Libro atti congresso 2013

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Consiglio Centrale Sathya Sai d’Italia Congresso Nazionale “L’Organizzazione Ideale SaiMontesilvano (PE) 14 15 settembre 2013 Documento distribuito nel mese di Febbraio 2014

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Libro - Congresso Nazionale “L’Organizzazione Ideale Sai” - Tutti i documenti preparatori e gli atti dell’ultimo Congresso Nazionale che si è tenuto a Montesilvano (Pescara) a settembre 2013

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Consiglio Centrale Sathya Sai d’Italia

Congresso Nazionale “L’Organizzazione Ideale Sai”

Montesilvano (PE) 14 – 15 settembre 2013

Documento distribuito nel mese di Febbraio 2014

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INDICE

PREFAZIONE Pag. 3

PARTE PRIMA (Documenti preparatori) Pag. 4

L’Organizzazione Sathya Sai Baba Pag. 5

Citazioni di Indulal Shah Pag. 9

Documento del Central Office Pag. 21

Linee guida per l’introspezione e l’autoanalisi Pag. 23

Programma del Congresso Pag. 24

PARTE SECONDA (Atti del Congresso) Pag. 26

Interventi di Marco Fulgenzio

Introduzione Pag. 28

Visione olistica dell’Organizzazione Sathya Sai Pag. 30

Il ruolo dell’Organizzazione Sathya Sai – i Centri Pag. 32

Conclusioni Pag. 34

Intervento di Marianne Meyer Pag. 35

Intervento di Alida Parkes Pag. 38

Intervento di Mauro Battiston Pag. 42

Interventi di devoti dei Coordinamenti Regionali Pag. 46

Interventi delle Ali Nazionali e Regionali Pag. 62

Circoli di Studio Pag. 76

PARTE TERZA (Domande e Risposte) Pag. 92

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P R E F A Z I O N E

Un’umile offerta ai Divini Piedi di Loto di Bhagawan Sri Sathya Sai Baba

Il Congresso di Montesilvano (Pescara) è stato il primo significativo incontro nazionale in Italia dopo che Baba ha lasciato il Corpo. Un’opportunità per ripartire tutti insieme, per comprendere meglio la missione che Swami ci ha indicato attraverso il lavoro dei Centri/Gruppi Sai e quello che l’Organizzazione Sai nazionale e mondiale sta portando avanti sempre più all’eccellenza.

Il problema che si pone, in genere, in un Congresso è quello di voler cambiare qualcosa … Ed i devoti oggi, da quando Baba non c’è più fisicamente, da quando il mondo attuale sta andando come va, sentono la necessità di un grande cambiamento. Inoltre, taluni non fanno altro che aspettare la venuta di Prema Sai; altri sentono troppo stretta l’Organizzazione Sai, come se volesse addirittura impedire un cambiamento e si rivolgono così ad altri contesti.

Ma in realtà che cosa vogliamo cambiare? A mio parere, ora è il momento di comprendere meglio quello che c’è nel nostro cuore;

quello che Swami ha seminato in esso; il germoglio che sta spuntando fuori. Se il germoglio non è ancora spuntato, vuol dire che siamo ancora in preda a desideri ed il cambiamento che vogliamo è solo quello che desideriamo che gli altri facciano per noi. Sono le aspettative personali che non ci permettono di cambiare il mondo. Tutto ciò che stiamo vivendo è un’esperienza necessaria che ci permette di testare se il seme, che Baba ha seminato in noi, è germogliato.

Pertanto, non aspettiamoci nulla, ma continuiamo a lavorare insieme per l’eccellenza con i programmi che Baba ha “benedetto ed approvato”, ed in modo particolare con il servizio a coloro che ne hanno bisogno! Collochiamoci in una prospettiva più ampia. Pensiamo e agiamo come se Baba, come un padre ed una madre, o l’amico più caro, stesse vicino a noi fisicamente e domandiamoci: Swami approverebbe questo pensiero o azione? Una volta corretti i nostri atteggiamenti potremo così comprendere meglio la vera identità e gli obiettivi dell’Organizzazione che porta il Suo Nome, di cui molti di noi fanno parte.

Con questo spirito, vi invito a leggere questa raccolta di Atti (i documenti preparatori, gli interventi e i lavori dei presenti, nonché le domande e risposte), a riflettere - facendone anche Circoli di Studio - affinché l’Unità possa maggiormente rafforzarsi tra di noi e i nostri obiettivi divenire sempre più chiari.

Ringrazio Bhagawan Sri Sathya Sai Baba che ci ha ispirato e dato la forza per organizzare questo evento, per averci fatto sempre sentire il Suo Amore e la Sua presenza durante tutto il percorso. Ringrazio anche tutti i partecipanti e soprattutto coloro che si sono prodigati con spirito di sacrificio (anche dietro le quinte) per l’organizzazione di questo Congresso.

JAY SAI RAM IL PRESIDENTE NAZIONALE Marco Fulgenzio

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Parte prima Documenti preparatori

Inviati ai Centri/Gruppi e pubblicati sul minisito

http://www.sathyasai.it/Congresso_2013/

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L’ORGANIZZAZIONE SATHYA SAI BABA

Qual è la diffusione dell’Organizzazione Sathya Sai Baba nel mondo?

In India (*)

» 600.000 membri attivi

» 4067 membri impegnati a tempo pieno nel servizio in ospedali, scuole, ashram ecc.

Fuori dall’India (*)

» L’Organizzazione Sai Baba è presente, con 2038 Centri, in 113 nazioni.

(*) Dal report 2011-2012 dell’Int. Sathya Sai Organisation

In Italia (**)

» Numero di Centri: 28

» Numero di Gruppi: 14

» Numero membri: circa 750

(**) Dati assemblea degli associati del 21 aprile 2013

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Com’è nata l’Organizzazione Sathya Sai?

» 18 Marzo 1963 - Prashanti Nilayam Per la prima volta, alla presenza di Baba, fu inaugurato un Centro Sri Sathya Sai, con regolamenti e norme, per il canto di Bhajan in forma sistematica e regolare.

» Agosto 1965 - Bombay I devoti locali formarono un’associazione legale (samiti) avente lo scopo di mettere in pratica i vari insegnamenti di Baba e presentarono la registrazione ai piedi di loto di Bhagavan durante le celebrazioni di Dasara. Questa fu in assoluto la prima associazione Sri Sathya Sai nel mondo. Durante le celebrazioni del Compleanno dello stesso anno, devoti di altre parti dell’India che seppero della formazione di questo Samiti di Bombay decisero di fondare analoghe associazioni nelle loro aree. In seguito iniziative analoghe furono intraprese in altre Nazioni.

Come si è sviluppata l’Organizzazione Sathya Sai?

» 1967 - Madras - 1a Conferenza dei Centri Indiani » 1968 - Bombay - 1a Conferenza Mondiale dei Centri d’oltreoceano » 1975 - Prashanti Nilayam - 2a Conferenza Mondiale

(Istituzione del “Consiglio Mondiale delle Organizzazioni Sri Sathya Sai” - dal 2004 denominato "Prashanti Council").

» 1980 - Prashanti Nilayam - 3a Conferenza Mondiale Baba approvò il primo Charter (Statuto), pubblicato il 14-1-1981, indicando i Nove punti del Codice di Condotta che i membri avrebbero dovuto seguire. Il 14-1-1981 è, quindi, la data ufficiale di costituzione dell’Organizzazione Internazionale Sathya Sai.

» 1985 - Prashanti Nilayam – 4a conferenza mondiale Introduzione dei Dieci Principi Guida (D.D. 21.11.1985)

» 1990/2010 Prashanti Nilayam – 4a, 5a, 6a,7a,8a, 9a conferenza mondiale

» 2006 Istituzione della Sri Sathya Sai World Foundation (SSSWF) quale massimo organo di governo delle Organizzazioni che portano il Nome di Sai.

» 2010 - Prashanti Nilayam – 9a conferenza mondiale Sai Baba ha benedetto e approvato la revisione delle esistenti Linee Guida per la gestione dei Centri: i conseguenti documenti sono stati divulgati nel 2012.

Cos’è la Fondazione Mondiale (SSSWF)?

È il massimo organo di governo delle Organizzazioni che portano il Nome di Sai. Le responsabilità della Fondazione includono il mantenimento dell’autenticità di:

1. Pubblicazioni, film, fotografie e materiali audio-visivi distribuiti dalle Organizzazioni Sri Sathya Sai Internazionali.

2. Programmi educativi 3. Programmi sanitari 4. Ogni altro programma internazionale condotto dall’Organizzazione.

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Cos’è il Prasanthi Council È l’organo di gestione dell’Organizzazione Internazionale Sathya Sai. Le responsabilità del Prasanthi Council sono:

1. Guidare e controllare il lavoro delle diverse componenti dell’Organizzazione. 2. Stabilire regole e regolamenti e fornire Linee Guida per le attività dell’Organizzazione. 3. Individuare tutte le questioni che richiedono decisioni d’autorità nell’Organizzazione e

nelle relazioni con le sue componenti. 4. Convocare, di tanto in tanto, incontri dei membri o dei responsabili dell’Organizzazione

secondo le necessità. 5. Compilare informazioni circa il lavoro dell’Organizzazione.

Com’è strutturata l’Organizzazione Sai Internazionale?

Per scopi amministrativi, i Paesi al di fuori dell’India sono suddivisi in Zone geografiche, ognuna con un Presidente. Ogni Zona è poi suddivisa in Regioni. Attualmente le Zone sono 9: l’Italia fa parte della Zona 6, Regione 61.

Com’è strutturata l’Organizzazione Sai di ogni paese?

Dove ci siano meno di dieci, ma più di tre Centri vi sarà un semplice Comitato di Coordinamento.

In paesi dove ci siano dieci o più Centri vi sarà un Consiglio Centrale e, dove l’amministrazione pratica dell’Organizzazione lo richieda, si potranno istituire più Comitati di Coordinamento.

Com’è strutturata l’Organizzazione Sai Italiana?

Prima del 28 marzo 1989, non esistendo un’Organizzazione Nazionale italiana, i Centri attivi erano affiliati direttamente al Consiglio Mondiale delle Organizzazioni Sri Sathya Sai. Il 28 marzo 1989, 9 Centri (Asti – Bologna – Catania – Erba – Milano C. so San Gottardo – Pesaro – Roma – Torino Via Malone – Torino Via Ponteverde) formarono il COMITATO DI COORDINAMENTO dei Centri Sri Sathya Sai Baba Italiani (sede a Mother Sai House Divignano, Presidente Pietro Marena). Il 31 gennaio 1993 – poiché i Centri aderenti avevano superato il numero di 10 fu costituito il CONSIGLIO CENTRALE SATHYA SAI d’ITALIA Il territorio Italiano è inoltre suddiviso in 5 Comitati di Coordinamento Regionali.

Quali sono le condizioni per fondare un Centro Sathya Sai? Un Centro Sathya Sai deve avere almeno nove membri e deve svolgere un programma di attività almeno in due delle tre “Ali”: devozionale, educativa e di servizio. Diversamente sarà usata la denominazione “Gruppo Sathya Sai”. L’ammissione all’Organizzazione avviene su domanda degli interessati, ove si dichiari di aderire allo statuto ed al regolamento interno dell’associazione. Sulla domanda delibera il Consiglio Direttivo del Consiglio Centrale.

Quali sono le condizioni per essere Membri del Centro? I requisiti per essere membri sono di essere un aspirante desideroso del progresso spirituale, di avere piena fede nel Nome che porta l’Organizzazione e di essere riconosciuto come una brava persona. Questo è tutto quanto è richiesto: null’altro importa. [21.04.1967] Sathya Sai Baba

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Cosa significa “protezione del Nome”?

La prima protezione del Nome di Sathya Sai nasce da un requisito che Baba stesso ha dichiarato fondamentale per ogni membro dell’Organizzazione che porta il Suo Nome “ … piena fede nel Nome che l’Organizzazione porta e, nel propagare quel Nome, seguire un comportamento che si adatti al Suo Messaggio e alla Sua Maestà” (Madras, 21 aprile 1967, Prima Conferenza delle Organizzazioni Panindiane Shrî Sathya Sai Sevâ). A livello legale, per una salvaguardia dal loro cattivo utilizzo, sono stati registrati e depositati in molti Paesi del mondo (Vedi www.sathyasai.org/trademark/trademark.html ):

I Nomi: Sathya Sai Baba, Sai Baba, Sathya Sai. Il logo Sarvadharma con i Valori, in tutte le varianti e linguaggi. Il logo Sarvadharma con i simboli delle religioni.

Negli statuti del Consiglio Centrale e dei Centri/Gruppi è specificato:

4. L’associazione utilizza nell’ambito della propria denominazione il titolo “Sathya Sai” in forza di un’autorizzazione unilateralmente concessa dal presidente della Zona competente, che rappresenta l’Organo Centrale della ‘International Sathya Sai Organisation’ con sede in Prasanthi Nilayam, 515134 Anantapur - India, il quale potrà revocarla insindacabilmente in qualsiasi momento. In tal caso, il presidente del consiglio direttivo dovrà convocare entro 30 giorni l’assemblea per la messa in liquidazione dell’associazione.

Con il nostro comportamento dovremmo fare in modo che il Suo Nome (pronunciato o scritto in qualsiasi contesto) ispiri in chi lo sente o legge sentimenti di unità, spiritualità, verità, rettitudine, pace, amore e non-violenza.

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Citazioni tratte dal libro

REPROGRAMMING OUR SPIRITUAL SADHANA (2002)

di Indulal Shah

“La visione senza azione è un sogno, l’azione senza visione può diventare un incubo, la visione e l’azione congiuntamente possono cambiare il mondo!”

I primi venticinque anni del prossimo millennio devono assistere al risveglio del mondo Sai. Dovrebbe essere il privilegio più sacro di ogni devoto partecipare a questo globale movimento di massa e senza precedenti del risveglio spirituale nel mondo. Preghiamo che la Grazia di Bhagavan sia con noi in ogni istante di questo grande avvenimento. L’Organizzazione Mondiale ‘Sri Sathya Sai’ deve diventare una forza impegnata incessantemente ad unire l’umanità. I centri Sai devono stabilire la loro identità nelle rispettive comunità, nelle quali tutti possano partecipare ai programmi devozionali universali ed in cui le future generazioni vengano servite dai programmi educativi per i giovani all’insegna del “Sri Sathya Sai Educare”.

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Capitolo 11 Organizzazione Sri Sathya Sai - Uno strumento

Bhagavan Sri Sathya Sai ha dato a tutti una visione di un’epoca d’oro per l’umanità - un’era in

cui l’amore disinteressato (Niskaama Prema) motiva il servizio disinteressato (Niskaama Karma), e in cui, a causa della supremazia dell’amore disinteressato, i PENSIERI si manifestano come Verità, le AZIONI come Retta Condotta, i SENTIMENTI come Pace e la COMPRENSIONE come Non Violenza.

Comunque, la Divinità ha bisogno dell’aiuto dell’uomo per realizzare questa Visione! Il sole, con tutta la sua potentissima energia, senza il potere focalizzatore di una lente d’ingrandimento non può dar fuoco ad un filo d’erba o ad un pezzo di carta. Allo stesso modo anche le parole, gli insegnamenti, i desideri e la visione dell’Avatar di questo Kali Yuga hanno bisogno dell’aiuto dell’uomo, dei devoti Sai, per mettere a fuoco gli insegnamenti ed i messaggi di Bhagavan Baba, come programmi di visione e di azione sul campo che apportino benefici agli individui, alle famiglie, alla società ed alle nazioni!

Baba dice che non tutte le gocce di pioggia raggiungono il mare. Quelle che si uniscono a formare un corso d’acqua arrivano al mare, che è sia la loro fonte che la loro meta. Allo stesso modo noi, devoti di Bhagavan, siamo gocce di pioggia di quell’oceano di Ananda o Beatitudine; dobbiamo unirci a formare dei corsi d’acqua o dei fiumi per tornare alla nostra fonte. L’Organizzazione Seva “Sri Sathya Sai” è il corso d’acqua che mette insieme tutti i devoti di varie parti del mondo, senza tener conto della loro casta, del loro credo, del loro colore di pelle e della nazionalità. L’Organizzazione Sai, in verità, è uno strumento della Missione Divina.

Nel 1967, Bhagavan Baba indisse la prima Conferenza Nazionale Indiana dei Membri dei titolari delle cariche dei Centri Sai (Samiti) e delle sezioni (Manda) Bhajan di tutta l’India.

L’annuncio di questa conferenza ci rese nota, per la prima volta, la reale diffusione dell’Organizzazione Sai fino a quel momento. Che gioia provammo all’apparire di un luogo dopo l’altro sulla mappa della nostra Organizzazione, ed il realizzare che stavamo progredendo speditamente!

L’argomento principale all’ordine del giorno per la conferenza era di stilare le regole e i regolamenti dell’Organizzazione Seva Sri Sathya Sai. Avevo già avuto occasione di organizzare e condurre conferenze ed incontri di altre organizzazioni, ma questa era la mia prima esperienza con il Signore, Bhagavan Baba, che avrebbe presieduto a questa conferenza. Fece qualche differenza per me? Certo che la fece. La discussione di ogni punto doveva essere affrontata con dolcezza, oggettivamente, e con piena reciproca comprensione ed amore. Le decisioni dovevano essere unanimi, perché Bhagavan non tollerava neppure una singola nota di discordia fra i partecipanti, sebbene si potesse discutere per appianare differenze di vedute.

Le Regole da approvare si rifacevano a delle linee guida, quali: (1) Non ci sarebbero state elezioni per le cariche: la selezione doveva essere unanime; (2) i centri non avrebbero raccolto fondi chiedendo oboli o donazioni; (3) non ci sarebbe stata nessuna quota di iscrizione o partecipazione; (4) gli uomini e le donne avrebbero lavorato separatamente. Questo era tutto. Per me, la cosa era molto stimolante. Questa conferenza fu tenuta dal

compianto Sri Ramakrishna Rao e dai Ministri di alcuni stati, che parteciparono ai lavori di fondazione della straordinaria Organizzazione Sai.

Da allora, l’Organizzazione, sotto la guida Divina del Signore Baba, cresce sempre più forte, dispiegando le sue ali a est, a ovest, a nord e a sud.

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Se l’Organizzazione non ha una chiara prospettiva dei suoi obiettivi per guidare i suoi responsabili, questi non possono ideare programmi efficienti ed acquisire risultati significativi. Quando gli obiettivi sono definiti con chiarezza, devono esserlo anche i mezzi adottati, al fine di ottenere i massimi risultati col minimo sforzo e nel tempo prefissato. Molto dipende anche dalla preparazione e dalla qualificazione di coloro che sono deputati a formulare il raggiungimento degli obiettivi e a definire i mezzi per acquisirli. Allo scopo di assicurare la disciplina appropriata, lo spirito di gruppo ed una mutua collaborazione, essi devono stilare un appropriato codice di condotta sia per tutti i responsabili che per tutti coloro che rappresentano le forze-lavoro dell’Organizzazione.

Mi ero chiesto se l’Avatar, Dio incarnato, conoscesse realmente ogni dettaglio dell’esistenza materiale e degli affari del mondo - e ancor di più se sapesse ogni cosa per quanto riguardava le questioni amministrative dell’Organizzazione. Io sono accanto al Signore, con il mio lavoro nell’Organizzazione Sai e, dopo questa lunga ed incessante esperienza, devo ammettere che Lui è il più grande amministratore della Terra. Si ricorda persino le regole di minimo rilievo e al momento giusto, ci rimanda a ricercarle sui manuali, dandoci la corretta interpretazione quando iniziamo a dibattere su di esse. Accetta i nostri consigli ma li mette in pratica solo quando il momento è maturo, e solo allora capiamo la Sua inimitabile chiaroveggenza nelle averle posticipate per implementarle solo nel momento più opportuno.

Quattro anni passarono senza che succedesse nulla. Solo nel 1970, alla Quarta Conferenza nazionale indiana, gli obiettivi dell’Organizzazione furono ampliati e benedetti da Bhagavan.

Coloro che furono presenti a questa conferenza come delegati sarebbero certamente d’accordo con me nell’affermare che quello era il momento giusto per lanciarci verso i nostri obiettivi, in quanto l’Organizzazione, in quei cinque anni, aveva avuto il tempo necessario per mettere radici profonde a tutti i livelli dell’amministrazione ed aveva raggiunto una conoscenza ed un’esperienza adeguata a comprendere il significato delle attività spirituali. I quattro messaggi Divini ”sadhana Seva” erano i punti chiave di questa conferenza. Gli obiettivi evoluti grazie a questo messaggio, si erano così impressi nella mente degli addetti ai lavori, che le attività dell’Organizzazione guadagnarono quasi una nuova dimensione qualitativa che poteva essere sviluppata come nuova ala dell’Organizzazione. Il programma riguardante i bambini - più tardi ampliato nell’ Educazione ai Valori Umani ed oggi sotto l’ombrello dello ‘Sri Sathya Sai Educare’ fu il primo passo verso il rinascimento spirituale dell’era Sai.

Per comprendere adeguatamente le attività dell’organizzazione in questo rinascimento spirituale, è essenziale sapere qualcosa di più sugli obiettivi dell’Organizzazione, quali furono definiti in quella ed in altre Conferenze successive.

Uno degli obiettivi principali dell’organizzazione Sri Sathya Sai Seva è di ‘risvegliare nell’uomo la Coscienza della Divinità inerente in lui’ e di incoraggiarlo a coltivarla, affinché egli possa sbocciare nel vero Sadhaka (‘colui che percorre un sentiero realizzativo’; N.d.T.) ed infine in una persona liberata (Mukhta), immersa costantemente nel Supremo. È della massima importanza che le attività della nostra Organizzazione siano dirette a promuovere e a migliorare il sadhana dei devoti (Bhakta) tenendo in vista questo obiettivo. Si rende pertanto necessario che tutti quelli che sono depositari di una carica nella nostra Organizzazione fungano da esempio, mediante la loro condotta e le loro azioni, e siano dei modelli degni di essere emulati dagli altri devoti.

Come dice la storia, il Signore Rama prima lavorava e poi sorrideva, mentre il Signore Krishna prima sorrideva e poi faceva il lavoro. Ma il nostro Signore Sai, incarnazione della Beatitudine, come abbiamo constatato, sorride mentre lavora.

E, come amministratore, Bhagavan Baba è molto severo. Egli esige che quando gli obiettivi siano individuati, sia studiato un piano di lavoro da assegnare ai membri attivi e ai responsabili affinché sia portato avanti, quindi dev’essere stabilito un codice di condotta anche per chi ricopre una carica.

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Tutto quanto sopra fu fatto sotto la Sua guida. Lo svolgimento dei lavori in programma, così come il codice di condotta stabilito di volta in volta attraverso le ali amministrative e i cambiamenti appropriati, erano fatti se e quando erano necessari, tramite una serie di Conferenze. Come risultato, oggi abbiamo un codice di condotta di nove punti che ogni lavoratore Sai deve seguire. Questo promuove il sadhana individuale (gli esercizi spirituali personali), il sadhana familiare (esercizi spirituali a livello familiare) e il sadhana sociale (il servizio alla società) con l’aiuto delle tre ali dell’organizzazione - l’Ala spirituale, l’Ala educativa e l’Ala di servizio.

È nella visione del raggiungimento di quest’obiettivo di trasformazione spirituale del Sai Sevak (il devoto Sai che svolge un servizio disinteressato; N.d.T.) e, attraverso di lui, di tutta la società, che l’Organizzazione Sai si è lentamente ma costantemente sviluppata in questi trentacinque anni. La posa complessiva delle pietre miliari sulla strada che l’Organizzazione ha percorso dal 1965 al 2000 si erge a testimone del suo programmato sviluppo del lavoro, inteso ad appoggiare il suo Sthapna Dharma - rinascimento spirituale - non solo in India, ma anche nel resto del mondo.

L’Organizzazione Sathya Sai d’oltreoceano ebbe inizio nel 1968, in accordo con le decisioni della 1a Conferenza Mondiale dell’Organizzazione, tenutasi a Bombay quello stesso anno, che aveva lo scopo di segnare lo sviluppo del movimento Sai a beneficio dei devoti che risiedevano oltreoceano.

Dopo un periodo di sette anni, in cui il movimento Sai si estese ad altri Paesi stranieri, la 2° Conferenza Mondiale, tenuta a Prasanthi Nilayam nel 1975, decise di fondare un Consiglio Mondiale dell’Organizzazione Sri Sathya Sai, atto alla supervisione delle varie unità instaurate nei vari Paesi occidentali e in India, al fine di assicurarne l’uniformità.

Alla Conferenza Nazionale Indiana del 1987 si decise di separare l’Organizzazione per l’India da quella per i Paesi d’oltreoceano, invece di avere un’organizzazione unica, qual era il Consiglio Mondiale. Le organizzazioni d’oltreoceano sarebbero state dirette da un Presidente Internazionale assistito da coordinatori centrali.

L’Organizzazione d’oltreoceano fu divisa in cinque zone, quali esistono tutt’oggi: Zona I comprendente le regioni degli Stati Uniti occidentali, Stati Uniti orientali, Canada e le

Indie occidentali, ognuna sotto l’esistente coordinatore Centrale. ZonaII comprendente le due regioni dell’America Latina, ciascuna sotto un coordinatore

Centrale. ZonaIII comprendente le regioni dell’Australia, della Nuova Zelanda e delle Isole Fiji,

dell’Estremo Oriente settentrionale, dell’Estremo Oriente centrale, dell’Estremo Oriente meridionale e di Sri Lanka.

Zona IV comprendente le regioni dell’Europa del Nord, Sud e Est, nonché i vari Paesi di lingua russa.

Zona V comprendente la zona di Londra e del resto del Regno Unito, il Sudafrica, l’Africa del Nord, il Medio oriente ed i Paesi del Golfo Arabico.

Molto spesso i devoti interessati al lavoro dell’organizzazione, ed anche altri non devoti non connessi con l’Organizzazione, ci chiedono: “L’Organizzazione è stata fondata da Baba? È di Baba, o l’avete formata voi devoti? Baba vuole propagare un culto Sai separato? Qual’è la religione predicata dall’Organizzazione?“

La risposta a queste domande è di vitale importanza anche per noi, membri Sai, perché da

questa dipende il modo in cui affrontiamo il lavoro di servizio che facciamo nell’Organizzazione. I membri attivi Sai che pensano che Baba abbia formato quest’organizzazione direbbero: “Sto facendo il lavoro di Baba”. Il momento che lo diciamo perdiamo di vista l’obiettivo di realizzare una frazione della Divinità. A volte Baba ci chiede: “Vi siete mai chiesti se volete una vita spirituale?” Questa domanda implica che se non abbiamo la determinazione di condurre una vita spirituale, ci stiamo trascinando in un’esistenza senza scopo.

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Se riflettiamo su queste domande, le discutiamo a fondo e troviamo le risposte giuste, ci renderemo conto che l’Organizzazione Sathya Sai è intesa per il nostro beneficio, per intensificare il nostro sadhana e per far sì che progrediamo sul sentiero spirituale sotto la guida Divina e la Grazia di Bhagavan Baba. In altre parole, l’organizzazione non è di Bhagavan, ma è nostra, creata e fatta funzionare per il nostro benessere spirituale. Non trattandosi dell’Organizzazione di Baba ma della nostra, essa è destinata ad avere delle lacune, perché siamo noi a farne parte. Quindi, quando qualcuno evidenzia in essa delle debolezze, o mancanze e ci dice: ’La vostra Organizzazione non è all’altezza’; oppure: ‘Nell’Organizzazione c’è della gente indesiderabile’ non dobbiamo scoraggiarci. Dopo tutto, l’Avatar ha preso questa forma umana per correggere tutti noi, per fortificarci, per sublimare il male in noi e condurci al Divino. Come è stato detto in precedenza, l’Organizzazione è solo un ruscello, formato dagli stessi devoti, che fornisce una benedetta opportunità, a chiunque ne entri a far parte, di purificarsi e di unirsi all’oceano della Divinità.

Senza dubbio, il vero dono di Bhagavan è di far emergere la Coscienza Divina degli esseri umani. L’Organizzazione Sri Sathya Sai deve pertanto adottare una visione olistica dell’Organizzazione e percepire, pianificare ed accertare il successo di ciascuna delle attività sulla base:

a) dell’amore che riesce a generare e b) sul livello di trasformazione che riesce a provocare nei partecipanti. Ciò che maggiormente interessa a Baba è la trasformazione, e non i traguardi o le acquisizioni

tramite le azioni che l’uomo compie di giorno in giorno. Abbiamo costatato molto spesso che Baba va in estasi per un’azione molto umile di qualche devoto - mentre ignora talvolta una grande conquista di un altro. Probabilmente la trasformazione di una persona che fa una piccola azione è apprezzata di più del raggiungimento di un grosso traguardo da parte di un’altra che non ha avuto alcuna trasformazione. Come possiamo definire la ‘trasformazione’? In accordo a ciò che dice Baba, ‘trasformazione’ significa: ‘Vedi la Divinità in tutti’. Questo è il risultato finale della nostra vita spirituale.

La grandezza di questo Avatar non consiste solo nel fatto che Egli predica la meta, ma anche nel fatto che mostra il sentiero per raggiungere il risultato. Quale regalo possiamo fare a questo Maestro Divino, migliore della nostra trasformazione, e dell’offerta di noi stessi a Lui, con amore?

Dobbiamo capire che: 1) L’Amore è un’energia da sperimentare. 2) L’Amore è un’energia che dev’essere utilizzata 3) Solo l’Amore può capire la Divinità Allora la domanda che abbiamo davanti, è: ‘come’ possiamo generare l’Amore? Parliamo

molto spesso dell’Amore, ma non portiamo la nostra mente al prossimo passo, su come generare l’Amore “da dentro” noi stessi. L’Amore non ha forma. Non si può comprare al mercato. Il denaro non può procurarcelo. Tutti hanno bisogno dell’aiuto del proprio laboratorio umano per generare l’ “Amore”.

Bhagavan ci ha sempre ripetuto che questa missione si può acquisire non mediante la tecnologia dell’informazione, bensì tramite quella della trasformazione. La tecnologia della trasformazione di cui parla il nostro Signore è quella degli eterni valori umani, di cui la nostra vita quotidiana deve impregnarsi. A questo scopo, il Presidente Fondatore ha osservato graziosamente che la pace regnerà suprema solo quando prenderanno piede molte più nobili attività, quali i centri per l’educazione dei bambini ai valori umani e nuove istituzioni che seguano il percorso di crescita spirituale dalla scuola elementare all’università. Bhagavan ci ha graziosamente mostrato come fare, fondando molte istituzioni modello che possiamo emulare e moltiplicare.

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Nei Suoi Discorsi Divini, Bhagavan ha espresso tutti gli aspetti dell’energia Divina - la luce, il calore ed il magnetismo etc. - che indicano la natura omnipervadente della Divinità. Tutte le energie Divine - la luce, il calore ed il magnetismo - lavorano in silenzio, e il vero potere della Divinità può essere realizzato solo nelle profondità del silenzio; ecco perché tutto il nostro lavoro e le nostre attività di servizio devono essere fatte il più silenziosamente possibile.

Non esiste un testimone maggiore del potere del silenzio di quanto non lo sia Prasanthi

Nilayam, luogo in cui, ai piedi di loto di Bhagavan, convergono milioni di persone, che hanno sentito i richiami dell’Amore nel silenzio assoluto. Baba ha sempre detto che è solo nello spirito di unità che possiamo catturare la piena gloria del Divino ed avere un impatto duraturo sulla società. Il silenzio è uno degli equipaggiamenti necessari a sperimentare la gloria del Divino attraverso l’unità di chi lavora nell’organizzazione. La necessità di mantenere l’unità nei centri Sai è la sacra responsabilità di tutti coloro che hanno una carica, sia nei più di 8000 centri in India che nei 2200 centri d’oltremare.

Il successo della nostra organizzazione dipende dal sadhana di ogni membro attivo. Fra i ‘membri attivi’ sono inclusi anche tutti coloro che hanno delle cariche in seno all’organizzazione. Il sadhana del membro attivo deve includere, come già è stato detto, il sadhana individuale, familiare e di gruppo. Il nostro sadhana sarà veramente compiuto se faremo un sadhana collettivo anche in famiglia. Lo scopo ultimo del sadhana collettivo è che infine ciascuno di noi riesca a vedere lo stesso Sé, o Atma, in tutti. Questo è il risultato di ogni sadhana, o meglio, è il primo passo per raggiungere la nostra meta della volontà Divina, il beneficio concessoci da Bhagavan Sri Sathya Sai Baba di diventare messaggeri o servitori di Dio. In altre parole, questa è la meta della trasformazione spirituale completa, quando la nostra volontà diventa la volontà di Dio. Per servire l’umanità, a beneficio di tutti, dobbiamo sforzarci di far sì che la nostra volontà diventi la volontà di Dio.

Per aver successo in questo percorso, ora aggiungerò un altro punto al nostro sadhana, e cioè: “Ama l’Organizzazione”, che aiuta a continuare con successo il nostro sadhana spirituale. Amare l’Organizzazione significa amare tutte le attività dell’Organizzazione, anche se si è coinvolti solo in una minima parte di queste attività, ed amare anche tutti i membri dell’Organizzazione.

Per arrivare a questo risultato dovremo ridurre l’opposto dell’amore, cioè l’odio, verso i fratelli, verso i nostri colleghi e i compiti assegnati. In realtà, la nostra devozione per Swami la sentiamo veramente solo dopo i canti devozionali, dopo la meditazione, dopo i circoli di studio. Dobbiamo prendere le vibrazioni divine attraverso queste attività. La parte importante della vita di ognuno consiste anche nel portare queste vibrazioni a casa per noi stessi, poi da noi stessi passarle agli altri componenti della famiglia, e attraverso di essi alla società, con l’aiuto dell’Organizzazione. Le vibrazioni universali porteranno una fraternità universale e l’Amore governerà il mondo come il nostro Signore desidera. Nell’amore non c’è “aspettativa di gratificazione”.

A questo proposito vi citerò che cosa ha detto Bhagavan in occasione della 6a Conferenza

Mondiale, quando ha dato le direttive Divine alle forze-lavoro dell’Organizzazione Sai: •”Il motivo per cui si entra nell’Organizzazione Sai è “la ricerca della Verità”

(Sathyaanveshan), ricerca che ha il significato di “estrazione della Verità”, che a sua volta implica che la Verità risiede nei recessi della coscienza umana e dev’essere “scavata” dall’interno.”

•”Nell’ Organizzazione Sai non c’è spazio per la gelosia. La spiritualità è in relazione al Sé interiore. La pratica della spiritualità deve portare all’equanimità (Samatwam). Questo dev’essere il principio basilare che deve guidare tutti i membri, in ogni momento.”

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•”L’amore è l’essenza della vita. Per riuscire ad instillare l’amore in se stessi, la mente dev’essere nutrita costantemente di pensieri puri e positivi.”

•”Vivete nel presente - il passato ed il futuro sono come alberi. Il presente è come un seme. Non si persegue alcuno scopo pentendosi degli alberi, o sognandoli. Ciò che è nelle nostre possibilità è solo il presente, del quale dobbiamo fare il miglior uso possibile. Il presente è onnipresente.”

•”Le cattive qualità, quali la cupidigia, l’avarizia e la rabbia sono molto dannose per la crescita spirituale e devono essere evitate ad ogni costo. La loro assenza è assolutamente necessaria per la buona salute e la longevità.”

•”Ciò che è importante nella spiritualità è la Conoscenza Reale, o Conoscenza pratica. È cosa giusta possedere una conoscenza intellettuale, una cultura generale, ma la conoscenza rilevante nella spiritualità è la Conoscenza pratica.”

In questo processo, noi, responsabili e membri attivi, dobbiamo prenderci cura dei devoti, dai quali dipende l’immagine del nostro Signore. La responsabilità di questa immagine dipende dal sadhana dei devoti. Ma è il membro attivo che si assume la responsabilità dell’immagine del nostro Signore attraverso l’Organizzazione, prendendosi cura dei devoti nel costruire un’effettiva connessione fra Bhagavan ed i devoti stessi. Il tema principale di questo profilo è che noi siamo qualificati a mettere in atto qualsiasi progetto, o ad assumerci la responsabilità di prenderci cura dell’immagine del nostro Signore, solo se noi stessi continuiamo e ci impegniamo a praticare gli esercizi spirituali nella vita di tutti i giorni. Se non lo facciamo Sri Sathya Sai non ci perdonerà mai.

Parliamo ora di come migliorare, al meglio, le qualità di tutte le attività dell’Organizzazione, e cioè , quelle spirituali, educative e di servizio. Sotto l’ala spirituale troviamo come attività principali i Bhajan, il Namasmarana e il Canto Devozionale, senza i quali non è possibile portare avanti nessuna attività. Essa rappresenta quindi l’ala più importante dell’Organizzazione. In alcuni posti d’oltreoceano hanno sostituito i Bhajan con gruppi di meditazione.

Bhagavan ha detto: “Ovunque è cantata la Mia Gloria Io Mi manifesto”. Noi siamo testimoni della Sua Divina manifestazione nei centri in cui sono cantati i Bhajan, in tutto il mondo. Nel 21° secolo, sperimentiamo in ogni centro la manifestazione della Divinità, ovunque la Sua Gloria venga cantata. Questo è possibile solo se facciamo attenzione a tutti i punti, anche minori, connessi con le attività Bhajan, e se miglioriamo la qualità e non tralasciamo alcun punto che a questa qualità contribuisca.

Il significato intimo dell’ ‘Attività Seva’ (Servizio Sociale) è quello di trasmettere la consapevolezza che l’intera creazione è la manifestazione di Dio sotto diversi nomi e diverse forme, ed il servizio è la forma in cui viene espresso l’Amore. Perciò, nel rendere un servizio amorevole ai fratelli, l’individuo serve e ama Dio. È col servizio che egli perseguirà questo scopo nella vita e si assicurerà felicità e gioia durevoli.

L’obiettivo è di riuscire, attraverso il Seva, a liberarsi dell’illusione e dell’ego, e a svegliarsi alla coscienza della propria inerente Divinità.

Il significato intrinseco di ogni attività intrapresa dall’Organizzazione sotto qualsiasi Ala è stato sempre ben definito, ma se coloro che fanno servizio (Seva) svolgono il loro lavoro senza capirlo, esso non porterà al risultato desiderato. Baba dice che dove non c’è comprensione c’è sempre un malinteso. Ricordiamoci che Sai è ovunque e che supervisiona il nostro lavoro. Il Signore Sai dice: “Ovunque sia in corso il lavoro di Sai, là Sai si manifesta”. Ma ciò che manca nel lavoro di Sai è che noi tutti svolgiamo il lavoro di Sai senza vedere Sai in tutti. Lo dico per porre l’accento questo punto, con la richiesta di raggiungere il 100% di efficienza sul lavoro in ogni lavoro svolto per l’Organizzazione.

L’Organizzazione è come un ospedale ad alta specializzazione. L’ospedale ad alta specializzazione ha un reparto chirurgico. Il nostro reparto chirurgico è il centro Bhajan.

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Accanto ad esso c’è il reparto di medicina generale, che nel nostro caso è rappresentato dai programmi educativi per i bambini (Bal Vikas e Educare) e i circoli di studio. Quando il paziente arriva all’Ospedale ad alta specializzazione, trova la nostra attività di servizio all’umanità. In altre parole, dai reparti di chirurgia a quelli di medicina generale noi ci addestriamo per qualsiasi attività ed utilizziamo la nostra esperienza per il benessere dell’umanità attraverso l’ospedale ad alta specializzazione. A questo proposito, desidero raccontarvi un dialogo fra Rama ed Hanuman. Il Signore Rama pose una domanda a Sri Hanuman: “Mi sai dire per quale motivo i sassi gettati dai nostri soldati galleggiano, ma quello che ho gettato io è affondato?” “Signore, non è forse naturale? Fintantoché il sasso era in mano tua, era salvo. Una volta che ha lasciato la tua mano, che cos’altro poteva succedergli, se non affondare?”, rispose Hanuman. Un piccolo episodio in realtà, ma quale lezione di importanza vitale è riuscito a trasmetterci!

Per essere santi e spirituali si deve scegliere di restare fra le braccia di Dio sempre, succeda quel che succeda. “Essere nelle mani di Dio” è un’espressione metaforica che significa “mantenere Dio nella nostra coscienza”. Fino a quando Lui è nella nostra mente, noi siamo nelle Sue mani. Quando permettiamo che Lui esca dalla nostra mente, ci spingiamo fuori dal suo abbraccio e affondiamo. È così semplice.

La domanda è la seguente: “Che cosa ci succede? Dobbiamo apprendere qualcosa da questa storia?”

Noi ci rendiamo conto a malapena di quando non siamo fra le Sue braccia, anche se facciamo tanto lavoro Seva, se questo è mal diretto o mal valutato. Persino un buon lavoro può essere dannoso al nostro progresso spirituale se fatto in un modo che non deve essere fatto. Questo accade principalmente perché noi non facciamo caso al significato intrinseco di tutti i nostri esercizi spirituali.

In breve: dobbiamo rendere noi stessi abbastanza forti da vivere nella presenza di Dio.

TRE SONO LE COSE IMPORTANTI CHE MANCANO: 1) Non compiere le nostre attività con amore o non condividerle con amore col beneficiario trattando lui, o lei, come nostri amici. 2) Non fare Seva quando a richiedere aiuto è la nostra famiglia. 3) Non prestare piena attenzione alla qualità del nostro lavoro in tutte le attività delle tre ali. È importante notificare il Divino messaggio che Baba ha dato a tutti i membri attivi: “Quando una spina ci entra nel piede, la nostra mano, il nostro cuore e la nostra testa si

piegheranno automaticamente in giù, verso il piede, per cercare di estrarre la spina. Questo accade perché nel cuore c’è amore e nell’intelletto una giusta comprensione, e perché c’è un’appropriata coordinazione fra occhio e mani; nessuno di essi considera la posizione del corpo come “inferiore”. Essi aiutano gli arti inferiori perché non fanno differenza alcuna fra superiore ed inferiore, e questo succede perché il cuore capisce che tutti gli arti sono uno e la sofferenza di un piede si riflette sul corpo intero. In maniera simile, se l’Organizzazione Sai funziona con la giusta comprensione e con una comunicazione istantanea, gli obiettivi saranno raggiunti.

L’Organizzazione Sai deve essere conosciuta come una fonte di ispirazione spirituale e di esperienza basata sulla vita, sugli insegnamenti e le opere di Bhagavan Baba. I centri Sai devono stabilire la loro identità nelle rispettive comunità, nelle quali tutti possano partecipare ai programmi devozionali universali ed in cui le future generazioni vengano servite dai programmi educativi per i giovani all’insegna del “Sri Sathya Sai Educare”.

I membri dell’Organizzazione devono capire che i tempi sono maturi per fare un’introspezione, al fine di capire fino a che punto siamo riusciti a capire la natura olistica dell’Organizzazione Sai e fino a che punto i membri coinvolti sono stati capaci di intridersi d’amore nel partecipare alle attività dell’Organizzazione Sai.

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È pertinente sottolineare che sul Charter dell’Organizzazione Sai viene dichiarato con chiarezza che l’obiettivo dell’organizzazione è quello di dare ad ogni essere umano un’ opportunità di realizzare la Divinità a lui inerente. Dev’essere enfatizzato che l’obiettivo del raggiungere dei traguardi nelle attività è secondario in rapporto all’obiettivo principale, che resta la trasformazione individuale.

Il Signore ama solo la trasformazione e non i traguardi o le acquisizioni giornaliere dell’uomo. Molto spesso abbiamo visto Baba cadere in estasi per un’azione molto ‘umana’ di qualche devoto, mentre magari ignorava una grande acquisizione di un altro. Probabilmente la trasformazione nella persona che fa qualche lavoro è molto più apprezzata della grande acquisizione di qualcun altro, se quest’ultima non si accompagna alla trasformazione della persona che l’ha conseguita. Quindi è stabilito, al di là di ogni dubbio, che ad attirare la Grazia di Bhagavan saranno solo quelle azioni che includono un processo di trasformazione nella vita di chi le compie, di chi si avvicina a riconoscere la propria Divinità interiore.

La grandezza di Sai Avatar non è solo quella di mostrarci la meta da raggiungere, ma anche

quella di mostrarci il sentiero per arrivarci. In questo programma dobbiamo recitare un ruolo ben definito. La situazione è simile a quella

di un satellite della televisione. Il programma, da una stazione centrale, viene trasmesso al satellite, dal quale viene ritrasmesso, e quindi diffuso, agli altri satelliti attorno al globo. Prasanthi Nilayam è l’epicentro dell’educazione Spirituale Sri Sathya Sai. L’Istituto, le scuole Sathya Sai e i centri fanno tutti parte della rete che deve trasmettere e diffondere in tutto il mondo il messaggio dell’Avatar Sri Sathya Sai sugli eterni valori umani. Noi, che siamo associati a questo programma, siamo come dei cavi, che trasmettono un messaggio attraverso le loro vite ed attraverso l’offerta del loro tempo e delle loro risorse a favore del programma.

È nostro dovere interpretare e rendere evidenti i Divini insegnamenti. Ciò che impariamo è nell’interesse del nostro insegnante, ciò che noi sappiamo è nel nostro interesse, ma la conoscenza che mettiamo in pratica è nell’interesse di tutta l’umanità. In altre parole, ci dev’essere meno organizzazione e più trasformazione. L’Organizzazione Sai ha bisogno di meno oratori e di più ricercatori spirituali. L’organizzazione non dev’essere usata come un trampolino di lancio per il successo individuale e per il potere sugli altri. Il sadhana individuale dev’essere una base fondamentale per le attività di servizio.

La meta dell’organizzazione Sai è l’interpretazione degli eterni messaggi di Bhagavan Baba, nonché quella di aiutare i devoti a seguirli ed assorbirli nella loro vita quotidiana. I Suoi insegnamenti Divini sono intesi a liberare l’uomo dalla sua schiavitù e l’Organizzazione Sai si deve sforzare di aiutare questo processo.

Forse l’aspetto più significativo di questa organizzazione è la smisurata partecipazione volontaria di tutti i suoi membri di ogni ceto sociale, che con tutte le loro risorse e nonostante le difficoltà mondane prestano servizio a favore dell’umanità con il solo obiettivo di ottenere in misura sempre crescente la Grazia di Bhagavan. Questo processo rivela la voce interiore che molti di essi sperimentano mentre svolgono il loro lavoro. Questo è l’aspetto più miracoloso della gloria organizzativa di Bhagavan.

Il sostentamento di un’organizzazione così massiccia, che si espande giornalmente sull’unica base della fede nel nostro Signore, è un compito stupendo, reso possibile solo da ciò che ci è dispensato da Bhagavan.

Bhagavan Sri Sathya Sai Baba è Onnipotente e porterà a compimento la Missione Divina da Lui intrapresa. Non ha bisogno di alcun aiuto da parte nostra.

Lui ha la Sua missione, ma noi abbiamo un compito da svolgere, e quel compito è incrementare il nostro progresso personale e aspirare al progresso spirituale dell’umanità.

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Cap. 13 La Visione dell’Organizzazione Sai

La rivoluzione spirituale ci conduce dall’ “io” al “noi” e dal “noi” a “Lui”. Questo processo

dev’essere rinforzato dalla visione che nasce in noi col darshan (visione), con lo sparshan (tocco) e con il sambashan (la conversazione) divini e con il nostro potere di discriminazione, sviluppato in noi dalla recitazione del mantra ‘Gayatri’.

La nostra visione significa visione anche per l’Organizzazione “Sri Sathya Sai Baba” che rappresenta i devoti - sia i vecchi che i nuovi ed anche la prossima generazione di devoti. Pensare, programmare e proporre delle idee che diventino oggetto di discussione, considerazione e decisione, è un dovere sia per i vecchi devoti che per i nuovi.

In retrospettiva, è ormai chiaro che chiunque sia associato a questo movimento spirituale deve chiedersi:

1) se le attività dell’Organizzazione Mondiale Sri Sathya Sai progrediscono in sintonia con le direttive Divine.

2)se tali attività sono adeguate alle esigenze dell’umanità del 21° secolo; 3)se l’Organizzazione è riuscita a motivare e a influenzare i devoti alla pratica degli

insegnamenti Divini nella vita di tutti i giorni; 4)in quale misura i devoti sono disposti divulgare il messaggio e gli insegnamenti di

Bhagavan fra i loro parenti ed amici, e quanto sono ‘motivati’ a farlo; 5)qual è l’intelaiatura necessaria ad assicurare una partecipazione attiva e significativa delle

generazioni più giovani alle attività dell’Organizzazione; 6)qual è il ruolo che ci si aspetta dai devoti dell’Organizzazione nei progetti di servizio e

sociali intrapresi dalla ‘Fondazione Centrale Sri Sathya Sai’. Queste sei domande devono essere prese in considerazione e discusse dagli attuali membri

Sai, nella stesura delle linee guida per i prossimi 10 anni allo scopo di preparare un programma d’azione che definisca traguardi specifici per le varie attività dell’Organizzazione Sai e che ispiri il vertice e la base a diffondere il Messaggio Divino, in modo radicale. Dovrà servire a dare una forma pratica agli insegnamenti dell’Avatar Sri Sathya Sai.

Mi prendo la libertà di definire la visione futura e di condividere con le sorelle ed i fratelli Sai i miei pensieri su come pianificare e implementare le varie attività finalizzate al benessere dell’umanità.

Queste devono essere formulate ad un livello consono all’altezza dell’immagine del nostro Signore. Il pensiero che quando è lo stesso Dio a regnare, chi siamo noi per programmare e dare avvio a delle attività, dovrebbe essere messo da parte. Per ottenere la Grazia Divina gli sforzi individuali (Purusharta) sono inevitabili, ed un’organizzazione non deve affidarsi al destino.

Sono gli sforzi cumulativi e collettivi nel nobile obiettivo di servire l’umanità, che porteranno

il Divino ad essere più vicino sia a noi che al nostro lavoro. Siamo nel 21° secolo, ed è giunto il tempo per noi di essere consci che stiamo praticando il

nostro sadhana sotto l’ombrello Divino del nostro Signore Sai e che dobbiamo essere un esempio per gli altri al fine di stabilire la pace universale e la prosperità.

Inchinandomi ai Piedi Divini di Bhagavan e con la preghiera che Egli possa riversare la Sua Grazia Divina su tutti i nostri sforzi, vi espongo qui di seguito alcuni dei miei pensieri:

1) Il nocciolo degli insegnamenti di Bhagavan risiede nei cinque valori umani fondamentali

che girano attorno all’asse dell’ “Amore”. Negli ultimi anni, Bhagavan ci ha ricordato con forza il potere e la forza dell’amore disinteressato. L’esperienza di tale amore e dell’unità dell’umanità resta un sogno lontano. L’amore deve formare le basi di tutte le nostre attività.

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Come devoti di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba noi siamo i messaggeri dell’Amore. Dobbiamo sforzarci di sperimentare l’amore senza limiti di Baba nei nostri cuori per poi condividerlo con la famiglia, la società e tutta l’umanità.

2) Baba ci ha sempre detto che lo scopo della vita è riuscire a sperimentare la Divinità in noi. L’amore nel nostro cuore è una delle manifestazioni chiave di questa forza divina. L’Organizzazione Mondiale ‘Sri Sathya Sai’ deve diventare una forza impegnata incessantemente ad unire l’umanità. Ognuno di noi deve sforzarsi senza sosta a sperimentare la Verità Divina dentro di noi e a propagarLa attraverso i pensieri, le parole e le azioni. Non dobbiamo mai dimenticare che l’Organizzazione mondiale ‘Sri Sathya Sai’ è un corpo unico alimentato dalla forza del Divino che si trova dentro di noi. Spetta a noi il compito di diffondere le vibrazioni positive. Questa è la forza che unirà tutta l’umanità e guiderà la nostra ascesa alla religione dell’Amore.

3) L’educazione è la chiave della costruzione di una nazione. Molti di noi si sono chiesti per quale motivo Bhagavan dedichi così tanto del Suo tempo e dei Suoi sforzi alla creazione di una vasta rete di istituzioni educative. Queste istituzioni hanno provato al di là di ogni dubbio il benefico impatto dell’ “Educazione ai valori umani” sulla formazione di un’intera nuova generazione di uomini e donne. È venuto il momento di duplicare questo modello in altre parti del mondo. Il modello educativo di Baba deve essere ricreato in altri luoghi affinché, con la Sua Grazia e la Sua benedizione, il processo della riforma dell’educazione dei giovani diventi globale. L’intenzione non è quella di fondare dappertutto scuole e Università ‘Sathya Sai’, ma di abilitare tutte le scuole e le Università, ovunque esse si trovino, ad impartire l’educazione ai valori umani. Le istituzioni di Prasanthi Nilayam fornirebbero il modello di base, che poi dovrebbe essere adattato affinché possa incontrare le necessità educative proprie della zona o regione di riferimento. La meta da raggiungere è che tutte le strutture didattiche dovrebbero diventare i fari di un’istruzione impartita alla luce di un’educazione orientata ai valori umani.

4) Insegnanti dei valori umani altamente motivati sono essenziali per l’implementazione del programma. Dovremmo allestire in ogni paese una rete di istituti di formazione dove gli insegnanti possano essere motivati a praticare i valori umani nelle loro vite, e allo stesso tempo inserire i valori nell’intero sistema educativo formale e non formale.

5) Nessuna organizzazione può avere successo senza un’accurata pianificazione dei passi successivi. Bisogna sempre lasciar spazio alle innovazioni.

Gli anziani dell’Organizzazione Mondiale ‘Sri Sathya Sai’ devono dedicare il loro tempo e le loro energie nel preparare i giovani Sai ad assumere cariche di sempre maggiore responsabilità.

6)Gli anziani dovrebbero trasferire progressivamente le responsabilità organizzative ai giovani Sai, per poter assumere a loro volta il ruolo di consiglieri per guidare il progresso delle attività organizzative.

7) Bhagavan ci ha fornito così tanto nutrimento per le nostre menti che è più che sufficiente a nutrire i bisogni spirituali e intellettuali del prossimo secolo. Comunque, c’è da fare un grosso lavoro per suddividere i Discorsi Divini per argomenti secondo le esigenze di diversi gruppi d’età. Questa attività è molto importante e deve iniziare al più presto, per poter fornire un grande numero di pubblicazioni tematiche che possano soddisfare le esigenze di tutte l’età e in tutte le lingue del mondo.

8) L’organizzazione deve assicurarsi che il messaggio di Bhagavan raggiunga tutti gli angoli del mondo. Ci si dovrebbe impegnare su ogni fronte, al fine di avviare progetti ben congegnati per la creazione di biblioteche, mostre, presentazioni audio e video, software spirituali Sai e siti web. Queste attività devono utilizzare al massimo le energie creative dei giovani Sai.

9) L’organizzazione mondiale Sai deve considerare seriamente l’idea di spiritualizzare i Centri Sai di tutti i distretti dell’India e di tutte le più importanti città d’oltremare, affinché diventino basi per la diffusione degli insegnamenti di Baba attraverso i progetti ‘Educare’, ‘Medicare’ e ‘ Sociocare’.

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10) L’Organizzazione Mondiale ‘Sri Sathya Sai’ deve anche considerare l’introduzione di borse di studio per studenti meritevoli che mettano in atto il messaggio di Bhagavan: ‘Il fine dell’istruzione è il carattere’.

11) Il movimento ‘Bal Vikas’, che ha superato con successo un test durato tre decenni, deve diventare una fonte di rigenerazione spirituale per i giovani, ancora più efficace. Può rivelarsi necessario rivedere il contenuto dei corsi, rivitalizzare gli insegnanti per renderli più adeguati ai bisogni del 21° secolo. I giovani Sai possono svolgere un ruolo importante in questo cambiamento dei ‘Bal Vikas’.

12) Le generazioni a venire verranno deliziate dalla vita e dal messaggio di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba. Dobbiamo dare avvio ad un’ampia attività per preparare materiale di riferimento sulla vita e sul messaggio di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba.

13) Prasanthi Nilayam è il vero epicentro spirituale del mondo. Dobbiamo incoraggiare la gente di tutti i paesi, di tutte le culture e di tutte le razze a celebrare le rispettive feste sacre alla Divina Presenza del Signore per poter assaporare il vero sapore del nettare divino, che dà forza a queste celebrazioni.

14) Gli studenti delle scuole e delle Università ‘Sri Sathya Sai’ sono la nostra dote più preziosa. Dobbiamo fare tutto il possibile per introdurli nel flusso organizzativo. Vorremmo richiedere l’aiuto degli insegnanti dell’università ‘Sathya Sai’ per preparare un piano adeguato ed un programma atto a perseguire questo scopo.

15) Far sì che villaggi e città diventino luoghi ideali per le attività spirituali implementando in essi le attività dell’organizzazione Sai, affinché nei prossimi quindici anni divengano reami Sai, fino a coprire, con sistematica programmazione, tutti i distretti dell’India.

16) I primi venticinque anni del prossimo millennio devono assistere al risveglio del mondo Sai. Dovrebbe essere il privilegio più sacro di ogni devoto partecipare a questo globale movimento di massa e senza precedenti del risveglio spirituale nel mondo. Preghiamo che la Grazia di Bhagavan sia con noi in ogni istante di questo grande avvenimento.

Questa lista non è assolutamente completa, ma senz’altro una solida base d’inizio per i

prossimi tre anni. Il lavoro svolto in questi tre anni formerà le fondamenta del successivo cruciale quindicennio.

Per raggiungere l’obiettivo, dobbiamo smettere di essere un’ ‘organizzazione’ Sai e diventare un ‘movimento’ Sai. Diventare un ‘movimento’ significa diffondere rapidamente il programma ‘Educare’ - il ruolo dei valori umani - nel Laboratorio Umano. Un movimento è molto più vasto di un’istituzione ed il nostro ‘piano d’azione’ avrà una potente influenza sociale all’insegna del motto: ‘Ama tutti, servi tutti’.

Preghiamo il nostro Signore Bhagavan Sri Sathya Sai Baba di riversare le Sue Divine

Benedizioni su tutti i Suoi devoti.

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CENTRAL OFFICE - SRI SATHYA SAI SEVA ORGANIZATIONS FINO ED OLTRE IL 2000

VISIONE DEL MOVIMENTO SAI NEI SUOI 5 PUNTI FOCALI L'essenza dell'insegnamento di Baba è “la trasformazione dell’uomo", dalla natura animale a quella umana e divina. Baba dice: “Il mio Darshan deve scorrere su di voi e attraverso di voi al mondo". Tale obiettivo non può avere successo solo desiderandolo. Può essere ottenuto solo con l'azione, qualunque sia il sentiero percorso: Bhakthi, Dhyana, Karma, Jnana vanno bene, perché tutti portano alla stessa meta. Ma questo Avatar non è soltanto l'Avatar dei devoti Sai, è l'Avatar del mondo intero, di tutta l’umanità, perciò l'Organizzazione che porta il Suo nome deve essere una forza non solo per la trasformazione personale, ma anche per costruire la propria Nazione, assumendosene la responsabilità sociale. Perché il movimento Sai possa ottenere questo, i devoti devono essere colpiti da questa visione e devono vedere chiaramente qual è il loro ruolo e obiettivo nella Missione Divina. L'Organizzazione di Baba e la Sua personale chiamata mirano all'aspetto Educativo Spirituale e sempre di più ai giovani e all’integrazione della comunità mondiale. Il Movimento Sai dovrebbe nel corso del 70° Compleanno di Baba evolvere nella visione dei punti focali sottocitati. Un "Pancha Darshana" per il Movimento Sai fino ed oltre il 2000. 1 - Visione Spirituale Nessuna religione deve temere Sai! Ogni religione deve considerare Sai ed il Suo Movimento come un alleato ed amico per promuovere le radici delle rispettive religioni. 2 - Visione Educativa Non solo concentrarsi sull'espansione dei Bal Vikas e dei Valori Umani, ma trovare il modo attraverso il quale il Movimento Sai possa diventare una forza reale per rigenerare i Valori Umani nella società, tra i giovani, gli adulti, i politici ecc. Fate in modo che Sai sia sinonimo di Valori Umani nella società. 3 - Visione Servizio Rimpiazzare tutto il servizio di comodo con il servizio di bisogno! Fate che almeno una o due attività di servizio, evitate o ignorate da altri perché troppo sporche o troppo difficili, siano portate avanti dal Movimento Sai. Fate che la mano che aiuta nel Nome di Sai sia la mano di Dio che aiuta i dimenticati e gli ignoranti della società. 4 - Visione Giovani I giovani di oggi saranno i Leader di domani. Ma oggi i giovani sguazzano nella mediocrità, la loro cultura, la loro musica, i loro eroi provengono dalla celluloide e dalla TV. Non dovrebbe il Movimento Sai accettare la sfida di costruire una gloriosa forza di giovani Sai e non Sai, che possano essere come fiori nel giardino Divino e stelle nel cielo Divino? 5 - Visione Integrazione Siamo in grado di motivare i devoti Sai ad integrare gli insegnamenti di Baba nella loro vita quotidiana? Siamo in grado di far sì che i Centri Sai riflettano le tradizioni e gli usi del Paese in cui vivono invece di essere delle appendici di una cultura aliena? Siamo in grado di integrare il Movimento Sai nella cultura e nella tradizione della nostra comunità e del nostro Paese? Siamo in grado di integrarci con tutte le religioni e con tutti i popoli, diventando così l'esempio della paternità di Dio e della fratellanza umana?

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In breve, queste visioni saranno portate a compimento quando: A) I poveri, gli ammalati e i bisognosi alzeranno le mani per ringraziare Baba non perché Suoi devoti, ma per ringraziarlo dell'amore avuto dai Suoi devoti. B) I leader politici e religiosi si metteranno in fila per ringraziare e onorare Baba, non necessariamente perché devoti, ma per l'inestimabile lavoro fatto dai Suoi devoti per costruire la Nazione e far rivivere la sua religione e spiritualità. C) I devoti si sentiranno sinceramente esseri divini coscienti del proprio destino divino, e coscienti di essere collaboratori di Dio nella creazione dell'Età dell'Oro.

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LINEEE GUIDA PER AUTOINTROSPEZIONE ED AUTOANALISI 1. Auto -Introspezione Rispondi con sincerità alle domande che seguono. Questo ti aiuterà ad avanzare sul cammino spirituale indicato da Bhagavan Sri Sathya Sai Baba.

1. (a) Amo e servo la mia madrepatria? 1. (b) Odio la madrepatria di altri? 2. Onoro ogni religione? 3. Amo ogni persona senza distinzione? 4. Tengo pulito il mio ambiente senza creare danno ad altri? 5. Aiuto i bisognosi? 6. Accetto oppure offro bustarelle? 7. Sono geloso del progresso degli altri? 8. Dipendo da altri per accudire alle mie necessità personali? 9. Osservo sempre le leggi dello Stato? 10. Adoro Dio ed evito il peccato?

Se hai risposto “Sì” alle domande 1a, 2, 3, 4, 5, 9 e 10 e 'No' alle domande 1 b, 6, 7 e 8, stai percorrendo il Divino Sentiero. 2. Riflessioni quotidiane

1. Ho iniziato ad osservare l’ABC della vita come spiegato da Bhagavan? 2. Tratto gli anziani con reverenza? 3. Ho iniziato a compiere i miei doveri con consapevolezza? 4. Seguo il Divino insegnamento “Il servizio all’uomo è servizio a Dio”? 5. Mi sforzo per raggiungere la purezza nei pensieri? 6. Mi arrabbio durante il mio lavoro quotidiano? 7. Sono felice del successo degli altri? 8. Ho iniziato a praticare il silenzio? 9. Le mie azioni sono dettate dall’amore per gli altri? 10. Evito di ascoltare le critiche degli altri? 11. Vedo il Sé negli altri? 12. Ho iniziato a offrire tutti i miei pensieri, parole ed azioni a Dio?

3. Autovalutazione sui 9-Punti del Codice di Condotta Alla fine di ogni settimana, esamina quanto spesso segui il Codice di Condotta, essenziale per ogni membro dell’Organizzazione Sri Sathya Sai, annotando "R" per “con Regolarmente”, “O” per “Occasionalmente” e “N” per “Non ancora”.

1. Meditazione e preghiere quotidiane. 2. Canto devozionale/preghiera con i membri della propria famiglia una volta alla settimana. 3. Partecipazione ai programmi Educativi per bambini condotti dall’Organizzazione. 4. Partecipazione, almeno una volta al mese, ai Bhajan o ai programmi condotti

dall’Organizzazione. 5. Partecipazione al servizio comunitario o ad altri programmi dell’Organizzazione. 6. Studio regolare della letteratura Sai. 7. Parlare dolcemente e amorevolmente con tutti. 8. Non indulgere in critiche verso gli altri, specialmente in loro assenza. 9. Mettere in pratica il “tetto ai desideri" utilizzando i risparmi generati per il “servizio

all’umanità”.

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SATHYA SAI ORGANISATION ZONE 6 SOUTH EUROPE REGION 61 – ITALY

Montesilvano (Pescara) 14-15 settembre 2013

CONGRESSO NAZIONALE “L’ORGANIZZAZIONE IDEALE SAI”

Sabato, 14 Settembre - Programma

14:30 Om e Bhajan

14:45 Benvenuto e introduzione (Presidente Nazionale)

15:00 Esperienze di Devoti Sai

16:00 Visione olistica dell’Organizzazione Sai (Presidente Nazionale)

16:20 Intervento di Marianne Meyer (Membro del Prasanthi Council )

16:50 Presentazione Workshop (Ala Educativa Nazionale)

17:00 Coffee Break

17:30 Workshop (a gruppi)

18:30 Sintesi e condivisione generale

20:20 Presentazione Satsang (Ala Giovani Nazionale)

20:30 Cena

22:00 Satsang a cura dei Giovani Sai

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SATHYA SAI ORGANISATION ZONE 6 SOUTH EUROPE REGION 61 – ITALY

Montesilvano (Pescara) 14-15 settembre 2013

CONGRESSO NAZIONALE “L’ORGANIZZAZIONE IDEALE SAI”

Domenica, 15 Settembre - Programma

09:00 Om e Bhajan

09:15 Ruolo dell’Organizzazione Sai ( Presidente Nazionale : Attività nei Centri e Coordinatore Regione 61/Zona 6 Mauro Battiston : Attività in Europa)

09:45 Attività nel mondo (Marianne Meyer)

10:15 Coffee Break

10:30 Presentazione programmi (Ali Nazionali)

12:15 Domande e risposte (Presidente Nazionale e Coordinatori Europei di Zona e Regione: Alida Parkes e Mauro Battiston)

.. : .. Conclusioni

.. : .. Arathi

13:00 Pranzo

I lavori del congresso saranno affiancati da:

Mostra Fotografica sull’India (C. Tofan) Mostra Artistica “Il risveglio dell’essere Umano” (T. Mesiano)

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Parte seconda Atti del Congresso

Inviati ai Centri/Gruppi e pubblicati sul minisito

http://www.sathyasai.it/Congresso_2013/

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Atti del Congresso

INTERVENTI DI MARCO FULGENZIO (Presidente Nazionale)

INTERVENTO DI MARIANNE MEYER (Prasanthi Council e SSSWF)

INTERVENTO DI ALIDA PARKES (Presidente Zona 6)

INTERVENTO DI MAURO BATTISTON (Coordinatore Regione 61)

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INTRODUZIONE - (Marco Fulgenzio)

Sai Ram. Voglio rivolgere un caldo benvenuto a tutti voi ed in special modo agli ospiti d’onore: Marianne Meyer (Membro del Prashanti Council), Alida Parkes (Presidente della Zona 6), Mauro Battiston (Coordinatore della Regione 61 della Zona 6), che ci onorano della loro presenza. Mi auguro che questi due giorni siano colmi d’Amore e delle Benedizioni di Swami.

Voglio iniziare con la preghiera vedica che Baba ci ha ricordato più volte nei Suoi discorsi :

“ Possa il Signore proteggerci e nutrirci facendoci crescere in intelligenza e valore lavorando assieme e vivendo in amicizia

senza alcun conflitto!” (D.D. 10/08/2006)

OM SAI RAM

Ed ora incominciamo con delle domande: PERCHÈ IL CONGRESSO L'idea di un Congresso Nazionale è nata dal viaggio itinerante che il Direttivo del Consiglio Centrale ha effettuato, da settembre 2012 a marzo 2013, in tutti i Coordinamenti italiani per comprendere se l'Organizzazione Sathya Sai, dopo che il nostro beneamato Swami ha lasciato il Corpo, continua ad essere ispirante ed ispirata dal Suo motto "La Vostra Vita è il Mio Messaggio". Durante questo viaggio ho posto ai devoti presenti due domande: “Che cosa vuoi veramente?”; “Qual’ è oggi la tua Missione?” . Le stesse domande che Swami mi ha rivolto anni fa, trovandomi con Lui in interview a Whitefield e a cui solo oggi sono in grado di rispondere. Pertanto mi piacerebbe che portaste con voi oggi queste due domande, senza dare una risposta immediata: la darete nel momento in cui sarete pronti! I devoti oggi presenti non saranno solo spettatori, ma anche attori dell'evento: tutti saranno, infatti, invitati a partecipare a dei circoli di studio (workshop) su degli argomenti specifici. Ma, prima ancora di chiederci perché un Congresso, è necessario rispondere interiormente ad alcune domande fondamentali:

Perché un’Organizzazione Sai? Perché esiste? Siamo riusciti a comprendere la "Missione" che Baba ci ha lasciato sia singolarmente, sia come

Organizzazione Sai? Quali prospettive, per l'Organizzazione Sai?

A questo proposito abbiamo creato un minisito su internet per il Congresso (che è stato già divulgato a tutti attraverso i nostri canali mediatici) per scaricare il materiale di preparazione (nell'area "Download"):

Il documento dal libro di Indulal Shah Il documento di autoanalisi Il documento "Fino ed oltre il 2000" del Central Office

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PERCHE’ E’ IMPORTANTE ESSERE OGGI AL CONGRESSO E QUALI GLI OBIETTIVI DEL CONGRESSO Dall'insegnamento di Baba si apprende che "ogni singola faccetta è importante e necessaria, affinché il Diamante Sai possa risplendere in tutta la Sua Essenza"; Quindi l'obiettivo del Congresso sarà di individuare come poter svolgere al meglio il Compito che Swami ha indicato all'Organizzazione che porta il Suo Nome. Pertanto, il nucleo del Congresso sarà "dal passato, attraverso il presente, al futuro dell'Organizzazione Sathya Sai". Condivideremo così insieme ricordi ed esperienze con Swami e tant’altro. Approfondiremo, come devoti, associati e non associati, "Giovani" e "Senior", il ruolo dell'Organizzazione Sai ed i suoi progetti, per ripartire tutti insieme verso un unico obiettivo. TITOLO DEL CONGRESSO: "L'Organizzazione Ideale Sai", si collega all’ultima conferenza mondiale, la IX, svoltasi alla presenza di Bhagavan Stesso, e che ha avuto per tema: L’Ideale Sai – ovvero “Dio è, Io sono Io, Ama tutti Servi tutti.” E’ a questo ideale che l’Organizzazione Sai deve innanzitutto ispirarsi. IL CONGRESSO È AFFIANCATO DA DUE MOSTRE (ispirate dagli insegnamenti di Baba e dai Valori Umani)

Mostra Fotografica sull’ ”INDIA” (Cornelio Tofan) Mostra Artistica “IL RISVEGLIO DELL’ESSERE UMANO” (Tiziana Mesiano)

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VISIONE OLISTICA DELL’ORGANIZZAZIONE SATHYA SAI (Marco Fulgenzio)

Anche se Baba non è più nella Sua Forma fisica, è e sarà sempre vicino a noi. Anche noi dobbiamo essere in grado di rimanere sempre “vicino” a Swami. Questa vicinanza significa, in altre parole, avere pensieri, sensazioni ed obiettivi che siano quelli che il nostro Maestro ci ha insegnato. Noi dobbiamo desiderare di ricevere da Baba, ma dobbiamo anche essere in grado di vibrare con Lui nella stessa lunghezza d’onda, senza interferenze dovute alla vibrazione contraria di Kama (desideri mondani) e Kroda (ira). Oggi, in questo mondo pieno di ansie, paure, incertezze e caos, dobbiamo ricordare Baba con Amore ed è assolutamente necessario sentirsi uniti a Lui con il “servizio disinteressato” e con le “preghiere” per creare una vibrazione positiva per noi e per tutta l’Umanità. Allora ecco la risposta alla domanda: “Perché esiste un’Organizzazione Sai e chi l’ha voluta?”.

L’Organizzazione Sathya Sai è stata voluta e fondata da Baba che le ha dato il Suo Nome e ben chiare indicazioni.

“ La mancanza di Pace della quale l’uomo soffre deve sparire: questo è lo scopo dell’Organizzazione da Me voluta. ServiteMi, servitevi restando sinceri, amabili e attivi e siate un esempio di Verità, di Amore e di aiuto agli altri”. (Sathya Sai Speaks – Vol. 6, pag. 248). Nel mio intervento di domani, approfondirò il Ruolo dell’Organizzazione Sai, in special modo dei Centri. Baba ha dato il nome SAI alla Sua Organizzazione affinché avesse un suo significato profondo. Egli spiega: “La prima lettera S sta per Servizio, la seconda lettera A sta per Adorazione e la terza lettera I per Illuminazione. In altre parole significano AZIONE (Karma Yoga), DEVOZIONE (Bhakti Yoga) e SAGGEZZA (Jnana Yoga). SAI insegna queste tre cose. La mancanza di una di queste tre non può essere SAI. La combinazione di Karma, Bhakti e Jnana è la vera caratteristica di Sai. Quindi nell’Organizzazione Sai dovete con tutto il cuore cercare di promuovere queste tre.” (D.D. del 18/11/1995 – 6° Conferenza Mondiale)

Che cosa significa questo? Significa che attraverso tutte le attività che si svolgono nell’Organizzazione Sai purificheremo, attraverso il Servizio, l’Adorazione e la Conoscenza, le nostre mani, i nostri cuori e la nostra mente (testa, cuori e mani).

A questo proposito poniamoci una domanda e riflettiamo qualche secondo in silenzio: Siamo stati in grado fino ad oggi di vivere tutti e tre gli aspetti della disciplina spirituale che Baba ci insegna? …….. Per vivere tutti e tre gli aspetti della disciplina che Baba ci insegna, è necessario avere una visione olistica dell’Organizzazione. Vale a dire, come dice I. Shah, imparare a percepire, pianificare e valutare il successo di ogni attività sulla base:

1. Dell’Amore che riesce a generare (a livello individuale, familiare, sociale); 2. Del livello di trasformazione che riesce a provocare di conseguenza.

Questa visione deve essere presa in considerazione continuamente per preparare programmi di azione (lo vedremo anche domani con le Ali Nazionali) che definisca traguardi specifici (come afferma I. Shah) per le varie attività dell’Organizzazione Sai e che ispiri i responsabili e non, a vivere e quindi a diffondere il Messaggio Divino, in modo radicale e autentico.

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La visione non deve essere più limitata solo al raggiungimento di un obiettivo individuale: il mio Centro, il mio Posto, il mio Bhajan, la mia Sadhana, il mio Progresso Spirituale. Ma deve essere rivolta soprattutto ad un beneficio collettivo. Dobbiamo allargare questa visione per svolgere attività per il beneficio di tutta l’umanità. Concludo con queste parole di Baba: ”Il solo ed unico obiettivo dell’Organizzazione Sai è aiutare l’uomo a scoprire la sua innata Divinità, riconquistare la fiducia in sé stesso e la Fede in Dio… L’obiettivo dell’Organizzazione Sai è quello di rendere la gente consapevole di questa verità e di vivere nella consapevolezza … (Sathya Sai Seva Dal -4/83, pag. 4). Citazioni dal PPS: “L’Organizzazione Ideale Sai” Le Organizzazioni che prendono il Mio Nome non devono essere utilizzate per

pubblicizzarLo o per creare un nuovo culto per la Mia adorazione. Esse devono cercare di diffondere l’interesse per la recitazione del Nome di Dio, per la meditazione e gli altri esercizi spirituali che conducono l’uomo al Divino …

[23.02.1968] Lo scopo principale dell’Organizzazione Sathya Sai è aiutare l’umanità a riconoscere la

propria innata Divinità … Quindi, il vostro dovere è porre in rilievo l’Uno, sperimentarLo in tutto ciò che fate e dite. Non date alcuna importanza alle differenze di religione, setta, condizione sociale o colore della pelle …

[01.06.1975] C’è un solo Dio, ed è onnipresente. Non odiate le altre religioni. Un indù dovrebbe

diventare un indù migliore, un cristiano un miglior cristiano e un musulmano, un musulmano migliore … Troverete l’unità di tutte le religioni solo quando colmerete d’amore il vostro cuore.

[19.11.1999] Non considerate le regole come una restrizione imposta da Me o come un vincolo alla vostra

libertà d’azione. Esse sono concepite per aiutare voi e gli altri nelle pratiche spirituali che avete intrapreso.

[22.12.1971] Non scavate poco profondamente in numerosi luoghi diversi per poi lamentarvi di non

essere riusciti a trovare l’acqua. Scavate con decisione e con fede in un solo luogo e la trivella andrà giù fino alla sorgente vera e propria dell’acqua.

[22.01.1967] La devozione è stata definita quale intenso attaccamento unidirezionale al Signore.

[08.04.1972] È la strada più facile per conquistare la Sua grazia e comprendere che Egli è, di fatto, il tutto.

[Mahashivaratri 1955] La devozione è la strada più semplice e più efficace, poiché è disciplina spirituale del cuore …

[14.11.1976] Non tutte le gocce di pioggia raggiungono il mare che è la loro sorgente e nello stesso tempo

il loro obiettivo. Allo stesso modo, i devoti di Dio sono gocce dell’Oceano della Beatitudine. L’Organizzazione Sathya Sai è il fiume che trascina insieme i devoti di diverse parti del mondo riportando ogni volontario Sai alla Divinità che è la fonte e la meta di tutta la vita.

[Domande e Risposte pag.9]

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IL RUOLO DELL’ORGANIZZAZIONE SATHYA SAI - I CENTRI (Marco Fulgenzio)

Il ruolo dell’Organizzazione Sai, stabilito da Sathya Sai Baba, è quello di risvegliare nell’uomo la consapevolezza della Divinità insita in lui, attraverso la pratica dei cinque Valori Umani (Verità, Retta Azione, Pace, Amore e Non Violenza), dei 10 Principi e dei 9 Punti di Codice di Condotta.

È questa dichiarazione che motiva l’esistenza stessa dell’Organizzazione Sai ed è proprio questo il punto su cui tutti dovremmo fare chiarezza.

L’Organizzazione (proprio dal nome stesso “organizzazione”) è una struttura Organizzata, voluta da Baba, sostenuta da regole e regolamenti sia di tipo spirituale (5 Valori Umani, 10 Principi e 9 Punti di Codice di Condotta), sia di ordine pratico (linee guida, manuali) con scopi ben precisi. Baba ci chiede una scelta ponderata e responsabile, perché chi liberamente accetta, quale disciplina spirituale, di aderire all’Organizzazione che porta il Suo Nome, si assume anche l’onere di vivere in conformità ai principi da Lui enunciati! Non si possono contestare, interpretare, manipolare a proprio piacimento i dettami che sono dati direttamente da Lui e che sono finalizzati a obiettivi ben precisi. I Centri Sai, attraverso le loro attività, sono il “cuore” pulsante dell’Organizzazione Sai. Il Dr. J. Jagathesan della Malesia, in un suo discorso a P.N. del 28/11/90 (Mother Sai n° 3/’91) afferma: “La gente viene al Centro Sathya Sai dopo alcune letture su Sai Baba. Che cosa possono aver letto? Baba dice: sono venuto per nutrire le radici della religione, non sono venuto per dare inizio ad una nuova religione, sono venuto per riparare l’antica strada che porta a Dio. Seguite la vostra religione e sarete più vicini a Me. Non sono venuto per iniziare un nuovo culto indirizzato a Me. La gente legge queste parole, poi va al centro e che vede? Vede una venerazione, un culto o un sentiero che non può seguire senza provare la sensazione di tradimento per le proprie radici religiose. Una volta che si è stati a Puttaparthi e si è diventati più devoti facendo l’esperienza di Baba (attualmente il Samadhi di Baba, NdA) allora potete mettere anche mille foto. Ma il Centro deve pensare ai nuovi arrivati, che vengono in un’oasi a dissetarsi ad un’acqua spirituale. Il centro non deve essere a misura di coloro che sono stati a Prashanti per venti volte, ma è per quelle persone che si sono perdute e che vanno in cerca di conforto. Bisogna poter dar loro quest’acqua e questo vino dell’immortalità e bisogna offrirgleli nella tazza di cui dispongono … Il Centro Sai è il contenitore, il messaggio Sai è il vino … Pertanto aderire a un Centro Sai significa, come pre-requisito:

1. Sviluppare un comportamento corretto. 2. Relazionarsi con un atteggiamento interiore aperto. 3. Essere disponibili al cambiamento, cioè a non continuare ad identificarsi nel ruolo che

svolgiamo (nella società e nell’Organizzazione stessa), ma a sintonizzarci costantemente con la nostra natura spirituale.

Sathya Sai Baba ammonisce: “ I Centri Sai devono riflettere i caratteri distintivi della nostra Organizzazione. Non possono essere un guazzabuglio di Centri Sathya Sai coi tanti guru e le tante vie spirituali. Noi abbiamo la nostra meta e Swami ha indicato la via che dobbiamo seguire con quieta sincerità e devozione. I leader ne dovranno dare l’esempio”. (Colloqui, XLI – 1, pag. 103, MS Publications)

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Inoltre Egli enfatizza: “ Il Mio Onore è il vostro onore, e il vostro onore è il Mio Onore. Questo non è il vostro Centro e la vostra Organizzazione: sono Miei! Nel Mio Movimento le menti devono armonizzarsi reciprocamente. Il cuore di tutti deve essere plasmato nella disciplina e fecondato con i semi dell’Amore, affinché in loro cresca l’albero della dedizione e possano raccogliere poi i frutti della conoscenza. (SSS, Vol. VII, pag.159)

Dalle nuove Linee Guida (che sono state divulgate di recente) si evidenzia:

“Gli Insegnamenti di Sathya Sai Baba mettono in evidenza che ogni atto di servizio, piccolo o grande, compiuto con l’atteggiamento di servizio a Dio, che risiede in coloro che vengono serviti, conferisce immenso beneficio spirituale all’aspirante.

Perciò, i Responsabili dei Centri Sathya Sai forniscono ai membri una vasta gamma di opportunità di compiere servizio. Fra queste ci sono: visite regolari in ospedali, case di cura o ricoveri per senzatetto, fornitura ai bisognosi di cibo, acqua, vestiti; campi medici, adozione di quartieri poveri, soccorso in caso di calamità naturale, campagne per la donazione del sangue, programmi per carceri, supporto agli orfanotrofi e tutoraggio agli studenti”.

Ed inoltre, come Baba afferma:

“I membri di un Centro di questa Organizzazione, devono impegnarsi, nel processo di purificazione della mente e di chiarificazione dell’intelletto. Devono liberarsi da tutti i pregiudizi ed equivoci. Devono parlare con dolcezza e rispettare sinceramente chiunque. L’umiltà e la tolleranza devono caratterizzare il comportamento del devoto Sai “ (Sathya Sai Speaks – Vol. 10, pag 44).

Concludendo:

Essere Responsabili in un Centro Sai è davvero una grande responsabilità, perché da un lato ci permette di “lavorare” ancora di più su noi stessi “per il nostro stesso bene”e dall’altro è una “disciplina spirituale vigile e costante”, per riuscire ad essere di esempio agli altri onorando nel migliore dei modi il Nome di Baba.

Lungo questo “cammino spirituale” è importante non sentirsi singoli individui separati: qualsiasi nostro atteggiamento o comportamento si ripercuote infatti, ineluttabilmente su tutti gli altri!

Per questo è importante mantenere sempre vivo il valore dell’Unità anche di fronte a incomprensioni, divergenze o malintesi che possono sempre essere superati, se lo si vuole!

Baba afferma: “ Il solo obiettivo di un Centro è la consapevolezza dell’Unità … Le strutture Sai si basano sull’Amore. Esse puntano all’Amore, esprimono Amore e nessun altro atteggiamento deve trovarvi posto. La Divinità è il magnete, l’Umanità è il ferro. L’Amore è la forza che li tiene insieme. (Sathya Sai Speaks – Vol.6, pag. 248)

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CONCLUSIONI (Marco Fulgenzio)

Voglio ringraziare tutti voi della partecipazione a questo Congresso. Ho sentito che l’Amore di Swami è stato ed è presente in tutti noi. Ringrazio della partecipazione gli ospiti d’onore Marianne Meyer, Alida Parkes e Mauro Battiston e ringrazio in special modo tutti coloro che, con sacrificio, sono venuti da lontano. Ringrazio tutto il Direttivo del Consiglio Centrale, nonché tutti coloro che si sono prodigati per la realizzazione di questo Congresso ed i devoti del Centro Sai di Pescara per quanto hanno fatto. Un ringraziamento speciale va a mia moglie Antonella per il suo continuo sostegno e per aver ispirato il titolo a questo Congresso: “L’Organizzazione Ideale Sai”.

Il Congresso ha evidenziato, in sintesi, che attraverso tutte le attività che si svolgono nell’Organizzazione Sai, attraverso il Servizio (Azione), l’Adorazione (Devozione) e la Conoscenza (Illuminazione), purificheremo le nostre mani, i nostri cuori e le nostre menti (unità di testa, cuore e mani). Pertanto, dobbiamo cercare, come dice Swami, queste tre cose nell’Organizzazione Sai altrimenti, se ne manca una, non è SAI (le lettere del Nome Sai stanno per Servizio, Adorazione, Illuminazione). Nel discorso del 20 novembre 1998 a Prashanti Nilayam, durante il 1° Convegno Internazionale dei Responsabili dei Centri Sathya Sai, Baba pronuncia questa preghiera vedica:

Cresciamo tutti insieme, siamo felici insieme,

compiamo azioni eroiche lavorando insieme. Viviamo insieme senza conflitti.

Swami nel Suo discorso continua: “Sono versi vedici che riecheggiano il sentimento di unità e di vita comunitaria che ha fatto dell’India una terra di sacrificio, una terra di spiritualità, di purezza. Incarnazioni dell’Amore! Se volete raggiungere gli obiettivi che vi siete proposti, lavorate uniti!” Auspicando poi l’avvio di nuovi progetti, ha aggiunto: “ La pace regnerà suprema solo quando tali nobili progetti prenderanno piede nel mondo: se voi sarete uniti, queste cose accadranno in un baleno. Io sono sempre in voi, con voi, intorno a voi, sopra e sotto di voi …. Io mi trovo dovunque voi siate. Il vostro cuore è il Mio tempio e non ci saranno deficienze di sorta: i vostri sforzi non falliranno mai! Lavorate con fede assoluta, abbiate un Amore completo e sarà giocoforza che avrete successo. Il mondo intero sarà trasformato nell’Organizzazione Sathya Sai e Sathya Sai entrerà stabilmente in tutti i cuori. Rendetevi conto che il servizio che fate torna a beneficio di voi stessi, non di altri … Baba, infine, dopo aver cantato il bhajan “Govinda krishna Jai” riprende la parola: “Incarnazioni dell’Amore! Intraprendete le attività di servizio con la stessa unità con cui avete seguito, tutti uniti in perfetta armonia e all’unisono, il Mio bhajan. Non prendete solo parte ai gruppi del canto, ma anche a quelli di lavoro. Solo allora sarete in beatitudine. Desidero che abbiate questo tipo di armonia, di coesione e di unità nel canto e nel servizio sociale, affinché ne ricaviate ogni gioia.” Dopo queste significative e, come sempre, splendide parole di Baba, auspico che l’Organizzazione Sathya Sai sia sempre Unita nell’Amore (Bhakti Yoga), Pura nelle Intenzioni (Jnana Yoga) e Determinata nell’Azione (Karma Yoga) … ma questo dipenderà da tutti noi e dalla Grazia che Bhagawan vorrà concederci. Ricordo, infine, che Swami, durante una Sua visita a Bombay, alla domanda di un gruppo

di giornalisti (pubblicata sul giornale “The Times of India” il 19 marzo 1999): “ Chi guiderà l’Organizzazione Sathya Sai dopo di Lei?”, rispose: “ I Miei devoti. Dio li condurrà avanti!”

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MARIANNE MEYER Marianne Meyer si è laureata al Copenhagen Business College e successivamente ha proseguito gli studi universitari in filosofia, psicologia e pedagogia. Ha conseguito diversi diplomi supplementari specializzandosi come formatrice per l’educazione degli adulti. Con suo marito, Thorbjorn Meyer, ha fondato l'Organizzazione Sathya Sai in Danimarca nel 1981 e l'Istituto di formazione ESSE nel 1987. La signora Meyer è stata insegnante Sathya Sai e Coordinatrice Nazionale dell’Educazione Sathya Sai. Ha servito come Presidente di Centro, Vice Coordinatrice Centrale e Presidente di Zona 7. Dal 1987 è stata docente formatrice dell’Istituto ESSE, di cui è ora direttrice. Attualmente è membro del Prasanthi Council e della Commissione Educazione della Sri Sathya Sai World Foundation (SSSWF).

INTERVENTO DI MARIANNE MEYER

“L’Organizzazione ideale Sai” è un tema meraviglioso. Come realizziamo questo obiettivo? Da un lato un’organizzazione è semplicemente una struttura per un gruppo di persone con obiettivi comuni; un organo per realizzare uno specifico compito. Allora, qual è l’obiettivo di quest’Organizzazione? Swami ci dice “ Abbiate la ferma convinzione che l’obiettivo dell’Organizzazione sia di aiutare gli individui a superare gli ostacoli che li separano da Dio”. Perciò, l’appartenenza a quest’Organizzazione è un grande fertilizzante per la crescita spirituale, ottenuta rimuovendo gli ostacoli che ci separano da Dio. Quando ci impegniamo nelle attività ci sono enormi possibilità di trasformazione. Ricoprire una carica in quest’Organizzazione è allora come un potente richiamo per la propria crescita spirituale, dato che i processi di apprendimento conseguenti all’accettazione della responsabilità sono ancora più intensi. Le responsabilità della mia vita ed i doveri nell’Organizzazione Sathya Sai non sono due cose differenti, sono interconnesse. Perciò dobbiamo guardare allo scopo della vita. Qual è lo scopo della vita? Se ci rifacciamo alle diverse religioni, vedremo che indicano tutte la stessa direzione: essere in grado di servire l’umanità e ottenere la liberazione. Nel Cristianesimo è detto: Ottenere la liberazione seguendo il cammino della Verità. Nell’Induismo è detto: raggiungere la liberazione attraverso il servizio all’umanità. Nell’Islam è detto: servire gli esseri umano di ogni ceto sociale. Nel Buddismo è detto: cercare la felicità.

Tutti noi vogliamo essere felici, ma la felicità permanente è sperimentare la mia vera natura ed è strettamente legata allo scopo della Vita, che è capire e sperimentare la mia vera realtà. Questo porta a rispondere alla domanda: “Chi sono io”? Swami ci dice: ” L’Organizzazione deve trasformare l’umano in Divino.”

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Pertanto la chiave della felicità duratura è essere consapevoli di: Come vivere questa vita, e Come procurarsi le risorse per compiere i nostri doveri.

Tutti noi abbiamo, nascoste dentro di noi, tante potenzialità che hanno bisogno di essere risvegliate. Impegnarci in attività della SSO può essere un “bacio del risveglio” che può portare fuori le nostre potenzialità addormentate. Swami dice: “Tutta la conoscenza non è altro che ri-conoscenza”. Sperimentare la nostra vera realtà è sperimentare l'insita energia di Amore Universale. Quando quest’Amore è praticato, iniziamo a vedere che tutto è uno. Iniziamo ad apprezzare tutti – anche coloro che ci creano difficoltà – perché iniziamo a capire che essi semplicemente ci impartiscono una lezione: sviluppiamo la comprensione. Cominciamo a capire che il nostro obiettivo è di creare un'atmosfera di amore, un ambiente di amore, dove l'apprendimento può avvenire per tutti noi. Creare un ambiente di amore è come quando ci connettiamo a Internet, solo che qui ci colleghiamo a ”interiore-net”, e il download è immediato. Diventiamo interiormente silenziosi e possiamo ascoltare la voce di Dio. Ecco come possiamo incontrarci in armonia e lavorare insieme per creare un'organizzazione Sai ideale. Ciò che si incontra nella vita è destino – come lo si affronta è il nostro sforzo. Dovremmo fare del nostro meglio. Swami guarda ai nostri sforzi molto di più che al risultato. Così tutti noi abbiamo del lavoro da fare – ma insieme siamo Uniti – e Uniti noi potremo “superare” ed essere in grado di ispirare. Siamo giudicati dal nostro discorso, dal nostro comportamento, dalle nostre azioni. Solo quando le nostre azioni saranno corrispondenti alle nostre parole (e pensieri), potremo essere esempi d'ispirazione. Ghandi ha detto: “Diventate il cambiamento che volete vedere nel mondo.” “Dimenticate le differenze e vivete nel presente. Sviluppate Unità. Nell’unità c'è una forza immensa. Solo l'amore porta unità.” - Baba Quando le persone arrivano all’Organizzazione, spesso si focalizzano sulla struttura - le linee guida - ma la struttura non può mai generare energia di amore. La struttura è solo lo scheletro del corpo, mentre noi, i devoti, siamo l'anima dell’Organizzazione. Se noi ci trasformiamo – l'amore fluirà e genererà potere di attrazione che attrarrà nuove persone ispirandole trasformare se stesse. Quindi, è il materiale umano, noi devoti, che modella la forma dell’Organizzazione, siamo noi che ne determiniamo la qualità. Innanzitutto dobbiamo sviluppare l’autoconoscenza. Questa deriva dal conoscere noi stessi sapendo che la nostra vera identità è l'Energia di Amore interiore. Egli dice: “il dovere primario dell'uomo è capire, chi è davvero” e “la Sadhana più alta è quello di trasformare l'amore in servizio. Questa è vera devozione “. La Devozione diventa focalizzazione dell’attenzione sull'operazione eseguita. Quando dedichiamo noi stessi a qualcosa o qualcuno, noi vi concentriamo tutta la nostra attenzione e lo portiamo nel nostro cuore. Questo non significa che non dovremo affrontare sfide né esperienze di frustrazione, quando non avremo successo. Ma dobbiamo imparare a fidarci del processo di cui Lui è responsabile.

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La sofferenza è parte della vita, ma dobbiamo avere fede, dobbiamo avere fiducia in noi stessi – solo allora potremo procedere. Questa è la nostra responsabilità. La responsabilità viene normalmente collegata ai diritti, che conferiscono alcuni privilegi. Se non sono soddisfatti i nostri diritti potremmo reclamare, ma la vita non è un diritto, è un dono. Non possiamo pretendere che questa nostra vita possa fare delle preferenze. Che dovrebbe essere senza inconvenienti e disagi. Oggi nella società la maggior parte delle persone parlano di quelli che sono i loro diritti. Pochissimi si chiedono: quali sono i miei doveri? Qui possiamo fare la differenza. Il valore della vita è la coscienza, e la Leadership illuminata è una questione di cuore, mente e anima. Oggi stiamo parlando di 'Come passare dalle parole ai fatti'. Tutti vogliono il cambiamento e si aspettano il cambiamento dei leader e dell’Organizzazione di cui sono parte. Pochissimi si chiedono 'Come posso cambiare io?'. Come posso diventare autentico? Quando la nostra coscienza si sta espandendo attraverso l'Amore, ci permette di accettare i diversi punti di vista come sfaccettature della verità stessa. È questo che praticheremo nei nostri Centri e Gruppi. La capacità di portare diversi - o a volte di opposti - punti di vista in un ambiente dinamico che conduce alla più profonda comprensione del processo di auto-trasformazione, è un segno della nostra crescente maturità spirituale. E questo quello che praticheremo nei nostri Centri e Gruppi. Quando ne abbiamo una conoscenza profonda, gli insegnamenti di Swami si dispiegheranno splendidamente attraverso la nostra pratica e saremo in grado di ispirare il mondo intorno a noi con i nostri esempi. La responsabilità spirituale è come noi rispondiamo – e non in relazione al carico di lavoro o all'importanza di una posizione. Come rispondiamo a ciò che sta accadendo fuori di noi e come rispondiamo alla sua chiamata interiore? La Vera ispirazione può venire solo quando ci stiamo connettendo al cuore spirituale. Cerchiamo quindi di collegarci a questo cuore e sperimentare la sua risposta. Cos’è che Lui ci sta insegnando? Ad imparare ad accettare il momento; a capire che succedono cose al riguardo delle quali non possiamo fare nulla - ma questo non significa che siamo impotenti. No - il potere risiede nella capacità di essere in grado di arrendersi e affrontare le sfide nel qui ed ora. Gli insegnamenti di Swami riguardano l’ora e lui dà consigli su come affrontare l 'ora! La situazione attuale riguarda l’individuo. È collegata con il “Chi sono io” – e quando sappiamo, chi siamo, noi spontaneamente agiamo da quel livello di coscienza e il mondo, almeno il nostro mondo, sarà in pace e armonia! Ciò implica essere in grado, a volte, di cambiare direzione. Abbiamo bisogno di intuizione, – discriminazione e capacità di superare le conseguenze. Dovremmo, quindi, essere grati a Swami che ha creato questo meraviglioso strumento per promuovere il nostro progresso spirituale: l'Organizzazione Sathya Sai. Dovremmo essere grati per le tante opportunità di fornire servizio disinteressato e creare un ambiente amorevole. Cerchiamo quindi di rispondere alla Sua chiamata interiore! Ispiriamo il mondo a vivere secondo il Suo insegnamento! Siamo Suoi strumenti d'Amore!

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INTERVENTO DI ALIDA PARKES (Presidente Zona 6)

Baba ha dato a tutti noi una grande opportunità. Ci ha benedetti con i Suoi Insegnamenti, linee guide e Messaggi Divini per molti anni. Ci ha fornito un forum per imparare i valori spirituali. Un campo d’addestramento dove praticare l’amore e il servizio disinteressato. Sono molto felice di far parte insieme a voi a questa Missione Divina. La prima volta che mi sono recata a PN, oltre 20 anni fa, sono stata travolta e profondamente toccata dall’energia/vibrazione d’Amore che ho percepito quando Baba è entrato nel mandir. Una sensazione che è rimasta sempre viva in me da allora. Mi sono fermata solo pochi giorni, ma abbastanza per capire che avevo trovato ciò che stavo cercando, e abbastanza per pensare: Baba vorrei lavorare con te e per te, se posso essere di aiuto” A quel tempo non sapevo quanto seriamente Baba prendesse in considerazione i ns desideri e tanto meno potevo immaginare di far già parte del Suo piano Divino. Baba ci ha selezionati, preparati e incoraggiati a prendere coscienza del divino universale per diventare strumenti della Sua Missione. Ci dice che quando tutte le persone e cose sono viste come riflessi di Dio, la pace e fratellanza regna sulla terra. Ma per realizzare la divinità negli altri, dobbiamo prima scoprire la luce dentro di noi. Dobbiamo essere convinti che la scintilla divina che ci motiva risiede anche negli altri. L’ OSS secondo me è un Ospedale Spirituale Super Specializzato. In questo ospedale tutti i pazienti si aiutano a vicenda e tutti soffrono della stessa malattia mentale- l’ignoranza di aver dimenticato la propria realtà. Baba sa come curare ognuno di noi. Siamo allo stesso tempo testimoni, strumenti ed esempi di questo incredibile processo di guarigione, un processo che sta trasformando il mondo. Qualche volta però, pensiamo di essere dei medici invece dei pazienti che in realtà siamo. E’ allora che la ns malattia diventa ancor più evidente. Il ns ego emerge e iniziano i conflitti. Consideriamo gli altri come degli ‘alieni’; pensiamo che la ns visione della verità sia superiore e che tutti gli altri debbano adeguarsi ad essa. Ci sono dei momenti in cui restiamo attaccati alle ns opinioni con le unghie e con i denti, quando questo accade dobbiamo però valutare seriamente se queste opinioni sono emanate dal ns ego o dal ns Se superiore. Le persone soffrono per due tipi di malattie: mentale e fisica. Coltivare le virtù le cura entrambe. La salute fisica è un requisito per la salute mentale e la salute mentale assicura la salute fisica. Possiamo definirci seguaci di Baba solo quando mettiamo in pratica il Principio Sai, ovvero il principio dell’Amore. Facile a dirsi ma non altrettanto a farsi . Personalmente concentro i miei sforzi in: ”Love All, Serve All, See God in All”. L’Amore si manifesta nel momento in cui seguiamo il consiglio di Swami: “ “See no evil, see only what is good. Hear no evil, hear only what is good. Speak non evil, speak only what is good. Do no evil, do only what is good.”

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In questi anni di servizio nell’OSS ho notato che Ego e Attaccamento sono molto simili e che sono i veri ostacoli nel raggiungimento dell’Unità. Siamo attaccati alle ns abitudini, alle ns tradizioni, culture, idee, a ciò che ci piace e non piace …. tutto questo ci porta a quelle che io definisco come le 3 F: frizioni, fratture, fazioni sia nell’OSS che nel mondo. Rinuncia significa lasciar andare l’ Io. Significa sublimare ogni pensiero, parole e azioni offrendole a Dio, saturare ogni atto con intenti divini. Siamo qui perché Baba ci ha scelti quali strumenti del Suo Movimento Spirituale. Movimento significa cambiare, avanzare. Quindi non dobbiamo restare legati al passato o al presente ma accettare i cambiamenti in corso quali mezzi di crescita spirituale. L’unità è lo stato ideale a cui dobbiamo mirare. Qualunque compito può essere assolto con l’Unità. L’OSS, presente in ogni parte del mondo, ha un immenso potenziale. Tutti insieme, uniti, possiamo veramente cambiare il mondo. Una volta Swami mi ha detto che per poter riconoscere e quindi ascoltare la mia voce interiore, dovevo solo ripetere ‘Om Sai Ram, Om Sai Ram’, e che per migliorare/accelerare la mia trasformazione spirituale dovevo ‘ Be peaceful’ all the time. (essere sempre in pace con me stessa) Personalmente ho totale fede e fiducia in Baba, quindi se siamo in pace con noi stessi e il mondo, se ci dedichiamo/concentriamo su Baba in ogni attimo della ns giornata, se offriamo a Lui ogni ns azione, non possiamo commettere errori. Molti anni fa Baba fissandomi negli occhi mi ha detto: Ricordati 3 principi.: Love God, Fear of sin and Practice morality in society. (Ama Dio, Temi il peccato, Pratica la moralità nella società). Lo ha ripetuto due volte picchiandomi la mano sulla testa come se volesse fissarmelo bene in mente, poi come un maestro fa con il suo alunno, per assicurarsi che avessi capito, mi ha detto: Repeat! Ripeti! Se seguiamo questi 3 principi base, ci assicuriamo un progresso a tutto tondo. Avremo successo in tutti i campi, sia a livello individuale che collettivo. La mia maggiore preoccupazione nella vita è di non deludere le aspettative di Baba. Quindi per non deluderlo mi assicuro che sia sempre e comunque al primo posto nella mia lista di priorità. Prima della mia famiglia, lavoro, vita personale o altro. Per non deluderlo dedico a Lui tutti i miei pensieri, decisioni e azioni. Per non deluderlo faccio del mio meglio per vederlo in tutte le persone che incontro e agisco di conseguenza, ovvero come se avessi di fronte Baba stesso. Talvolta risulta molto difficile vedere Baba in certe persone, sono certa che sarete d’accordo con me che in alcune persone l’Amore Divino è davvero ben celato, tanto nascosto che ci verrebbe più spontaneo reagire con un bel pugno sul naso, giusto perché siamo ‘buoni’… ma quando capita mi dico “Occhio, stai attenta … potrebbe essere Baba che ti mette alla prova … non cadere nella ‘trappola’ … E allora mi calmo, mi contengo …. ma anche mi assicuro di evitare incontri ravvicinati con questo tipo di persone in futuro. Sono convinta che se poniamo sempre Baba in cima alla nostra lista di priorità, se ci concentriamo/focalizziamo su di Lui costantemente, Lui si prenderà cura di noi, delle ns famiglie, dei ns problemi e difficoltà.

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Spesso ci troviamo nella situazione di dover scegliere tra il bene e il male. Non basta praticare il discernimento nelle cose oggettive, dobbiamo anche utilizzarlo nella ns visione delle cose- in ciò che vediamo. Dobbiamo dimostrare discernimento nelle ns parole, in ciò che ascoltiamo, nei ns pensieri oltre che ovviamente nelle ns azioni e comportamento. Solo allora il termine ‘discernimento’ acquisterà significato. Il discernimento è un elemento essenziale della vita. Distacco, fede e amore- questi sono i pilastri su cui siede la pace. Dobbiamo essere coinvolti ma allo stesso tempo distaccati. Nell’adempimento dei ns incarichi dobbiamo essere preparati ad affrontare tutte le sfide della vita con distacco. Il distacco per me è la chiave del successo. La vita ci presenta difficoltà di ogni tipo. Ci lasciamo facilmente prendere dalla depressione e entriamo in uno stato confusionale quando incontriamo delle difficoltà. La depressione porta alla frustrazione. Baba mi ha insegnato molto bene e chiaramente che non è questo il modo di affrontare le sfide della vita. Dobbiamo considerare le difficoltà come opportunità che ci mettono alla prova. Ogni pensiero, ogni parola, ogni azione ha un suo riflesso, risonanza e reazione. Dobbiamo dar retta a Baba quando ci dice che dobbiamo rendere il ns amore puro. A tal fine dobbiamo sviluppare la tolleranza-una serena pazienza e autocontrollo in ogni circostanza, facendo del bene anche a coloro che magari vogliono nuocerci. Infine per raggiungere il ns obiettivo, sono indispensabili la disciplina; la fiducia in noi stessi e lo spirito di sacrificio. Se non possediamo queste 3 qualità, la nostra vita sarà inutile. Coltivare l’Amore è la miglior disciplina. L’Amore è inesauribile e non chiede nulla in cambio. Cosa significa essere strumenti della Missione Divina Sai, significa essere esempi di eccellenza. Essere sempre saturi di Amore. Non usare parole velenose, in quanto le parole sono più fatali delle frecce. Mostrare comprensione per i sofferenti e coloro persi nell’ignoranza. In questo mondo non c’è austerità maggiore della forza d’animo, felicità più grande dell’appagamento, virtù più sacra della pietà, arma più efficace della pazienza . Non possiamo trovare la pace fuori, la pace risiede dentro il nostro cuore. Il cuore è sempre colmo di pace, amore e beatitudine. E’ il centro di tutte le qualità sacre, come la compassione, pietà, tolleranza, etc. Baba continua a ripetercelo. Tutto ciò che emana dal ns cuore è sacro, tutto ciò che esce dalla testa è pieno di ego e attaccamenti. Quindi se vogliamo essere esempi di eccellenza dobbiamo sempre ricordare, in tutte le ns azioni, di seguire il cuore, ma usando il cervello e il discernimento. Non tutti noi entreremo nelle pagine della storia, ma tutti noi possiamo vivere nei cuori delle persone ed essere di esempio per le generazioni future. Baba dice: “ La grandezza non sta nel fare cose straordinarie, ma nel fare in modo straordinario le cose ordinarie”…. La più grande qualità delle persone straordinarie è che non solo conoscono il proprio mestiere, sanno anche cosa esattamente sia. Non sanno solo come si fa ma anche come farlo.

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Vorrei concludere con una citazione da un libro molto ‘illuminante’ di Sri I. Shah “Reprogramming our spiritual sadhana“: "vision without action is a dream, action without vision would become a nightmare, vision and action can change the world" La visione senza Azione è un sogno, l‘Azione senza Visione un incubo; Visione e Azione possono cambiare il mondo. Vorrei ringraziare Baba per la grande opportunità che ci ha dato, formulando una promessa. Vorrei che vi uniste a me in questa promessa. Carissimo Baba, Prometto di concentrare tutti i miei sforzi per diventare un eccellente esempio dei Tuoi Principi Divini e quindi essere un valido strumento nella Tua Missione di trasformazione spirituale dell’umanità.

Se ascolto dimentico. Se vedo ricordo. Se faccio comprendo.

La natura ci ha fornito di 2 orecchie e 1 bocca per mostrarci che dobbiamo ascoltare di più e parlare di meno.

Non è perché le cose sono difficili che non osiamo. E’ perché non osiamo che sono difficili. Eccellenza non è essere il migliore, è fare la cosa migliore.

Ieri è storia, Domani un mistero, Oggi un dono.

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INTERVENTO DI MAURO BATTISTON (Coordinatore Regione 61)

Mi ricordo che un giorno i computer della banca in cui lavoravo erano bloccati e non si riusciva ad avviarli. Questo aveva creato una certa coda allo sportello. Quando un cliente chiese informazioni su quello che stava succedendo, un collega rispose: “Abbia pazienza, siamo in “enter user name!” Vi lascio immaginare l’espressione del cliente nel ricevere la risposta …

La stessa espressione la fanno di solito i devoti che mi chiedono cosa faccio ora e a cui spiego che faccio il Central Coordinator della Regione 61 nella Zona 6.

Nonostante la nostra Organizzazione sia attiva a livello internazionale da quasi 50 anni (la prima conferenza mondiale si tenne Mumbai nel maggio del 1968), la consapevolezza di fare parte di un movimento così grande e globale è ancora alquanto scarsa.

Bene ha fatto quindi il Consiglio Centrale Sathya Sai d’Italia a mettere a disposizione dei partecipanti a questo Convegno anche una breve presentazione della struttura mondiale.

Si può vedere che il movimento Sai si è ORGANIZZATO, e non “diviso”, in varie Zone, per un più efficace coordinamento e per seguire le indicazioni di Sathya Sai che ci ha sempre raccomandato di essere più vicini alla cultura locale.

Non mettete per primi i vostri bisogni e la vostra gioia, considerate la gioia degli altri più importante della vostra, rispettate gli anziani e coltivate la cordialità tra fratelli e sorelle, tra insegnanti e studenti, tra datori di lavoro e lavoratori. Rispettate la cultura della vostra nazione e fate onore alla terra in cui siete nati e vivete, nutrite i genitori e riveriteli. Se fate questo, il Signore dell'Universo vi difenderà dal danno. (Discorso Divino del 19 Agosto 1964)

Noi facciamo quindi parte della Zona 6 che è così composta:

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La diversa colorazione definisce le due Regioni che compongono la Zona 6, la 61 di cui fa parte anche l’Italia, è evidenziata in blu e la 62 è evidenziata in rosa. Di fatto il mio servizio è di aiutare la presidente della Zona 6 a coordinare e facilitare le attività nei paesi della Regione 61, quelli in blu, assieme ad Adriano Bratovic, che segue la regione 62, quella rosa, per capirci.

Mi è stato chiesto dare una breve descrizione delle attività svolte in Europa.

Parlando di attività dei Centri è indispensabile ricordare l’importanza data da Swami alla QUALITA’ piuttosto che alla QUANTITA’, ma permettetemi di darvi anche qualche numero che ci può aiutare a orientarci:

Ecco il numero di associati per paese

Questo è invece il numero di centri o gruppi per paese.

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Per capire l’intensità della presenza della nostra organizzazione nei vari paesi, può essere interessante la prossima immagine:

Come vedete, la Croazia è il paese dove la presenza dell’Organizzazione Sathya Sai è più rappresentativa, se rapportata al numero di abitanti. Le attività svolte sono un esempio di come la spiritualità ed il servizio vadano sempre di pari passo. Basti pensare al bellissimo programma svolto per diversi anni che ha visto i croati come responsabili del progetto, che ha incluso anche altri paesi della Zona, per le decorazioni natalizie a Prasanthi.

Ogni attività preparatoria è stata vissuta come pratica spirituale individuale da ognuno dei devoti coinvolti. Durante la preparazione delle decorazioni, infatti, venivano continuamente recitati dei mantra.

Un altro paese ad “alta intensità” devozionale è la Svizzera.

A giugno di quest’anno è stata organizzato a Ginevra un evento che è riuscito a coinvolgere devoti e non devoti. Si è trattato di una specie di caccia al tesoro, un precorso attraverso 5 stand intitolati ai 5 valori, dove ognuno dei partecipanti era invitato ad esprimere un pensiero sul valore. Alla fine del percorso veniva dato un piccolo omaggio. Circa 100 persone hanno partecipato, in buona parte non devoti.

Mi spiace che il tempo non sia sufficiente a descrivere tutte le attività che, con il fine della trasformazione spirituale dei devoti, sono messe in atto in tutti i paesi europei. Penso all’eccellenza nel campo educativo della Spagna, alle molteplici attività di servizio svolte in Grecia e in Slovenia. In quasi ogni paese è attiva la traduzione e pubblicazione della letteratura Sai.

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Ci sono anche delle difficoltà, come in Francia, dove il nostro movimento è stato incluso nella lista delle sette, limitandone pesantemente le possibilità di azione. Ciò nonostante, anche a Parigi convegni ed attività di servizio procedono incessantemente.

Un piccolo esempio di come le nostre azioni posso essere di stimolo e di ispirazione nella società viene dalla Macedonia:

I devoti stavano svolgendo una giornata di servizio presso un centro per la riabilitazione di bambini e giovani, con attività di intrattenimento e doni. “Casualmente” il ministro dell’economia è passato davanti al centro in quel momento e ha fatto fermare l’autista per capire quello che stava succedendo. E’ rimasto molto colpito da questo servizio ed ha immediatamente coinvolto il personale del ministero per far arrivare altri doni ai ragazzi.

Vorrei concludere soffermandomi un attimo sul prossimo 20 ottobre: in quella data tutti i centri del mondo saranno impegnati per la prima volta nello stesso tipo di servizio e in contemporanea. Il servizio prescelto per quest’anno è dar da mangiare ai bisognosi.

Un evento globale che aumenterà il senso di fratellanza tra i devoti Sai di tutto il modo e che origina da una proposta presentata al Prasanthi Council proprio dalla nostra zona.

Vi ringrazio per l’attenzione e vi saluto con le parole di Swami:

Vivete con attenzione e conducete con determinazione la vita in società. Persino quando commettete un piccolo errore la società lo giudicherà severamente perciò non dovete fare neanche un piccolo sbaglio. La società osserva attentamente le vite dei membri dell'Organizzazione Sathya Sai. Conducete quindi una vita ideale e siate un esempio per gli altri.

Prashânti Nilayam, 21 luglio 2008Sai Kulwant Hall

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Atti del Congresso

INTERVENTI DI DEVOTI DEI COORDINAMENTI REGIONALI

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MAURO FANTINO – COORDINAMENTO PIEMONTE Cosa significa, per me, essere un Devoto Sai ed appartenere all’Organizzazione che porta il Suo Nome. Sai Ram a tutti. Fin dalla mia infanzia, mi sono sempre fatto alcune domande esistenziali quali, ad esempio, il perché della vita, la sua caducità, le estreme differenze tra poveri e ricchi ... tutte domande forse un po’ scontate a cui i miei genitori non riuscivano a dare una risposta. I catechisti mi parlavano di giustizia e di un Dio amorevole che avrebbe sempre tutto perdonato. Io non capivo e mi rifiutavo di vivere una vita facendo business e pensando solo ai bisogni materiali dell’esistenza. Nel 1992, ad un seminario di formazione, sentii parlare di un Santo che faceva i miracoli nell'India. “Casualmente” fui invitato partecipare alle serate di un Centro Sai Baba a Torino e precisamente il Centro "A " di strada Ponteverde, da un collega che lo stava frequentando. Oltre ai dolci canti che venivano intonati, mi colpì molto il satsang, perché finalmente potevo fare quelle domande che mi continuavano a rigirare da anni e soddisfare tutta la mia curiosità. Non mi rendevo perfettamente conto di che mole spirituale fossero quelle persone ma mi rispondevano chiaramente e le risposte, dette con tanto amore, risuonavano e vibravano dentro di me in modo indescrivibile e le sentivo subito mie. Sembrava che fossi arrivato in un posto fuori dal tempo. Non mi sembrava vero sentire persone che svelavano i segreti più nascosti della materia e dell'esistenza umana. Soffrii spesso di dubbio, ma quando leggevo i discorsi di questo Santo tutte le mie cellule si allineavano e si permeavano di positività sentendo uno slancio di fiducia verso la vita che invece non coglievo nei messaggi recepiti nella quotidianità. Da allora ho fatto diversi viaggi in India ma non ho mai avuto il piacere di un’interview con il Maestro. Mi sono reso conto con il tempo che questa ricerca, una volta avviata, è inesorabile, non la si può interrompere … solo rallentare, se proprio lo vogliamo, ma mai interrompere. Quando al Centro compresi che, oltre che uomo e padre, dovevo diventare anche “Santo”, perché mi dovevo liberare dalla catena delle nascite e delle morti, passai alcuni anni con dubbi e ripensamenti fino a quando percepii che era la via giusta da percorrere: svegliarsi la mattina sapendo che il “Sé”, di cui sono parte, non ha fine né inizio, non è attaccato da emozioni di sconfitta o di vittoria, non viene colpito dalle malattie, non può essere sfiorato da nulla ed è sempre nella gioia, mi fece fare un balzo avanti e sentii migliorare notevolmente la qualità della mia vita. Grazie a Swami ho imparato a conoscermi di più, è cresciuta la mia autostima, ho appreso ad identificare gli strumenti che uso per navigare in questo mondo effimero evitando di considerarli veri, comprendendo cioè che essi sono limitati alla manifestazione fisica. In questo modo ho disperso parte della paura e dell’ansia che prima a volte mi attanagliava pensando alla fine della vita terrena che termina con questo corpo, ansia e paura che proseguono fino a quando non decidiamo di vivere nella “verità”. Oggi penso che l’unica letteratura che serva a darci le giuste indicazioni per trascorrere questa vita senza sprecarla a rincorrere futilità sia quella di Sai Baba, che non perde occasione per ripeterci continuamente che “non siamo il corpo, non siamo la mente e non siamo l'intelletto, ma siamo il" SE’" che non ha tempo. Vi assicuro che questo concetto apparentemente semplice, è stato da me indagato per molti anni, poiché non riuscivo a collegarlo ad un nesso di causa che mi portasse a capire e poi comprendere l'utilità di questo passaggio sulla terra.

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Ero attratto da quei termini che volano nell’etere dei Centri e cioè: Karma, Dharma, Seva, Mente, Servizio, Ego, Sankalpa, Mahabarata, tanta terminologia che non capivo ma volevo assolutamente padroneggiare. Seguendo le indicazioni del Maestro ho cominciato a frequentare puntualmente il Centro, perché così, come dicono i devoti, Baba “ti schiaccia l’acceleratore” e realizza il concetto di interdipendenza perché la vera realtà è che siamo tutti UNO; penso che in realtà anche Dio non ami la solitudine. Seguendo i programmi dell’Organizzazione si hanno ottime occasioni per poter far riemergere molte attitudini dormienti e svilupparne altre nuove. Penso sinceramente che non riuscirei a stare lontano dall’Organizzazione voluta da Sai Baba, nata per noi per darci un costante aiuto, tramite lo studio ed il confronto, per starci vicino cominciando proprio dal quotidiano pensiero del giorno, che tutte le mattine abbiamo il piacere di trovare sulle nostre caselle e-mail. Sinceramente quando mi propongono di fare servizio per l’Organizzazione sono consapevole che vi sono difficoltà a mettersi in gioco, ma il solo pensiero di lavorare per il Maestro mi procura gioia perché è come se potessi, riscattarmi un pochino da quel debito che ho contratto dopo aver attinto a quella immensa conoscenza che mi è stata messa a disposizione. Oggi, a mio parere, soprattutto dopo la morte della forma fisica di Baba, operare nell’Organizzazione vuol dire avere consapevolezza che questo tesoro che ci ha lasciato viene messo a disposizione di tutte quelle persone che ne vengono a conoscenza, e poi non dimentichiamo che Baba ci ha sempre detto di essere Lui a chiamare le persone. Se da una parte questa chiamata può essere vissuta come un ulteriore aggravio di responsabilità poiché è nostro compito scoprire cosa realmente vuole che noi facciamo per Lui, non dobbiamo però dimenticare che in tal modo Egli ci dà i mezzi per realizzare la nostra evoluzione l’approfondimento della nostra consapevolezza e l’ampliamento della coscienza, e quindi è Lui che “sta lavorando” per noi. È grazie a Swami che oggi mi sento molto migliore, e … non vorrei fermarmi a questo stadio … Grazie a tutti. Sai Ram

GUIDO ROVESTI COORDINAMENTO LOMBARDIA

- Il mio incontro con Swami: come sono entrato nell’organizzazione

Swami sa sempre qual è la strada giusta per incontrarci, e ce la propone anche attraverso lunghi percorsi, se sono necessari. Questo è stato il mio caso, e lo racconto cercando di usare poche parole e di trasmettere il più possibile il significato degli avvenimenti. Eravamo nel 1977 quando, durante un viaggio in India con mia moglie, arrivati a Bangalore, notammo che sui banchetti che vendevano immagini sacre: Shiva, Vishnu e quant’altro, c’era in bella vista una fotografia di una persona con una strana acconciatura alla “Jimi Hendrix” e con una tunica arancione. Chiesi informazioni e la risposta fu sempre”Si chiama Sathya Sai Baba, è un Avatar, un’incarnazione di Dio, e vive a un centinaio di chilometri da qui”. La cosa mi sembrò molto strana, perché allora su Dio avevo le idee un po’ confuse, ma certo non era quella l’immagine che mi sarei aspettato. Tornato a Milano ne volli parlare con mio padre, che era un grande appassionato di filosofie e culture orientali, e aveva anche fatto diversi viaggi in India. Sorprendentemente mio padre mi disse: “ Ma io sono stato da Sai Baba”! Ero a Bangalore durante un viaggio di studio, e anch’io, vedendo quelle foto, chiesi chi fosse, e mi dissero che era un Uomo Santo, che materializzava anche degli oggetti.

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Da chimico sapevo che nulla si crea e nulla si distrugge, ma avendo una giornata libera, decisi di andare a vedere di cosa realmente si trattasse, e, lasciando aperto uno spiraglio alla possibilità che quello che mi avevano detto fosse verità, pensai che gli avrei chiesto di materializzarmi un libro di piante medicinali del’500, del quale sapevo che ne esisteva una sola copia conosciuta al mondo, conservata alla National Gallery di Londra. Giunsi a Puttaparthi, e attorno a un piccolo tempio erano raccolte circa trecento persone in semicerchio. Mi sedetti fra loro, e a un certo punto vedo uscire Sai Baba, riconoscibile dalla veste arancione e dal modo di portare i capelli. Cominciò il giro, e a ognuno chiedeva delle cose. Quando arrivò a me chiese: Why are you here? Io cercai di rispondergli nel mio inglese molto primitivo, ma dopo il mio “I am here because…” Baba mi guardò sorridendo, e mi disse “You are here for this?” e mi porse la mano, la aprì e … dentro c’era il famoso libro, che poi era più grande della sua mano! Restai allibito, e gli chiesi se potevo tenerlo, e Baba disse no, non posso lasciartelo, guardatelo bene, e quando ho finito il giro me lo devi ridare. Me lo guardai, pagina per pagina, annusai anche l’odore caratteristico dei libri antichi: era proprio lui! Quando Baba tornò da me, mi porse di nuovo la mano, gli restituii il libro, che sparì quasi d’incanto. Appena tornato in Europa, presi il primo volo per Londra, mi precipitai alla National Gallery e il libro era lì, come sempre, conservato sotto una lastra di vetro ”. Il racconto di mio padre mi impressionò, ma al momento mi sembrò una delle tante cose strane che succedono in India. Passarono otto anni. Mia moglie e mia figlia erano in uno stato di depressione, per lutti e avvenimenti familiari, e non trovavo il modo di poterle aiutare. Accettammo quindi volentieri, per sollevare un po’ l’atmosfera, l’invito a cena di alcuni amici. Durante la cena una signora disse “La settimana prossima vado in India, da Sai Baba, è veramente l’Uomo dei miracoli, qualcuno vuol venire con me?” Mia moglie e mia figlia dissero all’unisono “Veniamo anche noi!”. E così fu. La cosa che mi sembrò strana è che quella signora poi non partì per problemi personali! Passarono tre settimane senza notizie ( allora non c’erano i cellulari, e la linea telefonica da Prashanthi Nylayam era molto problematica). Quando le andai a prendere all’aeroporto, quasi non le riconoscevo: erano piene di luce, gioiose. Ma allora, dissi, chi è questo Sai Baba? E’Dio, mi risposero in coro. Dio? Mi rivolsi a mia figlia, che era stata sempre atea. E’ Dio, ma non so come spiegartelo, ma quando sei in sua presenza cambi in meglio, sei veramente te stesso. La cosa mi incuriosì molto, perché pensavo certamente di avere dei margini di miglioramento (allora ero molto presuntuoso) ma che nessuna persona, se no io stesso, avrebbe potuto realizzarli. Così partii con mia moglie nel mese di agosto pensando: mal che vada sarà un altro viaggio in India, sarà un altro viaggio da raccontare agli amici. Non sapevo che da lì a poco la mia vita sarebbe cambiata sostanzialmente. Arrivammo a Prashanthi Nylayam e l’accoglienza ci destinò uno spazio in un capannone di tipo industriale, con il tetto in lamiera, almeno così sembrava. Chiudemmo il nostro spazio vicino a una finestra con delle corde e dei sari, e la mattina dopo iniziammo a fare le famose file per entrare. Ogni volta il numero estratto dal primo della fila era alto, dal venticinque al trentacinque, e io vedevo Swami uscire lontano e irraggiungibile. Poi chiamava dei gruppi di persone per l’Interview e mai nessun italiano. Passati dieci giorni, mi rassegnai a una vacanza che non risultava neanche troppo interessante, e una mattina decisi di rinunciare alla fila e di fare qualche ripresa con la telecamera fuori dal muretto del Tempio, per mostrare poi il “Santone” ai soliti pazienti amici durante le serate d’inverno. Mentre armeggiavo per trovare il migliore punto di ripresa, vidi arrivare una persona ben vestita e azzimata, che mi chiese subito “Lei è Italiano, vero? Come faccio a incontrare Sai Baba? Io sono il Mago di Bari, sto facendo il giro di tutti i luoghi santi dell’India, riparto domani e non posso aspettare”

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Gli feci rispettosamente osservare che in tutto il tempo in cui ero stato lì Baba non aveva mai ricevuto nessun italiano, e che pertanto mi sembrava improbabile realizzare il suo desiderio. Va bene, disse, ci penso io. Al Darshan del pomeriggio lo vidi inserito in un gruppo di italiani, neanche troppo davanti. Swami uscì, si fermò da alcune persone, poi vide il gruppo, e con una mano fece un gesto per invitarlo in blocco all’Interview. E così, con mio grande scorno, vidi anche il Mago entrare nel Tempio sorridendo soddisfatto. Dopo circa mezz’ora uscì con una collana di quattro metalli materializzata da Swami e dicendo: è vero, anche questo Baba ha dei poteri, ma adesso devo scappare per il mio giro. Io ero deluso e amareggiato, oramai mi sembrava che le mie vacanze fossero definitivamente rovinate. Ma la mia irritazione divenne incontenibile quando, il mattino dopo, rividi quella persona fra la folla dei devoti nell’Ashram, e di nuovo chiamato da Baba per l’Interview, dalla quale uscì poco dopo con un’altra collana, gridando “E’ Dio! E’ Dio!”. A quel punto veramente diedi sfogo alla mia rabbia, mi sembrava di essere preso in giro. Un devoto del nostro gruppo, Lorenzo, mi disse allora: “Guarda che se sei qui è perché è Baba che ti ha chiamato” “ Ma non è possibile, sono dodici giorni che sono qui e Lui invece chiama il primo mago che si presenta!” dissi –E lui “ Considera Baba come una montagna: hai tre opzioni, puoi girarle intorno perché non ti interessa. Oppure puoi girarti dall’altra parte: non vedo montagne. Oppure puoi decidere di scalare questa montagna con fatica e cercare di arrivare in cima” “Bene, dissi, visto che sono arrivato fin qui posso anche scalare una montagna, ma come faccio a sapere che questa è la montagna da scalare?”. “Chiedigli un segno”, disse Lorenzo. E io chiesi a Baba di darmi un segno, non ne potevo più. Tonando al nostro capannone mia moglie mi chiese di comprare una fotografia di Swami per rendere un po’ meno spartano il nostro angolo. La comprai, e ci affrettammo al capannone perché stava arrivando rapidamente un temporale monsonico. Entrammo, chiudemmo le scuri della finestra e vi appoggiammo la foto di Swami. Un minuto dopo si scatenò un vero uragano: vento, pioggia, acqua che entrava da ogni pertugio del capannone. Allora, scherzando, dissi a una devota nostra vicina “Ma se piove così, durante il Darshan tutti quei capelli di Baba non si afflosciano?”No, disse lei, quando piove Baba non si bagna mai, la pioggia gli cade intorno!” Stavo per scoppiare a ridere, quando, andando a sistemare le scuri della finestra scosse dal vento, vidi che la foto di Baba era l’unico punto del capannone non bagnato dall’acqua, che invece scorreva a grossi rivoli tutto intorno. Non risi più, perché mi sembrò che quella potesse essere una risposta alla mia richiesta di un segno: ma volevo delle conferme. Il temporale cessò rapidamente come era venuto, ed andammo al Darshan del pomeriggio: Pensai che se Baba mi doveva dire o manifestare qualcosa, doveva venire alla mia fila un numero abbastanza basso, almeno per guardarlo negli occhi. Il numero più basso che mi era capitato fino a quel momento era il venticinque! Venne il due, e mi trovai in prima fila. Ero molto emozionato, e pensavo: adesso mi parlerà, mi dirà perché sono venuto fin qui. Baba si fermò ad ascoltare alcune persone prima di me. Ecco, adesso arriva! Mi dissi. Swami invece passò via come se neanche io fossi esistito. Restai deluso, ma subito pensai: se dovessi salire con fatica questa montagna Gli ho chiesto una prova, me l’ha data, ma io non ho fatto nessuna fatica! Ma che fatica posso fare, mi dissi colloquiando con me stesso (o con Lui?). La risposta fu: “Chiedigli di benedirti”. Va detto che in vita mia non avevo mai chiesto niente a nessuno, non so se per orgoglio o per altre ragioni. Perciò quella richiesta interiore mi sembrò una fatica da fare, ma che dovevo fare. Il mattino dopo andai a fare la fila senza molte speranze razionali, ma sentivo che stava per succedere qualcosa. Estrassero il numerino: ancora due! Mi accomodai in prima fila con la certezza che se ero lì a chiedere la Sua benedizione, avevo distrutto le mura del mio orgoglioso castello, ed ora avevo anche bisogno della Sua benedizione per costruire la mia vita in un modo completamente nuovo. Swami avanzò con la dovuta lentezza, e quando mi fu davanti gli chiesi : “Baba, please, bless me!”

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Swami si fermò, mi guardò nell’anima con i Suoi occhi pieni d’amore e mi accarezzò le mani giunte, lasciandomi un lungo segno di Vibuthi. Da quel momento iniziò la mia trasformazione, che dura ancora oggi e sperò non finirà mai. Tornato a Milano ero talmente preso dall’esperienza diretta con Swami che l’invito di mia moglie a frequentare il Centro di Via San Gottardo ( l’unico di Milano, allora) mi lasciò molto freddo: Swami era con me, di cosa avevo bisogno? Poi cominciai, anche un po’ per cantare i Bhajan, che mi coinvolgevano molto. Già che ero lì iniziai a prendere parte ai Circoli di Studio. Stranamente mi capitava di dire cose che in precedenza non avevo mai pensato, era come se la mia unione con Baba si manifestasse in quei pensieri espressi. Andai sempre più frequentemente al Centro, ma pur partecipando attivamente ai Circoli, me ne sentivo come un po’ estraneo, come se non mi volessi legare a un impegno costante. Passò un anno, e un giorno la presidente del Centro, Augusta, mi chiese di prendermi l’impegno di responsabile dell’Ala ( così si chiamava allora) Spirituale. “ Ma no, dissi, io sono qui quasi per caso, e poi non saprei come fare, non l’ho mai fatto!” “Abbiamo bisogno che tu accetti, disse Augusta, non c’è nessun altro che vuol farlo, vedrai che ce la farai!” E così accettai, per spirito di servizio (anche questa era parola nuova per me), imparai a superare i miei difetti di protagonismo. Quell’esperienza, che poi ripetei per alcuni anni, divenne per me molto formativa e mi legò, per la prima volta, allo spirito del Centro. La stessa trafila si ripeté quando, alla sua scadenza, Augusta mi chiese di diventare presidente del Centro A (i Centri a Milano erano allora diventati quattro): No, non sono adatto, non so come fare, e così via. Lo feci e fu un altro grande insegnamento, anche perché potei portare nel campo spirituale la mia esperienza di organizzazione nel lavoro. Cominciavo a capire cosa Swami ci chiede: fare di ogni nostro atto, di ogni nostra esperienza un percorso spirituale. E poi, ancora dopo qualche anno ( ne sono passati ventotto dal mio primo ingresso a un Centro Sai) stessa cosa, stesse reticenze, per l’incarico di responsabile della Lombardia, e proprio in un periodo non facile per alcuni episodi di contestazione dell’Organizzazione, in particolare in un Centro della provincia. Fui grandemente aiutato da due collaboratrici di eccezione, Angela e Valeria, e fu un modo, per tutti e tre, di batterci per i valori dell’Organizzazione Sai, e perciò anche di scoprirne i valori più veri e profondi, anche constatando quanti modi diversi, e tutti validi, ci sono nei vari Centri, per mettere in atto il messaggio di Swami. In seguito, e senza più reticenze, fui per quattro anni responsabile dell’Attività Spirituale in Lombardia, ed ebbi la grande fortuna di prendere parta al grande progetto di ricerca sulla Mistica dell’Occidente nelle sue due prime parti, sotto la guida spirituale formativa di Pierluigi Gallo e di Carla Gabbiani. L’Organizzazione Sai, l’ho capito in tutti questi anni, è il vero Corpo di Sri Sathya Sai Baba, è il motore e lo strumento base della nostra trasformazione, che è la sola e indispensabile premessa per la trasformazione del mondo. Questo ci ha chiesto e ora più che mai “La vostra vita è il mio Messaggio”.

PIA PLUMARI – COORDINAMENTO TRIVENETO

Cosa significa, per me, essere una Devota Sai ed appartenere all’Organizzazione che porta il Suo Nome Prema Svarupa, Om Sri Sai Ram, Permettetemi di chiamarvi così, Prema Svarupa, Quando per la prima volta ho sentito Baba iniziare i Suoi Discorsi rivolgendosi a noi così ho provato una dolcissima sensazione: io sono Amore? Io sono l’incarnazione dell’Amore Divino? Io, che non sapevo se amavo gli altri perché credevo di non amare me stessa, io sono Amore? Non solo io, tutti, sono l’incarnazione d’Amore. Se sono Amore e le altre persone sono Amore posso rivolgermi a loro, a me stessa con amore, in modo amorevole, come posso criticare, condannare, offendere Amore?

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Dice Baba: ”Tutti sono incarnazioni di Brahman, tutti sono incarnazioni di Dio e tutti devono infine fondersi nel Divino, acquisite questa apertura mentale … Lo stesso Atma è presente in voi, in Me, in tutti. Una volta compreso questo non vedrete differenze di alcun tipo. Anche se non è facile, la pratica continua e costante vi aiuterà a realizzare questa unità. Saper camminare, leggere, scrivere, mangiare, tutto si acquisisce con la pratica; similmente voi potete portare a manifestazione il vostro vero Sé solamente con la pratica costante D.D. 30 luglio 1996”. Prema Svarupa, sono stata invitata a trasmettere oggi a tutti voi cosa significa per me essere un devoto Sai e appartenere all’Organizzazione Sathya Sai, siete fortunati perché mi hanno concesso solo 10 minuti e all’ora iniziamo subito. Nella seconda metà degli anni novanta precisamente nel 1996 acquistai un libro intitolato “Prepararsi alla vita” ed. Milesi praticamente la raccolta dei discorsi di Sathya Sai Baba del Corso Estivo 1990) per una mia ricerca di dare risposta alle domande che mi facevo. Stanca delle continue critiche che venivano fatte ai giovani, considerandoli una generazione di giovani piena di difetti e senza ideali, innanzi tutto non si poteva generalizzare, c’erano giovani e giovani … ma poi perché accusare i giovani? Non sono i giovani il risultato di ciò che abbiamo trasmesso? Probabilmente noi non abbiamo saputo trasmettere dei valori? Forse dobbiamo rivedere il nostro modo di educare? E’ durante la lettura di quei discorsi che ho conosciuto Baba e la mia vita è cambiata, sono diventata una studentessa di Swami, ho preso fiducia in me stessa, del mio sentire più profondo, le certezze che sentivo in me quando ero bambina erano state avvallate e chiarite dall’insegnamento ricevevo da Baba, (finalmente avevo trovato Uno che la pensava come me.) Era sorta in me una nuova consapevolezza, riuscivo ad analizzare le mie azioni e reazioni prendere coscienza del perché mi rapportavo verso gli eventi in un modo piuttosto che in un altro e così giorno dopo giorno scoprii di aver trovato un maestro, il MAESTRO. Cosa significa per me essere devota di S.S.S.Baba? Tutto. Da quando ho conosciuto Baba, la mia vita è cambiata, sono rinata, mi sento più forte, so quale è il senso della vita, della mia vita, so quale è la meta; la strada è ancora lunga e ho ancora tanti esami da superare, purtroppo non sono mai stata una studentessa modello e anche ora alla Scuola di Baba mi distraggo molto spesso …………………… La prima cosa che mi ha insegnato Baba è chi io sono Amore e poi mi ha detto che Dio è Amore, che Lui è Dio, che io sono Dio, tutti noi siamo Dio anche se non ne abbiamo la consapevolezza. “Comportatevi da Dio e diventerete Dio” alla domanda: come si fa a comportarsi da Dio? Lui risponde: “Se fate buone azioni e fate del bene agli altri non c’è altro da fare. ………. voi potete portare a manifestazione il vostro vero Sé solamente con la pratica costante D.D. 30 luglio 1996” E ancora: “La mia vita è il mio messaggio, avete la possibilità di osservare me e le mie attività; guardate come mi attengo alla rettitudine, all’ordine morale alla verità e compassione universale … aderirete al Mio messaggio se vivrete in modo tale che le vostre vite siano delle attestazioni di una calma imparziale, di coraggio, di sicurezza, di ardore nel servire coloro che vivono in miseria e se vi ispirerete alla Mia vita” D.D. del 17/05/68. Scoperto di avere finalmente trovato Il mio Maestro ho deciso di andare a conoscerlo, di fare il mio primo viaggio in India, e in quell’occasione mi sono avvicinata all’Organizzazione Sathya Sai ed ho trovato, accoglienza, disponibilità gentilezza, al ritorno ormai più che convinta di aver trovato il mio Maestro ero interessata ad iscrivermi entrare a far parte dell’Organizzazione, ma il presidente del Centro non ha dato molta importanza alla mia richiesta dicendo che potevo frequentare anche senza essere iscritta, devo dire che è stata una mossa vincente, mi sono sentita libera di prendere le mie decisioni senza nessuna pressione. Ciò fu positivo. Se Baba è stato la mia mamma (perché mi ha fatto rinascere a nuova vita, l’Organizzazione S.S.Baba è stata la mia culla, la mia scuola, la mia famiglia.

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Torniamo un attimo indietro, come sono arrivata a Baba? Ero stanca delle continue critiche su una gioventù piena di difetti e senza ideali. Quale risposta di Baba? (provate ad indovinare, è facilissimo) “I Valori Umani” li sono andata a nozze, ammaliata veramente, assetata di saperne sempre di più ed è in questa ricerca che ho trovato il sostegno dell’ Organizzazione Sathya Sai. Al Centro conoscendo questo mio desiderio si prodigarono a passarmi tutto il materiale che avevano a disposizione, perché l’Organizzazione aveva lavorato per anni, prima ancora che io sapessi dell’esistenza di Sathya Sai, il materiale era preziosissimo e preparato con cura e dedizione. La mia esperienza dell’Organizzazione Sai prima ancora di iscrivermi era veramente positiva … un esempio di vita … vedere come tante persone così diverse tra loro, con un unico ideale, dedicavano gran parte del loro tempo a lavorare per offrire agli altri il frutto delle loro esperienze. Venne poi richiesto il mio impegno al Centro per l’attività educativa, io accettai con entusiasmo, mi sembrava di aver ricevuto un dono, la possibilità di sperimentarmi e poter trasmettere quello che avevo ricevuto . Qui desidero aprire una parentesi, perché oggi si fa tanta fatica ad accettare un incarico nell’organizzazione nel Centro? Ma non sapete quale grande aiuto per la ns. crescita è lavorare nell’Organizzazione? È sì un grande impegno ma è sopratutto una grande occasione … preparare un circolo di studio sia dell’ attività educativa che di spirituale costringe a leggere, cercar di capire, mettere in pratica … lo stesso avviene se ci dedichiamo alle attività di servizio in cui ci troviamo in prima persona ad prevedere, organizzare i vari servizi, veramente chi ha provato sa, che è un’occasione unica per progredire nel cammino della trasformazione, sa quanto riceve durante i corsi di formazione, vi ricordo che corsi di formazione sono aperti a tutti, approfittatene tutti, non lasciatevi sfuggire le occasioni. Vorrei parlarvi ora di una grossissima opportunità che ci è stata regalata dall’Organizzazione Sathya Sai ( e anche se mi ero ripromessa di non fare alcun nome perche ogni singola persona che lavora nell’organizzazione Sathya Sai da un contributo ed un esempio veramente straordinario, faccio un’eccezione) nell’anno 2000 venne in Italia l’istituto ESSE il Circo Itinerante, così lo definiva il dott. Thorbjorn Meyer, un gruppo di 5 persone insegnanti nella scuola pubblica Marianne, Anita, Petra, Vassiliki George, venivano dalla Danimarca, Germania, Austria, Grecia a condividere il frutto del loro lavoro dei Valori Umani durato 15 anni con la supervisione e guida di Baba per fare formazione, per servire l’organizzazione e la società, formando lampade di luce e d’amore, per ispirare altri insegnanti, per iniziare la preparazione di nuovi educatori, condividere l’educazione cuore a cuore. Così disse Thorbjorn Mayer e aggiunse che i seminari era bene fossero a lungo termine altrimenti sarebbero rimasti a livello mentale, che era necessario incontrarci e rincontrarci per scambiarci le nostre esperienze ed era necessario mettere in pratica i principi dei circoli di studio. La nostra preparazione sarebbe durata anni in quanto prima di trasmettere le nostre conoscenze avremmo dovuto lavorare su noi stessi, sperimentare e trasformarci. Baba insegna: “ Come dicono le scritture ci sono tre passi per raggiungere Dio, che il sadhaka (colui che percorre la via della realizzazione) dovrebbe intraprendere: ascoltare, ponderare, praticare D.D. del 07.07.96. Quando mi avvicinai a Baba avevo un altro grande desiderio: comprendere cosa è il Sé l’Atma di cui avevo letto e non riuscivo ad afferrare il significato. Bene, il programma dell’Istituto Esse mi ha dato la risposta e mi ha condotto per mano: chi sono io? Io non sono il corpo? Io non sono la mente, io non sono l’intelletto, io non sono i sensi, Io non sono nessuno di questo e all’ora chi sono Io? Io sono Io, cosa è Io? Dio? Atma? Ma dove si trova quest’Atma ? racchiusa in cinque involucri? … Cinque involucri che si chiamano kosha, nomi complicatissimi, non riuscivo nemmeno a leggerli non so quanto ci ho messo solo per imparare a pronunciare i nomi annamaya, pranamaya, vijnanamaya, anandamaya … da sola non ce l’avrei fatta, avrei lasciato perdere, ma eravamo invitati ad andare avanti. Ogni coordinamento si riuniva una volta il mese a leggere discorsi di Baba, a cercar di comprenderne il significato, sembravano difficilissimi, e tutti quei nomi strani difficili da leggere e

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poi una volta era scritto Brama un’altra Brahman perché? Quale era la differenza? E noi lì come formichine alla ricerca di sapere di più di conoscere di più. Trasformare e trascendere questi involucri e raggiungere lo stato di Turya è la finalità del viaggio spirituale, fornire gli strumenti per compiere questo viaggio è uno degli scopi dell’istituto ESSE (dichiarazione di Thorbjorn Meyer.) Sono passati 13 anni e la formazione non è finita, la ns. trasformazione non è finita anche se abbiamo superato alcuni esami e molti progressi sono stati fatti. Quale insegnante avrebbe avuto la pazienza di condurmi per mano, rispettando i miei lunghissimi tempi di apprendimento? E quanti soldi avrei dovuto spendere per pagare gli insegnanti? Ma l’Organizzazione Sathya Sai non chiede nulla. Di un’altra cosa devo ringraziare l’Organizzazione Sathya Sai: di tutto il lavoro di traduzione dei Discorsi Divini di Sai Baba, per la traduzione di esperienze ed interviste di persone che con Sai hanno vissuto; io non conosco l’inglese, come avrei fatto a comprendere? Voi pensate che avrei potuto trovare le traduzioni anche altrove, ma io avrei avuto il dubbio che potessero essere state manipolate. Desidero accennare ad un altro dono veramente molto prezioso: il giornalino Mother Sai che ogni 2 mesi arriva nelle nostre case e ci ripropone vecchi discorsi donandoci la possibilità di leggerli o rileggerli a distanza di tempo e scoprire così delle cose che non avevamo recepito; li leggete tutti vero? Avete letto nell’ultimo numero a pag.23 quando Baba parla della non violenza e dice “Il principio della non violenza è molto sottile; molti non ne comprendono il significato corretto. Anche mangiare più del necessario costituisce violenza. Perché? Mangiando troppo vi danneggiate. Anche il parlare non necessario costituisce violenza … D.D. 29/07/1996, Attenti questa sera davanti al ricco buffet! E avete letto a pag 14 spiega del mantra Gayatri il vero significato di Om bhur bhuvah svah … io non ve lo dico, leggetelo voi. Leggiamolo tutti il Mother Sai, facciamolo, è un rinnovare a noi stessi il messaggio di Swami, serve a caricarci di entusiasmo, a riprendere il cammino con maggior lena (per un po’ ... perché poi siamo bravi a fermarci e riposare ... no, no, no ... andiamo avanti Baba, ci ha ripetuto del dono immenso di essere qui ora, non sprechiamolo … sono circa 40 pagine, leggiamole e rileggiamole, sempre scopriremo qualcosa che ci è sfuggito, troveremo l’incoraggiamento ad andare oltre … oltre alla forma ... oltre la dualità ed avventurarci alla conquista dell’advaita. Ringrazio l’ Organizzazione Sathya Sai nella sua interezza, a livello mondiale perché l’Organizzazione è una, (le linee guida sono le stesse per ogni paese) sempre disponibile ad aprire le porte ed accoglierci, in qualunque parte del mondo ci troviamo se entriamo in un Centro entriamo a casa. Ringrazio la Grande famiglia Sai che ha accolto mia figlia giramondo in Asia, Australia, America Latina, Stati Uniti, Europa, con amore e protezione, coinvolgendola nelle attività di Centro dai canti devozionali, ai circoli di studi a differenti tipologie di servizio La grande famiglia Sai sparsa in tutto il mondo ogni Centro Sai era per lei un punto di riferimento. Scusatemi! … un attimo di attenzione … io ho usato l’espressione Grande Famiglia Sai e ho commesso un grande errore, sentite cosa dice Baba nel Discorso Divino del 21 novembre 1985: “Oggi, do grande rilievo a un altro punto. Si sta utilizzando il nome di “famiglia Sai” parlando ai devoti, e riferendosi a se stessi come membri della famiglia Sai. Questa è un’espressione errata, restrittiva. Io non ho limiti o restrizioni. Sono in tutto, per tutti. Non può esserci nessuna famiglia Sai distinta. Qualunque sia il nome e la forma cui ci si rivolge, Râma, Krishna, Sai ecc., tutti appartengono a Me, a Dio. Asserire che Dio risponde a un solo Nome e che può essere adorato in una sola forma, è un sacrilegio”. Il mio tempo è scaduto, vi ringrazio per la pazienza e vi lascio con l’invito ad approfittare della grande occasione che abbiamo di esserci ora e aver avuto un così Grande Maestro, di non accontentarci di pezzettini di vetro luccicanti quando Lui è venuto per regalarci il diamante.

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Baba dice: Fino a quando in voi persiste una traccia di consapevolezza del corpo, la ricerca di Dio deve continuare (dal pensiero del giorno di Prashanti Nilayam 21 aprile 2006.)

Samastatha loka sukhino bhavanthu

WANDA BECCA – CCORDINAMENTO EMILIA ROMAGNA MARCHE TOSCANA

Cosa significa, per me, essere una Devota Sai ed appartenere all’Organizzazione che porta il Suo Nome. Ho saputo dell’esistenza di Baba nel 1979 ma sono riuscita ad incontrarlo solo nel 1985. Nel frattempo ho avuto molte prove ed essendo disorientata e affranta, Gli ho chiesto di accogliermi tra le Sue braccia, per risentire l’amore materno. Egli mi ha effettivamente accolto, sollevandomi prima dal dolore e poi indicandomi la strada per trovare la mia identità e raggiungere la mia meta. Così è cominciata la mia devozione verso di Lui. Ma chi può affermare di essere devoto di Baba? Egli stesso, molto tempo fa, durante una cerimonia nel Poorna chandra (che contiene fino a 20.000 persone) affermò che in quel momento, in quella circostanza, non era presente un solo vero devoto!!! Se avere devozione, vuol dire amare in senso spirituale un Maestro, non è difficile essere devoti Sai, poiché Lui è l’Amore Incarnato, con tutti gli attributi divini. Se, invece, essere devoto del Signore significa ( come citato nei testi sacri che conosco) essere completamente arreso a Lui, equanime davanti al successo e alla sconfitta, distaccato dal risultato delle proprie azioni, capace di vedere la divinità in ogni essere vivente, senza fissa dimora, disponibile ad accettare tutte le sfide, pronto a testimoniare la propria fede con l’esempio e con la mente sempre fissa su di Lui, allora, per me, essere devota Sai rappresenta la meta di questa mia vita. Il mio nome, Wanda, in sanscrito significa “resa, abbandono ai piedi del Signore” e spero di realizzare pienamente il compito assegnatomi dai miei genitori nel battesimo. A me sembra di essere ancora lontana da tale conquista, ma, poiché ciò che a volte non si realizza in una vita, può scattare in un attimo, per Grazia Divina, … non dispero! Certamente aver potuto incontrare, riconoscere, servire ed amare l’Avatar incarnato ed avere avuto la Sua “supervisione” diretta (con tante interview), indiretta (attraverso l’Organizzazione che porta il suo Nome), e (a livello “sottile”), da cuore a cuore, per più di 30 anni, mi ha certamente agevolato nella determinazione e forse ha accelerato il mio percorso di trasformazione consapevole. In questo cammino mi ha favorito già inizialmente, credo, la professione d’insegnante cui sono stata chiamata, pur avendo avuto altri sogni ed aspirazioni. Dall’età di sedici anni a tutt’oggi ho condiviso gran parte del mio tempo e delle mie energie con bambini di tutte le età, di diversa provenienza e condizione, fisica ed economica. Ho lavorato in un ospedale e in un quartiere ghetto di una grande città, oltre che in paesini sperduti, ho fatto la baby-sitter, l’educatrice di adolescenti e, poi, da più di venticinque anni, curo l’educazione di tanti bambini e adolescenti nell’Organizzazione, a livello di Centro, di Regione e Nazionale. Tale esperienza, di per sé, mi ha offerto già due doni incomparabili: Ha mantenuto vivo in me il contatto col mio bambino interiore, permettendomi di essere

piuttosto gioiosa, ottimista e semplice, cosa che mi ha favorito nella comunicazione.

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Mi ha regalato un continuo confronto con le immagini speculari di me stessa, di luce e di ombra, che ognuno dei ragazzi, nella propria unicità e complessità, mi rimanda, senza possibilità di sfuggire, all’autoesame.

Swami poi ha benedetto il mio lavoro e mi ha pian piano aiutato a intraprendere il cammino per realizzare EDUCARE. Senza la devozione per Baba e l’amore per il suo messaggio nonché la disciplina sperimentata nell’appartenenza all’Organizzazione Sai, probabilmente non sarei riuscita a percorrere il cammino per trasformarmi da insegnante in “vero educatore”. Con l’aiuto di Baba ho potuto meglio scoprire la mia vera identità e sperimentare che la vita è un gioco ed è bello giocarci (rispettando le Sue regole), che è una sfida ed è necessario affrontarla per progredire e che è un sogno ed è possibile realizzarlo. Riscoprire, coltivare e realizzare la Divinità in me e per riflesso, in qualche modo, secondo i Suoi disegni, contribuire alla manifestazione della Divinità nelle persone che incontro è sicuramente più facile rimanendo nell’Organizzazione che porta il Suo Nome, poiché tutto è continuamente monitorato da Lui stesso, attraverso l’autocoscienza e attraverso gli eventi e le persone preposte alle varie responsabilità. In verità io non mi sono mai posta il dilemma se iscrivermi o no all’Organizzazione, poiché Baba stesso in un’interview, nell’agosto del 1986, mi diede il mandato di aprire il Centro Sai a Bologna: ho solo dovuto crederci e far di tutto perché ciò avvenisse. Allora, non essendoci una struttura nazionale Italiana, ci si affiliava al Central Office di Bombay come Centri d’Oltremare, adottando lo Statuto (Charter) proveniente dall’India, e ci si registrava presso le autorità Italiane competenti firmando l’Atto Costitutivo. Le regole erano poche (i 9 punti del codice di condotta) ma il contatto verbale diretto con Baba era costante (venivamo ricevuti 1,2,3 volte ad ogni viaggio); poi nel 1989, quando è stata ufficialmente costituita l’Organizzazione Sai Italiana, sono stati aggiunti i Dieci Principi ed in seguito la Guida Operativa per i Centri e le informazioni sono state diffuse attraverso l’Eterno Auriga, prima, il bollettino Mother Sai, poi, ed ora anche in rete. Mi sento profondamente grata verso l’Organizzazione Sai per il continuo sforzo di garantire l’autenticità della trasmissione del messaggio di Baba, per aver organizzato tante Conferenze (Mondiali, Europee e nazionali), a cui ho potuto partecipare, consentendomi così di trarre ispirazioni fondamentali per la mia trasformazione. Sentendomi impegnata con Baba stesso a far esistere il Centro Sai Baba di Bologna, non mi sono mai sentita in dubbio se appartenere o no all’Organizzazione, anche quando le prove sono state veramente dure (per il mio ego!). Sono tuttavia convinta che il fare parte di questa Organizzazione sia una Strada facilitata, che il Maestro ci ha fornito per rimanere sul sentiero della Verità, che garantisce l’aderenza al Suo pensiero ed il raggiungimento della Meta. Ci sono momenti di unità indescrivibili (che è più facile accettare), altri di “prova” in cui le nostre “incrostazioni” mentali devono essere rimosse confrontandoci con quelle di altri individui (che fanno da specchio) e altri momenti di sforzo per ottenere il distacco e quindi la trasformazione. La “compagnia della verità”, come spesso l’ha definita Swami, aiuta a rimanere centrati nella realtà vera e a ricadere molto meno nell’illusione sensoriale e nei condizionamenti della società. Per mantenerci legati alla Verità Swami ci ha indicato tre Ali che ci aiutano a volare sempre più vicini alla luce: Ala Educativa, Ala Servizio e Ala Spirituale. Nei miei 34 anni di cammino con Baba ho cercato di attivare nella mia vita queste tre strade. Inoltre il commisurarmi sempre coi cinque Valori Umani che Baba ci ha indicati come espressione dell’Amore (nei pensieri nelle parole e nelle azioni) è per me uno stimolo e, di conseguenza, un riferimento che mi regala pace e sicurezza: ho sempre considerato un onore far parte dell’Organizzazione che porta il Suo Nome e tuttora lo considero un privilegio.

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Finiti gli anni in cui il rapporto fisico col Maestro era ampio, profondo e individuale, pian piano l’aver partecipato ad eventi (conferenze mondiali, spettacoli e recite, servizio in mensa, pellegrinaggio, corsi di formazione nazionali ed internazionali …) e l’aver accettato sempre ogni ruolo di responsabilità affidatomi nell’Organizzazione (oltre alla vita di Centro) mi hanno aiutato a sviluppare il senso di fratellanza, condivisione, altruismo e hanno agevolato man mano il distacco dalla Sua Forma Fisica. Percepisco la Sua decisione di lasciare il corpo come un ultimo dono che Baba mi ha fatto per andare oltre ogni forma fisica del Divino, che devo trovare in tutti gli esseri viventi e nella natura. Ora, per me, è diventata ancor più importante l’appartenenza attiva all’Organizzazione che porta il Suo nome, per completare il cammino che, dopo aver ottenuto il controllo dei sensi e della mente mi porterà verso la realizzazione del Sé. Man mano che l’ego si indebolirà, attraverso la disciplina che Lui ci ha indicato e che l’Organizzazione sai mi aiuta ad attuare, apprezzerò sempre più l’immersione nell’Uno, in attesa della liberazione finale in cui non saremo più individui ma solo Sat Cit Ananda (Verità, Coscienza, Beatitudine). Grazie Baba di avermi chiamata allora, di aver avuto sempre cura di me e di avermi portato fin qui, ora, e grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato: ispirandomi, dandomi amore e, perché no, anche mettendomi alla prova !!! Vi amo tutti e mi auguro che l’Amore possa trionfare presto nel mondo, anche con il nostro piccolo contributo!

JAY SAI RAM

ANNA COLOMBO – COORDINAMENTO LAZIO ABRUZZO SARDEGNA Cosa significa, per me, essere una Devota Sai ed appartenere all’Organizzazione che porta il Suo Nome. Era il ‘76 ed ero davanti alla televisione senza ascoltarla, lavoravo a maglia ed ero molto indignata perché in piazza c’erano ragazzi tossicodipendenti. Siccome sono nata Cattolica dicevo a Gesù: perché sei venuto 2000 anni fa e non sei qui oggi? Allo stesso momento, sento alla televisione lo speaker dire: “C’è un Guru in India che fa i miracoli proprio come Gesù”. In quel momento l’immagine televisiva era riempita del Volto di Swami e dai Suoi occhi sono usciti come due laser che andavano nei miei e mi sono penetrati fino al cuore ed ho avuto come un’esplosione nel cuore che mi ha dato la certezza che il Divino era di nuovo tra noi. Crebbe in me la convinzione che questo Guru, di cui avevo sentito parlare alla TV, fosse veramente come Gesù; nel ’77 ad una mia amica che un po’ mi prendeva in giro dicevo: “Non vi preoccupate, io so che uno come Gesù è sulla terra”. In seguito, lei mi mette in contatto poi con un ragazzo che era già stato in India due volte ed aveva personalmente visto Sai Baba. Quando l’incontro mi regala una foto (in cui Swami tocca dei fiori), il libro “Sai Baba, l’Uomo dei Miracoli” ed una scatolina con la cenere che materializzava Baba, mi disse di non aprirla. Proprio a proposito di questo libro mi disse che quando lo trovò in una libreria ambulante, la sera tra se e se disse: “Ma tu, se sei proprio in grado di fare miracoli, guarisci il mio criceto che sta per morire”. Il giorno dopo fu svegliato dal rumore del criceto che correva sulla classica ruota! Questo fatto lo fece interessare a Swami e lo portò in India dove allora c’erano solo indiani e nessun Italiano. La sera ero tanto desiderosa di leggere questo libro, alla seconda pagina mi ero già addormentata serenamente; la mattina mi sveglia la terza figlia entra in stanza e mi dice, rivolta alla foto di

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Swami che avevo appeso con 4 puntine, “Ma quello chi è, Jimi Hendrix?” “No, no, ti ricordi di quel Maestro di cui avevo sentito alla TV, è Lui”. Poi mi alzo e vedo in camera due contenitori di cristallo con una tartaruga scura, regalo di matrimonio, che erano sotto la foto di Baba e che erano completamente bianche. A quel punto, apro la busta e dentro c’era un’altra busta e così via come in un “matrioska” ed alla fine c’era una piccola bustina di Vubhuti, celeste, con l’immagine stampata di Swami ed ho detto a mia figlia di vedere se quello che c’era nella bustina era lo stesso che c’era sui contenitori di cristallo; lei assaggiò i due tipi di polvere e mi disse: “Si è lo stesso!”. Quello fu il primo segno della Sua costante presenza accanto a me. In realtà, poi ho capito che in tanti altri episodi della mia vita, sin da piccola, Lui era accanto a me, anche se ora non li posso raccontare per motivi di tempo. L’anno dopo andai in India con una ragazza che stava uscendo da una situazione di tossicodipendenza, e che mi era stata affidata da questo ragazzo che mi aveva dato il libro e che era con noi in viaggio. Lì incontrai Sylvie ed Antonio Craxi con le figlie e la baby-sitter. Eravamo a Whitefield. Pochi Italiani, qualche straniero ed altri Indiani. Non eravamo in tanti. Vi racconto un’esperienza che ho vissuto lì. Una mattina, passando dall’albergo dove alloggiavano i Craxi per chiamarli per andare al Darshan, vedo una bellissima rosa, del tutto uguale a quelle che offrivo ogni giorno a Swami, entro di corsa per comprarla con Sylvie che mi diceva: “È tardi, è tardi”. Andiamo al Darshan. Baba passa vicino ma era di spalle, io con molto coraggio, seppur a bassa voce, chiamo: “Swami, Swami!”. Immediatamente si gira, io gli porgo la rosa, Lui mi guarda, fa due passi verso di me e dice: “For Me?” Mi sentii come una bimba piccola. S’avvicina, s’avvicina, s’avvicina, prende la rosa e se la mette sul cuore con un gran sorriso ed io mi commuovo profondamente. Mentre se ne va io avevo la consapevolezza interiore che quel gesto che avevo compiuto lì era lo stesso che compivo tutti i giorni quando offrivo la rosa alla foto di Swami. Poi dentro di me, piangendo come una cascata, dissi: “Swami, io sono ancora più contenta se tu la rosa la dai ad un’altra persona”, avevo in questo modo l’intenzione di trasmettere questo grande amore ad altri. Swami nel Suo giro ad un certo punto si ferma di fronte ad una signora malata alla quale dà la rosa ed io internamente ringrazio Swami. Dopo poco, Swami sta andando verso casa, e vedo che fa girare allegramente la rosa con la Mano destra e dentro di me dico: Ma allora non gliel’hai data la rosa?” A quel punto Swami si ferma, si gira, mi guarda e mi sorride allegramente. Dopo il Darshan, mentre ripensavo all’accaduto, dirigendomi verso l’uscita, mi sento fermare da un altro Italiano che si chiama Antonio e che vive a Nettuno, il quale mi dice: “Tu sei la rosa di Baba!” “Ma che stai dicendo?” gli dico, “Ma non l’hai visto? Swami dalla tua rosa ne ha fatte due ed una l’ha data alla signora malata e l’altra se l’è portata con Sé”. Andando via, vedo il sedile di paglia su cui era seduta la signora, cui Baba aveva dato la rosa, ed effettivamente la signora aveva la mia rosa in mano. Poi ci spostammo a Puttaparthi, avendo avuto tramite Craxi il permesso di seguire Baba: eravamo la quinta ed ultima macchina: allora non si poteva seguire la Sua macchina senza la Sua autorizzazione. Ad un certo punto, a metà strada in un viale molto alberato, Swami fa fermare le macchine, chiama gli uomini e li manda da una parte, poi viene da noi donne e ci dice amorevolmente, come una mamma: “Se avete bisogno, potete andare dietro quegli alberi”. A quei tempi ci volevano diverse ore per arrivare a Puttaparthi. Mi commossi molto, perché nel dire quelle parole aveva smesso i Suoi panni di PurnAvatar e si rivolgeva a noi in maniera del tutto materna. A Puttaparthi ebbi la prima interview con Swami. Qualche giorno prima dell’interview, ero nel Darshan con tanti fiorellini di campo. Eravamo in piedi vicino la statua di Krishna. Mi guarda, ma eravamo lontani: io allungo il mio braccio e Lui li prende allungando il braccio come se fosse un elastico. Poi un giorno Swami mi chiama e con me c’era anche Antonio e Sylvie Craxi. A me dice: “Io sono sempre con te, sono sempre stato con te e sarò sempre con te. Sono sopra di te, sotto di te, attorno a te e dentro di te”. Io

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ero completamente estasiata, senza parole. Poi mi dice, per farmi riprendere: “Ma tanto tu lo sai che io lo so”, che era la stessa espressione che dicevo alle mie figlie, che mi prendevano in giro perché credevo in Swami ed a cui dicevo: “Tanto io lo so che Lui lo sa”. Poi mi fece segno di fargli il Padanamaskar, ma io non capivo, allora si avvicinò, si alzò la veste per mostrare i Piedi e siccome io ancora non capivo, mi pose la testa sui Suoi Piedi. Poi sono successe un’infinità di altre cose miracolose, che testimoniavano la Sua costante Presenza. Baba ci ha dato, durante le interview, una serie di Insegnamenti Spirituali e dette il permesso di essere collegati con l’Organizzazione Sai Indiana. Quindi io, come segretaria di Gianni Cecere, mandavo una serie di resoconti al segretario dell’Organizzazione di Swami in India e poi Gli raccontavamo le stesse cose in interview. Quindi, per me l’Organizzazione è sempre stata importantissima, perché ci collegava con Lui direttamente e so che anche per Swami è una cosa importantissima e lo so per tutte le interview ricevute. Una volta Swami disse: “Se voi sbagliate, non sbagliate voi, ma sono Io che sbaglio!” Nel senso che è Lui ritenuto il Responsabile dello sbaglio di un Devoto della Sua Organizzazione. Poi aprendo le mani, ci disse “tutto è nelle mie Mani, ma non cercate di comprenderMi”. Quando andavo in India e Swami mi riceveva, Lui si informava del Centro e di quello che si faceva ed io gli chiedevo sempre di benedire tutti i Centri, Lui mi disse sorridendo: “Yes, I bless, I bless”, gli dissi: “Benedici, ti prego, tutti i Centri Italiani”, Lui un po’ più seriamente mi disse: “I bless”, ed io gli dissi, Swami al nostro Centro tu ci conosci direttamente nella testa e nel cuore, ti prego, benedicici” e Lui, guardandomi seriamente mi disse: “Vi benedico uno per uno, ma ricordatevi che una “mela marcia” fa marcire anche le altre”, quindi c’erano persone che dovevano essere allontanate perché altrimenti influenzavano anche gli altri. Era molto severo su questo punto. Allora c’erano persone che non si comportavano propriamente e dovevano essere allontanate e non tenute nei Centri. Per farvi un esempio, allora, durante un bhajan a Shiva c’era chi si alzava e si metteva a danzare la danza di Shiva! Io allora con garbo e con il sorriso la prendevo per mano e la facevo risedere. Dovete capire che allora in altri gruppi spirituali questo era consentito, ma quello che Swami ci chiedeva era di far danzare il nostro cuore! Ci sono anche oggi situazioni simili riguardanti Devoti che si mettono a seguire altri Maestri. Sono stata recentemente contattata telefonicamente da persone che sono in India e che mi dicono di un altro Maestro che fa la Vibhuti e mi dice devi venire etc. Io le dico: “Senti, non mi interessa affatto di altri Maestri, Io ho Baba dentro di me! Egli è vivo dentro, è vivo!”. Ovviamente non voglio in alcun modo giudicare le persone che pur avendo frequentato i Centri vanno da altri Guru per la Sadhana spirituale, penso solo che loro abbiano bisogno di queste cose cioè della presenza fisica di un maestro che li segue nella sadhana, in quanto a me, io vivo gli Insegnamenti Spirituali che Lui mi ha dato e lavoro per Lui e non ho tempo per altre cose.

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MARCO SANTERAMO – COORDINAMENTO SUD Sai Baba e la Sua organizzazione Dire che l’organizzazione Sri Sathya Sai Baba mi ha dato tutto, sembrerebbe scontato e superficiale, ma è una grande verità. Soprattutto mi ha dato degli insegnamenti preziosi per quello che riguarda il servizio disinteressato. Quando iniziai a frequentare il gruppo di Barletta, nel 94, divenni amico di una signora, che frequentava il centro, e che aveva una figlia con problemi mentali. La signora era divorziata, con questa figlia ed un bambino piccolo. E così, senza accorgermene, iniziai un seva che consisteva nell’andare a trovare questa famiglia una volta la settimana. Poi si aggiunse anche il fatto che gli facevo da autista quando si trattava di accompagnarli da medici per visite e cure. Dopo un po’ il centro si accorse di questo seva e cercò di partecipare e di affiancarmi, ma riuscì a fare poco; così io continuai. La situazione di queste famiglie non è facile, perché, avere in casa una persona sempre nervosa, che per un niente va in escandescenza, crea un clima di tensione e di paura continua. Per cui si crea un ambiente in cui entrarvi è alquanto fastidioso, tanto che gli amici e parenti si allontanano e, questo nucleo familiare si viene a trovare nella solitudine più assoluta. Soprattutto per la madre su cui gravava tutta la situazione economica ed emotiva perché presa in cattura dalla mattina alla sera da questa figlia, che la tiranneggia. A quei tempi, per fortuna, non sapevo che questo genere di seva era altamente sconsigliato dall’organizzazione; dico per fortuna perché altrimenti non sarei qui adesso. Ad un certo punto, incominciarono a serpeggiare cattivi pensieri su questo argomento, e così, subii una riunione a sorpresa dove 6 o 7 persone mi accusavano della possibilità di una relazione a carattere sentimentale o sessuale con la signora o la figlia e che potevo compromettere una situazione già di per se difficile creando uno sfacelo familiare. Quel giorno rimasi molto turbato da questi assurdi sospetti ed ebbi dei forti dubbi. La notte ebbi difficoltà a prendere sonno, ma quando ci riuscii ... sognai Baba: Passeggiavo per una stradina di paese quando notai una casa, rosa, con la porta aperta. Incuriosito entro e vedo Sai Baba ad un angolo della casa vuota. Solo al centro c’era un cumulo di pacchetti che sembravano lingotti, messi in maniera ordinata in forma di cubo. Sai Baba mi faceva cenno di spostare quei pacchetti vicino alla finestra in un altro punto della casa, ed io, fiducioso eseguivo. Siccome erano molti, pensai di spostarli lanciandoli ad uno ad uno vicino la finestra. Mentre lo facevo, questi, come per magia, si impilavano uno al fianco all’altro in maniera ordinata e precisa. Dopo un po’, però, incominciai ad avere dei dubbi sul risultato dell’azione ed i pacchetti iniziarono ad andare storti. Mi vedevo in difficoltà e guardai Baba che con volto severo mi fece un cenno forte con la sua mano, come per dirmi: “Ma che stai facendo? Concentrati sul lavoro, forza, abbi fede e fiducia!”E così ricominciai a lanciare come prima e, come prima i pacchetti andavano nel posto giusto. Mi risvegliai con una grande forza e con tutti i dubbi svaniti. In pratica, la mia fede era stata persa a causa dell’attaccamento al risultato, ma Baba mi ha fatto capire che se mi concentro sul presente e sul lavoro da fare, senza preoccuparmi di altro, le cose vanno bene. Continuai a fare il seva tanto discusso. Adesso, quella signora è come una mia seconda madre, la figlia è mia sorella ed adesso vive in una comunità casa famiglia dove si sente rispettata e realizzata. Io, a furia di accompagnarla da medici ed omeopati, mi sono appassionato di medicina naturale che è diventata adesso la mia professione. Con i primi soldi di questo lavoro, andai in india da Baba, per la prima ed unica volta nel 2001, avevo 33 anni e rimasi lì per 40 giorni. La seconda lezione sul servizio la ebbi l’ultimo giorno a Puttaparthi. Andavo ai darshan sperando di capitare nelle prime file in modo da avere un incontro più ravvicinato con Baba, così per un saluto. Ma accadde una cosa strana. Il terzultimo giorno venne sorteggiato il numero 8 alla mia fila.

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Anche il penultimo giorno venne sorteggiato l’8. L’ultimo giorno, andai al darshan con i jeans e la camicia e ci speravo molto, ma … Uscii di nuovo il numero 8. E così salutai Baba mentalmente, gli mandai un bacino volante e mi recai alla canteen per far colazione perché poi dovevo partire. C’era poca gente, e lì dentro notai un ragazzo seduto ad un tavolo vuoto, c’era solo lui a quel tavolo. Questo era un ragazzo che avevo notato da alcuni giorni, in quanto aveva un handicap, aveva dei movimenti spastici ed incontrollati della bocca e degli arti, che però, al momento di prendere un bicchiere e portarlo alla bocca, il movimento andava bene, per cui era autosufficiente. Era un bellissimo ragazzo alto, biondo coi capelli corti, colore della pelle bianco e rosso. Mi aveva incuriosito da giorni. In quel momento però era solo, strano che non ci fossero gli amici o parenti (pensai), ed al suo tavolo non si sedeva nessuno. Mi presi la colazione sul vassoio ed andai a sedermi a quel tavolo, proprio di fronte a lui. Così ci guardammo e mi fece un sorriso così bello e radioso che il mio cuore si riempì di gioia. Era come se mi avesse sorriso Baba, sentii che era quello il sorriso che Baba voleva darmi. Quello di una persona in difficoltà che si sentiva meglio o comunque a suo agio, ma non grazie a me; Io non avevo voluto nulla, ne fare seva né niente, mi sono solo trovato in quella situazione. Dopo aver rinunciato al frutto dell’azione, bisogna rinunciare anche al senso di essere il protagonista dell’azione, rinunciare all’io faccio. Noi non facciamo niente, siamo solo strumenti nelle mani del divino quando ci abbandoniamo a Lui. E’ propedeutico, prima si elimina l’attaccamento ai frutti, poi si elimina l’ego dell’azione e ci si sente solo strumenti, ma: rimane ancora l’ego dello strumento. Non solo, ma se prima non abbiamo rinunciato all’attaccamento, è impossibile essere strumenti del divino, forse si è strumenti di qualche altra cosa tutt’altra che divina. La terza lezione sul seva la ebbi qualche anno dopo, quando partecipai ad un incontro dell’ala giovani a Roma. Col centro di via Arno si organizzò un seva, appoggiandoci ad una parrocchia, per i senza tetto. Andammo in questa parrocchia che era sotto la chiesa e accoglievamo i bisognosi dandogli robe e scarpe e facendo un po’ di intrattenimento. Mi chiamarono per fare un lavoro in uno sgabuzzino, forse due metri per due, in cui bisognava selezionare le robe estive da quelle invernali, metterli in sacchi di busta e posizionarli in ordine sugli scaffali. All’inizio eravamo in quattro, poi se ne va il primo, poi la seconda e poi se ne va anche la terza. E rimango io da solo in quello sgabuzzino dove si respirava polvere e si mangiavano acari, a fare questo lavoro. Mi veniva voglia di lasciare tutto ed uscire fuori dove c’erano gli amici che facevano spettacoli o comunque avevano un contatto con la gente, ma ho resistito e sono rimasto fino a quando ho concluso il lavoro che mi era stato assegnato. Ho riflettuto sul fatto che, in questa occasione, non c’era il pericolo di attaccarsi al risultato, né c’era qualcuno che ti sorrideva o ti diceva grazie, né c’era l’impressione di fare qualcosa di grande. Sentii una grande pace quando capii che in quel tipo di seva non c’era nessuna trappola di ego o attaccamento, non c’era nemmeno il fatto di sentirsi strumenti ( più che altro c’era la sensazione di sentirsi degli sfigati). Non c’era niente, ma c’era tutto. Se qualcuno mi avesse chiesto, in quel momento, Cosa è il seva? Quello che fai è giusto? Allora è seva. E’ buono? Allora è seva. E’ utile e fa felice gli altri? Allora è seva. Il Dharma è il seva. OM SAI RAM

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Atti del Congresso

INTERVENTI DELLE ALI NAZIONALI E REGIONALI

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ATTIVITÀ DELL’ALA EDUCATIVA – ENRICO GAMBA Le attività principali dell’Ala Educativa si sviluppano su due differenti canali:

1. Attività di formazione tramite l'istituto ISSE-SE 2. Attività educative nei Centri

1. Attività formative

Due volte all'anno a marzo e ottobre viene organizzato un week end di formazione rivolto a frequentanti e associati dei Centri Sathya Sai. Attualmente siamo arrivati al termine del secondo ciclo della formazione ai Valori Umani. A ottobre completeremo il modulo tre del corso due. Ultimo step prima della certificazione diploma standard. Ad oggi abbiamo tre persone che hanno già ottenuto il diploma standard. Più di venti che hanno completato il corso 1&2 e un'altra trentina che completeranno anch'essi a ottobre il corso 2.

2. Attività educative nei centri Nei centri Sathya Sai italiani vengono svolte con regolarità diverse tipologie di attività educative. Ciascun centro e coordinamento ha sviluppato delle eccellenze nel suo campo. Sinteticamente riporto le diverse attività svolte:

SSEHV SSE Parenting Gruppo donne Gruppo uomini Gruppo famiglie Circoli di studio Campi estivi

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ATTIVITÀ DELL’ALA SPIRITUALE – CARLA GABBANI

Per presentare le attività dell’Ala Spirituale, seguirò lo stesso schema del congresso: passato, presente e futuro. Il passato: L’unità delle Religioni e la Mistica dell’Occidente. Il percorso che abbiamo iniziato con Pierluigi Gallo, ci ha portato a riscoprire le nostre radici e l’universalità dell’esperienza spirituale. I vari temi che ci hanno accompagnato negli ultimi sei anni, non sono stati uno studio teorico, ma sono serviti a mostrarci l’universalità dell’esperienza interiore e a riscoprire anche nella nostra tradizione, concetti e percorsi che, pensavamo, appartenessero prevalentemente alla spiritualità orientale. I mezzi del cammino spirituale, che sono legati alle caratteristiche della persona, possono essere diversi, ma quando tutti gli sforzi sono stati compiuti ed esauriti e discende la Grazia Divina, il sentiero diventa un’unica via, al di là della religione e della contrapposizione Oriente/Occidente. Non voglio ripercorrere le tappe di questo viaggio, ma desidero che lo faccia Antonella, che condividerà con noi la sua “mistica esperienza”. Intervento di Antonella Ascenzo Il programma sull’Unità delle Religioni e la Mistica dell’Occidente è stato un dono che Baba ci ha voluto concedere attraverso Pierluigi Gallo, che ringraziamo e che sicuramente è stato da Lui ispirato. Innanzitutto, è stata per noi l’occasione per approfondire e onorare il 2° dei 10 Principi o Passi verso la Divinità che Swami raccomanda: “ONORA TUTTE LE RELIGIONI POICHÉ CIASCUNA È UN SENTIERO CHE PORTA ALL’UNICO DIO” (Sathya Sai - 10 Passi verso la Divinità) BABA dice: “Lasciate che le diverse fedi esistano, lasciatele fiorire e fate sì che la gloria di Dio sia cantata in ogni lingua e con varie melodie”. (Sathya Sai - 2 agosto 2005 - Prashanti Nilayam - Conferenza Interreligiosa) “Come la pioggia cade e scorre in miriadi di rivoli e, raccolta in torrenti e in fiumi, finisce col riversarsi nell’oceano, così le religioni, i credo, le teologie e i riti, diversificati nelle tante forme delle società umane, dopo aver irrigato molti campi e dato frescura a tante comunità e a tanta gente stanca, confluiscono tutti nell’Oceano della Beatitudine Divina”. (Sathya Sai - Pensiero del giorno) Attraverso lo studio della vita ascetica dei Mistici delle varie Religioni, abbiamo ripercorso i momenti che ogni aspirante spirituale incontra nel suo cammino verso la Divinità e soprattutto abbiamo scoperto che le esperienze più intime e la meta sono le stesse, pur svolgendosi in ambiti religiosi e periodi storici molto diversi tra loro: TANTE STRADE APPARENTEMENTE DIVERSE DIVENTANO D’UN TRATTO UN’UNICA STRADA … “Perché ogni via è la Sua Via, ogni cuore è il Suo Cuore, e non c’è luogo su questa terra ove Egli non sia.”

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CENNI SULLE PRINCIPALI TRADIZIONI MISTICHE DELL’OCCIDENTE

LA MISTICA CRISTIANA - I PADRI DEL DESERTO E L’ESICASMO Primi Eremiti della Cristianità, i PADRI DEL DESERTO cercavano Dio nel silenzio e nella solitudine. Sono chiamati anche Padri “Vigilanti” o “all’Erta” o “Esicasti” perché praticavano l’ESICASMO (lett. Riposo, Quiete), una disciplina contemplativa della tradizione cristiana affine a quella indiana, buddista e sufi. È una meditazione ancora oggi praticata sul Monte Athos, in cui si “osserva la respirazione” con consapevolezza, cercando di “lavare il cuore” e di contemplare come fluisce la vita. Ritirandosi in grotte o caverne, i Padri praticavano anche la ripetizione ininterrotta della Preghiera di Gesù (Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me!) e in questo modo, tenendo lo sguardo fisso sulla zona dell’ombelico, dopo un po’ potevano contemplare l’apparire sulla zona del cuore, considerata la sede dell’energia vitale e divina, di un’indescrivibile luminescenza tra l’azzurro e il rosso, detta “Luce Taborica” poiché simile a quella manifestatasi sul Monte Tabor con la trasfigurazione del Cristo, di Mosè ed Elia. LA MISTICA EBRAICA - I CHASSIDIM Il CHASSIDISMO è la Via Mistica dell’Ebraismo, caratterizzata da musiche, canti e danze particolari, il tutto vissuto in uno spirito di Fede e Unione totale con Dio. Questa unione è cercata anche attraverso lo studio metodico e rigoroso dei Testi Sacri. Gli insegnamenti esoterici e mistici propri dell’Ebraismo sono ad esempio trasmessi attraverso la Kabbalah (lett. Atto di Ricevere) con cui i cabalisti ricevono, come in una meditazione, il senso nascosto delle sacre scritture. Il momento mistico, per lo studioso, si manifesta nel metodo segreto di interpretazione della Torah (lett. Legge) contenuta nei 5 libri del Tanakh o Pentateuco (lett. 5 Libri della Legge). LA MISTICA ISLAMICA - I SUFI Il SUFISMO è la Via Mistica dell’Islam in cui si cerca l’unione con Dio attraverso rigorose discipline, tra cui la libertà da ogni tipo di dipendenza ed il continuo e sacro rapporto con il mondo esterno. Un’esperienza mistica propria del sufismo è il Dhikr (lett. Rammemorazione di Dio), un rituale che conduce all’abbandono, simile ad un’estasi, attraverso la ripetizione del Nome di Dio (= Namasmarana) o di versetti sacri, con l’uso anche di musiche ripetitive. Un’altra forma particolare e molto suggestiva di Dhikr è la danza contemplativa e iniziatica praticata dai DERVISCI, confraternite mistiche appartenenti al sufismo. SAN BENEDETTO - LA VIA MISTICA DELLA REGOLA Il viaggio verso il Divino non può compiersi se non attraverso una continua disciplina sia interiore che esteriore. San Benedetto ha insegnato la necessità e la sacralità di una REGOLA, che nella sua completezza è “Ora, Lege et Labora” (Prega, Studia e Lavora) ed è così affine alle 3 vie dello Yoga che Baba raccomanda: Bhakti, Jnana, Karma Yoga (Devozione, Conoscenza, Azione). SAN BERNARDO E LA MISTICA TEMPLARE – LA VIA DEL GUERRIERO Nel cammino spirituale sono inevitabili, a volte improvvisi e inattesi, i momenti della battaglia contro i terribili nemici che assalgono il cuore umano - “Sacro Tempio” dove risiede il Divino - e che sono guidati dall’egoismo e dal desiderio per il benessere illusorio. È allora che bisogna rivestirsi, come “CAVALIERI TEMPLARI”, dell’armatura della fede nel seguire i comandi della Coscienza, vivere il valore del coraggio nell’affrontare i “nemici” e della determinazione nel combattere fino alla fine, se si vuole arrivare al traguardo della liberazione dall’illusione e dall’ignoranza … così come Arjuna nella Ghita.

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SAN FRANCESCO - LA VIA MISTICA DELL’AMORE UNIVERSALE Francesco d’Assisi ha insegnato al mondo intero che l’unità con Dio può essere trovata attraverso l’Amore incondizionato per il Suo Creato e per tutte le Sue Creature. Francesco è l’esempio sublime dell’Amore Divino che può emanare da un essere umano. IL VOLTO FEMMINILE DELLA MISTICA – 3 DONNE “DOTTORI DELLA CHIESA” S. CATERINA DA SIENA - La Via dell’Azione Caterina nel suo “Dialogo della Divina Provvidenza”, ha insegnato che l’unità con Dio si può trovare nell’AMARE TUTTI e nel SERVIRE TUTTI, diventando lei stessa Guida per i potenti, Divina Provvidenza per i bisognosi e Misericordia Divina per i rifiutati, salendo fin sul patibolo, a fianco dei condannati, per dare la speranza, il perdono e l’amore materno di Dio. S. TERESA D’AVILA - La Via della Conoscenza Teresa, maestra eccelsa di contemplazione, ci insegna che Dio dimora in noi, in quel “Castello Interiore” che è la nostra anima e ci indica passo dopo passo la via per arrivare fin nella stanza più interna, per poterLo incontrare nelle nostre meditazioni, conoscerLo, dialogare con Lui e ascoltare le Sue risposte che non mancano di risuonare dentro di noi. S. TERESA DI LISIEUX - La Via della Devozione Teresina ci indica la sua “Piccola Via” per unirci al Buon Dio. È la via dell’Amore incondizionato per Lui, del farsi piccoli di fronte alle difficoltà della vita, sì da poterle raggirare passandoci sotto, oppure abbandonandoci come bimbi tra le braccia accoglienti e protettive del Signore, che non mancherà di donarci il Suo aiuto. CONCLUSIONI - Il programma sulla Mistica è stato davvero un’esperienza interiore. È stato come farsi prendere per mano da queste grandi Anime ed entrare con loro nella stanza delle interview di Baba, quella più segreta, per parlare di silenzio, raccoglimento, preghiera, disciplina, studio dei sacri testi, servizio … insomma, tutte quelle pratiche spirituali che Swami ci raccomanda. E così, abbiamo capito che in ognuno di noi può vivere un “Padre vigilante” o un “Derviscio danzante” … se si riesce a rimanere in contatto con Dio ogni momento. Abbiamo anche sperimentato che l’Insegnamento di Baba è davvero Universale: le Sue parole e quelle dei Mistici si sovrappongono in modo straordinario, facendosi eco a vicenda. L’Insegnamento di Baba rappresenta, infatti, il “Cuore Mistico” e autentico di ogni Religione e le riunifica tutte; esorta a vivere concretamente la spiritualità nella vita quotidiana e ad essere esempio dell’unica vera Realtà Mistica, quella dell’Amore Divino!

(Antonella Ascenzo) Il secondo itinerario che abbiamo percorso negli ultimi due anni è stato “Dal silenzio al Silenzio”, dal silenzio esterno, attraverso la preghiera, la meditazione, il namasmarana, al Silenzio interiore. Dio è onnipervadente e non c’è motivo di cercarlo da qualche parte. Dovete fare ogni sforzo per sperimentare la vostra Divinità innata, osservando il silenzio totale e rivolgendo la vostra mente all’interno di voi stessi. Potete vivere l’esperienza della Beatitudine Divina, solo nel silenzio assoluto. (Sathya Sai - Sanathana Sarathi, gennaio 2005, p.9-10) Per immergerci e sperimentare il Silenzio e rinnovare la determinazione e l’impegno personale quotidiano nei confronti della nostra sadhana, abbiamo praticato un Purash Charana con il mantra Gayatri. Purash significa primo, avanti, successivo e charana significa passo, quindi Purash-charana rappresenta il primo passo, un passo in avanti, un passo successivo verso il Divino.

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Il termine ha anche un secondo significato, più devozionale: è lo stesso mantra che “viene portato avanti”, ovvero viene posto davanti alle altre cose della vita e diventa una guida interiore che conduce, nutre e protegge. La pratica, che è durata in tutto quindici ore, si è svolta con queste modalità: recita del mantra guidata dalla voce di Swami, alternanza di mezz’ora di recita ad alta voce e mezz’ora di silenzio, formazione di gruppi che si avvicendavano ogni ora, in modo da garantire la continuità. Aldo ci parlerà dell’esperienza che abbiamo fatto insieme a tanti devoti a Mother Sai e che, successivamente, è stata ripetuta anche nei vari Coordinamenti. Intervento di Aldo Conci Ogni ricercatore spirituale si sottopone a ferree discipline proprio come un atleta svolge un costante programma di allenamento. Tutto questo, ci fa in parte comprendere che la ricerca spirituale non è una passeggiata. Far tacere la mente è un processo che incute paura, ed è per questo che la tecnica risulta difficile. Swami ci ha ripetuto che solo un flauto vuoto può suonare le note del Divino e la pratica del Silenzio Interiore serve a comprendere meglio quanto effimera e transitoria sia la nostra natura umana. L’esperienza del Purash Charanam che ci ha donato Carla Gabbani a mio parere va inteso proprio come un “assaggio” di questo allenamento superiore che prevede la ripetizione contemplativa del mantra ed il successivo momento di silenzio interiore. Mi trovo quindi in difficoltà se devo cercare di trasmettervi quanto ho provato durante il Purash Charanam tenuto quasi un anno fa a Divignano. Ho cercato quindi qualcosa di quanto avevo scritto all’epoca per capire quale fosse stata la mia impressione “ a caldo”. Per mia fortuna, sono abbastanza metodico e ho ritrovato il testo di due e-mail che, ancora emozionato, scrissi ai responsabili dell’Organizzazione Sai. Permettetemi quindi di leggerVi un sunto dei due testi : (07/11/2012) Caro Marco Swami ci ha sempre esortato ad intraprendere la pratica del silenzio, dell' introspezione e della meditazione, regolare e costante. Il problema manifestato negli anni da tantissimi di noi è come prendere confidenza e pregustare tale pratica per poterne godere i benefici. Ebbene, Carla ci ha mostrato non solo una via, ma una vera e propria autostrada. Con il Purash Charana, ci ha insegnato come trovarne il casello di entrata, come rimanere nella corsia, quale velocità tenere. Il viaggio è stato lungo, 15 ore, ma era cosi che doveva essere. Ed al mattino seguente, quello che traspariva dai volti dei partecipanti, non era fatica bensì profonda gioia. Le parole erano veramente inutili tra noi e bastavano i nostri sguardi per comprendere l’entità dell’esperienza che avevamo appena maturato. Credo che questo incontro con il Silenzio sia veramente da proporre tra le nostre future attività. (23/11/2012 ) Cara Franca ..., carissimi tutti, Come già vi ho riferito durante il nostro collegamento internet, io e Laura abbiamo partecipato all' incontro Purash Charana tenuto da Carla Gabbani il 3 e 4 novembre 2012 a Mother Sai. 15 ore di recitazione di Gayatri Mantra e di meditazione sono state un bell'impegno, cronologico, fisico ed anche emozionale. Quello che ne abbiamo ricevuto in cambio però, vi assicuro che non è esprimibile a parole, anche se ho provato a trasmettervelo via internet.

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Ecco, forse è solo questo che volevo aggiungere, non ci sono parole !! Ci sono momenti che non sono narrabili o scrivibili. Andavamo a Prashanti per essere irradiati dall'Amore di Swami e sappiamo tutti che aveva poco senso dire "Lo sento anche da casa !!" Il sacrificio del lungo viaggio, il caldo, la fatica, le poche ore di sonno ....... e poi finalmente il SUO bagno d'Amore. Fate un piccolo passo verso di ME … diceva … e io ne farò cento verso di Voi. L’insieme di molte anime determinate al raggiungimento di uno scopo elevato fa innalzare l'energia collettiva. La partecipazione fisica e di gruppo talvolta è indispensabile anche per un’attività di introspezione personale e questo incontro di meditazione e preghiera è stato veramente qualcosa di unico e speciale, assolutamente da ripetere.

(Aldo Conci) Il futuro: la formazione Il Programma di formazione si rivolge a chiunque voglia intraprendere un cammino di ricerca interiore basato sugli insegnamenti di Sathya Sai Baba e a tutti coloro che, nell’Organizzazione Sai hanno incarichi, o pensano di assumerne. Il suo obiettivo è quello di diffondere e vivere il messaggio spirituale di Sathya Sai Baba per sviluppare la crescita personale, la conoscenza di sé, l’approfondimento della pratica e trasmettere correttamente la filosofia ed il messaggio Sai. Il programma sarà sviluppato durante fine settimana e diviso in vari moduli, con struttura standard che prevede una parte teorica, il successivo approfondimento ed il momento della pratica. I moduli saranno ripetuti nelle varie sedi, al Nord, al Centro ed al Sud, in modo da favorire la più ampia partecipazione. Il nucleo centrale della formazione sarà la Bhagavad Gita, vista come un arazzo con tanti fili orizzontali e verticali che creano il disegno. Durante la formazione seguiremo questi fili per scoprire e sperimentare il “disegno nascosto”. Dovete intraprendere lo studio delle scritture con un atteggiamento di sottomissione e aspettativa. Ogni capitolo della Gita illustra i mezzi e i metodi atti a raggiungere la meta della pace e dell’armonia con l’accento sull’attitudine e la pratica spirituale nella vita. Essa è la barca che traghetta l’uomo dallo stato di schiavitù autoimposto, alla libertà che è la sua natura, dall’oscurità alla luce. La Gita incoraggia chi cerca, ad aspirare, non a disperare; bisogna perseverare, non pretendere il successo immediato. In verità, ogni essere è venuto in questo campo di attività (Karmakshetra) solamente per impegnarsi nell’azione, non al fine di guadagnarne il frutto; questa è la lezione fondamentale impartita dalla Gita.

(Sathya Sai - Pensieri, 29/10/2011) Un valido aiuto in questo nostro studio ci viene offerto da Radio Sai, che ha curato una versione radiofonica della Gita recitata da attori professionisti, ma anche commentata dalle parole di Swami tratte dalla Gheeta Vahini. Canto devozionale Per ritrovare l'entusiasmo del canto corale al Divino attraverso modalità operative in grado di rappresentare un punto di riferimento e di sintesi del lavoro svolto a livello delle Scuole Canto di Centro/Gruppo e di quelle regionali, è in atto un progetto di laboratori di musica-insieme. I laboratori di Musica-Insieme rappresentano anche un'occasione importante di crescita nell'ambito del Canto Devozionale. Essi si svolgono nei vari Coordinamenti su base trimestrale e le tematiche di base, che sono sviluppate contemporaneamente, sono quattro: 1) Scuola Canto, per i principianti e non. 2) Scuola Strumentale, a scelta tra: Tamburello, Harmonium, Cimbali.

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3) Creatività di Gruppo, per la creazione di canti nuovi e per l'arrangiamento di canti già noti per migliorarne la qualità esecutiva. I programmi futuri dell’Ala Spirituale saranno esposti in maniera più dettagliata nel “mini congresso” che si svolgerà a gennaio 2014.

Provare a meditare, provare a diventar quieto,

provare a rilassarsi. Procedi provando.

Ogni sforzo che farai non sarà vano. Ogni singolo mattone aggiunto ad un tempio in costruzione lo fa sempre più vicino al completamento.

Allora, continua a provare, e un giorno, tutt’a un tratto, perforerai il regno inferiore della tua mente

ed entrerai nella Contemplazione, e sarai capace di dire: “Sì, lo so; io ho visto,

ora conosco completamente il sentiero su cui mi trovo”.

Continua a tentare. Da qualche parte devi incominciare …

senti la tua mente, il tuo corpo, le tue emozioni e conosciti! With Blessings - Baba

OM SAI RAM Carla Gabbani

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ATTIVITÀ DELL’ALA SERVIZIO – PIEMONTE Graziella Scarsi, Guido Fedele

Sai Ram,vi presenterò le principali attività di servizio del nostro Coordinamento ed esporrò alcune riflessioni fatte con il ns. Coordinatore dei Volontari del Servizio nelle case di riposo di Torino, Guido Fedele. a) Il Servizio è così organizzato:

1) A Torino in 3 case di riposo; vi sono inoltre interventi in una casa protetta, ”Casa nostra”, che ospita donne, bimbi, minori in affido.

2) A Cossato (Biella) in una struttura di accoglienza per Disabili. 3) A Novara, con interventi in un convento, portando cibo per la mensa dei poveri.

b) Nel nostro caso prestare “Servizio agli anziani” aiuta a sviluppare la pratica dell’”Ascolto attivo”, privo di giudizio, dell’attenzione al bisogno di comunicare degli anziani, spesso senza parenti con cui parlare; attenzione partecipe anche ai bisogni pratici espressi. La visita è vissuta da loro come l’occasione di sfogarsi e confidare ai volontari di tutto un po’. E’ incredibile vedere la gioia che trapela dagli occhi degli Anziani per un servizio così semplice come l’ascolto! c) per quanto riguarda la mia esperienza personale (Graziella), oltre alla pratica dell’ascolto, il servizio a contatto di persone molto anziane, fragili, spesso malate, con cui si crea anche una relazione di amicizia ed affetto, mi ha aiutato a sperimentare gradualmente il “non attaccamento” nel momento in cui se ne vanno, superando la sensazione di perdita, ma mantenendo il ricordo affettuoso di questi cari amici. d) lettura di una citazione di BABA da parte di Guido Fedele: BABA ci dice: ”Il servizio avvicina gli esseri umani fra loro e sviluppa l’amicizia e l’amore. Senza questa amicizia e questo sentimento di amore per il prossimo, non è possibile avere familiarità con il Signore. Tra le nove forme di devozione per DIO, il SEVA è secondo solo alla resa totale al Signore”.

SAI RAM.

ATTIVITÀ DELL’ALA SERVIZIO – LOMBARDIA Vincenzo Foglieni

Segue l’elenco dei servizi del coordinamento Lombardia: SERVIZIO IN DUE ISTITUTI PER ANZIANI.

1) Preparazione e distribuzione panini senza tetto. Ortles e stazione ferroviaria. 2) Assistenza alle famiglie bisognose, con pacchi alimentari e capi di abbigliamento.

Preparazione e consegna di kit di prima accoglienza, intimo per uomo al carcere di Bergamo, kit di prodotti d’igiene personale alle carceri femminile di COMO. SERVIZIO A MOTHER SAI. Una buona parte dei volontari della Lombardia è presente ogni fine settimana per svolgere i servizi a Mother Sai.

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In questo servizio è presente anche un buon numero di giovani che animano e servono durante il Progetto sollievo. Data la rilevanza dei giovani in questo servizio, vorrei sottolineare l’importanza della loro presenza: essi hanno a disposizione quel grande valore che è il TEMPO, ciò che noi “diversamente giovani” a volte non abbiamo più così facilmente. Il TEMPO speso da voi giovani nel servire il prossimo lo santifica e vi offre l’opportunità di crescere nell’amore per gli uomini e per DIO. Ciò che ha fatto di me un buon apprendista devoto di SAI è proprio il servizio, passare del tempo stando insieme agli altri nel servire, mi ha dato la possibilità di vedere, attraverso i pregi e i difetti, le incomprensione e le gioie, le fatiche e le condivisioni, un me stesso diverso, dall’uomo che ero prima di imparare a servire il prossimo. Ringrazio Sai Baba per questo, ma ringrazio soprattutto tutti quei fratelli in Sai con cui ho condiviso e condivido il cammino, in questo movimento SAI.

SAI RAM.

ATTIVITÀ DELL’ALA SERVIZIO – TRIVENETO Riflessioni sugli effetti del Seva Incanalarsi nel servizio, per noi ha significato immergersi in realtà composite e talvolta difficili; lungo il cammino, abbiamo imparato a conoscere ed amare queste realtà che ci hanno lentamente, ma progressivamente, cambiato la vita in profondità. All’inizio, il nostro impegno era soprattutto quello di ascoltare le persone che ci chiedevano aiuto, cercando di non lasciarci coinvolgere in simpatie o antipatie; ma poi ci siamo aperti alla compassione e abbiamo cominciato a vedere noi stessi negli altri e a sviluppare quella discriminazione che ci permette di aiutare in modo mirato, efficace e tempestivo. Oggi abbiamo coscienza di questa unità, siamo tutti più forti e più gioiosi e ci fidiamo gli uni degli altri perché abbiamo imparato ad interagire bandendo dalla mente il giudizio e le aspettative.

SAI RAM.

ATTIVITÀ DELL’ALA SERVIZIO – EMILIA MARCHE TOSCANA Azioni intraprese dall’Organizzazione Sathya Sai a favore dei terremotati dell’Emilia ed altre attività a favori di diversamente abili Dopo gli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012 che hanno interessato l’Emilia, sono stati subito effettuati dai volontari della nostra Organizzazione Sai i seguenti servizi, ritenuti prioritari dai responsabili della Protezione Civile locale: consegna di prodotti dell’igiene e cura della persona presso il Centro Operativo della

Protezione Civile del Comune di Finale Emilia (MO); consegna di analoghi prodotti al Comune di San Giovanni in Persiceto (BO) oltre alla

fornitura e al montaggio di scaffalature metalliche funzionali allo stoccaggio dei generi di prima necessità nel magazzino appositamente allestito;

consegna di generi alimentari e altri prodotti nel Comune di Cavezzo;

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Successivamente si è appreso che non erano più richiesti altri generi di prima necessità né la presenza di personale nelle tendopoli in quanto questi bisogni risultavano già soddisfatti tramite i canali istituzionali, il volontariato e la Protezione Civile dei diversi Comuni. Si è quindi pensato di utilizzare i punti di forza dell’Organizzazione e di proporre ai Sindaci dei Comuni di Finale Emilia, Crevalcore e San Giovanni in Persiceto, in accordo con l’Azienda USL di Bologna in quanto referente del Servizio Disabili Adulti, un’attività ricreativa e di svago rivolta ai disabili ed alle loro famiglie da svolgersi presso Mother Sai House. Questa iniziativa si è attuata il 5, 6 e 7 ottobre 2012 ed ha trovato pieno apprezzamento. Lettera di ringraziamento inviata per mail in data 08/10/2012 dalla mamma di A. A. un giovane diversamente abile residente in un Comune terremotato dell’Emilia che ha partecipato all’iniziativa svoltasi presso Mother Sai House il 5, 6 e 7 ottobre 2012. Sento la necessità di doverVi ringraziare per la stupenda esperienza che siete stati in grado di far vivere a me e alla mia famiglia in una semplice fine settimana. Dopo 18 anni (l'età di Alessandro) per la prima volta ho vissuto tre giorni carichi di emozioni, emozioni che tutt'ora al solo pensarci mi fanno venire le lacrime agli occhi dalla gioia che ho provato. Molte persone che si definiscono "fortunatamente normali" dovrebbero provare ad aggregarsi a questi gruppi e passare anche solo una giornata con i nostri meravigliosi ragazzi, ai loro stupendi genitori e ai favolosi volontari che cercano in qualsiasi modo di regalare un sorriso, un'attenzione, un abbraccio. Forse si inizierebbe ad avere meno preconcetti sulla disabilità, si inizierebbe ad usare meno termini a volte anche dispregiativi nei loro confronti e sarebbero meno (passatemi la parola) schifati da certi atteggiamenti. Noterebbero la sincerità e spontaneità nelle loro parole, la felicità nei loro occhi e se non riescono ad esprimersi a parole lo percepirebbero attraverso i loro gesti. In 18 anni in altre situazioni, in ambiti definiti civili mi sono sentita inadeguata, osservata giudicata e a volte compatita e mi hanno portato ad allontanarmi da quel mondo dove un ragazzino disabile viene ancora squadrato dal basso verso l'alto, dove se per problemi di salivazione "sbava" viene guardato con schifo. i loro figli vedranno di conseguenza con schifo chiunque abbia dei problemi... Nel NOSTRO MONDO CIVILE (così amo definire il mondo di chi vive con un disabile) tutti aiutano tutti con gli stessi occhi, (gli occhi dell'amore per un figlio), i ragazzi si cercano e si prendono per mano a volte senza nemmeno sapere chi è che in quel momento cerca un contatto fisico, si parlano ed ascoltano, anche se uno dei due non è in grado di esprimersi. I genitori e i volontari sono i genitori e i volontari di TUTTI senza distinzione e tutto questo è meraviglioso. Sono tornata a casa felice e con un mio bagaglio emozionale carico di energia e tutto questo lo devo a Voi. Grazie di tutto ... e grazie di ESISTERE L’iniziativa ha avuto un seguito nel mese di dicembre. I giovani, le famiglie ed i volontari si sono ritrovati presso alcuni locali resi disponibili dal Sindaco del Comune di San Giovanni in Persiceto per trascorre una giornata di festa e di allegria per vedere i filmati delle attività svolte presso Mother Sai. Il costo di queste iniziative sono state sostenuti dalle donazioni pro terremoto che sono pervenute all’Organizzazione. Attualmente sono in corso contatti con i Servizi Sociali del Comune di San Giovanni in Persiceto per verificare la sostenibilità di un supporto a favore di una famiglia terremotata bisognosa.

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Le attività proposte dall’Organizzazione Sai hanno avuto un’eco nel territorio del Comune di San Giovanni in Persiceto. Infatti, l’Associazione Fondazione Madonna del Lavoro ha chiesto la collaborazione di due volontari per consentire lo svolgimento di un soggiorno estivo con tredici ragazzi e ragazze diversamente abili nella località marina di Cesenatico nello scorso mese di agosto. L’Organizzazione Sai ha aderito alla proposta e due volontari del Coordinamento Emilia Romagna, Marche e Toscana hanno partecipato con entusiasmo al soggiorno. Ecco la relazione dei due volontari. Quando, lo scorso anno, aderii all’iniziativa dei tre giorni di “sollievo”, con i terremotati dell’Emilia (con una disabilità in famiglia) da passare a Divignano non immaginavo quanto avrei imparato da quella esperienza e che legame profondo avrebbe creato fra noi. Perciò, quando ho ricevuto la richiesta del Presidente di Coordinamento di fornire due volontari in supporto ai due educatori responsabili per il soggiorno marino di una settimana a Cesenatico, organizzato dalla FOMAL (Fondazione Opera Madonna del Lavoro, attiva negli stessi territori interessati nella precedente iniziativa), ho dato subito la mia adesione. Anche Giovanni ha fornito immediatamente la sua disponibilità. La settimana fissata era quella dal 12 al 18 agosto, compresi. I diversamente abili erano tredici, tutti maggiorenni, con disabilità di vario tipo. Nella struttura ricettiva del luogo erano disponibili camere separate per le donne e per gli uomini. I pasti sono stati consumati nella mensa self-service collettiva. Il nostro Seva era continuativo in quanto accompagnavamo i nostri amici giorno e notte. Il servizio più impegnativo lo svolgevamo sulla spiaggia dove si organizzavano gare di bocce, gioco a carte, nuotate, passeggiate ecc. … e dovevamo stare attenti che i ragazzi non si perdessero tra la folla nella calca della settimana di ferragosto. Dopo cena, a volte, andavamo alle danze di gruppo organizzate dalla struttura ospitante. Per alcuni di loro, alquanto impacciati nei movimenti, muoversi a ritmo della musica è stato un vero toccasana. Alla danza qualcuno preferiva il gioco del pingpong, altri aspettavano con ansia le uscite dopo cena per andare insieme in gelateria e per mischiarsi al flusso del passaggio serale. Noi facevamo di tutto per accontentarli e loro ricambiavano con sorrisi e abbracci tenerissimi. E’ stata organizzata anche una visita al castello di Gradara, in Provincia di Pesaro. I ragazzi sono stati dei veri maestri, ci hanno insegnato tante cose fra le quali: Imparare a sorridere col cuore. Il loro sorriso veniva veramente dal profondo, era amorevole e non era

contaminato dalla mente né dal giudizio. I nostri “V.I.P.” non erano condizionati dalla mente come spesso accade a noi, erano guidati dai loro istinti, pertanto erano spontanei, immediati, cristallini, senza retro pensieri;

Imparare ad avere pazienza. Ciò che ci rende impazienti è la consapevolezza dello scorrere del tempo. Per molti di loro il tempo non esiste e quindi non vengono condizionati da esso. Alcuni di loro vivevano veramente in uno spazio senza tempo. Ci hanno insegnato a pazientare quando tardavano ad uscire dal bagno o quando si dilungavano sul pasto o quando insistevano nel fare il contrario di quanto loro richiesto.

I nostri amici non sono persone di serie B, sono solo diversi. Molti di loro hanno talenti che andrebbero scoperti e valorizzati. Erano spesso fantasiosi, ironici, precisi nelle loro cose e molto determinati a raggiungere i loro obiettivi. Ma soprattutto sono anime in cerca dell’Assoluto, esattamente come noi, anime che in questa vita hanno voluto percorrere strade diverse per arrivare alla stessa Meta. Ci hanno insegnato che è utile alla nostra crescita diversificare il Seva. Sarebbe stato un errore rifiutare questa opportunità. Ci hanno insegnato ad aprire il nostro cuore perché con loro è più facile attivare l’energia dell’Amore che è dentro di noi. Da loro abbiamo ricevuto molto più di quanto sia stato dato.

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Il Vero Regista ha aggiustato ogni inevitabile piccolo intoppo o smagliatura permettendoci di finire il soggiorno senza incidenti, senza danni e anche divertendoci molto. Abbiamo ricevuto tanto, tanto, tanto amore e abbiamo riso e scherzato tanto, tanto, tanto. Ma, soprattutto, abbiamo ritrovato un filo conduttore che accomuna le nostre anime e non credo sia facile spezzarlo tanto presto! Abbiamo fatto l’esperienza diretta che, come dice Swami: “Facendo Seva, prima di tutto, aiutate voi stessi”. Grazie all’Organizzazione Sai e grazie a FOMAL per averci chiamato. È stata un’esperienza veramente fondamentale per chi compie un cammino spirituale e vuole imparare a sperimentare l’Amore in azione. Quando si raggiunge l’Uno non ci sono più aiutati e aiutanti, ma anime che si fondono per conoscere la gioia e la pace collettivamente. Agosto 2013. Wanda Becca - Giovanni Campagnolo Anche l’Associazione Altre Teste, con sede in San Giovanni in Persiceto, costituita da genitori di ragazzi e ragazze diversamente abili ha chiesto all’Organizzazione Sai di organizzare un soggiorno presso Mother Sai. L’iniziativa è in fase di organizzazione; è previsto che si svolga i prossimi 24, 25, 26 e 27 ottobre. Con la benedizione di Swami.

SAI RAM.

ATTIVITÀ DELL’ALA SERVIZIO – LAZIO ABRUZZO SARDEGNA Giovanna Battaglia

Una nota sulla lettera della mamma del disabile dell’Emilia che ha partecipato al weekend a Divignano. Quando si è svolto il weekend nessuno di noi ha mai nominato SAI BABA, ma ad un certo punto qualcuno ci ha chiesto chi era il nostro Maestro, che ci aveva insegnato così bene: ecco questo è il modo di portare Swami nel mondo, senza troppe parole, ma in maniera efficace perché l’Amore tocca i cuori delle persone. Nel nostro Coordinamento tutti i Centri svolgono servizi: alcuni preparano pacchi alimentari per famiglie, ci sono servizi per disabili, anziani e homeless. Quello di cui vi parlerò brevemente è il servizio per i senza fissa dimora iniziato il 24 aprile per il Mahasamadhi di Swami. Abbiamo iniziato occasionalmente la distribuzione di panini a circa 15/25 persone a Roma nella zona di Piazza Venezia. Ci siamo collegati, presentandoci come Organizzazione, a Sant’Egidio (che ci ha dato consigli preziosi) che svolge questo servizio da molti anni e coordina le associazioni che operano per la strada in modo da poter coprire le esigenze senza andare in sovrapposizione con altri. Noi abbiamo scelto il mercoledì perché in quel giorno nessuno distribuiva la cena itinerante in quella zona.

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Il senso del nostro servizio è: CIAO come stai? Ti va un panino? Siamo partiti quindi dal minimo non c’è la cena, ecco noi portiamo la cena. Offrendo il panino si è cercato di istaurare un rapporto con le persone, da li Ciao come stai? Quindi abbiamo cominciato a conoscere le persone, a sapere i loro nomi, ad ascoltare le loro richieste e ad andare incontro lì dove era possibile ( la maglietta, la coperta, ecc…). Questo servizio nato occasionalmente va avanti da aprile tutti i mercoledì sera, compreso luglio ed agosto: Per trovare le risorse si sono uniti devoti di più Centri. Ma quello che vi volevo trasmettere è questo: quando si fa servizio a persone disagiate in situazioni difficili, si viene messi a dura prova, è facile andare nelle situazioni in cui tutti si vogliono bene, quando vai dai senza fissa dimora spesso sono arrabbiati, nervosi oppure gli porti le scarpe e la volta dopo non le hanno più ... Insomma dobbiamo mettere in atto il distacco, non dobbiamo pensare di dover salvare nessuno, dobbiamo andare lì senza aspettarci nulla in cambio e senza pensare che stiamo facendo una cosa particolare, semplicemente andiamo incontro ad un’esigenza di un nostro fratello.

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Atti del Congresso

CIRCOLI DI STUDIO

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CIRCOLO DI STUDI SUL TEMA: LA MISSIONE DELL’AVATAR Relatore Olimpia Giovine

Gli Avatar sono la manifestazione del divino tra gli uomini. Il principio divino disceso nel corpo dell’Avatar Sathya Sai Baba ha spesso dichiarato, come Krisna, di essere un Avatar con tutti i poteri (Purnavatar) e di aver preso un corpo umano perché richiamato dalle preghiere dei giusti, per la punizione dei malvagi, per ristabilire i valori di: Dharma, Satya, Shanti e Prema e per elargire la Sua Grazia a beneficio dei devoti Quando prendono un corpo, gli Avatara non esplicano la loro missione solo nel mondo degli uomini, ma in tutte le dimensioni e in tutti gli universi e le infinite dimensioni “abitate” e si possono manifestare in più piani di esistenza contemporaneamente. I nuovi Avatar eliminano ciò che è stato alterato nell’insegnamento divino durante il periodo di non manifestazione, mantenendo i capisaldi della Verità eterna, cioè: 1. L’esistenza di Dio come Realtà centrale, qualunque nome gli si dia. 2. Il rapporto tra l’uomo e Dio, che include la perenne ricerca della Verità, l’anelito verso

l’Assoluto. 3. Il senso della persistenza dei Valori (Sanathana Dharma). 4. La continuità della rivelazione dalla Realtà del divino, le incarnazioni ricorrono periodicamente. Ogni nuovo Avatar viene ad integrare e perfezionare gli insegnamenti precedenti, non ad abolirli. Baba ci si rivolge a noi e ci parla su più livelli, dandoci insegnamenti per i nostri vari piani: fisico, mentale e spirituale. Così la sua missione nel mondo, durante gli anni in cui ha preso questo corpo che noi conosciamo e amiamo, si è svolta anche a livello materiale globale, mentre l’umanità ha attraversato guerre e continue minacce nucleari, che sono state evitate per la Sua Grazia. Sul piano sociale non si contano i Suoi interventi per favorire il benessere della società indiana. Tutta l’opera “interiore” di Sathya Sai Baba è stata improntata a trasformare il concetto di “religiosità” in quello di “spiritualità”, superando i vecchi schemi e le vecchie religioni tradizionali per condurci alla consapevolezza della divinità insita in ognuno di noi. Baba lascia in eredità l’apertura verso una Nuova Era di collaborazione, di pace, di amore e di unità, attivando in ognuno di noi il processo di risveglio alla nostra vera Realtà. Questi Esseri vengono riconosciuti da chi è chiamato, per meriti accumulati nelle vite precedenti, per i puri di cuore, con la mente libera da preconcetti e dalla presunzione e dall’arroganza della maggior parte degli uomini che, non riconoscendo la potenza del Messaggio, ostacolano, mal interpretano o travisano le profonde verità divine. “Io non sono manifesto a tutti, ma sono manifesto ai pochi che mi sanno credere, perché io sono coperto dal velo di Maya (dell’ignoranza)” (Adi Shankara). Per comprendere il messaggio dell’Avatar occorre, a livello individuale, un certo grado d’impegno, di apertura, oltre a un livello di coscienza che permetta di entrare in contatto con l’Energia delle qualità divine in incarnazione. Riguardo alla seconda domanda prevista nel C.d.S., relativa a come noi possiamo continuare la Sua Missione? Occorre sempre richiamare alla mente che un Avatar non viene se non è chiamato. Ciò implica da parte nostra la responsabilità di diventare sempre di più individui puri e proiettati verso il bene.

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Quando il Divino s’incarna, ha bisogno, perché la Sua Missione sia diffusa, della collaborazione di discepoli a tutti i livelli, capaci di ricevere le nuove potenti ondate di energia di trasformazione ed evoluzione che, dai piani sottili, si proiettano sul piano fisico. Gli Avatar hanno sempre avuto bisogno di veri aiutanti che, dopo aver fatto esperienza delle qualità che Essi sono venuti ad incarnare (= il loro messaggio, nel caso di Sathya Sai Baba: Satya, Dharma, Shanti e Prema), portino all’umanità l’insegnamento appreso, contribuendo all’evoluzione. Per essere adatti a questo importante compito occorre, a livello personale, che il centro di coscienza sia l’intuizione e non l’intelletto, che le Verità rivelate siano apprese tramite l’intelletto, ma poi comprese ed assimilate con il cuore e portate agli altri con le nostre buone azioni (Testa-Cuore-Mani). Per la diffusione del Messaggio di Baba occorre tener presente un fatto fondamentale. Come Egli disse in un Discorso del 1993: “ Ricordate che io non sono solo nella forma di Sai Baba qui presente sebbene questa sia la forma centrale, ma sono in ognuno di voi che siete qui”, noi tutti che lo abbiamo conosciuto, amato e seguito, siamo, di fatto, parte della Sua Missione. NOI SIAMO ORA DI FATTO, da quando Egli ha lasciato la Forma fisica di Sathya Sai, IL SUO MESSAGGIO. Anche questo ci deve far applicare la massima attenzione affinché venga impedito il diffondersi di un messaggio che Lui non ha dato. Se voltiamo le spalle a questo compito che ci siamo assunti quali parti della sua Missione, quando Gli abbiamo detto di sì, ostacoliamo un processo di trasformazione, sia a livello individuale che collettivo. Lavorare nei Centri e partecipare alla Sua Organizzazione, che Egli ha voluto, è parte della Missione dell’Avatar. Praticare i Valori Umani è partecipare al processo evolutivo che Egli ha messo in moto con la sua Venuta.

CITAZIONI DI BABA Qual è la missione dell’Avatar Sathya Sai Baba? Egli viene qui con una missione e si occupa solo di quella. La Sua natura è di sostenere il giusto e di ammonire l’ingiusto. Il Suo compito è di ridare la vista all'uomo, di fargli rivolgere i passi sulla via della morale e del controllo di se stesso, affinché possa raggiungere la conoscenza di sé.

Sathya Sai Baba al di là dell’illusione pag. 15 Il Mio compito è quello di proteggere l'umanità intera e di assicurare a tutti una vita piena di gioia (ananda). Ho fatto un voto: ricondurre nel giusto cammino tutti quelli che hanno deviato e salvarli. Sono molto attaccato a questo lavoro che amo: eliminare le sofferenze dei poveri e dare loro tutto ciò di cui mancano. Ho una buona ragione di essere fiero: aiutare coloro che Mi adorano e Mi venerano. Da loro Mi aspetto un solo tipo di devozione: la totale equanimità sia davanti alla gioia che al dolore, e la forza d'animo davanti alle perdite come ai guadagni. Non abbandonerò mai coloro che si attaccano a Me, poiché Mi sono proposto di svolgere questo compito.

Lettera al fratello 25 maggio 1947 In che modo possiamo continuare la sua missione? Presidenti, vicepresidenti, segretari dell'Organizzazione Sai di tutto il mondo, voi siete gli ufficiali dell'armata Sai. Ma come potete guidare i soldati nella lotta quando anche voi non siete consapevoli delle difficoltà della guerra, quando voi stessi siete degli strumenti inefficienti? Voi potete tentare di condurre gli altri solo dopo aver praticato la disciplina della perfezione. Questa è una regola che vale in ogni campo delle attività sociali. Ananda, la più alta pace, deve essere innanzitutto acquisita da voi stessi e solo in seguito potrà essere trasmessa agli altri.

1968 – Prima conferenza dell'Organizzazione Sai Indiana

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CIRCOLO DI STUDI SUL TEMA: PERCHÉ L'ORGANIZZAZIONE SAI ? Relatore Carlo Tognetti

Hanno partecipato al circolo di studio diciannove persone. Le domande guida erano due:

1) Cosa mi ha dato conoscere Sai? 2) Cosa mi ha dato far parte della Sua Organizzazione?

Dopo un breve momento di silenzio e di interiorizzazione il coordinatore ha proposto di considerare i due quesiti separatamente. Di seguito la sintesi degli interventi. 1) Conoscere Baba ha permesso a molti di vedere e osservare il mondo, gli altri e se stessi con occhi diversi. L'incontro con il Maestro ha dato un nuovo senso alla vita. Ha fatto scoprire il principio dell'Amore dentro di sé e intorno a sé. Diversi devoti hanno rilevato che conoscere Baba ha permesso di acquisire fiducia, speranza e volontà. Conoscere Sai ha permesso di rispondere alle più importanti domande esistenziali: Chi sono? Da dove vengo? Qual è il nostro destino? Conoscere Sai ha fatto comprendere che tutto è Uno. 2) Far parte dell’Organizzazione Sai ha dato a molti l'opportunità di crescere spiritualmente e trasformarsi. L'Organizzazione permette di sperimentare e percorrere i tre sentieri che conducono alla Meta:

La via della devozione attraverso la recita e il canto del Nome La via dell’azione attraverso le opportunità di servizio proposte dall’Organizzazione; La via della conoscenza attraverso lo studio della letteratura Sai, i circoli di studio e il

confronto con altri devoti. Appartenere all’Organizzazione, per alcuni, è come appartenere ad una famiglia allargata dove trovi accettazione e amore. L'Organizzazione dà la possibilità di sperimentare il principio di unità nella diversità. Ha permesso di intraprendere il cammino spirituale di non smarrirsi nei momenti di difficoltà. L'Organizzazione ha permesso di viaggiare a Puttaparthi, di partecipare alle conferenze nazionali e internazionali, di partecipare a seminari e corsi di formazione e di ricevere regolarmente Discorsi e Pensieri di Sai.

CITAZIONI DI BABA E' mia intenzione dar corso all'istituzione dei Centri Sai. Le persone che diverranno membri di questi Centri e intraprenderanno servizio altruistico saranno liberate dal ciclo di nascita e morte; ma non solo loro: anche i loro figli e nipoti. Ma il test sarà severo. Vedrò quanti sopporteranno questa prova e ne usciranno vittoriosi.

1961 dopo la festività di Dasara Fate parte di quest’Organizzazione ormai da sette o otto anni. È il momento, per voi, di chiedervi se ne fate parte perché costretti o per vostra volontà; se state dando il vostro meglio in efficienza ed entusiasmo. Il vostro lavoro è stato guidato da esibizionismo oppure è genuino? La fede nella giustezza del Servizio risulta evidente in ogni vostro atto?

DD 6 gennaio 1985

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CIRCOLO DI STUDI SUL TEMA: RITUALITÀ E RELIGIONE Relatore Giuliano Giucastro

L’insegnamento di Sai Baba evidenzia come principio di particolare importanza quello dell’Unità di tutte le religioni. Per Unità delle religioni Egli ha spiegato di non intendere la fondazione di un nuovo culto che metta insieme in modo sincretistico elementi delle diverse tradizioni, ma si deve intendere piuttosto la consapevolezza che tutte le religioni rappresentano altrettanti sentieri che conducono alla realizzazione, e per tale ragione esse sono degne di uguale rispetto e considerazione. Ogni fedele di una particolare religione è chiamato ad impegnarsi al meglio delle sue possibilità per diventare esempio vivente dei princìpi che ispirano la sua particolare appartenenza, sia essa cristiana, indù, mussulmana, etc. Su queste basi, tutti i devoti di Sai Baba devono coltivare l’attitudine ad integrarsi con gli appartenenti alle diverse fedi, rispettando le differenze in nome del principio di Unità nella diversità tante volte richiamato dal nostro Maestro. E’ stato fatto osservare che nella nostra Organizzazione la capacità di integrazione secondo quanto sopra esposto rappresenta un traguardo al quale tendere, ma non ancòra pienamente conseguito; permangono infatti delle difficoltà alla piena armonizzazione tra devoti all’interno degli stessi Centri Sai, che pure sono ispirati dai princìpi e dalle regole comuni che provengono direttamente da Bhagavan Baba. Per quanto concerne i rapporti tra i devoti Sai italiani e la nostra tradizione cristiana, il gruppo ha convenuto che nei primi anni di istituzione dell’Organizzazione Sai italiana spesso è sembrata prevalere all’interno dei Centri una logica improntata più alla sottolineatura di una nuova e diversa appartenenza, quasi a voler marcare una discontinuità ed una differenziazione rispetto agli insegnamenti religiosi, così come proposti all’interno dell’Istituzione Chiesa Cattolica, cosa che inevitabilmente ha comportato anche una sottovalutazione degli esempi di autentica spiritualità offerti dalla nostra tradizione. Il gruppo ha espresso tuttavia la convinzione che negli anni più recenti, anche grazie al programma dell’Ala Spirituale centrato sulla Mistica dell’Occidente, tra i devoti dei Centri vi sia stata la crescita di un’attitudine a carattere più “universale”, accompagnata da una maggiore attenzione per gli aspetti unificanti dell’esperienza spirituale che, nell’ambito dei diversi contesti, caratterizza il cammino verso la Divinità interiore. Rispetto al tema della Ritualità, si è convenuto che con il tempo è migliorata la capacità dei Centri Sai di rispecchiare una maggiore “neutralità” rispetto ai formalismi esteriori ed ai ritualismi, in particolare quelli mutuati dalla tradizione induista. Come ben evidenziato, infatti, dalle linee guida della nostra Organizzazione, se da un lato non è possibile prescindere dal dato di fatto che Sai Baba è nato in un contesto Indù e che pertanto i canti devozionali e i mantra in sanscrito rappresentano un linguaggio universale comune a tutti i devoti e importante per esprimere la devozione al Maestro, l’ambiente dei Centri deve però sforzarsi di risultare accogliente anche nei confronti dei nuovi venuti, coloro che per la prima volta prendono contatto con la realtà di Sai Baba. E’ questa la ragione per la quale bisogna porre un limite al numero di immagini di Baba, vanno coltivati anche i canti devozionali nella nostra lingua ed esposto il Sarvadharma come simbolo dell’unità di tutte le confessioni religiose. Tutto il gruppo di partecipanti al Circolo di Studio ha concordato che una tale impostazione può avere contribuito ad allontanare quei devoti che privilegiano aspetti esteriori e fenomenici della ricerca spirituale, inducendoli a trascurare l’unidirezionalità dell’insegnamento di Sai Baba così come applicato nei Centri, spesso in favore di un approccio con altri maestri o altre esperienze, in particolare quando esse si accompagnano ad aspetti “miracolistici”.

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Si è convenuto tuttavia che l’allontanamento di un certo numero di devoti dai Centri non deve influenzare il cammino di chi resta; varie volte il nostro Maestro ci ha esortato a ricercare la qualità, non la quantità e a privilegiare pertanto il cammino di trasformazione interiore rispetto alle apparenze ad alle realizzazioni esteriori.

CITAZIONI DI BABA Voi vi rivolgete ai devoti come “Famiglia Sai”, e fate riferimento a voi stessi come membri della famiglia Sai: questa è un’espressione angusta e restrittiva. Io non ho limiti o restrizioni. Io sono in tutti, per tutti. Non ci può essere una famiglia Sai distinta.

D.D. 21.11.1985 Affermare che l’Induismo, il Buddhismo, il Cristianesimo, l’Islam, e altro sono religioni diverse, tradisce non solo una ristrettezza di mente, ma anche un equivoco sul senso della parola "religione". "Religione" vuol dire " realizzazione" e, dal momento che il realizzarsi è una meta unica e identica per tutti, indipendentemente da qualsiasi religione sia professata dagli uomini, che sono diversi, ne consegue per logica che tutte le religioni sono fondamentalmente riconducibili all'unità; ovvero, per essere più precisi, c'è una sola religione.

CORSO ESTIVO 1990 [21] pag.72

CIRCOLO DI STUDI SUL TEMA: DIFFUSIONE DEL MESSAGGIO SAI

Relatrice Mariuccia Olivieri

QUALI EVENTI POSSIAMO PROGRAMMARE AL PUBBLICO PER DIFFONDERE I VALORI UMANI NELLA SOCIETÀ ? Portando ciò che ognuno sa fare al meglio, con spirito di altruismo.

Dipende dal tipo di pubblico a cui ci si vuole rivolgere: Attività teatrali in genere portando in scena i racconti epici di Rama, Krishna, vita dei

santi. Con i burattini se il pubblico si rivolge ai bambini. Musica in generale e perché non portare nelle piazze il canto dei Bhajans che sono così

belli e gioiosi? Arte creativa come la danza la pittura, o attività manuali. Incentivare il Silent Siting. Non aver paura di portare all’esterno i Suoi Messaggi. Conferenze come quelle del Sai Vivere in tutte le città. Circoli di studi aperti a tutti. Attività con i figli dei devoti. Apertura nelle scuole del messaggio Sai Impegno e recupero dei ragazzi disagiati Visitare e portare amore la dove ci sono animali sofferenti, abbandonati e/o maltrattati. Momenti di aggregazione con eventi diversi esempio di solidarietà, esperienze ecc. Momenti di preghiera o dove si parla di Dio.

Possa Swami donarci un altro Suo Darshan

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CITAZIONI DI BABA Voi potete osservare Me e le Mie attività. Noterete come Io aderisca alla rettitudine, all'ordine morale, alla verità, all'universale compassione. Questo è ciò che io desidero voi impariate da Me. Molti di voi Mi supplicano per avere un Mio messaggio da portare al Centro Sai di cui sono membri. Bene, LA MIA VITA E' IL MIO MESSAGGIO. Voi sarete aderenti al mio messaggio se vivrete in tal modo, cosicché il vostro comportamento sia prova di passione, coraggio, fiducia ed entusiasmo di servire coloro che sono disperati ed angosciati.

1968 – Prima conferenza dell'Organizzazione Sai Indiana Le Organizzazioni che prendono il Mio Nome non devono essere utilizzate per pubblicizzarLo o per creare un nuovo culto per la Mia adorazione. Esse devono cercare di diffondere l’interesse per la recitazione del Nome di Dio, per la meditazione e gli altri esercizi spirituali che conducono l’uomo al Divino. Devono dimostrare la gioia derivante dal canto devozionale e dal ricordo del Nome del Signore, la pace che si può trarre dalla buona compagnia. Devono rendere servizio altruistico agli indifesi, ai malati, agli afflitti, agli analfabeti e ai bisognosi. Il loro servizio non dovrebbe essere esibizionistico; esso non deve cercare alcuna ricompensa, né gratitudine o ringraziamenti dai destinatari.

[23.02.1968] Non immaginate che il vostro compito sia di propagare Sai e parlare di Sathya Sai e del suo Messaggio. Questo non è corretto, ma, attraverso il Nome Sathya Sai e l’enfasi sul messaggio, aspirate alla promozione della devozione e della fede in Dio. Create l’attitudine spirituale, promuovete la disciplina spirituale. Non è importante quale Nome usate, o su quale forma vi concentrate.

Bombay, 6-1-1975

CIRCOLO DI STUDI SUL TEMA: SERVIZIO

Relatrice Laura Sabbadin

1. Come dovrebbe essere svolto il servizio? 2. Come vivi il Servizio nella tua vita? Con quale spirito?

Servizio è fare ciò che serve momento per momento, per il bene comune, con amore. Ciò che serve, la necessità del momento, emerge attraverso l'ascolto. Il servizio è uno strumento per trovare i propri talenti e fare emergere i propri limiti, ma è necessario lavorare in interdipendenza con l'Ala Spirituale e l'Ala Educativa per avere una crescita spirituale armoniosa. Fluisce nell'intera vita esprimendo il valore dell'amore. E' uno scambio in cui si riceve come e più di quello che si dà. In una frase, “Love All Serve All.”

CITAZIONI DI BABA Dovete chiedervi: 'Partecipiamo al lavoro dell'Organizzazione Sai dal profondo del nostro cuore o la nostra partecipazione è dovuta solo a pressioni e coercizioni date dalle circostanze o esercitate da persone esterne?'; 'Partecipiamo a questo lavoro per esibizionismo, per farci vedere dagli altri o

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per il motivo che sta alla base degli ideali dell'Organizzazione?'. Ogni lavoratore Sai deve farsi queste domande e rispondersi onestamente. Il lavoro Sai non è come un naso artificiale attaccato alla vostra faccia e dev'essere considerato come una cosa nata con voi come parte e patrimonio del vostro essere. Né dovete considerare questo lavoro come un mezzo per avere un qualsiasi tipo di remunerazione o guadagno su questa Terra: lo dovete svolgere con lo spirito del karma yogi, cioè senza essere attaccati a nessun tipo di frutto che ne possa risultare. Il seva è un servizio intrapreso da voi stessi per vostra stessa soddisfazione. Perché vi vengono date queste linee guida? Solo perché qualsiasi lavoro svolto per farsi vedere dagli altri raccoglierà solo risultati superficiali ed apporterà scarsi benefici sia a voi che agli altri. Se, invece, il lavoro viene svolto con Amore e per vostra stessa soddisfazione vi conferirà la Beatitudine del vostro stesso Atma (Ananda). Solo il lavoro svolto con questo spirito vi condurrà alla Realizzazione della presenza dell'Atma, o Sé Divino, negli altri. Solo allora starete lavorando con fiducia ed in modo conforme agli ideali dell'Organizzazione Sai e sarete in grado di dimostrare agli altri che crediamo in grandi ideali ed agiamo di conseguenza. Solo allora riuscirete a promuovere e a propagare i nostri ideali di Verità (Sathya), Rettitudine (Dharma), Pace (Shanti) e Amore (Prema) nel mondo. Non servite per ottenere ricompense, per attrarre l'attenzione o per guadagnarvi la gratitudine altrui, né per un senso di orgoglio derivante dalla vostra superiorità per le vostre capacità, per il vostro stato o per l'autorità che ve ne deriva. Servite perché vi sentite fortemente spinti a farlo dall'Amore e, quando riuscite a farlo adeguatamente, attribuite il successo alla Grazia di Dio che, sotto la forma dell'Amore dentro di voi, vi ha indotti ad agire in questo senso. Se invece non riuscite nell'impresa ascrivetene il fallimento alla vostra stessa inadeguatezza, alla vostra mancanza di sincerità ed alla vostra ignoranza. Esaminate quindi le fonti da cui sono partite le vostre azioni e disinfettatele da ogni traccia di ego. Non biasimate per i vostri fallimenti i beneficiari del seva, i vostri collaboratori o colleghi, o Dio ! 'Sathya Sai Speaks', Vol. III, pag.156 - Vol. X, pag.44; Direttive per i lavoratori Sathya Sai, pg.15; Sathya Sai Speaks, Vol. VII, Pag. 54; Edizioni Sathya Sai Books and Public. Trust, Prasanthi Nilayam

CIRCOLO DI STUDI SUL TEMA: TETTO AI DESIDERI Relatrice Eugenia Tortorici

1a domanda: perché un tetto ai desideri? La parola desiderio proviene dal latino “de sidera” ed indica la contemplazione delle stelle a scopo augurale. E’ quello che l’essere umano vorrebbe gli venisse dall’alto, dalle stelle, dal fato. Un tetto ci ripara da una pioggia incontrollata, da un bombardamento di richieste mentali, che non hanno mai fine, si rincorrono e spostano la nostra attenzione dalla concentrazione su noi stessi (alla ricerca della verità) verso il mondo degli oggetti e della materia. Se l’essere umano vuole essere schiavo dei desideri dei sensi, del transitorio ed effimero e vuole farsi trascinare verso l’abuso e il vizio, egli deve lasciarsi guidare e comandare dai desideri. Al contrario, se l’essere umano cerca la liberazione e una vita virtuosa basata su fermi principi morali e se egli cerca l’unità con le altre creature, allora deve porre un limite ai propri desideri e stabilire delle priorità. Il nostro Maestro ci ha insegnato che non bisogna sprecare il denaro, il cibo, l’energia ed il tempo. I desideri sono il frutto avvelenato dell’ingordigia, dell’ego incontrollati, come tutti i miti mentali, essi rendono l’essere umano schiavo e perennemente insoddisfatto. Limitazione, equilibrio, disciplina ed infine restrizione, queste sono le vie che conducono alla liberazione.

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Più Dio entra in noi, più desideri escono. Il tempo non va sprecato e Baba ci ha detto che la ricerca interiore e l’aiuto al prossimo sono la giusta maniera di investire il tempo. Libertà, ci dice ancora il Maestro, significa restrizione cioè discriminazione fra l’effimero e l’essenziale per vivere. Limitando i desideri all’essenziale possiamo pensare a Dio e ai nostri simili. Occorre cercare un equilibrio fra i bisogni materiali e ciò che è il sacro fine della nostra vita. Limitare i desideri deve essere comunque un atto gioioso. Non dobbiamo farci condizionare dall’ostracismo verso di essi. Rinunciamo al superfluo, accettiamo i desideri essenziali alla vita, senza demonizzarlo, ma anche senza sottrarre risorse agli altri realizzando così il vero scopo della vita umana che è. “cercare Dio e scoprire quale è il rapporto fra noi e Lui”. 2a domanda: in che modo applico nella mia vita i principi del programma “porre un tetto ai desideri”. Come posso migliorare? Noi dobbiamo essere semplici ed equilibrati e ci sforziamo ogni giorno di non diventare succubi dei desideri. Baba ci ha insegnato questi principi e non vi è alcuno di noi che è soggetto agli impulsi mentali come lo eravamo prima di conoscerlo. Tutti noi ci sforziamo di giungere all’essenza delle cose e di rinunciare al superfluo. Seguendo l’insegnamento di Swami ed analizzando le richieste dell’ego comprendiamo che la mente si attacca a cose di poco conto e così il tempo che ci è stato assegnato viene sprecato. E’ utile pertanto praticare la moderazione, ponderare e focalizzare la nostra attenzione su Swami lasciando il resto ruotare alla periferia. Se hai l’impressione di non avere tempo significa che non stai facendo quello che devi fare. I desideri non vanno annullati, ma guidati, ri-orientati e rieducati. Nella vita di ogni giorno, come ci ha insegnati il Maestro, dobbiamo discriminare fra l’effimero e l’eterno, il negativo ed il positivo, fra essenziale e superfluo, tenendo sempre a mente che inseguendo i desideri saremo sempre insoddisfatti e sottrarremo tempo ed energia a noi stessi ed agli altri esseri umani. L’unità, che è la spiritualità, si raggiunge con l’equilibrio, la moderazione e la concentrazione sul nostro fine ultimo, cioè il ritorno alla sorgente di energia divina da cui siamo emanati.

CITAZIONI DI BABA

Una vita senza desideri significa la realizzazione del puro e genuino Sé che è l'Atma. Quando è legato ai desideri, il Sé degenera in egoismo. La via dell’auto-realizzazione consiste nel ripulire il Sé dall'egoismo e dall'attaccamento.

Sathya Sai Baba, 21/7/76 Occorre stabilire un tetto ai desideri se si vuole vivere bene e felicemente … La mancanza di pace è proporzionale alla crescita dei desideri: l’uomo si fa vincolare da essi eccessivamente … Riducete i vostri desideri.

Sathya Sai Baba, 21/11/88 “Non guardate il male. Guardate il bene Non ascoltate il male. Ascoltate il bene Non parlate del male. Parlate del bene Non pensate al male. Pensate al bene

Non fate il male. Fate il bene “ Sathya Sai Baba, 21/11/88

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CIRCOLO DI STUDI SUL TEMA: LA DISCIPLINA Relatrice Edeltraut Renk

1. Domanda: Come vivi la disciplina?

Le risposte:

La disciplina è necessaria. In genere non c’è difficoltà per la disciplina, che dovrebbe essere un modello di vita. Essendo abituato alla disciplina militare pretendo la disciplina e l’ordine. Non ero disciplinato, ma poi ho capito che la disciplina mette ordine dentro di me. Vivo la disciplina come rettitudine e rispetto verso di me e verso gli altri. La disciplina ha senso se viene dal cuore, deve essere spirituale. Disciplina vuol dire vivere le regole nel lavoro e nella vita quotidiana. Per me regole di vita sono il fondamento della collettività. Ho bisogno di ordine nella vita, mi ritengo rispettosa verso le regole e verso gli altri. Ho lavorato per diventare disciplinato, ma troppo controllo non andava bene per me, sono

diventato più flessibile dopo un cambiamento nella mia vita. La disciplina è un sentiero nel prato; su alcune cose sono meno disciplinata, un po’ pigra. È indispensabile essere disciplinati.

2. Domanda: Come vivi la disciplina nell’Organizzazione Sai?

Le risposte;

Sì alle regole, ma con elasticità. Ci sono persone che parlano troppo senza dire nulla. Recito spesso una preghiera degli Hare Krisna.

Il mio primo pensiero della mattina è per Swami e recito delle preghiere. Faccio i bhajan, ma per alcune cose c’è troppa costrizione.

Non faccio parte di nessun Centro Sai. Faccio la meditazione di due minuti la mattina, la sera ringrazio Baba della giornata.

Faccio quotidianamente meditazione del cuore. Interfaccia tra le diversità. C’è necessità della disciplina, altrimenti c’è il caos e l’anarchia. Faccio il namasmarana di notte. Dentro l’Ashram le regole hanno senso perché sono di devozione. Cerco di dedicare le azioni

verso una disciplina spirituale. Partecipo alla vita e alle iniziative del Centro. Mi sono data delle regole. Ascolto i bhajan e ricerco il Sé. La disciplina la vedo accanto

all’amore. Ritardare ad un circolo di studio crea disagio agli altri. Mi riesce difficile fare la meditazione.

La mattina faccio la sadhana, recito la Gayatri e parlo con Baba. Recito la preghiera durante la giornata.

Ho accettato con entusiasmo le regole, e ne sono grato. Amo la regola della meditazione e della sadhana.

Ho inserito le regole spirituali nella mia vita. Non posso frequentare spesso i Centri, ma ho frequentato i Balvikas, e voglio essere di esempio agli altri.

Nella spiritualità cerco il significato devozionale, allora diventa un piacere rispettare le regole.

CITAZIONI DI BABA

Il dovere senza Amore è deplorevole, il dovere con Amore è auspicabile, l'Amore senza dovere è Divino.

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“Praticare ciò che predicate, fare ciò che dite deve essere fatto, osservare il precetto e comportarsi di conseguenza. Guadagnare virtuosamente, anelare piamente … Vivere per raggiungere Dio: quello è Dharma.”

Sathya Sai Speaks IV, p. 339 Innanzitutto dovete imparare la Verità su voi stessi. Se l'uomo non conosce la propria Verità, come può mai permettersi di giudicare gli altri o di trattare con essi? Nel momento in cui sa di essere l'Atma eterno ed indistruttibile l'uomo diventa libero dalla paura. La Verità può irradiare solo da una mente purificata e da un intelletto chiaro pertanto le unità delle Organizzazioni Sathya Sai devono essere sempre attive nel seguire e nell'osservare le discipline prescritte per il compimento di questi due processi. L'uomo deve sottomettere l'animale in lui, la bestia (pasu) dev'essere dominata e Dio, il Maestro degli esseri viventi (Pasupati), installato nel cuore. Questo scopo dev'essere tenuto a mente continuamente dall'Organizzazione e dai suoi membri ed il viaggio verso il raggiungimento di questo fine dev'essere fervente e stabile.

'Sathya Sai Speaks', Vol. III, pag.156 - Vol. X, pag.44; Direttive per i lavoratori Sathya Sai, pg.15; Sathya Sai Speaks, Vol. VII, Pag. 54; Edizioni Sathya Sai Books and Public. Trust

L’Organizzazione deve essere considerata come strumento di disciplina spirituale. Prendetela con tale atteggiamento. Non considerate le regole come una restrizione imposta da Me o come un vincolo alla vostra libertà di azione. Esse sono concepite per aiutare voi e gli altri nelle pratiche spirituali che avete intrapreso.

DD22-12-1971.

CIRCOLO DI STUDI SUL TEMA: LA DEVOZIONE Relatrici Maria Casertano e Bruna Caroli

1) CHI E’ UN VERO DEVOTO? Chi ricorda ogni attimo il Maestro e ripone fede e fiducia in Dio, e mette in pratica gli insegnamenti con coerenza, trasparenza e sincerità. Colui che è consapevole della propria vera natura divina, e la riconosce in tutta l’Umanità. Chi ama tutti e serve tutti senza distinzione alcuna e senza attaccamento ai risultati. Chi sa ascoltare il proprio Sé senza interferenze mentali (con il cuore). Chi sa affidarsi totalmente al Signore.

2) COME DEVE ESSERE VISSUTA LA DEVOZIONE NELL’ORGANIZZAZIONE SAI? Con l’esempio, perché la nostra vita deve riflettere pienamente il messaggio di Baba. Ricordare che le regole costituiscono lo scheletro in cui si deve avvertire il cuore palpitante dei devoti. Non sentirsi degli eletti, ma aprirsi col cuore a tutti. Ciascun devoto accolga le differenze degli altri, ricordando che esse costituiscono le diverse sfaccettature di un diamante (il diamante SAI). Solo così si può creare nei centri armonia e pace. La devozione va espressa col servizio amorevole verso il prossimo.

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La devozione va vissuta con semplicità e rigore, mirando all’essenziale. E’ lavoro incessante in amore e umiltà sapendo perdonare, ma mantenendo un atteggiamento determinato. La devozione non può prescindere dalla “conoscenza” e dal “servizio”. Ciò che si pensa va vagliato dal cuore e messo in pratica, le tre H: Heart – Head – Hands. In altre parole:

S ervizio A dorazione I lluminazione

come attitudine comportamentale nella quotidianità.

CITAZIONI DI BABA Dovete vedere Lui in ogni essere, essere consapevoli di Lui in ogni momento dell'esistenza, essere immersi nella beatitudine di quella consapevolezza, fondervi nella relazione creata dalla profonda devozione e dall'Amore per Lui, dedicare tutti gli atti, grandi e piccoli, a Lui, Krishna, vale a dire: il desiderio, la volontà, le attitudini, le attività, I frutti e le conseguenze, ogni cosa dall'inizio alla fine; dovete rinunciare a tutti gli attaccamenti, ed infine compiere tutti gli atti in uno spirito di devoto distacco. Questo è ciò che il Signore vuole da voi.

Gita Vahini pag 20 (Mother Sai Pubblications) L'Organizzazione Sai non cerca donazioni o patronati. Essa lavora sotto un Maestro che è presente ovunque ad ogni istante, perciò organizzazione è solo un nome che designa un gruppo di persone che portano avanti, in spirito di adorazione, un lavoro che ottiene la Sua Grazia. Non c'è alcun interesse a far finta di essere malati per non dover lavorare, non c'è motivo di rivalità personale né hanno ragione di essere i virus della vanità e dell'invidia. Inchinatevi, per potervi prendere il peso sulle spalle; servite, per essere d'esempio e d'ispirazione; seguite, per poter condurre i ricercatori nel cuore di Dio; siate umili e cordiali con tutti. La devozione non dev'essere pubblicizzata: è un guadagno segreto.

Sathya Sai Speaks', Vol. III, pag.156 - Vol. X, pag.44; Direttive per i lavoratori Sathya Sai, pg.15; Sathya Sai Speaks, Vol. VII, Pag. 54; Edizioni Sathya Sai Books and Public. Trust

CIRCOLO DI STUDI SUL TEMA: PRATICHE SPIRITUALI Relatore Mauro Fantino

Domanda 1): Perché praticare Meditazione, Preghiera, Namasmarana? Per qualcuno preghiera e namasmarana possono essere praticati in qualsiasi momento del giorno, mentre la meditazione richiede una pausa particolare. Per la maggioranza del gruppo le 3 pratiche sono tutt’uno, senza differenze perché possono essere fatte durante le attività della giornata, dedicando ogni pensiero, parola, azione a Dio. Servono per rimanere in collegamento con il Divino, nella consapevolezza che tutto è BRAHMAN. Fermano il pensiero, portano al controllo della mente, a stare nel presente, nella consapevolezza che è contatto con il Divino che è in noi, mentre la mente si calma e tace.

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Si acquisisce un’autodisciplina quotidiana, che porta la mente al silenzio, alla concentrazione, all’autosservazione, al contatto con la parte migliore di noi, permettendoci di vivere esperienze interiori di contatto ed amore x il creato. La preghiera ed il namasmarana, come il canto dei Bhajan e i mantra, portano alla concentrazione attraverso l’energia vibrazionale della parola e del Suono; la Meditazione è la pratica vera della spiritualità, perché “dà scacco alla mente” e porta ad uno stato di coscienza che è DIO. Importanza della meditazione di gruppo, che dà anche senso di unità. Domanda 2) Il devoto, con gli strumenti della Preghiera, Meditazione, Namasmarana acquisisce equanimità e può unirsi a Dio; dicci una tua esperienza in merito. Non tutti pensano di aver raggiunto l’equanimità, che viene definita da qualcuno come “imperturbabilità”. Si acquisisce comunque capacità di restare osservatori di sentimenti ed emozioni che ci “travolgono” durante il giorno. Si acquisisce maggiore capacità di controllo, di decisione, senza Coinvolgimento. Si raggiunge maggior controllo dei pensieri, più distacco nelle Relazioni, eliminando il giudizio sugli altri. Ci si apre alla comprensione, all’equidistanza. Educazione continua, quotidiana, anche al controllo del linguaggio. Si ottiene consapevolezza che la vita è bella e noi siamo “Scintille del DIVINO”. Attraverso il riconoscimento e lo “scioglimento” degli attaccamenti, si può raggiungere uno stato di Pace, che è la connessione con il DIVINO.

CITAZIONI DI BABA Allenate la mente a soffermarsi sullo strumento interiore piuttosto che sulle attrazioni esterne. Usatela per purificare i sentimenti, gli impulsi, gli atteggiamenti, le tendenze e i livelli di consapevolezza, non lasciatele raccoglier sporcizia nel mondo e immagazzinarla in essa.

DD 21-04-1967

Semina un pensiero e raccogli un’azione Semina un’azione e raccogli una tendenza

Semina una tendenza e raccogli un’abitudine Semina un’abitudine e raccogli un carattere Semina un carattere e raccogli un destino

“ (Coloro) Che hanno soggiogato tutti i sensi, che sono sempre in possesso di equanimità e si dedicano al benessere di tutti gli esseri-invero anch’essi ottengono Me.”

Bhagavad Gita Cap.XII-2-4

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CIRCOLO DI STUDI SUL TEMA: I VALORI UMANI Relatrice Silvana Chiodo Scarpa

1) Praticare i Valori Umani salverà l'umanità. Che ruolo hanno nella tua vita?

D'importanza basilare, vanno nel profondo e consentono il cambiamento. Parte integrante della vita, hanno un ruolo fondamentale per la conoscenza di se stessi e come servizio agli altri. Principi ispiratoti, sono un aiuto, sono le cartine stradale del cammino della vita. Fondamentali per acquisire coerenza, di pensieri, parole e azioni, vista come conquista quotidiana. Guida e forza, arma potente che sorregge negli alti e bassi della vita, consentono di andare avanti sicuri come in una botte di ferro. Sono la scala che Baba ci ha dato per raggiungere la Divinità poiché consentono di accedere alla dimensione divina.

2) Come puoi diffondere i Valori Umani nella tua ed altrui vita? Vanno messi in pratica come punto di riferimento: chi preferisce partire dalla Retta Azione, chi dalla Verità, chi dall'Amore ... tanto uno tira l'altro, come le ciliegie … Si realizzano aprendo il cuore, con pazienza, ascoltando senza giudicare, comprendendo ed apprendendo. Si diffondono attraverso il messaggio della propria vita, con l'esempio nella famiglia, nel lavoro, nel volontariato. Sono una marcia in più che conferisce maggiore velocità e positività nella vita; producono crescita per gli altri che osservano il nostro cambiamento. Viverli consente la trasformazione passando progressivamente dall'amore individuale all'Amore Impersonale. Si mettono in pratica riplasmando le pulsioni negative: la nostra zona d'ombra diviene luce ed attrae gli altri. Trasformano la nostra vita che diviene il Suo Messaggio. ... è impegnativo ma ce la voglio fare !!!!!

CITAZIONI DI BABA L’Educazione Spirituale Sai è il fondamento primario del grande movimento per il ripristino nel mondo della retta condotta. L’ideale è crescere una generazione di ragazzi e ragazze che abbiano una coscienza pulita e limpida. Il programma di studio vero e proprio non è così importante come la creazione di un ambiente in cui abitudini e ideali nobili possano svilupparsi e fruttificare.

[Campo di Formazione di Insegnanti Bal Vikas, 06.06.1979]

Quando c’è rettitudine nel cuore, c’è bellezza nel carattere; quando c’è bellezza nel carattere, c’è armonia in casa; quando c’è armonia in casa, c’è ordine nella nazione; quando c’è ordine nella nazione, c’è pace nel mondo.

Sathya Sai Baba

Una lampada elettrica brillante può essere paragonata all’Amore. Affinché la lampada dell’amore risplenda ci deve essere il bulbo che è la Pace, il filo elettrico che lo connette che è la rettitudine e la corrente che vi scorre che è la Verità; in questo modo la lampada dell’amore brilla e spande la sua luce usando tutti gli altri valori umani. La Verità, la Rettitudine, la Pace e l’Amore costituiscono un

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tutto unito e non dei valori separati, tutti e quattro vanno seguiti ugualmente. L’Amore deve manifestarsi anche nella vita professionale; acquisite il sentire che, nel luogo in cui lavorate, i dirigenti, gli operai e tutti gli altri sono membri della stessa famiglia, maturate sentimenti fraterni verso tutti. Con l’amore reciproco e il rispetto, l’armonia si può ottenere anche nella professione.

DD 10 Febbraio 1990.

CIRCOLO DI STUDI SUL TEMA: LA TRASFORMAZIONE Relatrici Ester Campoli - Franca del Giudice

1. Quali sono le attività che aiutano la nostra trasformazione? 2. Il processo di trasformazione ci porta a una maggiore comprensione, quale?

Le attività spirituali individuate per la Trasformazione sono quelle contenute nel Codice di Condotta: preghiera, meditazione, bhajan … Tutti concordano che il Servizio è la via maestra per cambiare. Per la seconda domanda vengono svolte alcune riflessioni sulla personale esperienza. Per superare le antipatie istintive bisogna pensare di non essere il corpo e tenere presente che il mondo è illusorio, considerarsi come Attori in scena per dare il meglio di sé e vincere le paure. La comprensione degli altri non è facile, talvolta è sentita spontanea altre volte meno, quando mancano affinità di esperienze. La soluzione sarebbe quella di vivere tutte le cose con amore e pensare che tutto sia dentro di noi. Aiutare sé stessi per aiutare gli altri, essere consapevoli dei propri limiti, talvolta la risonanza con l’altro può spaventare oppure sorprendere, molte volte aiuta. Analizziamo la nostra vita dopo la scomparsa fisica del Maestro e poniamo tutto ai Suoi Piedi, così siamo trasformati e gli altri ce lo dicono. Dobbiamo avere la consapevolezza di chi siamo, chi vogliamo essere e dove vogliamo andare. E’ un problema essere pochi? No. Invece vediamo a che punto siamo noi: questo è fondamentale. Per essere in una relazione soddisfacente con gli altri dobbiamo essere comprensivi questo trasforma la collera in pazienza e tutto va meglio. Con l’aiuto di Swami è possibile, Lui risponde sempre alle domande sincere di cambiamento. Avere consapevolezza ed essere nel presente è importante per modificarsi. Siccome l’altro sono io devo relazionarmi con amore e senso di unità. Perciò trattare l’altro come vorremmo essere trattati noi : è positivo ma nel contempo non essere travolto, usare distacco e discernimento. La mente spesso ostacola, non mi fa sentire l’essenza divina o Atma. Se ci vogliamo bene veramente non faremo più male. Infine , in tutte le attività portate avanti nell’Organizzazione dobbiamo essere più aperti di cuore.

CITAZIONI DI BABA L’uomo deve seguire il sentiero della virtù, deve praticare le discipline spirituali e partecipare con entusiasmo al servizio sociale. Queste tre cose devono essere accolte, rispettate ed assimilate nella vita quotidiana.

Discorso 30/8/1978 Dio è Onnipresente; Egli è immanente in ogni essere. Quindi, l’uomo dovrà visualizzarlo in se stesso come in tutti gli altri. E quando si vedrà Dio in tutti come si potranno ferire gli altri o temere di subire danni da loro? Questa è la base della Nonviolenza”

Sathya Sai Baba da “Un giorno, un pensiero” pag.148, Ed. Milesi

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CIRCOLO DI STUDI SUL TEMA: EVOLUZIONE Relatrice Bettina Di Carlo

D. Qual è lo scopo della tua vita? R. Attraverso il servizio disinteressato e la retta azione fare della propria vita una missione, partecipando con intenti puri alla vita sociale. Trovare l’equilibrio interiore e diffondere buoni sentimenti per crescere nell’autoconoscenza e far sbocciare la divinità interiore. D. Come conti di realizzarlo? R. Per mezzo dell’attenzione continua, del controllo dei sensi, delle emozioni e della mente, rimanendo concentrati a quel che si fa. Mettere in pratica l’insegnamento attraverso il metodo che Sai ci ha dato con coerenza e vicinanza al Maestro. Fede, abbandono, pratica dei Valori Umani, preghiera, per far emergere la Guida Interiore; coltivando pensieri positivi, evitando giudizi, e, quotidianamente praticare una nostra azione alla perfezione.

CITAZIONI DI BABA Avere la mente fissa in Dio nei momenti finali non è cosa che si possa realizzare facilmente. Essa presuppone un addestramento lungo e il soddisfacimento di alcuni compimenti; a questo ci si riferisce come “Purva samskara”. La mente deve essere stata sottoposta a un corso di disciplina rigorosa e non basta, deve abbandonare tutti gli altri pensieri in quanto bassi, inferiori, persino inquinanti e questo disgusto verso tutti gli altri oggetti si deve rafforzare. Quando la disciplina della mente e l’attitudine al distacco da tutti gli altri pensieri sono presenti, la concentrazione sul Divino emergerà certamente e sarà stabile durante i momenti finali.

Gita Vahini cap. 16 Dominate la mente, siatene padroni. Obbligate la mente a respirare l’atmosfera più elevata dell’Eterno, fatelo ricordandole Dio e la Sua Gloria in ogni istante, con ogni respiro, ripetendo qualunque Suo Nome oppure impegnatevi in qualche lavoro che vi sottragga al vostro sé angusto e vi porti nella Sua magnificenza immensa, qualche compito di cui dedicate i frutti a Dio o in cui impegnate tempo ed energie per dividere le vostre abilità, la gioia e la conoscenza con i vostri simili. Potete anche contornarvi sempre di persone devote alla vita più elevata, persone che vi incoraggino a procedere verso la meta. Tramite questi mezzi, si può ottenere la pulizia della mente (Chittha Shuddhi).

Discorso Divino del 27 Marzo 1966

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Parte terza Domande e Risposte

Documento inviato ai Centri/Gruppi dopo il Congresso

e pubblicate sul minisito http://www.sathyasai.it/Congresso_2013/

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DOMANDE E RISPOSTE - (Marco Fulgenzio)

1. Perché sono escluse le Filosofie Religiose non Indù dai nostri Centri? Non siamo forse un’Organizzazione Olistica ed Ecumenica?

R: L’Organizzazione Sathya Sai è un’Organizzazione Spirituale. Uno dei suoi scopi non è quello di creare un nuovo culto, ma di scoprire quello che accomuna tutte le Religioni: la loro vera ed unica essenza. Le filosofie religiose non Indù sono state approfondite nei nostri Centri/Gruppi Sai per ben sei anni di studio, esposto durante questo Congresso Nazionale dalla Coordinatrice Nazionale dell’Ala Spirituale, ed attuato con il programma “Unità delle Religioni e Mistica dell’Occidente”. D’altra parte, ciò che è alla base della Religione Induista e che potremmo chiamare “la Mistica dell’Oriente”, sempre in una visione unitaria, sarà oggetto di studio, nell’ambito dell’Ala Spirituale, già dai prossimi mesi. 2. Perché gli “Esclusi” sono in errore e chi è dentro è nella verità?

R: Il termine “Esclusione”, una parola che può portare facilmente al termine “rottura”, significa creare il distacco di taluni dal contesto spirituale della nostra Organizzazione. Ma ‘chi’ esclude ‘chi’? Non è corretto dire che esista una categoria di “Esclusi” dall’Organizzazione, né tantomeno che le persone che vivono all’esterno dell’Organizzazione Sai siano in errore e quindi da escludere, mentre chi è dentro è in verità. Infatti, l’invito a questo Congresso era rivolto a tutti i devoti Sai iscritti e non iscritti all’Organizzazione Sai. Ci sono tante persone devote di Baba, che, pur non appartenendo all’Organizzazione che porta il Suo Nome, stanno facendo un servizio altrettanto encomiabile. Se taluni però possano sentirsi “Esclusi”, è un problema personale; le “porte” dei Centri e le “braccia” sono sempre aperte: l’obiettivo è quello di unire e non di dividere! 3. Come si vuole procedere nei veri Valori Umani se giudichiamo e dividiamo?

R: Se si continua a giudicare e a dividere probabilmente non si è compreso a fondo il Messaggio di Swami, quello che realmente ci ha insegnato. Nel Vangelo di Matteo viene riportato: non giudicate affinché non siate giudicati; infatti, voi sarete giudicati con lo stesso giudizio col quale avrete giudicato ... (Matteo 7 1-2). Tuttavia, non confondiamo il giudizio con il discernimento (ciò che è giusto e ciò che non lo è) …Per procedere al meglio nei Valori Umani, Baba afferma in un Suo discorso del 21/07/2008: “… non dovete costituire un cattivo esempio per gli altri. Vivete con attenzione e conducete con determinazione la vita in società. Persino quando commettete un piccolo errore la società lo giudicherà severamente, perciò non dovete fare neanche un piccolo sbaglio. La società osserva attentamente le vite dei membri dell’Organizzazione Sathya Sai. Conducete quindi una vita ideale e siate di esempio per gli altri.” Ed è proprio questo lo scopo di un Centro Sai: migliorare i nostri comportamenti. Non possiamo comunque pretendere la perfezione dall’altro e puntare sempre il dito sugli errori altrui. Siamo tutti fratelli e sorelle in cammino, con i propri limiti, pregi e difetti, verso l’Eccellenza che Swami ci indica, aiutandoci reciprocamente. 4. Come mai ci siamo chiusi in noi stessi, quando Baba non ha mai chiuso il Suo Ashram

neppure ai demoni? R: I Centri/Gruppi Sai sono aperti e devono essere aperti a tutti. Abbiamo sempre accolto tutti, devoti e non! Infatti, l’accoglienza prevista per i nuovi arrivati, non vuol dire chiusura in noi stessi, ma un atto di servizio amorevole, di responsabilità e rispetto verso il Nome di Baba con cui accogliamo chiunque bussi al Suo Centro.

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Anche seguire e far rispettare le norme delle Linee Guida, benedette ed approvate da Baba, non è sinonimo di chiusura: è sinonimo di buona organizzazione e di dedizione ad un ideale. Non c’è chiusura in noi stessi (e bisognerebbe chiedere a chi pone questa domanda, per rispondere meglio, cosa intende per chiusura in questo contesto), prova ne è che, attraverso il progetto SAI VIVERE (di cui non è stato possibile parlare durante il Congresso per ragioni di tempo) si vuol diffondere all’esterno il Messaggio Universale di Sathya Sai Baba. L’obiettivo del progetto non è quello di cercare nuovi devoti, ma di diffondere gli insegnamenti di Sathya Sai Baba che, essendo universali, sono uno strumento di elevazione per tutta l’umanità. Le parole di Sathya Sai Baba, “Portate il Mio Messaggio in ogni angolo del mondo!”, ne sono la conferma e noi, quali Suoi strumenti abbiamo il dovere di prodigarci affinché sia compiuto il Suo volere nella maniera più idonea. È già partito il progetto a livello regionale come Coordinamento Lombardia, dato che ci sono le risorse umane per poterlo realizzare, ma poi il progetto sarà esteso a livello nazionale anche agli altri Coordinamenti. 5. Non dimentichiamo che il nostro scopo è migliorare.

R: Infatti, se ognuno di noi continuerà ad essere ispirato dalle parole di Baba “La Vostra Vita è il Mio Messaggio!” e ad individuare come svolgere al meglio il compito che Lui ci ha lasciato, sicuramente miglioreremo! 6. Se vogliamo cambiare perché non cambiano le persone al vertice? Non pensate che i

cambiamenti non possono avvenire se le persone sono sempre le stesse? R: Non si comprende quali siano le persone al vertice da cambiare! Se si intendono quelle del Direttivo del Consiglio Centrale, bisogna affermare che la maggioranza dei componenti è stata nominata nell’Assemblea Nazionale a Mother Sai / Divignano ad Aprile 2012. Altri sono cambiati quest’anno ad Aprile 2013 nella stessa sede e circostanza e taluni, per la naturale scadenza, saranno sostituiti ad Aprile 2014. Quindi un Consiglio Direttivo nuovo e in continuo cambiamento! Per quanto riguarda i Coordinamenti ed i Centri/Gruppi, capita di trovare periodicamente anche le stesse persone. Ma questo non dipende da loro se sono ciclicamente nominate. Dipende dal fatto che non ci sono altri devoti che hanno la ‘volontà’ e la ‘responsabilità’ di prendere il loro posto. In un Centro/Gruppo/Coordinamento, ci sono purtroppo alcuni ‘spettatori’ a cui non piace e annoia lo ‘spettacolo’ che viene proposto. Se vogliamo cambiare dobbiamo lavorare molto su noi stessi: lo sforzo deve essere su noi stessi, senza demandare ad altri questo compito vivendo di aspettative. “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo!” (Mahatma Gandhi.) 7. Chi ha incarichi all’interno dei Centri, come può far crescere il senso di appartenenza dei

singoli nei confronti dell’Organizzazione? R: Avere un incarico all’interno di un Centro Sai è davvero una grande responsabilità, perché da un lato ci permette di ‘lavorare’ ancora di più su noi stessi “per il nostro stesso bene” e dall’altro è una “disciplina spirituale vigile e costante”, per riuscire ad essere di esempio agli altri, onorando nel migliore dei modi il Nome di Baba. Lungo questo cammino spirituale è importante non sentirsi singoli individui separati: qualsiasi nostro atteggiamento o comportamento si ripercuote infatti, ineluttabilmente su tutti gli altri! Per questo è importante mantenere sempre vivo il valore dell’Unità anche di fronte a incomprensioni, divergenze o malintesi, che possono sempre essere superati, se lo si vuole. E con questa premessa, la Grazia di Swami non si farà attendere!

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8. Molti partecipano alla formazione dell’ISSE, ma sono sempre poche le risorse ed i volontari nei campi e colonie. Come stimolare i partecipanti?

R: L’ISSE ha obiettivi molto rilevanti. Durante il Congresso, per ragioni di tempo, non è stato possibile approfondirne il ruolo. Gli Istituti Sathya Sai, presenti in 26 paesi, promuovono l’estrema importanza di condurre una vita morale attraverso la pratica dei Valori Umani universali quali: Verità, Retta Azione, Pace, Amore e Non Violenza. Scopo dell’Educazione Sathya Sai è la costruzione del carattere che emerge naturalmente. Il programma di Educazione ai Valori Umani Sathya Sai mira non solo alla formazione, ma alla trasformazione del carattere del bambino. A questo scopo l’ISSE prepara gli insegnanti. Infatti, l’Istituto ISSE-SE-Italia offre una proposta formativa, completamente gratuita, a devoti e non devoti Sai, che attraverso conferenze, seminari, corsi, supporti personalizzati, possa permettere la conoscenza e l’approfondimento della filosofia “EduCARE”, nonché l’applicazione del programma di Educazione ai Valori Umani Sathya Sai in ambito scolastico. Tornando alla domanda, oggi si sta lavorando e pianificando l’intervento degli Educatori ISSE in ambito scolastico, nonché la loro partecipazione in tutti i campi dove è richiesta la loro competenza. Inoltre, sono davvero molti coloro che partecipano ai Corsi ISSE (tale partecipazione viene promossa attraverso comunicazioni che la nostra Organizzazione divulga con tutti i mezzi a disposizione: email, mailing list, sito istituzionale ecc….). Per quanto riguarda i campi e le colonie, a partire dal 2000 sono stati organizzati (soprattutto a Tredozio, ma anche in altre località come Cisternino) 4 campi ogni anno: normalmente 2 settimane in estate (una per famiglie + una per gli adolescenti/giovani) e 2 in inverno (sempre una per famiglie + una per gli adolescenti/giovani). A Tredozio, quando è stato possibile, il periodo è stato prolungato fino a 24 giorni. Nello stesso periodo, dal 2000, sono anche iniziati i corsi di formazione ISSE, che hanno portato circa 25 persone ad ottenere i Certificati di 1° e 2° livello. Molte di queste persone sono venute ai ritrovi, sia pure saltuariamente, e si sono poi impegnate nel proprio Coordinamento, soprattutto in attività educative. Nel 2012 si sono tenuti due campi estivi (una settimana per famiglie + una per giovani) e non si sono potuti organizzare i campi invernali per mancanza di adesioni. Nel 2013 è stata organizzata una settimana per famiglie a Tredozio (un campo organizzato a livello di Coordinamento Emilia/ Romagna/ Marche, che ha visto la partecipazione di devoti da altri Coordinamenti) ed un ritrovo a Cisternino. I ritrovi sono stati la conclusione del lavoro educativo fatto nei Centri durante i mesi precedenti: ogni volta è stato scelto un tema conduttore (si poteva anche prendere spunto da argomenti di attualità). Ovviamente il materiale era principalmente tratto dai discorsi di Baba o rivisto alla luce dei Suoi insegnamenti. Per quanto riguarda gli adulti, il lavoro si è basato sul materiale della Conferenza sul ‘Parenting’ (tenutasi a Prasanthi nel 1999). Infine, per stimolare una maggior partecipazione, sicuramente per prima cosa bisogna crederci ed aver fiducia che Baba farà sì che tutto andrà bene. E poi bisogna lavorare sempre di più e sempre meglio! 9. Il Programma è molto bello per tutti coloro che sono da poco nell’Organizzazione. Per chi è

più “anziano”, non sarebbe meglio pensare modi alternativi di stare insieme? R: Due risposte a seconda dell’interpretazione della domanda. In un primo momento si era pensato, infatti, di far assistere al Congresso Nazionale anche

chi era impossibilitato fisicamente a partecipare, per esempio attraverso mezzi di comunicazione multimediale, ma non è stato possibile realizzarlo in questa occasione. Si sta

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formando un team che sta lavorando a questo proposito e che cercherà, in una prossima occasione, di mettere in atto questi modi alternativi di stare insieme. A questo proposito, è da sottolineare che alcuni Coordinamenti, nonché il Direttivo del Consiglio Centrale, hanno già da tempo messo in atto il sistema di comunicare tra di loro via skype, google plus, ecc… Così ci sono più incontri, meno spese, più coinvolgimento; insomma si lavora di più e meglio.

Se, invece, ‘modi alternativi di stare insieme’ è riferito al Programma del Congresso, è doveroso ribadire che: Il Congresso Nazionale ha come titolo “L’Organizzazione Ideale Sai” ed è stato concepito proprio per capire insieme come deve essere effettivamente una Organizzazione Sathya Sai per essere “Ideale” e a tal fine non si poteva che ripartire dalle stesse parole di Swami sulla Sua Organizzazione. Pertanto, il programma è stato concepito per un’attenta autoanalisi e non potevano esserci modi alternativi di stare insieme se non quelli vissuti nel Congresso.

Peccato che qualcuno sia stato solo spettatore e non attore dell’evento (avevamo consigliato una preparazione interiore attraverso tutto il materiale che abbiamo messo a disposizione prima del Congresso per essere protagonisti dell’evento), e pertanto lo spettacolo/congresso a qualcuno può non essere piaciuto ... Ma l’Organizzazione Sathya Sai siamo noi che ne facciamo parte! E tutti coloro che ne fanno parte, sia come membri che come responsabili a qualsiasi livello, hanno il dovere di riflettere sempre sul perché esiste un’Organizzazione Sai e quali sono i suoi ideali. Se non l’amiamo e non la viviamo, è inutile starci dentro! L’importante in questo Congresso è essere riusciti a far emergere l’Amore di Baba come un seme che sicuramente attecchirà, non dico tra tutti i presenti all’evento, ma tra coloro che sono pronti per questa splendida avventura.

10. Perché nei Centri Sai, nonostante le linee guida prevedano al punto 37: “Il Centro/Gruppo

deve rispettare il contesto socio-culturale in cui opera. Non si dimentichi mai che l’Organizzazione Sai è universale, spirituale e non religiosa. È fermamente consigliato, quindi, che l’ambiente esponga soltanto il’Sarvadharma’ e un’immagine di Baba eventualmente insieme all’immagine o simbolo della Divinità del Paese, limitando quanto più possibile le ritualità con caratteristiche tipicamente indiane) e al punto 41 (Nei Centri/Gruppi non si dovrebbe cantare: “ Jay Bolo Bhagawan Sri Sathya Sai Baba Ji Ki – Jay!”, né rompere il cocco, bruciare la canfora, o praticare forme di rituale. È raccomandato di non distribuire pubblicamente Vibhuti; per chi lo desiderasse, è possibile metterla a disposizione in apposito contenitore e luogo, in modo che egli ne possa usufruire di propria iniziativa” … si continua a farlo? Quando lo chiedo al mio Centro, rispondono che anche a Prasanthi ci sono tante immagini, e perciò all’altare vogliono tenere Ganesha, la foto dei Piedi di Loto, la foto di Baba che benedice, ecc … vibhuti e “ Jay Bolo Bhagawan Sri Sathya Sai Baba Ji Ki – Jay!”. Il presidente non riesce a prendere posizione e a far rispettare le linee guida e raramente si canta in italiano. Se le linee guida derivano da indicazioni di Sai Baba, perché non le rispettiamo? Non credete che se restiamo legati a queste cose perdiamo di vista l’universalità del messaggio di Swami? A volte mi chiedo se un certo abbandono dei Centri sia anche per questo motivo, visto che anche io faccio fatica a frequentare un Centro ancora legato a queste cose, mi sento un po’ costretto in certi schemi, mentre vorrei incamminarmi in una visione più profonda del messaggio di Sathya Sai.

R: Tutte le Organizzazioni (religiose/spirituali e di altro genere) hanno la loro peculiarità e le loro regole per raggiungere i propri scopi. Ciò che crea il senso di appartenenza ad un gruppo e che lo unisce è anche la ritualità. Infatti, nella nostra Organizzazione Sai il senso di appartenenza al gruppo viene spesso espresso, ad esempio, dal “Sai Ram”, accompagnato dal rito di saluto hindu

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delle mani giunte “Namaste” oppure dal canto unitario dei “Bhajan”e “Mantra”. È opinione che il rito ha un carattere puramente simbolico, ma per chi ci crede esso ha indiscutibilmente la propria valenza. Tale simbolo, in realtà, trasmette ai partecipanti un ben determinato messaggio. Spesso si partecipa ad un rito senza conoscerne il vero significato, oppure solo per far parte di un gruppo. In altri casi si partecipa ad un rito solo perché ci si aspetta di vedere anche un “miracolo”. A questo punto è vero che le linee guida affermano quanto sopra riportato. Infatti, esse servono per “guidare” e far sì che chi arriva per la prima volta in un Centro Sai non abbia la sensazione di entrare in un Tempio Induista; inoltre, i Centri/Gruppi Sai dovrebbero rispecchiare maggiormente la cultura locale. Ad ogni buon fine, è bene rispettare le indicazioni di Baba attraverso le Linee Guida, ma è bene anche metterle in pratica insieme, gradatamente, con comprensione e con Amore, per rispettare il cammino di coloro che sono legati a certe ritualità. D’altra parte, l’Universalità del messaggio di Baba non si perderà se all’esterno riusciremo a portare il Suo insegnamento senza collegarlo necessariamente alla devozione verso la Sua Figura; e ciò, naturalmente, senza vergognarsi minimamente della nostra appartenenza alla Sua Organizzazione e delle varie attività che porta avanti, ma stando sempre molto attenti a non cadere nell’errore del facile proselitismo o del ritualismo fine a se stesso. I Centri Sai, attraverso le loro attività, sono il “cuore pulsante” dell’Organizzazione Sai! Il Dr. J. Jagathesan della Malesia, in un suo discorso a Prashanti Nilayam del 28/11/90 (Mother Sai n° 3/’91) ribadisce: “Il Centro non deve essere a misura di coloro che sono stati a Prashanti per venti volte, ma è per quelle persone che si sono perdute e che vanno in cerca di conforto. Bisogna poter dar loro quest’acqua e questo vino dell’immortalità e bisogna offrirglieli nella tazza di cui dispongono … Il Centro Sai è il contenitore, il messaggio di Sai è il vino”. Inoltre, Sathya Sai Baba ammonisce: “I Centri Sai devono riflettere i caratteri distintivi della nostra Organizzazione. Non possono essere un guazzabuglio di Centri Sathya Sai coi tanti guru e le tante vie spirituali. Noi abbiamo la nostra meta e Swami ha indicato la via che dobbiamo seguire con quieta sincerità e devozione. I leader ne dovranno dare l’esempio” (Colloqui, XLI – 1, MS Publications). In un Centro/Gruppo Sai i devoti devono dedicarsi a studiare e a praticare gli insegnamenti di Sai Baba utilizzando gli ‘strumenti’ offerti dall’Organizzazione Sai: tutte le attività che si svolgono nell’Organizzazione Sai hanno lo scopo di purificare attraverso il Servizio, l’Adorazione e l’Illuminazione le nostre mani, i nostri cuori e le nostre menti (Unità di testa, cuore e mani attraverso l’Azione, la Devozione e la Conoscenza). Infatti, Swami ci spiega: “La mancanza di una di queste tre non può essere SAI. La combinazione di Karma (Azione), Bhakti (Devozione) e Jnana (Conoscenza) è la vera caratteristica di SAI … Quindi nell’Organizzazione SAI dovete con tutto il cuore cercare di promuovere queste tre” (D.D. del 18/11/1995 – 6° Conferenza Mondiale). Coloro che abbandonano i Centri/Gruppi Sai probabilmente non hanno trovato quello che cercavano. Forse sono rimasti spettatori e non attori del Centro. Forse hanno vissuto di aspettative non esaudite, vivendo una profonda insoddisfazione, che neppure le parole del Maestro sono riuscite ad attenuare, prendendo così altre strade. Tuttavia, l’Organizzazione Sathya Sai resta lo strumento che Baba ha donato a tutti coloro che desiderano vivere la propria devozione attraverso l’Unità, l’Unidirezionalità e la Determinazione che, insieme all’Amore incondizionato e l’Umiltà, sono i principi essenziali di un’Organizzazione che porta il Suo Nome nonché gli ideali per coloro che ne fanno parte.

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