Liceo Lorenzo Federici Giornalino Scolastico AS 2014/2015 Primo … · Primo numero, dicembre 2014....

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Liceo Lorenzo Federici Giornalino Scolastico AS 2014/2015 Primo numero, dicembre 2014

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Liceo Lorenzo FedericiGiornalino Scolastico AS 2014/2015Primo numero, dicembre 2014

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Sommario

ATTUALITÀ

04/ Let us be the FUTURE A cura di Agata Hidalgo

UNIVERSITÀ

08/ Un nuovo viaggio: IL MONDO DELL’UNIVERSITA’ A cura di Bianca Bolis

SCUOLA

12/Una ventata di memoria A cura di Stefania Marinoni

MUSICA

17/Dear Jack A cura di Marco Cianciotta

LIBRI

20/ MAI NATE: Perché il mondo ha perso 100 milioni di donne A cura di Viviana Vitali

FILM

23/ Dracula Untold A cura di Agata Hidalgo

POESIA

25/ ECO, di Elena Rolfi A cura della Commissione Poesia

Sommario

ATTUALITÀ

04/ Let us be the FUTURE A cura di Agata Hidalgo

UNIVERSITÀ

08/ Un nuovo viaggio: IL MONDO DELL’UNIVERSITA’ A cura di Bianca Bolis

SCUOLA

12/Una ventata di memoria A cura di Stefania Marinoni

MUSICA

17/Dear Jack A cura di Marco Cianciotta

LIBRI

20/ MAI NATE: Perché il mondo ha perso 100 milioni di donne A cura di Viviana Vitali

FILM

23/ Dracula Untold A cura di Agata Hidalgo

POESIA

25/ ECO, di Elena Rolfi A cura della Commissione Poesia

"Copertina a cura di Eleonora Vitali con la collaborazione di Davide Marcati e Agata HidalgoImpaginazione a cura di Elena Barboni"

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Sommario

ATTUALITÀ

04/ Let us be the FUTURE A cura di Agata Hidalgo

UNIVERSITÀ

08/ Un nuovo viaggio: IL MONDO DELL’UNIVERSITA’ A cura di Bianca Bolis

SCUOLA

12/Una ventata di memoria A cura di Stefania Marinoni

MUSICA

17/Dear Jack A cura di Marco Cianciotta

LIBRI

20/ MAI NATE: Perché il mondo ha perso 100 milioni di donne A cura di Viviana Vitali

FILM

23/ Dracula Untold A cura di Agata Hidalgo

POESIA

25/ ECO, di Elena Rolfi A cura della Commissione Poesia

VIDEOGIOCHI

26/ Lucca Comics A cura di Domenico Saladino

VIAGGI

28/EXPO A cura di Tiziana Pezzotti

32/ Ottomila splendide lune A cura di Agata Hidalgo & Tiziana Pezzotti

GASTRONOMIA

35/ Berliner Pfannkuchen A cura di Tiziana Pezzotti

SPORT

37/ Marco Amelia & Ghoncheh Ghavami A cura di Pierfrancesco Modica

MODA

41/ L’ultima notte COLPISCE CON CLASSE A cura di Agata Hidalgo

SOLIDARIETA’

44/ Non basta commuoversi, BISOGNA MUOVERSI TUTTI A cura di Anna Bonomelli

VIDEOGIOCHI

26/ Lucca Comics A cura di Domenico Saladino

VIAGGI

28/EXPO A cura di Tiziana Pezzotti

32/ Ottomila splendide lune A cura di Agata Hidalgo & Tiziana Pezzotti

GASTRONOMIA

35/ Berliner Pfannkuchen A cura di Tiziana Pezzotti

SPORT

37/ Marco Amelia & Ghoncheh Ghavami A cura di Pierfrancesco Modica

MODA

41/ L’ultima notte COLPISCE CON CLASSE A cura di Agata Hidalgo

SOLIDARIETA’

44/ Non basta commuoversi, BISOGNA MUOVERSI TUTTI A cura di Anna Bonomelli

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- Giardinaggio

-Agraria -Tasti (3°A ci dovete delle spiegazioni)

-Tecnologia -GOKU (sì, anche voi 3H dovrete venire a rendere conto) -Raccolta differenziata (non vi veniamo a cercare solo perché non avete scritto la classe) -S**** (siamo sicuri che nonostante i limiti imposti dalla decenza sapete di cosa si tratta)

Musica

Fim/Videogiochi

Università

Sport

Moda

Libri

Scuola

Solidarietà

Editoriale Non avete idea di cosa state leggendo? Beh fino a poco tempo fa neanche noi. La parola “serendipità” (in inglese “serendipity”) non ce la siamo inventata noi: l’abbiamo rinvangata da una lettera a un amico dello scrittore inglese Horace Walpole, il capostipite del romanzo gotico, per intenderci. Avete presente quando cercate disperatamente le cuffie senza le quali non potete vivere, specie sul pullman alle 7 del mattino, e praticamente INCIAMPATE nella tessera mancante del puzzle da 100 pezzi che avevate perso 5 anni fa? Ecco, quella è serendipità: andare a sbattere in qualcosa di straordinario mentre cercavate un’altra cosa. E’ un po’ quello che è successo a noi quest’anno: il piano era escogitare meramente metodi di sopravvivenza scolastica E INVECE con una spintarella, eccoci qua: immersi fino al collo nel progetto di far risorgere la fenice del nostro giornalino dalle sue ceneri.

La redazione

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ATTUALITA’ A cura di Agata Hidalgo

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Let us be the FUTURE A Cagliari erano trecento. E altrettanti a Venezia, Ascoli Piceno, Pisa. A Lecce ottocento, a Firenze più di mille. Duemila a Milano. A Roma ventimila.

l quotidiano La Repubblica li ha ribattezzati “La carica dei 100mila”. Universitari, liceali, insegnanti, personale ATA...sono tutti scesi in quasi cento piazze dello stivale il 10 ottobre di

quest'anno, spalleggiati dai Cobas (Comitati di Base della Scuola), da alcuni gruppi di estrema sinistra e perfino dai No Tav per urlare “la grande bellezza siamo noi” e dire no (a forza di uova, flash mob e carri di letame abbandonati davanti alle università) al programma “Buona Scuola” del premier Matteo Renzi e del ministro dell'istruzione Giannini, i cui fantocci (in buona compagnia di quelli di Silvio Berlusconi e dell'ex ministro dell'istruzione Maria Stella Gelmini) sono stati bruciati da un gruppo di studenti in piazza Castello a Torino. Coalizzati sotto il vessillo degli hashtag #10ottstudentiinpiazza e #iononcisto, i manifestanti hanno aperto la battaglia per la gratuità totale della scuola pubblica, chiedendo il reintegro delle borse di studio, opponendosi allo sposalizio definitivo fra scuola e imprese che mette

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ATTUALITA’ A cura di Agata Hidalgo

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Let us be the FUTURE A Cagliari erano trecento. E altrettanti a Venezia, Ascoli Piceno, Pisa. A Lecce ottocento, a Firenze più di mille. Duemila a Milano. A Roma ventimila.

l quotidiano La Repubblica li ha ribattezzati “La carica dei 100mila”. Universitari, liceali, insegnanti, personale ATA...sono tutti scesi in quasi cento piazze dello stivale il 10 ottobre di

quest'anno, spalleggiati dai Cobas (Comitati di Base della Scuola), da alcuni gruppi di estrema sinistra e perfino dai No Tav per urlare “la grande bellezza siamo noi” e dire no (a forza di uova, flash mob e carri di letame abbandonati davanti alle università) al programma “Buona Scuola” del premier Matteo Renzi e del ministro dell'istruzione Giannini, i cui fantocci (in buona compagnia di quelli di Silvio Berlusconi e dell'ex ministro dell'istruzione Maria Stella Gelmini) sono stati bruciati da un gruppo di studenti in piazza Castello a Torino. Coalizzati sotto il vessillo degli hashtag #10ottstudentiinpiazza e #iononcisto, i manifestanti hanno aperto la battaglia per la gratuità totale della scuola pubblica, chiedendo il reintegro delle borse di studio, opponendosi allo sposalizio definitivo fra scuola e imprese che mette

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ATTUALITA’ A cura di Agata Hidalgo

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l'educazione a servizio di un mercato del lavoro precario che ha bisogno di manodopera a basso prezzo e senza diritti, che introduce formalmente le classifiche premiali come fine ultimo del percorso formativo, che aumenta il potere dei presidi e il coinvolgimento dei finanziamenti dei privati. In realtà è quello che le scuole più d'avanguardia negli Stati Uniti stanno sperimentando in questi mesi, in distretti spiccatamente industriali come quello di Chicago: la scuola intesa come palestra per le effettive necessità del mondo del lavoro, per non creare una classe di coltissimi nuovi disoccupati, ma le basi per un ceto medio economicamente autonomo e adeguatamente preparato. Una

visione che da noi, invece, trova forte opposizione. “Dopo un mese dalla pubblicazione del Piano Scuola e quasi tre settimane dall'inizio della consultazione, questa non è stata portata avanti con la stessa forza che

gli annunci a inizio settembre ci facevano pensare – ha spiegato Alberto Irone, portavoce nazionale della Rete Studenti Medi -. Nel frattempo la scuola è cominciata e gli studenti si sono trovati a vivere sempre gli stessi problemi dentro e fuori le proprie aule: sistema del diritto allo studio assente, didattica anacronistica, bocciature che mettono a repentaglio il futuro scolastico di molti giovani andando ad aumentare le percentuali della dispersione scolastica. Insomma, nulla a che vedere con la annunciata rivoluzione della scuola”. In sostanza, quella che ha scosso l'Italia da Nord a Sud ad ottobre è stata una mobilitazione senza precendenti,

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ATTUALITA’ A cura di Agata Hidalgo

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di universitari sopratutto, che chiedono chiarezza ed azione in un periodo in cui è forte il desiderio di cambiamento, ma in cui la morsa della burocrazia è ancora troppo stretta per realizzarlo pienamente e in cui non si capisce se le grandi rivoluzioni istituzionali in atto siano davvero un bene, in cui non si capisce quanto (e quanti) debbano essere sacrificati in nome del bene comune, specie in questa fase economica in cui salvare tutti significa far naufragare tutti. Queste manifestazioni, d'altra parte, ci fanno portare l'attenzione su una più vasta stagione di proteste, una sorta di “primavera universitaria”, fondata su temi ben più scottanti del finanziamento privato nella scuola pubblica.

Alla Columbia University della California, la ventitreenne Emma Sulkowicz ha dovuto girare a lungo per i corridoi del suo ateneo trascinando sulle sue spalle il materasso su cui è stata stuprata da un compagno di università, per

attirare anche solo un po' di attenzione su una piaga che colpisce una studentessa statunitense su cinque, anche nei campus più prestigiosi. Un crimine e un affronto sempre sistematicamente insabbiato per tutelare la fama (e le rendite) della università più conosciute, basato sul principio che i ragazzi vanno “educati e non puniti”, che la polizia universitaria sia autonoma rispetto a quella ordinaria, che il reato si punibile solo civilmente e non penalmente. La sua campagna di sensibilizzazione è dilagata, prima in California, poi in tutti gli Stati Uniti e ha portato ad una svolta storica: l'emanazione di una nuova e più severa legge anti-

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ATTUALITA’ A cura di Agata Hidalgo

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stupro da parte del parlamento di Sacramento, capitale della California. Ma ancora più scottante è stata a fine settembre la rivolta degli ombrelli (che deve il suo nome agli ombrelli usati dalle centinaia di migliaia di manifestanti che hanno bloccato, fra gli altri, anche il distretto finanziario della città) guidata dal diciassettenne Joshua Wong (nella foto), nella delicatissima, controversa Hong Kong-ultimo baluardo democratico salvo dallo strapotere della Pechino comunista in Cina. A costo di rischiare una fine simile a quella drammatica degli studenti massacrati nella piazza Tiananmen nel 1989 (una strage tenuta nascosta dal governo alla maggioranza dei ragazzi della Cina continentale), per giorni i giovani di Hong Kong hanno invaso le strade della loro città, per opporsi alla volontà di Pechino di imporre i candidati per l'elezione alla carica di governatore. Quello per cui combattono i giovani nel mondo oggi è grande. C'è chi deve ancora lottare per avere o difendere dei diritti e delle forme di tutela che dovrebbero essere delle prerogative, non dei traguardi. Mentre noi, nel piccolo della nostra minuscola Italia che ha così tanto da riformare, abbiamo più di ogni altra cosa bisogno di consapevolezza di ciò che serve e di ciò che si può effettivamente fare, delle implicazioni che le richieste dei cori nelle piazze comportano, delle esigenze che il confronto col resto del mondo fa emergere, E per cercare di raggiungere questa consapevolezza non si è mai troppo giovani per cominciare.■

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UNIVERSITA’ A cura di Bianca Bolis

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Un nuovo viaggio: IL MONDO DELL'UNIVERSITA'

La maturità segna la conclusione di un percorso scolastico, ma soprattutto l'inizio di un nuovo “viaggio” verso la propria formazione lavorativa. Gli studenti si trovano così ad affrontare la scelta che più

influenzerà la loro vita futura. C'è chi ha bisogno di tempo per pensare, chi inizierà a lavorare, chi

cercherà fortuna in un altro paese e chi, invece, studierà all'università. Orientarsi nel mondo universitario non è affatto semplice, specialmente

per chi non ha le idee chiare. Le facoltà sono innumerevoli e offrono vari sbocchi lavorativi, in Italia e specialmente all'estero.

Studenti di ingegneria ci spiegano così, come cambia la vita dal primo anno di università e le possibilità di lavoro post laurea; mentre un

igienista dentale spiega quanto una laurea possa portare fortuna nel mondo del lavoro.

Cristian Palincas, 22 anni, studente di Ingegneria gestionale al Politecnico di Milano

I: Quali sono, a tuo parere, le principali differenze tra la vita del liceale e quella dell'universitario? C: Di sicuro differisce l'organizzazione. Se al liceo si è seguiti, all'università ci si deve arrangiare. E forse è questa la parte più bella, perché si è liberi di seguire o no una lezione. Le lezioni in università iniziano solitamente alle 8,30 e durano '45 minuti, secondo l'orario accademico. Il problema è che talvolta le lezioni finiscono alle sei di sera o alcuni corsi coincidono quindi si può restare indietro con gli esami. Per quanto riguarda la vita d'istituto, uno studente universitario può diventare “rappresentante degli studenti”; mentre se è molto bravo può anche entrare nel “Senato accademico”, il rischio per questo tipo di impegno è però la perdita di tempo e di lezioni.

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UNIVERSITA’ A cura di Bianca Bolis

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I: Quanto hanno influito le possibilità effettive del mondo del lavoro sulla tua scelta universitaria? C: Ho scelto ingegneria gestionale perché è la branca dell'ingegneria che più o meno comprendeva tutto ciò che mi interessava e ha inoltre una percentuale di inserimento nel mondo del lavoro post laurea di circa 95-98%.

Vincenzo Caristo, 27 anni, studente di Ingegneria informatica a Cosenza

I: Pensi che studiare all'università e lavorare allo stesso tempo sia vantaggioso oppure insostenibile? V: Per la facoltà che ho scelto, studiare e lavorare sarebbe un ideale non sempre fattibile, ecco perché quasi nessuno lo fa. Se fai una facoltà più semplice, che non richiede un monte ore importante di studio e di presenza potrebbe essere possibile. Lorenzo Merli, 22 anni, Laurea in Ingegneria aerospaziale. Studente di

aeronautica I: Adesso che sei laureato, ritieni di aver più possibilità nel mondo del lavoro? L: Sono dell'idea che le lauree di ingegneria non finiscano alla triennale. Ora come ora non mi sento pronto ad affrontare un lavoro,credo che la mia formazione sia troppo incompleta. I: Quali sbocchi lavorativi può dare la carriera che hai scelto? L: Ingegneria aerospaziale è una versione più specializzata di ingegneria meccanica. L'ingegnere aerospaziale può lavorare in vari campi. Quindi l'esperienza lavorativa dell'ingegnere aerospaziale non è limitata ad un unico settore. Per chi vuole restare nel settore, è sicuramente da

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UNIVERSITA’ A cura di Bianca Bolis

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valutare l'opzione del lavoro all'estero, che viene molto sottolineate durante il corso di studi. I: Quali sono le differenze tra laurea magistrale e specializzazione? L: La laurea magistrale è il completamento del corso di studi che abilita alla professione di ingegnere. Per quanto riguarda la specializzazione, all'interno di una laurea magistrale di ingegneria aeronautica, ci sono diversi percorsi di studio, in realtà però la differenza è poca, perché si fanno corsi a scelta ma la preparazione finale è quella dell'ingegnere aerospaziale.

Greta Barboni, 19 anni, studentessa di Medicina a Brescia

I:Che cosa puoi dirci sulla vita del pendolare medio? G: Sicuramente è pesante. Nel mio caso, il solo andare a Brescia occupa circa quattro ore della mia giornata. Se si opta per la vita da pendolare consiglio di abbonarsi alla tessera “Io Viaggio”, valida solo in Lombardia, che permette di sfruttare tutti i mezzi a livello regionale. Ciò nonostante, consiglio di affittare un appartamento a quelli che vivono più lontani dalla propria facoltà. Inoltre, in base al reddito ISEU gli studenti hanno varie agevolazioni; ossia possono scegliere fra camere singole o doppie, monolocali o bilocali che si trovano all’interno del campus universitario. I: Sappiamo che in molte università è previsto un test d’ingresso.

G: Per quanto riguarda il settore scientifico si fa un test verso Aprile. E’ bene però, sottolineare che al momento dell’iscrizione, bisogna specificare a quale degli ambiti ci si vuole iscrivere, medicina o veterinaria. Il test si svolge nella sede scelta come vostra prima preferenza. Per informazioni, si può visitare il sito www.universitaly.it o sul sito della facoltà scelta.

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UNIVERSITA’ A cura di Bianca Bolis

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I: Come ci si prepara per i test? Inoltre, quando si possono vedere i risultati? G: Per quanto riguarda il campo medico-scientifico, il metodo migliore è sicuramente l’ “Alpha Test” o il “Test Buster”, che offre la possibilità di effettuare incontri in cui vengono spiegate le tecniche di somministrazione dei testi ed effettuano inoltre simulazioni delle prove d’ingresso. Attraverso il sito MIUR si possono vedere i punteggi dei test. La classifica si divide in quattro sezioni:

- ASSEGNATO: si è stati assegnati alla prima scelta - PRENOTATO: si è stati assegnati ad una delle scelte ma non

alla prima preferenza - IN ATTESA: si è in lista d’attesa per l’università - NON IN GRADUATORIA: il punteggio del test non era

sufficiente per entrare in graduatoria

Riccardo Fucili, 24 anni, ex studente di Igiene Dentale, Università

Bicocca, Milano I: La tua università continua ad offrire sbocchi professionali in Italia e all'estero? E quanto trovi diversa la vita dopo la laurea? R: Tuttora la mia professione è molto richiesta, nonostante la facoltà di Igiene Dentale alla Bicocca sia a numero chiuso e ammetta 22 studenti italiani e uno straniero ogni anno. In generale, l'ambito sanitario è uno dei pochi settori non in crisi, quindi offre molti buoni sbocchi. Dopo aver ottenuto la laurea, cambia sicuramente l'aspetto economico. Quando sei studente dipendi dai tuoi genitori e hai più tempo libero per organizzarti. Al contrario, quando entri nel mondo del lavoro , il tempo libero si accorcia e diventi economicamente indipendente.■

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SCUOLA

A cura di Stefania Marinoni

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Una ventata di memoria Quasi 100 anni dopo la Guerra c’è ancora qualcosa da imparare

“I don’t love studying. I hate studying. I like learning. Learning is

beautiful.” (Natalie Portman) Anche se i due vocaboli, studiare e imparare, possono sembrare molto simili, c’è un’enorme differenza tra di essi. Studiare significa “applicarsi all'apprendimento di una disciplina, di un'arte o di un argomento specifico con l'ausilio di libri e strumenti vari e con l'appoggio di un insegnante”. Invece, la definizione della parola “imparare”, è la seguente: “acquisire cognizioni o esperienze”. Sarebbe assurdo affermare che la scuola non sia fatta per studiare, ma sarebbe estremamente riduttivo sostenere che, al contrario, sia fatta solo per studiare. Molto probabilmente tra qualche anno ci saremo già scordati la metà delle cose che ora stiamo faticando per studiare. La domanda sorge spontanea: allora perché stiamo qui a “sbatterci” per prendere bei voti? Forse la risposta è meno immediata della domanda, ma sono fermamente convinta che studiare apra gli occhi, e porti ad aver voglia di imparare. Cosa si impara a scuola? A scuola si impara a relazionarsi con gli altri, si impara a prendersi responsabilità sempre maggiori e si impara ad appassionarsi a qualcosa che vada oltre il sabato sera e l’aperitivo al bar, qualcosa da cui si possa imparare. Ci sono molte attività che permettono agli

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SCUOLA

A cura di Stefania Marinoni

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studenti di imparare a scuola, una tra queste si è presentata il giorno 29 ottobre 2014, quando alcuni studenti hanno potuto partecipare ad un’uscita proposta dal professor Vitali con il progetto “Deviazione Provvisoria”. Si tratta di un approfondimento riguardo alcuni aspetti della Prima Guerra Mondiale attraverso la visita al forte Verena (Vicenza) sull’altopiano di Asiago. L’uscita prevedeva una camminata fino al forte, con l’accompagnamento di due guide storico-forestali locali, e con l’aggiunta del trasferimento al Sacrario di Asiago. Sfortunatamente, quest’ultimo era inaccessibile a causa di alcuni lavori di sgombero a seguito di una tromba d’aria. I partecipanti hanno però potuto consolarsi ricevendo una busta contenete una lettera scritta da qualche soldato al fronte oppure un documento o un brano letterario riguardante i soldati che hanno

combattuto su quell’altopiano. La proposta del professor Vitali prevedeva inoltre la visione del film “La Grande Guerra” (film del 1959 diretto da Mario Monicelli, prodotto da Dino De Laurentiis e

interpretato da Alberto Sordi e Vittorio Gassman). Alex Rivellini (un alunno di 4aD scientifico) ha condiviso con i partecipanti una foto in alta definizione, seppur d’epoca, che ritraeva il suo bisnonno in uniforme alla giovanissima età di 18 anni. Il bisnonno di questo ragazzo aveva da poco raggiunto la maggiore età quando fu chiamato per andare a raccogliere i feriti sul campo e a stabilire chi di loro fosse vivo e chi fosse morto. Il fratello di quel giovane ragazzo fu uno dei membri della Brigata del 68, un gruppo di soldati che ricevettero la medaglia al valore.

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SCUOLA

A cura di Stefania Marinoni

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Fu proprio dal forte di Verena che, il 24 maggio 1915 alle 03:55 di notte, iniziò la guerra armata anche per l’Italia. Il forte fu, inoltre, il luogo dove i primi soldati italiani morirono per la Grande Guerra. Era il 12 luglio 1915 quando persero la vita 45 soldati vicentini. I corpi dei numerosi caduti che erano stati sepolti nei 52 cimiteri di guerra dislocati nella zona furono in seguito riuniti nel sopracitato Sacrario di Asiago, costruito nel 1936. Le condizioni di vita dei soldati sull’altopiano erano durissime, le temperature arrivarono addirittura a toccare i -47°C. Solo i soldati di buona famiglia avevano il permesso di “alloggiare” (se così si può definire vivere al fronte) nei forti. Questi erano quelli che sapevano leggere e scrivere ed avevano il compito di interpretare delle tabelle indispensabili per il buon funzionamento dei cannoni. I forti italiani, anche se erano stati costruiti da poco, erano stati creati con tecnologie arretrate di ben dieci anni rispetto a quelle degli austriaci. I soldati dell’esercito austriaco riuscirono a sfruttare il vantaggio tecnologico introducendo i proiettili 350Skoda e arrivando anche a creare quelli da 420, molto più grandi e potenti dei proiettili normali. Sfruttando queste innovazioni, gli austriaci riuscirono a far sì che i proiettili non arrivassero più ai lati dei forti italiani (costruiti con pareti robuste e protetti dai versanti delle montagne), bensì dall’alto, dove le calotte di copertura erano estremamente facili da sfondare. I forti furono abbandonati e il combattimento fu portato a valle. Il ministero delle guerra italiano dell’epoca non dette mai l’ordine per l’evacuazione della popolazione civile, che fu comunque costretta ad abbandonare la propria casa a causa degli attacchi nemici. In soli quindici giorni gli

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SCUOLA

A cura di Stefania Marinoni

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austriaci riuscirono ad occupare l’altopiano e cercarono con ogni mezzo di conquistare le valli dotate di sorgenti, in modo che gli italiani patissero la sete. Quando le “truppe speciali” dell’impero asburgico, note per il loro addestramento e la loro ferocia, giunsero in vista di Venezia, la sconfitta italiana sembrava imminente ma, nonostante le difficoltà, gli italiani al fronte riuscirono miracolosamente a resistere. “Raggiungere la cima e il forte antico, per me è stata una piccola vittoria. Posso solo immaginare che grande vittoria sia stata per gli uomini di allora, schiacciati da peso del loro armamento e dalla loro paura.” -Francesca Cappiello “L’aria in vetta è stata come una ventata di memoria. Condividere il dolore sicuramente lo fa pesare meno, e io sono onorata di poter portare questo carico sulle mie spalle.” -Elena Barboni “Mi ha fatto riflettere il fatto che oggi molti abbiano ancora problemi di convivenza con chi considerano diverso, quando durante la Grande Guerra uomini del nord, del sud e del centro si sono trovati a combattere insieme, vivere insieme in condizioni estreme, a lottare l’uno per la sopravvivenza dell’altro, senza nemmeno parlare lo stesso dialetto.” -Tiziana Pezzotti Queste sono le considerazioni di alcuni degli studenti partecipanti al progetto di “Deviazione provvisoria”. Il 29 ottobre 2014 la scuola ha permesso a quegli studenti di imparare qualcosa che sicuramente ricorderanno per tutta la vita. ■

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SCUOLA

A cura di Stefania Marinoni

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Interviste ai rappresentanti d’ istituto Cosa intendete migliorare della scuola? Siete riusciti a mettere in atto qualcuno dei vostri progetti? Come? Avete trovato difficoltà nel farlo? CELESTE CERVELLO: Io personalmente non so se riuscirò a cambiare la scuola, sicuramente farò in modo che i diritti degli studenti non vengano messi in secondo piano. Per quanto riguarda i progetti, la questione del pullman per la fiera di Verona è stato il primo di cui mi sono presa la responsabilità. Sono riuscita a metterlo in atto chiedendo attentamente, a chi voleva partecipare, quali fossero i suoi interessi. Ho parlato sia con il professor Reitano, che con il preside. L'unica difficoltà che ho trovato nell'organizzare è stato la scarsa disponibilità da parte di alcuni professori (alcuni, non tutti). ANDREA PASINETTI: Nella nostra realtà scolastica, a parer mio, si può cambiare poco. Questo perché le modalità per attuare determinati cambiamenti sono molto rigide. Noi rappresentanti d'istituto stiamo cercando idee nuove per far sì che la scuola diventi un posto migliore, per questo voglio usare il giornalino come un piccolo strumento di propaganda affinché faccia passare l'idea del fatto che tutti gli studenti devono collaborare con noi rappresentanti in modo che la scuola possa diventare un ambiente meno stressante e più vivibile. Per quanto riguarda i nostri progetti, stiamo aspettando il 5 dicembre (data in cui si svolgerà il Consiglio d’ Istituto). Il consiglio sarà l’occasione per esporre le proposte più "gettonate" delle due liste, e il consiglio valuterà se ogni determinato progetto si può attuare oppure no. Dobbiamo essere realisti e stare con i piedi per terra, la scuola rimane pur sempre un luogo di formazione e non possiamo cambiarlo a nostro piacimento. Le difficoltà non mancheranno, per questo abbiamo bisogno di tutti voi studenti! ■

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MUSICA

A cura di Marco Cianciotta

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La MUSICA non è più LIBERA “La musica è di tutti. Solo gli editori pensano che appartenga a loro”. Probabilmente John Lennon si ricrederebbe se vedesse il panorama musicale odierno. Ormai sembra contare solo l’immagine e la fama, non più la qualità. Effettivamente certi “artisti” se pubblicizzati nel giusto modo posso diventare delle vere e proprie miniere d’oro per le case discografiche. In questo articolo, però, non ho intenzione di parlare di fenomeni commerciali come Justin Bieber o degli One Direction: è stato già detto di tutto e di più sul loro conto, risulterei ripetitivo. Vorrei porre invece, alla vostra attenzione, un giovane gruppo italiano giunto all’apice del successo da circa un anno. La band in questione aveva, a mio parere, enormi potenzialità, musicalmente parlando, ma è stata trasformata nell’ennesimo gruppo che produce soldi facili.

MUSICA

A cura di Marco Cianciotta

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La MUSICA non è più LIBERA “La musica è di tutti. Solo gli editori pensano che appartenga a loro”. Probabilmente John Lennon si ricrederebbe se vedesse il panorama musicale odierno. Ormai sembra contare solo l’immagine e la fama, non più la qualità. Effettivamente certi “artisti” se pubblicizzati nel giusto modo posso diventare delle vere e proprie miniere d’oro per le case discografiche. In questo articolo, però, non ho intenzione di parlare di fenomeni commerciali come Justin Bieber o degli One Direction: è stato già detto di tutto e di più sul loro conto, risulterei ripetitivo. Vorrei porre invece, alla vostra attenzione, un giovane gruppo italiano giunto all’apice del successo da circa un anno. La band in questione aveva, a mio parere, enormi potenzialità, musicalmente parlando, ma è stata trasformata nell’ennesimo gruppo che produce soldi facili.

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MUSICA

A cura di Marco Cianciotta

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Mi sto riferendo ai DEAR JACK. Prima di andare avanti però, cercate di dimenticare tutto ciò che sapete sul loro conto per poterli giudicare in modo imparziale. Il gruppo nasce da Alex Bernabei (voce) e Frank Pierozzi (chitarra) che insieme ad un altro chitarrista, un bassista e un batterista, di cui è impossibile perfino sapere i nomi, completano la prima formazione. Questi tre componenti sono, però, visibili nel video di “You Gotta Leave The Right Away”, dove si cimentano in un brano inedito dalle sonorità metal che è decisamente ben riuscito, soprattutto considerando che erano alle prime armi. Si dimostrano estremamente capaci nel creare un brano dinamico e ricco di tanti piccoli abbellimenti che è molto raro sentire in gruppo emergente. E’ anche vero che furono supportati nelle registrazioni dai Vanilla Sky, gruppo Pop-Punk italiano, praticamente ignorato in patria ma che riscuote un discreto successo in Europa. Ciò non toglie che siano estremamente dotati da un punto di vista compositivo. Inoltre la voce di Alex per quanto pop è molto versatile, e si presta bene per questo genere innovativo che fonda le proprie radici nel metal. Anche in “Realized” comprendiamo quanto siano capaci e sperimentatori: passano dalle ritmiche puramente Metal, che fanno da sottofondo a strofe Pop, a voci in falsetto, sintetizzatori e arpeggi eseguiti al pianoforte, e nonostante la varietà di genere, il tutto risulta perfettamente amalgamato. Purtroppo, però, non sono stati messi molto in luce, come accade spesso in Italia,

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MUSICA

A cura di Marco Cianciotta

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dove chi prova a distaccarsi dai generi più in voga finisce per essere snobbato: la maggior parte degli italiani non ha il desiderio di sentire qualcosa di nuovo, ma sempre la stessa cantilena per generazioni. Ed esempi lampanti ne abbiamo: mummie che continuano a riempire stadi grazie a canzoni ormai tutte uguali che piacciono perché chi le ascolta non conosce delle alternative musicali.

Ritornando ai Dear Jack, oggi non sono altro che l’ennesima band pop che non propone nulla di nuovo, si sentono ancora le doti di Alex perché rimane un buon paroliere, ma l’anima del gruppo è sostanzialmente andata persa. Loro dicono di aver ampliato i loro orizzonti, io credo piuttosto che “Amici”, programma televisivo che li ha lanciati, li abbia trasformati in un successo sicuro. In Italia le case discografiche non vogliono più osare investimenti rischiosi, sono più propense ad offrirci la solita minestra riscaldata che noi passivamente continuiamo a mangiare.

Non dico che una svolta artistica faccia male, ma questa non deve snaturare l’inclinazione del gruppo. Ovviamente c’è chi li può preferire ora o chi li evita comunque, rispetto i gusti di tutti, sta di fatto che è molto triste comprendere che in Italia, paese che dovrebbe rappresentare l’eccellenza artistica, ci sia ancora tutto questo timore ad aprirsi verso nuovi generi che non siano il Pop. ■

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LIBRI

A cura di Viviana Vitali

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Perché il mondo ha perso 100 milioni di donne

uguri e figli maschi” certi pregiudizi sessisti sono duri a morire, e persistono tutt’ora anche nel nostro civilizzato occidente.

Ecco come si apre questo libro, parte di una collana che tratta tematiche scientifiche e filosofiche, atte a farci riflettere a pensare. “I think” non a caso è la formula scelta da Darwin per introdurre la sua rivoluzionaria idea sulla vita.

“Mai nate” si focalizza sulla scomparsa di 100 milioni di donne (missing women), una cifra che supera le vittime delle carestie del XX secolo, quelle delle guerre mondiali e delle epidemie. Esiste un termine specifico per definire tale piaga sociale: genericidio, uccisione di massa di esseri umani di uno dei due sessi. Ginocidio o femminicidio: uccisione su larga scala di donne e ragazze.

Malauguratamente non si tratta di una realtà così distante da noi, sia a livello temporale che spaziale. Il “controllo delle nascite” può essere associato alla politica del figlio unico adottata dal 1980 in Cina. Conseguentemente la maggior parte delle famiglie potendo concepire un solo figlio, ha preferito

“A MAI NATE

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LIBRI

A cura di Viviana Vitali

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avere un maschio, non esitando ad abortire un feto di sesso femminile. Nell’arco di trent’anni, quando il problema della crescita della popolazione sarebbe stato mitigato, tale “strategia sociale” avrebbe potuto essere riconsiderata. Da diversi anni, tra gli scienziati, si discute della necessità di abolire tale normativa, ma il governo non se ne è mai interessato seriamente, sostenendo che soltanto la politica del figlio unico abbia evitato la nascita di 400 milioni di cinesi. Tuttavia nei paesi in via di sviluppo il tasso di natalità è diminuito notevolmente anche senza l’adozione di metodi così coercitivi. Questo fa pensare che rinunciando a questa politica non si assisterebbe ad alcun baby boom. Molte coppie scelgono ugualmente di avere un solo figlio. Altre invece dopo aver avuto un figlio di un sesso, sperano di averne uno dell’altro per vivere entrambe le esperienze. Il desiderio di un figlio del nostro stesso sesso o di quello opposto è legato alla nostra cultura, alla nostra personale sfera emotiva e sentimentale. Questo tuttavia non giustifica l’uso distorto delle ecografie per determinare il sesso del feto, e se questo non coincide con il proprio desiderio, l’aborto. L’aborto è un diritto che ogni donna deve poter esercitare, perché potrebbe comportare rischi alla sua salute fisica o psichica, perché un figlio equivale a una spesa economica che non sempre si è in grado di sostenere,o perché non è sempre il momento giusto per avere figli. Le donne hanno lottato per secoli affinché venisse loro riconosciuto questo diritto; quelle

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LIBRI

A cura di Viviana Vitali

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italiane sono state tra la ultime ad ottenerlo, aspettando fino al 1978 l’abolizione del famigerato codice Rocco, d’epoca fascista, che vietava sia l’aborto sia la contraccezione, in quanto crimini contro la stirpe.Ci sono paesi, come l’India, in cui l’aborto è attualmente vietato dalla legge. Tuttavia viene praticato l’aborto selettivo di feti di sesso femminile che, secondo alcuni studi, eviterebbe la nascita di 500mila bambine l’anno. Il governo indiano stima che nel 1991 ogni 1000 uomini nel paese vivevano 972 donne, nel 2001 la media era scesa a 933, oggi la media nazionale è 927.

Il rapporto tra i sessi alla nascita in natura è 105 maschi ogni 100 femmine, ma in alcuni paesi c’è uno squilibrio dovuto a una preferenza culturale profonda, radicata nel sistema patriarcale, che spesso coincide “casualmente” con un tasso di mortalità delle bambine innaturalmente più accentuato di quello dei maschi. Una realtà che coinvolge tristemente molti paesi, dalle Filippine, dove la sex ratio alla nascita è salita a 108, all'India e al Pakistan dove ha toccato addirittura il 112. Molti di questi paesi hanno un passato travagliato, ed è bene ricordare che nel corso dei secoli diverse culture hanno risposto alle invasioni militari con l’infanticidio femminile, probabilmente per bilanciare le perdite maschili .

In Europa il rapporto rimane invece sotto il 106. Ma non possiamo tirare un sospiro di sollievo: nel nostro paese il divario tra uomo e donna si fa ancora sentire, e nella classifica del Global Gender Gap Report del 2013, tendendo conto di partecipazione, opportunità economiche, potere politico, istruzione e salute, l’Italia si colloca solo al 71° posto, dopo Spagna e Francia, ma anche dopo Cuba, Lituania, Cina e Burundi. I think, and you? ■

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FILM A cura di Agata Hidalgo

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In nome del sangue DRACULA UNTOLD

omania, 1442. In verità la data non è compatibile con il citato assedio di Vienna del 1529, né con la vita del famigerato principe Vlad III di Valacchia (1431-1476), che all'epoca

sarebbe stato poco più di un bambino, ma comunque. Romania, 1442: il giovane eppure saggio principe Vlad, di ritorno nella sua natia Transilvania da un mondo sanguinario che gli era stato imposto, vuole regnare in pace sul suo popolo. Una minaccia dalla montagna lo mette però in guardia sui travagli di un futuro prossimo, che si palesano quando il sultano ottomano gli richiede il più oneroso tributo concepibile, un tributo umano così terribile che lo spinge a rinnegare tutto, perfino la sua stessa natura umana, per garantire la salvezza della sua famiglia- e del suo popolo.

E' stupefacente come qualcosa tanto turpe come la mostruosità in circostanze straordinarie possa incarnare tutta la bellezza della nobiltà d'animo e sopratutto quanto gli uomini siano ciechi a riconoscerla, offuscati dal pregiudizio e dalla paura, fino a sprofondare in una delle colpe più infime, l'ingratitudine. Ma anche il nobile eroe ha di che essere discusso.. Fino a che punto l'amore e la fedeltà assoluta alle promesse fatte è lecita nei confronti del bene comune

R

VLAD III

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FILM A cura di Agata Hidalgo

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quando a esserne succube è un capo che ha responsabilità su un popolo intero? E' tutto questo che Dracula si trova ad affrontare in questa produzione statunitense costata 100 milioni di dollari e girata in Irlanda, uscita nelle sale ad Halloween, in pieno periodo di ritorno in auge dell'horror-anche se qui c'è ben poco di cui spaventarsi. Il film conta su costumi ed ambientazioni interne sfarzose e di qualità; negli esterni è un po' troppo evidente, a tratti, la computer grafica. Buona e piuttosto intensa la recitazione, coerenti i dialoghi. Molti sono pronti a gridare al sacrilegio alla vista di un Dracula buono e meritevole di compassione, così lontano dal tenebroso personaggio di cui narrava Bram Stocker nel suo romanzo. Eppure ci sono due cose da considerare: la prima, che il vero Vlad era benamato dal suo popolo; la seconda, che reinventare richiede necessariamente un azzardo. E l'azzardo tentato dal regista Gary Shore attraverso il Dracula incarnato da Luke Evans è stato creare un mostro a cui affezionarsi, un mostro pronto a bere sangue per salvare il suo sangue. Un uomo che, al culmine delle sue disgrazie, resta invischiato in una spirale da storia infinita. Perché quando fai un patto col diavolo, non puoi mai davvero chiamarti fuori. ■

FILM A cura di Agata Hidalgo

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quando a esserne succube è un capo che ha responsabilità su un popolo intero? E' tutto questo che Dracula si trova ad affrontare in questa produzione statunitense costata 100 milioni di dollari e girata in Irlanda, uscita nelle sale ad Halloween, in pieno periodo di ritorno in auge dell'horror-anche se qui c'è ben poco di cui spaventarsi. Il film conta su costumi ed ambientazioni interne sfarzose e di qualità; negli esterni è un po' troppo evidente, a tratti, la computer grafica. Buona e piuttosto intensa la recitazione, coerenti i dialoghi. Molti sono pronti a gridare al sacrilegio alla vista di un Dracula buono e meritevole di compassione, così lontano dal tenebroso personaggio di cui narrava Bram Stocker nel suo romanzo. Eppure ci sono due cose da considerare: la prima, che il vero Vlad era benamato dal suo popolo; la seconda, che reinventare richiede necessariamente un azzardo. E l'azzardo tentato dal regista Gary Shore attraverso il Dracula incarnato da Luke Evans è stato creare un mostro a cui affezionarsi, un mostro pronto a bere sangue per salvare il suo sangue. Un uomo che, al culmine delle sue disgrazie, resta invischiato in una spirale da storia infinita. Perché quando fai un patto col diavolo, non puoi mai davvero chiamarti fuori. ■

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POESIA

A cura della Commissione Poesia

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ECO

Odo cicale d’oro

frinire, fruscianti frasche

ombrose e tronchi antichi

s’innalzano sul mare

ondeggiante di spighe.

Odo il tuo cantare di memorie

passate, candele consumate,

poemi già sentiti, ripetuti

all’infinito, eterni divenuti.

Di te rimane un sogno

di me resta una voce

che canta all’infinito

la quiete della morte

lena Rolfi, 3^A Liceo scientifico, non nuova ad exploit del genere (l’anno scorso fu seconda a due concorsi) è sempre nei tre finalisti.

Talento, dite? Vero. Questa volta è il Concorso internazionale di poesia e prosa “Giuseppe Longhi”, 2014. Basta leggere la sua poesia per rendersi conto che Elena sa quel che scrive. Questa ragazza dal dolce sorriso, che sembra suggerire di non voler disturbare, ha trovato la sua strada per dire cose che, senza che siano urlate come va di moda oggi, colpiscono, entrano e si sedimentano. Perché le opere d’arte sono “misteriose esistenze, la cui vita accanto alla nostra che svanisce,perdura”. Il grande Rainer Maria Rilke, morto nel 1926 nella sua Lettera a un giovane poeta, scrive queste parole. Sosteneva che il solo nutrimento del poeta VERO erano la pazienza e il saper attendere. Ed è con le sue parole che vorremmo complimentarci con Elena , suggerendole appunto che “essere artisti significa: non calcolare o contare; maturare come l’albero, che non incalza i suoi succhi e fiducioso sta nelle tempeste di primavera,senza l’ansia che dopo possa non giungere l’estate. L’estate giunge. Ma giunge solo a chi è paziente e vive come se l’eternità gli stesse innanzi…”. Può anche darsi che in futuro non molti si soffermino ad ascoltare la sua voce : averla scoperta dentro di sé ed aiutarla a modularsi in modo sempre più pieno e consapevole sarà già comunque un premio. Darà un senso alla vita. ■

E

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VIDEOGIOCHI A cura di Domenico Saladino

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Aggiungi un posto a tavola, CHE C'È UN NERD IN PIÙ

Ah ,sentirsi nerd e andarne fiero. Attraversare il varco che separa la quotidianità del reale, noiosa ed ansiogeno, e lasciarsi investire dall’ atmosfera meravigliosamente irreale del mondo digitale, così animato da sogni fatti di pixel e da stupende fanciulle virtuali dagli occhi (e non solo) sproporzionatamente grandi. Ed è questo che ci piace. Benvenuti alla fiera Comics and Games tenutasi a Lucca ,una città estremamente ricettiva verso questo tipo di evento nella quale tutti si vestono a festa e dove tutte le vie si riempiono, addobbandosi di centinaia di stand, ognuno dei quali è un piccolo antro dove un mondo inaspettato prende vita con passione imprevista. Tale esplosione visiva si ripercuote sulle strade, dove la realtà opaca di routine ed il grigiore del calcestruzzo vengono stravolti, ravvivati e colorati da una massa di sognatori e sognatrici vestiti (o poco, per la nostra gioia) come la loro immaginazione suggerisce. Si respira un’aria di sogno e di delirio di chi non vuole essere destato. Più di 100 000 persone, pronte a mutare in una forma ed un colore nuovi e personali, si sono sparpagliate come un’infezione virale presso stand come l’Umbrella Italian Corporation o la Japan Town, tra i più gettonati. Ma ciò che mi ha colpito si è svolto il sabato presso lo stand dell' arcinota casa produttrice del fenomeno del momento: Legue of Legends. Sto parlando della Riot, quel gruppo di giovani buontemponi che attorno al loro titolo ha costruito una giocabilità infinita fatta di tornei, esibizioni e manifestazioni clamorose. Rinomata quella che ha congestionato l’entrata del loro stand, ma anche quella dell’intera area games: una finale incentrata sul momento in cui, improvvisamente, due squadre maledettamente agguerrite se le sono date di santa ragione. Subito dopo tale manifestazione è stato rivelato il significato di "G.E.C." (ovvero "Giochi Elettronici Competitivi"), un gruppo fondato dall'ASI (Associazioni Sportive e Sociali Italiane), riconosciuta dal CONI. Per la prima volta, quindi, i giocatori di videogiochi saranno

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VIDEOGIOCHI A cura di Domenico Saladino

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di fatto trattati nè più nè meno come sportivi (portando la competizione virtuale ad un livello prettamente agonistico) e saranno tesserati come tali all'interno dell'ASI. I videogames presi in considerazione per tale risvolto inatteso saranno: League of Legends, Fifa, Heroes of the Storm, Dota 2, Hearthstone, Starcraft 2, Street Fighter, Tekken, The King of Fighters. Quindi anche coloro che hanno sempre sognato di vestire i panni dello sportivo e guadagnarsi il rispetto che ne deriva, finalmente potranno assaggiare una fetta di questa piacevole torta, prima concessa solo a chi sudava sette camicie in palestra, negli stadi, nei praticelli o praticando uno tra i giochi più violenti tra tutti: gli scacchi. Ebbene sì, anche questo è considerato uno sport, per la meraviglia e il piacere di chi ha provato la maggior gioia agonistica nel sollevare la regina in D4. Poco più avanti, addentrandomi nell’atmosfera lucchese, sono giunto nel luogo dove è stato presentato il nuovo titolo della Ubisoft, Assassin's Creed: Unity. Si trattava di Villa Bottini, un edificio trasformato appositamente per i quattro giorni di Lucca nella "Villa degli Assassini", dove, oltre alla singola presentazione di questo titolo molto atteso, è stata indetta una mostra di una cinquantina di grandi opere realizzate da circa cinquanta altrettanti affermati e talentuosi (sia nella concept art che nella computer graphic) game artist italiani. Chissà che l'anno prossimo non vi incontri a Lucca...in fondo, c'è sempre posto per un nerd in più. ■

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VIAGGI A cura di Tiziana Pezzotti

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Qualcosa per cui mettersi IN VIAGGIO

more, comunità, calore, ospitalità, pienezza della vita… Il cibo è simbolo di tutto ciò, o meglio, il buon cibo. Mangiare bene ci porta in un altro mondo, risveglia i nostri sensi, richiama i bei ricordi, scioglie il

nostro cuore.Il cibo per noi è appagamento, dovremmo trattarlo come il tesoro più prezioso che ci è stato affidato da Madre Terra, toccare le materie prime con la stessa cura con cui accarezziamo un bambino, rispettarle con la consapevolezza che un giorno potranno non essere più sufficienti per tutti.Paladina di questi principi dal 1 maggio al 31 Ottobre 2015 sarà l’ Expo Milano che farà riflettere il mondo su come la nostra alimentazion possa essere ricca, soddisfacente ma allo stesso

A

VIAGGI A cura di Tiziana Pezzotti

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Qualcosa per cui mettersi IN VIAGGIO

more, comunità, calore, ospitalità, pienezza della vita… Il cibo è simbolo di tutto ciò, o meglio, il buon cibo. Mangiare bene ci porta in un altro mondo, risveglia i nostri sensi, richiama i bei ricordi, scioglie il

nostro cuore.Il cibo per noi è appagamento, dovremmo trattarlo come il tesoro più prezioso che ci è stato affidato da Madre Terra, toccare le materie prime con la stessa cura con cui accarezziamo un bambino, rispettarle con la consapevolezza che un giorno potranno non essere più sufficienti per tutti.Paladina di questi principi dal 1 maggio al 31 Ottobre 2015 sarà l’ Expo Milano che farà riflettere il mondo su come la nostra alimentazion possa essere ricca, soddisfacente ma allo stesso

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VIAGGI A cura di Tiziana Pezzotti

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Nome:STEFANO BENTI Professione: DOCENTE DI INGLESE Come si definirebbe in un aggettivo? Disponibile 1)Sa cucinare? Se sì, da chi ha imparato? Sì, so cucinare. Poche cose ho imparato, dalla nonna. 2)Qual è la ricetta che le viene meglio? Ce la può dare? Le scaloppine. Si mettono nella farina, poi nel pentolino e poi si versa sopra il limone mentre stanno cuocendo. 3)Qual è secondo lei la merenda ideale per l'intervallo? Un frutto, preferibilmente una mela. 4)Nella scala di priorità della vita, il cibo per lei che posto occupa? E' importante l'aspetto conviviale: mangiare con gli altri. Da uno a dieci: otto.

tempo sostenibile.Un'expo ha come fine principale l'educazione del pubblico, mostra i prodotti di più Nazioni accomunati da un unico tema che viene discusso anche tramite interventi e conferenze. “Nutrire il pianeta, energia per la vita” è il tema di Milano 2015 che entrerà a far parte della storia, non solo per la varietà dei prodotti esposti ma anche per il coinvolgimento del pubblico in una sorta di dibattito internazionale. Sarà sempre possibile garantire cibo e acqua alla popolazione mondiale? Esistono nuove soluzioni e prospettive in grado di tutelare la biodiversità del Pianeta? Quali saranno le conseguenze delle nostre azioni per le prossime generazioni? Alle risposte ci lavorerà l’Expo, qualcosa per cui vale davvero la pena mettersi in viaggio. E’ inutile negare che, come mostrano alcuni programmi d’inchiesta televisivi, intorno all’evento si sono già verificati i primi scandali politici e la complessa burocrazia italiana non renderà più rapido lo svolgimento dei lavori. L’esposizione, tuttavia, può essere una grande fonte d’occupazione e risorsa economica per il nostro Paese e un’opportunità di mettersi in evidenza nel competitivo panorama europeo trattando un tema che fa parte della nostra cultura, ci procura stima in ogni angolo del mondo e come un vero e proprio rituale ci riunisce tutti i giorni attorno alle tavole da nord a sud. Grazie

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VIAGGI A cura di Tiziana Pezzotti

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all’ultima intervista rilasciata dal decano del cantiere Expo sappiamo che sono state fin ora installate tonnellate di carpenteria pari a più di due volte la torre Eiffel. I lavori coinvolgono 1800 persone e 1050 imprese, i 400 000 chili di vernice utilizzati hanno salvato un’ azienda dal fallimento e che saranno 24 milioni i turisti che secondo le statistiche dobbiamo prepararci ad

accogliere. L’esposizione sarà introdotta dal Padiglione Zero, un museo monumentale che narra la storia dell’uomo sulla Terra attraverso il suo rapporto con natura e cibo. Ve ne saranno poi altri 53, nuovo record per un Expo, tutti costruiti con materiali sostenibili e riciclabili tra cui quello italiano che include il cardo, strada di 450 metri, Palazzo Italia e altri edifici. I Padiglioni, stranieri saranno ospitati dal decumano o World Avenue (1700 metri) e cattureranno la nostra attenzione per la peculiarità delle strutture come i rombi

VIAGGI A cura di Tiziana Pezzotti

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all’ultima intervista rilasciata dal decano del cantiere Expo sappiamo che sono state fin ora installate tonnellate di carpenteria pari a più di due volte la torre Eiffel. I lavori coinvolgono 1800 persone e 1050 imprese, i 400 000 chili di vernice utilizzati hanno salvato un’ azienda dal fallimento e che saranno 24 milioni i turisti che secondo le statistiche dobbiamo prepararci ad

accogliere. L’esposizione sarà introdotta dal Padiglione Zero, un museo monumentale che narra la storia dell’uomo sulla Terra attraverso il suo rapporto con natura e cibo. Ve ne saranno poi altri 53, nuovo record per un Expo, tutti costruiti con materiali sostenibili e riciclabili tra cui quello italiano che include il cardo, strada di 450 metri, Palazzo Italia e altri edifici. I Padiglioni, stranieri saranno ospitati dal decumano o World Avenue (1700 metri) e cattureranno la nostra attenzione per la peculiarità delle strutture come i rombi

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VIAGGI A cura di Tiziana Pezzotti

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di legno del Cile o lo scheletro in metallo d’Israele. Prodotti di Paesi senza un proprio Padiglione si potranno conoscere nei Cluster, aree comuni caratterizzate da un tema, attraverso mostre e degustazioni. Quello del cacao, ad esempio, tenterà di riprodurre l’atmosfera di una foresta tropicale dove cresce questo frutto che dà origine al tanto amato cioccolato e che costituisce la principale fonte di guadagno per più di trenta Paesi in via di sviluppo. Si coltiva fin dal tempo delle civiltà precolombiane, gli Aztechi lo utilizzavano come moneta e lo consideravano il cibo degli dei; da maggi sarà il protagonista di performance gastronomiche e la sua storia sarà raccontata a Milano. Nutrire l’anima sarà invece l’obiettivo del cluster “Isole, mare e cibo”, attraverso suoni, odori, colori e sapori caratteristici dell’armonia di questo paesaggio, ricordando che queste isole anche se piccole, lontane e con economie e tradizioni proprie sono ecosistemi particolari da difendere, soprattutto da fenomeni come le inondazioni costiere, la salinità del suolo, l'erosione, il cambiamento delle precipitazioni che possono contaminare le aree agricole e ostacolare importanti attività come la pesca.L’esposizione dovrebbe costituire una tappa obbligatoria per il 2015 per tutti noi, uno stimolo alla riflessione sulle condizioni del nostro Pianeta, una scuola dove chef stellati mostrano come trasformare gli avanzi in piatti sensazionali, quindi un evento ambasciatore di un messaggio per noi giovani che pone l’ alimentazione al centro di un percorso di crescita e sviluppo senza sprechi: “Cambiare il futuro si può, basta volerlo”. ■

PADIGLIONE D’ITALIA

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VIAGGI & GASTRONOMIA A cura di Agata Hidalgo & Tiziana Pezzotti

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Ottomila splendide lune

ERLINO, 9 novembre 2014- Sulle note dell'Inno alla Gioia, a mezzanotte, sono stati librati nel cielo, uno dopo l'altro, come scintille nel firmamento, lungo un percorso di 15km più di

ottomila palloncini bianchi. Bianchi come la pace. Come l'innocenza di chi è cresciuto senza l'ombra opprimente del Muro e che, venticinque anni dopo la sua caduta, ha invaso le strade della capitale tedesca per assistere allo spettacolo Lichtgrenze (Confine di luce), ideato da Christopher e Marc Bauder per commemorare un evento che ha cambiato la storia del mondo. BERLINO, 9 novembre 1989- Sulle note di canti tradizionali, prigionieri per ventotto anni nelle gole del diviso popolo tedesco, più di 50mila persone, senza aspettare il rilascio di visti ufficiali, si avvalsero del loro neonato diritto di varcare i checkpoints che segnavano il confine fra Berlino Est e Berlino Ovest e dilagarono nelle strade della zona occidentale della città. A spezzare le fondamenta del muro furono le autorità della Berlino comunista, a cui giunsero ben presto a dar manforte a colpi di piccone i liberi cittadini della Berlino Ovest. Come la cancelliera Merkel, cresciuta nella Germania dell'Est, ha detto nel suo discorso in onore di questa storica notte, quegli uomini e quelle

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VIAGGI & GASTRONOMIA A cura di Agata Hidalgo & Tiziana Pezzotti

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Ottomila splendide lune

ERLINO, 9 novembre 2014- Sulle note dell'Inno alla Gioia, a mezzanotte, sono stati librati nel cielo, uno dopo l'altro, come scintille nel firmamento, lungo un percorso di 15km più di

ottomila palloncini bianchi. Bianchi come la pace. Come l'innocenza di chi è cresciuto senza l'ombra opprimente del Muro e che, venticinque anni dopo la sua caduta, ha invaso le strade della capitale tedesca per assistere allo spettacolo Lichtgrenze (Confine di luce), ideato da Christopher e Marc Bauder per commemorare un evento che ha cambiato la storia del mondo. BERLINO, 9 novembre 1989- Sulle note di canti tradizionali, prigionieri per ventotto anni nelle gole del diviso popolo tedesco, più di 50mila persone, senza aspettare il rilascio di visti ufficiali, si avvalsero del loro neonato diritto di varcare i checkpoints che segnavano il confine fra Berlino Est e Berlino Ovest e dilagarono nelle strade della zona occidentale della città. A spezzare le fondamenta del muro furono le autorità della Berlino comunista, a cui giunsero ben presto a dar manforte a colpi di piccone i liberi cittadini della Berlino Ovest. Come la cancelliera Merkel, cresciuta nella Germania dell'Est, ha detto nel suo discorso in onore di questa storica notte, quegli uomini e quelle

B

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VIAGGI & GASTRONOMIA A cura di Agata Hidalgo & Tiziana Pezzotti

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donne sono riusciti a realizzare il loro sogno: riunire una nazione che dal 1961 era solcata- e non solo simbolicamente- dalla cortina di ferro stesa a dividere i due blocchi che si confrontarono per metà del secolo scorso durante la Guerra Fredda, quello capitalista occidentale e quello comunista sovietico. Lo stesso sogno che dovrebbe spingerci oggi a raggiungere insieme, a livello internazionale, obiettivi comuni di pace. BERLINO, 20 giugno 2014- Sulle note di Ed Sheeran e Mika arriviamo in questa città con il desiderio di scoprirne l'essenza. Un'essenza che, però non ci è ancora del tutto chiara: Berlino è un tale intrecciarsi di vecchio e nuovo, di giovane entusiasmo e antico dolore. Vi si trovano a convivere vialoni invasi da gente festante e frammenti di muro divorati da graffiti provocanti e irriverenti gomme da masticare; gloriosi esempi di architettura moderna con accanto tragici memoriali a ricordare le colpe della Germania nazista; cumuli di mattoni sopravvissuti alle bombe a pochi chilometri da veri e propri monumenti alla libertà come il sorprendente Tempelhofer Freiheit. E' forse qui, in un luogo che solo grazie alla guida di un locale abbiamo potuto scovare, che l'anima di Berlino si manifesta pienamente: in questo aeroporto abbandonato trasformato in parco pubblico, infatti, si possono veder

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volare aquiloni, ci si può dedicare agli sport più stravaganti perché le piste da cui spuntano ciuffi d'erba sono sconfinate e si può perfino dare il proprio contributo ad abbellirlo dandosi alle forme di bricolage più disparato e creativo. Recuperare travi di legno e assemblare improbabili panchine, ricavare vasi di fiori da vecchi jeans logori, costruire aeroplani giocattolo. Tutti, dal più nobile al più infimo dei berlinesi possono dare una mano.Berlino non è moderna come New York, ma non ha nemmeno delle mura medievali a difenderla o un Colosseo ad abbellirla. Senza essere meravigliosa è irrimediabilmente, inevitabilmente intrigante. In ogni suo angolo si respirano desiderio di libertà e volontà di ricordare. Forse a noi non è bastato il tempo, forse non basterebbe una vita intera, per cogliere appieno il suo spirito. Ma se mai avrete la fortuna di vedere Berlino coi vostri occhi, cercatelo. La caccia è aperta.■

Nome: PATRIZIA MACCELLI Professione: PROFESSORESSA DI LETTERE Come si definirebbe in un aggettivo? Pessimista 1)Sa cucinare? Se sì, da chi ha imparato? Sì, mio marito e mia figlia intanto non si lamentano e sono entusiasti! Ho imparato un pò al telefono da mia mamma e poi consulto anche le ricette di cucina su internet... tradizione e innovazione! 2) Qual è la ricetta che le viene meglio? Ce la può dare? Secondo mia figlia, gli spaghetti con le polpettine.Oppure ricette semplici come la torta di mele con salsa all'inglese aromatizzata alla cannella calda. 3) Qual è secondo lei la merenda ideale per l'intervallo? La frutta, perchè sazia, soprattutto se è un frutto zuccherino come la banana o l'uva che non sarà dietetica, ma è ricca di potassio; consente di tornare riposati dopo l'intervallo, non appesantisce e permette di arrivare all'ora di pranzo. 4) Nella scala di priorità della vita, il cibo per lei che posto occupa? Sicuramente non il primo, si mangia per vivere, non si vive per mangiare, ma se diciamo la verità, quando siamo intorno a una bella tavola, la socializzazione diventa anche più facile.

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VIAGGI & GASTRONOMIA

A cura di Tiziana Pezzo�

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Berliner pfannkuchen Non vi posso negare, cari lettori, che del mio viaggio nella capitale tedesca ricordo con molto piacere la mattina del secondo giorno e quella Bäckerei (panetteria) vicino alla stazione della metro di Alexanderplatzt, la piazza centrale della città dominata dalla torre della televisione e caratterizzata dalla “Fontana dell’amicizia fra i popoli”.Qui ho avuto l’occasione di assaggiare i Berliner Pfannkuchen: dolci di origine austro- tedesca denominati in questo modo in germania del nord e più comunemente conosciuti come Krapfen.Tornata a casa ho avuto il grande desiderio di riprodurli con le mie mani e dato che hanno ricevuto l’approvazione dei miei cari amici, ma anche dei più critici degustatori (l’impaginatrice del giornalino e… la mamma) ho deciso di condividere la ricetta con voi.Il Krapfen autentico andrebbe fritto nell’olio o nello strutto. Io ho scelto di cuocere i dolci in forno in modo tale che siano più leggeri, più veloci da realizzare e ugualmente buoni.

INGREDIENTI:

-Limoni la scorza grattugiata di 1 -Vanillina 1 bustina -Latte 250 ml -Sale 5 g -Burro 120 g -Farina Manitoba 350 g -Lievito di birra 25 g -Zucchero 60 g -Malto 1 cucchiaino -Uova medie 2 più un tuorlo -Farina 00 150 g -Marmellata di albicocche 200gr

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VIAGGI & GASTRONOMIA

A cura di Tiziana Pezzo�

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-Zucchero a velo q.b.

PROCEDIMENTO:

1) Sciogliete il lievito di birra in mezzo bicchiere di latte intiepidito con un cucchiaino di zucchero. 2) Sbattete le uova e mescolatele con il latte rimasto, lo zucchero semolato e la vanillina. 3) Setacciate le farine e versatele in una ciotola aggiungendo poi la buccia grattugiata del limone. Mescolate e unite poco alla volta il composto di latte, lievito e zucchero. 4) Subito dopo unite il composto di latte, zucchero e uova. Lavorate bene tutti gli ingredienti fino a ottenere un impasto omogeneo, quindi unite il burro ammorbidito e tagliato a pezzetti. Lavorate l’impasto fino a che diventerà liscio e molto elastico. 5) Adagiate l’impasto in un recipiente coperto con un panno, dove lo lascerete lievitare per almeno 2 ore (il volume dovrà triplicare). Quando l’impasto sarà lievitato, stendetelo con un matterello in una sfoglia di circa 3 mm, dalla quale, con un bicchiere ricaverete dei dischi del diametro di circa 6 cm. 6) Ponete al centro dei dischi un cucchiaino di marmellata, spennellatene il bordo con dell’albume e ricoprite il tutto con un altro disco premendo bene i bordi. Lasciate riposare per almeno un’ora. 7) Disponete i krapfen su una teglia ricoperta da carta forno e infornate a forno già caldo. Cuocete a 220 per 8-10 minuti, fino ad ottenere un colore dorato. 8) Prima di gustarli lasciateli raffreddare e poi spolverateli di zucchero a velo. ■ GUTEN APPETIT!

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SPORT

A cura di Pierfrancesco Modica

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Dalla champions league alla PROMOZIONE Una scelta particolare e forse unica nel suo genere quella del portiere laziale Marco Amelia. Di sicuro un giocatore noto a tutte le persone che il calcio lo seguono, Marco Amelia, il 22 ottobre 2014, annuncia il suo tesseramento al Rocca Priora, società dilettantistica dell’omonimo comune romano che milita appunto in Promozione, società di cui è anche presidente onorario, direttore tecnico e responsabile della scuola calcio. Ma andiamo a capire chi è veramente questo portiere e a esaminare quindi il suo passato calcistico. Inizia a dare i primi

calci nel “Lupa Frascati”, la società del suo paese natio, per poi essere prelevato dalla “Roma” e iniziare la sua carriera giovanile nella società giallorossa. Fa il suo debutto nel mondo dei professionisti con il “Livorno” nel 2001 e piano piano inizia a ritagliarsi uno spazio importante nel calcio. Nel 2005 viene convocato da Marcello Lippi nella Nazionale Italiana con cui farà 9 presenze. Con essa è campione del mondo nel 2006 con Buffon come vice.Nel 2010 Amelia viene acquistato dal Milan, club nel quale resterà per quattro stagioni e in cui vincerà anche un campionato nell’annata 2010/2011. Nell’estate 2014 il Milan decide di non rinnovargli il contratto; è così che il giocatore si trova svincolato con Cagliari e Lazio interessate all’estremo difensore. Dopo aver analizzato in breve la carriera del portiere laziale viene lecito domandarsi come un giocatore del suo calibro abbia potuto fare una decisione del genere. Amelia annuncia: “Ho deciso di formalizzare

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SPORT

A cura di Pierfrancesco Modica

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anche il mio tesseramento da giocatore oltre a quello attuale di dirigente”. La vera motivazione, quindi, per cui Marco lascia il calcio professionistico non ci è data di conoscerla e possiamo solo provare a fare delle ipotesi basate solo ed esclusivamente su idee dello scrittore. Come risaputo tutto il mondo del calcio è seguito da milioni e milioni di persone, specialmente in Italia e le squadre di Seria A, soprattutto, sono seguite da almeno della metà del popolo nostrano. Le pressioni sulle società da parte dei tifosi sono a volte anche esasperanti e ci si aspetta, giustamente, da parte di giocatori e allenatori il massimo dell’impegno e della serietà, ma non sempre è possibile essere al massimo della forma. Sono sufficienti due, tre partita negative per essere classificato come un possibile fallimento ma non bisogna però dimenticare che prima del giocatore viene l’uomo e, a livello emotivo, fischi o recensioni assai negative da parte di stampa o da parte di organi di informazione possono nuocere all’autostima del calciatore. Non è facile far parte del calcio di oggi, si devono ottenere risultati immediati se non si vuole essere rimpiazzato da persone che non aspettano altro che un passo falso altrui e il ciclo continua. Il nostro Amelia era stanco di tutto ciò, era stanco del degrado in cui pullula il nostro calcio in questo momento e probabilmente ha deciso di dare una svolta alla sua vita; ha deciso di ricominciare da 0; dal campetto di provincia, quello tutto fangoso, forse anche in ghiaia. Ha deciso di riprendere dalla tranquilla partitella della domenica pomeriggio, senza avere i riflettori addosso, senza dover per forza ottenere un risultato positivo, ha deciso di giocare divertendosi, di giocare a calcio. Alla fine il calcio si sa, è lo sport più bello al mondo o comunque quello che accomuna tutti. Bravo Marco, tu hai avuto il coraggio di cambiare, di dare una svolta alla tua vita e ti ringraziamo per averci fatto capire che il calcio è anche altro: è quotidianità, famiglia… Vinci la tua partita portierone.

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SPORT

A cura di Pierfrancesco Modica

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La battaglia di GHONCHEH GHAVAMI

Molto probabilmente tutti ad una prima del titolo si staranno chiedendo chi sia mai questa ragazza e ammetto che neanche io ne conoscevo l’esistenza fino a quando, scorrazzando per Internet, non mi sono imbattutto nella sua storia. Ghoncheh Ghavami, 25 anni, è una ragazza (di origine) britannico-iraniana. Rea di aver commesso il “crimine” di voler assistere ad una partita di pallavolo, Ghoncheh è detenuta nel carcere di Ervin, alla periferia di Teheran. Dal 2012 ,infatti, in Iran alle donne è proibito l’accesso ai palazzetti. Ghoncheh altro non voleva se non entrare semplicemente in uno di essi per potersi gustare una partita di pallavolo. Dopo l’arresto da parte delle forze dell’ordine, Ghoncheh non riuscì ad incontrare il suo avvocato per ben 129 giorni e questa situazione di stallo diede inizio alla sua protesta. Smise di bere e di mangiare mettendo a repentaglio la sua stessa incolumità. Già la nazionale italiana maschile, prima della partenza, aveva realizzato un video per chiedere al governo iraniano di concedere la libertà anche alle donne di poter assistere a eventi sportivi. La pallavolista Valentina Diouf si fa portavoce dell’intera nazionale femminile allo scopo di far valere anche alle donne i diritti che spettano e afferma di sostenere

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SPORT

A cura di Pierfrancesco Modica

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fortemente la causa della 25enne. Sostiene che tutta questa situazione sia ingiusta, barbara e medievale. Lo schiacciatore della nazionale italiana Luca Vettori decide di assumersi responsabilità/ si assume la responsabilità di affermare che la nazionale era dentro quel palazzetto e che tuttavia non avevano notato alcun movimento fuori di esso, seppur si fossero resi conto che alle donne era vietata l’entrata. Senza tanti giri di parole Vettori dice una frase che non lascia nulla al caso: “Violare i diritti di qualcuno è violare i diritti di tutti”. La società “Pallavolo Padova” è stata una delle prime ad attivarsi esponendo lo striscione: “La pallavolo non è un reato”. Ary Graca, presidente del FIVB, esorta anche le altre federazioni del resto del mondo a unirsi alla causa. Questa situazione rispecchia in pieno la condizione della donna nei paesi orientali, una condizione pietosa. Incredibile che ancora nel XXI secolo esistano delle differenze fra i due sessi. Purtroppo è una situazione che ci ritroviamo spesso ad dover affrontare. Contro di essa ci sentiamo impotenti perché in ogni caso noi, umile gente, non possiamo fare chissà cosa/ niente di rilevante. Possiamo solo informarci sulle novità della battaglia di Ghoncheh e rallegrarci solo nel caso di una sua vittoria.Ed è proprio questo che abbiamo il dovere di fare: informarci. A scuola ,quando si studia storia, l’insegnante dice che la sua materia è importante perché attraverso di essa possiamo non ripetere gli errori del passato. Ma tutto questo può diventare vero solo se la gente è informata, solo se conosce anche quello che accade al di fuori della sua casa e fortunatamente noi occidentali oltre al diritto di sapere, abbiamo anche quello di poter conoscere. Personalmente io faccio i miei complimenti a Ghoncheh per il suo coraggio, ma soprattutto li farei al movimento pallavolistico italiano per aver informato la gente riguardo a codesta ingiustizia. Non state mai con le mani in mano. Prendete sempre la vostra posizione. ■

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MODA A cura di Agata Hidalgo

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L'ultima notte COLPISCE

CON CLASSE

er qualche misteriosa dinamica mentale la maggior parte di noi , per quanto magari per il resto dell'anno si sforzi

di non dare nell'occhio, la notte di capodanno cerca di tirare fuori il meglio di sé..e dal proprio armadio, come se fosse l'unica notte che valga davvero la pena di rendere indimenticabile, quasi fosse un necessario rito di passaggio. E' per questo che puntualmente ogni anno l'oro, ed in misura minore l'argento, invadono le vetrine un mese e mezzo prima di capodanno. Ma visto che questi colori si sposano a meraviglia con la cupezza del nero, ecco comparire abiti e abitini neri di tutte le fogge, lunghezze e tagli, impreziositi da dettagli in oro o argento, come ci dimostra la raffinata e sì, piuttosto appariscente ultima collezione del recentemente deceduto stilista re del jet-set

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MODA A cura di Agata Hidalgo

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Nome: MARIA BASILE Professione: DOCENTE DI INGLESE Come si definirebbe in un aggettivo? Vivace 1)Cos'è la moda per lei? La moda per me è... un gioco. 2)Qual è l'accessorio senza il quale non potrebbe uscire di casa? Borsa. 3)Come ci si dovrebbe vestire a scuola? A scuola, secondo me, bisogna avere un abbigliamento sobrio perchè bisogna rispettare il luogo e le istituzioni dove si lavora. 4) Come definirebbe il proprio stile? Sbarazzino.

statunitense Oscar de la Renta. Quest'anno, però, il colore chiave, anch'esso splendidamente combinabile con l'intramontabile oro, è il borgogna, declinato in più di cinquanta sfumatura sulle passerelle, dal rosso più vivido al vinaccia, fino al viola.Una scelta ricercata quanto il viola questo capodanno sarebbe scegliere una minidress color petrolio- facile da trovare a prezzi veramente stracciati anche su e-bay. Le tonalità del

bordeaux, invece, sono spesso pensate in abbinamento al grigio, sia dentro che fuori le location dei party. Niente tacchi impossibili quest'anno: bastano dei modesti décolltées con qualche centimetro di tacco non troppo sottile, facili da gestire nelle notti di festa no-stop. Ma se proprio non sapete rinunciare all'ebrezza dell'altezza, la scelta ricade sui popolarissimi bootie o tronchetti, ormai delineati in mille varianti di colore e stoffe-compresa quella col pizzo. Il pizzo in effetti va ancora forte, si trovi esso a copertura del busto, delle braccia o che fasci un vestito intero e introduca il corpo

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MODA A cura di Agata Hidalgo

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Nome: NADJA SIGISMONDI Professione: MADRELINGUA DI TEDESCO Come si definirebbe in un aggettivo? ALTERNATIV! 1) Cos'è la moda per lei? Bella domanda... la moda per me è sentirsi bene, per esempio quando mi sento un pò depressa ho voglia di vestirmi bene perchè mi dà energia, ma fondamentalmente non è tutto la moda; io ho lavorato nell'ambito dell'alta moda per cui sono abbastanza nauseata dalla moda, secondo me sono anche soldi buttati via, però per una donna è importante sentirsi ogni tanto bene per cui si va a comprare qualcosa di bello. 2) Qual è l'accessorio senza il quale non potrebbe uscire di casa? Le scarpe e la pettinatura. 3) Come ci si dovrebbe vestire a scuola? Certo i décolleté vanno evitati perchè comunque si è in una scuola, non bisogna provocare, ma secondo me ognuno deve vestirsi come ha voglia, perchè rispecchia la propria personalità, ovviamente con un minimo di rispetto. 4) Come definirebbe il proprio stile? E' uno stile mio, sono una persona abbastana trasandata, molto sportiva, non amotuttociò che è vestirsi bene perchè sono molto trasandata e mi piace essere così.

in un vivace gioco di alternanza di pelle e

stoffa. Chi poi il capodanno vuole passarlo

sulla neve non deve temere di passare

inosservato: le paillettes e glitter in avanzo da

pochette e clutch si sono riversati su maglioni

e perfino stivaloni Moonboot. Ma ricordate:

che vi decidiate per uno stile techno o delicato, elegante o aggressivo

l'unico modo per renderlo davvero di classe è dargli

un tocco di personalità. ■

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CULTURA A cura di Anna Bonomelli

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Non basta commuoversi,

BISOGNA MUOVERSI TUTTI

marcia di Libera 2015 Un fiume di gente proveniente da tutta Italia che sfila con bandiere, striscioni, cartelli; c'è chi rimane in silenzio per rispetto ai commemorati, chi intona un coro di protesta, di ribellione pacifica, di speranza... questo è il panorama al quale assisteranno le strade di Bologna, il 21 marzo 2015, primo giorno di primavera. Di cosa si tratta? Dal 1996 ogni 21 marzo si celebra la Giornata della Memoria e dell'Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie. L'associazione contro le mafie "Libera", fondata da don Luigi Ciotti nel 1995, organizza in quel giorno una marcia pacifica scegliendo ogni anno una città differente che ha assistito nel passato a una strage a scapito della legalità. Quest'anno toccherà a Bologna ospitare l'evento, di seguito sono le

CULTURA A cura di Anna Bonomelli

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Non basta commuoversi,

BISOGNA MUOVERSI TUTTI

marcia di Libera 2015 Un fiume di gente proveniente da tutta Italia che sfila con bandiere, striscioni, cartelli; c'è chi rimane in silenzio per rispetto ai commemorati, chi intona un coro di protesta, di ribellione pacifica, di speranza... questo è il panorama al quale assisteranno le strade di Bologna, il 21 marzo 2015, primo giorno di primavera. Di cosa si tratta? Dal 1996 ogni 21 marzo si celebra la Giornata della Memoria e dell'Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie. L'associazione contro le mafie "Libera", fondata da don Luigi Ciotti nel 1995, organizza in quel giorno una marcia pacifica scegliendo ogni anno una città differente che ha assistito nel passato a una strage a scapito della legalità. Quest'anno toccherà a Bologna ospitare l'evento, di seguito sono le

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CULTURA A cura di Anna Bonomelli

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parole di don Ciotti in merito alla scelta: " noi veniamo in questa regione anche per non dimenticarci del 2 agosto 1980, per non dimenticarci di Ustica, di quel 19 di marzo dell'uccisione di Marco Biagi, per non dimenticarci che sono tutte vittime del terrorismo, delle stragi, delle mafie, della criminalità, tutti morti per la democrazia e la libertà del nostro paese". La scelta del giorno, il primo di primavera, è simbolo di rinascita, la rinascita della speranza per un futuro migliore. Inoltre la marcia è anche un occasione di incontro con i parenti delle vittime di mafia che hanno trovato il coraggio di reagire e grazie a Libera hanno potuto rendere la loro volontà di riscattarsi un'azione concreta, non violenta, strumento di impegno e di pace. Durante tutto il percorso verranno scanditi i 900 nomi di quella lista che, purtroppo, continua tutt'oggi a tingersi di rosso, rosso come il sangue versato innocentemente da

coloro che lottavano attivamente per un mondo migliore. La marcia non vuol essere un evento eccezionale, bensì la tappa di un percorso, la moltitudine di gente che ogni anno vi partecipa contribuisce ad alimentare la speranza in un cambiamento che risiede in ogni cittadino voglioso di legalità, ma la memoria e

l'impegno devono continuare tutto l'anno e devono essere confermate a partire dalle azioni quotidiane del singolo. Sarebbe bello che anche noi il prossimo marzo divenissimo parte di quella folla che occuperà le strade di Bologna per lasciarci trasportare un po’ più a fondo in un mondo di cui forse molti di noi

CULTURA A cura di Anna Bonomelli

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conoscono solo la superficie. "Saremo insieme per non dimenticare, credendo in una società più giusta, facendo della memoria il seme di una nuova speranza poggiata sui fatti, sull'impegno sociale, civile e politico: guardare avanti e costruire un futuro diverso. Non basta commuoversi, bisogna muoversi tutti. Il 21 marzo i sogni e le speranze delle vittime delle mafie cammineranno sulle nostre gambe". ■ EQUO E SOLIDALE A SAN PAOLO D'ARGON Dal 29 novembre al 24 dicembre, presso l'oratorio di San Paolo d'Argon, potrete recarvi alla bottega equosolidale, gestita dal gruppo Altrascelta e dal gruppo giovani Adelphos, per scegliere i regali di natale (e non solo) in modo più consapevole! 1) Cos'è il commercio equosolidale? E' un tipo di commercio alternativo, basato sul dialogo, la trasparenza e il rispetto, che mira a uno sviluppo sostenibile complessivo assicurando i diritti per produttori marginalizzati dal mercato e dei lavoratori, specialmente nel Sud del mondo.

2)Quando è aperta la bottega a San Paolo d'Argon? Da Martedì a Venerdì e Domenica dalle 15:00 alle 19:00. Sabato orario continuato fino alle 20:00. 3)Cosa potrete trovare in bottega? Prodotti di artigianato, alimentari, presepi, materiale informativo e cesti regalo personalizzati. ■

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CULTURA A cura di Anna Bonomelli

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conoscono solo la superficie. "Saremo insieme per non dimenticare, credendo in una società più giusta, facendo della memoria il seme di una nuova speranza poggiata sui fatti, sull'impegno sociale, civile e politico: guardare avanti e costruire un futuro diverso. Non basta commuoversi, bisogna muoversi tutti. Il 21 marzo i sogni e le speranze delle vittime delle mafie cammineranno sulle nostre gambe". ■ EQUO E SOLIDALE A SAN PAOLO D'ARGON Dal 29 novembre al 24 dicembre, presso l'oratorio di San Paolo d'Argon, potrete recarvi alla bottega equosolidale, gestita dal gruppo Altrascelta e dal gruppo giovani Adelphos, per scegliere i regali di natale (e non solo) in modo più consapevole! 1) Cos'è il commercio equosolidale? E' un tipo di commercio alternativo, basato sul dialogo, la trasparenza e il rispetto, che mira a uno sviluppo sostenibile complessivo assicurando i diritti per produttori marginalizzati dal mercato e dei lavoratori, specialmente nel Sud del mondo.

2)Quando è aperta la bottega a San Paolo d'Argon? Da Martedì a Venerdì e Domenica dalle 15:00 alle 19:00. Sabato orario continuato fino alle 20:00. 3)Cosa potrete trovare in bottega? Prodotti di artigianato, alimentari, presepi, materiale informativo e cesti regalo personalizzati. ■

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