Liberambiente - Newsletter Novembre 2010

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Numero 1 Numero 1 Numero 1 Novembre 2010 Novembre 2010 Novembre 2010 PERCHE’ LIBERAMBIENTE ? PERCHE’ LIBERAMBIENTE ? PERCHE’ LIBERAMBIENTE ? ECOCOMPATIBILE ECOCOMPATIBILE ECOCOMPATIBILE LA NUOVA PAC DOPO IL 2013 LA NUOVA PAC DOPO IL 2013 LA NUOVA PAC DOPO IL 2013 LIBERAMBIENTE: LIBERAMBIENTE: LIBERAMBIENTE: nata per comunicare le buone notizie nata per comunicare le buone notizie nata per comunicare le buone notizie

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Newsletter di Novembre 2010

Transcript of Liberambiente - Newsletter Novembre 2010

Page 1: Liberambiente - Newsletter Novembre 2010

Numero 1Numero 1Numero 1

Novembre 2010Novembre 2010Novembre 2010

PERCHE’ LIBERAMBIENTE ?PERCHE’ LIBERAMBIENTE ?PERCHE’ LIBERAMBIENTE ?

ECOCOMPATIBILEECOCOMPATIBILEECOCOMPATIBILE

LA NUOVA PAC DOPO IL 2013LA NUOVA PAC DOPO IL 2013LA NUOVA PAC DOPO IL 2013

LIBERAMBIENTE: LIBERAMBIENTE: LIBERAMBIENTE: nata per comunicare le buone notizienata per comunicare le buone notizienata per comunicare le buone notizie

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Pagina 2 Informazione, Ecologia, Libertà - Newsletter n.1 — Novembre 2010

Che cos’è LIBERAMBIENTEChe cos’è LIBERAMBIENTEChe cos’è LIBERAMBIENTE

“LIBER’AMBIENTE” è

un’associazione politico/culturale/ambientale che nasce per interpretare e dare voce a tutti quei mode-rati che sono interessati ad affermare, nel Paese, una nuova ecologia umanista, una nuova cultura ambientale che guardi all’Uomo con più ottimismo. Un Uomo che non è maledizione ma benedizione del pianeta, un Uomo che è ricchezza e non impoveri-mento del mondo. Un Uomo che ha l’esaltante mis-sione di rendere compatibile lo sviluppo economico e il progresso umano con l’ambiente, la natura, gli animali, la vita su questa terra. La globalizzazione dei processi economici, sociali, culturali, religiosi, etici e politici ci pone tutti di fronte a nuove sfide e difficoltà e, come ogni cam-biamento, ci offre dei rischi ma anche delle opportu-nità. Nel settore ambientale si può razionalmente intrave-dere la possibilità di un concreto governo dell’ambiente che sappia dare risposte efficienti al degrado ecologico di importanti aree del nostro pia-neta; risposte efficienti a fenomeni come la desertifi-cazione, l’effetto serra, la scarsità delle risorse idri-che che coinvolgono tutta l’umanità. Noi siamo pronti ad accettare questa sfida lottando contro le culture catastrofiste e nichiliste che sono alla base dell’ideologia ambientalista dominante che ha teso a privilegiare o gli aspetti contemplativi e conserva-tivi dell’Uomo sull’ambiente o a ricercare un’egemonia politica dei problemi, indirizzando la questione ambientale in un solco di protesta prima anti-capitalista e poi semplicemente anti-sistema. In antitesi ad una cultura di sostanziale conserva-zione, di negazione di ogni ragionamento attorno allo sviluppo dell’ambiente e del vero rapporto tra Uomo e Natura, noi di Liber’ambiente, siamo per una cultura di sviluppo dell’ambiente in un continuo confronto tra esigenze della Natura ed esigenze dell’Uomo. Siamo per porre i problemi ma anche

per limitarli e risolverli. L’associazione Liber’ambiente ha come scopo prio-ritario quello di riunire tutte le realtà associative e tutti quelli che nella società civile, a diverso titolo, si sono impegnati e s’impegnano per una più avan-zata cultura ambientale, avvalendoci della collabo-razione di un importante Comitato Scientifico che sarà il vero valore dell’iniziativa che si adopererà per fronteggiare la cultura ambientale dominante. Siamo contro i catastrofismi a buon mercato e la nostra attenzione è rivolta a tutti gli studi dei feno-meni naturali e artificiali, prodotti dalle attività u-mane. Siamo per non trasformare le tendenze verificabili, in destini fatali. Siamo per non attribuire, ai pareri di tutti quelli che studiano o parlano di ecologia e ambiente, la patente di scientificità obiettiva, perché la scienza è studio e confronto continuo e non dog-ma a piacimento. Nel concreto vogliamo approfon-dire tutti i temi oggi posti dal rapporto Uomo-Ambiente per cercare di trovare sempre la migliore soluzione per la vita di questa terra. Questa impostazione del rapporto Uomo-Ambiente sarà sempre più fattore di sviluppo delle nostre ci-viltà: sarà fonte di nuove attività umane, tese alla ricerca del benessere dell’umanità intera, sarà stru-mento di comprensione dei limiti dello sviluppo e del suo controllo affinché esso sia sempre al servizio dell’Uomo e non viceversa. “LIBER’AMBIENTE” sarà un laboratorio di propo-ste e di dibattito tra le varie esperienze. Si occuperà di formazione sui temi ambientali più scottanti per uniformare i comportamenti degli amministratori del centro-destra sul territorio. Le sfide e gli interrogativi in campo ambientale ri-chiedono un ampio e approfondito dibattito al quale intendiamo dare il nostro contributo con impegno e con la forza delle idee.

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Newsletter n.1 Novembre 2010 SOMMARIOSOMMARIOSOMMARIO

Presidente Liberambiente Presidente Liberambiente Presidente Liberambiente Presidente Liberambiente Presidente Liberambiente Presidente Liberambiente Presidente Liberambiente Presidente Liberambiente

Roberto TortoliRoberto TortoliRoberto TortoliRoberto TortoliRoberto TortoliRoberto TortoliRoberto TortoliRoberto Tortoli

Direttore Responsabile Direttore Responsabile Direttore Responsabile Direttore Responsabile Direttore Responsabile Direttore Responsabile Direttore Responsabile Direttore Responsabile

Antonio GaspariAntonio GaspariAntonio GaspariAntonio GaspariAntonio GaspariAntonio GaspariAntonio GaspariAntonio Gaspari

Vice Direttore Responsabile Vice Direttore Responsabile Vice Direttore Responsabile Vice Direttore Responsabile Vice Direttore Responsabile Vice Direttore Responsabile Vice Direttore Responsabile Vice Direttore Responsabile

Giorgio StracquadanioGiorgio StracquadanioGiorgio StracquadanioGiorgio StracquadanioGiorgio StracquadanioGiorgio StracquadanioGiorgio StracquadanioGiorgio Stracquadanio

Marcello InghilesiMarcello InghilesiMarcello InghilesiMarcello InghilesiMarcello InghilesiMarcello InghilesiMarcello InghilesiMarcello Inghilesi

Direttore Editoriale Direttore Editoriale Direttore Editoriale Direttore Editoriale Direttore Editoriale Direttore Editoriale Direttore Editoriale Direttore Editoriale

Fracassi FernandoFracassi FernandoFracassi FernandoFracassi FernandoFracassi FernandoFracassi FernandoFracassi FernandoFracassi Fernando

Segreteria di RedazioneSegreteria di RedazioneSegreteria di RedazioneSegreteria di RedazioneSegreteria di RedazioneSegreteria di RedazioneSegreteria di RedazioneSegreteria di Redazione

Stefania ZoppoStefania ZoppoStefania ZoppoStefania ZoppoStefania ZoppoStefania ZoppoStefania ZoppoStefania Zoppo

Hanno collaboratoHanno collaboratoHanno collaboratoHanno collaboratoHanno collaboratoHanno collaboratoHanno collaboratoHanno collaborato

Vanna ForconiVanna ForconiVanna ForconiVanna ForconiVanna ForconiVanna ForconiVanna ForconiVanna Forconi

Antonio GaspariAntonio GaspariAntonio GaspariAntonio GaspariAntonio GaspariAntonio GaspariAntonio GaspariAntonio Gaspari

Marcello InghilesiMarcello InghilesiMarcello InghilesiMarcello InghilesiMarcello InghilesiMarcello InghilesiMarcello InghilesiMarcello Inghilesi

Luca PistolesiLuca PistolesiLuca PistolesiLuca PistolesiLuca PistolesiLuca PistolesiLuca PistolesiLuca Pistolesi

Roberto TortoliRoberto TortoliRoberto TortoliRoberto TortoliRoberto TortoliRoberto TortoliRoberto TortoliRoberto Tortoli

Perchè LIBERAMBIENTE? di Roberto Tortoli 4

Pagina 3 Informazione, Ecologia, Libertà - Newsletter n.1 — Novembre 2010

Per ricevere la newsletter inviare una mail a:

[email protected]

LIBERAMBIENTE: nata per comunicare le buone notizie di Antonio Gaspari

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La nuova PAC dopo il 2013 di Vanna Forconi 7

ECOCOMPATIBILE di Marcello Inghilesi 8

La bottiglia Champagne diventa “verde” di Luca Pistolesi 9

www.liberambiente.com

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Pagina 4 Informazione, Ecologia, Libertà - Newsletter n.1 — Novembre 2010

Perchè LIBERAMBIENTEPerchè LIBERAMBIENTEPerchè LIBERAMBIENTE di Roberto Tortoli

P erché Liberambiente? Per contribuire alla crescita culturale e operati-va che, in campo ambientale, è iniziata anche nel nostro Paese.

Noi per primi sentiamo la necessità di capire meglio co-me muoverci nel caleidoscopio dei problemi e delle op-portunità che l’ambiente, con la sua complessità, mette in mostra in una continua varietà di aspetti e possibili solu-zioni. Nel perpetuo cambiamento di questo caleidoscopio ci si può perdere ed occorre, pertanto, mettere subito in chiaro alcuni punti fermi su cui ancorare il nostro pensiero, le nostre analisi e le nostre scelte per non restare ipnotizzati dall’affascinante, ma dispersivo e fuorviante, scenario che un approccio ideologico può far apparire ai nostri occhi. L’Uomo è più importante dell’ambiente e non viceversa poiché è il motore e l’artefice dell’ambiente stesso, nel bene e nel male, da ciò ne consegue che l’Uomo deve essere il primo animale da tutelare. Senza l’Uomo l’ambiente, inteso come un complesso attivo di elementi che si muovono in un contesto comune e che si influenza-no reciprocamente, non esiste. Un altro punto fermo che annienta le basi sulle quali pog-gia il “catastrofismo a prescindere” è il prolungamento della vita dell’essere umano che, in questi ultimi anni, è aumentato in modo esponenziale in tutto il mondo. Il ri-schio zero non fa parte del nostro mondo e forse nemme-no ci piacerebbe un mondo senza rischi. Il principio di cautela è, sicuramente, una buona pratica ma non deve diventare un’ossessione, non è la Natura che deve avere paura dell’Uomo, ma è l’Uomo che spesso si trova impo-tente di fronte alle molteplici manifestazioni della Natura. I terremoti sono un problema, il rischio idrogeologico è un problema, le emissioni di CO2 in atmosfera non sono un problema ma la conseguenza, solo in parte,

dell’attività umana e vanno valutate con attenzione, se-condo il principio di cautela, per evitare che possano, in futuro, danneggiare l’Uomo…. non certo la Natura. Preoccupiamoci allora seriamente dei tanti problemi che la Natura con le sue regole ferree, che noi non siamo cer-to in grado di modificare, ci pone quotidianamente e oc-cupiamoci meno dei problemi che con i nostri comporta-menti pensiamo di porre alla Natura stessa. La scienza può e deve dare le risposte necessarie; e le scelte della politica in campo ambientale devono poggiar-si sulla scienza e non sulla fantasia dell’ideologia. La vita della terra è datata a circa 4,5 miliardi di anni fa, ed altrettanti ne avrà, se non di più! Pensiamo veramente che con i nostri comportamenti “ecologicamente scorretti”, in un lasso di tempo di 10/20 anni potremmo mettere a repentaglio l’andamento dell’Universo, la vita sulla terra o incidere sui cambia-menti climatici? Ammettiamo pure che la terra soffra il solletico, siamo sicuri di riuscire a darle fastidio? Piuttosto l’ambiente è una grande opportunità, è un nuovo campo dove l’Uomo può sperimentare la sua genialità la sua fantasia creativa, per sviluppare nuove opportunità di lavoro per le nuove generazioni. E saranno proprio le nuove generazioni ad affrontare, con uno spirito nuovo, tutto in positivo, i temi ambientali, lasciando noi ancora a combattere stupidamente su amletici dubbi: “nucleare si nucleare no”, “discarica o termovalorizzatore“ , che non servono a progredire, ma solo a ritardare la soluzione di questo meraviglioso puzzle di scelte che l’ambiente ci pone per migliorare la qualità della nostra vita .

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Pagina 5 Informazione, Ecologia, Libertà - Newsletter n.1 — Novembre 2010

LIBERAMBIENTE: LIBERAMBIENTE: LIBERAMBIENTE: nata per comunicare le buone notizienata per comunicare le buone notizienata per comunicare le buone notizie di Antonio Gaspari

L a prima buona notizia che possiamo an-nunciare è che finalmente dopo decenni di previsioni infauste, l’ideologia catastrofi-sta sta dissolvendosi e Liberambiente na-

sce proprio per esprimere un nuovo modo di guardare e risolvere i problemi ambientali, proponendo una umanità che non è “cancro del pianeta” ma “ricchezza, salute e bellezza per l’universo”. L’accresciuta sensibilità nei con-fronti del creato è sicuramente un fenomeno che indica un più alto livello di civiltà e una mag-giore attenzione ai diritti degli esseri non umani. Inoltre quello che nell’ottocento era la questione operaia e nel novecento la questione sociale è, all’inizio del terzo millennio, la questione ambientale. Non c’è, infatti, attività economica, scien-tifica e tecnologica, che non deb-ba e non possa tener conto dell’impatto ambientale e delle sue implicazioni per il bene co-mune. Lo sviluppo e la qualità della vita dipenderanno sempre di più dal tipo di rapporto che si svilupperà tra attività lavorative umane e l’ambiente. Nelle società avanzate, così come nei Pae-si in via di sviluppo, saranno sempre più ingenti gli investimenti per la risoluzione dei problemi ecologici ed il miglioramento e il progresso della situazione ambientale. La cultura che ha però caratterizzato l’ambientalismo, negli ultimi trenta anni, è stata plasmata e fortemente condizionata da una visione catastrofista e pessimista della realtà economica e sociale. Una concezione filosofica nichilista ed una pratica ipocrita hanno caratterizzato il comportamento di molte tra associazioni e partiti Verdi.

Insomma abbiamo conosciuto il peggio dell’ideologia ecologista, interessata soprattutto a vendere e propa-gandare “paure”. Per decenni ci hanno detto che la crescita della popo-lazione era più minacciosa di una bomba atomica. Hanno previsto che saremo stati 8 miliardi nel 2000. Non era vero nulla, ma hanno permesso il varo di leg-gi che hanno favorito l’utilizzo di ingentissimi fondi

per praticare aborti e sterilizza-zioni. Così oggi le culle sono vuote, l’aborto è diventato la pri-ma causa di morte, diminuiscono i matrimoni ed il sistema pensio-nistico rischia di fallire perché troppi pochi giovani devono man-tenere sempre più anziani. Hanno detto che le foreste stanno scomparendo, ma tutti i rapporti nazionali e le più recenti rileva-zioni satellitari mostrano che le foreste stanno crescendo. Hanno detto che i mari si sareb-bero innalzati, e che l’Adriatico sarebbe arrivato fino a Mantova, ma il Mediterraneo sta calando. Hanno detto che le specie stanno

scomparendo, ma sono molte quelle che si scoprono ogni giorno e molte di quelle che si consideravano estinte sono state ritrovate. Hanno detto che l’energia nucleare era l’apocalisse, ma il nostro Paese vive con l’energia nucleare prodot-ta in Francia e l’Enel ha acquistato impianti nucleari in Slovacchia. Insomma, i sostenitori dell’ideologia catastrofista ci hanno raccontato e continuano a propagandarci un sacco di bugie. Le raccontano con estrema serietà, le accompagnano con scenari catastrofici e drammatici per influenzare l'opinione pubblica e i mass media al fine di ricavarne denaro e potere politico.

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Pagina 6 Informazione, Ecologia, Libertà - Newsletter n.1 — Novembre 2010

Si oppongono a ogni nuova costruzione o impianto industriale, e l’unica attività che sono riusciti a met-tere in piedi è “l’industria delle paure”. E’ evidente che l’ideologia catastrofista soffre di una incapacità concettuale che la vede opposta all’umanità, sia come presenza sul Pianeta che co-me capacità lavorativa e migliorativa dell’ambiente. L’ideologia verde dominante ha una struttura arcai-ca, divide il creato in natura contro umanità, vede l’uomo come nemico “cancro del pianeta”, è dispo-sta a divinizzare flora e fauna con il ritorno al mito di Gaia, e l’unica attività che riesce a concepire è opporsi a tutte le attività umane, rallentandone l’attuazione o impedendole addirittura. Noi di Liberambiente invece siamo convinti che i problemi ambientali possono diventare risorsa eco-nomica, opportunità di sviluppo, incentivo alla ri-cerca, e scoperta del mistero della vita. In un conte-sto di progresso ed etica civile è evidente l’urgenza di far nascere una cultura ottimista che ci permetta di risolvere i problemi ambientali senza opprimere e schiacciare l’umanità. Per questo motivo condividiamo “l’ecologia uma-na” indicata dai pontefici Giovanni Paolo II e Bene-detto XVI e sviluppata in maniera organica dalla Dottrina Sociale della Chiesa, come una vera rivo-luzione sociale che tende a superare i limiti della cultura puramente scientista e della società materia-listica, spostando l’attenzione sullo sviluppo del capitale sociale con i valori fondanti della civiltà cristiana.

Noi di Liberam-biente proponia-mo una cultura ambientale che guardi all’uomo con più ottimi-smo per una u-manità che non è maledizione ma benedizione del pianeta. Umanità che è ricchezza e non impoverimento per il mondo. Umanità la cui prole suscita speranza e non disperazione. E per un ambiente inteso come casa e come risorsa. Un ambiente che si arricchisce del lavoro dell’uomo e che moltiplica i suoi frutti grazie allo sviluppo ed all’applicazione delle nuove tecnologie. Per noi di Liberambiente coniugare la ricerca scien-tifica e le applicazioni tecnologiche, in una dimen-sione etica dello sviluppo economico, significa cor-rispondere alla vocazione umana di garantire il be-ne comune attraverso la ricerca di verità giustizia e bellezza. In questo modo il benessere e lo sviluppo dell’umanità risplenderà nella bellezza armonica del creato.

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Pagina 7 Informazione, Ecologia, Libertà - Newsletter n.1 — Novembre 2010

LA NUOVA PAC DOPO IL 2013LA NUOVA PAC DOPO IL 2013LA NUOVA PAC DOPO IL 2013 RAGIONARE IN TERMINI DI “AGRICOLTURE EUROPEE”RAGIONARE IN TERMINI DI “AGRICOLTURE EUROPEE”RAGIONARE IN TERMINI DI “AGRICOLTURE EUROPEE” di Vanna Forconi

N on esiste una “agricoltura europea”; esistono, invece, “Le agricolture euro-pee”. E’ questa la svolta indicata dalla nuova PAC dopo il 2013, secondo la

strategia molto chiara delineata dal parlamento eu-ropeo (A7-0204/2010). E’ un approccio del tutto nuovo, a cui si aggiunge un ulteriore elemento di grande novità: il ricono-scimento del ruolo degli agricoltori come produt-tori di beni e servizi de-f in i t i d i n a tu r a “pubblica” quando, ope-rando secondo i principi della multifunzionalità, partecipano attivamente a l l a sa lv a gu ar d ia dell’ambiente. Questo è il passaggio politico chiave per capire il ruo-lo che il mondo agricolo è chiamato a svolgere nel prossimo futuro e sul quale saranno costruiti i nuovi programmi e concentrati i contributi finanziari co-munitari. Sono affermazioni di grande rilievo, se si tiene con-to del fatto che la maggior parte del territorio in Italia, come in Europa, è gestita in gran parte dalle attività agricole (in Italia la Superficie Agricola Uti-lizzabile è intorno al 42-43%) e che quando le atti-vità agricole lo abbandonano, esso è soggetto a gra-vissime forme di degrado. Un recente studio dell’ Institute for European Envi-ronmental Policy - IEEP di Londra (2009 -www.ieep.eu) ha evidenziato le forti connessioni tra l’attività agricola e tutti quei beni che a vario grado possono essere considerati pubblici, come il pae-saggio, la biodiversità, la disponibilità e la qualità delle risorse idriche, la fertilità e la funzionalità dei suoli, la stabilità climatica, la corretta gestione del territorio in relazione ai rischi di dissesto e degrado. Da qui, il riconoscimento esplicito del servizio pubblico svolto dall’agricoltore contenuto nella nuova politica europea.

Ma questa politica, come si è detto all’inizio, dise-gna anche un nuovo modello agricolo europeo par-tendo dal riconoscimento della pluralità di agricol-ture, come dalla diversità dei territori. In sostan-za non si parla più di un unico sistema agricolo eu-ropeo, come è stato per decenni Secondo il prof. Hervieu (relatore alla conferenza

del P.E.), il parlamento europeo ha definitiva-mente sancito il tramon-to del modello agricolo europeo. La pluralità delle agricolture e la diversità dei territori sono una ricchezza dell’Europa sulla quale la nuova PAC deve pun-tare. La crescente im-portanza che i cittadini europei attribuiscono a

questi beni – legati all’ambiente - dovrebbe riflet-tersi in politiche che ne assicurino un’adeguata fornitura, con un livello ottimale che varia a secon-da delle diverse regioni, delle diverse zone climati-che e soprattutto dei diversi tipi di agricoltura. Nel contesto della strategia UE 2020 (Un’Europa più intelligente, più competitiva, più verde) la ricer-ca, lo sviluppo, l’utilizzo delle nuove tecnologie e delle buone pratiche agricole dovranno essere o-rientate tanto al fine di migliorare la competitività e la produzione, quanto a ridurre l’uso di pesticidi e fertilizzanti come delle risorse limitate, acqua ed energia. Gli aiuti pubblici, quindi, dovranno diventare lo strumento per conciliare i diversi tipi di approccio: economico, ambientale, sociale e territoriale; e do-vranno essere articolati di conseguenza. E’ un passaggio culturalmente e politicamente mol-to forte che interessa tutti: Istituzioni, Associazioni, Operatori pubblici e privati, poiché è su questo con-cetto di pluralità e di diversità che si stanno già co-struendo le nuove iniziative di sostegno e le nuove convenienze.

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Pagina 8 Informazione, Ecologia, Libertà - Newsletter n.1 — Novembre 2010

Ecocompatibile Ecocompatibile Ecocompatibile di Marcello Inghilesi

E cocompatibile o eco-sostenibile; due ag-gettivi di moda; si-gnificano: capace di

ad a t ta r s i a l le es igen ze dell’ambiente e forma di sviluppo, compatibile con le necessità ecologiche. Semplice? Neanche per so-gno. Negli anni 70 i cosiddetti verdi gridavano: “Chi vive inquina anche te; digli di smettere!”. Questo slogan, a ben vedere, sintetizza meglio di ogni altro il grido alla conservazione. Ogni forma di vita, di sviluppo, di crescita,“tesi-antitesi-sintesi”, crea inquinamento, entropia, materia morta, per il secondo principio della termodinamica. Quindi, fermi! Cerchiamo di ridurre al massimo l’entropia; respiriamo piano; la-voriamo poco; e manteniamo la Natura così come ce l’ha data il Signore. “Piccolo è bello !” “Si stava meglio prima!”…e così via. Che l’attenzione ai problemi ambientali sia una ne-cessità è fuori discussione.

Il problema è la misura di questi problemi. Se essi fossero quelli predicati dai verdi catastrofisti, il mondo dovrebbe chiudere, con il cartello “the end” (l’entropia ha mangiato la Terra). Per contro se questi problemi fossero ignorati, il mondo dovrebbe chiudere lo stesso, con il cartello “tutto esaurito”(gli uomini si sono pappati tutto). I due aggettivi: ecocompatibile e ecosostenibile in verità non significano nulla. Servono solo a distribu-

ire benefici (i prodotti di moda, materiali e non) e a offrire distintivi di “appartenenza”. Non solo, essi possono diventare anche molto equivoci, masche-rando dietro etichette , verità tutt’altro che ambien-tali. Basti pensare allo sviluppo dei mercati “bio” o “eco”, in prevalenza solo consumistici e quindi pre-datori di ricchezze nei confronti della gente e dei popoli poveri; e ovviamente produttori di quell’entropia, che dicono di voler combattere.

Con questi due aggettivi si riescono ad avere anche unanimismi nazionali e internazionali; chi dirà mai di essere nemico dell’ambiente? E sono proprio que-sti unanimismi che provano la vacuità di parole arti-ficiali e superficiali, prive di senso comune (quello delle scelte quotidiane di vita e di inquina-mento!).

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Pagina 9 Informazione, Ecologia, Libertà - Newsletter n.1 — Novembre 2010

“BRINDIAMO ALLA “BRINDIAMO ALLA “BRINDIAMO ALLA NEWSLETTER DI NEWSLETTER DI NEWSLETTER DI

LIBERAMBIENTE”LIBERAMBIENTE”LIBERAMBIENTE”

L’ industria dello Champagne francese vira verso l’eco-

sostenibilità.

Il prodotto che è universalmente considerato simbolo del lusso e dello

spreco diventerà, nel giro di pochi anni, un po’ più compatibile con le

esigenze ambientali del Pianeta. L’innovazione riguarda soprattutto la

bottiglia, che verrà alleggerita di 65 grammi (da 900 a 835) e modificata

nella forma. Sembra una cosa di poco conto, ma dietro una piccola modi-

fica di packaging si nasconde una piccola rivoluzione. In nome della tradizione e del nome dello Champa-

gne, che l’ha reso celebre in tutto il mondo, i produttori sono da sempre molto restii a cambiare anche una

virgola, preoccupati di intaccare “lo stile” impareggiabile del loro vino più famoso.

La pommery è il primo produttore che ha deciso di percorrere questa strada. Il responsabile, Thierry Gasco è

sicuro di poter coinvolgere tutti i suoi colleghi. Del resto, alleggerire e rimpicciolire le bottiglie permetterà

di trasportarne molte di più su ciascun camion (circa 2.400 in più), riducendo il numero di trasporti necessari,

e quindi le spese. Secondo una stima, la riduzione del peso e del volume delle bottiglie permetterà un rispar-

mio del 7% delle emissioni di CO2, pari circa a 8.000 tonnellate all’anno. (Fonte: nytimes.com)

La bottiglia Champagne diventa “verdeLa bottiglia Champagne diventa “verdeLa bottiglia Champagne diventa “verde””” di Luca Pistolesi