzione di lipidi, da unpunto di vista qualitativo, deve conte-nere acidi grassi saturi in quantità nonsuperiore al 10% delle calorie giorna-liere (inclusa l’assunzione di acidi grassitrans che non deve superare i 5 g/die), acidigrassi polinsaturi in quantità di 2-5% dellecalorie giornaliere; acidi grassi monoinsa-turi, in particolare acido oleico, per la re-stante quota del 15% delle caloriegiornaliere. Questa ripartizione qualitativaè importante perché i grassi alimentari nonhanno solo una funzione energetica, mapossono influenzare la risposta immunita-ria, la regolazione del metabolismo del co-lesterolo e le funzioni cerebrali. Unaassunzione insufficiente di acidi grassi po-linsaturi può, ad esempio, influenzare ne-gativamente i processi di mielinizzazione edi trasmissione neuronale che proseguono,oltre l’epoca prenatale, nei primi due annidi vita. D’altra parte, un’assunzione ecces-siva di acidi grassi saturi in questa precoceetà può influenzare negativamente e persi-

stentemente il si-stema di autoregola-zione dei livelli dicolesterolemia e favorirel’incremento del coleste-rolo-LDL, con il conse guente ri-schio di sviluppare negli anni malattiecardiovascolari e obesità.

All’inizio del 2° anno di vita, l’assunzionegiornaliera di carboidrati dovrebbe rappre-sentare il 50% delle calorie totali e do-vrebbe raggiungere il 55-60% nel corso delterzo anno.

Si devono ovviamente privilegiare i carboi-drati complessi, mentre l’apporto di zuc-cheri semplici, naturali o aggiunti, dovrebbeessere limitato al 10% del totale. Un usoeccessivo di bevande dolci espone infatti ilbambino al rischio di carie dentali, diarrea,iperlipemia, soprappeso e obesità.

A partire dai 2 anni di età, l’assunzionegiornaliera raccomandata di fibre ingrammi è data dalla somma degli anni + 5;quindi l’assunzione raccomandata per unbambino di due anni è di 7 g, per un bam-bino di 3 anni è 8 g. Un adeguato apportodi fibre riduce il tempo di transito intesti-nale, aumenta la massa fecale e producefeci più soffici; inoltre, influenza il conte-nuto batterico dell’intestino, mantenendouna flora intestinale benefica per la salute.

Tra i minerali, particolare attenzionemeritano, in età questa età, gli apportidi ferro e di calcio. L'apporto di ferro ali-mentare varia considerevolmente da ciboa cibo, in relazione al quantitativo assolutodi ferro in essi contenuto e alla maggioreo minore facilità del ferro di essere assor-bito a livello intestinale. Il ferro della carnee del pesce è ben assorbito, mentre quellocontenuto nei vegetali, nei cereali e in di-versi alimenti di origine animale, comeuova e latte, è in genere assorbito menofacilmente.

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La carenza di ferro ha molteplici effetti sullasalute del bambino, specie nei primi dueanni di vita, e può interferire nei casi gravicon l’accrescimento e lo sviluppo psicomo-torio. Si è visto che, in età scolare, i bambinicon pregresso deficit marziale nella primainfanzia hanno in maggior misura rispettoai coetanei un più basso rendimento sco-lastico, problemi compor tamentali comeansietà e depressione, problemi di socia liz- zazione e problemi di attenzione.

Un elevato apporto di calcio è necessario,non solo per la crescita immediata delloscheletro, ma anche per favorire il rag-giungimento della massima densità osseaalla pubertà, fattore di protezione perl’osteoporosi e le fratture in età adulta.L’apporto alimentare di calcio si basa prin-cipalmente sul consumo di latte e latticinie di alcuni vegetali (carciofi, broccoli, ca-voletti di Bruxelles, cavoli, cavoli verdi, rapebietole e legumi).

Da un punto di vista pratico, per assicurareuna buona alimentazione ai bambini di 1-3 anni di età si devono tenere in conside-

razione alcuni principi e concetti di base:

1 Negli ultimi decenni le problematiche ine-renti la nutrizione infantile nei paesi occi-dentali si sono nettamente modificate: dauna malnutrizione di tipo ipocalorico-ca-renziale si è passati a un'alimentazioneipercalorica e sbilanciata, caratterizzata daapporti eccessivi di lipidi, zuccheri semplici,proteine e per contro da apporti scarsi difibre e vitamine. L’evidenza scientifica diuna stretta correlazione fra alimentazioneeccessiva e sbilanciata e malattie cronichedegenerative, insieme all'efficacia preven-tiva per tali malattie di abitudini dietetichecorrette fin dall’infanzia, rendono di co-stante attualità il problema dell’educazionealimentare dei bambini. Poiché le abitudinie i gusti alimentari che il bambino acquisi-sce durante i primi anni di vita tendono amantenersi nell’età adulta, è fondamentaleche in questi anni l'alimentazione sia cor-retta, non solo per consentire un accresci-mento adeguato, ma anche per porre lebasi per mantenersi in buona salute in etàadulta.

2 Corrette e salubri abitudini alimentari im-plicano un corretto frazionamento dei pastie delle calorie nella giornata. Per il bambinodi questa età, si consigliano cinque pasti algiorno: la prima colazione, due pasti prin-cipali e due pasti più leggeri o merende.Con la prima colazione viene fornito circa il15% delle calorie giornaliere, con ognunodei pasti principali circa il 30-35%, conognuna delle merende circa il 10%.

3 L’alimentazione è tanto più equilibrata esicura quanto più è varia e deve compren-dere cinque gruppi di alimenti: latte e latti-cini; carne, pesce e uova; oli vegetali; cerealie derivati; legumi, frutta e verdura. L’intro-duzione dei nuovi alimenti deve esseregraduale per ottenere l’accettazione diuna grande varietà di prodotti e piatti el’acquisizione di buone abitudini alimentari.

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4 Latticini, verdura e frutta, pane e cereali(meglio se integrali) devono essere consu-mati tutti i giorni; la carne una volta algiorno, 2/3 volte alla settimana, così comeil pesce e le uova, alternativamente; man-tenere basso il consumo di grassi animalie consumare oli vegetali; limitare il con-sumo di succhi di frutta; evitare il consumodi bibite gasate; usare poco sale.

5 La mamma e il papà devono essere in-formati sul valore nutrizionale degli ali-menti, perché il bambino mangia quelloche la madre sceglie e la scelta si basaprincipalmente sulla convinzione che l’ali-mento sia nutrizionalmente adeguato e dielevata qualità.

6 È opportuno offrire al bam-bino alimenti gradevoli algusto e favorire la familiaritàdel bambino con gli alimenti giusti,curando oltre al gusto anche le caratteri-stiche visive, olfattive, tattili del prodotto edella confezione e offrendo l’alimento inun contesto ambientale sereno e privo dicostrizioni.

7 È fondamentale rispettare e favorire lacapacità di autoregolazione dei bambininell’assunzione dei cibi, offrire una varietàdi scelte sane, evitare gli spuntini tra i pastio mentre si guarda la televisione e favorirel’attività fisica.

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Bibliografia

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per (e verso)

Abitudini e stili di

È necessario essere coscienti, quando siparla di stili di vita e abitudini dei genitori edegli effetti, positivi o negativi, che questeabitudini possono avere sul bambino, chesi sta parlando in realtà di tutt’altro argo-mento, solo in apparenza diverso, ovvero diregole. Regole che si applicano in questocaso a tutta la famiglia, e non solo in sensoverticale – come usualmente avviene daigenitori ai figli – ma pur sempre regole.

In questo approccio, per comprendere la re-lazione tra stili di vita, abitudini e regole vaallora considerato anzitutto che ogni bam-bino è in grado, e fin quasi dai primi mesi divita, di gestire un rapporto a tre con due di-versi fornitori di cure (o care-giver come ven-gono frequentemente denominati), uno deiquali solitamente è la mamma, mentre l’al-tro può essere il padre, o un nonno, o altrafigura. Analogamente, lo stesso bambino è

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in grado molto precocemente, e sicura-mente tra 1 e 3 anni, di capire e accettareche in ambiti e ambienti diversi esistono re-gole diverse, così come esistono comporta-menti (ovvero stili) e abitudini diverse.

Nella pratica, ciò significa che il bambino ècapace di assimilare il concetto che in si-tuazioni differenti, quali quelle rappresen-tate dal proprio ambito familiare, dalla casadei nonni, o dall’asilo nido, esistano modi di

comportarsi dissimili. Ed è anche in grado dicogliere – o inferire – le regole, anche di-scordi, che sottendono tali differenti abitu-dini, e di adeguarvisi.

Corollario di ciò è che il bambino è sotto-posto, già nei primi anni di vita, a una serie,a volte contrastante, di comportamentidegli adulti, tra i quali deve disbrigarsi.

Una seconda nozione va tenuta in conto,ovvero quella relativa alle cosiddette “figuredi riferimento”. Com’è facile intuire, contale termine in campo psicologico e peda-gogico si intendono le persone di maggiorsignificato per il bambino, dal punto di vistaaffettivo-emozionale, ma non soltanto. Leprime figure di riferimento sono i genitori esecondariamente gli altri familiari o, in loroassenza, chi in maniera più continuativa siprende cura del bambino, intendendo nelprendersi cura non soltanto i suoi bisognifisici ma, appunto, anche quelli affettivi edemotivi. Solo con l’ingresso nella societàscolastica alle figure primarie di riferimentose ne affiancheranno altre, gli educatoriscolastici dei vari gradi dell’istruzione.

Dunque i genitori rivestono un ruolo multi-plo: sono – esattamente in quest’ordinegerarchico – le figure di ri ferimento,ma anche i primi educatori delbambino, e sono infine coloro che,di volta in volta, suggerisconooppure impongono le regole dicomportamento.

Per quanto nella percezionecomune il bambino di I e II in-fanzia (0-5 anni) venga rite-nuto incapace di effettuare

i bambini piccolissimi

vita dei genitori

A cura del Prof. Andrea Vania

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valutazioni critiche, questo assioma è verosolo fino ad un certo punto. Ciò che mancaal bambino, rispetto all’adulto, è quellaserie di sovrastrutture culturali e sociali chenell’adulto modulano i comportamenti pro-pri e le valutazioni di quelli altrui. Invece,sono proprie del bambino la spontaneità,l’immediatezza di risposta anche compor-tamentale e l’abilità di leggere le espres-sioni non-verbali della comunicazione.

Queste abilità del bambino anche moltopiccolo, che ne costituiscono un reale pa-trimonio, rappresentano anche una delleprincipali ragioni per cui le abitudini degliadulti sono per lui/lei particolarmente im-portanti. Se esse infatti non sono realmentesentite, ma semplicemente agite a purobeneficio dell’educazione del bambino,questi saprà scoprire rapidamente, nellamaggior parte dei casi, l’inganno, e agire –o reagire – di conseguenza.

Anche nell’ambito dell’alimentazione, edell’educazione a una corretta alimenta-zione, si applicano gli stessi assunti. Di quil’opportunità, anzi la necessità, che i geni-tori consapevoli facciano una profonda re-visione dei propri stili di alimentazione edelle proprie abitudini nutrizionali, provve-dendo a cambiare realmente ciò che di er-rato vi è, soprattutto se, pur avendocoscienza dell’inadeguatezza di uno o piùcomportamenti, ritengono – in questo sba-gliando – di poterli mantenere impune-mente, cioè senza che essi venganotrasmessi al proprio figlio.

Ad esempio, i professionisti della nutrizioneumana sanno per esperienza che la mag-gior parte dei bambini mostra rifiuti pre-concetti verso uno o più cibi, o verso intereclassi di alimenti (tipicamente le frutta e leverdure), in quelle famiglie in cui uno o piùfamiliari rifiutano quegli stessi piatti e in cuia quei membri della famiglia viene consen-tito farlo. Per quanto non dichiarato, perquanto nascosto, tale stile corrisponde aduna chiara comunicazione, nella percezionedel bambino: in quest’ambito in cui mitrovo, non esiste una regola di ugua-glianza per tutti nell’alimentazione.Poiché in ciascuno di noi gli schemi di com-portamento seguono delle regole generalipiuttosto fisse, seppure non necessaria-mente identiche da una persona all’altra, èprobabile, seppure non scontato, che lastessa mancanza di regole valide per tuttisi applichi non soltanto all’ambito nutrizio-nale, ma anche ad altri aspetti del vivere fa-miliare. È dunque l’intero stile di vita diquella famiglia che viene acutamentemesso sotto osservazione da parte delbambino, e da lui sottoposto a giudizio.Questo spiega perché, in molti bambini confenomeni neofobici (restringimento dellagamma di sapori ed esperienze gustativeaccettate) vi sia un più generale rifiuto delleregole, in famiglia, e come mai questi stessibimbi vengano invece descritti dagli edu-catori dell’asilo nido o della scuola materna

per (e verso) i bambini piccolissimiAbitudini e

stili di v

ita dei gen

itori

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come dei veri angeli, ubbidienti e ben inte-grati: i bambini hanno compreso la diffe-renza di regole (o meglio la loro assenza osolo parziale applicazione, in seno alla fa-miglia) tra i due ambiti, e si comportano diconseguenza.

È frequente, d’altronde, tra gli stessi geni-tori l’osservazione di come il bambino nonmangi cibi che la madre detesta o per altreragioni non consumi con piacere. Usual-mente questi genitori riportano la persi-stenza trans-generazionale di questeabitudini a una sorta di trasmissione eredi-taria, quasi fosse dettata dalla genetica,non riuscendo a comprendere invece comeessa sia semplicemente il risultato di un cat-tivo esempio che il bambino mutua e faproprio.

Si è accennato poc’anzi al bambino conneofobie. La neofobia è un atteggiamento,parzialmente sotto controllo genetico, cheassume caratteristiche fisiologiche in al-meno due età della vita infantile, il periododei 2-3 anni e, più tardi, quello dell’adole-scenza. Vi è di fisiologico in questo la ne-cessità, per il bambino prima e per ilragazzo poi, di demarcarsi rispetto alla fa-miglia di appartenenza, vale a dire di affer-mare la propria autonomia anchedecisionale: in tal senso, la neofobia, o ri-fiuto di gusti e cibi nuovi, ma anche già notie perfino apprezzati, riveste lo stesso signi-ficato del capriccio del bambino, o delloscontro adolescenziale. È importante che igenitori si rendano conto della fisiologicanecessità del proprio figlio di passare attra-verso tali fasi, nell’ambito di un più ampioprocesso di autonomizzazione. È altret-tanto importante, tuttavia, che essi sap-piano che – per mantenere la suacaratteristica di fenomeno fisiologico – essodeve essere transitorio, e che proprio grazieall’esempio e alla persistenza dei compor-tamenti, il fenomeno stesso può esserecontenuto nei tempi e superato con mag-giore facilità. Ciò significa che, ancora unavolta, stili nutrizionali e abitudini alimentari

corrette della famiglia non dovranno subiremodificazioni per adeguarsi a quelli, nuovi,del proprio figlio, ma mantenuti pervicace-mente, sia pure senza violenze o inutiliscontri, cosicché possa passare al bambinol’importante messaggio che si tratta di abi-tudini di per sé corrette, e non di semplicetradizione familiare.

Fondamentale in questo senso è il supportoe la congruità di comportamenti sia dellafamiglia nei confronti dell’ambiente scola-stico, sia della scuola nei confronti della fa-miglia: proprio la stretta somiglianza diabitudini analoghe nei due ambititra loro totalmente diversi to-glierà agli stili nutrizionali incasa quell’aura di “propriodella mamma” in qualchemodo avversato in questafase.

Anche il pediatra deve es-sere consapevole dell’im-portanza di stili di vita edabitudini corrette da parte

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dei genitori, e deve e può contribuire a con-sigliare i genitori sul modo migliore perfarlo.

Nella pratica dunque, al fine di favorire unacorretta educazione alimentare del bam-bino, i genitori dovranno tenere in consi-derazione i seguenti principi:

1 Sarebbe opportuno che gli stili nutrizio-nali e le abitudini alimentari degli adulti, edunque dei genitori fossero sempre i piùcorretti possibili, indipendentemente dallapresenza o meno di un bambino in casa.Ciò nella società attuale avviene consempre minor frequenza. Laddove dunquecosì non fosse, se i genitori sono già con-sapevoli dei punti critici presenti nelle pro-prie abitudini alimentari, il consiglio di unospecialista in scienza dell’alimentazione(nutrizionista, dietista) può aiutarli ad evi- denziare e a correggere le situazioni ed icomportamenti in cui essi possano incon-trare maggior difficoltà, insegnando loro lestrategie più adeguate per effettuare i cam-biamenti necessari. Qualora i genitori

non siano invece consapevoli dei propri er-rori, affrontare comunque l’argomento del-l’alimentazione seguita in casa con ilproprio medico di fiducia è un buon puntodi partenza, che può aiutarli a evidenziareeventuali criticità; su queste poi potrannointervenire essi stessi autonomamente, omeglio ancora con l’aiuto di uno speciali-sta, come detto poc’anzi.

2 L’arrivo di un bambino nella famiglia ponei genitori di fronte all’obbligo di una correttaeducazione. È un obbligo che investe certa-mente tutti gli aspetti della vita futura delbambino, ivi inclusi peraltro quelli alimentarie nutrizionali, sui quali anzi specificamentevertono i primi insegnamenti di qualunquegenitore. L’educazione di un corretto stile dialimentazione inizia già dall’allattamento alseno: una risposta adeguata della mammaalle richieste del bambino di essere nutritoquando ha fame – il che implica la capacitàdella mamma di discernere tra le diverse ri-chieste del figlio (accudimento, coccole, sol-lievo dal dolore, ecc.) sia pure espressenell’unica modalità a lui/lei nota, quella delpianto – e di essere rispettato quando èsazio, insegnerà al piccolo che i diversi statiinterni, le differenti sensazioni che prova,possono e debbono ricevere risposte ade-guate, dalla madre in questo momento, dase stesso successivamente.

3 Dal momento dell’introduzione di ali-menti complementari al latte (divezza-mento) in avanti, inizia la vera e propriaeducazione alimentare del bambino, inevi-tabilmente orientata, almeno nei primi annidi vita, dagli e sugli stili alimentari della fa-miglia di appartenenza. Questa fase risultapertanto particolarmente delicata, poichésu di essa si forgia l’intero stile di alimenta-zione di quel bambino. Il ruolo dei genitoriin questa fase è perciò centrale, ed è ne-cessario che essi trasmettano al bimbo mo-delli educativi corretti, senza farsi sopraffaredall’ansia che il bambino non cresca a suf-ficienza, ansia che porta, più spesso chenon, a commettere errori ed a stravolgerele abitudini correnti della famiglia.

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per (e verso) i bambini piccolissimiAbitudini e

stili di v

ita dei gen

itori

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4 Il pediatra ha un ruolo insostituibile intutto questo periodo: con le sue compe-tenze in nutrizione infantile, può affiancaree sostenere la famiglia, guidandola nelcompito, non sempre facile, di educare ilbambino ad una corretta alimentazione,pur nel rispetto degli stili alimentari diquella specifica famiglia.

5 Un ruolo altrettanto importante rivestel’istituzione scolastica, nei gradi accessibilial bambino da 0 a 3 anni: asilo nido escuola materna. Inevitabilmente, questaesperienza sociale esporrà il bambino a stilied abitudini di nutrirsi in tutto o in parte di-versi da quelli di casa. La conoscenza nonsuperficiale di ciò che avviene a scuolapotrà essere vantaggiosamente utilizzatadai genitori per modulare le abitudini nu-trizionali dell’intera famiglia, così da ren-dere l’alimentazione di tutti la più correttapossibile.

6 Genitori ed insegnanti devono essereconsapevoli della pressoché costante pre-senza di fenomeni di neofobia nei bambinidi 2-3 anni. Anziché combattuti con forza,tali fenomeni vanno accompagnati e gui-dati, accettandoli per ciò che essi sono realmente, una manifestazione di accre-sciuta indipendenza decisionale da partedel bambino. Evitare di modificare gli stilidi alimentazione della famiglia solo per ac-contentare il bambino o preparare unpiatto più gradito al bambino, mentre la fa-miglia mangia in maniera diversa,sarà un reale aiuto al supera-mento di questa fasetransitoria.

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Bibliografia

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Le raccomandazioni nutrizionali dalla na-scita a tre anni di vita tradizionalmente ave-vano lo scopo, pressoché esclusivo, dipromuovere una crescita a breve termineentro i limiti delle curve di riferimento e diprevenire eventuali carenze. Negli ultimianni tuttavia l’alimentazione delle prime etàdella vita viene sempre più considerata unimportante fattore in grado di influenzarela salute a lungo termine. Tali effetti a lungotermine implicano il concetto di “program-ming”, un processo in cui uno stimolo po-sitivo o negativo in un periodo specificodella vita produce un risultato permanenteo perlomeno a lungo termine sulla salute.La teoria del programming, quindi, spostaradicalmente gli obiettivi dell’alimentazionedei primi anni vita verso uno stato di salute

ottimale nella vita adulta, diventando unimportantissimo fattore di prevenzione acosto zero e che può avere un impatto no-tevolissimo nel contrastare l’epidemia diobesità in età pediatrica ormai diffusa a li-vello epidemico in tutto il mondo.Gli aspetti da analizzare, studiando il ruolodell’alimentazione nel corso dei primi treanni di vita come fattore di promo zio -ne/prevenzione dello sviluppo di obesità,sono quindi: 1 il tipo di allattamento (materno vsformula) 2 l’inizio dell’alimentazione comple-mentare (precoce vs tardivo o, meglio,adeguato)3 l’assunzione di specifici nutrienti.

Si incomincia da appena nati.RISCHIO OBESITÀ

e importanza di partire beneda subito

A cura della Dr.ssa Margherita Caroli

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Latte materno vs latte formulatoCirca 50 studi osservazionali nel tempo suoltre 340.000 soggetti hanno dimostratoun effetto protettivo dell’allattamento ri-spetto alle formule sullo sviluppo del so-vrappeso. L’effetto è tempo-dipendentecon un allattamento prolungato più effi-cace nella protezione. Le ragioni di tale pro-tezione non sono ancora del tutto chiare,ma possono essere ascritte alla composi-zione in macronutrienti del latte maternocome anche alla presenza di ormoni, comela leptina, in grado di regolare il rapportofame/sazietà. Tuttavia anche fattori nonstrettamente nutrizionali, ma ugualmentein grado di influire sullo stile e le abitudinialimentari, possono avere un ruolo impor-tante. Ad esempio l’allattamento al senoaiuta una relazione più rilassata fra madree bambino, facilita l’allattamento a richiestae quindi l‘autoregolazione dell’appetito delbambino stesso. In effetti è molto proba-bile che sia la somma di molti fattori cheporta ad una azione protettiva dell’allatta-mento al seno nei confronti dello sviluppodel sovrappeso.In ultimo, ma non certo in ordine di impor-tanza, come fattore di promozione per lasalute è il caso di ricordare che l’allatta-mento al seno ha un effetto protettivoanche nei confronti del carcinoma mam-mario nelle mamme.

Età d’inizio della alimentazione complementareDal 2001 la WHO consiglia che, fino a seimesi di età, i lattanti siano nutriti con lattematerno o, in sua assenza, con formule, eche la somministrazione di alimenti diversidal latte inizi solo dopo il raggiungimentodi tale età. In genere, gli studi che hannovalutato l’inizio dell’alimentazione comple-mentare come fattore di promozione/pro-tezione dall’obesità hanno consideratocome età limite per l’introduzione di ali-menti solidi quella dei 4 mesi, ben primaquindi dell’età raccomandata dalla WHO. Diversi studi prospettici, con un periodo diosservazione dei soggetti che andava da unminimo di 14 mesi ad un massimo di 7 anni,

hanno evidenziato che la precoce introdu-zione di alimenti solidi causava un aumentoponderale eccessivo per una maggiore as-sunzione energetica ed un maggior e più ve-loce aumento ponderale nei primi mesi divita è stato messo in relazione con lo svi-luppo di obesità in età pediatrica.Gli effetti negativi della precoce introduzionedi alimenti solidi sono mitigati dall’effettoprotettivo del latte materno, anche se il mec-canismo non è ancora del tutto chiaro, poi-ché alcuni ipotizzano che il lattante riducal’assunzione di latte materno e quindi l’as-sunzione energetica, ma non può essereesclusa anche l’azione della specifica costi-tuzione in nutrienti del latte materno stesso.Una precoce somministrazione di alimentisolidi è più frequente nei bambini da fami-glie di livello socio-economico-culturale piùbasso, costituendo quindi un fattore di ri-schio aggiuntivo allo sviluppo di obesità.È necessario comunque notare che alcunistudi non confermano l’influenza della pre-coce introduzione di alimenti solidi sullo svi-luppo di obesità, anche se gli stessi autori“auspicano una più dettagliata analisi di unampio range di fattori nutrizionali nellaprima infanzia”.

Ruolo dei nutrientiCarboidratiSono disponibili pochi studi sul ruolo del-l’assunzione di carboidrati in genere e inparticolare delle fibre nei primi tre anni divita e lo stato di salute in età adulta. Le con-clusioni di uno dei pochi studi a riguardo,indicano che l’assunzione di saccarosio e illivello sierico di trigliceridi mostrano unamoderata associazione; che la colesterole-mia si correla negativamente con l’assun-zione di fibre; che una assunzione di fibresuperiore alla media, in bambini da 13 mesia 9 anni, non riduce l’assunzione energe-tica, né ne altera la crescita. In conclusionenon esiste una mole significativa di ricercheche possano dare un indirizzo preciso dicomportamento, ma un atteggiamentoprudente che limiti la somministrazione dizuccheri semplici e favorisca l’assunzione di

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alimenti che abbiano anche un certo con-tenuto di fibre sembra consigliabile.

GrassiDiversi studi a livello di popolazione nonhanno dimostrato un’associazione fra as-sunzione lipidica nei primi due anni di vitae indici di sovrappeso in età seguenti, men-tre un’associazione positiva è dimostratadopo i due anni di vita. Secondo lo STRIPBaby Study una riduzione della percentualedi grassi assunti fino al 21% delle calorietotali non causa effetti di alcun tipo sullacrescita, e non ha un effetto protettivo sullosviluppo del sovrappeso. Un’alimentazionepovera di lipidi fra 6 e 24 mesi può tuttaviaessere meno ricca in sapori e teoricamenteportare ad una neofobia alimentare più in-tensa in età successive.

Proteine Diversi studi osservazionali hanno dimo-strato un’associazione fra un’alta assun-zione proteica (>15% delle calorie totaligiornaliere) nei primi anni di vita ed unmaggiore rischio di sviluppo di malattie cro-nico degenerative in età adulta.I lattanti alimentati al seno hanno un’as-sunzione proteica che copre circa il 5%dell’intake energetico totale, mentre i lat-tanti alimentati con formula raggiungonocirca il 7-8%. Il periodo dell’alimentazionecomplementare è caratterizzato da un im-provviso e notevolissimo aumento dell’as- sunzione proteica che può arrivare anche al15-20% dell’assunzione energetica totalee che rimane a tali livelli anche negli annisuccessivi. Il ruolo di un’assunzione eccessiva di pro-teine come fattore predisponente ad unprecoce adiposity rebound (AR) scrivereanche in italiano, e quindi allo sviluppo ealla persistenza dell’obesità, è stato eviden-ziato per la prima volta da Rolland-Cachérae coll (16) a cui hanno fatto seguito diversilavori di conferma. Il maggiore intake pro-teico è in grado di stimolare una maggiorproduzione di IGF1 e di insulina responsabilidella maggiore crescita.È importante anche il tipo di proteine as-sunte, poiché le proteine vegetali sembranomeno responsabili dell’aumento del livello

sierico di IGF1 rispetto a quelle animali e, fraquelle animali, le proteine del latte sembranoin grado di stimolare maggiormente la pro-duzione di IGF1 rispetto a quelle della carne.

ConclusioniIn conclusione, sembra che vi siano suffi-cienti dati per considerare l’alimentazionedei primi tre anni di vita come fattore im-portante per ottenere un buono stato di sa-lute ed in particolare per prevenire losviluppo di obesità in età seguenti. Tale considerazione impone quindi notevoleprudenza nel consigliare un’alimentazioneche potrebbe influenzare negativamente lasalute a lungo termine.Iniziare la somministrazione di alimenti di-versi dal latte dopo il compimento del sestomese di vita è una procedura prudente chepuò solo causare effetti positivi sulla salutefisica e psicologica del lattante e dellamadre, sia a breve che a lungo termine.È necessario completare le conoscenze sulruolo dei nutrienti ed in particolare sulla qua-lità di proteine e lipidi che possano influen-zare lo sviluppo dell’obesità e quali viemetaboliche siano implicate. Questo nonvuol dire che si possa consigliare un’alimen-tazione in cui l’apporto proteico può rag-giungere anche il triplo del raccomandato,come accade in Italia, ma semplicementeche occorre applicare la regola del “buonsenso” che non dovrebbe mai mancare nelbagaglio culturale e decisionale dei pediatri.Tutte queste informazioni, alcune già ac-certate definitivamente ed altre in via di ac-certamento, devono suggerire fortementeal pediatra di considerare l’alimentazionedei primi tre anni nella sua totalità comeuno strumento importante per la promo-zione della salute a breve, ma soprattuttoa lungo termine.

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Rendere disponibili informazioni dieducazione sotto la supervisione di unComitato Scientifico composto dalleprincipali Società Scientifiche attivenella lotta all’obesità infantile, persensibilizzare i genitori sul tema dellacorretta alimentazione e corretti stilidi vita dei lattanti e dei bambini fino a3 anni, anche con il fine di contribuirea prevenire/contrastare il rischio so-prappeso e obesità.

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GLI IMPEGNIDI COOP

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Sostenere decisamente l’allattamentoal seno di neonati e bambini. CoopItalia ritiene giusto rispettare il CodiceInternazionale sulla Commer cializza-zione dei Sostituti del Latte Materno (esuccessive risoluzioni dell’AssembleaMondiale della Sanità).

Rispettare inoltre il documento “Ali-mentazione dei lattanti e dei bambinifino a 3 anni: raccomandazioni stan-dard per l’Unione Europea”, emessodalla Commissione Europea in collabo-razione con l’Organizzazione Mondialedella Sanità, nonché con alcuni presti-giosi istituti di ricerca.

Inserire sulle confezioni la tabella nutri-zionale volontaria completa, ove le di-mensioni delle etichette lo consentano.

Sviluppare prodotti baby food che ri-spettino nella formulazione i seguenticriteri:• tutte le materie prime e gli ingredientiimpiegati dovranno essere prodotte nelrispetto delle metodologie dell'agricol-tura Biologica; • non è consentito l’utilizzo di grassiidrogenati, Ogm, coloranti, ingredientiderivanti da nanotecnologie come darequisiti generali sui prodotti a marchioCoop Alimentari nonché gli aromi arti-ficiali, grassi tropicali, l’E 1440 (diamidoidrossipropilato) né contenere residui diBisfenolo A.• non aggiungere sale e zucchero nellaricettazione di tutti i prodotti destinatiai bambini di età inferiore all’anno. Le quantità di zuccheri e sale impiega-bili nella ricettazione dei prodotti utiliz-zabili dal primo anno di vita in poi,

dovranno essere in quantità tale dapoter sostenere il claim “a ridotto con-tenuto di….”; non sono impiegabiliedulcoranti sintetici.• il mantenimento delle condizioni ot-timali di conservazione dovrà essererealizzato solamente tramite adeguatitrattamenti tecnologici (alte tempera-ture, atmosfera modificata, ecc…); neicasi strettamente necessari viene con-sentito l’impiego delle seguenti so-stanze: lecitine (emulsionanti nel latteliquido di proseguimento), agen ti lievi-tanti E503, E550, E336 (agenti lievi-tanti nei biscotti).

Eventuali altre sostanze potranno essere va-lutate e approvate da Coop Italia prima delloro impiego nei prodotti per l’infanzia.

• prestare attenzione alla quantità diproteine presenti nei prodotti, in lineacon le indicazioni del mondo pediatricodi riduzione complessiva dell’assunzionegiornaliera.• Coop potrà richiedere controlli specificidi tipo chimico e microbiologico sullabase dell’origine delle materie prime edella tipologia dei processi produttivi.

L’elenco di cui sopra potrà essere modifi-cato a seguito di evidenze scientifiche onuove informazioni.

• In etichetta devono essere esplicitatitutti gli ingredienti che contengono oderivano da sostanze allergizzanti. Nonsaranno inoltre accettate frasi del tipo“può contenere tracce di…” e simili.

Eventuali deroghe a quanto definitodovranno essere adeguatamente moti-vate ed approvate da Coop.

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Alimentazione del bambino

dai 4 anniL’OMS(1) stima che in Europa l’obesitàinteressi 150 milioni di adulti e 15 mi-lioni di bambini.L’obesità è la più comune conseguenza deldisordine nutrizionale nel mondo occiden-tale (in America: 35% adulti sovrappeso,26% obesi; in Italia: 33,9% adulti sovrap-peso, 9% obesi) ed è in progressivo au-mento anche nei paesi in via di sviluppo(2).

In Italia un'indagine(3) condotta a Maggio2008 nelle scuole italiane dal Ministero delLavoro e della Salute coordinata dall’ISS suun campione di circa 46.000 bambini diterza elementare di 18 regioni italiane, haconcluso che il 23,6% dei bambini è so-vrappeso ed il 12,3% è obeso. Le succes-sive verifiche condotte nel 2010 e nel 2012hanno restituitoquasi gli stessi risultati.

Riportando questi valori a tutta la popola-zione italiana di età compresa tra 6 e 11anni, si stima che oltre 1 milione di bambinipossano essere sovrappeso od obesi, inseri-sce l’Italia ai primi posti fra i paesi europeiper dimensioni del problema.

In Italia, la prevalenza(3) di sovrappeso e obe- sità in bambini da 6 ad 11 anni è, quindi,del 36%.L’obesità in età pediatrica è un fattore di ri-schio per la persistenza dell’obesità in etàadulta: il 25% dei bambini sovrappeso a 6anni ed il 75% di quelli sovrappeso a 12 re-sterà tale da adulto.Da evidenziare che la percezione del pro-blema da parte dei genitori è inversamenteproporzionale alla frequenza statistica delpeso in eccesso(3): 4 genitori su 10 di bam-

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bini in sovrappeso non sono consapevoli delproblema né prendono in considerazione lanecessità di un’adeguata attività fisica(4).L'obesità è una malattia complessa deter-minata dall'alterazione del bilancio energe-tico con conseguente accumulo di tessutoadiposo e alla cui eziologia concorrono fat-tori ambientali, comportamentali e genetici.

Tuttavia le cause sono da ricondursi a dueprincipali aspetti:

• Dieta inadeguata, ipercalorica, sbi-lanciata a favore di alimenti ricchi diproteine animali (carne, insaccati), dizuccheri semplici (ad es bevande dol-cificate, merendine, biscotti ecc..), digrassi saturi (carni, insaccati, formaggie prodotti da forno dolci come me-rendine, biscotti, snack salati come pa-tatine, ecc..), per contro povera difibre (verdure, frutta); con un con-sumo eccessivo di snack, spesso concolazione omessa, mentre la cena havalori calorici superiori a quelli delpranzo.

• Insufficiente attività fisica, con con-seguente squilibrio tra apporto e di-spendio energetico.

Nel preambolo della Dichiarazione Europearivista nel 1996 dal Consiglio d’Europa aStrasburgo sui diritti dei bambini è scrittoche:

“…bambini ed adolescenti hanno il dirittoad una speciale protezione contro i rischi fi-sici e morali a cui essi sono esposti… Tuttihanno il diritto di beneficiare di qualunquemisura che possa consentire di raggiungereil maggiore livello di salute ottenibile…Bambini ed adolescenti hanno il diritto aduna appropriata protezione sociale, legaleed economica…”.

Nell’ art. 11 dello stesso documento silegge che gli Stati membri devono:

“eliminare, per quanto possibile, tuttele cause di danno alla salute”;

“fornire consigli e agevolazioni perl’istruzione e la promozione della sa-lute...”.

Nel preambolo della Convenzione(5) sui di-ritti dell’infanzia dell’ONU, enunciata nel1924, adottata nel 1959 dagli Stati e rivistanel 1989, è affermato che “… l’infanzia hadiritto a un aiuto e a un’assistenza partico-lari, la famiglia… deve ricevere la prote-zione e l’assistenza di cui necessita perpoter svolgere integralmente il suo ruolonella collettività. …”che, come indicatonella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, “ilfanciullo, a causa della sua mancanza dimaturità fisica e intellettuale, necessita diuna protezione e di cure particolari, ivicompresa una protezione legale appro-priata…”.

Lo Stato che ha ratificato la Convenzionesui diritti umani è legalmente obbligato adimplementare misure dirette al raggiungi-mento dei diritti, incluso il diritto di tuttigli individui ad avere un’alimentazioneadeguata ed il diritto a raggiungere il piùalto livello di salute ottenibile.

OMS, Governi, Istituzioni, mondo scienti-fico stanno mettendo in atto azioni con-crete per contrastare l’epidemiadell’obesità. Numerosi network scientificitransnazionali si stanno impegnando a svi-luppare e implementare politiche di pre-venzione e di lotta all’obesità(6,7,8,9). Cresce ilrichiamo forte alle industrie alimentari per-ché modifichino la composizione dei pro-dotti per ridurre grassi, zuccheri, sale, mafino ad oggi le risposte in questa direzionesono ancora deboli.

Un approccio adeguato per lo sviluppo ed ilmantenimento di una corretta alimen-tazione dei bambini e, ove occorre, alsoprappeso ed all’obesità, sia dalpunto di vista clinico che scienti-fico, deve essere necessaria-mente multidisciplinare e deveinvestire diverse competenzee diverse azioni(10).1

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Abitudinie stili di vita

Il corretto stile di vita, in particolare l’attività fisica regolare e le buone abi-tudini alimentari, rappresenta sin dall’infanzia la condizione necessaria af-finché il bambino possa crescere sano e non abbia problemi di sovrappeso.Per sensibilizzare le famiglie su questa tematica Coop intende promuovereuna politica di promozione della salute e prevenzione delle malattie cro-nico-degenerative, che è fondata sui seguenti presupposti:

privilegio dell’allattamento al seno, il più possibile esclusivo per iprimi sei mesi di vita e comunque mantenuto, se possibile, finoai due anni di vita(17).

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promozione di sane abitudini alimentari per tutta la famiglia:• Condividere le scelte alimentari con i figli anche per educarli aduna corretta alimentazione.

• Suddividere opportunamente la dieta nel corso della giornata.• Nei bambini e ragazzi, ed in particolare in quelli fisicamente attivi,i soli tre pasti principali potrebbero non essere sufficienti a coprireil loro fabbisogno di energia e nutrienti; in questo caso è opportunofornire loro uno o due merende/spuntini calibrati a base di frutta,yogurt, pane ecc..; si raccomanda che comunque gli spuntini ab-biano un apporto energetico moderato, tale da non incrementareeccessivamente l’apporto calorico totale giornaliero e da non com-promettere l’appetito del pasto successivo.

• Consumare e valorizzare la prima colazione, educando il bambinoall’assunzione di alimenti quali: latte o yogurt, cereali (pane megliose di tipo integrale, cereali in fiocchi, fette biscottate), frutta, mar-mellata.

• Evitare il consumo di alimenti al di fuori dei 5 pasti consigliati.• Garantire un’adeguata copertura del fabbisogno energetico giorna-liero. I bambini e i ragazzi vanno incoraggiati a consumare quantitàadeguate di un’ampia varietà di cibi ricchi di nutrienti, principal-mente frutta e verdura.

• Consumare il maggior numero di pasti possibile in famiglia, condi-videndo così gli alimenti e favorendo al contempo la relazione so-ciale ed affettiva della stessa.

• Assumere un pasto completo sia a pranzo sia a cena. In tali occa-sioni, va garantita la presenza di un piatto “unico”, o di un primoed un secondo piatto accompagnato da verdura e frutta, in porzioniadeguate all’età del bambino.

• Incrementare il consumo di frutta, verdura, ortaggi e legumi nel-l’alimentazione abituale della famiglia (si consiglia di assumere 5

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Abitudini

e stili di vita

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porzioni al giorno tra frutta e ver-dura e 2-3 volte alla settimana i le-gumi).

• Ridurre i grassi a tavola, in partico-lare: salumi insaccati, fritti, condi-menti elaborati. Evitare di eccederenel consumo di alimenti dolci. Evi-tare l’uso di bevande dolcificate e/ogassate al posto dell’acqua. Evitareinfine l’uso dei succhi di frutta comesostituti della frutta.

• Garantire, specialmente in età peri-puberale, che siano coperti i fabbi-sogni in calcio e ferro.

• Evitare di adottare schemi alimentarisquilibrati e monotoni solo perché“di moda” cercando di inserire nelladieta anche alimenti non sempregraditi dai bambini, ma utili nell’au-mentare la varietà della dieta, come,ad esempio, il pesce.

• Evitare di utilizzare il cibo come pre-mio o castigo.

Controllo dell’utilizzo della TV da partedei figli, spegnendo la TV durante ipasti e limitandone la fruizione a nonpiù di due ore al giorno. Ai bambinivanno spiegate le finalità degli spotpubblicitari. Incremento della pratica giornalieradell’attività fisica per tutta la famiglia,indispensabile nella prevenzione e nellaterapia di quasi tutte le cosiddette“malattie del benessere”. La sedentarietà è considerata comela principale concausa del progressivoaumento di peso. Infatti nel caso disoggetti in età evolutiva, per il lorosano e completo sviluppo psico-fisicoè indispensabile, accanto ad una cor-retta alimentazione, l’acquisizione diuno stile di vita attivo che non solopreveda un’attività sportiva organiz-zata, ma anche la riduzione delle atti-vità sedentarie e la pratica quotidianadel maggior numero possibile di atti-vità spontanee inserite nella vita ditutti i giorni. Ad esempio giocare al-l’aperto, andare in bicicletta utilizzare

le scale invece dell’ ascensore, cam-minare... Infatti, solo se il dispendioenergetico viene aumentato adegua-tamente attraverso il movimento èpossibile controbilanciare l’apporto dienergia con il cibo, senza abbassaretale apporto sotto i livelli che costitui-scono un rischio potenziale di carenzenutrizionali(11). Il fenomeno della sedentarietà as-sume particolare rilievo soprattuttonelle fasce d’età giovanili. È provato che chi non ha svolto atti-vità motoria da bambino, molto diffi-cilmente ne praticherà una da adulto.L’attività motoria assume un ruolo de-cisivo sia come canale di sfogo dellanaturale esuberanza, sia come forma-zione ed educazione generale, miglio-

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rando l’adattabilità del ragazzo agliimpegni quotidiani. Consente unbuon controllo emotivo, una miglioreautostima ed aumenta la capacità disocializzare. E’ preferibile scegliere l’attività moto-ria più gradita considerando gli inte-ressi del bambino e la fascia di età incui si colloca.

Alcune semplici “buone” pratiche:•Dedicare almeno 1 ora al giorno al-l’attività fisica e al movimento.

• Limitare l’uso del computer, della te-levisione e dei videogame nel totalea non più di due ore giorno.

• Incrementare l’abitudine a cammi-nare, meglio ancora se insieme adaltri compagni/amici, per raggiun-

gere scuola, palestra, ecc. • Promuovere e favorire la regolarepratica di attività sportive piacevoli egradite ai figli con una frequenza mi-nima di 2 volte a settimana (3,12,13,14,15).

mantenimento di temperature ade-guate in casa, soprattutto nei mesi in-vernali: è stato ampiamente dimostratoche temperature non superiori ai19°C – peraltro assolutamente confor-tevoli – ostacolano, in qualche misura,la formazione di nuovo grasso, e, per-tanto, andrebbero privilegiate, consi-derato anche che tali temperature nonsolo sono più salutari, ma contribui-scono anche ad un notevole risparmioenergetico.

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Le abitudini alimentari acquisite da giovanispesso si mantengono da adulti: è perciòimportante insegnare ai ragazzi fin dallapiù tenera età come “utilizzare al meglio gli alimenti”.Una dieta normocalorica equilibrata e uncorretto stile di vita sono in grado digarantire uno sviluppo armonico.Per impostare una corretta alimentazione, è fondamentale conoscere le abitudini di vita del bambino e fornire strategie per potenziare l'attività fisica.

DIETA normocalorica

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La dieta normocalorica da promuovere(3,8,16) e a cui Coop fa riferi-mento si fonda sui seguenti principi:

• apporto calorico: pari a quello indicato dal documento con-giunto di FAO/WHO/UNU del 2001(16); previsto per bambinicon spesa energetica moderata. L’apporto calorico giorna-liero dovrebbe essere suddiviso in 4-5 pasti: colazione + spun-tino 20%, pranzo 40%, merenda 10%, cena 30%.

• apporto proteico: 10-12% (rapporto 1:1 tra proteine ani-mali e vegetali).

• apporto glucidico: 58-60% (con una quota di zuccheri sem-plici <10% delle calorie totali).

• apporto lipidico: 25%- 30% delle calorie totali con apportodi grassi saturi <10% e di colesterolo non superiore a 100mg/1000 kcal.

• apporto di fibre: il quantitativo di grammi può essere cal-colato in base alla formula 0.5g/kg del peso ideale, oppure10 g/1000 kcal.

• apporto di minerali pari alle indicazioni della WHO(8).

• riduzione dell’apporto di grassi e proteine di origine animale:ad esempio, relativo al consumo di formaggio, carne, salumi.

• aumento dell’apporto di cereali, specie integrali (determi-nando in tal modo un maggior intake di fibre e di zuccheri abasso indice glicemico).

• ridotta assunzione degli zuccheri ad elevato indice glicemicoperché meno sazianti di quelli ad indice glicemico più basso.

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A fronte di quanto esposto nelle presentilinee guida, Coop si impegna a:

predisporre una campagna infor-mativa e di educazione alimentare,sotto la supervisione delle principaliSocietà Scientifiche attive nella lotta al-l’obesità infantile, per sensibilizzare igenitori sul tema della corretta ali-mentazione e corretti stili di vita deibambini, anche con il fine di contri-buire a prevenire/contrastare il rischiosoprappeso e obesità.

sviluppare una nuova linea di pro-dotti alimentari “virtuosi” (preva-lentemente nell’area dei fuoripasto/snack) dedicata ai bambini dai4 ai 10 anni, messa a punto secondole presenti linee guida, con lo scopo diaiutare i genitori a comporre più age-volmente una dieta equilibrata.

Nella ricettazione di questi prodotti,accanto ai valori trasversali peculiaridel marchio Coop (assenza di colo-ranti, grassi idrogenati, ridotto usodi conservanti):• si eviterà l’utilizzo di grassi tropicalicome l’olio di palma e di cocco, ric-chi di grassi saturi aterogeni e degliaromi artificiali (saranno utilizzatisolo aromi naturali);

• Si ridurrà sistematicamente il nu-triente considerato più critico per ilprodotto considerato (ad es grassi,zuccheri). L’entità della riduzionedeve essere almeno del 30%,in meno rispetto agli analo-ghi prodotti presenti sul mer-cato appartenenti alla stessacategoria/subcategoria.

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GLI IMPEGNIDI COOP

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eliminare i prodotti a marchio Coop già presenti in assortimentoe specificamente destinati ai bambini che non sia possibile rifor-mulare secondo le indicazioni della presente linea guida.

inserire una specifica etichettatura nutrizionale volontaria, chedovrà comprendere le seguenti informazioni: tabella nutrizionaleestesa, tabella nutrizionale per porzione, ove possibile le GDA, Gui-delines Daily Amounts (quantità giornaliere indicative) per un bam-bino, per porzione, relative a: calorie, zuccheri semplici, grassi totalie saturi, sodio.

Vista l’estrema variabilità della spesa energetica legata alla diffe-renza di età, sesso, altezza ed attività fisica, si adotteranno percen-tuali delle quantità giornaliere indicative per un bambino/a di 7- 8anni, che svolge un’attività fisica moderata calcolate sulla base diuna spesa energetica media giornaliera di circa 1625 Kcal (datomedio fra maschio e femmina), calcolate secondo il documento con-giunto FAO/WHO/UNU pubblicato nel 2001;

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Accanto a questa indicazione media sarà inserita in etichetta un’ av-vertenza del tipo:

“% delle quantità giornaliere indicative per un/a bambino/a di 7-8anni, calcolate sulla base di un fabbisogno giornaliero di circa 1625Kcal; il fabbisogno può essere diverso dall’indicato, a seconda delsesso, dell’età e dell’attività fisica svolta.”

Nei prodotti, destinati agli adulti ma consumati anche dai bambini,che possano creare difficoltà nella composizione equilibrata delladieta di questi ultimi, sarà inserita una icona con l’indicazione “con-sumo moderato per i bambini”.

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INDICATORI PER CALCOLO ENERGETICO MEDIAETÀ (aa) 7-8PESO (kg) 23,65FABBISOGNO ENERGETICO (kcal/kg PESO) 68,6kcal TOTALI 1.625

SUDDIVISIONE RISPETTO A 1625 kcal % GRAMMI/GIORNOPROTEINE 12 49CARBOIDRATI 60 244GRASSI 28 51ZUCCHERI SEMPLICI 10 41GRASSI SATURI 10 18SODIO (18) <2,5FIBRA 16

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1 Obesità del bambino e dell’adolescente: Consensus su prevenzione, diagnosi e terapia; So-cietà italiana di Pediatria, Argomenti di Pediatria 1/06

2 Caratterizzazione biochimico-genetica di soggetti severamente obesi dell’area campana, Uni-versità degli Studi di Napoli Federico II

3 Linee guida per la terapia dell’obesità essenziale in età evolutiva - Diet therapy for pediatricobesity – Consensus Sinupe (Società Italiana di Nutrizione Pediatrica)

4 http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/obesita_infantile/indagine_risultati.html

5 Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, New York 20 novembre 1989

6 Nutrition, physical activity and the prevention of obesity, Policy Developments in the WHOEuropean Region, World Health Organization 2007

7 Food based dietary guidelines in WHO European Region, World Health Organization 2003

8 Feeding and Nutrition of infants and young children, Guidelines for the WHO European Re-gion, with emphasis on the former Soviet Countries, World Health Organization 2000, up-dated reprint 2003

9 The challenge of obesity in the WHO European Region and the strategies for response. Ed.F Branca, H Nikogosian, and T Lobstein WHO 2007 Denmark

10 UO Nutrizione Dipartimento Sanità Pubblica, Servizio Sanitario Regionale Emilia Romagna,Azienda Unità Sanitaria di Bologna

11 Attività fisica e obesità, Giampietro M., Spada R., Caldarone G., 2001

12 Linee guida per una sana alimentazione italiana, Ministero delle Politiche Agricole e Forestali,Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, 2003

13 www.sip.it

14 www.sio.it

15 http://www.ecog-obesity.eu/

16 Livelli di Assunzione Giornalieri Raccomandati di Nutrienti per la Popolazione Italiana(L.A.R.N.), Società Italiana di Nutrizione Umana, revisione 1996

16 FAO Food and Nutrition technical report series 1. Human Energy Requirement. Report of aJoint FAO/WHO/UNU Experts Consultation 2001 Rome

17 EU Policy alimentazione dei lattanti e dei bambini fino a tre anni:http://www.ilca.org/files/resources/international_regional_documetns/EUPolicy06Italian.pdf

18 Spanish children’s diet: compliance with nutrient and food intake guidelines. European Jour-nal of Clinical Nutrition (2003) 57, 930–939

Bibliografia

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Questa brochure è stampata su carta prodotta con il 100% di fibre riciclate.

giugno 2013

ALIMENTAZIONE DEL BAMBINO TRA 0 E 3 ANNIIn collaborazione con:Prof. Andrea VaniaD.ssa Margherita CaroliProf. Giacomo Faldella

ALIMENTAZIONE DEL BAMBINO DAI 4 ANNISupervisione scientifica:ECOG European Childhood Obesity GroupSIO Società Italiana dell’Obesità

In particolare hanno collaborato:D.ssa Margherita CaroliProf. Andrea VanìaD.ssa Maria Letizia Petroni

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PER UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE DELL’INFANZIA

Coop Italia Soc. Cooperativa - Via del Lavoro 6 – 8 - 40033 - Casalecchio di Reno (Bologna)

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