l'indelebile vernice.

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Brevissimo racconto.

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Cosa ci faceva quel grandissimo tavolo in vetro trasparente, che sar costato senzaltro un occhio della testa, nel mezzo di una piccola stanza da letto, priva di mobilia e adibita ad una sorta di cucina? Non lo so.Era palesemente da escludere la scelta consapevole di un artista contemporaneo, anche perch i tre personaggi che sedevano attorno a quel tavolo, su delle sedie da giardino in plastica verde, al concetto di arte associavano al massimo qualche remota, vaga e frustrante esperienza durante il percorso mai concluso della scuola dellobbligo.Una lampadina da 45 watt pendeva sopra le loro teste rasate, creando ombre dalle forme stirate sui bicchieri rubati da un bar e su una bottiglia di vino di pessima qualit, tant che uno di loro era solito dire: Versami ancora un p di vernice, fratello, per via dellimpregnante colore viola che incrostava le pareti dei boccali, andandosi a depositare sopra l'ennesimo fondo.Apparentemente quella stanza di forma regolare non sembrava neanche tanto dispiacersi nellaccogliere a braccia aperte quei tre conoscenti; al contrario, escluso il tavolo, ogni cosa nel suo squallore trasudava una sensazione di effimera protezione. Un po come la casa dei nonni quando si piccoli: il miglior posto dove potersi rifugiare con le lacrime agli occhi, quando a casa non veniamo capiti del tutto. Un posto di sicura e dovuta consolazione.Con un po di fantasia lo scenario si presentava quasi teatrale, se non fosse per il fatto che al posto del fumo da palco vi era la nube di fumo delle sigarette.Non si parlava tanto, ma il silenzio era distante troppi pensieri da loro. Magari qualche volta capitava che il chiasso interiore venisse taciuto da un Avvicinami la bottiglia, fratello e, versata la vernice, ognuno ritornava nellintima dimensione.Non erano pi i giovani di una volta... Quei giovani a cui bastava un bicchiere di troppo per dimenticare.I brutti ricordi non affogavano pi nel vino ma vi galleggiavano. E quelli pi sommersi, ad ogni sorso, non facevano altro che ritornare a galla, risalendo precipitosamente in un vortice misto di immagini del passato e conclusioni drammatiche, in previsione di un futuro incerto sotto ogni punto di vista. Ma per quanto doloroso fosse deglutire, non riuscivano a trovare nulla di meglio da fare, nella propria vita, se non bere.Una zanzara danzava attorno alla lampadina, come i bambini attorno ai pali della luce. E se solo fossero stati dei poeti, quei poveri ragazzi, lavrebbero perfino notata. Ma loro... loro non erano dei poeti, loro la poesia la incarnavano. Una triste poesia rifiutata dalla societ del perbenismo, dove pure uninsignificante zanzara si rifiuta di succhiare il loro alcolico sangue.

Quel tavolo avrebbe dovuto reggere calici pieni di Masseto.