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Teatro Coccia di Novara: direttore organizzativo Giancarlo Stellin - direttore tecnico di palcoscenico Jean Paul Carradori - maestri collaboratori Mirco Godio, Elisa Triulzi, Alba Pepe - capo macchinista Pasquale Zanellato - tecnici di palcoscenico Helenio Talato, Bruno Carlin, Alessio Onida - reparto trucco e acconciature Emanuela Porzio, Rosa Purri - reparto sartoria Ada Del Conte, Antonella Pertugi, Francesca Milan. Teatro Sociale di Rovigo: direttore di palcoscenico Federico Bertolani - direttore musicale di palcoscenico Andrea Attucci - direttore tecnico di palcoscenico Roberto Lunari - capo elettricista Gianluca Quaglio - capo macchinista Matteo Fasano - capo attrezzista Giulio Magnetto - capo sarta Mirella Magagnini - capo parrucchiera Daniela Berto - capo truccatrice Monica Salomoni. Scene, costumi e attrezzerie Fondazione Teatro Coccia Novara. Calzature Artistiche Sacchi S.n.c., Firenze. Personaggi e interpreti Anna Maria José Siri | Guglielmo Wulf, suo padre Gezim Myshketa Roberto Ernesto Grisales | Voce recitante Federica Restani Maestro concertatore e direttore d’orchestra Ezio Rojatti Regia Massimo Pezzutti Costumi Stefania Battaglia Movimenti coreografici Evgeni Stoyanov Lighting designer Jean Paul Carradori Maîtres de ballet Bruno Vescovo, Cristina Molteni Orchestra Filarmonica Italiana Coro e Corpo di Ballo del Teatro Coccia Maestro del coro e coordinamento musicale Giancarlo Cavallaro altro maestro del coro Armando Calvia Produzione Fondazione Teatro Coccia di Novara in coproduzione con il Teatro Sociale di Rovigo e il Teatro Sociale di Mantova 193 a stagione lirica e balletto 08 09 Le Villi di Giacomo Puccini Opera ballo in due atti Libretto di Ferdinando Fontana Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano sabato 13 dic 08 ore 21.15 turno oro, turno a domenica 14 dic 08 ore 16.00 turno b LeVilli libretto:LeVilli libretto 2008 28-11-2008 10:12 Pagina 1

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Teatro Coccia di Novara: direttore organizzativo Giancarlo Stellin - direttore tecnico dipalcoscenico Jean Paul Carradori - maestri collaboratori Mirco Godio, Elisa Triulzi, Alba Pepe -capo macchinista Pasquale Zanellato - tecnici di palcoscenico Helenio Talato, Bruno Carlin,Alessio Onida - reparto trucco e acconciature Emanuela Porzio, Rosa Purri - reparto sartoria AdaDel Conte, Antonella Pertugi, Francesca Milan.Teatro Sociale di Rovigo: direttore di palcoscenico Federico Bertolani - direttore musicale dipalcoscenico Andrea Attucci - direttore tecnico di palcoscenico Roberto Lunari - capo elettricistaGianluca Quaglio - capo macchinista Matteo Fasano - capo attrezzista Giulio Magnetto - caposarta Mirella Magagnini - capo parrucchiera Daniela Berto - capo truccatrice Monica Salomoni.

Scene, costumi e attrezzerie Fondazione Teatro Coccia Novara. Calzature Artistiche Sacchi S.n.c., Firenze.

Personaggi e interpreti

Anna Maria José Siri | Guglielmo Wulf, suo padre Gezim MyshketaRoberto Ernesto Grisales | Voce recitante Federica Restani

Maestro concertatore e direttore d’orchestra Ezio RojattiRegia Massimo Pezzutti Costumi Stefania Battaglia Movimenti coreografici Evgeni Stoyanov Lighting designer Jean Paul Carradori Maîtres de ballet Bruno Vescovo, Cristina MolteniOrchestra Filarmonica Italiana Coro e Corpo di Ballo del Teatro CocciaMaestro del coro e coordinamento musicale Giancarlo Cavallaroaltro maestro del coro Armando Calvia

Produzione Fondazione Teatro Coccia di Novarain coproduzione con il Teatro Sociale di Rovigo e il Teatro Sociale di Mantova

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Le Villidi Giacomo PucciniOpera ballo in due atti Libretto di Ferdinando FontanaUniversal Music Publishing Ricordi srl, Milano

sabato 13 dic 08 ore 21.15 turno oro, turno adomenica 14 dic 08 ore 16.00 turno b

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Lecco, nel corso del quale Fontana si era impegnato a fornire il libretto a condizionieconomicamente vantaggiose (100 lire alla consegna e 200 in caso di vittoria). Aquesto va aggiunto poi il fatto che nella giuria del concorso, oltre al direttored’orchestra Francesco Faccio che aveva assai apprezzato il Capriccio sinfonico alpunto di includerlo nei programmi di alcuni concerti, c’era lo stesso Ponchielli.Eppure, questo predisporsi troppo favorevole di ogni elemento, fin dall’inizio, avevauna sua ambiguità, come se il destino stesse preparando nell’ombra un colpo asorpresa. Così andarono le cose.

Per la verità, Fontana aveva proposto per il libretto un soggetto che già avevaproposto a un altro musicista, citato nelle lettere come «40» (si trattava,presumibilmente, del napoletano Francesco Quaranta noto specialmente comeautore di romanze da salotto). Ma già, il 2 agosto 1883, poteva scrivere a Puccini:«Ho potuto riavere dal N. 40 l’argomento che sa» (2). Poiché, la scadenzaimprorogabile per la consegna dell’opera era il 31 dicembre, non restava moltotempo. Il musicista, dal canto suo, aveva finito per convincersi che quell’argomentoimbevuto di romanticismo fosse adatto alla sua ispirazione: «Il soggettino mi piacemolto davvero, essendoci parecchio da lavorare nel genere sinfonico descrittivo, chea me garba assai perché mi pare di doverci riuscire» (3). A metà settembre, il libretto era già stato consegnato a Puccini, che ritornò a Luccaper lavorare con maggiore tranquillità a questa sua prima opera. Opera in un atto,come prevedeva il concorso, il cui soggetto era stato desunto da una novella, LesWillis (1852), del giornalista e romanziere francese Alphonse Karr, che a sua volta siera rifatto al celebre balletto Giselle (1846) di Adolphe Adam basato su un librettodi Théophile Gautier che aveva trovato la sua fonte di ispirazione in una leggendadell’Europa centrale, riportata da Heinrich Heine in Über Deutschland II:Elementärgeister und Dämonen (1824). Puccini, come farà sempre, lavorò alternando, per tre mesi e più, foga e svogliatezza,passione e disamore, fino a recapitare alla commissione il plico con l’opera, proprio

All’inizio c’era un giovane Giacomo Puccini, fresco di studi e sicuramentedotato di talento, che ha già fatto parlare di sé per un suo Capricciosinfonico scritto come saggio di diploma e che aspetta la sua occasione,senza ben sapere come e quando. C’era anche un concorso, promossodalla rivista “Teatro Illustrato”, ma di fatto dal suo editore Sonzogno, erivolto ai giovani compositori italiani «per un’opera in un atto di soggettoidillico, serio o giocoso, a scelta del concorrente, col premio di L. 2000,oltre la rappresentazione in un teatro di Milano per cura e a spese delgiornale». Va da sé, che il giovane musicista, che già aveva bussato ancorasenza esito alla porta di Giovannina Lucca e che non era riuscito ainteressare Giulio Ricordi, avesse deciso di partecipare al concorso, pursenza avere nulla di pronto in cassetto e neppure un progetto in testa, mapotendo contare sull’aiuto generoso del suo maestro Amilcare Ponchielli,che ne aveva presto intuito il talento. Insomma, ogni cosa parevacongiurare perché Puccini iniziasse la sua carriera di operista vincendo ilconcorso Sonzogno. Tanto più che il buon Ponchielli aveva presentato ilgiovane musicista a un librettista già noto e di sicuro avvenire comeFerdinando Fontana, che alcuni anni dopo così descrisse l’incontro: «Era illuglio del 1883. Una mattina mi ero recato da Caprino Bergamasco aLecco. Nel tornare alla stazione di Lecco, m’imbattei nella colonnaartistico-estiva di Maggianico che rincasava. C’erano professoroni delConservatorio e giovani maestri: Ponchielli, Dominiceti, Saladino e altri.Fra essi Puccini, salito nella stessa vettura ferroviaria con Ponchielli, questimi parlò delle intenzioni del suo allievo per il Concorso Sonzogno, e mipropose di preparargli un libretto. Lì per lì, vivo nella memoria il ricordodel successo del suo Capriccio sinfonico, mi parve che per il giovanemaestro ci volesse un argomento fantastico e gli spiegai il canovacciodelle Villi. Puccini accettò» (1). A quel primo e casuale incontro, avevafatto seguito un altro, decisivo, nella casa di campagna di Ponchielli a

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Erminio Peltz, la direzione era stata affidata ad Arturo Panizza. Questa primaversione dell’opera era costituita da sette numeri: un preludio, un corod’introduzione, il duetto tra Anna e Roberto, la preghiera, la Tregenda per orchestrasola, il preludio e scena di Guglielmo, la grande scena con duetto finale. Tutti e settei numeri suscitarono applausi e talora entusiasmo. Un telegramma di Puccini, speditoalla madre la sera stessa, dà conto della buona riuscita: «Successo clamoroso.Diciotto chiamate. Ripetuto tre volte finale primo. Sono felice» (6).Il successo di pubblico, che si protrasse per le quattro repliche, trovò riscontronell’accoglienza dei critici. Primo fra tutti, quel Filippo Filippi, che un anno avanti nonaveva lesinato gli apprezzamenti al Capriccio sinfonico e che, in questa occasione,scrisse sulla “Perseveranza”: «Le Willis entusiasmano. Applausi di tutto, tuttissimo ilpubblico, dal principio alla fine. Si volle udire tre volte il brano sinfonico che chiudela prima parte e si è domandato tre volte il bis, non ottenuto, del duetto fra tenoree soprano, e della leggenda», per poi ribadire qualche giorno più tardi quella cheriteneva essere la propensione verso il sinfonismo del giovane musicista: «Il Pucciniè una natura di compositore essenzialmente sinfonico e, come dissi l’altro ieri, abusadel sinfonismo, e sovraccarica spesso il piedestallo a detrimento della statua». Piùinteressante e, per così dire, presago Antonio Gramola sul “Corriere della Sera”:«Nella musica del giovane maestro lucchese c’è la franchezza della fantasia, ci sonofrasi che toccano il cuore perché dal cuore devono essere uscite, e c’è una fatturadelle più eleganti, delle più finite, a un punto tale che a quando a quando non paredi aver davanti a noi un giovane allievo, ma un Bizet, un Massenet». Non sarebbe mancato, qualche giorno appresso, l’autorevole e cauto parere diGiuseppe Verdi, che però avrebbe ricevuto lo spartito solamente nel febbraiodell’anno successivo: «ho sentito dir molto bene del musicista Puccini. Ho visto unalettera che ne dice tutto il bene. Segue le tendenze moderne, ed è naturale, ma simantiene attaccato alla melodia che non è moderna né antica. Pare però chepredomini in lui l’elemento sinfonico! niente di male. Soltanto bisogna andar cautiin questo. L’opera è l’opera: la sinfonia è la sinfonia, e non credo che in un’opera sia

l’ultimo giorno, il 31 dicembre 1883, come risulta dalla nota autografa dellacommissione apposta sulla prima pagina della partitura. Quanto alla proverbialeilleggibilità del manoscritto, va detto che numerose pagine, e in particolare i dueintermezzi sinfonici, erano di mano di un copista, mentre le altre non erano certoindecifrabili. La stima di cui godeva negli ambienti musicali milanesi, il buonrapporto con quasi tutti i componenti della giuria e una certa consapevolezza delleproprie capacità, avevano indotto Puccini a sentirsi abbastanza sicuro di un esitopositivo, ma ormai in prossimità del verdetto, eccolo confessare alla madre: «alla findel mese è la decisione del concorso, ma spero poco» (4). E, difatti, ai primi di aprile1884, la commissione rese noto che tra i ventotto lavori presentati, cinque eranostati giudicati degni di segnalazione e di questi due ritenuti degni di essererappresentati in teatro: Anna e Gualberto (su libretto dello stesso FerdinandoFontana) di Luigi Mapelli e La fata del Nord di Guglielmo Zuelli. Nessuna menzioneper Le Willis.È proprio a questo punto che il vento del destino comincia a girare diversamente enon certo in modo avverso. C’è un succedersi di situazioni che non appartengonoall’ordinario. Dapprima, nel corso di una serata appositamente organizzata daFontana nel salotto del critico musicale e compositore Marco Sala, il giovane Pucciniriuscì a presentare, suonando e cantando, le sue Willis a un pubblico eletto, in cuifiguravano fra gli altri Alfredo Catalani, Arrigo Boito e Giovannina Lucca, titolaredella casa editrice che di lì a poco sarebbe passata nelle mani di Ricordi. Il successonon mancò e si contestò duramente la decisione della giuria di escludere Puccini dalpremio, tanto che si decise, al termine della serata e sempre su impulso di Fontana,di indire una sottoscrizione per far rappresentare l’opera al teatro Dal Verme diMilano. Sottoscrizione aperta nientemeno che dallo stesso Boito, che offriva una cifrache da sola avrebbe coperto la nona parte del costo previsto (5). Le Willis andarono in scena al Dal Verme la sera del 31 marzo 1884, con unacompagnia di canto che prevedeva nel ruolo principale il tenore portoghese AntonioD’Andrade allora agli inizi della carriera, il soprano Rosina Caponetti e il baritono

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ditta [...] Se Le Villi avessero vinto il concorso sarebbero state pubblicate daSonzogno, ma in caso di sconfitta avrebbero avuto il vantaggio di un comodo lanciopubblicitario: bocciata dalla casa rivale l’opera si sarebbe presa una trionfalerivincita pochi mesi dopo, e sarebbe finita nelle mani di un editore illuminato, cioèGiulio Ricordi» (9).Vale la pena, a questo punto, di ricordare che situazioni simili si sarebbero ripetutecon una certa frequenza lungo gran parte della carriera di Puccini, che in più di uncaso si peritò di percorrere o ripercorrere le strade che già erano state indicate daaltri musicisti, senza esitare a strappare di mano i libretti ai colleghi.

Ecco, allora, terminate le quattro recite delle Willis al Dal Verme, Puccini e Fontananella villa sul lago di Como di Giulio Ricordi a discutere con l’editore di una nuovaopera e, nel frattempo, della trasformazione della presente in un lavoro di maggiorrespiro, dando corpo a quei due atti, che già erano in qualche modo adombrati. Almusicista venne anche offerto uno stipendio mensile di 200 lire che per un paiod’anni gli avrebbe garantito una base economica. Era l’inizio di una collaborazionecontrassegnata da un più profondo legame di amicizia, che si sarebbe interrottosolamente con la morte dell’editore nel 1912. Nonostante (o forse proprio per questo) l’acuto dolore per la morte della madre,scomparsa a soli cinquantaquattro anni il 17 luglio del 1884, Puccini atteseabbastanza rapidamente alla revisione della sua opera, che mutò il titolo in Le Villie il sottotitolo in “Opera ballo in due atti”. Soprattutto, aggiunse una cavatina per ilsoprano, ritoccò il movimento lento dell’intermezzo (“L’abbandono”), così dapermettere il passaggio del corteo funebre di Anna dietro un velario, dilatò la grandescena drammatica destinata ad aprire il secondo atto con il monologo drammaticodi Roberto che precede il duetto di tenore e soprano.L’opera, nella nuova versione, andò in scena la sera del 26 dicembre 1884 al teatroRegio di Torino, con un risultato non proprio soddisfacente, forse a causa diun’esecuzione alquanto dimessa diretta da Giovanni Bolzoni e di un allestimento

bello fare uno squarcio sinfonico, pel sol piacere di far ballare l’orchestra» (7).Ma, quel che più conta, sulla “Gazzetta Musicale di Milano” dell’8 giugno 1884l’editore Ricordi annunciò l’acquisizione dei diritti dell’opera. Ma non era un fulminea ciel sereno, perché sicuramente c’era stato un accordo precedente, cometestimonia la presenza del marchio di Casa Ricordi sul libretto della “prima”, chespiega meglio anche il senso di una lettera con la quale Fontana avverte Puccinidella sua intenzione di inviare il libretto a Ricordi accompagnandolo «con una letteraco’ fiocchi» (8). E significativo, a questo punto, appare anche l’annuncio al pubblicodella rappresentazione delle Willis al teatro Dal Verme con la precisazione che sitrattava di «un’altra delle opere presentate al concorso del “Teatro Illustrato” chenon ebbero né premio né menzione».Forse la cecità di una commissione che avrebbe dovuto essere favorevolissima allavoro del giovane musicista e l’esito negativo del concorso non erano casuali. SiaPonchielli che Faccio erano legati a Casa Ricordi e d’accordo con l’editore avrebberopotuto sottrarre a Sonzogno l’opera prima di un giovane musicista che avevasicuramente una marcia in più e avrebbe potuto inserirsi facilmente in quella schieradi compositori tra i quali si cercava l’erede di Verdi. L’unico modo di far acquisire LeWillis a Ricordi era quello di non segnalare in nessun modo l’opera nel concorsobandito da Sonzogno ed anzi farla rappresentare sfruttando una presunta ingiustiziao svista della commissione giudicatrice. L’eventuale successo avrebbe garantitoRicordi ad essere sfruttato per una ripresa del lavoro in una prospettiva più ampia. Infatti, nel febbraio del 1884, un mese e mezzo prima che l’esito del concorso venissereso noto, Ponchielli aveva accompagnato Puccini da Ricordi e si spiega così anchela consapevolezza del musicista, nella citata lettera alla madre del marzo successivo,di non nutrire speranze per una vittoria. Michele Girardi ha ben riassunto i termini della questione: «Il musicista avevadunque incontrato l’editore prima che il concorso fosse concluso, e per giunta incompagnia del suo giudice, che mentre lo raccomandava si apprestava a bocciarlo!Giulio Ricordi stava da tempo cercando un nuovo talento per rinvigorire la propria

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“Torna ai felici dì”), Grande scena e duetto finale.Al di là di talune ingenuità e di inevitabili scorie, Le Villi già ci offrono una definizioneattendibile del mondo pucciniano e dei principali caratteri del musicista: i forticontrasti, la flessibilità della melodia, certi procedimenti armonici di sorprendentemodernità e citazioni che diventano funzionalissime e perdono il rapporto con la loroorigine, il ricorso a leitmotiv e a temi che definiscono i personaggi, la scritturaorchestrale di straordinario interesse che privilegia sovente i legni, ma anche l’arpae le percussioni e taluni strumenti di timbro esotico. Le danze previste dall’opera-ballo non si limitano a determinate situazioni sceniche (la festa di fidanzamento e laridda delle Villi), ma riprendono certi ritmi di valzer che adombrano colori sensuali. C’è poi quella «cornice notturna», che come ha felicemente notato Daniele Martino,«apre (Le Villi) e chiude (Turandot) il corpus librettistico pucciniano, incastonando labreve e particolarissima esperienza verista tra due calate agli Inferi dell’inconscio, làdove si annidano le paure, le angosce che il giorno disperde» (11). Solo che l’ereditàromantica (Heine e Gautier) filtrata attraverso la sensibilità scapigliata del librettistaFerdinando Fontana, un poco stinge nelle linee musicali art-nouveau che giàrimandano a Manon e addirittura a Madama Butterfly. Puccini riprende il temaromantico della «Belle Dame sans merci» e dei fantasmi fatali che abitano la nottetrapunta di fuochi fatui e voci misteriose, alla luce del tema della colpa edell’espiazione, che permettono di mettere in campo i due poli di una femminilitàche costituisce la dialettica stessa del mondo artistico del grande musicista: lacortigiana e la pura fanciulla che soggiace all’amore che si spezza. Se la cortigianaè appena indicata, pallida ombra della corruzione e cieco strumento di un destinoavverso, la fanciulla vittima è ben presente ed è anzi l’unico personaggio definito,capace di proporsi nei termini della tradizione (le amorose tradite di Verdi, ma anchele fragili eroine di Bellini e Donizetti), ma anche nell’imminenza di una nuova edolorosa incrinatura psicologica che investirà tante protagoniste femminili del teatropucciniano.Né saranno da meno i personaggi maschili. Certamente, Guglielmo, il padre offeso e

mediocre, che scontentarono Puccini, che ebbe solamente quattro chiamate.Quasi contemporaneamente Ricordi pubblicò la prima edizione per canto epianoforte.Un mese più tardi, il 24 gennaio 1885, fu la volta della Scala. Questa volta, sulpodio c’era Franco Faccio e il ruolo di Anna era stato affidato a RomildaPantaleoni, che fu, pare, l’unico elemento valido del cast vocale. L’opera ebbesuccesso, che si protrasse per altre tredici repliche. In questa occasione, Pucciniaggiunse la romanza di Roberto “Torna ai felici dì”, come attesta la ristampaper canto e pianoforte del marzo 1885. Successivamente ci furono: l’aggiuntadi nove battute alla fine del duetto tra Anna e Roberto nel secondo atto, iltaglio del monologo di Roberto “Per te quaggiù sofferse ogni amarezza” emodifiche di piccola entità nel duetto del primo atto, nella romanza “Torna aifelici dì” e nel finale.Fra gli allestimenti che seguirono negli anni, vale la pena di ricordare quellodel 29 novembre 1892 ad Amburgo diretto da Gustav Mahler e quello delMetropolitan di New York del 17 dicembre 1908 diretto da Arturo Toscanini.Le Villi tornarono a riaffacciarsi nella mente di Puccini nel gennaio del 1917,quando il musicista pensò di ritornare su quella sua prima opera per associarlaal Tabarro, che da solo non “faceva serata” (10).

Le Villi, nella versione 1884-1892, si propongono con la denominazione diopera-ballo in due atti, secondo la voga che nel secondo Ottocento si rifacevaal grand opéra. Ma la struttura musicale si riallaccia alla tradizionalearticolazione in “numeri chiusi”, che qui sono dieci e ben caratterizzati:Preludio; Atto primo: Coro d’introduzione, Romanza di Anna “Se come voipiccina», Duetto di Anna e Roberto, Preghiera e finale con Guglielmo, Anna,Roberto e il coro, Interludio orchestrale in due parti (L’abbandono e Latregenda, danza infernale); Atto secondo: Preludio e scena di Guglielmo, Scenadrammatica e romanza di Roberto (“Ecco la casa… Dio che orrenda notte”,

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ferito, è baritono che ha ancora il vigore e gli accenti verdiani e che progressivamentesfumerà fino a scomparire nelle opere successive (Scarpia è ben altra cosa), maRoberto già presenta l’attonita e crudele pusillanimità di Pinkerton, anche se il tronfiocompiacimento di quest’ultimo, qui è ancora incapacità di capire cosa succede,nostalgia di un paradiso agreste perduto, fuga verso l’espiazione. Insomma, ilmusicista appena venticinquenne è immerso, forse senza neppure saperlo, in quelloche con tocco felice Fedele D’Amico ha definito «verismo sentimentale» (12).

(1) Citato in Arnaldo Marchetti, Puccini com’era, Edizioni Curci, Milano 1973, p. 37, senzaprecisare la fonte.

(2) Ibidem.(3) Lettera alla madre del luglio 1883, in Carteggi pucciniani, a cura di Eugenio Gara,

Ricordi, Milano, 1958, p. 6.(4) Lettera alla madre del marzo 1884 in Arnaldo Marchetti, Puccini com’era, cit., p. 44.(5) «Infatti ecco il conto di quello su cui possiamo contare finora: Vimercati L. 60, Marco Sala

L. 50, Arrigo Boito L. 50, Fratelli Sala L. 20, la «incognita» di Marco Sala L. 50. Sono L. 230.E restano ancora il Duca Litta, Noseda, il Conte Sola, Biraghi. Metti che diano fra tuttialmeno 100 lire e faranno 330. E il Melzi? Così saranno 430. Le spese essendo di L. 450(250 abiti e 200 copiatura), tu vedi che al massimo tu arrischieresti 20 lire», lettera aFontana dell’aprile 1884, in Carteggi pucciniani, cit., p. 9.

(6) Telegramma del 31 marzo 1884 in Arnaldo Marchetti, Puccini com’era, cit., p. 45.(7) Lettera del 10 giugno 1884 a Opprandino Arrivabene, in Carteggi pucciniani, cit., p. 14.(8) Lettera di Fontana a Puccini dell’aprile 1884, in Carteggi pucciniani, cit., p. 9.(9) Michele Girardi, Giacomo Puccini. L’arte internazionale di un musicista italiano, Marsilio,

Venezia, 1995, pp. 35-36.(10) Lettera ad Alfredo Vandini dell’11 gennaio 1917, in Carteggi pucciniani, cit., lett. 702.(11) Daniele Martino, Catastrofi sentimentali, Puccini e la sindrome pucciniana, Edt, Torino,

1993, p. 12.(12) Fedele D’Amico, L’albero del bene e del male. Naturalismo e decadentismo in Puccini,

Maria Pacini Fazzi editore, Lucca, 2000, p. 35.

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Spettri femminili che popolano le notti delle foreste, o che attraversanoa cavallo il cielo di tenebra o affiorano come la schiuma dalle buie acquedel mare o del lago. Da sempre questi rabbrividenti ectoplasmi, chesanno quando è tempo trovare la consistenza del corpo e le lusinghe delsesso in irresibili danze mostruose, popolano i nostri incubi. La civiltàoccidentale ha saputo relegarli nelle caverne dell’inconscio e neirepertori del folklore, ma di tanto in tanto riescono a fuggire dalla loroprigione e a riaffacciarsi tra i versi di una poesia o nelle note in libertàdi un poema sinfonico, in una incisione al bulino o in un balletto sullepunte. E c’è stato un tempo, che grosso modo copre per intero il secondoOttocento, tra romanticismo e decadentismo, in cui le ondinescivolavano sui vetri con le gocce di pioggia, le sirene irretivanofatalmente i marinai e streghe e ninfe notturne cantavano come uccellidel malaugurio nei boschi.Prendiamo le Willi, vale a dire gli ondeggianti fantasmi delle sposemorte che tornano di notte nei boschi per vendicarsi del male che hannoarrecato loro gli uomini. Vendetta terribile, quella delle Willi che abitanouna antica leggenda dell’Europa Centrale, assai diffusa nell’Austriadell’ottocento, perché ogni malcapitato che le incontra viene indotto ecostretto a danzare fino al completo sfinimento e alla morte. Araccontarcela con un piglio saggistico, ma eminentemente romantico,era stato nel 1834 il grande poeta tedesco Heinrich Heine in ÜberDeutschland II: Elementärgeister und Dämonen, vale a dire una sorta diinventario con descrizione e classificazione degli spiriti e dei demoni delnord dell’Europa e della Germania in particolare.Alle pagine di Heine, aveva attinto a piene mani un altro poeta, questavolta in terra di Francia, Théophile Gautier che amava la danza e ledanzatrici e che aveva abbozzato il soggetto per un balletto, che prestosi sarebbe intitolato con il nome della sua protagonista Giselle ou Les

di Sergio Garbato

Willis. Alla nascita di Giselle, nel 1841, oltre a Gautier, avevano collaboratoalcuni dei maggiori artisti dell’ottocento romantico: il drammaturgo Jules-HenryVernoy de Saint-Georges che aveva elaborato il libretto, il musicista AdolpheAdam autore di una partitura generosa ed espressiva, il direttore dei ballettidell’Opéra di Parigi Jean Coralli, che, con la complicità occulta e determinantedel celebre coreografo Jules Perrot, preparò l’architettura delle danze e dei passia due, così come dei momenti solistici, tutti giocati, come è stato rilevato,sull’arabesque, che costituisce il segreto emblema e l’autentico fascino di questoballetto. Ma, al centro di tutto, c’era una musa di soli ventidue anni, quellaCarlotta Grisi che, proprio con Giselle, consacrò il suo talento e stabilì la suafama di somma interprete, insieme a Maria Taglioni e Fanny Elssler, del ballettoromantico. E il personaggio, se vogliamo dar retta a Théophile Gautier che neaveva sposato la sorella ma che soggiaceva al suo fascino, era tagliato propriosulla sua indole, che conciliava «una ingenuità infantile e una gaiezza felice ecomunicativa a una sottile malinconia imbronciata». Né, per dirla tutta, eranoestranei alla nascita di «Giselle» altri mostri sacri del tempo, vale a dire il

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di r

egiaQuando mi fu proposta la regia de Le Villi, mi resi conto di quanto fosse

stimolante affrontare un lavoro così particolare giacchè, alle consueteinterazioni delle varie Arti che costituiscono l’impianto di uno spettacolodi Opera lirica, si aggiungevano l’inserzione della voce recitante el’impiego di due pagine sinfonico-descrittive; oltretutto, l’utilizzo delladanza quale elemento drammaturgico e non come semplice segnoestetico-decorativo, che ne definisce il genere con il nome, appunto, diOpera-ballo.Per la costruzione del libretto, Ferdinando Fontana attinse dai soggettileggendari del romanticismo tedesco e si ispirò guardandoprincipalmente alla drammaturgia presente in due importantissimiballetti. Il primo, La Sylphide di Jean Schneitzhöffer (libretto originale diAdolphe Nourrit dal romanzo di Charles Nodier Trilby e con riferimential Robert le Diable di Meyerbeer e Scribe/Delavigne), consideratocapostipite del balletto romantico o ballet blanc per le sue connotazioniestetiche; è il primo balletto in cui compare il costume tipico dellaballerina, il tutù, costume rimasto pressoché identico fino ai giorninostri. Da La Sylphide in poi, quasi tutti i balletti di repertorioconterranno quello che si chiama l'atto bianco (perché danzato con iltutù). Per la prima volta, inoltre, la ballerina protagonista sale sullepunte quasi nella totalità dell'esecuzione; il ruolo, infatti, richiede uncerto tipo di leggerezza e di tecnicismo, stile creato dalla coreografia diFilippo Taglioni e che, con le rappresentazioni all’Opéra National de Parisdel 1832, rese celebre Maria Taglioni (prima interprete). Il secondo,Giselle di Charles Adam del 1841 (coreografia di Coralli). ThèophileGautier uno dei poeti di punta della scuola romantica nonchépromettente critico di teatro e danza, ammiratore appassionato diCarlotta Grisi (ballerina formatasi al Teatro alla Scala di Milano e poitrasferitasi all’Opéra de Paris), scrive per lei la sceneggiatura del balletto

di Massimo Pezzutti

ballerino Lucien Petipa (fratello maggiore del più celebre Marius) primo interpretedi Albrecht e l’impresario Philippe Taglioni (il padre di Maria) che era in strettocontatto con Adolphe Adam e Jules Perrot, amante e compagno della Grisi, cheaveva accettato di lavorare oscuramente e senza compenso alcuno allacoreografia. A tutto questo fervore e a questi personaggi, va aggiunto un soggettoche più romantico non si può. Si provi a immaginare un villaggio dorato nella valledel Reno, con la vendemmia e i contadini, tra i quali c’è anche la delicatissimafanciulla Giselle, innamorata del giovane Albrecht, che non potrà mai sposarla,perchè in realtà è un principe promesso a Bathilde, figlia del duca di Courland. Ec’è Hilarion, il guardiacaccia che ama invano Giselle e brucia di gelosia. Ecco ledanze e la caccia, ma anche la letale rivelazione della verità, alla quale Giselle nonsopravvive. Si provi, ora, a immaginare il regno della notte e delle Villi, le fanciulledanzanti e morte per l’inganno del loro innamorato, costrette a vagare nellaforesta per trovare uomini con cui ballare fino all’alba e che soggiaceranno aquesta follia. Non c’è lieto fine, ma solo un patetico trionfo del bene e dell’amorevedovo della sua realizzazione.A una versione narrativa del balletto e della stessa leggenda, mise mano unadecina d’anni dopo, lo scrittore e giornalista parigino Alphonse Karr (1808 - 1890),già redattore capo del “Figaro” e fondatore del settimanale satirico Guêpes, notoanche per un tipo di dalia da lui ibridato. E proprio nel racconto di Karr, qualcheanno fa, il musicologo Julian Budden ha identificato la fonte prima del libretto cheuno dei protagonisti della seconda Scapigliatura milanese, Ferdinando Fontana,scrisse per l’opera che Giacomo Puccini avrebbe messo in musica a soliventicinque anni nel 1883: Le Villi. Naturalmente, Fontana non lavorò di bulino, maneppure di accetta: semplificò la trama, eliminando la figura del fratello dellaprotagonista, Konrad, che muore battendosi in duello col protagonista Heinrich,ribattezzato Roberto. Ma soprattutto, a differenza dell’originario Heinrich chesposa un’ereditiera, figlia dello zio che va a trovare a Magonza, Roberto vieneinvece sedotto da una donna di facili costumi che vuole impadronirsi dei suoi beni.

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la v

icen

daIn Germania, nella Foresta Nera.

Atto primo Guglielmo Wulf festeggia assieme agli amici il fidanzamento della figliaAnna con un giovane boscaiolo, Roberto. La festa è però interrottabruscamente dalla notizia che la madrina di Roberto è morta lasciandogliuna ricca eredità e che il giovane deve partire immediatamente perprenderne possesso. Anna non sa nascondere la sua tristezza: ha sognatodi dover morire lontana da Roberto e ora, oppressa da cupi presagi, temedi non rivedere mai più il fidanzato. Roberto cerca di consolarlaricordandole il suo amore, del quale non dovrà mai dubitare. Unintermezzo sinfonico in due parti (dai titoli L’abbandono e La tregenda)descrive ciò che è avvenuto dopo la partenza. Affascinato dalla bellezzadi una cortigiana, Roberto ha dimenticato Anna, che è morta di dolore.Ogni notte nella Foresta Nera le Villi (gli spiriti delle fanciulle rimastevittime del loro amore tradito) danzano instancabilmente e il fidanzatospergiuro, che osa tornare a cercarle, è costretto a partecipare ad unaridda paurosa, finché muore sfinito; anche Anna è fra esse, sicura che ilfidanzato tornerà nella selva. In una notte d’inverno, Roberto, che dopoaver dissipato tutte le sue ricchezze è stato abbandonato dalla cortigiana,si aggira pieno di rimorsi nella Foresta Nera, non osando avvicinarsi allacasa di Anna della quale ignora la morte.

IntermezzoPrima parte: l’AbbandonoSeconda parte: la Tregenda

prendendo spunto da una leggenda germanica riportata da Heinrich Heine neL’Alemagne che narra di spiriti della notte (Willis) che attraggono verso un crudeledestino giovani ignari ed anche da alcuni versi di Victor Hugo che raccontano diun giovane condotto a morte dalla passione per la danza.Puccini e Fontana, per altro, avevano a disposizione l’esempio di un’altra operache utilizzò le tematiche sopra esposte: Elda di Catalani del 1880 (tratta dallaleggenda di Loreley), riveduta in seguito e presentata quale Loreley nel 1890 (asua volta tributaria del balletto Coppellia di Delibes).Nella realizzazione dell’allestimento, ho così cercato di salvaguardare tutti glielementi iconografici (dai quali penso non si debba e non si possa prescindere giacchècosì chiari e precisi riferimenti di un momento storico-culturale) ma, al contempo, dirivisitarli attraverso una lettura stilizzata, asciutta, simbolica, che ne esalti ladrammaturgia intrinseca per poterla comprendere in modo ancora più netto. L’azionesi compie su due piani: il mondo della realtà (primo atto) e quello degli spiriti, ilsoprannaturale (secondo atto ma realmente, terzo, giacchè il secondo è quello che civiene “raccontato” dalla voce recitante, l’atto di Magonza) e conservandoscenicamente i parallelismi tra la natura e la simbologia ad essa corrisposta (il cambiodi stagione, le rocce, la foresta, la luna).Anche per la recitazione ho voluto un’impostazione quasi “cinematografica” conl’ausilio di una vera e ricercata regia delle luci, anch’esse a funzionedrammaturgica (che, grazie alle odierne possibilità tecniche, considero uno degliaspetti determinanti della messinscena). Infine, la figura delle Villi che, a differenzadi come solitamente viene rappresentata, si evidenzia con spiriti poco “romantici”e di forte concezione profana (in forte opposizione al sacro di cui è pregna lavicenda e, soprattutto, priva di due punti cardine della “cristianità”, la pietà ed ilperdono).

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Le Villi Opera-ballo in due atti

LibrettoFerdinando Fontana

Prima rappresentazione31 maggio 1884, Teatro Dal Verme di Milano

PersonaggiAnna sopranoGuglielmo Wulf, suo padre baritonoRoberto tenore

Coromontanari e montanare, villi, spiriti

Luogopiccolo villaggio della Foresta Nera

Epocasecolo XIX

il lib

rett

oAtto secondo Frattanto Guglielmo, sulla soglia di casa, ripensa disperato alla figlia e implora lavendetta di Dio sul giovane che le ha causato tanto dolore. Rientrato in casa, giungeRoberto, ma una forza misteriosa gli impedisce di bussare alla porta. Sconvolto, siinoltra nuovamente nella foresta, ma subito gli appare il fantasma di Anna, che gliricorda le sue promesse d’amore e lo rimprovera del suo tradimento. Ad un trattoil giovane è circondato da un gruppo di Villi e, trascinato da una forza irresistibile,è spinto ad una danza vorticosa. Sfinito e angosciato, riesce a lanciarsi verso la casadi Guglielmo per chiedergli aiuto, ma le Villi lo travolgono ancora nella tragica danzafinché muore ai piedi del fantasma di Anna, che, finalmente placato, svaniscenell’aria. Poco dopo Guglielmo esce di casa e, scorgendo il corpo inanimato diRoberto, si convince che il cielo stesso ha punito il traditore e rende omaggio allagiustizia divina.

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Vicina potrei stare al mio amor.Allor, dirgli vorrei:‘Io penso sempre a te!’Ripeter gli potrei:‘Non ti scordar di me!’Voi, di me più felici,Lo seguirete, o fior;Per valli e per pendiciSeguirete il mio amor.Ah, se il nome che aveteMenzognero non è,Deh, al mio amor ripetete:‘Non ti scordar di me!’

Anna va a mettere il mazzolino nella valigia di Roberto.

ROBERTOvedendo l’atto di Anna eavvicinandosele sorridendoAh, ti ho còlta!

ANNATu!

ROBERTOprendendo dalla valigia il mazzolino, lobacia, poi lo riponeGrazie, Anna mia.Ma un più gentil ricordoIo chiederti vorrei.

ANNAQuale?

ROBERTOUn sorriso.Anna scuote mestamente la testaNon esser, Anna mia, mesta sì tanto:Passeran pochi giorni e tornerò.

ANNAlo tento invan di trattenere il pianto,Ho una tristezza che vincer non so.Foschi presagi mi turban la mente.Mi par ch’io non ti debba più veder.

ROBERTOAnna!

ANNAStanotte sognaiChe morente t’attendevo.

ROBERTOSuvvia! Quali pensier!Pensa invece ai dì lietiChe il destino ci promette,Benigno al nostro amor!

ANNAMa, m’ami tu davver?

ROBERTOMio cherubino, perché

ATTO PRIMO

Spianata nel Bosco.A destra, sul dinanzi, una casa modesta,quella di Guglielmo. In fondo, a sinistra,un sentiero che si perde nel folto d’unaboscaglia salendo una rupe. Da questaad un’altra rupe un ponticello.È primavera. Festoni di fiori pendono daogni parte. La scena è pavesata a festa.Guglielmo, Anna e Roberto sono seduti acapotavola.

MONTANARIEvviva! Evviva! Evviva!Evviva i fidanzati!

Anna e Roberto si allontanano dal fondodandosi il braccio.

MONTANARIDella vecchia di MagonzaRoberto è ereditier!I tesori accumulatiSon molti davver!Dunque povero staseraRoberto partiràE a sposar la fidanzataEi ricco tornerà!Evviva! Evviva! Evviva!Evviva i fidanzati!Gira! Gira! Gira!Balza! Gira! Balza!

La musica freme e delira,La danza sospinge ed incalza!Oh, volano rapide l’oreSe il piede alla danza è legger!Il ballo è rival dell’amore:Il core fa batter davver!Gira! Gira! Gira!Balza! Gira! Balza!a GuglielmoOhè! Babbo Guglielmo!Venite voi pure a danzar!

GUGLIELMOEbben, perchè no? Poffar mio!Son vecchio, ma in gambe so star!

Va a prendere una ragazza e la invita aballare con galanteria.

MONTANARIGira! Gira! Gira!Balza! Gira! Balza!

Fra gli applausi e le risa, Guglielmo escecon danzatrice. Poco a poco tutti loseguono. La scena rimane vuota per unmomento, poi Anna rientra sola dalfondo, con un mazzolino diNontiscordardime.

ANNASe come voi piccina io fossi,O vaghi fior, sempre sempre

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ROBERTOPadre, Anna, addio!

ANNA, GUGLIELMO e MONTANARIAddio, Roberto, addio!

Roberto si avvia con alcuni amici.

INTERMEZZO

Prima Parte: l’Abbandono

IL NARRATOREDi quei giorni a Magonza una sirenaI vecchi e i giovinetti affascinava.Ella trasse Roberto all’orgia oscenaE l’affetto per Anna ci vi obliava.Intanto, afflitta da ineffabil pena,La fanciulla tradita lo aspettava.Ma invan l’attese: ed al cader del vernoElla chiudeva gli occhi al sonno eterno.

Si vede, dietro un velo, passare ilcorteggio funebre di Anna, che uscendodalla casa di Guglielmo, attraversa lascena.

FEMMINACome un giglio recisoDentro la bara giace.Raggio di luna è il candor del suo viso.O pura virgo, requiesce in pace!

Seconda Parte: la Tregenda

IL NARRATOREV’è nella Selva Nera una leggendaChe delle Villi la leggenda è dettaE ai spergiuri d’amor suona tremenda.Se muor d’amore qualche giovinettaNella selva ogni notte la tregendaVieni a danzare, e il traditor vi aspetta;Poi, se l’incontra, con lui danza e rideE, colla foga del danzar, l’uccide.Or per Roberto venne un triste giorno.Dalla sirena in cenci abbandonatoEgli alla Selva pensò far ritorno,E questa notte appunto ei v’è tornato.Già nel bosco s’avanza: intorno, intornoRiddan le Villi nell’aer gelato.Ei, tremando di freddo e di paura,È già nel mezzo della Selva oscura.

Durante la Seconda Parte si scorge lostesso paesaggio dell’Atto Primo, ma è il verno. È notte. Gli alberi, sfrondati e stecchiti,sono sovraccarichi di neve. Il cielo èsereno e stellato: la luna illumina il tetro paesaggio. Le Villi vengono a danzare, precedute dafuochi fatui che guizzano da ogni partee percorrono la scena.

Dell’amor mio dubiti ancor?Tu dell’infanzia miaLe gioie dividesti e le carezze;Da te soave e pia imparaiDella vita le dolcezze;Ero povero, e tu l’affetto mioPiù d’ogni ricco volesti pregiar.Ah! Dubita di Dio,Ma no, dell’amor mio non dubitar!Io t’amo!

ANNADolci e soavi accenti, deh,Vi scolpite nel mio mesto cor,E nei foschi momenti dell’attesaAlleviate il mio dolor!Dolci e soavi accenti,Oh, quante volte il labbro mioVi dee mormorar:Ah! Dubita di Dio,Ma no, dell’amor mio non dubitar!Io t’amo!

I montanari rientrano con Guglielmo.

MONTANARIPresto! Presto in viaggio!E l’ora di partir!Pria che il giocondo raggioDel sole abbia a svanir si parta!

ROBERTOAnna, coraggio!

ANNAIo mi sento morir!

MONTANARIa RobertoDella foresta al limiteNoi verrem con te.

ROBERTOa GuglielmoPadre mio, benediteci!

GUGLIELMOTutti qui intorno, intorno a me.Anna e Roberto s’inginocchiano ai piedidi Guglielmo; tutti li imitanoAngiol di Dio,Che i vanni rivolgi al ciel stasera,Reca questa preghieraAl trono del Signor!

ANNA, ROBERTO e GUGLIELMOSia propizio il camminoAd ogni pellegrino!Non serbi disinganniOgni sogno d’amor!Reca questa preghieraAl trono del Signor!

Guglielmo abbraccia Roberto, poiRoberto abbraccia Anna e stringe lamano e saluta Montanari e Montanare.

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guarda verso la casa, poi va verso diessa come avesse presa una decisioneBussiam!fa per bussare, ma indietreggia come seuna forza ignota glielo impedisseQual brivido mi colse!Invan di quella sogliaTentai sul limite levar la man!

VILLISu, dannato, cammina!

ROBERTOPur d’intender parmiDavvero un canto lugubre!si inginocchia, come estenuato, per pregareO sommo Iddio! Del mio cammino,Del mio destin quest’è la mèta.Fa che il perdono la renda lietaUn solo istante,E poi morrò!balzando in piediPregar non posso!Ah, maledetto il dì,Il dì che andai lontan di qui!Maledetta sia la tua bellezza,O cortigiana vil!Maledetta in eterno! Maledetta!

VILLICammina! Cammina! Cammina!

ANNAinternoRoberto!

ROBERTOCiel!La sua voce! Dunque morta non è!

ANNAappare sul ponticelloNon son più l’amor.Son la vendetta!

ROBERTOcade affranto su un sassoGran Dio!

ANNARicordi quel che diceviNel mese dei fiori?‘Tu dell’infanzia miaLe gioie dividesti e le carezze;Da te soave e pia imparaiDella vita le dolcezze;Ah, dubita di Dio,Ma no, dell’amor mio non dubitar!’T’amai: mi tradisti.T’attesi: e non venisti.Ma è tremendo doloreIn silenzio soffrir!Senza speranze in cuoreMi facesti morir!

ATTO SECONDO

Guglielmo siede sulla porta di casa inatto di dolore profondo.

GUGLIELMONo, possibil non èChe invendicata resti la colpa sua!Vivea beata e tranquillaAl mio fianco la mia dolce figliola,Ed egli venne e,Colla sua parola, d’amorLe smanie in lei destò.alzandosi con impetoChi dunque, o scellerato,Chi l’amor tuo ti chiese?Quali orribili offeseT’abbiami mai fatto noiPer uccider quell’angeloE agli estremi miei giorniSerbar cotanta angoscia?No, possibil non èChe invendicata resti colpa sì grande!Anima santa della figlia mia,Se la leggenda delle Villi è vera,Deh, non esser con lui, qual fosti, pia,Ma qui l’attendi al cader della sera.S’io potessi saperti vendicataLieto saluterei l’ultimo dì.Ah, perdona, Signor, l’idea spietataChe dal mio cor che sanguina, fuggì.rientra in casa

LE VILLIinternoEi giunge!Anna! Anna! Anna!Di morte alla condannaEi viene il traditor!Eccolo, s’avvicina!Su, dannato, cammina!

Roberto appare sul ponticello e avanza.

ROBERTOfra sèEcco la casa.Dio, che orrenda notte!Strane voci m’inseguon.Le Villi: evvia!Son fole!scendeNo, delle Villi me non perseguitaLa vendetta fatal!Tu sol m’insegui, rimorso,Vipera infernal!Vipera dal veleno infernal!Torna ai felici dìDolente il mio pensier,Ridean del maggio i fior,Fioria l’amor, fioria per me l’amor!Or tutto si coprìDi lugubre mister,Ed io non ho nel corChe tristezza e terror!Forse ella vive!

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i pro

tago

nist

iROBERTOLa scordai, l’ho tradita,E per me perdè la vita.Ah, è tremendo il doloreChe mi tocca soffrir!Col rimorso nel cuoreIo mi sento morir!

Roberto va verso Anna come spinto dauna forza ignota. Poi fa per vincere ilfascino che lo investe, ma non può e sislancia verso di lei. Anna avanzandosi,stende le braccia e lo attira a sè. Intantole Villi accorrono, circondano Roberto edAnna e li trascinano, danzandovertiginosamente, fuori della scena.

SPIRITIinterniQui noi t’aspettiam, traditor!Da noi non attender pietà!

SPIRITI e VILLIChi in vita fu sordo all’amorIn morte perdono non ha!Traditor, t’aspettiam!Gira! Balza! Gira! Balza!

Roberto accorrendo ansimante, coicapelli irti, va a bussare alla casa diGuglielmo. Poi, scorgendo le Villi, che loinseguono venendo dalla destra, fa perfuggire dalla parte opposta, ma Anna

appare alla sinistra. Ella lo riafferra e lotravolge nuovamente in una ridda, fra leVilli che sopraggiungono.

ROBERTOsfinito, cadendole ai piediAnna, pietà!

ANNAdisparendoSei mio!

SPIRITI e VILLIOsanna! Osanna! Osanna!

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Eteri Gvazava, Nicola Piovani, lo Jess Trio di Vienna, I Fiati Solisti della Scala, Renato Bruson,l’Orchestra da Camera dei Berliner Philharmoniker. Alla guida dell’Orchestra Sinfonica delFriuli Venezia Giulia, in qualità di Direttore Artistico e Musicale, ha svolto un’intensa attivitàsia concertistica che discografica. Nel mese di febbraio 2002, una prestigiosissima tournéelo ha visto presente alla Sala d’Oro del Musikverein a Vienna e nella stagione del Teatroalla Scala di Milano. Ha diretto con grande successo l’Orchestra da Camera dei BerlinerPhilharmoniker. Nel 2005 è stato pubblicato il DVD del Concerto di Natale dal Duomo diMilano, con Renato Bruson e Monserrat Caballè, trasmesso anche dalle emittenti televisiveLa7 e Rai2. Ha ottenuto un importante successo al Politeama di Catanzaro il 21 marzo 2006inaugurando l’attività dei Solisti del Teatro alla Scala di Milano.

MASSIMO PEZZUTTI registaInizia l’attività musicale da bambino cantando nel Coro di voci bianche del Teatro alla Scaladi Milano. Studia Canto lirico al Conservatorio di musica di Milano, frequenta l’AccademiaLirica Internazionale di Katia Ricciarelli e i Corsi di Formazione Superiore della FondazioneToscanini di Parma. Nel 1991 consegue il 1° Premio alla IX Edizione del «Concorso Nazionaledi Canto A. Lazzari» di Genova. Nel 1994 è vincitore della XV Edizione del «ConcorsoNazionale di Canto M. Battistini» di Rieti dove debutta, al Teatro Flavio Vespasiano, neL’Elisir d’Amore (Belcore) di Donizetti con la regia di F. Valeri. Nel 1998 risulta vincitore delleselezioni internazionali «Opera Giovani in Europa» e nel 2001 quelle di «Città Lirica OperaStudio». Partecipa, quale cantante-attore, alla produzione del Faust di Goethe con la regiadi Strehler al Teatro Studio di Milano. Registra per il canale culturale Tele +3 lo spettacoloLe Canzoni di Mefisto: un itinerario attraverso alcuni compositori che alla vicenda del Faustgoethiano hanno dedicato la loro musica (Lieder di Ludwig van Beethoven, Franz Liszt,Richard Wagner). Nel corso degli anni debutta in oltre quaranta ruoli principali di opere delrepertorio settecentesco e ottocentesco affrontando, inoltre, lavori del ‘600 e contemporanei(anche con esecuzioni di prime assolute); interprete di musica liederistica, sacra e sinfonica,canta in importanti teatri italiani e all’estero: Principato di Monaco, Francia, Svizzera,Germania, Danimarca, Perù, Mississippi e Louisiana (Stati Uniti), Brasile e Giappone.Massimo Pezzutti intraprende anche la carriera registica. Per diversi anni è direttore di scenain teatri di tradizione e, come regista assistente, collabora con M. Corradi, M. Scaglione, B.De Tomasi, A. Masella e M. Mirabella. Nel 2001 debutta con la regia de Il maestro di scuoladi Telemann, de La Cantata del caffè di Bach e di Livietta e Tracollo di Pergolesi al Teatro

EZIO ROJATTI direttore d’orchestraStudia organo e composizione organistica. Frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia D.A.M.S.dell’Università di Bologna, dove particolarmente fecondi saranno i contatti con i docentiAldo Clementi e Francesco Donatoni (di cui più tardi seguirà anche i corsi tenutiall’Accademia Chigiana di Siena). Approfondisce lo studio della composizione con il MaestroDaniele Zanettovich, si diploma in Musica corale e Direzione di Coro al ConservatorioBenedetto Marcello di Venezia e successivamente in Composizione al ConservatorioGiuseppe Verdi di Milano sotto la guida del Maestro Giacomo Manzoni. Ottiene importantiriconoscimenti al «Concorso Internazionale di Composizione Viotti» e alcuni suoi lavorivengono eseguiti dall’Orchestra dell’Angelicum di Milano (Traslazioni per orchestra, operaselezionata nell’ambito della Rassegna Giovani Compositori Lombardi indetta dai PomeriggiMusicali e dall’Angelicum). Si perfeziona per la Direzione d’Orchestra con Carlo Maria Giulinie Leonard Bernstein svolgendo contemporaneamente l’attività di Maestro Collaboratore alTeatro alla Scala di Milano. Dal 1982 insegna Lettura della Partitura al Conservatorio J.Tomadini di Udine. Giovanissimo, vince (con votazione 100/100) il Primo Premio al«Concorso Internazionale di Stresa» (1985). Dal 1985 ricopre il ruolo di Direttore Artisticoe Musicale dell’Orchestra Haydn Philharmonia. Viene segnalato al «Concorso Internazionaledi Direzione d’Orchestra A. Pedrotti» e nel dicembre 1993 vince il Primo Premio Assoluto al«Concorso di Direzione d’Orchestra Mario Gusella», prestigioso riconoscimento cui sonoseguiti numerosi inviti di istituzioni sinfoniche italiane ed internazionali. Nel 1994 inaugura,su invito dei Pomeriggi Musicali, il «Festival Milano Milhaud». Nel ruolo di Direttored’Orchestra, svolge un’intensa attività concertistica e discografica alla guida di importantiorchestre con lusinghieri riconoscimenti dalla critica specializzata. Nell’autunno 1999assume il ruolo di Direttore Artistico e Direttore Musicale della Mitteleuropa Philharmonia,orchestra di carattere internazionale con sede a Milano. Ha al suo attivo numerose incisionidiscografiche per la Sonoton di Monaco di Baviera, la Bongiovanni, la Nuova Era, la Rivo Alto,la Real Sound e per la Collana i Maestri della Musica edito dalla De Agostini. Ha effettuatoregistrazioni per la Süddeutscher Rundfunk, per la ORF Radiotelevisione Austriaca e per laRAI Radiotelevisione Italiana. Al Mozarteum di Salisburgo, invitato a dirigere la serata finaledel Festival Aspekte, in collaborazione con la ORF austriaca, realizza dal vivo la primaregistrazione mondiale del Concerto dell’Albatro di G.F. Ghedini. Ha collaborato conprestigiosi solisti tra i quali citiamo Susanna Mildonian, Severino Gazzelloni, Carl Anderson,Anna Caterina Antonacci, Michelle Breeth, il Duo Franco e Bruno Mezzena, Aldo Bennici,

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all’Università degli Studi di Milano - Facoltà di Lettere e Filosofia (Corso di Laurea in Scienzedei Beni Culturali e Corso di Laurea in Scienze Umanistiche per la Comunicazione). Nel 2005tiene corsi di Arte scenica per la Fondazione Musicale S. Cecilia di Portogruaro e per il CivicoIstituto Musicale di Savigliano con l’allestimento, al Teatro Comunale della stessa città,dell’opera Il Telefono di Menotti. È relatore nella conversazione-concerto su FrancescoTamagno promossa dal Circolo degli Artisti di Torino. Pubblica per la rivista culturale «Delta»,un saggio dal titolo Orfeo ed Euridice - Frammenti. Inaugura la Stagione lirica 2006 dellaFondazione Teatro Coccia con Madama Butterfly (direttore d’orchestra, M. Rota). Al TeatroSociale di Brescia, è regista dell’opera Rita. Affianca, come relatore, M. Balò, P. Bosisio, L.Fteita, C. Lievi, V. Marzot e L. Spinatelli alla XVIª Edizione della «Settimana del Teatro» sultema Tendenze della regia lirica contemporanea, organizzata a Rimini dal CUT - CentroUniversitario Teatrale di Milano. Prende parte, in qualità di docente in Nozioni dipalcoscenico, al Corso di avviamento e perfezionamento professionale per Maestricollaboratori nel teatro lirico, indetto dall’Ente Luglio Musicale Trapanese - Teatro diTradizione. Per il Teatro Civico di La Spezia è regista de Il barbiere di Siviglia. Firmal’allestimento de La vedova allegra di Lehár nella Stagione lirica 2006-07 della FondazioneTeatro Coccia. È nuovamente invitato a partecipare con M. Scaparro, G. Gori e G. De Bosio,alla «Settimana del Teatro» (XVIIª Edizione) per il tema Musica e poesia: il grande spettacolodell’opera. Commissario in concorsi internazionali, è docente nei Laboratori dell’Universitàdegli Studi di Milano - Dipartimento di Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo.

EVEGENI STOYANOV coreografo Nasce in Bulgaria il 14 novembre 1962 dove completa gli studi e consegue il diploma nel1982. Inizia la sua carriera nei maggiori teatri bulgari, interpretando ruoli del repertorioclassico e neo-classico come Chopiniana, Coppelia, Giselle, Orfeo, Cenerentola, La Fille MalGardée, Pinocchio, Le Corsaire, Vita Bohème. Dal 1986 è ospite della Compagnia Statale diDanza Contemporanea Arabesque, dove interpreta i ruoli principali in Sagra della Primavera,Carmina Burana, Carmen, Psyco, Bolero. Nel 1988 riceve il riconoscimento come miglioreartista dell’anno. Dal 1989 è in Italia, dove prende parte a numerose produzioni, come DonGiovanni, Apres-midi d’un faune, Racconti con Conte, Vita d’eroe, Frange, Donna Laura diCarini. Uno dei ruoli da ricordare, per successo di critica e pubblico, è Zorba in Zorba il Grecoprodotto in Grecia. Nella sua carriera come danzatore solista, primo ballerino ed étoile, haavuto l’opportunità di incontrare artisti, insegnanti e coreografi come F. Alonso, M.

Pacini di Pescia; instaura, così, un rapporto di lavoro continuativo che lo impegna in nuoveproduzioni (2002: Bastiano e Bastiana di Mozart e Una testa senza mondo di O. Lacagnina,in prima esecuzione assoluta; 2003: Il Maestro di musica di Pergolesi; 2004: L’Elisir d’Amoredi Donizetti; 2005: Don Pasquale di Donizetti; 2006: Il barbiere di Siviglia di Rossini) eistituisce, con P. Papini, il «Concorso Internazionale per Giovani Cantanti Lirici GiovanniPacini». Per la stagione lirica del Teatro del Vittoriale di Gardone Riviera dirige Il barbiere diSiviglia. Al «Festival Galuppi», in collaborazione con la Fondazione Gran Teatro La Fenice diVenezia, realizza un nuovo allestimento di Bastiano e Bastiana e de La contadina astuta diHasse-Pergolesi, dove dirige e affianca, come cantante, il soprano A. Scarabelli. Mette inscena lo spettacolo da lui ideato Nel séparé… Intimità nell’Operetta al Teatro Civico di LaSpezia, al Circolo degli Artisti di Torino, al Teatro Manzoni di Pistoia, al Palatenda di Cortinad’Ampezzo e all’Auditorium Comunale di Belluno. Incaricato dal Conservatorio di musicaG. Puccini di La Spezia, riprende l’allestimento de La contadina astuta. Al Teatro Comunaledi Gubbio, collabora con E. Pandolfi alla regia de Il paese dei campanelli di C. Lombardo eV. Ranzato. Debutta al Piccolo Regio di Torino con la messinscena dell’opera buffa diG. Donizetti Rita. Nell’ambito del «Festival Arlecchino d’oro» di Mantova, in collaborazionecon il Teatro Municipale di Piacenza e la Fondazione A. Toscanini di Parma, propone unaregia dell’Arlecchinata di Salieri (scene di Guglielminetti) che viene poi replicata al Castellodi Vigevano e in Palazzo Farnese a Piacenza. Cura la regia di Don Giovanni di Mozart aMilano e di Lucia di Lammermoor di Donizetti al Teatro Civico di Vercelli. Nel 2003, a fiancodi L. Magiera, tiene una opera workshop su Così fan tutte di Mozart, conclusasi con larappresentazione dell’opera stessa; ne fa poi seguito una su Le Nozze di Figaro di Mozart(2004) e su Suor Angelica di Puccini (2005) per l’«Associazione Culturale Amici di Mozart»di Roma. In occasione del centenario della prima rappresentazione, è chiamato a Fukuoka(Giappone) per l’allestimento di Madama Butterfly di Puccini alla Fukuoka Hall; questoevento viene ripreso dalla TV di Stato giapponese NHK Channel 3, trasmesso in uno specialnel programma Teatro d’Arte e, in modo permanente, proiettato al Museo Madama Butterflydi Nagasaki. Dirige, all’Auditorium Comunale S. Barnaba di Brescia, La Cambiale dimatrimonio di Rossini. Per «Cortina Inverno 2004-05» di Cortina d’Ampezzo, allestisce IlMaestro di Cappella di Cimarosa e La serva padrona di Pergolesi. A Modena, per il Mu.Vi. -Pavarotti International e in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale di Modena,cura la regia de La Bohème di Puccini (direttore d’orchestra L. Magiera); anche questo lavoroviene ripreso e trasmesso in differita TV ed è oggetto in due tesi di laurea discusse

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con Anna D’Anna, inizia a calcare i palcoscenici del suo paese agli inizi degli anni 2000.Subito riconosciuta come giovanissimo talento dai concorsi internazionali «JuventudesMusicales» e «Ars Lyrica» di Montevideo che le assegnano il Primo premio assoluto, è poieletta Rivelazione dell’anno 2003 dall’Associazione dei Critici Musicali Argentini. Appenaaffacciatasi in Italia, nel 2004 si aggiudica il Primo Premio sia al «Concorso Internazionaledell’Accademia Musicale Umbra» che al «Mattia Battistini» di Rieti, prima di ottenere glistessi ambitissimi Primi Premi Assoluti ai «Concorsi Nuevas Voces Liricas» al Teatro Colòndi Buenos Aires e al «Concorso Internationale de Bilbao» in Spagna. Nel 2006 si aggiudicaanche il Premio Musica Spagnola del «Concorso Manuel Ausensi» del Teatro Liceu diBarcelona, il Primo premio Competizione dell’Opera e il Premio Miglior Cantante scelta dalpubblico alla Semperoper in Germania. I suoi principali impegni del 2006 l’hanno vistaprotagonista nel ruolo di Leonora ne Il Trovatore al Teatro Argentino de La Plata e al TeatroMunicipal di Santiago del Cile, Musetta ne La Bohème al Teatro Colòn di Buenos Aires,Violetta ne La Traviata al Teatro Solis di Montevideo, Liù nella Turandot ancora al TeatroColón di Buenos Aires. Nel 2007 numerosi impegni in Austria, Germania, Italia e Sud America.È stata selezionata dal Maestro Bartoletti come Leonora per una produzione de Il Trovatorenel 2008 al Teatro Carlo Felice di Genova.

GEZIM MYSHKETA baritono Nato in Albania nel 1982, dopo gli studi iniziali di canto a Tirana, si diploma al Conservatoriodi Parma. Ha cantato al Coccia di Novara, inaugurando la stagione 2005 nell'Arrighettodello stesso Coccia. Nella primavera 2006 ha interpretato con successo L'Arlesiana di Cileaper la regia di Vittorio Sgarbi al Sassuolo Musica Festival con repliche al Teatro delleCelebrazioni di Bologna e, in novembre, al Teatro Sociale di Mantova. A seguito della brillanteaffermazione al Concorso AsLiCo 2006, in cui è risultato vincitore nel Don Giovanni sia peril ruolo del titolo che per il ruolo di Leporello, ha debuttato nel ruolo di Don Giovanni nelnovembre 2006 al Teatro Grande di Brescia e nel ruolo di Leporello al Teatro Sociale di Como,riscuotendo unanimi consensi in entrambe le occasioni. Ha successivamente proseguito laproduzione AsLiCo nel ruolo Don Giovanni, con recite a Brescia, Massy (Francia), Como,Pavia e Cremona e, sempre per la stessa istituzione, ne L'elisir d'amore (Belcore) nel 2007.Ha recentemente interpretato il ruolo di Ubertone ne La serva padrona di Pergolesi,Guglielmo in Così fan tutte a Pavia, Como, Brescia e Cremona, Guglielmo Wulf ne Le Villi diPuccini al Teatro Coccia di Novara e al Teatro Sociale di Mantova; ha debuttato al Teatro

Arnoudova, V. Biagi, P. Lucanov, G. Carbone, D. Ezralow, R. Greco, R. Kirova, S. Smailou, A.Gavrilov, M. Zullo, P. Parisov, H. Mechmedov, V. Vladikin, G. Vantaggio, Kwelliar, K. Petrovska,V. Terzieva. Danza nei teatri di Mosca, Pechino, Shangai, Sofia, Oslo, Copenaghen, Berlino,Tunisi, Damasco, San Pietroburgo, Larnaca, Salonicco, Atene, Varna, Plovdiv, Milano, Roma.Arricchisce la sua conoscenza artistica danzando per Moulin Rouge, Rai 1, Rai Sat, televisionebulgara, cinema spagnolo. Nel 1994 inizia la sua attività di Maître collaborando con variecompagnie italiane ed estere. Dal 2004 è invitato periodicamente come Maître ed Assistenteal Corpo di Ballo della Fondazione Arena di Verona; inoltre, è spesso chiamato a prendereparte come maestro ospite ai progetti ministeriali, mirati alla formazione professionale. Lasua prima coreografia viene creata in occasione del Galà di Danza a Trinità dei Monti aRoma, durante le celebrazioni del Giubileo 2000. Da allora ad oggi, le sue coreografievengono rappresentate in occasione di spettacoli teatrali, celebrazioni istituzionali eproduzioni audio-visive. Nel 2005 è fondatore e direttore artistico della Società CooperativaArtem, la quale collabora con le accademie nazionali di danza di Svezia, Bulgaria e Italia,Thessaly Ballet, Balletto di Milano, A.I.D. - Roma. Dal 2006 è Direttore artistico del «ConcorsoInternazionale di Danza Sicilia Barocca».

GIANMARIO CAVALLARO maestro del coroCoordinatore Musicale, Maestro del Coro e Direttore d’Orchestra della Fondazione TeatroCoccia. Si è esibito con successo in Italia, Francia, Germania, Svizzera, Austria, Turchia,riscuotendo consensi di critica e di pubblico. Ha collaborato con direttori, registi e cantantidi fama internazionale come Claudio Scimone, Marcello Rota, Nello Santi, Beppe De Tomasi,Mario Corradi, Aldo Taraballa, Michele Mirabella, Katia Ricciarelli, Cecilia Gasdia, GiorgioZancanaro, Tiziana Fabbricini. Fondatore e direttore di Amadeus Kammerchor e OrchestraFilarmonica Amadeus. Ha diretto l’Orchestra Sinfonica Giovanile del Piemonte, la NovaAmadeus Chamber Orchestra di Roma, l’Orchestra Accademia della Sardegna, l’OrchestraFilarmonica Italiana di Piacenza, l’Orchestra di Bergamo. Dal 2008 dirige le orchestre cheaccompagnano la tournée italiana del Balletto di Mosca.

MARIA JOSÉ SIRI soprano Allieva di Ileana Cotrubas, diplomata in pianoforte al Liceo musicale Franz Liszt e in armoniaalla Scuola di Opera di Montevideo, il soprano uruguaiano Maria Josè Siri dopo un periododi perfezionamento del repertorio operistico con Susana Cardonet e di movimento scenico

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ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANAFondata nel 1977, l’Orchestra Filarmonica Italiana, formata al completo di circa 120elementi, ha da sempre attribuito particolare riguardo sia alla tradizione più popolare deirepertori lirico e sinfonico, sia ad un decisivo apporto innovativo al proprio raggio d’attivitàcomprendente titoli raramente eseguiti, anche con importanti incursioni in areacontemporanea; a questa impronta varia e decisamente vincente è da aggiungere ilcostante impegno nella diffusione e valorizzazione della sezione cameristica. La validità diquesto organismo, si denota anche dal valore dei direttori che lo hanno e che lo dirigono,tra i quali: Janos Acs, Yuri Ahronovitch, Maurizio Arena, Marco Balderi, Maurizio Benini,Angelo Campori, Giuliano Carella, Fabrizio Carminati, David Colemann, Claude Cuguillere,Alessandro Dagostini, Massimo De Bernart, Giovanni Distefano, Marco Fracassi, CarloFranci, David Garforth, Julian Kovatchev, Leo Kramer, Guido Maria Guidi, Alain Guingal,Herbert Handt, Will Humburg, Alberto Leone, Marko Letonja, Ivo Lipanovic, Daniel Lipton,Fabio Luisi, Leone Magiera, Karl Martin, Daniele Mores, Pier Giorgio Morandi, EdoardoMüller, Piercarlo Orizio, Marcello Panni, Francois Pantillon, Walter Proost, Stefano Ranzani,Nicola Rescigno, Carlo Rizzi, Marcello Rota, Nello Santi, Nino Sanzogno, Michel Sasson,Aldo Sisillo, Giampiero Taverna, Roberto Tolomelli, Paolo Vaglieri, Marcello Viotti, GiuseppeZanaboni, Giacomo Zani, Filippo Zigante, Ottavio Ziino, Alessio Vlad. Dal barocco alneoclassicismo, dal romanticismo all’ecclettismo, dal verismo al contemporaneo: l’Ofi èpresente in Italia e all’estero con un saldo repertorio che l’ha distinta per impegno, serietàe resa qualitativa che spazia dai titoli popolari di “cartellone” alle riproposte moderne, finoalle prime esecuzioni assolute. Di eccezionale riguardo gli interpreti vocali che sempre sisono avvalsi della collaborazione dell’Ofi, stimandola e richiedendola per l’apprezzataprofessionalità. Si ricordano: Fabio Armigliato, Carlo Bergonzi, Renato Bruson, PieroCappuccilli, José Carreras, Silvano Carroli, Masako Deguci, Daniela Dessì, Mariella Devia,Ghena Dimitrova, Chantal Duburry, Tiziana Fabbricini, Cecilia Gasdia, Giuseppe Giacomini,Raina Kabaivanska, Nicola Martinucci, Leo Nucci, Fiorelia Pediconi, Michele Pertusi, KatiaRicciarelli, Martha Senn, Olivia Stapp, Paolo Washington. Fra le notevoli produzioni diballetto che hanno evidenziato e consolidato il prestigio che l’Ofi ha meritato nel corsodegli anni presso pubblico e critica, si ricordano danzatori quali: Carla Fracci, RudolfNureyev, Luciana Savignano, Alessandra Ferri. Hanno inoltre richiamato notevole interessele sue produzioni all’estero, come la tournée di musica italiana tenuta in Belgio e Olandaper la diffusione della cultura nazionale con consenso dello stato italiano, nonché le

Comunale di Bologna nella produzione di Orphée et Euridice dei fratelli Alagna nel ruolodella Guida e successivamente è stato al Teatro Verdi di Trieste per Iris di Mascagni e perTrouble in Tahiti di Bernstein. Prossimamente sarà impegnato ancora a Trieste per La rondinedi Puccini; successivamente sarà a Macerata per Carmen. Nel 2009 parteciperà alleproduzione del Giulio Cesare di Händel a Bilbao, sarà Figaro ne Le nozze di Figaro a PalmBeach (Usa) e al Teatro Comunale di Bologna.

ERNESTO GRISALES tenore Il tenore Ernesto Grisales ha studiato canto, musica, italiano, francese, inglese, tedesco allascuola di canto e al Real Conservatorio di musica di Madrid, dove ha ottenuto i titoli diCantante d’Opera e concerto e professore di canto. Ha vinto diversi premi in concorsiinternazionali di canto: Primo premio a Verviers (Belgio); Primo premio a Marsiglia (Francia);Primo premio a Logroño (Spagna); Primo premio a Bilbao (Spagna); Secondo premio alConcorso Viotti (Italia); Mario del Monaco (Italia); a Tolosa (Francia); Francisco Viñas(Barcellona - Spagna). Ha cantato con: Renato Bruson in Traviata - ruolo Alfredo (Opera diRoma 1994); Eva Marton in Turandot - ruolo Calaf (San Paolo del Brasile 1998), HelenaUbrazotwa in Ballo in Maschera - ruolo Riccardo (San Paolo del Brasile 1999) e Le Villi,Tomowa Sinton in Tosca (Leipzig 1996) e Madama Butterfly (Berlino 1999), Daniela Dessì inAida nel ruolo di Radames (Arena di Verona 2000), con Sherril Milnes in Tosca nel ruolo diCavaradossi (Florida 1998). Ha partecipato a festival importanti come: Torre del Lago(Cavalleria rusticana - 1994, Turandot - 2001); Avanches (Svizzera) dal 1996 al '98 con Aida,Carmen, Turandot; Saint Margherita dal 1996 al 2004 (Aida, Carmen, Turandot, Otello);Copenair Festival a Vienna. Ha cantato nei teatri più importanti di tutto il mondo: Toulose,Toulon, Marsiglia, Liegi, Leipzig, Bonn, Bratislava, Praga, Novara, Mantova, Venezia e inpaesi come: Norvegia, Francia, Olanda, Spagna, Stati Uniti d'America, Canada, Colombia,Perù, Paraguay, Turchia, Slovenia, Italia, Giappone, Finlandia, Svizzera, Katar. Vastissimo il suorepertorio: Leoncavallo I Pagliacci, Mussorgskij Boris Godunov, Puccini Tosca, MadamaButterfly, Le Villi, Manon Lescaut, Verdi Requiem, La Traviata, Rigoletto, Nabucco, Macbeth,La Forza del destino, Un ballo in maschera, Luisa Miller, Aida, Don Carlo, Ponchielli LaGioconda, Giordano Andrea Chenier, Mascagni Cavalleria rusticana, De Falla La vida breve.Da sottolineare anche le sue performance nel repertorio sacro.

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SopraniSilvia Carretta Elena Ceranini Elisabetta Farris Alessandra Ferrari Angela Fiordalise Rossella Giacchero Elena Lunardi Laila Santangelo Maria Grazia Nobili Gabriella Selvaggio Nicoletta Strano Elisabetta Cantando Olga Zhdan

MezzosopraniViviana Baldissin Claudia Galanti Anna Giumentaro Polina Kudishkina Michela Gienti Rumyana Petrova

TenoriArturo Carretta Davide Rufo Damiano Cerutti Alessandro Raimondi Mario Scalabrini Francesco Torrisi Michele Viselli

BassiLuca Bauce Daniele Facchin Alessandro Scuccimarro Luca Ludovici Giovanni Battaglino Tommaso Quanilli Gianclaudio Zanchetta

Coro del Teatro Coccia di Novara

Savina BellottoLaura ColucciAnna KolesarovaMaria Teresa MolinoGiorgio ColpaniAlessio Di StefanoFrancesco PelliFederico Veratti

Maître de Ballet Cristina Molteni

Corpo di Ballo del Teatro Cocciarappresentazioni operistiche in Libano. L’Ofi è stata ripresa e trasmessa sia televisivamenteche radiofonicamente in più occasioni, attraverso i canali nazionali, dalla rete vaticana,anche in mondovisione, e inoltre ha al proprio attivo incisioni discografiche e video. Ampiointeresse e gradimento della critica ha suscitato la registrazione di ben sei titoli di operebuffe settecentesche cadute nell’oblio, nonché il dvd del tenore Andrea Bocelli “A night inTuscany”, distribuito con grande successo a livello mondiale dalla Polygram.Da diversi anni accompagna il M° Andrea Bocelli nelle tournées italiane ed estere; di rilievoil concerto “evento” dell’estate 2006 in mondovisione, per l’inaugurazione del “Teatro delSilenzio” di Laiatico. Altro evento di portata mondiale è stato il concerto per i 10 annidell’emittente satellitare “Al Jazeera", l’Orchestra è stata chiamata ad eseguire in primamondiale ed in mondovisione diretta “Shark”.

CORO LIRICO DEL TEATRO COCCIAFormato da professionisti con esperienze nei maggiori teatri Italiani. Tra le molteesecuzioni: il Concerto lirico con il soprano Cecilia Gasdia, la Missa Brevis di Mozart, ilRequiem di Mozart, la IX Sinfonia di Beethoven, la Messa S.Cecilia di Gounod, il Requiemdi Faurè, i Vespri solenni de Confessore di Mozart, il Requiem di Cherubini, il Gloria diVivaldi, lo Stabat Mater e Petite Messe Solennelle di Rossini, i Carmina Burana di Orff, laSinfonia Lobgesang di Mendelssohn. Ha in repertorio opere liriche quali: La Bohème,Turandot, Madama Butterfly, Tosca e Le Villi di Puccini, La Traviata, Il Trovatore di Verdi,Barbiere di Siviglia, Italiana in Algeri, Il Turco in Italia di Rossini, Clotilde di Coccia (conincisione discografica), eseguita in prima assoluta in tempi moderni, Faust di Gounod,Cavalleria Rusticana di Mascagni, Pagliacci di Leoncavallo, Adriana Lecouvreur di Cilea,Carmen di Bizet, L’Elisir d’Amore e La figlia del reggimento di Donizetti, La Sonnambula diBellini. Gode di consensi espressi dalle principali riviste di settore tra cui: “Opera” firmatida Sabino Le Noci e Alessandro Mormile. Direttore musicale ed organizzativo ilM°Gianmario Cavallaro.

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Direttore tecnico di palcoscenico Roberto Lunari

Direttore di palcoscenico Federico Bertolani

Capo elettricistaGianluca Quaglio

ElettricistiFrancesco Piva, Carlo Busson

Aiuto elettricistaLorenzo Franco

Capo macchinistaMatteo Fasano

MacchinistiAlex Berto, Fabian Tartari, Marco Aurelio Sagredin

Aiuto macchinistaLorenzo Giacomello

Scenografi realizzatori Tiziana Bellinato, Giulio Magnetto, Samantha Pigozzo

Capo sartaMirella Magagnini

SarteValeria Andriotto, Maria Magagnini, Angela Shaw, Francesca Milan

Capo parrucchieraDaniela Berto

ParrucchiereGiovanna Almi, Alessandra Pirani

Capo truccatriceMonica Salomoni

TruccatoriChiara Marzolla, Riccardo De Agostini

Sindaco di RovigoFausto Merchiori

Assessore alla Cultura e SpettacoloFederico Frigato

Sovrintendente e Direttore ArtisticoMarcello Lippi

Dirigente Settore Cultura e Servizi Generali Domenico Santaniello

Funzionario Settore Cultura e SpettacoloAngela Baruchello

Segretario ArtisticoAndrea Attucci

Funzionario AmministrativoLaura Cuozzo

Funzionario ContabileLucia Toffanin

Promozione e ImmagineMilena Dolcetto

Ufficio Stampa del Comune di RovigoPaola Gasperotto

Segreteria e amministrazioneIlaria ViaroRoberta PonzettoOtello GalassoMara LazzarinNatalia FavaroSandra AndreottiMonica LucianoMonica ScaranelloPaola Gallo

Organigramma

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Questo libretto è stato curato da Milena Dolcetto

Si ringraziano Cristina Molteni, Giulia Annovati e Isabella Arnoldi del Teatro Coccia di Novara per il materiale fornito.

Illustrazione di copertina di Alessandro RaiseFoto di Aurelio Dessì e Carla MoroRealizzazione grafica: FANCY GRAFICA - RovigoStampa: Europrint - Rovigo

In stampa dicembre 2008

Il Teatro Sociale di Rovigo è a disposizione degli aventi diritti per le fonti iconografiche che non è stato possibile individuare

Stampato su carta Gardapat Kiara 13 (patinata senza legno, senza aggiunta di imbiancanti ottici)

Presentazione dell’operagiovedì 11 dicembre 08 ore 18.00 Rovigo - Accademia dei Concordi, Sala Olivaa cura dell’Associazione Amici del Teatro Sociale di RovigoRelatore Sergio Garbato

Le Villi

a MantovaTeatro Sociale14 dicembre 0716 dicembre 07

a NovaraTeatro Cocciavenerdì 18 gennaio 08domenica 20 gennaio 08

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