L’export traina il tessile-moda Teleperformance forza delle griffe, acquistati in luoghi fisici...

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(*) stime Smi-Liuc Fonte: Smi su Istat, Sita Ricerca, Movimprese, Indagini interne Valori in milioni di euro e variazioni % rispetto all’anno precedente 46.312 2009 482,3 49.660 2010 +7,2% 458,6 -4,9% 52.768 2011 +6,3% 446,9 -2,6% 51.090 2012 -3,2% 423,3 -5,3% 50.720 2013 -0,7% 412,3 -2,6% 52.066 2014 +2,7% 406,4 -1,4% 54.044 2015* +3,8% 404,8 -0,4% +10,6% +9,4% +0,2% +1,7% +3,8% +6,8% 22.243 24.604 26.911 26.958 27.414 28.467 30.403 - di cui EXPORT SALDO COMMERCIALE AZIENDE Numero FATTURATO In migliaia ADDETTI 6.387 6.039 -5,4% 6.569 +8,8% 8.832 +34,5% 9.545 +8,1% 9.168 -3,9% 9.850 +7,4% 54.493 53.086 -2,6% 51.873 -2,3% 50.039 -3,5% 48.590 -2,9% 47.619 -2,0% 47.524 -0,2% Le performance e le previsioni del settore

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Mercoledì 10 Giugno 2015 IL GIORNALE DELL’ECONOMIA REALE www.ilsole24ore.com

t @ 24ImpresaTerr

UN DORSO ESTRAIBILEFACILITA LA LETTURA

Impresa e Territoriè nel primo sfoglio del giornalecompleto delle pagine tematichequotidiane e settimanali

MANIFATTURA

Le ceramiche italiane brillano solo all’esteroGiorgio Costa upagina 12

Industria

AGROALIMENTARE

Italia-Cina: l’Expochance di dialogo

Edilizia

Lavoro

Mondo&mercati

IMMOBILIARE

Segnali di ripresaper le abitazioniAlessandro Arona upagina 16

LOMBARDIA

Disoccupazioneancora in crescitaLuca Orlando upagina 17

PENISOLA ARABICA

L’Oman calamitadegli investimentiBartoloni e Mancini upagina 18

Multinazionali

RIASSETTITeleperformance «spacchetta» i call center italiani

ALL’INTERNO

Rita Fatigusoupagina 13

SU INTERNET

Industria / 1. Sistema moda Italia istituisce una «Commissione sulla sostenibilità» come risposta alle esigenze della filiera

L’export traina il tessile-modaNel 2014 +3,8% le vendite all’estero, quest’anno stimato un + 6,8% vicino a quota 30 miliardi

Giulia Crivelli

p«La crisi è stata lunga e in al­cuni anni i crolli sono stati drasti­ci. Ora possiamo dire che la ripre­sa è arrivata: nel 2014 il settore è cresciuto del 2,7% a 52 miliardi e per il 2015 prevediamo un ulterio­re aumento del fatturato del 3,8%.Ma ci vorrà del tempo per tornareai livelli pre­2008 e per recupera­re terreno sull’occupazione, ol­tre che su export e produzione». 

Claudio Marenzi, presidentedi Sistema moda Italia, parte dai dati  positivi  dell’industria  deltessile­moda,  finalmente quasi omogenei  all’intera  filiera:  la parte a monte, il tessile, è cre­sciuto del 2,5%, quella a valle, l’abbigliamento­moda, del 2,8%. Ma non nasconde le difficoltà:nel 2009 il settore contava quasi 55mila aziende per poco meno dimezzo  milione  di  addetti;  nel 2014  le  imprese  erano  47.600(­2%  sul  2013)  e  gli  addetti406mila (­1,4% sul 2013). 

Le buone notizie vengono an­cora una volta dall’export, vista laperdurante stagnazione del mer­cato interno: «Nel 2014 l’export èaumentato del 3,8%, arrivando a 28,5 miliardi, pari al 54,7% del fat­turato totale, e il saldo comercia­le è rimasto ampiamente positi­vo, per 9,2 miliardi – ha precisato Marenzi –. Per il 2015, grazie al modello previsionale elaborato da Smi con l’università Liuc di Castellanza, prevediamo un au­mento dell’export quasi doppio rispetto al 2014, del 6,8%, favoritodal cambio euro/dollaro. Alla fi­ne dell’anno le esportazioni pas­seranno quindi dai 28,5 miliardidel 2014 a circa 30. A patto che nonsi verifichino altri scossoni valu­tari o crisi internazionali, sempredifficili da prevedere».

In realtà un pericolo di medioperiodo Marenzi lo vede e sono lesanzioni alla Russia invocate al G7  di  Monaco  dal  presidente americano Barack Obama. «Spe­ro che l'Italia e l’Unione europea 

si oppongano. Le sanzioni controMosca vengono presentate co­me una punizione politica alle mosse di Vladimir Putin, ma io credo siano anche un modo che l’amministrazione americana ha di fare politica economica “con­tro” l’Unione europea».

In occasione dei dieci anni diSistema moda Italia (l’associa­zione nacque nel 2005 dalla fusio­ne di molte altre organizzazionidi rappresentanza del settore), Marenzi  ha  presentato  poi un'importante novità decisa dal­l’assemblea di Smi, la creazione della “Commissione sostenibili­tà, ricerca e innovazione”, che ambisce a essere il punto di riferi­mento  per  l’intera  filiera.  «La 

Commissione sarà presieduta daAndrea Crespi di Eurojersey e si riunirà per la prima volta il 25 giu­gno – ha aggiunto il presidente diSmi –. Verrà subito istituito un ta­volo unico dove tutti gli attori della filiera potranno portare e discutere le loro esigenze, pro­blematiche e proposte di soluzio­ne in merito agli standard di so­stenibilità di tutte le fasi dellaproduzione».

A margine dell’assemblea Smi,Marco  Fortis,  vicepresidentedella Fondazione Edison, ha con­fermato che «il tessile­abbiglia­mento è un pilastro del commer­cio estero italiano». Il contributoal surplus con l’estero dell’Abbi­gliamento­moda­cosmetici è pa­ri a 26 miliardi ed è il secondo perimportanza tra le “4A” del made in Italy, dopo quello del compar­to Alimentare­vini (84 miliardi), ma prima di quello dell’Arredo­casa (12 miliardi) e dell’Automa­zione­meccanica­plastica­gom­ma (7 miliardi), ha spiegato l’eco­nomista. «L’attivo manifatturie­ro  italiano  è  storicamente generato dalle 4A – ha ricordato Fortis –. Su di esso pesa purtrop­po il passivo dell’energia e degli altri settori a minore specializza­zione del nostro Paese». 

Sull’eventualità di sanzioni al­la Russia è intervenuta infine Li­sa Ferrarini, vicepresidente perl'Europa di Confindustria: «Ci vogliono anni per costruire un mercato,  come  molte  aziende del tessile­moda hanno fatto conla Russia. Vederlo crollare persanzioni dal sapore politico è ter­ribile e non sarà facile aprirne al­tri dal giorno alla mattina». L'im­prenditrice,  in  piena  sintonia con Claudio Marenzi, ha poi ri­badito l’impegno di Confindu­stria nella battaglia per il “made in”, auspicando fin da ora una collaborazione con la neo costi­tuita Commissione per la soste­nibilità istituita da Smi.

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L’ANALISI

PaolaBottelli

Made in Italy,l’improntacompetitivada tutelare

u Continua da pagina 1

Ecosì, per non essereespulse dall’arenacompetitiva, molte

aziende hanno delocalizzato la produzione in Paesi a minor costo della manodopera cercando, nel contempo, di alzare gli standard di qualità e di stile per le scarpe fabbricate, invece, qui in Italia.

Ora l’industria calzaturiera italiana, comunque leader assoluta nel top di gamma (tanto che i colossi francesi hanno acquistato interi distretti o si affidano a specialisti nella façon), è a una svolta epocale: può cercare di rimettersi in piedi – di fronte alla mazzata subìta con la crisi russa, mercato primario per i distretti marchigiani, e ai dazi in alcuni Paesi che sembra impossibile cancellare – puntando proprio sul made in Italy. 

Un made in Italy sinceroe trasparente, grazie a un’etichetta che deve diventare obbligatoria anche in Europa, e non frutto di una semplice “rifinitura” del prodotto in territorio nazionale: i consumatori vanno a caccia di “quella” scritta perché sanno che garantisce qualità e dovrebbe essere una sfida per l’intero sistema­Paese supportare le richieste dell’industria di fronte alle nazioni forti dell’Unione europea che, importatrici nette di moda, rimbalzano la filiera italiana che, in ogni caso, nel 2014 ha incrementato il valore delle esportazioni.

Certo, a Bruxelles, riuscire a tutelare gli interessi di un settore dominato da aziende di piccola e media dimensione (per non dire addirittura micro) è impresa titanica. Ma la vera tracciabilità del prodotto coinvolge tutto il sistema moda: dal tessile all’abbigliamento, dalla maglieria alla calzetteria, passando per pelletteria, occhiali e gioielli. Questo sistema industriale è una delle punte di diamante dell’economia italiana e nel 2015 sembra favorito dal nuovo vantaggioso cambio tra euro e dollaro, moneta quest’ultima nella quale si esporta gran parte della produzione. Dunque, è una leva per il rilancio del Paese che non va sottovalutata nel modo più assoluto: dalle nostre fabbriche escono prodotti dell’ingegno che sono uno status symbol in tutto il mondo, trainati dalla forza delle griffe, acquistati in luoghi fisici lontani o dai turisti esteri nelle boutique delle nostre città d'arte (8 miliardi all’anno solo lo shopping tax free dei visitatori extra­Ue in Italia). Chi ha il coraggio di remare contro?

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(*) stime Smi-Liuc Fonte: Smi su Istat, Sita Ricerca, Movimprese, Indagini interne

Valori in milioni di euro e variazioni % rispetto all’anno precedente

46.312

2009

482,3

49.660

2010

+7,2%

458,6-4,9%

52.768

2011

+6,3%

446,9-2,6%

51.090

2012

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2015*+3,8%

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+6,8%

22.24324.604

26.911 26.958 27.414 28.467 30.403

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di cuiEXPORT

SALDOCOMMERCIALE

AZIENDENumero

FATTURATO

In migliaiaADDETTI

6.387 6.039-5,4%

6.569+8,8% 8.832

+34,5% 9.545+8,1%

9.168-3,9%

9.850+7,4%

54.493 53.086-2,6%

51.873-2,3%

50.039-3,5%

48.590-2,9%

47.619-2,0%

47.524-0,2%

Le performance e le previsioni del settore

IL RICHIAMOMarenzi sul possibile inasprimento delle sanzioni contro la Russia: «Spero che Italia e Unione europea si oppongano a questa misura»

IL MERCATO INTERNO

+0,3%Consumi di moda nel 2014Nel 2014 il mercato interno è rimasto stagnante, ma l’import ha ripreso a crescere

+1,7%Stima consumi per il 2015Il modello elaborato da Smi con l’università Liuc di Castellanza prevede una ripresa del mercato italiano, anche grazie al canale digitale

9,2 miliardiSurplus commerciale 2014Grazie all’export, la bilancia nel2014 è stata ancora positiva

Industria / 2. Rivitalizzare la produzione in Italia, convincere l’Europa ad adottare le norme sul Made In, superare la crisi russa e i dazi del Mercosur

Tre sfide per rilanciare il calzaturieroLaura CavestriMILANO

pRivitalizzare la produzione in Italia, convincere i politici in Euro­pa (ad approvare il “Made in”) e vendere di più ai consumatori nel mondo (per andare oltre la crisi russa e i dazi del Mercosur). 

Nel passaggio di testimone tra ilpresidente uscente di Assocalza­turifici, Cleto Sagripanti, e il neoe­letto Annarita Pilotti, ieri, nel cor­so  dell’assemblea  annuale  del­l’Associazione, i segni della ripre­sa  che  hanno  cominciato  a manifestarsi – tra crollo del prez­zo del petrolio e svalutazione del­l’euro – ancora non si scorgono per il settore, che ha visto aprirsi il2015 con la conferma di tutte le dif­ficoltà di questi anni. 

Nel primo trimestre 2015 restal’intonazione negativa: produzio­ne in calo del 3,5% in quantità e del­l’1,8% in valore. Una tendenza ne­gativa che conferma il calo già re­gistrato nel 2014: ­3% le aziende del comparto e ­1,9% gli addetti occupati, rispetto all’anno prece­dente. L’anno scorso la produzio­ne è calata del 2,5% in termini di paia (da 202 a 197 milioni) ma ha te­nuto (+0,8%), in termini di milioni(da 7,4 a 7,5 miliardi di euro). L’export è cresciuto del 3,9% (da 8

a 8,3 miliardi di euro in valore) masono  in  calo  le  paia  vendute (­2,2%, da 219 a 215 milioni).

Alla continua discesa dei con­sumi interni (gli acquisti delle fa­miglie hanno subìto un’ulteriore contrazione del 2,9% in quantità e del 7,2% in termini di spesa) si sono

aggiunte le conseguenze della cri­si Russia­Ucraina. Lo scorso anno,assieme al rallentamento dei flussiverso il Giappone (­4,9% in quan­tità), il crollo delle esportazioni verso l’ex­Unione Sovietica (­20%in volume e ­22,4% in valore) ha fortemente penalizzato le perfor­mance complessive. Le vendite extra­Ue, vero traino del settore negli anni recenti, hanno chiuso il 2014 con un decremento in quanti­tà (­3,1%): non accadeva dal 2009. 

«Siamo il secondo esportatoremondiale, in valore, dietro la Ci­na – ha sottolineato Sagripanti –. E ci sono mercati in espansione: Cina (+10%), Usa (+10%), Germa­nia (+7,2%), Hong Kong (+23%) e Corea del Sud (+28%). Purtrop­po, nel primo trimestre di que­st’anno, l’export verso la Russia el’ex area sovietica è già calato del 50% rispetto allo stesso periodo di un anno fa». Pesante, in parti­colare, il contraccolpo nella re­gione Marche «che nel 2013 – ha proseguito Sagripanti – destina­va in Russia quasi il 20% del pro­prio export. Non a caso è l’unica regione, tra le sette principali a vocazione calzaturiera, a presen­tare una flessione nel fatturato estero (­3,1%), fortemente pena­lizzato dal ­26% sul mercato rus­

so e dal ­37% su quello ucraino. E non è facile guardarsi attorno. Fuori dalle quote stabilite subia­mo i dazi: del 40% verso il Giap­pone e del 35% nei Paesi del Mer­cosur. Riconoscere lo status di economia di mercato alla Cina, poi azzererebbe le possibilità di una  sorveglianza  antidumping sull’import cinese e vietnamita. Su questo l’Europa è assente». 

Anche per questo Sagripanti,che da poco è stato eletto presi­dente della Cec (la Confedera­zione Europea della Calzatura,cui aderiscono 14mila calzaturi­fici nella Ue), punta a una più ef­ficace azione di lobby a favore del “Made in” e a riportare i pro­duttori tedeschi all’interno del­l’associazione. 

Un asse da portare avanti con ilnuovo presidente di Assocalzaturi­fici, eletto ieri pomeriggio ad ampiamaggioranza. Annarita Pilotti, 57 anni, maceratese, amministratore delegato di Loriblu, è la prima don­na alla guida di Assocalzaturifici. 

«Questa del “Made in” è unabrutta storia – ha concluso il presi­dente di Confindustria, Giorgio Squinzi – perché noi ci crediamo: abbiamo spinto moltissimo e ci troviamo di fronte a un’opposizio­ne molto forte da parte di alcuni paesi europei. Speriamo di trova­re una linea di compromesso che ci permetta di portare avanti la no­stra visione».

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Dati in percentuale, anno 2014

Fonte: Assocalzaturifici

Veneto

Toscana

Marche

Lombardia

Emilia Romagna

Campania

Puglia

Altre5,5

3,2

3,3

7,6

14,1

18,2

21,1

27,0

Chi vende di più all’estero

EXPORT DI CALZATURE PER REGIONE

IL NUOVO PRESIDENTE

Annarita Pilottin Amministratore delegato di Loriblu (Fermo), Annarita Pilotti (foto) è il nuovo presidente di Assocalzaturifici. Nata nel 1958 a Penna San Giovanni (Macerata), 4 figli, è la prima donna a ricoprire l’incarico. Nel ’95 dopo un passato in Polizia entra in Loriblu, fondata dal marito Graziano Cuccù, portandola nel settore del lusso

197 milioni

La produzione 2014Produzione nazionale di calzature (in milioni di paia)

66Le chiusure di calzaturificiDa dicembre a marzo (aziende attive sotto le 5mila unità)

I NUMERI

pMaurizio Marchesini (fo­to) sarà alla guida di Confin­dustria Emilia­Romagna an­che per il biennio 2015­17. Ieri l’elezione nel corso del Consi­glio regionale al quale parteci­pano tutti i presidenti provin­ciali. Marchesini, che dal 2009al 2011 è stato presidente diUnindustria Bologna, ricopre l’incarico  di  presidente  di Confindustria Emilia­Roma­gna dal giugno 2012 ed è vice­presidente di Ucima. Marche­sini, classe 1955, è alla guida di Marchesini  Group  impresa leader nella fornitura di linee complete e macchine per ilconfezionamento  farmaceu­tico e cosmetico; l’azienda nel2014 ha registrato ricavi per 247 milioni, di cui l’87% è rea­lizzato all’estero. 

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EMILIA­ROMAGNA

Marchesiniresta al timonedi Confindustria

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