LeV Ragazzi n.5

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Inserto per i ragazzi della Diocesi di Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi 08 febbraio 2015 - Anno II - N° 5 Parola di vescovo + don Gino, Vescovo L a parola fraternità richiama immediatamente quella di fratello. C’è il fratello di sangue, come si dice, quando ci si riferisce a chi ha la stessa mamma e lo stesso papà. C’è il fratello di fede, quando ci riconosciamo tutti figli dello stesso Dio che è Padre. Sono fratelli anche tutti gli uomini e tutte le donne del mondo perché condividono la stessa umanità. Insom- ma, essere fratelli significa avere un legame strettissimo fatto di sentimen- ti, affetti, aiuto e sostegno reciproci. Nessuno può distruggere questo legame. Ci ha provato Caino, uccidendo il fratello Abele, ma il Signore-Iddio, per fargli capire che aveva commesso una cosa aberrante, lo perseguitò con quella assillante e imbarazzante do- manda: “Dov’è tuo fratello?”. Così, quando venne Gesù sulla terra, spiegò che siamo tutti uguali e fratelli. Proprio per questo possiamo invocare Dio dicendo: “Padre nostro, che sei nei cieli...”. Anzi, Gesù ci ha detto che per amare Dio, è necessario amare i fratel- li, quindi tutti. E i fratelli si amano concretamente. Infatti, Egli dice ancora nel santo Vangelo: “Chi avrà dato anche un bicchiere d’acqua a uno di questi miei fratelli più piccoli (cioè più poveri) è come se l’avesse fatto a me”. Il messaggio è chiaro: Dio è difensore di tutti i figli suoi, specialmente dei più deboli e bisogno- si. Pertanto, non ci sono disuguaglianze tra gli uomini. Non importa se siamo di razza, di colore, di cultura, di lingua, di religione diversa: siamo tutti fratelli e sorelle, tutti, piccoli e grandi, sono creditori del nostro amore. innanzi TUTTO Innanzi tutto “E con fiducia l’uno manifesti all’altro la propria necessità, perché l’altro gli trovi le cose che sono necessarie e gliele dia. E ciascuno ami e nutra il suo fratello, come la madre ama e nutre il proprio figlio, in quelle cose in cui Dio gli darà grazia” San Francesco d’Assisi FrAtErnItA’ P ronunciamola nella lingua che più ci piace. Dopo “Accoglien- za“, “Fraternità” è la seconda parola del nostro percorso annuale sulla “CARITÀ”. Ogni volta che osiamo dirla, immediatamente nel- la nostra mente si fa largo l’imma- gine di fratelli che giocano e si abbracciano, assaporano il calore della famiglia, della condivisione, dell’amore… Eppure, dalla notte dei tempi, è accaduto che un fratello, Caino, per invidia, abbia ucciso l’altro, Abele; che un altro fratello non abbia condiviso la gioia del padre che ha fatto festa per il ritorno dell’altro; che fratelli, in nome del proprio credo religioso, abbiano decretato la morte di altri fratelli. Allora dobbiamo smettere di “combattere” per lei? Assoluta- mente no! La folla di Parigi, del mondo, ci dice che l’abbraccio dei fratelli scalda il cuore, unisce, vince l’egoismo, fa sì che gli uomi- ni imparino a riconoscersi, esseri fatti per la reciprocità, per la comunione, per il dono” come ci ha raccomandato Papa Francesco nel suo discorso l’1 Gennaio 2015. E perché non soffermarci a riflet- tere, parafrasando un breve pen- siero di un notissimo discorso di Martin Luther King: “Io ho davanti a me un sogno, che un giorno i figli dell’uomo di qualunque etnia, reli- gione o filosofia, siedano allo stes- so tavolo per condividere lo stesso pane, con un sorriso, una stretta di mano, uno scambio di pace”. “Chi avrà dato anche un bicchiere d’acqua a uno di questi miei fratelli più piccoli (cioè più poveri) è come se l’avesse fatto a me” Tutti fratelli e figli dello stesso Padre Fraternità, Fraternitè, Fraternity o Fraternitas Parola troppo usata o abusata? Completa e colora l’immagine come vuoi, per rendere maggiormente l’idea di fraternità. Fotografa e invia il tuo lavoro a [email protected]: riceverai un simpatico omaggio. di Angelica Iurilli

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8 febbraio 2015- anno II Parola chiave "Fraternità"

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Inserto per i ragazzi della Diocesi di Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi

08 febbraio 2015 - Anno II - N° 5

Parola di vescovo

+ don Gino, Vescovo

La parola fraternità richiama immediatamente quella di fratello. C’è il fratello di sangue, come si

dice, quando ci si riferisce a chi ha la stessa mamma e lo stesso papà. C’è il fratello di fede, quando ci riconosciamo tutti figli dello stesso Dio che è Padre. Sono fratelli anche tutti gli uomini e tutte le donne del mondo perché condividono la stessa umanità. Insom-ma, essere fratelli significa avere un legame strettissimo fatto di sentimen-ti, affetti, aiuto e sostegno reciproci. Nessuno può distruggere questo legame. Ci ha provato Caino, uccidendo il fratello Abele, ma il Signore-Iddio,

per fargli capire che aveva commesso una cosa aberrante, lo perseguitò con quella assillante e imbarazzante do-manda: “Dov’è tuo fratello?”. Così, quando venne Gesù sulla terra, spiegò che siamo tutti uguali e fratelli. Proprio per questo possiamo invocare Dio dicendo: “Padre nostro, che sei nei cieli...”. Anzi, Gesù ci ha detto che per amare Dio, è necessario amare i fratel-li, quindi tutti. E i fratelli si amano concretamente. Infatti, Egli dice ancora nel santo Vangelo: “Chi avrà dato anche un bicchiere d’acqua a uno di questi miei fratelli più piccoli (cioè più poveri) è come se l’avesse

fatto a me”. Il messaggio è chiaro: Dio è difensore di tutti i figli suoi, specialmente dei più deboli e bisogno-si. Pertanto, non ci sono disuguaglianze tra gli uomini. Non importa se siamo di razza, di colore, di cultura, di lingua, di religione diversa: siamo tutti fratelli e sorelle, tutti, piccoli e grandi, sono creditori del nostro amore.

innanziTUTTOInnanzitutto

“E con fiducia l’uno manifesti all’altro la propria necessità, perché l’altro gli trovi le cose che sono necessarie e

gliele dia. E ciascuno ami e nutra il suo fratello, come la madre ama e nutre il proprio figlio, in quelle cose in cui Dio

gli darà grazia”San Francesco d’Assisi

FrAtErnItA’

Pronunciamola nella lingua che più ci piace. Dopo “Accoglien-za“, “Fraternità” è la seconda

parola del nostro percorso annuale sulla “CARITà”. Ogni volta che osiamo dirla, immediatamente nel-la nostra mente si fa largo l’imma-gine di fratelli che giocano e si abbracciano, assaporano il calore della famiglia, della condivisione, dell’amore… Eppure, dalla notte dei tempi, è accaduto che un fratello, Caino, per invidia, abbia ucciso l’altro, Abele; che un altro fratello non abbia condiviso la gioia del padre che ha fatto festa per il ritorno dell’altro; che fratelli, in nome del proprio credo religioso, abbiano decretato la morte di altri fratelli. Allora dobbiamo smettere di “combattere” per lei? Assoluta-

mente no! La folla di Parigi, del mondo, ci dice che l’abbraccio dei fratelli scalda il cuore, unisce, vince l’egoismo, fa sì che gli uomi-ni imparino a riconoscersi, ”esseri fatti per la reciprocità, per la comunione, per il dono” come ci ha raccomandato Papa Francesco nel suo discorso l’1 Gennaio 2015. E perché non soffermarci a riflet-tere, parafrasando un breve pen-siero di un notissimo discorso di Martin Luther King: “Io ho davanti a me un sogno, che un giorno i figli dell’uomo di qualunque etnia, reli-gione o filosofia, siedano allo stes-so tavolo per condividere lo stesso pane, con un sorriso, una stretta di mano, uno scambio di pace”.

“Chi avrà dato anche

un bicchiere d’acqua

a uno di questi miei

fratelli più piccoli

(cioè più poveri)

è come se l’avesse

fatto a me”

Tutti fratelli e figli dello stesso Padre

Fraternità, Fraternitè, Fraternity o FraternitasParola troppo usata o abusata?

Completa e colora l’immagine come

vuoi, per rendere maggiormente

l’idea di fraternità.

Fotografa e invia il tuo lavoro a

[email protected]:

riceverai un simpatico omaggio.di Angelica Iurilli

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ragazzi

Inserto per i ragazzi della Diocesi di Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi Pagina II

Il 7 gennaio 2015 Parigi è stata teatro della terribile strage nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo, dove sono state uccise 12 persone. L’attacco al giornale è stato giusti-

ficato come una difesa della religione islamica, poiché compariva-no spesso vignette satiriche su figure e simboli religiosi islamici. Inoltre gli attentatori hanno agito molto crudel-mente uccidendo e prendendo in ostaggio anche altre persone, fuori dalla sede del settimanale francese. In alcune piazze euro-pee, come a Parigi, l’11 gennaio ci

sono state numerose manifestazio-ni a favore della libertà di opinione e di stampa con “le matite alzate” e la scritta in varie lingue: “Je suis Charlie”, “Io sono Charlie”. Quello che però ci deve far riflettere ri-spetto al terribile attentato è la grande offesa al principio della fratellanza tra i popoli. Ognuno deve avere la possibilità di confrontarsi liberamente con un altro, senza per questo ricorrere alle armi quan-do si è in disaccordo. Siamo tutti figli di un

unico Dio, siamo tutti uomini e donne di una stessa grande realtà, tanto meravigliosa quanto fragile. Dobbiamo puntare all’unità, alla fratellanza, alla comprensione e ribadire che ormai non ci sono più scuse per giustificare simili atti di estrema barbarie. Il rinnovamento dell’umanità è anche questo: gridare a gran voce che non si uccide in nome di Dio e che la vera ricchezza è la diver-

sità. Quest’episodio deve insegnare e ri-cordare al mondo che c’è bisogno di rinno-vamento nelle persone. C’è bisogno di fratellanza, di riconoscere che siamo tut-ti fratelli di una famiglia immensa che non può tollerare la violenza dentro sé. Una famiglia che può vivere solo se unita. L’unità è ciò di cui ha bisogno il mondo, qualcosa di nuovo che l’umanità ha ottenu-to con tanti sacrifici che non possono es-sere resi vani. Il rinnovamento, però, parte da ogni singola persona, dall’impegno che ognuno riserva per raggiungere l’unità, la fratellanza e per mantenere vivi i prin-cipi di un mondo nuovo, unito.

Quando due persone possono dirsi fratelli tra loro? Sicuramente quando si stringono la mano in segno di amicizia e di condivisione. Questo grande dono lo ha

fatto Gesù a ciascuno di noi e lo ripete ogni volta che nella celebrazione della Messa ci scambiamo il segno della pace.Cosa avviene in questo momento della celebra-zione? Le norme che regolano la liturgia ci dicono che la Chiesa, costituita da tutti noi battezzati, chiede la pace e l’unità per se stessa e per tutti gli uomini e attraverso la stretta di mano, si esprime la comunione di tutti gli uomini, prima di accostarsi all’Eucaristia che è il Sacramento dell’Amore. Ciò significa che scambiandoci il segno di pace, ognuno di noi

dice l’amore che prova per l’altro e la propria disponibilità a vivere nell’amicizia secondo la logica del Vangelo.

È un momento molto importante che non va vissuto con superficialità, o come spesso accade ridendo e scherzando, poiché stringen-do la mano al fratello ci impegniamo a costrui-re insieme la Pace e ad essere ragazzi e ragazze che vogliono lavorare con Gesù per un mondo più bello e più santo. Attraverso questo segno, che va fatto con chi è seduto alla nostra destra e alla nostra sinistra, vogliamo imparare sempre di più da

Gesù, nostro fratello maggiore e modello di amore e amicizia.

“Scambiatevi un segno di pace”Un gesto che dobbiamo riscoprire e compiere con più intensità

messa

FUOCOA

parole

GESTI eSegni

Je suis Charlie, ma molto di piùLa vera ricchezza è la diversità!

I racconti di Lucio e Vita, inviati speciali

Accorgerci del fratello anche se diverso

di Antonio Maggio, 13 anni

Vignetta pubblicata su La Stampa

di don Silvio Bruno

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Come sempre, gennaio è il mese più missionario nel cammino annuale dell’Acr. I ragazzi colgono l’occasione per aprirsi agli altri, a tutto il mondo, anzi.

I piccoli si fanno sostenitori di un progetto di solidarietà che quest’anno si rivolge agli abitanti del Burkina Faso. La pace, lo sappiamo bene, si costruisce con gesti concre-ti. Quest’anno l’iniziativa mira all’acquisto della volanta, un macchinario che pompa l’acqua in superficie. L’impegno parte dai più piccoli, ma si estende a tutta l’associazione. Il simbolo è una scatola di matite che possono essere piantate in un vaso, dopo averle utilizzate, per dare vita a germogli veri. nel Burkina Faso piove molto poco e quindi non c’è acqua sufficiente

per gli uomini e per il bestiame e i campi. Pertanto nel 1982 i Fratelli della Sacra Famiglia

hanno creato e promosso la campagna “Acqua per il Sahel”, per costruire pozzi e installare pompe che prelevano l’acqua fino a 60-70 m dal sottosuolo. La pace è una sfida, perché ciascuno è chiamato a tendere la propria mano anche a chi è lontano. Certo, attorno a noi sono molte le situazioni di disagio, ma, allargan-do lo sguardo, ci accorgiamo che in tanti hanno bisogno di un sostegno. E a volte è necessario davvero poco per poter rendere migliore la vita degli altri e liberarli dalla schiavitù e dal peso dell’indigenza e della sofferenza, perché c’è ancora chi, nel 2015, non beve acqua pulita. Siamo tutti fratelli, nonostante diversità geografiche o religiose o culturali e, soprattutto, a dispetto delle oppor-tunità di sviluppo a disposizione.

Dài vita alla pace L’ iniziativa annuale dell’Acr

ragazzi

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vitaGRUPP

Odi

È stato Papa Francesco, in ricorrenza della 48^ giornata della PACE, ad

annunciare il messaggio “Non più schiavi, ma fratel-li” per augurare la fine della schiavitù, rivolgendo a tutti i popoli gli auguri di pace e la

preghiera affinché finiscano le guerre, i conflitti e le tante sofferenze causate dell’uomo. A scuola abbiamo letto e discusso molto sul tema del messaggio. Molti credono che la schia-vitù sia un fatto del passa-to, infatti, essa è nata in epoche molto lontane. Purtroppo questa piaga sociale è ancora molto presente nella nostra civiltà, anche se in forma diversa. Milioni di persone nel mondo vengono private della libertà e dei loro diritti legati alla dignità umana. Le cause delle nuove forme di schiavitù: la povertà, il sottosviluppo, l’esclusione dall’ istruzione, la corruzione, la criminalità, il terrorismo, la violenza, la tratta e lo sfruttamento di immigrati, il maltrattamento e l’omicidio

di donne e bambini, il traffico illecito di organi. Nel messaggio, Papa Francesco ci dice che Dio ci chiederà cosa abbiamo fatto per i nostri fratelli. L’obietti-vo di tutti noi deve essere quello di costruire una civiltà fondata sulla pari dignità degli uomini, senza alcuna forma di discriminazione. Dobbiamo farci guidare dall’amore e dalla speranza come ci hanno insegnato Papa Francesco, don Tonino, Nelson Mandela e tanti altri che, con le loro voci potenti,

hanno diffuso la

PACE e il rispetto della dignità umana.Dobbiamo unirci a loro fino a formare un unico grido che abbatterà ogni muro, distrug-gerà ogni odio, unirà ogni popolo e rafforzerà ogni cuore: “In piedi, costruttori di pace!” non più schiavi, ma fratelli.

Non più schiavi, ma fratelli48^ Giornata della pace

parole

GESTI eSegni

di Susanna M. de Candia a cura della classe 5A “don Pietro Pappagallo” -terlizzi

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ragazzi

Inserto per i ragazzi della Diocesi di Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi Pagina IV

Fratelli rebus...

Una canzone un film un libro BoxTrolls(G. Annable, A. Stacchi-2014)

“Le scatole magiche” è un film di anima-

zione dello scorso anno, realizzato con la tecnica

dello stop motion, diretto da A. Graham e A. Stacchi e trat-to dal romanzo illustrato “Here be Monsters” (Arrivano i

mostri) di A. Snow. Degli orripilanti esseri, antie-roi, vivono nelle fogne dell’elegante città vittoriana di Cheesebrid-ge e insieme a Egg, un orfanello da loro allevato,

iniziano il loro riscatto, con l’aiuto anche di una ricca e bella fanciulla… 100 minuti di puro divertimento.

Il bambino di Noè(E.E. Schmitt- 2004 )

Belgio, primavera 1945. Il romanzo racconta

di un bambino ebreo, Joseph, che all’età di sette anni è costretto a lasciare la sua famiglia per non essere preso dai nazisti. È accolto da un prete cattolico, Padre Pons, che lo nasconde sotto falso nome in un collegio insieme a molti altri ragazzi ebrei. Padre Pons non vuole che Joseph dimentichi le sue origini e gli propone un patto: «Tu Joseph, farai finta di essere cristiano, e io farò finta di essere ebreo. Questo sarà il nostro segreto, il più grande dei segreti».Il romanzo, ispirato a una storia vera, è un inno ai valori umani dell’ami-cizia e della solidarietà.

allenaMENTE

Life is sweet(M. Gazzè, N. Fabi, D. Silvestri-2014)

La vita spesso ci mette alla prova. Si scappa

dalla guerra, dal proprio paese, dalla violenza alla ricerca semplice-mente di un futuro. E quando soprag-giunge la paura che arresta, quando non si ha la forza di rialzarsi da soli, si trova il coraggio nel gruppo e si scorge “un ponte per andare”, ma tutti insieme. Perché “da qui passeran-no tutti, fino a quando c’è qualcuno, perché l’ultimo che passa vale come il primo”. E si riparte con slancio e fiducia, la sola “rivolta” possibile.

multiMEDIA ragazzi

puntaPENN

Adi

Quando nel mondo scoppierà la pace...Quando nel mondo scoppierà la pace,cattureremo un raggio di soleper illuminare l’universo.Faremo nascere il rosso dell’amorenelle zone dove regna l’odio.

Prenderemo l’arancione dal tramontoe lo trasformeremo in allegria da donare a tutti.Cattureremo il celeste dal cielo,per donare un po’ di speranza a chi non ne ha.Cattureremo dall’arcobaleno il gialloper colorare di bontà il cuore delle persone.

Useremo il verde per dipingerei prati di speranza.Quando nel mondo scoppierà la pace...torneranno a fiorire i prati.

di Giorgia De Lucia, Annagrazia Fioretti e Claudia Visaggi, 10 anni

a cura di Maria rosaria nappi, Angelica Iurilli e Flora Prisciandaro

a cura di Valeria Allegretta

e una poesia

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Ho bussato alla tua porta

ho bussato al tuo cuoreper avere un lettoper avere del fuocoperché mai respingermi?Aprimi fratello!Perché domandarmise sono dell’Africase sono dell’Americase sono dell’Asiase sono dell’Europa?Aprimi fratello!Perché domandarmi quant’è lungo il mio nasoquant’è spessa la mia bocca

di che colore ho la pelleche nome hanno i miei dèi?Aprimi fratello!Io non sono neroio non sono rossoio non sono gialloio non sono bianconon sono altro che un uomo.Aprimi fratello!Aprimi la porta aprimi il tuo cuoreperché sono un uomol’uomo di tutti i tempil’uomo di tutti i cielil’uomo che ti somiglia!

Aprimi fratellodi René Philombé

puntaPENN

Adi

La parola nascosta del precedente numero era: convivialità.

Purtroppo nessuno l’aveva scoperta! Rilanciamo il gioco con l’immagine di prima pagina. Forza, provateci!

La RedazioneCapurso M. Alessandro (Grafico) - Iurilli Angelica - nappi Maria rosaria - Prisciandaro Flora Serrone Claudia - Sparapano Luigi - Bruno don Silvio - de Candia Susanna - Zelazko Suor Maria Orsolae con la collaborazione di Pisani naike - Allegretta Valeria - Maggio Antonio - Marsico Alberto - Michela d’Erasmo - Strisciuglio Melissa - Visaggi Claudia - Fioretti Annagrazia - De Lucia Giorgia - Scardigno Angelica - Classe 5A “don Pietro Pappagallo“ terlizzi

Luce & Vita ragazzi

Piazza Giovene, 4

70056 MOLFETTA (BA)

Tel e Fax 080 3355088

[email protected]