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Università di Napoli Federico II, CdL Ing. Meccanica, A.A. 2017-2018, Elettrotecnica. Lezione 27 Pagina 1
Lez.24 Cenni sui sistemi elettrici
Università di Napoli Federico II, CdL Ing. Meccanica, A.A. 2017-2018, Elettrotecnica. Lezione 27 Pagina 2
Generalità sul sistema elettrico per l’energia
I primi impianti elettrici risalgono agli inizi dell’800 (es. telegrafo)
La rapida diffusione è dovuta alla possibilità di convertire con facilità
ed elevato rendimento l’energia elettrica in altre forme di energia
(meccanica, termica, luminosa) e alla possibilità di sfruttare fonti di
energia altrimenti inutilizzabili (es. centrali idroelettriche).
L’energia elettrica non è accumulabile in grandi quantitativi
(condensatori, induttori). Ne consegue che in ogni momento si deve
generare energia pari a quella richiesta. Piccoli squilibri sono ammessi
solo per pochi secondi. Il mantenimento di questa condizione è reso
difficile dalla richiesta di energia che è fortemente variabile (nelle
diverse ore del giorno, durante le stagioni, ecc.).
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Alternata o continua?
Le prime applicazioni elettromagnetiche sono in continua (telegrafo,
dinamo, motori in c.c.)
Vantaggi dell’alternata:
1. Uso del trasformatore con la possibilità di trasportare energia con
elevate tensioni e basse correnti;
2. facilità di interruzione delle correnti per il loro naturale passaggio
per lo zero;
3. Impiego per la produzione dell’energia elettrica del generatore
sincrono, più affidabile della dinamo.
Vantaggi della continua:
1. Facilità di risoluzione delle reti.
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Monofase o trifase?
Vantaggi del sistema trifase:
1. Maggiore semplicità, sicurezza e rendimento del motore asincrono
trifase rispetto al monofase;
2. Costi di impianto inferiori a parità di potenza trasferita.
Applicazioni monofase:
1. Distribuzione in bassa tensione
2. Trazione ferroviaria
Applicazioni in continua
1. Linee di trasmissione sottomarine in cavo per lunghe distanze.
2. Trazione ferroviaria
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Costituzione del sistema elettrico nazionale
G20 kV
20 kV/380 kV
MT/AT
380 kV/150 kV 150 kV/20 kV 20 kV/380 V
MT/BT
Trasmissione
AT/ATStazione primaria
Distribuzioneprimaria
DistribuzioneMT
DistribuzioneBT
AT/MTStazione secondaria Cabina
Generazione
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Produzione
Per la produzione di energia elettrica si utilizzano come fonti primarie:
energia idraulica, energia termica da combustibili fossili, energia
termica da combustibili nucleari, energia solare, energia eolica.
Trasmissione e distribuzione
Per la trasmissione e distribuzione aerea di energia elettrica sono
impiegati conduttori nudi, generalmente di rame o alluminio. Essi hanno
un’anima di acciaio per migliorare le proprietà meccaniche. L’alluminio è
più leggero del rame (del 30%) e ha una conducibilità minore (circa il
60%). A parità di potenza dissipata per effetto Joule, una linea di
alluminio pesa circa la metà di una linea in rame.
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I conduttori sono mantenuti da sostegni. I sostegni possono essere di
legno (sempre più rari), acciaio, cemento armato, vetroresina. Nel
campo dell’alta tensione si usano sostegni a traliccio, realizzati con
diversi elementi modulari collegati opportunamente.
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I conduttori nudi non possono essere ovviamente connessi
direttamente al sostegno. Per garantire il supporto meccanico e
l’isolamento elettrico si usano gli isolatori. Gli isolatori sono sempre
caratterizzati da un nucleo di materiale isolante e da elementi metallici
ai quali agganciare, da una parte il conduttore e, dall’altra, il sostegno.
I materiali isolanti (D) generalmente
impiegati sono la porcellana, il vetro,
la resina. Un tipico esempio di
isolatore è l’isolatore “cappa (C) e
perno (P)”, la cui forma consente di
agganciare più isolatori tra loro,
costituendo una catena con più
elementi, da impiegare su linee a differente tensione.
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Per la distribuzione sotterranea o sottomarina si utilizzano linee in
cavo. Un cavo elettrico è costituito da un’anima centrale (il conduttore,
per il trasferimento dell’energia), da un’isolante solido (per l’isolamento
elettrico), da uno schermo metallico (per uniformare il campo elettrico
nel dielettrico), da una guaina di protezione.
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Condizioni di funzionamento
Il sistema elettrico è l’insieme delle macchine, delle apparecchiature e
delle linee destinate alla produzione, trasformazione, trasmissione,
distribuzione e utilizzazione dell’energia elettrica.
In condizioni di funzionamento normale, il sistema opera con tensioni,
correnti e frequenze di progetto. In funzionamento anormale, il
sistema opera con tensioni e correnti più elevate di quelle nominali.
In tal caso si possono avere sovratensioni e sovracorrenti.
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Sovratensioni: Sono tensioni maggiori delle nominali.
Hanno generalmente carattere transitorio
• Sovratensioni interne (manovra). Derivano da cause dipendenti
dall’esercizio del sistema, quali apertura o chiusura di interruttori,
fenomeni di risonanza, improvvisa riduzione del carico.
• Sovratensioni esterne (atmosferiche), dovute generalmente a
fenomeni di induzione elettrostatica e/o elettromagnetica. Il caso
più grave è quello della fulminazione diretta, quando una linea viene
colpita da un fulmine (Vmax=1÷4 MV, Imax=10÷100 kA).
Le sovratensioni possono produrre il cedimento dell’isolamento
elettrico. Se l’isolamento è solido, esso viene danneggiato
irreversibilmente.
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Sovracorrenti: Sono correnti maggiori delle nominali:
• Sovraccarico transitorio (manovre, quale avviamento di motori
asincroni, inserzione di trasformatori a vuoto);
• Sovraccarico permanente (se vengono inseriti utilizzatori di
potenza maggiore di quella di dimensionamento dell’impianto). I
sovraccarichi hanno un effetto quasi esclusivamente termico;
possono comportare un deterioramento dell’isolamento elettrico
e, in casi estremi, provocare un incendio. In genere, se i
sovraccarichi sono di durata limitata e non troppo frequenti,
allora non sono pericolosi.
• Cortocircuito (guasto). È un collegamento a bassa impedenza che
si instaura tra parti a differenti tensioni (ad esempio tra un
conduttore e la terra). È fonte di sollecitazioni
elettrodinamiche e termiche notevoli.
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Protezione dalle sovratensioni
Fune di guardia
È posta al di sopra dei conduttori, sulla sommità dei sostegni. È
collegata elettricamente a terra. Realizza una sorta di gabbia di
Faraday per la protezione dalle sovratensioni di origine atmosferica.
Scaricatori
Sono installati nei pressi delle apparecchiature da proteggere.
Generalmente sono di tipo spinterometrico, costituiti da due elettrodi
sagomati posti ad una opportuna distanza in aria. Al manifestarsi di una
sovratensione, tra essi si innesca un arco elettrico che provoca la
riduzione della tensione. In alta tensione si usano scaricatori a
resistenza non lineare, con resistenza che diminuisce al variare della
corrente di scarica, al fine di contenere la tensione.
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Protezione tramite scaricatore
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Protezione dalle sovracorrenti
L’apertura di un circuito comporta l’interruzione della corrente.
L’apertura viene tipicamente realizzata separando due contatti
(elettrodi o poli) inizialmente in contatto elettrico
Se l’apertura avviene in presenza di corrente, la corrente non si
interrompe istantaneamente, ma permane per un certo tempo
attraverso un arco elettrico. In genere gli interruttori sono realizzati
in modo da estinguere l’arco in tempi brevi
In alternata l’arco elettrico si spegne durante il passaggio dello zero,
per poi innescarsi nuovamente se i campi elettrici sono sufficienti. In
continua lo spegnimento dell’arco è più complesso.
I componenti utilizzati per la protezione dalle sovracorrenti sono gli
interruttori (reversibili) e i fusibili (non reversibili).
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Fusibili:
Sono organi di protezione irreversibili, ma affidabili ed economici. Il
fusibile è realizzato con un filo conduttore a bassa temperatura di
fusione, alloggiato in un contenitore. Percorso dalla sovracorrente il filo
fonde e si spezza, garantendo l’apertura del circuito. Per le loro
caratteristiche intrinseche i fusibili non discriminano tra sovraccarico
e cortocircuito. Le condizioni di intervento di un fusibile sono
determinate entro una fascia di incertezza. La caratteristica di
intervento, che lega intensità di corrente elettrica e tempo di
intervento del fusibile, è pertanto contraddistinta da una zona F, che
rappresenta i punti di sicura fusione e da una zona S in cui è escluso
l’intervento della protezione.
simbolo grafico del fusibile
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caratteristica di intervento di un fusibile
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Interruttore
L’interruttore è un organo di protezione, ma anche di manovra. È
abilitato ad aprire in caso di cortocircuito. Può essere di tipo
automatico se comandato da un dispositivo detto relè.
(a) (b)
simbolo grafico dell’interruttore azionato manualmente (a) e dell’interruttore automatico (b)
Lo spegnimento dell’arco avviene nella camera di interruzione ove è
presente un mezzo dielettrico quale aria, olio, esafluoruro di zolfo,
vuoto.
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Gli interruttori sono generalmente molto ingombranti, pesanti e
costosi, in quanto devono far fronte a notevoli sollecitazioni sia
meccaniche che termiche.
Tecniche di interruzione: allungamento dell’arco (separazione rapida
dei contatti, soffiatura pneumatica, soffiatura magnetica);
raffreddamento del fluido (tramite rimescolamento o favorendo lo
scambio termico con le pareti della camera di interruzione)
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Un interruttore è caratterizzato da:
tensione nominale: tensione di progetto, alla quale vengono riferite le
prestazioni del componente;
corrente nominale: valore di intensità di corrente elettrica che
l’interruttore può condurre in assegnate
condizioni ambientali e nel rispetto delle
specifiche progettuali;
potere di interruzione: valore di corrente che un interruttore può
interrompere ad una tensione non superiore al
10% della tensione nominale, con frequenza e
fattore di potenza nominali. Il potere di
interruzione deve essere superiore alla
corrente di cortocircuito presunta nel punto di
installazione della protezione.
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Relè
Il relè è un dispositivo che permette di azionare in modo automatico gli
interruttori. È sensibile ad una grandezza di comando (quale tensione,
corrente). Si caratterizza per la sua caratteristica di intervento
(tempo di intervento in funzione della grandezza di comando).
Relè elettromagnetico: per effetto della corrente i(t) il campo
magnetico creato dall’elettromagnete permette di vincere la forza di
una molla antagonista e realizzare il collegamento elettrico per mezzo
dei contatti. Esso non interviene per correnti inferiori alla corrente di
soglia Is e interviene in tempi estremamente brevi per correnti
superiori. Per questa caratteristica è adatto per la protezione dai
cortocircuiti.
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Relè termico: sfrutta la dilatazione termica in un elemento percorso
dalla corrente i(t); la dilatazione crea un’azione meccanica che realizza
il contatto elettrico. Il tempo di intervento diminuisce all’aumentare
della corrente. È idoneo per la protezione dai sovraccarichi perché il
suo intervento è più lento se il sovraccarico è minore.
Relè magnetotermico: utilizza sia un relè termico che un relè
elettromagnetico. È adatto sia per sovraccarichi che cortocircuiti
Relè differenziale: è impiegato per la protezione delle persone. La
caratteristica di intervento è simile a quella di un relè
elettromagnetico, con la differenza che la corrente di intervento
(corrente differenziale) può assumere valori estremamente piccoli (30
mA, tipicamente).
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Coordinamento
Spesso si pongono in serie un interruttore magnetotermico e un fusibile
con caratteristiche che si compongono opportunamente. Per correnti di
guasto relativamente modeste, interviene l’interruttore, mentre per
correnti elevate interviene il fusibile o quando l’interruttore, per
guasto, non interviene. È possibile così impiegare un interruttore con
potere di interruzione più piccolo della più elevata corrente di guasto.
Selettività
L’intervento di un interruttore o di un fusibile comporta l’interruzione
di tutte le utenze a valle. Per mettere fuori servizio il minor numero
possibile di utenti è necessario che i dispositivi di intervento siano
opportunamente coordinati tra loro.
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Organi di manovra (non di protezione)
I sezionatori sono destinati ad interrompere la continuità elettrica di
una linea. I contatti sono visibili all’operatore e costituiscono una
garanzia visiva sullo stato di apertura della linea.
I contattori sono dimensionati per interrompere le sole correnti di
normale esercizio di un impianto. Non possono interrompere correnti di
cortocircuito e, quindi, non sono organi di protezione. Sono usati per
ripetute aperture e/o chiusure. Possono essere anche automatici
(a) (b) simbolo grafico del contattore azionato manualmente (a) e del contattore automatico (b)
simbolo grafico del sezionatore
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Il contatto elettrico Contatto diretto:
Contatto di una persona con parti di impianto normalmente in tensione,
quali i conduttori di una linea elettrica, compreso il neutro.
Contatto indiretto:
Contatto di una persona con parti di impianto normalmente non in
tensione, che possono trovarsi in tensione in seguito ad un guasto o
cedimento dell’isolamento.
L’uomo, in presenza di contatto elettrico, diviene parte integrante
dell’intero impianto elettrico e, come tale, si comporta come
un’impedenza elettrica sottoposta ad una determinata tensione
(tensione di contatto Uc) e attraversata dalla corrente Ic. Il passaggio
di Ic, indicato come elettrocuzione o folgorazione, dà luogo a fenomeni
elettrofisiologici variabili, le cui conseguenze possono essere letali.
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Effetti della corrente elettrica nel corpo umano
La nostra vita biologica è regolata sia a livello cerebrale che cellulare
da impulsi di natura elettrica che determinano le diverse funzioni del
nostro organismo. Appare evidente che, se a queste correnti
aggiungiamo correnti di origine esterna, il complesso equilibrio su cui è
regolata tale attività risulta alterato con modificazioni più o meno
significative che dipendono dalla intensità della corrente e dal suo
tempo di permanenza nel corpo.
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Tetanizzazione muscolare:
Il passaggio di una corrente elettrica può provocare, inizialmente,
contrazioni muscolari (crampi) e, successivamente, paralizzare l’intero
sistema nervoso. In tal caso il soggetto, nonostante la propria volontà,
non riesce a staccarsi dall’elemento in tensione. Possono essere
interessati anche muscoli lontani da quelli in contatto con le parti in
tensione con conseguenti incontrollate reazioni motorie che portano,
ad esempio, ad una facile perdita di equilibrio e, di conseguenza, a
rovinose cadute da scale, balconi ecc. Se sono interessati i muscoli della
respirazione, si può avere un blocco respiratorio, con conseguenti
cianosi, svenimento, lesioni cerebrali, morte.
Si definisce corrente di rilascio il limite di corrente al di sopra del
quale una persona non è più in grado di staccarsi dalla parte in tensione
(il limite è 10mA per correnti alternate 15÷100 Hz)
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Fibrillazione:
La elettrocuzione può portare ad una irregolare stimolazione del cuore,
detta fibrillazione, definita come il pulsare disordinato e irregolare del
muscolo cardiaco che determina la completa avaria dello stesso e
l’annullamento della pressione sanguigna. La fibrillazione può essere
atriale (reversibile) oppure ventricolare (reversibile con l’ausilio di un
defribrillatore). La fibrillazione ventricolare è responsabile di oltre il
90% delle morti per folgorazione.
Ustioni:
Nei punti di contatto, a causa dell’elevato valore della resistenza e
dell’alto valore della corrente, si possono presentare bruciature o
ustioni causate dall’effetto Joule (RIc2). Poiché la pelle ha elevata
resistività, essa risulta essere il tessuto più esposto alle ustioni.
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Resistenza del corpo umano
La resistenza elettrica del corpo umano si può considerare come un
insieme di resistenza e capacità che variano al passaggio della corrente.
Il valore della resistenza varia in funzione di:
• stato della pelle (sudore, ferite, calli ecc.);
• tensione di contatto;
• durata del contatto;
• superficie di contatto;
• pressione di contatto;
• percorso della corrente elettrica.
Con tensioni sinusoidali di valore efficace di alcune decine di volt, la
resistenza del corpo umano è difficilmente Ru<2000
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Per una data frequenza la corrente pericolosa Ip e il tempo di
permanenza t nel corpo umano sono tra loro correlati:
t
QII p
0
ove I0=10÷30 mA e Q=10mAs a frequenza industriale.
Nel corpo umano può permanere, illimitatamente ( t ), una
corrente di circa 10 mA.
Considerando la resistenza media del corpo umano Ru e il limite di
pericolosità della corrente elettrica, la normativa ritiene che non siano
pericolose a 50Hz tensioni di contatto di 50 V (25 V in ambienti
particolari, 120 V in continua) che permangano nel corpo umano per non
più di 5 secondi.
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Zone di pericolosità della corrente (corrente alternata)
Zona 1): Assenza di reazioni
Zona 2): Nessun effetto pericoloso
Zona 3): Contrazioni muscolari
Zona 4): Fibrillazione ventricolare, gravi ustioni.
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Incidente elettrico da contatto indiretto
RC= Resistenza del corpo umano
VC= Tensione di contatto
RCt= Resistenza corpo-terra
Rn= Resistenza neutro-terra
E= Tensione di alimentazione
Ig= corrente di guasto
IC= corrente nel corpo umano
CtCn
CgRRR
EII
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La protezione contro i contatti diretti si realizza nei seguenti modi:
a) messa a terra delle masse, connettendole a un impianto di terra,
per evitare che esse assumano potenziali pericolosi;
b) interruzione dell’alimentazione tramite interruttori automatici;
c) doppio isolamento;
d) separazione elettrica, tramite trasformatore di isolamento.
Impianto di messa a terra