Lezione 6 ECONOMIA DEI BENI CULTURALI 6... · Lezione 6 Anno Accademico 2013-2014 Salvatore Lo...
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Si è in presenza di esternalità quando un’attività
economica (consumo, produzione):
• dà luogo ad effetti (positivi o negativi) sulle attività
economiche di altri agenti.
• non comporta però pagamenti verso chi svolge tale
attività da parte di chi ne beneficia, né pagamenti da
parte di chi svolge l’attività verso chi ne è
danneggiato.
L’influenza passa attraverso la variazione quantitativa di
un bene per cui non c’è mercato, per questo non c’è un
prezzo.
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Nel caso di un’esternalità di produzione è come se
l’impresa producesse non uno, ma due beni: uno
destinato alla vendita ed uno che entra nella funzione di
produzione di un’altra impresa, o nel problema del
consumatore di qualche agente. Questi ultimi però non
pagano, perché tale bene non ha marketing.
Esistono esternalità di consumo e di produzione, ed
entrambi i tipi possono essere positivi o negativi.
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ESEMPI DI ESTERNALITA’
Positive Negative
Di Produzione Una mostra d’arte
importante attira
avventori negli Hotel del
luogo;
L’arte contemporanea è
ispirazione per il settore
della moda
L’afflusso dei turisti
motorizzati legato ad una
mostra provoca
inquinamento e comporta
costi di pulizia suppletivi
Di Consumo Fruire del servizio “visita al
Museo” mi rende più
creativo; partecipare ad
uno stage di “archeologia”
mi aiuta a sentirmi parte
di una comunità.
Se i significati simbolici di
un Bene Culturale
consultato sono di tipo
razzista, il consulto può
comportare conflittualità.
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BC: esternalità di produzione positive sul
turismo.
Ci concentriamo sulle esternalità positive che dalla
produzione di beni e servizi culturali ricadono su altre
attività produttive, come il turismo.
Quando una mostra aumenta anche i ricavi di alberghi e
ristoranti locali ho un beneficio economico (per gli
operatori turistici) cui non corrisponde il pagamento di
un prezzo agli allestitori di mostre. Se ci fosse, tale
prezzo sarebbe per essi un ricavo. Più numerose le
mostre, più grande il beneficio per gli hotel e quindi il
mancato ricavo.
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Quando un allestitore deve decidere quante mostre
organizzare in un anno massimizza il profitto
considerando i benefici privati, mentre si dovrebbero
considerare quelli complessivi (privati+sociali), ne
consegue l’allestimento di un numero di mostre troppo
basso.
Non c’è efficienza.
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Sub-ottimalità legata alla presenza di
esternalità: rimedi nell’ambito del settore
privato:
• Le fusioni. Se musei e hotel fossero della stessa
proprietà essa determinerebbe un numero ottimale
di mostre. Se ne avrebbe convenienza!
• Coase: il problema è che non c’è mkt per la
“vicinanza al luogo della mostra”, e non c’è mkt
perché non c’è proprietà! Il problema delle
esternalità è un problema di assenza di un mercato.
Ma è sempre così? Gli allestitori possono in realtà
decidere dove fare le mostre. E’ come se fosse
assegnata agli allestitori di mostre la proprietà della
distanza tra mostre e hotel di un certa città. 9
A questo punto essi potrebbero farsi pagare dagli
hotel un prezzo, che al massimo ammonterebbe
all’extra profitto che gli hotel otterrebbero
dall’essere vicini alla mostra. Se contrattare non
avesse costi, ci sarebbe scambio tra le parti e il
risultato sarebbe l’efficienza! Infatti i benefici sociali e
privati ritornerebbero a coincidere.
Questo è detto teorema di Coase: la creazione
di un mkt risolve il problema. Sottolineiamo che,
pur interessante, non ha implicazioni pratiche, dato
che 0 costi di contrattazione non è circostanza che
si verifica spesso, anzi mai.
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Le mostre e gli albergatori: la realtà.
• Ci sono alcuni esempi di catene alberghiere impegnate
direttamente in iniziative culturali, ma sono quasi
sempre straniere. Non c’è da scandalizzarsi!
• E’ indubbio però che le esternalità positive potrebbero
risentire negativamente del dare in mano tutto agli
albergatori! Potrebbe essere interessante una divisione
di ruoli: agli albergatori le mostre “di cassetta”, il resto
ad altri.
• Sta di fatto che una proposta del genere, in Italia,
verrebbe probabilmente rifiutata dagli stessi
albergatori, cui fa più comodo l’attuale status quo,
nonostante il numero di mostre sia inferiore all’ottimo,
in quanto non pagano nulla! Non a caso essi sono
molto di rado sponsor di eventi culturali!11
Incentivi vs imposizioni.
• Anche se forse non esattamente pigouviani, sussidi e
tasse sono strumenti pubblici molto usati nell’ambito
della politica dei beni culturali.
• Es: si offrono sussidi a chi ristruttura la propria
dimora storica. Anche qui si tratta di porre rimedio
ad un problema di sottoinvesitmento in assenza di
intervento pubblico, per la mancata considerazione
del proprietario dei benefici sociali che la propria
azione determina.
Nota: i beni culturali pubblici sono perciò dei casi di
mercati con esternalità positive; con la caratteristica
ulteriore che queste ultime sono diffuse (da cui la
complicazione del free riding da parte dei beneficiari).12
Esternalità di produzione positive: effetti
sull’utilità dei non fruitori.
La letteratura ha identificato 5 tipi di beneficio che i BC
tendono a produrre nei non fruitori; benefici a fronte
dei quali non c’è compenso, per chi il BC lo produce, in
termini monetari:
1. Valore d’opzione: un non fruitore può trarre utilità
dall’esistenza/creazione di un BC per il fatto di avere la
possibilità di fruirne prima o poi
2. Valore d’esistenza: un non fruitore può trovare
l’esistenza/creazione del BC una cosa gli dà utilità
sebbene non abbia intenzione di fruirne
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3. Valore d’eredità: un non fruitore può trarre utilità
dall’esistenza/creazione di un BC in quanto sa che i suoi
figli potranno fruirne
4. Valore legato al prestigio: Anche non fruendo si
può essere beneficiari dell’esistenza di un BC quando
accresce il prestigio dell’area di residenza agli occhi
degli altri
5. Valore d’educazione: pur non facendone parte del
gruppo dei fruitori, potrei avere una disponibilità a
pagare positiva di fronte alla creazione/conservazione di
un BC perché riconosco che trasmette un valore
simbolico di cui la società beneficia.
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Esternalità di consumo.
Si tende a parlare di esternalità di consumo di beni
culturali riferendosi all’effetto del mio consumo:
• sulla mia produttività
• su quella collettiva.
Grazie a questo tipo di consumo, muta la qualità del
capitale umano (la cultura “trasforma da dentro, lascia il
segno”) e sociale, con conseguenze positive sul relativo
mercato e sulla produzione di tutti i beni e servizi che
annoverano questi tra i loro fattori produttivi. Si tratta
di effetti di cui un’economia si giova dal lato dell’offerta.
Implicita è l’idea che maggiore cultura implichi maggiore
produttività. 15
BC, capitale umano e crescita economica.
La teoria macroeconomica standard (modello di Solow)
prevede che le determinanti principali della crescita
economica siano:
• lo sviluppo tecnologico (effetti permanenti)
• le variazioni nel tasso di risparmio (effetti
temporanei)
Negli ultimi 20 anni tuttavia si sono affermati nuovi
modelli, detti della “crescita endogena”. Tra di essi le
teorie del “capitale umano” indicano nella formazione
dei lavoratori un elemento che può determinare tassi di
crescita permanentemente maggiori.
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• Il tipo di formazione che inizialmente di immaginava
essere quella che aumentava il capitale umano era un
insieme di competenze tecniche, ma dato che le
tecnologie cambiano molto velocemente si è presto
pensato che più che di un sapere nozionistico si
dovesse trattare di una formazione alla capacità di
apprendere ed alla flessibilità.
• Throsby vede in queste teorie un promettente avvio
del dibattito sugli effetti del consumo culturale sulla
crescita economica.
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Esternalità di consumo dei BC: gli effetti sul
capitale sociale.
• Ultimamente si è fatta strada l’idea che esista un modo
importante in cui la cultura di una comunità influisce
sulla performance economica. Si tratta di un effetto che
passa per l’influenza sul grado di fiducia che gli individui
dimostrano gli uni verso gli altri e sul senso civico.
• Il tema torna con la nascita e la fortuna del concetto di
“capitale sociale”, che include anche le “norme di
cooperazione civica”. Fiducia e senso civico sono
importanti perché stanno alla base delle due istituzioni-
chiave delle moderne economie: la proprietà e lo
scambio. E senza crescita degli scambi non c’è crescita
della produzione.18
BC, capitale sociale e crescita economica.
• È facile immaginare la cultura come uno stock che si
accumula all’aumentare il consumo di BC. Rimane
comunque l’importante sottolineatura che non tutti i
BC potrebbero trasmettere un significato simbolico
coerente con il fine di aumentare la fiducia reciproca.
Ancora una volta, non si può prescindere dai
contenuti. Questo, si ribadisce, implica che nel fare
politica culturale si debba entrare nel merito del
significato simbolico trasmesso. D’altro canto, è
spesso impossibile fare altrimenti. L’importante allora
è la misura con cui si va a determinare un
condizionamento.
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K sociale e performance economica: le nuove
analisi empiriche.
Recenti indagini empiriche hanno confermato che esiste
una relazione tra grado di fiducia e senso civico da una
parte e crescita economica dall’altra. È la prima volta in
assoluto che si è testata questa ipotesi empiricamente.
Ora invece si ha il World Value Survey, un sondaggio che
ha coinvolto a più riprese, dal 1981 in poi, migliaia di
individui in 29 paesi diversi, cui si è chiesto di dare una
risposta in merito alla percezione di numerosi “valori”.
Si sono quindi potuti usare quei dati assieme ai dati di
performance economica per testare l’esistenza e la
forza di tale relazione.
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Un esempio di analisi empirica.
• Knack e Keefer (1997) si propongono di testare la
seguente relazione con un’analisi cross-country:
g(i) = a+b*Pil80(i)+c*PRIM60(i)+d*SEC60(i)+
+e*PI80(i)+f*TRUST(i)+h*CIVIC(i)+v(i)
Dove (i) indica “del paese i” e le variabili sono le
seguenti:
• g = tasso di crescita medio 1980-92 nel paese i
(variabile indipendente, da spiegare)
• Pil80 = valore Pil all’inizio del periodo (Solow
prevede crescita più forte tanto più si è indietro,
“teoria della convergenza”)
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• PRIM60, SEC80 = percentuale di studenti scuole
primarie e secondarie nel 1960 (misure del K
umano)
• PI80 = prezzo medio relativo beni d’investimento
rispetto agli USA (i capitali internazionali si dirigono
là dove il prezzo è più basso)
• TRUST (fiducia) e CIVIC (senso civico) sono indici
costruiti come medie nazionali a partire dai dati del
WVS.
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Altre esternalità positive dei BC: il capitale
creativo.
Il “Rapporto sull’economia della cultura 2006”
commissionato dalla Commissione Europea insiste su
un altro modo in cui la produzione ed il consumo di BC
avrebbe esternalità positive sulla performance
economica: Si tratta del contributo alla creazione di un
clima socio-economico impregnato di ed improntato
alla “creatività”, quest’ultima vista come un elemento di
massimo rilievo per il successo di un’economia.
È importante notare che in questo caso il discorso è
diverso rispetto alle esternalità di consumo dei BC fin
qui illustrate, perché si fa riferimento ad un canale che
lega BC e performance economica a prescindere dal
tipo di significato simbolico che essi trasmettono.23