L'Europa alla conquista del mondo: gli imperi coloniali nel XV secolo

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Un’epoca di cambiamenti, scoperte e conquiste A.s. 2013- 2014 Elisa Farris Liceo scientifico G. Brotzu Classe III F L’Europa alla

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Ipertesto multimediale in cui si tratta della situazione economica in Europa nel XIV- XV secolo e la nascita dei grandi imperi coloniali, realizzato da Elisa Farris della classe III F, Liceo Scientifico G. Brotzu.

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Un’epoca di cambiamenti, scoperte e conquiste

Elisa Farris

Liceo scientifico G. Brotzu

Classe III FA.s. 2013-2014

L’Europa alla conquista del mondo

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Elisa Farris III F Liceo scientifico G. Brotzu 09/02/14

INDICE

Capitolo I

1.1 Le potenze marinare della fine del Trecento

1.2 Venezia al vertice della sua potenza

1.3 I portoghesi nelle Indie Scheda: Bartolomeo Diaz Scheda: Vasco da Gama

1.4 L’impero coloniale portoghese Galleria: I portoghesi e il loro impero

1.5 Anversa e i Fugger

1.6 Mappa concettuale: La situazione europea nel XIV-XV secolo

Capitolo II

2.1 Le ambizioni del regno di Francia

2.2 L’Italia e la pace di Lodi Scheda: la Congiura dei Pazzi Scheda: Lorenzo de’ Medici

2.3 Carlo VIII e Savonarola

2.4 La nascita della potenza spagnola

Bibliografia e sitografia

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Pag. 12- 13Pag. 14Pag. 15

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Capitolo I1.1 Le potenze marinare della fine del Trecento Alla fine del Trecento, in Europa emersero nuove potenze marittime che lasciarono segni evidenti nella storia del continente, in particolare dal punto di vista commerciale.Tra questi centri, in primo piano c’era Venezia, che già in passato aveva dimostrato grande abilità nelle operazioni commerciali con l’estero, e in particolare, agli inizi del XIV secolo aveva allargato i propri traffici oltre le Alpi Orientali, alle regioni tedesche, dalle quali acquistava prodotti come fustagno, rame, stagno e argento. Un altro centro importante era Genova, che, come Venezia, aveva espanso i propri traffici riuscendo, a partire dal 1277, a instaurare relazioni commerciali con il porto di Bruges, nelle Fiandre, che, in quel periodo, si avviava a diventare uno splendente centro commerciale. Proprio per questo motivo, anche Venezia trovò conveniente ampliare i traffici con la medesima città portuale. Bruges era, dopo il Trecento, un centro molto ricco e prospero, la cui popolazione ammontava a circa 35000 abitanti e la cui potenza era dovuta, in gran parte, alla sua adesione alla cosiddetta Hansa, i cui mercanti, acquistando prodotti in regioni quali Finlandia, Svezia, Russia e Norvegia, li portavano poi a Londra e in particolare a Bruges, prima di raggiungere altre importanti città come Lubecca e Amburgo.Presto, i mercanti tedeschi, per le loro operazioni commerciali, sentirono l’esigenza di ideare nuovi tipi di imbarcazioni che fossero adatte alla navigazione invernale e a quella in mare aperto, specie in occasione di tempeste. Tali imbarcazioni furono chiamate Kogge, e si dimostrarono tanto efficaci che, più tardi, furono imitate anche dai mercanti di Genova e Venezia.Quest’ultima, comunque, restava di fatto più potente e prospera di Bruges: alla fine del XIV secolo era diventata il maggiore centro economico d’Europa, che ne controllava tutte le operazioni di importazione ed esportazione.Il suo potere era stato messo in pericolo, negli anni 1379-1381, quando Genova aveva intrapreso uno scontro con essa alleandosi con il duca di Austria e il re d’Ungheria, giungendo nella sua regione. Venezia aveva affrontato serie difficoltà, e dopo quasi un anno di assedio alla città di Chioggia, nel 1381 riuscì a liberare il proprio territorio, stipulando una pace con la rivale. Da quel momento le due città non entrarono più in lotta fra loro, anzi, ognuna di esse si impegnò a differenti sfere commerciali: Genova mirò a rafforzare i traffici con l’Africa settentrionale e la Spagna, mentre Venezia si impegnò maggiormente

in quelli con l’Oriente.

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Hansa: si trattava di una confederazione che comprendeva le maggiori città tedesche affacciate sul Baltico; esse erano in questo modo alleate, e ciò dava loro una maggiore forza, sia in ambito politico che finanziario, nei territori in cui i loro mercanti scambiavano i prodotti.

Kogge: il nuovo tipo di imbarcazione dotata di scafo rotondo, che non utilizzava remi ma solo delle grandi vele quadrate. Era più tozza e robusta rispetto alle precedenti galere, per cui furono adibite soprattutto a navi mercantili, adatte alla navigazione invernale e a in grado di resistere alle tempeste oceaniche

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Capitolo I1.2 Venezia al vertice della sua potenza

Un importante fattore che contribuì alla prosperità economica veneziana dopo il Trecento era il Fondaco dei tedeschi1, da cui seppe trarre importanti vantaggi: questo perché, detenendo il monopolio dei commerci in Europa, di fatto si poneva come mediatrice tra l’Oriente e, appunto, le città tedesche. Queste ultime seppero utilizzare la situazione anche a proprio vantaggio, poiché avevano la possibilità di scambiare con Venezia i loro prodotti, quali ferro, artiglieria e, più tardi, l’argento che i veneziani rivendevano a Tunisi per acquistare l’oro proveniente dall’Africa.Si trattava di un complesso ed efficiente sistema di scambi, facilitato anche dal potente Arsenale2 veneziano, che metteva a disposizione per i suoi mercanti, navi per qualsiasi occasione: a partire dal 1328, ad esempio, furono costruite, oltre quelle da guerra, preesistenti, nuovi tipi di galere, dette da mercato perché erano adibite esclusivamente a navi mercantili.Con esse, i veneziani conobbero non solo i principali porti orientali, ma anche quelli sull’Atlantico e, in particolare quelli dell’Africa settentrionale, dai cui

mercanti acquistavano l’oro necessario per pagare le spezie d’Oriente.Agli inizi del Quattrocento, Venezia rivolse le proprie mire espansionistiche non solo verso le maggiori città marittime europee ed extraeuropee, ma anche verso l’Italia settentrionale: nello stesso periodo giunse a conquistare città quali Padova3, Brescia, Verona e Bergamo.Intanto, il contemporaneo emergere dell’impero turco ottomano fu favorevole per il mantenimento, da parte di Venezia, del suo monopolio commerciale in Oriente: i turchi, infatti, espugnarono in breve tempo tutti i possedimenti genovesi in terre orientali. Venezia lasciò dunque che l’impero ottomano proseguisse la sua espansione, e restò neutrale anche quando i suoi membri presero la città di Otranto, nel 1480, e fecero una dura strage dei cristiani che non volevano convertirsi alla dottrina islamica, predicata da Maometto II.

1 Il Fondaco dei tedeschi era in origine un albergo per i mercanti tedeschi che lavoravano a Venezia, che faceva anche da magazzino per le loro merci. Nel 1505 fu distrutto da un incendio, e successivamente ricostruito in modo ancora più sfarzoso, come manifesto della potenza e dello splendore veneziani.2 L’Arsenale era il potente cantiere navale veneziano. Ci lavoravano oltre 2000 operai, abili nel costruire navi per qualsiasi occasione. Era affidato ai mercanti per gli scambi, ma era di proprietà dello Stato, il quale si occupava di organizzare le varie spedizioni commerciali.3 La città di Padova era stata, precedentemente, alleata della città di Genova. Per questo, quando fu conquistata da Venezia, quest’ultima creò una fascia di sicurezza volta a difendere la città in modo che si evitasse l’insorgere di lotte intestine.

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Galere da mercato: si trattava di imbarcazioni affini alle precedenti galere da guerra, che utilizzavano il remo solamente per entrare e uscire dai porti, mentre per il resto si servivano della vela latina, cioè triangolare; si presentavano inoltre molto più pesanti e robuste, così che potevano essere adibite solo a navi mercantili.

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Venezia si interessò, invece, più alla propria espansione nella penisola: i suoi progetti furono però arrestati quando, all’inizio del XVI secolo, occupò alcuni territori della Romagna. Questo fatto scaturì la dura reazione del papa in carica in quell’epoca, Giulio II, che organizzò una coalizione delle maggiori entità statali del periodo contro la Repubblica di Venezia. Seguì la battaglia di Agnadello, nel 1509, in seguito alla quale la flotta veneta fu sconfitta, e la città abbandonò qualsiasi ulteriore tentativo di espansione in Italia.Sulla terraferma, comunque, ebbe grande successo con i suoi possedimenti nell’Egeo (le isole di Candia, Corfù e Cipro), in particolare grazie al regime di monocoltura4 che vi vigeva.

4 Il regime di monocoltura consisteva in un sistema di agricoltura nel quale tutto ciò che si produceva era destinato esclusivamente all’esportazione, e non teneva conto delle esigenze alimentari della popolazione. Fu vantaggioso per Venezia perché, a trarre profitto da tale sistema, furono solo i suoi mercanti.

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In alto, pianta di Venezia a fine Trecento; a destra, l’Arsenale veneziano; in basso, galera da mercato

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Capitolo I1.3 I portoghesi nelle IndieNel corso del XV secolo, in Europa cominciò a emergere una nuova corrente espansionistica, da parte del Portogallo. Esso aveva già, nel 1253, operato la propria Reconquista, e nel corso del Duecento aveva intrapreso rapporti commerciali con l’Inghilterra e le Fiandre, regioni verso cui esportava i propri prodotti più pregiati, in particolare il vino. Fu proprio per rafforzare tali relazioni, che la Corona portoghese fece costruire grandi cantieri navali che producessero nuovi tipi di imbarcazioni. Ruolo di primo piano, tra queste, fu assunto dalla caravella5. Grazie ad essa, i mercanti portoghesi poterono compiere importantissime spedizioni in esplorazione dell’Atlantico.Nel 1420, ad esempio, riuscirono a raggiungere ed occupare l’isola di Madera; nel 1471 superarono l’Equatore; nel 1482 fu scoperta la foce del fiume Congo, da parte di Diego Cam. Dopo questa spedizione, i portoghesi cominciarono ad allacciare rapporti commerciali con le popolazioni dell’Africa Nera, dalle quali acquistavano prodotti tra cui pepe, avorio, oro e, per la prima volta, anche schiavi.Dai grandi vantaggi e gli altissimi profitti che i portoghesi traevano dai loro viaggi, scaturì l’esigenza di spingersi sempre oltre. In particolare, furono due le maggiori spedizioni compiute in quel periodo: quella di Bartolomeu Dias, che nel 1487 giunse all’estremità meridionale dell’Africa, in corrispondenza del Capo di Buona Speranza, e quella di Vasco da Gama, del 1497.Costui giunse, prima di tutto, sulle coste orientali dell’Africa, da cui poi proseguì fino al porto di Calicut, in India; dopo aver caricato le navi di prodotti orientali, in particolare di pepe e cannella, due anni dopo da Gama rientrò in Portogallo.

5 La caravella era una nave di piccole dimensioni; in origine era dotata di soli due alberi che montavano vele latine. Successivamente furono apportate delle modifiche che previdero, ad esempio, l’aggiunta di un terzo albero e l’assunzione di una velatura mista, che potesse sfruttare contemporaneamente i vantaggi della vela latina, tra cui la facile manovrabilità della nave, e quelli della vela quadrata, che permetteva di sfruttare pienamente il vento in poppa.Con queste novità, i primi due alberi montavano una vela quadra, il terzo una vela latina.

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Capitolo IScheda: Bartolomeo DiazBartolomeo Diaz (in portoghese Bartolomeu Dias), nacque in Portogallo nel 1450, e fu un importante navigatore.Si hanno pochissime notizie della sua vita; proveniva da una ricca famiglia portoghese di marinai ed esploratori, e, nella sua gioventù, si dedicò agli studi di matematica e astronomia all'università di Lisbona; inoltre servì come militare nella fortezza di São Jorge Da Mina. Fu anche cavaliere della corte e più tardi comandante della nave da guerra São Cristóvão, la caravella con cui compì i suoi viaggi sulle coste atlantiche dell’Africa.Diaz non fu il primo a viaggiare verso sud per cercare nuove vie per l’Oriente; prima di lui altri marinai si erano impegnati in questa missione, ma solo pochi erano riusciti a superare l’Equatore; questo principalmente perché, sotto di esso, la

stella polare non era ben visibile e quindi di notte era difficile stabilire la propria posizione; inoltre erano presenti delle correnti sconosciute che allarmavano i marinai e li spingevano ad arrestare la navigazione.Delle spedizioni di Diaz, le principali furono tre.Il primo viaggio, il più importante, fu quello che compì negli anni 1487- 88 e che gli permise di trovare una nuova rotta per le Indie, doppiando il Capo di Buona Speranza per la prima volta nella storia d’Europa.Il secondo fu quello del 1497, quando accompagnò Vasco da Gama fino a Capo di Buona Speranza, per poi lasciarlo continuare da solo fino alle Indie. Nell’ultimo viaggio fu accompagnatore di Pedro Alvarez Cabral, e fu quello nel quale

naufragò perdendo la vita, nel 1500.La scoperta del Capo di Buona Speranza fu la più grande scoperta compiuta dal navigatore portoghese, perché, per la prima volta, gli Europei poterono trattare direttamente con l’India e le altre parti dell’Asia, senza alcuna mediazione con i popoli che controllavano le rotte commerciali attraverso il Vicino e il Medio Oriente, in particolare i turchi ottomani.

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Bartolomeo Diaz non fu un navigatore molto celebre, ma si deve in parte a lui il merito dei viaggi di circumnavigazione dell’Africa svoltisi in seguito alla sua scoperta.

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Capitolo IScheda: Vasco da GamaDom Vasco da Gama (1469- 1524), fu un esploratore portoghese, primo europeo a navigare direttamente fino in India doppiando Capo di Buona Speranza.La riuscita della spedizione sarebbe stata un vero successo, poiché avrebbe permesso di poter fare a meno dell'intermediazione dei commercianti arabi, persiani, turchi e veneziani negli scambi commerciali con l’Oriente.Già nel 1488 Bartolomeo Diaz era riuscito a raggiungere il Capo di Buona Speranza, mentre più tardi, Pero da Covilhã aveva viaggiato per terra fino a Calicut.La spedizione compiuta da Vasco da Gama fu inizialmente affidata a suo padre, che però morì prima di poter affrontare il viaggio. Nonostante la sua poca esperienza, Vasco fu incaricato di portare a termine la missione.

Da Gama lasciò Lisbona l'8 luglio 1497 sulla nave São Gabriel; si inoltrò poi nell'Atlantico occidentale, accompagnato da Bartolomeo Diaz fino al Capo di Buona Speranza. Da qui proseguì da solo, e il 7 aprile 1498 raggiunse Mombasa, i cui commercianti arabi tentarono di sabotare il suo viaggio.Da lì, da Gama arrivò a Malindi, il cui sultano li accolse pacificamente, mettendo a loro disposizione un esperto navigatore che lo condusse fino allo Stato del Kerala, in India.Il 20 maggio 1498 sbarcò a Calicut, sulla costa sud-occidentale dell’India, per la prima volta nella storia europea. Qui, dopo mesi di sforzi diplomatici da Gama ottenne la concessione di un negoziato

commerciale, e ripartì l'8 ottobre, lasciandosi dietro alcuni dei suoi uomini perché stabilissero un insediamento commerciale.Il 9 settembre 1499 rientrò a Lisbona, dove venne accolto trionfalmente come colui che aveva portato a compimento un progetto iniziato ottant'anni prima, e gli fu attribuito il titolo di "Ammiraglio dell'Oceano Indiano".Da Gama compì una seconda missione per l'India nel 1500, quella comandata da Pedro Álvares Cabral; costui aveva scoperto che gli uomini di Da Gama lasciati a Calicut erano stati assassinati e bombardò la città per rappresaglia.Nel 1502 Vasco Da Gama partì al comando di una flotta composta da 21 navi da guerra, con cui sconfisse la flotta di Calicut. Impose dunque un trattato di pace che assicurò al Portogallo il monopolio del commercio di spezie tra le

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Indie e l'Europa. Questa missione di guerra costituì la base per l'egemonia della flotta portoghese nell'Oceano Indiano.

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Capitolo I1.4 L’impero coloniale portogheseDopo i viaggi di da Gama, i portoghesi continuarono a organizzare spedizioni per dirigersi in terre così ricche e “nuove” come lo erano le Indie. Nell’attraversare l’Oceano Indiano, però, si trovarono preso a dover affrontare i legittimi “proprietari” del commercio in quell’area: i mercanti arabi. Costoro non accettarono di buon grado che mercanti stranieri si intromettessero nei commerci con le Indie, e si prepararono ad un attacco imminente.I mercanti portoghesi, dal canto loro, si resero conto di non avere alcuna possibilità di contrastare i rivali in ambito economico, poiché gli altri erano nettamente superiori perché più esperti a commerciare in quelle aree; allo stesso tempo, però, i portoghesi potevano fare affidamento sulla loro superiorità navale, per affrontarli. Tutte le loro spedizioni erano infatti accompagnate da un gran numero di navi da guerra, fornite di artiglieria, ad esempio i cannoni grazie ai quali: nel 1509, i portoghesi riuscirono a prevalere sugli arabi al largo di Diu, nel 1510, a conquistare la città di Goa e successivamente, dopo la conquista di Ormuz, Malacca e le isole Molucche, a sconfiggere i mercanti islamici e ottenere così il dominio dei commerci nell’Oceano Indiano. Gli scambi erano interamente seguiti dalla Corona Portoghese, che elaborò un efficace sistema per tenere costantemente sotto controllo l’area in previsione di nuovi attacchi. Tale sistema consisteva nell’impiego di tre flotte costantemente in funzione: una doveva stazionare continuamente nell’Oceano Indiano e aveva il compito di reggere tutte le operazioni che sarebbero seguite; le altre due si muovevano da Lisbona a Calicut ed erano organizzate in modo tale che una partisse dal Portogallo alcuni mesi prima che l’altra vi rientrasse.Da questo sistema, lo Stato portoghese ricavò altissimi profitti, ma allo stesso tempo dovette far fronte a spese altrettanto ingenti: per questo si vide costretta a prendere accordi con importanti compagnie finanziarie genovesi, veneziane e tedesche, che accettarono volentieri di entrare a far parte di un nuovo traffico con l’Oriente.Le varie operazioni di scambio furono poi facilitate dalla decisione di vendere le spezie ad Anversa, e non più a Lisbona.

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Anversa: era un porto fiammingo che, dalla fine del Quattrocento accrebbe via via la propria importanza e che molte città tedesche cominciarono a frequentare maggiormente rispetto a Bruges

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Porto di Lisbona: base di partenza di tutti i viaggi di esplorazione portoghesi. Schiavi neri che cercano oro e argento,

principale bottino di Spagna e Portogallo; per la loro estrazione la popolazione fu ridotta in schiavitù.

Moneta celebrativa del 500esimo anniversario dalla nascita di Vasco da Gama

Impero commerciale portoghese nel XVI secolo: l'obiettivo principale era il controllo dell'Oceano Indiano per le spezie e della rotta che ad esso conduceva.

Caravella portoghese

Vasco da Gama, il navigatore che vinse gli arabi nella guerra delle spezie

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Galleria: I portoghesi e il loro impero

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Capitolo I1.5 Anversa e i FuggerAd Anversa, in quel periodo, il sistema commerciale era controllato da importanti e ricche famiglie di banchieri, i Fugger, arricchitisi grazie ai prestamenti fatti agli Asburgo, noti per essere una famiglia di grandi debitori.In poco tempo, i Fugger si assicurarono il monopolio del commercio di spezie portoghesi che giungevano ad Anversa.All’ascesa economica della città, però, contribuirono anche i mercanti tedeschi: costoro, infatti, trovarono sempre più conveniente indirizzare i loro prodotti, principalmente argento e rame, verso il porto fiammingo anziché a Venezia, provocando un duro periodo di crisi per i mercanti veneziani.Anversa divenne quindi un importantissimo centro di scambi tra prodotti orientali e argento, ma non solo: era qui, infatti, che i portoghesi effettuavano i propri rifornimenti, acquistando legname, pece e canapa, tutti materiali necessari per costruire le loro navi.A partire dagli anni 1535- 40, ad Anversa non operarono più solo portoghesi, ma anzi assunsero un ruolo fondamentale nel sistema commerciale della città i mercanti spagnoli che, in seguito alla scoperta del continente americano, necessitavano di prodotti europei (in particolare manufatti), da portare nelle nuove terre: era proprio ad Anversa che potevano reperire tali prodotti.

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La città di Anversa nel XIV secolo

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1.6 Mappa concettuale: La situazione europea nel XIV-XV secolo

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Capitolo II2.1 Le ambizioni del regno di FranciaVerso la fine del Quattrocento, la città di Anversa era parte dei possedimenti terrieri dei duchi di Borgogna6.Con il tempo, lo Stato borgognone allargò notevolmente i propri confini, inglobando anche le Fiandre, il ducato di Lussemburgo, le contee di Olanda e Zelanda e il ducato di Brabante: si trattava di regioni molto prospere che ospitavano i più importanti centri portuali.L’intenzione era quindi quella di costituire un grande e potente Stato; in realtà, però, esso mancava completamente di unità territoriale, dato che la Borgogna era separata dagli altri territori dalla Lorena, regione che nel 1477 fu sede di un duro scontro tra il re di Francia e Carlo il Temerario, che aveva cercato di conquistarla.La battaglia, dal luogo in cui avvenne, prese il nome di Battaglia di Nancy, e vide la morte di Carlo il Temerario; in seguito alla vittoria, i re francesi rivolsero le proprie mire espansionistiche verso la penisola italiana.

Capitolo II2.2 L’Italia e la pace di LodiDopo l’epoca dei comuni, l’Italia si era divisa, dal punto di vista geo-politico, in una serie di Stati regionali molto ricchi e prosperi.Di questi stati facevano parte, dopo la Repubblica di Venezia, anche quella di Firenze, il ducato di Milano, il Regno di Napoli, lo Stato della Chiesa e il Ducato di Savoia.

Per quanto riguarda Firenze, essa era governata dai Medici, potente e nobile famiglia di banchieri, rafforzata dalla concessione, da parte del papa, del monopolio del commercio dell’allume. A detenere il controllo della città, seppur in modo abbastanza indiretto, era Cosimo il Vecchio, con il quale Firenze raggiunse il periodo di massimo splendore.Milano, invece, era retta dalla casata dei Visconti, in particolare da Gian Galeazzo, che aveva ampliato i propri domini fino a Lombardia, Veneto, Toscana e Umbria. La città aveva rischiato il declino per ben due volte: la prima, alla morte di Gian Galeazzo, a causa dell’espansione veneziana; dopodiché il controllo era stato preso da Francesco Sforza, che riorganizzò lo

6 I duchi di Borgogna si erano, nel corso del tempo, notevolmente arricchiti: spesso approfittandosi della debolezza del potere centrale francese, avevano sottomesso intere fasce di territorio anche molto ricche. In questo modo, le terre conquistate non erano più sotto il controllo del re di Francia, e, in alternativa, nemmeno sotto quello dell’imperatore di Germania.

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Carlo il Temerario

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Stato. La seconda volta, alla sua morte, quando il controllo passò sotto Ludovico il Moro.Napoli, invece, aveva affrontato un lungo periodo di squilibri e difficoltà quando, dopo la morte di Federico II, l’Italia meridionale era passata sotto Carlo d’Angiò e la sua durissima signoria; successivamente, nella metà del Quattrocento, Napoli e il resto dell’Italia meridionale furono conquistate dal re d’Aragona, che le liberò dall’oppressione angioina.La Chiesa era diventata un vero e proprio stato in seguito all’anno Mille, dopo essersi profondamente arricchita grazie alle donazioni da parte di signori e imperatori durante il Medioevo. Dopo il trasferimento del Papa ad Avignone, lo Stato della Chiesa si era profondamente indebolito e diviso in una serie di signorie locali.La famiglia dei Savoia, infine, si era arricchita ampliando i propri possedimenti in Piemonte, ma per molto tempo il ducato subì l’influenza del sovrano di Francia, che seppe intromettersi in questioni anche molto delicate.

Ognuno di essi era molto potente, tanto da convincersi di poter prevalere sugli altri: questa fu la causa della lunga serie di scontri che caratterizzò l’Italia per gran parte del Quattrocento.Tuttavia, pur essendo molto forti, gli Stati regionali non lo erano tanto da dimostrarsi superiori agli altri: ad accorgersi di questo fu, nel 1454, Lorenzo de’ Medici, che in quel periodo era il signore di Firenze.Costui fece in modo che si creasse un equilibrio tra le varie regioni italiane: voleva cioè, che ogni Stato restasse forte e prospero ma che non lo diventasse ancora di più, in modo da tentare un’insurrezione. La soluzione ch’egli trovò fu la stipulazione di un’alleanza, tra i maggiori contendenti, che prese il nome di Pace di Lodi.

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Capitolo IIScheda: la Congiura dei PazziLa Congiura dei Pazzi fu il tentativo, da parte di alcuni membri della ricca famiglia di banchieri di Firenze nel periodo del Rinascimento, i Pazzi appunto, di reprimere la supremazia dei Medici, usufruendo di alcuni aiuti esterni.Nonostante le varie congiure che hanno caratterizzato la storia della famiglia dei Medici, la "congiura dei Pazzi" fu l'unica che riuscì nell'intento di ridurre il prestigio della famiglia e portò conseguenze anche durature.Non si sa con precisione se la congiura nacque a Firenze dalla famiglia Pazzi o piuttosto a Roma, dal loro più grande alleato, Papa Sisto IV.Dalla sua elezione al soglio pontificio, egli aveva manifestato sia l'interesse ad impadronirsi dei ricchi territori fiorentini, sia la sua ostilità ai Medici, favorendo in più occasioni la famiglia Pazzi. Costoro erano quindi in stretta alleanza con il papa, ma ancora l’idea di una congiura era prematura.Ciò che scatenò la congiura fu invece la questione dell'eredità di Beatrice Borromei, moglie di Giovanni de' Pazzi. Dopo la morte del ricchissimo padre di quest’ultima, nel 1477, Lorenzo fece promulgare una legge retroattiva che privava le figlie femmine dell'eredità in assenza di fratelli, facendola passare direttamente ad eventuali cugini maschi. In tal modo Lorenzo evitò una notevole crescita del patrimonio dei Pazzi.Fu probabilmente in quel periodo che ebbe luogo la congiura.Il papa, dal canto suo fece in modo di trovare altri appoggi esterni: si alleò infatti con la Repubblica di Siena e il Re di Napoli, oltre alle truppe inviate da varie città.Originariamente il piano prevedeva di uccidere i due eredi della famiglia Medici, Lorenzo e Giuliano, durante un banchetto che essi avevano organizzato alla Villa Medici di Fiesole il 25 aprile, tramite l'uso di veleno che sarebbe stato nascosto in una delle libagioni destinate ai due fratelli. Quel giorno però un'indisposizione improvvisa di Giuliano rese vana l'impresa che fu rimandata al giorno successivo, durante la messa in Santa Maria del Fiore.Essendo però Giuliano ancora indisposto, il sicario che avrebbe dovuto ucciderlo decise di andare a prenderlo personalmente. Quando arrivarono in chiesa la messa era già iniziata.Al momento solenne dell'elevazione, mentre tutti erano inginocchiati, si scatenò il vero e proprio agguato: mentre Giuliano cadeva in un

lago di sangue sotto i colpi del sicario, Lorenzo fu ferito di striscio e riuscì a entrare in sacrestia, dove si barricò e da cui ebbe la possibilità di fuggire.

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Pitture murali: scritte in volgare sulle pareti della cucina del Palazzo Davanzati da parte di Giuliano de’ Medici

La Congiura dei Pazzi

Una medaglia della Congiura dei Pazzi

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Capitolo IIScheda: Lorenzo de’ MediciLorenzo De' Medici, detto il Magnifico, fu signore di Firenze; nacque nel 1449 e, durante la sua gioventù, ebbe come maestri i più illustri umanisti del tempo.Nel 1469 sposò Clarice di Jacopo Orsini: si trattava di un matrimonio che serviva a rafforzare il prestigio della famiglia. Egli mantenne in vita, seppur apparentemente, le istituzioni repubblicane, affidando in realtà a persone fidate una rete sempre più ampia di pubblici uffici. Riuscì sempre a conservare il favore del popolo, a cui concesse un livello di benessere mai raggiunto prima.Durante la sua signoria si impegnò ad operare un lento ma progressivo annullamento delle libertà democratiche.Specialmente dopo la congiura dei Pazzi (26 aprile 1478) tutti i poteri passarono alla signoria in modo sempre più rapido. Lorenzo fu ferito dai congiurati, ma riuscì a scamparla; in seguito le rappresaglie furono condotte tanto spietatamente che i due Pazzi ed il cardinale Salviati vennero giustiziati; infine il Papa scomunicò il Magnifico, rimasto ormai solo a capo del suo partito e della sua città.In quel periodo, Firenze era alleata con Venezia e Milano, e quando, nel 1479, le sue truppe furono sconfitte a Poggio Imperiale da parte di Sisto IV (alleatosi con Ferdinando I d’Aragona e con la Repubblica di Siena), Lorenzo grazie alla sua abilità diplomatica, riuscì a distruggere l’alleanza tra il re di Napoli e il Papa.Colse inoltre l’occasione per indebolire ulteriormente il regime repubblicano, istituendo il Consiglio dei Settanta, composto per la gran parte da membri del partito mediceo.Questi provvedimenti contribuirono a creare uno stato di equilibrio tra i vari stati italiani, stato che si sgretolò gradatamente dopo la sua morte, nel 1492.

18Lorenzo de' Medici

Clarice Orsini

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Capitolo II2.2 Carlo VIII e SavonarolaIl primo sovrano che si spinse a conquistare l’Italia fu Carlo VIII di Valois, nel 1494, che rese importante la sua campagna per la qualità e l’entità dell’artiglieria: egli, infatti, disponeva, oltre che di un esercito ben fornito di lance e corazze, di 140 cannoni che sparavano palle di ferro (e non più di pietra).I principali Stati italiani, all’inizio, non opposero resistenza e permisero al re francese, nel 1494, di arrivare fino a Roma e poi nel regno di Napoli.Ma nel 1495, la coalizione formata da Venezia, Milano, papa, Impero e Regno di Spagna, riuscì a sconfiggere Carlo VIII, cacciandolo dalla penisola.Gli italiani si convinsero che le campagne di Carlo VIII fossero un castigo di Dio, una punizione per i peccati commessi: fu in questo clima che Firenze si ribellò e rovesciò la Signoria di Piero de’ Medici; nello stesso periodo, Girolamo Savonarola, un predicatore domenicano, si assunse il compito di indirizzare i cittadini verso la nuova repubblica per evitare in seguito l’ira divina, li spinse a cambiare stile di vita, abbandonando il gioco d’azzardo, l’usura e la lussuria; il suo obiettivo era quello di trasformare Firenze nel regno di Cristo, che sarebbe dovuto servire come esempio per tutte le altre terre.A Roma, il centro della Chiesa e della cristianità, in quel periodo regnava papa Alessandro VI, noto per la sua corruzione, che non approvava le predicazioni di Savonarola; quest’ultimo però non si fece indietro, anzi lo sfidò e lo denunciò per il suo comportamento immorale: in questo modo fu scomunicato dal papa.Il 22 maggio 1498, i fiorentini, per paura che il papa se la prendesse con l’intera città, arrestarono, processarono e bruciarono Savonarola denunciandolo come eretico.

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Carlo VIII di Valois

Girolamo Savonarola

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Capitolo II2.4 La nascita della potenza spagnolaIn seguito alla battaglia di Nancy, Maria di Borgogna, figlia di Carlo il Temerario, si sposò con l’imperatore Massimiliano d’Asburgo: in questo modo gli Asburgo si trovarono alleati allo Stato di Borgogna e nemici del regno di Francia. Per fronteggiarlo, l’imperatore cercò di crearsi nuove alleanze con dei matrimoni combinati, che permisero agli Asburgo di intrecciare una saldissima rete di parentele che si estendeva in tutta l’EuropaI sovrani di Spagna, che erano rivali della Francia, conquistarono l’interesse degli Asburgo, quando nel 1504 conquistarono il regno di Napoli.Il regno di Spagna, in quel periodo comprendeva i regni di Castiglia e di Aragona, entità indipendenti che nel basso medioevo avevano operato la Reconquista, cioè avevano scacciato i musulmani dalle terre spagnole.Un evento importante nella storia della Spagna avvenne nel 1469 con il matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona.Anche dopo il matrimonio i due stati continuarono ad essere amministrati come se entità distinte e tali rimasero fino alla morte di Isabella nel 1504.

La Corona spagnola si fece garante di una fede cattolica pura e rigorosa.Già nel 1480 era stata introdotta l’inquisizione con lo scopo di colpire gli eretici e coloro che dopo essersi convertiti al cristianesimo non provassero desiderio di tornare alla loro fede originale.Inoltre la nuova Corona si sforzò di completare la Riconquista, cioè si impegnarono ad occupare Granada7, l’ultimo Stato musulmano in terra spagnola: il trionfo avvenne il 1° gennaio 1492.La guerra fu molto costosa, ma la Corona spagnola aveva numerose risorse, prima fra tutte l’allevamento delle pecore dal quale si otteneva la pregiata lana merino.Questa attività però era molto faticosa perché i pastori dovevano praticare la transumanza, cioè spostare gli animali dai pascoli estivi ai ricoveri invernali.Allo spostamento di milioni di pecore provvedeva la Mesta, una potente compagnia che riuniva gli allevatori di pecore del regno di Castiglia, predisponeva apposite piste e amministrava enormi quantità di terra su cui gli animali si potessero alimentare. La corona ne traeva enormi profitti, ma nel 1525 fu decretato che tutte le terre convertite a coltura arativa dopo il 1517 tornassero a disposizione degli allevatori di pecore.Per compensare la diminuzione dei profitti provenienti dall’esportazione della lana, si ebbe una rinnovata crescita del prezzo del grano e il vantaggioso commercio dei metalli preziosi provenienti dall’America.

7 Granada è il capoluogo dell'omonima provincia andalusa. In quel periodo fu una delle più splendide fra le città della Spagna, e l’ultima capitale araba in Europa ad essere riconquistata dai cristiani dopo le grandi invasioni e l’occupazione musulmana durata alcuni secoli.

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Bibliografia:

Chiaroscuro volume1, Casa editrice SEI, Autori Francesco Maria Feltri, Maria Manuela Bertazzoni, Franca Neri

Sitografia:

Wikipedia.it

Treccani.it

Pbmstoria.it

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