Libro Sicurezza e Sport

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P ALOMBI EDITORI BUONE PRATICHE PER LA GESTIONE IN SICUREZZA DELLE ATTIVITÀ SPORTIVE W Consulta regionale per i problemi della sicurezza nello sport

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Presentazione del volume Giulia Rodano ASSESSORE ALLA CULTURA, SPETTACOLO, SPORT Con l’approvazione di una normativa sulla sicurezza nello sport, nell’aprile del 2009 la Regione Lazio si è data uno strumento per aggredire un problema, quello della sicurezza degli impianti sportivi, che fino ad ora le normative e gli interventi pubblici non riuscivano ad affrontare compiutamente.

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PALOMBI EDITORI

BUONE PRATICHE PER LA GESTIONE IN SICUREZZA DELLE ATTIVITÀ SPORTIVE

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Consulta regionale per i problemi della sicurezza nello sport

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PALOMBI EDITORI

BUONE PRATICHE

PER LA GESTIONE IN SICUREZZA

DELLE ATTIVITÀ SPORTIVE

a cura diSabrina Varroni

Direzione regionale Beni e Attività Culturali, Sport

Consulta regionale per i problemi della sicurezza nello sport

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Ringraziamenti:si ringrazia per la preziosa collaborazione il CONI – Lazionelle persone del Presidente Alessandro Palazzotti e del segretario generale Stefania Lella.Un ringraziamento particolare va ad Amelia Guerriericonsulente per lo sport dell’Assessorato alla Cultura, Spettacolo, Sport.A Maria Federico un affettuoso grazie per la sua generosa disponibilità.

© 2010Tutti i diritti spettano aPalombi & Partner S.r.l.Via Gregorio VII, 22400165 RomaTel. 06.63.69.70 - Fax 06.63.57.46www.palombieditori.it

Progettazione, realizzazione grafica eassistenza redazionalea cura della Casa Editrice

ISBN 978-88-6060-263-3

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Regione Lazio – Assessorato alla Cultura, Spettacolo e SportAssessore: Giulia Rodano

Direzione Regionale Beni e Attività Culturali, SportDirettore: Enzo Ciarravano

Area Interventi per lo sportDirigente: Sabrina Varroni

Il volume è stato realizzato con la collaborazione dellaConsulta Regionale per i problemi della sicurezza nello sport

Hanno contribuito alla realizzazione del volume:Delia Bini – Associazione Alessandro Bini per la sicurezza nello sportVincenzo Castelli – Fondazione Giorgio CastelliLuca Colusso – CONI LazioCecilia D’Angelo – Agensport - Regione LazioCristina Menale – Area Interventi per lo sport - Regione LazioFrancesco Romussi – CONI Servizi SpASilvia Scelsi e Francesco Cirella – ARES 118Pietro Tornaboni – ANIF LazioAmalia Vitagliano – Area Sanità pubblica e Sicurezza alimentare - Regione Lazio

Il presente volume è stato realizzato grazie all’impegno dei funzionari dell’areaInterventi per lo sport, in particolare di Cristina Menalein collaborazione con Fabrizio Bellini e Sandro Cordone

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Indice

PRESENTAZIONI

Assessore alla Cultura, Spettacolo, SportGiulia Rodano 8

Consigliere regionale I firmatario della L.R.11/2009Enzo Foschi 10

Associazione Alessandro Bini e Fondazione Giorgio Castelli onlusDelia Bini e Vincenzo Castelli 11

Istruzioni per l’uso 12

Un decalogo per la sicurezzaVincenzo Castelli 16

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PARTE IPROGETTI E BUONE PRATICHE

1. INTERVENTI DI ADEGUAMENTO STRUTTURALE, CENSIMENTO E

CERTIFICAZIONE DELLA QUALITÀ

1.1 La piccola sicurezza negli impianti sportivi.Progetto regionale di adeguamento dei livelli minimiSabrina Varroni 21

1.2 Impianti a misura di sportCecilia D’Angelo 27

1.3 La sicurezza certificata. Progetto CONI per la classificazione diqualità degli impianti sportiviFrancesco Romussi 29

2. TUTELA ED EDUCAZIONE SANITARIA

2.1 Il progetto Lazio cuore sicuroSilvia Scelsi, Francesco Cirella 392.1.1 La catena della sopravvivenza 41

2.2 Cultura dell’emergenza applicata allo sportVincenzo Castelli 42

2.3 Educazione sportiva a scuolaSabrina Varroni 46

2.4 Competenze regionali in materia di Medicina dello sporte tutela sanitaria delle attività sportive (L.R. 24 del 1997)Amalia Vitagliano 48

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PARTE IISCHEDE OPERATIVE PER GESTIRE LA SICUREZZA IN UNIMPIANTO SPORTIVO.

3. RIFERIMENTI NORMATIVI E INDICAZIONI PRATICHE

3.1 Norme e regolamentiSabrina Varroni 55

3.2 SCHEDE 59

3.2. A IMPIANTO SPORTIVO.DEFINIZIONI

Cristina Menale 60

3.2. B LA SICUREZZA NELLO SVOLGIMENTO

DELLE ATTIVITÀ SPORTIVA

Luca Colusso 62

B.1 Norme CONI 63B.1.1 Spazi di attività sportiva 63

Fasce di rispettoRecinzioniAltezze libereAffollamento degli spazi di attività

B.1.2 Locale di primo soccorso 65B.1.3 Settori e zone a destinazione speciale 65B.1.4 Impianti al chiuso 66

Sala di attivitàB.1.5 Impianti natatori 66

Vasche nuotatoriPiano Vasche

B.2 Regolamenti tecnici e procedure di omologazionedelle FSN e DSA per impianti agonistici 68

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3.2. C LA SICUREZZA STRUTTURALECristina Menale 69

C.1 D.M. 18/03/1996 70C.1.1 Gestione della sicurezza antincendio 70

Piano di sicurezzaSegnaletica di sicurezzaIl Piano d’emergenza

C.1.2. Impianti tecnici 73Impianti elettriciImpianti di allarmeImpianti antincendio

C.2. D.M. 18/03/1996 76C.2.1 Obblighi per gli Impianti sportivi ove è prevista

una presenza di spettatori non superiore a 100 763.2. D LA SICUREZZA NELL’AMBIENTE DI LAVORO

Cristina Menale 77

D.1 D.Lgs 81/2008 77D.1.1 Principali definizioni 77D.1.2 Modelli di organizzazione e gestione 79D.1.3 Compiti del titolare dell’impianto

in qualità di datore di lavoro 80La valutazione dei rischi per la salute ela sicurezza sui luoghi di lavoro

D.1.4 Il responsabile del Servizio di prevenzionee protezione 82

D.1.5 La delega di funzioni 82D.1.6 Dotazioni di primo soccorso 83

APPENDICE 85Sicurezza e qualità dei servizi sportivi

Pietro Tornaboni

Linee guida per gli impianti sportivi complementari. Una sintesiLuca Colusso

Riferimenti bibliografici 93Riferimenti normativi 95

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Con l’approvazione di una normativa sulla sicurezza nello sport, nell’aprile del 2009la Regione Lazio si è data uno strumento per aggredire un problema, quello dellasicurezza degli impianti sportivi, che fino ad ora le normative e gli interventi pubblicinon riuscivano ad affrontare compiutamente.Troppo spesso infatti gli impianti sportivi, le strutture dove tanti dei nostri ragazzi eragazze passano tante ore della loro vita, si trasformano in luoghi pericolosi, dovepossono avvenire incidenti anche gravi e a volte si rischia persino di perdere la vita.L’investimento sulla sicurezza degli impianti sportivi è per noi dunque una necessitàurgente e un dovere. Non si può promuovere lo sport per tutti, mettere in risalto lepotenzialità che le attività motorie hanno nella promozione di stili di vita sani e attivie nell’educazione a valori civili e individuali socialmente utili, se non si garantiscono lemigliori condizioni possibili, la maggiore sicurezza possibile non solo agli atleti di vertice,ma a tutti anche a coloro che vogliono solo divertirsi, che magari non vinceranno mai.L’attività fisica è una risorsa della collettività, un vero e proprio elemento di welfare,un diritto di ogni cittadino a prescindere dalle proprie condizioni di nascita e dicenso. Se questo è vero, le istituzioni pubbliche devono svolgere a pieno la loro funzione.Occorrono interventi finalizzati a favorire la crescita delle attività sportive, a garantirepari opportunità a tutti i cittadini, in particolare quelli meno fortunati. Ancora sifa troppo poco. Non esistono risorse finalizzate all’impiantistica sportiva da partedello Stato nazionale. Ancora troppo si investe soltanto in relazione ai grandi eventisportivi. Invece esiste un estesissimo tessuto di associazioni sportive, di praticanti che

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assicurano, a volte esclusivamente con il lavoro volontario, la sola possibilità permigliaia di ragazze e ragazzi di svolgere una attività sportiva. Anche per risponderenel modo migliore e più sicuro possibile il Consiglio Regionale ha approvato la leggesulla sicurezza nello sport. E ancora per questo, l’assessorato allo sport ha prontamenteemanato un avviso di bando pubblico per progetti di miglioramento della sicurezzadegli impianti, grazie al quale sono stati finanziati ben 100 interventi su strutturepubbliche di tutto il territorio regionale. E la Regione Lazio ha poi promosso, nellescuole, iniziative di conoscenza e promozione dello sport sano: attività ed incontrifinalizzati a diffondere, tra i giovani della nostra regione, una cultura sportiva basatasulla lealtà, sulla tutela della salute, sulla contrarietà al doping.Il 9 febbraio 2010 si celebrerà, secondo l’indicazione della legge, la prima giornataregionale della sicurezza nello sport: un appuntamento annuale che fornirà adistituzioni, gestori degli impianti e cittadini un opportunità di riflessione, di confrontosu ciò che è stato fatto e ciò che ancora deve essere fatto, riguardo un tema che investela sensibilità e l’attenzione di chiunque ami lo sport e lo voglia rendere una attivitàsempre più sicura, in cui impegnare in tranquillità i propri figli.Questo dunque ci proponiamo: tenere alta l’attenzione, lavorare per rendere più sicurigli impianti, attivarci per garantire la salute di tutti gli atleti, di tutti i ragazzi e leragazze che vogliono fare sport.Ora nella Regione Lazio c’è per questa politica uno strumento in più. Ci sembra unabuona notizia.

Giulia RodanoASSESSORE ALLA CULTURA, SPETTACOLO, SPORT

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A seguito di diversi eventi tragici accaduti nella pratica dell’attività sportiva horitenuto sarebbe stato utile che la Regione Lazio, con la collaborazione di tutte lerealtà istituzionali e associative dello sport, si dotasse di uno strumento per la sicurezzadegli impianti.In soli quattro mesi, il Consiglio regionale del Lazio ha approvato all’unanimità loscorso aprile la legge “Interventi per la promozione, il sostegno e la diffusione dellasicurezza nello sport”: una legge attesa, grazie a cui la sicurezza nello sport è statariconosciuta quale priorità strategica della Regione.Voglio ringraziare in particolare le Fondazioni Bini e Castelli, che hanno stimolatola politica a dare delle risposte su questo tema, e la Federazione Italiana Gioco Calcio,che è stata un interlocutore attento e disponibile. La legge affronta tre aspetti: quellodell’impiantistica pubblica, quello sanitario, l’etica sportiva. Ed oltre a favorire ilmiglioramento delle strutture, sostiene la formazione, la qualificazione e l’aggiornamentodegli operatori, la tutela del diritto alla salute e all’integrità delle persone che praticanoattività motorie e sportive. È stata istituita inoltre la giornata regionale della sicurezzanello sport: il 9 febbraio, giorno del compleanno del giovane Alessandro Bini, scomparsoa causa del trauma subito dall’impatto con un rubinetto posto dove non doveva inun campo di calcio. Abbiamo voluto fortemente questa manifestazione perché lo sportdeve sempre rappresentare un momento di crescita e di sviluppo per i giovani, unmomento di speranza e non di tragedia. Quindi W LO SPORT, SICURO!!

Enzo FoschiCONSIGLIERE REGIONALE

PRIMO FIRMATARIO L.R. 11/2009

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La Fondazione Giorgio Castelli onlus e l’Associazione Alessandro Bini onlus nasconoa seguito di due eventi drammatici avvenuti in un impianto sportivo che hannodeterminato la morte dei due giovani, avendo come comune denominatore, nellediverse dinamiche, la scarsa attenzione che il mondo sportivo in genere ripone neiconfronti della sicurezza.Dando vita alle due organizzazioni le famiglie di Giorgio ed Alessandro hanno tentatodi trasformare il terribile dolore in una speranza di vita migliore per gli altri ragazzi:praticare lo sport in sicurezza !Vincenzo, Rita, Delia e Claudio sono convinti che ciò siarealizzabile attraverso la rigorosa applicazione di normative in gran parte già esistenti,ma che per disattenzione, superficialità e qualche volta dolo vengono spesso disattese.Il lavoro che le due Organizzazioni stanno svolgendo è fatto di sensibilizzazione neiconfronti delle famiglie dei giovani sportivi, delle Società e Federazioni sportiveaffinché esse siano promotrici del principio del primato dell’individuo e si adoperinoconcretamente per la sua realizzazione pratica.Quest’opera necessita della collaborazione fondamentale delle Istituzioni che, grazieal contributo economico e normativo, sono chiamate a svolgere un ruolo importantissimonella realizzazione del progetto di uno sport realmente più sicuro. Unire le visceralimotivazioni e le specifiche conoscenze rappresentate dalle organizzazioni di volontariatoad uno snello intervento istituzionale può costituire un moto virtuoso in grado didare frutti inaspettati.È questo il senso della presenza della Fondazione Giorgio Castelli onlus e dell’AssociazioneAlessandro Bini onlus nella Consulta per la sicurezza nello sport attivata dall’Assessoratoalla Cultura, Spettacolo, Sport della Regione Lazio, in ottemperanza alla LeggeRegionale n. 11 del 6 aprile 2009.

Delia SantaluciaPRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE ALESSANDRO BINI

PER LA SICUREZZA NELLO SPORT

Vincenzo CastelliPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE GIORGIO CASTELLI

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ISTRUZIONI PER L’USO

Garantire adeguati livelli di sicurezza nelle attività e nelle strutture sportive è un temadi assoluta rilevanza sociale poiché attiene alla tutela della salute del cittadino che ènecessario promuovere con un forte impegno di cooperazione tra tutte le istituzionie i soggetti competenti.

L’obiettivo del presente lavoro è avviare una prima riflessione su queste complessetematiche, valutandole essenzialmente sotto il profilo della sicurezza degli atleti chepraticano una attività sportiva omotoria in impianti di piccole omedie dimensioni.Si tratta soltanto dell’inizio di questo importante e difficile lavoro. Non possiamodunque avere pretese di completezza nè la presunzione di avere già individuato lesoluzioni opportune. Riteniamo, però, d’avere colto alcune questioni che possonorisultare prioritarie in questa riflessione, grazie anche al proficuo dialogo con laConsulta regionale per i problemi della sicuirezza nello sport e in relazione allecompetenze d’intervento regionali.Numerosi rimangono gli aspetti da affrontaremeritevoli di adeguato approfondimentoe, dunque, non possiamo che augurarci che il presente sia solo il primo di una seriedi interventi dedicati a tali questioni.

Lo sviluppo rilevante, ma spesso scarsamente pianificato, dell’impiantistica sportiva,così come l’aumento di domanda e di pratica sportiva da parte di giovani e bambini,rende il tema della tutela della salute nelle attività motorie e della prevenzione degliinfortuni una questione su cui istituzioni, società sportive, enti e associazioni disettore, è indispensabile lavorino insieme. Non solo perché vengano rispettate lenorme e i regolamenti esistenti, ma anche per promuovere una cultura della sicurezzae della qualità nelle attività motorie e sportive più consapevole e diffusa.

Il legislatore regionale ha recepito questa esigenza, espressa con particolare forza edimpegno anche da alcune organizzazioni della società civile, attraverso una specifica

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norma - la legge 11 del 2009 – che con Interventi per la promozione, il sostegno e ladiffusione della sicurezza nello sport intende dare un concreto sostegno al processo disensibilizzazione e informazione avviato dal basso su questi tematiche.Intenti che trovano una loro specifica e concreta attuazione con due istitutiparticolari previsti dalla stessa legge: la Giornata regionale per la promozione dellasicurezza nello sport, stabilita nel 9 febbraio di ogni anno, e la Consulta regionaleper i problemi della sicurezza nello sport, prevista quale tavolo permanente diconsultazione e cooperazione.Il confronto con i soggetti pubblici e privati (Coni, CIP, Associazioni dei gestoridi impianti sportivi pubblici e privati, organizzazioni di volontariato), che hannoresponsabilità e competenze nel settore e che siedono nella Consulta regionale siè focalizzato, almeno in questa prima fase, sulle situazioni di rischio evidenziatedrammaticamente dagli incidenti occorsi sui campi di gioco a due giovanissimiatleti, Alessandro Bini e Giorgio Castelli. Ne sono emerse alcune priorità diintervento che riguardano l’aspetto medico sanitario da un lato, e quello strutturalerelativo agli impianti, dall’altro.

Nella prima parte del presente lavoro si dà conto di alcuni progetti ed esperienze incorso relativi a questi due fondamentali aspetti della sicurezza sportiva, che possonorappresentare altrettante buone pratiche da mettere in atto e prendere a modello.Sulla tutela sanitaria delle attività sportive, intesa principalmente nei suoi aspetti diprevenzione medica e gestione dell’emergenza legata agli infortuni, i contributi chepresentiamo riguardano le azioni per la prevenzione degli infortuni sui campi digioco, condotte dall’Azienda regionale per l’emergenza sanitaria – ARES 118 – edalla fondazione Giorgio Castelli onlus, e per la promozione degli interventi dimedicina dello sport e di educazione sanitaria nelle scuole, promosse dalla Regionein attuazione della legge 24 del 1997Medicina sanitaria e tutela sanitaria delle attivitàsportive e della legge 11 del 2009.

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Per quanto riguarda la sicurezza strutturale degli impianti sportivi va specificatoche affrontiamo in questa sede soprattutto le problematiche che riguardano laqualità strutturale degli spazi di attività e di gioco presenti negli impianti di piccolee medie dimensioni.

Le esperienze che vengono illustrate riguardano in particolare due progetti in corso:il primo è stato avviato dalla Regione con le risorse della legge 11 e si pone l’obiettivodi migliorare in modo capillare e diffuso con piccoli interventi i livelli strutturaliminimi di sicurezza negli impianti; il secondo, promosso dalCONI e dalla Federazionemedico sportiva, punta ad una certificazione della qualità degli impianti e dei serviziannessi, in modo da fornire agli utenti anche attraverso una Carta dei servizi, unaclassificazione dei requisiti offerti da ciascuno.Quest’ultimo interagisce strettamente con un terzo progetto parallelo, curato daAgensport (Agenzia regionale per lo sport) e dalla Coni Servizi e relativo al censimentoe alla catalogazione dell’impiantistica sportiva nel Lazio, di cui pure si dà conto piùavanti.

La seconda parte del volume è organizzata in schede operative e intende fornire, inriferimento alla normativa di settore, indicazioni sui principali compiti e responsabilitàche spettano al titolare di un impianto sportivo.Il titolare o gestore dell’ impianto sportivo è infatti ai sensi di legge (D.M. 18marzo1996) il responsabile delmantenimento delle condizioni di sicurezza, sia in condizioninormali che di emergenza, ed è pertanto chiamato a svolgere un compito non faciledi garante.

La tutela della sicurezza e della salute negli impianti sportivi è una materia che alivello normativo presenta una particolare complessità e chiama in causa diversi pianied aspetti: l’impianto sportivo costituisce un luogo la cui frequentazione può esporreal rischio di infortuni l’atleta,ma anche gli addetti che a vario titolo operano all’internodello stesso, e, più in generale, gli spettatori che assistono alla manifestazioni.Gli obblighi e le prescrizioni variano inoltre in relazione alle dimensioni e alla capienzadell’impianto e alla disciplina praticata: una piscina, un campo di calcio o di baskethanno prescrizioni di sicurezza certamente diverse.

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Esistono comunque requisiti di base essenziali e comuni da rispettare che riguardanoad esempio l’impiantistica tecnica, la sicurezza in casi d’emergenza, la garanzia dellecaratteristiche igieniche e ambientali dell’impianto e il rispetto delle norme tecnichedel CONI e delle Federazioni Sportive Nazionali.

Proprio su questi aspetti di base il presente testo intende fornire indicazioni, schedee suggerimenti pratici che vorrebbero essere di supporto alle attività di competenzadei gestori e degli addetti ai lavori del settore sportivo.

Con le associazioni di gestori, sia pubblici che privati, che siedono nella Consulta èstato avviato un dialogo costruttivo, la loro esperienza e il loro punto di osservazionedelle problematiche in esame è ovviamente insostituibile e fornisce dati di primamano utili alla conoscenza del fenomeno nei suoi diversi aspetti

Elevare il livello di sicurezza delle strutture sportive è un obiettivo condiviso acui la associazioni di categoria stanno cooperando con un’azione di sensibilizzazionedei propri iscritti perché si diffonda la consapevolezza che investire sulla sicurezzae sulla formazione degli addetti contribuisce ad elevare la qualità del serviziofornito ai fruitori.

Non va sottovalutato infatti che questi ultimi, come si può leggere anche nel contributodelle associazioni di categoria riportato in appendice, potranno orientare le propriepreferenze, nella scelta di un centro sportivo rispetto ad un altro, anche in considerazionedegli standard di qualità offerti (soprattutto in relazione alle previste classificazionidi qualità riconosciute dal CONI agli impianti).

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UN DECALOGO PER LA SICUREZZA

Il decalogo che segue è frutto dell’esperienza e dell’attività della Fondazione GiorgioCastelli.

1. Lo Sport è salute, passione, educazione, divertimento: non dimentichiamo-lo mai!

2. L’idoneità medica alla pratica sportiva deve essere accertata con rigore. Ge-nitori, allenatori e dirigenti sportivi devono far eseguire ai loro ragazzi la vi-sita medico-sportiva e pretendere che sia ben fatta, con tutti i presidi tecno-logici e le analisi necessarie.

3. Adeguare i carichi di lavoro in allenamento all’età ed alle caratteristiche fisi-che dei ragazzi, educarli alla corretta alimentazione, limitare l’uso dei cosid-detti integratori.

4. Parlare ai giovani dei pericoli connessi con l’utilizzo dei farmaci e del doping.5. Rispettare le pause di riposo: l’over training è inutile e spesso dannoso.6. Far riposare il ragazzo che appare visibilmente affaticato; avvertire immediata-

mente il medico sociale ed i genitori se vengono notate anomalie o malesseri.7. Non far svolgere attività fisica al ragazzo febbricitante; per la ripresa atten-

dere la piena guarigione.8. In caso di stop prolungato far riprendere l’attività fisica con gradualità, va-

lutando la risposta allo sforzo.9. Addestrare il maggior numero di operatori sportivi alla gestione dell’emer-

genza, alla rianimazione cardio-respiratoria, all’uso del defibrillatore semiau-tomatico, all’integrazione con i soccorritori ufficiali del 118 o della CRI.

10. Dotare ogni impianto sportivo di un defibrillatore semiautomatico (DAE).

Vincenzo Castelli

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PROGETTIE BUONEPRATICHE

Parte Prima

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Palestra della Scuola Elementare comunale “Camillo Caetani”, Latina scalorealizzata con il contributo della Regione

Stadio del Nuoto, Frosinonefinanziato dalla Regione

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1. Interventi diadeguamentoe certificazionedella qualità

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Palazzetto dello sport provinciale “Palas Journer”, Rietirealizzato con il contributo della Regione

Impianto sportivo comunale “Orazio Mamilio”, Frascatirealizzato con il contributo della Regione

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Migliorare i livelli di sicurezza strutturali degli impianti sportivi è una delle prioritàdi intervento individuate dalla legge regionale n. 11 del 2009 e dai lavori dellaConsulta. Su questo versante è particolarmente impegnata l’Associazione AlessandroBini che della sicurezza negli impianti sportivi ha fatto il proprio obiettivo fondante.Il drammatico incidente occorso durante una partita di calcio dilettantistico algiovanissimo atleta, cui l’associazione voluta dalla famiglia è intitolata, e le campagnedi sensibilizzazione che ne sono seguite, hanno prodotto unamaggiore consapevolezzadegli addetti ai lavori e delle istituzioni competenti circa alcune particolari situazionidi rischio per l’incolumità di chi pratica attività sportiva.

Tali rischi sono riconducibili non solo al mancato, o non puntuale, rispetto dellenorme di legge esistenti, ma, in molti casi, anche ad una insufficiente valutazionedella pericolosità di ogni attività fisica e dell’ adeguatezza delle strutture dove questasi pratica.

In particolare si è focalizzata l’attenzione sul rischio rappresentato dalla presenza,nella zona di attività sportiva, e/o nelle aree immediatamente adiacenti, di moltiimpianti di piccole e medie dimensioni, di oggetti, elementi o strutture che, nonadeguatamente protetti, possono costituire un grave pericolo per l’incolumitàdegli atleti in caso di urti accidentali, scivolate o cadute.

L’adeguamento degli impianti rispetto a questa fattispecie di rischio non richiedegeneralmente interventi onerosi o complessi, quanto piuttosto l’adozione dimisure e accorgimenti tecnici derivanti appunto da una più attenta valutazionedel livello di pericolosità e dei requisiti di qualità minimi necessari.Si tratta di interventi che le norme CONI disciplinano in modo abbastanzadettagliato e che, comunque, trovano un loro fondamento giuridico in quellenorme e misure che la giurisprudenza definisce di ordinaria e comune prudenza,diligenza e perizia.

Su questa specifica tipologia di interventi che riguarda in sostanza i requisitiminimi ed essenziali per la sicurezza degli atleti, l’Assessorato allo sport regionale,in accordo con la Consulta, ha deciso di impostare i primi interventi urgenti di

1.1 La piccola sicurezza negli impianti sportivi.Progetto regionale di adeguamento dei livelli minimi

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miglioramento del livello di sicurezza degli impianti sportivi previsti da unospecifico fondo finanziario istituito con l’art 7 della legge regionale 11 del 2009.In considerazione della necessità e dell’urgenza proprie degli interventi in questionee delle finalità specifiche della legge 11, si è ritenuto opportuno emanare unospecifico bando pubblico, adottando strumenti e metodi di lavoro improntatialla massima snellezza amministrativa, capaci di produrre risultati tangibili nelbreve periodo. Sotto questo profilo la fase di prima attuazione della legge hafunzionato anche come laboratorio per la sperimentazione di obiettivi e metodidi intervento istituzionale innovativi e condivisi.

Va sottolineato che in base all’art. 31 della Legge regionale n. 15 del 2002 laRegione sostiene già in via ordinaria la realizzazione di interventi di messa a normae adeguamento degli impianti sportivi regionali. Si tratta però di opere in generepiù complesse e onerose di adeguamento degli impianti tecnici o propedeuticialle omologazioni federali previste per gli impianti di tipo agonistico (tribune,coperture, manti in erba sintetica) che hanno tempi di attuazione lenti e dunqueefficacia misurabile solo sul lungo periodo1.

Con il bando attuativo della Legge regionale 11 si è voluto focalizzare l’attenzio-ne, anche quella degli amministratori locali e dei gestori di impianti, sulle neces-sità riguardanti l’adeguamento dei requisiti di funzionalità e sicurezza essenzialisoprattutto negli impianti piccoli che rappresentano una grossa fetta dell’impian-tistica del Lazio.I titolari di impianti sportivi pubblici2 presenti nei comuni del Lazio, sono statiperciò i destinatari di uno specifico avviso pubblico che li invitava a presentareproposte progettuali per la realizzazione di piccoli interventi (l’importo massimoammissibile è stato di 10.000,00) relativi a protezioni, rivestimenti, o spostamentidi quegli oggetti, elementi, strutture sporgenti o presenti nella zona di attivitàsportiva, o nelle aree immediatamente adiacenti.

L’esito, anche in considerazione dell’innovatività del bando, è stato incoraggiantesia sotto il profilo della quantità che della qualità delle proposte di interventopervenute, tra l’altro in un arco di tempo di un solo mese.

Comuni e associazioni sportive di tutto il territorio regionale hanno propostocomplessivamente 151 interventi riguardanti strutture dove si praticano diversediscipline sportive (calcio, calcetto, pallavolo, basket, tennis, piscine, baseball,ippica, ecc). Con il fondo finanziario disponibile è stato possibile accoglierne

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100, fino ad esaurimento delle risorse, per un investimento che complessivamenteammonta a € 700.000,00. La realizzazione delle opere è già stata avviata e laconclusione dei lavori stabilita per il mese di giugno 2010.

Dai numeri indicati è già evidente come, anche con costi estremamente contenutie con piccoli interventi, sia possibile avviare un processo concreto di riqualificazione,diffuso e capillare degli impianti sportivi di piccole e medie dimensioni, unprocesso che verrà attentamente monitorato e controllato dagli uffici in mododa ottimizzarne gli effetti.

Sotto il profilo della qualità va sottolineata una stretta coerenza tra le proposteprogettuali avanzate e gli obiettivi e le tipologie di intervento proposte dal bando.Coerenza che risulta evidente dai progetti finanziati in questa prima fase, la cuitipologia prevalente è sintetizzabile in interventi di protezione e rivestimento cheriguardano gli spazi di attività sportiva nei seguenti elementi:

• attrezzature di base (canestri e tralicci di basket, pali delle porte per il calcioe il rugby, pali per la pallavolo, panchine, quadri svedesi);

• elementi strutturali (recinzioni, cordoli perimetrali, pilastri, muretti, colonne,pareti, bordi piscina, cancelli, bordi taglienti, gradini, ringhiere);

• impianti tecnici (tubi irrigazione, torri faro, tombini, idranti, estintori, palidella luce).

Il dato qualitativo relativo alla tipologia degli interventi richiesti è importanteperché rappresenta un indicatore concreto dei livelli di criticità esistenti e delledimensioni reali di un fabbisogno, supposto o noto solo nei suoi aspetti piùmacroscopici, ma di cui non si conosce l’esatta entità e distribuzione sul territorioe su cui sarà necessario intervenire anche con gli strumenti finaziari e normativiordinari, in modo più cogente e mirato.

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1 L’art 31 della L.R. 15/2002 prevede contributi finanziari per opere riguardanti impianti sportividi proprietà di Enti locali. Tra le tipologie di interventi ammissibili figura la messa in sicurezzadegli impianti, cui in ciascuna annualità viene destinata un parte delle risorse disponibili. Dal2005 al 2009 le risorse destinate alla messa in sicurezza sono state complessivamente di €9.000.000,00.

2 L’art 7 della legge 11/2009 prevede al momento solo questa tipologia di impianto, escludendodalla possibilità di accesso ai contributi quelli di proprietà privata.

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Da questo punto di vista il parallelo progetto di ampliamento e aggiornamentodel censimento delle strutture sportive presenti nel Lazio3, curato dall’Osservatorioregionale sullo sport, da Agensport e dalla CONI Servizi può rappresentare ancheun valido strumento per la programmazione dei prossimi interventi. Il progettoinfatti, che, come si può leggere nelle pagine che seguono, sarà presto disponibileanche on-line tramite un dettagliato sistema di georeferenziazione di tutti gliimpianti esistenti sul territorio, fornirà informazioni utili non solo sulla diffusioneterritoriale degli impianti in relazione ai bacini d’utenza, ma anche sulla tipologiae qualità dei servizi offerti da ciascun impianto. Per garantire la sua efficacia comestrumento di programmazione ai diversi livelli istituzionali (regionale, provincialee comunale) sarà indispensabile tuttavia introdurre delle forme stabili dicollaborazione con gli amministratori locali e i gestori di impianti finalizzateall’aggiornamento costante del data-base.

Sabrina Varroni

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3 I dati rilevati nell’ultimo censimento realizzato dalla Regione Lazio e dalle cinque province nel2001 evidenziano l’esistenza nel territorio della Regione di un totale di:6.114 complessi sportivi (insieme di uno o più impianti sportivi contigui aventi in comuneelementi costitutivi (infrastrutture e servizi)8.179 impianti sportivi (insieme di uno o più spazi di attività dello stesso tipo o di tipo diverso,aventi in comune i relativi spazi e accessori, preposto allo svolgimento di manifestazioni sportive13.449 spazi sportivi (spazi di attività sportiva, conformati in modo da consentire la pratica diuna o più attività.

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1.2 Impianti a misura di sport

La Regione Lazio ha promosso tramite Agensport, l’Agenzia dello Sport dellaRegione4, una accordo quadro con il CONI e la CONI Servizi s.p.a al fine di disviluppare progetti ed iniziative finalizzate alla valorizzazione del patrimoniodell’impiantistica sportiva e alla promozione e incentivazione della pratica delleattività sportive, ludico – ricreative e sociali sul territorio regionale.

Tra le iniziative avviate riveste una particolare importanza il progetto Impianti amisura di sport che riguarda l’aggiornamento del censimento e la catalogazionesu nuove basi informatiche, dell’impiantistica sportiva del Lazio. Il progetto èstato promosso dalla Regione attraverso Agensport, che riveste il ruolo diOsservatorio regionale sullo sport, in collaborazione con il CONI, CONI Lazioe CONI Servizi.

Il progetto utilizza una piattaforma informatica, ideata e messa a disposizionedalla CONI Servizi, nella quale saranno censiti e georeferenziati tutti gli impiantidella nostra regione con informazioni anagrafiche, funzionali e gestionali. Lanostra Regione è stata scelta come regione pilota per la verifica di questo progettoche sarà portato e proposto anche al Tavolo dell’Osservatorio Nazionale degliImpianti Sportivi.

Si tratta di una opportunità prima di tutto per le istituzioni, che potrannoprogrammare meglio gli investimenti, e poi per i cittadini che, attraverso i portali

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4 Agensport è un’unità amministrativa della Regione Lazio che opera in coordinamento con laDirezione Beni e Attività culturali, Sport e l’Area Interventi per lo sport dell’Assessorato allaCultura, Spettacolo e Sport. Come struttura di alta specializzazione è preposta allo svolgimentodi attività tecnico – operative di interesse regionale, che richiedono particolari professionalità,conoscenze specialistiche e specifiche modalità di organizzazione del lavoro, connesse all’eserciziodelle funzioni amministrative regionali in materia di sport.

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di tutte le istituzioni coinvolte, potranno accedere a queste informazioni e saperedove praticare lo sport preferito vicino a casa. Per la riuscita di questo progettola Regione ha attivato la collaborazione delle cinque Province del Lazio, delComune di Roma e dei Comitati Provinciali del CONI.

Una conseguenza fondamentale della collaborazione tra le diverse Amministrazionisarà un miglioramento della sicurezza all’interno degli impianti. Dai diversicomuni si otterranno informazioni sulla condizione in cui si trovano i singoliimpianti, sulla loro agibilità, sulla loro messa a norma e sull’uso che al giornod’oggi ne viene fatto. In questo modo si otterrà un dato su cui agire per un costantemonitoraggio della sicurezza del patrimonio impiantistico della nostra regione eun suo continuo innalzamento.

Grazie anche alla collaborazione delle associazioni che gestiscono gli impianti sipotrà perseguire anche la cosiddetta “piccola sicurezza”, ossia la rimozione di queielementi che magari non si notano ad una prima ricognizione sommaria mapossono essere causa di gravi incidenti.

Per perseguire questo obiettivo è fondamentale la stretta collaborazione e lacondivisione delle informazioni tra tutti i soggetti coinvolti nell’organizzazionee nella gestione delle attività sportive di ogni genere e di ogni livello e una sinergiacon il progetto CONI di certificazione della qualità illustrato di seguito.

Cecilia D’Angelo

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1.3 La sicurezza certificata. Progetto CONIper la classificazione di qualità degli impianti sportivi

Il CONI, attraverso CONI Servizi, e la FMSI (Federazione Medico SportivaItaliana) hanno costituito il QIS, Consorzio per la Qualità degli Impianti Sportivi,che vuole offrire una certificazione di qualità ai luoghi ed alle organizzazioni perlo sport, comprendendo in un unico schema integrato i requisiti di qualitàstrutturali e sanitari ed i conseguenti requisiti organizzativi e di servizio.

La missione del QISMigliorare nel tempo il livello e la qualità degli impianti, delle rispettive dotazioni,delle organizzazioni per la gestione e dei servizi erogati garantendo agli Utilizzatori(agonisti e praticanti) trasparenza, sicurezza, assistenza alla pratica sportiva realmenteutile alla salute, adeguatezza strutturale, ambientale e salubrità dei luoghi diesercizio sportivo, attraverso una specifica certificazione di qualità che si basa sucriteri tecnici, medico-sportivi e gestionali.L’azione del QIS mette in atto molti dei principi e delle politiche enunciate nelLibro Bianco dello Sport della Commissione delle Comunità Europee, rendendoliobiettivi concreti realmente perseguibili. A tal proposito le norme emesse, QISHEPA 10000, contengono l’acronimoHEPA (Health-Enhancing Phisical Activity)che indica l’interpretazione delle Comunità Europee dell’attività sportiva comepratica fisica orientata alla salute (sempre come da indicazione del Libro Bianco).L’esercizio fisico assicura, se costantemente condotto nei luoghi e nei modi idonei,benessere fisico e mentale. L’obiettivo del QIS è quello di garantire all’Utenza unadeguato livello qualitativo dell’impianto sportivo e dei servizi in esso erogati odisponibili. In particolare, il CONI nella sua missione di sostegno allo sviluppodella corretta pratica sportiva e la FederazioneMedico Sportiva Italiana, nella suamissione al sano utilizzo della pratica sportiva, attraverso l’opera del loro consorziointendono assicurare che, innanzi al moltiplicarsi delle pratiche sportive, deiluoghi di esercizio e delle organizzazioni che erogano i servizi, gli Utenti sianogarantiti nello scegliere a chi affidarsi. L’apposita certificazione QIS garantisceun controllo preventivo dell’ambiente idoneo e sicuro sia relativamente ai fattoristrutturali, di dotazione, medico-sanitari, gestionali, procedurali, ambientali edergonomici, e sia relativamente al monitoraggio dell’allenamento e al corretto

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controllo delle informazioni sanitarie attraverso la figura del Medico competentein Medicina dello Sport.Tale obiettivo di trasparenza va perseguito attraverso una gestione regolamentatadegli impianti e un monitoraggio sul raggiungimento nonché sul mantenimentodei requisiti delle norme QIS, distribuito nel tempo e affidato ad Enti dicertificazione terzi riconosciuti a livello internazionale, convenzionati con il QIS.

La certificazione a norma QISLa certificazione a norma QIS comprende requisiti relativi al prodotto ed alservizio e aspetti relativi al sistema organizzativo. Inoltre, circa tali requisiti, indicalivelli di qualità attesi. In tal modo assicura da una parte un utilissimo strumentoper il Gestore o il Proprietario dell’impianto sportivo e dall’altra parte assicural’Utenza dell’effettivo valore della certificazione a proprio vantaggio. La certificazionedi qualità QIS attesta che la struttura dell’impianto sportivo, i servizi in essoerogati e le modalità di gestione dello stesso corrispondono ad alti standardqualitativi in termini di struttura e dotazioni, di sicurezza, di organizzazione, dirapporto contrattuale e, aspetto fondamentale nella nuova concezione della praticasportiva, di tutela sanitaria.L’ottenimento della certificazione a norma QIS porta al gestore dell’impiantosportivo una serie di vantaggi:• inserire il proprio impianto all’interno di un circuito di qualità specifico dellosport, garantito dalla notorietà e valenza di marchi di riferimento per lo sportquali CONI e FMSI, inoltre godere di efficaci sistemi di comunicazione cheil QIS attiva nel rendere note al pubblico le aziende certificate;

• dare un’immagine di qualità e di sicurezza, sia strutturale, sia organizzativa esia medico sportiva, al proprio impianto grazie all’effettivo impegno profuso;

• aumentare il valore dell’impianto e dell’azienda in esso operante;• iniziare da subito ad orientarsi verso i principi del Libro Bianco dello Sportdella Commissione delle Comunità Europee che ispirerà sempre più la legislazioneriguardante l’impiantistica le collegate organizzazione ed i servizi erogati;

• pensare ed essere supportati a livello informativo, all’allargamento delle vedutestrategiche della propria organizzazione migliorando le performances su unmercato sempre più ingiustamente indifferenziato;

• avere confidenza che sugli aspetti normativi e di responsabilità si è costantementeaggiornati e al riguardo si è monitorati nel tempo in maniera specializzata edaltamente professionale dall’Ente di certificazione e da chi erogasse eventualeassistenza, prima che possano esservi i controlli di natura sanzionatoria degliOrgani preposti;

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• disporre di valutazione esterne per migliorarsi poiché con la gestione quotidianasfuggono margini di miglioramento e di crescita che invece sono possibili emagari facilmente raggiungibili;

• assicurare all’Utenza un elevato livello di struttura, di controllo sanitario e diservizio erogabile che aumenta il livello di fedeltà dell’Utenza stessa in unmercato estremamente mobile;

• inserire la propria organizzazione in un circuito nel quale gli attori sono iprotagonisti del mondo sportivo e che collaborano con le altre Istituzioni perdelineare le politiche di miglioramento e di diffusione dell’attività sportiva.

I maggiori vantaggi della certificazione a norma QIS per l’utenza dell’impiantosono i seguenti:• disporre di unaCarta dei Servizi e farvi riferimento per conoscere nello specificoe nel dettaglio la struttura, l’organizzazione ed i servizi proposti dall’impiantosportivo con preciso e verificato impegno preso dall’impianto stesso di quantodichiarato;

• disporre di contratti trasparenti e di coperture assicurative dell’impianto, deiquali ne viene verificata l’esistenza sia in fase di certificazione e sia successivamentenelle fasi di riconferma della stessa;

• avere confidenza che l’impianto sportivo certificato a norma QIS è di adeguatolivello qualitativo dal punto di vista strutturale, impiantistico e di controllosanitario, che dispone di attrezzature adeguate, di un attento servizio d’igiene,di personale informato e dotato di procedure orientate all’Utenza, che è presenteuna forma di supervisione medica ed è costante l’assistenza specifica per ognieventuale necessità di primo soccorso;

• sapere che l’impianto sportivo scelto è inserito in un circuito di qualità specificadello sport e garantita da marchi leader quali il CONI e la FMSI.

Chi si può certificare - Requisiti di certificazioneTutti gli impianti sportivi (in questo si intendono compresi sia la struttura, sia ledotazioni, sia l’organizzazione e sia i servizi) possono richiedere la certificazioneQIS, facendo riferimento obbligatoriamente alla norma generale, la QIS HEPA10001, valida per tutte le tipologie di impianto, e quindi anche alla eventualenorma dedicata alla specifica tipologia di impianto che di fatto rapprenda unainterpretazione più mirata della norma generale; la norma QIS HEPA 10002,ad esempio, si riferisce centri fitness ed è stata emessa per prima in quanto ilsettore è tra i meno regolamentati. La certificazione comunque si ottiene con lasola norma generale se la norma specifica non è emessa.

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L’ottenimento della certificazione a norma QIS richiede il rispetto dei requisitidelle norme QIS da parte di ogni impianto sportivo, il quale deve avere ottenutoun parere, tra l’altro obbligatorio per legge, ma non vincolante nel breve-medioperiodo per la certificazione, circa il rispetto delle norme tecniche CONI tramiteil CIS (Commissione Impianti sportivi del CONI); gli impianti inoltre devonodisporre di competenze che garantiscano adeguate conoscenze e capacità in ambitostrutturale, organizzativo, igienico, logistico, di qualità del servizio offerto, dicapacità specifiche del personale che presta servizio negli stessi.I requisiti per l’ottenimento della certificazione a norma QIS riguardano, peroffrire una idea di massima:• Adeguatezza dell’impianto a quanto richiesto e dichiarato;• Adeguatezza delle attrezzature per quanto richiesto e l’uso dichiarato;• Adeguatezza dell’organizzazione e dei servizi erogati a quanto richiesto e dichiarato;• Adeguatezza delle procedure operative e di controllo a quanto richiesto edichiarato;

• Rispetto dei principi di buona igiene;• Controllo medico sanitario adeguato relativo ai fattori igienico-sanitari, ambientali,ergonomici;

• Adeguata sorveglianza medica ed informazioni mediche;• Adeguata sicurezza per l’Utenza;• Adeguata trasparenza contrattuale per l’Utenza;• Adeguatezza di supporti professionali per l’Utenza;• Comunicazioni veritiere all’Utenza.

Al raggiungimento dei requisiti e una volta ottenuta la certificazione, gli Enti dicertificazione accreditati dagli organismi internazionali, e convenzionati con ilQIS, provvedono almeno annualmente ad effettuare le verifiche riguardanti gliaspetti strutturali ed organizzativi sugli impianti certificati.

Come certificarsiL’iter procedurale per la certificazione a norma QIS prevede diverse fasi disvolgimento. Ogni impianto sportivo che intende ottenere la certificazione e ibenefici portati dalla stessa:• effettua una richiesta di informazioni al QIS o ad un Ente di certificazioneaccreditato dal QIS;

• stipula il contratto di certificazione con l’Ente accreditato dal QIS;• provvede all’adeguamento dell’impianto e dell’organizzazione ai requisiti dellenorme QIS HEPA serie 10000 applicabili;

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• redige la Carta dei Servizi;• effettua la preverifica attraverso unTecnico di prevalutazione (può essere richiestaassistenza al QIS o a consulenti esterni, ma può essere anche una persona internaall’impianto sportivo stesso, ma chiunque sia deve essere iscritto all’appositoRegistro del QIS dopo avere ricevuto la adeguata e prevista formazione) e inviala documentazione all’Ente di Certificazione;

• sostiene la verifica di certificazione da parte di Valutatori qualificati inviatidall’Ente di certificazione riconosciuto dal QIS;

• risolte eventuali non conformità riscontrate o impegnandosi nell’effettuareazioni risolutive delle stesse (a seconda della gravità) e purché nell’insiemel’impianto e la sua organizzazione risultino certificabili, ottiene la certificazionedall’Ente di certificazione che ha effettuato la verifica e l’autorizzazione all’utilizzodei marchi QIS e dell’Ente di certificazione stesso.

Norme e RegolamentiL’ottenimento della certificazione di qualità prevede la verifica dell’ottemperanzaai requisiti stabiliti dalle norme tecniche CONI per tipologia di impianto. Alriguardo si veda www.impiantisportivi.coni.it.

Norma QIS HEPA 10001La normaQISHEPA 10001 è applicabile a qualsiasi impianto sportivo e riguardala struttura, le dotazioni, l’organizzazione e le procedure operative e di controllomesse in atto.

Norme QIS HEPA specifiche di impiantoLe norme specifiche di impianto (ad es. la QIS HEPA 10002 per il fitness)riportano sostanzialmente interpretazioni obbligatorie della norma generale QISHEPA 10001 adeguate alla specificità della tipologia di impianto. Possono inoltreprevedere requisiti aggiuntivi rispetto alla norma generale per regolamentareaspetti caratteristici della tipologia di impianto.

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La carta dei serviziL’impianto certificato mette a disposizione dell’Utenza, anche potenziale, la propriaCarta dei servizi, la cui veridicità è verificata dall’Ente di certificazione. Il documento,composto di molteplici punti, riporta in modo predefinito e quindi confrontabile dal-l’Utente, tutte le caratteristiche strutturali ed organizzative degli impianti, oltre ai ser-vizi erogabili o disponibili.La Carta dei servizi infatti deve comprendere:• dati generali della struttura (ragione sociale, indirizzo legale, sede operativa,localizzazione, riferimenti e recapiti, entedi certificazionedi riferimento, orari generaliecc.)

• informazioni specifichesulle caratteristichestrutturali edorganizzativedell’impianto(piantina esplicativa, elenco delle attività sportive sostenibili, elenco di eventualiattività complementari alla pratica sportiva, servizi di supporto, macchinari edattrezzature utilizzate, orari specifici, controllo medico sportivo relativamente airischi ambientali, ergonomici, igienici e informativi, sorveglianza sanitaria, accessoai diversamente abili, ecc.)

• informazioni sui vincoli ed i requisiti per la fruizione dei servizi dell’impianto(contrattualistica, tipologie di contratti, polizze assicurative per l’utenza, ecc.)

• gli impegni e le politiche della Direzione della struttura (qualità del servizio offerto,aspetti relativi alla sicurezzaeall’ambiente, aspetti relativi al benessere ealla salute,lotta al doping, controllo dei farmaci e degli integratori, corretta informazionemedicaeparamedica, garanzia di rispettodella privacy, trasparenzadegli aspetti contrattualicon l’utenza, mantenimento e miglioramento del servizio offerto nel tempo, nontolleranzadi atteggiamenti nonconformi alla leggeeal sanosvolgimentodella praticasportiva, ecc.)

•possonoessere inoltredichiarati inessaquei requisiti aggiuntividipossibile interesseper l’Utenza e facilmente verificabili, che l’impianto intende rendere noti in quantoqualificanti.

Attraverso laCarta dei servizi chiunquepuò valutare e confrontare cosaoffronogli im-pianti e scegliere con consapevolezza, essendo sempre al corrente del livello quali-tativo di quanto offerto dall’impianto.

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Consulenza tecnicaLa consulenza tecnica per la certificazione è conveniente che sia erogata, laddo-ve ce ne fosse necessità, da personale formato e abilitato dal QIS ad effettuare laprevalutazione che va inviata all’Ente di certificazione. In tal modo si è certi del-le capacità e conoscenze di chi da l’assistenza e ci si avvantaggia di un’unica figu-ra che effettua responsabilmente tutta l’assistenza, a partire dalle fasi iniziali, fi-no a quella di effettivo ottenimento della certificazione.

Corsi di formazioneLa certificazione a norma QIS, prevede in tutte le fasi della sua esecuzione, l’uti-lizzo di figure professionali altamente preparate e capaci; in questo senso il QISha ideato e organizzato diversi corsi di formazione per l’iscrizione agli appositiRegistri e corsi di aggiornamento atti a garantire un costante adeguamento del-le competenze, sempre in linea con gli sviluppi normativi e regolamentari delQIS e con il principio di attenzione medico-sanitaria insito nella corretta e sanapratica sportiva.I corsi di formazione previsti sono i seguenti:• Corso di abilitazione all’iscrizione al Registro di Tecnico di Prevalutazione e diValutatore dell’Ente di certificazione

• Corso di Assicuratore qualità interno• Corso di primo soccorso sportivo• Corsi con argomenti specifici connessi alla medicina dello sport.

Francesco Romussi

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Pista di pattinaggio del Centro Sportivo “Sacro Cuore”, ViterboImpianto realizzato con il contributo della Regione Lazio

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Piscina comunale, Tivolifinanziata dalla Regione

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2.1 Progetto Lazio Cuore Sicuro

La maggior parte delle vittime di morte cardiaca improvvisa sono persone concardiopatia ischemica già nota, ma in molti la morte è la prima manifestazionedi una malattia silente in individui apparentemente sani.La maggior parte di queste morti avviene al di fuori dell’ospedale, nei luoghi disvolgimento della vita quotidiana (casa, luoghi di lavoro o delle attività sportive etc).Dal 40 al 70 % di queste morti potrebbero essere prevenute se entro i primiminuti dal collasso venisse erogata al cuore una scarica elettrica tramite undefibrillatore.Fino a pochi anni fa questa pratica era riservata al personale medico, poiché eraprevista la diagnosi di ritmo defibrillabile per poter erogare la scarica. Con ladiffusione dei defibrillatori semiautomatici esterni (DAE) la defibrillazione è stataresa possibile anche a personale sanitario nonmedico e ai cosidetti “laici”(cittadini),in quanto la diagnosi viene effettuata dall’apparecchio e l’operatore si limita aseguire i comandi vocali dell’apparecchio stesso.La sempremaggiore diffusione ha consentito attraverso un breve corso di formazionedi estendere la capacità di intervenire tempestivamente ed efficacemente ancheai comuni cittadini che si trovano ad essere testimoni dell’evento.In Italia l’importanza di tale problema ha determinato l’emanazione di una leggeLeggeN. 120\2001 che autorizza il cittadino addestrato e certificato ad usare ilDAE.La Regione Lazio ha prontamente legiferato in materia con una serie di dispostidi cui l’ultimo attualmente in vigore è la DGR 406 del 2006 denominata “LazioCuore Sicuro”.Con questa delibera la regione affida alla ARES 118 (Azienda Emergenza Sanitaria118) il compito di coordinamento monitoraggio e verifica di tutti i progetti didefibrillazione sul territorio accessibili al pubblico (PAD) sia in essere che di quellifuturi.L’ARES 118, interlocutore naturale e istituzionale di tutti gli enti e associazioniinteressati ai progetti PAD, svolge un ruolo chiave nella prevenzione della MCIattraverso un’ opera di informazione alla cittadinanza sull’importanza dell’allertamentoprecoce del 118 e attraverso il riconoscimento dei sintomi premonitori; direttamenteattraverso lo svolgimento di corsi sulla rianimazione cardiopolmonare di base e uso

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del defibrillatore; e attraverso il coordinamento di progetti PAD quali ad esempioquello in essere con la ONLUS Giorgio Castelli, con Federfarma, con le sediprovinciali e regionali dell’ INPS e dell’ INAIL, con la SocietàNazionale Salvamento,con le Ferrovie dello Stato per l’implementazione della protezione della stazione diRomaTermini e RomaTibutrina. In particolare la collaborazione con Federfarmaha permesso il posizionamento di un DAE in oltre 400 farmacie nella Regione ela formazione all’uso del DAE di oltre 500 farmacisti, quella con INPS e INAILha comportato il posizionamento di un DAE in ogni sede della Regione Lazio diquesti enti e il relativo addestramento del personale ivi afferente.Per l’attività svolta in convenzione con la Fondazione Castelli si è progettato e svoltoun percorso in cui ARES 118 ha per circa un anno formato direttamente, attraversoi propri istruttori, gli esecutori appartenenti a numerose società sportive dilettantistiche,e ha contemporaneamente sviluppato un percorso formativo per istruttori “laici”che ha portato a creare un corpo istruttori laici di ARES 118 afferenti alla FondazioneCastelli, che hanno proseguito l’attività di formazione, sotto la supervisione di undirettore di corso di ARES 118. per la restante attività si rinvia a quanto verràesposto successivamente dal Dott. Castelli presidente della Fondazione stessa.

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2.1.1 La catena della sopravvivenzaLasopravvivenzaall’arrestocardiacoextraospedalierodipendedallacorrettae tempestivarealizzazione di una serie di azioni raffigurate nella catena della sopravvivenza.

Chiama il 118 Inizia BLS-D Continua sino all’arrivo del 118

Si può iniziare con poco: basta ad esempio imparare a fare la telefonata di richiesta diaiuto fornendo i dati esatti del luogo ove è avvenuto l’evento, ma anche descrivendosommariamente le condizioni della vittima e rimanendo in ascolto dell’operatore 118che è in grado di consigliarci i comportamenti più idonei inmerito all’accaduto. Anchequesta è Cultura dell’emergenza! È questo il primo anello dei quattro che formano lacatena della sopravvivenza: la sua forza sarà pari a quella di ogni anello che lacompongono.Mentre i primi tre anelli (riconoscimentodegli eventuali sintomi premonitori e chiamatadi allarmeal 118, inizio della RCP, usoprecocedel DAE sedisponibile) possonoesseremessi inattodachiunque (laicoosanitario) assistaall’evento, l’ultimoanello (il supportoavanzato alle funzioni vitali) può essere svolto solo da personale sanitario (medici edinfermieri) che abbia acquisito le necessarie competenze, ed una volta iniziato sulposto, da parte del personale del 118, deve essere continuato in ospedale, senzasoluzione di continuità.Per una chiamata corretta al 118 occorre seguire alcune semplici regole quali:• rispondere a tutte le domande che verranno poste dall’operatore• non chiudere mai la comunicazione per primi• lasciare libero il telefono dopo la chiamatase necessario gli operatori del 118 della Centrale Operativa (infermieri esperti) sonoingradodi fornire le “istruzioni pre-arrivo” epossonoguidare lapersonachehachiamatoadeffettuare lemanovredi rianimazionecardiopolmonaredi base (massaggio cardiacoesterno e respirazione bocca a bocca) fino all’arrivo del mezzo di soccorso del 118.

Silvia Scelsi e Francesco Cirella

riconoscimentoprecoce e

chiamata d’aiuto

trattamentopost-rianimatorio

per prevenirel’arresto cardiaco

ripristinarela qualità di vita

RCP precocedefibrillazione

precoce

per guadagnare tempo per far ripartire il cuore

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2.2 Cultura dell’emergenza applicata allo sport

Ogni anno in Italia muoiono circa 60.000 persone colpite da arresto cardiaco(a.c.): tra di esse vi sono molti anziani e cardiopatici, non sono pochi i giovanied addirittura gli sportivi. L’arresto cardiaco è indotto nell’85 % dei casi da unaaritmia maligna (tachicardia o fibrillazione ventricolare) che se non è trattataprecocemente con le manovre di rianimazione cardiorespiratoria e, soprattutto,con la defibrillazione elettrica conduce invariabilmente alla morte (98% dei casi).In queste situazioni il cuore in realtà non è fermo, ma le sue contrazioni sonoassolutamente inefficaci nel distribuire il sangue nel corpo ed in primo luogo alcervello, l’organo più delicato e sensibile alla carenza di ossigenazione.Lo sport, come già accennato, non è esente da un fenomeno così drammaticocome l’arresto cardiaco, anche se in realtà ciò che lo determina, generalmente, èuna pre-esistente e misconosciuta cardiopatia. Lo sforzo fisico ha pertanto il ruolodi fattore precipitante in conseguenza del quale l’apparato cardiovascolare cede.Da un’indagine condotta dalla Fondazione Giorgio Castelli onlus, dedicata algiovane morto a febbraio 2006 per un arresto cardiaco mentre si stava allenandocon sua squadra di calcio, i praticanti sport, dilettanti ed amatori, che sonodeceduti nel Paese in questi ultimi 3 anni superano ampiamente le 200 unità.In tutti questi casi l’arresto cardiaco ha colpito prevalentemente il sesso maschiledall’adolescenza in poi, l’età media dei soggetti deceduti è pari a 35 anni.Le discipline più interessate dal fenomeno sono rappresentate dal calcio e calcetto,verosimilmente a seguito dell’elevato numero di praticanti, seguito dal ciclismo,jogging, fitness; non vi sono discipline immuni. Il 24 % delle morti si è verificatoi atleti tesserati per le varie Federazioni e quindi di norma già sottoposti adaccertamento medico ai fini del rilascio dell’idoneità; in questo sottogruppo l’a.c.si è manifestato in egual misura sia nelle gare ufficiali che nel corso delle sedutedi allenamento. Premesso che il fenomeno a.c. non è eliminabile ci dobbiamodoverosamente chiedere, di fronte a dati di questa entità, come esso sia contenibile.Il percorso da compiere prevede una prevenzione primaria ed una secondaria.La prima consiste nel rigoroso accertamento medico di idoneità alla praticasportiva che dovrebbe riguardare tutti coloro che praticano attività ludico-sportiva

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e che, oltre alle metodiche diagnostiche attualmente eseguite come obbligo dilegge, dovrebbe essere utilmente integrato da un ecocardiogramma eseguitoalmeno una volta nel corso della ‘vita sportiva’.Le notizie ottenute andrebbero inserite in un data base, gestito dalla Regione diappartenenza, e consultabile, previa autorizzazione preventiva da tutti i medicisportivi ivi operanti. La Medicina sportiva, eliminate la Medicina scolastica, lavisita di leva e la Medicina preventiva universitaria, rimane oggi l’unica in gradodi effettuare uno screening di massa sullo stato di salute dei nostri giovani. Filtroche potrebbe fornire una mole enorme di dati epidemiologico-statistici al qualeattingere per controllare lo stato di salute di una ampia fascia di popolazione evarare programmi di promozione sanitaria.

La prevenzione secondaria è costituita dalla diffusione della Cultura dell’emergenzaapplicata allo Sport; con questo termine indichiamo l’insieme di conoscenzeteoriche ed abilità pratiche che possono consentire al non-sanitario, grazie allamessa in atto del massaggio cardiaco, della respirazione artificiale e dell’utilizzodel defibrillatore, di salvare la vita ad una persona vittima di un arresto cardiaco.La Fondazione Giorgio Castelli onlus ha lavorato concretamente per la diffusionedi questa Cultura, soprattutto nell’ambito dello Sport : grazie al supporto fornitodall’Azienda regionale per l’emergenza sanitaria -ARES 118- sono stati addestratie certificati, al mese di novembre 2009, alla BLS-D , 2500 operatori sportivi cheseguono i giovani negli impianti sportivi situati particolarmente a Roma e provincia.Sono stati distribuiti, in altrettanti impianti, 160 defibrillatori semiautomaticidi ultima generazione acquistati dalla Fondazione o frutto di donazioni e cessionida parte di Privati ed Enti istituzionali (Regione Lazio, Provincia di Roma). Siamosolo all’inizio e moltissimo lavoro resta da compiere: le difficoltà nascono dall’approccio, sovente problematico, dei cittadini nei confronti del primo soccorsoe dalla vastità del territorio su cui operare.Ma siamo convinti che risultati lusinghierinon mancheranno se le nostre motivazioni continueranno ad essere sostenutedalle istituzioni.

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La defibrillazione elettrica rappresenta l’unicomezzo a disposizione per interrompereuna fibrillazione ventricolare, ma per essere efficace deve essere effettuata nel piùbreve tempo possibile: 4-6 minuti dall’insorgenza dell’evento.Ogni minuto trascorso senza un adeguato soccorso comporta la riduzione del 10%delle possibilità di recupero dell’infermo che, a 10minuti, sono pari allo zero.Questadrammatica tempistica ha determinato la considerazione che, in caso di arrestocardiaco, il primo soccorso (massaggio cardiaco, respirazione bocca-bocca, defibrillazioneelettrica) debba essere praticato dal testimone dell’accaduto stesso (generalmente unnon-sanitario o ‘laico’), al fine di mantenere in vita la vittima nell’attesa chesopraggiungano i soccorritori professionisti del 118. La persona, sovente non è ancoramorta quando si accascia in terra, ma lo diviene dopo 4-6 minuti se non si pone inessere alcun tentativo rianimatorio. La risposta del macrosistema -118 sarà tanto piùefficace e tempestiva quanto i cittadini saranno sensibilizzati alle tematichedell’emergenza ed addestrati ad offrire un valido primo soccorso.

Il defibrillatoreCome è noto il defibrillatore eroga una scossa elettrica ad elevato voltaggio cheattraversa il torace grazie alla preventiva applicazione di due placche di contatto(elettrodi) e provoca nel cuore un vero e proprio azzeramento della convulsa attivitàelettrica cardiaca che è responsabile di una inefficace capacità contrattile cardiaca.Questo ‘reset’ può consentire il riemergere del fisiologico ritmo sinusale e lasuccessiva ripresa dei segni di circolo. Il defibrillatore può essere:a) manuale, generalmente più pesante ed ingombrante, utilizzabile solo dal

medico che interpreta il tracciato elettrocardiografico e decide l’erogazionedella scossa e la sua intensità;

b) semiautomatico, più leggero e maneggevole, utilizzabile dall’infermiere edanche dal laico, purché adeguatamente addestrato ( il corso abilitante diBLS-D, Basic Life support & Defibrillation, dura 5 ore).

L’uso del defibrillatore semiautomatico è prevalentemente extra-ospedaliero;infatti peso, semplicità dei comandi, autoanalisi del ritmo cardiaco lo rendonoparticolarmente idoneo allo scopo. Il defibrillatore semiautomatico è in gradodi porre una diagnosi; esso infatti valuta se il ritmo cardiaco è defibrillabile(attendibilità prossima al 100% !) e, attraverso messaggi sonori e visivi, forniscetutte le opportune indicazioni operative per l’erogazione della scossa salvifica.La responsabilità legale per l’infermiere ed il laico addestrato è limitata alla suautilizzazione in condizioni di sicurezza (nessuno deve toccare la vittima mentresi eroga la scossa, l’apparecchio non può essere usato se la vittima è immersa

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nell’acqua o posto su di una superficie in grado di condurre elettricità-gratametallica; in questi casi basta spostarla in un luogo più sicuro).I defibrillatori semiautomatici possono essere utilizzati per gli adulti e per i bambinicon un peso superiore a 25 Kg.; per i bambini più piccoli esistono elettrodiappositi che riducono l’intensità della scarica (si tenga presente che le aritmieventricolari hanno nei neonati e nella prima infanzia una frequenza piuttostoridotta). Le batterie che lo alimentano non sono ricaricabili ed hanno unaautonomia in stand-by dai 3 ai 5 anni; gli elettrodi, confezionati ermeticamente,vanno sostituiti ogni due anni (il gel adesivo di queste piastre con il tempo tendead essiccarsi). Il defibrillatore esegue giornalmente un auto-check per individuareeventuali anomalie che vengono segnalate da apposite spie.La manutenzione è veramente minima, ma è indispensabile che esso venga affidatoad un responsabile che ne controlli periodicamente lo stato di efficienza: la cattivaconservazione del device, oltre che essere segno di grave negligenza e carentecoscienza civica, può esporre l’affidatario ad un contenzioso di natura legale.Gli apparecchi commercializzati in Italia devono avere il marchio CE che necertifica l’omologazione alle norme europee.Un’ultima raccomandazione: il defibrillatore deve essere posto in un luogoaccessibile e ben indicato proprio per favorirne l’utilizzazione più rapida possibile(un po’ come accade per gli estintori).

In Medicina in pochi casi è attribuibile l’aggettivo ‘salva-vita’: il defibrillatore èrealmente un apparecchio che può essere definito in questo modo, essendo ingrado di salvare da morte certa una percentuale di vite che va dal 30 al 40 %.Tuttavia, per la sua corretta utilizzazione, è necessario che la nostra Società siasensibilizzata alla Cultura dell’emergenza che è Cultura di vita e di civiltà: se cosìfaremo, avremo adoperato al meglio le risorse a nostra disposizione.

Vincenzo Castelli

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2.3 Educazione sportiva a scuola

Le politiche per la diffusione e la crescita di una cultura della sicurezza nello sportvengono affrontare dalla legge 11 anche sotto un fondamentale profilo informativoed educativo che riguarda in particolare i giovani e lo sviluppo di comportamenticonsapevoli per lo svolgimento di una pratica motoria e sportiva sana e corretta.Le azioni intraprese e da intraprendere, sotto questo specifico profilo, hanno unparticolare valore sociale e culturale, poichè affrontano nel vivo il tema, che èanche un preciso obiettivo istituzionale, dello sport quale strumento di educazionee prevenzione attiva al e per il benessere collettivo e individuale.Considerato il fenomeno dell’ampia diffusione e domanda di sport constatabilenella nostra regione come altrove, tra i ragazzi e i giovani (almeno fino ad unacerta fascia d’età) e al contempo la loro naturale sensibilità ai valori educativi edetici che lo sport può trasmettere, la Regione ha scelto di avviare una campagnadi sensibilizzazione rivolta a questa specifica categoria di cittadini.Nel Lazio come a livello nazionale la pratica sportiva giovanile continua a crescerein modo diffuso soprattutto tra i 6 e 17 anni. Nella nostra regione ca. l’82% deigiovani di questa fascia d’età, secondo i dati Istat, pratica qualche forma di attivitàmotoria o sportiva in modo continuativo o saltuario e lo sport è pertanto dopola scuola il più grande fenomeno aggregativo per i giovani.Inoltre dalle indagini sulle motivazioni di chi pratica sportiva risulta che i giovaniapprezzano l’aspetto di socializzazione dello sport e sono coloro che danno piùimportanza ai valori che veicola.Alla luce di questi dati e considerazione con il bando Interventi per l’educazionead una pratica sportiva sana e sicura la Regione ha scelto di rivolgersi direttamenteal mondo della scuola quale naturale interlocutore per azioni, didattiche, psico-pedagogiche, e culturali mirate alla crescita e sensibilizzazione, anche individuale,sulle tematiche di uno sport sano e corretto.Il bando è stato destinato agli istituti secondari di primo e secondo grado delLazio con la finalità, sia di valorizzare quel complesso di percorsi ed esperienzeformativi extracurriculari già presenti nella scuola, sia di sostenere nuove opportunitàdi conoscenza e informazione.Gli istituti scolastici, singoli o in rete, sono stati invitati a presentare progetti per

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il miglioramento della qualità e della sicurezza dell’attività sportiva riflettendo inparticolare sulle tematiche della consapevolezza della dannosità di comportamentidi dipendenza, connessi all’uso di sostanze dopanti; del contenimentodell’aggressività e di prevenzione dei fenomeni di devianza e bullismo; di unrapporto equilibrato con l’immagine corporea ( tenuto conto dell’insorgenzapreoccupante tra i giovani dei disturbi del comportamento alimentare) e sugliaspetti più propriamente etici che attengono nello sport al rispetto dell’avversario,all’accettazione della sconfitta e alla pratica di una competitività sana e leale.I progetti inviati dalle scuole medie e superiori di Roma e del Lazio hanno coinvoltocomplessivamente 47 istituti, con le risorse disponibili ne sono stati finanziati 12riguardanti attività didattiche che si svolgeranno in 26 Istituti.Sport sano e sicuro lo sport a scuola ? Sicuro! (le tre S); FA BENE acronimo di fairplaye benessere; Sport libera tutti; Lo sport a modo mio: i giovani prendono la parola;Lo sport un compagno per la vita; questi alcuni tra i titoli dei progetti vincitori cheesemplificano la creatività e l’originalità che li ha caratterizzati nel complesso.Le attività proposte sono impostate su percorsi formativi e didattici che prevedonomomenti teorici di approfondimento e riflessione, e momenti di pratica sportivarelativi a diverse discipline (vela, scherma, rugby, judo, calcio femminile,tennis)che si svolgeranno in spazi scolastici, ma anche in strutture sportive e spazi culturalidel territorio di riferimento.Numerosissimi i laboratori, campi scuola e workshop progettati che realizzano ilcoinvolgimento interdisciplinare dei docenti scolastici, ma anche di molteplicioperatori, esperti esterni appartenenti ed associazioni del settore sportivo, certo,ma non solo. Sono molto presenti infatti anche associazioni a carattere culturale,medico-sanitario, psico-pedagogico e università che denotano la qualificazionee specializzazione che si è inteso dare ai progetti.Il ventaglio dei contenuti e dei temi che vengono proposti alla riflessione e perle esercitazioni pratiche dei ragazzi è molto ampio e approfondito e appare ingrado di avviare una efficace campagna preventiva di sensibilizzazione.

Sabrina Varroni

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2.4 Competenze regionali in materia di Medicina dello sporte tutela sanitaria delle attività sportive (L.R. 24 del 1997)

La tutela sanitaria delle attività sportive è disciplinata dalla legge regionale 24 del1997, le cui finalità, in attuazione degli obiettivi del Servizio Sanitario Nazionale,sono di provvedere alla promozione della tutela sanitaria delle attività sportive,alla promozione degli interventi relativi allaMedicina dello Sport, e alla promozionee diffusione dell’educazione sanitaria relativa alla pratica della attività motoria esportiva, quale strumento di idoneo sviluppo psicofisico e di miglioramento dellostato di salute.La Regione nell’ambito della materia regolata dalla legge 24, svolge le funzioni di:• istituzione e aggiornamento dell’elenco degli specialisti in medicina dello sport,operanti presso gli ambulatori privati e gli studi privati;

• nomina i componenti della Commissione medica regionale per i ricorsi avversoi giudizi di non idoneità alla pratica sportiva agonistica;

• predispone il libretto dello sportivo.

Le Aziende Sanitarie Locali, nell’ambito delle disposizioni legislative nazionali edella programmazione sanitaria regionale• provvedono alla tutela della salute degli sportivi attraverso le visite e gliaccertamenti per il conseguimento dell’idoneità alla pratica sportiva agonisticamediante i propri servizi di medicina dello sport;

• istruiscono le domande presentate dagli specialisti in medicina dello sportoperanti presso gli ambulatori privati e gli studi privati per l’iscrizione all’elencoregionale;

• attuano funzioni di vigilanza e controllo sugli ambulatori, sugli studi di medicinadello sport e sulla qualità delle prestazioni dei medici specialisti.

La legge regionale disciplina le modalità di visita e la certificazione per l’espletamentodelle attività sportive agonistiche, non agonistiche e delle attività sportive deiportatori di handicap; promuove i valori positivi dello sport con i “controlli anti-doping” svolti in conformità alle normative internazionali e nazionali vigenti inmateria.

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La visita e la certificazione per l’espletamento delle attività sportive agonistichepossono essere effettuate esclusivamente da medici specialisti in medicina dellosport operanti presso ambulatori di medicina dello sport delle Aziende USL o dialtre strutture pubbliche; o da medici specialisti in medicina dello sport operantipresso ambulatori o studi privati, iscritti all’elenco regionale.La legge delinea, altresì, gli obblighi degli enti sportivi subordinando il tesseramentodi chi svolge o intende svolgere le attività sportive agonistiche e non agonisticheagli accertamenti per la certificazione per l’espletamento delle stesse.Prevede infine l’obbligo di iscrizione all’elenco regionale degli specialisti in medicinadello sport operanti presso gli ambulatori ed agli studi privati, assegnando aciascuno un codice identificativo regionale.

L’Assessorato regionale competente in materia sanitaria ha predisposto unmodellodi libretto sanitario personale ad uso medico sportivo secondo le indicazioni dellelegge.

Si auspica che tale documento venga presto informatizzato e che vengainformatizzato tutto il sistema, al fine di evitare abusi e controlli non conformialla legge. Infine si rappresenta l’impegno regionale di concludere in tempi brevil’aggiornamento della legge regionale 24/97, in relazione al mutato contestosociale ed alle modificazioni della normativa nazionale.

Amalia Vitagliano

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SCHEDE OPERATIVEPER GESTIRELA SICUREZZA

IN UN IMPIANTOSPORTIVO

Parte Seconda

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3. Riferimentinormativi eindicazionioperative

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3.1 Norme e regolamenti

La materia della sicurezza negli impianti sportivi è disciplinata da una complessanormativa nazionale che, fondamentalmente, fa riferimento a leggi statali e anorme e regolamenti tecnici emanati dagli Enti sportivi.Le diverse norme, benché non ordinate in un quadro organico e coerente, sonotra di loro strettamente interrelate e complementari in relazione a finalità e ambitidi tutela che possiamo ricondurre schematicamente a due grandi tipologie:• la tutela della sicurezza nello svolgimento delle attività sportive, che riguardapiù specificamente gli atleti;

• la tutela della sicurezza strutturale e della salubrità ambientale dell’impianto,che riguarda, più in generale tutti gli utenti e gli addetti.

Ai fini del presente lavoro non prenderemo in considerazione un terzo e copiosoaspetto dalla normativa sulla sicurezza, che riguarda specificamente la sicurezzadegli spettatori durante manifestazioni e competizioni sportive con la finalità dicontrastare i fenomeni di violenza connessi in particolare con lo svolgimento dicompetizioni calcistiche.Sul piano delle misure di sicurezza riguardanti la pratica di attività sportive, alivello, amatoriale, agonistico, o formativo, il riferimento normativo fondamentaleper tutti gli impianti in cui si svolgono manifestazioni e/o attività sportive regolatedal CONI e dalle Federazioni sportive nazionali, è costituito dalle norme e dairegolamenti tecnici emanati dagli stessi enti sportivi ed in particolare, per la loropiù ampia valenza, dalle Norme CONI per l’impiantistica sportiva recentementeaggiornate e ampliate ( Delibera del consiglio nazionale CONI n.1379 del 2008).

Queste ultime individuano in modo dettagliato i livelli minimi e i requisiti difunzionalità, igiene e sicurezza degli spazi di attività sportiva e delle relativeattrezzature, dotazioni e servizi. Sono tenuti a rispettarli sia gli impianti sportiviagonistici, ossia gli impianti in cui possono svolgersi attività ufficiali delle FSNe DSA, sia gli impianti sportivi di esercizio, ossia gli impianti in cui possono

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svolgersi tutte le attività propedeutiche, formative o di mantenimento regolamentatedalle stesse FSN e DSA, ma non destinate all’agonismo.I requisiti stabiliti nei regolamenti tecnici e nelle procedure di omologazione delleFederazioni Sportive, sono invece propedeutici al rilascio dell’attestazione diidoneità allo svolgimento di competizioni e/o all’esercizio di una pratica sportivae riguardano pertanto, anche nei requisiti di sicurezza e compatibilità ambientale,soltanto gli impianti agonistici.Tutti gli impianti sportivi in cui si svolgono attività ludico-ricreative o fisico-sportive non regolate dal CONI e dalle FSN5, come ad esempio gli impiantiFitness, le piste ciclabili, o i percorsi attrezzati, non sono tenuti a rispettare lanormativa CONI, bensì quelle delle istituzioni competenti, tuttavia possono fareriferimento, per i criteri di funzionalità e sicurezza, alle linee guida per gli impiantisportivi complementari fornite in una specifica sezione delle stesse norme CONI6.La tutela della sicurezza strutturale e delle condizioni generali di igiene e benessereambientali dell’impianto sportivo, inteso anche come luogo di lavoro, è l’altroaspetto legislativo individuato come fondamentale. I riferimenti essenziali suquesto piano sono due norme statali quadro: il Decreto Ministeriale 18 marzo1996, Norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi (comeintegrato dal D.M. 6/6/2005), e il Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n.81 Testounico in materia di tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro7.

Il D.M. 18 marzo 1996 raccoglie e coordina un insieme di norme riguardantiappunto la costruzione e la gestione della sicurezza negli impianti sportivi. L’ambitodi applicazione riguarda, come per le norme CONI, esclusivamente gli impiantisportivi in cui si svolgono manifestazioni e/o attività sportive regolate dal CONI e dalleFederazioni sportive nazionali riconosciute e dunque sia gli impianti agonistici che diesercizio.La funzione di coordinamento risulta evidente anche nell’ individuazione deltitolare dell’impianto quale responsabile del mantenimento delle condizioni disicurezza anche nei casi di emergenza.Per le finalità del presente volume si è ritenuto di illustrare sinteticamente attraverso

5 In base alle norme CONI 2008, art 1, Impianti sportivi complementari sono gli impianti destinatiesclusivamente alla pratica di attività fisico sportive non regolamentate da FSN e DSA aventianche finalità ludico ricreative e di benessere fisico o di attività terapeutica o riabilitativa.

6 Parte III Linee guida per gli impianti sportivi complementari artt 14-17.7 Il legislatore con questo decreto ha ridisegnato l’intera disciplina mediante il riordino e ilcoordinamento della stessa in un unico testo normativo, nel rispetto delle normative comunitarienonché in conformità con l’art 117 della Costituzione

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le schede del successivo paragrafo, le sole disposizioni concernenti gli aspetti digestione della sicurezza e in particolare le misure di prevenzione delle emergenze(artt. 19 e 20), e il funzionamento e la corretta manutenzione degli impiantitecnologici (art. 17)8 dettate per gli impianti sportivi con numero di spettatorisuperiore o inferiore a 100.

Il D.Lgs 81/2008 prevede il riassetto e la riforma delle norme vigenti in materiadi sicurezza e salute dei lavoratori durante il lavoro, mediante il riordino ed ilcoordinamento delle stesse in un unico testo normativo. Si applica pertantoall’impianto sportivo come ambiente di lavoro, ossia come luogo in cui vasalvaguardata la salute e l’incolumità non solo dell’atleta, sia professionista chedilettante, ma anche degli addetti e più in generale degli spettatori. In questocaso l’ambito di applicazione riguarda qualsiasi impianto sportivo sia esso agonistico,d’esercizio o complementare.

In senso più ampio si può dire che il Decreto 81/2008 introducendo un precisomodello di organizzazione e gestione per la prevenzione e protezione dei rischi,rappresenti per, indistintamente, tutti gli operatori del settore, un valido strumentodi orientamento per l’efficace valutazione dei pericoli di ciascuna attività sportivache, comunque, non può prescindere dal rispetto delle fondamentali norme tecnichedel CONI e delle Federazioni SportiveNazionali (sui modelli di gestione in rapportoalle responsabilità amministrative si veda in particolare la scheda D.1.2).

Non c’è dubbio tuttavia, che gli obblighi circa la prevenzione degli incidentiprevisti dal testo unico, richiamano quelli più generali di diligenza e vigilanzadettati non solo dalle norme, ma appunto, dalla prudenza e dall’esperienza delgestore di un impianto nella figura di “Buon imprenditore”9.

8 Le parti delDecreto relative all’accessibilità e deflusso del pubblico nelle grandimanifestazioni sportivein impianti di grandi dimensioni e capienza sono l’oggetto di gran parte delle modifiche apportate alD.M. del 1996 con il decreto del 2005 e con la successiva legge 41 del 2007. Queste riguardano inmodo sostanziale la sicurezza strutturale di un impianto,mahanno come specifica finalità l’introduzionedimisure per la prevenzione dei fenomeni di violenza connessi alle competizioni calcistiche e assicurare,con il diretto coinvolgimento delle società sportive, la sicurezza degli spettatori e la sicurezza pubblicapiù in generale. Lemodifiche più rilevanti riguardano pertanto gli impianti ove si disputano incontridi calcio con capienza superiore ai 10.000 (rectius 7.500) posti: in questi casi vengono previste nuovefigure professionali addette specificamente alla sicurezza (come quella dello Stewart ad esempio eGruppo operativo sicurezza -GOS-) e ulteriori profili di responsabilità e doveri per il titolare.

9 Gli obblighi di diligenza e vigilanza trovano nelle norme del codice civile e penale il lorofondamento giuridico. Cfr. anche L.Musumarra, La gestione della sicurezza negli impianti sportivi,Forlì, Experta edizioni, 2009, p.53.

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Si ritorna quindi al tema della necessità di costruire una cultura della sicurezzaindispensabile per affrontare i diversi nodi problematici della riqualificazione deipiccoli impianti sportivi. Ed è esattamente questo uno degli obiettivi prioritaridella legge regionale 11 del 2009 cui cerchiamo di dare attuazione anche con ilpresente lavoro.

L’ esigenza di riqualificazione dei piccoli impianti agonistici e di esercizio è diffusaa diversi livelli su tutto il territorio e va affrontata anche sollecitando una maggioreattenzione da parte degli enti locali e dei gestori degli impianti. Spesso, comeabbiamo verificato con il recente avviso pubblico, definito di Piccola sicurezza, èsufficiente l’adozione di accorgimenti e misure non onerosi, né sotto il profiloeconomico, né sotto quello dei lavori da realizzare.Tuttavia occorre impegnarsi anche affinché amministratori e gestori realizzinouna più attenta applicazione delle norme esistenti con il sostegno di un sistemadi competenze istituzionali che va reso più chiaro e coerente.

Il rispetto puntuale da parte di tutti gli impianti dei requisiti di sicurezza individuatidalle nuove norme CONI, ad esempio per le fasce di rispetto, le recinzioni eprotezioni degli spazi di attività, o ancora per le sale di attività degli impianti alchiuso, è un primo obiettivo da perseguire per determinare una maggiore e piùcapillare prevenzione dei rischi derivanti da una scarsa qualità delle strutture.I piccoli impianti sportivi sono quelli prevalenti nel tessuto territoriale del Lazioe meritano pertanto una maggiore e specifica attenzione, con l’obiettivo, che nonappare impossibile raggiungere, vista la fattiva collaborazione e la sensibilitàdimostrata degli operatori del settore, di contribuire al raggiungimento di livellidi sicurezza adeguati.

Sabrina Varroni

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3.2 Schede

Le schede della sezione seguente sono organizzate in base alle tretipologie di sicurezza illustrate:

• sicurezza nello svolgimento delle attività sportive (ai sensi dellanorme CONI);• sicurezza strutturale (ai sensi del D.M. 18/03/1996)• sicurezza dell’impianto sportivo inteso come ambiente di lavoro(ai sensi del D. Lgs 81/2008).

Attraverso una trattazione sintetica le schede vogliono fornireindicazioni e prescrizioni utili per una gestione dei livelli minimie di base della sicurezza negli impianti sportivi, sia agonistici chedi esercizio, in cui si svolgono attività regolate dal CONI e dalleFederazioni.

In questa sede pertanto non affronteremo le problematiche relativealla sicurezza negli impianti sportivi complementari, che rappresentanoun insieme di diversa natura e complessità. In appendice tuttaviariportiamo un estratto delle linee guida elaborate dal CONI efinalizzate a suggerire criteri di funzionalità e sicurezza anche perquesta tipologia di impianti.

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3.2.A IMPIANTO SPORTIVO. Definizioni

Dal Decreto Ministeriale 18/03/1996, art. 2Norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impiantisportivi

SPAZIO DI ATTIVITÀ SPORTIVASpazio conformato in modo da consentire la pratica di una o piùattività sportive; nel primo caso lo spazio è definitomonovalente,nel secondo polivalente; più spazi di attività sportiva contiguicostituiscono uno spazio sportivo polifunzionale.

IMPIANTO SPORTIVOInsieme di uno o più spazi di attività sportiva dello stesso tipo odi tipo diverso, che hanno in comune i relativi spazi e serviziaccessori, preposto allo svolgimento di manifestazioni sportive.

L’impianto sportivo comprende:• lo spazio o gli spazi di attività sportiva;• la zona spettatori;• eventuali spazi e servizi accessori;• eventuali spazi e servizi di supporto.

COMPLESSO SPORTIVOUnoopiù impianti sportivi contigui aventi in comune infrastrutturee servizi; il complesso sportivo è costituito da uno o più impiantisportivi e dalle rispettive aree di servizio annesse.

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Dalle Norme CONI 2008, Parte Prima Prescrizioni di validità, art 1

IMPIANTO SPORTIVO AGONISTICOImpianto in cui possono svolgersi attività ufficiali – agonistiche– delle FSN e DSA.

IMPIANTO SPORTIVO DI ESERCIZIOImpianto in cui possonosvolgersi attività regolamentatedalle FSNe DSA, ma non destinate all’agonismo, ovvero tutte le attivitàpropedeutiche, formative o di mantenimento delle suddettediscipline sportive.

IMPIANTO SPORTIVO COMPLEMENTAREImpianto destinato esclusivamente alla pratica di attività fisicosportive non regolamentate dalle FSA eDSA, aventi anche finalitàludico ricreative e di benessere fisico o di attività terapeutica oriabilitativa.

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3.2.B. LA SICUREZZA NELLO SVOLGIMENTODELL’ATTIVITÀ SPORTIVA

Norme di riferimento:

Norme CONI per l’impiantistica sportiva

Sono tenuti a rispettarle i seguenti impianti:Impianti, complessi espazi di attività sportiva, siadi tipoagonisticoche di esercizio, in cui si svolgono manifestazioni e/o attivitàsportive regolate dal CONI e dalle Federazioni Sportive nazionaliriconosciute.

Regolamenti tecnici e procedure di omologazionedelle FSN e DSA

Sono tenuti a rispettarle i seguenti impianti:Impianti, complessi e spazi di attività sportiva esclusivamente ditipoagonistico incui si svolgonomanifestazioni e/oattività sportiveregolatedal Coni edalle Federazioni Sportivenazionali riconosciute.

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B.1 Norme CONI per l’impiantistica sportiva

B.1.1 Spazi per le attività sportive

Tali spazi, siaall’apertocheal chiuso,dovrannoconsentire losvolgimentodella pratica sportiva in condizioni di sicurezza, tenendo conto delleesigenze connesseai diversi livelli di pratica sportiva. Dovranno inoltreesserecorrelati ai servizi di supporto inmododapermetterneunagevoleutilizzo (punto 7).

Fasce di rispettoTutti gli spazi di attività sportiva (campi di gioco, piste, pedane, vasche,ecc.), sia all’aperto che al chiuso, dovranno essere dotati di idoneefascedi rispetto, piane, liberedaqualsiasi ostacolosia fissochemobile,tali da consentire un adeguatomarginedi sicurezzanello svolgimentodelle diverse attività sportive. A tal fine, ove i regolamenti delle FSN eDSA non indichino diversamente, ovvero non sussistano indicazionispecifiche delle norme di sicurezza o igiene, la larghezza di tali fasce(misuratadalle segnatureodal bordo vasca)nonpotrà essere inferiorea m1,50 (punto 7.3).

Recinzione degli spazi di attività – protezioniAl fine di evitare interferenze con l’attività sportiva e possibili pericoli,gli spazi di attività, comprensivi delle fascedi rispetto, dovranno risultareinaccessibili agli spettatoriIn ogni casoper ragioni di sicurezza, dovrannoessereprevisti adeguatidispositivi, anche mobili, ovvero idonei accorgimenti gestionali, perevitare interferenze tra gli utenti sportivi e gli altri utenti dell’impianto.Ove previsto dai regolamenti delle FSN e DSA e conformemente alleindicazioni di queste ultime, ovvero laddove se ne ravvisi l’opportunitàper ragioni di salvaguardia dell’incolumità, dovranno essere previsteidoneebarriereoaltri accorgimentiequivalentiperproteggeregli spettatoridagli attrezzi sportivi utilizzati dagli atleti e per proteggere gli atletidall’eventuale lancio di oggetti da parte degli spettatori (punto 7.4).

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Altezze libereL’altezzaminima, libera da qualsiasi ostacolo, in corrispondenza dellospaziodi attività, fascedi rispetto comprese, dovrà consentire l’agevolesvolgimentodellapraticasportivaai livelli previsti esecondo le indicazionidelle FSN eDSA, tenendo conto dell’eventuale presenza degli attrezzi.In mancanza di altre prescrizioni e salvo particolari destinazioni, talealtezza, misurata a partire dal piano di gioco (quota dell’acqua per levasche), non dovrà essere inferiore ai seguenti valori:

• campi bocce: m 4,50;• piscine non destinate alla pallanuoto: m 3,50 (preferibilmente m4,00);

• piscine per la pallanuoto: m 5,00;• piscineper tuffi: comedanormativadella Federazione ItalianaNuoto;• altri spazi di attività con superficie non superiore am2 250: m 4,00;• altri spazi di attività consuperficie superiore am2250:m7,00 (punto7.6).

Affollamento degli spazi di attivitàAi fini del dimensionamentodelle vie d’esodo, l’affollamentomassimoprevisto nello spazio di attività, dovrà essere stabilito tenendo contodel tipo e livello di attività sportiva praticato, computando il numero diutenti contemporaneamente presenti. Nell’individuazione delle vied’esododovrà tenersi conto dei tempi di deflussodagli spazi anchedaparte degli utenti Diversamente abili. Ove necessario dovrannoindividuarsi luoghi sicuri in conformità alla vigente normativa. Salvospecifiche indicazioni dellenormedi Leggeodiversodimensionamentogiustificato dai regolamenti delle FSN e DSA, dalla tipologia o dall’uso,si farà riferimentoan. 1utenteogni 2m2di superficie di vascheserviteper gli impianti natatori e n. 1utente ogni 4m2per tutti gli altri impiantial chiuso, considerando per questi ultimi la superficie dello spazio diattività (punto 7.14).

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B.1.2 Locale di primo soccorso per la zona di attività sportiva

Dovràesserepresenteunlocalediprimosoccorso,ubicatopreferibilmentelungo le vie di accesso agli spogliatoi atleti e comunque inmodo tale daaversi un agevole accesso sia dallo spazio di attività che dall’esternodell’impianto. Il collegamento tra il primo soccorso e la viabilità esternadovrà risultare agevole e senza interferenze con le vie d’esodo deglieventuali spettatori presenti. Le dimensioni degli accessi e dei percorsidovrannoessere tali daconsentire l’agevolepassaggiodi unabarella. Ledimensionidel localedovrannoconsentire losvolgimentodelleoperazionidi primosoccorso; si consiglia una superficie netta non inferiore am29, al netto dei servizi, con almeno un lato di dimensione non inferiorea m 2.50.Il locale dovrà essere dotato di proprio WC accessibile e fruibile dagliutenti DA, con anti WC dotato di lavabo.Nel locale di primo soccorso o nelle sue immediate vicinanze dovràessere previsto un posto telefonico (punto 8.3.1).

B.1.3 Settori e zone a destinazione speciale

Ove possibile ogni settore dovrà risultare accessibile agli utentidiversamenteabili; tale accessibilità dovrà comunqueesseregarantitaad almeno un settore dell’impianto oltre a quello destinato agli ospiti.Tali spazi, da dimensionare, conformare ed attrezzare in relazione alleindicazionidelleFSNeDSA,dovrannoavereaccessi indipendentie,almenounoperogni tipo, risultareaccessibili agli utenti DA (punto9.2).

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Impianti al chiuso (esclusi gli impianti natatori)

B.1.4.1 Sala di attivitàLepareti dovrannoessere realizzateconmateriali resistenti e facilmentepulibili; dovrannoessereprivedi sporgenzeper un’altezzanon inferioream2,50dal pavimento; eventuali sporgenzenoneliminabili dovrannoessere ben segnalate e protette contro gli urti fino a terra.Egualmente protette e facilmente individuabili, dovranno essereeventuali attrezzature sportive presenti nella sala ma non utilizzate.Eventuali gradini dovrannoesserebensegnalati dacolore contrastante.Levetrate, gli specchi, leparti degli impianti tecnici, gli eventuali elementimobili di controsoffitti o simili, dovranno essere in grado di resistere,per loro caratteristiche costruttive e di fissaggio o mediante idoneeprotezioni, agli urti causati dalla palla.Dettielementi,sesituatiamenodim.2.50dalpavimento,dovrannoessereadeguatamenteprotettianchecontrogliurtiaccidentalidapartedegliutentiinmododanon arrecare danno aquesti ultimi. Eventuali spigoli dovrannoessereprotettiper tutta l’altezzaconprofili arrotondati. Levetrate incasodirottura non dovranno produrre frammenti pericolosi; inoltre, se situate ameno di m 2.50 dal pavimento, dovranno essere dotate di vetriantisfondamentoodi adeguateprotezioni (punto10.1.1).

B.1.5 Impianti natatori

Le prescrizioni che seguono valgono sia per gli impianti al chiuso che,per quanto applicabili, per quelli all’aperto e si intendono valide sia pergli impianti agonistici che per quelli di esercizio. (punto 10.2)

Vasche nuotatoriLe caratteristiche dovranno essere conformi alle specifiche tecnichedella Federazione Italiana Nuoto ovvero alle norme FINA, in relazioneal tipo ed al livello di attività previsto.

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Attorno alle vasche, almeno sui lati lunghi, dovrannoessere realizzatecanalettedi raccoltadelle acquedi tracimazionedistinteed indipendentidai sistemi di smaltimento delle acque di lavaggio dell’area di bordovasca.Sonopreferibili i bordi vasca checonsentanoun facile appiglio dapartedegli utenti in acqua e una più agevole uscita dall’acqua.La temperatura dell’acqua delle vasche non dovrà essere inferiore a24°C (preferibili 26-28°C). Per le competizioni dovrannoessereadottatele temperature previste dalle norme FIN e FINA (punto 10.2.1).

Piano vasche“…” Lungo il perimetro di ciascuna vasca dovranno essere presentiaree di bordo vascadi idonea larghezza per garantire la sicurezza degliutenti. Ladistanzaminimadi ostacoli fissi dal bordovascadovràesserenon inferiore a m 1,50; tuttavia al fine di garantire una sufficientefunzionalità sportiva, sarà preferibile che la larghezza del bordo vascanon risulti inferiore a:

•m2,50per i lati lunghi em4perquelli corti e per il distacco tra vaschecontigue, per le vasche fino am 33,33;•m3.50sui lati lunghi em6per quelli corti e per il distacco tra vaschecontigue, per le vasche dam 50.

La pavimentazionedel piano vaschedovrà essere antisdrucciolevole,facilmentepulibile e igienizzabile con i prodotti in comunecommercio.Eventuali pontonimobili dovrannoavere larghezzanon inferioreaquellaindicataper le areedi bordovasca (minimom1,50)edessere realizzatisecondo le indicazioni della FIN.In ogni caso, ove costituiscano parete di virata dovranno averecaratteristiche analoghe a quelle delle pareti verticali. Inoltre nondovranno costituire pericolo per gli utenti in acqua, né consentire il lorosotto passaggio o lasciare aperture pericolose in corrispondenza delfondo delle vasche (punto 10.2.3).

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B.2 Regolamenti tecnici e procedure di mologazionedelle FSN e DSA

I regolamenti tecnici e le procedure di omologazione sono stabilitiautonomamente dalle FSN e DSA in relazione alle caratteristiche delledisciplinesportivedi competenzaedal livello di attività praticatoesonoapprovati dagli organi ufficiali delle FSN e DSA stesse.

Per omologazione di un impianto sportivo si intende l’attestazione diidoneità allo svolgimento delle competizioni e all’omologazione deirisultati di undeterminato livello e/o all’esercizio della pratica sportiva,riferita ad un impianto sportivo realizzato, completo e potenzialmentefunzionante. L’atto di omologazione è atto ufficiale emesso dalle FSNeDSA, ancheseper leproceduredi verifica tecnica leFSNeDSApossonodelegare altri soggetti.

Nell’atto di omologazione deve essere indicata la durata di validità, alterminedella quale l’impiantodovrà ottenereunanuovaomologazione.

È compito di ogni FSNeDSAemanare, per ogni disciplina sportiva, unoo più regolamenti tecnici che per ogni livello di competizione (es.internazionale, nazionale, locale) epossibilmenteper la relativa attivitàdi esercizio, definiscano inmodo completo edunivoco le procedure diomologazione ed i requisiti, in particolare le caratteristiche funzionali,geometriche (anche permezzo di disegni e grafici leggibili), tecnichedegli impianti e delle attrezzature utilizzate, nonché i relativi requisitidi sicurezza e di compatibilità ambientale. Per quanto possibile, pertutte le caratteristiche fondamentali degli spazi e delle attrezzature(tipologiche, descrittive,geometriche, meccaniche, fotometriche,acustiche, ecc.) devono essere indicati i requisiti, le normative diriferimento italiane o internazionali (UNI, UNI EN, UNI ISO, ISO), imetodidi verifica, i parametri di valutazione, i valoriminimi o i campidi variabilitàaccettabili.I regolamenti tecnici e leproceduredi omologazione, ancheseconformiad analoghi regolamenti di Federazioni Internazionali, devono esserescritti in lingua italiana (punto 12).

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3.2.C LA SICUREZZA STRUTTURALE

Norme di riferimento:

DecretoMinisteriale 18/03/1996, artt. 17, 19

Sono tenuti a rispettarle i seguenti impianti:Impianti, complessi espazi di attività sportiva, siadi tipoagonisticoche di esercizio in cui si svolgono manifestazioni e/o attivitàsportive regolate dal CONI e dalle Federazioni Sportive Nazionaliriconosciute ove è prevista la presenza di spettatori in numerosuperiore a 100

Decreto Ministeriale 18/03/1996, art. 20

Sono tenuti a rispettarle i seguenti impianti:Impianti, complessi e spazi di attività sportiva siadi tipoagonisticoche di esercizio in cui si svolgono manifestazioni e/o attivitàsportive regolate dal CONI e dalle Federazioni sportive nazionaliriconosciuteoveèprevista lapresenzadi spettatori innonsuperiorea 100 o privi di spettatori

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C.1 D.M. 18/03/1996

C.1.1 Gestione della sicurezza antincendio (art. 19)

Il titolare dell’impianto o complesso sportivo è responsabile delmantenimentodellecondizionidi sicurezza.Puòavvalersidiunapersonaappositamente incaricata chedeveesserepresentedurante l’eserciziodell’attività sportiva. Il titolare deve curare la predisposizione di:• un piano di sicurezza ;• un’idonea segnaletica di sicurezza;• un piano d’emergenza.

Piano di sicurezza (art.19, comma 3)È il documento finalizzato all’individuazione, in termini organizzativi,procedurali e tecnici, dellemigliori condizioni di esercizio dell’impiantoe delle modalità di gestione delle emergenze.Il piano deve:• disciplinare le attività di controllo per prevenire gli incendi;• prevedere l’istruzionee la formazionedel personale addetto alla strut-tura, comprese le esercitazioni sull’uso dei mezzi antincendio e sul-le procedure di evacuazione in caso di emergenza;

• contemplare le informazioni sulle procedure da seguire in caso di in-cendio o altra emergenza;

• garantire il funzionamento, durante le manifestazioni, dei dispositi-vi di controllo degli spettatori di cui all’art. 18;

• garantire la perfetta fruibilità e funzionalità delle vie di esodo;• garantire lamanutenzionee l’efficienza deimezzi e degli impianti an-tincendio;

• garantire la manutenzione e l’efficienza o la stabilità delle strutturefisse omobili della zona di attività sportiva e della zona spettatori;

• garantire la manutenzione e l’efficienza degli impianti;• contenere l’indicazione dellemodalità per fornire assistenza e colla-borazione ai Vigili del fuoco ed al personale adibito al soccorso in ca-so di emergenza;

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• prevedere l’istituzione di un registro dei controlli periodici ove anno-tare gli interventi di manutenzione per l’efficienza degli impianti.

Segnaletica di sicurezza (Art. 19, comma 5)La segnaletica di sicurezza deve essere conforme al D.lgs 493 del1996 e consentire l’individuazione delle vie di uscita, dei servizi disupporto dei posti di pronto soccorsodeimezzi e impianti antincendio.

Appositi cartelli devono indicare le primemisure di pronto soccorso.

All’ingressodell’impiantoocomplessosportivodevonoessereesposte,bene invista,precise istruzioni relativeal comportamentodelpersonalee del pubblico in caso di sinistro ed una planimetria generale per lesquadre di soccorso che indichi la posizione:• delle scale e delle vie di esodo;• dei mezzi e degli impianti di estinzione disponibili;• dei dispositivi di arresto degli impianti di distribuzione del gas edell’elettricità;

• del dispositivo di arresto del sistema di ventilazione;• del quadro generale del sistema di rilevazione e di allarme;• degli impianti e dei locali che presentano un rischio speciale;• degli spazi calmi.

A ciascun piano deve essere esposta una planimetria d’orientamento, inprossimità delle vie di esodo.Laposizionee la funzionedegli spazi calmideveessereadeguatamentesegnalata.In prossimità dell’uscita dallo spazio riservato agli spettatori, preciseistruzionidevono indicare il comportamentodatenere incasodi incendioedevonoessereaccompagnatedaunaplanimetriasemplificatadelpiano.

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Il piano d’emergenza (Art. 19, comma 6)Il piano di emergenza è un documento scritto che contiene la raccoltadi informazioni pronte per essere usate dal personale addetto e daglienti di soccorsopubblicoper determinare il tipodi rispostaper incidentiragionevolmente prevedibili in una determinata attività.

Il piano d’emergenza deve indicare, tra l’altro:• l’organigramma del servizio di sicurezza preposto alla gestionedell’emergenza, con indicazionedeinominativi edelle relative funzioni;

• lemodalità delle comunicazioni radio e/o telefoniche tra il personaleaddetto alla gestione dell’emergenza, nonché quelle previste per ilresponsabile interno della sicurezza ed i rappresentanti delle Forzedell’ordine, dei Vigili del fuoco e degli enti di soccorso sanitario;

•leazionicheilpersonaleaddettodevemettereinattoincasodiemergenza;• le procedure per l’esodo del pubblico.

Il piano di emergenza deve essere aggiornato in occasione di ogniutilizzo dell’impianto per manifestazioni temporanee ed occasionalidiverse da quelle ordinariamente previste al suo interno.

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C.1.2 Gestione della sicurezza degli Impianti tecnici (Art. 17)

Negli impianti sportivi devonoessere garantite adeguate condizioni disicurezza degli impianti tecnici aventi caratteristiche di potenzialepericolosità.In particolare tutti imateriali, imacchinari e le apparecchiature, nonchéle installazioni e gli impianti elettrici ed elettronici devono essereprogettati, realizzati e costruiti a regola d’arte.Ferme restando ledisposizioni legislativee regolamentari di recepimentodelle direttive comunitarie essi si considerano costruiti a regola d’artese sono realizzati secondo le pertinenti norme tecniche.

Impianti elettrici (Art. 17)Gli Impianti elettrici realizzati in conformità alla vigente normativa e allenormedell’UNI, del CEI o di altri Enti di normalizzazione appartenenti agliStati membri dell’Unione europea si considerano eseguiti secondo laregola dell’arte.Previa effettuazione delle verifiche previste dalla normativa vigente,l’impresa installatrice rilascia al committente la dichiarazione diconformità11 degli impianti realizzati nel rispetto delle citate norme. Incaso di rifacimento parziale di impianti, il progetto, la dichiarazione diconformità, e l’attestazione di collaudo ove previsto, si riferiscono allasola parte degli impianti oggetto dell’opera di rifacimento,ma tengonoconto della sicurezza e funzionalità dell’intero impianto.Gli impiantidimessaaterra, le installazionialimentate in tensione, le instal-lazionieidispositividiprotezionecontrolescaricheatmosferiche,gli impian-ti elettrici installati nelle zoneconpericolod’esplosionedevonoesseresot-topostiacontrolliperiodicidiefficienza,affinchè, inparticolare,noncostitui-scanocausaprimariadi incendioodiesplosioneopropagazioned’incendio.

11 A decorrere dal 27/3/2008 la L. 46/90 (ad eccezione dell’ articolo riguardante le verifiche) ilregolamento di cui al D.P.R. 447/91 e gli articoli da 107 a 121 del D.P.R. 380/2001, sonostati abrogati e sostituiti dal D.M. 22.01.2008 n° 37.Cfr anche Art. 81 del D.Lgs 81 del 2008

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Gli impianti al chiuso, quelli all’apertoper i quali è previsto l’usonotturnoe gli ambienti interni degli impianti sportivi all’aperto, devono esseredotati di un impianto di illuminazione di sicurezza.Il quadroelettricogeneraledeveessereubicato inposizione facilmenteaccessibile, segnalata e protetta dall’incendio per consentire di porrefuori tensione l’impianto elettrico dell’attività.

Impianto di allarme (Art. 17)Per impianto di allarme incendio si intende un insieme di dispositivielettronici predisposti per rilevare la presenza di un incendio dentrounedificioepersegnalare l’allarmesonoroa tutti i presenti. Si distinguonoa tal fine:• dispositivi di rivelazione fumi e incendi in gradodi rilevare e segnalarelapresenzadiun incendioall’internodiunedificiooaltra infrastruttura.

•dispositivi di segnalazionemuniti di un impiantodi allarmeacustico ingradodiavvertire ipresentidellecondizionidipericolo incasodi incendio.

I dispositivi sonori devono avere caratteristiche e sistemazione tali dapoter segnalare il pericolo a tutti gli occupanti dell’impianto sportivo odelle parti di esso coinvolte dall’incendio.

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Impianti di estinzione degli incendi (Art. 19)

EstintoriTutti gli impianti sportivi devono essere dotati di un adeguato numerodi estintori portatili distribuiti in modo uniforme e ubicati in posizioneaccessibile e visibile ed inparticolare inprossimità degli accessi odelleareedimaggior pericolo: appositi cartelli segnalatori devono facilitarnel’individuazione, anche a distanza.

Impianto idrico antincendioGli idranti e i naspi devono essere:•distribuiti inmododaconsentire l’intervento in tutte leareedell’attività;• dislocati in posizione accessibile e visibile;• segnalati con appositi cartelli che ne agevolino l’individuazionea distanza.

Gli idranti e i naspi non devono essere posti all’interno delle scale inmodo da non ostacolare l’esodo delle persone.

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C.2 D.M. 18/03/1996, art. 20

C.2.1 Obblighi per gli Impianti sportivi ove è prevista una presenzadi spettatori non superiore a 100

Il titolaredi questogeneredi impianti nonè tenutoapredisporre il pianodella sicurezza, ma deve in ogni caso adempiere alle seguentiprescrizioni:

• redigere una dichiarazione attestante l’indicazione della massimacapienza della zona spettatori;

• realizzare gli impianti elettrici in conformità alle vigenti norme disicurezza (vedi scheda C.1.2.1);

• dotare gli impianti al chiuso e gli ambienti interni degli ambienti all’aperto di un adeguato numero di estintori portatili;

•attivare leprocedureper lacorrettagestionedellasicurezzaantincendio;• installare apposita segnaletica di sicurezza conforme alla direttiva92/58/CEE 1992;

• garantire le condizioni igieniche dell’impianto;•garantire la conformità degli impianto ai regolamenti del CONI e delleFederazioni sportive Nazionali.

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3.2.D LA SICUREZZA NELL’AMBIENTE DI LAVORO

D.1 Decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81

Sono tenuti a rispettarle i seguenti impianti:Tutti gli impianti, complessi e gli spazi di attività sportiva ove sianopresenti lavoratori o equiparati

D.1.1 Principali definizioni (Art. 2)

Datore di lavoro: il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavo-ratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l’assetto dell’or-ganizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria attività, ha laresponsabilità della organizzazione stessa o dell’unità produttiva inquanto esercita i poteri decisionali e di spesa.

Responsabile del servizio di prevenzione e protezione: persona inpossesso delle capacità e dei requisiti professionali di cui all’art 32,designata dal datore di lavoro per coordinare il servizio di prevenzionee protezione.

Medico competente:medico in possessodi unodei titoli e dei requisitiformativi e professionali di cui all’art 38, che collabora con il datore dilavoro ai fini della valutazionedei rischi ed ènominato dallo stessopereffettuare la sorveglianza sanitaria e per tutti gli altri compiti di cui alpresente decreto.

Servizio di prevenzioneeprotezionedai rischi: insiemedellepersone,sistemi e mezzi interni o esterni all’azienda finalizzati all’attività diprevenzione e protezione dai rischi professionali per i lavoratori.

Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza: persona eletta odesignataper rappresentare i lavoratori per quanto concernegli aspettidella salute e della sicurezza durante il lavoro.

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Sorveglianza sanitaria: insiemedegli attimedici, finalizzati alla tuteladello stato di salute e sicurezza dei lavoratori in relazione all’ambientedi lavoro, ai fattori di rischio professionali e allemodalità di svolgimentodelle attività lavorative.

Prevenzione: il complesso delle disposizioni o misure necessarie,anche secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, perevitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute dellapopolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno.

Valutazione dei rischi: valutazione globale e documentata di tutti irischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori presenti nell’ambitodell’organizzazione in cui essi prestano la propria attività, finalizzataad individuare le adeguate misure di prevenzione e ad elaborare ilprogramma delle misure atte a garantire il miglioramento nel tempodei livelli di salute e sicurezza.

Modello di organizzazione e di gestione: modello organizzativo egestionale per la definizionee l’attuazionedi unapolitica aziendale perla saluteesicurezza (ai sensi dell’art.6, comma1, lettera a), del decretoLgs. 231/ 2001) idoneo a prevenire i reati di cui agli artt. 589 e 590,terzo comma, del codicepenale, commessi con violazionedelle normeantinfortunistiche e sulla tutela della salute sul lavoro.

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D.1.2 Modelli di organizzazione e gestione (Art. 30. 1/2)

Il Modello di organizzazione e di gestione idoneo ad avere efficaciaesimentedalla responsabilità amministrativadelle personegiuridiche,delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica(di cui al D.Lgs 231/2001) deve essere adottato ed efficacementeattuato attraverso l’adempimento degli obblighi relativi a:• rispettodegli standarddi legge relativi adattrezzature, impianti, luoghidi lavoro, agenti chimici, fisici e biologici;

• attività di valutazione dei rischi e predisposizione delle misure diprevenzione e protezione conseguenti;

• attività di natura organizzativa, quali emergenze, primo soccorso,gestionedegli appalti, riunioni periodichedi sicurezza, consultazionidei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza;

• attività di sorveglianza sanitaria;• attività di formazione e informazione dei lavoratori;• attività di vigilanza con riferimento al rispetto delle procedure e delleistruzioni di lavoro in sicurezza da parte dei lavoratori;

• acquisizionedi documentazioneecertificazioni obbligatorie di legge;• periodiche verifichedell’applicazioneedell’efficacia delle procedureadottate.

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D.1.3 Compiti del titolare dell’impianto in qualità didatore di lavoro (Artt. 15, 18)

Il titolare in qualità di datore di lavoro è tenuto a:• valutare i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori nella sceltadelle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimiciimpiegati;

• individuare edare attuazionea tutte lemisuredi prevenzione ritenuteidonee alla rimozione dei rischi accertati;

• redigereunpianodi sicurezzacontenente la relazionesulla valutazionedei rischi, lemisuredi prevenzione individuate, nonché il programmadegli interventi;

• Designare gli addetti del servizio prevenzione e protezione delleemergenze:Responsabile servizio prevenzione e protezione;Addetto Primo Soccorso;Addetto Antincendio;Addetto Evacuazione;Medico Competente;Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.

• assicurarsi che il lavoratore ricevaun’adeguata formazione inmateriadi sicurezzaedi salute, conparticolare riferimentoal rischio specificoderivante dalle mansioni espletate.

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La valutazione dei rischi per la salute e la sicurezzasui luoghi di lavoro (Artt. 28, 29)

Lavalutazionedei rischi èeffettuata incollaborazionecon il responsabiledel servizio di prevenzione e protezione e con il medico competente(nei casi in cui è obbligatoria la sorveglianza sanitaria), previaconsultazione del rappresentante per la sicurezza.

Al termine della valutazione viene elaborato un apposito documentoche, conservato presso l’azienda, costituisce il punto di riferimentoper tutti gli interventi di sicurezza in azienda.

Contenuti del documentoIl documento deve contenere:• una relazione sulla valutazionedi tutti i rischi per la sicurezza e la sa-lute durante l’attività lavorativa;

• l’indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate edei dispositivi di protezione individuali adottati;

• il programmadellemisure ritenute opportune per garantire ilmiglio-ramento nel tempo dei livelli di sicurezza;

• l’individuazionedelle procedure per l’attuazionedellemisure da rea-lizzare, nonché dei ruoli dell’organizzazione aziendale che vi debbo-no provvedere, a cui devono essere assegnati unicamente sogget-ti in possesso di adeguate competenze e poteri;

• l’indicazione del nominativo del responsabile del servizio di preven-zione e protezione, del rappresentante dei lavoratori per la sicurez-za o di quello territoriale e delmedico competente che ha partecipa-to alla valutazione del rischio;

• l’individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i la-voratori a rischi specifici che richiedono una riconosciuta capacitàprofessionale, specifica esperienza, adeguata formazione e adde-stramento.

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D.1.4 IlResponsabiledelserviziodiprevenzioneeprotezione (Art.32)

Il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione viene nominatodal Datore di lavoro. Le capacità ed i requisiti professionali di tale figuradevonoessereadeguati allanaturadei rischi presenti sul luogodi lavoroe relativi alle attività lavorative.In particolare :• fornisce ai lavoratori le informazioni relative sia ai rischi presenti inazienda in generale ed i rischi specifici cui sono esposti in funzionedell’attività svolta;

• partecipa, nei casi previsti dalla legge, alla Riunione di Prevenzionee protezione dai Rischi;

• propone i programmi di formazione ed informazione dei Lavoratoriin materia di sicurezza ed igiene del lavoro;

•elabora i sistemidi controllo dellemisuredi prevenzioneeprotezione.

D.1.5 La delega di funzioni (Artt. 16, 17)

La delega di funzioni da parte del datore di lavoro é ammessa con iseguenti limiti e condizioni:• che essa risulti da atto scritto recante data certa;• che il delegato possegga tutti i requisiti di professionalità ed espe-rienza richiesti dalla specifica natura delle funzioni delegate;

•cheessaattribuiscaal delegato tutti i poteri di organizzazione, gestio-ne e controllo richiesti dalla specifica natura delle funzioni delegate;

• che essa attribuisca al delegato l’autonomia di spesa necessaria al-lo svolgimento delle funzioni delegate;

• che la delega sia accettata dal delegato per iscritto.

Alla delega deve essere data adeguata e tempestiva pubblicità.La delegadi funzioni nonesclude l’obbligodi vigilanza in capoal datoredi lavoro in ordine al corretto espletamento da parte del delegato dellefunzioni trasferite.

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Il datore di lavoro non può delegare le seguenti attività:• la valutazionedi tutti i rischi con la conseguente elaborazionedel re-lativo documento.

• la designazione del responsabile del servizio di prevenzione e pro-tezione dai rischi.

D.1.6 Dotazioni di primo soccorso (Art. 45)

Il titolare deve garantire la presenza delle attrezzature e dei dispositivinecessari per la gestione delle emergenze sanitarie.Esse devono essere mantenuti in condizioni di efficienza e di prontoimpiego e custoditi in luogo idoneo e facilmente accessibile.Lecaratteristicheminimedelleattrezzaturediprontosoccorso, i requisitidel personale addetto e la sua formazione, sono individuati dal decretoministeriale 15 luglio 2003, n. 338 e dai successivi decreti diadeguamento.In particolare il datore di lavoro devemunire l’impianto di:

Cassetta di pronto soccorso, tenuta presso ciascun luogo di lavoro,adeguatamente custodita in un luogo facilmente accessibile edindividuabile con segnaletica appropriata;

Pacchetto di medicazione, tenuto presso ciascun luogo di lavoro,adeguatamente custodito e facilmente individuabile, contenente ladotazioneminima indicata della quale sia costantemente assicurata,incollaborazionecon ilmedicocompetente, oveprevisto, la completezzaed il corretto stato d’uso dei presidi ivi contenuti;

Unmezzodi comunicazione idoneoadattivare rapidamente il sistemadi emergenza del Servizio Sanitario Nazionale.

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Sicurezza e qualità dei servizi sportivi

Le associazioni dei gestori di impianti sportivi privati dedicano molta attenzionealla sicurezza, considerata elemento prioritario per la qualità del servizio fornitoai propri soci e, di conseguenza, dell’immagine del centro.La sicurezza contribuisce, infatti, ad elevare la qualità del servizio fornitodall’impianto ai fruitori, per i quali diventa un elemento che può determinare lapreferenza di un centro rispetto ad un altro.Il consumatore di servizi sportivi è un soggetto attento all’aspetto fisico e psicologicoe cura la raccolta di informazioni sui benefici della pratica sportiva, sia a livelloagonistico sia, ed è questa la grande novità, a livello amatoriale.Il primo step da sviluppare per la sicurezza della pratica sportiva riguarda la personastessa.Per garantire la salute e l’integrità dell’atleta o praticante amatoriale; è essenzialela certificazione medica che può essere di due tipi:

1) certificato di idoneità alla pratica sportiva;2) certificato di idoneità alla pratica sportiva agonistica.

Il certificato medico garantisce l’idoneità del soggetto e del suo stato di salute,fornendo garanzie e informazioni sulla capacità di praticare e resistere a carichidi lavoro che le discipline sportive richiedono. Mentre per la pratica amatorialeè richiesto un certificato di “sana e robusta costituzione” (rilasciato dal medicodi famiglia che conosce il soggetto ed è in grado di certificarne l’attitudine allapratica sportiva fino ad una media intensità), per gli atleti che svolgono attivitàagonistica è richiesta una visita medica molto approfondita, che prevede ancheuna prova sotto sforzo per verificare lo stato di salute del cuore.La visita medica, oltre ad avere l’obiettivo di prevenire, consente anche di ottenereinformazioni sulla qualità dell’allenamento e imargini dimiglioramento del soggetto.Inoltre strettamente legato alla salute del praticante, è il tema dell’antidoping.Considerato che solo gli atleti professionisti sono sottoposti a controlli antidoping,è necessario divulgare la cultura dell’antidoping nel segmento praticanti, che

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APPENDICE

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potrebbero, per non conoscenza o superficialità, fare uso di sostanze nocive allasalute. La campagna di sensibilizzazione spetta sicuramente agli istruttori, allenatorie dirigenti sportivi, cioè a coloro che seguono più da vicino i praticanti/atleti epossono spiegare le conseguenze dell’uso di sostanze dopanti. Quindi, i gestoridell’impianto sportivo devono farsi portatori della cultura antidoping, utilizzandotutti gli strumenti della comunicazione interna per divulgare il messaggio.Rimanendo sul tema della sicurezza della persona, l’altro aspetto fondamentaleè la capacità di pronto intervento e gestione dell’infortunio prima di eventualeintervento di personale medico.Il centro sportivo deve essere dotato di cassetta di pronto intervento (con farmacie presidi medico chirurgici di primo intervento), apparecchio per misurare lapressione arteriosa, inoltre bisognerebbe dotare ogni impianto di un defibrillatore.La presenza di questi strumenti, tuttavia, deve essere completata dalla capacitàdel personale del centro ad utilizzarli. I trainers devono essere formati per esserein grado di utilizzare gli strumenti di pronto intervento (esempio: corso BLS).Il personale dell’impianto deve seguire corsi di aggiornamento professionale perottenere una conoscenza qualificata e certificata da titoli riconosciuti a livellouniversitario o rilasciati dal CONI o dalle Federazioni.Il concetto di sicurezza dell’impianto si rivolge anche alla logistica e organizzazionedella struttura o impianto sportivo.Questo deve essere realizzato ponendo attenzione essenzialmente alle persone chene vengono in contatto, dunque i lavoratori (istruttori, operatori front office,assistenti, addetti pulizia, etc.) i soci, i visitatori occasionali.Per ogni disciplina praticata, corrisponde un diverso standard di sicurezza daseguire, essendo differente la realizzazione di una piscina, rispetto ad un campodi calcio o di basket.Ci sono, certamente, elementi comuni che vanno rispettati come assicurare lacorretta procedura per la sicurezza antincendio, il rispetto delle norme CONI,la conformità alla legge degli impianti elettrici, la garanzia delle caratteristicheigieniche dell’impianto.Occorre nello specifico adattare poi le procedure di sicurezza al tipo di disciplinapraticata: pensiamo alla realizzazione di una piscina, in cui si deve considerareun piano antiscivolo, bordo piscina, blocchi di partenza, rispetto a un campo dicalcio, per cui si deve prestare attenzione alla superficie (utilizzo materiali non

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nocivi), alla recinzione, alle porte, agli spazi bordo campo, a un campo di basket,in cui ci sono i tabelloni canestro con caratteristiche di sicurezza ben precisi.Infine, sempre per quel che riguarda la struttura è importante la cura e la qualitàdegli impianti tecnologici che devono essere sempre integrati con l’ambiente e,quindi, poco inquinanti e biocompatibili.Altro elemento che contribuisce ad aumentare il livello di sicurezza è la cura dellenorme igenico-sanitarie dei luoghi praticati con specifici sistemi di pulizia e dimanutenzione e utilizzo di prodotti riconosciuti come non nocivi. Anche inquesto caso, risulta molto importante impiegare personale adeguato e formatoper l’utilizzo delle sostanze in questione.Tra gli aspetti logistici legati alla struttura sportiva, occorre evidenziare l’importanzadella fruibilità da parte di persone diversamente abili, quindi l’assenza di barrierearchitettoniche.Si deve prevedere la possibilità per persone con ridotta o impedita capacità motoriao sensoriale di raggiungere l’impianto e singole strutture (campi, palestra, piscina),di entrarvi agevolmente e di fruire di spazi ed attrezzature in condizioni di adeguatasicurezza e autonomia.Altrettanto occorre fare per consentire la visitabilità dell’impianto, ovvero crearela possibilità per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale diaccedere agli spazi di relazione (zona di lavoro, servizio, incontro) e ad almenoun servizio igienico.Gli elementi esaminati contribuiscono a creare uno standard di qualità.Le associazioni dei gestori privati, insieme al CONI, hanno introdotto lacertificazione di qualità sul modello già conosciuto nel settore alberghiero.Un marchio di qualità con il sistema delle stelle (3/4/5) o con caratteri distintivisimili rappresentano per l’utente un meccanismo di scelta chiaro e inequivocabile.Il tutto certificato e provato da società di verifica legate al CONI.La qualità del servizio è legata anche al benessere psicofisico che si riesce a farvivere, elemento importante nel processo di mantenimento e diffusione dellabuona salute.

Pietro Tornaboni

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Linee guida per gli impianti sportivi complementari.Una sintesi

Il C.O.N.I. con delibera del Consiglio Nazionale n. 1379 del 25 luglio 2008, haaggiornato le norme riguardanti l’Impiantistica Sportiva.Tali norme hanno lo scopo di individuare i livelli minimi qualitative e quantitativial fine di garantire idonei livelli di:

1. funzionalità2. igiene3. sicurezza

realizzando così un concreto programma di prevenzione, relativamente allacostruzione e alla ristrutturazione degli impianti sportivi.Nelle “norme CONI per l’impiantistica sportiva” vegono individuati gli “impiantisportivi agonistici” e quelli “di esercizio”, rinviando quanto di competenza alleFSN e DSA per le omologazioni degli impianti stessi ai fini dello svolgimentodelle gare (appunto, agonistico e/o propedeutiche).Vengono inoltre individuati “impianti sportivi complementari” tra quelli destinatiesclusivamente alla pratica di attività fisico-sportive non regolamentate dalle FSNe DSA.Di seguito si citeranno alcuni punti e passaggi ritenuti fondamentali relativi alleLinee guida per gli impianti sportivi complementari.

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14 – Impianti per il Fitness

[……]. Compatibilmente con la normativa vigente di sicurezza, gli impiantidestinati al fitness possono essere ubicati nel volume di edifici ove si svolgonoaltre attività. Gli impianti devono disporre di tutte le autorizzazioni prescrittedalla normativa vigente in materia di edilizia, sicurezza e igiene. Le struttureorizzontali e verticali dovranno risultare idonee a sostenere il sovraccarico accidentaledelle macchine utilizzate ed i carichi statici e dinamici derivanti dall’attività svolta(azione dinamica sincrona degli utenti).Ai fini dell’adozione dei presidi e dei sistemi di protezione, le attrezzature ed imateriali devono essere opportunamente inclusi nel calcolo del carico d’incendio,come prescritto dalla vigente normativa. L’impianto deve essere dotato dellasegnaletica di sicurezza prescritta dalla Legge e di tutte le segnalazioni utili allamigliore fruizione dell’impianto stesso, in particolare quelle relative alriconoscimento dei luoghi, all’indicazione dei percorsi, delle vie d’uscita, deipresidi antincendio, ecc. Ogni sala per attività motorie deve essere dotata di cartelliindicanti la massima capienza complessiva di utenti e addetti.I percorsi interni devono essere il più possibile lineari e devono avere larghezzanon inferiore a m 1,20. I percorsi verso le uscite devono essere sempre lasciatiliberi. Tutti gli spazi devono essere fruibili da parte di utenti e operatori DA.

14.2.4 – Altezze libereL’altezza libera al di sopra dello spazio di attività (superficie dell’acqua per levasche) deve consentire lo svolgimento dell’attività stessa, tenendo conto delraggio d’azione di eventuali attrezzi, con un congruo margine di sicurezza; talemargine dovrà essere di almeno m 0,60, preferibilmente m 0,80. L’altezza mediadei locali al chiuso non potrà essere inferiore a m 3,00 e comunque in ogni puntonon inferiore a m 2,70.14.2.5 – Dimensioni e massimo affollamentoLe dimensioni degli spazi di attività dovranno consentire un agevole svolgimentodell’attività stessa in condizioni di sicurezza. Purché compatibile con l’attivitàsvolta, è tollerata all’interno dello spazio di attività, la presenza di pilastri o setti,i cui spigoli devono essere rivestiti con materiali atti a proteggere gli utenti incaso di urto.

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“….”Nell’individuazione delle vie d’esodo dovrà tenersi conto dei tempi di deflussodagli spazi anche da parte degli utenti DA.

14.3.4 – Locali medici.In funzione della dimensione dell’impianto, è opportuno che sia presente unlocale infermeria, con funzioni di primo soccorso, eventualmente adibito anchead attività con esso compatibili (es. locali visite mdiche), con caratteristicheanaloghe a quelle indicate nella Parte I – art. 8.3.3.

15 - Percorsi attrezzati nel verde (Percorsi vita)

Sono costituiti da itinerari dotati di attrezzature (stazioni) destinate a migliorareil tono ed il coordinamento muscolari (jogging, footing, esercizi all’aperto, ecc.).Di massima tali opere non necessitano di locali accessori ad esse dedicati. Per laloro funzionalità è comunque opportuna la disponibilità di servizi minimi (WC),anche ubicati in strutture a diversa destinazione.L’area per la realizzazione può avere estensione varia, orientativamente circa unettaro, sita preferibilmente in ambiente naturale o parco. Possono comunque esserepreviste differenti estensioni e collocazioni, purché sia garantita la funzionalitàgenerale come successivamente specificato. Le stazioni, in numero variabilegeneralmente da 6 a 26, dovranno essere dislocate in modo da consentire percorsiintermedi, anche variamente articolati, di 50 - 200 m. L’area della stazione,preferibilmente pianeggiante, dovrà consentire l’installazione delle attrezzaturecon sufficienti fasce di rispetto circostanti larghe circa m 3. La pavimentazionepotrà essere di qualsiasi tipo, preferibilmente terreno naturale, possibilmenteinerbito, comunque facilmente drenante per evitare ristagni d’acqua piovana.Le attrezzature, costituite da panche, ceppi, plinti, paletti, passaggi, scale, pali,sbarre disposte a varie altezze, sostegni con funi e simili, saranno di massimarealizzati con strutture in legno, anche utilizzando elementi naturali reperibili inloco. Onde poter resistere alle intemperie è comunque opportuno che i materialisiano trattati con impregnanti o protettivi. Gli elementi di collegamento e laferramenta in genere dovranno essere protetti dalla ruggine. Tutti gli elementi

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strutturali dovranno essere saldamente collegati tra loro e stabilmente ancorati alterreno o nella pavimentazione, ove necessario con plinti di adeguate dimensioni.I collegamenti e gli ancoraggi dovranno essere in grado di sopportare le sollecitazionianche dinamiche dovute all’uso tenendo conto di un idoneo coefficiente di sicurezzada applicare ai carichi di esercizio che, salvo diverso giustificato criterio di verificao documentazione sperimentale, dovrà risultare non inferiore a 3. Analogodimensionamento alle sollecitazioni dovrà essere assicurato per le diverse particostitutive, gli elementi di giunzione, sospensione e simili. Al fine di evitare danniagli utenti, dovranno essere evitate sporgenze, elementi con spigoli vivi o scheggiabili,parti metalliche appuntite o taglienti e simili, elementi sporgenti non facilmenteindividuabili o non segnalati. Per le tipologie di attrezzi e per altre indicazioni sifarà riferimento alle normative UNI EN vigenti.

16 - Piste ciclabiliSi fa riferimento alle piste ciclabili comunque realizzate ma con modalità diutilizzazione regolamentata e controllata.Sono escluse le piste provvisoriamente destinate ad attività sportiva ed i circuiticiclabili regolamentati dalla F.C.I. Ove esistenti dovranno comunque essererispettate normative specifiche al riguardo (prescrizioni di legge, norme locali,ecc.).Le piste in argomento sono costituite da un percorso continuo, con caratteristichedel tracciato stabilite in modo da evitare situazioni di pericolosità per gli utenti,in relazione alle condizioni di utilizzazione. Orientativamente si dovrà tener contodi velocità comprese tra 10 e 25 Km/h, cui corrispondono spazi d’arresto dell’ordinedi 2 - 10 m (in piano, su superficie asfaltata asciutta di tipo stradale). Situazionidiverse (tratti in discesa, velocità superiori, ecc.) saranno da valutare in relazioneall’andamento del tracciato. La lunghezza della pista potrà essere variabile anchein relazione alla conformazione dell’area disponibile; sono consigliabili lunghezzenon inferiori a m 300. La larghezza delle piste, salvo quanto diversamente indicatodai regolamenti locali, non dovrà essere inferiore a m 2,50 se a senso unico dipercorrenza ed a m 3,50 se a doppio senso. Le curve, da dimensionare in basealla velocità di accesso prevista, dovranno avere raggio minimo non inferiore atre volte la larghezza del tracciato, evitando condizioni di contro pendenza.Eventuali incroci tra piste dovranno essere segnalati e realizzati in modo da

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consentire una idonea visibilità ed i necessari spazi di arresto. Analoghe segnalazioni,con modalità conformi al Codice della Strada, dovranno essere previste pereventuali attraversamenti stradali, pedonali e per altre condizioni di pericolosità.La pista dovrà essere munita di fasce di rispetto laterali prive di ostacoli, piane,di larghezza non inferiore a m 1,50. Eventuali ostacoli non eliminabili in talefascia dovranno essere segnalati e protetti. Per ragioni di sicurezza degli utenti èconsigliabile una separazione, alta circa m 1,10, tra pista e spazi circostanti, darealizzare all’esterno della fascia di rispetto, priva di elementi sporgenti o comunquepericolosi.La pavimentazione della pista può essere realizzata conmanti continui o elementi discontinuipurché opportunamente collocati in modo stabile; in ogni caso deve essere piana eantisdrucciolevole.In relazione all’importanza, lunghezza e modalità previste per l’uso della pista,sono consigliabili attrezzature varie per il confort degli utenti, quali: aree di sosta,ripari, punti di ristoro, servizi igienici, posto di primo soccorso, parcheggi perveicoli; in ogni caso è consigliata la presenza di una o più fontanelle d’acquapotabile.

Luca Colusso

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BRANDIZZI G., CARBONE E., Edilizia per lo sport, CONI, Torino, Utet, 2004

COMMISSIONE EUROPEA, Libro bianco sullo sport, Lussemburgo, Ufficio delle pub-blicazioni ufficiali delle Comunità Europee, 2007

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MASSUCCI R., Legislazione per la sicurezza delle manifestazioni sportive, inwww.osservatoriosport.interno.it, 1997

MUSUMARRA L. (a cura di), La gestione della sicurezza negli impianti sportivi, Forlì,Experta edizioni, 2009

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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Decreto Ministeriale 18/03/1996, n 61Ministero dell’interno “Norme di sicurezza per la costruzione e l'esercizio degli impiantisportivi” coordinato con le modifiche e le integrazioni introdotte dal DecretoMinisteriale6/06/2005;

Decreto Legislativo 14/08/1996, n 493Attuazione della direttiva 92/58/CEE concernente le prescrizioni minime per la segnaleticadi sicurezza e/o di salute sul luogo di lavoro;

Decreto Ministeriale 15/07/ 2003, n.388Regolamento recante disposizioni sul pronto soccorso aziendale,in attuazione dell'articolo15, comma 3, del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni;

Decreto Ministeriale 22/01/2008, n.37Ministero dello Sviluppo Economico - Regolamento concernente l'attuazione dell'articolo11-quaterdecies, comma 13, lettera a) della legge n. 248 del 2 dicembre 2005, recanteriordino delle disposizioni in materia di attività di installazione degli impianti all'internodegli edifici;

Decreto legislativo 9/04/ 2008 , n. 81Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela dellasalute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Norme CONI per l'impiantistica sportivaApprovate con deliberazione del Consiglio Nazionale del CONI n. 1379 del 25 giugno2008

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RIFERIMENTI NORMATIVI

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Finito di stamparenel mese di marzo 2010

Palombi & Partner SrlRoma

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