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Un eminente filosofo del giardino ha affermato che “l’idea di un luogo gioioso, dove l’anima e il corpo potessero trovare quella serena felicità che raramente s’incontra nella vita quotidiana è stata, forse sin dalle origini, un’aspirazione dell’uomo che si è concretizzata in quello che veniva chiamato ‘locus amoenus’, cioè luogo del piacere, ricco di meraviglie e abitato dagli dei”(M. Venturi Ferriolo: Giardino e filosofia. Milano, Guerini 1992, pag. 13). E un altro eminente filosofo specializzato in autobiografia così continua il pensiero di Venturi Ferriolo: “Un luogo protetto in cui pensarsi simili agli immortali, come costoro esenti da pericoli e paure. Un luogo in cui il passaggio di una traccia divina o umana fosse inequivocabile. Non vi è però giardino senza alterazione della natura.(Duccio Demetrio: Di che giardino sei?Roma, Meltemi 2000, pag. 15) Ebbene, se il giardino assurge a simbolo del corpo umano vivente, vediamo che in condizioni di salute e benessere esso è un luogo di serenità gioiosa (l’antico Taoismo ci ricorda che è l’elemento Fuoco a rappresentare quella gioia di vivere che caratterizza la nostra individualità). Le meraviglie e gli dei che abitano la nostra individualità psico-energetico-materiale sono le nostre risorse interiori, le nostre forze, le nostre energie strutturanti e dinamizzanti, nonché il nostro rapporto con l’ambiente circostante e le nostre relazioni di alterità. E allora ci sentiamo immortali, forti e sereni, toccati dagli dei, protetti, sicuri. Ma ci viene ricordato che ogni giardino, in maggiore o minor misura, condiziona la natura che lo circonda, e ne viene a sua volta condizionato. Così, anche l’uomo. L’uomo che trova nella simbologia del giardino quel “locus amoenus” di cui si diceva poco fa, laddove a-moenus significa “senza moenia”, senza mura, senza limiti, un luogo- corpo che sia inserito nel contesto mantenendo la propria individualità tutelata perché ciò che lo difende e lo caratterizza come separato dall’ambiente non è un muro, ma un rapporto tra le energie interne ed esterne che funziona proprio come una pelle, un’armatura, un confine solido e efficace. E questo vale sia per l’uomo che per il suo simbolo, il giardino. E per far sì che il rapporto tra giardino e ambiente sia tutelato e sicuro, occorre che sia armonico, in accade, come afferma Puppi, quando il giardino “rispecchia la concezione di una natura bella e compatibile con l’esistenza degli uomini; sovrintende la possibilità che il bello possa essere isolato ed esaltato grazie alla scelta del meglio tra le forme della natura; consente che il bello naturale possa essere perfezionato dall’azione umana(L. Puppi: Ricerche spaziali e tecnologiche. In: Storia dell’arte italiana, vol. 4, Torino, Einaudi 1980, pag. 83). La simbologia del giardino come rappresentativo dell’uomo affonda le sue radici fin nell’epoca dell’antica Roma: “i Romani leggevano i luoghi come i volti delle persone: come manifestazioni esterne di un vivente spirito interiore. Ogni luogo (come ogni persona) aveva il suo genio individuale che poteva manifestarsi, per esempio, sotto forma di un serpente […] Interrogare il Genio del luogo significava anche cercare di comprendere la potenziale perfezione naturale di un luogo e aiutarla ad emergere, se necessario, mediante eventi discreti”(C.W.Moore et Al., a cura di: La poetica dei giardini, Muzzio, Padova 1988, pag. 1). E ancora Duccio Demetrio ci rammenta che si tratta di un “atto maieutico, di gesto formativo.” CLASSIFICAZIONE correlativa con le logge energetiche della Medicina Tradizionale Cinese: (SONO 5 LOGGE, OGNUNA DELLE QUALI CORISPONDE A UN INSIEME DI AZIONI CORPOREEE E PSICOLOGICHE, SECONDO UNA LEGGE BEN PRECISA DELLA mtc) GIARDINO FORMALE: Terra, perché regolare e preciso ORTO BOTANICO: Come sopra, Terra, perché raccoglie e cataloga VIALE ALBERATO: Come sopra, Terra, perché connette PARCO PAESISTICO: Legno, perché irregolare e fuso con l’ambiente vegetale circostante CAMPO DA GOLF: Come sopra, Legno ROCCOLO: Come sopra, Legno, perché aggredisce, osserva, nasconde PARCO ZOOLOGICO: Legno, perché mostra qualcosa (fa vedere) GIARDINO INFORMALE: Metallo, perché è chiuso e circondato da barriere

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Un eminente filosofo del giardino ha affermato che “ l’idea di un luogo gioioso, dove l’anima e il corpo potessero trovare quella serena felicità che raramente s’incontra nella vita quotidiana è stata, forse sin dalle origini, un’aspirazione dell’uomo che si è concretizzata in quello che veniva chiamato ‘locus amoenus’, cioè luogo del piacere, ricco di meraviglie e abitato dagli dei”(M. Venturi Ferriolo: Giardino e filosofia. Milano, Guerini 1992, pag. 13). E un altro eminente filosofo specializzato in autobiografia così continua il pensiero di Venturi Ferriolo: “Un luogo protetto in cui pensarsi simili agli immortali, come costoro esenti da pericoli e paure. Un luogo in cui il passaggio di una traccia divina o umana fosse inequivocabile. Non vi è però giardino senza alterazione della natura.” (Duccio Demetrio: Di che giardino sei?Roma, Meltemi 2000, pag. 15) Ebbene, se il giardino assurge a simbolo del corpo umano vivente, vediamo che in condizioni di salute e benessere esso è un luogo di serenità gioiosa (l’antico Taoismo ci ricorda che è l’elemento Fuoco a rappresentare quella gioia di vivere che caratterizza la nostra individualità). Le meraviglie e gli dei che abitano la nostra individualità psico-energetico-materiale sono le nostre risorse interiori, le nostre forze, le nostre energie strutturanti e dinamizzanti, nonché il nostro rapporto con l’ambiente circostante e le nostre relazioni di alterità. E allora ci sentiamo immortali, forti e sereni, toccati dagli dei, protetti, sicuri. Ma ci viene ricordato che ogni giardino, in maggiore o minor misura, condiziona la natura che lo circonda, e ne viene a sua volta condizionato. Così, anche l’uomo. L’uomo che trova nella simbologia del giardino quel “locus amoenus” di cui si diceva poco fa, laddove a-moenus significa “senza moenia”, senza mura, senza limiti, un luogo- corpo che sia inserito nel contesto mantenendo la propria individualità tutelata perché ciò che lo difende e lo caratterizza come separato dall’ambiente non è un muro, ma un rapporto tra le energie interne ed esterne che funziona proprio come una pelle, un’armatura, un confine solido e efficace. E questo vale sia per l’uomo che per il suo simbolo, il giardino. E per far sì che il rapporto tra giardino e ambiente sia tutelato e sicuro, occorre che sia armonico, in accade, come afferma Puppi, quando il giardino “rispecchia la concezione di una natura bella e compatibile con l’esistenza degli uomini; sovrintende la possibilità che il bello possa essere isolato ed esaltato grazie alla scelta del meglio tra le forme della natura; consente che il bello naturale possa essere perfezionato dall’azione umana” (L. Puppi: Ricerche spaziali e tecnologiche. In: Storia dell’arte italiana, vol. 4, Torino, Einaudi 1980, pag. 83). La simbologia del giardino come rappresentativo dell’uomo affonda le sue radici fin nell’epoca dell’antica Roma: “i Romani leggevano i luoghi come i volti delle persone: come manifestazioni esterne di un vivente spirito interiore. Ogni luogo (come ogni persona) aveva il suo genio individuale che poteva manifestarsi, per esempio, sotto forma di un serpente […] Interrogare il Genio del luogo significava anche cercare di comprendere la potenziale perfezione naturale di un luogo e aiutarla ad emergere, se necessario, mediante eventi discreti”(C.W.Moore et Al., a cura di: La poetica dei giardini, Muzzio, Padova 1988, pag. 1). E ancora Duccio Demetrio ci rammenta che si tratta di un “atto maieutico, di gesto formativo.” CLASSIFICAZIONE correlativa con le logge energetiche della Medicina Tradizionale Cinese: (SONO 5 LOGGE, OGNUNA DELLE QUALI CORISPONDE A UN INSIEME DI AZIONI CORPOREEE E PSICOLOGICHE, SECONDO UNA LEGGE BEN PRECISA DELLA mtc) GIARDINO FORMALE: Terra, perché regolare e preciso ORTO BOTANICO: Come sopra, Terra, perché raccoglie e cataloga VIALE ALBERATO: Come sopra, Terra, perché connette PARCO PAESISTICO: Legno, perché irregolare e fuso con l’ambiente vegetale circostante CAMPO DA GOLF: Come sopra, Legno ROCCOLO: Come sopra, Legno, perché aggredisce, osserva, nasconde PARCO ZOOLOGICO: Legno, perché mostra qualcosa (fa vedere) GIARDINO INFORMALE: Metallo, perché è chiuso e circondato da barriere

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ARREDI VEGETALI DI EDIFICI NON RESIDENZIALI: Come sopra, Metallo RISERVE DI CACCIA: Come sopra, Metallo, perché si tratta di contenitori di “cibo” QUARTIERE GIARDINO: Fuoco, perché è aggregazione con elementi simili (relazionalità) e presenta un’area adibita a nutrizione (frutteto) e una adibita al pensiero (giardino) PERCORSO SACRO: Come sopra, Fuoco, perché pone in relazione elementi sacri, divini. VIALE DELLE RIMEMBRANZE: Acqua, perché è collegato alla perpetuazione del ricordo PARCO COMMEMORATIVO: Come sopra, Acqua CIMITERO: Come sopra, Acqua, perché è la quiete finale PASSEGGIO PUBBLICO: Come sopra, Acqua, perché fa fluire GIARDINO/PARCO PUBBLICO: Fuoco per il movimento simile alla fiamma delle varie parti e per la funzione di socializzazione, ma anche Terra per la solidità e la funzione di connettivo che unisce e amalgama Così come le architetture vegetali sono state studiate isolate dai loro contesti, così anche le Logge energetiche dell’organismo umano non possono essere valutate senza tener conto del contesto organico e sociale nei quali sono inserite + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + Che cosa si intende per “contesto” Un aspetto da tenere in considerazione nello studio delle architetture vegetali è quello dei confini, dei limiti del bene: spesso infatti il confine di un parco non corrisponde al muro di recinzione del parco stesso, ma continua nell’intorno che può essere costituito da un viale di accesso, da aree agricole o boscate anticamente connesse alla proprietà. Valutare l’ambito di un sito è fondamentale per coglierne gli eventuali problemi di gestione e valutazione: le trasformazioni del contesto dovute all’espansione edilizia di aree una volta coltivate e produttive determina infatti la modifica dei rapporti spaziali, oltre che visuali e prospettici tra l’interno e l’esterno e una conseguente trasformazione dell’impianto storico compositivo che in alcuni casi dovrà essere recuperato o riprogettato Per la filosofia energetica cinese, il contesto è l’insieme di energia esterne che condizionano l’interno dell’uomo: le sei energie del Taoismo (Tai Yang, Shao Yang, Yang Ming, Tai Yin, Jue Yin e Shao Yin) sono le “aree agricole o boscate circostanti, capaci di aggiungere o togliere armonia all’insieme. + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + Una nuova attenzione per il contesto Cresce oggi la consapevolezza e l'attenzione per le relazioni che giardini, parchi e architetture vegetali hanno avuto storicamente e spesso ancora hanno con tutti gli altri elementi che hanno concorso a determinare il sistema paesistico, funzionale e storico, di cui hanno fatto o fanno ancora parte: edifici, viali di accesso, zone agricole, aree boscate, insediamenti rurali, centri urbani, sistemi idrici naturali e artificiali, strade e percorsi, elementi architettonici e aree connessi visivamente, simbolicamente, funzionalmente. Le ragioni sono molteplici. Fra le più importanti vi è, probabilmente, la velocità, l'ampiezza e la rilevanza delle attuali trasformazioni del territorio che in breve tempo hanno introdotto contraddizioni forti ed evidenti tra le preesistenze e le nuove realizzazioni, soprattutto nelle aree urbane e periurbane, per le quali i termini degrado, incongruità, dissonanza, sono frequenti sia tra gli esperti che tra le popolazioni; in altri casi, siti storici assai celebrati e mete turistiche (si pensi a gran parte della Riviera del Brenta con le ville e i giardini) appaiono come frammenti puntual immersi in altre logiche di costruzione territoriale.

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Tutto è vita, tutto è trasformazione: l’I-King lo dice a chiare lettere: se la nostra trasformazione è in sintonia con quella dell’ambiente e del contesto, si mantiene salute e serenità, mentre se non è in sintonia si ha malattia fisica o psichica. + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + Probabilmente, la concreta sperimentazione della perdita produce maggiore comprensione dei caratteri costitutivi dei luoghi. Un atteggiamento culturale nuovo mette in discussione molti principi e criteri della progettazione architettonica e dell'urbanistica contemporanea e produce documenti e norme innovative. Allo stesso tempo sta crescendo la cultura del paesaggio, inteso come qualità ti i luoghi di vita delle popolazioni: essa pone la necessità della conoscenza […]a e puntuale dei luoghi come fondamento per ogni progetto di trasformazione (tutela, aggiunta, recupero del degrado)capace di colloquio e di rispetto dell’esistente. La Convenzione europea per il paesaggio (Firenze, 2000), voluta Consiglio d'Europa, costituisce un riferimento importante per gran parte dei Paesi europei.(7) Il concetto di paesaggio, che riguarda non solo ambiti riconosciuti eccezionali, ma l'intero territorio, richiede nuove modalità di lettura dei i basate sul concetto di «sistema di paesaggio», ossia sul sistema di relazioni, hanno legato e legano i diversi componenti del territorio, storici e recenti, […]ente, funzionalmente, visivamente, simbolicamente, ecc. Pertanto, quando si rileva una dissintonia con il contesto, sia essa intrinseca del singolo o conseguente a una cattiva relazione con l’ambiente, deve scattare il concetto di “ritorno al centro del Tao”, quel ripristino dell’armonia che può essere ottenuto in mille modi, ma quello che conta è raggiungere l’obbiettivo. + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + Contesto e sistema Il concetto di «contesto» è assai ampio e coinvolge sia il tempo, che lo spazio, sia aspetti storico culturali e simbolici, che quelli funzionali. Coinvolge sia l’ambito lontano, che quello intermedio e quello immediato. INSERIRE IL LAVORO DI PLATONE DI RITI-MITI PER SOTTOLINEARE IL CONCETTO CHE ANCHE L’UOMO, COME IL GIARDINO, E’ FIGLIO DEL SUO PASSATO E DEI FATTORI AMBIENTALI, STORICI, CULTURALI E SIMBOLICI CHE LO HANNO FORGIATO E FORMATO Tuttavia, l'utilizzo del concetto e del termine «contesto» tende a mantenere l'attenzione su un elemento/sito privilegiato, di cui si studiano i rapporti con i caratteri dell'intorno. È importante utilizzare anche il concetto di «sistema», in cui ogni elemento costitutivo ha un ruolo specifico e paritetico nella 1 strutturazione delle relazioni che definiscono il sistema stesso. Le diverse relazioni che le architetture vegetali, maggiori e minori, presenti nel territorio possono instaurare con l'intorno nella formazione del paesaggio si dovrebbero basare sia sulla conoscenza storica che sull'indagine dei caratteri 'architettonici' dello stato attuale dei luoghi: dovrebbero utilizzare sia letture di carattere visivo, per individuare aree ed elementi esterni che sono da esso caratterizzati (il concetto di «settlement» utilizzato per indicare il contesto attuale nel censimento dei parchi storici del Galles è vicino a tale impostazione), che letture di carattere storico, sistemico, per individuare elementi/ambiti con cui l'oggetto di interesse, l’architettura vegetale, è stata storicamente in relazione funzionale, fisica, simbolica, economica, produttiva, ecc, comprenderne i caratteri e le motivazioni e verificarne la permanenza nello stato attuale (il concetto di «ensemble» utilizzato internazionalmente soprattutto per i beni architettonici e quello

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di «sistema» storico di paesaggio, possono essere dei riferimenti utili). Ai fini operativi è importante l'integrazione dei due tipi di letture. Nel Taoismo, il concetto di rapporto tra Cielo Anteriore e Cielo Posteriore risponde a questa analisi: il Cielo Posteriore è ciò che appare adesso nell’attualità, il Cielo Anteriore è tutto l’insieme di energie trasformative che hanno concorso a dare l’aspetto attuale alla realtà inserita nel contesto. + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + Un'architettura vegetale, nel suo rapporto con l'intorno (dall'esterno) può avere un ruolo nella definizione degli skyline paesaggistici (caratterizzazione di rilievi collinari, centri urbani, lungolaghi, territori agricoli, margini urbani, ecc); nella caratterizzazione degli spazi urbani pubblici (piazze, strade, viali, punti caratterizzanti ed emergenti); nella definizione di un sistema più vasto legato a sua volta da relazioni funzionali, visive, simboliche (sistemi di ville e giardini storici, sistemi di viali e piazze, alberate, sistemi di siti commemorativi e religiosi, ecc). Di contro, il rapporto tra l'intorno e la singola architettura vegetale (dall'interno) può riguardare aspetti formali (per es. edificazioni ai margini, visibili dall'interno, chiusura di visuali ottiche verso l'esterno, eliminazioni di parti costitutive, ecc), ma anche funzionali (per es. canalizzazioni e fonti esterne, essenziali per il funzionamento di elementi interni, come laghetti, fontane, giochi d'acqua, ecc). DIAGRAMMA CARTESIANO DEL RAPPORTO “SINGOLO (uomo, o giardino) –AMBIENTE” ORDINATA: Singolo, Uomo, Giardino LEGNO: singolo armonico in ambiente FUOCO: singolo armonico in ambiente armonico: disarmonico:Esteriorizzazione. Realizzazione Esempi: Perle ai porci Esempi: Opera d’arte Oasi Luogo piacevole Cattedrale nel deserto FAd – DO – MI – SOL SOL – DO – MI - SOL Eufonia interna, cacofonia esterna Eufonia interna ed esterna ASCISSA: Ambiente ACQUA: singolo disarmonico in METALLO: singolo disarmonico in ambiente armonico: ambiente disarmonico: Interiorizzazione Buio, Abisso, Morte Esempi: Immondezzaio in prato arido Esempi: Ecomostro FAd – DO – Mib – SOL SOL – SI – Mib - SOL Cacofonia interna e esterna Eufonia esterna e cacofonia interna LEGENDA: L’asse cartesiano riguarda la relazione esistente tra il giardino e il suo contesto ambientale: ovviamente il giardino può essere simbolo dell’uomo o di qualsiasi realtà inserita in un contesto. La parte positiva (destra) dell’asse delle ascisse rappresenta l’ambiente o il contesto positivo, armonico, esteticamente attraente, mentre la parte negativa (sinistra) indica un ambiente o contesto disarmonico, disgustoso, negativo. La parte positiva (in alto) dell’asse delle ordinate rappresenta il singolo elemento, sia esso uomo, giardino, o anche elemento spirituale, quando esso è gradevole, positivo, armonico, mentre la parte negativa (in basso) indica un singolo negativo e sgradevole. L’elemento LEGNO rappresenta l’esteriorizzazione, l’andare dall’interno verso l’esterno, dallo yin allo yang, ed è proprio ciò che dovrebbe accadere quando si ha un’armonia del singolo in un contesto negativo, laddove il singolo dovrebbe esportare la propria positività nell’ambiente.

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L’elemento FUOCO rappresenta la piena realizzazione nella luce dell’armonia, e infatti in questo settore del diagramma troviamo opere d’arte e la quintessenza dell’estetica. L’elemento ACQUA è simbolo della negatività buia e abissale, della decomposizione, della completa assenza di luce e di armonia. L’elemento METALLO invece simboleggia l’interiorizzazione, l’andare dall’esterno (yang) verso l’interno (yin), cosa che dovrebbe avvenire quando il contesto armonico contiene un singolo negativo, come nell’esempio dell’ecomostro che viene pian piano coperto e avvolto dalla vegetazione che lo nasconde progressivamente. + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + Occorre sperimentare strumenti metodologici e di rappresentazione per e il singolo sistema e il rapporto tra questo e altri sistemi, storici o recenti, ad esso eventualmente adiacenti, intrecciati, sovrapposti, ecc. Ancor prima di stabilire delle categorie di rapporti o dei criteri di classificazione di essi, ad un livello preliminare si può affrontare la questione prendendo come punto di partenza la percezione che si può avere delle architetture vegetali, sulla carta oppure sul luogo. Infatti i primi due mezzi di conoscenza di cui disponiamo sono una cartografia di base e il sopralluogo diretto. Attraverso una lettura cartografica è possibile vedere, ad esempio, dove l’architettura vegetale si trovi, quanto spazio fisico occupa, che forma ha, che cosa c’è intorno. Da una “visita”, invece, si riscontrerà se esiste una recinzione, di che tipo essa sia e quali sono i punti di accesso, oppure che cosa e quanto si vede di una determinata architettura vegetale, quali sono i possibili punti di osservazione, le eventuali visuali prospettiche che si creano, il senso di “apertura” o di “chiusura” del sito nei confronti dell’esterno (o magari del contesto); potendo accedere ad uno dei siti si potrà invece stabilire come avviene la percezione contraria, quindi quella dell’esterno, si può capire se è “un mondo a sé” oppure se dialoga con il contesto. Saranno comunque rapporti di tipo intuitivo, senza criteri prestabiliti e senza conoscenze specifiche riguardo ai manufatti. La lettura cartografica è la valutazione del singolo “qui-e-adesso”, con i suoi problemi di questo momento della sua vita, quando lui e il contesto sono in questa situazione precisa attuale: è una fotografia statica. Il sopralluogo diretto (visita) mette in luce soprattutto la “biotipologia” del soggetto singolo, sia nelle sue caratteristiche intrinseche che nei suoi rapporti col “fuori–di sé”, fornendo essenziali elementi di guida per il terapeuta al fine di risintonizzare il singolo con l’armonia universale (il vero curatore è colui che ti risintonizza con la musica delle sfere, non chi ti inocula un farmaco). E’ la visione globale del “setting” energetico, della strutturazione olistica generale del soggetto, con i suoi punti di forza e i suoi punti di debolezza. E questa non è più una fotografia statica, ma una valutazione dinamica, come se stessimo facendo scorrere la vita del soggetto fotogramma dopo fotogramma. + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + Dopo aver dissertato di “architetture vegetali”, “contesto”, “relazioni” è forse giunto il momento di affrontare la questione delle “architetture vegetali e il loro rapporto con il ontesto”,quantomeno di iniziare a formulare ipotesi sul genere di rapporti che intendiamo leggere e valutare. Infatti, esistendo molteplici tipi di architetture vegetali, possono riscontrarsi diversi tipi di rapporto con il contesto, ed anche all’interno di ogni “categoria” di manufatto possono verificarsi varie situazioni. L’intenzione sarebbe, appunto,di utilizzare il rapporto architetture vegetali - contesto come il criterio di base per la lettura di questo “paesaggio” e per qualsiasi conseguente operazione di proposte progettuali, di valorizzazione e di tutela.

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Bisogna quindi analizzare adesso le varie forme di sintonia del singolo col contesto, le varie eufonie o cacofonie a seconda delle caratteristiche della strutturazione del singolo e della sua relazione con l’ambiente. + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + Il censimento come strumento di conoscenza: importanza e finalità La conoscenza costituisce, per le architetture vegetali, come del resto per tutti i beni culturali, una necessità fondamentale, prioritaria e preliminare sia a ogni tutela sull’insieme dei beni, che a ogni intervento su ogni singolo bene. L’interesse che si è sviluppato negli ultimi anni per i problemi di salvaguardia e restauro dei giardini storici ha comportato il nascere di numerose iniziative di tipo conoscitivo da parte di enti pubblici e privati mirate all’analisi e alla valorizzazione del patrimonio paesistico: tra queste quella del censimento e dell’inventario dei parchi e dei giardini dovrebbe essere considerata un fondamentale riferimento conoscitivo per individuare problemi di conservazione e definire criteri di gestione e manutenzione. Purtroppo tali procedure sono spesso ritenute delle mere operazioni analitico-compilative. La conoscenza è sia di carattere quantitativo (per avere informazioni sulla consistenza del patrimonio di architetture vegetali presenti nel territorio e impostare una politica di tutela e di riuso, un programma di valorizzazione, di gestione nel loro insieme), che di carattere qualitativo (svolgendo un’indagine diretta, analitica e approfondita su ogni singolo sito, per ottenere le informazioni preliminari necessarie a ogni intervento sulla consistenza fisica del manufatto). Quindi l’antica filosofia medica taoista ha fissato dei criteri precisi per la valutazione diagnostica del singolo, allo scopo di risintonizzarlo, indicando che il medico saggio non si limita a mettere in pratica conoscenze tecniche, ma è in grado di risintonizzare il malato all’armonia universale. Il “censimento” è di fatto una catalogazione dei disturbi energetici, come si evince dai classici Suwen e Lingshu, sia dal punto di vista quantitativo (vuoto-pieno, caldo-freddo), sia qualitativo (yin-yang, esterno-interno, alto-basso). E quanto a questa restituzione della sintonia armonica, vediamo questo spezzone tratto dal film brasiliano “Nossolar”, Nostra Dimora, dove un medico, o meglio la sua anima, cercando di applicare le nozioni terrene su una donna sofferente, crea solo danni, e viene redarguito da una infermiera che gli ricorda che i diplomi terreni nell’Aldilà non hanno più senso, facendo intendere che anche nell’Aldiqua il bravo curatore dovrebbe essere un “risintonizzatore”, in primo luogo, e poco dopo il nostro protagonista comprende il significato di quelle parole quando riesce ad aiutare un’altra anima sofferente. + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + Il censimento delle architetture vegetali redatto dalla Provincia di Milano Nel 1984 è stato avviato il Censimento dei beni architettonici e ambientali della Provincia di Milano, affidato al Centro per i Beni Culturali e Ambientali della Lombardia, al cui interno veniva inserita la categoria dei «beni ambientali», introducendoli in questa occasione, per la prima volta in Italia, all’interno di un censimento dei beni culturali; il censimento è stato svolto revalentemente utilizzando fonti bibliografiche, senza effettuare sopralluoghi, con lo scopo di raccogliere e organizzare in modo unitario le molte conoscenze già esistenti. Negli anni successivi la Provincia di Milano, Settore Cultura, ha proseguito l’opera di censimento, in fasi successive, affidandosi al Politecnico di Milano e approfondendo comune per comune le indagini, con verifiche dell’attendibilità dei risultati della prima fase e precisazioni aggiunte, anche assai ampie, ottenute attraverso il sopralluogo e la ricerca di nuovo materiale documentario (presso centri e istituzioni

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culturali locali): è stato in questo modo coperto l’intero territorio provinciale, senza tuttavia sopperire alle carenze metodologiche iniziali. Utilizzando il censimento come strumento principale acquisito e completo per la conoscenza, è utile indicare quale tipo di informazioni esso fornisca e in che modo tali dati siano strutturati. La Scheda di censimento specifica è stata elaborata al fine di raccogliere in modo completo ed esaustivo i dati inerenti le architetture vegetali che servano come supporto per l’elaborazione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale4. Essa presenta alcune caratteristiche: - sinteticità, finalizzata all’individuazione dei siti nei loro caratteri principali; - compatibilità e integrabilità con ulteriori approfondimenti, acquisibili dopo specifico sopralluogo e/o da altri studi già compiuti; - compatibilità e integrabilità con la scheda generale messa a punto dalla Provincia di Milano per tutti i bene architettonici e paesistici, attraverso di essa, anche con le schede dell’ICCD. La scheda che quindi si prende a modello si compone di varie sezioni: - una sezione che contiene dati “anagrafici” necessari all’individuazione del sito; - una sezione che permette di sintetizzare alcune notizie di carattere più strettamente storico; - una sezione dedicata all’individuazione del tipo del sito; - una sezione che contiene l’individuazione del regime di proprietà attuale; - una sezione che permette di sintetizzare i dati inerenti all’accessibilità; - una sezione è dedicata all’utilizzazione del suolo; - una sezione che contiene una breve indicazione dello stato di conservazione dell’impianto vegetale complessivo; - una sezione che contiene i riferimenti cartografici, iconografici e bibliografici. La disomogeneità dei dati reperiti potrebbe comunque creare dei diversi gradi di compilazione, o addirittura indurre ad una variazione dei campi da compilare. Per siti schedati si intendono quei siti per cui è stata compilata una scheda (a diversi livelli di approfondimento a seconda dei dati a disposizione). Si tratta di architetture vegetali (prevalentemente parchi e giardini) già comprese in precedenti censimenti della Provincia di Milano di cui risulta dimostrata (dalle descrizioni e dai riferimenti bibliografici e cartografici citati nelle stesse schede nonché da documenti bibliografici) la storicità e la rilevanza architettonica e paesistica. Sono inoltre stati schedati tutti quei siti che risultano compresi in specifici censimenti di architetture vegetali di interesse storico riferiti ai Comuni compresi nel perimetro del Parco Regionale della Valle del Lambro e del Parco Regionale delle Groane e ad alcuni Comuni del Parco Nord Milano e del Parco Regionale del Ticino. Alcuni di questi siti risultano schedati anche dagli inventari elaborati dalla Provincia. Dal 2000 la Regione Lombardia ha coinvolto i Centri principali di MTC lombardi in una serie di protocolli che fossero in grado di fornire elementi scientifici sicuri riguardo molte patologie trattabili con metodiche energetiche, soprattutto agopuntura. METTERE ELENCO NOSTRI PROTOCOLLI DI AGOPUNTURA IN VARIE PATOLOGIE, a dimostrazione che questi potrebbero anche rappresentare la base di eventuali linee-guida + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale La recente legge lombarda per il governo del territorio (L.R.11/3/05 n.12, pubblicata sul B.U.R.L. 16/3/05 I suppl. ord.) ha riformato radicalmente la disciplina urbanistica regionale, ridefinendo la natura e i contenuti dei vari strumenti di pianificazione e i rapporti tra piani di differente livello. Il PTCP della Provincia di Milano è stato elaborato e approvato ai sensi della L.R.1/2000, rispetto alla quale la nuova legge introduce rilevanti modifiche, soprattutto per quanto riguarda i

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contenuti del PTCP stesso ed il loro grado di cogenza, distinguendo tra parte di carattere programmatorio e previsioni con efficacia prescrittiva e prevalente sulla pianificazione comunale. Lo Stato Italiano ha appena realizzato normative per l’insegnamento dell’Agopuntura in Italia, dando precise direttive alle Scuole. Ciò dimostra che quando due o più realtà viaggiano in sintonia, anche se apparentemente lontanissime tra loro quanto a contenuti dottrinari, i risultati sono sinergici e sincronici, così come due note suonate da strumenti diversissimi tra loro si accordano pienamente in una sinfonia armonica. + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + Suggerimenti dal L.O.T.O. Avendo in precedenza espresso la necessità di nuove metodologie per lo studio del paesaggio, si è scelto di tenere come riferimento il progetto L.O.T.O. All’interno del percorso che viene presentato sono state prese come “suggerimento” una serie di domande-chiave utili per la compilazione di una sorta di lista di aspetti da considerare del paesaggio in esame. La complessità della lettura infradisciplinare del paesaggio ha suggerito la formazione di una check-List che miri a individuare gli aspetti analitici e interpretativi ritenuti irrinunciabili, per una Lettura del paesaggio coerente con Le premesse e gLi obiettivi dichiarati, verificando caso per caso l'opportunità e la misura di un loro approfondimento. La check List costituisce quindi uno strumento di verifica e di orientamento, per impostare gli studi in modo complessivo e non settoriale, pur tenendo conto che non tutte le attività conoscitive saranno da sviLuppare obbligatoriamente in ogni loro aspetto e in ogni caso concreto. Il modo di strutturare la check-list in forma di domande, consente di evidenziare con chiarezza l'aspetto che deve essere considerato senza richiamare per esteso tutti gli elementi costitutivi del tema e i diversi strumenti disciplinari di riferimento che stanno alla base delle analisi necessarie. Le domande principali (in neretto) sono quelle alle quali si dovrebbe cercare comunque di rispondere quando si legge un paesaggio nella sua complessità ed evoluzione. Le domande successive, rappresentano un elenco sintetico dei principali aspetti da indagare per rispondere alla domanda soprastante. Le questioni da indagare nelle diverse fasi del percorso 1. Le domande prevalenti cui è necessario rispondere nella fase di Caratterizzazione e qualificazione sono: a. Quali sono i caratteri culturali e naturali del paesaggio considerato? (Individuazione degli elementi e caratteri costitutivi). ▪ In quale contesto paesaggistico si colloca l'area oggetto delle trasformazioni? Quali sono i caratteri e l'articolazione dei paesaggi regionali che gli studi, la letteratura esistente e le pratiche di pianificazione restituiscono? ▪ Quale è l'ambito di studio che è opportuno considerare rispetto al problema analiticoprogettuale da affrontare? A quali scale è opportuno condurre l'attività conoscitiva? Quali sono gli strumenti cartografici appropriati di cui è possibile disporre? Sono sufficienti? ▪ Quali sono gli elementi strutturali, naturali e culturali, deL paesaggio dell'ambito di studio, secondo le esigenze conoscitive del problema progettuale? In particolare: Quali sono gli elementi geomorfologici? Qual'è il sistema idrico che lo caratterizza? Quali sono gli elementi della struttura naturale dei luoghi (macchie, matrici, corridoi ecologici)?

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Quali sono le Linee e le reti infrastrutturali? (d'acqua, di terra, aeree, ecc.) ▪ Quali sono gli elementi costruiti (elementi ed emergenze storiche-architettoniche, tessuti edificati, in-frastrutture, impianti tecnologici, filari e macchie arboree ecc.)? ▪ Quali sono gli usi attuali del suolo? ▪ Quali sono i caratteri generali della popolazione umana interessata, abitanti e fruitori (anche al fine di una migliore acquisizione di conoscenze per le attività di partecipazione)? b. Come si è formato e trasformato nel tempo il paesaggio dell'ambito considerato? (Lettura diacronica) ▪ Quali sono state le dinamiche storiche e le fasi salienti di trasformazione, naturali e antropiche, che hanno portato all'attuale assetto? ▪ Ci sono state continuità e/o discontinuità nei processi storici? Quali sono le diverse logiche progettuali che hanno guidato la formazione dei luoghi e che permangono ancora oggi leggibili, in tutto o in parte, nello stato attuale? ▪ Quali sistemi culturali di organizzazione e/o costruzione ("sistemi di paesaggio") si sono formati storicamente (ad es. centuriazione, bonifiche, insediamenti di villa, mezzadria, sistemi produttivi dei mulini, sistemi religiosi, sistemi difensivi, quartieri urbani, borghi esterni alle mura, ecc.)? ▪ Ci sono stati particolari eventi e processi naturali o artificiali che hanno determinato trasformazioni significative nell'ambito considerato (ad es. calamità naturali, disastri ambientali, degrado ambientale, guerra/battaglie, crisi economiche, variazioni demografiche, mutamenti produttivi, mutamenti socio-culturali ecc.)? c. Quale percezione sociale del paesaggio dell'ambito considerato hanno le popolazioni? (Ricognizione sulle attribuzioni di significato da parte delle popolazioni) ▪ Quali luoghi/oggetti sono carichi di significati (simbolici, culturali, di identità, ecc.) per l'immaginario collettivo (locale e generale, storico e contemporaneo), e per le popolazioni locali, anche se privi di specifici manufatti? d. Quali sono i caratteri attuali dell' "architettura dei luoghi" e quale è la "funzionalità ecologica"? (Descrizione interpretativa) ▪ Qual è l'organizzazione morfologica e funzionale degli spazi, edificati e non edificati, costruiti e naturali dell'area studio? ▪ Quali sono i "sistemi del paesaggio", sia storici che recenti, che si sono più o meno conservati (fino ai resti)? Quale l'intreccio, la sovrapposizione, l'integrazione eventualmente esistenti fra di essi (palinsesto)? ▪ Quali sono i caratteri percettivi - visivi dei luoghi? ▪ Quali sono altri caratteri percettivi rilevanti - auditivi, olfattivi, del gusto, ... ? ▪ Quali sono i materiali, i colori, le tecniche costruttive storiche prevalenti degli elementi costitutivi dei luoghi? Quali quelli recenti? ▪ Che ruolo giocano gli elementi della natura nella definizione dei caratteri dell'architettura dei luoghi? ▪ Quali sono le direttrici di connettività principale per lo spostamento delle specie? ▪ Ci sono specie o habitat di interesse comunitario o locale? ▪ Quali sono gli ecomosaici? e. Quali sono i punti/aree forti e punti/aree deboli dell'architettura dei luoghi e della funzionalità ecologica? (Qualificazione) ▪ Quali sono gli elementi fondamentali che strutturano il paesaggio naturale e culturale? ▪ Quali sono i sistemi di relazioni che strutturano il paesaggio culturale e naturale? ▪ Quali sono in questi sistemi gli elementi forti e resistenti e quali deboli e/o deteriorati, in modo reversibile o irreversibile? ▪ Quali sono gli elementi e gli ambiti di maggiore sensibilità paesaggistica dal punto di vista naturale, storico-culturale, percettivo?

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▪ Quali sono gli elementi e gli ambiti di maggiore criticità paesaggistica dal punto di vista naturale, storico-culturale, percettivo? 2. Le domande prevalenti cui è necessario rispondere nella fase individuazione delle Tendenze evolutive future e domande di trasformazione sono: a. Come incidono (qualitativamente e quantitativamente) sulle forme e sui significati di paesaggio, nell'ambito considerato, le tendenze evolutive e le domande di trasformazione? ▪ Quali sono le cause di origine culturale e/o naturale che intervengono sui processi di trasformazione fisica del paesaggio ? ▪ Come si connota il sistema socioeconomico urbano ed extraurbano? b. Quali sono le politiche, i piani e i progetti di trasformazione e innovazione, in atto e/o programmate, che hanno o possono avere incidenza sulle forme e sui significati di paesaggio nell'ambito considerato? ▪ Esistono correlazioni, coerenze/incoerenze o incongruenze, tra i diversi livelli e settori di programmazione, pianificazione e progettazione? Quali aree tematiche e/o ambiti territoriali sono comuni alle diverse politiche di settore? Quali le sinergie e i contrasti? ▪ Quali sono le risorse economiche e finanziarie di cui è possibile prevedere di poter disporre per interventi di riqualificazione paesaggistica e da chi provengono? c. Quali sono le domande di trasformazione emergenti? ▪ Esistono domande di trasformazione espresse e recepite /considerate negli strumenti di programmazione, pianificazione e progettazione? Nelle politiche europee, nazionali, regionali, locali, ecc? ▪ Esistono domande di trasformazione inespresse? d. Quali sono i probabili/possibili scenari evolutivi tenendo conto delle tendenze in atto? ▪ Quali sono i soggetti, influenti e non, nelle decisioni e nella definizione degli interventi ipotizzati/ ipotizzabili? ▪ Quali sono le variabili endogene ed esogene che entrano in gioco, per la costruzione di possibili scenari evolutivi? e. Esistono realizzazioni e processi attuativi virtuosi, in corso sul territorio considerato? ▪ Quali azioni e/o interventi, iniziative possono costituire occasioni, nonché elementi sinergici e/o di integrazione, nel processo di trasformazione? 3. Le domande prevalenti cui è necessario rispondere nella fase di formulazione di una Sintesi interpretativa, sono: a. Qual è lo "stato del paesaggio" dell'ambito considerato? ▪ Quali sono i fattori principali attuali di pressione sul paesaggio (fattori di disturbo, degrado, 43 alterazione, discontinuità, ecc, che incidono negativamente sui caratteri dei luoghi)? Quali sono quelli prevedibili ? ▪ Quali sono le principali criticità/vulnerabilità attuali, ovvero quale è il rapporto tra i livelli di pressione dei diversi fattori e le sensibilità/vulnerabilità del sistema paesaggistico e dei singoli luoghi? ▪ II quadro attuale o futuro delle pressioni può presentare delle opportunità paesaggistiche? In che modo? ▪ Esistono e quali sono le condizioni favorevoli al recupero, riqualificazione e valorizzazione paesaggistica? Esiste La possibilità di attivare processi integrati di progettazione? E’ incredibile come, “mutatis mutandis”, la ricerca della verità energetica nella salute umana sia basata su domande che hanno i medesimi scopi interpretativi di quelle testè elencate. + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +

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Contesto storico Fonti, strumenti, metodo Alcune suggestioni Ricostruzione delle vicende e delle dinamiche storiche di trasformazione, naturali e antropiche, che hanno portato all'attuale assetto (lettura diacronica). Elaborati: La lettura dei luoghi per fasi significative, che illustri sinteticamente le vicende della storia naturale e antropica e evidenzi le continuità e discontinuità dei processi che hanno guidato la formazione dei luoghi e che permangono ancora oggi leggibili, può essere illustrata mediante: ■ elaborati cartografici che illustrino le trasformazioni del territorio (usi del suolo agricoli e forestali, sistemazioni morfologiche, insediamenti, modifiche idrografiche, bacini ed invasi, strade; sistema della proprietà, edifici, ecc.) e individuino i sistemi funzionali caratterizzanti, alle diverse soglie storielle significative; ■ testi di commento (con eventuale regesto sistematico delle informazioni) delle vicende storiche. Fonti conoscitive: Studi e scritti sia sugli aspetti antropici che su quelli naturalistici, sia recenti che storici, sia generali che di settore, che di storia locale. In particolare: ■ studi storici, geografici, ricerche archeologiche, toponomastica, scritti e resoconti storici, serie climatiche, ecc; ■ cartografia storica; ■ inventari sistematici di beni storici; ■ fondi archivistici pubblici e privati ; ■ iconografia storica e recente; ■ osservazioni sul campo e raccolta diretta di conoscenze della popolazione. Se questa non è un’anamnesi… + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + Lettura delle trasformazioni dei nuclei All’interno di ogni Comune dell’area di studio sono stati individuati, con il supporto della cartografia storica, i 12 nuclei di antica formazione che hanno dato origine allo stato attuale. Nuclei storici nei quali si riconoscono alcune caratteristiche predominanti: il nucleo costituito da case a corte chiusa o aperta, classificate come "casa da massaro", con orti adiacenti, una piccola chiesetta, almeno una casa padronale con giardino "all'italiana", segnalata nei registri catastali come "casa di villeggiatura" e, occasionalmente, cascine isolate nelle grandi proprietà fondiarie. Una delle radici più antiche di questa organizzazione territoriale può essere rintracciata nel periodo romano: piccoli nuclei abitativi, “vicus”, formati da pochi gruppi familiari, che in forma aggregata diventavano “pagué”, cioè i distretti territoriali, che sorgevano lungo i tracciati del cardo e del decumano . I Romani chiamavano le loro case rurali “cohortes” ed è da questo nome che derivò la “curtii” medievale e la "corte" dei tempi moderni. Gli insediamenti agricoli sorgevano proprio in prossimità delle arterie idriche, grandi o piccole, e delle antiche strade tracciate dai romani. Si propone pertanto uno studio, realizzato graficamente sulla cartografia sopracitata, delle trasformazioni delle architetture vegetali in esame legate indissolubilmente alle trasformazioni dei nuclei storici di appartenenza. E se questa non è un’anamnesi storico-familiare-genetica… + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +

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LO STUDIO DELLE RELAZIONI PER UN CONTRIBUTO ALL’INDIVIDUAZIONE DI BUONE PRATICHE L’ analisi SWOT L’analisi swot è un’analisi di supporto alle scelte che risponde ad un’esigenza di razionalizzazione dei processi decisionali. È una tecnica sviluppata da più di 50 anni come supporto alla definizione di strategie aziendali in contesti caratterizzati da incertezza e forte competitività. A partire dagli anni ‘80 è stata utilizzata come supporto alle scelte di intervento pubblico per analizzare scenari alternativi di sviluppo. Oggi l’uso di questa tecnica è stato esteso alle diagnosi territoriali e alla valutazione dei programmi regionali. I regolamenti comunitari ne richiedono l’utilizzo per la valutazione di piani e programmi. L’Analisi SWOT è un utile strumento di supporto all’analisi del contesto (interno ed esterno) entro cui si collocano un progetto/intervento. Essa, infatti, consente di visualizzare contemporaneamente: · punti di forza interni (Strenght); · punti di debolezza interni (Weakness); · opportunità esterne (Opportunities); · minacce esterne (Threats) I punti di forza sono i maggiori elementi che giocano a favore dello sviluppo dell’area. I punti di debolezza sono gli elementi che invece ostacolano e che bisognerà cercare di superare. I punti di forza e di debolezza sono propri del contesto di analisi e sono modificabili grazie alla politica o all’intervento proposto. Le opportunità sono i possibili vantaggi futuri che occorre essere pronti a sfruttare a proprio favore, allocando in modo flessibile le risorse così da poter ottimizzare la prestazione nel periodo di riferimento. I rischi sono quegli eventi o mutamenti futuri che potrebbero avere un grosso impatto sui risultati della strategia; occorre tenerne conto cercando di minimizzarli e se non è possibile, adeguarvi la strategia. Le opportunità e i rischi derivano dal contesto esterno e non sono quindi modificabili. Lo scopo dell’analisi è quello di definire le opportunità di sviluppo di un’area territoriale o di un settore o ambito di intervento, che derivano da una valorizzazione dei punti di forza e da un contenimento dei punti di debolezza alla luce del quadro di opportunità e rischi che deriva, di norma, dalla congiuntura esterna. Evidenzia i principali fattori, interni ed esterni al contesto di analisi, in grado di influenzare il successo di un programma/piano. Consente di analizzare scenari alternativi di sviluppo e supporta l’impostazione di una strategia coerente rispetto al contesto su cui si interviene. L’analisi SWOT consente di identificare le principali linee guida strategiche in relazione ad un obiettivo globale di sviluppo economico o settoriale. Il suo utilizzo è raccomandato soprattutto in fase ex-ante per migliorare l’integrazione del programma nel suo contesto; in fase intermedia consente di verificare se, in relazione ai cambiamenti intervenuti nel contesto, le linee di azione individuate siano ancora pertinenti e fornisce uno strumento per decidere modifiche al programma; ex post serve a contestualizzare i risultati finali dei piani e programmi. I punti di forza sono le aree d’eccellenza, i punti di debolezza sono le aree ad alto margine di miglioramento. L’analisi SWOT ci aiuta a stabilire quali sono le priorità, di cui tenere conto nella definizione dei possibili obiettivi. Tale strumento viene sempre più applicato (e richiesto da numerose controparti istituzionali) per la redazione di progetti e strumenti di pianificazione. In questo modo è possibile, in base ad un’ottica sistemica, evidenziare in modo chiaro e sintetico le variabili che possono agevolare oppure ostacolare il raggiungimento degli obiettivi del progetto, distinguendo tra fattori legati all’ambiente esterno e fattori legati invece all’organizzazione interna, e consentendo di orientare in modo più efficace le successive scelte

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strategiche ed operative. L’analisi SWOT viene realizzata a tavolino: i punti di forza, debolezza, e le opportunità e i rischi vengono determinati dal ricercatore sulla base dei dati di contesto. La previsione degli scenari si basa su “saperi esperti” neutrali ed oggettivi attraverso lavori di gruppo. Raccoglie in una matrice gli elementi critici di un intervento e del territorio in cui viene realizzato; Una biotipologia energetico-psichica completa, con i punti di forza (Strenght), i punti deboli (Weakness), le energie e gli elementi esterni di rinforzo e risintonizzazione (Opportunities), le energie e gli elementi esterni di disturbo e di distruzione (Threats) viene studiata anche nella MTC. Quest’analisi consente anche di valutare le strategie terapeutico–preventive nei confronti di varie situazioni patologiche, consentendo anche in questo caso di porre le basi per eventuali linee-guida terapeutiche, diagnostiche e di prevenzione per diverse patologie. Non si entra nel dettaglio delle modalità operative (sia per quanto riguarda le aree urbane, sia per la salute) in quanto intuitive e inutilmente particolareggiate (ai fini della presente trattazione) + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + PROPOSTA DI METODOLOGIA La tipologia di architettura vegetale del “viale alberato” è risultata essere quella che presenta relazioni più complete e più complesse con il contesto. La morfologia stessa del viale suggerisce un’idea di movimento e colegamento: il viale conduce sempre a qualcosa, indirizzando lo sguardo verso un oggetto, ma senza imporsi come protagonista della scena. Tale tipologia di manufatto infatti è caratterizzato da una grande visibilità, non avendo confini materiali; è inoltre percorribile e fruibile da tutte le categorie di persone, senza specifiche limitazioni temporali e spaziali. Ha più possibilità di costituire un sistema con altri manufatti o con altre aree verdi e può fungere da cerniera o collegamento fra diversi elementi del paesaggio. Il viale alberato è corrispondente, nel campo sanitario, alla “flow-chart”, quella linea di flusso di azioni diagnostiche, terapeutiche e preventive che consentono di procedere nella gestione di un paziente nel modo più opportuno per apportare beneficio alla sua situazione del momento ma anche futura. + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + TIPOLOGIA DEI GIARDINI Ora possiamo analizzare in che misura la nostra preferenza per una tipologia di giardino ci svela le nostre caratteristiche energetiche più nascoste. Perché un giardino, oltre che un luogo, è un modo di essere. In base alla classificazione di Duccio Demetrio, i giardini fondamentali, gli archetipi di base, sono rappresentati da quattro tipologie generali, ciascuna delle quali è composta da sette sottotipi, e la scelta di ciascuna sottocategoria presuppone una determinata sintonia con questo o quell’elemento energetico e esistenziale. Vediamole:

1) Il giardino definitivo E’ il giardino sacro, che testimonia la ricerca della sacralità.

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E’ la scelta di chi cerca nel giardino un che di definitivo e di definito; di chi vuole fermarsi e sostare guardandosi indietro, per imitare quel che ha visto fare dagli altri, o soltanto per stare meglio con se stesso. E’ il luogo dell’approdo, dove si cerca calma e quiete, relax, senza perdere la curiosità rivolta sia al presente che al passato. L’essere adulti ha raggiunto uno stato di equilibrio; esprime desiderio di pausa circondata dalla bellezza e dalla serenità. Può trattarsi di uno stato di cui si è ancora alla ricerca o che è stato già raggiunto.

a) Il giardino antico E’ giunto il tempo della ricerca di una maggiore riconciliazione tra il presente e il passato Il Genius di questo luogo è una divinità che si risveglia soltanto alla sera, buona, e dal volto serio e allegro. Qui è la ritrovata concordia a catturarvi e a chiedervi di scrivere una lettera a un impossibile destinatario inesistente.

b) Il giardino bouquet E’ il tentativo di sfuggire alla monotonia e alla noia esistenziale: chi lo ama proietta in lui il suo bisogno di molteplicità a buon mercato, ne cerca la composizione quasi perfetta, illudendosi di un’armonia rasserenante; si accontenta di una sorpresa ricevuta o di un regalo fatto a se stesso. E’ il regno dell’effimero.

c) Il giardino labirinto. Metafora della vita, il labirinto vi ha condotto dove siete sempre stati. I ripetuti tentativi per raggiungere l’uscita, per trovare il roseto centrale o la fontana di eterna giovinezza per scoprire senza trucchi chi inseguivate vi sono serviti a ben poco. Non potete tornare indietro perché la memoria vi è sempre parsa una perdita di tempo mentre ora vi sarebbe preziosa. Non sapete più continuare perché il futuro non valeva lo sforzo e così vi sedete sconfortati in un punto qualsiasi, in ombra, ad aspettare che qualcosa accada, abituati a vivere di presente. Uscirne recitando formule magiche potrebbe essere un’idea, ma non le conoscete. Meglio sostare fiduciosamente nel lento lavorio di un’idea geniale: inventare

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trampoli per guardare oltre l’alta siepe? Strisciare di pertugio in pertugio nella tana scavata dall’animale notturno, imitandolo? Gridare? L’avventura si è mutata in supplizio: entrati col sole per trovare sollievo, la notte vi impedisce di uscire. Il labirinto che vedete nella figura scelta è specchio che riflette la via di uscita o un quadro che riflette quel che vorreste trovare?

d) Il giardino domestico C’è tutta la poetica dell’intimità familiare in questo andare e venire di odori di casa di cucina. E’ un giardino salotto, ove tutto ha la sua consuetudine; ogni oggetto utile è collocato nel vano che gli spetta, a comporre uno scenario dalla regia sapiente. Un giardiniere maturo e canuto, saggio e paziente, abita il luogo e lo cura in ogni dettaglio, perché tutti gli abitanti possano godere di quel poco che è tutto.

e) Il giardino cortile Tra le case o dinanzi alle case, disposte quasi a proteggere un’aia, lo spazio del cortile è stato il primo teatro, in passeggiate incerte, con cadute ripetute, nella massima protezione degli adulti, ad iniziarvi al mondo. Ogni cortile è stato palestra pedagogica dei primi movimenti oltre le stanze, dove la terra delle piante di casa non era più sufficiente per il gioco scomposto. Non un cielo libero dove scoprire di avere un’ombra e nemmeno un’eccitazione di solitudine ci consentivano i locali, sempre troppo angusti per l’accurata esplorazione. Oltre il cortile vi è il pericolo; dentro le sue cubiche geometrie la fantasia è sfidata ad osare i primi passi immaginari. E’ la vostra misura di donne o di uomini il cortile: siete ciò che vi accontenta e ciò che vi trattiene: Dall’allontanarvi troppo, dall’andarvene per sempre.

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f) Il giardino lacustre Questo è il giardino che avrebbe voluto essere un altro da sé: marino, ad esempio. Aspira ai climi secchi, alla custodia di piante più essenziali e definite. E’ giardino che vorrebbe essere distesa ventosa sulle sponde mediterranee e, con sforzo supremo, si inventa una sua realtà: vuol essere amato e cercato per quel che non può essere. Chiedetevi, in questo luogo del dubbio e dell’incertezza, del desiderio e della rinuncia se, per caso, non sia meglio tentare di dimenticarlo e spingersi verso i lidi evocati, rompendo quei legami che presagiscono malinconie e dolori della fine.

g) Il giardino pensile Se l’Oriente ancora vi risveglia reminiscenze, se ordinati vasi di limoni sempre in procinto di un ricovero vi chiamano, vi lasciate andare. Quando non è il Mediterraneo più vicino ad estasiarvi al crepuscolo. Sapete che potete permettervi di non abbandonare quel rifugio, nella nostalgia infantile della casa sull’albero. Certo il mare vero è lontano, il vostro giardino esotico è un giocattolo, voi siete passanti scontenti. Qui studiate viaggi e itinerari per ritornare tra la gente, per imparare nuove lingue, risalendo la vostra Babele con un bastone nuovo. In questa dimora, concessa ai pochi, non avete dimenticato il bazar. Sapete che nel giardino fiotti d’acqua nutriranno fiori incustoditi, mentre voi bevete vino e ambrosia in un vero giardino d’altrove.

2) Il giardino indefinito E’ il giardino del rischio, che testimonia la ricerca del piacere. Viene scelto da chi preferisce giardini che mantengono tutta la loro indefinitezza e mobilità; tutta un’inquietudine fatta di desideri ulteriori di erranza o di soste temporanee, di ricerca e insaziabile avventura ed evasione. Qui si vorrebbe imitare tutto quanto di più mirabile sia possibile raccogliere, dove domina il lusso della fusione tra artifici architettonici, giochi d’acqua e luci sfavillanti, con terrazzi fioriti, scalinate di vasi, piscine di loti. Può capitare di imbattersi in regine e principi o finire sul patibolo per aver osato cogliere il fiore più raro. L’inquietudine, il bisogno di frugare, di scoprire qualcosa durante attività avventurose e movimentate contrassegnano il vostro stato attuale. Il piacere qui non si ritrova nell’abbandonarsi a quanto il giardino promette: anzi, è allettante essere sempre un poco in viaggio; attraggono le

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complicazioni, l’indefinito, il possibile, l’avventura. Non c’è amore per le conclusioni, e pertanto il giardino idealizzato non raggiungerà mai una forma definitiva. Chi sceglie questo giardino sa osare e azzardare; preferisce l’estetica della sperimentazione, è disposto a pagarne le conseguenze forse invidiando chi ha fatto scelte più “tranquille”.

a) Il giardino galleggiante Si entra nel più vero giardino incantato e si prova la sensazione che, come in una millesima notte, in realtà, quell’isola potrebbe essere il dorso semovente di un grande pesce. Il giardino diviene nave inghirlandata e zattera, ci porta in giro per gli oceani nell’inquietudine che il mostro, da benevolo nocchiero, diventi la nostra tragedia ad un tratto immergendosi. Uno dentro l’altro circondati dalla prigionia del mare risvegliano l’estremo desiderio di meraviglia e di contemplazione profana. Non sapete scegliere se ripartire o adagiarvi per sempre: incertezza, state scoprendo, ha anche le sue dolcezze.

b) Il giardino sotterraneo E’ sotterraneo il giardino che vorremmo raggiungere sulla vetta rovesciata della montagna, alla fine del tunnel. Nell’alito della balena in cui aspettare, avendo per conforto almeno un muschio o un lichene. Aspirando ad un fiore solo pallido e fosforescente, ma capace di illuminare, con il suo ondeggiare incerto, una nicchia nella quale riparare dopo tanto calarsi nelle profondità. Ma il giardino di cui parliamo è anche l’immensità pietrificata al tempo delle ere che sigillarono, per sempre, la vita di foreste lussureggianti. Qui le abitarono e attraversarono i mostri che furono vivi, tracciando strade e camminamenti. Felci gigantesche fossili, tronchi incarbonati, tracce di animali immobilizzati per sempre in attesa di uno scopritore sono gli abitatori di quanto vi ha invogliato a scegliere questo giardino. Così ingrato, così muto, così straniero a tutto. La sua diversità assoluta è il richiamo verso l’oscurità, nel presagio di vedere a un tratto ondeggiare un filo luminoso e di scoprire, comunque, la presenza di forme inusitate. L’amore per la “Katabasi”, per il viaggio nella profondità, nell’invisibile che lascia segni cretacei e polverosi su di voi, nello strisciare verso l’oscurità, vi contraddistingue. Siete pronti ad ascoltare la voce dei demoni, vicini agli dei minori cosparsi di fuliggini, senza sapere più se è ancora la luce, seppur di una pietra focaia, quel che cercate.

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c) Il giardino tropicale Odori e profumi tropicali, misti a un desiderio di annullamento nelle liane o a sogni di balzi avventurosi dall’uno all’altro appiglio esotico, sono ingredienti forti di chi vorrebbe essere divorato da una natura supposta benigna, ma che non concede appello. Lo spaesamento totale, irreversibile, è simulato nelle evocazioni salgariane che fanno di questo spazio scenico, riprodotto per gioco, il più assurdo di tutti. Si interroghi, che ama questo intrico, sulla sua frenesia di evasione e di illusione, sulla sua voglia di colonizzare di inseguire lo strano. Joseph Conrad diceva che la foresta era grande, ma anche sorda. Implacabile la natura compie le sue trasformazioni senza aspettarci, senza ascoltare chi rimane indietro.

d) Il giardino fluviale. Lembo di erba lungo come una domenica annoiata, appendice di un giardino popolare, siete in attesa di un bagno svogliato. Acque in moto perpetuo, alfabeto cruciale di ogni trascorrere delle ore invidiando l’altra riva, dove si intravedono vere proprietà arboree, inserrate nei loro confini incuranti del fiume. Sì, è la lentezza che vi ha catturati osservando queste immagini, le ritrovate dentro di voi in una rivincita della meritata pigrizia, oppure, nel fastidio di una sensuale indolenza che vi si rimproverava. Ciò che è certo trasmuta nella quasi fangosa densità opaca delle gradazioni, delle sfumate e discrete umoralità dei vegetali e di molli pesci dolciastri. Si specchiano in se stesse quanto voi, un poco ammalati di solitudine che preferite vivere non nei recinti di salici e pioppi, ma in cammino. Alla ricerca del rassicurante stagno, delle sue macerazioni camuffate usando i bianchi fiori delle ninfee a coprire colpe e delitti in attività sul fondo. Pure, vi si ritrova inteneriti quando il pre-fiume, il torrente, vi richiama ad altri sentori e frescure. Troppa allegoria della vita adulta, annoiata e desolata, vi ricorda il fiume: ricorrete allora ai suoi antecedenti, per ricordarvi che le acque in viaggio sono anche un passare e un attraversare. Un riprendere coraggio per trovarsi sull’altra sponda.

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e) Il giardino selvoso. La foresta sta riguadagnando il terreno che le venne sottratto dalla fatica del boscaiolo, quando tentò di limitarne l’invadenza. Scegliere la selva è desiderare di essere ingoiati dall’inevitabile, è paradossalmente pure desiderare che qualcosa accada ad interrompere il dominio di una natura ormai intenzionata a cancellare ogni traccia di segno e di grembo protettivo. E’ un ritornare al nulla più oscuro, ingoiati dall’energia primigenia che non ha sosta; che non concede rinvii, nella secchezza dell’aria. Si cammina su distese di foglie secche che la terra non ingerisce. E’ accettare di scomparire, è sobbalzare all’idea di dover ricominciare a lottare contro il bosco più folto, dove presenze animali e non solo vegetali potrebbero fare il resto. Siete in bilico tra accettazione e attesa di una voce che possa richiamarvi al compito millenario del giardiniere, alla condanna della conquista di almeno un frammento di terra lavorata. A testimonianza di un mito di riscatto e rinascita, appena udibile.

f) Il giardino alpino. E’ degradato a giardino roccioso da giardinieri poveri di fantasia, grandi gabbatori di dilettanti che stravedono per una stella alpina tra i sassi; per una genziana o un rododendro in una fenditura (nell’ebbrezza di simili atmosfere alpestri). La mente a queste altezze vede miraggi, cercati e non deludenti. Affascinati dall’assurdo, dalle carte più arcane, vi muovete nei movimenti lenti di rarefazioni non più terrene. Verso la montagna vi ha sempre sospinto il desiderio di assoluto e di annichilimento estremo; incuranti delle passeggiate in famiglia tra i ciclamini e le primule, volete spingervi a rintracciare qui il vostro sito ideale. Sapte che ogni racconto sarà impossibile, vuoto di parole dicibili il sacco della discesa è ora ricolmo, però, di gonfiori onirici e muti.

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g) Il giardino sottomarino La terra non basta. Le isole non hanno più attrattiva: quanto le ricopre, pur denso di esotismi e palmizi, di sabbie raccolte in lagune nel tepore di un giardino naturale ed ornamentale insieme, vi annoia. E allora cercate nuova terra sotto le acque, sotto un cielo appannato d’azzurri e di verdi. Legati alla superficie da un filo d’aria trattenuta o lentamente aspirata viaggiate, guardando dall’alto in un volo liquido sotto di voi quanto compare o potrebbe guizzare all’improvviso. Siete in continua eccitazione e sfida. I giardini e i parchi marini hanno le loro vigne, i loro orti, i cespugli, i muschi. Tutto ciò che pensate di rubare laggiù è destinato a liquefarsi, a diventare pietra, a svanire. Titubanti, vi aggirate nel dubbio se toccare, nell’impossibilità di annusare sott’acqua i petali delle attinie, le scaglie del pesce farfalla… Tutti i sensi, tranne uno, aguzzate e sperimentate, se scoprite che anche il tatto, con un po’ di prudenza, ha i suoi diritti soddisfatti pur nell’inusuale, sempre indiretto, contatto con le cose. L’acqua, sovrana, si insinua ovunque tra voi e tali inusuali aiuole, è una pellicola che impedisce l’accesso al rapporto abituale. Non vi è paesaggio e giardino in continuo divenire, perché anche qui, almeno col pensiero, avete recintato lo spazio più amato. Orgogliosi che i rimasti a riva si debbano accontentare dell’agave o del solito oleandro insabbiato, di licheni carnosi di duna, vi sentite onnipotenti e intimiditi. Avete varcato, a colpi di pinne, un altro mondo: il giardino solare vi appare poi più rassicurante di prima, ma meno arcano.

3) Il giardino rassicurante E’ il giardino magico, che testimonia la ricerca del mistero. Viene scelto da chi accetta il proprio destino e si attarda su immagini e parole che lo richiamano verso tutto ciò che si presenta dai contorni precisi, fin troppo rassicuranti: nell’abbandono più totale e nella voglia di fornire cure in chiusi e protetti spazi. E’ un mondo dagli incanti non solo floreali: senza paura vi si aggirano uccelli e piccoli animali, spesso una statua è un uomo trasformato per capriccio, spesso una pianta un tempo fu donna. Qui una cespuglio può essere stato una ciurma umana troppo ardita. In questo giardino i prodigi non si contano: non c’è però una divinità o una famiglia regale a bloccare i passaggi. Qui le potenze che vi abitano e creano arcane atmosfere – in stagioni senza tempo, più virtuali che reali ma comunque attraversate da tepori e soffi misteriosi dell’aria – sono invisibili. Qui si compiono sortilegi, i passi possono non risuonare e i profumi stessi, oltre a stordire, hanno il potere di evocare ricordi o visioni premonitrici. Gli dei, se si mostrano, non hanno volto; sono lieti però di ospitare e, talvolta, di rendere immortali i sudditi. Questi giardini trattengono quanto, come in un bozzolo iperprotettivo, si è riusciti a realizzare in un’atmosfera illusoria e sognante ed anche quel che si vorrebbe continuare a custodire. Il desiderio di proteggere, la voglia di dare sicurezza, di contenere e miniaturizzare è pari alla soddisfazione provata per quanto è possibile ottenere in un laboratorio; chi opta così vorrebbe attrarre nel suo dominio ciò che non riesce a imprigionare. Nella nostalgia di non essere riuscito, del tutto, ad essere sempre mago infallibile per gli altri.

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a) Il giardino interno Piante di casa, addomesticate, degradate ad essere “d’appartamento”; indizi di un tempo che si vorrebbe senza mutamenti, rassicurante persino per l’assenza di fiori dalla breve durata. Sono stati l’angolo della stanza dei giochi, delle prime letture, hanno avuto il fascino delle pensiline irraggiungibili. I ripiani sovrapposti sono torre vigilata dalle tappezzerie, questa è la funzione del giardino. Non v'è mistero in quel che verrà esibito alle amiche all’ora del tè. Pur con cure pazienti, con indispettiti dispiaceri al rinsecchire di una lunga foglia, quanto è amato questo giardino? O non è piuttosto l’incombenza domestica ulteriore, lo sfogo modesto di un pollice verde che non può, in più importanti imprese, dare il meglio di sé? Ha una tenera tragicità questo insieme imbalsamato. Solitario, poiché con le piante non si dorme per risaputa usanza. Sono, se rigogliose, comunque segno di una volontà di vita appartata e senza soverchie illusioni. Un germoglio, l’accenno di un fiore dall’incerto colore, vi risvegliano almeno ricordi d’infanzia. In quegli angoli, vi ritrovate impietositi dalla loro tristezza ingabbiata.

b) Il giardino miniatura. E’ giardino minuscolo, di piante grasse o rimpicciolite altezze, specchio del macrocosmo. Vi ritrovate nel tema del cerchio magico, del mandala non soltanto cinese, che rende una casa, un vaso, un suolo qualsiasi degno di rappresentare leggi cosmiche impossibili alla mente modesta. Al centro di questi luoghi spesso svettano scogli, fiori nani e muschi, case e pagode. Sono i giardini in miniatura detti in Cina p’en-ts’ai, o p’en-king, ossia”paesaggio in vasca” più noti col nome di bon-sai in Giappone . L’arte del bonsai mantiene sempre bambini: un simbolo d’eternità. Un giardino dove tutti gli esseri dell’universo, a portata di mano, ridotti in piccole dimensioni sono in vostro potere, e voi siete simili a dei immortali, questa volta ai “maggiori”. Chi si riconosca in questa nobile tradizione ha le sue ragioni: cerchi di capire se è mosso da un iper-desiderio di dominio (totale), di addomesticamento “radicale” di quanto altrimenti, per energia e altezza, sfuggirebbe a tale imbrigliamento, sconfitto soltanto da una scure, e non da un temperino. Quali istinti protettivi esorbitanti nei confronti di handicappati non genetici vi agitano? Sospendiamo il giudizio e soltanto ricordiamo il significato filosofico di questa passione.

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c) Il giardino divino E’ il giardino dei giardini. Quando ci immaginiamo uno spazio ideale assoluto, in totale abbandono. Rassicurati da una Presenza che accoglie, salva e ci accetta per quel che siamo e siamo stati, incediamo senza più paura alcuna in questo paesaggio, nella certezza di una protezione gratuita e disinteressata. Siamo nel luogo dove ogni equivoco è finalmente risolto e il patto ritrovato. Se ci riconosciamo in quest’immagine, che tutte le altre comprende, il desiderio di quiete e di riconciliazione con il mondo e gli dei offesi è sovrastante. Cerchiamo comprensione; siamo invitati ad ascoltare, lontani dall’invadenza ed in procinto di entrare in un’altra, più profonda, regione del nostro diritto a sapere.

d) Il giardino oasi Il palmeto si profila all’improvviso, nel dubbio che sia un miraggio. Dalle sabbie si apre e stria il cielo un’altura di foglie, così assurda da restare illusione. Il suo simbolo è un gioco plurimo ma essenziale: la fine del viaggio, la sosta, il riposo, la polla d’acqua, le presenze indigene bramose di ascoltare storie e di offrirne altre. Nell’oasi non ci si ferma a lungo, a meno che un demone o una fanciulla non appaiano all’improvviso stregando il desiderio di partenza. L’oasi custodisce storie millenarie che si rinnovano al passare di ogni carovana, la sua irresistibile malìa non è soltanto quella del gelsomino che intontisce, della gazzella che attraversa i viottoli verso la sorgente, dell’oleandro velenoso. Se lo avete scelto, più sentire si alternano e confondono: l’approdo si avvicenda alla partenza, il bisogno di silenzio all’ansia di essere ascoltati udendo il meraviglioso. Cercate un’altra sicurezza, nella pigrizia del luogo trovato o a voi donato, che non richiede affanno. Nel dubbio se mettere radici oppure riscomparire, godendo delle memorie già in un’oasi della mente. La disponibilità agli incontri, pur effimeri, vi muove verso il lontano; verso la festa meticcia, nella protezione che chiedete al gin della molteplicità alle sue storie di rinnovare.

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e) Il giardino serra Ciò che vi cresce è venuto da semenza ignota che può sempre tradire: è il pezzo raro di un museo umido. Vi si respirano atmosfere da incubatrice, protettrici e impazienti. La serra è pedagogica e antipedagogica: protegge accelerando i tempi, forzando il dischiudersi dei fiori onde ottenere profumi precoci, selezionando impietosamente il meglio, scartando il normale. Ricorda una scuola per superdotati. Scambi gassosi, miasmi talvolta, putrescenza e macerazioni testimoniano perversioni, impulsi alla clonazione, non dissimili da quelli che il giardino tropicale suscita. Vi augurate, ormai intrappolati dalla scelta, che dalle lettiere madide di umori, il meglio di voi debba ancora spuntare.

f) Il giardino urbano Ormai così dipendenti dalla città, vi basta un segmento erboso la domenica o osservato a un semaforo per rigenerarvi. La triste sorte del giardino intrappolato, omologato da non apparire nato da una semenza, piuttosto da un tasto dell’addetto alla vigilanza ecologica, non vi riguarda: tale deprimente sequenza non vi impedirà di volare altrove, di prendere le distanze da ciò che credete proprio non vi assomigli. Se scegliete questo giardino, vi ha turbato il bisogno di ridare un ordine e una misura almeno alle strade. La giungla metropolitana forse non vi ha ancora snaturati del tutto. Forse, uno sguardo meno affrettato può essere ancora speso, se oltre gli odori usuali e sordi, verso l’estate, vi accade di fiutare ben altri pollini.

g) Il giardino stanza. E che altro potete chiedere, nel bisogno acuto di tranquillità e rifugio se non di trovarvi in una dimora come questa: chè altra dimora, più nidiacea, non c’è. Quando è un tale effetto visivo ad affascinarvi forse vorreste perdervi in una giungla e lo è davvero la vostra stanza, se soltanto un poco assomiglia a ciò che vi ha attratto. Non

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vi accorgete delle liane ormai penetrate nel vostro cervello, che hanno raggiunto il collo, e stringono, e stringono… In tal giardino della finzione siete in dubbio se suicidarvi.

4) Il giardino meditativo E’ il giardino del pensiero, che testimonia desiderio di attività mentale. Qui sta chi ritiene di avere ormai trovato quel che cercava e sente l’urgenza di perfezionare la sua concentrazione, aderendo al richiamo del raccoglimento. Si ritorna umani nei luoghi che chiamano all’impegno mentale, affinchè i figli del giardino reso fecondo, fiori e frutti dell’albero e dell’orto, possano compensare la fatica di chi li ha concepiti e lavorati. Ma altri pensieri, vaghi e inutili, poetici o devoti divengono bisogno contemplativo, sguardo che nel percorrere la linea dell’orizzonte, il limite breve del muro o della siepe di cinta, si sofferma chiudendo gli occhi a meditare sulla somiglianza tra la propria vita e quanto, in quel momento, la circonda: un tempio, un sentiero, soltanto una domestica malinconia alla vista di un’altalena immobile. Chi sceglie questo giardino vuole contemplare e usare gli spazi che esso gli offre per riflettere. Tornano con questa propensione sentimenti filosofici e religiosi: qui il tempo è solo interiore, non assume nemmeno il volto della nostalgia, semmai la paziente deambulazione o il rito di qualche raccolta o colpo di rastrello rende meno astratta la necessità, soprattutto, di non dare requie alla mente.

a) Il giardino chiostro Quintessenza del raccoglimento, del lento passo che insegue una preghiera, rileggendo salmi nella ripetizione. Gettare lo sguardo, rialzandolo dalle pagine del testo sacro, verso il centro, segnato da un pozzo, da un arbusto di rose o da una pianta inusuale, è accorgersi appena delle ore; è ritrovare il piacere e il senso degli intervalli al battere delle pentole del refettorio. E’ un giardino minuscolo e povero, essenziale, dove conta, più delle piante, il disegno che lo definisce. La quiete, ispiratrice di pensieri e ripensamenti, di caste e profonde emozioni, nasce dalla sua struttura geometrica che invita a conquistarsi una metafisica del mondo. Chi da tali climi meditativi sia affascinato, viene rinviato al rientro nelle stanze del crogiolo, delle sperimentazioni, del mutamento alchemico. Voglia più estenuante ancora di silenzio muove questa scelta: desiderio e nostalgia del dubbio si sfiorano, tra un gioco di immagini riflesse da un lato all’altro di un simil-paradiso divenuto prigione.

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b) Il giardino orto Era ed è emblema dell’equilibrio, della medietas latina nata dalla saggezza antica dei lari familiari, degli antenati. Dal rispetto della consuetudine, delle innovazioni che coincidono con le scadenze imposte dalla natura- Germinata dai rituali stagionali della semina e della raccolta. Il piacere di osservare trepidamente le svariate crescite è frammisto ai deboli profumi delle officinali timide, dei frutti rigogliosi: nati grazie alle sapienti, mai radicali, potature. La fatica – questo dice il giardino-orto – è sempre compensata, pur ogni volta esposta al rischio di invasione. Uccelli, insetti, talpe minacciano il solerte lavoro del giardiniere-ortolano. E’ un giardino fatto di racconti, comunque, legati ancora a memorabili risultati, a strane forme assunte dalle zucche uscite dalle regole. La trasgressione è appena tollerata; la misura è compensata dall’educazione che il giardino-orto impone al suo curatore: rispetto degli orari, attenzione alle lune, affilatura degli strumenti. Se tutto ciò vi cattura, la contemplazione non vi basta, l’agire e il contante ancora è ciò che cercate. Pur solitari, cercate gli altri che vorreste compiaciuti di quel che sapete dare: la primizia o la tardiva infiorescenza, fredda di prima brina.

c) Il giardino aereo. Verso il cielo cercate la spiegazione ultima, nulla d’originale in tutto questo: se non fosse che, ben poco, vi interessano le pensili prominenze. Piuttosto, vi prendono i soffitti traforati ad aiuole fatte di azzurri o del verde pallido di una risalita sottomarina. Tensione metafisica verso il centro cercate, in una nuvola o in una convergenza di spicchi, scoraggiata dalla marea di filiformi ectoplasmi. Vi sollecita il giardino invisibile, che attende la vostra profana ascesi verso i piaceri dell’immaginabile spiazzo oltre il varco, nella festa di una reggia imminente; vi sconcerta il mandala nostrano. Nel disagio di non riuscire a librarvi attraversando il pertugio della cupola incombente fatta di frutta e rami precipitanti vi ponete la domanda se i legami verdi non siano visioni dal cielo: ghiribizzo di un disegnatore di giardini impazzito. Dovete ora ritrovarvi, non vi resta che tornare indietro e rispogliare immagini più umane e rassicuranti.

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d) Il giardino marino E’ un’appendice dell’orizzonte, una prosecuzione della linea d’acqua visibile da lontano, sotto il terrazo, soltanto intuita dal poggio roccioso. Il suo fascino è nella resa all’ambiente che il giardiniere di mare ha dovuto concedergli. Sul litorale non sono possibili troppi esperimenti. E’ il vento a scegliere quel che vi può germogliare, la terra silicea a decidere quale radice alimentare, il calcare a concedere all’agave di fiorire. Malinconie senza confini nel’estate ad ogni ora, ma in autunno è quasi un dolore. Rinunciate a combattere contro quanto è già stato definito migliaia di anni prima. Null’altro che accettazione e contemplazione dovrebbe soddisfarvi, ammirati dalla continuità delle cose, ironici verso l’affannarsi di chi crede che l’albero di Natale possa essere trapiantato dove già tutto è stato scritto dal sole.

e) Il giardino arcano E’ arcano (da arkhè: orma, antica traccia) quel che trattiene, include, imprigiona una memoria. Se questa immagine vi suggerisce un indizio, l’arcano è dentro di voi. In quel tempo unico e mitico dell’infanzia vi accadde di intrattenervi in un posto che poi divenne speciale soltanto nel ricordo. Un angolo meridiano, al crepuscolo, o nelle prime ore del giorno in quel minuto, quando vi accorgeste che la vita aveva un colore, un sapore,; forse, nondimeno, un clima. Le emozioni, di cui tale giardino è incontrastato signore, non ci rinviano singoli, sconnessi, particolari ricordi. Sono le atmosfere a restituirci quel tempo. Chi avesse scelto di intrattenersi con questo giardino della memoria, dove amore fugò pianti insaziabili d’infanzia, vi si soffermi ancora. Il suo tempo adulto è oramai quello della scrittura autobiografica; è entrato nel luogo in cui tutti, prima o poi, si entra nel corso della vita, che ci chiede di raccontare di noi affinchè l’antico trapassare delle memorie non si spenga. Arcano è ciò che il passato all’improvviso restituisce, o ciò che il presente rifiuta. E’ il sogno di un grembo assoluto.

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f) Il giardino lunare Quasi un volo bianco invade di luce lattiginosa le cose. Foglie, alberi, figure, sono quasi tante lune diverse. La scena è millenaria, tutto può essere già accaduto o deve ancora accadere nell’immobilità di forme così fosforescenti da invitarci all’attesa. Nessun movimento è ammesso tra l’interno e l’esterno dove ogni dormiente è statua gessosa visitata da sogni romantici o da arcaiche, essenziali, ombre scolorite. Qui, evento unico, oggetti e riverbero sono la stessa presenza. L’illusione si disperde ovunque ma nulla, promanante dall’astro che ci guarda e avverte del deserto possibile, è più reale di questo sogno. Se questa immagine vi attrae, ben lungi da ogni banale riferimento agli influssi lunari, ad esotiche danze, a passeggiate nel profumo del gelsomino in una prima estate italiana o indiana, chiedetevi quanto posto abbia nella vostra vita il silenzio.

g) Il giardino paesaggio I giardini sono paesaggi, nei paesaggi più ampi e sconfinati che li circondano. Il parco è quanto più vi si addice: sognate di visitarlo nella chiusura settimanale senza altri visitatori importuni. La sconfinata impossibile bellezza che si insegue, più della linea oceanica, vi piacerebbe raggiungere. Pur godendo dell’illusione, può bastare perdervi nel tromp l’oeuil di una natura morta, in questa collezione di oggetti e frutta , di fiori ammiccanti e attimi fermati. Dove ogni forma-cosa, sul tavolo fatto prato o radura, si fa centro. Siete spinti a privare del suo nome ogni inciampo all’occhio che aspira a vagare: ormai parvenza di un frutto mediterraneo. Senza fine, la vita vi pone il dilemma tra lo scavo dentro di voi e il silenzioso ammirare.