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LAM 2010 Kevin Waldvogel, classe 4B Liceo Locarno Docenti responsabili: Valerio Sala e Thomas Ron

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LAM 2010 – Kevin Waldvogel, classe 4B

Liceo Locarno

Docenti responsabili: Valerio Sala e Thomas Ron

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Immagine di copertina: bambini irlandesi disperati in cerca di qualche tubero con cui sfamarsi durante la carestia irlandese (1845 – 1849).

Fonte: www.historyplace.com

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Ringraziamenti

Ringrazio il sig. ing. Luigi Colombi, direttore e responsabile del servizio fitosanitario ticinese, per la sua collaborazione in ambito biologico nella descrizione della malattia che si è rivelata più volte preziosa e utile per l’arricchimento del mio lavoro di ricerca.

Un altro ringraziamento va rivolto ai sig. ing. Mario Bertossa, di stanza alla stazione di ricerca Agroscope di Cadenazzo, e al sig. ing. Tiziano Pedrinis, dell’ufficio di consulenza agricola ticinese. Entrambi si sono dimostrati da subito interessati al mio tema di ricerca e attenti e premurosi nel rispondere alle mie domande. Il primo mi ha dato l’occasione di osservare la malattia sul campo e di fare qualche fotografia, cosa che ho particolarmente apprezzato e che ha dato un tocco originale al mio lavoro, mentre che il secondo si è dimostrato molto abile nel fornirmi indicazioni dettagliate riguardo la coltivazione di tuberi nei suoli ticinesi. Ringrazio i miei genitori, che nonostante non abbiano conoscenze specifiche in materia, sono sempre rimasti al mio fianco dando il massimo e utilizzando tutte le risorse in loro possesso per aiutarmi e sostenermi nell’impresa. Da ultima ma per questo non meno importante ringrazio Daniela Vitali, la cui collaborazione nell’ambito dell’informatica si è rivelata fondamentale per la presentazione del mio lavoro. Aiuto senza il quale non avrei mai potuto rispettare i termini di scadenza.

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Introduzione pag. 1

A) PARTE BIOLOGICA

1. Il parassita pag. 2

1.1. Uno sguardo d’insieme pag. 2

1.2. Descrizione/analisi del parassita pag. 2

1.2.1. Dominio di appartenenza pag. 3

1.2.2. Regno di appartenenza pag. 4

1.2.3. Classe di appartenenza pag. 5

1.3. Il ciclo biologico pag. 6

1.3.1. La riproduzione asessuata (o agamica) pag. 7

1.3.2. La riproduzione sessuata pag. 7

1.3.3. Approfondimenti pag. 9

2. Una vita da parassita pag. 12

2.1. Condizioni necessarie alla propagazione del patogeno pag. 12

2.2. Sintomatologia pag. 15

2.2.1. Sintomi su foglia e stelo pag. 15

2.2.2. Sintomi su patate pag. 16

3. Difesa pag. 18

3.1. Metodi tradizionali pag. 18

3.2. Tecniche moderne pag. 19

3.2.1. Prodotti chimici pag. 19

3.2.2. Mezzi informatici pag. 22

4. La peronospora della patata in Ticino pag. 29

4.1. Le varietà svizzere e la loro interazione con la peronospora pag. 33

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B) PARTE STORICA

1. Introduzione pag. 35

2. La diffusione della patata in Europa pag. 35

3. La patata in Irlanda pag. 36

3.1. Il successo della patata in Irlanda pag. 36

3.1.1. Condizioni generali dell’Irlanda alla vigilia del’600 pag. 36

3.1.2. Il clima pag. 36

4. Inghilterra e Irlanda: un rapporto turbolento pag. 37

4.1. La Riforma e la dinastia Tudor (Il Cinquecento) pag. 37

4.2. I sovrani Stuart e le malefatte di Cromwell (Il Seicento) pag. 38

4.3. Il degrado economico e sociale ( Il Settecento) pag. 42

5. La carestia in Irlanda (1845 – 1849) pag. 43

5.1. L’arrivo della malattia in Irlanda pag. 43

5.2. La diffusione della malattia in Irlanda e i tentativi per contrastarla pag. 45

6. Le conseguenze della carestia in Irlanda pag. 52

6.1. Lo sconvolgimento del quadro socio-economico pag. 52

6.2. Il calo demografico e l’emigrazione pag. 53

6.3. L’emigrazione irlandese in Inghilterra e la sua influenza sulla rivoluzione industriale pag. 54

Conclusione pag. 56

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INTRODUZIONE

L’8 marzo 2010 il Consiglio nazionale ha deciso di prolungare di tre anni la moratoria sull’impiego in

agricoltura di organismi geneticamente modificati (Ogm). Decisione questa che genera grande disaccordo

tra i vari partiti, date le molte opinioni contrastanti riguardo al loro utilizzo.

L’UE, invece ne ha approvato la legalizzazione, aprendo le porte a una patata geneticamente modificata per

la produzione industriale di carta e amido (la cosiddetta patata Amflora), anche questo, oggetto di grandi

discussioni e dibattiti.

La patata riesce dunque ancora oggi ad agitare le acque, seppur in un contesto diverso da quello che

intendo analizzare nel mio lavoro, il quale non tratterà la patata dal profilo genetico, bensì da quello

fitopatologico e storico, attraverso un tuffo nel passato in un periodo in cui la famigerata peronospora

della patata mise in ginocchio un intero paese come l’Irlanda.

Tramite la mia ricerca intendo quindi intraprendere un viaggio attraverso i meccanismi e le dinamiche che

portarono alla grande carestia ( abitudini alimentari del popolo, condizioni del paese in quel periodo,

struttura sociale, …), passando poi alle conseguenze che da essa derivarono, dall’emigrazione ai profondi

mutamenti avvenuti nel Paese (a livello politico, economico e sociale), il tutto accompagnato dallo studio e

dall’osservazione del parassita partendo dalla sua descrizione fino ad analizzarne le interazioni con

l’ambiente: come funziona il suo ciclo biologico? Come spiegare alcuni suoi insoliti comportamenti ? Di

quali condizioni ambientali necessita ?

Questi sono alcuni esempi di domande alle quali intendo dare risposta nel mio lavoro.

Concluderò poi con alcune considerazioni riguardanti la presenza della malattia della patata in Ticino: “la

peronospora della patata nelle nostre regioni rappresenta un problema serio”, ha detto Mario Bertossa,

dell'Ufficio Federale dell'Agricoltura. “Essa rappresenta la forma di infezione più virulenta e aggressiva e

senza i dovuti trattamenti, la patata viene colpita”.

Aspetto questo che ho potuto verificare di persona visitando un campo nei pressi di Cadenazzo colpito dalla

malattia: alla mia vista si è aperto uno scenario desolante.

Il parassita rappresenta dunque anche nelle nostre regioni una minaccia, e di conseguenza andremo a

toccare pure le varie tecniche per far fronte alla malattia, sia in relazione ai nostri giorni, sia al periodo della

carestia.

La motivazione che mi ha spinto a scegliere questo tema va ricercata nel mio interesse nei confronti di

questo minuscolo parassita, che è riuscito a scatenare una reazione a catena di proporzioni gigantesche la

cui onda d’urto si estese fino al Nuovo Mondo, ma anche nella voglia di scoprire il segreto del suo enorme

potere distruttivo, obiettivo che con il mio lavoro di ricerca intendo raggiungere, sperando di coinvolgere il

lettore nel viaggio attraverso la storia della peronospora della patata.

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A) Parte biologica

1. Il parassita

Viste le particolari caratteristiche del parassita e considerando la moltitudine di processi che

compongono e definiscono la sua vita biologica, ho pensato che fosse più facile per il lettore partire

da alcuni concetti generali, semplici ma fondamentali per indirizzarlo verso un minimo di

conoscenze necessarie per comprendere appieno il mio lavoro di ricerca.

1.1 Uno sguardo d’insieme

Parto dalla premessa che la malattia della patata è piuttosto giovane, soprattutto se pensiamo che i

primi casi documentati risalgono all’inizio del XIX secolo nell’America andina e nel Messico. La

malattia si è poi diffusa nel resto d’Europa1.

Ma cosa successe alle sue coltivazioni di patate e perché?

Ebbene, la causa di tutto è un minuscolo parassita dal potere devastante: la Peronospora della

patata (Phytophthora Infestans). Per anni le popolazioni locali patirono la sofferenza e la fame a

causa di questo organismo facendovi fronte come poterono, senza avere la minima idea di ciò che

stavano combattendo: tanto per fare un esempio c’era addirittura chi attribuiva il deperimento dei

campi a una punizione divina.

Fatto sta che ancora oggi, nonostante le moderne tecniche fitosanitarie, la Peronospora della

patata rimane una minaccia costante per il Vecchio Continente, e il Ticino non fa eccezione.

1.2 Descrizione / Analisi del parassita

La sistematica dei parassiti è piuttosto complessa e pertanto mi soffermerò unicamente sugli

aspetti più salienti, definendo una sorta di documento d’identità del parassita.

Nomenclatura binomia (specie):

Phytophthora Infestans

Fig.1 : foto al microscopio del

parassita. In primo piano, al centro,

ife in fase di specializzazione, che

diventeranno sporangiofori (vedi

glossario a pag. 8 ).

Fonte: http://goimages.co.cc/potato-

famine.html.

1Le conseguenze della malattia in Irlanda saranno l’oggetto del capitolo 6, pag.52.

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Fig. 3: struttura semplificata di un’ifa (Immagine elaborata dall'autore)

Fig.2: esempio di micelio non settato. Fonte: http://www.trufflesitaly.com/it

1.2.1 Dominio di appartenenza

Il dominio di appartenenza è quello Eucariota. L’organismo è infatti

composto da una cellula complessa ed evoluta, di dimensioni maggiori

rispetto a quella procariota, dotata di nucleo e organuli.

La sua struttura richiama in un certo senso quella di una cellula vegetale per

via della spessa parete cellulare di cui è munita.

Nel nostro caso, l’organismo è quindi unicellulare, e la cellula che lo

compone è polinucleata ( il termine esatto è “sincizio”), di forma allungata:

stiamo parlando di un’ifa.

Le ife sono le cellule che costituiscono il micelio, una struttura ramificata

molto piccola che definisce il parassita.

Essendo l’organismo unicellulare, il micelio non è settato, ed il citoplasma

costellato di nuclei è racchiuso da un’unica parete cellulare.

Nella fig. 3 si distinguono chiaramente i vari elementi che compongono la cellula. Qui di seguito, sono brevemente elencate le varie funzioni che compie ciascuna struttura:

Nucleo: contiene il patrimonio genetico della cellula, ed è quindi fondamentale

per la sua duplicazione.

Citoplasma: sostanza acquosa contenente i vari organuli. È fondamentale per gran

parte delle attività cellulari come per esempio metabolismo,

respirazione cellulare e fagocitosi.

Parete cellulare: conferisce rigidità alla cellula, mantenendone la forma caratteristica.

Inoltre la protegge dagli agenti patogeni.

Membrana cellulare: contiene e confina il citoplasma, è responsabile del coordinamento

dello scambio di sostanze nutritive, così come degli scambi respiratori:

la membrana è semipermeabile, e tramite osmosi regola gli scambi

con l’esterno della cellula.

Mitocondri: sono la sede in cui avviene la respirazione cellulare.

Ribosomi: sede in cui avviene la traduzione dell’RNA messaggero in una catena di

amminoacidi (proteine).

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1.2.2 Regno di appartenenza

Questo è un aspetto particolare dell’organismo, sul quale si è dibattuto a lungo e ancora oggi vi

sono opinioni molto diverse al riguardo. Infatti, spesso la sua classificazione risulta incerta: si tratta

di un protista o di un fungo ?

Quel che è certo è che storicamente

il parassita era considerato come un

fungo per via del fatto che si

riproduce mediante spore.

Sostenitore di questa tesi era un

certo Ernst Gäumann (1893 – 1963),

un fitopatologo svizzero che in una

delle sue opere2 classificò gli

Oomiceti come funghi. Fonti più

recenti però, tendono a

considerarlo un protista sulla base

di alcune sue caratteristiche

particolari3.

Innanzi tutto vi è una peculiarità dal

punto di vista chimico, in quanto la

sua parete cellulare è composta da

cellulosa e non da chitina come dei

funghi.

Vi è poi un altro aspetto legato alla

riproduzione: nel caso dei funghi,

contrariamente alla Peronospora,

essa avviene unicamente in modo

asessuato e le spore non sono

munite di flagelli.

Nello specifico si tratta quindi

di un fungo mucillaginoso e più

precisamente di una muffa d’acqua

(vedi fig.4).

2 Cfr. E. Gäumann, Die Pilze: Grundzüge ihrer Entwicklungsgeschichte und Morphologie, Basilea, 1949, p. 10.

3 Cfr. W. Loeffler, Mykologie, New York, 1982, p. 164 - 178.

Fig.4: l’albero di Whittaker raggruppa tutti e cinque i regni (monere, protisti, funghi, piante e animali). Da notare come i funghi mucillaginosi, cerchiati in rosso, sono collocati tra i protisti, anche se al contempo si trovano nel ramo dei funghi. Fonte: L. Alberghina e F. Tonini, Biologia, fondamenti e nove frontiere, vol.2, 2005.

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1.2.3 Classe di appartenenza

L’organismo appartiene alla classe degli Oomiceti: si tratta di organismi che nel corso del tempo ,

evolvendosi, sono passati da una vita acquatica a una vita terrestre e vivono in parte da saprofiti e

in parte da parassiti.

Essi si distinguono per le seguenti caratteristiche:

a) La struttura chimica della parete cellulare, composta da cellulosa.

b) Le zoospore (gli organi con cui avviene la riproduzione asessuata) sono munite di due flagelli

eteroconti (di lunghezza diversa): per questa ragione il parassita appartiene alla divisione degli

Heterokonta.

c) Duplice possibilità di riproduzione: in modo asessuato per favorire la propagazione in

condizioni favorevoli al parassita stesso, e sessualmente per garantire il mantenimento della

specie, soprattutto durante l’inverno.

La prima opzione risulta essere la più utilizzata dal parassita e al contempo la più aggressiva.

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1.3 Il ciclo biologico

L’aspetto in assoluto più interessante della specie Phytophtora infestans è senza alcun dubbio il

ciclo riproduttivo.

Si tratta di un processo assai complicato: le varie fasi che lo caratterizzano sono molte, così come le

modalità che il parassita dispone per riprodursi. Inoltre, troveremo spesso termini e vocaboli

biologici che è importante saper interpretare e distinguere.

Per illustrare al lettore questo punto cruciale del mio lavoro di ricerca, ho pensato di impiegare uno

schema che descrive fase per fase il ciclo biologico. Anche se tende notevolmente a semplificare i

vari processi, ritengo sia un buon punto di partenza.

Per meglio comprendere lo schema, sarà a disposizione un glossario con una sommaria descrizione

degli organi coinvolti durante tutto il processo ( vedi parole in neretto nelle sezioni 1.3.1 e 1.3.2 ).

NB: Il ciclo vitale ha inizio da una pianta infetta e culmina con l’infezione di un’altra.

Fig. 5: il ciclo biologico di Phytophthora infestans. A sinistra della linea tratteggiata sono illustrate le fasi della riproduzione sessuata, a destra quelle della riproduzione asessuata (o agamica).

Fonte: http://www.ermesagricoltura.it (l’immagine è stata modificata)

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1.3.1 La riproduzione asessuata ( o agamica)

Di seguito sono elencate, facendo riferimento allo schema, le diverse fasi della riproduzione

asessuata. Essa risulta essere quella più frequentemente impiegata dal parassita.

1. Finito l’inverno, con l’aumento delle temperature, il patogeno sverna formando il micelio, per

poi diffondersi nella pianta ospite.

2. Una volta diffuso nella pianta, le ife del patogeno fuoriescono dagli stomi, nella pagina inferiore

delle foglie. All’estremità di queste ife si sviluppano gli sporangi; la struttura che ne deriva è

detta sporangioforo. In alcuni casi, se la malattia raggiunge i tuberi, le ife possono anche

fuoriuscire da questi portandosi appresso gli sporangi.

3. Gli sporangi si staccano dalle ife per essere trasportati passivamente dal vento sulle foglie di

altre piante.

4. Raggiunto il nuovo ospite, lo sporangio germoglia rilasciando le zoospore, le quali

germoglieranno a loro volta formando un nuovo micelio. In alternativa, ma sotto determinate

condizioni ( vedi capitolo successivo) , gli sporangi possono germinare direttamente, mediante

un tubolo germinativo che penetra attraverso gli stomi. In questo caso non si parla più di

sporangio, ma di conidio.

5. Una volta ripropagatosi il parassita nel nuovo ospite, il ciclo può ricominciare.

1.3.2 La riproduzione sessuata

La riproduzione sessuata è la caratteristica principale che definisce gli Oomiceti.

Raramente impiegata dal parassita, ha lo scopo di garantire il mantenimento della specie anche

durante periodi sfavorevoli, come ad esempio l’inverno.

Le fasi che la compongono, facendo riferimento allo schema, sono le seguenti.

1. La riproduzione sessuata comincia con l’unione di due ife diploidi ( i gruppi sessuali A1 e A2 )

che portano alla formazione dell’Anteridio ( organo riproduttore maschile ) e dell’ Oogonio

(organo riproduttore femminile ). Una volta formatisi i due gametangi, avviene al loro interno la

cosiddetta “ fase di riduzione” : i gameti in essi contenuti vanno in contro a meiosi, diventando

aploidi. Tale processo ha lo scopo di rimescolare i caratteri ereditari per ottenere nuove

combinazioni genetiche. Si tratta quindi di una forma di evoluzione e di adattamento del

parassita.

2. A questo punto, l’Anteridio e l’Oogone contengono rispettivamente dai 10 ai 30 e dai 100 ai

300 nuclei aploidi. In questo momento cruciale, avviene la copulazione: l’Anteridio feconda

l’Oogone mediante una struttura tubolare.

3. Il risultato dell’unione tra l’Oogone e L’anteridio è la formazione di un’ Oospora diploide: essa

costituisce un’endospora, resistente e in grado di superare l’inverno.

4. Finito il periodo di ibernazione, con il rialzo delle temperature, l’Oospora germina formando

uno sporangio che rilascerà le zoospore. Così, il ciclo continua.

Osservazione importante: Il parassita è dunque diploide durante tutto il suo stadio vitale, fatta

eccezione per la formazione dei nuclei aploidi nei gametangi.

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GLOSSARIO

Stomi: piccole aperture nell’epidermide delle foglie e del fusto che permettono gli scambi gassosi e la traspirazione della pianta.

Fig. 6:

foto al microscopio di uno stoma aperto.

Fonte: Microsoft Encarta 2007 Premium.

Sporangi: strutture cave contenenti le zoospore. Possono germinare direttamente per micelio o lasciare fuoriuscire le zoospore.

Fig.7: foto al microscopio di uno zoo sporangio di phytophthora infestans. Al suo interno è possibile scorgere le zoospore. Fonte: http://www.physorg.com

Sporangioforo: struttura costituita da ife fuoriuscenti attraverso gli stomi, alle cui estremità sono attaccati gli sporangi.

Fig. 8: germinazione di alcuni sporangiofori attraverso gli stomi di una foglia. Alle loro estremità sono ben visibili gli sporangi. Fonte http://ipm.illinois.edu.

Zoospore: organi di diffusione del parassita, che daranno luogo a un nuovo micelio. Nel caso della specie Phytophthora Infestans sono a forma di rene e muniti di 2 flagelli che ne permettono la mobilità. NB: per muoversi, le zoospore hanno bisogno

di acqua.

Fig.9: sporangi mentre rilasciano le zoospore. Fonte: http://ipm.illinois.edu.

Conidio: sporangio che, anziché liberare le zoospore, germina direttamente infettando l’ospite.

Fig. 10: Conidio in fase di germinazione. È ben visibile il tubolo germinativo. Fonte: http://www.ermesagricoltura.it

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Anteridio: organo contenente i gameti maschili. Si tratta di una cellula polinucleata. In questo caso, esso corrisponde al gametangio maschile.

Fig.11: Copulazione di un Anteridio (2) e di un Oogone(1). Questa è la fase cruciale della riproduzione sessuata. Fonte: E. Müller e W. Loeffler, Mykologie, Georg Thieme Verlag, New York, 1982.

Oogone: organo contenente i gameti maschili. Si tratta di una cellula polinucleata. In questo caso, esso corrisponde al gametangio femminile.

Oospora: organo di ibernazione del parassita che si forma durante la riproduzione sessuata. È particolarmente resistente, quindi in grado di superare condizioni climatiche ostili. Darà luogo a uno sporangio. In natura, si forma molto raramente.

Fig.12: Oospora di Phytophthora Infestans con Anteridio. È possibile notare la spessa parete cellulare. Fonte: Wikipedia.

Gameti: le cellule sessuali di un organismo. Nel caso della Phytophthora Infestans sono i nuclei aploidi contenuti nell’Anteridio e nell’Oogone.

1.3.3 Approfondimenti

Come già detto in precedenza, lo schema semplifica notevolmente il modo in cui avviene il ciclo

vitale. Di conseguenza ritengo necessario un ulteriore approfondimento.

Comincerei con l’approfondire il modo in cui prendono avvio le infezioni4.

Solitamente, dipende dalla quantità sopravvissuta di residui parassitici( zoospore, sporangi,

oospore) nel terreno durante l’inverno. Queste strutture, infatti, sono abbastanza resistenti e la

loro presenza nei suoli è determinante per l’aggressività delle infezioni primarie. Il micelio inoltre, è

in grado di vivere come saprofita5 sui residui di vegetazione. Anche il tipo di terreno svolge un

ruolo importante nella sopravvivenza del parassita: terreni argillosi o limosi permettono infatti una

conservazione migliore rispetto a quelli sabbiosi, in quanto i residui parassitici vengono facilmente

portati in profondità dall’acqua piovana.

4 www.wikipedia.it, consultato durante il mese di luglio 2010.

5 col termine saprofita, si indicano quegli organismi che si nutrono di materia organica morta o in decomposizione.

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Un altro aspetto da approfondire è il modo con cui il parassita penetra nell’ospite: ovviamente,

passare attraverso gli stomi rappresenta l’opzione più agevole, ma in caso di difficoltà dispone di

una valida alternativa. Le zoospore, infatti, possono anche avvalersi di particolari enzimi in grado di

intaccare l’epidermide della pianta per poi penetrare al suo interno.

L’infezione dei tuberi inoltre, può avvenire in due modi diversi: dall’interno stesso della pianta, a

causa della propagazione del micelio, che li infetta; oppure dall’esterno a causa delle piogge, che

dilavano gli sporangi facendoli cadere a terra. Infatti, sia sporangi che zoospore possono

raggiungere i primi 5 – 7 cm di profondità nel terreno, attaccando le patate più in alto6.

Passerei ora all’argomento più delicato da approfondire: la riproduzione sessuata.

Se si osservano più dettagliatamente gli avvenimenti che la coinvolgono, si può individuare uno

scenario abbastanza interessante: in particolare, prenderemo in esame il momento della

copulazione.

Una volta formatisi i due gametangi e avvenuta la fase di riduzione, l’Oogone si prepara per essere

fecondato, mediante una serie di processi che ora andremo ad analizzare, facendo riferimento alla

fig.13: le fonti consultate7 sembrano confermare la seguente teoria.

6 www.ermesagricoltura.it, consultato durante il mese di luglio 2010.

7 Cfr. E. Gäumann, Die Pilze, p. 72 – 75, e E. Strasburger e altri, Trattato di Botanica, Milano, 1968, p. 481 - 482

Fig.13: le fasi della copulazione tra un Anteridio e un Oogone di Phytophthora Infestans. Fonte immagini 1-3: E. Strasburger e altri, Trattato di Botanica, Milano, 1968. Fonte immagine 4: E. Müller e W. Loeffler, Mykologie, New York, 1982.

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1. Inizialmente, nell’Oogone (og), tutti i nuclei aploidi sono distribuiti in modo omogeneo nel

citoplasma.

2. Poi, sempre al suo interno, viene attuata una selezione dei nuclei: tutti, tranne uno (b) che

verrà selezionato per la fecondazione, si spostano per rimanere confinati nella regione esterna

del citoplasma. Dopo la selezione, il citoplasma si è quindi diviso in “gonoplasma”(g), la parte

che parteciperà attivamente alla fecondazione; e in “periplasma”(p), dove rimangono confinati

i nuclei scartati. L’Oogone è ora pronto per essere fecondato: l’Anteridio (an), mediante un

budello fecondatore (a), introduce un solo nucleo maschile nel gonoplasma.

3. Il nucleo femminile e quello maschile si fondono nel gonoplasma, generando un’Oospora

diploide (o). I nuclei scartati degenerano.

4. Una volta matura, l’Oospora potrà germinare in uno sporangio (s) che rilascerà le zoospore

(oppure si trasformerà in un Conidio).

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2. Una vita da parassita

Finora ci siamo limitati a dare una descrizione a livello morfologico e riproduttivo del parassita.

Ma concretamente, come è la sua vita ? Come si comporta ? Di cosa ha bisogno per vivere ?

Come si manifesta ?

Di seguito cercheremo di dare una risposta a tutti questi quesiti, al fine di penetrare ancora più in

profondità nell’argomento.

2.1 Condizioni necessarie alla propagazione del patogeno

Il parassita necessita di condizioni climatiche ben precise perché possa diffondersi.

Il suo ciclo vitale infatti, come vedremo, è fortemente influenzato da esse, così come da esse

dipende l’aggressività con cui si manifestano le infezioni .

Di seguito sono esposte alcune considerazioni al riguardo8.

I valori ottimali per la formazione degli zoosporangi sono una temperatura attorno ai 20 °C e

un’umidità relativa del 100%.

Come già detto in precedenza, gli zoosporangi dispongono di due modalità d’ infezione: in caso

di tempo fresco, avviene la germinazione indiretta (rilascio di zoospore). Per garantirla, le

temperature richieste partono da un minimo di 2-3 °C per poi raggiungere le condizioni ottimali

di 12 -13°C, fino a giungere ad un massimo di 24 °C.

La germinazione diretta invece, avviene a temperature più elevate: ci spostiamo dai 24-25 °C

di condizioni ottimali, fino ad un massimo di 30 °C.

Per favorire la penetrazione delle zoospore attraverso gli stomi è necessaria una leggera

pellicola liquida. Infatti per muoversi hanno bisogno di acqua. Inoltre, la fase di penetrazione

dell’ospite è favorita da temperature superiori ai 10 °C.

Il periodo di incubazione varia ovviamente e sempre a dipendenza del clima, dai 2 ai 6 giorni.

In sintesi, Phytophthora Infestans necessita di un clima caldo e umido, con periodi uggiosi alternati

a periodi di insolazione, le temperature comprese tra i 10 e i 25 °C . Piogge, rugiade e nebbie sono

le principali responsabili della propagazione del patogeno.

Anche il surriscaldamento globale, tema attualissimo e molto discusso, è in grado di contribuire alla

sua diffusione.

Se si verificano le condizioni sopra citate, le piante non trattate vengono completamente distrutte,

e può andar perso dal 20 al 40 % del raccolto. In casi estremi, può venire annientata l’intera

produzione.

8 www.wikipedia.it, consultato durante il mese di luglio 2010.

www.agriok.it, consultato durante il mese di luglio 2010.

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Vorrei ora estendere il discorso fin nelle nostre regioni. Esse presentano infatti un clima ideale per il

parassita, e non c’è quindi da sorprendersi se esso costituisce un problema reale dalle nostre parti.

Al sud delle Alpi, durante il mese di luglio, le temperature oscillano mediamente tra i 19 e i 20 °C.

Inoltre, secondo MeteoSvizzera la località più calda della Svizzera è proprio rappresentata dalla

nostra regione, con una media annuale di 11,5 °C !

Inoltre il Ticino è tra le regioni in assoluto più piovose, le cui precipitazioni oscillano tra i 1500 e i

2300 mm di pioggia all’anno ( vedi fig. 14 ).

Per avere un’idea più precisa delle condizioni climatiche annuali, è possibile far riferimento a

queste tabelle riportanti temperatura e precipitazioni medie in due località precise.

Ho ritenuto importante illustrare la situazione di Magadino, in quanto sul piano si concentra

un’importante attività agricola della quale prende parte un grande coltivazione di tuberi,

soprattutto per l’industria.

Fig. 14: carta riportante la distribuzione annuale delle precipitazioni in svizzera. Notare come il Ticino costituisca una delle “zone blu” più importanti. Fonte: Meteosvizzera.ch

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Stazione (Località) Precipitazioni [mm]

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno

Locarno Monti 73 72 104 164 194 167 165 185 191 158 135 61 1668

Magadino/Cadenazzo 78 84 114 187 211 185 162 172 187 173 153 67 1772

Stazione (Località) Temperatura [°C]

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno

Locarno Monti 2.6 4.1 7.4 11.0 14.5 18.1 20.8 19.9 16.8 12.0 6.7 3.7 11.5

Magadino/Cadenazzo 0.2 2.7 6.7 10.7 14.6 18.2 20.6 19.6 16.1 10.9 5.1 1.1 10.5

Fig.15: le tabelle illustrano i dati raccolti da due stazioni meteorologiche. Da notare come il periodo da aprile fino a settembre – ottobre costituisca un periodo a rischio per le coltivazioni delle nostre regioni. Fonte:www. Meteosvizzera.ch, consultato durante il mese di giugno 2010.

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Fig. 16: foto mostranti i caratteristici sintomi sulla foglia. Nella foto in alto si osservano le tipiche chiazze marroni, mentre nella foto in basso viene mostrato un dettaglio della pagina inferiore: si distingue la muffetta biancastra. Fonte:http://www.britannica.com

2.2 Sintomatologia

Siccome la morte della pianta sopraggiunge dopo pochi giorni dall’apparizione dei primi sintomi, è

importante per gli agricoltori saperli riconoscere immediatamente, al fine di impiegare il

trattamento adeguato.

Giunti a questo punto ritengo sia d’obbligo anche per noi addentrarci nella sintomatologia del

parassita, per osservare in che modo si manifesta.

2.2.1 Sintomi su foglia e stelo

Spesso, l’infezione si verifica prima ai margini delle

foglie, dove le goccioline d’acqua si mantengono più a

lungo.

Inizialmente si hanno delle macchie giallognole, che

poi imbruniscono. In seguito le foglie deperiscono,

seccando e assumendo una colorazione marrone che

ricorda la ruggine: per questa ragione, quando

l’origine della malattia era ancora un mistero, veniva

indicata come “la ruggine delle patate”9.

Se le condizioni sono particolarmente idonee allo

sviluppo del patogeno, è possibile osservare una

muffetta biancastra sulla pagina inferiore delle foglie

infette: si tratta degli sporangiofori che fuoriescono

dall’organismo ospite10.

Questo sintomo è riconducibile a quello dell’Oidio,

un’altra malattia delle piante causata da una diversa

tipologia di parassiti (Ascomiceti), che colpisce le

piante erbacee e la vite. La peronospora della patata

viene quindi spesso soprannominata come “falso

Oidio”.

Sul fusto appaiono striature brunastre che col passare

del tempo ne provocano il deperimento, ostacolando

alcune funzioni vitali della pianta, come ad esempio la

fotosintesi.

9 Cfr. R. N.Salaman, Storia sociale della patata, Milano, 1985, cap.15 – 16.

10 Cfr. sezione 1.3.1, pag.7.

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2.2.2 Sintomi su patate

Parto dal presupposto che, anche se non c’è un attacco diretto, i tuberi vengono comunque

danneggiati dal deperimento del fusto e delle foglie. La fotosintesi infatti, viene a mancare,

impedendo al tubero di accumulare le sostanze di riserva necessarie alla sua sopravvivenza.

Sulle patate troviamo la formazione di chiazze scure, di tonalità marrone, che diventano nere con

l’avanzare dell’infezione (vedi fig.19, immagine a destra). Con il passare del tempo, le aree colpite si

infossano e assumono una consistenza spugnosa.

In queste aree, si sviluppano marciumi molli che emanano un odore pungente. In casi particolari si

assiste al completo disfacimento del tubero a causa del successivo insediamento di altri funghi e

batteri.

In genere, tutte queste manifestazioni vengono favorite durante il periodo di conservazione in

magazzino.

Fig.17: Foto di uno stelo allo stato iniziale della malattia. Da notare al centro una striatura brunastra. Foto scattata in un campo nei pressi di Cadenazzo.

Fig. 18: Oidio su una foglia di zucca. Anche qui ritroviamo la muffa biancastra. Fonte: www.wikipedia.it

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Fig. 19: sintomi della malattia all’interno e all’esterno di una patata. Si può osservare come non vi è un confine netto tra le aree colpite e quelle sane. Nella foto a sinistra si distingue chiaramente un infossamento nella parte centrale, segno che la malattia è passata ad uno stadio avanzato. A questo punto il tubero è irrecuperabile. Notare, nella foto a destra, come in corrispondenza delle aree più scure vi è la presenza di infossamenti piuttosto marcati. Fonte immagina a sinistra: http://www.biolib.cz Fonte immagine a destra: http://visualsunlimited.photoshelter.com

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3. Difesa

Sin dai tempi della grande carestia in Irlanda, l’uomo ha continuamente cercato di opporsi alla

malattia della patata, anche se allora i mezzi a disposizione erano davvero pochi.

Inoltre, si trattava di una malattia totalmente nuova e per questo, sconosciuta.

Bisognava quindi cominciare da zero, e fu così che col passare del tempo emersero le prime

tecniche semplici, tradizionali, che diedero discreti risultati.

Gli orticoltori irlandesi cominciarono quindi a conoscere la malattia, identificando i sintomi ed

agendo di conseguenza.

Oggi la situazione è ben diversa. Grazie ai moderni prodotti fitosanitari che l’industria chimica offre

è possibile, intervenendo tempestivamente, reprimere facilmente l’infezione.

Scopo di questo capitolo è analizzare gli aspetti delle varie tecniche di difesa, sia tradizionali che

moderne, confrontandole e discutendone l’efficacia.

3.1 Metodi tradizionali

Di solito, l’agricoltore cerca in primo luogo di scongiurare il ricorso ai prodotti chimici attraverso

delle pratiche ben precise che, anche se possono risultare banali, costituiscono un grande aiuto

nella lotta contro la peronospora.

Visto che la loro efficacia non è sempre ottimale, vengono soprattutto impiegate a scopo

preventivo.

Di seguito ne sono elencate le più note.

Eliminare i residui vegetali (del raccolto precedente) sul campo prima di piantare nuove

patate. Ciò renderà più difficoltosa la sopravvivenza del parassita nel terreno.

Impiegare semi sicuramente sani per diminuire la vulnerabilità della pianta stessa al patogeno.

Abbassare la densità dell’impianto per limitare il più possibile la diffusione delle zoospore su

nuovi ospiti.

Piantare patate ad altezze più elevate, in quanto nelle regioni montagnose sono meno

soggette alle infezioni (è più fresco e secco).

Questo metodo risulta particolarmente efficace, come dimostra la seguente testimonianza

storica, risalente al periodo della carestia, di un ricco proprietario terriero irlandese che

coltivava patate su di un terreno montagnoso.

“ Il 1° agosto rimasi colpito nel sentire voci secondo le quali tutti i campi di patate nel distretto

erano infetti e che le piante in decomposizione emanavano cattivo odore. Mi alzai

immediatamente per verificare queste voci e mi diressi al mio terreno che trovai in ottime

condizioni, in piena fioritura, con gli steli che si intrecciavano lussureggianti e promettevano

uno splendido raccolto … Scendendo dalla montagna e attraversando a cavallo la piana vidi

che in molti campi le foglie delle patate apparivano bianchicce e avvertii uno strano odore che

permeava l’aria intorno ai campi.”11

11 Tratto da: R. Kee, Storia dell’Irlanda, Milano, 1995, pag. 70.

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Impiegare varietà resistenti. Questo è un aspetto interessante che sarebbe meglio

approfondire, anche perché coinvolge tutto il territorio elvetico.

In Svizzera viene infatti coltivata una gran varietà di patate, ognuna con caratteristiche diverse ,

come ad esempio la suscettibilità alla peronospora.

E proprio in questo contesto risiede un problema non indifferente: spesso, le patate più

resistenti hanno poco successo sul mercato in quanto non possiedono determinate qualità che

esso richiede, come ad esempio un elevato quantitativo di amido per la produzione industriale

di chips.

Questo argomento lo ritratteremo nella sezione dedicata alla peronospora in Ticino, ma per ora

basti sapere che non è sempre possibile ricorrere a questo metodo per salvaguardare il proprio

raccolto.

Parsimonia nell’impiego di concimi azotati, al fine di evitare la formazione di un microclima

umido.

Rimuovere i tuberi infetti prima dello stoccaggio, dato che Phytophtora Infestans e altri funghi

saprofiti sopravvivono anche in magazzino.

3.2 Tecniche moderne

Dalla comparsa dei primi sintomi, l’agricoltore è costretto ad impiegare prodotti chimici. Diventa

quindi necessario applicare tempestivamente degli interventi fungicidi: solitamente, per abbattere

l’infezione ne sono necessari dai 3 ai 5, a dipendenza dell’aggressività.

È inoltre importante ricordare che è necessario impiegare alternativamente più prodotti analoghi

per evitare eventuali forme di adattamento e resistenza del patogeno.

Di solito, i primi trattamenti vengono applicati quando si verificano le condizioni ambientali

favorevoli all’infezione.

In questo senso possono essere d’aiuto i mezzi informatici, come ad esempio modelli previsionali e

bollettini elettronici informativi, sui quali ci soffermeremo in seguito.

3.2.1 Prodotti chimici

Inizierei dalle diverse tipologie di fungicidi presenti sul mercato. Attualmente ne esistono tre,

ognuna con una funzione ben precisa e da impiegare in determinate condizioni.

a) Prodotti da contatto (solitamente contenenti del rame): offrono una protezione esterna,

formando una pellicola protettiva attorno all’apparato fogliare, senza però penetrare nella

pianta. Costituiscono il primo prodotto contro la peronospora in caso di infezioni deboli o allo

stadio iniziale.

b) Prodotti penetranti: sono in grado di penetrare all’interno della pianta, offrendo una

protezione più efficace. Vengono impiegati in caso di infezioni più aggressive.

c) Prodotti sistemici: penetrano e circolano in tutta la pianta attraverso la linfa. Costituiscono la

misura più efficace e come i prodotti penetranti, vengono impiegati in condizioni

particolarmente rischiose.

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NB₁ : Tali prodotti possono essere soluzioni liquide o composti da micro granuli. In entrambi i casi, essi

vengono disciolti in acqua per essere impiegati.

Per quanto riguarda il modo d’uso, ogni ditta produttrice si occupa di enunciare il dosaggio

prescritto per ogni singolo prodotto in L / ettaro o in Kg / ettaro, a seconda del tipo.

È invece a discrezione dell’orticoltore la quantità di acqua da utilizzare: mediamente si opta per

misure come 600 L / ettaro.

NB₂ : Anche se il rame viene impiegato soprattutto dagli agricoltori biologici, può essere aggiunto ai

prodotti penetranti e sistemici per aumentarne ulteriormente l’efficacia: esso è infatti in grado di

ostacolare la germinazione degli sporangi.

Di seguito è elencata in ordine alfabetico una parte dei prodotti fitosanitari impiegati e riconosciuti

in Svizzera. Per la lista completa è possibile consultare il sito dell’Ufficio Federale dell’Agricoltura

(UFAG): www.blw.admin.ch .

Elenco dei prodotti fitosanitari (stato: 03.08.2010)

Agenti patogeni:

Nome: Peronospora della patata

Latino: Phytophthora Infestans

Prodotti contro questi agenti patogeni

Prodotti autorizzati per almeno un'indicazione contro questo agente patogeno:

Acrobat MZ WG

Acuprilene M

Addax DG

Adinil 75 WDG

Agrizeb 80

Agrizeb DG

Aliado 75 DF

Amarel

Amistar

Antracol combi (Bew. suspendiert/Aut. suspendue/Aut. sospesa)

Asar WDG

Banko 500

BASF-Maneb-Spritzpulver

Belrose Winterspritzmittel

Bordeaubrühe S / Bouillie bordelaise S

Bouillie bordelaise

Bouillie bordelaise Phyteurop

Bouillie bordelaise Procida (Bew. beendet/Aut. révoquée/Aut. revocata)

Bouillie bordelaise RSR

Bouillie bordelaise RSR (Bew. suspendiert/Aut. suspendue/Aut. sospesa)

Bouillie bordelaise Sédagri

Bouillie bordelaise Siapa

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Bouillie bordelaise Tradi-agri

Bravo

Bravo 500

Bravo 75 WG

Bravo pépite (Bew. suspendiert/Aut. suspendue/Aut. sospesa)

Brionil 75 WDG

Callicuivre 50

Capito Pilzschutz für Gemüse, Kartoffeln und Zierpflanzen

Capito Valbon

Chlorotal 500

Chlorothalonil

I prodotti contro la peronospora sono davvero molti: in Svizzera ne sono riconosciuti circa 250.

Anche se il mercato offre una vasta gamma di prodotti, in Ticino ne viene impiegato un numero

piuttosto ristretto. Più in particolare viene fatto capo alle seguenti industrie:

Syngenta

Stähler

Omya

Bayer

Di seguito sono elencati i prodotti impiegati dagli orticoltori ticinesi. Nel caso di Revus e Tattoo C,

Syngenta e Omya prescrivono un dosaggio di 2,5 kg / ettaro.

a) Prodotti Syngenta

Ridomil Gold (sistemico)

Revus (penetrante)

Epoque (contatto)

b) Prodotti Omya

Tattoo C (sistemico)

c) Prodotti Stähler

Valbon (penetrante)

d) Prodotti Bayer

Consento (sistemico)

Fig.20 : foto di alcuni dei prodotti elencati. Fonti: www.syngenta.be http://rolno-ogrodniczy.pl http://en.unichem.si

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3.2.2 Mezzi informatici

Grazie ai mezzi tecnologici odierni è possibile prevedere quando si verificheranno momenti di

rischio d’infezione elevato, inoltre siamo in grado di essere sempre informati sul pericolo

fitosanitario.

Anche l’informatica quindi è in grado di fornire un aiuto all’agricoltore nella propria attività: ecco in

che modo.

A. Bollettini fitosanitari

Il servizio fitosanitario ticinese si mette a disposizione per pubblicare su internet dei bollettini

informativi settimanali con lo scopo di tenere gli agricoltori sempre aggiornati sulle malattie più

frequenti.

Su questi bollettini compaiono informazioni come l’aggressività delle malattie, le specie vegetali a

rischio, e suggerimenti per evitare l’insorgere di infezioni.

Su richiesta, i bollettini possono essere ricevuti comodamente per posta elettronica.

Per avere un’idea più precisa, è stato recuperato un bollettino del 3 maggio 2010.

CAMPICOLTURA: ATTENZIONE ALLA FITOFTORA DELLE PATATE La fitoftora (Phytopthora infestans) è la malattia più importante della patata.

Negli ultimi anni si sono manifestati numerosi focolai anche su colture precoci per il mercato fresco

e per l'industria.

Le colture devono quindi essere protette nei giorni immediatamente successivi al ritiro del foglio

plastico.

Le piante coltivate fino a questo momento sotto la plastica hanno sovente una foglia molto tenera e

sono quindi più recettive agli attacchi della malattia.

Per le colture di patate di campo aperto eseguire il primo trattamento, quando la massa fogliare

assume una certa importanza (Terreno coperto).

Per questo primo trattamento consigliamo un prodotto contenente una componente sistemica o

penetrante (Acrobat MZ, Consento, Epoque, Revus, Revus MZ, Ridomil Gold, Rover Combi,

Tattoo, Valbon).

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Le infezioni e le sporulazioni del fungo della malattia intervengono quando sull'arco delle 24 ore si

verificano le seguenti condizioni:

1. precipitazioni superiori a 0,1 mm in 6 ore;

2. umidità relativa superiore al 90% per almeno 6 ore consecutive;

3. temperatura media della giornata di 10°C.

Per operare con una certa garanzia, le strategie di lotta contro la fitoftora della patata devono essere

basate sulle seguenti regole generali:

• Ripetere il trattamento dopo 10 giorni oppure, a dipendenza del prodotto utilizzato, dopo una

precipitazione di 20-30 mm.

• Per chi fa uso di prodotti di solo contatto (senza componente sistemica o translaminare) il

trattamento deve essere ripetuto già dopo 7 giorni.

• L'aggiunta di un prodotto rameico alla dose di 1 kg/ettaro migliora l'effetto preventivo contro la

malattia.

Osservazioni in merito all'impiego dei prodotti antiperonosporici:

• Se sulla parcella sono visibili focolai della malattia, impiegare un prodotto con componente

sistemica e ripetere l'intervento dopo 4-5 giorni, cambiando le materie attive. Per evitare

l'insorgere di resistenze, non utilizzare prodotti sistemici già impiegati nella medesima parcella.

• I prodotti sistemici su una parcella sono autorizzati al massimo 3 volte per stagione. Ultimo

intervento: fine di luglio. Sulle colture tardive, intercalare quindi interventi con prodotti di solo

contatto.

• Termine di attesa per gli interventi antiperonosporici: 3 settimane prima della raccolta.

Dopo averlo esaminato, è possibile notare come questo breve estratto fornisca indicazioni molto

dettagliate su come difendersi da eventuali attacchi di peronospora.

B. Phytopre.ch

Consultando il sito www.phytopre.ch è possibile osservare in tempo reale la distribuzione di

eventuali focolai e infezioni di peronospora in corso su tutto il territorio svizzero. A ciò si aggiunge

la possibilità di visualizzare un rapporto delle infezioni avvenute nell’ultimo mese per ogni cantone,

ed è possibile informarsi sulla suscettibilità alla malattia di ogni singola varietà.

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C. Modelli previsionali

Fig. 21: dati prelevati direttamente da Phytopre. In alto, cartina illustrante le infezioni in corso in Svizzera il primo d’agosto 2010. In basso, un rapporto delle infezioni per cantone dal 27 maggio al 13 agosto 2010. Fortunatamente, in Ticino non sono stati riportati casi. Fonte:www.Phytopre.ch

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Allo scopo di prevedere lo sviluppo di periodi a rischio di infezione e la loro evoluzione, viene

spesso fatto ricorso a dei modelli previsionali.

Ne esistono di differente tipo, applicabili a specie vegetali diverse: per la peronospora della patata

viene utilizzato un sistema combinato di due modelli, denominati IPI e MISP. Il modello IPI viene

anche impiegato contro la peronospora del pomodoro.

In base alle informazioni ricavate, i membri del settore agricolo possono valutare la scelta del

fungicida più adatto per applicare il trattamento antiperonosporico.

In questo capitolo andremo a conoscere più da vicino il funzionamento di questi modelli,

analizzandoli singolarmente.

C.1 Il modello previsionale IPI

Il modello previsionale IPI ( Indice di Potenziale Infettivo ) è stato elaborato dal servizio fitosanitario

regionale dell’Emilia – Romagna.

Esso viene integrato per la patata dal modello MISP, ed è in grado di interpretare l’evoluzione della

malattia sulla base di tre parametri climatici: temperatura, pioggia e umidità relativa, i cui valori

minimi considerati sono una temperatura giornaliera maggiore di 7 °C, precipitazioni pari a 0.2

mm, oppure un’ umidità relativa giornaliera del 79%.

Tali parametri permettono di calcolare il decorso nel tempo del potenziale infettivo di

Phytophthora Infestans.

Ecco ora come funziona il modello.

Effettuata la raccolta dei dati, viene assegnato un valore numerico ad ogni parametro: da 0 a 1 per

temperatura e umidità relativa, e da 0 a 3 per le precipitazioni.

Questi valori vengono poi elaborati per determinare il fattore di rischio giornaliero secondo la

seguente formula:

dove :

“I.P.I.g” corrisponde al valore di potenziale infettivo giornaliero

“IT” corrisponde al valore della temperatura media giornaliera

“IP.g” corrisponde al valore delle precipitazioni medie giornaliere

“I.UR” corrisponde al valore dell’umidità relativa media giornaliera

In seguito, IPI.g viene cumulato fino a raggiungere una determinata soglia di rischio: il modello

prende in considerazione il seguente valore limite (IPI cumulato).

IPI cumulato patata = 10

IPI cumulato Pomodoro = 15

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Per riassumere, il modello IPI è definito dai seguenti elementi, ricavati da indirizzi web12

specializzati nella descrizione dei modelli previsionali. per meglio districarsi tra tutti questi dati

sarebbe utile dare un sguardo alle fig.22 e 23.

Dati necessari per l´elaborazione (INPUT)

Data di trapianto della coltura

Temperatura media giornaliera (°C)

Umidità relativa media giornaliera (%)

Precipitazione totale giornaliera (mm)

Le informazioni ottenute (OUTPUT)

Indice di rischio potenziale giornaliero cumulato

Data di superamento della soglia di alto rischio, ovvero quando viene superata la soglia

“15”(pomodoro, vedi fig.23 colonne “IPI tot.” e “rischio”) o “10”(patata): esecuzione del

primo trattamento su patata e pomodoro

12 www.ermesagricoltura.it/Servizio-fitosanitario/I-modelli-IPI-e-MISP, consultato durante il mese di agosto 2010. A

questa fonte fa pure capo la sezione C2.

Fig.22: grafico riportante i dati output del modello IPI. Da notare come il valore limite è situato “15”. Questo perché si tratta di un esempio dell’indice infettivo della peronospora del pomodoro. Fonte:www.fitosanitario.pc.it

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Dalla fig. 22 si evince che il modello si compone di due fasi: una di basso rischio epidemico (quando

l’indice si mantiene al di sotto del valore limite) e un’altra di alto rischio, data dal superamento

della soglia (vedi grafico).

Dal momento in cui ciò avviene, il patogeno è attivo e può dar luogo a possibili infezioni.

C.2 Il modello previsionale MISP

Dopo il superamento della soglia IPI, si passa all’elaborazione dei dati meteorologici secondo il

criterio MISP (Main Infection and Sporulation Period).

Il modello è stato elaborato dalla stazione di ricerca per l’agroecologia e l’agricoltura di Zurigo con

lo scopo di individuare periodi di tempo particolarmente favorevoli alla peronospora della patata.

Esso, per individuare un giorno favorevole all’infezione, prende in considerazione i seguenti

parametri minimi in un periodo di 24 ore:

Almeno 5 - 6 ore di pioggia

6 ore consecutive con un’umidità relativa maggiore del 90%

Temperatura media maggiore di 10 °C

Il modello permette anche di calcolare il periodo di incubazione, dopo il quale sono attesi i primi

sintomi di peronospora.

Dati meteorologici necessari per l´elaborazione (INPUT)

Temperatura oraria (°C)

Umidità relativa oraria (%)

Precipitazione oraria (mm)

Fig.23: Tabella mostrante le date a rischio di infezione. Confrontare le colonne “I.P.I tot.” e “rischio”. Fonte: www.digiteco.it

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Le informazioni ottenute (OUTPUT)

Periodi cruciali per lo sviluppo epidemico: esecuzione dei trattamenti su patata

Output grafico del modello MISP

Fig.24: output grafico del modello MISP. I punti blu corrispondono ai giorni con almeno 5 ore di pioggia. Gli istogrammi indicano i giorni favorevoli all’ infezione. Fonte: www.ermesagricoltura.it

Fig.25: output tabellare del modello MISP. La colonna “MISP” si riferisce al giorno teorico di infezione, mentre che l’ultima a destra si riferisce al termine del periodo di incubazione relativo a MISP. Fonte: www.ermesagricoltura.it

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4. La peronospora della patata in Ticino

Fig. 26: foto scattate in un campo di patate nei pressi di Cadenazzo. In questo caso l’infezione è stata bloccata in tempo, scongiurando la completa distruzione del raccolto. Queste immagini offrono un chiaro esempio di coma la “ruggine delle patate” possa essere devastante. Fortunatamente l’infezione non è riuscita a raggiungere i tuberi (vedi foto in basso a sinistra).

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Giunti a questo punto risulta ormai chiaro che la Perenospora della patata in Ticino è un problema

reale ed è presente in larga scala con una certa aggressività (vedi fig. 26).

Come già accennato nell’introduzione infatti, è impossibile scongiurare il raccolto da eventuali

infezioni senza la lotta chimica.

Ma concretamente, quanti sono gli ettari di terreno coltivabile colpiti ogni anno e quanto il raccolto

che mediamente viene perduto ?

La risposta è molto semplice: dipende dal clima, in quanto da esso è a sua volta influenzata la

presenza della malattia.

Per questa ragione, il servizio fitosanitario ticinese non effettua questo tipo di statistiche, e si limita

a pubblicare annualmente un rapporto fitosanitario riportante le malattie più presenti sulla nostra

regione.

Il 2008 è stato un anno particolarmente favorevole alla malattia, come dimostra il seguente

estratto di un rapporto pubblicato proprio verso la fine di quell’anno.

Un altro fattore che favorisce la presenza della malattia in Ticino oltre al clima, sono le varietà di

tuberi che vi vengono coltivate.

In questo contesto sarebbe forse meglio disporre di qualche dato numerico prima di approfondire

questo aspetto, per avere le idee ben chiare.

Parto dal presupposto che nel nostro cantone la patata è solo un prodotto marginale: la superficie

recensita a livello cantonale nel 2010 ammonta infatti a 63 ettari, ben poca cosa se confrontata con

la superficie coltivabile di patate a livello svizzero, pari a circa 11’000 ettari.

Le superfici ticinesi sono così composte:

35 ettari riservati a patate per l’industria (chips) con raccolta in giugno: varietà principale Lady

Rosetta. Tutta questa superficie si trova sotto copertura plastica.

22 ettari dedicati a patate precoci (raccolta in giugno – metà luglio), varietà Agata, Lady Felicia,

Charlotte. Di questa superficie 16 ettari sono sotto plastica e 6 ettari sono in campo aperto.

6 ettari riservati a patate tardive (raccolta ad agosto – settembre), varietà Victoria, Agria,

Désirée.

Il problema è che gran parte di queste varietà presentano una suscettibilità alla peronospora

piuttosto marcata (vedi fig.27 o ev. tabella allegata).

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Inoltre, non è possibile ricorrere a varietà resistenti dato che bisogna sottostare allo specifico

bisogno del mercato.

L’unica consolazione è costituita dal fatto che le colture precoci sono un po’meno soggette alla

malattia, in quanto sono estirpate prima della maturazione totale, rimanendo così meno tempo sul

terreno.

NB: le molte varietà reagiscono in modo diverso alla malattia. Troveremo infatti di quelle che

presentano un apparato fogliare poco suscettibile ma tuberi vulnerabili, e viceversa.

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Fig.27: tabella riportante tutte le varietà di patate che vengono coltivate in svizzera. Da notare la sensibilità alla peronospora delle varietà elencate precedentemente (osservare la quarta colonna grande da destra). Vi sono delle varietà che presentano un apparato fogliare resistente, ma dei tuberi molto vulnerabili e viceversa. Se la tabella non fosse abbastanza comprensibile, è disponibile in allegato una versione più grande. Fonte: www.agroscope.admin.ch

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Vista la mancanza di statistiche delle infezioni in Ticino, sarebbe forse opportuno estendere il

discorso della sensibilità varietale su tutto il territorio elvetico.

4.1 Le varietà svizzere e la loro interazione con la peronospora

Per testare la sensibilità alla peronospora delle varietà svizzere è stato condotto nel 1996,

dall’ufficio fitosanitario cantonale di Neuchâtel, uno studio nella piccola località di Marin, situata

nello stesso cantone. Questa regione presenta infatti le condizioni climatiche ideali per condurre

l’esperimento, a cui prese parte anche la stazione federale delle ricerche agronomiche di Zurigo.

Il tutto è stato organizzato in modo molto semplice: vennero piantati 10 tuberi per ogni varietà; la

distanza tra ciascuna varietà fu organizzata in modo tale che le foglie di varietà diverse non

entrassero in contatto tra loro.

Le osservazioni venivano fatte due volte alla settimana a partire dalla prima infezione (in tutto,

l’esperimento durò dall’11 luglio al 5 settembre 1996) secondo i seguenti criteri:

Fogliame distrutto dalla peronospora (%)

Tuberi sani e malati al raccolto (numero e peso)

Tuberi sani e malati un mese dopo il raccolto (numero e peso)

Una volta concluso, l’esperimento diede luogo ai seguenti risultati:

Fig.28: grafico illustrante la percentuale di fogliame distrutto in funzione dei giorni trascorsi. Notare la sensibilità delle varietà Charlotte, Agria e Désirée. Fonte: fascicolo esperimento

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Di tutte le varietà testate, solo due si rivelarono particolarmente resistenti. Le altre deperirono con

l’arrivo del mese di agosto.

Nella fig. 29 vengono illustrati i risultati secondo i due criteri rimanenti: anche in questo le varietà

Panda e Matilda la fanno da padrone.

In conclusione, sono ben pochi insomma gli avversari di cui la peronospora deve preoccuparsi:

industria chimica o meno, costituirà sempre una minaccia visibile, presente.

E con questo capitolo si conclude il capitolo legato alla parte biologica del mio lavoro di ricerca.

Segue la parte storica, cui scopo è illustrare cause, decorso e conseguenze della malattia della

patata in Irlanda, dal XVI al XIX secolo.

Fig.29: istogramma riportante l’avanzamento della malattia nei tuberi per ogni varietà, al raccolto e dopo un mese di stoccaggio. Se la varietà Charlotte presenta un apparato fogliare assai vulnerabile, per contro i tuberi si dimostrano molto resistenti. Questo dato viene confermato dalla fig.27, prova che dimostra l’eccellente attendibilità dell’esperimento condotto. Fonte: fascicolo esperimento

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B) Parte storica

1. Introduzione

Dopo avere analizzato gli aspetti che coinvolgono direttamente la Peronospora della patata, siamo pronti per affrontare la seconda parte del nostro viaggio attraverso l’analisi storica del profondo solco che si è lasciata dietro, soffermandoci in particolare sul modo in cui essa ha tragicamente marchiato le vite della popolazione irlandese verso la metà del XIX secolo. Un ricordo ancora vivido nella memoria dell’Irlanda, che il tempo non è ancora riuscito a cancellare. Ci addentreremo quindi nelle dinamiche della grande carestia irlandese, dalle sue cause alle conseguenze che portò con sé.

2. La diffusione della patata in Europa.

Per penetrare a fondo nell’argomento, sarebbe forse meglio conoscere le modalità con cui la patata si diffuse in Europa. Parto dal presupposto che, anche se oggi è diffusamente coltivata in tutto il mondo, la patata fu accolta con fatica nel Vecchio Continente e gli ostacoli che dovette superare prima di diventare un alimento comune accettato da tutti furono molti. Originaria delle Ande, fu importata in Europa sulle navi dei conquistadores spagnoli nel XVI secolo. La teoria più accreditata su come ciò sia avvenuto13, narra la vicenda di Francisco Pizarro, che nel 1532 salpò alla conquista del Perú. Oltre alla gran quantità di ricchezze, vi trovò una curiosa varietà di pianta, totalmente estranea. Fu così che, una volta giunta in Europa, la patata iniziò la sua difficoltosa ma progressiva diffusione. In Italia iniziò a venir coltivata in grande scala verso la fine del XVI secolo, ma ancora nell’800 stentava ad affermarsi in quanto considerata cibo per poveri e quindi disprezzata dalla borghesia. Arrivò poi non senza difficoltà in Germania, e prima del 1600 era nota anche in Svizzera. Anche se inizialmente incontrò molte difficoltà la diffusione fu più fortunata in Inghilterra, soprattutto dal 1800, dato che un cibo a buon mercato era più che benvenuto durante il periodo di industrializzazione. Un processo analogo avvenne in Francia, dove solo durante la rivoluzione del 1789 si impose come cibo apprezzabile. Un ritardo questo, dovuto alla diffidenza popolare, che la faceva portatrice di peste.

Dopo aver analizzato il quadro generale, si può quindi affermare che, dal suo arrivo in Europa, la patata necessitò di un periodo di circa due secoli per affermarsi come cibo commestibile. Prima d’allora, non era altro che una curiosità botanica, probabilmente per via delle seguenti ragioni:

Aspetto inconsueto della pianta Appartenenza alla famiglia delle Solanacee, che vanta un gran numero di piante con foglie

velenose considerate dannose per la salute. Impossibilità di mangiarla cruda.

Il problema di fondo risiedeva quindi nel fatto che non si sapeva come consumarla.

Ma per quanto riguarda l’Irlanda ? Ciò che è certo è che la patata vi fece ingresso negli ultimi quindici anni del XVI secolo. Su come ciò sia avvenuto, circola una teoria interessante ma al contempo poco accreditata14: si ritiene che quando l’Invincibile Armada di Filippo II venne sconfitta dalle forze navali inglesi nel 1588, molte delle navi che erano state ricacciate verso la Scozia fecero naufragio lungo le coste occidentali dell’Irlanda.

13www.patatarossadicetica.it, Consultato durante il mese di settembre 2010.

14 Cfr. R. N.Salaman, Sroria Sociale della Patata, Garzanti, 1985, pag. 162.

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Se gli irlandesi avessero conservato i resti giunti fino a riva, è probabile che si fossero confrontati con le provviste della cambusa, imbattendosi nella patata. In ogni caso, essa vi giunse silenziosamente ma differenza del resto d’Europa, la sua accettazione fu incredibilmente rapida. Come mai ? A questa domanda cruciale, cercheremo di dare risposta nel capitolo seguente.

3. La patata in Irlanda

A differenza del quadro generale europeo, la patata non ebbe particolari difficoltà nel farsi accettare dalla popolazione, che l’ha scelta come l’unica fonte di nutrimento per la sussistenza.

3.1 Il successo della patata in Irlanda

La patata è quindi riuscita in pochissimo tempo a dominare la vita e l’economia nazionale irlandesi, per via di tutta una serie di ragioni che ora andremo ad analizzare. Ma prima è bene fare un’osservazione importante: l’entusiasmo incondizionato con cui venne accolta non fu casuale, ma corrispose perfettamente alle necessità del momento e ben rappresentò il livello di abbruttimento senza speranza della gente.

3.1.1 Condizioni generali dell’Irlanda alla vigilia del’600 (situazione politico – sociale e tradizioni)

Parto dalla premessa che prima dell’arrivo della patata, l’alimentazione degli irlandesi era molto differenziata e vantava di un gran numero di generi alimentari. In particolare si avvaleva di:

Allevamento di bestiame, in particolare maiali, capre e mucche per la produzione di latte, carne

e formaggio. Coltivazione di ortaggi, nello specifico cavoli, pastinache e carote. Coltivazione di cereali, soprattutto la segale.

Fatto sta che alla fine del Cinquecento l’Irlanda versava in condizioni terribili: guerre, penuria di cibo e saccheggi erano molto frequenti, tanto da poter creare i presupposti ideali perché potesse aver luogo un cambiamento rivoluzionario nell’alimentazione. Inoltre, sui suoli irlandesi non vi era alcun obbligo di praticare colture uniformi. Le porte per accogliere una nuova varietà di pianta erano dunque sempre aperte, grazie anche alle tecniche agricole molto arretrate che favorivano un approvvigionamento alimentare precario15. Anche in questo senso la patata si presentava come la pianta ideale, facile da coltivare che richiedeva impegno minimo in termini di tempo, lavoro e conoscenze agricole specifiche. Era anche facile da cucinare, confacendosi ai metodi tradizionali irlandesi.

3.1.2 Il Clima

Un altro elemento che giocò a favore della rivoluzione alimentare era senz’altro il clima irlandese16. Lo sviluppo della patata infatti necessita di un clima umido e mite, accompagnato da un terreno ricco di humus. In Irlanda queste condizioni erano in larga misura presenti: Il suo clima è tipicamente oceanico, fortemente mitigato dalla corrente del Golfo. È quindi notevolmente umido, piovoso e ventoso, ma con temperature relativamente miti. Frequenti sono le precipitazioni, che si verificano in ogni mese dell’anno raggiungendo una media annua di circa 1500 mm.

15 Cfr. R. N.Salaman, Storia Sociale della Patata, pag. 170 – 173.

16 Le stesse condizioni climatiche favorevoli al parassita, che faranno scattare il suo meccanismo d’infezione

provocando la Grande Carestia, oggetto di studio del capitolo 5, pag.43.

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4. Inghilterra e Irlanda: un rapporto turbolento

Giunti sin qui risulta ormai chiaro come il successo della patata sia da attribuire soprattutto alle precarie condizioni in cui versava il paese verso la fine del XVI secolo. Questa situazione di povertà fu notevolmente fomentata nel corso dei secoli grazie al mal governo del Regno britannico. Una politica di sfruttamento economico e pressoché priva di moralità nei confronti del popolo irlandese che si abbatté su di esso come una piaga devastante.

Scopo di questo capitolo è illustrare il contesto storico prima della carestia (1500 – 1700) analizzando il quadro politico, economico e sociale di questi due paesi così vicini ma al contempo rivali e molto diversi tra loro.

4.1 La Riforma e la dinastia Tudor ( Il Cinquecento)

Con l’ascesa al trono di Enrico VIII Tudor17 la geografia religiosa europea, all’epoca già molto travagliata, si complicò ulteriormente. Nacque infatti una nuova Chiesa, quella anglicana. Da quel momento, Enrico VIII approfittò della rottura con la Chiesa di Roma cancellando gli ordini religiosi, abolendo i monasteri e impossessandosi dei beni fruttati durante secoli di donazioni ed elemosine. Grazie alla riforma della Chiesa il re è dunque riuscito a rimpinguare le casse dello Stato, ma anche i forzieri della monarchia Tudor, che poté conquistare il favore delle casate feudali distribuendo terre e titoli a piacimento. Le ripercussioni di tutto ciò ebbero in Irlanda un effetto devastante. Fu infatti imposto ai contadini e agli agricoltori irlandesi di cedere le loro terre alla Corona che, a sua volta, le avrebbe riassegnate sottoforma di investiture feudali. Con questa nuova norma coloro che erano i proprietari di un terreno, di colpo ne diventavano i fittavoli, soggetti al volere dei ricchi feudatari inglesi18. Di conseguenza, la maggioranza di quanto veniva prodotto (in particolare carne e cereali) veniva riservato a questi ed esportato in Inghilterra. Appare così evidente il legame tra il modello di sfruttamento degli imprenditori inglesi, e un cibo come la patata, unica fonte alimentare disponibile per chi pativa una simile ingiuria. In Irlanda insomma, fu instaurata una vero e proprio sistema feudale a scapito della popolazione, che non aveva alcun diritto di protesta al riguardo.

Negli ultimi anni del regno di Enrico VIII emerse un ulteriore problema: questi aveva deprezzato la moneta e in Irlanda aveva corso quella con il più baso valore intrinseco. Tale provvedimento causò grande miseria in tutto il paese19.

17 Enrico VIII Tudor (Greenwich 1491 - Westminster 1547), re d'Inghilterra (1509-1547) e d'Irlanda (1541-1547),

nonché fondatore della Chiesa anglicana.

18 Cfr. R. N.Salaman, Storia Sociale della Patata, pag.168.

19 Cfr. R. N.Salaman, Storia Sociale della Patata, pag.179.

Fig.30: ritratto di Enrico VIII di Hans Hohlbein il Giovane (1539 - 1540). Fonte: www.tudorspalace.com

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Una situazione questa, che peggiorò ulteriormente con l’ascesa al trono di Elisabetta I Tudor20, che promosse un aumento della valuta in Inghilterra accompagnato da una sua ulteriore diminuzione in Irlanda, penalizzandone l’esportazione di generi alimentari.

Tutto questo, unito alla soppressione da parte di Enrico VIII dei monasteri, che costituivano l’unica organizzazione assistenziale sulla quale la popolazione irlandese poteva contare, fece sprofondare l’intero paese in una crisi economica senza precedenti.

4.2 I sovrani Stuart e le malefatte di Cromwell ( il Seicento)

Arrivò poi il 1600 e con esso una nuova dinastia al trono: i sovrani Stuart. Fu proprio durante il XVII secolo che l’Irlanda conobbe il suo periodo più buio prima della carestia, che ebbe inizio con l’ascesa al trono di Giacomo I Stuart21. Durante il regno di quest’ultimo vi fu un continuo susseguirsi di tentativi di imporre leggi, lingua e religione protestante alla popolazione cattolica, che in Irlanda costituiva circa l’80%. Su di essa venne quindi scagliata una politica opprimente e discriminante: agli irlandesi cattolici era proibito per legge possedere un terreno, affittarlo, votare, possedere una carica politica, ricevere un’educazione di base e perfino intraprendere una professione diversa da quella corrente.22 L’esempio forse più eclatante di questa discriminazione di carattere religioso fu una norma imposta da Giacomo I, la quale stabiliva che le terre confiscate agli irlandesi fossero distribuite ai coloni presbiteriani 23 e alla City24 di Londra.25

20 Elisabetta I (Londra 1533-1603), regina d'Inghilterra e d'Irlanda (1558-1603), figlia di Enrico VIII e della sua seconda

moglie Anna Bolena. Fu l'ultima regnante della dinastia Tudor. 21

Giacomo I Stuart (Edimburgo 1566 - Londra 1625), re d'Inghilterra (1603-1625) e, con il nome di Giacomo VI, re di Scozia (1567-1625). Fu soprattutto incapace di trattare con il Parlamento, che si mostrò immediatamente ostile nei suoi confronti, e di gestire la delicata questione religiosa che infervorava da anni il paese. 22

www.wikipedia.org, consultato durante il mese di novembre 2010. 23

Vista l’intrigata situazione religiosa del periodo, vi era un continuo via vai di persone la cui religione non era tollerata. Di conseguenza molti presbiteriani non tollerati in Inghilterra emigravano in Irlanda. 24

Lo status di city nel Regno Unito è concesso dal monarca ad un gruppo selezionato di comunità. La relazione tra avere una cattedrale e avere lo status di city venne introdotta poco dopo il 1540, quando Enrico VIII fondò diocesi (e quindi cattedrali) in sei cittadine inglesi, garantendo loro lo status di city. 25

Cfr. R. N.Salaman, Storia Sociale della Patata, pag.169.

Fig.31: ritratto di Elisabetta I di Nicholas Hilliard (1585). Fonte: www.wikipedia.it

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Naturalmente, gli irlandesi non avevano alcuna voce in capitolo al riguardo e chi si rifiutava di rispettare tale ordinamento veniva spedito in Virginia a lavorare come schiavo.26

Ma come mai questo fu un periodo così duro per l’Irlanda? Per via del fatto che in quel momento, essa si trovava come schiacciata in una morsa letale, in mezzo a due eventi di proporzioni epiche: l’insanabile discrepanza e l’intolleranza reciproca tra la moltitudine di religioni presenti in quel periodo da un lato, l’eterna lotta tra la monarchia e il parlamento inglesi per il potere politico dall’altro. Questi furono gli ingredienti che diedero luogo a una lunga serie di guerre civili, rivolte e incursioni armate. Chi pativa di più tutto questo, era il popolo irlandese ormai ridotto allo stato di occupante abusivo nella sua stessa terra. Ciò provocò in Irlanda (cattolicissima), nella quale era radicato un profondo odio nei confronti degli inglesi per via della questione religiosa, numerose rivolte armate.

26

In quel periodo , in Virginia (la prima colonia inglese in America) era necessaria un’alta concentrazione di schiavi per lavorare nelle piantagioni di tabacco, divenuto la principale risorsa coloniale.

Fig.32: ritratto di Giacomo I di Adrian Vanson (1595). Fonte: Microsoft Encarta 2007

Fig.33: lo schema illustra la frammentazione religiosa di Irlanda e Inghilterra durante il regno degli Stuart. Importante da sapere è che in quel periodo i cattolici non erano tollerati a causa della riforma attuata da Enrico VIII. Ovunque infatti, venne tentato di imporre la religione anglicana a scapito delle altre già presenti, cosa che contribuì notevolmente allo scoppio della guerra civile inglese (vedi pagina successiva). Immagine elaborata dall’autore.

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Nel frattempo, la disputa fra il nuovo re Carlo I27 e il parlamento sfociò nella guerra civile inglese28, della quale fu personaggio di spicco Oliver Cromwell29, che schierato dalla parte del parlamento riscosse molti successi militari sconfiggendo le armate filo monarchiche. Si concluse poi la guerra (1649) e con essa capitolò la monarchia. Nacquero così la repubblica ed il protettorato di Cromwell (1649 – 1660), che ottenne il titolo di Lord Protettore attribuendosi un potere pressoché assoluto.

Dalla sua presa di potere ha inizio la repressione di tutte le ribellioni contro il dominio inglese, e le rivolte in Irlanda non fecero eccezione. Subito dopo la condanna a morte di Carlo I30, Cromwell partì per una campagna in Irlanda (agosto 1649), dove compì atrocità e barbarie inimmaginabili. Tra gli episodi più importanti citerei l’assedio di Drogheda: venne assediata la città di Drogheda31, dove si era ritirato un esercito filomonarchico. In pochi giorni le forze armate inglesi si aprirono un varco nella città, che fu brutalmente annientata con un massacro indiscriminato di militari e civili32.

27 Carlo I Stuart (Dunfermline, Scozia 1600 - Londra 1649), re d’Inghilterra, Scozia e Irlanda (1625-1649).

Secondogenito e successore di Giacomo I d’Inghilterra (Giacomo VI di Scozia), della dinastia Stuart, divenne l’erede al trono nel 1612, alla morte del fratello Enrico, e nel 1625 salì al trono. 28

Conflitto combattuto tra il 1642 e il 1649, che vide su opposti fronti i sostenitori del re Carlo I (Cavaliers) e quelli del Parlamento (Roundheads): si concluse con l’abolizione della monarchia e l’instaurazione della repubblica, alla cui guida si pose Oliver Cromwell. 29

Cromwell, Oliver (Huntingdon 1599 - Londra 1658), militare e uomo politico inglese, fu il leader della rivoluzione che rovesciò la monarchia (1640-1660) e il primo borghese a governare l'Inghilterra. Al termine della guerra civile, fece processare e condannare a morte Carlo I per poi proclamarsi governatore d’Inghilterra. 30

Il 30 gennaio del 1649, alla fine della guerra civile, Carlo I fu decapitato a Whitehall (Londra). Per la prima volta nella storia, un tribunale che agiva in nome del popolo, giudicava e condannava a morte un re. 31

Cittadina dell’Irlanda orientale, situata nella contea di Louth. 32

www.wikipedia.org, consultato durante il mese di Novembre 2010. Anche gli eventi successivi fanno capo a questa fonte.

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La resistenza cattolica venne debellata con massacri sanguinosi, il più atroce dei quali fu un’incursione armata a Wexford33: gli uomini di Cromwell irruppero nella città, uccidendo 2000 fra soldati e civili irlandesi. Ma gli atti scellerati non finirono qui: molte chiese cattoliche vennero profanate e trasformate in stalle, la professione della fede cattolica fu abolita e messa fuori legge. Giunti sin qui ritengo sia importante sapere che Cromwell non fu il solo a compiere azioni efferate contro gli irlandesi , tradizionalmente considerati “selvaggi ed inferiori” dagli inglesi. L’intera fazione parlamentare infatti, dimostrò di nutrire un odio implacabile contro gli irlandesi durante tutto il corso delle guerre civili.

Facendo un bilancio di quanto accaduto si può facilmente capire perché il XVII secolo si concluse per l’Irlanda con grande miseria e disperazione.

33 Città dell’Irlanda sudorientale, capoluogo dell’omonima contea.

Fig.35: Ritratto di Oliver Cromwell di Robert Walker. Fonte: Microsoft Encarta 2007.

Fig.34: Cartina dell’Irlanda. Cerchiate in rosso troviamo le città di Wexford e Drogheda, protagoniste dei principali focolai della campagna di Cromwell. Fonte: www.backpack-newzealand.com (l’immagine è stata modificata dall’autore)

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4.3 Il degrado economico e sociale ( Il Settecento)

La situazione rimase la stessa anche durante il secolo successivo, che si rivelò per l’Irlanda particolarmente disastroso dal punto di vista economico. Se non altro, con la definitiva instaurazione della monarchia parlamentaria in Inghilterra nel 1717, la situazione politica si stabilizzò un poco: le guerre e le persecuzioni che fino ad allora attanagliavano l’Irlanda si acquietarono, lasciando però spazio a ben altri problemi : le pestilenze assieme alle epidemie di tifo, seguite da morte e distruzione, percorrevano in lungo e in largo il paese34 già duramente prostrato dalla lotta contro un popolo rivale, completamente diverso per quanto riguarda religione e consuetudini sociali. Appare sempre più evidente quindi la frattura tra l’emergente dinamismo del Rinascimento inglese ed il lento e progressivo degrado di un popolo con una oscura e tetra tradizione medievale ed in piena stasi economica.

Tale spaccatura era all’origine del malcelato disprezzo degli inglesi nei confronti del popolo irlandese, che veniva trattato alla stregua di barbaro, parassita e gente poco raccomandabile. Pensare di avere come vicina una cultura immersa in una secolare arretratezza era quindi un fatto intollerabile.

Tutto questo disprezzo era anche dimostrato dalle continue angherie che l’Irlanda continuava incessantemente a subire. Le condizioni sociali erano disastrose, il possesso della terra precario, gli affitti dei terreni coltivabili diventavano sempre più esosi; inoltre vi era il finanziamento obbligatorio della Chiesa anglicana, totalmente estranea al paese, instaurata già dai tempi di Enrico VIII. Come se ciò non bastasse, nel 1746 fu proibita l’esportazione del vetro, proprio mentre questa industria si stava affermando nel paese.35

Inoltre, il rapporto tra proprietario terriero e fittavolo in quel periodo era tutt’altro che roseo. Ne è prova la seguente descrizione anonima, probabilmente scritta verso la metà del XVIII secolo.

“In questo paese non è riconosciuto il vassallaggio, ma esso esiste di fatto: il padrone è un meschino tiranno e il contadino un ancor più meschino schiavo. *…+ Quello che i poveri contadini mangiano basta appena a far sopportare la fatica di ogni giorno e le casupole in cui vivono non riescono neanche a proteggere dalla pioggia i loro giacigli di paglia; mentre i loro crudeli padroni passano il tempo in gozzoviglie e orge senza curarsi di chi lavora duramente per farli vivere nel lusso. Tale è la condizione di più di due terzi dei contadini di questo Regno.” Tratto da: R. N.Salaman, Storia Sociale della patata, pag.214.

Anche il fattore meteorologico era da considerare, dato che anch’esso contribuì al costante degrado della popolazione, che sembrava ormai destinato a non aver fine. Nel novembre del 1739, l’Irlanda fu colpita dalla più terribile ondata di gelo della sua storia. Tutte le coltivazioni di patate, ormai divenute l’unico motivo di speranza per la popolazione, vennero decimate. L’anno dopo le epidemie di tifo dilagarono in tutto il paese. Si stima che in quel periodo sia deceduto un quinto della popolazione, per la precisione circa 300'000 persone.36

34 Cfr. R. N.Salaman, Storia Sociale della Patata, pag.165.

35 Cfr. R. N.Salaman, Storia Sociale della Patata, pag. 211 – 212. A queste pagine fa capo l’intero paragrafo.

36 Cfr. R. N.Salaman, Storia Sociale della Patata, 218.

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Giunti al termine di questa tappa fondamentale del nostro viaggio, spero che appaia ora chiaro il ruolo che ebbe l’Inghilterra nel successo della patata in un paese che per secoli dovette patire penuria di cibo, ingiustizie, guerre e sottomissione ad un popolo rivale. Questa dunque la situazione dell’Irlanda prima della carestia, di un popolo che non ebbe altra scelta che affidare il proprio destino ad un’unica fonte di nutrimento. In realtà, la patata portava con sé il seme di ciò che si sarebbe poi rivelato il maggior pericolo per l’integrità del paese, ma nessuno allora avrebbe immaginato ciò.

5. La carestia in Irlanda (1845 – 1849)

Siamo giunti a quel fatidico periodo, in cui venne a galla il risultato di quanto fatto finora dal governo inglese: nulla, niente che potesse prevenire uno scenario del genere. È tuttavia sorprendente che il parlamento inglese era perfettamente consapevole del fatto che, vista la situazione, un cattivo raccolto dei tuberi avrebbe prodotto danni incalcolabili.37 Eventualità che nel 1845 divenne realtà, grazie anche ad un forte aumento demografico avvenuto verso la metà dell’800: nel 1800, la popolazione ammontava in Irlanda a 4 milioni e mezzo di persone, nel 1841 ammontava a 8 milioni (vedi fig.36). Di conseguenza, gli appezzamenti di terreno venivano suddivisi in porzioni sempre più piccole. Inoltre tutto il raccolto di cereali veniva usato per pagare l’affitto dei terreni. Tutti fattori questi, che contribuirono alla totale dipendenza della patata, dalla quale scaturiranno conseguenze catastrofiche.

5.1 L’arrivo della malattia in Irlanda

La malattia arrivò, per così dire, di soppiatto e le prime infezioni iniziarono a scoppiare in lungo e in largo per tutto il paese.

37 Cfr. Robert Kee, Storia dell’Irlanda, Milano, 1995, pag.61. A questa sezione fanno capo anche i dati successivi.

Fig.36: l’evoluzione della popolazione denota un aumento demografico nel periodo 1800 – 1840, durante il quale la popolazione si è praticamente duplicata. Il periodo colorato in rosso mette in luce le ripercussioni della carestia sulla popolazione, aspetto che analizzeremo in dettaglio al capitolo successivo. Fonte: www.wikipedia.org.

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La notizia fu subito diffusa dai giornali locali, come il Freeman’s Journal 38, che l’11 settembre 1845 pubblicò il seguente articolo:

Diverse furono le ipotesi per spiegare il flagello: il gelo, i venti, e perfino l’elettricità statica generata dai temporali potrebbero aver dato il via alle infezioni. I religiosi in particolare, attribuivano la responsabilità di tutto ad una punizione divina per i peccati degli uomini. Nessuno insomma, aveva la più pallida idea di che cosa si trattasse, dato che la causa di tutto era un parassita allora sconosciuto : la Phytophtora Infestans,39 che iniziò a colpire violentemente e senza preavviso gran parte dei raccolti sparsi per il paese. È da notare che in quel periodo il clima era più che favorevole allo sviluppo della Phytophtora: era spesso nuvoloso, pioggia e nebbia si succedevano a giorni alterni.40 Comunque, nonostante la sua aggressività le prime infezioni ebbero poco effetto sulle varietà primaticce, dato che erano già state raccolte. Quelle tardive invece, in maggior parte coltivate in Irlanda, furono gravemente colpite dalla malattia.41

Per far fronte a questa piaga, il popolo reagì come poté, per esempio trasformando tutte le patate che aveva in farina, il più presto possibile.42 Ciò dava perlomeno la possibilità di preparare alimenti prima che i tuberi venissero intaccati.

Vorrei ora attirare l’attenzione del lettore tramite una considerazione importante: nello stesso periodo la malattia colpì le patate anche sul suolo inglese, ma a differenza del suo paese vicino, anche i più poveri potevano permettersi un cibo diverso. Non si impose quindi il problema della fame. In Irlanda invece la situazione stava rapidamente degenerando, e la gente continuava a nutrire speranza per salvare il raccolto ma le cose non andarono come sperato, come dimostra il seguente articolo di un altro giornale locale, il Cork Southern Reporter 43:

38 Era il più antico giornale nazionalista irlandese, in attività tra il 1763 e il 1924.

39 Per informazioni dettagliate sul parassita, si veda la sezione biologica .

40 Cfr. sezione 2.1 della parte biologica.

41 Cfr. Sezione 4 della parte biologica.

42 Cfr. R. N.Salaman, Storia Sociale della patata, pag. 252.

43 Il giornale locale della contea di Cork, nella parte meridionale dell’isola, in attività dal 1807 al 1873.

Le speranze di molti sono andate deluse. Quando viene tirata fuori dalla terra, la patata è apparentemente sana, ma ad un esame più attento essa appare coperta di macchioline che hanno l’aspetto di verruche. La patata che presenta questa caratteristica marcisce in pochi giorni e deve quindi essere consumata il più rapidamente possibile. Tratto da: R.Kee, Storia dell’Irlanda, pag.62.

MALATTIA DELLE PATATE

Siamo spiacenti di comunicare che abbiamo ricevuto da diverse fonti ben informate la notizia che nel paese si sono avuti casi di quello che è stato chiamato il “colera” delle patate. Si è saputo che un contadino che aveva estratto le patate - le migliori che avesse mai visto – in un campo il lunedì, il giorno dopo nello stesso campo scoprì che le patate erano tutte avariate e inutilizzabili, sia dagli uomini che dal bestiame. Tratto da: R. Kee, Storia dell’Irlanda, pag.62.

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Lo scenario era talmente disperato, che al momento del raccolto i contadini dissotterravano i tuberi colpiti e li lasciavano in superficie per vedere se si fossero per caso ripresi. Le notizie più preoccupanti però, arrivavano dalle regioni occidentali dell’isola, dove nove decimi della popolazione vivevano di patate. Al riguardo, un sacerdote della zona scrisse la seguente testimonianza al Freeman’s Journal :

Ormai era evidente: l’Irlanda era appena entrata in una spirale senza possibilità di ritorno che la condurrà alla rovina più totale, in precedenza raggiunta solo con l’epidemia di peste nera del 1348. La malattia della patata era ufficialmente apparsa in Irlanda.

5.2 La diffusione della malattia in Irlanda e la politica attuata dagli inglesi per farvi fronte.

Giungiamo nel mese di febbraio del 1846, durante il quale l’epidemia raggiunge ogni angolo d’Irlanda. Questo degenerare della malattia ci viene illustrato dal seguente rapporto, proveniente dalla contea di Limerick:44

La situazione insomma, era sempre più critica, tanto da costringere gli inglesi ad intervenire politicamente. In questo contesto, fu un personaggio importante l’allora primo ministro Sir Robert Peel,45 particolarmente sensibile alla questione irlandese. Il suo modo di procedere si dimostrò da subito mirato a risolvere il problema definitivamente: cominciò con l’instaurare a Dublino una commissione d’inchiesta al fine di organizzare degli aiuti concreti, finanziati in gran parte dal governo. Per esempio, furono ridotte tutte le imposte protezionistiche sul grano ( le cosiddette “Corn Laws”46 ) per abbassare il prezzo del pane. Sì, perché in Irlanda vi era tanto cibo disponibile diverso dalla patata, in particolare cereali.

44 Contea situata nella parte sud occidentale dell’Irlanda.

45 Sir Robert Peel (5 febbraio 1788 - 2 luglio 1850) è stato un politico conservatore britannico che fu nominato primo

ministro del Regno Unito dal 10 dicembre 1834 all'8 aprile 1835, e ancora dal 30 agosto 1841 al 29 giugno 1846. 46

L'espressione Corn Laws definisce una serie di provvedimenti che imponevano dazi sull'importazione di derrate agricole in vigore dal 1815 al 1846 nel Regno Unito. Scopo delle Corn Laws era quello di proteggere i proprietari terrieri dai prezzi più competitivi dei cereali provenienti da altre colonie britanniche.

Mi duole molto informarvi che la cancrena sta facendo danni terribili anche alle patate che

circa otto giorni fa erano ancora intatte. Il paese si trova in uno stato deplorevole: la

disperazione e lo sconforto traspaiono da tutti i volti.

Tratto da: R. Kee, Storia dell’Irlanda, pag.63

“Anche se la gente usa ogni precauzione, separando accuratamente le patate buone da quelle infette, ogni volta che tornano a controllarle, scoprono che la cancrena si è diffusa anche tra le patate che solo pochi giorni prima sembravano sane … Se non si interviene in tempo, Dio solo sa cosa potrà succedere.” Tratto da: R. Kee, Storia dell’Irlanda, pag. 64.

Fig.37: ritratto di Robert Peel del 1835. Fonte: www.wikipedia.org

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Questi però, venivano esportati in Inghilterra con un ritmo pari a 200 tonnellate per settimana e vista la povertà estrema, nessuno poteva permettersi quel poco che ne restava,47 nemmeno con un simile provvedimento. Si dimostrò quindi di scarso sollievo per l’Irlanda, che continuava a patire la fame.

Se la politica di Peel si dimostrava particolarmente sensibile nei confronti degli irlandesi, quella di Charles Trevelyan48 aveva un orientamento completamente diverso.

È da sapere, che in quel periodo, gran parte del governo inglese affidava le sue decisioni politiche al principio del “Laissez – Faire”, ovvero aspettare confidando che tutti i problemi si sarebbero risolti in modo autonomo, secondo le leggi della natura.49 In altre parole, sperando in un migliore raccolto di patate l’anno prossimo, i poveri irlandesi dovevano arrangiarsi come potevano con quel poco che avevano. Trevelyan, in nome di questo principio che fieramente sosteneva, dichiarò che il parlamento non sarebbe intervenuto a livello economico, fatta eccezione per l’avvio di un progetto di opere pubbliche al fine di dare lavoro ai poveri disoccupati.

D’altra parte però, Peel ha un’altra soluzione che lui stesso ritiene migliore: senza informare il governo, fa importare in Irlanda ingenti quantità di mais dall’America per poi farlo distribuire gratuitamente alla popolazione50. Non appena lo ebbe a sapere Trevelyan, che nel frattempo aveva assunto poteri quasi dittatoriali, vi fu l’immediata chiusura di tutti i depositi di mais sparsi per il paese, dichiarando che non se ne sarebbe ordinato altro per quelli vuoti.

Secondo lui infatti, la politica di Peel era sbagliata in quanto cozzava contro il principio di liberismo economico51 : se l’Inghilterra continua a distribuire cibo gratuitamente, la domanda di mais avrebbe superato l’offerta, togliendo all’economia la possibilità di regolarsi in maniera autonoma.

In realtà, ciò costituiva un buon pretesto per favorire il suo progetto di lavori pubblici, che dalla primavera del 1846 erano ormai capillarmente diffusi in tutto il paese assicurando una fonte di reddito regolare per i bisognosi.

47 Cfr. R. N.Salaman, Storia Sociale della Patata, pag.253.

48 Sir Charles Edward Trevelyan (2 aprile 1807 - 19 giugno 1886) è stato un funzionario britannico di primo livello. La

sua personalità di spicco gli conferì un peso politico rilevante all’interno del parlamento, sul quale esercitava una forte influenza. 49

www.hystoryplace.com, consultato durante il mese di agosto 2010. 50

www.hystoryplace.com, consultato durante il mese di settembre 2010. 51

Il principio rivendica la piena autonomia all’attività economica che deve svilupparsi al di fuori di ogni controllo e vincolo da parte dello Stato. L’economia è in grado di regolarsi da sola attraverso la legge della domanda e dell’offerta, che sola può determinare l’oscillazione dei prezzi, delle rendite, dei profitti e dei salari.

Fig.38: Ritratto di Charles Trevelyan, probabilmente del 1840. Fonte: www.wikipedia.org

Fig.39: orde di irlandesi allo stremo assaltano un deposito di mais. L’immagine risale al 1846. Fonte: www.historyplace.com

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In effetti, è poco probabile che l’idea di Peel possa aver costituito la soluzione ideale sul lungo termine: disordine, tumulti e risse erano all’ordine del giorno e la gente disperata si accalcava prendendo d’assalto i depositi per ricevere cibo. Inoltre gli irlandesi erano abituati a mangiare grandi quantità di patate tre volte al giorno, e di conseguenza il mais non avrebbe saziato a sufficienza, anche perché carente di vitamina C. Da considerare era anche la difficoltà nei trasporti di cibo all’interno del paese, dal momento che vi erano solo 70 miglia di ferrovia52 a disposizione.

Nel frattempo le condizioni della popolazione peggiorano sempre più: i contadini vendevano quel poco grano che avevano agli inglesi per pagare l’affitto al fine di evitare lo sfratto e la popolazione era ormai super dipendente dalla patata, i cui raccolti venivano sistematicamente devastati dall’avanzare della malattia, aggressiva come non mai. I decessi aumentano, tanto da risultare impossibile dare degna sepoltura: senza una bara che li protegga, i cadaveri venivano sotterrati in massa a pochi centimetri sotto il suolo per poi essere divorati dai ratti. Tutte queste persone non morivano per la fame direttamente, ma per le malattie ad essa associate: nel 1847 il tifo e la dissenteria imperversano per tutto il paese, colpendo anche gli strati più elevati della società, in un’epoca in cui i dottori non potevano fare nulla53.

Quando nel 1846 la malattia apparse nei dintorni di Cork,54la distruzione del raccolto fu totale e le cronache che provenivano da quella regione erano particolarmente tragiche, come la seguente testimonianza di un prete cattolico locale:

Questo resoconto dimostra in modo molto efficace come la gente abbia puntato tutto sulla patata per sopravvivere: se questa mancava i contadini non facevano altro che maledire il destino avverso e disperarsi. Per loro vi erano due sole possibilità: o nutrirsi di patate o morire di fame.

L’unica speranza era quindi costituita dal sistema di lavori pubblici di Trevelyan. Un sistema però, che col passare dei mesi iniziò a mostrare i suoi limiti. Questo continuava infatti a subire ritardi organizzativi, mancando spesso di entrare in funzione. Inoltre, le condizioni di lavoro erano disumane, i salari miseri, mentre i prezzi dei cereali continuavano a salire rendendo impossibile risolvere i problemi di povertà, fame, e denutrizione.

52 www.hystoryplace.com, consultato durante il mese di settembre 2010. Nonostante la sua vicinanza con l’Inghilterra,

l’Irlanda è stata completamente tagliata fuori dal processo di industrializzazione. La sua arretratezza era la principale fonte del disprezzo degli inglesi nei suoi confronti. 53

www.historyplace.com, consultato durante il mese di settembre 2010.

54 La più grande contea dell’Irlanda situata nella punta meridionale.

“Il 27 del mese scorso (luglio 1846) sono andato da Cork a Dublino e questa pianta condannata a morte era rigogliosa e sembrava foriera di un abbondante raccolto. Al mio ritorno, il 3 corrente (agosto) sono rimasto incredulo e costernato nel vedere una sola distesa desolata di piante in putrefazione. Quasi ovunque vi erano persone disperate sedute sugli steccati degli orti distrutti, che si torcevano le mani e piangevano amaramente su quella sciagura che le aveva lasciate senza mangiare.” Tratto da: R. N.Salaman, Storia Sociale della Patata, pag.257.

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Tutto questo suscitò rivolte e proteste da parte degli irlandesi, come dimostra la seguente testimonianza :

Il governo inglese è quindi ormai consapevole che l’offerta di lavoro non basta. Sempre più persone infatti si accalcano di fronte alle cosiddette “Workhouses” – strutture nelle quali i richiedenti lavoravano – nella speranza di trovare un impiego: nel 1846 le persone che facevano capo a questo servizio erano circa 114'000, nel 1847 il numero ammontava a 728'000.55

Il progetto di Trevelyan era destinato a soccombere e consapevole di ciò il governo, disperato, decide di inviare nuovo mais in Irlanda. Ma il prezzo era troppo alto e gli irlandesi non se lo potevano permettere. I depositi erano quindi pieni, ma per le strade imperversa ancora la fame. La situazione insomma, continuava a degenerare: orrore, paura, angoscia e morte attanagliano la misera esistenza del popolo irlandese, come illustra la seguente testimonianza proveniente dalla contea di Cork:

La coscienza degli inglesi cominciava ad essere turbata da tutto questo, fatta eccezione di Trevelyan, che dopo due anni di tentativi ha ufficialmente deciso di abbandonare gli irlandesi al proprio destino: “per quella gente è stato fatto anche troppo”, ha dichiarato in una seduta parlamentare poco prima di partire con la sua famiglia per una vacanza in Francia.56

Nel frattempo, Lord John Russel,57 succeduto nel 1946 a Peel come primo ministro, prende una decisione cruciale: vengono abolite le opere pubbliche, optando per una distribuzione gratuita di minestre mediante cucine da campo. Quello che nel 1847 verrà battezzato con il nome di “Soup Kitchen Act” e che sarà nuovo motivo di speranza per gli irlandesi.

55 Cfr. R. N.Salaman, Storia Sociale della Patata, pag.263.

56 Cfr. R. Kee, Storia dell’Irlanda, pag. 80.

57 John Russell (18 agosto 1792 - 28 maggio 1878), è stato un politico inglese liberale che ha servito due volte come

primo ministro del Regno Unito a metà del 19 ° secolo.

“Si parla tanto della potenza dell’Inghilterra, della sua marina, del suo oro, delle sue risorse e, naturalmente, dei suoi illuminati statisti. Il fatto però è che l’Inghilterra non è neppure in grado di impedire che i propri figli muoiano di fame. Forse il punto è che gli irlandesi non possono aspirare al grande onore di appartenere alla vasta famiglia dell’Impero, forse sono stranieri. Come può accadere che sudditi britannici muoiano di fame finché vi è un solo penny nelle casse del Tesoro o un solo gioiello nel tesoro della corona ?” Tratto da: R. Kee, Storia dell’Irlanda, pag. 73

“Un contadino, che sembrava folle, entrò in un negozio gestito da una rispettabile signora e chiese del denaro. Non avendolo ricevuto, trasse da sotto il cappotto il cadavere di un bambino e, in preda alla disperazione, lo gettò sul bancone dicendo che non riusciva a trovare una bara per poterlo seppellire e si diede subito alla fuga”. Tratto da: R. Kee, Storia dell’Irlanda, pag.73

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La domanda di minestra supera però presto l’offerta (in alcuni casi vi era una cucina per 10'000 persone) e verso la fine del 1847 quasi tre milioni di irlandesi dipendevano dal Soup Kitchen Act per il loro sostentamento.58 Sicuramente, il provvedimento finora più efficace ma comunque non sufficiente a scansare la fame che attanagliava il popolo irlandese.

Un po’di sollievo quindi, destinato però a durare poco, visto che verso la fine del 1947 il provvedimento fu abolito ancora in nome di una prospettiva di un buon raccolto l’anno dopo. Per il governo inglese, cominciava infatti a costituire un peso finanziario troppo grande da sopportare.

Venne quindi ripreso il progetto dei lavori pubblici, anche se con una modifica del regolamento: invece di denaro, ai lavoratori sarebbe stato dato del cibo come ricompensa. Un provvedimento che prese il nome di “Poor Law” e che prevedeva in aggiunta eventuali aiuti finanziari da parte dello Stato a chi ne avesse avuto bisogno.59 Quest’opera di bene era però sottoposta a determinate condizioni stabilite da una altro decreto emanato nello stesso periodo: La normativa “Gregory”,60 secondo la quale chi possedeva più di un sesto di acro irlandese non aveva diritto a beneficiare degli aiuti pubblici.

58 www.historyplace.com, consultato durante il mese di settembre 2010.

59 www.historyplace.com, consultato durante il mese di settembre2010.

60 Emendamento alle “Poor Laws” che porta il nome del suo proponente, Sir William Gregory (1817 – 1892), allora

deputato per la città di Dublino. Durante la carestia, questa restrizione era di vantaggio ai proprietari terrieri per sbarazzarsi facilmente dei fittavoli di troppo.

Fig.41: una povera madre disperata in cerca di cibo per i suoi figli. Durante la carestia, imbattersi in quadri del genere era cosa più che normale. Appare chiaro come il degrado sociale abbia toccato il fondo. Fonte: www.historyplace.com

Fig.40: Raffigurazione di una delle molte Workhouses, situata nella contea di Galaway, che formavano parte integrante del progetto di Trevelyan. L’immagine risale al 1846 ed è stata prelevata da un giornale londinese dell’epoca. Fonte: www.historyplace.com

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Ecco quanto riportava:

In parole povere, i contadini poveri dovevano lasciare le loro baracche e quel poco di terreno che possedevano per aver diritto a una zuppa e a un pezzo di pane.

Ed ecco che nell’autunno del 1848 l’Irlanda ricevette il colpo di grazia: il raccolto di tutto il paese era infettato, tutte le patate irrecuperabili e la gente non ha di che vivere. In ogni Città, i cadaveri erano sparsi ovunque. Molti irlandesi si scagliano dunque sulla finora discutibile politica inglese nei loro confronti, attribuendo la colpa di tutto all’Inghilterra. La seguente richiesta di aiuto , fu spedita da un religioso protestante a Lord John Russel, facendo appello alla sua bontà :

Ma l’unica risposta di Russel fu la seguente:

Ciò che trovo ridicolo, è che nonostante l’impossibilità di nutrirsi di patate, la gente avrebbe potuto sfamarsi con tutt’altro cibo, ma come già detto in precedenza questo era di fatto intoccabile anche perché veniva in gran parte destinato all’Inghilterra. Di seguito è riportata una lista di dei prodotti che venivano esportati da Cork il giorno 14 novembre 1848.

[…] “Dite al parlamento Milord, che il popolo non può più essere lasciato morire”.

“Io non credo che nella presente sfortunata situazione dell’Irlanda, questo parlamento possa fare nulla per prevenire le terribili scene di sofferenza e di morte che si verificano nell’isola. Ripeto chiaramente che ritengo che il parlamento non sia in grado di fare nulla … […]. Tratto da: R. Kee, Storia dell’Irlanda, pag. 83.

Venga decretato che chiunque occupi, in virtù di affittanze o di contratto, come fittavolo a tempo indeterminato, o rinnovabile di anno in anno, o in virtù di qualsivoglia accordo esistente, un appezzamento di terreno maggiore di un sesto di acro ufficiale, non potrà essere considerato persona indigente in conformità alle clausole della presente legge o di qualsiasi altra legge precedentemente varata dal parlamento. Non sarà altresì lecito, da parte di qualsivoglia comitato od opera pia, erogare sussidi di qualsiasi tipo, dentro o fuori gli ospizi, ai suddetti affittuari e alle loro famiglie. Nel caso che questi ultimi si rivolgano a dei comitati assistenziali per chiedere aiuti dichiarandosi persone indigenti, non sarà consentito alcun tipo di aiuto se non prima di aver appurato che dette persone abbiano, in buona fede e senza collusione di sorta, rinunciato a qualsiasi titolo che li autorizzasse ad occupare, precedentemente, appezzamenti di estensione maggiore di quella suddetta. Tratto da: R. N.Salaman, Storia Sociale della Patata, pag. 259.

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Una popolazione soggiogata dalla fame e da una monocoltura che l’ha abbandonata, in paese così ricco di risorse! Tutto questo era quindi da ricondurre al comportamento di un’Inghilterra avida e bramosa di risorse assolutamente necessarie al suo continuo sviluppo economico ed in piena rivoluzione industriale, troppo occupata a crescere per occuparsi del suo paese vicino, considerato come una cultura inferiore, niente di più che un fardello inutile.

Verso la fine del 1848 l’Irlanda era allo stremo, toccando il fondo per quanto riguarda il livello di abbruttimento della gente. Al riguardo è significativo il seguente articolo del Freeman’s Journal :

Una domanda questa, che dovrebbe essere spunto di riflessione: com’ è possibile che due paesi così vicini abbiano avuto un grado di sviluppo così diverso tra loro ? Forse a causa della stessa Inghilterra e del suo disprezzo nei confronti degli irlandesi.

Ma era veramente nell’intenzione dell’Inghilterra abbandonare suo vicino alla rovina più totale ? O era semplicemente troppo indaffarata nel contemplare il suo futuro di prima potenza industriale ?

A mio giudizio non è possibile conoscere la risposta, ma quel che è certo è che l’Inghilterra ha di fatto contribuito allo sprofondamento dell’Irlanda in una crisi senza precedenti, dalla quale derivaranno grandi e importanti conseguenze.

Conseguenze che andremo ad analizzare nel capitolo seguente.

6. Le conseguenze della carestia in Irlanda

147 casse di pancetta 120 barili e 135 botti di maiale 5 botti di prosciutto 149 barili di alimentari vari 1996 sacchi di 950 botti di orzo 300 sacchi di farina 300 capi di bestiame 239 pecore 9398 barilotti di burro 542 scatole di uova

Tratto da: R. Kee, Storia dell’Irlanda, pag. 82.

Chiediamo ancora una volta: non è possibile trovare qualche mezzo per salvare la nostra gente da

questa dolorosa e lenta morte per inedia ? Siamo governati da uomini giusti e ragionevoli ? C’è

giustizia e umanità in un mondo in cui possono succedere queste cose, in pieno diciannovesimo

secolo e a 12 ore di distanza dall’opulenza, dalla grandezza e dal potere della prima corte e della

prima capitale della Terra ?

Tratto da: R. Kee, Storia dell’Irlanda, pag.84.

Fig.42: Le regioni più devastate durante la carestia. Da notare come la gran maggioranza di queste risieda nelle parti meridionali e occidentali dell’isola. Questo perché il clima ivi presente era particolarmente favorevole alla malattia. Fonte: www.history.wisc.edu (immagine modificata dall’autore).

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In questo ultimo capitolo tratteremo le diverse conseguenze che la carestia portò con sé: dai mutamenti avvenuti nel paese (a livello sociale ed economico) passeremo poi ad analizzare il calo demografico e l’emigrazione, per poi giungere all’influenza che le orde di irlandesi emigrati in Inghilterra esercitarono sullo sviluppo industriale verso la metà dell’800.

6.1. Lo sconvolgimento del quadro socio – economico

Non vi è alcun dubbio che la carestia influenzò socialmente ed economicamente il paese. Per prima cosa, viene spontaneo chiedersi quale destino sarebbe toccato alla patata dopo tutto quello che è accaduto finora. Si potrebbe pensare ad una sua perdita di prestigio, ma almeno per i prossimi trent’anni avrebbe continuato ad essere il cibo prediletto degli irlandesi,61soprattutto nelle regioni occidentali dove la malattia fu particolarmente aggressiva e le condizioni di povertà erano ancora particolarmente accentuate. Completamente diversa la situazione dal lato meridionale, dove a partire dal 1870 si mise in atto una sensibile ripresa economica: le abitazioni erano migliori, gli abiti che venivano indossati più decenti, inoltre i salari dei contadini erano raddoppiati rispetto la periodo antecedente la carestia62. Ma la più grande novità era rappresentata dal fatto che questi introdussero l’allevamento di polli e galline ed iniziarono a coltivare il mais, già conosciuto dal momento della crisi. Anche dal punto di vista tecnologico vi furono diversi cambiamenti: col passare degli anni, l’aratro prese il posto della vanga. Infatti, il numero di fattorie con terreni più grandi di trenta acri aumentò da 30'000 nel 1841 a 160'000 nel 1860.63

Un altro importante cambiamento si verificò grazie al decreto Gregory: visto il gran numero di sfratti che generò, il proprietario terriero acquisì nuovi terreni da impiegare nel modo a lui più vantaggioso. Il terreno arativo veniva quindi trasformato in pascolo, dato che il parassita ha reso impossibile la coltivazione della patata. Ciò causò un calo della manodopera dato che i contadini sfrattati non avevano, a differenza di quelli inglesi, la possibilità di essere assorbiti dall’industria. Vi erano quindi due possibilità: o morire di fame o emigrare, come vedremo in seguito.

Rimaneva comunque un problema, causato dalla dieta basata esclusivamente sulla patata: con la carestia venne a mancare l’apporto di vitamina C necessario, sicché lo scorbuto divenne una malattia molto diffusa. Inoltre, nel 1847 morirono circa 25'000 persone per dissenteria e l’anno successivo il colera fece 30'000 morti.64

Appare ora chiaro come quello che si presentava come la salvezza del popolo, si rivelò poi essere la sua stessa rovina: esso è stato infatti a lungo schiavizzato dalla patata, ma per fortuna i contadini iniziarono col tempo a rendersi conto di tutto ciò.

6.2. Il calo demografico e l’emigrazione

61 Cfr. R. N.Salaman, Storia Sociale della Patata, pag. 270.

62 Cfr. R. N.Salaman, Storia Sociale della Patata, pag. 276.

63 Cfr. R. N.Salaman, Storia Sociale della Patata, pag. 278.

64 Cfr. R. N.Salaman, Storia Sociale della Patata, pag. 261.

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La conseguenza forse più immediata della carestia fu il dimezzamento della popolazione: si calcola che l’Irlanda abbia perso complessivamente circa quattro milioni di abitanti, un milione dei quali morì a causa della carestia65 (vedi fig.36 e 43). Ma cosa si può dire del resto ? Molti morirono a causa delle malattie connesse alla carestia e altri ancora, determinati nel cominciare una nuova vita lontano da orrore e disperazione, optarono per l’emigrazione, che per molti costituiva l’unica alternativa alla morte.

Orde di persone si imbarcarono da ogni porto d’Inghilterra e Irlanda su dei navigli in legno decadenti e spesso inadatti a traversate transatlantiche, che presero il nome di “Coffin Ships”.66 Chi emigrava portava con sé una sorta di rancore verso l’Inghilterra, che si riteneva responsabile dei torti subiti finora.

Emigrare era una vera e propria avventura: le condizioni di vita sulle navi erano tragiche, come quelle che gli stessi emigranti lasciarono dietro di sé: i servizi igienici erano carenti e le malattie dilagavano indisturbate. Molte navi potevano solo trasportare sette libbre di cibo a persona per ogni settimana, cibo peraltro pessimo dato che non veniva mai abbastanza cotto. Venivano quindi spesso a crearsi casi di diarrea e dissenteria, inoltre sulle navi non vi era alcun controllo medico prima dell’imbarco e molte persone già malate di tifo partirono comunque, contagiando il resto degli occupanti. Il problema più grande però, era rappresentato dalla carenza di acqua potabile, che costituiva un’ulteriore fattore in favore della propagazione del tifo. Da tutto questo si può capire perché durante il 1847, dei 100'000 irlandesi diretti verso l’America, 1 su 5 non sopravviveva al viaggio.67

Si calcola che durante tutto il 1847, 250'000 irlandesi lasciarono l’isola. Un numero, che nel corso dei quattro anni successivi era destinato ad aumentare. Un’emigrazione massiccia quindi, volta a ritrovare una condizione di vita migliore nei ricchi e potenti Stati Uniti, meta del 75% degli emigranti. Molti altri trovarono rifugio in Canada, non senza difficoltà: in quell’anno, la “Losthawk” dopo sette settimane di viaggio raggiunse le coste del Quebec. Di 348 passeggeri, 117 perirono prima di intravvedere la possibilità di una nuova vita.68

65 www.historyplace.com, consultato durante il mese di ottobre 2010.

66 www.historyplace.com, consultato durante il mese di ottobre 2010.

67

www.historyplace.com, consultato durante il mese di ottobre 2010 68

Cfr. R. Kee, Storia dell’Irlanda, pag. 81. A questa sezione fanno capo anche i dati successivi.

Fig.43: tasso percentuale dei decessi dovuti direttamente alla carestia nelle regioni d’Irlanda. Notare come i valori nelle regioni occidentali siano particolarmente alti. Fonte: www.wikipedia.org

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Nel 1848, un rapporto dell’ufficio sanitario di Montreal dichiarò che dei 4427 passeggeri partiti con 10 navi da Cork e Liverpool verso il Canada, 804 morirono durante il viaggio e 847 si ammalarono di febbre tifoidea.

La carestia non fu la sola causa dell’emigrazione di massa. Anche il decreto Gregory infatti vi contribuì attivamente. Infatti, nelle mani dei proprietari terrieri costituiva una vera e propria arma per sfrattare i fittavoli, dopo che esaurita ogni risorsa erano costretti a beneficiare degli aiuti per i poveri. Per potervi accedere dovevano disfarsi di cinque sesti di terreno. L’alternativa era una sola: non cedere la terra e morire di fame, oppure cederla ed emigrare.

6.3. L’emigrazione irlandese in Inghilterra e la sua influenza sulla rivoluzione industriale.

I più poveri non potevano permettersi di andare in America, quindi optarono per emigrare nella vicina Inghilterra sperando di essere accolti tra le braccia dello sviluppo industriale. Questa ovviamente non era altro che una speranza più che vana: la loro era una visita tutt’altro che gradita dai loro vicini, che si dimostrarono totalmente indifferenti nei loro confronti, mal celando un profondo sentimento di xenofobia. Ma nonostante ciò, si riversò tra il 1840 e il 1850 gran quantità di manodopera irlandese, poverissima e in cerca di un impiego presso l’industria. La conseguenza immediata fu il sovraffollamento di tutti i quartieri più poveri delle principali città industriali quali Liverpool e Manchester, senza escludere ovviamente la capitale.

Fig.44: emigranti disperati salpano verso gli Stati Uniti lasciandosi alle spalle anni di sofferenza. L’immagine risale al 1846. Fonte: www.historyplace.com

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Gli inglesi rimanevano sconcertati di fronte alle vili e rozze abitudini di questo nuovo ceto sociale: si nutriva unicamente di patate, molte famiglie tenevano il proprio maiale nelle abitazioni, il vestiario era ridotto a condizioni abominevoli, ma ciò che più di tutti irritava gli inglesi era la loro fede cattolica.69

Visto il basso tenore di vita a cui erano abituati, i nuovi arrivati si accontentavano di salari inferiori a quelli correnti, facendo abbassare anche quelli degli altri lavoratori. Al riguardo, può essere illuminante la seguente testimonianza anonima:

“È la peggior disgrazia contro cui questo paese deve combattere. Rozzo e straccione com’è, egli è pronto a fare qualsiasi lavoro che richieda soltanto braccia forti e una forte schiena per un salario con cui procurarsi le patate. E, come condimento, ha bisogno soltanto di sale; qualsiasi giaciglio in una stalla, in un porcile o in un canile per lui va bene; indossa un abito fatto di stracci a strati a tal punto che l’operazione più difficile è per lui vestirsi e svestirsi infatti non li cambia mai, salvo nei giorni festivi o quando il tempo è particolarmente favorevole. L’inglese che si rifiuta di lavorare alle stesse condizioni non trova lavoro”. Tratto da: R. N.Salaman, Storia Sociale della patata, pag. 272 – 273.

C’è addirittura chi attribuisce al basso costo della forza lavoro irlandese il rapido sviluppo del settore industriale in tutta l’Inghilterra.70

Si trattava di un fenomeno molto importante per tutto il territori britannico: si calcola che alla metà di maggio del 1847, più di 100'000 Irlandesi vagavano mendicando per le strade di Liverpool.71

Sembra incredibile come un evento tanto isolato come una carestia di un cibo così semplice e povero, abbia potuto influenzare il corso di un evento in atto su scala globale quale la rivoluzione industriale. Per quanto ne sappiamo, è perfettamente possibile che senza l’apporto dei lavoratori irlandesi, l’Inghilterra non sarebbe mai divenuta la potenza industriale che era alla vigila del XX secolo, la stessa Inghilterra che dopo averli sfruttati per secoli, è riuscita malgrado tutto a trarne un ulteriore vantaggio.

69 In Inghilterra si era instaurata da tempo la fede protestante, praticata con fermezza e orgoglio da parte degli inglesi.

70 Cfr. R. N.Salaman, Storia Sociale della patata, pag.273.

71 Cfr. R. Kee, Storia dell’Irlanda, pag. 81.

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Conclusione

Siamo giunti infine al termine del nostro viaggio, che spero sia risultato avvincente, esaustivo e soprattutto

interessante al lettore.

Complessivamente sono soddisfatto di potere affermare che tutti i miei obbiettivi sono stati raggiunti: dallo

scoprire perché la malattia ebbe conseguenze particolarmente disastrose in Irlanda, come in nessun altro

paese nonostante sia largamente diffusa in tutto il mondo, allo svolgere un’analisi dettagliata di uno dei più

grandi misteri che la caratterizza: le modalità del ciclo biologico.

Una parte questa, che mi ha dato in più occasioni del filo da torcere, vista la divergenza di opinioni delle

diverse fonti consultate e la difficoltà incontrata nel reperirle.

In un certo senso questo era anche per me motivo di grande soddisfazione, vista anche la scarsa

preoccupazione per il tema da me affrontato, almeno nelle nostre regioni.

Chissà, forse la mia ricerca potrebbe anche risvegliare l’interesse nei suoi confronti, offrendo lo spunto per

la stesura di un nuovo capitolo nella storia della patata, a mio parere oggi carente di sufficienti attenzioni.

Una critica rivolgo invece a me stesso riguardo i contenuti della parte storica, che non mi è risultata del

tutto soddisfacente, dato che mi sarebbe piaciuto penetrare ancora più in profondità nell’argomento,

magari ficcanasando per il Ticino in cerca di contatti in grado di aiutarmi o magari di qualche documento

storico conservato negli archivi del cantone.

In fondo, è proprio questo il modo di procedere dello storico, no?

In ogni caso è stata sicuramente per me un’esperienza interessante, che ha saputo stupirmi e coinvolgermi,

tanto da indurmi a convogliare tutte le mie attenzioni sul LAM, piuttosto che sul rendimento scolastico (che

di fatto durante la stesura del lavoro è considerevolmente calato).

Dopo aver letto quest’opera, mi auguro che il lettore si appassioni come il sottoscritto, restando in attesa di

un nuovo evento nella storia contemporanea che coinvolga organismi apparentemente insignificanti ma

capaci di grandi cose.

Chissà, se la peronospora ha in serbo per noi qualche nuova sorpresa … ricordate: è sempre pronta a

colpire, e se lo fa non perdona.

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A) Libri / Opere consultate

Gäumann Ernst, Die Pilze, Basilea, Birkäuser, 1949.

Kee Robert, Storia dell’Irlanda, Milano, Bompiani Editore, 1995.

Müller Emil e Loeffler Wolfgang, Mykologie, New York, Georg Thieme Verlag, 1982.

N. Salaman Redcliff, Storia Sociale della Patata, Milano, Salani Editore, 1958.

Petrolini Bruna e altri, Micologia, Milano, Clesav Città Studi, 1991.

Strasburger Eduard e altri, Trattato di Botanica, Milano, Vallardi Editore, 1968.

Weberling Focko e Schwantes Hans Otto, Pflanzensystematic, Stoccarda, Eugen Ulmer

Editore, 1972.

B) Pagine web consultate

www.agriok.it

Cantone Ticino, sezione agricoltura: www.ti.ch/agricoltura

www.agroscope.ch

Ufficio Federale dell’Agricoltura (UFAG): www.blw.admin.ch

DigitEco s.r.l Tecnologie ambientali e industriali: www.digiteco.it

www.ermesagricoltura.it

www. Gmo-Safety.eu

www.historyplace.com/great famine

www.meteosvizzera.ch

Microsoft Encarta 2007

www.patatarossadicetica.it

www.patate-da-amare.it

Wikipedia, l’enciclopedia libera

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C) Altri documenti

Lista svizzera di varietà di patate 2007 e 2010, fornita dalla Confederazione

Rapporti/bollettini fitosanitari forniti dal cantone

“Essai variétale de pommes de terre au mildiou (Phytophthora Infestans)”, fascicolo

riportante i risultati ottenuti dall’esperimento condotto a Marin, Neuchâtel nel 1996.

Documento fornito dal servizio fitosanitario ticinese.