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 Lex Aurea 27 – Libera Rivista di Formazione Esoterica 1  L L L e e e x x x  A A A u u u r r r e e e a a a  L L L i i i  b  b  b e e e r r r a a a  R R R i i i v v v i i i s s s t t t a a a  D D D i i i g g g i i i t t t a a a l l l e e  d d d i i i  F F o o o r r r m m m a a a z z z i i i o o o n n n e e e  E E E s s s o o o t t t e e e r r r i i i c c c a a a  Rubriche: Tantra Tradizione e Tradizionalisti L’Oro di Saturno Il Sole dell’Est Gnosticismo Antrophos Articoli: Purificazione e Spoliazione Teoria e Pratica Acheronte e Libri Acherontici INRI, Aikido e pensieri in libertà V.I.T.R.I.O.L Il mito del Paradiso Perduto Appunti sul Rituale di Apertura e Chiusura dei Lavori Gnosi di Princeton: Sintesi Personale Immersione Simbolica Ganesh Il Tipo Marziale 0 0 0 1 1 1  F F F e e e b b b b b b r r r a a a i i i o o o  2 2 2 0 0 0 0 0 0 8 8 8   N N N u u u m m m e e e r r r o o o  2 2 2 7 7 7  R R R e e e g g g i i i s s s t t t r r r a a a z z z i i i o o o n n n e e e  p p p r r r e e e s s s s s s o o o  i i i l l l  T T T r r r i i i b b b u u u n n n a a a l l l e e e  d d d i i i  P P P r r r a a a t t t o o o  2 2 2  /  /  / 2 2 2 0 0 0 0 0 0 6 6 6  D D D i i i r r r e e e t t t t t t o o o r r r e e e  R R R e e e s s s p p p o o o n n n s s s a a a b b b i i i l l l e e e  E E E r r r i i i c c c a a a  T T T i i i o o o z z z z z z o o o  w w w w w w w w w . . . f f f u u u o o c c c o o s s a a a c c c r r r o o o . . . c c c o o o m m m  

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Rubriche:

Tantra

Tradizione e

Tradizionalisti

L’Oro di Saturno

Il Sole dell’Est

Gnosticismo

Antrophos

Articoli:

Purificazione eSpoliazione Teoriae Pratica

Acheronte e Libri

AcheronticiINRI, Aikido epensieri in libertà

V.I.T.R.I.O.L

Il mito del ParadisoPerduto

Appunti sul Ritualedi Apertura eChiusura dei Lavori

Gnosi di Princeton:Sintesi Personale

ImmersioneSimbolica

Ganesh

Il Tipo Marziale 

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EDITORIALE

Carissimi e pazienti lettori,

In questo numero della nostra rivista presentiamo una piccola grande novità, la rubrica l’Oro diSaturno, di Alessandro Orlandi, trova novella espressione come punto di osservazione deitempi moderni e la loro interpretazione tramite antiche chiavi di lettura.

La riflessione attorno al ruolo che le istituzioni iniziatiche, e l’iniziato in genere, devono averenella società civile, è stata rinfocolata dalla recentissima polemica sul mancato discorso diBenedetto XVI alla Sapienza di Roma. Tale interrogativo è ancor più vivacemente operoso nellaLibera Muratoria; purtroppo a mio avviso esso non palesa un modo di essere, ma bensì unamancanza di ruolo e di comprensione attorno al ruolo delle istituzioni iniziatiche. Le quali non

hanno come compito quello di intervenire nella sfera politica, sociale o religiosa degli stati; mabensì traghettare un patrimonio simbolico, e un metodo di ricerca.Ben poco senso avrebbero i guardiani della soglia, gli ufficiali di porta, i sorveglianti, se poiscopriamo che il Tempio è vuoto, in quanto tutti i suoi ufficianti sono al mercato.Senza tener poi nel debito conto che le intrusioni su di un piano sociale e politico, pongono lastessa istituzione ad essere assoggettata alle polemiche e alla dialettica del pubblico.Non è con la critica aperta o occulta che si giunge a risultato, bensì attraverso il cambiamentodel singolo individuo. Esso, e non l’istituzione, è ponte che collega ciò che sta dentro le mura aciò che sta fuori dalle stesse.

Altro punto di un certo interesse è la polemica anticattolica, che in realtà nasconde unanticristianesimo di fondo, artatamente avanzato confondendo proprio attorno all’essenza dei

due fenomeni (cattolicesimo e cristianesimo). Incuranti di come pensatori del passato e delpresente avessero operato una distinzione fra la sfera religiosa cattolica, e la sfera spiritualecristianesimo; molti rievocando un antico passato (del resto è la Storia ad essere giudice diuomini e di idee) condono il primo con il secondo. Non celiamo le enormi mancanze della sferareligiosa, del resto tutto ciò che è immerso nel regno degli uomini risponde a dinamichedegenerative; ma ricordiamo come essa non riduce il fenomeno spirituale cristiano. Il quale nelcorso dei millenni ha dato vita ad una pluralità feconda di espressioni.Gemme di spiritualità che niente hanno da invidiare rispetto alla sapienza delle scuolefilosofiche; che del resto proprio nel cristianesimo individuarono una corrente atta a farletraghettare nell’epopea del tempo.

CordialmenteFilippo Goti ([email protected])

Cordialmente

Filippo Goti

Vi ricordo che per ogni contatto, commento o invio di materiale, sempre utile e gradito, la mailè [email protected] 

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INDICE

Rubriche: Autore Pag.

Tantra David Barra 4

Tradizione e Tradizionalisti Fulvio Mocco 5

L’Oro di Saturno e i Tempi Moderni A. Orlandi 6

Il Sole dell’Est Pino Landi 9

Gnosticismo Arte Perduta Filippo Goti 12

Antrophos Erica Tiozzo 13

Articoli: 

Purificazione e Spoliazione Teoria ePratica

Nicolaus 14

Acheronte e Libri Acherontici Vittorio Fincati 16

INRI, Aikido e pensieri in libertà Carlo Caprino 18

V.I.T.R.I.O.LA. Di Guardo 22

Il mito del Paradiso Perdutonell’Esperienza di Mère

Pino Landi 23

Appunti sul Rituale di Apertura eChiusura dei Lavori

P.Vitelli 29

Gnosi di Princeton: Sintesi Personale D.P.E. 31

Immersione Simbolica Filippo Goti 34

Ganesh Massimo Taddei 38

Il Tipo Marziale Marco Biffi 44

Consigli per la lettura Le Rune 50

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TantraDavid Barra

L' adorazione rituale preve l'utilizzo dideterminati elementi al fine di stabilirecontatti con dimensioni aldilà dellapercezione ordinaria. Uno degli aspetti delTantra è difatti quello di collegarsi condeterminati livelli di manifestazionemediante l'utilizzo di Mandala, Yantra eMantra. I rituali associati con l'adorazionevanno ad agire inizialmente a livellomentale, fanno si che la mente sia calma,

ricettiva e concentrata, cio' e' indispensabileaffinchè si possa giungere all'esperienzaprofonda della meditazione cheeventualmente trasformerà la coscienza ela propria relazione con i fenomeni delmondo. L'oggetto del rituale è solitamenteuna divinità: un simbolo "evocato" ed unpotere "incarnato", tale simbolorappresenta la Shakti. La Shakti deveessere invocata con sentimenti di devozionee con concentrazione, questo porta ad uncambiamento nel proprio essere,diventando così ricettivi al poteresimboleggiato dall'immagine divina. Scopodel Tantra è quello di trasformare ogniazione della propria vita ordinaria in unrituale, in modo che l'individuo compia ognigesto ed ogni pensiero con sentimento diconsapevolezza e adorazione. Le azioniquotidiane come camminare, fare il bagno,vestirsi, ecc. si devono trasformare in atti di

adorazione, lo scopo è quello di risvegliarel'Energia Cosmica giacente nell'uomo,affinchè egli possa giungere ai più alti livellidi manifestazione, ciò puo' avveniremediante l'auto-identificazione con ladivinità che rappresenta o personifica unaparticolare forza cosmica. Il Tantra mira arendere l'indiviuo più consapevole di ognisuo pensiero e di ogni sua azione, diconseguenza il rituale non deveassolutamente ridursi ad un atto compiuto

"meccanicamente". I rituali tantrici nonsono confinati in un tempio e vengonocompiuti in ogni luogo ed in ogni attimo

della propria vita quotidiana, intensificandola consapevolezza, inducendo l'aspirante inun "flusso continuo" di meditazione durantetutta la giornata. In tale contensto,fondamentale elemento è il Mandala, il

cerchio magico nel quale si compie il rito.Esso è un concentrato di potere cosmico,durante l'adorazione diventasimbolicamente "il centro dell'universo".Secondo i principi tantrici, ognuno nelmondo manifesto è in essenza un Mandala,ogni oggetto è un punto focale di coscienza,ogni elemento è manifestazione dellaShakti, per tale motivo la profondaconcentrazione su qualsiasi cosa (esottolineiamo qualsiasi) puo' condurre ad

un'elevata consapevolezza ed allarealizzazione della più profonda natura degliesseri e delle cose. Tuttavia, la maggiorparte di noi non è in grado di realizzare ciòin tale maniera, poichè troppo spessodissipiamo in altre direzioni l'immensopotere delle nostre menti, è per questomotivo che la devozione è importante nellapratica tantrica, poichè essa, tra le altrecose, aumenta il potere di concentrazione.

Come dicevamo, ogni persona è unMandala, ogni divinità, ogni Chakra, ognipensiero, ogni azione sono in essenza unMandala, tuttavia, per semplicità sidefinsice "Mandala" un centro, un cerchio oun posto specifico consacrato da specialirituali e usato per le pratiche tantriche. Unaparticolare, specifica e potente forma diMandala è lo Yantra; esso consiste in unaserie di raffigurazioni geometriche. Insanscrito il termine "Yantra" vuol dire

"strumento", "apparato", difatti si tratta diun vero e proprio strumento persintonizzarsi con la coscienza, è unamacchina che induce in stati dimeditazione, è un insieme di segniattraverso i quali è possibile visualizzare edinteriorizzare la divinità ad un livello piùsottile rispetto all'immagine antropomorfa;il più importante e significativo è il noto SriYantra. Altro elemento fondamentale è ilMantra. Ad un livello grossolano i Mantrasono semplicemente dei "suoni", su di unpiano più profondo sono molto di più:assieme a Mandala e Yantra formano difatti

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la principale essenza del Tantra, sono treelementi che riuniti compongono unapotentissima combinazione. Un Mandala eduno Yantra sono la forma della coscienza, ilMantra è veicolo della coscienza. Yantra e

Mandala sono la forma manifesta,configurazione della Shakti, mentre ilMantra (che è anch'esso Shakti) ècollegamento tra coscienza e forma. Laforma visibile è l'espressione, mentre ilMantra è veicolo dell'espressione. Il mondoche conosciamo e che percepiamo èmaterializzato e formato mediante ilMantra, mediante i suoni su tutti i livelli;essi originano dal substrato della coscienzadi Shiva, mediante il loro uso è possibile

tornare a fondersi con tale coscienza, èpossibile armonizzarsi con le forzecosmiche, è possibile creare uno stato di"risonanza" tra l'individuo e la profonditàdel suo essere interiore. L'utilizzo deiMantra è una vera e propria scienza, unascienza che in passato era liberamentepraticata in ogni parte del mondo e poitristemente rigettata dalle persone divenutesempre più attaccate alle spiegazioni

materialistiche dei fenomeni.

Tradizione e TradizionalistiFulvio Mocco  

Ci si potrebbe chiedere se la Tradizione, acui si appellano i tradizionalisti, non sia unmito, e se la rivolta contro il mondomoderno non sia nient’altro che untentativo di vedere idealisticamente tutto ilbene nel passato, in un paradiso perduto,attraverso una geografia immaginale:Arcadia, Avalon, isola bianca o dei beati,Iperborea, Atlantide, e cronologicamente inuna età dell’oro. Intanto il paradiso dell’etàdell’oro non è realmente nel più remotopassato, e nemmeno nel futuro, ma più

semplicemente fuori dal tempo, il tempolineare che umanamente s’identifica con lacoscienza stessa. E’ fuori dal tempoesattamente come le storie che chiamiamomiti, che non hanno inizio o fine storica,ma esistono da sempre e dureranno persempre. Dal punto di vista tradizionale,mito non è dato dalla verità storica cheracchiude, ma al contrario è proprio lastoria ad essere maggiormente vera ed aparlare in modo universale per il fatto diincarnare un mito o un simbolo attraverso

cui il trascendente fa irruzione, facendoconvergere il piano fisico con quellometafisico.Cos’è poi questo mondo moderno oantitradizionale contro cui si accaniscono itradizionalisti, cioè coloro che aspirano aduna conoscenza tradizionale? Sarebbe ilprodotto di una suggestione collettiva(Guénon) o secondo altri addirittura di unacospirazione collettiva, tesa a contraffare edanche sovvertire i valori tradizionali convari miti, quali la scienza ed il progresso

tecnologico, l’evoluzione, l’uguaglianza, ilmaterialismo contrapposto al mondospirituale. Quest’ultimo punto ci ricorda cheda Platone ad Hegel la storia è stataappunto concepita come una dialetticaattraverso cui lo spirito (e con esso l’uomospirituale) persegue il perfezionamentodella propria autoscienza. Per i due livelli,fisico e metafisico, la storia apparirà comeun ricamo intessuto col filo storico daldiritto e con quello mitico dal rovescio.Occorre ancora aggiungere correntiantitradizionali artistiche, spiritistiche,occultistiche in cui non è più possibiledistinguere il luminoso dall’oscuro, ma tuttecon tendenza a mettere il carro davanti ai

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buoi: la psiche e l’inconscio al di sopra dellospirito. Resta aperta la possibilità chequesta suggestione sia inconsapevole ocosciente. Nei casi in cui si parla dicontroiniziazione, sarebbero all’opera forzeche utilizzano le strutture sottili o eggregori

già esistenti, distorcendoli o invertendone lapolarità; è il caso di sette degenerate, dinuovi culti sovrapposti ai vecchi, dioperazioni personali e collettive chemanipolano i residui psichici di personemorte o strutture iniziatiche indecomposizione, anche se spesso icomponenti umani sono convinti di operarein direzione tradizionale. Se viene detto cheil marxismo, il futurismo, la psicoanalisisono tendenzialmente antitradizionali manon controiniziatici è perché questo merito

spetta solo, ovviamente, a organizzazioniiniziatiche, e non, ad esempio, a cultiexoterici, ovvero popolari e per tutti.Un caso di sospetta involuzione è quellodella massoneria. Se nel Medio Evo, nellafase ancora operativa, era una corporazionedi muratori che costruivano anche lecattedrali, è chiaro che non potevanoessere ostili alla Chiesa come invece accadenella fase speculativa odierna, questoindipendentemente dalla decadenza epoliticizzazione della Chiesa stessa.

A questo punto occorrerà chiedersi,prossimamente, come e se si innestanonella Tradizione il cristianesimo delle originie quello attuale.

L’ORO DI SATURNO E ISEGNI DEI TEMPI

Alessandro Orlandi

Da questo numero la rubrica “L’Oro diSaturno” tratterà di Attualità e Tradizione.Ci occuperemo cioè di alcuni aspetti delmondo moderno, che potranno essere leconquiste scientifiche e tecnologiche, larivoluzione industriale, i mutamentiprofondi determinati dall’uso collettivo dellarete del Web, ma anche fatti riguardanti lastoria contemporanea , fatti di cronaca omode culturali, che verranno “riletti” dal

punto di vista dell’interiorità dell’uomo e delsuo cammino evolutivo.

1 – La r i vo luz ione i n fo rma t i ca  L’importanza assunta dalla rivoluzioneinformatica e dalle simulazioni della realtànel “ridefinire” l'universo in cui viviamo, èimmensa. La rete del web annulla ledistanze e riduce quasi a zero il temponecessario a una informazione per giungereda un punto all’altro della Terra. Inoltre, chicompie una ricerca sul web può scomporre

e ricomporre le informazioni che haaccumulato, come in un puzzle in cui vengacambiata continuamente la figura daricostruire. In futuro ci attende ilcyberspazio, oggi costoso, imperfetto eancora destinato a singoli individui dotati dicasco e guanti, destinato finora soprattuttoad attività ludiche e a ricostruzioniarcheologiche o architettoniche. Domani cidarà la possibilità di una illusione completadi realtà, con odori e sapori annessi, eporterà a compimento un processo “sottile” 

iniziato nel Rinascimento: l’oggettivazionedei nostri fantasmi interiori, delle nostreforme-pensiero, e l’eliminazione dellefrustrazioni e delle limitazioni che arginanoe delimitano l’ego formando il caratteredegli individui. Nulla ci impedirà di utilizzarein questo modo lo spazio, il tempo e lamateria virtuali che caratterizzano ilcyberspazio, nutrendo la nostra psiche direlazioni virtuali e gratificanti,commettendo delitti virtuali per sfogarerabbia e paura, dando vita a tutti gli “Io” inespressi che dormono in ognuno di noi.Chi impedirà a uno zoppo di farsi progettareun programma di realtà virtuale in cui ècampione olimpionico dei 100 metri in

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corsa? A un innamorato deluso eabbandonato di programmare ceneromantiche con il suo amore perduto? Achiunque di progettare amplessi con unadiva del   jet set o riunioni familiari conparenti morti da decenni?

E perché gli impiegati frustrati nondovrebbero assassinare una copia virtualedel loro capoufficio, come accade in alcuniracconti visionari di Robert Schekley?Come già accade col web, il cyberspazio cicondurrà a restare sempre di più a casa.Grazie ad Internet un burocrate può giàespletare le sue funzioni o recapitaredocumenti senza che né lui né i suoi utentisi spostino da casa, i medici potrannooperare da un continente all’altro, imusicisti tenere un concerto virtuale

suonando in città lontane tra loro,complesse operazioni tecniche potrannoessere portate a termine utilizzando unsimulatore come interfaccia e sarà possibilepilotare gli aerei da terra. La nostra “realtàultima” finirà, insomma, col diventarel'interfaccia con cui dialoghiamo. La filosofiacomincia già ora ad interrogarsi su comequeste trasformazioni stanno modificando ilnostro concetto ingenuo di “realtà”, giàcolpito al cuore dalla fisica quantistica.

Si profila all’orizzonte uno spazio-tempofittizio su cui potremo non solo proiettare inostri desideri, ma anche oggettivarli eanimarli, intervenendo indifferentementesulla realtà “esterna” o sui nostri sogni.

L’intento fondamentale che muove ilpensiero scientifico è, e resta, quello didominare la natura e di trasformare idesideri dell’uomo in realtà. L’ascesadella scienza, così come noi la conosciamo,simultanea all’ascesa delle classi mercantili,riflette il bisogno di pervenire a procedure

certe e a modelli la cui finalità è quella diconformare l’universo ai desideri dell’uomoe, possibilmente, trasformare quei desideriin azione e in realtà.

Il mondo che ci circonda è la risposta diMefistofele ai desideri espressi da Faust.Spazio e tempo hanno perso del tutto laloro natura “oggettiva” e si avviano adiventare una lavagna bianca su cuipotremo scrivere cosa accade nelle nostregiornate, modellando anche la nostra vitaemotiva. Dal punto di vista psichico è in

atto un processo di “rovesciamento” delnostro interno sull’esterno: le modernetecnologie consentono infatti di “dare vita” ai vari “Io” che costituiscono la persona,

oggettivando le cose immaginate a fini nonsolo ludici. Come si diceva, tra le ricadutepositive di queste tecnologie c’è lapossibilità di “agire a distanza” e lecreazioni artistiche potranno essereconcepite con fortissime caratteristiche

interattive; in geografia, storia, archeologiao nelle scienze sperimentali è già possibilesperimentare direttamente attraversomodelli e simulazioni la visita a una tombaegiziana o gli effetti della forza di Lorentzsu una carica elettrica, ed è immaginabileun “cinema” a tre dimensioni, che si svolganel cyberspazio e sia a “trama variabile”,determinata dalle interazioni che lospettatore ha con i protagonisti dellospettacolo. Dal punto di vistaepistemologico sarà sempre più difficile

distinguere tra la realtà e “l’interfaccia” dicui ci serviamo per raggiungerla, tra leinterfacce che toccano la realtà esterna equelle che hanno come termine ultimo iprodotti della nostra fantasia. L’interfacciasi avvia a diventare un vero e proprio

 “filtro” interposto tra soggetto e mondo, unfiltro che ridefinisce spazio, tempo emateria: lo spazio viene dilatato e contrattoa piacimento attraverso la possibilità diazione a distanza, il tempo può esseredilatato e contratto artificialmente (cosa

facilissima in un cyberspazio) e i “viaggi neltempo”, intesi come l’assistere virtualmentead eventi storici del passato o aricostruzioni fedeli, indistinguibilidall’originale, di luoghi e città ed epochescomparse divengono possibili, così comediverrà possibile vivere “eventi” virtuali incui il tempo viene rallentato o accelerato apiacimento. Solo un istante tra la nascita ela morte, come nelle vite che il dio Vishnu1 fa vivere ai suoi iniziati per mostrare lorol’illusorietà delle incarnazioni terrene. La

materia diviene invece una astrazionedeterminata dai parametri che regolano leforme e i rivestimenti della realtà virtuale.Dato lo spazio che erotismo e pornografiaoccupano su Internet, non è difficileprevedere che esisteranno programmiinterattivi nel cyberspazio che ciconsentiranno di conquistare, nei panni diIndiana Jones, la donna dei nostri sogni,magari col volto di Kim Basinger, il corpo diMarylin Monroe e l’intelligenza di MarieCurie. La cupa realtà prospettata da filmcome “Matrix” o “The Truman show” è già

1 E’ il bellissimo mito raccontato nel primo capitolo di

H. Zimmer, Miti e Simboli dell’India, Adelphi 1993

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in atto dietro gli slogan pubblicitari e dietrola spinta a consumare che ci divora. Non èremota la possibilità di chat lines in cui gli

  “Io” fittizi che potremo creare non silimiteranno a nicknames, nomi di fantasia,ma saranno dotati di corpi e sensazioni.

Potremo costruire liberamente la “falsa” personalità per cui gli altri ci ameranno e sirelazioneranno con noi. Già oggi, su

 “Second Life”, grassi disoccupati chepassano la giornata incollati al computercon un sacchetto di patatine, si spaccianoper brillanti manager dal fisico apollineo,anziane casalinghe inacidite dallefrustrazioni si rappresentano comeirresistibili e seduttive vamp. Nascono cosìrapporti virtuali duraturi che, a volte, siconcludono con veri e propri matrimoni, in

cui possono essere necessari anni primache emerga la vera personalità dell’uomo edella donna che si sono incontrati in questomodo. Infatti l’immagine che ognuno ha insé della persona amata, l’ éidolon dell’Altro,è così potente da occultare la più prosaicadelle realtà. L’aspetto sicuramentenegativo di questa trasformazione è chemolte persone dalla vita incolore einsoddisfacente scelgono di immergersitotalmente in questi mondi virtualiattraverso una vera e propria fuga dalla

realtà. Abbandonano la moglie (o il marito),gli amori “reali” per quelli “virtuali”,trascurano i figli, le amicizie e il lavoro epassano le giornate davanti al P.C.,fingendo di essere capitani di industria,oppure fate, streghe, alchimisti o guerrieriinvincibili in qualche gioco di ruolomedioevale.Nella raccolta “Uscite dal mondo” 2, in unsaggio parzialmente dedicato alla realtàvirtuale, Ellémire Zolla sostiene che questeprofonde trasformazioni a cui stiamo

assistendo hanno anche aspetti quasi  “iniziatici”. Sperimentare su vasta scalacome sia possibile creare mondi falsi eillusori, provare sentimenti, anche profondi,fondati su miraggi, significa vivere centinaiadi vite concentrate in una sola, significarealizzare che anche la “solida realtà” delmondo esterno è Maya, illusione,accecamento. Il periodo in cui viviamo, allafine del Kali Yuga, avrebbe quindi questolato positivo: ogni vita porta con seun’esperienza sconfinata dellaimpermanenza di ciò che si agita sotto ilsole. Ciò che un tempo solo l’allievo di uno

2 E. Zolla, Uscite dal mondo, Adelphi 1992

yogin o di un santo avrebbe potutorealizzare, oggi è alla portata di chiunque.Nel racconto mitico riportato da Zimmer cuiaccennavamo più sopra, il dio Vishnu gettaun incantesimo su un uomo e gli fa viveremolte vite, nelle quali si sposa, ha figli,

invecchia, vede morire i propri cari e perdetutto ciò che aveva. Quando l’uomo sirisveglia dall’incantesimo si rende conto chesono trascorsi appena pochi secondidall’inizio della sua intera esperienza eallora riceve l’Illuminazione. Ebbene, glistrumenti che la tecnologia ha messo nellenostre mani hanno la stessa forza disuggestione dell’incantesimo di Vishnu e,per chi riesce a spezzare quell’incantesimo,lo stesso potenziale conoscitivo.L’altro aspetto interessante è il rapporto

con l’Ombra e col Mondo Infero e oniricoche ognuno di noi porta con sé.E’ accaduto che, in seicento anni, l’internodell’uomo si stia rovesciando al suo esternocome un guanto, rivelando come un secchiodella spazzatura i detriti nascosti dellapsiche; stiamo apprendendo, come ogniapprendista stregone che si rispetti, aincarnare le nostre forme-pensiero e farlecamminare in giro per la terra. Chi sapràfermarle? Chi ci salverà dal delirio dionnipotenza? Ogni buon lettore di fiabe sa

che quando il Demone racchiuso nellabottiglia esaudisce i tre desideri, dietro ilprodigio si nasconde sempre qualcheterribile inganno. Come Faust, dovremoessere capaci di salvarci all’ultimomomento, giunti sull’orlo del precipizio.I peggiori incubi, i più efferati orroripartoriti dalla mente umana, così come idesideri più segreti e proibiti, possono oggiassumere la consistenza della realtà e

  “incarnarsi”. Le tecnologie, ancoraprimitive, che ci permettono di toccare,

guardare, odorare, assaporare oggettivirtuali, di partecipare a complesse vicendeinteramente virtuali, da un lato ci danno ilpotere di realizzare i leggendari TreDesideri, dall’altro offrono alla nostraOmbra e agli aspetti più inquietantidell’Inconscio, la possibilità di scatenarsi.Anche in questo caso non si dovrebbevedere solo l’aspetto negativo e distruttivodi questa occasione che ci viene data. NeiMisteri dell’antichità e nelle iniziazioni, sottoogni latitudine, l’Adepto dovevaattraversare una discesa agli Inferi e unconfronto con la propria Ombra. Oggi nonc’è più bisogno di sgozzare un gallo nero edi cercare in luoghi impervi l’inaccessibile

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anfratto che conduce all’Ade. Possiamoprocedere anche senza una guida che,come fece Virgilio con Dante, ci indichi lastrada e ci protegga nel nostro viaggioctonio. Sarà il mondo moderno ad offrirci imezzi per discendere agli Inferi. Ad ogni

angolo di strada, nelle sale giochi, nel Web.Attraverso l’aspetto familiare dello schermodel nostro computer, che non solo ci collegacon milioni di persone ed eventi in tutto ilmondo, ma può anche evocare, come unmedium, i nostri spettri interiori epermettere loro di manifestarsi. E’ ancorauna tecnologia rozza e imperfetta, l’illusionenon è completa, l’evocazione delle “formepensiero” può venire distrutta facilmentedai “rumori esterni”. Ma in futuro tutto saràpiù semplice, immediato, perfetto. Questo,

mi sembra, è uno dei grandi paradossi delmondo moderno. Mai gli strumenti a nostradisposizione sono stati più fuorvianti edistruttivi, mai l’accecamento più completo,la via per l’interiorità più nascosta, la Mayapiù pervasiva e onnipresente. Eppure, maiera accaduto che fosse data a chiunque lapossibilità di strappare il velo di Maya, maiil Tempo era stato così veloce da farcisperimentare in una sola vita, e percentinaia di volte, l’infrangersi delle nostreproiezioni. Mentre desacralizziamo le chiese

e siamo divenuti incapaci di riconoscere illuogo e i tempo carismatico in cui il Sacropuò manifestarsi, ogni punto della Terrapuò potenzialmente trasformarsi in unTempio.

I l Sole dell'EstPino Landi 

Il “pasto sacro” nei Veda (1-Soma)

Soma, signore di delizia e d’immortalità

(Rg Veda, IX.83)

1.  Per te il filtro catartico è posto,Brahmanaspati, Signore dell’anima;manifestandoti nella creaturatu permei per intero le sue membra.Ma chi non è maturo ed il cui corpo

non ha subito il calore del fuoconon regge quella delizia; sol puògoderla chi dal fuoco è stato invaso.

…….4. ……Coloro

che son perfetti nell’opere gustanola gioia della sua dolcezza-miele.

5. O Tu nel quale è il cibo, tu sei il cibodivino, tu sei il vasto, la dimoradivina; rivestendoti di cielocolmi la via del sacrificio. O Re,col tuo filtro catartico e il tuo carronella pienezza ascendi; con le milleradiosità conquisti l’ampia gnosi.

Rg Veda SamhitaMandala IX Sukta 83autore: Pavitrah Agnirasametro poetico utilizzato: jagati

(Pag. 118 “Il Segreto dei Veda” SriAurobindo – ed. Aria Nuova)

I Veda contengono un segreto.

Inutile però accingersi a cercarlo conl’inflessione romantica del “cavaliere” errante per l’intero mondo, un segreto chenon è “difeso” da mille mostri. Il segreto deiVeda è quello stesso segreto cheracchiudiamo nel nostro mondo interiore:una chiave interpretativa dei Veda puòoffrire un significato esoterico e psicologico,attraverso il “riconoscimento” dei simboliusati, oltre ogni valore letterale e analogico.Da questo punto di vista, che trascendestudi e trattazioni di carattere storico,

letterario ed anche teologico e religioso, iVeda possono assumere l’aspetto di unagrande Rivelazione, libro della più altaconoscenza. Non sono unico deposito di miti

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e simboli che sono patrimonio dell’uomo diogni tempo e luogo, ma senza dubbio unaminiera di preziose pietre, per colui che sacsa cercare…Dietro alla meccanica ritualedel “sacrificio” ed agli dei incarnati nellemanifestazioni dell’energia nella natura, si

trova una conoscenza integrale, unarealizzazione del Divino immanentepropedeutica e contestuale a quella delBrahman trascendente…

Il pantheon indù è il più ricco di ognialtra religione di cui si abbia nozione e leradici vanno proprio ricercate negliinnumerevoli aspetti del Divino che sitrovano nei Veda. Ma non dobbiamo farcifuorviare, come è accaduto ad innumerevolistudiosi (specialmente occidentali)interpretando i Veda alla luce del

monoteismo, così come si è sviluppato nellereligioni tradizionali del medio oriente edell’occidente. L’essenza degli inni vediciidentifica, a volte in modo palese, a volte inmodo più complesso ma comunquericonoscibile, ogni divinità invocata in unaunica nozione e concezione del Divino

  “L’ Uno dai molti nomi si manifesta inmolteplici aspetti, accostandosi all’uomodietro la maschera di numerose personalitàdivine.” Nei Veda appare il seme di quelle

concezioni che si svilupperanno appienonelle Upanishad, con una continuità fluidaed incontestabile. La concezione delBrhaman, definito “oltre” la conoscenza edil tempo, come il neutro “Quello“, ilSupremo che non è oggi né domani, chemuove nel movimento degli dèi, ma chesfugge al tentativo della mente di afferrarlo(Rg Veda, 1.170.1).” 

  “È il solo esistente quale i veggenti dannonomi differenti:Indra, Mtarivan, Agni (RgVeda, 1.164.46).” 

Se ciascun dio altro non è che la unamanifestazione, una personalità particolaredell’Unico Divino, che può allora essererealizzato attraverso uno qualunque deisuoi aspetti, invocato attraverso unoqualunque dei suoi nomi, siano essi: Indra,Agni o Soma.

Soma è quindi uno dei tanti aspettodel Divino che si presenta così come “ilSignore del vino della gioia edell’immortalità.” Un principio deltrascendente, una qualificazione dell’Eterno,l’Ananda, che l’uomo può trovare nei frutti,nei germogli: nella terra e nell’acqua, madeve essere trasformato con la macina, la

spremitura nel torchio, che viene ricondottosimbolicamente al fuoco divino, la folgore. Edopo la trasformazione occorre lapurificazione, attraverso il filtro, che vienespesso descritto negli inni come estesodalla terra al cielo. “Soma, Signore

dell’Ananda, è il vero creatore che possiedel’Anima e fa nascere da essa una creazionedivina La mente e il cuore illuminati sonostati foggiati per lui in uno strumento dipurificazione; in esso la coscienza, liberatada ogni ristrettezza e dualità è statalargamente estesa per poter ricevere ilpieno flusso della vita sensoriale e della vitamentale e trasformarlo in pura deliziadella vera esistenza, il divino, l’immortaleAnanda.” Ma non tutti gli uomini sono recipienti adatti

per contenere l’energia di questa estasipotente: …chi non è maturo ed il cui corponon ha subito il calore del fuoconon regge quella delizia..” dice il Rishi conun simbolismo che troviamo in molteplicitradizioni ed insegnamenti. Occorre nonrifiutare nulla di ciò che il Divino offre, matutto utilizzare per raggiungerLo, ma nellacorrente dell’Energia di Vita, nel flusso dell’ estesi che questa può dare, occorre essereforti, trasformati dal fuoco dell’esperienza edalla vittoria sulle sofferenze e le

intemperie che pure la vita stessa cipresenta. Ed essere puri. Perché solo per ipuri ogni cosa è pura: altrimenti l’aspettodeformato della gioia ci travolgeràirresistibilmente. I corpi, fisico e sottili,dell’uomo sono i recipienti in cui il Vino diSoma viene versato, la sua mente, ipensieri, i sentimenti sono il filtroattraverso cui viene purificato.Solo una mente pura ed un vitale limpidopossono assorbire e trasformare in Anandatutto ciò con cui entrano in contatto, in

tutto trovare l’aspetto Divino e di Essogodere pienamente e consapevolmente.

IL DIO DEL VINO MISTICO

1.  Situato nella delizia egli scorreverso i piacevoli Nomi nei qualisi accresce; ampio e saggio ascendeil carro del vasto sole,il carro d’un ampio movimento

universale.2. Lingua di Verità, in dolce miele

fluisce come mentore e signoredel Pensiero e invincibile; il Figlio

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pone dei Genitori il terzo Nomesegreto nel mondo del Cielo fulgido.

3.  Irrompendo nella luce disdegnale dissonanze, guidato da uomininella guaina dorata; in luile mungiture della Verità

si rivelano, egli splende ampiosul triplice sostegno dell’Aurora.

4. Pressato dalle pietre, dai pensieriposto nella delizia, puro, facendosplendere le due madri, Terra e

Cielo,egli scorre uniforme lungo il vellodella Pecora il suo flusso di mieledi giorno in giorno accresce sempre

più5. Scorri dovunque, Soma, per la nostra

felicità, reso puro dall’uomo

di mescolanze rivéstiti; sprona,con le tue ebbrezze affascinanti eampie,

Indra a donarci la propria pienezza.

Rg Veda SamihitaMandala IXSukta 75autore: rsih Kavih Bhargavahmetro poetico utilizzato: jagati

(Pag. 359 “Il Segreto dei Veda” Sri

Aurobindo – ed. Aria Nuova)

Attraverso il “Signore dell’Ànanda” gli uomini che meritano il Suo i intervento eperciò la Sua protezione, possonoattraversare il fiume impetuoso della

  “natura esteriore” senza essere travoltidalla corrente e quindi navigare nella loro

  “natura interiore”, armonizzando pensieried azioni con la verità e la luce interiori. Gliuomini che sopporteranno il cammino

attraverso il fuoco, non avranno più timoredi inciampare negli ostacoli e procederannodiritti nel labirinto della natura e della vitaesteriore. Nell’armonia e nella perfezionetra interiorità ed esteriorità, nella lorointegrale realizzazione potranno gustare lapiena e consapevole dolcezza dell’esistenza:il miele, la delizia che è alimento dell’anima.

Il Soma si manifesta dunque comeaspetto della Divinità e come offerta dicibo: soggetto, oggetto ed azionedell’offerta. Simbolo di integralità che operanon solo sul piano psichico, ma anche sulpiano metafisico, attivando ed illuminandola parte più elevata della mente eproiettandosi oltre.

  “A noi giunge la delizia divina,portando il velo luminoso e nebuloso delleforme dell’esperienza mentale. Nelcammino o ascesa sacrificale, il Deva, totaledelizia, diviene il Re di tutte le nostreazioni, signore della nostra natura

divinizzata e delle sue energie, con il cuorecosciente e illuminato quale suo carro,ascende nella pienezza dell’infinito e dellostato immortale. “

1.  Facendo nascere i mondi radiosidel cielo, dando vita nelle acqueal Sole, l’Uno Splendente si mettesu di sé come vesti acque e raggi.

2.  Grazie all’antico pensiero fluisceegli, spremuto in forma di rivolo,un dio ch’ è circondato da deità.

3.  In un unico accrescersi e veloceprocedere per la pienezza scorronodella sua vittoria i succhi del Somacon le loro miriadi d’energie.

4.  Munto, l’antico cibo viene postonel filtro che purifica e urlandoegli porta la nascita agli dèi.

5.  Purificandosi, il Soma procedeverso tutti i doni desiderabili,verso gli dèi, del vero accrescitori.

6.  Fluisci in noi, o Soma, quando vienipressato, colmo di Vacche, Destrieri,

Eroi, Pienezza; vasti impulsi libera.

Rg veda SamhitaMandala IX sukta 42Autore rsih Medyatithih KanvahMetro poetico utilizzato : gayatri

(Pag. 363 “Il Segreto dei Veda” SriAurobindo – ed. Aria Nuova)

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Gnosticismo Arte PerdutaFilippo Goti

Sappiamo come nella teologia della ChiesaCattolica il peccato originale, esprimel’innato stato di tutti gli esseri umani dallaCaduta in poi, ed è quindi qualità intrinsecadell'essere uomo. Tale rottura fra il DioCreatore e gli uomini, è stata,potenzialmente sanata, attraverso ilsacrificio di Gesù Cristo, in virtù della suamorte in Croce. Gesù nato da donna è nelsimbolismo cattolico rinnovato viatico checonduce i figli degli uomini al Padre Celeste.

Da esso emerge chiaramente che il peccatooriginale fu una disubbidienza di Adamo e diEva, ad un precetto divino, ma chel'istigatore era già presente nell'Eden: Ilserpente che come ricorda la stessa Genesiera la più astuta delle creature, e quindianche dell'uomo stesso. Quindi alladomanda di Sant'Agostino "Si deus est,unde malum?", non possiamo risponderecome Milton che il bene e il male sono statiportati dall'uomo nella creazione. In quantoessi, in seme, erano già espressi all'interno

dell'Eden, l'Eden stesso è una creazione diuna potenza superiore, alla stessa streguadi Adamo, Eva, e il serpente.

Quindi la cagione prima del PeccatoOriginale, è la causa prima di ogni cosa: Diostesso nella sua opera di creazione. In taleevidenza poco importa l'atto finaledell'uomo, la persuasione della donna el'istigazione del serpente ( che è agentefunzionale ad una rappresentazione giàscritta in precedenza ). Il dramma stesso

ha collocazione precedente all'Eden, inquanto è necessario discriminare fra causaed effetto. Come il peccato originale ècausa di caduta, esso è effetto delladisubbidienza dell'uomo ad un precisovolere, che a sua volta è effetto di dueconcause l'istigazione del serpente, e lacuriosità di Adamo ed Eva ( o forse sarebbemeglio dire la loro insoddisfazione ? ). Setutto ciò è vero allora la causa prima varicercata altrove, e senza mascherarcidietro il libero arbitrio dell'uomo. Per

assurdo possiamo sostenere che per unuomo che si interroga sul divino, il peccatoè la causa necessaria del massimo bene: laConoscenza. In quanto è attraverso il

peccare, e la riflessione che ad essonecessariamente deve seguire, chepossiamo riconoscere Dio. Il peccato rompeuna struttura statica, cristallizzata,determinando un caos che prevalentementeporta i molti a perdersi in una spirale

discendente, ma anche alcuni, in grado diriflettere, di comprendere, di analizzare, arisalire verso una condizione spiritualmentepiù elevata della precedente. Se il peccare èil contravvenire alle regole cosmiche odivine, ogni gnostico è un GrandePeccatore. Pecchiamo quindi contro natura,disubbidendo agli agiti psicologici e biologiciche ci determinano. Un peccare il nostroche quindi deve essere non sul non fare, osul fare, ma su come e il perchè fare o nonfare. Ne discende quindi che ll vero peccare

è la volontà umana di testimoniare l'uomostesso, in conformità alle regole/agiti dellamanifestazione che a sua volta è effetto diun ordine superiore, già in se corrotto, dacui immancabilmente ci allontaniamo perogni atto, che non sia preceduto daconsapevolezza intima. L'uomo percepiscela capacità creativa del divino, e la traducenel fare. Ma il corrispondere del fareumano, al pensare umano, e all'esseremanifesto divino è inficiato dall'immagineerronea che l'uomo stesso ha in relazione a

tutti gli altri termini dell'insieme in oggetto,a causa della mancanza di una qualitàomnicomprensiva della cognizione umana.Da cui discende l'errare, il peccare, ladifformità volontaria o meno al fulcroFondante della manifestazione: cacciandoAdamo ed Eva dal paradiso terrestre Diodisse ad Eva "E tu genererai tra i tormenti".E solo superati i tormenti, l'uomo potrà cosìtendere al divino perduto, ma per ottenereciò è necessario peccare contro l'IdealeFondante dell'attuale manifestazione, frutto

commisto di un incerto ordine divino edell'umano agire, discendendo fino nelcuore nero di quel luogo chiamato Inferno,comprendendo così quanto caduco eillusorio è questo nostro mondo, oppureperdendosi per sempre.

"7)...la materia sarà distrutta, oppure no? IlSalvatore disse: “ Tutte le nature, tutte leformazioni, tutte le creazioni sussistonol’una nell’altra e l’una con l’altra, e sarannonuovamente dissolte nelle proprie radici.

Poiché la natura della materia si dissolvesoltanto nelle (radici) della sua natura. Chiha orecchie da intendere, intenda ”. (vangelo di Maria ) 

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AntrophosErica Tiozzo

Sciamanesim o, t ipo log ie e t rance  

Abbiamo già visto, per sommi capi, checosa sia lo sciamanesimo e quali possanoessere le sue origini e funzioni.Vediamo ora di inquadrare correttamente letipologie sciamaniche e comprenderne ifondamenti.Alcune scuole antropologiche distinguono inalmeno tre macrocategorie i tipi disciamanesimo: elementare primario,

secondario complesso e di possessione.Il primo è correlato alle società arcaiche dicacciatori-raccoglitori: di questo tipo diculto sarebbero esempio gli Aborigeniaustraliani, gli Eschimesi, i venezuelaniYaruro. Il “viaggio” è il cardine di tutte leoperazioni, per lo più propiziatorie o diguarigione. Lo sciamano dispone di piùspiriti guida, non veste in modo particolaree spesso non fa uso di droghe.Lo sciamanesimo di tipo secondario èdiffuso presso le comunità pastorizie

dell’Asia e le tribù sudamericane ancoradedite alla caccia, ma che già coltivanoalcune piante. La carica di sciamano sitramanda ai propri discendenti e, ingenerale, il ruolo è più strutturato e anchepiù prestigioso: il soggetto infatti presiedenascite, funerali, unisce in matrimonio. Ilsuo status è, quindi, socialmente rilevante,affine a quello di un sacerdote. In questotipo di sciamanesimo, che benrappresentano i Tungusi e altri popolisiberiani, lo sciamano ha un poteremaggiore sulla sua comunità; faaffidamento solo su uno spirito-guida, cuioffre molti sacrifici di sangue (piccolianimali domestici), usa droghe allucinogeneed indossa costumi rituali.Nel terzo ed ultimo tipo di sciamanesimo,predominante è la caratteristica dellapossessione.Spesso questi culti sonoestremamente sincretistici: le classichecredenze sciamaniche si mescolano alledottrine e alle pratiche di religioniistituzionalizzate (islamismo, cristianesimo,induismo, buddismo). Lo sciamano (più

spesso, sciamana) è posseduto da unospirito che assume quasi caratteristichedivine, ed ha la capacità di predire il futuro,

praticare forme sofisticate di magianaturale, dare oracoli. Il viaggio sciamaniconon c’è più; è sostituito dalla possessione.E’ uno spirito a possedere lo sciamano, che,però, ha il potere di evocarlo

volontariamente. Lo sciamano, infatti, nonè mai strumento passivo ma attivo: evoca ecomanda gli spiriti.Che si tratti di possessione o di viaggio, lostato di trance rimane una dellecaratteristiche imprescindibili di questaforma del sacro.L’estasi sciamanica si manifesta in modovolontario, generalmente indotta dasostanze psicotrope, musiche, danze,digiuni e mortificazioni. Sembra che losciamano entri in questo stato alterato di

coscienza a poco a poco, non di colpo.Talvolta subentrano stati di catalessi o diipoventilazione. E’ la trance, la visioneestatica a rappresentare la prova della"vocazione" sciamanica.

L’esperienza, quasi invariabilmente, diviaggio o di possessione che sia,rappresenta la morte simbolica: il soggetto,che già ha “sentito” la chiamata o è statoprescelto dai suoi antenati o dagli spiriti,rivive la sua morte mistica.La morte mistica è l’iniziazione del neofita:il futuro sciamano vede il suo corpo morto esmembrato, che risorge a livelli nuovi diconsapevolezza.Durante le sedute, lo sciamano rivivel’esperienza della morte simbolica, e ritornacarico di energie.

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Purificazione e SpoliazioneTeoria e Pratica 

di Nicolaus (www.martinismo.it)

Normalmente chi è sensibile al bisogno dielevazione spirituale vive la propriaesistenza con il costante assillo dellanecessità di purificarsi e di mantenersi, perquanto è possibile, stabilmente, nellacondizione di purezza.

Credo sia necessario mettere un po' diordine neì termini di riferimento che questoincontro vuole affrontare.

Intanto serve chiarezza sulla "teoria e

pratica" in riferimento alla nostraoperatività esoterica:

Premesso che il N.V.O. èuna scuola esotericaoperativa, mal si adattaal nostro modusoperandi il concetto diteoria, intendendo pertale una ipotesi razionalenon ancora suffragata da

alcun risultato di esperienze operative,quindi in sintesi un insieme di belle parole ebelle idee che però mai nessuno ha messoin pratica.

Dovrebbe essere ormai patrimonio comunedi tutti i Martinisti dell'O.M.U. che tuttoquanto fa parte del nostro bagagliodottrinale, è stato già oggetto di ripetuteverifiche personali, se non proprio da tuttinoi almeno dalla stragrande maggioranza,altrimenti il nostro Eggregore, non piùalimentato dalla energia aggregante dellapratica dei nostri rituali, non potrebbe avere

più la forza di espellere coloro che amanosolo le belle parole, provocando così laprogressiva dissoluzione del N.V.O.

Quindi, volendo rimanere coerenti con lanostra vocazione, possiamo parlare solo diesperienze acquisite e cioè di praticaconsapevole che può essere soggetta adiverse interpretazioni, ma non allaformulazione di "teorie".

Ritengo infatti fortemente consigliabileastenersi dallo sviluppo e dal sostegno di"Teorie", che per forza di cose sono

destinate ad essere modificate nel tempo esoprattutto rimangono indissolubilmente

connesse con la sola nostra componentementale-razionale.

Il nostro percorso, come ben sappiamo, ècardiaco, consapevole e partecipativo, ecome tale deve coinvolgere

necessariamente la globalità del nostroessere e non soltanto una parte di esso.

Quindi nel parlare di Purificazione ènecessario parlare delle nostre esperienzepersonali.

Fin da bambini veniamo condizionati dalleregole di comportamento imposte dalnostro esterno, dalla famiglia, dalla scuola,dalla religione, dalla società e così via,tanto che quando diventiamo adulti edimpariamo a discernere, abbiamo grandedifficoltà a distinguere le regole che

applichiamo per condizionamento ricevutoda quelle che rispettiamo per intima epartecipata convinzione.

Il grande lavoro interiore dell'Iniziato èproprio quello di liberarsi da tutti icondizionamenti esterni e cercare in sétutte le risposte.

E tra i tanti, anche il "bisogno" dipurificazione rientra a mio avviso tra quellifortemente caratterizzati dalcondizionamento esterno, indotto da tutte

le religioni, quasi tutte le filosofie e dallastragrande maggioranza delle ScuoleEsoteriche ... Teoriche.E' il caso di domandarsi "Purificarci di che eda che cosa"?Le risposte più frequenti sono:

Siamo scintille Divine che, per errorecompiuto, sono precipitate nella materia esi sono ad essa mescolate, per cuidobbiamo purificarci dalla materia!

Dobbiamo liberarci della nostra componenteanimale!Dobbiamo dedicare la nostra esistenzaterrena alla lotta contro il male che ciavvolge! Dobbiamo elevarci per diveniresimili agli Angeli ed avvicinarci a Dio!

Ad una attenta riflessione però ci rendiamoconto che nessuno di questi obbiettivi cipuò appartenere, perché il denominatorecomune è il disprezzo assoluto per la nostracomponente materiale.

Ciascuno di noi "è quello che è (Ehiè AsherEhiè) in virtù della infinita pressione

evolutiva che spinge tutta la Materiaesistente a ritornare alla sua forma inizialedi pura Energia Divina, secondo tempi emodi stabiliti da leggi che furono create a

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suo tempo e che da allora vincolano anchelo stesso Autore della Creazione.Nessuno ha le capacità di mutare alcuna diqueste leggi costituite quando il Creatorevolle condensare parte di sé nella materiadi cui siamo costituiti e da cui siamo

circondati.Noi abbiamo solo il potere, anzi il dovere diimparare a conoscere sempre meglioqueste leggi che comprendono anche leleggi delle eccezioni, altrimenti note comelegge dei miracoli.

Precisato questo e riconoscendo checiascuno di noi è altempo stesso"Strumento eMateriale" su cui siconcentra la forzadella legge dellaevoluzione che noistessi siamo chiamatia guidare, dobbiamodecidere se ècostruttivo e correttosentirci costantementeHandicappati perchéformati, come tutto ciò che esiste in questamanifestazione, da una mescolanza diSpirito (Energia) e materia (Energia

condensata).Vogliamo trascorrere tutta la nostraesistenza dibattuti tra il tentativoinfruttuoso di rigetto di quella partedeterminante di noi stessi che ci consentedi vivere ed il senso di colpa che cidovrebbe assalire per aver accettato disoddisfare le esigenze naturali della nostracomponente animale?

E' giusto colpevolizzare la nostra intimacomponente materiale, oggettivamente non

separabile da noi stessi, rendendola similead una pesante palla di piombo per poiritenerla unica responsabile delle nostrecadute?

E' questa la strada per elevarsi edavvicinarsi alla Divinità?

O non è piuttosto la via diretta per la folliadella penitenza costante e dellaautoflagellazione.

Non mi pare che la dottrina dellareintegrazione del nostro Martinez de

Pasqually indichi questa via.Il monaco combattente di Fabrizio Marianinon impegnava la sua forza nel combattere

contro se stesso, bensì nel combattere laignoranza di quelle leggi che vincolano laevoluzione della materia verso la Divinità, eche impongono una costante e progressivaacquisizione di consapevolezza di sé, delproprio ruolo nel mondo soggettivo di cui

ciascuno di noi è centro e della ricerca dellapace con il proprio microcosmo di cui siamoindissolubilmente parte.

Se con la nostra nascita in questo mondoabbiamo consentito la materializzazionedello spirito, ora il compito fondamentale diciascuno è quello di spiritualizzare la

materia di cuiè parte.

La

purificazioneche ciinteressa è

quindiprincipalmentequella dellanostra mente,del nostropensiero, e poi

quella del nostro cuore del nostro sentire; eper appropriarci di questa sensibilitàdobbiamo seguire particolari rituali di

digiuni, di abluzioni, di novene, certi comesiamo che queste pratiche operativecostituiscono una via per raggiungere loscopo, un allenamento, la acquisizione diuna abitudine mentale, il supportomateriale su cui poggiare la virtù acquisitadella purezza interiore che è sinonimo dipace della propria coscienza.

A questo titolo possiamo condividere lepratiche della purificazione fisica conabluzioni rituali, con diete particolari, conmedicamenti naturali a base di erbe come

l'aloe così come le pratiche di meditazione,di silenzio mentale, di espansione dellaconsapevolezza e della partecipazione contutte le forme di vita intorno a noi.

Ci sia però sempre chiara la distinzione trastrumento ed obbiettivo da raggiungere,con la convinzione che mantenere quantopiù a lungo possibile la propriaconcentrazione mentale sull’obbiettivo daraggiungere significa aver già percorso oltremetà della strada.

E la costante esecuzione dei nostri ritualigiornalieri consentirà di percorrereagilmente la parte mancante. Infatti ognigiorno noi tutti recitiamo:

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Beato l'uomo che non si è appressato alconsiglio degli empi; che non si è fermatonella via dei peccatori, che non siede alconvegno dei tristi; ma la cui volontà ènella legge di Dio e nella sua legge meditagiorno e notte.

E sarà come l'albero piantato all'inverso deldecorso delle acque, che dà frutto nella suastagione e le sue foglie non cadono.E tutte quelle cose che farà prospereranno. 

Acheronte e LibriAcherontici

di Vittorio Fincati

(gr. Achèron etr. Aχrum) nome greco dialcuni fiumi e paludi ma, più in particolarenome del principale fiume infernale, quindiInferno per antonomasia. L'Acheronteinfero era immaginato particolarmentelimaccioso e di lento decorso quasi volessesimboleggiare la condensazione di tutte leforme vissute, pronto ad accogliernesempre di nuove, grazie agli uffici deldemone traghettatore Caronte che, comeindica la somiglianza fonetica, in realtà è

solo uno sdoppiamento mitologico del fiumeo inferno. I fiumi acheronti o paludiacherusie del mondo soprastante eranovisti come ingressi/uscite dell'oltretomba,ed era famoso quello che sfocia tutt'oggi anord del Golfo di Ambracia, nello Ionio(presso cui sorgeva un famosoNekromanteion). Altrettanto famosa era lapalude acherusia del lago di Fusaro, pressoNapoli.

Basandosi su questo retaggio greco iRomani hanno attribuito il nome di Libri

Acherontici, cioè di viatici rituali per l'al di là(come il Libro egizio dei Morti o quelloTibetano) ad una parte degli etruschi LibriFatali, cioè a quelle pratiche rituali – inorigine trasmesse oralmente – della scienzasacra connesse, come recita il Dizionariodella Civiltà Classica, con "le norme perdifferire la morte, guidare le animenell'oltretomba e trasumanarle fino

all'immortalità".

In realtà chi ha usatoquesta espressione è

stato il solo Arnobio,un pagano del IVsecolo fattosi cristiano,mentre un altro autoredi poco successivo, il

commentatorevirgiliano Servio,parlava di "sacri ritiacherontici" che

assieme ai "libri di aruspicina" sarebberostati dettati dal mitico Tages. In realtà nonconosciamo l'esatto termine etrusco col

quale definire questo tipo di ritualità. Sitratta comunque di pratiche "chtoniche"poiché sia l'etrusco Tages che il grecoAchèron/Chàron, erano, il primo un essere

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sortito dal suolo e figlio del Genio dellaTerra, mentre il secondo un dio fluvialerelegato agli inferi per aver cercato didissetare i Giganti (esseri tellurici) fattiprigionieri da Zeus.

In ogni caso questi argomenti vennerotrattati con grande ampiezza, da unneoplatonico del III secolo: CornelioLabeone, che scrisse, come ricordaFulgenzio, ben quindici libri sulla scienzasacra degli Etruschi ricavata da Tagete eBacchide (Manto?). In realtà è moltoprobabile che dovette trattarsi di unacompilazione mista, in cui si mescolava ilretaggio sacrale etrusco con quello delcollegio sacerdotale dell'oracolo di Klaros, inAnatolia egea. E' difficile dire se questosincretismo sia opera di Labeone o nonvenne compiuto dagli stessi Etruschi, assairicettivi verso tutto ciò che proveniva dalmondo greco. Uno dei titoli di questiquindici libri era Sugli Dei animati ed èquello che più da vicino si connette con isacri riti acherontici, non a casoviolentemente attaccato da Arnobio eAgostino.

Il motivo dell'attacco è perché le pratiche inquestione, oltre alla possibilità di poterdifferire il destino, toglierebbero a Dio

l'esclusiva di concedere l'immortalità agliesseri umani che,secondo gli Etruschi ma,evidentemente, secondole discipline arcane ditutti i popoli antichi(eroizzazione), erainvece possibile gestireda quelli stessi. Circaquesta due possibilità,che in qualche modosono contraddittorie conla spiritualità etrusca

(rigidamente fatalista e determinista), èdifficile dire se si tratta di una credenzaoriginaria etrusca o non derivi da influssiorfici e pitagorici, cioè greci, mediatiprobabilmente in Campania al tempo dellacolonizzazione etrusca. Pare che Cicerone(De Div. II, 50) non avesse dubbi inproposito: "la scienza dell'aruspicina dopo[la rivelazione di Tages] si accrebbe per laconoscenza di nuovi elementi riferiti aquegli stessi princìpi [dell'aruspicina]. Ciò ciè stato detto da quegli stessi [Etruschi]".

Il fulcro della dottrina Sugli Dei animati èche certi animali, sacrificati a determinatedivinità (come Veiove), liberano l'anima

dalla condizione mortale. Si tratterebbequindi di riti da compiere con la personaben viva, forse per molto tempo, poichédovrebbe stabilirsi un legame tra l'uomo ela forza vitale sprigionata dall'animalesacrificato. Un rito analogo, ma compiuto

all'incontrario, animerebbe invece l'anima diun uomo nel post-mortem, come fuattestato da certi riti funebri di tribù slavedel Volga più di mille anni dopo. Si trattaquindi di ritualità rientranti nell'ambito diciò che i Romani chiamarono "sacrecerimonie private" che, come spiega SestoPompeo Festo, "si compiono per singoliindividui, o per singole famiglie o stirpi". Inquest'ultimo caso, però, il confine trapubblico e privato è davvero moltosfumato, come sembra fosse la

celebrazione dell' Agonium Veiovis del 21Maggio in cui si festeggiavano coloro che,come i gentiles Iulii [discendenti diretti daAscanio], avevano varcato queste soglie.. euna statuetta di Veiove è stata trovata neipressi dell' heroon [sacrario] di Enea aLavinio. Veiove, associato in alcune monetecon i Lari protettori dello Stato Romano, èun Giove tellurico, il Guardiano della soglia,l'Achèron o Charun greco, la deità chebisognava affrontare e superare per potereaccedere all'immortalità. Questi immortali,

gli Dèi animati di Cornelio Labeone eranochiamati dèi novensiles [Dèi recenti] eassimilati ai Peanti e ai Lares Viales [LariProtettori dei "Viaggiatori"].

Tornando agli Etruschi, è probabile che isacri riti acherontici si continuassero anchenella tomba, con i dipinti celebrantil'apoteosi del defunto, riti che servivano amantenere un legame con il suo eidolon,onde ricavarne anche dei benefici. Non èancora stato fatto uno studio che tenti diricostituire questo aspetto della etrusca

disciplina sulle decorazioni sepolcrali; essopotrebbe illuminare in maniera inaspettataun mistero creduto perduto per sempre.

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Lex Aurea 27 – Libera Rivista di Formazione Esoterica

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INRI , Aikido e Pensieri inLibertà

Di Carlo Caprino

La realtà è come un viso riflesso sullalama d'un coltello:

le sue proprietà dipendonodall'angolazione con cui la

osserviamo.(Hsing Yun, "Descrivendo

l'indescrivibile")

PremessaHo avuto la fortuna di poter frequentare,anche se per i pochi anni della miafanciullezza, la fumosa e antica officina dafabbro maniscalco in cui il mio nonnopaterno esercitava quell’arte che suo padre,e il padre di suo padre avevano fatto primadi lui. Tanti sono i ricordi che conservo, traquesti l’importanza che lui dava agli attrezzidella sua professione. Egli sosteneva che laMaestria si esprime appieno solo tramite unadatto strumento e che – di contro – solochi possieda capacità e conoscenzesufficienti può sfruttare al meglio unattrezzo.

Se quanto sopra era vero per la forgiaardente e per la massiccia incudine accantoa cui noi bambini ci estasiavamo, lo èaltrettanto anche negli altri campi in cui lanostra quotidianità si svolge, con la(apparente) differenza di dover magariindividuare gli “attrezzi” più utili alla nostrabisogna. Tra questi possono a buon dirittorientrare passi ed estratti di scritti vari,moderni e antichi, orientali ed occidentali.L’interpretazione che se ne può darediventa “strumentale” alla pratica in corso e

quindi – per certi aspetti - tanto corretta,esatta e “reale” quanto potrebbe esserequella completamente opposta. Ognuna diqueste opere è uno specchio, ognuno vivede ciò che è in grado di proiettarvi,magari qualcosa che, per i più svariatimotivi, l’autore stesso non immaginavaneppure ma che, comunque, la rende

  “reale” quanto le innumerevoli altreinterpretazioni.

Va detto, a mia anticipata discolpa, che

molti dei brani impiegati nelle mie riflessionisono particolarmente propizi ad unamolteplicità di interpretazioni e che ancheper questo ho superato il timore di

compiere un delitto di “lesa maestà” nelpiegarli al mio fine e nell’impiegarli comestrumenti al pari di un martello o uncacciavite. Guardo insomma, in manieracosciente, il dito, senza preoccuparmi secolui che me lo mostra volesse in verità

indicarmi la luna, anche perché, per dirlaalla Nietzsche “non esistono fatti, mainterpretazioni”.

Alla teoria non può non accoppiarsi lapratica, pena la quasi l’inutilità dell’unasenza l’altra, ed è proprio la praticapraticata, preceduta o seguita dalla teoria,che spesso ha un effetto maieutico,stimolando e favorendo intuizioni ocollegamenti a mo’ di ponte tra argomentiche fino a prima sembravano distanti come

le rive di un ampio fiume.

Questa premessa spero possa in qualchemodo spiegare come – quasi d’improvviso –nella notte di Ognissanti, mi si è presentatoun parallelo tra l’ Aikido e uno degli acronimipiù noti (ma non per questo conosciuto...)nel mondo occidentale, un parallelo cheavrei giudicato assolutamente strampalatosolo il giorno prima, evidentemente evocatoda alcuni scambi in una lista di discussionesu Internet e dalle riflessioni favorite dal

seminario di Aikido condotto da Paolo N.Corallini a La Loggia a fine ottobre.

INRI , acronimo o altroMi prendo la libertà di citare e assemblareampi stralci di alcune e-mail pubblicatesulla lista di discussione collegata al sitointernet www.fuocosacro.com  sperandodi non stravolgerne il senso.

Filippo Goti, Il moderatore della lista haposto, tempo fa, una interessante

questione:Non ritenete opportuna l'introduzionedi una questione metodologica, legataproprio alla discussione del significatodi INRI?Vogliamo considerare INRI come"parola sacra", "parola di potere", o"mantra"; e quindi da utilizzarladurante pratiche invocative oevocative.Oppure considerare INRI un acronimolegato ad operatività alchemica ?Ancora.... Vogliamo contestualizzareINRI al periodo storico del primosecolo cristiano, o traslarla durante il

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Lex Aurea 27 – Libera Rivista di Formazione Esoterica

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rinascimento (periodo più consonoall'alchimia) ?

Quasi tutti noi abbiamo appreso tramite ilcatechismo della Chiesa cattolica che ilmonogramma INRI nella sua forma profana

significa: Jesus Nazarenus Rex Iudaeorum (Gesù di Nazareth Re dei Giudei ) ed è lacondanna dispregiativa che i soldati romaniaffissero in testa alla Croce su cui Gesùvisse la sua Passione.

Il cartiglio con tracciate le quattro letterericorre in tantissime opere pittoriche cheritraggono questo momento ma la primaperplessità sorge proprio ammirando laquantità di immagini che vogliono ritrarrequesto evento... alcune riportano un

cartiglio con la scritta orizzontale, in altri lelettere sono disposte a quadrato con unsenso di lettura orizzontale, su due righe:

INRI

mentre in altri ancora la lettura è in sensoverticale, su due colonne:

IRNI

Se possibile, le perplessità aumentanoquando ci si rende conto che l’acronimo èprobabilmente una “licenza pittorica, dato

che gli evangelisti canonici (quale che sia ilvalore che si voglia dare alla lorotestimonianza) riportano il titulus (tavola incui di norma si indicava il nome delcondannato alla crocifissione) fattoaffiggere da Ponzio Pilato con versionidiverse tra loro:

Al di sopra del suo capo, posero lamotivazione scritta della suacondanna: "Questi è Gesù, il re deiGiudei".

(Matteo 27,37)

E l'iscrizione con il motivo dellacondanna diceva: Il re dei Giudei.(Marco 15,26)

C'era anche una scritta, sopra il suocapo: Questi è il re dei Giudei.(Luca 23,38)

Pilato compose anche l'iscrizione e lafece porre sulla croce; vi era scritto:«Gesù il Nazareno, il re dei Giudei».(Giovanni 19,19)

Molti Giudei lessero questa iscrizione,perché il luogo dove fu crocifisso Gesùera vicino alla città; era scr i t ta in  ebra ico , in la t ino e in g r eco  .(Giovanni 19,20)

E’ facile immaginare i motivi che resero “famosa” questa frase nel corso dei secoli,e come queste quattro lettere divennero leiniziali di parole veicolo di ben altrisignificati. Così tale monogramma servì nelcorso del XIX secolo come segno diriconoscimento dei Carbonari, ecorrispondeva a Iustum Necare RegesItaliae (È cosa giusta uccidere i re d'Italia),mentre per gli Alchimisti il significato è IgneNatura Renovatur Integra, ovvero "Con ilFuoco si ritrova il Nitro, l'Azoto".

Riguardo a questa interpretazione, il giàcitato moderatore della lista di discussionedi “Fuoco Sacro” afferma:

Igne Natura Renovatur Integra nellasua valenza esoterica, e nellospecifico alchemica. La miapersonaleinterpretazione è legata alla posizionepredominante del FUOCO in questoacronimo. Il Fuoco divino che purifica,rinnova la natura, mondandola da ciò

che divino non è, e ristabilendoeguaglianza sostanziale, fra la fonte ela manifestazione.Un fuoco che prende le mosse dalfisico, che divampa nella mente, e cheplasma l'anima, disgregando ognigrumo e macchia.

A quanto sopra un altro corrispondenteoffre una alternativa:

Io preferisco: la natura originaria

rinasce nel fuoco (come la Fenice).Azoth = A + Alpha e Aleph, e poi Zeta+ Omega e Thau.

A puro titolo di cronaca, è opportuno direche alla lista di possibili interpretazionidell’acronimo possiamo ancora aggiungere:

Igne Nitrium Roris InveniturJamaim, Nor, Ruach, Jabashah

Justitia Nunc Reget ImperiaIneffabile Nomen Rerum Initium

Intra Nobis Regnum JehovahIndefesso Nisu Repellamus IgnorantiamInfinitas Natura Ratioque Immortalitas

Justum Necare Reges ImpiosIgnatii Nationum Regumque Inimici,

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 elenco in cui, cogliendo fior di fiore,ciascuno potrebbe trovare quella che più siconfà al proprio sentire o che meglio sipresta alle proprie “simpatie” (l’ultimacitata non è propriamente un complimento

ai Gesuiti di S. Ignazio...)

Aik ido  e grammatica

Visto l’ampio ventaglio di possibiliinterpretazione, e stante quanto detto inpremessa, appare un po’ meno peregrino ildividere INRI in due sillabe, ovvero IN e RIed esaminarle separatamente.

IN è un prefisso presente in parole diorigine latina, indicando per lo più un

cambiamento di stato, un divenire. Inoltre –come preposizione - introducedeterminazioni di spazio, specialmente distato in luogo, mentre in unione con verbiche indicano movimento, avvicinamento esimili introduce una determinazione di motoa luogo ed, in unione con verbi cheesprimono un cambiamento o unmutamento indica il punto di arrivo, lostadio finale.

RI – come la sua variante “re” – è un

prefisso che indica ripetizione, movimentoin senso contrario, ritorno a uno statoprecedente o anche intensificazione, inverbi e sostantivi o aggettivi specialmentedi origine latina.

Per la sua caratteristica di cambiamento distato e di moto al luogo, ad IN associol’idea di una freccia, sia come arma dallatraiettoria dritta e immodificabile, sia comestrumento di indicazione di un punto; dallafreccia al triangolo il passo è breve e

altrettanto lo è quello per giungere aiconcetto di Omote e Irimi dello Aikido.

Il Triangolo rappresenta Iku musubi,ovvero il "fondamento della vivificazione" olo stato dello scorrere del Ki, ci ricorda unacatasta di legna che arde con una fiammache sale verso il cielo e rappresenta quindiil principio focoso, che si collega al principiomaschile, spesso raffigurato, dal Priapolatino al lingam indiano, da un fallo eretto,pronto a "penetrare" nel principio femminileper "vivificarlo" col proprio seme. Come lafiamma sale dritta verso il cielo, le tecnicheomote entrano dritte nella guardiadell'avversario e quindi tecnicamente il

triangolo è la chiave per "entrare" erappresenta l'irimi e le traiettorie diagonalidelle tecniche omote. Nella forma piana iltriangolo richiama la postura ortogonale deipiedi in hamni (quello posteriorecorrisponde alla base e quello anteriore

all’altezza) e ricorda i tre imprescindibilicomponenti della pratica ovvero Uke (coluiche attacca e "riceve" la tecnica), Tore (colui che si difende ed esegue la tecnica) ela tecnica che i due partner eseguono, treelementi che non hanno senso e compiutaattuazione se manca anche uno solo di loro.Nella forma solida il triangolo si trasformain piramide, che racchiude e richiama lafigura del praticante in sankaku-tai (letteralmente: "corpo triangolare") sia inseiza (postura in ginocchio) che in tachi-ai 

(postura in piedi), con il baricentro checorrisponde al centro della base, in unapostura stabile, “dentro” (altro significatopossibile di “IN”) il kamae.

L’idea di circolarità evocata da RI si prestaa richiamare invece il cerchio o la spirale, edi conseguenza, nello Aikido il principio Ura. 

Come il triangolo rappresenta il principiomaschile, il Cerchio rappresenta il principiofemminile nelle sue varie espressioni, a

partire da quella fisica: sin dalla notte deitempi i seni ed i fianchi abbondanti, ovverole "curve" prosperose, erano nelle donnesegno di opulenza ed indice di buona salutee di sicura discendenza. Il cerchio è Tarumusubi, ovvero il "fondamento delcompletamento", come l'Eva biblica creataper "completare" Adamo e simboleggia ilregno vegetale, la Madre Natura rigogliosarappresentata dai miti di Cerere e Demetra.Ancora il cerchio è la bocca di un pozzo o ilprofilo di una coppa che contengono l'Acqua

che assicura la vita e che scende verso ilbasso e scorre in orizzontale così come ilfuoco maschile sale verticale. Tecnicamenteil cerchio rappresenta la chiave per "unire",il tenkan, il tai-sabaki e le traiettorie delletecniche ura, che "accolgono" e contengonol'impeto dell'aggressore. Nella forma pianail cerchio è il Do, la Via del Budo, ilcammino infinito di studio e conoscenza cheper crescere e svilupparsi deve tornareperiodicamente sui suoi passi perapprofondire e migliorare quanto giàappreso, traendo nutrimento da sé stessocome un ouroboros. Nella forma solida è la

 “sfera di energia” in cui l’ aikidoka racchiudee avvolge l’avversario, delimitata degli arti

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superiori ed inferiori, come nellaceleberrima rappresentazione dellUomoVitruviano del Da Vinci.

Triangolo e Cerchio, Maschile e femminile,Fuoco ed Acqua che uniti producono

vapore. In Giappone questo elemento èrappresentato da un insieme di lineeascendenti che, in unione al grafema"Kome" avente il significato di riso, original'ideogramma del termine Ki. Questo èintraducibile letteralmente, si può parlare dienergia vitale, di un forza che trascende ilfattore muscolare, o di varie altredefinizioni, nessuna completa ed esaustiva.Nessun termine occidentale si avvicinacome significato, se non nel latino e nelgreco classico ("spiritus" e "pneuma"). In

Giappone esso è al centro di moltiideogrammi, che contemplano rapporti tragli uomini, tra loro e le cose e così formatoil simbolo ha in sé l'idea di nutrimento, chederiva dal riso, e di energia, che scaturiscesotto forma di vapore. Ma non solo: ilgrafema "Kome" può anche indicare le variedirezioni in cui la potenza si espande nellospazio. Il termine "Ki" rappresenta quindil'invisibile energia vitale che si originadall'unione del principio maschile con quellofemminile e che si estende in ogni direzione

ed è parte fondamentale ed imprescindibiledella pratica di Aikido.

Se le due parti dell’acronimo richiamanorispettivamente triangolo e cerchio, la lorounione, rappresentata come sopra detto sudue righe o due colonne realizza unQuadrato, forma geometrica cherappresenta tamatsume musubi, ovvero il"fondamento del riempimento", lo statosolido, la materia concreta. I quattro laticorrispondono al quaternario degli elementi

mentre tecnicamente in Aikido il quadrato èla chiave del "controllo", il fine a cui tendeuna tecnica, omote o ura che sia: quadrataè la forma che assume il busto del Tore checontrolla il braccio di Uke dopo ikkyo, lametà di un quadrato è raffigurata dalbraccio e dal busto dell'Uke controllato dallostesso ikkyo. Controllare significa verificareed accertare l'esattezza o la correttezza diqualcuno o qualcosa, quindi se il cerchio èperfetto, il quadrato è giusto, tanto daessere stato adottato dai pitagorici qualesimbolo della Giustizia; rappresenta quindila Legge, nel senso estensivo del Dharma sanscrito, che è normatività interiore,codice esteriore ed ordine concettuale.

Controllare è anche inteso come vigilare osorvegliare l'accesso ad una zona sacra oriservata, per accogliere solo chi ne siadegno; in questa accezione il quadrato nellaforma piana rappresenta sia il recinto sacroche il tatami che attutisce le cadute del

praticante e "vigila" sulla sua incolumitàmentre nella forma solida richiama ilTempio, in cui sancta sanctorum è custoditoe protetto, come il Dojo, il luogo in cui sipratica l’Arte marziale, sacro per lapresenza del Shinza (letteralmente: "luogodove risiede il Cuore - Spirito") e delKamiza (letteralmente: "luogo doverisiedono gli spiriti del Fuoco e dell'Acqua").

Oltre a quanto sopra, le tre formerappresentano anche i tre mondi dell'uomo:

il mondo materiale, composto da quattroelementi, è rappresentato dal quadrato; ilcerchio rappresenta il Divino, l'Uno chetutto contiene e che non ha ne' inizio ne'fine mentre il triangolo, che nella tradizionepitagorica si manifesta come Tetraktys, simboleggia l'ascesa dal molteplice all'Uno esecondo il Wirth, collocandosi tra il cerchioed il quadrato, rappresenta il mondospirituale, il tramite tra la Materia e ilDivino, la modalità in cui l'uomo tenta diraffigurare l'inconoscibile, come nei casi

della Trinità cristiana o della Trimurtiinduista.

ConclusioniIn chi consideri Aikido come mera praticafisica queste note susciteranno reazionioscillanti tra l’ironia e lo sgomento, edaltrettanto avverrà per chi ritenga che lapratica consista in un isolamento quanto piùampio possibile dalle cose del mondo. Chiinvece ritenga che ogni atto della vita edogni momento del quotidiano possa essere

strumento e teatro della sadhana personaleriuscirà ad andare aldilà della mia povertàd’espressione e potrà trovare, nelle sueesperienze, altrettanti “collegamenti” trapratiche a prima vista senza nulla incomune.

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V.I.T.R.I.O.LQuando la Ricerca si fa Tecnica 

di Antonella Di Guardo

  “Io credo in tre principi……..fondamento diquasi tutte le pratiche magiche :- che i confini della nostra mente fluttuanoe che molte menti possono influire l’unasull’altra,- che i confini delle nostre memorie sonoallo stesso modo fluttuanti e fanno parte diuna sola grande memoria,- che questa grande memoria e grandemente possono essere evocate attraverso isimboli……” ( da “ Ideas of God and Evil” William ButtlerYeats)

Chi si è accostato alla straordinariaproduzione poetica di questo grandescrittore irlandese, non può non essersireso conto del suo desiderio recondito dicreare archetipi e simbologie comuni a tuttele culture dell’unica razza possibile : quellaumana.In lui è presente l’idea, già espressa daGustav Jung, di “ una memoria collettiva” che noi possediamo a livello inconscio.Afferma Jung che essa è attiva su di un

piano simbolico, nel senso che certi oggettio azioni quotidiane suscitano in noi ungrande potere di attivazione simbolica taleda mostrarci sensibilmente interessati adessi.Solo colui che è sensibile alla dimensione

spirituale può rinvenire questi significatireconditi e archetipici, avvertendonel’essenzialità.Ecco allora scattare l’esigenza fondamentaleper l’uomo di scoprire, nel mondoindividuale, una scheggia di memoria dell’ 

”anima mundi” umanistica, una scintilla diconoscenza eterna capace di trasformare inmito la banale tranquillità del quotidiano.E’ l’esplicitazione della potenza del

  “VITRIOL” : Visita interiora terraerectificando invenies occultam lapidem(visita le parti interiori della terra,rettificando troverai la pietra occulta),scendere nelle profondità inconsce delproprio essere e rettificarle distaccando leforze sessuali (l’istintività) dalla corporeitàper portarle in una sfera del tutto diversa

dove diventano forza “alba” di pensierolimpido come il vetro : vetriolo!Solo dopo tale trasformazione si puòaccedere alla propria regione infera e

dominare le cieche potenze elementari. E’ linizio del nostro percorso ricognitivo che ciporterà a ritrovare la fonte dell’essenzialitàe della vita comune a tutti gli uomini ,evadendo dalla prigione dorata nella qualesiamo quotidianamente rinchiusi.

E’ il capovolgimento della mente edell’intendere che implica un andare al di làdella mente stessa.E’ l’invito a “morire”, non nel sensoheideggeriano del termine per cui la morteè intesa come “quella dimensionecostitutiva dell’esistenza”, ma secondovalori più alti che riconoscono in essa lamassima espansione e giustificazione.E’ ciò che Mozart voleva intendere allorchè,

in una sua lettera del 4 Aprile 1787,definiva morte “….questa vera ottima amica

nostra….”.Morte intesa come possibilità di spoliazionedel nostro essere da ciò che lo abbrutisce elo rende schiavo delle profane abitudini,morte come anticamera della resurrezionedello spirito.Quante volte nella nostra vita siamo “morti” per poi rinascere, quante volte abbiamofatto tesoro dei momenti giudicati tristi dacui abbiamo ricavato la forza per andareavanti, rinascendo come fenici, provati mamigliorati.

Quanti ricordi ritornano alla miamente…….la morte di mio padre,l’allontanamento dalla mia terra, lamalattia…..momenti devastanti che comesabbie mobili ti inghiottono e ticostringono a scendere nel profondo di testesso fino a trovare un appiglio, una luceche possa illuminarti e darti la forza pertrovare una ragione che ti permetta diandare avanti, di capire che niente è datodal caso e che per ogni momento

  “distruttivo” c’è sempre la possibilità di

avere un’altra opportunità per “vivere”, perrinascere!Quando la ricerca si fa tecnica : quando ildesiderio di scoprirci migliori diventatecnica per sopra-vivere, per andare oltrel’apparente.E’ la materialità che si distrugge per ilritorno dello spirito a se stesso, unicaassoluta libertà conoscitiva, vero “diesnatalis” nel quale conoscimento è insiemeco-nascimento.Io “ho” il corpo, non “sono” il corpo e perquesto motivo occorre estirpare dentro dinoi le radici dell’avere per trasformare

  “radicalmente” l’avere in essere (e il miopensiero corre a Fromm).

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Ecco la forma massima dell’amore in cui chiama, in senso lato, rinuncia a se stessodonandosi interamente agli altri, è ildesiderio di copartecipare con i simili percreare un’unica grande memoria che legaed in cui ci si riconosce.

Non la memoria storica ma quella chepermetterebbe di trasformare le spade invomeri ed al leone di pascolare conl’agnello.Dice un vecchio proverbio francese :” Sonoio che ti devo tutto perché ti amo!” E se questo è il traguardo che possiamoraggiungere scavando dentro di noi epermettendo a quella “morte” iniziatica diriplasmare il nostro essere……. allora benvenga l’ “amica nostra” del Fratello Mozart.

VoglioIncamminarmi perTrovare me stessaR icercandomiInOgniLuogo del mio essere.

Il mito del Paradiso Perdutonell’Esperienza di Mère

di Pino Landi

Afo r i sma 58 — " L ’an ima le , p r ima d i  ven i r e co r ro t t o ,

non ha anco ra assagg iato i l f r u t to de l l a  conoscenza 

de l bene e de l m a le .I l d i o non ha toccato que l f r u t t o ,

p re fe rendo  l ’a lbero de l la v i t a ete r na .

L ’ uomo s t a in b i l i co f ra i l c ie lo  super io re e la na tu ra in fe r io r e . "  

(S r i Au rob indo )

Ogni vivente ha un propriolinguaggio di specie, formato dainnumerevoli e disparati segnali esegni…Posizioni nello spazio emissione diodori, suoni o altro sono gli strumentiattraverso cui questo linguaggio si articola.L’uomo ha perduto il contatto con gli altriviventi raffinando sempre di più il sololinguaggio dei suoni e la logica mentale chead esso ha associato…La traduzione in segniscritti di questo tipo di linguaggio non ne

modifica la sostanza. Il linguaggio mentaleha da un lato ampliato le possibilitàdell’uomo di espandersi materialmentedominando il pianeta e dall’altra l’haimpoverito isolandolo ancora di più dallatotalità degli altri esseri e dal cosmointero…il linguaggio è diventato in ultimaanalisi fattore di separatività e di visioneutilitaristica e viceversa queste hanno

prodotto un linguaggiomentale…

Ma il linguaggio

universale non si è perdutoper sempre per l’uomo. E’ solamente disceso sotto illivello della coscienzaordinaria, là dove giace

tutta la storia evolutiva dell’uomo. Emergedi tanto in tanto sia a livello individuale checollettivo e prende la forma di ciò chechiamiamo sogno, visione, immaginazione,oppure simbolo o mito.I miti sono uno dei più grandi tesori chel’umanità possieda: contengono in sé, sotto

la loro forma, una sostanza che èinsegnamento, conoscenza e saggezza oltretempi e culture. Occorre solo avere lasincera volontà di percepire questo

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insegnamento, farlo vivere in se stessi,perché nessuna conoscenza è “esterna”.

Il mito della cacciata dal paradisoterrestre è uno dei suddetti patrimonidell’uomo, compare a più riprese in paesi etempi lontanissimi tra di loro.

Molti Saggi l’hanno utilizzato per insegnare,qualche religione ne ha deformato lapercezione dell’essenza attraversointerpretazioni parziali e inadeguate dellaforma. Ma questo mito resta là come unapietra preziosa per chi voglia goderne labellezza ed assorbirne le vibrazioni di luce…

Mère : “ In e f fe t t i que l l a s to r i a che  sembra così puer i le , la s to r ia de l la  Genes i , con t iene una ver i tà . Ne l le  an t iche t rad iz ion i de l t ipo de l la Genes i  

è come ne i Veda: ogn i le t te ra e ra un  s imbo lo d i conoscenza , i l r iassun to  immag inoso d i una conoscenza  t rad iz iona le ; p ropr io come i Veda sono la s in tes i im m ag inosa de l la conoscenza  d i que i tem p i . Ma a par te questo , anche i l s imbo lo aveva una sua rea l tà , ne l  senso che davvero è es is t i t o un per iodo  su l l a te r ra ( co r r i sponden te a l p r imo  man i fes ta r s i i n fo rme umane de l l a  Ma te r i a men ta l i zza ta ) i n cu i l a v i ta s i  t r ovava anco ra i n pe r fe t ta a rm on ia con  

tu t to que l l o che c ’e ra s ta to p r ima . È  so lo p iù t a rd i che . . .”  

Mère, comeriportato nell’Agendadel 11 marzo 1961,viene interrogata daSatprem proprio sulvero significato diquesto mito, e Leispiega non cosa nepensa, ma come ha

vissuto edesperimentato la cosa.

Mère :   “Ha i qua lche domanda? ” [ i n  r i f e r imen to a l l ’ a fo r i sma d i S r i  Au rob indo sop ra c i ta to ]  

Sa tp rem: “È vero che è es is t i to un  parad iso te r rest re? Perché l ’uomo ne è  s ta t o cacc ia to?”  

Mère : ” Da l pun t o d i v is ta s to r ico — non ps ico log ico : s to r ico — basandomi su i  mie i r i co rd i . . . Anche se non posso  p rova r lo : non s i può p rova re n ien t e , io  penso che non es is tano p rove davvero  

s to r i che , cioè g iun te f i no a no i ; oppu re ,se ne es is tono , non le hanno ancora  t rova te . Però s tando a i mie i r i co rd i . . .(Mère ch iude g l i occh i , come andandosene a l la r i ce rca de l la sua  an t ica memor ia — con t inuerà a par la re  

ad occh i ch ius i ) . . . d i s icu ro , in un da to  momen to de l l a s to r i a de l l a te r ra , è  es is t i to una spec ie d i ‘pa rad iso  te r rest re ’ , ne l senso d i una v i ta  pe r fe t tamen te a rmon iosa e na tu ra le .Va le a d i re che c ’è s ta to un tempo in  cu i la man i fes taz ione de l la Mente s i  t rovava in accordo — ANCORA in comp le to accordo — e in to t a le arm on ia  co l p rocedere ascendente de l la Natu ra ,senza ancora nessuna pervers ione e  de fo rmazione . Era i l p r imo s tad io de l  

man i fes ta r s i de l l a Men te i n fo rme  ma te r i a l i . ”  

Mi pare che sia importante definirecosa sia questo “paradiso terrestre” questacondizione edenica. L’esperienza di Mère,certamente non ripetibile per uominicomuni, è comunque utile per lacomprensione di tutti; ben più utile di studistorici, che non possono che basarsi suteorie mentali, pareri ed illazioni, ed anchedi trattati teologici, che altro non sono che

elucubrazioni filosofiche e quindi mentali…L’esperienza di Mère parla di unafase dell’evoluzione umana di “transizione”.Un periodo in cui già si era manifestata laMente sul piano della materia e degliaccadimenti, ma ancora non si è sviluppatapienamente ed una armonia completaquanto inconsapevole con il suo ambienteera caratteristica dell’umano. L’uomo nonaveva ancora piena coscienza della propriaindividualità, e l’unione con il Tutto era unistinto, non una scelta.

In altre parole si potrebbe dire che iniziavaallora l’avventura della coscienza cheavrebbe dovuto imparare adindividualizzarsi pienamente, prima disuperare la separazione e ritornare adidentificarsi con il Tutto, questa volta peròin modo del tutto consapevole e volontario.Iniziava insomma un lungo e faticoso giro dispirale…

Mère : ” Quanto è dura to? Di f f i c i le d i r lo .Ma pe r l ’ uomo s i t r a t tava d i una v i ta  che e ra quas i la p rosecuz ione de l la v i ta  an ima le . I l m io r i co rdo è que l l o d i una  v i ta i n cu i i l co rpo s i ada t tava i n m odo  pe r fe t to a l l ’ amb ien te na tu ra le , i l c l ima  

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Lex Aurea 27 – Libera Rivista di Formazione Esoterica

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a i b isogn i de l co rpo e i l co rpo a l le  es igenze de l c l ima. La v i ta e ra q ua lcosa  d i assolu tam en te spon taneo e na tu r a le ,come po t rebbe esse r lo una v i ta  an ima le p iù luminosa e p iù cosc ien te ;  ma non aveva nu l l a d i que l l e  

compl icaz ion i e de fo rmazion i che lo  sv i l uppo de l l a Men te av rebbe agg iun to  p iù ta rd i . ”  

Il mito trova ogni volta le formeadatte per la cultura e la psiche dell’uomoche vive in quel preciso periodo in cui simanifesta, ma in fondo il mito è ricordo. Secosì non fosse allora non sarebbe strumentoper procedere verso la conoscenza, che èsempre svelamento e che non potremmoraggiungere se già non fosse completa in

noi.Anche questo del “Paradiso Perduto” è unricordo. Ricordo di uno stato particolare dicui l’uomo comune può percepire riflessi e ilricercatore spirituale bagliori e visionisempre più precisi e nitidi in proporzione alsuo livello ed ampiezza di coscienza.Esempi di riflessi sono quella reverenzasilenziosa che proviamo di fronte ai grandispettacoli della natura, agli alberi millenari,ai paesaggi maestosi; la compassione,intesa come partecipazione alla comune

condizione, verso gli altri viventi, verso lesofferenze degli animali…Certo non tutti gliuomini hanno questo tipo di sensibilità, mad’altra parte non tutti gli uomini sonoeguali, anzi si potrebbe dire che ciascuno èposizionato su un diverso gradino dicrescita e quindi di diverso grado diricordo…Mère ne aveva un ricordo perfettamentenitido e preciso, connaturato alla propriacoscienza, una con l’Energia esecutiva delDivino, la Madre.

Mère : ”… A d i r e l a ve r i tà , quando r i v i v i  que i momen t i non t i v i ene l a cu r i os i tà  d i ind iv iduare par t i co la r i de l genere ,pe rché t i t r ov i i n un ’a l t r a cond izione d i  sp in to , non ha i cu r ios i tà per queste  p rec i saz ion i ma te r i a l i : t u t to s i  t r asfo rm a in da t i ps i colog i ci…“…Di que l pe r i odo m i è r imas to i l  r i co rdo . M i è to rna to e l ’ ho r i v i ssu to  quando ho p reso cosc ienza de l l ’ in te ra  v i ta de l la te r ra . Ma non posso d i re  quanto s ia dura to , né qua le fosse i l  luogo — questo non lo so . Ricordo so lo  la cond iz ione , lo s ta to : che cos ’e ra la  Natu ra mater ia le , che cos ’e rano la  

fo rm a um ana e l a coscienza um ana in  que l m om ento . E que l la specie d i  a l t r i e l emen t i de l l a te r ra : a rmon ia con  la v i ta an ima le , e un ’a rmon ia così  g rand e con la v i ta vege t a le , una spec ie  d i conoscenza spontanea d i com e usare  

le cose de lla Natu r a , de l la qua l i tà de l le  p ian te , de i f r u t t i e d i tu t to quan to l a  Natu ra vegeta le può o f f r i re . E nessuna aggress iv i tà , nessuna paura , n ien te  con t radd iz ion i né a t t r i t i , NESSUNAperve rs ione : l a men te e ra pu ra ,sempl ice , luminosa , p r iva d i  compl icaz ion i…”  …Era.. , era q ualcosa d i così . . . sem pl ice,p ieno d i luce , a rmon ioso , es t raneo a  tu t te que l le p reoccupaz ion i che  abb iam o ogg i — asso lu tam en te fuo r i da  

qua lunque p reoccupaz ione d i tempo e  d i spaz io . Era una v i ta spon tanea,est remamente be l la , e così v ic ina a l la  Natu ra ! Come un espanders i na tu ra le  de l la v i ta an ima le . E non es is tevano con t rappos iz ion i , con t radd iz ion i , n ien te  — tu t to andava ne l m ig l i o re de i mod i . ”  

L’Eden come simbolo di unacondizione di coscienza, condizione che si èperduta perché nulla è stabile sul pianodella materia e degli accadimenti, ma tutto

è divenire…Solo nel Divino trascendente eprivo di qualificazioni c’è la stabilità el’eterna immutabile realtà, il resto èEmanazione e tutto ciò che è Emanatotende a riassorbirsi. Ma la via delriassorbimento passa attraverso lamedesima Volontà, Verità ed Amore chedeterminò l’Emanazione medesima.Quella volontà non può esprimerlal’animale, che ha la coazione degli istinti eneppure gli dei, che soggiacciono alla loroperfezione…solo l’uomo può scegliere, può

evolvere. L’uomo è ponte tra la materia edil Divino, nell’uomo la coscienza puòtrasformarsi, nell’uomo la materia averecoscienza di sé stessa, del Divino che èinvoluto in ogni cosa, della sua origineDivina e del suo ritorno al Divino.

L’uomo per svolgere pienamente ilsuo compito deve essere strumento dellamanifestazione della mente ed incarnareuna coscienza di individualità…per poitrascendere l’una e l’altra. In fondo lastoria del Cristo non è forse il racconto ditutto ciò? Quel Cristo che altro non è che ilDivino fatto uomo per insegnare all’uomo lavia per il ritorno, per riconquistare quellacondizione edenica che andava perduta per

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essere ritrovata con piena consapevolezza epiena volontà e pieno amore.

Mère : ” E l ’a lbero de l la conoscenza  s imbo legg ia un t ipo d i conoscenza . . .non p iù d i v ina , pe rché o rma i de r i va ta  

da l senso del la separazione. E stato questo t ipo d i conoscenza che ha  cominc ia to a r ov ina re tu t t o….

…Per un cer to tempo, s ia d i no t te che  d i g io rno , i n una ce r ta t r ance,r i t r ovavo una v i ta che avevo  v i ssu to ed e ro p ienamen te  cosc ien te che s i t ra t tava de l  d i f fonde rs i del l a fo rma um ana  su l l a te r ra - de ll e p r ime fo rm e  umane in g rado d ’ i nca rna re  

l ’essere d iv ino super io re . Era  i l r i co rdo de l l a p r ima vo l ta i n  cu i avevo po tu to  m a n i f e s t a r m i i n u n a f o r m a  te r res t re , i n una fo rma  pa r t i co la re , i nd i v idua le ( non  i n una v i ta i n gene ra le , ma  p r o p r i o i n u n a f o r m a  ind i v idua le ) , c i oè l a p r ima  vo l ta che e ra avvenu ta una  cong iunz ione f r a l ´ Esse re supe r io re e  l ’essere in fe r io re g raz ie a l  

menta l izzars i d i questa sostanza  mater ia le . È una cosa che ho v issu to  tan te vo l te , ma sempre i n un quad ro  d ’ ins iem e ana logo , e con la sensaz ione  asso lu tam en te ana loga d i una sem-p l i -  c i - tà così g io iosa , p r iva d i  comp l i caz ion i , d i p rob lem i , senza tu t t i  ques t i i n te r roga t i v i : non c ’e ra n ien te ,ma n ien te d i n ien te de l genere ! So lo  l ’espanders i d i una g io ia d i v ive re ,n ien t ’ a l t r o . . . I n un amore gene ra le ,un ’a rm on ia gene ra le : i f i o r i , i m ine ra l i,

g l i an ima l i , t u t to s i i n tendeva a l l a  per fez ione .Solo MOLTO TEMPO DOPO (ma è un ’ impress ione persona le ) , è s ta to so lo  mo l to dopo che . . . le cose s i sono  guasta te . Forse perché l ’evo luz ione  genera le ha reso necessar ie ,inev i tab i l i , ce r te cr is ta l l i zzaz ion i  men ta l i , a f f i nché l a men te po tesse  p reparar s i a passare ad a l t r o . E s ta t o a  que l pun to che . . . Mah! . . . è come prec ip i ta re in un buco , in una la idezza ,i n un ’oscu r i tà . Dopo d i a l l o ra tu t to  d iven ta così oscuro , così b ru t to , così  d i f f ic i le , così penoso. Davvero. . , dà p ropr io l ’ impr essione d i una caduta . ”  

Il serpente allora non rappresentaaffatto la negatività, la forza contraria,bensì proprio la Forza Evolutiva che portal’uomo verso il proprio compimento: primal’evoluzione mentale, che significa

conoscenza, seppure conoscenza didivisione, ma implica consapevolezza equindi libertà di scelta, che prima mancava.Come può l’uomo superare sé stesso seprima non giunge a realizzare pienamente

la sua umanità?. Questo vale sia alivello individuale che dell’interaumanità.

Il tempo è una dimensionesoggettiva, ormai è un concettoacquisito anche dalla scienza fisica:si potrebbe allora aggiungere che è

quindi strettamente connesso allivello di coscienza. La visionelineare del tempo è quella piùfunzionale alla dinamica mentale edalla comune coscienza di veglia, manon è l’unica. L’uomo primordialepiù armonico alla terra ed al cosmoaveva sviluppato una concezionecircolare del tempo e probabilmente

quello era “il tempo” che scorrevanell’Eden…Il tempo della specie cheincarnerà la Supermente, la Gnosi Divina,

sarà compreso in un attimo eterno in cuitutto è presente…Per gli esseri ditransizione che faticosamente stannoprocedendo per trasformare la propriacapacità percettiva e coscienziale, si puòproporre una visione “a spirale” che unisca ivantaggi della concezione ciclica, con quellidella visione rettilinea, superandone irispettivi limiti.

Ecco allora dai recessi del nostroinconscio, in cui giacciono accanto passatoe futuro evolutivi ricomparire la identica

figura spiraliforme del rettile che eravamo edel tempo che dobbiamo conquistare…In una visione del tempo siffatta il

prossimo giro della spirale prevede il ritornoad un Paradiso Perduto, ad una Etàdell’Oro, conservando ciò che è statofaticosamente guadagnato durante lacaduta e la risalita…La consapevolezza e lalibertà della scelta.L’uomo come specie si trova ad un bivio enon è scontato per nessuno quale stradaimboccherà. Le caratteristiche distintivedell’uomo come tale e che gli hannoconsentito il predominio materiale suquesta terra sono divenute ipertrofiche equindi pericolose per l’intero pianeta. I

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grandi sauri dominarono il pianeta grazie aduna loro caratteristica peculiare: l'enormemole. Quando questa caratteristica nonservì più ad assicurare loro lasopravvivenza ed il dominio sulle altrespecie fu completo, essa divenne una

specificità priva di qualunque utilità,obsoleta e poi dannosa, fino a determinareprobabilmente l'estinzione stessa deidinosauri. La specie uomo si trova in unacondizione molto simile. Le caratteristicheche hanno determinato il suo "successo"sulle altre specie sono state il senso dellaindividualità ( gli animali hanno unacoscienza di branco e non individuale) dacui deriva la capacità di utilizzare ogni cosaper i propri fini ed una enorme aggressività,oltre al pieno sviluppo dell'intelligenza e

della mente logica e pensante. Ora questecaratteristiche sono diventate obsolete, ilche non significa che vanno rigettate,ma purificate, cioè superate, nei loro aspettidi sopraffazione. Occorre essere levatrici ebalie di nuove caratteristiche chedefiniranno la specie oltre l'uomo.Ciascuno può scegliere di esserel'incubatrice del nuovo, oppure ilconservatore del vecchio, ma occorre laconsapevolezza che ciò che non evolve enon si trasforma porta inevitabilmente alla

distruzione ed alla morte.L'uomo non è fuori dalla natura, macon l'uomo possono essere superati i tempied i modi di evoluzione della naturamedesima: l'evoluzione non riguarderà piùil solo aspetto materiale e può diventare unprocessoconsapevole e cosciente...

Mère : I n fondo hanno guas ta to l a te r ra .L ´ h a n n o r o v i n at a - h a n n o i n q u i n at o  l ´ a t m o s f e r a, h a n n o g u a st a t o t u t t o .

Ecco perché b isogna che r id iven t i  qua lcosa d i s imi le [a l parad iso  te r res t re ] . Ah , pe rò b i sogna fame d i  s t rada ! - In senso ps ico log ico ,sopra t tu t to . Ma anche questa , anche la  s t r u t tu ra de l l a Ma te r i a (Mère pa lpa  l ´ a r i a in to rn o a sé ) , con l e l oro bombe  e i l o ro espe r imen t i e t u t t o i l r es to . ..ah , ne hanno fa t to un ta le past icc io ! . . .Hanno r i do t to l a Ma te r i a a un ve ro  guazzabug l io !  Probab i lmente - anz i , non  p robab i lmen te : è asso lu tam en te ce r to -  la Mater ia e ra necessar io t r i tu ra r la ,r imesco la r la , p reparar la , perché fosse  

in g rado d i r i cevere la COSA, la nuova  cosa che non s i è ancora man i fes ta ta .P r ima e ra qua lcosa d i mo l to  sempl ice ,a rmon ioso e p ieno d i luce -  ma non abbastanza complesso . E s ta ta  p rop r io ques ta comp less i tà a r ov ina re  

tu t to , ma. . . è questa s tessa  comp less i tà che po r te rà a una  rea l izzazione I NFI NI TAMENTE p iù  cosc ien te - i n f i n i tamen te d i p iù . E  a l l o ra , quando l a te r ra d i ven te rà  a l t r e t tan to a rmon iosa , a l t r e t tan to  semp l i ce , a l t r e t tan to l um inosa ,a l t r e t tan to pu ra - semp l i cemen te e  pu ramen te d i v ina - da tu t ta ques ta  compless i tà se ne po t rà r i cavare  qua lcosa .

S a t p r e m - d a " I l m a t e r i a l i s m o D i v i n o "  : "La g rande Trans iz ione a l l ' a l t ra spec ie  cominc ia con una sguardo . Passare da  una spec ie a un 'a l t ra non cons is te in un  c a m b i a m e n t o d i s t r u t t u r a , m a i n  cambiam ento d i cosc ienza: i l b ruco e la  fa r fa l la guardano un so lo iden t ico  mondo. E quando a lcun i avranno cominc ia to a vede re ne l l ' a l t r o modo ,sarà i l con tag io de l la v is ione  sov ramen ta le ; usc i r emo da l l ' i n cubo  men ta le , sen t i r emo a l t r imen t i ,

r esp i r e remo a l t r imen t i e cos t ru i r emo  a l t r imen t i i l nos t ro mondo , pe rchè l o  ved remo a l t r imen t i . E i n f i ne l a  Cosc ienza s tessa p renderà questo  corpo per r i fa r lo secondo la p ropr ia  v is ione d i imm or t a le be l lezza . "  

In una vecchia discussione sulla listaFuoco Sacro qualcuno chiese: “Come saràl'uomo del futuro? “ L'uomo nel futuro saràeguale a quello odierno e a quello delpassato. Dovremo piuttosto chiederci cosa

ci sarà oltre l'uomo. L'umanità è nellecondizioni in cui si trovarono i pesci qualchecentinaia di milioni di anni fa, quando quellidi loro più avanzati, che menosopportavano di essere imprigionati in ununiverso d'acqua, si gettarono fuori sullaspiaggia, per scoprire nuove verità emodalità di vita, un nuovo piano ed ununiverso diverso. I primi soffocarono, poiimpararono a resistere sempre un po' dipiù, finchè si trasformò anche la materia, aseguito della loro forza di volontà e la loroaspirazione: le branchie divennero polmoni,adatti per farli vivere all'aria e lorodivennero anfibi. Gli anfibi non erano piùpesci, ma i pesci hanno continuato ad

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esistere e a trascorrere la loro vita comesempre.Oppure come quando le scimmie piùirrequiete ed insofferenti della lorosituazione, cominciarono ad utilizzare manie strumenti e a guardare in alto il cielo, con

lampi nella loro grezza mente embrionale,di cui non si rendevano pienamente conto,perchè non sapevano cosa fosse il pensieroe non avevanostrumenti per definirlo o megliocomprenderlo.

Così per l'uomo. L'umanitàtradizionale, mentalizzata, egoista,aggressiva esisterà ancora e sempre, ma ilruolo della mente è esaurito e costringel'uomo in un universo ristretto. Per coloroche non sopportano più i limiti imposti dalla

coscienza di separazione, dalla percezionedei sensi e dalle elaborazioni mentali, c'è lapossibilità di slanciarsi sulla "spiaggia" di unnuovo mondo. Costoro sono le avanguardiedell'uomo nuovo, della nuova entità chestarà al vecchio uomo, così come l'uomo staal vecchio scimmione, governato da istintoed abitudine.

Come l'uomo è stato veicolo per lamanifestazione della mente, così il"superuomo" sarà strumento dimanifestazione della "Supermente". Non un

uomo con caratteristiche umaneenfatizzate, con superpoteri come ipersonaggi dei fumetti, ma un nuovo essereper il quale conoscenza e volontàcoincideranno. Sarà attraverso questoessere Supermentale, che trasformeràassieme a sé stesso tutto il piano dellamateria e degli accadimenti, che siinstaurerà nuovamente sulla terra quelParadiso che era stato Perduto…

Evo luz ione  Passa i in una d imor a lum inosa e serena  E v id i com e in uno specch io d i c r is ta l lo  

Sa l i re un ’an t ica Forza serpen t in a  Da l le sp i ra l i ascendent i de l la v ia de l  

t e m p o .La te r ra e ra una cu l la per la venu ta de l  

Dio E l ’uom o so l tan t o una t racc ia non  

oscu ra e non l um inosa  De l passagg io de l D iv ino v e la to a l la  

luce de l lo Sp i r i t o  Da l sonno de l la Mater ia e da l fa rd e l lo d i  

pena  De l la v i ta che non sa e de l la m or t e .

La men te l i be ra ta nuo tava ne l l a vas t i tà  oceanica del la luce,

E la v i ta s fugg iva a l suo g r ig io con f ine  d i t o r t u r a ;  

I o vedevo l a ma te r i a i l lum ina re la  No t te sua gen i t r i ce.

L ’an ima po t eva sen t i r s i p ro ie t t a re  a l l ’ i n f i n i to ,

Ete r na bea t i tu d ine d iv ina i l cuore rosso  v i vo .

Sr i Aurob in do (Last Poem s)

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Appunti sul Rituale diApertura e Chiusura dei

Lavoridi P.Vitelli

Tralasciando quanto più volte accennato alriguardo della necessità dell’uomo disincronizzarsi con i ritmi della Natura, alfine di ritrovare in se stesso quelmicrocosmo creato a “immagine esomiglianza del macrocosmo”, prenderemoin considerazione l’aspetto tecnico delRituale dei Lavori della Libera Muratoria.Cominciamo con il rammentare che ilconcetto di Rito involge strettamente ilsignificato del Simbolo.

L’aspetto Cerimoniale (o,più propriamente  “Liturgico” e cioè:essenziale rispetto aforme accidentali ovariabili) del Rito, sisvolge, infatti, attraverso

un’Associazione ed un Equilibrio di Gesti,Parole e Immagini, prevalentementesimboliche; associazione e equilibrio, a cuisi riconnette l’efficacia stessa del Rito.Ciò evidenzia l’importanza e l’attualità del

Simbolo in collegamento essenziale alcerimoniale rituale.Per prima cosa possiamo assolutamente affermare che se un rituale non è vissutonella sua pregnanza totale è soltanto meracerimonia che nulla aggiunge alle condizionipsico-spirituali dei partecipanti e che,addirittura, può esaltare la sfera psichica adiscapito di quella spirituale: e inquest’ultimo caso, esso non soltanto èinutile, ma può addirittura diventaredannoso.Il rituale va seguito - se mi è consentital’impressione - con una quieta tensioneinteriore, con un’attitudine “stretta” sì chenon il minimo elemento sfuggaall’attenzione opportunamente concentrata.Nei nostri testi sono fornite ampiespiegazioni sulsignificato dei simboliche del rituale diapertura e di chiusurafanno parte, ma non cisono - ed è giusto esaggio - note esplicative

delle parole del ritualestesso.

Non vi sono, a mio parere, perché èdoveroso che ogni massone - conquell’attitudine “stretta” della qualedicevamo poc’anzi - ne scopra a poco apoco i significati dentro di sé, si cali cioècon quelle parole nella propria realtà

personale fino a scoprire che è attraversoquelle parole che egli può totalizzare la suarealizzazione.Visto il rituale di apertura e di chiusura deilavori come un unico blocco ma diviso in piùtempi, si scopre che esso sale, raggiunge ilculmine durante i lavori e discende fino allospegnersi delle luci: tutte queste fasi - chesono magiche - vanno sentite all’interno delproprio spirito e accolte come uno schemache consenta, a chi ancora non è in gradodi proiettarsi senza supporti in una

determinata condizione di essere, di entrarein quel particolare stato vibratorio chedignificherà i lavori propriamente detti.Vediamo più da vicino queste fasi:

Si comincia con l’ingresso Rituale, sul qualenon mi soffermerò in quanto più voltetrattato, ma da non dimenticareassolutamente la fondamentale importanzache riveste ai fini della costruzione delloSpazio Sacro; la Loggia è in penombra, leluci dell’Oriente, non ancora manifeste,sono una potenzialità resa intrinseca eimmanente dalla presenza del MaestroVenerabile.E’ soltanto quando quelle luci si accendono

(la Saggezza, la Bellezza e la Forza ), che sidelinea la possibilità di innalzare questotempio alla gloria del Grande Architettodell’Universo.E’ superfluo aggiungere che il Tempioparticolare è quello che ognuno stacostruendo dentro di sé e che, nel momentodei lavori rituali di Loggia, diviene parte diuno schema più ampio attraverso il quale

tutto e tutti hanno la possibilità di sentirsiuna sola cosa.La sinfonia che si sta costruendo in Loggia èin fase di pieno crescendo e gli strumenti,che altro non sono che le nostre “emozioni” ,

intrinseche nella nostranatura, si stannosincronizzando fino avibrare all’unisono.Inizia a questo punto aprender corpo il Lavoro,lavoro che

tradizionalmente simanifesta attraverso laricerca sui vari pianidella Manifestazione.

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Lex Aurea 27 – Libera Rivista di Formazione Esoterica

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Questa ricerca, sicuramente nata daquando il “desiderio” si è manifestatodentro di noi, ovviamente non puòterminare con l’ingresso nell’Istituzione; èda quel, momento, anzi, che essa vaesaltata e sospinta in tutte le direzioni

possibili, proprio perché l’iniziato haricevuto altri “talenti” da spendere, e deiquali gli sarà chiesto il conto. Ed èopportuno che egli sappia, fin dal suoingresso nell’Ordine, che la ricerca nonfinisce mai, nemmeno al terzo grado.Fra gli esseri depositari delle virtù prime c’èil Maestro Venerabile, la Luce della Loggia,il Sole che spande da Oriente la sua luce eche, per questa ragione, nel Tempio, è - enon può non essere, nemmeno se lo vuole -un re sacerdote nella pienezza dei suoi

poteri. E’ lui e lui soltanto che, per mezzodel Fuoco, “trasforma” le forze che si sonoaddensate nella loggia e che coinvolgono,nel loro benefico calore, tutti i presenti.L’operazione magica che si sta svolgendo, aquesto punto, è vivificata dalla severitàdella legge e dall’ineffabilità della giustiziae, di conseguenza, non è concesso ilminimo spazio all’improvvisazione.Legge e Giustizia sono le due colonne sullequali poggia sovrana quella “purezza” che leforze, trasformate dal Fuoco, avranno

cominciato a far circolare tra i presenti;ogni squilibrio fisico o emotivo dei presentiinquina questa “purezza” ed è per questoche tutti, ma particolarmente i Dignitari,

  “devono” aver assolutamente realizzatoquella “purezza interiore” necessaria. Mac’è di più: il rito sarà inquinato anche se

  “uno qualsiasi” dei presenti non avràdeposto, fuori della porta del tempio, imetalli che portava con sé, cioè l’ira, o lalussuria, o l’inquietudine, in una parola ognielemento di turbativa.

Nel rituale tutto ciò è chiarissimo, Lapurezza è un requisito indispensabile:l’uomo è uno spirito che si serve del corpo,della mente e delle emozioni, ma deveimparare a non identificarsi con esse.Egli è “al di là”, scintilla divina indistruttibilee potentissima, inconsapevole fino aquando non si accenda, nella profondità delsé, la luce ricevuta con il crismadell’iniziazione. E l’iniziato non deve maidimenticare - sopratutto quando agisce nelmondo cosiddetto profano, dove leoccasioni d’oblio si moltiplicano – che egli èun fuoco concentrato e che la sua Legge(che poi è la legge di tutti, profani e non) è

di dissolverlo onde reintegrarsi allasorgente dalla quale si è separato.Se a questo punto in loggia tutto è statocompiuto secondo le regole dell’Arte, allorasi può tentare il passaggio ad un altro pianoche si esplica in un rapporto  diretto con

l’Incondizionato: ed ecco il MaestroVenerabile, per i poteri a lui conferitidall’Ininterrotta Tradizione Secolare, mettela loggia in rapporto con il mondoarchetipale, ecco la Comunione con tuttequelle Forze che assicurano la continuità trail mondo della manifestazione e quellodell’Impercettibilità, ecco il Segno e laBatteria (la parola perduta finalmenteritrovata) mentre nella loggia la vibrazione,su altri livelli, ha raggiunto il suo tono piùalto, pura, perché non inquinata da una

facile emotività che il Maestro Venerabiledeve essere riuscito con tutte le sue forze adecantare, sia in sé, sia negli altri. E quelmomento, d’altissima tensione spirituale,ha finalmente la possibilità di stemperarsi edi diluirsi nell’istante in cui il Maestro delleCerimonie traccia il Quadro catalizzandol’attenzione di tutti i Fratelli che finalmentesincronizzati potranno confrontarsi comeEsseri che seguono la via luminosa dellaTradizione.A questo punto il rituale di apertura si

conclude e i Lavori di Loggia cominciano,connotati da quell’energia, trasformata, chela sincronizzazione dei Fratelli è riuscita aprodurre.

Il Lavoro riprende làdove era stato lasciato,cioè con il Lavoro aspecchio affinché tutti ifratelli possanocontinuare gli sforziindividuali al fine dellarealizzazione, cioè a

non esaurire la carica iniziatica nell’ambitodella loggia, ma a portare la luce nelmondo, a trasferire, nel Regno le energie,così da trasformare a poco a poco il mondodei profani. (E, per inciso, quanto dettonon significa che bisogna fare opera dimissione o d’apostolato o ancora diproselitismo; significa piuttosto esercitare,nell’ambito profano che ad ognuno èassegnato, il duro mestiere di “Iniziato” che, consapevolmente, ognuno di noi hascelto per sé.Ma tutto questo sarà possibile se l’attitudineiniziatica è sempre presente nel ricercatoreche, così facendo, conseguirà un altroscopo, che è quello del proprio risveglio.

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Lex Aurea 27 – Libera Rivista di Formazione Esoterica

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Il Massone non è solo al mondo: se avràsaputo disciplinarsi convenientemente,scoprirà gioie e successi che a tempo debitoinevitabilmente arriveranno.Il Rito prosegue nella fase discendente.Quell’Incondizionato o Egregorio cui la

Loggia, attraverso l’invocazione del MaestroVenerabile, si era agganciata in aperturadei lavori per indurre i partecipanti al ritoad un’espansione del proprio  stato dicoscienza, è adesso sollecitato,indirettamente, a restare nel cuore diognuno affinché sia possibile continuare adoperare magicamente anche nel mondoprofano.Dall’Incondizionato al condizionato.Siamo alla fine, tutte le tensioni fin quiraccolte, sono per l’uomo, per quest’uomo

qui presente, che lavora in loggia e che di lìa poco tornerà nel mondo a combattere; eancora una volta la Parola sacra èpronunciata, essa viaggerà da Oriente aOccidente anche in memoria degli antichiFratelli Rosa Croce, fino a quando il Fr:. 1°Sorvegliante non sancisce che:   “Tutto ègiusto e perfetto”.Le luci via via si spengono, nell’ordineinverso in cui sono state accese, il luogodell’operazione deve essere restituito aiprofani, il Fuoco non è più su questo piano;

ma quella dignità, quella forza che avremosaputo sprigionare sono scese in noi cheabbiamo partecipato all’operazione.Attraverso l’uscita rituale dal Tempiol’energia accumulata dovrà esseredistribuita nello Spazio e forse a quelmomento un altro mattone si aggiungeràalla costruzione di quel tempio interioreche, in ultima analisi, è l’unico dovere cheogni massone è chiamato ad assolvere.

Gnosi Di PrincetonUna Sintesi Personale

Di D.P.E

Care Amiche e Cari Amici,sull’argomento Gnosi di Princeton, ritengoesista un libro splendido, quello di RaymondRuyer, ed in più in rete si possono trovarespunti di riflessione: non molti ma ci sono.Ma si tratta di libro e di articoli datati e perquesto particolare tipo di ricerca nellafenomenicità interiore ed esteriore ed oltre,il continuo progredire nelle conoscenzeamplia i limiti delle stesse trasferendosempre più verso l’ignoto i propri confini.Non è pertanto un tipo di gnosi così come

viene considerato in modo usuale, ma uncontinuo tendere ed approssimarsi verso laluce, anche se se ne si intravede solo unafrazione infinitesima.Ognuno che abbraccia tale tipo di ricerca edi “sapere” è libero di progredire verso unapropria illuminazione e conoscenza.Gli unici due parametri comuni per ognunosono l’olismo per la ricerca nella psico-fisicità ed il panteismo per un’eventualepresenza di un senso del religioso (sensodel sacro) connesso al proprio individuale

percorso.Quello che qui viene presentato è solo unasintesi di un approccio personale che derivada quel tipo di gnosi e che si è perfezionatoin base all’esperienza di un singolo.Sono però necessarie alcune premesse dicarattere specifico perché questo modo diprocedere non è fondato su testi conargomenti oggetto di fede ma su aspettiscientifici della psico-fisicità, cioè dellafenomenicità, da verificare continuamentesecondo ragione e quindi falsificabili.Da cui la loro sostituibilità o ampliabilità.Esiste un sistema globale caratterizzato daun serie di sottosistemi ognuno dei quali asua volta è composto da sottosistemi,ognuno dei quali…etc.Il limite della decomposizione non è per ilmomento determinabile: chi pensa almodello standard, chi alla teoria dellestringhe, chi, d’altro canto, all’universoolografico.A ben osservare queste teorie, pur avendouna vivibilità intrinseca e differenziante, invero hanno un punto in comune: la reductio

ad unum e la pluricomposione della realtà.E i due termini del punto in comune(reductio ad unum e pluricomposione)

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possono entrambi essere valutati o comeinizio ricerca o come fine ricerca.Però si possono considerare esistentisimultaneamente entrambe le definizioni(inizio, fine) perché il procedere dellavisione globale umana avviene in termini

fenomenici, quindi da uno stato valutativointermedio tra i due.Chi osserva può da questo stato, indurre odedurre ovvero assieme indurre e dedurre.Una visione di questo tipo non reifical’essenza ma valuta e giustifica un esserci.Infatti il nostro cervello è sì creativoma non nel senso di reificante, solo nelsenso di raffigurante e di significante.

Ritorniamo al sistema iniziale con tutti i suoisottosistemi a loro volta compositi.Ognuno di noi appartiene ad un

sottosistema ed è a sua volta unsottosottosistema.Finora abbiamo parlato solo di sistemaperchè per sua definizione è costituito da uninsieme strutturato, finito e numerabile dielementi, fra loro di natura omogenea.E per la presenza della struttura, che lodefinisce, e degli elementi di insieme, in essoavvengono azioni e reazioni che determinanoequilibri di tipo dinamico (caos).Anche tra sottosistemi connessistrutturalmente tra loro si definisce sistema

ciò che li connette. 

Quindi anche in un sistema avvengonoequilibri dinamici tra sottosistemi.Tutte queste situazioni caotiche generano lacomplessità del sistema (o delsottosistema).Allora, per il momento abbiamo stabilito

che caos e complessità coesistono in modoessenziale, avendo entrambi definizioni benprecise.

Ed ora possiamo aggiungere che caos ecomplessità derivano dalla non linearità(cioè non la semplice proporzionalità) delleazioni (e corrispondenti reazioni) che nelcaso “umano” si definisconocomportamenti, “pensieri, parole, opere ed

omissioni”.La non linearità dipende solo dal numero edal grado delle interconnessioni tra i nostrisottosistemi: in ultima analisi dal nostro

 “io”.Da questo punto di vista possiamo dire chela nostra “macchina neurale” con tutti i suoiannessi e connessi (sistema immunitario,sistema endocrino, etc) riproduce laquintessenza della complessità in cui il caos(equilibrio dinamico) rappresenta laconfluenza di ogni vitalità elettromagnetica,

termodinamica, elettrochimica: insommabiochimica.Per poterci intendere fino a questomomento occorre perfezionare il concettofondamentale, quello di sistema, con degliesempi concreti.Un individuo appartiene ad un insieme dielementi-individuo e fra questi elementi,per la coesistenza, vengono introdotte dellenome, delle regole, cioè una struttura.L’insieme così strutturato diventa unsistema.

Lo stesso individuo può relazionarsi in modospecifico per esempio con un altrogenerando così un altro insieme (in questocaso sottoinsieme) che potrebbe esseredefinito famiglia (da matrimonio o daconvivenza) che essendo anch’esso regolatoda leggi o norme diventa analogamente unsistema (in questo caso un sottosistema) adue elementi o a tre o più, a seconda dellapropria etnicità.Lo stesso individuo può aderire a un altrosovrainsieme o per tipo di cultura o per tipo

di opinioni politiche o per tipo di sensoreligioso o per tipo di senso morale.Ed anche questi insiemi avranno una lorostruttura portante e pertanto anch’essisaranno dei sistemi.Allora uno stesso elemento singolo è ingrado di appartenere a più sottoinsiemi (equindi sottosistemi) e la sua psico-fisicitàavrà connotazioni e colorazioni diversificatein funzione delle sue appartenenze.Il suo tipo di vita e le sue azioni e reazionicomportamentali saranno dettate anchedal tipo di appartenenza scelto o a volteimposto.La complessità e le attività non lineariderivano proprio dall’appartenenza a questo

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numeroso ensemble di strutture chevincolano l’individuo liberandolo, nelcontempo, dal suo isolazionismo.E l’adattamento o l’attività in sé, generanoquello che si chiama proprio l’equilibriodinamico, il caos, il continuo divenire e

trasformarsi eracliteo.Questo è un semplice discorso riferitoall’umano.Ma analogo discorso vale per il mondozoologico non squisitamente umano.E parimenti per il mondo vegetale o affine.Il discorso si fa un po’ più complicato per ilmondo minerale.Ma è una questione di punti di vista esoprattutto di paradigmi interpretativi, sucui non interverrò per non appesantire lasintesi.

Infatti occorrerebbe tutto un discorsovibrazionale in cui la musica e lamatematica giocano un ruolo fondamentale.Per procedere, a questo punto si pone ilproblema del pensiero; cos’è, com’è, dov’è.Per fare ciò dobbiamo postulare l’esistenzadi un connubio fondamentale corpo-pensiero che va molto al di là della teoriadell’identità che si è sperduta nella rincorsadei rapporti mente-cervello.E personalmente devo ringraziare sia lamusica sia l’alchimia sia la filosofia, che

associate alla ricerca scientifica, mi hannoconcesso di comprendere l’inscindibilitàenergetica di qualsiasi manifestazione fisicae spirituale.La nostra fenomenicità è corpo e pensiero.Non solo la nostra, ma anche di chiunque oqualunque cosa che sia altro da noi.Sarebbe come ammettere che materia epensiero sono due modi di esseredell’energia.Che noi stessi siamo energia, materia comeenergia condensata e che il pensiero è

l’onda informativa che la circonda, che cicirconda, che contiene l’universo.Materia come un insieme di fermioni,pensiero come insieme di bosoni, entrambie contemporaneamente facenti parte di untutto, un superspazio tensoriale in cuisimmetria ed antimetria sono coesistenti,con loro proprie regole di cui noiintravediamo determinate specificitàunicamente settoriali.Allora, il tutto che ci circonda non è distintoda noi, perché anche noi siamo il tutto ed iltutto è all’interno di noi.Noi siamo contemporaneamente parte etutto, infinito e infinitesimo, siamo il tempo

e ne siamo anche al di fuori, costituiamouno spazio ma ne siamo anche al di fuori.Siamo limitatezza ed illimitatezza, siamomortali ed eterni.Siamo ogni colore, siamo ogni loro sommae loro differenza.

Siamo luce, ombra e vuoto.Siamo qualsiasi nota musicale ed assenza divibrazione.Siamo assonanze e dissonanze e purosilenzio.Siamo isole e penisole e continenti.Siamo terra e onde del mare.Siamo dentro questo mondo e fuori daquesto mondo.Siamo strutture e funzioni.Siamo ciò che pensiamo.Siamo ciò che introiettiamo e ciò che

emettiamo.Insomma noi siamo contemporaneamenteparte e tutto, ma siamo anche il nulla.Solo con quest’ultima consapevolezza entrain campo la speranza.Speranza che non dipende molto dallacorona o dalla terra, ma da tutto ciò che stain mezzo a questi due Chakra.E tutto ciò che sta in mezzo origina il nostrosenso religioso.Solo la libertà ci consente di optare per unadeguamento dogmatico-religioso ovvero

per una strada sacrale anideologica.Su questa strada della sacralità, nella miaanarchia sostanziale personalmente hoaccettato una visione panteistica non tantoper ridurre l’idea del “Dio”, quanto perampliare l’idea dell’”umano”, costruendo unmio credo, che più che altro è una speranzafondata sull’uguaglianza e la fratellanzatenute assieme dalla libertà.

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Immersione SimbolicaDi Filippo Goti

1. Ferrose Forme, Di StridenteSembianza Innanzi A Me 

  “Sono una vite, una vite solitaria che stanel mondo. Non ho un sublime piantatore,non ho coltivatore, non un mite aiuto chevenga ad istruirmi su tutte le cose” 

1. La parola Simbolo deriva dal latinoSymbolum, e trova radice nel grecosy´mbolon.

2. Sy´mbolon è parola formata da dueradici (sym-, "insieme") e (bol?, "unlancio").

3. Il significato approssimativo è quindiquello di mettere assieme due parti distinte.Lasciando intuire, a chi può intuire, ilrapporto che lega le due parti.

4. L'etimologia greca del termine conduce apensare, che ponendo assieme le due parti,si ottenga un lancio-salto.

5. Il Simbolo è legato alla comunicazionenon verbale.

6. Il Simbolo è composto da unadimensione formale e una dimensioneessenziale.

7. La dimensione formale è percepibileattraverso i sensi ordinari.

8. La dimensione essenziale afferisce sia alsignificante del simbolo (valore oggettivo),sia al percepito del significante del simbolo(valore soggettivo)

9. Il significante è la forma.

10. Il significato è il conteneuto essenziale.

11. Abbiamo un simbolo, solamente quandola funzione percettiva-cognitivadell'osservatore, rivela un rapportoprofondo tra significante e significato.

12. La funzione percettiva è relata allacapacità di rilelvre i segni dei fenomeni.

13. La funzione cognitiva è relata allacapacità di interpretare i segni percepiti.

14. Afferiscono alla funzione cognitiva

alcune sotto funzioni come la memoria,l'associazione, l'elaborazione.

15. La funzione percettiva si fonda sia sui 5sensi "sensibili", sia sui sensi spirituali.

16 La funzione cognitiva si fonda sia sullalogica e la dialettica, sia sull'intellettospirituale.

17. L'esoterista è colui che legge ilsignificato profondo dei fenomeni.

18. Il significato profondo dei fenomeni èl'essenzialità.

19. L'essenzialità è ciò che è in se.

20. Il lavoro su di un simbolo si connaturanell'andare oltre la forma sensibilepercepita del simbolo, esaurire la funzionecognitiva dialettica e logica, percependo laforma spirituale del simbolo, ed intelleggerecomprendendo in noi l'essenza del simbolo.

2. Transitori Pensieri IntermittentiEuclidei 

 “I Sette mi hanno oppressa e i dodici sonodiventati la mia persecuzione. La Prima Vitami ha dimenticato e la Seconda non si dapensiero di me” 

1. Un punto nella geometria euclidea nonha grandezze di alcun tipo (volume, area,lunghezza), e nessuna caratteristica ingenerale tranne la sua posizione. Nellageometria cartesiana del piano e dellospazio euclideo un punto è un insiemeordinato di coordinate.

2. In geometria un segmento è una parte diretta delimitata da due punti, detti estremi.

3. In geometria, il triangolo, come si evincedal nome, è un poligono formato da trevertici, o angoli, e tre lati. Esso rappresentala figura più semplice in assoluto, in quanto3 è il numero minimo di segmenti necessariper delimitare una superficie chiusa; oltre aquesto il triangolo è anche importante permolte sue altre proprietà e caratteristichegeometriche, su cui si fondano le basi dellageometria.

4. In geometria, il quadrato è unquadrilatero regolare, cioè un poligono conquattro lati uguali e quattro angoli uguali(tutti retti). Il quadrato è un caso

particolare di rettangolo (in quanto ha tuttie quattro i lati uguali) e di rombo (inquanto ha le due diagonali uguali ovvero inquanto ha quattro angoli uguali).

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 5. In geometria, un pentagono è ognipoligono a cinque lati, comunque, il termineviene comunemente usato per indicare unpentagono regolare, dove tutti i lati sonouguali e tutti gli angoli sono pari a 108°. Un

pentagramma può essere formato da unpentagono regolare o estendendo i suoi lati,o disegnando le sue diagonali, e la figurarisultante contiene varie lunghezzecorrelate dalla proporzione aurea.

6. In geometria, un esagono è un poligonocon sei spigoli e sei vertici.

7. Il perimetro (scritto come P, o anchecome 2p, ovvero due volte p minuscola, ilsemi-perimetro) è la misura della lunghezza

del contorno di una figura piana. La paroladeriva dal greco perímetros, composto diperí, intorno, e métron, misura.

8. Il concetto di superficie si forma in modointuitivo nell'esperienza quotidiana,considerando ad esempio il bordo di oggetticoncreti o lamine estremamente sottili. Inmatematica queste idee vengonoformalizzate intendendo con superficie unente geometrico che si può pensaregenerato in vari modi, come dal movimento

continuo di una linea oppure dal contorno diun corpo solido. Essa può essere piana,curva, limitata, illimitata, chiusa o aperta.Le definizioni matematiche sono diverse masono tutte quante racchiuse nella nozione di"superficie astratta" e di varietàdifferenziabile. Nei casi più comuni iltermine è usato per riferirsi a superfici inuno spazio tridimensionale.

9. Con lo sviluppo di solidi si intenderiportare, attraverso determinate

costruzioni geometriche, la superficie di unsolido su un stesso piano e in modo che siain vera forma e misura.

10. I Simboli Geometrici raccolgonoporzioni di spazio.

11. I Simboli Archetipali afferiscono alpatrimonio comune dell'umanità.Espressioni prime ed ultime, delle leggimeccaniche che governano e formanol'uomo.

12. I Simboli Tradizionali appartengono alpatrimonio religioso, artistico e mitologico,di una particolare cultura o civiltà.

13. I Simboli Esoterici raccolgono ilpatrimonio esoterico di una particolarefratellanza di uomini.

14. I Simboli Individuali o Personali

esprimono il patrimonio cognitivo espirituale di un singolo uomo.

15. I Simboli di radicamento permettono diconcentrare su di un determinato spazioun'energia.

16. I Simboli psicodinamici sono un viaticoesteso fra la zona conscia e la zonainconscia dell'uomo.

17. La geometria (dal greco antico

γεωµετρία, composto da γεω, geo = "terra"e µετρία, metria = "misura", tradotto quindiletteralmente come misurazione della terra)e quella parte della scienza matematica chesi occupa delle forme nel piano e nellospazio e delle loro mutue relazioni

18. Un numero è una entità astratta usataper descrivere una quantità. I numeri sonogeneralmente descritti tramite delle cifre,secondo un sistema di numerazione.

19. Uno. Unità Imperativa CategoricaDue. Riflessione dell'unità. GemelloOmbroso.Tre. Sintesi. Diverso in Genere e in Natura.Quattro. Razionalizzazione dei fenomeni.Cinque. Essenza dei fenomeni.Sei. Sintesi. Tra aspetti archetipali e atavicisuperiori, e funzioni razionali ed essenzialiinferiori.Sette. Legge. Polarizzazione fra SecondeCause e Fenomeni.Otto. Ritorno. Fulcro statico, fra due

dinamismi conseguenti.Nove. Dinamismo e trascendenza.Dieci. Equivalenza. Unitarietà e Assenza.

20. La immaginazione è la capacità e ilprocesso atto a creare immagini mentali.

3. Affresco di parole, Vento cheComunica 

  “ L’errore ha elaborato la sua Materiapropria nel Vuoto, senza conoscere laVerità” 

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1. La generazione di simboli è attivitàimprescindibile di ogni tipo di societàumana

2. Il Simbolo ha come obbiettivo il trovareanalogie e associazioni tra le cose

3. Il Simbolo è strumento di transito delpatrimonio tradizionale.

4. L’attività e la capacità simbolica che èalla base di ogni struttura umana.

5. Il Simbolo permette di imprimerenell’uomo tendenze culturali, sociali,religiose e morali.

6. I Simboli grafici permettono all’uomo discrivere.

7. I Simboli verbali permettono all’uomo diparlare.

8. I Simboli matematici permettonoall’uomo di ordinare lo spazio.

9. Le parole sono simbolo di Idee.

10. Il Simbolo è fisso e volatile in ogni suaparte.

11. Il Simbolo nella sua forma, è unatraccia grafica che correla uomo ad un'idea.

12. Il Simbolo nella sua forma, è unatraccia grafica che correla un uomo ad altriuomini.

13. Il Simbolo nella sua essenza, è unponte che permette ad un uomo diraggiungere un'idea o una forza.

14. Il simbolo nella sua essenza, è un ponteche permette di raggiungere altri uomini.

15. Raggiungere un'idea, è raggiungere unarchetipo.

16. Raggiungere una forza, è raggiungereun atavismo.

17. Un ponte fra uomini, è un Eggregore.

18. Il simbolo è una traccia e un punto frale varie parti mobili dell'uomo.

19. Il simbolo è il fulcro attorno al quale levarie parti mobili si dispiegano.

20. Il Simbolo è sintesi, e annuncio dinuova sintesi. 

4. Fluidi Avamposti di Conoscenza InMe 

 “Mi tolsero la veste scintillante che nel loroamore mi avevano fatto e la toga purpurea,misurata e tessuta sulla mia statura.” 

1. Il simbolo è ciò che è. Il simbolo è deltipo di energia, la maggiore raccolta nelminor segno.

2. La parola di potere è ciò che è. La paroladi potere è del tipo di energia, la maggioreraccolta nel minor suono.

3. Il simbolo assume un solo significato, incorrispondenza del livello dell'essere.

4. Il livello dell'essere è dato dallaintersezione della sfera fisica, psicologica eanimica.

5. Il Simbolo rappresenta una chiave.

6. Il Simbolo rappresenta una soglia.

7. Il Simbolo è chiave in quando permettedi accedere a nuovi stadi di conoscenza.

8. La conoscenza porta alla comprensione,

la comprensione porta alla consapevolezza,la consapevolezza porta alla comunione.

9. Il Simbolo è una soglia in quanto separaun prima da un dopo.

10. Il prima è l'aspetto formale.

11. Il dopo è l'aspetto essenziale.

12. Mutato il livello dell'essere, muta ilsignificato del simbolo.

13. Il significato del simbolo sarà compiuto,quando sarà compiuto il livello dell'essere.

14. Il simbolo è un ente dinamico.

15. E' ente dinamico ciò che è in sedinamico, o ciò che induce al dinamismo.

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16. Il dinamismo è il movimento che separadue condizioni di stato inerte o statico.

17. Lo stato inerte o statico è la forma delsimbolo.

18. Lo stato dinamico è l'essenzialità delsimbolo.

19. Ogni segmento dinamico è compresofra due punti statici.

20. Il velo che separa la forma dall'essenza,è equiparabile al velo che separa unageometria piana, da una geometria solida

5. Cangianti Archetipi e DanzantiAtavismi 

  “Mi ricordai della perla, per la quale erostato mandato in Egitto, e incominciai aincantare il terribile serpente sibilante.” 

1. Corpo, Mente, Anima -> Uomo

2. Forma, Essenza -> Simbolo

3. L'unione fra Uomo e Simbolo, porta allatrascendeza delle singole parti

4. La trascendenza delle singole parti,determina la distillazione e la separazionefra il fine e il grossolano.

5. La separazione e la distillazione hannotermine con una nuova sintesi.

6. Corpo nel cuore, ritmare e calmare ilbattito

7. Mente nel pensiero, purificare e regolareil flusso.

8. Anima nel respiro, calmare, purificare,ritmare e regolare il transire.

9. Creare uno spazio immaginario, e alcentro del trono deporre il simbolo.

10. Radicare il respiro sul cuore, il tempodei battiti e il tempo del respiro coincidenti.

11. Distendere il pensiero sulla forma delsimbolo.

12. Unire pensiero e respiro.

13. Imprimere un moto e una direzione alpensiero.

14. Il moto è il respiro, e la direzione è laforma del simbolo.

15. La ripetizione del moto e delladirezione, determina uno spazio chiuso.

16. La forza del moto e della direzioneespelle verso l'esterno le forze dialettiche.

17. Si forma un vuoto al centro del simbolo.

18. Per diversa pressione, ciò che èoccultato affiora.

19. L'affioramento rappresental'associazione archetipale ed atavica, fra noie il Simbolo.

20. Meditare sull'affioramento, essorappresenta l'essenzialità del simbolo, inrelazione al nostro livello dell'essere.

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GaneshDi Massimo Taddei

“ …. Ganesha, i l d io con qua t t r o  b racc ia , la panc ia c icc iona e la t es ta d i  e le fan te , d i cu i in quest i g io rn i  r i co r rono l e fes t i v i tà ( 7 -17  Set tembre) . E ' un a rche t ipo de l la  serena vorac i t à , de l l ' i nsaz iab i le  appet i t o per la v i t a , e de l la p ro t ez ione  per i v iagg i , am ore per i l g ioco e per  g l i scherz i . . ( in questo assomig l ia  s t ranamente a G iove) ….”  

Presso la religione induista, Ganesha oGanesh (dal sanscrito gana - "moltitudine,massa , materia” e Isha - "signore", lett."Signore della materia ") è il figlioprimogenito di Shiva e Parvati. Siva è ilDio della dissoluzione ri-creazione , il diodella danza cosmica degli elementi , deltempo . Parvati , sua moglie significa “montagna” . ( Vedi il mio saggio su SivaNataraja) - Raffigurato con una testa dielefante provvista di una sola zanna, ventrepronunciato e quattro braccia, mentre

cavalca o viene servito da un topo, suoveicolo. Il Vimana   , veicolo , rappresentail metodo , lo strumento , lo stile con cuiuna divinità si collega al suo proprio agirepratico , come lo incontriamo nel mondomanifesto . Il topo trova sempre una via diuscita nel pavimento di casa , un buco dadove fuoriuscire dalla situazioneapparentemente chiusa. Spesso vienerappresentato seduto, con una gambasollevata da terra e ripiegata sull'altra.Tipicamente, il suo nome è preceduto dal

titolo di rispetto induista, Shri (meraviglioso, splendente) .

SimbologiaCome per ogni altra forma con la qualel'Induismo rappresenta Dio, anche la figuradi Ganesha è un archetipo carico dimolteplici significati e simbolismi cheesprimono uno stato di perfezione, e ilmodo per raggiungerla . Ganesha è infatti ilsimbolo di colui che ha scoperto la Divinitàin sè stesso. Una descrizione di tutte le

caratteristiche e gli attributi di Ganesha sipuò trovare nella Ganapati Upanishad (unaUpanishad dedicata a Ganesha) del rishiAtharva, nella quale Ganesha è

identificato con il Brahman e con Atman. Inquesto Inno Vedico, inoltre, è contenutouno dei mantra più famosi associati aquesta divinità: Om Gam Ganapataye  Namah .

Il Signore del Buon Auspicio

In termini generali, Ganesha è una divinitàmolto amata ed invocata, poichè è ilSignore del buon auspicio che donaprosperità e fortuna, il distruttore degliostacoli di ordine materiale o spirituale.Per questa ragione se ne invoca la graziaprima di iniziare una qualunque attività,come ad esempio un viaggio, un esame, uncolloquio di lavoro, un affare, unacerimonia, o un qualsiasi evento

importante. Per questo motivo è tradizioneche tutte le sessioni di bhajan (cantidevozionali) comincino con una invocazionea Ganesha, Signore del "buon inizio" deicanti. È inoltre associato con il primochakra, il più basso quello materiale cherappresenta l'istinto di conservazione esopravvivenza, la procreazione ed ilbenessere appunto materiale.

At t r i bu t i co rpo re i de l l a    s ta tua d i  Ganesha de l X I I I seco lo p roven ien te  da l la reg ione d i Mysore , I nd ia del sud .Ogn i e lement o de l co rpo d i Ganesha ha  una sua va lenza ed un suo p ropr io  s ign i f i ca to :  

La testa d'elefante indica fedeltà,intelligenza e potere discriminante , lacondanna del forte ad essere mite , mitezzae dolcezza insieme sono sintomo disaggio piacere. Il fatto che abbia una sola

zanna (e l'altra spezzata) indica la capacitàdi superare ogni dualismo . Si narracomunque che quando Vyasa il redattore

dei Veda si accinse anarrare ilMahabharata ( 8 volteIliade e Odisseainsieme) , Ganeshaccettò di scriveresotto dettatura a pattodi comprendere tuttociò che venisse dettodalle labbra del saggioe quando si ruppe lapenna non esitò arompersi una zanna

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per usarla come strumento di redazione disaggezza. Le larghe orecchie denotanocapacità di ascolto e di riflessione sulleverità spirituali , la proboscide ricurva staad indicare le potenzialità intellettive , loacume che si manifesta nella facoltà di

discriminazione tra reale ed irreale , fral’uomo come essere spirituale eterno omateriale mortale. Sulla fronte haraffigurato il Tridente (simbolo di suo padreShiva), che simboleggia il Tempo (passato,presente e futuro) e ne attribuisce aGanesha la padronanza , il ventre obeso ètale poichè contiene infiniti universi,rappresenta inoltre l'equanimità, lacapacità di assimilare qualsiasi esperienzacon sereno distacco, senza scomporsiminimamente; la gamba che poggia a terra

e quella sollevata indicano l'atteggiamentoche si dovrebbe assumere partecipando allarealtà materiale e a quella spirituale,ovvero la capacità di vivere nel mondosenza essere del mondo. Le quattrobraccia di Ganesha rappresentano i quattroattributi interiori del corpo sottile, ovvero:mente, intelletto, ego, inconscio (depositodel karma ) . In una mano brandisceun'ascia, simbolo della recisione di tutti idesideri, apportatori di sofferenza ; nellaseconda mano stringe un lazo, simbolo di

controllo dei sensi e della forza che lega ilconoscitore dell’atman all'eternabeatitudine . La terza mano, rivolta aldevoto, è in un atto di elargire la non paura( abhaya) , il superamento delle ansie ; laquarta mano tiene un fiore di loto (padma),che simboleggia la più alta metadell'evoluzione umana , dalla melma sottol’acqua all’incontro con il sole , dalla selvaalla luce , la realizzazione del fiore piùbello.Nella cosmogonia vedica B r h a m a ( i l  

c rea to re ) nasce dal fiore di loto cheesce dall’ombelico di Vishnu , si trovanell’oscurità e si chiede colto da angoscia: “ chi sono , da dove vengo e dove vado ?

  “ - ode una voce lenta e commovente “tapas , tapas, tapas , “ ( ascesi ) - Si ponein posizione di fiore di loto ( gambeincrociate ) ed avvia austerità e semplicità, trova la conoscenza e crea l’universo Lacreazione , di qualsiasi cosa , vienedall’ascesi . La realizzazione di obbietti dallaautodisciplina.

Il Signore la cui forma è OM

Om o AumGanesha è anche definitoOmkara o Aumkara, ovvero "avente laforma della Om (o Aum)" Om , il suonopremevo , la forma sonora del brhaman 

l’energia universale , l’eesenza di dio.Infatti, la forma del suo corpo ricalca ilcontorno della lettera sanscrita che indica ilceleberrimo Bija Mantra; per questoGanesha è considerato l'incarnazione delCosmo intero, colui che sta alla base ditutto ciò che è manifesto (Vishvadhara,Jagadoddhara). Inoltre, in lingua Tamil, lasacra sillaba è indicata da un carattere lacui forma ricorda la sagoma della testad'elefante di Ganesha.Testa di elefante in corpo di uomo. I

Purana raccontano che fu Siva adecapitarlo e rimettere a posto la nuovatesta. Alcuni vogliono vedere nell’ eventodella sua decapitazione e sostituzione conuna nuova testa una simbologia dellainiziazione morte e rinascita intellettuale ,infatti è il dio della iniziazione e il diocelebrato invocato all’atto dell’iniziare unaqualsiasi nuova intrapresa .

Ganesha e il Topo

La cavalcatura di Ganesha è un piccolo topo(Mushika o Akhu), che rappresenta l'ego,la mente con tutti i suoi desideri, labramosia dell'individuo . Ganesha ne èpadrone (e non schiavo) di questetendenze, indicando il potere che l'intellettoe la discriminazione hanno sulla mente.Inoltre il topo (per natura estremamentevorace), viene spesso raffigurato a fianco diun piatto di dolci, con lo sguardo rivolto aGanesha mentre tiene un boccone strettotra le zampe, come in attesa di un suo

ordine. Rappresenta la mente che è statacompletamente assoggettata alla facoltàsuperiore dell'intelletto, la mentesottoposta ad un ferreo controllo, che fissaGanesha e non si accosta al cibo se non nericeve il permesso. Quando lui lo mette inazione trova subito agevolmente la via diuscita.

Sposato o celibe?

È interessante notare come, secondo latradizione, Ganesha sia stato generatodalla Madre Parvati senza l'intervento delmarito Shiva; infatti Shiva, essendo eterno

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(Sadashiva), non sentiva alcunanecessità di avere figli. Così Ganeshanacque dall'esclusivo desiderio femminiledi Parvati di creare. Di conseguenza, larelazione di Ganesha conla propria madre è unica e

speciale. Questadevozione è la ragione perla quale la tradizionedell'India del sud lorappresenta come celibe .Si dice che Ganesha,ritenendo sua madreParvati la donna più bellae perfetta dell'universo,abbia esclamato:"Portatemi una donnabella come lei ed io la

sposerò". Nell'India delnord, invece, Ganesha èspesso raffigurato sposatoalle due figlie di Brahma:Buddhi (intelletto) eSiddhi ( la perfezione). Inaltre raffigurazioni le suevicine sono Sarasvathi (dea della cultura edell'arte , della musica e conoscenzamoglie di Brahma) e Lakshmi (dea dellafortuna e della prosperità , bellezza -moglie di Vishnu) , simboleggiare che

queste qualità accompagnano sempre coluiche ha scoperto la propria Divinità interiore.

Aneddoti mitologici

Come ottenne una testa di elefante?  

L'articolata mitologia induista presentatante storie che spiegano in che modoGanesha ottenne una testa di elefante.

Decapitato e rianimato da Shiva .Una dellestorie più famose vuole che Ganesha,ubbidendo alla madre Parvati, che gliaveva raccomandato di non far entrare incasa nessuno in sua assenza, proibìl'ingresso anche al padre. Shiva cheincollerito, lo decapitò con il suo tridente (non riconobbe il divino ) . Poi, perrimediare e consolare la moglie disperata,su consiglio di Brahma, sostituì la testa delfiglio con quella della prima creatura chedormiva con la testa rivolta a Nord.

Come si ruppe la zanna di Ganesha?  

Ci sono vari aneddoti che spiegano comeGanesha si spezzò una zanna.

Ganesha scr ib a 

La prima parte del poema

epico del Mahabharatadichiara che il saggioVyasa chiese a Ganesha ditrascrivere il poema sotto lasua dettatura; Ganeshaacconsentì, ma solo allacondizione che Vyasaavrebbe dovuto recitare ilpoema ininterrottamente,senza alcuna pausa. Ilsaggio, allora, pose apropria volta una ulteriore

condizione: Ganeshaavrebbe non solo dovutoscrivere, ma comprenderetutto ciò che udiva ancorprima di scriverlo. Inquesto modo Vyasaavrebbe potuto riprendersi

un poco dal suo continuo parlare,semplicemente recitando un verso difficileda capire. La dettaturacominciò, ma nella foga della scrittura ilpennino di Ganesha si ruppe, così egli si

spezzò una zanna e la usò come pennaaffinchè la trascrizione potesse andareavanti senza interruzioni, così dapermettergli di mantenere la parola data.

Ganesha e Parashurama

Un giorno Parashurama, un avatar diVishnu, ( incarnazione di Vishnu per ridurreil numero di guerrieri avidi , politicicorrotti che la terra non riusciva più asostenere) si recò a fare visita a Shiva, ma

lungo la strada fu bloccato da Ganesha .Parashurama ( un grande guerriero) siscaglio contro di lui con la sua ascia, eGanesha (sapendo che quell'ascia gli erastata donata da Shiva per realizzare il finedi alleggerire la terra dai disequilibrigenerati da eccesso di ego della castaKchatrya ) acconsentì a farsi colpire,perdendo così una zanna che fu tagliata.

Ganesha e la Luna

Si racconta che un giorno Ganesha, doporicevuto da moltissimi adoratori una granquantità di dolci (Modak), per digerire

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meglio quell'impressionante mole di cibo,decise di fare una passeggiata; salì sultopo che utilizza come veicolo e partì. Erauna notte magnifica e la Luna splendeva.All'improvviso spuntò un serpente chespaventò a morte il topo, il quale

sussultando fece cadere il suo cavaliere. Ilgrosso stomaco di Ganesha venneschiacciato e, troppo pieno, scoppiò; tutti idolci che aveva mangiato si sparseroattorno a lui. Tuttavia, egli era troppointelligente per prendersela a causa diquesto incidente, per cui senza perderetempo in inutili lamentele, si preoccupòsoltanto di risolvere al meglio la situazione:prese il serpente che aveva causatol'incidente e lo utilizzò come cintura pertenere chiuso il suo addome e bendare la

ferita; e, soddisfatto, salì nuovamente sultopo e riprese il suogiro. ( Un Ganesha conNaga il serpente legatoin vita di 5 metri dialtezza è scolpitoall’ingresso dellameravigliosa città diHampi ) . Avveniva peròche Chandra, il devadella Luna, nel vedere labuffa scena scoppiasse

a ridere prendendosigioco di Ganesha. Questiallora ritenne giustopunire il deva per la suaarroganza, quindi sispezzò una zanna e lalanciò contro la Lunaspaccandone a metà ilviso luminoso e lamaledisse, decretandoche chiunque l'avesseguardata sarebbe stato

perseguitato dalla sfortuna. Chandra,rendendosi conto del proprio errore, chieseperdono e pregò Ganesha di ritirare lamaledizione, ma una maledizione non puòessere revocata, soltanto attenuata, cosìGanesha condannò la Luna a crescere ecalare in intensità secondo cicli di 15 giorni, e stabilì che chiunque l'avesse guardatasoltanto durante la festività di VinayakaChaturthi sarebbe stato colpito dallasfortuna. Così, in certi momenti la luce dellaLuna si sarebbe spenta, per poiricominciare poco a poco ad apparire ma lasua faccia sarebbe rimasta intera soltantoper un brevissimo periodo di tempo,perché poi si sarebbe nuovamente

"spaccata" fino a scomparire.

Ganesha - Capo delle Schiere Celesti

Una volta fu indetta una grande gara tra i

Deva per scegliere tra essi il capo dei Gana(le truppe di semidèi al servizio di Shiva). Iconcorrenti avrebbero dovuto farevelocemente il giro del mondo eritornare ai Piedi di Shiva. Gli Dei partironosui propri veicoli, ed anche lo stessoGanesha partecipò con entusiasmo allagara; ma aveva una grossa corporatura, eper veicolo un topo! Naturalmente,procedeva con notevole lentezza e ciò gliera di grande svantaggio. Non avevaancora fatto molta strada, quando gli

apparve davanti il saggio Narada (figlio diBrahma), che gli chiesedove fosse diretto.Ganesha fu moltoseccato e andò su tuttele furie, poichéNarada , il saggio conla vina, era un castabrahmana ed eraconsiderato infausto ilfatto che non appenas'iniziasse un viaggio,

si incontrasse unBrahmino solitario.Nonostante Naradafosse il più grande deibramini, figlio dellostesso Brahma, ciòrimaneva comunque dicattivo auspicio.Inoltre, non eraconsiderato buon segnoricevere la domanda"Dove sei diretto?"

quando ci si stava dirigendo da qualcheparte. Quindi Ganesha si sentì doppiamentesfortunato. Tuttavia, il grande brahminoriuscì a calmare la sua collera. Il figlio diShiva gli raccontò il motivo della suatristezza e il suo desiderio di vincere.Narada lo consolò, esortandolo a nondisperarsi, e gli diede un consiglio: "Cosìcome un grande albero nasce da un singoloseme, il nome di Rama è il seme da cui si èsprigionato quell'immenso albero chiamatoUniverso. Perciò, scrivi per terra il nomeRama, fai un giro intorno ad esso, eprecipitati da Shiva a reclamare il tuopremio."Ganesha tornò da suo padre, il quale gli

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chiese come avesse potuto fare così infretta. Rispose, raccontandogli la storia ed ilsuggerimento di Narada . Shiva, soddisfattodella saggia risposta allasua domanda, dichiarò vincitore suo figlio ilquale da quel momento fu acclamato con il

nome di Ganapati (Conduttore delle schierecelesti) e Vinayaka (Maestro di tutti). Suofratello Katykeya( Skanda , o Murugan ) , dio della guerra ,fece il giro del mondo veloce e lo trovògià vincitore e ne fu deluso e irato con ilpadre Siva. Kartykeya ha come veicolo ilpavone , la vanità, da cui scaturisconotutte le guerre.

L'appetito di Ganesha

Un aneddoto tratto dai Purana narra che iltesoriere di Svarga (il paradiso) e dio dellaricchezza, Kubera, si recò un giorno sulmonte Kailasa per ricevere il darshan (lavisione) di Shiva. Poiché eramolto vanitoso, Kubera invitò Siva ad unacena nella sua sfarzosa città, Alakapuri, inmodo da potergli esibire tutte le suericchezze. Shiva sorrise e gli disse: "Nonposso venire, ma puoi invitare mio figlioGanesha. Ti avverto che è un vorace

mangiatore!". Per nulla preoccupato,Kubera si sentiva pronto a soddisfare con lasua opulenza anche una fame insaziabilecome quella di Ganesha. Prese consé il piccolo figlio di Shiva e lo portò nellasua città; lì gli offrì un bagno cerimoniale elo rivestì di abiti sontuosi. Dopo questi ritiiniziali, iniziò il grande banchetto. Mentre laservitù di Kubera si impegnava al massimoper servire tutte le portate, il piccoloGanesha si mise a mangiare, mangiare emangiare...

Il suo appetito non si arrestò neppure dopoaver divorato i piatti destinati agli altriospiti. Non c'era nemmeno il tempo disostituire una portata all'altra, cheGanesha aveva già divorato tutto e, consegni di impazienza, attendeva nuovo cibo.Divorato tutto quanto era stato preparato,Ganesha prese a mangiare decorazioni,suppellettili, mobili, lampadari... Atterrito,Kubera si prostrò davanti al piccoloonnivoro e lo supplicò di risparmiargli ilresto del palazzo. "Ho fame. Se non mi daialtro da mangiare, divorerò anche te!",disse a Kubera. Questi, disperato, siprecipitò sul monte Kailasa per chiedere aShiva un rimedio urgente. Il Signore gli

diede allora una manciata di risoabbrustolito, dicendo che quello l'avrebbesaziato. Ganesha aveva già ingurgitatoquasi tutta la città, quando Kubera gli donòumilmente il riso. Con quel cibo, finalmenteGanesha si saziò e si calmò.

Devozione alla Madre

Una volta, da bambino, il piccolo Ganeshagiocava con un gatto e come a volte fannoi bambini inavvertitamente lo ferì. Quandotornò a casa, trovò la madre Parvatidolorante e ferita; le chiese come si fossefatta male, ed ella rispose che laresponsabilità non era di altri se non dello

stesso Ganesha. Sorpreso, egli le domandòquando questo fosse successo. Parvatispiegò che, in quanto "Energia Divina", Leiè immanente in tutti gli esseri, quandoGanesha ferì il gatto, anche Parvati fuferita. Ganesha realizzò che tutte le donneerano unicamente manifestazioni di suaMadre, e decise di non sposarsi. Fu cosìche rimase un Brahmachari, ovvero "celibea vita"; ma d'altronde, non avendodesideri, Ganesha non sentiva alcunanecessità di avere delle mogli o dei figli.

I nom i di Ganesha 

Come per tutte le altre Murti induiste,anche Ganesha è invocato attraversoinnumerevoli appellativi, tra i quali:

Ganapati, Conduttore delle schiere celesti(Gana)Gananatha, Signore delle schiere celestiGananayaka, Maestro di tutti gli esseri

Omkareshvara, Signore la cui forma è OMGajavadana, Signore dalla testa di elefanteGajanana, Signore dal volto di elefanteVinayaka, Colui al di sopra del quale nonesistono MaestriVighneshvara o Vighna Vinashaka,Distruttore degli ostacoliVishvadhara o Jagadoddhara, Colui cheregge l'UniversoVishvanatha o Jagannatha, Signoredell'UniversoMushika Vahana, Colui che cavalca il topoLambodhara, dal grosso ventreVakratunda, dalla proboscide ricurvaEkadanta, dall'unica zannaShupakarna, dalle larghe orecchie

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I Fest iva l ed i l Cu l t o d i Ganesha 

Nell'India del sud, si festeggiaun'importante festività in onore diGanesha. Anche se è particolarmentepopolare nello stato del Maharashtra, la siesegue in tutta l'India. Si celebra in diecigiorni, cominciando da Vinayaka Chaturti.Fu introdotta da Balgangadhar Tilak comemezzo per promuovere sentimentinazionalistici quando l'India era occupatadagli Inglesi. Questo festival si celebra eculmina nel giorno di Ananta Chaturdashiquando la murti di Shri Ganesha èimmersa nella più vicina riserva d'acqua. A

Mumbay la murti viene immersa nel MareArabico, a Pune nel fiume Mula-Mutha,mentre in varie città indiane del nord edell'est, come Kolkata, le murti sonoimmerse nel sacro fiume Gange.Le rappresentazioni di Ganesha si basanosu simbolismi religiosi antichi migliaia dianni, che risultano nella figura di unadivinità dalla testa di elefante. In India, lestatue sono espressioni disignificati simbolici, e quindi non sono maistate spacciate come repliche esatte di una

figura vivente. Ganesha non è visto comeun'entità fisica ma come un più elevatoessere spirituale, e le murti(rappresentazioni scultoree) hanno lafunzione di simboleggiare la deità comefigura ideale.

*** L'errore più comune per la concezionedella tradizione giudeo-cristiana occidentalee islamica è solitamente scambiare ilconcetto di murti ( immagine simbolica )

con quello di idolo - culto ad oggetti fineagli oggetti di per sé stessi- C'è unaprofonda differenza tra i due, poiché pressola filosofia induista le murti sono punti difocalizzazione simbolica attraverso i quali èpossibile raggiungere la conoscenza dellaDivinità. Per questa ragione si intraprendel'immersione delle murti di Ganesha neifiumi più vicini, poiché questo simboleggiail fatto che esse permettono unacomprensione solo temporanea di un Esseresuperiore . Questa concezione è pertanto

opposta a quella di idolo, chetradizionalmente indica il culto ad unoggetto per l'oggetto stesso, consideratodivino. Lo stesso si potrebbe dire a

proposito del pregiudizio che l’induismosia un politeismo , quando esso stesso sidefinisce come Ekantika dharma ( lareligione dell’uno) – Il Prof. Ferrini amausare il termine monoteismo polimorfo incui le forme sono funzioni e attributi del

divino sempre simile e dissimile alcontempo , uno e molteplice.

Fonti da :

•Wilkipedia, Enciclopedia Libera

•Marco Ferrini , scritti vari, www.c-s-b.org

Coomaraswamy - Il grande brivido –Adelphi

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I l Tipo MarzialeDi Marco Biffi

PremesseL’affermazione che le ghiandole endocrinesiano il sistema attraverso il quale il corpoumano riceve influenze dai pianeti delcosmo, e viceversa, è uno dei tanti rimandiche troviamo negli insegnamenti legati allaQuarta Via, in riferimento al più generale …

 “come in cielo così in terra”.

I 7 tipi umani (Lunare, Mercuriale,Venusiano, Marziale, Gioviale, Saturnino,Solare) costituiscono la mappa di tutti igruppi di persone che possono essere

individuati in base alle caratteristiche legatealla loro essenza, a quelle peculiarità checiascuno di noi ha in sé fin dalla nascita eche nessuno ci potrà mai portare via.

Maltrattamenti, snaturamenti, privazioni diogni genere, interminabili esercizi fisici,condizionamenti psicologici e ancorainterventi di chirurgia plastica sul corpo diuna persona non trasformeranno mai peresempio in un Gioviale in un Mercuriale.

Tutte le considerazioni, gli esempi, ledescrizioni fino ad arrivare al più piccoloaggettivo impiegati in questo studio, nondevono essere visti o letti in termini dicritica, sia essa positiva o negativa dellevarie tipologie umane, anche quandodovesse intervenire in chi scrive unainvolontaria o malcelata simpatia/antipatiaper il tipo descritto, perché tutto ciò è ilfrutto, e ce ne scusiamo in anticipo, dellenefaste conseguenze che il famoso organokundabuffer non smette mai di regalare a

tutti noi.

Nessuno deve inorgoglirsi se pensa dirientrare nel tipo cui viene associato, peresempio, il termine “attivo”, come nessunodeve sentirsi sminuito nel caso che

  “passivo” lo riguardi direttamente;cerchiamo per una volta tanto di affrontarequello che verrà esposto con quell’energiamolto raffinata che è propria del centrosessuale, quello che per sua stessa naturanon contempla ne una parte positiva ne una

parte negativa.Lo scopo di questa presentazione, forse ilsolo, è proprio quello di favorire, attraverso

l’illustrazione della mappa dei tipienneagrammici, quella condivisione tantoauspicata e vagheggiata che in realtà nonriusciamo mai ad attuare, in virtù di quel

  “giudicare” così connaturato in noi chetanto ci separa e ci divide, ancor prima che

da tutte le altre persone, da tutto quelloche abbiamo di più bello in noi stessi.

I tipi che verranno descritti sono puri al100%, quindi non esistono nella realtà,come non esiste il maschio o la femminaassoluta al 100%, in quanto tutte lepersone vanno viste come un mix di tutte le7 tipologie, dove, a seconda dei casi, una opiù d’una di queste assume in percentualeuna certa preponderanza.

All’insegna della più genuina ripartizione inesseri tri-cerebrali, che ritroviamo nelSistema della Quarta Via e che individuanegli esseri umani un centro fisico, unoemozionale e uno intellettuale, anchequesta presentazione tratterà nei 3 ambitidiversi le varie tipologie umane:- Aspetto fisico- Indole e comportamento- Mito e psicologia

Aspetto fisico Il Marziale è un tipomolto robusto, permeglio dire “tosto”,non ha problemi abattersi controqualcuno più grande egrosso di lui perché èdotato di energia,

forza e potenza inabbondanza; anchequando il nostrogladiatore è un po’ basso o tarchiato sipresenta sempre benin carne e compatto,non è mai flaccido egrasso.

Col suo petto ben sviluppato, le braccia fortie le spalle larghe e rotonde, trasmettequella fisicità del guerriero, del combattentee del lottatore nato del nostro immaginario;la mascolinità, stoica nel Saturnino, èintensificata nel Marziale fino ad esplodere

Ki rk Doug las ne l  f i lm “Spa r tacus”  d i S . Kubr ick de l  

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in reattività, prima di affievolirsi nel tipoGioviale.Le donne hanno più o meno le stessecaratteristiche fisiche dei maschi anche sein genere sono molte più snelle e slanciate.

I Marziali hanno la testa regolare e benarrotondata, sono di pelo rossiccio e hannouna pelle piena di lentiggini che sotto il soletende subito ad arrossarsi e a bruciarsi,soggetta a erezioni cutanee e infiammazionidi ogni genere; spesso hanno capelli rossio, fatto molto strano, di un colorediscordante rispetto a quello dominante nelloro gruppo etnico, quindi se di cepposcandinavo possono avere i capelli neri oessere biondi quando appartengono allegenti mediterranee.

A qualunque latitudine si trovino hanno icapelli fitti, spessi e ribelli come i loropadroni mentre i peli, molto chiari etendenti al trasparente, assomigliano comecolore al rosso-ocra del loro pianeta diriferimento; in molti casi hanno il naso dapugile accompagnato da gote carnose e dalarghe mascelle, i loro lineamentidifficilmente sono delicati e fini, le manisono rudi e squadrate e presentano un po’ su tutto il corpo ferite e cicatrici causate

dalle frequenti lesioni.

Indole e comportamentoSu Marte c’è l più grande vulcano delsistema solare e sparsi su tutta la suasuperficie ce ne sono un’infinità … bufere e icicloni di polveri, che imperversanofrequentemente, fanno da degna cornice auno scenario che gli ha fatto meritarel’appellativo di “pianeta arrabbiato”; allo

stesso modo il tipo Marziale, essendogovernato dalle ghiandole surrenali èviolento, dotato di un potere distruttivo conmanifestazioni tendenti all’autolesionismo,insomma, un tipo da non prendere allaleggera.

Le ghiandole surrenali rilasciano nel sanguel’adrenalina e la noradrenalina, due “ormonistress” che insieme provocano quellarisposta “combatti o scappa” come vienechiamata in neuro-psicologia che è presenteanche in tutti gli altri animali in generale.

La noradrenalina è da associare allemanifestazioni reattive e di tipo aggressivo

mentre l’adrenalina a quelle di tipoapprensivo, legate all’ansia e alla paura;l’adrenalina si occupa inoltre dellaregolazione delle nostre attività sessuali einfluenza anche in qualche misura lasecrezione di melatonina.

Questi due ormoni mandano un segnale alsistema nervoso simpatico che comerisposta fa aumentare il battito cardiaco,conseguentemente si crea un aumento dellaproduzione di energia sotto forma diglucosio che a sua volta fa aumentare iltono muscolare … insomma ci si preparaalla battaglia.

I tipi Marziali hanno nel sangue un eccessodi steroidi prodotti dalle ghiandole surrenali

e quindi sono sempre pronti a rispondere inmaniera rapida ad ogni provocazione, il piùdelle volte a “testa bassa”, cosa che non daloro il tempo di fermarsi almeno per unattimo a valutare quale possa essere lamigliore linea di condotta da adottare nellevarie circostanze.

Avanzano risoluti a grandi passi irrompendoimpetuosi nelle conversazione che statefacendo, sporgendo il petto e il mento inavanti e distendono le gambe in modo

leggermente aperto, in una posa ferma edecisa.

Non capite che sono piombati al luogoconvenuto per risolvere qualcosa di urgentee d’inderogabile? Se non l’avete capito o secercate di terminare il vostro discorso, in unattimo i muscoli del loro collo comincerannoa gonfiarsi, le narici si dilateranno e ilsudore imperlerà la fronte mentre cercanodi mettervi soggezione fissandovidirettamente negli occhi.

E’ un modo di affrontare la vita che penetranel loro pensiero, nel modo in cuimangiano, dormono, vestono, guidano,parlano, amano e muoiono.

Sono muovono con molta sicurezza e conquella cautela propria del soldatoprofessionista al fronte, amano le sfide, lescommesse, fare baldoria, bere eabbandonarsi al gioco. Le femmine Marzialicrescono come dei maschiacci, sonoatletiche e competitive, riscuotono successie ammirazione e sono quelle fra le donneche per prime aprono strade inusuali a certiruoli femminili.

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 I Marziali vivono di estremi e sono attrattidagli aspetti della vita più aspri, pococonfortevoli e privi di routine, dove le cosesembrano più eccitanti; anche nellaoccupazioni della vita civile quando non c’è

sentore di pericolo o di controversieall’orizzonte si sentono vivi solo a metà, laloro costante inquietudine non li lascia stareun momento.

Una delle fonti d’orgoglio per il Marziale è lafiducia in sé stesso, si considera la sceltamigliore per la maggior parte dei progetti (ilcom.te Kurtz) e non vede come qualcunaltro potrebbe fare il lavoro altrettantobene; benché possa pensare che le vostreidee siano sbagliate nulla susciterà il suo

disprezzo più del tradimento che voipotreste riservare alle stesse.

Abbastanza stranamente non cerca diconvertire nessuno alle sue posizioni ancheperché ciò gli creerà il problema di doversifidare di un “cambiamento”, vuole lealtà daparte vostra, immediata e incondizionata,oppure niente: America amatela olasciatela! … il comandante Kurtz del film

  “Apocalypse Now” di F.F. Coppola avevasmesso di amarla!

Il compromesso è un peccato … l’orroredella situazione è rappresentato dallospettacolo indecente dell’uomo/soldatomoderno; l’unica cosa che ha saputoconquistare è l’abitudine di mentire aipropri sentimenti ed è proprio questo chegli impedisce di trovare il coraggio diandare “fino in fondo nelle cose” ... inquesto sta la catastrofe americana inVietnam! Because i t ' s j udgmen t tha t  de fea ts us. E’ il giudicare che ci fotte! Che

ci impedisce di portare a termine il lavoroche va fatto!I watched asnail crawlalong theedge of astraightrazor.That's mydream.That's mynightmare. Crawling,swiftly, alongthe edge of a

straight...razor... andsurviving ....( ColonelKurtz )

Una missione ha un inizio e una fine e come  “un’ottava” deve improrogabilmentegiungere a compimento; quando si arriva al

  “breakpoint”, al punto di rottura quello dinon ritorno, in alcuni casi, come per il

com.te Kurtz, Mishima, Hemingway, Hitler,ecc … non rimane che l’auto-annientamento, in altri si innesca unprocesso di trasformazione spirituale, diresurrezione come per San Paolo, SanIgnazio da Loyola, l’Innominato dei

 “Promessi Sposi”, Charles de Foucauld, ecc… che ti salva dall’essere divorato dallaLuna!

Quindi i Marziali sono bruschi, diretti ma altempo stesso onesti e tendono a “vuotare il

sacco” dicendo chiaramente quello chepensano senza remore e senza pensare alleconseguenze; se il vostro vestito è brutto vidiranno che è brutto e se educate male ifigli ve lo faranno notare guardandovi negliocchi, non sono dei buoni diplomatici e nonhanno le maniere dei politici abili nelnegoziare, nello strumentalizzare le variesituazioni o nel fomentare discordie confacce da bravi bambini.

Attaccano e fuggono allo stesso modo in cui

Marte, delle volte, sembra volersi scagliarecontro la Terra quando porta la sua orbitamolto vicino alla nostra, altre volte sembrascappare scegliendo una traettoria che lospinge a sparire anche per molti anni dallafaccia … del Sole!

Come professione amano fare i soldati, ipompieri, i poliziotti, quelli che fannoapplicare le leggi o che amano moltomettere in campo il senso del dovere el’essere votati ad una causa, sono degli

esecutori, il “braccio destro” del managertutto “cervello e strategia”; nel mondo dellosport fanno gli allenatori e le discipline cheprediligono sono quelle legate al gioco disquadra, soprattutto il rugby, dove ilcoraggio, la voglia di soffrire e l’altruismosono premi più ambiti di qualsiasi altrotrofeo.

Tendenzialmente, nel bene e nel male, sonodei protagonisti … quasi mai deglispettatori!

Essendo caratterizzati più di ogni altro tipoda una spinta sessuale esagerata, i Marzialisono sempre “nei premi” la qual cosa crea

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loro grossissimi problemi; amanoinfinitamente moglie e figli, danno tuttoquello che possono alla famiglia in fatto diaffettività e sincerità, ma non possono farea meno di ammirare un bel paio di gambeche passa sull’altro lato del marciapiede …

non riescono a resistere alla tentazione!

La lealtà e la sincerità che provanoindistintamente in tutte le loro relazionisentimentali diventano causa di grandeconflitto e di grande sofferenza sia per loroche per le persone che gli stanno intorno,vivono in compagnia di una miriade di sensidi colpa .

Quando in loro è preponderante il centrointellettuale, non hanno remore a liberare le

più brutali forze distruttive e punitive (comenel caso di Stalin) per metterle al serviziodelle idee che si sono fatti sul genereumano o su come dovrebbero andare lecose; nei casi in cui il centro motorio la fada padrone abbiamo formidabili esempi dimacchine da guerra come quelladell’irrequieto Alessandro Magno … lo stessoGurdjeff era centrato nel centro motorio(venne ferito mortalmente tre volte).

Altri esempi anche se molto più ordinari di

Marziali moving-centered sonorappresentati dagli eroi dell’epopeaamericana che dai conquistadores di Pizarropasando attraverso le corse dei coloni delFar West ci portano ai trappers di BlackMacigno, alle guide indiane di Tex Willer,alle giubbe blu di Custer, ai cowboys diBonanza …ai bounty killer che diedero lacaccia a Jesse James.

Quando in loro è preponderante il centroemotivo c’è da sperare che l’intensità delle

loro passioni possa essere controllata dauna certa consapevolezza altrimenti, comenel caso degli estremisti islamici, sono guaiseri, allo stesso modo in cui, nel medioevo,era un guaio serio per chi portava ilturbante incontrare un cavaliere crociatosulla strada per Gerusalemme.

Erano guai seri anche per i pianoforti acavallo dell’800 perché sembra che il nostroLudwig van Beethoven, anch’egli unMarziale centrato emozionalmente, nespaccasse a più non posso.

Il mix di forza + sentimento è sempre statoed è tuttora un vero dramma per un popolo

fiero come quello irlandese che ha soffertotantissimo per le sue caratteristichemarzial-emozionali, mai domo, maisottomesso e mai disposto a scendere acompromessi con gli inglesi, alla stessamaniera di quello scozzese.

Qualunque sia il suo centro di gravità ilMarziale da il meglio di sé quando si metteal servizio di grandi ideali, se poi entra incollaborazione con un Saturnino di spessorel’accoppiata è imbattibile, come nel caso diLincoln e del gen. Grant nella guerra civileamericana e forse, per citare un esempiopiù nostrano, nel caso di Mazzini e Garibaldialle prese con la loro Giovane Italia.

J.F. Kennedy, che ha detta di molti fu un

grande presidente (aveva il morbo diAddison, una patologia delle ghiandolesurrenali) era un Marziale, nel suo caso laSaturnina partner vincente di turno fusenza dubbio la moglie Jacqueline mentrequella Venusiana fu Marilyn Monroe.

Il Marziale perde letteralmente la testa perla bella, calda, passiva e sensualeVenusiana; reduce dalle estenuanti faticheama gettarsi fra i voluttuosi e dolci abbraccidella sua compagna elettiva, tuffarsi nella

sua oasi piena di delizie, premiotemporaneo prima di gettarsi nellaprossima pugna.

Il trasporto con cui vivono la loro passioneamorosa è nettamente “più spinto” di quellodi tutte le altre coppie enneagrammiche, illoro rapporto è tempestoso,melodrammatico, essendo i due tipicaratterizzati da aspetti decisamentecontrastanti, antitetici, spesso inconciliabilima proprio per questo complementari …

quindi necessari e vitali l’uno per l’altro.Alla fine il sesso mette sempre a posto ognicosa …i grandi litigi e le crisi violente, dapaura, nel corso delle quali si scaglianofuriosamente l’uno contro l’altro, finisconosempre con la ratificazione degli accordi dipace sotto le lenzuola, con immensostupore degli spettatori non belligerantiche, dallo spavento, erano già sul punto dichiamare la polizia; dopo qualche giorno traquesti amanti passionali “a luta continùa”,come direbbe Jorge Amado, nelle tantestorie di gelosia che ha ambientato nellasua Bahia.

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 A u t o r i t r a t t o d e l 1 8 8 7  T h e A r t I n s t i t u t e o f  Chicago 

K i rk Doug las ne l f i lm “B rama d i v i ve re ”  d i V incen te Minne l l i de l  1 9 5 6  

I dipinti comela stessa vitadi Vincent vanGoghillustrano inmodo

eccellente ilmondo delMarziale, lesuestupefacentivisioni cisorprendonoper la lorovitalità fuoridalla norma,non comune,ancor meno

convenzionale;ogni tela èattraversatada formeturbolentedove ladelicatezza deisoggetti, deitratti e dellepennellate èstatabarattata,

senza pensarciun attimo, conuna “rude” intensità quasidemoniaca.

In gioventù Vincent si accorge subito non èinteressato a fare il mercante d’arte eportare avanti quella che era la

 “professione di famiglia” o perlomeno deglizii, non finisce gli studi di teologia e nonriesce neanche come missionario,

nonostante avesse una grande fede, acomunicare la parola di Dio e dare un po’ diconforto ai lavoratori delle miniere delBelgio e alle loro povere famiglie.ù

Forse fu proprio in quel punto che perse lafede per ricevere in cambio l’ispirazione chegli permise di esprimere tutta la sua grandearte.

Il quadro di quel periodo, “I mangiatori dipatate”, è per così dire l’inno, il manifesto

per eccellenza della “caratteristicaprincipale esterna” del Marziale, legata allasua infaticabile e quasi masochisticaenergia lavorativa, tutti gli altri quadri,

quelli che verranno dopo, saranno ilmanifesto della sua “caratteristicaprincipale interna”, vittima della mostruosa,prorompente e ossessionante energia delsesso.

La sua storia è nota a tutti, litigò col padre,se ne andò da casa e nel suo peregrinarenon mancò mai di schierarsi a favore deibisognosi a dispetto delle convenzionisociali del tempo, la sua stessa indole lotenne sempre lontano dal successo e dalledelizie di una vita agiata, passòpraticamente tutta la vita nell’indigenza piùassoluta e le privazioni che subì intaccaronoindelebilmente la sua salute.

Sopportò tutto dipingendo, dipingendo e di

nuovo dipingendo benché nessuno, né fragli amici, né fra i familiari, a parte il fratelloTheo, né fra la comunità degli artistimostrasse alcun interesse o apprezzamentoper le sue opere, ciononostante nons’arrese mai e continuò imperterrito il suolavoro, giorno dopo giorno, mese dopomese, anno dopo anno.

Solo Gauguin andò a visitarlo ad Arles,sembra allo scopo di portare avanti unprogetto in comune ma la cosa non

funzionò … teorizzare, filosofeggiare,imbastire conversazioni sull’estetica e sullatrasposizioni dei concetti pittorici non eraroba per Vincent, lui voleva dipingere nonparlare di pittura … non voleva parlare.

Anche la sua arte, il suo modo di dipingereci rivela molte cose sul Marziale, questaenergia diretta, brutale nella sua intensitàche come arriva sulla tela si contorce edivampa, quest’energia/colore che il piùdelle volte viene come scagliata contro la

tela, di getto, vorticosamente evertiginosamente, con la spatola,quell’energia/colore che ci affascina, fattadi infinite volute corpose e striate cheescono fuori dal quadro e sembrano volertenderci la mano, aver voglia di venirci atoccare, accarezzare.

I soggetti, le tematiche, i messaggi nellacomune accezione del termine per Vincentsemplicemente … non esistono … edimostrano ancora una volta come se ce nefosse bisogno quanto egli uscisse dai canonipreordinati e quanto avulso sia stato da

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ogni genere di sofisticate congettureintellettuali, che il più delle volte, a mioavviso, sono sempre un po’ il frutto volubiledei tempi.

Soggetti, tematiche, messaggi per lui si

riassumono in una sola parola, amore … ilsuo amore per la luce, per il colore, per labellezza che si può cogliere anche in unoggetto ordinario, in un paesaggioordinario, in una stanza ordinaria, nellagente comune perché tutto queste cosesono … la bellezza.

Nel 1890 l’istinto distruttivo e di auto-annientamento che come una medaglia alvalore figura sempre in bella mostra sulpetto di ogni Marziale che si rispetti, lo

porta al suicidio.

Mito e psicologiaNel mondo greco Marte è Ares, figlio diZeus e dall’epoca di Omero è sempre statoconsiderato il dio della guerra. Sua madreEra lo affidò fin da fanciullo a Priapo, il diofallico il quale, prima ancora di addestrarloall’arte della guerra lo iniziò a quella della …danza.

Quindi Marte deve essere messo inrelazione anche con la danza (Gurdjieff prima di ogni altra cosa si considerava: unmaestro di danza) ed è proprio per questomotivo che il Centro Motore della macchinaumana, il centro che regola ilfunzionamento del movimento fisico, vienecollocato nella “stazione marziana” delpercorso enneagrammico.

Nel suo “Frammenti …, pag. 125” 

Ouspensky scrive per bocca di Gurdjieff che ” l’impulso al sogno e al dormire dellacoscienza si trova sempre … nel centromotore”; ma in che modo l’immaginazioneinvolontaria e la dimenticanza di sé sonocreazioni del centro motore?

Alexander Lowen, fondatore dellaBioenergetica, ha per molti anni studiato lerelazioni tra movimento e psiche, le sueconclusioni sono sorprendenti e sono ingrado di rispondere alla nostra domanda;infatti egli afferma che non solo ilmovimento corporeo esprime il vissuto delmondo psichico di una persona, essendocon esso in strettissimo legame, ma

addirittura può essere “sfruttato” per finiterapeutici, per influenzare e curare unapsiche malata liberandola da disagiemozionali.

In pratica Lowen afferma che l’Io è

principalmente “corporeo” e cioè che lasensazione di essere noi stessi trova le sueradici proprio nel corpo … agendo su di essopossiamo operare dei cambiamenti eraggiungere dei livelli di consapevolezzaveramente profondi.

La correlazione che abbiamo scopertoesistere tra struttura psichica e strutturamuscolare deve poter farci ricredere sulfatto che il rilassamento sia dovutosemplicemente a una scelta mentale; fin

dai tempi più remoti il Lavoro che vienesvolto nelle scuole della Quarta Via va oltrela ricerca di un rilassamento fisico, scopofondamentale e di ben altra portata è quelloattivare i Centri Superiori che sono in noi, isoli in grado di “bonificare” il centro motoriodai codici malati che ha introiettato nelcorso della sua crescita, con l’ausilio diesercizi specifici, a volte elaborati sottoforma di Danze.

Bibliografia :

Per la parte : ASPETTO FISICO / INDOLE eCOMPORTAMENTO / ARTE ….”Body Types: The Enneagram of EssenceTypes” di Joel Friedlander, San Rafael CA:Inner Journey Books, 1986; 2nd edition,1993

  “Human Types : Essence and theEnneagram” di Susan Zannos, SamuelWeiser, Inc., York Beach, Maine

Per la parte : MITO e PSICOLOGIA  “Il 4° punto : "MARTE” di Giovanni M.Quinti in “La Quarta Via”, anno 3, n° 6 digiugno 2005 Wikipedia

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Consigli per laLettura 

IL LIBRO

Le rune,l’antico

alfabeto cheOdino donò aipopoli delNord, sonoanche e

soprattuttouno strumento

magico che ilrunista, o vitki,utilizzava perconoscere ilfuturo e perindirizzare leforze occulte.

Dietro ciascuno di questi segni si cela unsignificato che intreccia elementi naturali emitologici: un’onda, l’oceano primigenio, ilmartello di Thor, la ierogamia tra cielo eterra. Ma le rune esprimono anche i principi

a cui il vitki deve attenersi per conquistareil sapere e per poterlo utilizzare – eciascuna di esse rappresenta una tappa delsuo percorso iniziatico. Così, non è possibileservirsene per compiere il male, cheinevitabilmente si ritorcerebbe contro chil’ha evocato; né il vitki otterrà un qualcheeffetto se non è libero da false credenze, ose non ha fiducia nei propri mezzi e nellerune.In questo libro Ronecker ci guida con passosicuro ed esperto attraverso i diversi valori

di questi segni remoti e suggestivi, cimostra il loro potere e ci insegna acombinarli in formule e crittogrammi daincidere o dipingere per condizionare ildestino.

L'AUTORE

Jean-Paul Ronecker, studioso di cultureantiche e di esoterismo, ha pubblicatonumerosi libri, tra cui Il manuale delle rune 

(1997) ed Encyclopédie illustrée des espritsde la nature (2005).

AUTORE: Ronecker J.-P.

COLLANA: Uomini, storia e misteri 

PAGINE: pp. 176 

ILLUSTRAZIONI: ill. 94 b/n 

FORMATO: cm. 14x21 

PREZZO: € 17,00 

ISBN: 978-88-7136-276-2