libro parco da vivere interno - Ente di gestione … Prefazione …con l’entrata in vigore della...

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Un Parcoda vivere

a cura di

Ente di ges one delle aree prote e del Ticinoe del Lago Maggiore

www.parcoticinolagomaggiore.it

Ente di ges one delle aree prote e del Ticino e del Lago Maggiore

Presidenza e Consiglio Dire vo

Commissario straordinario Dr. Marco Mario Avanza

Direzione

Dr. Benede o Franchina

Coordinamento a cura dell’ unità opera va semplice: relazioni esterne, dida ca

e fruizione

Responsabile Arch. Monica Perroni

Conta

Tel: 0321-517706

Fax: 0321 517 707

Email: info@parco cinolagomaggiore.it

Pec: parco [email protected]

Facebook: Parco Ticino Lago Maggiore

Sede: Località Villa Picche a, 28062 Cameri (NO)

In coper na foto “Vista da Ticino” di Alberto Pon roli

Proge o gra co a cura dell’ Ente di ges one delle aree prote e del Ticino e del

Lago Maggiore

Stampato presso Italgra ca

Finito di stampare nel mese di dicembre 2015

©Ogni riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo, di questo libro o di

par di esso, deve essere preven vamente autorizzata per iscri o all’Ente di ge-

s one delle aree prote e del Ticino e del Lago Maggiore

Gli autori e l’Editore declinano ogni responsabilità per eventuale errori e/o ine-

sa ezze, pur garantendo la massima a dabilità dell’opera, non rispondono di

danni derivan dall’uso dei tes contenu né tantomeno da involontari refusi o

errori di stampa.

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Prefazione

…con l’entrata in vigore della L.R. 19/2009 che prevedeva l’accorpa-mento degli En Parco del Ticino e del Lago Maggiore si è determina-ta un’en tà territoriale con un valore aggiunto dal punto di vista na-turalis co, culturale, turis co: un connubio di cara eris che uniche di cili da riscontrare in altre aree prote e. Sono a ricordare inoltre che il Parco del Ticino Piemontese insieme a quello di sponda lombar-da rappresenta il Parco uviale più esteso d’Europa che si fregia del riconoscimento a ribuito dall’UNESCO quale Riserva della Biosfera Ticino Valley MAB e anche Natura 2000.…con il Consiglio di Amministrazione, che ringrazio per il lavoro svolto con passione e dedizione di cui ricordo i componen : il so oscri o Marco Mario Avanza, Adriana Balzarini, Alessandro Bellan, Alberto Pilone e Paolo Nessa, improvvisamente scomparso nel 2012, a cui è subentrato Elio Eros Verdura, si è voluto dare un’impronta di Parco di grande fruizione nel pieno rispe o delle regole e della conservazio-ne della biodiversità. Proprio per non perdere le picità delle specie autoctone della Ticino Valley si sono a uate misure di contenimento delle specie di po invasivo e non autoctone del posto.L’azione ambiziosa intrapresa dal Parco mira alla difesa e al miglio-ramento della biodiversità e a una valorizzazione del territorio me-diante uno sviluppo sostenibile delle a vità economiche esisten ; in tal senso l’Ente ha creato e registrato un marchio “Ticino Valley”

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dell’intera area MAB piemontese (36 comuni) con la nalità di rende-re immediatamente riconoscibile il valore ambientale e turis co del territorio, le tecniche ecocompa bili, la picità dei prodo , il recu-pero delle tradizioni, la sicurezza alimentare. Un ulteriore obie vo di prim’ordine è volto ad a ribuire all’Ente Parco la funzione di nu-cleo culturale non solo di momen di interesse ar s co ma anche dida co; infa una delle funzioni fondamentali dell’Ente è quella dell’educazione ambientale, principio base della conservazione della biodiversità, della fruizione sostenibile e dolce dei territori delle no-stre aree prote e. Due proge , esempi di mobilità dolce sostenibile, a cui sono par- colarmente legato perché saldamente ancora ai principi del Pro-

gramma MAB su cui l’Ente da ormai qua ro anni sta lavorando sono la “Via Navigabile del Fiume Ticino” e la “Ciclostrada lungo il Canale Cavour”. Il primo perme erà mediante le vie d’acqua di unire di fa o con l’acqua la Svizzera all’Italia e quindi Locarno con Milano e Vene-zia, il secondo è nalizzato alla realizzazione di una via ciclabile che unisca i parchi e le aree metropolitane di Torino e Milano, transitando anche i territori del vercellese e del novarese a raverso le alzaie di 5 canali irrigui che percorrono la pianura fra Piemonte e Lombardia, tra Po e Ticino, in par colare lungo lo straordinario tracciato di 82 km del Canale Cavour, che a mio parere è idealmente il decumano della via d’acqua irrigua appartenente al territorio risicolo più grande d’Europa.

Il Commissario StraordinarioMarco Mario Avanza

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Lo scopo di questa pubblicazione è quello di o rire a tu i sogge che hanno a cuore le aree prote e ges te dall’Ente un rendiconto delle a vità promosse dall’Amministrazione insediatasi il 1° gennaio 2012. La pubblicazione è composta da diversi capitoli che intendono fornire un quadro, il più possibile esauriente, degli obie vi che l’Ente si è dato per dare a uazione in par colare a due delle proprie nalità is tuzionali:la salvaguardia ed il potenziamento della biodiversità presente in tut-te le aree prote e ges te che, ad eccezione della riserva di Bosco Solivo, sono tu si di importanza comunitaria (SIC) e zone di prote-zione speciale (ZPS);la promozione di territori inseri nella riserva della Biosfera Unesco, nell’ambito del proge o MAB (Man and Biosphere), ai ni di una cor-re a fruizione turis ca e della valorizzazione dei prodo agro-ali-mentari di tali aree.Tu i proge su cui abbiamo lavorato hanno come obie vo quello di dare a uazione a queste due nalità is tuzionali. In riferimento alla prima si richiamano i capitoli che si occupano di ges one foresta-le, faunis ca ed ambientale.Per la seconda nalità si richiamano in par colare i capitoli rela vi alla riserva della Biosfera, all’Idrovia Locarno-Venezia, alla fruizione dolce nel Parco, al cicloturismo sul canale Cavour ed al sito dei Lagoni di Mercurago.In ne mi preme so olineare che, per la salvaguardia ed il potenzia-

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mento della biodiversità, l’Ente è stato impegnato quo dianamente con le a vità di veri ca e valutazione dell’incidenza sull’ambiente di tu i proge e degli interven che interessano il nostro territorio e con la vigilanza sul rispe o delle norme a difesa del patrimonio am-bientale.Analogamente per consen re ai fruitori di poter visitare tu e le aree prote e vi è stato l’impegno con nuo per la ges one e la manuten-zione delle stru ure ad esse dedicate ( sedi, sen eri, percorsi ciclabili, aree a rezzate, etc).

Il Dire ore Benede o Franchina

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“Vivendo il Parco ho approfondito la conoscenza

di me stesso; mi ha trasmesso energia e voglia

di ricercare sempre di più questo mondo naturale

a due passi dalla città, dove natura e arte, insieme,

confluiscono in un’unica entità di profumi,

colori e sapori.”

19/11/2015

Marco Mario Avanza

1.Man and BiosphereReserve UNESCO“Ticino Valley”

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Il Parco della Valle del Ticino nel suo complesso, ovvero parte pie-montese e parte lombarda, cos tuisce il più grande parco uviale d’Europa. Nel 2002 l’intera zona ha o enuto dall’Unesco il ricono-scimento di Riserva della Biosfera MAB (Man and Biosphere), patri-monio naturale e culturale dell’umanità ed area di eccellenza per l’e-levato valore biologico dei suoi ecosistemi ma anche per la ricchezza paesaggis ca e culturale del suo territorio ed è entrata nella rete glo-bale delle Riserve di Biosfera. Il programma MAB, nato nel 1971 nel corso della 16° Conferenza Generale Unesco, ha permesso di is tuire nel mondo 651 Riserve di cui 13 in Italia. Nello speci co si tra a di un programma intergoverna vo con nalità di conservazione volto a favorire azioni per l’uso sostenibile del territorio, incoraggiando allo stesso tempo formule equilibrate di ges one nel rapporto uomo-am-biente a livello globale. Tra le nalità: la ricerca interdisciplinare per la tutela delle risorse naturali, la ges one degli ecosistemi e la coo-perazione scien ca. Nel 2012, a dieci anni di distanza da quel pri-

1.1 Area MAB riconosciuta nel Giugno 2014

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mo passo, è stata avviata la revisione periodica della Riserva della Biosfera Valle del Ticino: l’Ente Parco Piemontese (che con la legge regionale 19 del 2009 ges sce le aree prote e del Ticino e del Lago Maggiore – Parco Naturale dei Lagoni di Mercurago, Riserva Naturale dei Canne di Dormelle o, Riserva Naturale di Fondotoce e Riserva Naturale del Bosco Solivo) ha lavorato per estendere la Riserva, in zona di transizione, a tu i territori comunali esterni alle aree pro-te e del Ticino e del Lago Maggiore classi candoli come “transi on areas”, dizione inglese per aree di cooperazione deputate ad a vità di sviluppo socioeconomico di po sostenibile, coinvolgendo nella proposta circa 45 Comuni. In queste aree le comunità locali, gli en di ges one, i ricercatori, le associazioni di categoria ed altri portatori di interessi economici lavorano insieme per la ges one e lo sviluppo sostenibile delle risorse. La maggior parte dei Comuni coinvol , ovve-ro 36 su 45, ha aderito alla proposta di estensione e di ques ben 19 (Agrate Conturbia, Boca, Borgomanero, Bogogno, Briona, Cavaglie o, Cavallirio, Cressa, Divignano, Fara Novarese, Ga co, Ghemme, Gri-gnasco, Maggiora, Mezzomerico, Prato Sesia, Romagnano Sesia, Siz-zano e Veruno) non appartengono alle aree prote e mentre gli altri 17 ricadono nel territorio del Parco. Nel complesso la Riserva della Biosfera Valle Ticino comprende 83 Comuni che si estendono su di una super cie complessiva di circa 151.600 e ari e coinvolgono una popolazione pari a 685mila abitan permanen . Un notevole amplia-mento che consen rà la realizzazione di più a vità sostenibili e di proge di monitoraggio e conservazione, una maggiore conoscenza e sensibilizzazione della popolazione nei confron delle tema che di sviluppo sostenibile e di tutela e ges one dell’area prote a. Per l’area “transi on” piemontese della Riserva della Biosfera è stato s lato un protocollo di intesa con le realtà locali al ne di cooperare in modo coordinato per la promozione e lo sviluppo socio economico eco-so-stenibile delle a vità presen nel territorio della Riserva. Alla base del protocollo d’intesa c’è l’obie vo, prioritario, di cos tuire un orga-no consul vo rappresenta vo degli en territorialmente interessa e di altri portatori di interesse, come associazioni agricole o cacciatori.

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Un risultato, quello rela vo all’estensione della Riserva, o enuto nel giugno 2014. Durante la 26° Sessione dell’ICC (Consiglio Internazio-nale di Coordinamento del Programma MAB) svoltosi in Svezia infa la Riserva MAB Valle Ticino nel suo complesso è stata ritenuta piena-mente soddisfacente i requisi della Rete Mondiale del Programma MAB UNESCO. E’ stato apprezzato da parte dell’ICC il lavoro svol-to a livello locale, per le estensioni promosse e le originali soluzioni di coordinamento e il coinvolgimento degli stakeholder is tuzionali e priva . In conclusione il territorio piemontese riconosciuto MAB è passato da 6500 e ari circa del 2002 ai 60.000 di oggi.Nel rapporto della Periodic Rewiev si legge che “il sito, uno dei mag-giori parchi uviali in Europa, racchiude tu ora un mosaico di ecosi-stemi naturali pici dei grandi corsi d’acqua, poiché conserva cospicui res della foresta planiziale primaria, che ricopriva l’intera pianura del Po ai tempi della colonizzazione romana. I margini uviali sono ca-ra erizza dai pici ambien ripariali del clima temperato e da zone umide, con un corredo di alta diversità di specie sia animali che ve-getali, di comunità bio che e di habitat. L’area è inoltre cara erizza-ta da paesaggi agrari tradizionali che rappresentano pici ecosistemi seminaturali ed è disseminata di tes monianze archite oniche, ar -s che e paesaggis che di grande valore culturale e storico per l’Italia e per l’Europa. Dal punto di vista ecologico e biogeogra co la valle uviale del Ticino cos tuisce uno straordinario corridoio biologico,

a raverso la pianura urbanizzata, fra i due sistemi montuosi delle Alpi e degli Appennini. La tutela di questa area, e e uata a raverso le esperienze di ges one dei due Parchi regionali all’uopo is tui , dà un notevole contributo alla conservazione a va degli ambien na-turali residui delle pianure in Italia come in Europa ed alla tutela dei complessi e minaccia ecosistemi dei umi, preziosi ed insos tuibili corridoi biologici, essenziali alla sopravvivenza di habitat e di specie di interi con nen . La designazione di Riserva della Biosfera dell’area, anche a raverso scambi di esperienze nell’ambito della Rete Mondia-le, contribuisce a me ere a punto modelli di ges one di quest’area naturale, ubicata in una regione a forte urbanizzazione e industrializ-

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zazione dove la domanda di territorio e di risorse è, a volte, in forte contrasto con la prospe va di conservazione della biodiversità e del patrimonio gene co”. Dal 2009, come de o in precedenza, la Regione Piemonte ha a da-to ad un unico Ente, anche la ges one delle aree prote e del Lago Maggiore. Fra queste, ora inclusa nella Riserva della Biosfera, il Parco Naturale dei Lagoni di Mercurago (cui, sulla presente pubblicazione, viene dedicato un capitolo). Si tra a di un’area naturale che comprende le torbiere di Mercurago, pascoli e appezzamen boschivi; un’area che riveste una par colare importanza dal punto di vista storico per il ritrovamento di insedia-men preistorici risalen all’età del bronzo e di alcune domus roma-ne. E’ in questa zona, o meglio, nella torbiera del Lagone, che nel 1860 ci furono importan rinvenimen : la prima pala a in Italia, una piroga intagliata nel legno e tre ruote di legno appartenen a due

1.2 I due presiden : Gian Pietro Beltrami e Marco Mario Avanza

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pologie dis nte, da trasporto e a raggi. Quest’ul ma, ada ata per un carro da guerra. Proprio in virtù di ques importan rinvenimen archeologici, il Parco dei Lagoni di Mercurago è stato dichiarato nel 2012 Sito UNESCO (Patrimonio Mondiale dell’Umanità).Sempre nella zona del Lago Maggiore, tra Arona e Castelle o Ticino c’è la Riserva dei Canne di Dormelle o che si estende per una lun-ghezza di circa qua ro chilometri ed un’estensione di circa 157 e ari. La zona con quella della Piana di Fondotoce, rappresenta uno degli ul mi esempi nel Novarese, di zona di transizione tra terra ed acqua a prevalente vegetazione spontanea, cos tuita da canne . Altro ele-mento naturale di interesse presente nella Riserva della Biosfera è la Riserva Naturale di Bosco Solivo, area di “par colare rilevanza paesi-s ca” tra i terrazzi morenici del Basso Verbano, che custodisce alcune interessan tes monianze di un’an ca frequentazione del territorio. Una pietra di dimensioni modeste, nei pressi della Torre Vignolo, la-scia intravedere un gruppo di coppelle, tonde cavità o enute dalla mano dell’uomo. Queste incisioni rupestri, ogge o di diverse teorie, tes moniano la primordiale esigenza di entrare ritualmente in con-ta o con una dimensione superiore. Anche la Prèia Guzzana, masso erra co in serpen no verde di grandi dimensioni, vanta una tradizio-ne magica legata alla fecondità: sulla roccia si intravedono tracce di un probabile scivolo, elemento comune di una ritualità di usa in tu a Europa per millenni. La Riserva della Biosfera comprende in ne anche la Riserva naturale di Fondo Toce che tutela l’ul mo tra o del ume Toce, parte della piana alluvionale che si presenta come una pica zona umida relit-tuale in un’area di intenso insediamento umano. Dal punto di vista naturalis co gli ambien di questo genere sono tra i più ricchi e pre-ziosi, anche per la dras ca riduzione che hanno subito a causa degli interven di boni ca. A Fondo Toce l’ambiente più cara eris co e’ cos tuito dal canneto, formato quasi esclusivamente da cannuccia di palude (Phragmites australis). Nonostante il grande disturbo antro-pico, che si manifesta ai suoi margini, esso conserva un alto grado di biodiversità, essendo frequentato da animali di ogni classe: da re li

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(come la biscia d’acqua e la tartaruga palustre), an bi (ad esempio la rana verde), e piccoli e grandi mammiferi (arvicole e volpi). Per non parlare dell’in nita varietà di inse . Il canneto è un’area fondamen-tale per la riproduzione di molte specie di pesci del lago e cos tuisce sopra u o un habitat ideale per la nidi cazione e lo svernamento o la sosta di numerosissime specie di uccelli. Svolge così anche un’a-zione depurante sulle acque del Lago Maggiore: le canne e le altre piante assorbono e concentrano molte delle sostanze inquinan che vi si trovano disciolte; esse cos tuiscono un ltro verde per tu o il Verbano. Tra le specie vegetali che rendono preziosa la foce del Toce, vi è la Trapa natans verbanensis: una varietà di “castagna d’acqua” endemica, cioè presente unicamente in questa zona.

La stru ura di coordinamento

A ne 2013 i due En Parco hanno approvato la proposta di una stru ura di coordina-mento (governance) al ne di ges re la Riserva in modo uniforme e congiunto che prevede, a prescindere dagli Organi dei due Parchi già is -tuzionalmente riconosciu , la cos tuzione di due strut-ture poli che che de niran-no le linee guida della “go-vernance” della Riserva. Tali stru ure sono rappresentate dall’Assemblea Consul va, dal Comitato Esecu vo e dall’U cio MAB. L’Assem-blea Consul va è l’organo che ha il compito di program-

1.3 Area MAB - Obie vi futuri(con ne svizzero)

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mare le a vità annuali. Il Presidente e il Vice Presidente dell’Assemblea sono ele tra i Sindaci dei Comuni rientran nell’area MAB. I compo-nen sono rappresentan del territorio: i dire ori e i presiden dei due En Parco, assessori e sindaci in rappresentanza delle varie aree che rientrano nella Riserva, gli incarica delle Regioni Piemonte e Lombar-dia e quelli delle Province di Novara, Verbano Cusio Ossola, Milano, Varese, Pavia. Il funzionamento dell’Assemblea è disciplinato da appo-sito Regolamento. Il Comitato Esecu vo ha invece il compito di dare a uazione ai programmi e alle a vità della Riserva. Individuata come terza stru ura, l’U cio MAB, ha il compito funzionale di riferimento e segreteria della RB Valle Ticino ed è cos tuito da due coordinatori/segretari rappresentan la parte piemontese e lombarda, che sono a stre o conta o per i bisogni e le opportunità dell’intera Riserva e cos -tuiscono il nucleo opera vo della Riserva nonché il rice ore di propo-ste, inizia ve e proge ualità, per il cui sviluppo può avvalersi di gruppi di lavoro tema ci cos tu da tecnici delle is tuzioni coinvolte.

A vità in corso e futureProssimo obie vo della Riserva, sostenuto e auspicato dalla Commis-sione MAB, è la progressiva estensione dell’area MAB verso la Svizze-ra con l’annessione dei Comuni pos lungo le rive del Lago Maggiore. In tal senso si è già o enuta l’adesione di diversi Comuni piemontesi (Belgirate, Lesa, Meina, Stresa, Cannobio Cannero Riviera, Oggebbio, Ghi a, Cavaglio-Spoccia, Corsolo-Orasso, Falmenta, Gurro Malesco - fraz. Finero), con anche la proposta di adesione del Parco Piemontese Nazionale della Val Grande , mentre sono in corso le richieste di in-gresso nella Riserva anche da parte dei Comuni della sponda lombar-da del Lago Maggiore, aderen ad Agenda 21 Laghi. La RB Valle del Ticino auspica di addivenire ad una RB Transfrontaliera con la Svizzera a raverso l’inclusione del territorio limitrofo al tra o del ume Ticino compreso tra le sorgen e l’immissione nel Lago Maggiore, chiamato anche Ticino Superiore, in territorio svizzero. Tale territorio include le Bolle di Magadino, un’area naturale situata in Svizzera, alla con uen-za del Ticino nel Lago Maggiore e denominata, a par re dal 1979,

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“riserva cantonale”, con un’ordinanza di protezione a tutela del terri-torio. La zona delle Bolle è stata altresì iscri a nel 1982 alla Conven-zione di Ramsar dell’UNESCO per la tutela delle aree umide, obie vo su cui anche la Riserva sta lavorando in questo periodo. Sono in corso

inoltre dei tavoli di confronto con l’Associazione del Parco Locarnese al ne di addivenire ad un miglioramento della governance dei terri-tori limitro al Lago mediante la stesura di un proge o di Contra o di Lago/Fiume che potrà essere propedeu co alla futura estensione transfrontaliera della Riserva.La prima assemblea consul va si è svolta in data 24 gennaio 2014 ad Abbiategrasso. Sono sta valuta i contenu del Regolamento degli Organi di ges one. In data 25 Se embre 2015 a Castelle o Ticino si è svolta la prima Assemblea Consul va della Riserva Interregionale della Biosfera MAB Unesco Valle Ticino in videoconferenza. L’Assem-blea, globalmente cos tuita da 96 membri rappresentan le Regio-ni, le Province ed i Comuni della Riserva, ha approvato il proprio re-golamento e successivamente nominato il proprio Presidente nella persona di Flavio Polloni, Sindaco di Cuggiono (MI) e vicepresidente nella persona di David Guenzi, Assessore al Bilancio del comune di Castelle o Ticino.

1.4 Nomina Vice Presidente Assemblea MAB

2. Gestionee conservazione delpatrimonio forestale

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Tu e le Aree Prote e ges te dall’Ente sono cara erizzate dalla pre-senza di boschi e foreste che coprono per intero Bosco Solivo o per grandissima parte il Parco del Ticino e il Parco dei Lagoni di Mercu-rago. Per questo mo vo le funzioni connesse alla ges one forestale sono fondamentali per l’Ente Parco.Nel periodo precedente l’accorpamento erano sta predispos i nuo-vi Piani di ges one Forestale per l’area del Ticino e per quella dei Lagoni di Mercurago al ne di rendere la ges one dei boschi più ade-rente agli indirizzi regionali.L’espletamento di tali funzioni a par re dal 1° Gennaio 2012 si è estrin-secato in una serie di a vità quali la Ges one istanze di tagli boschivi e tagli alberi non cos tuen bosco. A seguito di s pula di apposita Convenzione con il Se ore Poli che Forestali della Regione Piemonte sono sta avvia due Sportelli Forestali, uno a Cameri e l’altro a Mer-curago, a vi a par re dal mese di o obre 2012. In tale ambito è stata a uata la ges one di tu e le istanze di taglio boschivo e di taglio di alberi non cos tuen bosco all’interno delle 4 aree prote e ges te dall’Ente Parchi, che ha comportato oltre all’a vità d’u cio propria dello sportello (procedure autorizza ve per via telema ca, ecc) an-che la sistema ca e e uazione di sopralluoghi di assegno al taglio (contrassegnatura/martellata) in cui sono state de nite le prescri-

zioni autorizza ve da ri-spe are, formalizzate con successivo provvedimen-to. Al di fuori delle aree di competenza, su richiesta, è stata fornita una consu-lenza nell’interpretazione della norma va forestale e inoltre sono state istrui-te alcune procedure auto-rizza ve per via telema ca (Comunicazioni semplici).

Altra a vità è stata l’Ap-2.1 Esemplare di Drosera rotundifolia

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provazione Piano di Ges one Forestale del Parco del Ticino, a raver-so cui è stata riavviata e ges ta la procedura necessaria per o enere l’approvazione, avvenuta con D.G.R. 25.03.2013 n. 15-5563, da parte della Regione Piemonte del Piano di Ges one Forestale del Parco del Ticino reda o dall’IPLA Spa di Torino.Gli Interven di miglioramento forestale sono sta svol sia in ambi-to di compensazione ambientale su 21 ha di terreno boscato di pro-prietà del Comune di Borgo Ticino, all’interno della Riserva Naturale di Bosco Solivo, che su 0,5 ha di terreno boscato di proprietà privata, all’interno del Parco Naturale dei Lagoni di Mercurago. Sono sta svol anche Inerven di ra orzamento e reintroduzione di specie vegetali rare legate ad habitat di torbiera del Parco Naturale dei Lagoni di Mercurago.L’a vità legata agli Interven di monitoraggio per la ges one dei boschi è fondamentale ed è stata condo a a raverso due inizia ve speci che: il monitoraggio oris co-vegetazionale e il monitoraggio fenologico di betulla (Betula pendula) e nocciolo (Corylus avellana). Il primo è stato a uato nelle brughiere dl Parco Naturale dei Lagoni di Mercurago, nalizzato a de nire la loro ges one o male per na-lità conservazionis che e paesaggis che. Il secondo nell’ambito della Rete Fenologica Forestale a raverso il Programma di ricerca promos-so dalla Regione Piemonte a cui l’Ente Parchi ha aderito nel 2009.Collaborazioni con altri En che, a vario tolo, a uano inizia ve na-lizzate a migliorare gli ecosistemi forestali hanno permesso la ges o-ne o male delle aree boscate. In questo ambito, oltre a proseguire le a vità in essere, ne sono state a vate altre: Il programma di ricerca Con.Eco.For. (Controllo Ecosistemi Forestali) promosso e coordinato dal Corpo Forestale dello Stato, la Collaborazione con il Se ore Fito-sanitario della Regione Piemonte nell’a uazione della lo a biologica al cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus) e la Collaborazione con il Se ore Fitosanitario della Regione Piemonte nell’a uazione del monitoraggio e della lo a a nuovi inse parassi con l’avvio del controllo della pullulazione e gli interven di contenimento del temi-bile coleo ero Popillia japonica in a o nel Parco del Ticino.

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Il programma di ricerca rela vo alla prima delle tre collaborazioni sopracitate è stato avviato dal CFS a par re da metà degli anni ‘90. L’Ente Parchi ha aderito alla nuova richiesta di collaborazione avan-zata dal CFS e e uando il rilievo annuale di controllo delle chiome nell’area permanente di Livello II denominata “PIE2 – Bosco Vedro” ubicata nel Parco Naturale del Ticino ed inviando i rela vi da al CFS. La seconda collaborazione si è concre zzata tramite l’e e uazione di lanci del parassitoide Torymus sinensis, nel Parco Naturale dei Lagoni di Mercurago, nella Riserva Naturale di Bosco Solivo e nel Parco Na-turale del Ticino e nel successivo prelievo di materiale vegetale (galle) fornito al Se ore Fitosanitario per monitorare l’e cacia della lo a biologica. I recen risulta del monitoraggio sono sta posi vi: il pa-rassitoide si sta sempre più di ondendo e ciò contribuisce in modo e cace alla ripresa vegeta va del castagno che, a par re dal 2014, risulta apprezzabile.La terza collaborazione nasce dall’accertata presenza rilevata, a par -re dalla metà di luglio 2014, lungo la valle del Ticino di un inse o ori-ginario dell’Estremo Oriente che risulta essere un temibile parassita di numerose specie vegetali: il coleo ero giapponese (Popillia japo-nica). Ne è stata accertata la presenza nel Parco Naturale del Ticino piemontese nei territori compresi tra Pombia e Galliate e nel Parco Naturale del Ticino lombardo nei territori di Turbigo, Robecche o e Nosate. Nel 2015 è con nuato il monitoraggio che ha consen to di accertare la di usione dell’inse o anche al di fuori dell’area parco.Questo inse o è incluso nella norma va tosanitaria europea (Diret- va 2002/89/CE, Parte A - Allegato 2) che comprende gli organismi

di quarantena di cui si deve evitare l’ulteriore di usione in Europa. Il ritrovamento di Popillia japonica nella Valle del Ticino cos tuisce la sua seconda comparsa nel con nente europeo, successiva a quella nelle isole Azzorre (Portogallo).Gli adul , simili a dei piccoli maggiolini, a accano e provocano ero-sioni spesso ingen su foglie, ori e fru di piante erbacee, arbus ve ed arboree col vate e spontanee. Inoltre le larve si nutrono di radici e risultano par colarmente dannose ai man erbosi.

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Nel Nord America questo coleo ero risulta dannoso su ben 106 specie vegetali. Tra le specie colpite più comuni si segnalano la fra-gola, il pomodoro, la vite, la rosa, il pero, il pesco, il mais, la soia, il nocciolo e l’olmo. Considerata l’elevata pericolosità di questo inset-to il Se ore Fitosanitario della Regione Piemonte in collaborazione con l’Ente di Ges one delle Aree Prote e del Ticino e del Lago Mag-giore si è prontamente a vato per monitorare e contenere il più possibile la presenza del parassita.L’azione di contenimento a par re dal mese di luglio 2014 è sta-ta a uata con la ca ura manuale degli inse adul . Nel cor-so del 2014 nel Parco del Ticino piemontese sono state posa-te ed a vate 55 trappole a feromoni che consentono ca ure massali più e caci. Nel 2015 le trappole sono passate a diver-se cen naia e l’intervento di raccolta, oltre che dal personale del Parco e da altri volontari, è stato fa o da una di a esterna incari-cata mediante un nanziamento concesso dalla Regione Piemonte.

Gli inse raccol sono passa da al-cune decine di mi-gliaia di esemplari del 2014 a diversi milioni di esemplari del 2015.La presenza di questo inse o può diventa-re molto pericolosa per il nostro terri-torio per cui è stato a vato un gruppo di

lavoro che vede impegna i se ori tosanitari di Regione Piemonte e Lombardia, le Province, gli En del Parco, le Associazioni di cate-goria degli agricoltori e tan altri sogge al ne di programmare gli interven più opportuni per bloccare il di ondersi dell’inse o nel corso del prossimo anno.

2.2 Il temibile inse o parassita Popillia japonica

3. Idrovia:l’acqua uniscei territori da Locarnoa Venezia

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Una sorta di “autostrada sull’acqua”, così può essere considerato il proge o che vede la realizzazione di una via d’acqua per collegare Locarno a Venezia. Ovvero il recupero, in termini di turismo soste-nibile, dell’idrovia Locarno-Milano-Venezia per collegare la Svizzera, a raverso il Lago Maggiore, quindi il Ticino, il Naviglio Grande, il Na-viglio Pavese, nuovamente il Ticino e quindi il Po, no alla laguna ve-neta. Un proge o, in parte già realizzato e dai numeri imponen : 550 chilometri di via d’acqua, qua ro le regioni a raversate (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto), 12 le province e ben 171 i Co-muni del Nord Italia. Inoltre, dato assolutamente non trascurabile, i 91mila cinquecento e ari di estensione del Parco del Ticino, a cavallo tra Piemonte e Lombardia, a raversa dall’Idrovia. La realizzazione dell’idrovia è l’elemento fondamentale della valorizzazione dell’asse navigabile, un nodo fondamentale per lo sviluppo di un turismo eco-compa bile. “Fiumi che narrano una storia – scrive Stefania Ceru ricercatrice di Geogra a economico-poli ca presso il Dipar mento di Studi per l’Economia e l’Impresa di Novara e relatrice al convegno sul turismo uviale organizzato a Novara nel febbraio del 2014 nell’ambito del

proge o “Intrecci sull’acqua, il recupero dell’Idrovia Locarno-Milano” inserito nel programma di cooperazione transfrontaliera 2007-2013 Italia-Svizzera – anche lontana e che vengono sempre più percepi e frui non solo come risorse, corridoi, ambi da sfru are ma come elemen da vivere, anche alla ricerca di una piacevole e profonda esperienza turis ca”. Puntare sull’Idrovia, dunque, signi ca ge are concretamente le basi per il futuro turis co del nord Italia e per lo sviluppo territoriale sostenibile. “L’obie vo concreto – prosegue la ricercatrice – è quello di riaprire la via navigabile che collega il bacino turis co del Lago Maggiore da Locarno a Milano e oltre no a Venezia (circa 550 chilometri) ripercorrendo la storica “via del marmo” che secoli orsono dalle cave di Varallo Pombia, Baveno e della Val d’Ossola conferiva il marmo a Milano, alla Fabbrica del Duomo”. “Un proge o – per Ceru – dal notevole potenziale economico e turis co perché me e in rete la navigazione di linea del Lago Mag-

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giore con gli an chi Navigli e con la vasta o erta del Parco Natura-le del Ticino, importando così nell’Insubria quel “turismo dei canali”

3.1 Cartogra a idrovia - proge o Interreg, a cura della Provincia di Novara

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già popolare in Irlanda, Francia, Olanda e Germania; un approc-cio nuovo alla mobilità alter-na va e sostenibile, un asse turis co uviale che colleghi i bacini del Lago all’aeroporto di Malpensa valorizzando un pa-trimonio naturale ines mabile quale quello del ume Ticino. Dal punto di vista territoriale il proge o “Intrecci sull’acqua” cos tuisce una proposta inte-grata muovendosi nella logica di abbinare-compendiare il tu-rismo uviale, in fase di lancio e sviluppo, al turismo lacuale, in fase di consolidamento e matu-

rità. Cos tuisce infa l’output di liere che sono tra loro integrate, sia con riferimento agli a ori coinvol che alle inizia ve e a vità in-traprese, che ai prodo turis ci a va . In questa o ca il turismo uviale può o rire importan ed e caci prospe ve di rilancio turi-

s co delle località di lago che devono generare poli che integrate, di sistema, sinergiche, condivise”. Proprio in questo ambito, a seguito di un accordo tra Regione Pie-monte e Lombardia, i Parchi del Ticino (Lombardo e Piemontese) han-no predisposto e realizzato il proge o per la ria vazione della navi-gazione turis ca sul primo tra o del Fiume Ticino con la realizzazione del Sen ero Navigabile, l’a vazione di due conche (Diga Miorina già realizzata e Porto della Torre da realizzare) e la costruzione di tre at-tracchi (uno in sponda lombarda a Coarezza preso il ristorante “Da Pio”, e due in sponda piemontese, uno a Varallo Pombia, in località Trota Vagabonda e uno a Castelle o Ticino.Con questo proge o si pensa di raggiungere l’obie vo di una frui-zione integrata del primo tra o ume Ticino in quanto sarà possibile

3.2 L’a racco di Castelle o Ticino

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raggiungere via ume alcune località (dove sono previs gli a rac-chi) e poi u lizzare le piste ciclabili o sen eri a rezza per visitare le diverse aree del Parco. L’aumento della fruizione andrà a vantaggio anche delle stru ure rice ve o di ristorazione presen nell’area. Si prevede un incremento delle presenze in quanto, oltre all’a esa di fruitori residen in Piemonte e in Lombardia, l’obie vo e quello di a rare nelle aree del Parco parte dei turis che frequentano l’area del Lago Maggiore.Per completare il proge o, con delibera di Giunta del 18 dicembre del 2013, la Regione Piemonte ha approvato lo schema di accordo di pro-gramma tra la Regione Piemonte e l’Ente di Ges one delle Aree Pro-te e del Ticino e del Lago Maggiore per la realizzazione della nuova conca di navigazione presso la centrale idroele rica in località ‘’Porto della Torre’’, de nendo le risorse economiche da impegnare com-plessivamente, che sono circa 13,5 milioni di euro, comprensivi del-le opere di miglioramento ambientale. L’opera, che sarà di proprietà della Regione Piemonte, già can erabile, rappresenta un’infrastrut-tura indispensabile al recupero della via d’acqua Locarno-Milano in quanto la centrale cos tuisce una barriera sica nel tra o del ume Ticino che costeggia il territorio di Varallo Pombia. La realizzazione della conca perme erà alle imbarcazioni di de uire oltre la diga per imme ersi, a raverso le conche di “Panperduto”, in fase di ristru u-razione, nel Canale Industriale in direzione Milano, collegando quindi il bacino del lago Maggiore con l’area milanese. La diga di regolazione di Varallo Pombia è entrata in funzione nel 1942, l’impianto è cos tu-ito dalla centrale idroele rica Enel, nel comune di Somma Lombardo, e dallo stesso ponte posto al di sopra della barriera che collega Som-ma Lombardo con l’abitato di Varallo Pombia, le due rive opposte sul Ticino. Lo sbarramento è il secondo, dopo quello dello Miorina (dove il ripris no della navigazione è avvenuto nel 2007) che si incontra pro-seguendo lungo il Ticino. A circa un chilometro di distanza più a sud è posizionata la diga di Panperduto ges ta dal Consorzio Villoresi. Di questo proge o sono sta realizza gli interven sul Ticino rela vi, in sponda lombarda, al sen ero navigabile ai ni turis ci, dalla conca

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della Miorina alla diga di Porto della Torre, per consen re il passaggio di un’imbarcazione di dimensioni rido e (13 metri di lunghezza, 5 di larghezza e pescaggio inferiore al metro, in grado di trasportare no a 50, 60 persone compreso l’equipaggio) e l’a racco in località da Pio. Sono sta consegna i lavori per la realizzazione dell’a racco in lo-calità Foce Strona. Due gli a racchi per l’imbarco e lo sbarco dei pas-seggeri, sulla sponda piemontese, uno nel comune di Varallo Pombia (realizzato nel 2009) e l’altro, inaugurato nell’agosto del 2012, nel comune di Castelle o Ticino, cos tui da una chia a pon le galleg-giante collegata a terra con una passerella ancorata su basamento in calcestruzzo. A poco meno di due anni di distanza dal taglio del na-stro dell’a racco di Castelle o, nel luglio del 2014, ad Arona è stato inaugurato il pontone di a racco, stru ura “fulcro” dell’Idrovia, che consen rà l’interscambio di imbarcazioni speci che ada e alla navi-gazione sia lacustre che uviale anche con il trasbordo dei passeggeri. Si tra a di un pontone galleggiante, ancorato con pali d’acciaio e col-legato alla banchina con una passerella, alle cui estremità sono pre-

3.3 Il porto di interscambio di Arona

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sen due cabine con funzione di biglie eria e ripos glio. Ad Arona, tra l’altro, si trova anche il centro di Documentazione Territoriale, par-te del proge o di cooperazione transfrontaliera “Intrecci sull’Acqua”, ovvero uno spazio intera vo che perme erà ai turis , a raverso l’u lizzo di tecnologie d’avanguardia, di consultare mappe, immagini e video. Impegna in prima linea per il raggiungimento di questo im-portante traguardo anche la Provincia di Novara e la Ci à di Locarno insieme all’Ente di Ges one del Parco Ticino e Lago Maggiore, che ha seguito l’intero iter per la de nizione dell’Accordo di Programma con la Regione Piemonte. Il proge o di costruzione della conca di naviga-zione in Comune di Varallo Pombia sarà realizzato, su incarico della Regione Piemonte, dall’Ente di Ges one del Parco del Ticino e del Lago Maggiore e rappresenta una parte fondamentale del proge o rela vo alla “via navigabile Locarno-Milano a raverso il lago Maggio-re e il Parco del Ticino”. A oggi la Regione ha erogato la prima tranche di nanziamento, pari a 2milioni di euro. L’Ente si è a vato per l’avvio

della procedura di appalto.«Naturalmente tu e le ini-zia ve dell’Ente nalizzate alla fruizione sono stret-tamente connesse con lo sviluppo del proge o dell’I-drovia. – ha sostenuto il Commissario Straordinario dell’Ente, do or Marco Ma-rio Avanza – In questa sede mi preme però evidenziarne due, ovvero l’ampliamento dell’area della Riserva del-la biosfera (Proge o MAB - Unesco) con l’inserimento delle zone con gue all’area Parco all’interno della Riser-va della Biosfera, classi can-

3.4 Firma dell’Accordodi programma Conca Porto della Torre

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dole come zona transi on area (aree dove si svolgono a vità eco-nomiche per il miglioramento del benessere delle comunità locali). Per le sue cara eris che di mobilità dolce la realizzazione dell’Idrovia può rappresentare dunque un punto fondamentale per lo sviluppo di a vità economiche che rientrano appieno nella loso a del pro-ge o MAB».

Del proge o, e degli interven già realizza , se n’è parlato nel giugno del 2012 alla Conferenza sul Turismo Verde in Italia. «L’Idrovia è la via d’acqua più an ca d’Europa, i lavori sono inizia nel XII secolo e alla proge azione ha lavorato, ideando le chiuse, il genio di Leonardo Da Vinci. La Locarno-Milano che per secoli ha rappresentato uno dei principali canali di comunicazione dell’alta Pianura Padana, oggi può rappresentare un’opportunità turis ca straordinaria, un’infrastru u-ra acqua ca che unisce più territori all’insegna della sostenibilità e della bellezza. Il recupero dell’Idrovia darà la possibilità al Novarese di far conoscere l’enorme potenzialità, in termini paesaggis ci, cultu-

3.5 L’inaugurazione dell’a racco di Castelle o Ticino

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3.6 Il pon le di Castelle o Ticino

rali ed enogastronomici, dei territori interessa . Il Novarese è area di produzione di alcune eccellenze riconosciute quali il riso, il gorgonzo-la, il vino delle colline e il distre o oricolo leader nella produzione, iniziata da più di mezzo secolo, delle piante acido le, quali camelie, rododendri, azalee. Da non dimen care che il Parco del Ticino è l’area uviale prote a più estesa d’Europa. Elemen tu che, insieme, sa-

ranno determinan per dare una svolta al mercato turis co facendo entrare a sistema le nostre picità in un circuito di eccellenze dalle Alpi al Mar Adria co». “Il quadro nale – si legge nella relazione stesa a suo tempo dalla Provincia di Novara – rappresenterà uno scenario sorprendente con risvol economici di primordine che includono la creazione di op-portunità occupazionali, l’a vazione di nuovi servizi, la promozione turis ca integrata tra il territorio piemontese e quello elve co e lo sviluppo di un nuovo canale di turismo, quello uviale, in un territorio di forte a ra va”.

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Intanto, a guisa di prova “generale” nel se embre del 2014 è stata messa in campo l’inizia va “Experimentando, dal Lago Maggiore a Venezia” promossa dal Parco del Ticino e Lago Maggiore e da alcu-ni sogge priva (con il patrocinio delle province di Novara, Pavia, Parma, Ferrara, Venezia e Mantova e delle ci à di Locarno, Arona, Castelle o, Varallo Pombia, Galliate, Cerano e Vigevano, oltre a quel-la del parchi della Valle del Ticino Lombardo, Delta del Po veneto e Delta del Po dell’Emilia Romagna). Una qua ro giorni di navigazione, dal 6 al 9 di se embre, per collegare il Ticino al Po su di un percorso che si snoda su circa 500 chilometri, a raversando qua ro Regioni e collegando la rete dei Parchi Regionali (compresi dalla Valle del Ticino e la Riserva della Biosfera UNESCO MAB) al Delta del Po, candidata Riserva della Biosfera UNESCO MAB. La partenza, dal porto di interscambio di Arona con un’imbarcazione Selva Elegance, quindi l’approdo a Venezia, toccando tra le altre loca-lità: Pavia, Piacenza, Cremona, Ferrara Darsena, e Chioggia. Un’inizia-

3.7 Experimentando 2014: l’arrivo a Venezia

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3.8 Miniexplorando 2015: tappa a Castelle o Ticino

va di dimostrazione della potenziale a ra va turis ca dei due umi Ticino e Po ed il territorio circostante. L’Ente Parco vuole essere capo- la della sperimentazione di un i nerario che comprende più proget-

tualità territoriali, che non si limita solo all’Idrovia Locarno-Milano, ma che comprende anche il percorso lungo il Po e che ricalca il pro-ge o ciclabile Ven-To. L’intero tracciato risulta essere la congiunzione di più aree prote e e Riserve della Biosfera MAB UNESCO. Inoltre la mobilità dolce su acqua, il paesaggio visto dai umi Ticino e Po dalle Alpi all’Adria co, si apprezza di più assaporando l’enogastronomia di grande qualità dei territori della Pianura Padana. L’esperienza ha visto coinvol un gruppo di “navigatori” che hanno portato, una volta con-clusa l’avventura, le proprie osservazioni e considerazioni, realizzan-do un pacche o turis co proposto in occasione di Expo 2015. Oltre all’inizia va “Experimentando” il Parco ha svolto l’evento “Mi-ni-E(x)plorando” che domenica 17 maggio 2015 ha visto la seconda edizione del tour via acqua e terra con cui si sono potute visitare e conoscere le aree prote e del Lago Maggiore e del Ticino. Tale inizia va è in sintonia con le nalità del proge o originario per la

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3.9 La Conca della Miorina, Castelle o Ticino

3.10 Experimentando 2015: arrivo alla Darsena di Milano

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ria vazione della navigazione turis ca del Fiume che ha come obiet- vo la fruizione integrata del primo tra o del ume Ticino e poi l’u -

lizzo delle piste ciclabili o sen eri a rezza per visitare le diverse aree del Parco. L’Ente Parco vuole essere punto di riferimento e promotore di queste inizia ve di sperimentazione dei percorsi di mobilità dolci riguardan le sue aree prote e al ne di portare a conoscenza di tu la poten-zialità turis ca del sen ero navigabile e dei percorsi ciclo-pedonali presen nel Parco. La comi va è par ta dalla Stazione Ferroviaria di Arona per raggiungere l’imbarcadero sul lago e proseguire in ba ello no al ristorante Trota vagabonda, con sosta a Castelle o Ticino. L’i -

nerario è proseguito con l’escursione in bicicle a nel Parco del Ticino. Dopo la sosta per il pranzo, a cura della Pro Loco di Borgo Ticino pres-so l’Arena al Parco del Volontariato di Borgo cino, si è proseguito alla volta di Bosco Solivo e dei Lagoni di Mercurago.La giornata si è conclusa con la visita alla Rocca di Arona, curata dagli “Amici della Rocca”. Questa bella giornata tra Lago Maggiore e Ticino è stata un’occasione che dimostra ancora una volta le grandi potenzialità turis che del no-stro territorio u lizzando un percorso integrato che esalta le qualità della mobilità lenta. Le inizia ve del Parco per promuovere il nostro territorio sono proseguite al anco di Expo.

4. il Canale Cavour:

meta di cicloturismo

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La ciclostrada del Canale Cavour, una via a bassa velocità per colle-gare due aree metropolitane, Torino e Milano, ma anche due Parchi regionali, passando a raverso una realtà produ va come quella del riso, valorizzando nel contempo le peculiarità archite oniche e di ingegneria idraulica di un’opera riconosciuta a livello europeo; il tut-to in un’o ca di sviluppo socio economico eco-sostenibile. Il proge o di fa bilità del piano proposto dall’Ente di Ges one del-le Aree Prote e del Po e della Collina Torinese e dall’Ente di Ge-s one delle Aree Prote e del Ticino e del Lago Maggiore, è stato presentato nel dicembre del 2012 nella sala convegni del Museo Re-gionale di Scienze Naturali di Torino. In occasione di quel convegno il commissario dell’Ente di Ges one delle Aree Prote e del Ticino e del Lago Maggiore, Marco Mario Avanza aveva evidenziato che «Obie vo della nuova amministrazione del Parco, oltre alla conser-vazione e ges one di beni ambientali di grande rilevanza, quali sono la Valle del Fiume Ticino e le aree prote e del Lago Maggiore, è quello di valorizzare, in sinergia con tu gli altri a ori is tuzionali e non, le eccellenze culturali, ambientali, paesaggis che e turis che presen nel territorio novarese anche mediante il potenziamento

4.1 Sugges va foto del Canale Cavour a Chivasso

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e lo sviluppo della fruizione, in un’o ca di sviluppo socio-economi-co, eco-sostenibile e secondo modalità coeren con le esigenze di tutela naturalis ca». La Valle del Ticino nel 2002 è stata riconosciuta quale “Riserva Mon-diale della Biosfera MAB” e l’area iden cata come “Mercurago (IT-PM-02)”, ricompresa nel Parco Naturale dei Lagoni di Mercurago, è parte integrante del sito “PREHISTORIC PILE DWELLINGS AROUND THE ALPS”, iscri o nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, in occasione della 35° sessione del Comitato del Patrimonio Mon-diale, tenutasi a Parigi dal 19 al 29 giugno 2011.Nel 2012 sono sta individua quali En Capo la del proge o del-la ciclostrada del Canale Cavour il Parco del Po Torinese e il Parco del Ticino. L’individuazione dei due En quali capo la trova una sua speci ca mo vazione nel fa o che il Parco del Po Torinese rappre-senta il punto di partenza del Canale Cavour, a Chivasso, mentre il

4.2 La Centrale G.D. Orlandi, Galliate

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Parco del Ticino rappresenta il punto di arrivo del Canale, in quanto lo stesso termina nel comune di Galliate, dove si imme e nel Ticino. Il Proge o della ciclostrada lungo il canale Cavour è condiviso dal Parco del Ticino e del Lago Maggiore proprio perché si sposa pie-namente con il conce o di u lizzo sostenibile del territorio del Pro-gramma MAB e perché ben si inserisce tra le nalità che l’Ente si è pre gurato di raggiungere con l’estensione dell’area MAB, ovvero la promozione di pacche turis ci tesi a valorizzare le stru ure des -nate alla fruizione (piste ciclabili, sen ero navigabile, centri parco, si di interesse archeologico, archite onico, culturale e naturalis -co, stru ure rice ve, aziende agrituris che, aziende agricole) e la de nizione, per il pre e post Expo 2015, di alcuni pacche , studia sopra u o per i visitatori stranieri, che possano o rire giornate du-rante le quali viene promosso il territorio e i suoi prodo di eccel-lenza. La realizzazione della ciclostrada lungo il Canale Cavour è un tassello fondamentale per collegare il territorio del Parco del Ticino e del Lago Maggiore all’area Torinese e Milanese. O re altresì la possibilità di raggiungere le zone intorno al Lago Maggiore a raver-so la rete dei percorsi ciclabili (quasi 60 chilometri che a raversano l’area Parco da nord a sud). Questa infrastru ura inoltre si inserisce pienamente nel proge o generale di promuovere la mobilità dolce nel territorio interessato da Expo 2015. “L’idea della ciclostrada – si legge nella Carta di Inten- per la realizzazione del proge o so oscri a dai due En – si pro-

pone come un proge o di territorio e non solamente come opera pubblica, ma come programma che a raverso questa stru ura va-lorizzi un territorio a par re dalla rete della ciclabilità; un proge o che guarda al complesso della valorizzazione territoriale degli am-bi interessa dai sistemi irrigui dell’area so esa dal Canale Cavour.Un’infrastru ura verde lungo la quale me ere a sistema territori e spazi naturali e quali care il territorio circostante secondo la logica di un sistema di conne vità ecologica che innervi la piana fra Torino e Milano”. E’ nel contesto di questo proge o che, a guisa di momen-to d’avanscoperta, è stata organizzata, nell’ambito delle manifesta-

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zioni “Aspe ando Expo 2015”, la prima grande inizia va “4 giorni su due ruote: E(x)plorando lungo il Canale Cavour dalla Mole al Duo-mo”, svoltasi dal 30 maggio al 2 giugno 2014 come sperimentazione di un i nerario in bicicle a di un gruppo di tes monial e cicloama-tori a sostegno della fa bilità del proge o della ciclostrada. Partenza da Piazza Castello a Torino ed arrivo in Piazza Castello a Mi-lano, su un percorso diviso in qua ro tappe, ciascuna di lunghezza compresa fra i 50 e i 70 chilometri, passando da Santhià, Vercelli e Novara, a raverso le alzaie di 5 canali irrigui che a raversano la pia-nura tra Piemonte e Lombardia ed in par colare lungo il tracciato del Cavour. Un’inizia va, quella di E(x)plorando che vede il successo anche per la seconda edizione. I ciclis sono par il 30 maggio 2015 da Piazza CLN a Torino e sono arriva il 2 giugno in piazza Ca-stello EXPO Gate a Milano.Il percorso si è ar colato in qua ro tappe, Torino - Castell’Aperto-le, Castell’Apertole – Vercelli, Vercelli – Novara e Novara – Milano; il gruppo è stato guidato da rappresentan del FIAB. Quest’anno inoltre si è registrata la crescita di condivisione per un evento che

4.3 Explorando 2014: cicloturis lungo il Canale Cavour

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unisce Piemonte e Lombardia e che si svolge proprio nel momento in cui il Piemonte celebra la nascita della poli ca regionale dei Par-chi, che avvenne con la legge n. 43 promulgata il 4 giugno del 1975 mentre la Regione Lombardia aveva già dato linee guida con la legge n. 58 nel 1973. Con questa inizia va è proseguita l’a vità del Parco per far conoscere, scoprire e valorizzare il proprio territorio. L’even-to di Expo è stato considerato un’occasione da non perdere per far sì che le aree prote e del Ticino e del Lago Maggiore con le proprie bellezze paesaggis che e culturali fossero conosciute anche dai tu-ris stranieri venu in italia per seguire l’esposizione universale.

Lo studio di fa bilità Lo studio di fa bilità, reda o dai proge s del Dipar mento di Ar-chite ura e Design del Politecnico di Torino (Chiara Occelli, Restau-ro; Riccardo Palma, Composizione Archite onica e Urbana; Mario Sassone, Tecnica delle Costruzioni), in termini di scenari, ruota in-torno al ruolo strategico che la ciclostrada potrebbe assumere nella

4.4 Explorando 2014: cicloturis sul Canale Cavour

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promozione, nella fruizione e nello sviluppo della Pianura del Pie-monte orientale. Il collegamento lento tra Torino e Milano passando da Expo 2015, l’inserimento della ciclostrada nel sistema ciclabile europeo Euro Velo che a ualmente si a esta sulla porzione svizzera del Lago Mag-giore, il ruolo di dorsale distribu va delle aree verdi del Parco del Po, del Parco delle Lame del Sesia e del Parco del Ticino, l’occasione per i Comuni rivieraschi di rivolgere sul Canale Cavour un sistema di spazi pubblici, cos tuiscono, tra le altre, le potenzialità del proge o della ciclostrada.Il modello è quello delle grandi ciclabili europee capaci non solo di recuperare in pochi anni i cos di realizzazione, ma, sopra u o, di creare un indo o economico permanente nei territori a raversa . Tre gli obie vi individua : de nire i cos dell’opera e un tracciato di massima, de nire le relazioni che la ciclostrada può avere con il sistema ciclabile complessivo del territorio e con le emergenze sto-rico-ambientali e in ul mo de nire i criteri con i quali queste opere andranno proge ate.Il tracciato, che ha una lunghezza di 82 chilometri, è stato studia-to nel rispe o dei manufa storici del Canale e con l’obie vo di massimizzare l’u lizzo della sede esistente dell’alzaia di servizio e la contestuale presenza dei caselli originali del Canale. Nello studio sono sta individua 6 “nodi” che pos in corrispon-denza delle spe acolari opere del Canale, avranno il ruolo di pun di sosta e di servizio della ciclostrada. Si tra a della presa del Canale a Chivasso, il ponte-canale sulla Dora a Saluggia, la grande corte agraria e il castello di Ve gné presso Santhià, la tomba sifone at-traverso cui il Canale passa so o al Sesia presso Greggio, il nodo idraulico di Veveri alla periferia di Novara e, in ne, il complesso del-la centrale ele rica a Galliate che sfru a la caduta delle acque del Canale nel Ticino.“L’idea – aveva dichiarato Andrea Rolando del Politecnico di Milano che ha a ancato nella stesura del proge o i colleghi del Politecnico di Torino – è quello di riavvicinare territori che, paradossalmente,

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con l’arrivo dell’alta velocità ferroviaria fra Torino e Milano si sono allontana ”. Creare insomma un grande Parco all’interno del quale si trova, come una spina dorsale dalla quale si diparte una rete di canali, la grande opera idraulica. “Sulla base dei risulta o enu dallo studio di fa bilità nanziato dal Parco del Po Torinese – si leg-ge nella Carta di Inten per la realizzazione della ciclostrada – e che è scaturito nelle linee guida di proge azione della ciclostrada del Canale Cavour, è nata l’esigenza di alleare sul proge o i diversi a ori is tuzionali ed anche priva per la costruzione di un’azione condivi-sa di supporto per la sua realizzazione. Le linee guida si sono ispirate

ad un proge o che tutelasse al meglio delle possibilità il manufa o del Canale, proponendo soluzioni non invasive ed interven vol al massimo riuso possibile dell’esistente, proponendo nuove opere solo laddove stre amente necessarie e soluzioni che perme ano il

4.5 Explorando 2014: tappa alla Centrale Orlandi di Galliate

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riu lizzo di stru ure già esisten collocate in prossimità dell’asse di percorrenza del Canale. Il proge o si presenta nel contempo come proposta di infrastru u-ra verde lungo la quale me ere a sistema territori e spazi naturali”. L’idea è stata fa a propria dal Parco del Ticino e del Lago Maggiore che ha messo tra le priorità delle proprie a vità quella della frui-zione turis ca del territorio Novarese che vede come infrastru ure fondamentali i percorsi ciclabili e le vie d’acqua (sen ero navigabile nel primo tra o del ume Ticino).Fra i sogge priva par colar-mente importan le organizzazioni di promozione e del turismo, oltre a quelle di valorizzazione dei prodo agricoli. “Questa pista ciclabile può divenire un motore importante per la valorizzazione, a raverso un turismo lento e culturalmente a ento, di una parte importante della Regione piemontese non ancora del tu o scoper-ta, ma che può o rire luoghi di grande valore naturale, culturale, storico-archite onico nonché gastronomico proprio per la par co-larità della presenza del riso. - scrive Riccardo Palma in un saggio pubblicato sulla Gazze a Ambiente (n° 2 anno 2014) - Leggere il Canale Cavour, le sue alzaie come corridoio che unisce il Parco del Po e della Collina Torinese con il Parco delle Lame del Sesia e con il Parco del Ticino e del Lago Maggiore (ma anche con il Parco del Ti-cino Lombardo), come luogo pubblico monumentale con nuo degli insediamen che vi si a acciano, come lezione magistrale di archi-te ura e di geogra a, come deposito materiale delle fa che e dei sogni degli uomini, potrebbe dare un ulteriore senso di iden tà e appartenenza a questo territorio, che dall’esistenza del Canale ha derivato la sua sionomia di territorio d’acqua, di territorio ar -ciale”

Cenni storici sul Canale Cavour (tra o dall’Archivio del Consorzio Ovest Sesia)“Il Canale ha origine dal ume Po a Chivasso, viene integrato con le acque della Dora Baltea, ed a raversa la pianura Vercellese con andamento da sud-ovest verso nord-est. So opassa il ume Sesia a

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4.6 Explorando 2015: arrivo all’Expo Gate in Piazza Castello a Milano

Greggio e percorre poi la pianura Novarese da ovest verso est per terminare dopo 85 chilometri con uno scaricatore nel ume Ticino in comune di Galliate. Realizzato fra il 1863 ed il 1866 dal giovane Regno d’Italia, il Canale Cavour prende il nome dal conte Camillo Benso di Cavour, da con-siderare tra i promotori di questa grande inizia va. L’opera, ideata dall’agrimensore vercellese Francesco Rossi tra il 1842 ed il 1846, venne riproge ata dall’ispe ore delle Finanze ingegner Carlo Noè nel 1852 per incarico del conte Cavour, al tempo Presidente del

Consiglio dei Ministri del Governo Piemontese. I lavori di costru-zione del Canale ebbero inizio nel 1863 e terminarono nel 1866.Un’opera complessa: bas pensare che per gli a raversamen di strade e corsi d’acqua vennero costrui 101 pon , 210 sifoni e 62

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pon -canale; per la sua costruzione furono impiega solo ma oni e pietra naturale. Il Canale Cavour fu, per parecchi decenni, il ore all’occhiello dell’ingegneria idraulica italiana ed europea”.

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5. Mercurago:archeologia e naturain un palmo di mano

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“L’area archeologica dei Lagoni di Mercurago rappresenta un ecce-zionale campo di indagine per gli studi sulla Preistoria del Piemonte”. Così il do or Filippo Gambari, funzionario della Soprintendenza Ar-cheologica del Piemonte, scriveva in un ar colo apparso sulla rivista Piemonte Parchi.

“E’ qui – prosegue – che verso la metà del secolo scorso le segnalazio-ni di Moro e Ma ei di Arona e di Bartolomeo Gastaldi, professore di Geologia alla Scuola di Applicazione degli Ingegneri di Torino, diedero inizio alle prime pionieris che ricerche, condo e da Gastaldi sull’in- uenza delle scoperte e e uate in Svizzera da un piccolo gruppo di

coraggiosi studiosi”. Di certo gli studiosi di quegli anni non pensavano che da lì ad un secolo i Lagoni di Mercurago sarebbero entra nel-la lista dei “Si pala coli preistorici dell’arco alpino” patrimonio mondiale dell’Unesco. Il riconoscimento u ciale è giunto alla ne del 2011 al termine della 35esima sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale svoltasi a Parigi, dopo un lungo e complesso iter che ini-zialmente ha visto coinvol 130 si distribui in sei Paesi (Svizzera,

5.1 Un esempio di necropoli a Mercurago

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Austria, Francia, Germania, Italia e Slovenia). “Gastaldi – prosegue Gambari – non e e uò veri e propri scavi ma si limitò a raccogliere o a farsi consegnare reper venu alla luce nel corso dei lavori di estra-zione della torba. Basandosi sulle prime osservazioni sui si lacustri (“pala e”) elve ci e sulle teorie elaborate nel fra empo per spiega-re la collocazione dei res delle stru ure a quote al di so o del livello dell’acqua, Gastaldi, vero fondatore della Paletnologia piemontese, elaborò l’immagine di Mercurago come prima stazione pala cola del Piemonte. Raccolse una piccola collezione di ogge che collocò nel Museo Civico di Torino, da cui fu trasferita dopo la sua morte al Regio Museo di An chità, e si preoccupò anche di e e uare il calco in gesso (u lizzando l’impronta nel terreno terroso) di quei reper conserva dalle par colari condizioni ambientali anaerobiche delle torbiere, come le ruote e le piroghe in legno, che non potevano esse-re tra a e conserva con le metodologie di restauro note all’epoca e quindi si sbriciolarono, disidratandosi poco dopo la loro scoperta”. “Sulla base delle conoscenze a uali – so olinea Gambari – la sta-zione di Mercurago fu a va tra una fase avanzata dell’an ca età del Bronzo e la tarda età del Bronzo (XVIII-XIII sec a.C.). La collocazione del sito sfru ava una par colare condizione clima ca legata a questo momento della Preistoria dell’Italia se entrionale, in cui l’abbassamento dell’acqua lasciava liberi i bassi terrazzi perilacu-stri, molto fer li anche per un’agricoltura non specializzata a zappa e periodicamente arricchi dai limi trasporta da brevi fenomeni occa-sionali di innalzamento del livello. Le abitazioni non erano costruite sull’acqua ma appoggiate sul terreno molle e so oposto a periodiche alluvioni sul bordo del lago. Il complesso dei reper raccol da Gastal-di ci fornisce un quadro estremamente lacunoso sulla vita quo diana di questa piccola comunità preistorica anche perché non furono al-lora conserva res come le ossa degli animali alleva o caccia ed i semi carbonizza dei vegetali col va , che avrebbero potuto fornirci un quadro organico ed ar colato sulla gamma delle risorse alimentari u lizzate”. “I pochi reper metallici – aggiunge – sono cos tui sia da ogge di ornamento, come gli spilloni in bronzo u lizza per ssare

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le ves maschili e femminili, sia da piccole armi, come una lama di pugnale ed un piccolo pugnale o in bronzo. La ceramica mostra sia vasellame picamente usato per bere, sia un piccolo vaso con coper-chio, probabile contenitore di unguen o comunque sostanze grasse, sia grandi vasi a due anse e a forma di secchio, trova originariamen-te con res di corda in bra vegetale ed u lizza probabilmente per a ngere l’acqua. Non mancano ogge pici dello strumentario fem-minile come i pesi discoidali a fuso in terraco a. Più illuminante sulla vita di questo gruppo umano il repertorio ligneo: accanto ad un a n-gitoio in legno non dissimile da ogge ben no no ai nostri giorni nella cultura contadina ed u lizza per il la e appena munto, sono par colarmente note le piroghe e le ruote le cui cara eris che ci sono conservate dai disegni e dai calchi originari. Le ruote, originaria-mente tre, sono riferibili a due pi: il primo sembra ada o ad un carro pesante da trasporto, mentre il secondo, a raggi, è probabilmente da a ribuire ad un carro leggero rato da cavalli, cioè un carro da guer-ra, che si di onde in Italia se entrionale con l’inizio della Media Età del Bronzo (1600 a.C. circa)”. “Ci appare quindi – aggiunge Gambari – l’immagine di una comunità non chiusa in un ristre o ambito di economia di sussistenza, ma organizzata già con ruoli sociali che sot-tolineano posizioni di rilievo a raverso beni di pres gio. Le leggere piroghe non devono d’altra parte essere considerate come legate solo ad un’a vità di caccia e pesca in un raggio ristre o intorno all’abitato ma veri strumen di commercio; la prova ci viene dall’abbondante presenza a Mercurago di piccoli bo oni in argilla co a a temperatu-ra tale da diventare vetrosa in super cie e somigliante ad una pasta vitrea, colorata con sali di rame per o enere una tonalità verde-blu.L’abbandono dell’abitato del Lagone avvenne probabilmente nella Tarda età del Bronzo (XIII a.C.) forse per un lento mutare della situa-zione clima ca ed ambientale ma sopra u o per un progressivo av-vicinamento degli insediamen al lago ed alla via di tra co cos era, per un controllo degli intensi commerci lungo l’asse Ticino-Verbano. E’ in questo momento che inizia infa la presenza di insediamen sul sito dell’a uale Rocca di Arona, che cos tuirà il più notevole polo di

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5.2 Il Lagone di Mercurago

accentramento demogra co dell’area nella protostoria”. “Non man-cano – prosegue Gambari – sporadiche tracce all’interno del Parco di frequentazioni più tarde, in parte riconoscibili anche tra i materiali raccol al Lagone dal Gastaldi e riferibili sopra u o ad insediamen di piccole dimensioni dell’Età del Ferro. Una scoperta di estremo inte-resse, e e uata negli anni 1971-1972 da appassiona locali di Borgo-sesia e Arona che operavano in collaborazione con la Soprintendenza, ha inoltre permesso di localizzare nelle immediate adiacenze dello specchio d’acqua una piccola necropoli della Cultura di Golasecca da-tabile tra la ne del VI secolo avan Cristo e gli inizi del successivo cos tuita da tombe a cremazione di erenziate per rango e prote e da lastre in pietra, con deposizione delle ceneri non in urna ma sul fondo della fossa, come a estato a San Bernardino di Briona. I corredi comprendono vasi li ed ornamen in bronzo ( bule, anellini, ganci di cintura) ben no e confrontabili con gli analoghi rinvenimen nella zona di Castelle o Ticino”.

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Le ricerche sul sito di Mer-curago sono state compiu-te nel Diciannovesimo e Ventesimo secolo. Si tra a di “una delle prime pala- e scoperte in Europa a

metà del XIX secolo – si leg-ge nella documentazione della Soprintendenza per i beni archeologici del Pie-monte nella scheda per la candidatura Unesco – e la prima studiata scien ca-mente in Italia negli anni a cavallo del 1860. Per mol anni è stato considerato un pico modello di insedia-

mento pala colo nella regione dei Laghi Maggiore e di Varese. E’ un sito ar-

cheologico di grande importanza per i reper metallici, di legno e di vetro”. “L’area – si legge inoltre – è una delle zone umide di maggior pregio nel nord Italia e ospita specie animali e vegetali rare”.Per quanto riguarda nello speci co il contesto archeologico culturale, gli altri reper , come vasi in ceramica e in legno, perle in vetro per una collana (che rappresenta il ritrovamento più an co in Italia) tes -moniano con ricchezza la vita nell’area del Lago Maggiore alla metà del secondo millennio a.C. Si a ribuisce il nome di facies di Mercura-go alla cultura archeologica nell’Italia nord occidentale nel 1650 a.C. per l’importanza del sito che tes monia un mutamento nello s le di vita e nella fabbricazione di manufa di un ampio territorio”. Una serie di mo vi, non da ul mo il fa o che il sito si trovi all’interno di un Parco Naturale (quello dei Lagoni di Mercurago is tuito nel 1980) che “garan sce la protezione dell’ambiente circostante ed il controllo

5.3 Consegna del riconoscimento UnescoMilano, 2012

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grazie al personale dell’en-te di ges one” e la fruibili-tà, grazie alla realizzazione “di numerosi sen eri tema- ci dedica ad argomen

archeologici, storici, antro-pologici e naturalis ci con par colare a enzione alle famiglie ed ai bambini”, hanno permesso l’ingresso del sito nella lista del pa-trimonio mondiale dell’U-NESCO. Il 14 giugno 2012 a Milano si è svolta la ceri-monia di consegna del rico-noscimento dell’UNESCO al Parco del Ticino e del Lago Maggiore che consente di a vare canali preferenzia-li per l’u lizzo delle risorse comunitarie des nate a proge speci ci. Obie vo dell’Ente è la valorizzazione ulteriore delle stru ure del

Parco, tra cui la sede dei Lagoni di Mercurago, dalla quale si ha una vista mozza ato sul Lago Maggiore. Inoltre, considerata la sua posi-zione strategica nel tra o medio dell’idrovia Locarno-Milano, nelle immediate vicinanze della rete di i nerari ciclabili, si presta ad un re-cupero con nuova des nazione d’uso a ostello per i visitatori, ricer-catori, studiosi etc.. Lo scopo è quello di o enere un nuovo sviluppo dell’ecoturismo proveniente dal nord Europa in par colare per giova-ni e studen ; tale proposito può essere raggiunto mediante la parte-cipazione ad un bando europeo Interreg nalizzato al nanziamento di un proge o più ampio di valorizzazione del territorio.

5.4 Vista del lago dalla sede dei Lagoni di Mercurago

5.5 La sede dei Lagoni di Mercurago

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6. Gestione6. Gestionee controllo faunisticoe controllo faunisticonel Parconel Parco

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L’Ente Parco del Ticino e del Lago Maggiore si è fa o carico di nume-rose inizia ve nalizzate allo studio e alla salvaguardia della fauna presente sul suo territorio.

Tutela del Pelobate Fosco italiano - Il proge o LIFE

I si del Parco Piemontese della Valle del Ticino interessa al proget-to LIFE, rappresentano l’area a maggior di usione del Pelobate fosco italiano. L’area d’intervento (circa 100 e ari), situata ad una quota media di 170 m.s.l.m, appar ene amministra vamente al comune di Cameri (NO). La rete idrica super ciale è di origine antropica e a raverso canale e secondarie e terziarie conduce le acque di irrigazione alle zone col vate. Il Pelobate Fosco italiano (pelobates fuscus insubricus) è un an bio che presenta abitudini no urne ed è fortemente fossorio. Trascorre gran parte della sua vita interrato oltre i 50 cm di profondità, rinta-nato in un cunicolo, che è in grado di scavarsi grazie alla presenza di tubercoli metatarsali cornei ca .La migrazione avviene tra la ne di marzo e la ne di aprile, in coin-cidenza delle prime piogge primaverili. Nella popolazione interessata dal proge o LIFE, l’inizio della transmigrazione riprodu va sembra coincidere con le prime no successive all’allagamento delle risaie. In acqua, le ovature sono agganciate a materiali di fondo e sono visi-bili solo immediatamente dopo la deposizione. Le larve si sviluppano in 80 giorni, raggiungono i 120 mm, con neometamorfosa lunghi più di 28 mm. Esse si alimentano con alghe, residui vegetali, protozoi ed invertebra in decomposizione; gli adul con Coleo eri Carabidae, piccoli Anellidi e piccoli Gasteropodi terrestri. Le dimensioni medie dei Pelobates adul novaresi sono di 44,95 mm nelle femmine e 41,03 mm nei maschi. I problemi di conservazioneA par re dal 1982 R. Marocco, F. Andreone e V. Ferri scoprivano la specie in stagni e risaie del territorio tra la Tenuta Bornago e la Casci-

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na Picche a, e da allora scaturirono le inizia ve per la conservazione del Pelobate fosco. Un ventennio di indagini ha permesso di indivi-duare i principali fa ori di minaccia alla specie. In primis, la riduzione pro-gressiva dei si ada alla riproduzione.I principali si riprodut- vi del Pelobate del ter-

ritorio di Cameri sono rappresenta da risaie e dai rispe vi canali di irrigazione. Le scelte agronomiche degli ul mi dieci anni hanno portato alla dras ca ridu-zione della super cie col vata a riso e di conseguenza i bacini per ri-saia sono fortemente diminui , addiri ura dell’80% nell’Area ogge o del Proge o tra il 1989 ed il 1999. Da considerare anche l’aumento della predazione, con la riduzione della super cie col vata a risaia che ha determinato una concentrazione dei predatori (aironi, cor-nacchie, bisce d’acqua, ecc.) con incidenza elevata sulle potenzialità riprodu ve residue. A cos tuire un nuovo elemento di svantaggio, l’isolamento della po-polazione. Le poche decine di località conosciute di Pelobate fosco italiano sono estremamente localizzate nella Pianura padano-veneta e completamente isolate l’una dall’altra. Soltanto in alcune località piemontesi la specie è stata osservata in si riprodu vi rela vamen-te vicini tra loro (Ivrea, basso Torinese, Cameri), ma sempre ad una distanza di molto superiore a quella che viene indicata come la massi-ma distanza di spostamento autonomo possibile (circa 2000 m).Con il proge o LIFE Natura si è inteso ridurre o eliminare l’incidenza di tali minacce sulla popolazione del Pelobate fuscus insubricus di Ca-meri a uando adeguate azioni di mi gazione.

6.1 Un esemplare del pelobate fosco

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Gli interven realizza Questo Proge o LIFE Natura ha o enuto importan risulta e si pone tra i più signi ca vi interven di conservazione della batracofauna realizza in Italia, sia per la ricaduta territoriale delle diverse azioni di sensibilizzazione sia per l’estensione in super cie delle azioni di ac-quisizione e di habitat management. Il territorio globalmente interes-sato dalle speci che azioni si estende per più di 150 e ari, nell’area dei comuni di Cameri, Galliate e Bellinzago Novarese, dove si situano i limi di areale conosciu della popolazione di Pelobates interessata. Molto più vasto è l’ambito di ricaduta delle azioni di sensibilizzazione che a livello di educazione ambientale e naturalis ca hanno raggiunto pra camente tu i Comuni del Parco e a livello di promozione per un sistema agroeconomico eco-compa bile (grazie all’avvio quasi in con-temporanea del Proge o Agricoltura del Parco) hanno reso consape-voli buona parte dei col vatori dire circostan la focus area distri-bu va del Pelobate. Di fondamentale importanza per la salvaguardia a lungo termine della specie e degli altri An bi sono sta gli acquis

6.2 Lanche a Cameri

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ed i diri d’uso di terreni e si riprodu vi sia nel comune di Cameri (quindi nel punto centrale dell’areale) che in località strategiche per programmi di reintroduzione. Si tra a di 5 e ari complessivi a Cameri dei quali i 2/3 des na a zone umide durature per la riproduzione e di altri 120 e ari nella par-te se entrionale del Parco. La proprietà di ques terreni perme erà innanzitu o la ges one dire a della focus area e degli habitat ori-ginali di Pelobates fuscus insubricus e garan rà annualmente idonei si riprodu vi. L’apporto in sicurezza dell’acqua (grazie a monitoraggi periodici a cura dell’ARPA di Novara) si unisce alla garanzia del suo mantenimento per tu o il tempo necessario allo sviluppo larvale e alle altre fasi acqua che, grazie all’impermeabilizzazione e e uata con criteri diversi nei si acquisi . Il trasferimento avvenuto nel 2000 della Sede u ciale del Parco alla Villa Picche a, nel cuore della focus area del Pelobate, ha permesso di predisporre una strategia complessiva per la ges one naturalis ca a lungo termine dell’intero comprensorio. Per questo è in avanzato sta-dio di realizzazione un Piano Esecu vo des nato alla conservazione del Pelobate Fosco italiano: prevedendo il mantenimento delle a uali super ci d’acqua len ca e della locale risicoltura con metodiche eco-compa bili o di agricoltura biologica, garantendo la protezione delle residue baragge e di tu e le fasce boschive di terrazzo, prevedendo la ricos tuzione di cor ne arboreo-arbus ve lungo tu a la rete irrigua esistente e promuovendo in generale un sistema agro-economico che possa rispe are le necessità biologiche del raro anuro. Per evitare l’uccisione indiscriminata degli An bi riprodu ori in trasferimento verso una risaia posta ai la di una strada ad alto scorrimento, sono state realizzate barriere semipermanen (cioè con materiali di agevo-le asportazione) connesse a due tunnel so ostradali. Prima di questo tra o, nei due sensi di marcia, apposi cartelli stradali e strisce o -che sull’asfalto invitano i guidatori a rallentare e a porre a enzione agli an bi in a raversamento. Durante il Proge o nelle risaie sono sta realizza : camere di pre-allagamento, pun a maggiore profon-dità e solchi perimetrali che consentono il mantenimento di zone alla-

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gate anche durante le asciu e. Ques interven hanno dato risulta eccellen sia per la riuscita riprodu va delle diverse specie (Bufo vi-ridis, Rana kl. esculenta, Hyla intermedia e Triturus carnifex) che per la difesa di individui adul e larve dall’a acco dei numerosi predatori (in par colare Ardea cinerea).Per quanto riguarda il monitoraggio della popolazione lo studio com-plessivo ha confermato il vasto range potenziale della capacità colo-nizzatrice di questa specie: alcuni esemplari sono sta ritrova nei nuovi si riprodu vi (risaia Zaboina e Laghe o Pelobate) pra ca-mente appena termina i lavori di riambientazione e a mol anni di distanza dall’ul ma presenza d’acqua in queste zone. Per conoscere la situazione epidemiologica della specie è stato e et-tuato un monitoraggio Salute. Le analisi microbiologiche sono state e e uate (presso l’Is tuto Zoopro la co di Brescia) su un limitato numero di larve di Pelobates e su un campione rappresenta vo di adul e larve di Bufo bufo, Rana kl. esculenta e Hyla intermedia. I risulta presentano un primo quadro epidemiologico di queste spe-cie e provano per ora l’assenza di organismi patogeni. Un importante risultato del Proge o è stato l’aver fornito da su cien a risolvere de ni vamente la ques one della legi mità tassonomica della sot-tospecie padana di Pelobates fuscus. La conoscenza, invece, della vitalità gene ca della popolazione di Ca-meri, in mancanza di un quan ta vo su ciente di individui campio-na , sarà ogge o di indagine nei prossimi anni. Il Parco Piemontese del Ticino garan rà in futuro la con nuazione delle azioni intraprese con il Proge o LIFE nell’ambito di una generale protezione degli An -bi e di una crescente sensibilizzazione della popolazione.

A vità di inanellamentoFin dagli inizi degli anni ’80 i Parchi del Ticino e del Lago Maggiore, all’epoca due en dis n uni ca in tempi più recen so o un’uni-ca ges one, hanno inves to molto, in termini di risorse e personale, sull’a vità di monitoraggio dell’avifauna. In par colare l’esperienza più signi ca va è stata quella che ha vi-

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sto la creazione di una stazione di inanellamento al Bosco Vedro. A par re da quella prima esperienza, che ha cos tuito per anni un im-portante punto di riferimento nella ricerca ornitologica regionale (la stazione avviata nel 1985 è rimasta a va no al 2005; l’a vità, che ha permesso la ca ura di circa 11.165 esemplari di uccelli, è stata sospesa in quanto la naturale evoluzione del bosco ha modi cato le condizioni ambientali, rendendole ada e alla sola avifauna boschi-va, con una notevole diminuzione della diversità interspeci ca degli esemplari ca ura ), si sono poi sviluppa proge e ricerche che se da una parte hanno permesso la raccolta di una quan tà tale di da da cos tuire un’ampia base di monitoraggio della qualità ambientale delle aree ges te, dall’altra hanno rives to un ruolo di primo piano nell’ambito educa vo e della fruizione. Un’a vità di ricerca scien - ca u lizzata dunque come veicolo per l’educazione ambientale. E

non solo: sono state infa anche veicolo di creazione di un indo o

6.3 Mar n pescatore

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“cos tuito dai volontari che hanno contribuito – come so olinea il responsabile Marco Bandini – allo svolgimento ed alla riuscita delle ricerche stesse. Questo ha comportato che le stazioni di inanellamen-to presen nell’area del Parco si siano trasformate anche in centri di formazione professionale in grado di formare nuovi ricercatori e si siano a ermate come punto di riferimento sia a livello regionale che nazionale”. Nel 2002 è stata avviata la stazione per l’inanellamento scien co al Casone, nella tenuta Casone Montelame di Pombia (dall’inizio dell’at- vità sono sta ca ura ed inanella 8.521 esemplari appartenen

a 88 specie diverse, delle quali 19 sono di interesse per il SIC) e nella riserva naturale di Fondotoce dove a par re dal 2000 è stato creato il CSM, ovvero Centro Studi Migrazioni. Si tra a di una stazione di ina-nellamento ssa, situata all’interno del canneto, nella quale si lavora allo studio delle migrazioni primaverili ed autunnali . “La storia del CSM – dice Bandini – nasce da un proge o realizzato all’interno dell’Ente Parchi presentato alla Comunità Europea e da questa nanziato con lo strumento Interreg IIA”. A quel primo nan-ziamento se ne sono aggiun poi altri tre, in aggiunta a stanziamen da parte della Regione, e tu o ciò ha permesso che il centro di Fon-dotoce sia diventato una delle più importan stazioni di inanellamen-to nel panorama internazionale. “Risulta essere il centro che inanella più rondini in Europa e, di conseguenza, si è a ermato come punto di riferimento per tu o il panorama dello studio delle migrazioni e come centro avanzato di ricerca a livello regionale e nazionale”. Per rendere l’idea del lavoro che si svolge al Centro di Fondotoce basta pensare che dal 2001 ad oggi sono sta inanella 245mila uccelli ap-partenen a 114 specie diverse; 1345 sono state le rica ure sia di uccelli inanella altrove e ripresi a Fondotoce o inanella al centro e ripresi all’estero. Uno studio che ha permesso di ricostruire le ro e migratorie e nello stesso tempo di evidenziare l’importanza dell’area di Fondotoce quale punto di interscambio tra le popolazioni di uccelli. Il centro opera in stre a collaborazione con la Riserva naturale delle Bolle di Magadino in Canton Ticino.

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A vità di contenimen-to dei cinghiali Assen no a qualche anno fa nelle aree pro-te e ges te dall’Ente, i cinghiali, nel corso de-gli anni non solo sono diventa una presenza stabile, ma, in alcune zone, la loro popo-lazione ha subito un dras co aumento sino ad assumere i contorni di una vera e propria emergenza in termini di difesa delle coltu-re, tanto da rendere

necessari piani sele vi di abba mento. A tu ’oggi l’unica area del Parco del Ticino e del Lago Maggiore a non essere interessata dalla loro presenza è quella dei canne di Dormelle o. Nell’area del Parco del Ticino i primi esemplari furono avvista negli anni ’90 ma è stato a par re dagli anni 2000 che si è assis to all’aumento considerevole del numero di capi presen ; di contro nel Parco Naturale dei Lagoni di Mercurago, nella Riserva Naturale Speciale di Fondotoce e nella Riserva Naturale Orientata del Bosco Solivo la loro presenza è stata accertata a par re dal 2007.In base alle osservazioni e ai conteggi fa dal personale dell’Ente, la popolazione esistente sull’intera area del Parco risulta così suddivisa: dai 20 ai 50 capi presen nell’area del Parco Naturale dei Lagoni di Mercurago; 10 – 20 nella Riserva del Bosco Solivo (anche se la s ma è resa problema ca dalle cara eris -che boschive del territorio); 5-10 nella Riserva Naturale di Fondotoce, una presenza limitata quest’ul ma a periodi stagionali (autunno e inverno). Assen ai canne di Dormelle o, non u cialmente censi- all’interno dei con ni del Parco del Ticino, anche se dalla serie di

6.4 Cinghiali in gruppo

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abba men e dai danni si può desumere che questa area sia inte-ressata da una consistente popolazione con una componente che si può considerare residente, incrementata e supportata da esemplari provenien dalle aree con nan .Pesante il bilancio in termini di danni: per quanto riguarda il solo Parco del Ticino, pur con qualche anno di essione, la situazione, analizzata a par re dal 1996 no al 2012 mostra un andamento crescente con punte, registrate nel 2010 e nel 2011, che hanno superato i 130mila euro. Per il 2012 sulla base dei da forni dalla Provincia di Novara, i danni sono sta s ma in 90mila euro, in ne a diminuzione.Nella primavera del 2014 l’Ente Parco ha messo a punto un proge o pilota, sperimentato intorno ai poderi delle cascine Caserma e Solfe-rina, a Oleggio, con la posa di 8 chilometri di recinzione ele ri cata

per tenere lontani gli ungula . I cos , sostenu dall’ente, ammontano a 14mila euro. Un proge o che al momento ha dato risulta posi -vi che “se verranno conferma – ha de o il commissario dell’Ente,

6.5 Inaugurazione recinzione ele ri cata

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Marco Mario Avanza – li presenteremo a Torino per chiedere nan-ziamen e proseguire su questa strada”.

Nuovi decre del Parco per gli interven sui cinghialiA seguito del nuovo regolamento regionale rela vo agli interven di ges one faunis ca, come stabilito dalla l.r.19/2009 art. 33, che ene conto inoltre delle misure indicate per le aree della Rete Natura 2000, il Commissario straordinario del Parco del Ticino e del Lago Maggiore ha emanato una serie di decre che prevedono l’individuazione dei sogge abilita ad intervenire per l’abba mento dei cinghiali, un disciplinare deontologico che regola gli interven , la rimozione de-gli appostamen ssi (altane) sul territorio e la des nazione dei capi abba u . Il Parco in ques anni ha fa o tu o il possibile per limitare al massi-mo i danni dei cinghiali alle col vazioni incrementando notevolmente le uscite dei selecontrollori, i cacciatori abilita e incarica dal Parco all’abba mento degli animali. Dalle 130 uscite no urne del 2011 si è arriva a circa 240 nel 2014 con una frequenza di 5 uscite alla set- mana. Per quanto riguarda i capi abba u , si è passa da 197 nel

2011 a oltre 400 nel 2013, rido a poco più di 250 nel 2014. Oltre agli abba men , sono state messe in a o delle soluzioni più ef- caci come la posa di recin ele ri ca nei fondi più colpi dai danni

dei cinghiali. Le azioni hanno permesso di o enere risulta concre , vista la notevole riduzione dei danni alle colture registrata nel 2014.Con l’approvazione dei nuovi regolamen , l’Ente ri ene di proseguire l’a vità di contrasto alla presenza di ques ungula con l’estensione dei recin ele ri ca e l’organizzazione più speci ca e puntuale circa l’a vità dei selecontrollori nel territorio del Parco.

7. la fruizionedolce nel Parco

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Realizzare una serie di percorsi ciclabili all’interno del Parco non rap-presenta solo un’operazione per favorire la sua fruizione, ma anche, per cer versi, una vera e propria inizia va culturale. La già collaudata rete di percorsi si svilupperà con la realizzazione di un tra o di pista ciclopedonale, della lunghezza di poco più di un chilometro, da rea-lizzare tra i comuni di Arona e Dormelle o, di cui a ualmente l’Ente Parco ha predisposto la proge azione de ni va in modo da comple-

tare il collegamento ciclabile da Cerano al Lago Maggiore. Tale proge o prevede a nord il collegamento alla ciclabile esistente nel territorio del Comune di Arona, che prosegue lungo la riva del lago e raggiunge il centro abitato, e a sud si collega con gli i nerari esi-sten nella Riserva naturale dei Canne di Dormelle o raggiungendo la località Pirolino in riva al lago. Già realizzato da tempo invece l’i nerario cicloturis co, lungo poco più di 60 chilometri, che a raversa la zona del Parco del Ticino da nord a sud. Un percorso non solo turis co ma anche culturale che per-me e, con i suoi i nerari collaterali, di scoprire non solo gli ambien

7.1 Inaugurazione segnale ca con Presidente ATL di Novara

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7.2 Miniexplorando 2014: tappa percorso ciclabile di Fondo Toce

naturali, ma anche i principali pun di interesse storico, archeologico e monumentale presen nei vari Comuni del Parco. Tra le varie zone di interesse si può apprezzare nei pressi di Villa Picche a il tra o di percorso ciclabile che collega la sede del Parco con il Mulino Vecchio

di Bellinzago (Centro Regionale di Educazione Ambientale), stru ura u lizzata per ospitare inizia ve culturali, a vità di educazione am-bientale e mostre di scultura, pi ura e fotogra a. Gli i nerari cicla-bili del Parco consentono la visita di ambien naturali di par colare importanza naturalis ca cara eris ci della valle del Ticino come le lanche, considerate alla guisa di veri e propri ecosistemi, presen so-

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7.3 Villa Picche a, Cameri

pra u o nella zona di Parco compresa tra i comuni di Cameri e Gal-liate, dove si possono incontrare i vari uccelli acqua ci, il Germano reale e le Folaghe. I boschi che costeggiano ques specchi d’acqua sono prevalentemen-te cos tui da ontani neri, salici bianchi e pioppi mentre nel so obo-sco sono presen biancospino, viburno e nocciolo. L’interesse storico e monumentale è rappresentato dalla Villa Pic-che a, sede dell’Ente Parco, dalle Cascine Galdina, Zaboina e la Te-nuta di Bornago.

La storia di Villa Picche a a onda le sue radici nel XVI secolo: “Il 10 se embre del 1575 Lucrezia Cioccara, glia del nobile milanese Lu-dovico, con il consenso del marito Francesco Cid acquisiva da Giorgio Manrico, tramite permuta con un palazzo in Milano e con altre pro-prietà, tre possessioni nel comune di Cameri e Galliate, tra ques la Ghisolfa con casa de a Picche a”. Possedimento che successivamente, verso la metà del 1600, eredita-

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7.4 A spasso ai Lagoni, Mercurago

to da don Nicolao Cid, fu lasciato alla morte di quest’ul mo al proprio glio, appartenente all’ordine dei Gesui di Novara. Ancor prima che

l’Ordine fosse soppresso l’intera tenuta era già stata data in ges one a priva . Passò di mano in mano tra i vari proprietari dapprima come unica proprietà, poi divisa no all’inizio del Novecento, poi tornò ad essere di un unico proprietario con l’acquisto da parte dell’ingegner Bo a. Nel 1989 la villa e i giardini furono acquista dal Parco Naturale della Valle del Ticino con il contributo della Regione Piemonte e dal 2001 ospita la sede e gli u ci del Parco. La Villa, dopo il restauro delle par archite oniche e dei giardini, è divenuta oggi non solo la sede dell’Ente, ma anche teatro di svaria even e manifestazioni, fra cui convegni, concer , esposizioni, mostre, proiezioni, serate divulga ve e altri appuntamen culturali. Dalla primavera all’autunno e secondo un calendario stabilito annualmente, le grandi sale al piano terreno e i giardini sono aper al pubblico e visitabili gratuitamente, anche con la possibilità di fruire di visite guidate. Villa Picche a è abitualmen-

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7.5 Mulino Vecchio di Bellinzago Nov.

te anche sede di even culturali quali: concer , mostre, convegni, ini-zia ve promozionali dei prodo del territorio e a vità is tuzionali dell’Ente. Inoltre, gra-zie ad una convenzione con il Comune di Came-ri, Villa Picche a è sede comunale per la cele-brazione dei matrimoni civili.Lungo il tracciato della ciclabile si incontra an-che la Cascina Galdina, probabilmente risalente alla seconda metà del

Seicento e dove, con certezza, nel Se ecento e nell’O ocento si regi-stra la presenza delle famiglie Bellano e Gola. Di par colare importanza la tenuta di Bornago che nel 1600 risulta essere di proprietà dei Canonici Regolari di Novara. Alla soppressione dell’Ordine dei Padri Lateranensi di cui facevano parte i Canoni, la proprietà passa alla Regia Azienda della Cassa par colare della Ma-rina. Alla ne del Se ecento il tenimento viene acquistato dal Conte Tarsis. Dall’inizio del Novecento la proprietà dell’intera tenuta (casci-na, mulini, terreni) passa alla famiglia del Conte Torriani, a uale pro-prietario. Rispe o agli altri insediamen Bornago non si quali ca per il ricco e decorato apparato archite onico, ma sopra u o per l’essenzialità e la semplicità dei singoli fabbrica . Per la sua posizione domina l’intera vallata del Ticino. Il tracciato della ciclabile passa dal Mulino Vecchio di Bellinzago, già presente in un censimento dei mulini del novarese del XVI secolo.

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7.6 Sala macine al Mulino Vecchio di Bellinzago Nov.

L’ul mo proprietario, appartenente alla famiglia Ambrose , lo ha ce-duto al Parco del Ticino che lo ha acquistato nel 1985 con il contributo della Regione Piemonte e, dopo averlo restaurato mantenendo la sala macine e le ruote, lo ha fa o diventare un importante centro visite nonché Centro Regionale di Educazione Ambientale. Il Mulino ospita un’esposizione permanente comprendente documentazione storica e ogge lega all’a vità agricola e molitoria, che occupa il primo piano dell’edi cio, alles ta per illustrare gli aspe del territorio lega all’u lizzo dei mulini ad acqua, che rappresentano delle en tà pro-du ve essenziali per l’economia agricola della valle del Ticino. La sala delle macine, dove sono conserva impian e macchinari del Mulino, è la parte più signi ca va dell’intero complesso: ci si può immergere nell’atmosfera del vecchio edi cio, dimen cando il tempo trascorso. Insieme alle tre ruote idrauliche esterne in ferro l’a rezzatura per la macinazione delle granaglie è tu ora funzionante e in buono stato di conservazione ed è possibile, grazie all’acqua della Roggia Molinara, azionare la ruota che a raverso una serie di ingranaggi trasme e il movimento alle grandi macine di pietra che producono la farina. Ac-

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7.7 Fontana di Villa Picche a, Cameri

canto alla sala macine si trovano la cucina e il for-no per cuocere il pane, u lizzato dalle guide del Parco per svolgere a vità di laboratorio di-da co con i ragazzi del-le scuole che imparano la produzione del pane dalla macinazione del grano no alla co ura dell’impasto nel forno a legna.Al piano terra è stata ricavata, nella vecchia stalla, una sala a rez-zata per laboratori di-da ci, per esposizioni temporanee o per la vi-sione di audiovisivi per

integrare le visite guidate. Dalla primavera all’autunno il Mulino Vec-chio è sede di numerosi even e manifestazioni culturali ed è meta di scolaresche che vi si recano per le a vità di educazione ambientale.Altro i nerario ciclabile con diversi spun di interesse parte da Vil-la Picche a per raggiungere la località Se e Fontane nel comune di Galliate. Lungo questo percorso è possibile scorgere Villa Fortuna la cui presenza è documentata dall’inizio del 1600 come proprietà del priore Fabrizio Sforza che fece anche erigere un oratorio dedicato a San Carlo. Dopo vari passaggi di proprietà la Villa e i suoi beni vennero vendu nel 1758 al comune di Galliate poi acquistata dai Couten del Naviglio Langosco per stabilirvi la residenza dei custodi del canale, grazie alla par colare posizione dell’edi cio che perme eva di con-trollare sia la “briglia” della Roggia Molinara che lo “s oratore” del Ticinazzo. Alla ne del ‘700 la Villa diventò una stazione militare per

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l’esercito francese, mentre nel 1859, durante la Seconda guerra di indipendenza, servì da quar ere generale per Vi orio Emanuele II in occasione della ba aglia di Magenta. Oggi la Villa Fortuna è di pro-prietà dell’Associazione Irrigazione Est Sesia, che l’ha acquistata dal Condominio del Naviglio Langosco nel 1979.Tu o il complesso è circondato da muri che si prolungano verso Nord racchiudendo un giardino dotato di un belvedere sulla Valle del Tici-no e sul Naviglio Langosco. All’esterno del recinto, vicino all’ingresso principale c’è l’oratorio se ecentesco dedicato alla Beata Vergine Ad-dolorata. So o Villa Fortuna si trovava il “bagno del lino”, un bacino d’acqua che veniva u lizzato per macerare le bre, alimentato dal Na-viglio Langosco. Scomparsa questa a vità il bacino di acqua è stato trasformato in un laghe o per l’allevamento delle trote. Si arriva quindi in località “Se e Fontane” la cui nascita viene indicata il 18 giugno del 1850 quando furono colloca “desche con sederi” per intra enere a banche o “cento e più commensali”. Fu costruita anche una case a, ora trasformata in ristorante. I rigagnoli d’acqua sgorgata dal so osuolo con uivano poi nel Ticinazzo. Ancora oggi le Se e Fontane sono una meta non solo per cicloturis ma anche un punto di ritrovo per famiglie nelle domeniche d’estate. Una ricostruzione puntuale e par colareggiata della storia delle Set-te Fontane è stata fa a dal maestro Alessandro Mainardi, esperto di storia galliatese.Al ne di migliorare e conservare il patrimonio dei traccia ciclope-donali del Parco, è stato approvato dall’Ente, all’inizio del 2015, uno studio di fa bilità in collaborazione con il Comune di Castelle o So-pra Ticino che prevede non solo la manutenzione dei sen eri, ma an-che la segnale ca stradale con i pannelli turis ci e il collegamento telema co con apposite applicazioni scaricabili dagli smartphone. Tale studio è stato presentato alla Fondazione Cariplo per l’accesso ai nanziamen previs dal bando rela vo ai Proge Emblema ci della

Provincia di Novara.

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7.8 Festa dell’albero, Pombia

Educazione ambientale e dida caNumerose le a vità di dida ca ambientale svolta dall’Ente Parco, des nata agli studen delle scuole dell’infanzia, primaria e seconda-ria non solo a Villa Picche a e al Mulino Vecchio ma anche nell’area naturalis ca delle Ginestre a Oleggio, o mo esempio di rinaturaliz-zazione di una cava dismessa, dove si possono osservare numerose specie vegetali e animali. La presenza di un’aula arricchisce le poten-zialità del sito favorendo a vità dida che legate alla biodiversità. E’ invece possibile assistere all’a vità di ca ura e inanellamento, a

scopo scien co, degli uccelli alla cascina Casone Montelame nel ter-ritorio di Pombia, inserita in un’area di grande pregio naturalis co; un importante centro studi sulle migrazioni è invece presente nella riserva naturale di Fondotoce, vasta zona umida situata nel punto in cui il ume Toce si ge a nel Lago Maggiore. In quest’area, di circa 360 e ari, è presente un canneto che è divenuto punto di sosta e di nidi- cazione per molte specie di uccelli.

Discorso a sé quello sul Parco dei Lagoni di Mercurago, area archeo-

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7.9 Una guardia osserva i Lagoni, Mercurago

logica e naturalis ca che rappresenta un eccezio-nale campo di indagine per gli studi archeologici del Piemonte. Lungo il percorso è possi-bile incontrare sepolture appartenen alla cultura di Golasecca (dell’età del Ferro) e una necropoli romana. In ne si giunge al Lagone, dove vivevano

gli uomini delle pala e e dove sono sta trova numerosi reper , quali ruote, piroghe, armi, ornamen e utensili. Laboratori ed uscite sul campo per esplorare dire amente il mondo animale e vegetale hanno visto protagonis bambini della scuola materna, elementari e medie. Da “Entomondo” a “Botanici in erba”, da “Archeorienteering” a “Le ori del paesaggio”; da “Caccia alla traccia” a “Ugo il Mugnaio” passando per “Verde, rosso e giallo” proposta quest’ul ma, insieme a “Picchio, Piripicchio e gli amici del bosco”, speci catamente dedicata ai più piccoli accompagna , a raverso a vità ludico dida che, alla scoperta dei colori e dei segre del bosco e a comprendere in modo divertente l’a ascinante mondo delle piante. Oltre a questo il Parco, o re ai giovani delle scuole superiori, la possibilità di stage forma vi. Dove gli stagis verranno a anca ai guardiaparco e/o ai dipenden del Parco, in base alle loro a tudini ed interessi. Per i più piccoli, invece, il Parco me e a disposizione visite guidate con personale qua-li cato, con la speranza di sensibilizzare e di far scoprire e apprezzare le bellezze del nostro territorio già dai primi momen della crescita. Numerose sono state le inizia ve sulla sensibilizzazione all’ambiente, come la seconda edizione della Giornata Ecologica organizzata dal SARPOMCLUB. Si tra a di una inizia va di pulizia dei boschi nel Parco del Ticino nella zona tra la Ra neria Sarpom e Cerano. Hanno parte-cipato su base volontaria i dipenden della ra neria e i loro familiari.

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7.10 Gruppo Sarpomclub; giornata di pulizia del Parco, Cerano

“E’ certamente un segnale importante di a enzione per il Parco – ha so olineato Marco Mario Avanza, Commissario Straordinario del Par-co del Ticino e del Lago Maggiore – che dimostra la sensibilità del SARPOMCLUB nei confron di un territorio che è da tutelare e valo-rizzare anche a raverso azioni di aiuto e collaborazione da parte dei gruppi di volontariato”.“Questa inizia va è nata per dare un seguito agli sforzi dell’azienda per ridurre al minimo l’impa o ambientale – ha ribadito Gianfran-

co Aronici Presidente del SARPOMCLUB – l’abbandono di ri u nei boschi dimostra lo scarso rispe o per l’ambiente da parte di alcuni e ci è sembrato giusto dare un piccolo contributo per migliorare la situazione. Vuole anche servire come insegnamento ai gli dei nostri dipenden .”L’Ente Parco dal 2012 ha tra i suoi obie vi principali la promozione, mediante l’organizzazione di even spot, della mobilità sostenibile e del ruolo culturale che riveste. In par colare durante il periodo di EXPO sono state privilegiate le inizia ve di mobilità sostenibile e cul-

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7.11 A vità di pulizia organizzata da Sarpomclub, Cerano

turale con l’apertura al pubblico sabato, domenica e fes vi di tu e le sedi dell’Ente: la Villa Picche a a Cameri, il Mulino Vecchio a Bellinza-go Novarese e la Casa del Parco a Mercurago di Arona.L’inizia va di cara ere culturale ARTEPARCHI IN RETE vede l’Ente qua-le nucleo promotore di momen di interesse culturale e ar s co per i territori delle nostre aree prote e, anche in relazione a quelli dei Co-muni dell’area MAB (Man and Biosphere) Riserva della Biosfera Valle Ticino. Sono Partners dell’inizia va: la Società Fotogra ca Novarese, la Prof. ssa Emiliana Mongiat, Fondazione Angelo Bozzola, Belio (Elio Bozzola), Gianpiero Colombo, Soci Coop di Cameri, il Circolo Ma e-o di Cameri e le aziende produ rici dei prodo a Marchio MAB Ticino Valley, quali: Can ne Colli Novaresi di Fara Novarese, La eria Sociale di Cameri e Azienda Agricola F.lli Facchi di Oleggio. I contenu- ar s ci e storici del proge o so olineano, infa , la valenza della

funzione culturale dell’Ente che da tempo si a anca a quella della

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7.12 Inaugurazione mostra SFN di Zano Fregonara, Mulino Vecchiodi Bellinzago Nov.

salvaguardia ambientale, in quanto è convinzione che la qualità degli interven di tutela dipenda in grande misura anche dalla qualità della cultura che un territorio è in grado di produrre e di u lizzare.

Arteparchi in rete (contributo di Emiliana Mongiat)L’Ente di Ges one delle Aree prote e del Ticino e del Lago Maggio-re ha promosso, coordinato e sviluppato il proge o ARTEPARCHI IN RETE, realizzato fra il 19 aprile e il 28 di o obre, che lo ha visto quale nucleo promotore di momen di interesse culturale e ar s co per i territori dei parchi e delle riserve naturali su cui ha competenza, an-che in relazione a quelli dei Comuni dell’area MAB (Man and Biosphe-re). I contenu ar s ci e storici del proge o, infa , hanno so olinea-to la valenza di quella funzione culturale che da tempo l’Ente a anca alla salvaguardia ambientale, in quanto è convinzione che la qualità degli interven di tutela dipenda in grande misura anche dalla qualità della cultura che un territorio è in grado di produrre e di u lizzare. Il proge o ARTEPARCHI IN RETE ha trovato i pun di forza nell’esten-

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sione a uale delle aree di competenza dell’Ente (Parco Naturale del-la Valle del Ticino, Parco Naturale dei Lagoni di Mercurago, Riserve Naturali dei Canne di Dormelle o e di Fondo Toce e del Bosco Solivo di Borgo Ticino), nella dinamicità delle sue stru ure opera ve, nella sua capacità di aggregazione territoriale. Nucleo dinamico principale è stata l’a vità esposi va legata all’area ar s ca, che si è svolta con con nuità per tu a la durata di EXPO 2015 nelle tre sedi dell’Ente, e cioè Villa Picche a a Cameri, il Mulino Vecchio a Bellinzago, la Casa del Parco a Mercurago. Obie vi principali sono sta sia quello di mi-gliorare e approfondire la conoscenza dei parchi novaresi sia quello di o rire una maggiore visibilità agli ar s a vi sul territorio me endo in evidenza la loro crea vità in relazione agli aspe della natura. Ov-viamente individuali sono sta i percorsi che hanno portato i singoli ar s ad esprimere con tecniche e materiali diversi il loro legame con gli elemen della natura e con il cibo, a volte individuato nei colori e nelle forme, in altri casi nella luce e nel chiaroscuro, in altri casi an-cora nella ra gurazione delle emozioni provate percorrendo boschi e pra o nell’indagare quei par colari che la natura spesso nascon-de, nel portare alla luce quei signi ca culturali di ambien e luoghi, riscri dagli ar s in base alle singole conoscenze ed esperienze di vita.Stre amente connessa all’a vità svolta nei tre centri è stata la rilegatura con inizia ve analoghe che, contemporaneamente, alcune Amministrazioni comunali e Associazioni culturali dell’Area MAB han-no organizzato, esempli cate da quanto realizzato dai Circoli culturali “A. Colli” e “G. Ma eo ” di Cameri, dall’Associazione culturale De Arte di Novara, dal proge o presentato dal Comune di Comignago dedicato alla danza e al teatro. Nella realizzazione delle a vità pro-poste l’Ente parchi ha potuto contare sulla collaborazione della So-cietà Fotogra ca Novarese (Novara), della Fondazione “Angelo Boz-zola” (Galliate) e sulla con nua presenza e opera vità del gruppo di coordinamente formato, oltre che dalla scrivente, da Elio Bozzola e Giampiero Colombo. ARTEPARCHI IN RETE è stato un proge o rea-lizzato a basso costo per il prezioso e disinteressato intervento delle Associazioni di volontariato convenzionate con l’Ente Parchi (Guardie

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Ecologiche Volontarie della Provincia di Novara, Associazione An n-cendio Boschivo di Bellinzago Nov. e Varallo Pombia e Amici del Parco del Ticino di Galliate), degli organizzatori, degli ar s e degli sponsor (Associazione culturale DeArte, Circoli culturali Ambrogio Colli e G. Ma eo , pogra a Italgra ca, La eria di Cameri, Can ne dei Colli novaresi, Aziende vi vinicole Enrico Crola e Arlunno Maria Pia, Alle-vamento F.lli Facchi) ma di alto valore culturale. A raverso la sua at-tuazione, infa , i parchi naturali novaresi e i centri situa sui territori ad essi connessi sono diventa elemen di una rete organica di inizia- ve che hanno trasformato le tre sedi is tuzionali in nodi stru urali

di un sistema culturale messo a disposizione sia dell’utenza locale che di quella esterna portando al coinvolgimento di circa 10.000 uten- .L’a vità esposi va legata all’area ar s ca e precisamente PITTURA,

SCULTURA e FOTOGRAFIA, si è svolta per tu a la durata di EXPO 2015 (da maggio a o obre 2015) nelle tre sedi dell’Ente: Villa Picche a a Cameri, il Mulino Vecchio a Bellinzago, la sede opera va denomina-ta “Casa del Parco” (ex inceneritore) a Mercurago. Evento invece di cara ere naturalis co è stato quello del 3 Luglio 2015, in seconda edizione “Melodie no urne al Parco del Ticino”, che l’anno preceden-te aveva avuto un grande successo; i partecipan accompagna dai guardiaparco hanno vissuto un’esperienza unica a raversando il ter-ritorio del Parco so o le stelle alla scoperta degli an bi in par colare del Pelobates Fuscus. Altra inizia va dida ca e culturale è NEXT TOP al Mulino Vecchio di Bellinzago Novarese, promossa dall’Associazione Musei Ossola e al quale l’Ente ha partecipato come partner con il tema “Sistemi di irrigazione e u lizzo dei corsi d’acqua per la molitura e la Roggia Molinara e il Mulino di Bellinzago”. O erta ai visitatori di EXPO la possibilità di visitare il Mulino Vecchio di Bellinzago Novare-se che è stato messo in funzione in occasione delle visite. Il Mulino Vecchio di Bellinzago con i suoi meccanismi ancora funzionan è stato uno dei principali pun che il nostro Ente ha voluto porre all’a en-zione di quan hanno visitato il nostro territorio, anche con inizia ve promosse da altri En come l’ATL di Novara, per la sua stre a connes-sione con il tema del Cibo.

7.13 Calendario esposizioni Arteparchi in rete 2015

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7.14 Villa Picche a, sancita la Carta di Inten con il Rotary Clubdi Orta San Giulio

Inizia ve volte alla valorizzazione del territorio del Cusio e del Ver-bano a raverso percorsi ciclo-pedonali e le vie d’acqua – il Lago d’Orta ed il Lago Maggiore “un cammino di conoscenza delle terre a raverso le acque”.(Contributo a cura del Presidente del Rotary Club di Orta San Giulio Fabio Tosi)

La carta di inten s pulata lo scorso 16 aprile 2015 tra il Rotary Club Orta San Giulio ed il Parco del Ticino e del Lago Maggiore, ha come “primo obie vo” la condivisione dei proge fra i sogge proponen vol alla realizzazione di azioni, inizia ve ed interven per l’ambizioso ne di valorizzare il territorio del Cusio e del Verbano a raverso per-

corsi ciclo-pedonali e le vie d’acqua – il Lago d’Orta ed il Lago Mag-giore. Con il Convegno “LA STORIA DI UN SUCCESSO ED UNA SFIDA PER IL FUTURO” tenutosi ad Orta San Giulio in data 31.10.2015 va a con-cre zzarsi un’azione prioritaria per il raggiungimento di un proge o ambizioso quale la cooperazione per lo sviluppo socio-economico so-

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7.15 Foto relatori convegno svolto a Orta San Giulio, 31/10/2015

stenibile del territorio e la promozione del nostro patrimonio natu-ralis co, paesaggis co, culturale, archite onico. Con la Legge Regio-nale n. 19/2015, di riorganizzazione degli en di ges one delle aree prote e, a par re dal 1° Gennaio 2016 l’Ente ado erà in ges one altre aree prote e tra cui due di notevole interesse culturale e ar-chite onico del CUSIO ovvero: la Riserva naturale speciale del Colle della Torre di Buccione, comprendente i territori di Orta San Giulio e Gozzano; la Riserva naturale speciale del Monte Mesma in comune di Ameno.Il Colle della Torre di Buccione, alla cui sommità sve a una torre for - cata di notevole pregio storico-archite onico, ul mo baluardo di un

castello citato da documen risalen al 1200, rappresenta un aspe o paesaggis co del lago par colarmente signi ca vo anche dal punto di vista boschivo. Alla sommità del Monte Mesma, con una splendida vista sul Lago d’Orta, sorge un complesso monumentale cos tuito da un convento edi cato nel 1600 sui res di un castello trecentesco e da alcune cap-pelle ubicate lungo un percorso processionale.

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Questa zona inoltre, riveste un notevole interesse da punto di vista archeologico con la presenza di reper di origine cel ca e materiale dell’epoca gallica e romano-imperiale di notevole pregio storico-ar-chite onico.Le aree sopradde e sono limitrofe al con ne territoriale della Riserva della Biosfera MAB della Valle del Ticino che comprende il comune di Borgomanero, pertanto, è di facile applicazione una poli ca di ges o-ne nalizzata alla condivisione di proge comuni quali ad esempio un percorso ciclopedonale con nuo tra i due laghi e il raggiungimen-to ciclabile con la Svizzera.Tu o ciò comporterà la creazione di pacche turis ci comprensivi di tra di navigazione sostenibile vol alla conoscenza di tu o il patri-monio ed il territorio connesso alla rete ciclabile. I pacche turis ci e la promozione dovranno comportare anche la valorizzazione dei prodo pici del territorio.Con la creazione di un i nerario di mobilità lenta, dolce, il territorio del Cusio e la bellissima ci à di Orta San Giulio andranno a conne er-si con il bacino di uten appartenen al ciclo-turismo con una forte valenza di sostenibilità ambientale, “dove cultura e natura pedalano nella stessa direzione”. La conoscenza e la fruizione del territorio passa quindi anche a ra-verso le acque e le sponde dei laghi: Maggiore, d’Orta e Mergozzo; ques invasi, garantendo con nuità perme ono lo sviluppo di un percorso, un “ lo condu ore” tra le terre a raverso le acque.I percorsi cicloturis ci si potranno sviluppare a par re dalle sponde dei laghi no al Mo arone, con guo al Cusio ma con peculiarità e ca-ra eris che proprie, così da abbracciare l’intera area, alla quale come anzide o si sono aggiun la Torre del Buccione ed il Monte Mesma.Quest’ul mo in par colare, essendo compreso tra gli elemen “terra” (Mo arone) ed “acqua” (laghi) del territorio può essere considerato elemento di passaggio tra i due “spazi” perme endone la con nuità.Non da ul mi, il Sacro Monte di Orta e l’Isola di San Giulio, annovera tra i tesori patrimonio dell’Unesco e deputa anch’essi, ad essere parte integrante per la conoscenza del territorio.

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Il Cusio, considerato già dall’O ocento meta turis ca e di cultura d’eccellenza, accoglie i viaggiatori che dal nord Europa giungono al Lago d’Orta.Celebri autori, tra i quali Honoré de Balzac, loso come Friedrich Nietzsche, ma anche scri ori na proprio in ques luoghi, come l’o-megnese Gianni Rodari, con i loro scri hanno esaltato nel tempo, bellezza e par colarità di questo “angolo di terra” innalzando il Cusio a meri ancor oggi riconosciu a livello internazionale.Consapevoli che la conoscenza si trasme e anche a raverso una “programmazione” e una “piani cazione” oculate, partendo dalla ri-nascita del Lago d’Orta, verranno promosse tu e le inizia ve indiriz-zate allo sviluppo e alla valorizzazione del territorio, a nché diven sempre più meta turis ca d’eccellenza.Ciò sarà reso possibile grazie all’implementazione di inizia ve da ef-fe uarsi in accordo tra i vari En : Comuni, associazioni di categoria e non solo che si occupano ed hanno a cuore la tutela di questo patri-monio.

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8. un Parcoda degustare

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DegusTicino So o il marchio “Ticino Valley – Area Mab Piemonte” i 36 Comuni no-varesi della Valle del Ticino presenteranno la loro migliore produzio-ne agroalimentare e le proprie eccellenze naturalis che e ambientali. Un marchio presentato in anteprima a Cameri, nell’aprile 2014 du-rante DegusTicino, mostra-mercato con spe acoli di Show-Cooking organizzata dal Parco del Ticino con l’Associazione Ambrogio Colli di Cameri e la “spinta” del comune di Cameri. Esso sarà u lizzato da par-te delle aziende riconosciute al ne di promuovere i propri prodo che in questo territorio rappresentano un gran numero di eccellenze enogastronomiche e agroalimentari.

EnogastronomiaDal gorgonzola al miele, dai salumi alle castagne, senza dimen care il riso, uno dei prodo d’eccellenza della zona, e il vino delle colline novaresi.

8.1 Un momento di Showcooking a DegusTicino 2014, Cameri

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Inves re sul turismo con un occhio di riguardo alla valorizzazione dei prodo locali è una delle “mission” dell’amministrazione dell’Ente Parco che nell’o ca e nel solco tracciato nell’ambito del “Proge o di estensione della RB Valle Ticino MAB”, avviata dal Parco nel 2012,

non solo ha messo in campo numerose inizia ve volte a porre in pri-mo piano la picità dei prodo , tra cui anche “OrTicino” a Cameri, la partecipazione a “Natura in festa” a Oleggio Castello e i “Sapori della nostra terra” a Borgomanero, ma anche il recupero delle tradizioni, le tecniche ecocompa bili e la sicurezza alimentare. Da qui nasce la proposta di iden care le varie aziende che insistono nell’area ricom-presa, o limitrofa, ai con ni del Parco, con un marchio che le rendesse immediatamente riconoscibili: il marchio “Ticino Valley – Area MAB Piemonte”. Aderire al marchio “Ticino Valley” consente di tenere uni- prodo di eccellenza come il riso, il gorgonzola, ma anche i vini

della Colline Novaresi. L’idea è di organizzare giornate dedicate alla nostra produzione migliore, con possibilità di acquisto a chilometro

8.2 Natura in festa, Oleggio Castello

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zero dando un’alterna va alle domeniche dei novaresi e dei turis che vengono sul territorio. La dizione MAB non è solo un’area, quindi, ma è un marchio di qualità per la nostra produzione.Un marchio registrato in Camera di commercio e che è nostra inten-zione veicolare anche a raverso le opportunità turis che legate al recupero dell’Idrovia sul Ticino. Come succede all’estero con il nome “Toscana”, che evoca subito grandi vini e prodo agroalimentari d’eccellenza, il Piemonte dovrà impegnarsi per o rire un’immagine coesa, pur nelle speci cità territoriali, perchè uni , la forza è maggio-re. Per questo il marchio “Ticino Valley” comprende il nome Piemon-te: è una via tema ca per valorizzare il territorio nelle sue molteplici sfacce ature. Il marchio non è da considerarsi solo come semplice valorizzazione di prodo locali ma anche come riconoscimento della mul funzionalità delle imprese appartenen alla liera agro-alimentare e turis ca; è

8.3 Prodo agroalimentari dell’area MAB

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tes monianza del valore che certe a vità produ ve possono ave-re per il mantenimento degli equilibri ambientali e per il contributo ad una ges one sostenibile del territorio; ha cara ere colle vo, in quanto contraddis ngue prodo e/o servizi appartenen a una plu-ralità di produ ori e/o fornitori; la funzione dell’Ente è quella di coo-perazione e veri ca nei confron dei sogge ai quali viene concesso l’uso del marchio colle vo che si a engano alle regole sancite da apposi Disciplinari; il marchio del Parco in ne è concesso dall’Ente Gestore anche alle a vità economiche che, nell’ambito delle proprie pologie di produzione, dimostrano la capacità di o rire un servizio

di miglioramento della biodiversità. Con il marchio si iden cano le aziende che con il loro comportamento si uniformano al Programma MAB e diventano fornitori di qualità ambientale. De ni anche i criteri per la concessione del marchio (che è di pro-

8.4 Prodo enologici dell’area MAB

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o più prodo enogastronomici e/o agroalimentari siano derivan per almeno il 70% dal territorio piemontese MAB e la loro a vità applichi comportamen sostenibili del territorio.

Il “Marchio Ticino Valley” Partendo dalla parola valorizzazione e da un’iniziale premessa, ovve-ro l’importante proposta di iden care aziende con un marchio che rendesse immediatamente riconoscibile il valore ambientale dell’Area riconosciuta come MAB Valle Ticino e con essa la picità dei prodo locali, il recupero delle tradizioni, l’u lizzo di tecniche eco-compa -bili e ul ma, ma non in ordine d’importanza, la sicurezza alimentare, è nata, nell’ambito del “Proge o di estensione della RB Valle Ticino MAB” (avviata dall’Ente Parco nel 2012) l’approvazione del logo che avverrà mediante verbale siglato dal tavolo Consul vo is tuito con Deliberazione di Consiglio Dire vo e che verrà registrato preso la Ca-mera di Commercio di Novara.

8.5 Altri prodo agroalimentari area MAB

prietà dell’Ente Parco) alle aziende agricole: esso viene concesso all’azienda ubicata all’interno del territorio della provincia di Novara e Verbania e che risponda ad almeno uno dei seguen requisi : uno

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Signi cato del marchio Il marchio non è da considerarsi solo come semplice valorizzazione di prodo locali ma anche come riconoscimento della mul funzionali-tà delle imprese appartenen alla liera agro-alimentare e turis ca, tes monianza del valore che certe a vità produ ve possono avere per il mantenimento degli equilibri ambientali e per il contributo ad una ges one sostenibile del territorio.Il marchio, ha cara ere colle vo, in quanto contraddis ngue prodot- e/o servizi appartenen a una pluralità di produ ori e/o fornitori.

Da rimarcare, la funzione dell’Ente, che è tolare del marchio colle -vo, ovvero quella di cooperazione e veri ca nei confron dei sogge ai quali ne viene concesso l’uso, veri cando l’e e vo rispe o delle regole sancite da apposi Disciplinari e alle quali è fondamentale at-tenersi. Il Marchio del Parco è concesso dall’Ente Gestore anche alle a vità economiche che, nell’ambito delle proprie pologie di produ-zione, dimostrano la capacità di o rire un servizio di miglioramento della biodiversità. Con il marchio si iden cano le aziende che con il loro comportamen-to si uniformano al Programma MAB e diventano fornitori di qualità ambientale. Il Parco, previa concertazione con il tavolo consul vo, decide la con-cessione e il ri ro del marchio sulla base dei criteri ssa in questo documento. Con il procedere dell’a vità il Parco potrà decidere di determinare un costo per l’u lizzo del marchio. Da considerare che il marchio è concesso a tu a l’azienda e, per le a vità che hanno o e-nuto il marchio, riportato sull’e che a del prodo o, con dimensioni speci che e unitarie: dimensioni minime di 3,00 x 3,00 cm. Il marchio può essere ri rato nei casi in cui non vengano rispe a i criteri di a ribuzione e nel caso in cui l’azienda non partecipi ad alme-no il 25% delle inizia ve promosse dall’Ente. In conclusione, il Parco, ai ni della concessione del marchio, si riser-va, mediante decisione del tavolo consul vo, di valutare aziende che possano avere requisi aderen al Programma MAB, che siano diversi dai criteri sopraespos .

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Ad oggi, le aziende che hanno o enuto l’a ribuzione del marchio comprendendo un vasto paniere di prodo dal gorgonzola, al vino ai formaggi, ai salumi, no ad arrivare alle lumache e prossimamente allo za erano. Esse sono: Vigne “Valle Ronca ” di Bianchi Cecilia di Briona, La eria Sociale di Cameri, Az. Agricola Bianchi Guido di Ca-meri, Az. Agricola Artusi di Emiliano Artusi di Cerano, Can ne dei Colli Novaresi di Fara Novarese, Az. Agricola Brem di Galliate, Az. Agricola di Gadda Elisabe a di Galliate, Az. Agricola Cascina Dulcamara di Aina Paci co di Romen no, Azienda Vi vinicola di Crola Enrico di Oleggio, Soc. Agr. Hordeum di Novara, Az. Agricola Fratelli Facchi di Oleggio e Az. Agricola Rabello Stefano di Galliate.

Riso nel ParcoSolidarietà del Parco del Ticino e del Lago Maggiore ai risicoltori per difendere la produzione italiana. A seguito della protesta dei risicoltori piemontesi e lombardi contro l’apertura delle importazioni dall’Estre-mo Oriente senza dazi doganali, scelta che ha comportato un crollo del prezzo del riso, me endo in crisi la risicoltura italiana. L’Ente Par-chi nell’ambito della protesta svoltasi lo scorso anno, si è dichiarato solidale nei confron dei risicoltori piemontesi che protestando giu-stamente chiedevano interven urgen in difesa di un se ore strate-gico per l’agricoltura italiana. La difesa del made in Italy è fondamen-tale per la tutela di un prodo o di alta qualità che non può reggere la concorrenza del riso cambogiano e asia co in genere. Mantenere la presenza delle risaie è inoltre u le per la conservazione dell’ecosiste-ma e la tutela della biodiversità sopra u o in un’area prote a come il Parco del Ticino, riconosciuta anche dall’UNESCO come Riserva del-la Biosfera nell’ambito del Programma MAB. Sarebbe opportuno un tempes vo intervento delle autorità competen per me ere in a o tu e le misure necessarie alla difesa del riso italiano; in par colare è necessario che tu a la liera del prodo o (col vazione, lavorazione e confezionamento) sia realizzata in Italia.Il mantenimento della col vazione del riso all’interno dell’area Parco, che l’Ente sta valorizzando con la creazione del marchio MAB Ticino

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Valley, è stato infa uno degli obie vi su cui l’amministrazione ha lavorato al ne di favorire la convivenza tra i moderni sistemi di col- vazione del riso e la biodiversità locale, formata da tante specie di

animali e varietà di piante, in alcuni casi molto rare, che il territorio del Parco del Ticino ospita ancora. Si ricorda in par colare la presenza della specie autoctona, Pelobate Fosco nell’area di Cameri, che trova proprio nella risaia il luogo di riproduzione. Con tan altri En si è lavorato per la difesa della biodiversità nelle nostre pianure che ospi-tano ancora tante specie di animali (aironi, an bi, piccoli mammiferi, libellule e farfalle, che da secoli trovano nelle risaie e nei boschi della Valle del Ticino un luogo ideale per riprodursi, migrare e rifugiarsi), la crisi di un se ore produ vo come quello del riso sarebbe un danno incalcolabile, anche per l’ambiente.

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9. Casone Montelame:un’ oasi agricolanel Parco

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La tenuta “Casone – Montelame” è un punto par colarmente im-portante e di notevole pregio naturalis co, situato nel cuore del Parco del Ticino, nel territorio del comune di Pombia. Una super -cie di circa 220 e ari a bosco e prato permanente, con al centro una colline a, il mo o di Montelame, al cui interno si trovano alcune stru ure: le cascine Casone e Montelame, un galoppatoio coperto, alcune stalle ed il Mulino dell’Adorata.Per la sua posizione par colare – è situata in un’ansa del ume e quindi circondata su tre la dal Ticino – rappresenta un ambiente di par colare pregio e interesse non solo naturalis co-ambientale (per la presenza di boschi, brughiere, rogge, riserve naturali spe-ciali e aree agricole) ma anche storico e archeologico, per l’esisten-za delle costruzioni che nel loro complesso cos tuivano un’azienda agricola, ges ta da priva e specializzata nell’allevamento di bovini e cavalli di pregio. Quest’area è stata acquisita nel maggio del 2002 dall’Ente Parco con l’obie vo di realizzare un proge o di recupero

9.1 Cascina Casone, Pombia

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del complesso Casone-Montelame per dotare il Parco di stru ure turis co-rice ve ma anche dida co-ambientali oltre che agricole e spor ve, il tu o con nalità sociali e di fruizione pubblica. Queste stru ure infa ben si prestano ad altri usi a vantaggio della comu-nità e comunque sempre nel rispe o delle nalità contenute nella Legge is tu va del Parco. Ed è proprio questo lo spirito, condiviso anche dalla Regione Piemonte che ha nanziato gran parte dell’o-perazione che ha mosso il Parco all’acquisto dei beni. Dopo l’aggiu-dicazione ad un’asta giudiziaria ha preso il via un lungo e complesso iter, non ancora concluso; a ualmente nella zona vengono svolte a vità ricrea ve di dida ca ambientale mentre è a va una stazio-ne di inanellamento.Dopo l’acquisizione della tenuta, vista la necessità di individuare opportune forme di ges one, il consiglio dire vo del Parco ave-va approvato indirizzi e proposte di u lizzo ed erano sta avvia conta , poi conclusisi con esito nega vo, dapprima con il Gruppo Abele e poi con il WWF Italia. Successivamente, vista la necessità di

9.2 Cascina Montelame, Pombia

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individuare opportune forme di ges one, l’En-te avviò una procedura di project nancing -nalizzata alla realizza-zione di un proge o di riquali cazione dell’a-rea, con la ristru ura-zione dei fabbrica esi-sten , ed alla ges one della stessa.Il tu o da nanziarsi con un contributo pub-blico integrato da quel-lo privato. Fu inde a una gara pubblica e nell’o obre del 2006 il consiglio dire vo approvò un bando di selezione per la realiz-

zazione dei lavori su un importo complessivo di 3 milioni di euro, di cui 2 milioni e 200mila euro di contributo pubblico (200mila euro già nella disponibilità dell’ente e 2 milioni da reperire presso la Re-gione) e 800mila euro come parte del contributo privato. Qua ro le proposte che arrivarono entro il termine ssato per il marzo del 2007.Tra queste una commissione apposita scelse la proposta presenta-ta da un’associazione temporanea di impresa guidata dall’Impresa Nicola di Ghemme, individuata come promotore. Dopo aver af-frontato e risolto una serie lunghissima di problema che nel corso del 2010 si svolse la seconda fase della procedura che si concluse alla ne del 2011 con l’aggiudicazione provvisoria della procedura negoziata nalizzata all’a damento di costruzione e ges one per scopi turis ci e rice vi e per a vità agricole rela va all’Area Caso-

9.3 Cascina Montelame, Pombia

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ne – Montelame ad un’altra associazione temporanea di imprese, con capogruppo la Coopera va Sociale della Pallacorda di Novara. Il proge o fu modi cato con una riduzione del contributo pubblico da 2 milioni e 200mila euro a 1milione e 900mila, restando così a carico del privato una quota pari a 1milione e 194mila euro.Un ulteriore stop, con conseguen modi che all’accordo per il pro-ge o iniziale, si è imposto poi in un secondo momento quando, vista la situazione nanziaria della Regione, si è arriva ad una ul-teriore modi ca con la proposta che il proge o venisse realizzato interamente dal privato, con alcune clausole: l’aumento a 40 anni della durata della concessione prevista inizialmente in 20 anni, la rinuncia dell’Ente Parco all’a o di 35mila euro all’anno, previs a decorrere del terzo anno dalla rma del contra o. Dopo vari incon-tri e riunioni il 25 se embre del 2013 il consiglio dire vo dell’Ente deliberò di autorizzare presidente e dire ore a concordare con il concessionario i nuovi contenu del contra o di concessione per i lavori di costruzione e di ges one per scopi turis ci e rice vi e per a vità agricole.A fronte di una richiesta della Coopera va Pallacorda di conces-sione di diri o d’ipoteca o garanzie reali per la durata del periodo d’ammortamento del nanziamento, il 15 o obre del 2013 è giunta la risposta nega va da parte dell’Ente, subordinata ad una ulteriore richiesta ovvero, ritenendo che il proge o fosse importante per l’azienda, per il Parco del Ticino e la Provincia di Novara in termini di servizi, rice vità, turismo e occupazione da parte della società, fu avanzata una proposta-ponte in a esa di veri care se la Regio-ne Piemonte potesse essere in grado di adempiere ai propri impe-gni; che, tra le altre cose, prevedeva la concessione dell’area per l’organizzazione di quelle a vità che possono essere a vate senza che ciò compor degli inves men signi ca vi dal punto di vista stru urale o che, a fronte di impegni economici importan possano essere rimossi alla ne del periodo. Tra le a vità a vabili la ges one del maneggio e del campo da polo, a vità dida che, col vazione di piccoli fru ed erbe o ci-

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nali, organizzazione di campi es vi, ges one ed organizzazione di even , creazione di un Parco Avventura, a vità di pesca spor va e campo da golf.All’inizio del 2014 il Consiglio Dire vo ha valutato le proposte del concessionario dando mandato al Dire ore e al Commissario di proporre al concessionario la conferma del contributo pubblico con lo spacche amento del contributo previsto dal Bando con ero-gazione sulla base di 20 anni per un importo di circa 95.000 euro all’anno, canalizzabili all’is tuto nanziatore e la possibilità di pre-vedere l’allungamento della durata della concessione. A seguito di ulteriori conta nei mesi di maggio e giugno 2014 il Consiglio Di-re vo ha stabilito di de nire il testo della concessione prevedendo anche la possibilità, a fronte della rateizzazione del nanziamento pubblico, di coinvolgere, con modalità, tempi e criteri da concorda-re con l’Ente, altri sogge disponibili a realizzare con propri capitali e successivamente ges re par del proge o.Un proge o, certo, di ampio respiro che, con la sistemazione e il re-stauro degli edi ci esisten (Casone, Montelame e Mulino) prevede la realizzazione e ges one di un Ecoparco con spazi per scopi turi-s co-rice vi, educa vi, spor vi e per a vità agricole nel contesto della tenuta. Per quanto riguarda l’aspe o rice vo si prevede la re-alizzazione di “Ecoresort” presso il Casone e presso Montelame, con 25 camere che darebbero ospitalità a cinquanta persone; per l’a -vità di ristorazione, presso il Mulino, par colare a enzione è posta alla valorizzazione dei prodo del territorio; sono previs circa 70 coper e anche spazi per poter ospitare laboratori e corsi di cucina. Di par colare rilievo il proge o rela vo alla realizzazione di un cen-tro benessere e Spa, unitamente ad un centro di medicina natura-le che sarebbe ospitato nella stru ura del Casone: circa 600 metri quadra di “spazi benessere” con piscina esterna con todepura-zione e u lizzo di prodo cosme ci elabora dire amente presso la stru ura e con erbe o cinali prodo e nei campi della tenuta del Casone. Prevista poi un’a vità di laboratorio per la produzione e la somministrazione della birra presso il Club House Montelame.

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La produzione, ar gianale, sarebbe a data alla società “Croce di Malto” di Trecate, già vincitrice del tolo mondiale di miglior bir-ri cio ar gianale (acquisito con la produzione della birra al triplo malto Triplex). Un altro proge o di par colare valenza, in quanto ri-unisce in sé anche la ricerca delle tradizioni e della cultura e la storia della zona, è il recupero di un’an ca rice a di Pombia, risalente al basso Medioevo, per la produzione di una nuova birra con luppolo e melata col vato dire amente presso la tenuta.Sul fronte delle a vità dida che e forma ve, da tenersi presso la cascina Montelame, sono previs laboratori pra ci sull’ecosistema

9.4 Centro es vo con il Vescovo a Casone Montelame, Pombia

del Parco, sulle col vazioni della tenuta, sulle produzioni alimentari possibili tramite laboratori esperienziali, sulle modalità di alleva-mento di animali da cor le da apprendere presso la fa oria didat- ca prevista nei pressi del Casone, rivol alle scuole elementari e

medie che necessitano di approfondimen .

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Sul versante spor vo spazio all’equitazione nei numerosi paddock in dotazione e nel maneggio coperto già a disposizione al Casone.E’ prevista inoltre la scuola di equitazione u lizzando metodi didat- ci mutua sia dalla tradizione inglese sia americana. In programma

poi escursioni nella vallata del Ticino in piccoli gruppi con accompa-gnatore. Si tra a quindi di un proge o a 360 gradi che riveste una grande importanza per l’Ente Parco in quanto res tuisce alla pub-blica fruizione un’area di estrema bellezza senza che questo com-por ulteriori spese per l’ente pubblico in quanto le a vità previste devono garan re l’auto nanziamento per la ges one della tenuta.“Per problemi diversi che sono intervenu nel tempo (di coltà di ordine nanziario, necessità di stabilire a livello di piani cazione le a vità possibili, problemi con le di e aggiudicatarie) - dice il diret-tore, Dr. Franchina - non si è riusci nell’arco di oltre dieci anni a de- nire un modello di ges one dell’area che rispondesse alle esigenze

dell’Ente e che fosse u le per una corre a fruizione dell’area.Ci auguriamo che entro breve tempo le procedure si possano con-cludersi con la rma del contra o, la proge azione e la realizzazio-ne degli interven e l’avvio delle a vità”.

9.5 Giornata dedicata all’esercitazione di Maxi Emergenzaal Casone Montelame, Pombia

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Da ricordare l’importanza dell’area del Casone, nei suoi moltepilici u lizzi. A rimarcare l’importanza dell’area è la sua polifunzionalità nell’accogliere inizia ve di diverso genere e calibro; dalla promo-zione del territorio, alla realizzazione di ricerche scien che, alle esercitazioni di ricerca di dispersi mediante l’u lizzo di cani mole-colari organizzate dalla Protezione Civile Regione Piemonte (AIB del territorio). In ne di importanza internazionale la manifestazione di Maxi Emergenza, simulazione di un evento catastro co all’interno dell’area del Parco, che ha visto l’alles mento di un ospedale da campo. Il con ngente militare è stato il braccio opera vo dell’ini-zia va organizzata dall’Università del Piemonte Orientale di Novara.

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Si ringraziano per la sponsorizzazione:

SarpomRotary ClubItalgra ca Fon fotogra che:Archivio dell’Ente di ges one delle aree prote e del Ticino e del Lago Maggiore (Coper ne capitoli 5, 9; Foto 2.1, 3.7, 4.5, 5.2, 5.3, 6.5, 7.1,7.3, 7.8, 7.9, 7.10, 7.11, 7.14,7.15, 8.2, 8.3, 9.2, 9.3)Ente di ges one delle aree prote e del Po e della Collina Torinese (Foto 4.3)Provincia di Novara (Foto 3.1)Daniele Accantelli (Foto 5.4, 5.5)Mario Borando (Foto 9.4)Marco Borrelli (Foto 4.1)Marisa Fonio (Coper ne capitoli: 2, 3, 8; Foto: 3.2, 3.5, 3.6, 3.9, 4.2, 6.1, 6.2, 6.4, 7.5, 7.6, 7.7, 7.12, 9.1)Andrea Fragnito (Coper na capitolo: 4; Foto: 4.4)Pietro Gualdoni (Coper na capitolo 1)Giovanni Liberini (Foto 6.3)Eugenio Manghi (Coper na capitolo 7)Giuseppe Mossina (Coper na capitolo 6)Monica Perroni (Foto: 3.3, 3.4, 3.8, 3.10, 4.6, 8.1, 8.4, 8.5, 9.5)Alberto Pon roli (Coper na del libro)Marco Tessaro (Foto 5.1, 7.4)Roberto Vella (Foto 7.2)Edoardo Villa (Foto: 2.2)

Fon , tes e gra ca: I tes della pubblicazione sono sta reda con la collaborazione di Daniela Fornara, del soprintendente Filippo Gambari (nello speci co il capitolo 5), della do .ssa Emiliana Mongiat (nello speci co il capito-lo 7, con parte del testo tra a da “Il Pala um” e il paragrafo dedicato

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ad Arteparchi) e dell’arch. Fabio Tosi, Presidente del Rotary Club di Orta San Giulio che si ringraziano.Inoltre i tes e la gra ca sono sta reda con il contributo di:Sta dell’Ente Parchi del Ticino e del Lago MaggioreParco del Ticino LombardoProvincia di Novara (Interreg “Intrecci sull’acqua”, programma di coo-perazione transfrontaliera Italia-Svizzera)Ente di ges one delle aree prote e del Po e della collina TorineseServizio Civile Nazionale (Marco Calle , Marina Federico, Giada Ga-glio a e Gianluigi Gavinelli)

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Indice:

Prefazione ............................................................................ pag. 5Introduzione ........................................................................ pag. 7Capitolo 1Man and Biosphere Reserve Unesco “Ticino Valley” ........... pag. 11Capitolo 2Ges one e conservazione del patrimonio forestale ............ pag. 21Capitolo 3Idrovia: l’acqua unisce i territori da Locarno a Venezia ....... pag. 27Capitolo 4Il Canale Cavour: meta di cicloturismo ................................ pag. 41Capitolo 5Mercurago: archeologia e natura in un palmo di mano ...... pag. 53Capitolo 6Ges one e controllo faunis co nel Parco ............................ pag. 61Capitolo 7La fruizione dolce nel Parco ................................................. pag. 73Capitolo 8Un Parco da degustare ......................................................... pag. 95Capitolo 9Casone Montelame: un’oasi agricola nel Parco ................... pag. 105Ringraziamen e fon , tes e gra ca .................................. pag. 114

Finito di stampare

nel mese di Dicembre 2015

da Italgra ca